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ETICA E DEONTOLOGIA NELLA PROFESSIONE DELL’INGEGNERE Modulo 1 Dott. Ing. Alberto Guglia 1/70 A.A. 2009-2010 Premessa Il decreto DPR 328/2001 ha iniziato il rinnovamento delle Professioni Intellettuali. Non riguarda solo gli ingegneri, ma un più largo numero di altri professionisti. Le linee principali della riforma, per ciò che riguarda l’Ordine degli Ingegneri sono: riconoscimento della laurea (triennale) alla quale è equiparato il precedente diploma universitario la costituzione di due sezioni dell’Albo dedicate alla laurea e alla laurea specialistica o “magistrale”(quinquennale) la suddivisione dell’albo in tre settori ciascuno dedicato ad un gruppo di specializzazioni (formazione) la prevista effettuazione di un periodo di tirocinio prima dell’Esame di Stato la riforma dell’Esame di Stato l’accertamento durante la prova orale di detto esame di una formazione etica e deontologica inerente la professione. Il presente corso è tenuto in collaborazione tra la Facoltà di Ingegneria e l’Ordine degli Ingegneri di Trieste. I contenuti del corso 1. L’aspetto filosofico e la definizione dei concetti etici 2. I problemi ambientali e sociali 3. L’Ordine Professionale 4. Il Codice Deontologico Professionale 5. L’Ingegnere in Europa 6. La formazione continua 7. La sicurezza: aspetti deontologici 8. La privacy 9. La libera Professione e i Rapporti con la Pubblica Amministrazione 10. L’ambiente del lavoro e il ruolo professionale 11. La qualità negli studi professionali 12.Testimonianze Modulo 1 – Parte Prima ETICA Un dato di fatto L’uomo, in ogni epoca e in ogni luogo, vive in relazione con gli altri; si instaurano relazioni stabili col gruppo a cui appartiene (famiglia, tribù, clan, …) nel quale si vanno a stabilire regole di comportamento. Tali regole vengono anche stabilite in caso di conflitto tra i due gruppi (vedasi la costituzione della Croce Rossa, Convenzione di Ginevra, o anche mediante regole non scritte).

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ETICA E DEONTOLOGIA NELLA PROFESSIONE DELL’INGEGNEREModulo 1

Dott. Ing. Alberto Guglia 1/70A.A. 2009-2010

Premessa

Il decreto DPR 328/2001 ha iniziato il rinnovamento delle Professioni Intellettuali.Non riguarda solo gli ingegneri, ma un più largo numero di altri professionisti.

Le linee principali della riforma, per ciò che riguarda l’Ordine degli Ingegnerisono: �riconoscimento della laurea (triennale) alla quale è equiparato ilprecedente diploma universitario

la costituzione di due sezioni dell’Albo dedicate alla laurea e alla laureaspecialistica o “magistrale”(quinquennale)

la suddivisione dell’albo in tre settori ciascuno dedicato ad un gruppo dispecializzazioni (formazione)

la prevista effettuazione di un periodo di tirocinio prima dell’Esame di Stato la riforma dell’Esame di Stato l’accertamento durante la prova orale di detto esame di una formazione

etica e deontologica inerente la professione.

Il presente corso è tenuto in collaborazione tra la Facoltà di Ingegneria el’Ordine degli Ingegneri di Trieste.

I contenuti del corso1. L’aspetto filosofico e la definizione dei concetti etici2. I problemi ambientali e sociali3. L’Ordine Professionale4. Il Codice Deontologico Professionale5. L’Ingegnere in Europa6. La formazione continua7. La sicurezza: aspetti deontologici8. La privacy9. La libera Professione e i Rapporti con la Pubblica Amministrazione10.L’ambiente del lavoro e il ruolo professionale11.La qualità negli studi professionali12.Testimonianze

Modulo 1 – Parte Prima ETICAUn dato di fatto

L’uomo, in ogni epoca e in ogni luogo, vive in relazione con gli altri; si instauranorelazioni stabili col gruppo a cui appartiene (famiglia, tribù, clan, …) nel quale sivanno a stabilire regole di comportamento.Tali regole vengono anche stabilite in caso di conflitto tra i due gruppi (vedasi lacostituzione della Croce Rossa, Convenzione di Ginevra, o anche medianteregole non scritte).

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L’uomo può appartenere contemporaneamente a più gruppi: famiglia, comunitàlocale, religiosa, gruppo etnico, associazione di qualunque tipo.

Il fine è l’ottimizzazione tra singoli, tra gruppi, con riferimento agli interessi dellacomunità più larga.Anche la legge (lex, dura lex) può apparire come una limitazione della libertà delsingolo, limitazione allorquando la libertà dell’uno va a ledere la libertà e i dirittinaturali dell’altro.Il criterio di massimizzazione del profitto nel mercato dei capitali tende a sfuggire aqualunque controllo politico nazionale o internazionale; devono essere posti ochiariti i “paletti” – limiti per condizionare la sua esistenza o modus operandi agliinteressi comuni.

La seconda guerra mondiale e le Nazioni Unite.Non solo per gli esiti del primo grande conflitto (1914 - ’18), ma anche per lo statodi miseria collettiva provocata dalla successiva guerra del 1939 – ’45, e non solonei paesi belligeranti o direttamente coinvolti, ma in molti altri paesi, la lacostituzione della Società delle nazioni prima e poi l’Organizzazione delle NazioniUnite ha portato ad enunciare, o meglio fortemente riproporre, alcuni concetti trai quali:Il mantenimento della pace può aversi solo se si riconoscono i diritti di ognimembro della famiglia umana, diritti che derivano dalla “intrinseca dignità di ogniessere umano”Nella successiva Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo (1948) si ribadiscono i diritti diognuno includendo,oltre al diritto di libertà, il diritto alla vita dignitosa (cibo, salute,istruzione, …).Questa Dichiarazione è stata poi ribadita nei Covenants del 1966.

Con l’illuminismo, che pervade tutto il 1700, matura una nuova presa di coscienzadella persona1776 Indipendenza degli Stati Uniti d’America,1789 – ’92 Rivoluzione Francese1845 Risorgimento Italiano1850 Slovenia presa di coscienza nazionale1914 Inizio della prima guerra mondiale e conseguente crollo degli imperi centrali

Con l’illuminismo si progredisce anche nel campo scientifico dove trovano spaziopersonaggi fondamentali per lo sviluppo delle scienze, e soprattutto dellatecnologia moderna, quali Papin, Watt, Faraday, Röegent, Laplace, Voltasolo per citarne alcuni, anche grazie alle nuove tecniche matematiche, chimichee soprattutto quelle relative alla trasformazione dell’energia.Si intravede l’intreccioda un lato tra la maturazione umanistica della persona come il diritto di guidare sestessi senza l’imposizione di strutture superiori vincolantidall’altro la presa di coscienza delle realtà tecniche, un intreccio tra

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concetti tecnici, a volte ancora lacunosi, le sfere scientifiche, ma non disgiuntedall’aspetto sociale.

Questo stato rende necessaria ed urgente l’interazione tra l’ambito tecnico equello filosofico per due ordini di ragioni: Il primo è quello della conquista: la tecnica spinge l’uomo ad esplorare

nuovi scenari ai limiti della conoscenza praticata. Il secondo è quello filosofico: rappresenta il contrappeso capace di

esprimere le proprie perplessità per il configurarsi di uno scenario in cui leazioni dell’uomo sono divenute più pericolose di quanto un tempo la naturafosse per l’uomo stesso.

Se la Scienza è indirizzata a conoscere le cose senza intervenire sulle stesse permodificarle (scienza pura),la Tecnica, nell’ideale baconiano, è volta a considerare il sapere in termini diservizio del progresso e del controllo della natura in vista di precise finalitàsocialmente utili.Questa è una funzione creativa, sempre esistita, che permette, passo passo, diaprire nuovi orizzonti.

Nell’Ottocento, grazie al progresso della tecnica e soprattutto allo sviluppo delletrasformazioni da energia primaria a energia meccanica, e successivamente inenergia elettrica (ma per quest’ultima bisogna aspettare l’inizio del ‘900) simanifesta un rapido incremento delle possibilità di locomozione (trasporti di mercigrezze e finite), di possibilità di sviluppo di macchine operatrici e quindi dipossibilità di nuove realizzazioni sempre più complesse in un crescendo via via piùrapido.Non tanto i tecnici, quanto i filosofi si pongono il problema di questo stato di cose,di come l’uomo deve affrontare questo nuovo scenario e come deve dotarsi deimezzi per guidarlo in altre parole definire i metodi di comportamento e cioè dell’etica nel campo della tecnica e della vita sociale.

Sidgwick fra mister Hyde e doctor Jeckyll(Inghilterra vittoriana; + 1900)

Nel suo libro “I Metodi dell’etica” tratteggia l’idea che il senso comune non siaveramente riformabile, la sfiducia nella possibilità di fare appello alla ragione ditutti, e non solo delle élite; tali “metodi” non sono introdotti come esperimentimentali, ma rispecchiano preoccupazioni e opinioni.Le conclusioni a cui perverrà nella sua opera partono da un'iniziale esplicita difesadello scetticismo che si modifica poi, per evitare lo scetticismo totale, in eticanormativa; il tutto in nome di un’esigenza pratica, ovvero l’esigenza di evitare glieffetti indesiderabili dello scetticismo sulla vita reale.

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Il pensiero si sviluppa nei confronti della “morale del senso comune” che perSidgwick non è qualcosa da superare, come hanno immaginato i fautori dellaNuova Morale che lo hanno eletto fra i propri progenitori, ma è invece qualcosada conservare seppure correggendola, oppure è qualcosa che a volte sembradover essere superata, a volte conservata, e a volte identificata con la moralità“realmente esistente” degli “illuminati”.I metodi dell’etica è un libro strano, come il suo autore.Tale libro è assurto poi al rango di prima opera autenticamente accademica infilosofia morale ed è il prototipo di un trattato moderno di filosofia morale, seguitoda una formulazione decisiva della “nuova morale”, quella che finalmente, opurtroppo, ha fatto piazza pulita degli assoluti morali, vista infine non come loscacco matto agli avversari dell’utilitarismo, non come l’annuncio trionfantedell’avvento della nuova morale o un finalmente imparziale trattato accademico,ma un saggio sull’impossibilità di scoprire un ordine nel “mondo pratico”, e quindinel mondo nel suo complesso, con l’inevitabile constatazione finale della “mortedi Dio”, un saggio che termina con le parole inevitable failure”.

L’“obiettivo immediato” non è la “Prassi”, ma la “Conoscenza”.La ragione è la convinzione che nella mente dei moralisti il predominio deldesiderio di edificare ha impedito il reale progresso della scienza etica; questapotrebbe trarre giovamento dall’applicazione della stessa curiosità disinteres-sataa cui dobbiamo soprattutto le grandi scoperte della fisica.L’etica, concepita in tal modo, si proporrebbe di “considerare semplicemente aquali conclusioni si perverrà razionalmente se partiamo da certe premesseetiche”, non di giustificare in qualche modo i principi ultimi, che si prendonosemplicemente come già presenti. Il tutto fatta salva l’esigenza – se possibile – discegliere o di porre un ordinamento gerarchico.

Perciò, come afferma nel suo libro Sidgwick, nel corso del tentativo di “esporre ilpiù chiaramente e pienamente possibile i diversi metodi dell’Etica che trovoimpliciti nel ragionamento morale che abbiamo in comune, non si può evitare didiscutere le considerazioni che dovrebbero essere decisive nel determinarel’adozione dei principi primi etici: ma non è mio obiettivo primario stabilire questiprincipi; e neppure fornire un insieme di direttive pratiche per la condotta”.

Il documento più ricco al proposito è “Philosophy”.Secondo questo testo la filosofia è una sorta di “metascienza”, o forse“superscienza”, un discorso che comprende i principi più generali comuni a tuttele scienze particolari e che tratta non l’intero contenuto di qualche scienza, ma lepiù importanti delle sue nozioni speciali, i suoi principi fondamentali, il suo metodopeculiare, le sue conclusioni principali.

Può essere in questo senso chiamata ‘scientia scientiarum’. In altre parole, è“conoscenza completamente unificata”.

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Il suo fine è un “insieme coerente” del “pensiero umano razionale”; la filosofiateoretica è “uno studio dei pensieri o credenze della mente umana, al fine dellaloro completa sistematizzazione”.La filosofia è però “in ritardo” rispetto alle scienze, si trova “in uno statorudimentale in confronto con gli studi più specializzati di quei campi diconoscenza sistematica che chiamiamo scienze”, non vi si trova quel “consensodegli esperti che si trova nelle questioni di geometria, fisica, botanica”.Ricordiamo che siamo nella seconda metà dell’ottocento.Per gli aspetti generali, va ricordata la definizione di conoscenza come “credenzaconsiderata ben fondata”, da contrapporre al senso comune, consistente incredenze che hanno la “caratteristica dell’accettazione generale”, ma che “nonsi presentano come esattamente autoevidenti o come conclusioni dimostrate dapremesse autoevidenti”.Le Conoscenze per eccellenza sembrano essere, come si è detto, le scienze dellanatura, ma l’obiettivo ultimo è quello di un sistema complessivo delle nostrecredenze che lo porti il più vicino possibile allo stato di “conoscenza”.Per esempio afferma:“sulla base della riflessione posso ora distinguere chiaramente tale opinione e talisentimenti dalla conoscenza apparentemente immediata e certa che ho deiprincipi formali che sono stati menzionati perché “gli spontanei processi primitividella mente sono mescolati con l’errore, che può essere eliminato soltantogradualmente attraverso una riflessione complessiva sui risultati di questi processi”.Si deve quindi concordare con Spencer sull’idea che il compito della filosofia èl’unificazione e sistematizzazione del sapere: “i sistemi di conoscenza o pensieroragionato che si distinguono come etica, politica e giurisprudenza”.La filosofia pratica è quindi un ambito diverso e parallelo rispetto a quello cheSpencer chiama “filosofia”, ma nel compito della filosofia rientra anche – anzi è ilsuo “compito decisivo e più importante” – affrontare il nesso fra filosofia teoreticae filosofia pratica, risolvere il “problema di coordinare queste due ripartizioni delsuo oggetto, e connettere fatto e ideale.Herbert Spencer – filosofo inglese del positivismo – 1820-1903

Non tutta l’etica è però filosofia; la casistica “certamente non è filosofia” perché ilcompito della filosofia non è dare una soluzione dettagliata alle domande su ciòche va fatto in casi particolari.Così pure non tutta la politica e non tutto il diritto sono filosofia; politica e diritto, inquanto tali, non sono delle scienze, ma delle “arti”, anche se la divisione frascienze e arti non deve essere assoluta.Un altro aspetto del compito della filosofia – accanto a quello che consistenell’unificare concetti e metodi delle scienze della natura – consiste nell’‘unificare’ i principi e metodi di ragionamento che tendono a conclusioni praticheche chiamiamo‘politici’ quando si riferiscono alla costituzione e azione del governo,‘etici’ quando si riferiscono alla condotta privata.Questa parte o funzione della filosofia può essere chiamata ‘pratica’.

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La nozione di senso comune, in relazione all’etica, ebbe però un peso maggiorefra i filosofi di Cambridge nell’Ottocento.Ciò discendeva dal fatto di difendere una visione del mondo religiosa contro lafilosofia degli utilitaristi e di opporsi all’empirismo che ritenevano connesso, inqualche modo, con l’irreligiosità.L’altro fatto era che vi sarebbe una sorta di “rivelazione progressiva” nel corsodella storia umana, per cui le verità religiose e morali sarebbero rese noteall’umanità nel linguaggio che essa è in grado di intendere e vengono compreseprogressivamente in modo più perfezionato e astratto.Whewell affermava, come Price, che la morale nasce dall’Intelletto e non dalSense (quale capacità di percezione), ma per qualche motivo sentì la necessità dimodificare poi questa sua affermazione affermando anche che la morale ha lesue radici nella comune natura dell’uomo; e nessun sistema di morale può esserevero finché il senso comune non è coerente con se stesso, comprendendo neltermine Senso Comune sia le convinzioni degli uomini su ciò che è giusto, sia i lorosentimenti su ciò che è moralmente buono.William Whewell- filosofo inglese di concezione empiristica – 1794-1866

Ovvero dimostrare che l’eguaglianza degli esseri umani è un assioma evidente eche questo implica nelle condizioni, storicamente date, il dovere di adoperarsi perl’abolizione della schiavitù, che va abolita incondizionatamente, anche nel casoin cui un calcolo delle conseguenze ci provasse che la sua conservazione sarebbetutto sommato più “felicifica” che la sua abolizione

Stati Uniti: Abramo Lincoln e schiavismocontrapposizione tra Nord e Sud

Virtù della common-sense moralityÈ sufficiente solamente un po’ di riflessione e di osservazione sul discorso moraledegli uomini per riuscire a individuare un insieme di queste norme generali sulla cuivalidità c’è un apparente accordo, almeno da parte delle persone morali dellanostra epoca e civiltà che coprirebbe con una certa completezza l’insieme dellacondotta umana.Questo insieme, considerato come un codice imposto all’individuo dall’opinionepubblica della comunità cui appartiene, è ciò che qui abbiamo chiamato laMorale Positiva della comunità.Ma quando è considerato come un corpo di verità morali, garantito essere taledal consenso dell’umanità – o almeno da quella parte dell’umanità che aun’adeguata apertura intellettuale unisce un serio interesse per la morale – vieneindicato in maniera più significativa comela Morale del Senso ComuneMorale Positiva e Morale di Senso Comunesono due facce di una stessa moneta

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Sidgwick ‘constata’ che la morale del senso comune sta migliorando” e invita a“considerare l’attuale morale civilizzata del tempo presente semplicemente comeuno stadio in un lungo processo di sviluppo nel quale la mente umana si ègradualmente mossa verso una comprensione più fedele di ciò che deve essere.“Non troviamo soltanto cambiamento, vediamo progresso”.Questo progresso sembra consistere in cambiamento concettuale e un'uscitadall’errore, dalla confusione e dall’incertezza grazie a una “più ampia esperienza,più piena conoscenza, più estese e raffinate simpatie”.Infine per Sidgwickil senso comune è definibile come,

• “la morale comune che io e il mio lettore condividiamo”,• “il comune senso morale dell’umanità ordinaria”,• “il senso comune dell’umanità in generale,• “l’esperienza comune degli uomini civilizzati”,

e sembra essere una cosa diversa da quello del tempo dell’illuminismo.

Precedentemente il senso comune era un’idea illuminista – scettico – moderatache ritroviamo in Vico, Reid, Kant e sotto altro nome in Voltaire e Rousseau.Era una soluzione che sembrava offrire una terza via fra razionalismo platonico escetticismo immoralista.Era una soluzione che pagava un alto prezzo:

il riconoscimento di un universalismo descrittivo notevolmente dogmatico,l’assunzione della superiorità morale di un fantomatico uomo semplice non

rovinato dalla civiltà.

La ricerca di Sidgwick in etica nega che sia possibile risolvere il conflitto possibilefra legge civile e legge morale se non ricorrendo a considerazioni utilitaristiche eafferma che il Senso Comune manifesta un consenso su considerazioni vaghe eindeterminate che per venire rese precise hanno bisogno proprio di taliconsiderazioni utilitaristiche.Prova ne sia che fra i giuristi vi sono opinioni diverse: ad esempio sul fatto di liceità“se noi siamo strettamente tenuti ad obbedire alle leggi quando questecomandano ciò che non è in altro modo un dovere o proibiscono ciò che non èaltrimenti un peccato”.

