MOTOTURISMO REALTÀ AUMENTATA. TURCHIA · MOTOTURISMO e vi danno il benvenuto nel mondo della...

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|1 • Scarica l’App JUNAIO, disponibile gratuitamente su App Store e Google Play • Avvia l’applicazione ed effettua lo scan del QR Code qui sopra per caricare i contenuti (connessione internet richiesta) • Inquadra le immagini della rivista identificate dall’icona raffigurante lo smartphone • Goditi i video esclusivi in un modo tutto nuovo, come se fossero parte della rivista TURCHIA lE portE D’ORIENTE L a sensazione di svegliarsi presto al mat- tino sapendo che di lì a poco si partirà per un viaggio, è sempre qualcosa di in- descrivibile. Non importa si tratti di una semplice uscita domenicale o di un lungo viaggio. Quell’energia che si sprigiona ci dà una forza tale da mettere tutto il resto in secondo piano. La sveglia suona presto ma siamo talmente carichi da non curarcene. Il luogo di ritrovo è lo stesso di tutte le nostre uscite ma questa volta la meta è certamente più impegnativa. La nostra de- stinazione è la Turchia e abbiamo pianificato di rag- giungerla via mare, partendo dal porto di Ancona. Per raggiungere la nostra meta dobbiamo necessa- riamente transitare dalla Grecia: salpiamo quindi per il porto di Patrasso, da lì effettuiamo un breve trasferimento fino al Pireo e ci imbarchiamo nuo- vamente, alla volta dell’isola di Chios. Dopo una giornata di relax, prendiamo l’ultimo traghetto, che ci consente di posare le nostre gomme sul suolo turco, esattamente a Cesme. Sbrigate le pratiche doganali in tempi del tutto ac- cettabili se paragonati, per esempio, a quelli delle frontiere africane, accendiamo i motori in dire- zione Pamukkale. A cura di FABRIZIO CEDRATI Un nuovo modo di leggere i nostri racconti di viaggio. MOTOTURISMO e vi danno il benvenuto nel mondo della REALTÀ AUMENTATA. COME VISUALIZZARE I CONTENUTI EXTRA IN REALTÀ AUMENTATA Quando si parla di Realtà Aumentata (in inglese Augmented Reality  o AR), ci si riferisce alla realtà percepita attraverso la videocamera di un dispositivo elettronico, in genere uno smartphone o un tablet. Il termine “Aumentata” indica invece l’aggiunta di contenuti (immagini, video, audio, ecc.) che vanno quindi a sovrapporsi alla realtà inquadrata dalla vi- deocamera del dispositivo. COS’È LA REALTÀ AUMENTATA

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TURCHIAlE portE D’ORIENTE

La sensazione di svegliarsi presto al mat-tino sapendo che di lì a poco si partiràper un viaggio, è sempre qualcosa di in-descrivibile. Non importa si tratti di unasemplice uscita domenicale o di un

lungo viaggio. Quell’energia che si sprigiona ci dàuna forza tale da mettere tutto il resto in secondopiano. La sveglia suona presto ma siamo talmentecarichi da non curarcene. Il luogo di ritrovo è lostesso di tutte le nostre uscite ma questa volta lameta è certamente più impegnativa. La nostra de-stinazione è la Turchia e abbiamo pianificato di rag-giungerla via mare, partendo dal porto di Ancona. Per raggiungere la nostra meta dobbiamo necessa-riamente transitare dalla Grecia: salpiamo quindiper il porto di Patrasso, da lì effettuiamo un brevetrasferimento fino al Pireo e ci imbarchiamo nuo-vamente, alla volta dell’isola di Chios. Dopo unagiornata di relax, prendiamo l’ultimo traghetto, checi consente di posare le nostre gomme sul suoloturco, esattamente a Cesme. Sbrigate le pratiche doganali in tempi del tutto ac-cettabili se paragonati, per esempio, a quelli dellefrontiere africane, accendiamo i motori in dire-zione Pamukkale.

A cura di FABRIZIO CEDRATI

Un nuovo modo di leggere i nostri racconti di viaggio.MOTOTURISMO e vi danno il benvenuto nel mondo della REALTÀ AUMENTATA.

COME VISUALIZZARE I CONTENUTI EXTRA IN REALTÀ AUMENTATA

Quando si parla di Realtà Aumentata (in inglese AugmentedReality  o AR), ci si riferisce alla realtà percepita attraverso lavideocamera di un dispositivo elettronico, in genere unosmartphone o un tablet. Il termine “Aumentata” indica invecel’aggiunta di contenuti (immagini, video, audio, ecc.) chevanno quindi a sovrapporsi alla realtà inquadrata dalla vi-deocamera del dispositivo.

COS’È LA REALTÀ AUMENTATA

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Sanliurfa, l’antica Edessa.

