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NOTA DI SINTESI SULLA DEMOGRAFIA E L’ECONOMIA IN SICILIA 1. Una drammatica crisi demografica 1.1. ll rischio demografico: fra 20 anni la regione avrà più di 513mila abitanti in meno Tra 2013 e 2006 il numero di residenti in Sicilia era aumentato di 126.956 unità, ma a partire dal 2014 è iniziata una dinamica ben più negativa, che ha portato a perdere tra 2013 e 2017 quasi 68.000 abitanti. Senza significativi mutamenti di scenario, soprattutto grazie ai fenomeni di invecchiamento della struttura demografica, nel prossimo futuro si verificherà un calo consistente della popolazione regionale, segnando quasi 190mila abitanti in meno nel decennio 2001/2026 e oltre 322mila nel decennio successivo, per una contrazione netta nel ventennio 2016- 2036 di 513mila abitanti (-10,1%) Popolazione Var. % Var. Assoluta 2006 4.967.981 2013 5.094.937 2013/2006 +126.956 2017 5.027.000 2017/2013 -67.937 2026 4.866.096 2016/2020 -190.545 2036 4.543.565 2036/2026 -322.531 2036/2016 -513.076 Fonte: DemoSI-CRESME 1.2. 1.1. Pochi giovani, tanti vecchi: fra 20 anni i giovani saranno il 28% in meno di quelli di oggi, gli oltre 64 anni saranno il 66% in più Lo scenario demografico regionale evidenzia una flessione della popolazione giovane: negli ultimi 10 anni i residenti di età inferiore a 15 anni sono stati 79mila in meno, ma nel prossimo ventennio si stima una riduzione valutabile in oltre 196mila unità (-27,6%). Alla consistente riduzione dei giovani farà riscontro un netto incremento della popolazione anziana (65 anni e più), che dagli attuali 1,04 milioni giungerà a sfiorare gli 1,36 milioni di

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NOTA DI SINTESI SULLA DEMOGRAFIA E L’ECONOMIA IN SICILIA

1. Una drammatica crisi demografica

1.1. ll rischio demografico: fra 20 anni la regione avrà più di 513mila abitanti in meno

Tra 2013 e 2006 il numero di residenti in Sicilia era aumentato di 126.956 unità, ma a partire dal 2014 è iniziata una dinamica ben più negativa, che ha portato a perdere tra 2013 e 2017 quasi 68.000 abitanti. Senza significativi mutamenti di scenario, soprattutto grazie ai fenomeni di invecchiamento della struttura demografica, nel prossimo futuro si verificherà un calo consistente della popolazione regionale, segnando quasi 190mila abitanti in meno nel decennio 2001/2026 e oltre 322mila nel decennio successivo, per una contrazione netta nel ventennio 2016-2036 di 513mila abitanti (-10,1%)

Popolazione Var.%

Var.Assoluta

2006 4.967.9812013 5.094.937 2013/2006 +126.9562017 5.027.000 2017/2013 -67.9372026 4.866.096 2016/2020 -190.5452036 4.543.565 2036/2026 -322.531

2036/2016 -513.076Fonte: DemoSI-CRESME

1.2. 1.1. Pochi giovani, tanti vecchi: fra 20 anni i giovani saranno il 28% in meno di quelli di oggi, gli oltre 64 anni saranno il 66% in più

Lo scenario demografico regionale evidenzia una flessione della popolazione giovane: negli ultimi 10 anni i residenti di età inferiore a 15 anni sono stati 79mila in meno, ma nel prossimo ventennio si stima una riduzione valutabile in oltre 196mila unità (-27,6%). Alla consistente riduzione dei giovani farà riscontro un netto incremento della popolazione anziana (65 anni e più), che dagli attuali 1,04 milioni giungerà a sfiorare gli 1,36 milioni di individui, segnando oltre 321mila anziani in più (+66%). Nel 2036 la struttura per età della popolazione avrà 51 anziani ogni 100 abitanti in età lavorativa (15-64 anni), nel 2006 il rapporto era del 28%.