Deve essere ricercato un altro concetto: “Principio primo dell’Ordine”Nominato da Whewell nel libro secondo al capitolo degli Elements, è definitocome una disposizione a conformarci

sia alle Leggi umane positive, quale condizione necessaria delle nostreazioni, intenzioni, desideri alla Norma Suprema,

sia alle loro Norme Morali speciali in quanto espressione della NormaSuprema,

La parte della Norma Suprema corrispondente viene così formulata:“Dobbiamo accettare le leggi positive come condizioni necessarie della morale”.

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Whewell, aveva illustrato come la morale dipendesse, per un certo aspetto, dallalegge ovvero come definizione dei diritti sui quali fa vertere le norme.Ma tutto ciò va giudicato in base alla morale per un aspetto diverso, in quanto lamorale fornisce un criterio, o una ‘idea regolativa’ in base al quale le leggi datevanno ora giudicate, tendendo al momento al quale è auspicabile sianomodificate.“quindi, al momento, in ogni momento, la Morale dipende dalla Legge; ma suitempi lunghi, la Legge deve essere regolata dalla Morale”.

Le direttive pratiche che Whewell fa discendere sono il dovere di attenersi allalegge, e nei casi in cui sia arbitraria, soltanto alla lettera; il dovere per chi haqualsiasi potere, incluso il diritto di voto, di dare una “rilevanza morale” a questopotere, che non va mai usato per promuovere il proprio interesse, ma solo perpromuovere obiettivi di interesse pubblico, e infine di usare i propri diritti politici nelpromuovere cambiamenti” che vadano nel senso di “promuovere meglio i finidella morale”.Whewell risponde all’antica obiezione secondo la quale la legge di natura,essendo la legge positiva diversa a Roma e ad Atene, non esiste in alcun luogoaffermando che la difficoltà si risolve alla luce della sua soluzione generale basatasulla circolarità fra Idea e Fatto.

La risposta è che i Concetti dei Diritti Fondamentali, che la Legge stabilisce, sononecessari e universali per tutti gli uomini; ma che le Definizioni di questi Diritti sonofatti che derivano dalla Storia di ogni comunità e possono essere diversi in diversitempi e luoghi.Whewell parte dal “fatto” dell’esistenza di norme nelle società umane a cuiaggiunge il fatto della necessità di norme come parte della struttura dell’azioneumana in quanto azione razio-nale e poi la constatazione di un’autorità dellaragione sul desi-derio come punti di partenza della dimostrazione dell’esistenza dinorme necessarie, immutabili e razionali il cui contenuto può essere ricostruito apartire da evidenze razionali poste in rela-zione con le circostanze di fatto dellavita umana associata.Ne risulterebbe che la giustizia è una forma di eguaglianza o meglio di imparzialitàche includerebbe i principi della riparazione,quelli della giustizia conservatrice(osservanza di contratti e leggi e delle aspettative “normali”), della giustizia idealeche contiene ideali contrastanti: individualista e cioè ideale della libertà, esocialista cioè ideale della ricompensa del merito, entrambi con difficoltà diapplicazione.Whewell, sulla nozione di giustizia, affermava che questa consiste nel “desiderioche ogni persona debba avere ciò che le è proprio” e la parte della NormaSuprema che perviene a questa virtù può essere espressa dicendo che “ogniuomo deve avere ciò che è suo”.La norma di “dire la verità” non sarebbe difficile da applicare; tuttavia, anche se“molti moralisti lo hanno considerato come un esempio decisamenteincontrovertibile di assioma etico”, la “riflessione” mostrerebbe che non si può

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elevare la veridicità ad “assioma morale definito”. In conclusione la norma delsenso del vero non può essere elevata al rango di “assioma morale definito”perché non c’è accordo, nel “Senso Comune”, su quando l’assoluta sincerità“non deve essere pretesa”.

Lungo un percorso che voleva arrivare in tutt’altro luogo, a risolvere cioè ilproblema della teodicea (parte della teologia che tratta della giustizia divina),Sidgwick ha elaborato alcune fruttuose risposte a problemi parzialmente diversi equesti sì di interesse per l’etica.Per il fatto che l’assunto (dogmatico) dei filosofi di Cambridge era laconstatazione di un accordo e una coerenza nei giudizi morali di fatto esistentiche si incontrava con il programma del positivismo di filosofia come super-scienzache sistematizza i risultati delle scienze parziali, Sidgwick si trovava spinto aindagare i modi in cui i giudizi morali possono giungere a coerenza fra loro.

Il suo merito è stato quello di avere ideato procedimenti coerentisti e qualcosache assomiglia all’equilibrio riflessivo, seppure caricati di zavorra comel’introspezione, le credenze, il senso comune, i risultati delle scienze naturali.Ciò che si può utilmente fare è usare questi procedimenti non per costruire l’eticarazionale o scientifica che Sidgwick riteneva desiderabile, e tanto meno pertentare di scoprire l’ordine morale del mondo o constatare che questo ordine nonesiste, ma per fare qualcosa di diverso, cioè elaborare i “metodi” dell’eticaapplicata, ovvero procedure per argomen-tare e trovare compromessi non alribasso fra parti che hanno compiuto dei percorsi di argomentazione parzialmentediversi ma che hanno alcuni giudizi morali in comune.

Tali procedimenti sono la scoperta fondamentale dell’etica applicata, scopertache può funzionare tanto meglio quanto meno viene appesantita di assunzioniteoriche di cui non ha bisogno.Sidgwick ha forse scoperto il continente dell’etica applicata credendo non, comeCristoforo Colombo, di avere scoperto il Catai, ma di non avere scoperto niente.Forse non sempre occorre avere il punto di partenza giusto e muoversi nelladirezione giusta, a volte basta partire.

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SCHEMA LOGICO DEL PERCORSO DI SIDGWICK Prassi (quale consuetudine) - Conoscenza Il riferimento ai princìpi primi, fondamentali dell’etica Conoscenza come credenza considerata ben fondata da contrapporre al

“senso comune” Fare chiarezza tra i processi primitivi mescolati con l’errore Unificazione dei princìpi e dei metodi di ragionamento Intelletto e sense (capacità di percezione) Concetto di libertà (abolizionismo quale rispetto dell’uomo) Morale positiva e Morale del senso comune Whewell: dobbiamo accettare le leggi positive come condizioni necessarie

della morale Leggi umane positive e Norme subordinate Dinamicità della morale e delle leggi (rincorsa tra le due) Giustizia individualista e socialista “ogni uomo deve avere ciò che è suo” Il percorso di Sidgwick non porta alla soluzione, alla definizione di un’etica

applicata, ma consiste nell’aver ideato procedimenti coerentisti – equilibrioriflessivo.

A volte basta partire e progredire!!

nome cognome nazione date pensiero

Evandro Agazzi italia 1934-…….filosofia e fisica; teorie e problemi dellafilosofia e della fisica

Giovanni Angotti italia 1940 past presidente CNI ora del centro studiFrancesco Bacone inghilterra 1561-1626 dominio tecnico pratico sulla natura

Ruggero Bacone inglese 1214-1294doctor mirabilis; iniziatore metodi scientificibasati su esperienza

Carlo Bernardini italia 1930 fisico

Auguste Comte francia 1798-1857positivismo; stadi della civiltà:teologia/immaginario,metafisica/astratto, positivismo/scientifico

Niccolò Copernico polonia 1473-1543 astronomo - concezione eliocentricaLeonardo da Vinci italia 1452-1519 artista e scienziato

Rene Descartes francia 1596-1650filosofo e matematico; razionalismomoderno; cogito ergo sum

Federico Dessauer italia Filosofia della tecnica (1993)

Ippocrate di Cos grecia 460-366medico; medicina su base razionale;deontologia - giuramento

Aristotele di Stagira grecia 384-322 discepolo di Platone; metafisicaBenjamin Farrington inghilterra XX sec. filosofia grecaBruno de Finetti italia 1906-1985 filosofo e matematicoEric Fromm tedesco 1900-1980 psicanalistaGalileo Galilei italia 1564-1642 astronomo - metodo sperimentaleLudovico Geymonat italia 1908-1991 filosofia della scienza, neoilluminismoMartin Heidegger tedesco 1889-1976 esistenzialismo, metafisica

Hans Jonas tedesco 1903-1993filosofo; problemi religiosi morali; eticasocietà tecnologica

Immanuel Kant tedesco 1724-1804 criticismo - limiti della ragione umana

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Dott. Ing. Alberto Guglia 11/70A.A. 2009-2010

Gotfried Leibniz germania 1646-1716filosofo e scienziato; verità di ragione everità di fatto

Alfonso Maria Liquori italia 1885-2000 scienziato chimico portato alla filosofiaLuigi Morandi italia 1916-1944Blaise Pascal francia 1632-1662 fisico e filosofoMario Pomilio italia 1921-1990 scritti cristiani, quinto evangelio

Pozzati italia vivente 1988 responsabilità etiche della tecnica …

Richard Prince inghilterra 1723-1791critico nei confronti dei moralisti e delmaterialismo

Hans Reichenbach tedesco 1897-1953 filosofia scientificaThomas Reid inglese 1710-1796 principi universali - senso comuneJean Jacques Rousseau francia 1712-1778 illuminista- bontà origine dell'uomoHenry Sidgwick inghilterra 1838-1900 filosofo vittorianoCarlo Sini italia 1933 filosofia teoreticaHerbert Spencer inghilterra 1820-1903 filosofo del positivismo (principi di etica)

Tommaselli italia viventeErsilio Tonini italia 1914 cardinale e giornalista (communications)Gianbattista Vico italia 1668-1744 corsi e ricorsi (era eroica - civile - umana

Voltaire francia 1694-1778 inglese - empirismoWilliam Whewell inghilterra 1794-1866 filosofo inglese di concezione empiristica

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Intorno alla tecnica (ing. FELICE PALMIERI anno 1998)

La cultura:“non è una scienza, anche se la include,non è generico sapere, anche se lo include,non è nemmeno pensiero filosofico, anche se lo include;… non ha valore conoscitivo di per se,è eminentemente pratica….” (Mario Pomilio)

L’etica professionalesi pone l’obbiettivo di disciplinare il comportamento dell’ingegnere al fine digarantire che il suo operato non vada mai ad urtare o addirittura a detrimentodegli interessi delle figure con le quali entra in rapporto e che la sua azione sisvolga alla luce di principi forti come la correttezza, l’onestà e la giustizia.Nasceda ciò la necessità di individuare i modelli di riferimento di valore fondamentale,sempre più articolati, utili a definire le modalità delle azioni nei confronti degli altri,singoli, collettività ed Istituzioni.Il diritto non è soltanto la libertà riconosciuta al singolo, ma è anche spessoobbligazione e vincolo verso il pubblico o verso il privato. Proprio per questacondizione di insicurezza tra libertà ed obbligazione, il diritto nasce con l’esigenzadi assicurare la salvaguardia dell’essenziale della libertà, pur nella accettazionesilenziosa di un vincolo, di una obbligazione.

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La scienza e la tecnica che realizza la novità mediante l’operato dell’Ingegnere,ripresentano alcuni dei problemi posti dalla la questione etico-sociale. Nel 1950Forsthoff (Lo Stato moderno e la virtù) ha sostenuto che ogni Stato per la suaesistenza si deve fondare principalmente sulle qualità degli uomini che losorreggono e che esercitano le funzioni che a loro vengono demandate.Quindi molta rilevanza assume il tema dell’etica razionale che accompagna ildibattito intorno all’interlocking tra scienza, società e chi, mediante le propriecapacità tecniche, è in grado di attuare e rendere visibile le innovazioni dellascienza senza farle rimanere pura teoria.

Nella presente società siamo soggetti ad una serie continua di sollecitazioni,informazioni che lasciano poco spazio per riflettere: il dilagare di una cultura chetende ad informare e non a educare.

cultura informativaSi facilita così l’edonismo, la mediocrità, insensibilità verso una cultura di alto livelloverso la quale si manifesta un sentimento di fastidio o indifferenza.Questo porta ad un declino della morale conseguente ad un declino dell’attivitàculturale di buon livello: è così spiegabile la crisi della nostra società.La reazione: passa attraverso la presa di coscienza delle responsabilità che losviluppo incontrollato della tecnica può portare a gravissime minacce per la suaesistenza stessa e per la vita umana.Il problema: si possono porre dei limiti alle ricerche scientifiche e tecniche inrelazione alle esigenze etiche?La risposta è difficile e va ricercata, dove possibile, nel confine tra scienza pura escienza applicata e tecnica o meglio, nel come stabilire i limiti tra i tre aspetti.L’aiuto, in questo frangente, può venire nella scelta delle applicazioni tecniche.Responsabilità: a volte è troppo libera da vincoli, dallo stabilire regole ferme: èl’espressione di una libertà individuale che si contrappone ai “valori”.“Regole ferme” non come concetto coercitivo, una sorta di obbedienza cieca,ma una maturazione culturale che richiede tempi, impostata ad esigenze etiche.“Cultura etica” che deve derivare anche dalla formazione scolastica ed

universitaria.Ritardo o superficialità nella formazione etica: dal 1950 in Italia si sono levate solopoche voci solitarie che miravano alla formazione etica, in una società spintaverso esigenze immediate, la trascuratezza delle alterazioni ambientali, lacostruzione di immensi quartieri abitativi.

È riduttivo pensare alle attività pratiche o tecniche come disgiunte dalle attivitàdello spirito (esigenze della persona) e, come tali, immeritevoli di essere soggette aspeculazione filosofica. Si tende a voler conoscere della tecnica il solo aspettoesteriore, quello che appare più utilitaristico.Vanno valutati i binomi

scienza e tecnicatecnica e ambiente culturale - sociale.

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Considerare solo l’aspetto apparente della tecnica, porta a configurare unavisione inadeguata della stessa ed a speculazioni controproducenti. Si vengono acreare seri ostacoli alla maturazione di un’adeguata consapevolezza dei problemisollevati dal processo tecnologico.Problemi che, come osserva il filosofo Hans Jonas, “rivelano una natura e uncarattere tali da sollecitare, per essere risolti, lo scienziato a farsi filosofo e il filosofoa farsi scienziato”.Deve essere superato il binomio Umanesimo – Scienza, ma bisogna focalizzarsi percreare le premesse di un confronto tra cultura umanistica e cultura tecnicoscientifica e in altre parole mirare alla conquista della consapevolezza dellapropria natura e dell’incidenza del proprio ruolo.Il confronto tecnico filosofico si rende sempre più necessario nel momento in cui leazioni dell’uomo sono divenute più pericolose di quanto la natura in se non fosseper l’uomo stesso.

Un altro ordine di motivi fa riferimento al fatto che la filosofia ha sempre aspirato afornire uno schema generale, utile per tutte le discipline specialistiche, diinterpretazione dell’universale, su cui maturare e sviluppare l’ambito particolarenella interpretazione di ruoli e funzioni.

Umanesimo

Umanesimo

Scienza

Scienza

Unione degli insiemi

Insiemi disgiunti

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Ricerca scientifica: finalizzata alla conoscenza, attività intellettuale, a voltedisinteressata cioè non volta al fine di esercitare dominio sulla natura, ma al fine dicomprenderla fin nei recessi più profondi - scienza puraRicerca tecnica: si configura nell’ ”ideale baconiano” volto considerare il saperein termini di servizio, strumento di progresso e controllo della natura finalizzato aprecisi obiettivi sociali. Francesco Bacone – Inghilterra 1561-1626La ricerca tecnica non può prescindere dalla ricerca scientifica: la segue in sensotemporale, la prolunga e la completa per le finalità dell’uomo.Ciò si applica a tutti i campi: medicina, ingegneria, ….Possibilità di inversione temporale: da una tecnica ricercare la natura scientifica.Concetto di circolarità

Scienza

Tecnica

Il concetto di “scoperta” quale rivelazione di quanto già esistente, ma fino a quelmomento non codificato

La rivelazione attraverso il metodo sperimentale. L’intuizione attraverso i metodi matematici.

Risvolto etico:Si compendia nella responsabilità diValutare, o meglio predire se possibile, in presenza di rilevanti applicazioni, iprobabili significativi effetti delle azioni allo studio.Attribuire inoltre i “pesi” ai diversi fattori destinati ad orientare le scelte dellaspecifica soluzione da adottare.Fare scelte ponderate, o meglio “ponderali”

La Dimensione Etica è accresciuta dal fatto che molto spesso la necessitàtemporale del “processo applicativo” è antecedente al “processo cognitivo”:questo comporta inevitabilmente una sperimentazione empirica priva delconforto di un supporto teorico in grado di ridurre il dominio di “ignoranza” sugliesiti finali della applicazione scientifica.

Questo fatto può portare gravi conseguenza a causa della mancanza di“cognizione predittiva” (bomba atomica, ddt, diossina, amianto, talidomide,verecolene; nel campo economico casi come Enron, bond argentini, esempiitaliani; nel campo sociale l’organizzazione di strutture abitative non consone alsereno sviluppo delle relazioni tra le persone [biscione a Genova, Melara aTrieste]….).

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Si impone una radicale revisione di prospettiva che, dando giusto risalto agliaspetti etici della attività tecnico -scientifica, ponga le basi per un futuro privo dirischi connessi all’attività tecnica stessa.

Importanza dell’incidenza socio culturale della tecnica e della dimensionecreativa di cui è espressione

Nella sua opera “Filosofia della scienza” degli anni trenta, Federico Dessauerindividuava tre elementi

La formulazione di un dato fine e l’intenzione di raggiungerlo (elementofinalistico)La conformità dell’ordine naturale (conoscenza delle leggi della natura)Messa a punto, nell’ambiente di tale conformità, dei ritrovati atti alraggiungimento dello scopo.

I tre aspetti non sono disgiunti, anzi!La capacità di sintesi tra le sfere naturali e le aspirazioni dell’uomo, portano allacapacità creativa dell’uomo stesso (genialità) non solo nella “novità assoluta”, maanche nella funzione di potenziamento dell’esistente (fare meglio e più in fretta opiù efficacemente).L’invenzione, per altro, si svincola dal suo creatore per prendere una stradapropria ponendo le condizioni di una evoluzione che l’inventore stesso non potevao pensava di conoscere, modificando, via via, anche le esigenze dell’uomo.

È proprio questo aspetto, che incide profondamente nei costumi dell’uomo, nonpuò porre la Tecnica in posizione disgiunta dalla Filosofia.Nel progredire, la tecnica non può prescindere dai valori dell’Etica.Come diceva Luigi Morandi “il fatto tecnico non può non essere un fatto etico, …la tecnica è atto creativo, reso tale dalla ragione, come lo è l’atto speculativo. ….I nostri atti creativi partono dalla speculazione nel mondo delle idee, prendonoforma e sostanza nella ricerca scientifica, maturano nella ricerca tecnica eprogettazione e generano la realizzazione delle apparecchiature o degli impiantiindustriali”.