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Cappadocia, il museo a cielo aperto di Göreme.

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turchia

LE DUE FACCE DELLA MEDAGLIA

Partiamo. Siamo in quattro, ognuno in sella allapropria moto e procediamo in fila, assaggiando ilprimo asfalto turco. Immediatamente si rivela in-dispensabile reperire una sorta di telepass neces-sario per transitare sulle autostrade, dato che tuttii caselli sono automatizzati. Fortunatamente il pic-colo tagliando è acquistabile direttamente neipressi dei caselli e averne superato qualcuno senzail “lasciapassare” non costituisce un problema, per-ché all’acquisto della tessera il numero di transitigià effettuati verrà scalato dal totale.Superato il primo intoppo, procediamo verso lanostra meta giornaliera. Lungo il trasferimentoverso Pamukkale entriamo in contatto con la rino-mata disponibilità e accoglienza del popolo turco.Durante la sosta ai distributori per fare riforni-mento ci vengono spesso offerte bottiglie d’acquafresca oppure del tè, e subito comprendiamo cheper loro si tratta di un gesto normale e sincero. As-saggiamo la loro calorosa accoglienza, è il caso didirlo, durante la pausa per il pranzo in un piccolochiosco sulla strada: la proprietaria, entusiasta diaverci ospiti, si prodiga al massimo per farci sentirea nostro agio. Con estremo stupore ci accorgiamoanche di essere diventati, noi e le nostre moto, ilsoggetto principale delle foto che la simpatica si-gnora sta scattando con il suo smartphone di ulti-missima generazione. Dopo aver promesso che, sedovessimo ripassare da questa strada, ci fermeremoa salutarla, riprendiamo il nostro cammino.Entusiasti di questo felice incontro e fiduciosi chela strada ce ne avrebbe riservati altri, procediamosereni, fino a quando la paletta di una pattugliadella polizia interrompe l’atmosfera idilliaca. Peruna mezz’ora buona siamo impegnati a discuterecon i gendarmi, che ci multano per eccesso di ve-locità. Scopriamo così che in Turchia i limiti di ve-locità per le moto sono differenti da quelli delleauto: lungo le strade con almeno due corsie persenso di marcia, quindi superstrade e autostrade,la velocità consentita per le moto è di 90 km/h,mentre per le auto è di 130 km/h; ma chiaramentesui cartelli stradali sono indicati solo i limiti per leauto. Ripartiamo, infine, così da poter raggiungereil sito di Pamukkale al calare del sole. Visitataal tramonto, la cittadina (il cui nome significa “ca-stello di cotone”) è particolarmente suggestiva equesta magica atmosfera stempera in partel’enorme invasione di turisti.

Bazar di Kas.

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TRA OFF-ROAD E CURVE: LA COSTA DEL SUD

Il viaggio prosegue in direzione sud, verso le costedove, attraverso strade ben tenute e spettacolar-mente panoramiche, possiamo notare quanto que-sto Paese stia attraversando una fase di fortesviluppo: a confermarlo sono le superstrade in co-struzione, le città tempestate di gru e nuovi edifici,la presenza di servizi e strutture tanto efficienti dafar invidia anche ad alcune realtà europee. In-somma, la Turchia non è più un Paese in crisi mauna realtà ben più attiva, con il motore acceso e lamarcia ben inserita. Visitiamo Fethiye e la famosaValle delle farfalle, che raggiungiamo tramite unadivertente discesa con corde e scalette.Per giungere invece alla meta successiva, il Sakli-kent Gorge, una gola spettacolare, optiamo per al-cune strade sterrate che, attraverso le montagne,ci conducono in paesaggi dal sapore quasi alpino.Qui la temperatura è più mite e il tasso di umiditàè considerevolmente inferiore, permettendoci digodere di un maggior benessere. Le strade si iner-picano, tornante dopo tornante, verso l’internoaprendo piccoli scorci sulla costa. Il SaklikentGorge è una piacevole sorpresa. Lo raggiungiamodi venerdì, giorno di festa, quando il turismo localeè molto intenso e noi e pochi altri viaggiatori stra-nieri ci uniamo alla massa. Vale la pena perderemezza giornata per esplorarlo, assaporando la suaacqua fresca e rigenerante. Divertente è anche per-nottare nei piccoli bungalow arroccati sugli alberi.Avendoci ormai preso gusto, anche per la metasuccessiva optiamo per un trasferimento in off-road. Il percorso non è particolarmente impegna-tivo, ma ci permette di viaggiare lontano dallegrosse arterie di comunicazione e poter godere,così, dei suoni e dei profumi di una natura ancorain parte incontaminata. Sul nostro cammino attra-versiamo piccoli paesi dove gli abitanti, al nostropassaggio, ci salutano un po’ stupiti e incuriositidalle moto.Procede così il nostro viaggio, toccando le più ce-lebri cittadine della costa meridionale, come Kase Antalya. Tutta questa porzione di costa vive diturismo e attività ricettive. Dai campeggi agli al-berghi quattro stelle, dai piccoli punti di ristorolungo la strada ai ristoranti con terrazza sul mare,tutto qui è ben organizzato ed è facile trovare ciòche meglio si adatta alle proprie esigenze.