Dinamica delle popolazione giovane e anziana in Sicilia

0-14 anni Var.Assoluta Oltre 64 anni Var.

Assoluta2006 791.646 902.8302016 712.725 -78.921 1.039.428 136.5982026 609.974 -102.751 1.190.534 151.1062036 516.295 -93.679 1.361.076 170.5422036/2016 -196.430 321.648

Fonte: DemoSI-CRESME

1.3. L’inizio di una nuova fase migratoria

Dal 2002 al 2016 il saldo migratorio con gli altri comuni italiani è stato negativo per quasi , 153.000 unità, infatti sono arrivati dagli altri comuni italiani 1.264.084 persone, e se ne sono andate 1.416.948. Allo stesso tempo il saldo migratorio con l’estero ha visto entrare 264.854 persone dall’estero e emigrare 117.507 persone, con una saldo cumulato positivo di poco più di 147.000 unità. Dal 2002 al 2016 gli italiani sono diminuiti in Sicilia di oltre 148.000 unità e senza sostanziali mutamenti di scenario, nel prossimo ventennio il saldo migratorio degli italiani sarà pari a 357.000mila unità in meno, solo in parte compensato dalle quasi 100mila acquisizioni di cittadinanza da parte degli stranieri. In sostanza, i cambi di cittadinanza, in crescita per effetto del progressivo aumento della componente straniera di vecchio ingresso, contribuiranno a ridurre una perdita di popolazione che, già così problematica, sarebbe assai più rilevante. Per gli stranieri il livello dei flussi è previsto in crescita, giungendo da 9.300 unità l’anno a 11.800, ma il consistente incremento dei cambi di cittadinanza (da una media di circa 1.600 l’anno a 4.200), determinerà un bilancio complessivo che dalle 117mila unità del periodo 2002-2016, giungerà a 151mila nel ventennio.

Movimento migratorio in Sicilia , serie storica 2002-2016 e ipotesi di scenario 2017-2036

2002-2016 2017-2036Intero periodo Media annua Intero periodo Media annua

ITALIANISaldo migratorio -148.095 -9.873 -356.989 -17.849Cambio cittadinanza 23.860 1.591 99.488 4.974Saldo altri motivi 106.445 7.096 0 0Totale -17.790 -1.186 -257.501 -12.875STRANIERISaldo migratorio totale 139.211 9.281 235.086 11.754Cambio cittadinanza -23.860 -1.591 -84.417 -4.221Saldo altri motivi 2.001 133 0 0Totale 117.352 7.823 150.669 7.533Fonte: DemoSI-CRESME

Tra 2002 e 2016 in Sicilia anche le dinamiche del saldo naturale hanno avviato un percorso di inversione; se tra 2002 e 1016 sono morte poco più di 729.000 persone, ne sono nate quasi 720.00 , una contrazione importante ma contenuta. Il fatto è che, anche su questo piano, iniziano a mostrarsi dinamiche più negativa: il saldo naturale è cominciato a entrare nel terreno negativo già nel biennio 2009-2010, peggiorando costantemente negli anni successiva. Nel biennio 2015, 2016 le perdite, dovute a un saldo naturale negativo, superano le 8.000 persone annue. La variabile demografica diventano una componente di freno dell’economia e della sella società siciliana.

Sicilia: Movimento naturale , serie storica 2002-2016

NASCITE DECESSI SALDO NATUALE2002 51.234 46.068 5.1662003 51.899 48.554 3.3452004 51.728 44.718 7.0102005 50.791 46.904 3.8872006 49.940 45.979 3.9612007 49.186 48.286 9002008 49.837 47.762 2.0752009 49.217 49.529 -3122010 48.083 47.975 1082011 47.130 50.009 -2.8792012 46.314 51.243 -4.9292013 44.494 49.641 -5.1472014 44.876 49.665 -4.7892015 43.307 53.117 -9.8102016 41.641 49.989 -8.348