Effetti di omogeneizzazione indotti dalla Tecnica– La tecnica quale potenziale vettore di valori culturali e sociali e azioneformatrice sulla civiltà umana.Tre i passi:1 - Principio di nuovo raggruppamento della società: livella l’ordinamentoautoritativo-gerarchico raggruppando gli uomini intorno a realtà concrete2 - Unisce gli uomini aprendo due grandi campi: uno di potenza e di attività el’altro di dipendenza. L’opera del singolo si adatta alle esigenze di una più vastacollettività

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3 - Il regno della tecnica ci fa guardare al vantaggio collettivo prima che alguadagno individuale (concetto contrario all’economia liberista) secondo ilprincipio che il benessere degli altri è anche fondamento del mio benessere

In altre parole, è lecito riconoscere alla tecnica odierna la prerogativa diintervenire concretamente a ridurre gli antagonismi fra i popoli trovandosi, per lasua natura, a promuovere fecondi scambi culturali e sociali.Diffusa estraneità dell’attività tecnica nei riguardi della sfera pubblica e politica.I corsi di formazione ingegneristica concedono poco spazio alla formazioneumanistica.Questo fatto è per altro presente anche nelle scuole tecniche superiori.Per contro lo scenario politico è composto da laureati in lettere, economia, leggee, in misura minore, da medici più che altro finalizzato alla sanità.Gli ingegneri sembrano estranei alla sfera governativa e conseguentementeestranei all’esercizio diretto sulle decisioni governative di primo piano.Eppure molte delle decisioni governative non sono estranee a scelte di caratteretecnico, basti pensare al quadro energetico nazionale, le politiche per il territorio,le grandi scelte della mobilità delle persone via strada, via ferrovia, mezzo aereo onavale (autostrade del mare).Problemi questi che non si pongono isolatamente, ma sono interconnessi con lescelte socio economiche della nazione e, ancor più oggi, a livello comunitario.È fondamentale il ruolo politico degli ingegneri relativamente alla sicurezza eincolumità pubblica, alla sicurezza e salute dei lavoratori, alla umanizzazione diprocessi produttivi.In sintesi si devono attuare scelte che si vanno a contrapporsi, a volte, con lescelte di mero guadagno e per tanto scelte che assumono significato politico(vedi processo di combustione in campo civile e navale).

Ad esempio l’uso di materiali alternativi a quelli dichiaratamente pericolosi opresunti tali e lo sviluppo delle prescrizioni nell’ambito navale per la sicurezza ed inparticolare per le emissioni da combustione.

Ma se è vero che sul piano della relazionalità l’ingegnere non è molto avanti, ci sidevono porre due domande:

cosa siamo?come appariamo?

Per analizzare le ragioni di questo stato di cose, deve essere tenuto presente chefino a non molto tempo fa, un ingegnere poteva ultimare gli studi senza aver maisentito una parola sulla essenza della tecnica, da dove essa ha avuto origine,come la stessa sia intimamente connessa con l’essenza dell’uomo.In altri termini la scuola non diceva come la tecnica si inserisce nell’umanità e nelmondo in modo oggettivo e vivo; questo è privare l’umanità di una grandericchezza educativa di cui ha bisogno.Gli ingegneri pertanto dovrebbero uscire dalla loro torre d’avorio dove si progetta,si calcola, si costruisce in una visione individuale dei problemi. Dovrebbero esser

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disposti a relazionarsi di più con gli ambienti sociali e politici ed il loro contributopotrà essere molto apprezzato.Anche l’Ordine, come ricordava il past presidente Angotti, si basa sulconvincimento di dover svolgere il proprio ruolo sociale e la propria influenzaassumendo responsabilità di una propria scelta politica a sostegno dello svilupposociale.

Rapporti tra scienza e tecnicaNell’intero scorrere dei secoli, si possono individuare alcune fasi caratteristiche:

o la civiltà egizia rappresenterebbe l’età della tecnica che progredisce senzal’ausilio della scienza.

o la civiltà greca rappresenta l’età della scienza che progredisce senzacontatti con la tecnica

o la civiltà europea moderna rappresenta l’integrazione tra scienza e tecnica.In effetti, fu Francesco Bacone, all’inizio del 1600, che preconizzò la potenza dellafusione delle due realtà, che continuarono a svilupparsi su strade parallele edisgiunte.In questa lunga crescita, l’artificiale serviva a migliorare la comprensione delnaturale, ma la conoscenza scientifica non serviva a sviluppare la capacità didominio e di controllo dell’artificiale.Ancora nel XIX secolo scienza e tecnica procedevano separate anche se lascienza beneficiava delle conoscenze che arrivavano dalla tecnica, frutto diesperimenti e delle “connessioni logiche empiriche” e della disponibilità di nuovastrumentazione che si stava via via approntando.Ma l’alleanza preconizzata da Leonardo da Vinci (1452-1519) e da Bacone (1561-1626), non ebbe luogo prima della rivoluzione industriale.Molte della scoperte scientifiche rimasero per anni senza un’applicazione praticasignificativa (elettricità, termodinamica, ..) per mancanza di tecnologia.

Merita per altro ricordare che nel campo della medicina si è avuto un escursusmolto diverso.Si parte dalla Scuola di Coo, fondata da Ippocrate, (460 – 366 a.C. circa) doveera in atto una chiara distinzione tra il metodo dello scienziato e quello del filosofoe conseguentemente il configurarsi di dinamiche della scienza vera e propria.In questo senso i medici ippocratici rivestirono un ruolo ed un carattere di estremaimportanza non solo perché, nel risalire dai sintomi alla malattia e nel formulareregole universalmente valide di questo loro procedimento, hanno posto in essere ipresupposti necessari per lo sviluppo del cosiddetto metodo induttivo, ma ancheperché, attraverso il controllo della materia stessa, essi evitarono il più possibile diformulare ipotesi incontrollate. E quando le formularono, si sforzavano di sottoporlealla verifica dell’esperienza, esprimendo l’estrema opportunità di integrare ilmomento teoretico con il mondo empirico. (Farrington)

Da uno scritto del 3° sec a.C.:

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“Nella medicina non bisogna affidarsi a teorie plausibili, ma soltanto all’esperienzacongiunta alla ragione poiché una teoria è un insieme di cognizioni apparsedurante la percezione. Approvare la teoria solamente se è basata sui fatti e se lesue conclusioni concordano con i fenomeni.Ma se non proviene da una chiara impressione, bensì da invenzioni plausibili, essaporta spesso a gravi e pericolose conseguenze.Perciò, se vogliamo acquisire quel metodo vero e infallibile che si chiama “artedella medicina” dobbiamo attenerci fermamente ai fatti”.

Ruggero Bacone (1214 – 1294) riprendeva tale concetto e scriveva“Ci sono due strade per giungere al sapere; il ragionamento e l’esperienza. Ilragionamento ci porta a determinate conclusioni, ma non dà alcun senso disicurezza e non allontana il dubbio in modo che la mente possa riposare nellavisione della verità, a meno che la verità non venga scoperta per viadell’esperienza”.

La svolta del XIX secolo: l’alleanza tra Scienza e TecnicaI prodromi di tale alleanza si riscontrano nel Rinascimento (XV – XVI sec) cherisveglia nell’uomo il desiderio di conquista e controllo della natura per mezzodella scienza (Copernico, Galileo, Leonardo)Conoscenza intesa come strumento per controllare le forze della natura epiegarle alle necessità dell’uomo.L’uomo libero sarà in grado di dominarla (la natura) e di sfruttarla per accrescerecosì la propria potenza.Teorie queste fortemente contrastate dal libero pensiero della Chiesa.Siamo in presenza di un forte spirito avventuristico di conquista che trasformò lascienza in ancella della tecnica.

I trattati di Francesco Bacone (1605 – 07) “Sulla dignità e il progresso del Sapere” e“Cogitata et visa” fanno affiorare intendimenti proiettati a considerare il sapere intermini di servizio del progresso e controllo sulla natura in vista di precise finalitàsocialmente utili. Tali considerazioni traggono origine dalle attività di ingegneri,meccanici e artigiani assiduamente frequentati da Bacone.Questi concetti portano nel XIX secolo a considerare il laboratorio scientifico el’impianto industriale, cioè la ricerca su scala ridotta e l’applicazione su largascala, alla stregua di un'unica impresa.

Nascono interessi sempre più vicini tra Tecnica e Ricerca, enfatizzati dal positivismoche, basandosi sul culto per lo studio scientifico dei fatti sperimentali e sulla ricercametodologica e sistematica, esercitò una funzione di estrema rilevanza.L’estensione anche al campo tecnico deve essere messa al centro l’attenzione,essere sottoposta ad un maggiore rigore metodologico per una maggioreconoscenza dei processi fisici.

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Il positivismo contribuì a stimolare l’alleanza tra scienza e tecnica che divenne ilcardine del funzionamento della società contemporanea.

Alleanza tra scienza e tecnica - Scienza applicataNel 1800, l’intensificarsi e il diversificarsi della scienza e della tecnica, ha di fattosostanziato lo sviluppo della scienza applicata all’attività di carattereessenzialmente speculativo (scienza pura) e di tipo tecnico (tecnica).Gli insiemi scienza e tecnica, prima separati, si sono inter-secati creandoquell’area che definiamo scienza applicata.Se in linea di principio risulta eticamente lecito conoscere qualunque cosa purchéciò avvenga senza creare all’oggetto dello studio alcun danno, cioè senzamodificarlo, non è altrettanto lecito fare qualunque cosa, in quanto esistono azionidagli effetti e dai fini eticamente proibiti.Il progresso della Tecnica, conseguente ad una sua intervenuta “fondazionescientifica”, porta la stessa ad indiscutibili vantaggi nella riduzione della distanzatra le preoccupazioni derivanti da questioni ordinarie e preoccupazioni derivantida questioni ultime.

Allo stato attuale, in ordine alle responsabilità etiche, risulta possibile delineare unospartiacque tra

scienza purascienza applicata

tecnicadove con tecnica si intende la via dell’esperimento e dell’applicazione, chesempre più si presta a rendere alcune attività responsabili di produrremodificazioni significative, “modificazioni fisiche” sull’uomo e sull’ambiente, conresponsabilità di sollevare questioni etiche di rilevante risonanza.Molti esponenti del mondo tecnico-scientifico, al fine di tutelare la loro autonomia,sono tendenzialmente orientati a presentare le attività della scienza e dellatecnica alla stregua della scienza pura, cioè come eticamente neutrale.Il concetto di “attività eticamente neutrale” è uno stereotipo dietro al quale loscienziato difende e tutela la sua autonomia.

Anche per quanto concerne la tecnica, lo stereotipo affonda le sue radicinell’immaginario di un ambito impegnato in interventi essenzialmente superficiali eincapaci di turbare l’equilibrio della Natura rendendone ristretto il campo effettivodell’azione e quindi della responsabilità.

Ciò è stato valido fino alla prima guerra mondiale ritenendo che, una voltarispettate alcune regole deontologiche (applicative di un’etica), si potesseoperare in base a “conoscenza e coscienza”, ossia in base alla propriavalutazione. Nessuno, tranne poche eccezioni, si poneva il problema delsignificato sociale e del significato generale per l’umanità della ricerca e delleconseguenti applicazioni.

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Vivevano in una torre d’avorio rimanendo estranei ad ogni interesse diverso daquello strettamente scientifico operando intellettualmente e praticamentestaccati dalla società civile e dalle relative problematiche.

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Appropriazione della conoscenza scientifica da parte della tecnica.L’evoluzione di scienza e tecnica, come visto in precedenza, porta sul pianodell’immagine collettiva, a presentare la tecnica come scienza.Se un lato si è avuto una “contaminazione del concetto greco di scienza”(aspetto prevalentemente speculativo) dall’altro la tecnica, nel progredire, haabbracciato oggetti della scienza, consegnando la conoscenza scientifica.Il tecnico fa ciò con “spirito utilitaristico” prendendo dalla scienza solo quanto puòservirgli per le sue applicazioni disinteressandosi del dominio delle implicazioniconnesse.Tali implicazioni non possono essere trascendenti o dimenticate.Si perviene alla frammentazione della conoscenza nell’ambito della ricercascientifica moderna.Ciò accade anche nello “specialismo spinto”.

Fino alle soglie dell’età moderna, la tradizione ha visto affermare il principiodell’universo metafisico sull’universo fisico e cioè la pretesa da parte del mondofilosofico di intervenire, attraverso una visione aprioristica del problema dellaconoscenza (problema epistemologico (filosofia della scienza – teoria e storiadella metodologia scientifica)), sulle finalità e sull’impostazione della ricercascientifica.

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Il rivoluzionario processo di rinnovamento epistemologico iniziato da Galileo (1600)è da inquadrare nell’ambito di un orientamento atto ad ammettere una“frammentazione” della verità globale in acquisizioni parziali della stessa limitate,ma perfette.Processo di rinnovamento, che promuove la sintesi tra “istanza empiristica” e“istanza razionalistica”, e che portò a superare l’unilateralità metodologicadell’impianto deduttivo proprio della scienza pre-moderna.Con Galileo gli schemi di induzione e deduzione si integrano in una visione unitariache si eleva sia sopra il puro empirismo (deduzione di leggi derivatedall’osservazione) sia rispetto al razionalismo deduttivistico (deduzioni di leggisenza far ricorso all’esperienza).

Nel 1600 si crearono i presupposti storico culturali per affrancarsi dalla scienzadella Filosofia Scolastica di Aristotele (350 a.C.); le varie discipline scientifichecominciarono a svilupparsi in modo autonomo e i suggerimenti della filosofia necostituirono solo un fattore, e non decisivo.Dopo Descartes e Leiblinz (inizio e fine ‘600) le strade sono sostanzialmente divise: università della scienza della natura università della scienza dello spirito

Oggi ci si rende conto che il compito dello scienziato è quello di superare il purospecialismo, pur ammettendo la specializzazione come fattore indispensabile nellosviluppo scientifico e tecnico, ma che non implichi un'autolimitazione a problemiparticolari e non pregiudichi la possibilità di far riferimento ad una visionecomplessiva del mondo (Geymonat).Nel 1960 Finetti puntualizza che …l’errore sta in un concetto esclusivo, anzichéintensivo, della specializzazione …

Nel 1970 Evandro Agazzi ricorda che Il progresso della scienza è sempre statodeterminato in misura di gran lunga preponderante dall’opera di uomini chehanno tentato una sintesi globale dei fenomeni, una comprensione simultanea difatti dispersi, una periodica revisione di concetti e di principi ritenuti troppopacificamente come sicuri, un‘interpretazione e una spiegazione delle stessenovità emerse dalla ricerca sperimentale.È proprio di questo che si tratta: uno può fare scienza in modo immediato eacritico, pago al massimo della conoscenza di un fine limitato della sua ricerca edi pochi obiettivi concreti da raggiungere, un altro può invece esigere di più ecercare di rendersi conto della misura in cui la ricerca dipende o interagisce consettori vicini o lontani, di capire fino a che punto è condizionata da quelli, o dapresupposti ancor più lontani, fino a giungere ad un'esigenza di chiarezzametodologica criticamente consapevole.

In conclusione, si può formulare il convincimento che l’interpretazione dellaattuale realtà fenomenica esige una sintesi metodologica tesa a circoscrivere

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temporalmente gli approcci di tipo strettamente specialistico soprattutto nelle fasiiniziali e tesa a promuovere la corrispondente complementare valorizzazione, perle fasi successive, del momento unitario.

Il convenzionalismo - limiti delle ipotesi semplificativeIl principio della ricerca di “principi irreformabili” rimane centrale fino agli inizi delXX secolo grazie all’azione del positivismo (Alfonse Comte 1850 – positività di unmetodo fondato sui fatti scientifici e filosofia come sintesi della scienza) e porta aformulare leggi sempre più generali (ad es. i principi della termodinamica).Il convenzionalismo porta un forte elemento di rottura, un invito a non attribuirealle leggi scientifiche una validità illimitata non potendosi mai escludere, a priori, laloro ”falsificabilità”. (sollecitazione e deformazione; curva di magnetismo)

Il sapere scientifico si basa sostanzialmente su postulati diretti a garantire entro ilimiti concessi con le ipotesi assunte, un’interpretazione sufficientementeapprossimata della realtà.Postulati da accettare come pure e semplici convenzioni e da formularsi con lapiù evidente chiarezza, entro i suoi estrinseci limiti .Svolta ideologica che sposta l’asse di interesse, nella ricerca e conoscenza incampo scientifico, dal piano dell’oggettività al piano dell’intersoggettività.Esempio: interruttore, condivisione della sua funzione e non ricerca metafisicadella sua funzione.

Il resto sarà metafisica e non più scienza; per fare scienza basta la intersoggettività(Giuliano Toraldo di Francia)

L’ingresso dominante di ipotesi restrittive, dirette a semplificare il problemaspecifico e a ridurre il numero di fattori significativi chiamati in corso nei modellifisico matematici, ha dimostrato un'estrema fecondità.Ciò porta a risolvere numerosi problemi mediante una definizione approssimata siapure entro i limiti dell’ipotesi semplificative assunte.

Ma all’origine delle teorie convenzionaliste, deve essere posto un terribileatteggiamento in quanto, per il mondo tecnico, la consapevolezza dei limitiassunti tende a dissolversi. Si perviene ad un fraintendimento dell’impiego dellaconvenzione di cui, frequentemente, tende ad accogliere solo i vantaggisemplificativi trascurando l’accertamento degli intrinseci limiti della applicabilità.Diceva Leonardo: Ciascuno strumento debba essere operato colla esperienzadond’essa è nata.Bisogna ricordare che i principi in esame non rappresentano delle verità assolute,ma il frutto di una riflessione ottenuta su determinati settori dell’esperienza, fruttonon estendibile, fuorché con un atto dogmatico, alla totalità del mondo.

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Il pericolo è quello di porre affermazioni e ipotesi valide nel particolare, al rango di“princìpi”.L’uso dell’elaboratore porta a calcolare di più e più in fretta, senza pensare di più.È un rischio sempre valido per la nostra professione.

Il paradigma probabilisticoNell’ambito scientifico si è preso atto di una dimensione casualistica (affidata alcaso) della realtà fenomenica tale da predisporre il mondo scientifico aconsiderare l’aleatorio in termini di costituente essenziale di una realtà disvelatasifortemente indipendente dal caso.Bisogna subito sottolineare il fatto che è forte la consapevolezza chel’interpretazione deterministica continua a conservare un indiscutibile propriodominio di validità e applicabilità.Capita spesso di incontrare fenomeni il cui andamento pur essendo a ben vederedi estrazione casualistica [dovuto ad un fatto casuale], ai fini operativi èassimilabile con sufficiente approssimazione ad un andamento di tipo causalistico[dovuto ad una causa].Nonostante ciò una parte del mondo tecnico è restia ad accettare il paradigmaprobabilistico rimanendo attratta dalla concezione deterministica.

Con l’ingresso e l'affermazione del paradigma probabilistico la “dimensione dellaignoranza” è entrata a far parte della nozione stessa di conoscenza.

Come affermato da Geymonat, la struttura della scienza moderna è tale daprestarsi ad essere descritta dal verbo “approssimare” piuttosto che “adeguare”.

Si ritengono significative le riflessioni di Hans Reichenbach (Amburgo 1891 – LosAngeles 1953):

La teoria probabilistica della conoscenza empirica permette di giustificarel’induzione; fornisce la prova che l’inferenza induttiva è il modo migliore perattingere a quelle cognizioni che sono le sole attingibili. In questa logica,l’asserzione delle leggi casuali è garantita solo se sono ammesse le leggiprobabilistiche.L’ipotesi che certi eventi sono causalmente connessi deve essere accompagnatada un’ipotesi sull’effetto probabile dei fattori trascurati, solo la combinazione diqueste due ipotesi ci permette di stabilire proposizioni sulla realtà. Ho chiamatoqueste due ipotesi, il principio di connessione (causalità) e il principio didistribuzione (probabilità). Solo la combinazione di questi due principi giustificacompletamente le assunzioni scientifiche.

Nel osservare il fenomeno probabilistico in tutti i campi dello scibile, il prof. Liquoriaffermava

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Il concetto di probabilità potrebbe allora diventare una delle chiavi unificatrici ditutte le scienze, da quelle sperimentali a quelle sociali, e diventare un'espressionedi maturità della cultura umanistica e scientifica.