2002/2016 719.677 729.439 -9.7622011-2016 267.762 303.664 -24.690

Fonte: DemoSI-CRESME

2. L’ECONOMIA TENTA LA RIPRESA, TRAINATA DA CONSUMI PRIVATI E DAL TURISMO. RIPRENDONO GLI INVESTIMENTI INDUSTRIALI, MA NON QUELLI IN COSTRUZIONI. E IL DIVARIO CON IL RESTO DEL PAESE CRESCE

2.1. Attese di uscita dalla stagnazione nel 2017, ma l’economia regionale resta fragile: il PIL nel 2016 è ancora inferiore del 13,7% a quello del 2007, terza peggior performance nazionale

Nel corso del 2017 l’economia siciliana ha mostrato segnali di miglioramento, dopo la stagnazione del 2016 che aveva interrotto i primi tentativi di ripresa del 2015. Il ritado della Regione con il resto del Paese è andato però crescendo. Nel 2016, la regione Sicilia ha un prodotto interno lordo inferiore del 13,7% rispetto a quello registrato nel 2017, mentre in Trentino- Alto Adige siamo al +4,%; in Lombardia al -1.3%, in Campania al -10,5%, in Puglia al -9,5%. Solo Umbria (-16,1%) e Molise (-17,8%) hanno registrato una dinamica più negativa.

Grafico 1. Dinamica del PIL nelle regioni italiane: 1999-2016

Fonte: Elaborazione CRESME su dati Istat

Grafico 1. Dinamica del PIL nelle regioni italiane: 1999-2016

Fonte: Elaborazione CRESME su dati IstatNel 2017, secondo i dati ancora provvisori, si è però rafforzata la ripresa della domanda

privata, grazie ai consumi delle famiglie, sostenuti da un credito in espansione, e alla spesa dei turisti. Allo stesso tempo si sono registrati segnali positivi dal settore produttivo, ancora stagnante nel 2016. In base al sondaggio di Banca d’Italia, nei primi nove mesi del 2017, tra le grandi imprese industriali con oltre 20 addetti, è aumentata la quota di quelle con fatturato in crescita, si è

rafforzato l’andamento degli ordini e soprattutto sono migliorate le aspettative per il breve termine. Tale dinamica è sostenuta da una importante ripresa della domanda estera, specie quella rivolta ai prodotti petroliferi.

La maggiore domanda ha sostenuto gli investimenti delle imprese industriali, in modesta ripresa già dal 2016 e che si sono più di recente rafforzati anche grazie agli incentivi fiscali del piano Industria 4.0, sebbene il ricorso a tali agevolazioni in regione rimanga inferiore rispetto alla media nazionale (un quarto delle imprese secondo il sondaggio di Banca d’Italia, circa il 10% in meno della media Italia). Le imprese locali, però, nel 2018 dovrebbero beneficiare del nuovo ciclo delle politiche di coesione, che dovrebbe avviare la sua fase di investimento, avvalorando così le aspettative di rafforzamento della crescita degli investimenti in particolare, e di conseguenza dell’economia regionale.

Per il settore del terziario si consolida il trend espansivo in atto anche nel 2016, con investimenti in crescita, stimolati dai consumi interni e dai flussi turistici più recenti. In base ai dati, provvisori della Regione Sicilia, nel 2017 i flussi turistici sono aumentati e secondo Banca d’Italia (indagine sul turismo internazionale) la spesa dei turisti stranieri e i relativi tempi di permanenza sull’isola mostrano un trend espansivo. Anche i dati sul traffico aeroportuale delineano un quadro positivo, al pari di quelli relativi al trasporto via mare, che indicano flussi di passeggeri in crescita nei primi sei mesi dell’anno e una importante ripresa di quelli relativi alle merci (soprattutto del settore petrolifero), dopo la stagnazione del 2016.