In definitiva, appare configurarsi oggi una possibile convergenza tra sfereumanistiche e sfere tecnico scientifiche.Le logiche causalistiche si presentano infatti a rendere simili e unificare le scienzedell’uomo e le scienze della natura. In questo senso lo strumento probabilisticosembra mostrarsi quale mirabile ponte tra questi due mondi.

La casualità, in ultima analisi, non è altro che un aspetto della nostra nonconoscenza, casualità che si riduce man mano che procediamo nellaconoscenza della materia dando significato alle devianze.

L’insediamento della tecnica nella vita di tutti i giorni e le relative conseguenze.Nella nostra epoca, il progressivo insediamento della tecnica nella “dimensionedel quotidiano” assume una rilevanza tale da configurare i caratteri di un “quintoelemento”, a condizionare sempre di più la vita degli uomini.Vanno messe in luce due implicazioni

1. Il fenomeno della irreversibilità (affermazione valida con qualche distinguo).Dessauer affermava: “Senza la tecnica la maggior parte di noi non esisterebbe.Gli altri si troverebbero impegnati in una lotta desolata per l’esistenza e perl’esistenza più primitiva”.

2. La presente rivoluzione tecnologica, a differenza delle procedenti, basatafondamentalmente sull’informatica, microelettronica, nucleare e biotecnologianon si limita a moltiplicare e a diversificare la produzione dei beni materiali, mainterviene a modificare e potenziare, con supporti ausiliari, la memoria dell’uomo,il suo linguaggio, la velocità di conoscenza, il suo ambiente con ripercussioni nonlievi sull’evoluzione delle future società.

Il progresso di questa era è prossimo a trasformarci in superuomini capaci dicreare un mondo secondo servendoci del mondo naturale soltanto come di unaserie di elementi costruttivi per edificarne un nuovo (Eric Fromm, 1900 – 1980) sidimostra predisposto ad una mitizzazione dell’impresa tecnico scientifica.

Le conquiste tecniche e le capacità acquisite dall’uomo hanno portato in unpubblico vastissimo un’atmosfera di ebbrezza che temibilmente porta a mettere inluce i soli vantaggi e porre in ombra l'imprescindibile esigenza di unpotenziamento dell’autonomia critica riflessiva proporzionale all’immane potereacquisito dalla tecnica.In un tale compiacimento collettivo si cela una delle insidie più preoccupanti perl’uomo stesso; infatti una cosa è ammirare un “evento tecnico” altra cosa è

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riuscire a rendersi conto delle implicazioni correlate a ciò che si sta ammirando,vale a dire riflettervi.Si è di fatto in presenza di un indebolimento del senso critico riflessivo di aristotelicamemoria che, in quanto costantemente proiettato ad abbracciare leproblematiche nella loro globalità, sempre dovrebbe intervenire ad informare ilprocesso di conoscenza alla base dell’agire tecnico scientifico.È importante la differenza rilevata da Eric Fromm tra la modalità dell’avere e lamodalità dell’essereLa conoscenza ottimale nella modalità dell’essere consiste nel conoscere piùprofondamente mentre secondo la modalità dell’avere consiste nell’avere piùconoscenze.

Il nostro sistema didattico di norma mira a educare la gente ad avere conoscenzaa guisa di un possesso, nell’insieme proporzionato alla quantità di proprietà o diprestigio sociale che gli individui è probabile abbiano nella vita successiva.Di fronte alla dirompente crescita delle problematiche sollevate dalla tecnica,fonte di indiscussi vantaggi, si osserva un graduale processo di atrofizzazione dellaautocritica riflessiva dell’uomo.

Negli anni ’50 Heiddeger osservava Ciò che è veramente inquietante non è che ilmondo si trasformi in un completo dominio della tecnica. Di gran lunga piùinquietante è che l’uomo non è affatto preparato a questo radicale mutamentodel mondo.

Negli ultimi anni l’uomo ha investito la Natura con progetti sempre più straordinarie tanto più imprevedibili nei loro esiti ultimi giungendo a privarla di quella“immunità” che nel passato rendeva superfluo sollevare il rapporto uomo natura.Ai ritmi lenti e graduali di evoluzione, validi fino alla svolta tecnico scientifica delXIX secolo, si contrappone ora un’evoluzione di tipo esponenziale tale da porre legrandi imprese della tecnica moderna nella condizione di avanzare la pretesa disostituire l’opera lenta e casuale dell’evoluzione con una pianificazioneprogrammata e consapevole.

L’avanzare a piccolo passo può portare a piccoli errori che possono essere via viacorretti.L’avanzare con colossali eventi può portare a grossissimi errori forse difficilmenterimediabili.Ne è esempio l’uso dell’energia atomica non solo in campo militare, ma anche incampo civile e soprattutto il problema dell’eliminazione delle scorie.Questo stato di cose rappresentò la prima occasione per riflettere sugli effetti chela tecnica contemporanea produce sul mondo naturale circostante.

Ma riflessioni analoghe possono essere fatte nel campo della biotecnologia edell’ingegneria in genere con effetti immediati anche forse positivi, ma di cui nullao poco si sa sugli effetti ultimi.

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Oltre che degli aspetti tecnici deve essere messo l’accento e stimolare lasensibilità nei confronti dei risultati etici della attività della tecnica.Non dovete dimenticare l’abitudine al ragionamento, alla sensibilità per i valoriumani, per la bellezza.Il convincimento baconiano di porre il progresso e il controllo della natura perfinalità socialmente utili, appare ai nostri giorni del tutto realizzato.

C’è una certa difficoltà a regolare il potere della tecnica stante che la tecnicamoderna si pone oggi come attività capace di organizzare, su vasta scala, iprocessi di modificazione e di trasformazione della materia, della energia, dellabiologia, dell’habitat.Ma per questo convincimento, ispirato alla formula del “sapere è potere”affiorano oggi impreviste implicazioni che si traducono in una difficoltà, estrema epreoccupante, di intervenire su di essa per regolamentarla ai fini di limitare ipericoli che incombono nella civiltà del nostro tempo.

Necessità di una filosofia della tecnicaAll’alba della rivoluzione industriale, Blaise Pascal annunciava a che tutto ciò chenasce per il progresso, muore per il progresso.Tale monito derivava dalla consapevolezza della ambiguità in un processo cheavrebbe portato all’umanità luminose conquiste e insieme gravi mutamenti.Il concetto pascaliano rimase trascurato fino alla fine della 2° guerra mondialequando ci si è resi conto della sua validità.Emerge da ciò l’esigenza di una filosofia della tecnica impegnata sugliapprofondimenti resi necessari anche da una più “consapevole appropriazione”della conoscenza scientifica.Filosofia dunque volta a sollecitare il tecnico contemporaneo a ripiegarsi su sestesso, a porsi i pertinenti interrogativi, ad attivare una cosciente riflessione suimplicazioni, problemi e compiti di una tecnica ormai palesatasi in termini difenomeno fondamentale delle società contemporanee.In definitiva, il filosofo della tecnica dovrà affrontare non più esclusivamente ilproblema dell’aumento del potere tecnico, ma anche e soprattutto quello dellasua limitazione.

Il filosofo Carlo Sini ci ricorda: La richiesta di senso etico non è altro che il ritornodell’originaria ambizione metafisica già perfettamente espressa da Platonequando osservava che la filosofia è una scienza che, a differenza di tutte le altre,non sa solo il come e la causa della conoscenza, ma anche il suo perché. Con ladomanda etica, le scienze, nella figura ultimativa della tecnica, tornano a casa ecioè tornano al problema della filosofia donde erano nate.La tecnica segna così il ritorno della filosofia a cui è presumibile sempre piùassisteremo in futuro.PROBLEMI SUSCITATI DAL DIROMPENTE PROGRESSO DELLA TECNICA E DELLA SCIENZAAPPLICATA

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L’eccesso del potere di fare rispetto a quello di prevedere – riconoscimentodell’ignoranza predittiva.Se nel passato la breve leva del potere umano non richiedeva una lunga leva delsapere predittivo, oggi le cose sono molto diverse e necessita prevedere conlungimiranza il risultato delle scelte in atto [H. Jonas].Presso gli Enti statali, anche presso la regione FVG, c’è l’Ufficio VIA – ValutazioneImpatto Ambientale.

Bisogna adeguare il sapere predittivo al sapere tecnico scientifico che, mettendoin gioco numerose variabili (la complessità delle quali non è sempre definita e ladifficoltà di individuare tra queste quelle significative) rende molto difficile attuarecorrettamente il sapere predittivo.La novità del nostro agire ci espone a negative implicazioni di una situazione percui l’elevatissimo livello del potere raggiunto corrisponde ad un non elevato livellodel sapere degli esiti ultimi.L’ignoranza predittiva, che dà coscienza all’entità degli effetti a lungo termineindesiderati, può essere di gran lunga superiore alla conoscenza degli effetti abreve termine desiderati.

È l’effetto previsto a determinare la decisione su ciò che è opportuno fare otralasciare nel presente!Il riconoscimento dell’ignoranza diverrà l’altra faccia del dovere di sapere e quindiuna componente dell’etica a cui spetta il compito di istruire il sempre piùnecessario controllo del nostro sapere [H. Jonas].Anche E. Fromm così si esprime: L’ignoranza, per colui che conosce, vale quantola conoscenza, dal momento che entrambe fan parte del conoscere.

EVOLUZIONE DELLA RILEVANZA ETICA NELL’AMBITO DELLA TECNICA E DELLA SCIENZAAPPLICATALa base dei sistemi etici convenzionali1. Scienza e Tecnica si configurano essenzialmente come prodotti “sovrastrutturali”che in quanto tali non possono essere compresi senza riferimento alle “strutture”etico-culturali che ne stanno alla base.Infatti, noi siamo generalmente portati a plasmare i nostri modi di vivere in basealle predette strutture culturali, sia alla scala dei valori da salvaguardare.Ed è proprio nell’aggancio alle strutture etiche che trova significatol’affrancamento dell’uomo dalla pura istintività e quindi la necessità di stabilire“sistemi di orientamento” sempre più articolati.

2. L’evoluzione nei tempi e nei luoghi determina la conformazione deicomportamenti dell’uomo.

3. Un’azione ha un risvolto etico non quando è semplicemente constatata, maquando prende il consenso anche di terzi.

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L’etica qualifica un’azione con riferimento ai valori da salvaguardare.Ma esiste un sistema etico o vi sono più sistemi etici che possono portareconflittualità tra diverse visioni?Un comportamento è etico quando è giudicato tale da chi lo osserva o lo valuta,ma non può essere considerato tale quando chi lo giudica segue norme differentie pertanto costituisce un disvalore.

4. Il sistema etico dell’occidente europeo ha le sue radici in fronte laico: nella riflessione filosofica che trova in Socrate il suo precursore.

La vita dell’uomo come membro di una società; Socrate promuove a temifondamentali l’etica, l’arte, la lingua, la religione.

fronte religioso: nella profonda tradizione cristiana basata sulla maturazionedella conoscenza dell’uomo con l’avvento del cristianesimo (presenteanche nell’ebraismo); il primato dei valori non compete più, come nellavisione greca, alla conoscenza, all’astratta contemplazione intellettuale delbene, ma dal sentimento dell’amore per l’uomo e al valore della dignitàumana.

È proprio questa visione che si pone quale sistema sovrastrutturale, qualeconseguente alle strutture culturale di base.

LA CONFORMAZIONE DEL PROBLEMA ETICO.Hans Jonas ed il principio di responsabilità.Nel passato, proprio il lento progredire tecnico scientifico portava ad un limitatosapere predittivo e pertanto quest’ultimo non costituiva di per se un problema.Oggi la rilevanza tecnico-scientifica è tale da dischiudere una dimensione dellaresponsabilità del tutto nuova: errori o negligenze possono comportareconseguenze no più trascurabili per la comunità intera e quindi le responsabilitàcessano di essere tecniche ed assumono rilevanza etica.Sono responsabilità gravissime se in mano di soggetti senza scrupoli.Nel principio di responsabilità, Jonas mette in discussione l'attribuzione di nonattaccabilità e rigenerabilità della natura, quindi alla vulnerabilità della stessa.I sovvertimenti naturali ed in particolare quelli del controllo biologico della natura(e dell’uomo) sollevano questioni di tipo nuovo.

“La sindrome di Kway”

Il raccontoUn battaglione di prigionieri inglesi in Birmania, viene comandato alla costruzione del ponte sul fiume Kwayche servirà per il completamento della ferrovia Bankok – Rangoon, strategica per i giapponesi in quel teatrobellico.Inizialmente il colonnello Nicholson si oppone perché in offesa alla Convenzione di Ginevra sui diritti deiprigionieri , tutti vengono considerati “schiavi” e viene richiesto di lavorare anche agli ufficiali. Ma lacostruzione del ponte non procede: si viene a stabilire un compromesso che Nicholson accetta per daredignità e morale ai suoi soldati, e per dimostrare, inoltre, la supremazia degli inglesi anche nel campo dellecostruzioni.

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Viene così definita da C. Bernardini la ” sindrome di Kway” , e cioèl’attaccamento al proprio progetto come entità avulsa dal contesto generale equindi in modo che può essere dannoso per il risultato ultimo o globale.

Le nuove forme e le nuove dimensioni dell’agire esigono un’etica della previsionee della responsabilità in un certo modo proporzionale a ciò con cui si ha a chefare.Pertanto anche agli sviluppi della tecnica deve corrispondere uno sviluppo oun’evoluzione del concetto etico, un follw-up dell’agire dell’uomo.

L’imperativo Kantiano: Agirò in modo che anche tu possa volere che la tuamassima diventi legge universale può essere qui tradotta in Agisci in modo che leconseguenze delle tue azioni non distruggano le possibilità di vita futura.Se il messaggio kantiano si riferiva all’individuo, la sua trasposizione si riferisce allapolitica (governo della polis).

Il cardinale Ersilio Tonini osserva che le grandi mutazioni della tecnica non esigonouna nuova funzione etica, ma bensì una proporzionale rivalutazionedell’importanza data alla dimensione etica nell’agire dell’uomo: L’etica, da moltiriduttivamente considerata la scienza dei limiti e dei divieti, in realtà recupera ilsuo più profondo significato e la sua efficacia solo nella misura in cui si rileva ingrado di ispirare nell’essere una tensione al perfezionamento.L’etica cristiana e l’etica laica, che sono progredite su strade parallele, possonotrovare una convergenza proprio per la salvaguardia di quei concetti che ilcristianesimo ha portato alla base della coscienza della vita.

La salvaguardia di un’autonomia ristrettaMa quanto è permesso alla tecnica di progredire? Questo è legato allaresponsabilità e all’affidabilità dell’operatore tecnico.

Il comando inglese di zona però forma una taskforce per distruggere quel ponte che costituisceuna minacci strategica.A ponte minato, Nicholson si accorge del“pericolo” a cui è sottoposto il ponte, la sua“creatura”, e cerca di intervenire per evitare ladistruzione.All’ultimo momento capisce di aver fatto qualcosadi buono in relazione allo stato di prigionia dei suoisoldati, ma dannoso nella visione più ampia dellestrategie belliche.È lui che va ad azionare il detonatore e faprecipitare il ponte con tutto il primo treno chestava transitando.

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Quindi le fondamenta per un’autonomia ristretta vanno ricercate nella“ragionevole affidabilità” e nella “consapevole responsabilità”.Nella formazione della persona, pertanto, non si può trascurare la sfera etica eculturale.Il valore della scienza applicata e della tecnica non può che essere definito, inultima istanza, in rapporto a tutto l’uomo e a tutta la società!

L’ambiente tecnico-scientifico e la presupposta attività eticamente neutrale èun’approssimazione della sfera della scienza pura mirata a stabilire una propriaautodifesa e creare un’autonomia propria.Ma ciò si pone in contrapposizione con la “dinamica di interazioni” tra tecnica edambiente sociale.La pretesa autonomia e neutralità etica non è altro che una diversa forma, manon tanto, della sindrome di Kway.Ad essa si contrappone la visione antropica in cui l’azione è legata alla visioneglobale ed ai valori che la animano.Un secondo ordine di considerazioni deriva dall’interazione tra “il punto di vistaindividuale o di corrente” ed “il punto di vista collettivo o dominante”.

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Lo stereotipo di neutralità etica, intesa come autonomia, nell'indurre l'area tecnicaad ignorare il sociale, tende a produrre un effetto secondario non trascurabile:l’effetto boomerang del quale lo stesso tecnico è vittima per la sottovalutataincidenza sociale (ad es. nucleare in Italia).

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Tendenza dell’ambiente socio-culturale a ricorrere soprattutto al potenziamentodell’impianto giuridico per fronteggiare le impreviste implicazioni degliavanzamenti della tecnico-scientifici.Una corrente di pensiero vede nel perfezionamento dell’impianto giuridico lapossibilità di rendere ragionevolmente affidabile l’attività tecnico-scientifica:questa via è discutibile per due ordini di ragioni:

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a) non si verrebbe a tener conto del dinamismo tecnico scientifico semprepiù esasperato che i processi sono destinati d imprimere all’evoluzione dell’assettosociale. Tale dinamismo va a vanificare, per obsolescenza, l’impianto legislativo.Il persistere di avere come riferimento solo il perfezionamento degli Enti di naturaistituzionale e gli ordinamenti giuridici, porta ad ignorare che quote sempremaggiori di risorse vengono investite per il perfezionamento del sistema che ha, apriori, un limite di rendimento.C’è il pericolo della attenuazione del senso di responsabilità, la preoccupazionedel proliferarsi delle norme che, così concepite, rischiano di non essere più unaiuto ma una fonte di ansia e frustrazione [Pozzati]

b) La seconda ragione fa riferimento ad un espediente opera-tivo che portala tecnica e la scienza applicata a prevedere il trasferimento delle attivitàoggetto di polemiche o di veto (sul piano giuridico o etico) presso altri contesti a“debole sistema immunitario” cioè presso ambienti socio politico culturali che nonhanno sviluppato un sistema di autodifesa.

I rapporti tra sistema etico, giuridico e normativo portano ad affermare la funzionedell’etica dunque, dal punto di vista dell’economista, è molto chiara: essa serve

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ad economizzare il processo di applicazione delle buone leggi. E nello stessotempo a rendere superflue molte altre. Da queste considerazioni è possibileconcludere che la legge è necessaria ed utile, ma non è sufficiente e che leconvinzioni etiche facilitano enormemente l’applicazione delle leggi. [Angotti]

Il preventivo esame etico dei rischiL’importanza della formazione probabilistica è significata dall’esigenza di averesia una prospettiva culturale alternativa culturale a quello deterministica,sia gli strumenti utili per una valutazione della sicurezza delle applicazioniingegneristiche che sempre più difficilmente si prestano ad essere affrontate subase deterministica.

Ma oggi la sicurezza sta uscendo dalla sua protostoria per acquisire un rango didisciplina scientifica. Infatti, con la pluriennale esperienza in fatto di guasti edincidenti, accumulata metodologicamente nelle ormai numerose banche dati econ metodologie già sviluppate per la sicurezza di settori particolari, sta arrivandoanche per l’industria tradizionale nella forma di “sicurezza misurata” in sostituzionedella “sicurezza aggettivata” ancora, ma sempre meno presente.Si è giunti ad una sensibilità nuova nei confronti della sicurezza ed alla suaconcezione probabilistica.L’accettazione soggettiva di un livello di rischio inevitabilmente impone valutazionidi tipo etico.

Correlazioni tra la valutazione probabilistica della sicurezza e l’etica.1 - Si basa sulla necessità di prevedere gli effetti di un’azione: questa si pone

all’origine di una tensione sempre più avvertita dall’uomo di tecnica e scienzaapplicata.Tale tensione è data dalla circostanza che le previsioni non potranno basarsi supresunte certezze, ma dovranno riferirsi a modelli probabilistici che non escludanoeventi singolari.Deve essere osservato che se l’ingegneria trova nello strumento probabilistico ilmezzo per descrivere un quadro di riferimento quantitativo circa l’incidenza deifattori significativi e quindi una gravità di esiti di ipotesi alternative, per contro siconfigura l’occultamento della dimensione etica che avviene oggi proprio per ilriferimento a fenomenologie casualistiche e non deterministiche.

2 – Ne discende che nella prassi probabilistica è da vedersi la base di uno“strumento induttivo” piuttosto che “strumento prescrittivo”.L’alto numero di variabili aleatorie, non tutte perfettamente definibili di per se o incorrelazione tra le stesse, porta a “rendere minimo il rischio massimo” il che èlegato ad un sistema di valori, cioè di etica.

3 - Il senso dei valori, cioè l’etica, risulta salvaguardato o minacciato da unpeso “soggettivamente” attribuito alla gravità delle conseguenze.Rischi piccoli, ma irreversibili.Rischi grandi in parte reversibili.

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Nella messa a punto di un’applicazione si tende a massimizzare i risultati e aminimizzare i rischi ed in questo scenario intervengono aspetti di elevata valenzaetica.L’attribuzione di “pesi” ai singoli aspetti di un progetto cessano di essere oggettivaper diventare soggettiva.

Ciò implica un’esigenza di cultura etica.

L’etica nella professione dell’ingegnere(dai lavori del convegno sull’etica del 1997 ad Urbino)Sia per gli aspetti storici e filosofici che per quello dell’analisi spesso piccante e di

fattacci dovuti alle umane debolezze, L’etica si può esaminare sotto due differentilivelli:

Il primo, di carattere puramente accademico, si attua solo in parte, e siripete solo spaziando con disinvoltura dal padre di tutte le genti Adamo, o dalpadre putativo di tutti gli ingegneri Leonardo da Vinci, sino ai nostri giorni conanalisi storico filosofiche.

Il secondo livello è quello che, tenuto conto del convincimento che l’etica sidiffonde e si difende con l’esempio umano e non con le mere elucubrazioniculturali, da una fredda analisi preliminare porta l’uomo ad una compromissionepersonale coinvolgente.Questo è richiesto agli ingegneri, affinché le scelte dell’etica da contenitoredecorativo si trasformino in una sorta di procedura che, utilizzando la ragione el’esperienza ed ottimizzando le energie nel rispetto delle etiche fondamentali dellacollettività, diano soluzioni per la convivenza degli uomini.È anche vero che la professione di ingegnere ha maggiori possi-bilità di altreprofessioni di creare bene-essere o male-essere per gli uomini non solo riferendosial singolo individuo, ma alla collettività.

Il coinvolgimento della Facoltà di Ingegneria e dell’Ordine degli Ingegneri.Il tecnico non può essere definito solo quale uomo di frontiera nella scienzaapplicata, ma anche quale portatore attivo di un messaggio etico volto adimpedire che “il dominio dell’uomo sulla natura” non diventi “il dominio dell’uomosu un proprio simile”L’uomo sarà in balia dello strapotere della tecnica se oggi rinuncia a gettare incampo il “pensiero meditante” rispetto al “pensiero puramente calcolante”.[Heidegger]Ma il superuomo con il suo sovrumano potere non è pervenuto ad un livello disovrumana razionalità. Più egli cresce, più diventa un poveruomo, più cresciamo ediventiamo superuomini più diventiamo disumani.[E. Fromm]Deve essere sempre vivo il criterio di responsabilità: tale criterio si contrapponeall’agire di oggi che mira alla conquista dell’immediato trascurando il futuro.Il corso di etica pertanto si riaggancia al concetto di recupero dell’autonomiacritica e del senso unitario del sapere.

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Un primo fondamentale passo per la formazione professionale avviene puòavvenire introducendo concetti di etica nei corsi universitari, non esclusivamentein un “corso con valutazione e crediti”, ma trovando i riflessi etici anche nei “corsitecnici”.Tale formazione deve continuare anche dopo la laurea e di ciò si fa caricol’ordine professionale.

Come si vedrà, l’Ordine rappresenta per legge l’insieme di persone cui la PubblicaAmministrazione si rivolge per la realizzazione di un progetto.L’ordine degli Ingegneri si fonda, infatti, sulla tutela della collettività per aspettiprofessionali di rilevante importanza sociale costituzionalmente protetti fra i qualispiccano la sicurezza e l’ambiente affidati appunto a professionisti iscritti all’albo epertanto tenuti a un comportamento eticamente e professionalmente corretto.[Angotti]Sotto questa visione l’uomo-ingegnere entra di diritto a far parte del dialogo etico-politico alla base delle scelte che finiscono di avere come riferimento la soluzionetecnica in se, ma il principio di valori delle implicazioni che sottintendonoall’impresa.

È imprescindibile per l’O.d.I. la necessità di insistere, continuando l’azione di questiultimi vent’anni, in una politica svolta a promuovere la consapevolezza dellaresponsabilità anche di scelte generali e quindi anche di una ricollocazione dellafigura ingegneristica nello scenario socio politico economico e volto anche adaccelerare la revisione della tradizionale formazione strettamente specialisticadell’ingegnere.Va superata una visione un po’ datata dell’ingegnere che danneggia lacategoria, per due complementari influssi negativi:

il primo deriva da una concezione crociana e gentiliana che ha spinto lefacoltà tecniche solamente verso la dimensione tecnica penalizzando laformazione umanistica oggi invocata per analizzare le distorsioni dell’applicazionetecnologica.

il secondo deriva dalla sopravvivenza di una concezione culturaledominante di tipo deterministico orientata a considerare e confinare l’ingegnerenella sfera tecnica sia nella fase dell’analisi di fattibilità che di progettazione erealizzazione successiva.

L’ingegnere di oggi oltre al compito di saper applicare bene i principi dellatecnica e le proposte della tecnologia, ha di fronte a se il compito di guadagnarsinon solo individualmente, ma anche come categoria, un’affermazione diversaintesa come funzione sociale, come mediazione tra interesse privato e interessecollettivo [Tommaselli]L’Ordine si dimostra animato dal convincimento che, fra i vari interlocutori, ildibattito debba avvenire nel pieno rispetto delle competenze, ma anche nellaconsapevolezza che – in questo nuovo scenario in cui “il riconoscimentodell’ignoranza diventerà allora l’altra faccia del dovere di sapere” – è da

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considerarsi prezioso il ruolo di ciascun competente attore dell’era tecnicoscientifica.

Dunque, pur respingendo la tecnocrazia, è in questa richiesta del riconoscimentodi una propria valenza etico-politica, nel rispetto della democrazia partecipativa,che deve essere inquadrato l’impegno dell’Ordine e dei suoi iscritti.

L’intervento del presidente Nazionale al Congresso del 2008

Paolo Stefanelli, già presidente CNI – Ingegnere italiano luglio 2008 –Congresso di La Spezia.

Appare sempre più evidente come la sfida della sostenibilità stia suscitando, esempre più susciterà, "problemi sistemici" di tale vastità e complessità daconfigurare l'esigenza di un radicale cambiamento di rotta rispetto ai vigentimodelli economici, rispetto agli odierni stili di vita altamente energivori, rispettoalla capacità di sviluppare strategie di governante da parte dei vari attoriistituzionali, economici e sociali. Una sfida, dunque, che nella sua più intimaessenza sollecita "modi nuovi di pensare e di agire", implicando preliminari ebasilari discussioni sull'opportunità di un generale ripensamento delle prassi diordine sociale, giuridico, politico, economico e, in ultima istanza, degliaspetti fondamentali della stessa cultura occidentale.

Una sfida, in definitiva, che si configura sì come un problema politico e tecnico-scientifico (poiché impone la definizione di indirizzi e di azioni strategiche) maanche, e non secondariamente, come una sfida etico culturale. Ossia comeuna sfida che, per essere affrontata, richiede innanzitutto una rivoluzione dellecoscienze, riguardando essa il nostro operare nel mondo e per il mondo,sempre più chiamato ad una inedita responsabilità: consegnare alle generazionifuture un pianeta in condizioni tali da poter assicurare loro una qualità di vitadegna di essere vissuta.

Ingegneri e tutela degli "interessi superiori della collettività"

Nel giro di qualche decennio il mondo dell'ingegneria si è trovato, quasiall'improvviso, a doversi misurare con il rapido moltiplicarsi di problematiche che,sempre più frequentemente, nell'applicazione pratica, hanno visto enormementedilatare la sfera degli interessi superiori della collettività. Così la responsabilità,fino a qualche decennio fa confinata entro gli steccati della specifica opera inge-gneristica commissionata da enti pubblici o privati, ha finito per riguardare anchela contestualizzazione di ogni specifica soluzione ingegneristica; e ciò, in rispostaa più generali indirizzi resi di stringente importanza, nei riguardi della tutela degliinteressi superiori della collettività, da approcci e da logiche sviluppati alla lucedel più generale principio di sostenibilità ambientale.

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Per cui l'ingegneria si è trovata catapultata in un palcoscenico in cui la dignitàdella professione ingegneristica si trova ad essere mortificata se limitata allasemplice progettazione ed esecuzione dell'opera; e se, dunque, gli è esclusa lapossibilità di intervenire nel dibattito riguardante delicate prassi di governanceche, lo dimostrano i tempi, non possono più, in via generale, essere basatesull'individuazione delle soluzioni ottimali presentate da tecnologi e deliberateda politici, ma devono essere riferite a "processi dialettici allargati" volti afavorire la convergenza del consenso fra vari attori sociali e istituzionali.

È questa una novità di assoluto rilievo che apre una nuova pagina nell'ambitodell'interpretazione del concetto di tutela degli interessi superiori della collettività,del concetto di responsabilità e, in ultima istanza, del ruolo svolto dall'Ordine inconsiderazione del proprio mandato fondativo.

L a s c e l t a d e l t e m a c o n g r e s s u a l e

La scelta del tema congressuale scaturisce dal profondo convincimento del CNIche, in considerazione delle mutate esigenze del nostro tempo, la rappresentanzadegli ingegneri si trovi chiamata ad assumere l'impegno per l'affermazione unadiffusa "cultura della responsabilità" (all'interno e all'esterno dell'Ordine) neiconfronti delle emergenze che, sotto aspetti diversi, segnano il tempo in cuiviviamo Per cui il CNI ritiene che il 53° Congresso costituisca un'importante eappropriata occasione per aprire una nuova pagina per l'Ingegneria: è infattigiunto il momento dare risalto all'importanza storica del ruolo etico-socialedell'Ingegneria anche, e soprattutto, per la possibilità che esso ha di incidere sil'ispirazione e sui disegni generali del Paese.Si ritiene che in questa prospettiva, il CNI e gli Ordini degli Ingegno d'Italia,potranno avviarsi, insieme a percorrere la prima tappa di nuovo percorso, uniti dalcomune obiettivo di riappropriarsi del ruolo di sintesi delle problematiche deisingoli aderenti e di dialogo con le istituzioni; nonché di assurgere, in una societàpluralistica, al ruolo di autonomo organismo ausiliario dello Stato e dialettico neiconfronti anche dei pubblici poteri.

È questo un impegno che chiama tutti noi in causa e che ci unisce. Un impegnoda affrontare con partecipazione attiva e personale, con opzione ottimista econ la sicurezza di essere seguiti, specialmente, dal rilevante stuolo di ingegneri,i quali nelle prove aspre e nelle lotte per i veri ideali sanno in genere impegnarsie sacrificarsi per offrire, con orgoglio, il proprio servizio al Paese.

Novità congressuali: una "sfida" nella sfidaLa scelta del tema congressuale è una scelta impegnativa: a suo modorappresenta per il CNI una "sfida" nella "sfida", gravando sul Consiglio Nazionalela responsabilità di rompere schemi consolidati che, per oltre cinquanta anni,hanno contraddistinto le logiche organizzative del nostro appuntamento annuale.

Innanzitutto una sfida nei confronti della base, degli Ordini Provinciali, dei suoirappresentanti, dei suoi Presidenti, per la scelta di un tema di carattere nonspecialistico, ma di carattere più ampiamente culturale.

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VERSO LA CULTURA DELLA RESPONSABILITÀ 1

IntroduzioneIn questo lavoro gli autori trattano il problema ambientale sotto l’aspetto eticoproprio dell’ingegneria.Lo scenario: Inedite responsabilità obbligano ad uscire dalla sfera individuale diristretta realtà e fare “cultura della responsabilità”Cultura ambientale vista non come insieme di catastrofismi, ma consapevolezzadella loro qualità.Molte autorità e pensatori si sono affacciati e si affacciano a questo aspetto:Invocazione di Benedetto XVI: Salviamo la terra: aver senso del creato, nondilapidare le risorse e riflettere sulle condizioni in cui versa l’ambiente.Arnold Gehlen (1904-1976) “sono divenute problematiche le coordinate di baseper interpretare il mondo; ciò significa che mancano all’esterno punti di appoggiostabili per i nostri principi, i nostri impegni e perfino le nostre opinioni. Per cui siamocostretti a una continua vigilanza in uno stato di allarme cronico …. Adimprovvisare di ora in ora decisioni fondamentali”.Scienza, tecnica, etica ovvero il pensiero, l’azione, la coscienza ed è la coscienzache insieme alle altre è in grado di controllare l’ampio processori degradobiosferico.Paolo Dore introduce il concetto di un nuovo umanesimo volto a soddisfare “dueesigenze diverse”: uno la conservazione di uno stato d’animo (il senso dellaresponsabilità) a carattere essenzialmente individuale e l’altro l’assolvimento didoveri l’assolvimento di doveri sociali e umanitari insiti nella cultura dellaresponsabilità. Concetti già visti da Francesco Bacone nel 1620.L’eccesso di informazione unito al poco tempo per l’assimilazione portano ad unacultura tecnica di stampo informativo.L’Ethics Centre for Engineering and Science afferma la necessità di una culturaetica richiamata anche dal DPR 328/2001Speranza e Fiducia: speranza esprime ciò che si auspica anche al di là diragionevoli elementi; fiducia riguarda una convinzione, quasi una certezza.

Politica demograficaNell’affrontare il problema etico ecologico non può essere tralasciato campodell’incremento e degli squilibri demograficiNel ‘900 crescita demografica: da 1,6 a 6,7 mid di personeGrave squilibrio demografico tra il nord ed il sud del mondo;Victor Holse (1992) così si esprime: L’universalizzazione del tenore di vita dei paesiindustrializzati occidentali non è attuabile senza il collasso ecologico della Terra …se tutti gli abitanti di questo pianeta sprecassero tanta energia, producessero tantirifiuti, liberassero tante sostanze nocive come fa la popolazione del Primo Mondo,le catastrofi verso le quali ciecamente ci dirigiamo si sarebbero verificate già damolto tempo.

1 POZZATI & PALMERI - Verso la cultura della responsabilità – Edizioni Ambiente – (2006)

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I fattori• Il paradigma Ovest – Est e Nord – Sud• Incremento demografico generale dovuto a accrescimento dell’età media,

alla riduzione della mortalità infantile• Paesi dell’OCSE (1961) che comprende tutta l’Europa occidentale inclusa

Polonia, Rep. Ceca, Turchia, Ungheria e Australia, Canada, Corea del Sud,Giappone, Messico, New Zeland, USA costituisce solo il 15 % della popolazionedel mondo con un tasso di crescita del 0,5 – 0,6 % annuo.

• Aree metropolitane: inurbamento anche con baraccopoli e abbandono dellacampagna.

Politica dell’ ecosistema: riscaldamento globale e destabilizzazione climaticaL’uso di combustibili fossili e deforestazione sono mutamenti impressi al sistemadall’opera dell’uomoGli andamento del comportamento climatico sono “non lineari” e “a scarsareversibilità” dimostrata dalla scienza dei “sistemi complementari e del caos”Facchini, nel 2005 afferma: “… varie forme di inquinamento, fra le quali si possonosegnalare due espressioni che non appartengono alla sfera fisica e biologica:l’inquinamento dell’informazione ispirata al catastrofismo secondo vedute piùideologiche che scientifiche, e l’inquinamento degli aspetti scientifici per interessicontrapposti di ordine finanziario di gruppi particolari o multinazionali”Lester Brown. “Le sfide principali che la civiltà globale si prepara ad affrontaresono la stabilizzazione del clima e il controllo della crescita demografica”Kissinger, Clinton sono stati aderenti a questa visione; Bush jr è contrario, anche seha parzialmente modificato la sua posizione dopo l’uragano Katarina. L’USA diBush jr è fuori dal Protocollo di Kioto.Anomalie climatiche portano a conseguenze economiche globali. Si introduce ilconcetto di “sicurezza globale”Lester Brown: Quando il deteriorarsi dell’uomo con la natura sarà visto inprospettiva e diventerà più chiara la necessità di un adattamento, i governisaranno costretti a ridefinire il concetto tradizionale di sicurezza nazionale. Lepreoccupazioni per la sicurezza di una nazione sono indubbiamente antichequanto lo stesso Stato nazionale, anche se dopo la seconda guerra mondialehanno acquistato un carattere prevalentemente militare.Ma il deterioramento dei sistemi biologici, il progressivo esaurirsi delle risorse dicombustibili fossili,le tensioni economiche causate dalla scarsità di risorserappresentano altrettante minacce derivanti non tanto dalle relazioni tra nazionee nazione quanto dal rapporto dell’uomo con la natura. In un mondo che èinterdipendente non solo sul piano economico e politico, ma anche su quelloecologico, il concetto di sicurezza “nazionale” non è più adeguato; molteminacce esigono una risposta internazionale coordinata.Scioglimento dei ghiacci: la copertura di neve e ghiaccio gioca un ruolo rilevantenell’assicurare la riflessione della maggior parte della radiazione solare incidente; ilsensibile aumento delle temperature riscontrato concorre alla minor coperturariflettente e quindi all’aumento di assorbimento di radiazioni solari con

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conseguente aumento della temperatura. È un sistema a feed-back positivo cheesalta l’aumento di temperatura e lo scioglimento dei ghiacci.Il 65% delle metropoli con >2,5 milioni di abitanti sono sulla costa e comprendono il5% della popolazione mondialeLa salinizzazione delle falde acquifere che è un problema per la produzioneagricola e contribuisce alla desertificazione in atto. Sono eventi naturali disastrosiin aumento numericoDisastri 6 8 18 26Anni 1950 ’70 ’80 ‘90

Inoltre gli eventi meteorologicamente estremi sono passati dal 1992 al 2002 da 360a >700. Sono aspetti gravi almeno quanto quelli del nucleare.Per dare luce a questi eventi studiare le possibilità della loro riduzione numerica,esiste l’Intergovernmental panel on climate change (IPCC) del 1988 a cuiaderiscono 130 nazioni con i seguenti scopio Vagliare la letteratura scientificao Esaminare le implicazioni ambientali e socio economicheo Informare e aggiornare l’opinione pubblica e la classe politica, analizzarepossibili strategie per mitigare gli impatti antropici sul sistema climatico

Deve essere inoltre aumentato sempre di più il numero dei trattati internazionaliche trattano la materia. Oggi sono 250 e la loro crescita è rappresentata neldiagramma250

01920 1960 2000

Ad esempio: dopo che sono stati banditi i CFC, la loro percentuale di emissione èscesa dell’87 %, così come è diminuito del 60% il versamento di petrolio neglioceani, (1961 -2000) pur con un contestuale raddoppio dei traffici marittimi.Il “Principio di precauzione” (Dich. Di Rio – 1992) afferma che in caso di rischio didanno grave o irreversibile, l’assenza di certezza scientifica assoluta non deveservire da pretesto per rinviare l’adozione di misure adeguate ed effettive…” èun’affermazione di buon senso che riconosce la necessità di fere ricorso a rimedionde evitare danni che possono essere irreparabili, facendo prevalere la ragionpratica sulla ragione pura.Effetti inquinanti ed accentuazione dell’effetto serra.Effetto serra naturale: La temperatura media del globo pari a 15°C è dovuta a tredistinti flussi energetici:

Flussi geotermico proprio della terra che riscalda di circa 30° rispetto allo zerosiderale (-273°C),

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Flussi energetici tra Sole e Terra: sotto forma di radiazioni elettromagnetiche dicui 49% nell’infrarosso, 42% nel campo del visibile e 9% nel campo dell’ultravioletto.Anche la terra emette radiazioni ma in funzione della propria temperatura controquella del sole di 6000°C. Queste radiazioni portano la temperatura della Terra a -18°C

Flussi energetici interni all’atmosfera: l’atmosfera rappresenta uno schermopressoché trasparente per la radiazione in ingresso, ma cambia rispetto laradiazione emessa dalla Terra verso il cosmo e questo perché le radiazioni diinfrarosso terrestre sono molto sensibili alle sostanze naturalmente presenti inatmosfera con conseguente benefico effetto sulla troposfera. È questo appuntol’effetto serra.