2.2. Occupazione, in ripresa trainata da turismo e altri servizi

Il debole miglioramento del quadro economico ma al contempo l’instabilità di tale processo, trovano riscontro in un mercato del lavoro che nei primi nove mesi del 2017 è poco più che stagnante, e con profonde criticità in alcuni settori di attività economica. Nel 2015 il settore commerciale e ricettivo, l’agricoltura e anche le costruzioni avevano trainato la crescita, subito interrotta nel 2016, per effetto di una rapida inversione di tendenza registrata dalle costruzioni, di un accentuato calo dell’industria e di uno stop, in parte fisiologico, dell’agricoltura. Nel 2017 il bilancio per le costruzioni si aggrava, ma il ritorno alla crescita del manifatturiero e dell’agricoltura, che si somma alla decisa dinamica espansiva del ricettivo, mantiene positivo il saldo complessivo.

Ma la crisi occupazionale dell’isola ha un principale protagonista: è il settore delle costruzioni, che dal 2008 ha perso quasi il 50% degli addetti: in dieci anni sono fuoriusciti dal settore 97mila occupati, sono pari all’84% dei 115mila occupati persi nel complesso dall’economia siciliana. Anche per il settore manifatturiero il bilancio è negativo (-4,9%), ma l’entità del fenomeno è più modesta e soprattutto il dato più recente risulta essere positivo. Il settore commerciale e turistico si conferma il vero motore per l’economia regionale: dal 2008 gli occupati sono aumentati del 7% (+22mila occupati), assorbendo però solo una quota dei 36mila lavoratori impiegati negli altri servizi, definendo un bilancio complessivo per tutto il terziario che rimane negativo (-1,3%).

Importante il settore agricolo che, con 105 mila occupati nei primi tre trimestri del 2017 assorbe quasi l’8% del totale, un tasso doppio rispetto alla media nazionale.

2.3. Una drammatica crisi occupazionale: disoccupazione giovanile al 57%

Ma il segnale più chiaro di difficoltà della regione è rappresentato dalla disoccupazione. Infatti il tasso di disoccupazione in regione è tra i più alti in Italia, superato solo dalla Calabria. In termini di dinamica, è cresciuto fino al 2014, attestandosi sul 22,2%, raggiungendo il livello massimo, e dopo una modesta riduzione registrata nel 2015 (21,4%) nel 2016 è tornato a superare il 22%, per attestarsi al 21,5% nel 2017, 10 punti percentuali sopra la media nazionale.

Fonte: CRESME su dati Istat

Ancora più drammatico il quadro della disoccupazione giovanile, che mostra livelli altissimi: nel 2014 ha raggiunto il 57%, quando la media nazionale era pari al 42,7%, ma il modesto miglioramento nel periodo successivo è stato superato da un nuovo balzo nel 2017 , con un incremento sopra il 57%, raggiungendo così il livello più alto dal 2004. 8In Italia è scesa al 37,8%).

2.4. Turismo risorsa da valorizzare, che non decolla

Con 4,4 milioni di arrivi nel 2016 e 14 milioni di presenze, la Sicilia assorbe circa il 4% dei flussi turistici nazionali, collocandosi al decimo posto nella classifica delle regioni italiane. Una posizione insoddisfacente considerante le bellezze dell’isola, naturali, storiche, artistiche e architettoniche. La dinamica recente dei flussi, in particolare la riduzione degli arrivi registrata nel 2015 e il 2016, ha avuto un impatto importante su una dinamica del PIL poco brillante. Si osservi come nel periodo per il quale sono disponibili dati ufficiali, dal 2008 al 2016, gli arrivi in regione sono aumentati solo del 4,8%, a fronte di un tasso che nella media nazionale supera il 22%.

Le prime indicazioni per il 2017 sono più confortanti, come indicano i dati della Regione Siciliana relativi ai primi otto mesi dello scorso anno per quanto riguarda sia la componente nazionale che quella estera della domanda turistica.