Cambiare la struttura dell’atmosfera significa cambiare la frequenza propria dellastessa. È una teoria prima di Fourier (1768 – 1830) poi di John Tindal (1820 – 1893).L’atmosfera è composta daAzoto 75%Ossigeno 23% non concorrono all’effetto serraArgon 1%Altro 1%Il vapor acque presente viene solo in parte dalla combustione di carburanti fossilie comunque il ciclo si chiude in circa 9 giorni.Per contro la presenza di maggior CO

2permane nell’atmosfera per 50 - 200 anni.

I gas di effetto serra sono% tempo Capacità (*) Peso (**)a anni b a x b/60

CO2

anidride carbonica 60 20 - 200 1 1

CH4

metano 20 10 20 -30 6,5 - 10

NO2

protossido di azoto 6 120 150 -200 15 -20

SF6

CFC

esasofluoruro di zolfocloro fluoro carbonio

14 3.000 23.000 5.400

(*) Capacità di ritenzione in atmosfera (anni)(**) Peso degli altri gas rispetto CO2 [b * anni/60]

Anche i sostituto del CFC quali i l HCFC sono potentissimi effetti serra conpersistenza di 260 anni (il per fluoro propano persiste per 2600 anni paria l peso di12.500; il per fluoro propano persiste per 50.000 anni con peso pari a 6.000).

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Tassi di crescita dei consumi di prodotti da idrocarburi e emissioni globali diacombustibili fossili.

Le iniziative diplomatiche. Si impongono allorché si prende coscienza delfenomeno1971 MIT – Rapporti a e b (Massachusetts Institute of Technology)1979 Ginevra – Conferenza1992 Rio – Conferenza: convenzione quadro sui cambiamenti climatici e

differenziazione in gruppi di paesi: documento condiviso firmato da 50stati

1994 entrata in vigore del precedente accordo e istituzione delle partisottoscrittrici COP

1995 Berlino – COP 11996 Ginevra – COP 21997 Kioto – COP 3: 24 paesi industrializzati, 14 paesi con economia in transizione:si impegnano a ridurre del 5,2 % le emissioni (valore di riferimento 1990) condifferenti % per i vari stati: 8% per l’Europa, 7% per USA, 6% Giappone e Canada.2001 Bon – ratifica fallita per mancanza di USA e Australia2005 Ratifica grazie alla presenza della Federazione Russa.

L’Italia si impegna a ridurre le sue emissioni del 6,5% entro il 2010Nel contempo il valore di riferimento del 1900 era aumentato già nel 2003del 11,6%. Si tratta quindi di una “calmierazione alla crescita”

Azione forte del governo britannico che è orientato alla riduzione del 60% entro il2050 e 80% entro 2100.2009 Copenagen

L’Aquila G8In primo luogo, alla luce delle indicazioni della comunità scientifica internazionale,è stata riconosciuta l’importanza del limite di 2°C al riscaldamento climatico(rispetto ai livelli pre-industriali), per evitare il rischio di ingenti danni economici edeffetti irreversibili sull’ambiente e sul sistema climatico.

Riduzione delle emissioni entro il 2050G8 : - 80%totali : - 50%

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Conclusione:l’effetto serra naturale è dovuto alla presenza in atmosfera di concentrazioni digas serra ridottissime e proprio per tale ragione è molto alta la sensibilità delsistema. I rilevati incrementi di emissioni inquinanti comportano un aumento di gasserra. Esiste una correlazione tra le concentrazioni di gas serra e la temperaturadel pianetaGrave allarme per l’aumento di CO2 in atmosfera che è ora 380 ppmvrispetto allo storico di 290 da 400.000 anni ad oggiEsiste un elevato trend di aumento delle temperature del pianetaEsistenza di studi che prevedono nel 2100 un aumento della temperatura delpianeta di 1,5 – 2,8 °C o maggiori.

Esistono rilievi che accertano importanti disordini ecologici correlabili adincrementi di temperatura del pianeta. Siamo in un periodo in cui l’umanità è inpresenza di una inevitabile transizione energetica.

Assetti energetici mondiali – trasformazioniL’analisi del sistema energetico mondiale deve partire dalle risorse totali di energiaprimaria e dalle esigenze degli utenti laddove si trovano entrambe. Siamo inpresenza di una forbice popolazione – energia utilizzata. Esaminando l’utilizzo dellerisorse per energia elettrica si osserva la preminenza dei combustibili fossili per laloro facilità di accumulo e trasporto.Popolazione energia impiegata tasso

20 % 60 380 % 40 0,5

Gli stati ad alta densità di popolazione quali Cina e India hanno anche unagrandissima crescita economica grazie ad un elevato numero di laureati inscienze tecniche ed economiche. C’è una grande richiesta di energia daidrocarburi per locomozione (l’automobile è ancora uno status symbol) e perenergia domestica. Il tutto comporta una grande emissione di CO2. ConfrontiCina nel 1990 1,5 numero di autom./1000 persone

nel 2000 7 numero di autom./1000 personeIndia nel 1990 2 milioni di automobili

nel 2000 6,1 milioni di automobilicon crescita del 60% annuo della Innovation Technology

Coscienza Cinese del problema ambientale: secondo Xie Zhenhua (2006)responsabile del Ministero dell’Ambiente “questo miracolo (economico cinese)avrà vita breve perché l’ambiente non riesce più a tenere il passo … la Cinadovrà trovare una propria strada per lo sviluppo saltando a piè pari le tecnologie,le politiche e le culture valide nel mondo occidentale. Il governo cinese ha fattodello sviluppo sostenibile una strategia nazionale e della tutela ambientalel’elemento base della propria politica. ”

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Riserve fossili mondiali: stima in anniCarbone 225Gas naturale 65Petrolio 45 (indicativo)

Nel 2006 si consumano 80 mil di barili/giornoIn un secolo si è consumato circa la metà della risorsa dispo-nibile con 6.5 mid dipersone; nel 2026 saremo in 8 mld.Le nazioni che vogliono adeguarsi al tenore divita dei paesi occidentali vedono nel Protocollo di Kioto un freno alle loroaspirazioni. Il trend di crescita dei paesi emergenti è 3 volte quello dei paesiindustrializzati (25 – 8%); la crescita delle emissioni nocive è più alta dei target delleazioni correttive. Gli obiettivi di Kioto sono insufficienti a mantenere sotto il livellodei 450 ppmv . Nel 2002 si è presa coscienza di questo gap.

Le azioni verso nuove forme di energia e riduzione dei consumi di energia.In Italiac’è pochissimo petrolio, gas e carbone; la risorsa idrica è al massimo della suapotenzialità ed espansibilità e le risorse rinnovabili rappresentano solo qualche%.Per i seguenti prodotti la ripartizione tra importato e nazionale è la seguente:

trasformati in energia elettricaPetrolio 94 - 6 trasformato i en. Elettrica 46Gas 68 - 32 24Carbone 90 - 10 11L’atro 19 % di energia elettrica è prodotto dalle centrali idroelettriche 17% e darisorse rinnovabili 2%.Il nucleare in Italia è stato abbandonato nel 1987.

Si impone con urgenza la necessità di superare il transitorio tra le risorse disponibilie le richieste di energia sempre crescenti trovando un sistema energetico eco-sostenibile. Il transitorio può essere gestito attraverso il miglioramento dellacombustione sia in termini di riduzione dei consumi sia in termini di emissioni eco-compatibili. Ci sono compagnie petrolifere che entrano nel mercato deicombustibili ecologici come quelli derivanti da prodotti vegetali. L’altra strada èquella del riciclo dei prodotti o delle sfruttamento massimo del calore di scarto perraffreddamento delle camere di combustione o per l’energia ancora presente neigas di scarico.

Anche la pianificazione urbanistica, i trasporti e le leggi per la riduzione delladispersione termica nel campo dell’edilizia e dei relativi serramenti concorrono aridurre il consumo dell’energia primaria e del livello di inquinamento (DE 2002/9 eDL 19/08/05).

Le fonti rinnovabili:Eolica solare geotermicabiomasse mini idroelettrica mareemoto ondoso gradienti termici degli oceaninucleare per fissione nucleare per fusione.

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Politica energeticaRisparmio energeticoPromozione degli sgravi fiscali per impianti di riscaldamento e condizionamentocon particolari caratteristiche, adozione di pompe di calore, riduzione dell’usodelle luci superflue, uso, ma non abuso, di lampade a basso consumo,temperature di lavaggio dei panni e delle stoviglie, elettrodomestici in classe A,ridurre lo stand-by degli apparecchi quali i televisori e simili, l’adozione diautomobili “ibride” (benzina ed elettricità), linee elettriche a superconduttori.

I costi per la trasformazione di energia primaria in elettrica.Carbone 6.3 – 19.8Gas naturale 4.4 – 9.0Nucleare 10.2 – 14.7Biomassa 8.0 – 12.0Idroelettrico 2.8 – 8.7Fotovoltaico 25.6 – 50.6Eolico 4.0 – 6.25In Germania la percentuale di energia elettrica prodotta dall’eolico è passerà dal6.3% del 2000 al 12.5 % del 2010, al 20% del 2020.

Energia solareSolare fotovoltaico (luminoso) da fotoni su pannelli Adozione molto spinta inGermaniaSolare termico

• a bassa temperatura (<100 °C) usato per il riscaldamento dell’acqua negliedifici (1 – 10 kW)

• ad alta temperatura (400 – 1200°C) realizzato mediante specchi aconcentrazione di energia solare; funziona anche con luce diffusa e nubied è adatta per regioni a forte isolamento. Oltre alle centrali di bassissimapotenza per usi locali, esistono unità fino a 200 MW elettrici in connessionealla rete nazionale.

Nucleare per fissioneRappresenta il 17% della produzione mondiale di energia elettrica (e solo questa)Aspetto negativo: Altissimo costo d’impianto e ancora più nella fase di dismissioni;possibilità di incidenti (vedi Chernobil), scorie radioattive pericolosissime permigliaia di anni (ricerche in corso sulla sicurezza e sul decadimento delle scorie).Aspetto positivo: Bassissime emissioni in atmosfera.Si sta esaminando e provvedendo per l’aumento della “vita” della centrale da 20- 25 anni a 40 – 45 anni.In Italia si è nella condizione di “No al Nucleare” ma aperti al pericolo del nuclearestante la presenza di centrali nucleari nei paesi confinanti. Oggi importiamo il 16%di energia pari a 4 centrali come Caorso, ma a prezzi imposti dal mercato.

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Localizzazione siti dei Reattori Nucleari nel mondo

Localizzazione siti dei Reattori Nucleari in Europa

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Il deposito superficiale

Nucleare per FusioneSiamo ancora in fase di sperimentazione e per ancora 50 anni.Si ottiene energia non da scissione del nucleo, ma da fusione di due nuclei. Dueisotopi di trizio e deuterio vanno a combinarsi e formano un atomo di elio che hamassa leggermente inferiore alla somma dei due atomi originari. La materiamancante si trasforma in Energia secondo Einstein

E = m c2 (massa, c velocità della luce)La fusione è estremamente interessante perché le materie prime sono largamentedisponibili; non produce scorie radioattive, né gas ad effetto serra. Avviene solo inpresenza ad altissime pressioni e temperature (milioni di gradi) in corrispondenzadelle quali il combustibile si trova allo stato di plasma per cui è stato possibilerealizzare tale reazione soltanto per scopi distruttivi (bomba H all’idrogeno).La fusione “controllata” trova limiti anche nei materiali del contenitore nonessendovi materiali che resistono a quelle temperature.Altro ostacolo è il “confinamento magnetico” che consiste nel generare altissimicampi magnetici che teoricamente evitano il contatto del plasma con le pareti.Il “sconfinamento iniziale” che prevede la violenta compressione del plasma aduna densità talmente elevata da innescare delle micro esplosioni (del tempo dimilionesimi di secondo) con rilevante liberazione di energia da ripetere molte volteal secondo. Con tale procedimento potrebbero essere sopportate, per effettodella sola inerzia dei materiali, a mantenere le proprie caratteristiche chimicofisiche.Progetto ITER (International Thermonuclear Engineering Reactor) che si vuolrealizzare in Francia assieme a CE, Giappone, Russia, Sud Korea India e USA per

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verificare la fattibilità scientifica della fusione come fonte di energia. Ci sonoperplessità come da parte del fisico Bruno Coppi (prof. al MIT di Boston).La fusione fredda che dopo l’esperimento del 1989 è rimasta un puntointerrogativo.Politica dell’acquaRiduzione della disponibilità dell’acquaQuella potabile è risorsa fondamentale per la vita. La sua distribuzione èdisomogenea rispetto le necessità ed è sempre minore in relazione allo sviluppodemografico.Nel tentativo di accordi fra gli stati è sempre presente un conflitto basato surapporti di forza e la penuria d’acqua è anche fattore strategico nei conflitti tra leparti.L’acqua esistente: 1.4 miliardi di km3 di cui 97,5% acqua salata e 2,5% acquadolce (35 milioni di km3).

Dove si trova e come si rinnova l’acqua dolce:ghiacci polari da 1.000 a 16.000 anniacque sotterranee da giorni a migliaia di annilaghi da 1 a 1.000 annizone umide da mesi ad annifiumi da 10 a 30 giorniMa la parte per usi antropici è pari a circa 100 milioni di km3 e si trova concentratain massima parte nell’emisfero settentrionale.RinnovabilitàSi ha con il ciclo idrogeologico di evaporazionePrelievo: acqua subito restituita al ciclo idrogeologicoUso: acqua che a seguito del suo uso non si rende disponibile per il cicloidrogeologico (evaporazione, assorbimento piante, usi industriali, ..)La differenza influisce poco sulla quantità, ma piuttosto sulla qualità e sulsuccessivo riuso.Esempi: nell’E.U. e USA circa il 46 % dell’acqua è usato per il raffreddamento dellecentrali elettriche che dopo il suo uso è ancora disponibile.Nel campo dell’agricoltura e industriale c’è il pericolo dell’inqui-namento dellefalde per pesticidi e diserbanti che per residui industriali.Prelievi pro capite giornalieri:anno persone prelievo km3 prelievo litrimil. complessivo pro capite1700 680 110 4381900 1634 580 10002000 6236 4130 1835Valori non personali, ma complessivi di tutte le applicazioni industriali e agricole.La rinnovabilità: si hanno i seguenti momenti:stress se è < 4600 l/giornopenuria < 1000crisi < 500

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La disponibilità rinnovabile D è data daD = P * S – Ep * S + (M – V)P livello medio precipitazioniS estensione territoriale (costante)Ep condizione di evaporazioneM – V acqua in ingresso ed uscita dal territorioDividendo questo valore per la popolazione del territorio si ottiene la disponibilitàpro capite. Mentre l’offerta (disponibilità) sembra praticamente costante,aumenta invece rapidamente la domanda per incremento della popolazione,delle esigenze agricolo-industriali, per l’urbanizzazione.Un altro problema si pone con l’”accesso ad acque sicure”Mancata sicurezza: In Europa il 2%; in America Latina e Carabi 5% ed in Africa al15% e i Asia al 80%.In termini di accesso limitato a servizi idrici di base queste percentuali cambianoper l’Africa al 27% e per l’Asia al 66%. Per acceso limitato si intende la disponibilitàa 15 minuti di cammino per avere almeno 20 litri.Il Diritto all’Acqua assume anche aspetti giuridici. Numerose le strutture cheoperano in tal senso: Forum mondiale per i diritti economici e dell’acqua,Consiglio mondiale dell’acqua, manifesto per il contratto mondiale dell’acqua incui si ribadiscono i concetti che l’acqua è un bene vitale, patrimoniale, comune emondiale.Partiti nel 1970, ci si propone oggi con una “Cultura della Responsabilità” di ridurredel 50% (1.1 miliardi di persone) il numero di quelli che non hanno accessosufficiente all’acqua.

Profughi ambientaliLa disuniformità delle risorse energetiche e di risorse primarie quali l’acqua el’aumentato delle esigenze delle popolazioni porta a migrazioni verso “ambienti”più accettabili per la vita.Si deve a Norman Myers (1995) la trattazione di questo problema illustrato nel libro“Esodo ambientale. Popoli in fuga da terre difficili”Nel 2003 Peter Singer scrive in merito a “One World”. L’etica della globalizzazione”sviluppando un concetto già espresso negli anni ’60 dall’olandese MarshallMcLuhan in “War and Peace in the global Village”.Ci si deve rivolgere non solo alle nostre risorse naturali ma bisogna far ricorsoanche alle risorse morali.Ritrovando le origini del passato che un gruppo umano trova l’energia peraffrontare il suo presente e progettare il suo futuro (Edgar Morin 1999).È essenziale studiare il contributo della scienza e della tecnica al pensiero e inserirequesto contributo nella narrazione teorica.Il mutare della scienza in un’attività socialmente responsabile è solo ai suoi inizi. Èquesto uno dei più radicali rivolgimenti della storia umana ed è pertantoindispensabile che venga ampiamente discusso e compreso (cit. Koirè 1971).

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La dimensione della dimenticanza delle teorie invecchiate o superate fa perderetutto il percorso logico che si tesse con l’ambiente e l’epoca in cui le teorie sonostate fondate.Durante il Rinascimento si avverte il desiderio di conquista e di controllo dellanatura per mezzo della scienza. Inizialmente l’atteggiamento era di sottomissionerispettosa della natura per implicazioni in campo religioso.Dopo la lunga serie di guerre di religione nei secoli XVII e XIX subentrano le guerreper motivi economici.Questo porta all’intreccio degli interessi economici mediante il finanziamento deinuovi laboratori di sperimentazione, di impiego di tecniche dei nuovi materiali afini pubblici e privati.Nella seconda metà del settecento l’Inghilterra è il centro nevralgico da cuiprende l’avvio la rivoluzione industriale, ma non è là che maturano gli indirizzididattici e di ricerca volti a rendere concreta l’integrazione fra scienza e tecnica.Si sviluppano sì le prime tecnologie nel tessile e manifatturiero e poi nei trasporti estrutture di comunicazione, ma solo nel secondo ‘800 nascono i centri di cultura.È invece in Francia con l’Ecole Polytechnique del 1795 che diventa fucina ditecnici per le trasformazioni socio economiche non solo per i francesi ma ancheper i giovani di tutto l’Europa.Questo modello si diffonderà a Torino e Milano nel 1800 e nel1830 in Germania.In quel periodo la mutazione degli indirizzi didattici avviene anche in Inghilterra aOxford e Cambridge.Ludovico Geymonat (1908 – 1991) osserva anche la grande rivoluzionenell’istruzione delle masse che ha portato molti giovani, selezionati tramiteconcorso, allo studio universitario tenendoli poi severamente impegnati. A questocontribuì anche lo Stato e l’università tornò ad assumere un rilievo di primo pianonella società francese.Nella scuola preuniversitaria nascono accanto ai ginnasi anche gli istituti tecniciindustriali e commerciali creando una concreta connessione tra scienza etecnica.

Il rischio nucleare – il Progetto Manhattan6 agosto 1945, ore 8.15: il B-28 Enola Gay sgancia su Hiroshima la prima bombanucleare seguita da una seconda il 9 agosto a Nagasaki.Si apre una nuova eranello studio del rischio e della Responsabilità: una correlazione tra “potenza” e“responsabilità etica spinta” per le gravi minacce ed estreme conseguenze suidestini delle popolazioni future. È l’esempio di come si passa dalla little sciencealla big science prima per finalità militari, poi per finalità energetiche.L’approccio:Germania, 1938: Otto Hahn scopre il processo di fissione (ossia scissione) delnucleo di uranio che si traduce, in due anni, in una applicazione tecnologica ingrado di sprigionare una potenza devastante senza precedenti.Le ricerche i campo nucleare erano già iniziate agli inizi del 1900 ed è ben primadel 1938, che il drappello di fisici di Via Panispena a Roma , guidati da Enrico

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Fermi, realizza la prima reazione controllata. Le considerazioni sullo sviluppo diquesta nuova forma di energia sono condizionate dalla possibilità di Hitler direalizzare questo ordigno bellico e sono affrontate da tre scienziati ungheresirifugiati in America (Sziland, Wigner e Teller); assieme a Einstein si adoperano perfar giungere a Roosevelt una lettera frutto di un grande dibattito interiore.Einstein, nel 1952, ricorderà che “La mia parte nella costruzione della bombaatomica è consistita in un unico atto: firmai una lettera per il presidente Rooseveltin cui facevo presente la necessità di esperimenti su vasta scala per verificare lapossibilità di produrre una bomba atomica. Ero pienamente consapevole deidanni terribili che sarebbero stati arrecati all’umanità in caso di successo. Ma lapossibilità che i tedeschi stessero lavorando al medesimo problema con qualchepossibilità di successo mi obbligò a compiere questo passo. Non potevo far altrosebbene fossi un convinto pacifista). (Greco 1995). Roosevelt decide di proseguireanche se dal 1939 al 1941 questo rimane un progetto di studio.

Dopo l’attacco a Pearl Harbour del 7 dicembre 1941 gli americani cominciano aprendere in considerazione la minaccia delle scoperte dei tedeschi.Nel 1943 a LosAlamos in Messico, su indicazione di Oppenheimer, si insedia il primo nucleo difisici. La bomba è considerata una “minaccia estrema” temendo che questapossa innescare una reazione a catena non controllata che interessi tutta labiosfera. Man mano che si procede nel progetto aumentano le preoccupazionitanto che gli scienziati inviano al presidente USA una nuova nota che illustra lepossibili conseguenze.Probabilmente Roosevelt muore prima di leggerla.Truman istituisce un “Interim committee” per valutare le opportunità militari epolitiche della bomba.Sziland, nel tentativo di indirizzare le coscienze, redige una terza petizione firmataanche da altri per scongiurare l’uso della bomba, e se del caso, solo dopo averdato chiara dimostrazione della sua potenza. Questa nota, inoltrata per viagerarchica, non raggiungerà mai Truman, ma solamente l”Interim Committee”che però si esprime a favore dell’uso della bomba.

Il 16 luglio 1945 viene effettuato un primo esperimento ad Almagonda;contemporaneamente è in corso la Conferenza di Posdam che sanciscel’ultimatum a Tokio, ultimatum che viene respinto. Ma quindici giorni dopo, il 1°maggio 1945 con l’occupazione di Berlino ed il suicidio di Hitler, la guerra in Europaè conclusa: il Giappone è isolato.Ciò nonostante, per piegare le ultime resistenze del Giappone e porre fine allaguerra, tre mesi dopo la resa della Germania viene deciso di sganciare duebombe nucleari, la prima su Hiroshima (6 agosto) e la seconda su Nagasaki (9agosto) con gli effetti disastrosi sia immediati che a lunghissimo tempo.

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Nagasaki – The day after

Ma oltre ai danni immediati e persistenti nel tempo causati dalle due bombe, unaltro problema appare nello scenario politico mondiale: la divisione in blocchi, laguerra fredda e la corsa agli armamenti nucleari. Gli scienziati si disgregano: Tellersi ritira, Openheimer, dimes-sosi da direttore del progetto, affiancato da EnricoFermi e Isador Rabi, tenta di operare all’interno delle istituzioni opponendosi allabomba a fusione ritenendo che quanto in atto è sufficiente per una funzione dideterrenza. La bomba a fusione sarà sperimentata nel 1954 nell’atollo di Bikini.In chiave etica è importante la riflessione di Segré:“ Il fatto che non esistano limiti al potere distruttivo di quest’arma fa si che la suasemplice esistenza e la conoscenza di come fare per costruirla costituisce unpericolo per l’intera umanità. È indiscutibilmente una cosa malvagia daqualunque punto di vista la si consideri” [1987].

Per fortuna non si sono più utilizzate armi nucleari, ma la loro presenza comportaoggi il grande problema della loro neutralizzazione e dismissione.L’eredità lasciata dal Progetto Manhattan riguarda nella sua essenza, al di la dellearmi atomiche, l’emergere di una nuova sfida per l’umanità: ridefinire il modo diconcepirela responsabilità dell’agire umano in rapporto al suo “universo sociale eambientale”.È una sfida antica; resa estrema sessant’anni fa e ancora più estrema ai giorninostri.Con Hiroshima si entra nell’era post moderna, nell’era della “società del rischio“ incui l’aspetto ambientale si rivela punto centrale di ogni trattazione.

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La questione ambientale

Ulrich Beck affermava nel 1986 [poco prima del disastro di Chernobil] che con lacrescita esponenziale delle forze produttive si liberano rischi potenzialiautodistruttivi in dimensioni oggi sconosciute di fronte ai quali la capacità diimmaginazione dell’uomo appare inadeguata.Ma la crescita di coscienza avviene per stadi molto lenti:1970: Intreccio tra l’incremento demografico e i limiti dello sviluppo1980: Contaminazione della bassa atmosfera, acqua e sottosuolo nonchéincidenti di petroliere e impianti industriali1990: I problemi vengono recepiti; sievidenzia l’effetto serra, la trasformazione degli asseti energetici mondiali, lalimitata disponibilità di acqua dolce, la perdita di patrimonio forestale, bucodell’ozono, erosione e desertificazione.Sono mutamenti che implicano:

incremento ed equilibri demografici l’acutizzarsi di implicazioni sanitarie a causa della contaminazione della

bassa atmosfera, delle acqua e del sottosuolo l’elettrosmog le nano tecnologie l’ingegneria genetica, settore medico, farmaceutico e agrario, OGM.

In Italia le riflessioni di Beck arriveranno solo nel 2001 !!Se prima la natura era un rischio per l’uomo, oggi è l’uomo un rischio per la naturae per se stesso.

Molti gli scrittori: Rachel Carson (1961) con “Silent spring”, Donatella e DenisMedani (1972) “The limit of growth” a cui segue il pensiero di Eric Fromm cheevidenzia che si è posto per la prima volta il pensiero di carattere etico non giàcome conseguenza di credenze morali, ma bensì come conseguenza di analisieconomica.Nel The Global Report to President (Carter) del 25/5/1977 si afferma che I problemiambientali non si fermano ai confini nazionali … avviare studi sui probabilimutamenti della popolazione mondiale, le risorse naturali e l’ambiente chepotranno avvenire entro la fine del secolo. Questo servirà ì come base della nostrapianificazione a lungo termine.

R. Reagan, succeduto a Carter, lasciò cadere questi concetti che però eranoconclamati. Il Rapporto Brundtland del 1987 proclamò il concetto dell’uso dellerisorse naturali e ambientali in modo tale che i bisogni delle attuali generazionivengano soddisfatti senza compromettere la possibilità delle generazioni future disoddisfare i propri. Nello stesso anno veniva firmato il Protocollo di Kioto e a Parigila “Dichiarazione sulle responsabilità delle generazioni attuali rispetto a quellefuture”.

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Antropocene nella nostra era.(termine recente che definisce l’attuale rea geologica in cui l’uomo e le sueattività sono i principali fautori delle variazioni climatiche).

Nel 1992 più premi Nobel hanno espresso il pensiero che gli esseri umani e lanatura si trovano in rotta di collisione. La capacità della terra a provvedere aduna quantità crescente di persone ha un limite …. e ci stiamo avvicinandovelocemente a molti limiti della Terra. Non rimangono che pochi decenni primache vada perduta l’opportunità di allontanare le minacce che incombono su dinoi e che venga compromessa oltre misura la prospettiva per l’umanità.

Come definisce il filosofo Ludovico Geymonat, la definizione di antropocene sipresta a ricondurre la sostanza dei problemi da un piano sovrastrutturale(inquadramento di concetti generali delle società) ad un piano strutturale deifondamenti etico culturali riguardante i temi della responsabilità umana,ritornando così a far dipendere l’essenziale come sempre dall’uomo al quale variconosciuta la facoltà più radicata e meno cedibile di pensare, giudicare escegliere di fronte ad un quadro di possibili iniziative e soluzioni.Quindi i concetti di coscienza dei pericoli, delle responsabilità verso le generazionifuture e delle relative precauzioni e della coscienza di responsabilità devonocrescere contemporanea-mente e non sfasati tra loro sia nell’ambito di una solasocietà che in una visione globale degli altri che hanno culture, esigenze etradizioni diverse.

È importante quindi l’ “evoluzione scientifica e ambientale” ed il “modo dipensare” delle genti. Albert Einstein, relativamente ai foschi avvii dell’era atomica,affermava: La potenza scatenata dall’atomo ha cambiato ogni cosa tranne ilnostro modo di pensare …. Se volgiamo che il genere umano sopravviva, èindispensabile un modo di pensare radicalmente nuovo”. Si è già visto lo sviluppodel pensiero filosofico dal 1600 ad oggi con il passaggio dalla ricerca centratasulle verità essenziali a quella che con Galileo è chiamata innovazione che spostal’interesse ai metodi ed alle finalità della conoscenza.Cioè si comincia ad interessarsi dei rapporti causali (causa ed effetto) e non piùdelle finalità (rapporto tra fine e mezzo).

Si perviene più avanti ai concetti diCultura premoderna: conoscenza organicistica (connessione coordinate di varieparti nel tutto) e animistica (governo della metafisica)Cultura moderna quale sistema meccanicistico perfetto che come scrive Kepleroè quello di dimostrare come la macchina celeste debba essere assimilata non adun organismo celeste, ma ad un orologio.

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Per Descartes scienza e filosofia restano integrate anche se c’è unaschematizzazione in due campi:

Lo spirito (res cogitans)La materia (res extensa)

E riprende il concetto di Newton per cui l’universo è una macchina che funzionasecondo leggi fisiche comprensibili e rappresentabili attraverso il ricorso allamatematica (riassumendo il pensiero di Galileo e Keplero.Si giunge al principio di Evoluzione inteso come trasferimento del pensierodell’uomo dalle categorie morali alle categorie scientifiche: dal bene albenessere, dal male alla malattia, dalla verità alla statistica. Viene stravolto ilconcetto Baconiano dell’utilità della natura per l’uomo che si trasforma nell’uomopadrone e possessore della natura con una artificilizzazione della natura stessa(Sermont, 1967).

Nell’emergente era industriale, fino agli anni 1950, l’ambiente naturale finisce peressere considerato un insieme di risorse fra loro pive di qualunque legame eco-sistematico, da sfruttare in considerazione degli interessi socio-politico economici.Ci si rende poi conto che l’appropriazione della natura porta al degrado;Konrad Lorenz nel 1983 scriveva: In questo momento le prospettive dell’umanitàsono cupe …. Essa è minacciata da una morte lenta a causa dell’inquinamento edi altre forme di distruzione dell’ambiente nel duale e del quale vive ….Molti filosofise ne sono resi conto e la consapevolezza che la distruzione dell’ambiente e ladecadenza della civiltà vanno di pari passo è scritta in molti libri.

Anche Hans Jonas si esprimeva con Mai tanto potere è stato accompagnato dauna così scarsa capacità di indicarne l’uso migliore. Le cause: sono molteplici, traqueste quella della frammentazione dello studio in discipline elementari il che faperdere l’unità dei concetti generali. La iper specializzazione impedisce di vedereil globale (che frammenta in particelle) così come il l’essenziale (che dissolve). Orai problemi essenziali non sono mai frammentari e i problemi globali sono semprepiù essenziali. Così più i problemi diventano multidimensionali, più si è incapaci dipensare la loro multidimensionalità e più la crisi progredisce, più progrediscel’incapacità di pensare la crisi; più i problemi diventano planetari, più essidiventano impensati. (Morin 1999).

La rinascita dell’Etica e sviluppo del senso di responsabilità ambientale

La questione ecologica può configurarsi come un problema tecnico scientifico,ma anche come problema etico, una questione etica propria di questo inizio delterzo millennio. Si deve pensare alla rivoluzione tecnico scientifica (dell’azione) ealla rivalutazione dell’etica (della coscienza). Con la domanda etica le scienze,nella figura ultimativa della tecnica, tornano a casa, cioè tornano al problema

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della filosofia donde erano nate. La tecnica segna così il ritorno della filosofia, cuiè presumibile che sempre più assisteremo in futuro. (Carlo Sini 1992)Le tre fasi del lento processo di riaffermazione dell’etica

• Un nuovo modo di guardare la natura• Riflessione sulla potenza della tecnica• Riflessione sulle responsabilità intergenerazionali

Ma parlando di ecologia va ricordato il significato del temine “discorso sullacasa”Aldo Leopold (docente di Wildlife management alla Wisconsin University)propone una interessante sequenza:al primo stadio l’etica si interessa del rapportodegli uomini con gli altri uomini con il compito di favorire la restrizione delle libertàindividuali a favore di criteri cooperativi e di reciproco rispetto. Nel secondostadio l’etica si allarga dai rapporti interpersonali quelli fra individui e istituzionisociali.Nel terzo, etica della terra, l’interesse dell’uomo verso gli esseri non umani e cioègli animali, piante e tutti gli elementi naturali. Cioè vi deve essere uncoinvolgimento totale di tutte le realtà esistenti, legate tra loro da connessioni chenon vediamo o non volgiamo vedere per puro spirito egoistico.L’uso della terra, che non ci appartiene, non reclude l’uso delle risorse , ma nondeve ledere il loro diritto di perpetuare la loro esistenza sempre e comunque allostato naturale. L’Homo sapiens non come conquistatore, ma come cittadino diuna comunità. Va fatta chiarezza tra la scienze ecologiche (la eco-filosofia) e imovimenti ecologisti (movimenti d’opinione) ai quali vengono attribuiti dei meritima va anche rilevata la loro cristallizzazione e generalizzazione delle posizioni inmodo tale da esporle ad accessi dogmatici e ideologici.

Due le correnti di pensiero che si affacciarono già nell’ottocento:Il Preservazionismo (o protezionismo) promosso da John Muir (1838-1914) giàpresidente del Sierra club di san Francisco: propugna l’istituzione dei cosiddetti“santuari naturali” sia dei territori che degli animali. Il primo parco è quello diYellowstone, poi Yosemite, General Grant, Sequoia Nat. Park e Mount Reiner.Il Conservazionismo: viene promosso da Gifford Pinchot (1865-1946) cheincoraggia l’uso saggio e una gestione scientifica delle terre federali riuscendo aconquistarsi il sostegno di Roosevelt. La sua opera viene ascritta nell’ambito di unapolitica di mediazione tra lo sfruttamento illimitato e la protezione assoluta (criteriodella conservazione per il futuro nel campo dello sfruttamento delle foreste).

Se questi concetti erano propri della fine ottocento, nel novecento Heidegger,Guardini e Gehlen evolvono questi pensieri. Martin Heidegger rifletteva: Inun’epoca in cui anche l’ultimo angolo del globo è stato conquistato dalla tecnicaed è diventato economicamente sfruttabile, la decadenza spirituale della Terra ècosì avanzata che i popoli rischiano di perdere l’estrema forza dello spirito, quellache permetterebbe di valutare come tale questa decadenza. La potenzadella tecnica che dappertutto, ora dopo ora, … incalza, trascina, avvince l’uomodi oggi: questa potenza è cresciuta a dismisura e oltrepassa di gran lunga lanostra volontà, la nostra capacità di decisione perché non è da noi che procede.

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Da queste nozioni discende il concetto di pericolo: Il pericolo non è la tecnica.Non c’è nulla di demoniaco nella tecnica, c’è bensì il mistero della sua essenza.

Citando due versi del Pathos di Holderling, Heidegger ricorda che là dove c’è ilpericolo, cresce anche ciò che lo salva.

Romano Guardini è più pessimista: l’uomo ha il potere sulle cose, ma non ha,esprimiamoci con maggior fiducia, non ha ancora potere sul proprio poter …. Lascienza e la tecnica hanno reso le energie della natura e quelle dell’uomodisponibili a un tale grado che possono avvenire distruzioni di proporzioniimprevedibili, acute o croniche …. Da ora in avanti e per sempre l’uomo vivrà aimargini di un pericolo che minaccia tutta la sua esistenza e continuamentecresce.

Arnold Gehlen da una posizione un po’ diversa: La crisi dell’uomo post modernonon è tanto da esaminare alla luce di un fenomeno di decadenza spiritualeindotto dagli avanzamenti del paradigma tecnico scientifico quanto e piuttostoalla luce di una prospettiva storica di ampio respiro entro cui la crisi si configuracome la conseguenza di un’epoca di transizione.Da quanto sopra nasce la riflessione sulla responsabilità.Max Weber, considerato il “padre delle scienze sociali”, introduce i concetti dellaetica della convinzione e etica della responsabilità: la prima fa riferimento alleintenzioni, la seconda impegnata verso le conseguenze dell’azione. Si perviene alconcetto di etica applicata (bioscientifica, economica, e ambientale).Ma ancor più importante è il concetto della responsabilità intergenerazionale.

Si sviluppa dal 1970 dopo l’allentarsi dell’angoscia nucleare e il progressivoaffermarsi delle ansie per la crisi ecologica. Il pensiero educativo e l’universitàdevono essere impegnati nell’opera di formazione della coscienza ecologica perdare vita a una cultura quale strumento per modificare la realtà. Se l’uomoacquisisce il potere di interferire nei processi della biosfera causando processicatastrofici ed irrevocabili, deve riconoscere un’urgenza etica che fa capo alPrincipio di responsabilità.Jonas afferma che le nuove forme e le nuove dimensioni dell’agire esigonoun’etica della previsione delle responsabilità altrettanto nuova; un’etica dellaresponsabilità a lunga portata che nessuna trasgressione attuale ha giàevidenziato nella realtà.