Variazioni % presenze e arrivi turistici 2016/2008SICILIA ITALIA

ARRIVI 4,8 22,4PRESENZE -1,7 7,8Fonte: elaborazione Cresme su dati Istat

A fronte di una domanda che non cresce in maniera decisa, l’offerta si mostra più dinamica: gli esercizi sono passati da 4.400 nel 2008 a 6.200 nel 2016 (+48%), ma in corrispondenza di una crescita in termini di posti letto assai più modesta (+5%). Un dato che definisce l’assetto del mercato turistico regionale caratterizzato da un bassissimo tasso di turisticità (espresso come numero di giornate di presenza negli esercizi ricettivi per abitante), superiore solo a quello del Molise (dove si concentra appena lo 0,3% dell’offerta).

Guardando inoltre al tasso di utilizzazione netta dei posti letto esistenti (dato dal rapporto tra le presenze registrate e numero giornate letto di effettiva apertura), la regione si colloca in undicesima posizione con un tasso pari al 39,5%, sotto la media nazionale (43,7%), ma seconda tra le regioni meridionali, dopo la Sardegna. E’ evidente come molto resti da fare in un settore strategico per l’economia regionale.

2.5. Balzo importante dell’export nel 2017

Le aspettative di ripresa economica nel 2017 si basano, oltre che sui consumi privati, sulla dinamica dell’export che nei primi nove mesi dello scorso anno è cresciuto del 33%. Un risultato importante che arriva però dopo un quadriennio nel corso del quale il valore dell’export dalla regione si è ridotto senza sosta. Le esportazione avevano superato i 13 miliardi di euro nel 2012, e sono crollate a poco più di 7 miliardi nel 2016.

La recente inversione di tendenza è stata trainata dalle vendite di prodotti petroliferi, che hanno beneficiato soprattutto di prezzi medi di vendita più elevati, mentre in termini di quantità esportate la crescita è stata assai più modesta. Positivo anche se più moderato, il risultato per il complesso degli altri settori, in particolare per i prodotti della chimica e, in misura minore, quelli dell’elettronica e dalla farmaceutica. Più debole la crescita del comparto agroalimentare. In termini di aree di destinazione, in Europa è cresciuta soprattutto la domanda dalla Spagna e dai paesi fuori dall’area euro; fuori dalla UE sono cresciuti soprattutto i flussi verso i paesi africani e quelli asiatici. Guardando al valore delle esportazione di merci sul PIL nel 2016, la regione si trova nelle ultimissime posizioni tra le regioni italiane, prima solo della Calabria, con un indicatore pari all’8%, contro una media nazionale prossima al 25%.

3. LE COSTRUZIONI : POCHI SEGNALI DI RIRPESA PER UNO DEI MOTORI DELL’ECONOMIA SICILIANA DEL PASSATO

3.1 Gli investimenti

Secondo le stime del CRESME il valore della produzione delle costruzioni in Sicilia nel 2017 è pari a 6,6 miliardi di euro, poco più del 5% del totale nazionale. La stima degli investimenti elaborata dal CRESME delinea un settore in profonda crisi, con investimenti in calo fino al 2016, poco più che stagnanti nel 2017, e con profonde variabilità settoriali. Le prime ipotesi di ripresa per il 2018 definiscono un livello degli investimenti che fatica a recuperare i margini persi nel corso della lunga crisi.

INVESTIMENTI IN COSTRUZIONIvalori assoluti (milioni euro correnti)

SICILIA Peso su mercato nazionaleResidenziale 2.630 4,0Non residenziale privato 1.434 4,6Oopp 2.517 7,8Totale 6.581 5,1Fonte: Cresme/Si

Particolarmente instabile la dinamica del segmento infrastrutturale, che alla fine del 2017 risulta ancora inferiore del 45% rispetto ai livelli 2007, ma anche quella del mercato abitativo che, malgrado lo stimolo degli incentivi fiscali, è inferiore oggi del 43% rispetto al livello pre-crisi. Infine per il segmento dell’edilizia non residenziale, la riduzione accumulata dal 2007 è pari al 35%.