Il principio di precauzione:Nel caso di eventi suscettibili di effetti dannosi gravi e irreversibili, misure adeguatee rimedi debbono essere adottati anche quando non si dispongono di prove e/osoluzioni scientifiche certe. Il rapporto di complementarietà tra responsabilità eprecauzione si coniuga nei termini di pensiero ed azione. O come dice BenedettoCroce nasce per fini pratici ed è un momento della dialettica del fare. In altre

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parole il principio di complementarietà si basa sul problema di coscienza che sisviluppa dal principio di responsabilità verso il principio di precauzione conl’adozione di “misure adeguate” per l’azione stessa.

Paura e fiducia non sono due poli contrastanti ed opposti, sono piuttosto aspetticoscienti del proprio essere fiducioso nelle proprie capacità intellettive nel saperguardare avanti ed agire di conseguenza (accettare i maggiori costi perrealizzare costruzioni antisismiche laddove ciò è necessario; ad esempio ladefinizione delle zone sismiche del territorio).

Pensiero laico e pensiero cattolicoTroviamo forti indicazioni di quanto detto anche nelle azioni e nei discorsi del capodella chiesa cattolica da Paolo VI a Giovanni Paolo II con il “discorso ai giovani(1987) e dello stesso anno l’enciclica “Sollecitudo rei socialis”

Dal rapporto etica – economia alla responsabilità di impresa

Oggi gli economisti si sono fatti portavoce di una nuova visione secondo cui eticaed economia sono un binomio inscindibile.L’etica è destinata a giocare un ruolo sempre più importante nell’economia ed ilrapporto etico – economico è chiamato a calarsi nella prassi applicativa e adinvestire in pieno le attività d’impresa in quanto proprio queste riassumonol’intreccio attuale tra scienza – tecnica – economia.W. Evans e E. Freman nel “Astakeholder theory of the modern corporation” affermano che la responsabilitàdel manager non può riferirsi ai soli azionisti (shareholders) ma ad una più ampiaschiera di interlocutori pubblici e private dell’impresa stessa.

Nel 2002 a New York, durante il Word Economy Forum, 36 responsabili dimultinazionali dell’industria hanno firmato un documento in cui al centro della loroattività non c’è solo il profitto ma anche l’attenzione al sociale e all’impattoambientale.Solo nel 1970 Milton Freeman aveva invece affermato che c’è solo una solaresponsabilità per l’impresa: fare profitto!È negli ultimi anni che si vanno via viaaffermando non solo nelle istituzioni ma anche nelle industrie e nelle associazioniconcetti di Sviluppo Sostenibile (1987), di CSR – Corporate Social Responsibility(2001).Tutto questo porta a definire le performance ambientali e sociali con opportunitàper l’economia di impresa.

I paesi che hanno le più aggressive politiche ambientali sembrano essere quellipiù competitivi e con maggior successo economicoLa tutela dell’ambiente si configura sempre di più non come un costo o un vincoloma come un’opportunità di sviluppo.

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Un Business plan può essere: Assunzione di responsabilità come basilare riferimento attraverso cui le

imprese chiedono al mercato di essere valutate Sostenibilità come opportunità per le imprese Trasparenza come impegno Partnership con enti pubblici e ONG come via principale da perseguire.

ETICA DI IMPRESA E VALORI DI GIUSTIZIA 2

Breve estratto

Nella metà degli anni Settanta nasce negli Usa un movimento insieme scientifico e diopinione (per il ruolo che in quel paese hanno le grandi università, al crocevia tramondo della cultura e mondo dell'economia) che pone all'ordine del giorno ilproblema della Business Ethics o «etica degli affari».Alla radice di questo processo sta la considerazione diffusa che l'impresa possaessere considerata non soltanto come una «persona giuridica», ma anche comeuna «persona morale» e che il suo comportamento possa essere soggetto a normeprescrittive e non soltanto descritto e interpretato dal punto di vista analitico.Manifestazione di ciò sono i cosiddetti «codici di impresa» che fissano regole moraliper coloro che in essa agiscono, in una continua mescolanza tra richiami alle leggivigenti e appelli a una deontologia che ha per oggetto i soggetti individuali e collettivicon cui l'impresa interagisce. In essi si decantano i presupposti culturali sui qualipoggia la Business Ethics: un'applicazione di taluni principi dell'etica filosofica allagiustificazione delle pratiche economiche che si svolgono nelle società contemporanee.

Uno dei problemi più importanti della definizione dell'etica rispetto all'impresa èquello relativo al rapporto che si istituisce – nel campo dei valori – tra l'impresacome organizzazione e l'oggetto che ne definisce e ne precostituisce i cosiddetti dilemmimorali.

Se si guarda invece all'impresa non come attore unitario, ma come associazione dipersone morali, ebbene, i dilemmi etici promanano dal rapporto che si instaura tra lapersona e l'organizzazione, ossia dal rapporto che ciascuna persona instaura con lealtre nei sistemi di ruoli, di potere, di autorità e in merito agli obiettivi che, di volta involta, nel conflitto e nella cooperazione, vengono perseguiti.

Ciò induce alla consapevolezza dell'esistenza di due paradigmi conciliabili spessosolo nella pratica e non sempre nella sfera dei valori: l'obbedienza ai valori dell'azionistacome accettazione; la ricerca di una autodefinizione di un sistema di responsabilitàsociali plurime e multifattoriali come impegno continuamente da ricercarsi. Quanto più laconciliazione sopra detta è problematica, tanto più può prodursi negli attoridell'impresa un disagio morale, che può giungere a non trovare in essa dei valoricondivisi. Nasce allora la cosiddetta «anomia morale» del soggetto, ossia l'assenza –nel rapporto con il sistema organizzativo – di qualsivoglia identificazione etica.

Tanto più forte, invece, è l'interiorizzazione della missione indicata dal vertice di-

2 Giulio Sapelli – Etica di impresa e valori di giustizia – il Mulino 2007

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rettivo – e di essa si chiede una chiara esplicitazione a livello di cultura dell'impresa– tanto minori sono i comportamenti opportunistici e le cadute di autorità.

Esse si verificano, non a caso, quando non si forma «un fuoco di convergenze»sulla leadership delle aspettative delle persone coinvolte dal ruolo autoritativo.

Identificazione, lealtà, comunicazione sono, insieme, i valori più agognati e lerisorse organizzative identificate come le più importanti.

L'indicatore più immediato della congruenza etica tra persona e organizzazioneè la condivisione nell'impresa della valutazione dell'equità di un sistema di premi epunizioni che gratifichi i meritevoli e castighi chi non lo è. Questo è l'orizzonte chetenacemente si ricrea del «desiderio morale», così come la deontologiadell'eccellenza della prestazione è il paradigma fondativo di una professionalitàcome moralità irrinunciabile, che vediamo sempre rinnovarsi nella totalità delleimprese competitive.

I sistemi di carrier (relazione e controllo personale) e di package (relazione econtrollo impersonale) dell'impresa possono operare eticamente, ma non sono néesaustivi né totalizzanti. Di qui una potenziale «anomia etica funzionale» e unaclassificazione più o meno intensa dei processi di identità tra persona eorganizzazione nel corso della vita aziendale, che può coincidere più o menointensamente con il ciclo di vita del soggetto. Da ciò discende la necessità diriconoscere una pluralità di valori etici attivi e presenti nell'impresa che proprioper questo è, in primis, per l’approccio analitico, associazione di persone morali.

Si può dire similmente per quanto possibile per la cultura, che l'etica nell'impresaè costituita dalla pluralità delle esperienze e dei patrimoni etici delle persone chenell'impresa operano, mentre l'etica dell'impresa è costituita – quando può realizzarsi– dal comune riconoscimento di tutti gli attori in un patrimonio di valori che sonointimamente connessi alla strategia e al ruolo svolto dalla leadership.

Esiste poi una terza dimensione, molto più complessa e sino a ora negletta neglistudi e nella riflessione. Essa è quella della motivazione etica all'agire nell'impresa eche è intimamente connessa a una nuova formulazione personalistica del problemamorale nelle organizzazioni economiche contemporanee.

Nella società è possibile realizzare l'elaborazione di principi di cooperazione chesiano neutrali rispetto a diverse concezioni di ciò che è bene, perché altrimenti sa-rebbero in perenne e distruttivo conflitto tra loro. Questo deriva dal fatto che nelsistema politico societario gli attori non portano ascritto uno specifico modello di ciòche è bene, perché i valori universali dell'uguaglianza dinanzi alla legge e i principidella cittadinanza valgono – o dovrebbero valere – quali che siano i valori più intimi.

INTRODUZIONE AL CSR Solidarietà

La solidarietà è l’opposto di individualismo – egoismo - egocentrismo ... edunque anche di consumismo e materialismo.

Implica considerare, tener conto, avere cura e attenzione di qualcuno/qualcosa- che è “altro” da noi e con cui si è solidali.

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Una economia solidale non è solo possibile, bensì in una certa misura necessaria…La solidarietà però non una delle assunzioni di base della teoria economicapredominante, anzi i suoi opposti lo sono.Parlare di economia solidale dunque vuol dire muovere in modo significativo dapresupposti diversi, altri, da quelli della teorizzazione economica prevalente, inparticolare dall’approccio detto della “scelta razionale”.

- consente di utilizzare in buona misura anche i due secoli di riflessione(costruzione/perfezionamento) sul paradigma neoclassico per evidenziare il sensoprofondo di questa realtà e per indagare sui suoi fondamenti logici ed etici.

- richiede di confrontarsi seriamente con queste riflessioni anziché “dare perscontato” il suo superamento, e magari esserne poi fortemente condizionati nellavita quotidiana ed emerge la necessità di rivisitare le fondamenta del pensierosolidale.

CSR - CORPORATE SOCIAL RESPONSIBILITY

ll passaggio dal Mcartismo, dove l’unica finalità dell’impresa è il profitto, alconfronto dell’impresa con il territorio e chi lo abita nella forma del CSR è un passomolto recente ma che trova radici in un’evoluzione sociale degli anni 1950.Deriva da un’idea anglosassone.Nel 2001 il Libro verde della Commissione Europea, definisce la CSR (ResponsabilitàSociale delle Imprese) “l’integrazione, da parte delle imprese, dellepreoccupazioni sociali ed ecologiche nelle loro operazioni commerciali e nei lororapporti con le parti interessate”. Il Ministero del Welfare propone un approcciovolontario alla CSR e, per diffonderla sul territorio nazionale, ha siglato conUnioncamere un protocollo d’intesa che prevede l’apertura di sportelli diinformazione e assistenza alla imprese presso le Camere di Commercio.

I Termini:SHAREHOLDERS: portatori (proprietari) di parti dell’impresa – azionistiSTAKEHOLDERS: portatori di interessi, una vasta categoria di persone o enti comead esempio i dipendenti, i consumatori, gli utenti, le istituzioni sociali (vederel’impresa come potenziale di occupazionalità per i lavoratori), i consumatori neiconfronti delle politiche aziendali di impresa e molto altro.

Cosa si prefigge la CSRÈ un’opportunità per le imprese per valorizzare le risorse umane, tutelarel’ambiente, rispettare un codice etico, rendersi disponibile a contribuire albenessere della comunità: tutto questo migliora la reputazione delle imprese econtribuisce a “creare valore nel tempo”, con effetti positivi sulla competitivitàaziendale.

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Crea dei benefici per la collettività: l’adozione di politiche sostenibili si traduce invantaggi per tutte le categorie di stakeholder e quindi per la comunità nel suoinsieme. La responsabilità sociale delle imprese (Corporate Social Responsibility oCSR) è un’espressione complessa che, tuttavia, nasconde un concettoestremamente semplice. La Commissione Europea definisce correntemente laCSR come “l’integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, dellepreoccupazioni sociali ed ecologiche nelle loro operazioni commerciali e neirapporti con le parti interessate.”

Corporate Social Responsibility per noi vuol dire ciò che le aziende possono fare,non ciò che devono fare. Si tratta di un’opportunità, non di un obbligo o di unanuova norma. In altre parole, prestare più attenzione ad alcuni aspetti sociali eambientali nelle operazioni che l’impresa compie può dare valore aggiuntoall’azienda stessa.

Molte piccole e medie imprese svolgono attività di CSR in maniera inconsapevole,senza conoscerne la definizione ufficiale e senza comunicare le iniziativeintraprese. Attraverso la promozione delle scelte vincenti compiute da terzi, sispera di convincere altre persone del fatto che essere socialmente responsabiliapporta concreti vantaggi economico-commerciali.

L’evoluzioneNel 2005 780 imprese interessate e 640 che ricevevano assistenza diretta.Nel 2006 sono stati raggiunti 2370 utenti di cui 2240 destinatari di servizi per CSRLaCSR si muove dal basso ed è un’esigenza che si avverte maggiormente laddoveesiste una radicata tradizione solidaristica.La vocazione solidaristica viene premiata con uno sconto sui premi dovuti all’Inail.Oltre che attraverso contatti diretti presso le CCIAA, c’è un’azione anche tramitela rete con 115.000 contatti nel 2006.

Le fasi di crescita per una CSR cresciuta. (da Il Sole 24-ore)

Le quattro fasi Informale – Corrente – Sistematica – Innovativa sono caratterizzateda una crescita via via più inserita nel tessuto sociale.

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Più in dettaglio:La prima fase – informale – È la fase dell’approccio molte volte non cosciente, puressendoci azioni sia nei confronti dei lavoratori (benefit, prestiti agevolati) o azioninei confronti della comunitàLa seconda fase – Corrente – Le imprese provvedono alle certificazioni ambientali

e di sicurezza e nei confronti del lavoratori. Il vantaggio è di costringere ilmanagement a porre attenzione a tutte le politiche in atto con gli stakeholders.Da qui possono emergere i cambiamenti da attuare: creazione di una chiaramission e strategy, di proporre una governance in linea con le attese ditrasparenza ed efficacia, di attuare una politica ambientale. Si stabilisce uncodice etico e si dotano di un bilancio sociale di sostenibilità.

La terza fase – Sistematica – intensificare le best pratics e intessere il dialogo congli stakeholders. Valutare a fondo le implicazioni delle proprie azioni utilizzando glistrumenti dell’analisi strategica e della catena del valore. Si formano quindi i pianidi nuove iniziative per le pari opportunità, l’articolazione della politica ambientale,di obiettivi socio ambientali, nei sistemi di valutazione e incentivazione deimanager (mbo – management by objectives).

La quarta fase – Innovativa – la coscienza del CSR è matura e le azioni sonoconseguenti. Un esempio: non si fanno più donazioni a pioggia ma l’azione èdiretta ad uno specifico obiettivo. Tutte le azioni promosse portano sia unbeneficio a chi le riceve ma anche all’impresa stessa che acquista in visibilità ed

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apprezzamento sul mercato e la domanda successiva è come integrare la CSRnella strategia di impresa.

Esempi positivi

Frank Ribaud della Danone (Francia)Fabbrica di yogurt in Bangladesh a low cost per la popolazione locale;Fondo di investimento a reddito limitato (3 – 4%) per gli azionisti, ad adesionevolontaria, per installare altre fabbriche in paesi poveri.

Marks & Spencer (Gran Bretagna)Nel 2007 ha deciso di diventare la società più verde del Paese con un programmadi 200 milioni di sterline da investire inEnergia verde nei negozi e nella Eliminazione di pesticidi e coloranti artificiali neglialimenti con tendenza a zero in 5 anniTutti i fornitori dovranno essere ecosostenibiliCoinvolgimento dei dipendenti anche nella loro vita famigliareLa percentuale dei consumatori per i quali la responsabilità sociale è un fattocritico è salita al 97%. La strada: coscienza sociale, istruzione, aiuti al terzo mondo,diventare “carbon neutral”.

Terna – trasporti di energia elettrica (Italia)Mira a far convergere esigenze industriali e esperienze ambientali.Opera nel rinnovo delle linee elettriche ora con minor impatto ambientale.

VodafoneOrganizzazione degli SMS solidali a costo zeroRiciclo di telefonini usatiTelefonini per non vedenti con software dedicati per navigare nei menùRas e AllianzPromozione di una fondazione a favore dei minori (Umana Mente: disabilitàcongenita intellettuale e disagio minorile)

Altre imprese si assicurazioneNel caso di contenziosi di valore ridotto, invito alla parte debitrice a versarequanto dovuto a favore di istituzioni benefiche

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Cantiere di Monfalcone: 1908 – 1912 Il rione di Panzano

Esempi negativi

Philips MorrisHa avviato una campagna che invitava i giovani a non fumare, ma nelcontempo promuoveva il fumo per gli adulti. È un caso di ipocrisia che il mercatoha penalizzato

MattelIn più riprese (anche 2007) ha violato i concetti etici e di sicurezza nella suaproduzione in Cina sfruttando prima il lavoro minorile e poi utilizzando prodotti nonconfacenti alla salute (suicidio del responsabile di produzione cinese).Ha operato,dopo il primo caso alzando l’età dei lavoratori da 16 a 18 anni e nel secondo casoritirando dal mercato tutti i prodotti non conformi.

DisneyAnche questa ha prodotto giocattoli con materiali pericolosi.

Coca ColaA seguito dell’assassinio di alcuni sindacalisti di una sua fabbrica diimbottigliamento in Colombia, ha rifiutato la presenza di una commissione dicontrollo. Come conseguenza la New York University e molte altre hannoboicottato la Coca Cola impedendo la distribuzione delle sue bibite nei campusuniversitari.

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Le certificazioniLa Cina è un paese che offre molte opportunità vantaggiose ma molte sono statele denuncie relative alle condizioni di lavoro , economiche e di sicurezza.Qualche cosa sta cambiando anche dopo il suicidio di cui sopra;il governo cinese ha una propria autorità per conformare le condizioni di lavoroagli standard europei.Pur non avendo sottoscritto il Protocollo di Kioto, la Cina si sta muovendo versomodalità di governo orientate allo sviluppo sostenibile. Le imprese cinesi, conl’apertura ai capitali stranieri, sentiranno sempre di più l’urgenza di unagovernance e di un controllo che tengano conto dei rischi e dei criteri applicati aimercati più selettivi in modo di riconoscere maggiore affidabilità alleorganizzazioni capaci di conciliare redditività e rispetto degli stakeholders edell’ambiente.

Il bilancio Sociale viene redatto dalle imprese in parallelo al bilancio economicodella società stessa.Partendo dal preventivo di bilancio sociale, cioè dai target diciò che ci si propone di fare in questo campo, si redige a fine anno e si presentaagli shareholders e ai stakeholders tutto quello che si è fatto analizzando i risultaticonseguiti nel periodo.È una verifica dell’impegno preso.

IL BILANCIO DI SOSTENIBILITÀLa visione sociale di una impresa, cioè della struttura di business, viene ancheestesa anche alle associazioni di ogni tipo specialmente quelle di “Service” quali iLions, i Rotary, Round Table, ALUT, Club 41, Junior Chamber, ….In questo caso non prevale l’aspetto economico, che comunque non è estraneo,ma soprattutto l’impegno personale dei soci.

ESEMPIOSERVICE n°_______Titolo del Service: ___________________________________________Breve descrizione: ___________________________________________

___________________________________________Destinatario del Service (Ente, Associazione o altro)___________________________________________________________Stima del numero di persone beneficiarie n° ________Costo totale sostenuto o previsto € ________Sponsor coinvolti in questo Services:a - _________________________________________________________b - _________________________________________________________c - _________________________________________________________Importo avuto da Sponsor € ____________Importo messo dal Club € ____________Numero Soci coinvolti n° ____________Numero indicativo di ore/uomo dedicate n° ____________