3.2 Immobiliare

In uno scenario ancora assai critico per le costruzioni, importanti segnali provengono dal mercato immobiliare: le compravendite di abitazioni in Sicilia sono costantemente in crescita dal 2014, con una accelerazione del tasso espansivo, che supera il 12% nel 2016, per attenuarsi in base alle stime per il 2017 (relative ai risultati del primo semestre). Il mercato dei comuni capoluogo è il motore trainante nella fase inziale della ripresa, mentre dal 2016 anche nei comuni minori il trend espansivo diventa più importante, per attestarsi su tassi di crescita compresi tra il 3 e il 4% in entrambi i territori nei primi due trimestri dello scorso anno.

COMPRAVENDITE RESIDENZIALI - Variazioni %‘11/’10 ‘12/’11 ‘13/’12 ‘14/’13 ‘15/’14 ‘16/’15 ’17*/’16

CAPOLUOGHISicilia -1,7 -28,9 -7,9 3,5 10,8 14,6 4,0Italia -0,4 -25,2 -6,5 7,4 7,1 18,9 3,2

ALTRI COMUNISicilia -0,9 -26,7 -10,6 0,4 1,7 11,2 3,1Italia -3,1 -26,1 -10,4 1,7 6,3 19,1 3,6

TOTALESicilia -1,2 -27,4 -9,7 1,4 4,8 12,4 3,4Italia -2,2 -25,8 -9,1 3,5 6,6 19,0 3,5

Fonte: Cresme su dati OMI – Agenzia delle Entrate *2017 stimato sulla base dei dati relativi al primo semestre

3.3. Le opere pubbliche

Dal mercato dei bandi di gara per opere pubbliche arrivano segnali abbastanza evidenti di un settore in ridimensionamento. Da un lato è evidente il processo di netta contrazione della domanda, con un numero di interventi che passa da 2.400 nel 2002 a meno di 1.000 nel 2017. Sul fronte della spesa si osserva una forte variabilità legata alla pubblicazione di singoli maxi interventi di importo rilevante e la stabilizzazione negli anni più recenti su livelli di spesa più modesti. Negli ultimi anni mancano infatti le grandi iniziative che hanno caratterizzato il mercato nel 2005-2006 e 2009-2010. Nel 2005 e 2006 protagonisti sono stati i bandi per l’affidamento del servizio idrico integrato nell’ATO di Palermo e in quello di Catania, affidamenti di lavori e servizi per un importo complessivo di oltre un miliardo ciascuno. Negli altri due anni, un ruolo chiave è stato svolto dai trasporti stradali, con il project financing per la realizzazione e successiva gestione del collegamento viario compreso tra lo svincolo della SS 514 di Chiaramonte con la SS 115 e lo svincolo della Ragusana con la SS 114 (1,5 miliardi) e con la gara per l’ammodernamento ed adeguamento Itinerario Agrigento - Caltanissetta - A19. S.S. 640 di Porto Empedocle, 2° tratto dal km 44+000 allo svincolo con la A19 (788 milioni).

***

Nel 2017 il mercato regionale è quantificato in 977 gare e 1,3 miliardi, quantità rispettivamente in calo del 7% e in crescita 14% rispetto al 2016, un anno in cui si erano fatti sentire gli effetti delle novità normative in ambito di attività appaltistica e di finanza pubblica, a frenare la domanda.

Nel 2017 la riduzione numerica è tutta da ricondurre ai micro appalti, mentre l’incremento della spesa è generalizzato a tutte le classi dimensionali sopra i 155 mila euro, con i tassi più importanti tra i 500mila euro e i 5 milioni. A livello di committenti, si riduce la domanda di gran parte degli Enti territoriali, Comuni in promo luogo, che vedono però crescere la relativa spesa, in particolare le Province e le Aziende Speciali. Bilancio inverso per le Grandi Committenze che, a fronte di un numero di interventi in aumento rispetto al 2016, vedono ridotto il valore delle risorse in gara, soprattutto a motivo della brusca frenata dell’Amministrazione Centrale e dell’Anas.