PUNTIAMO A ORIENTE

Dopo Antalya ci accorgiamo che l’ambiente che cicirconda comincia a cambiare e le tratte si fanno Göreme, Cappadocia.

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Emozionante tramonto a Pamukkale.

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più lunghe. La costa, pur mantenendo, anzi forseaumentando il proprio fascino, si fa sempre menoturistica, almeno per ciò a cui siamo abituati noioccidentali. La regione diventa più “turca”, più au-tentica, e ci dà l’impressione che stiamo abbando-nando le rotte classiche del turismo internazionaleper entrare in un’atmosfera più intima, dove po-tremo scoprire e conoscere la vera anima del Paese.La direzione indicata dal GPS è fissa verso est. Pro-cediamo così per due giorni, attraverso piccolipaesi della costa, pernottando proprio di fronte allecoste dell’isola di Cipro e raggiungendo, in un tor-rido pomeriggio, la bellissima città santa di San-liurfa, l’antica Edessa. Qui, subito attorniati dauna moltitudine di gente curiosa ma mai inva-dente, cominciamo a sentirci viaggiatori e non piùturisti. Questa metamorfosi avviene perché ora citroviamo a interagire con la quotidianità del posto;non esistono più infrastrutture che fanno da filtrotra noi e la realtà del luogo e possiamo assaporarerealmente la cultura, la quotidianità e le abitudinidella città. Comprendiamo che siamo noi l’ele-mento diverso, la curiosità e l’attrazione del giorno;noi con i nostri vestiti da astronauta e con un tuboper bere attaccato a uno zaino, che i ragazzi toc-cano e di cui non capiscono la funzione; noi conquelle moto che di rado si vedono passare da que-ste zone e che sempre incuriosiscono e attraggono,per non parlare poi dello schermo del GPS, che ri-produce le piccole strade suscitando grande inte-resse. In questo groviglio di emozioni, amplificato dalforte caldo e dal trambusto cittadino, dovuto altraffico caotico e ai bazar ricolmi di gente intentaa portare avanti le proprie attività, sperimentiamoancora una volta l’ospitalità turca: nei momenti didifficoltà incontriamo sempre qualcuno pronto adaiutarci e indicarci la strada migliore e più veloceper raggiungere facilmente un albergo.Sanliurfa (il prefisso “sanli”, che significa gloriosa,le fu dato in riconoscimento per la resistenza du-rante la guerra di indipendenza turca) è una cittàmagica che vale tutti i chilometri percorsi per rag-giungerla. Pur essendo un luogo tranquillo, si re-spira, ma soprattutto si sente per via dei cacciamilitari che pattugliano il confine, la vicina pre-senza del conflitto siriano.Abbandoniamo Sanliurfa e puntiamo verso nord,andando a incrociare il percorso dell’Eufrate. Estre-mamente emozionati, attraversiamo lo storicofiume sopra a una chiatta, che traghetta i viandantida una sponda all’altra. Purtroppo il piccolo tra-ghetto è presto sostituito da un ponte e una grossastrada che rendono il luogo meno poetico. Il pae-saggio è comunque spettacolare: il fiume scorre in

una grossa valle andandosi a insinuare spesso nelterreno, quasi a formare dei canyon. Il colore dellaterra bruciata dal sole viene stemperato dal verdedelle piante che la punteggiano.La nostra destinazione è Nemrut Dagi, uno dei ri-lievi più alti della Mesopotamia sulla cui sommitàè presente la tomba santuario del re Antioco I. Pro-cediamo lungo una strada di montagna che si iner-pica fino a quota 2150 metri, realizzata con unasorta di masselli autobloccanti che ricordano ilpavè milanese. Parcheggiamo le moto e, dopoquindici minuti di camminata, raggiungiamo il se-polcro. Il paesaggio che si apre sotto di noi è diquelli da mozzare il fiato. Vallate, montagne, sen-tieri, il colore blu del fiume che scorre ormai lon-tano all’orizzonte si mischiano insieme per darevita a un panorama da cartolina. Ormai abbiamo raggiunto il punto più a est del no-stro viaggio, sfiorando e assaporando quello chepotrebbe essere il punto di partenza per un viaggioancora più lontano. Ma le porte d’Oriente che sisono appena aperte dinnanzi a noi devono esseresubito richiuse per affrontare la seconda parte delnostro viaggio, verso ovest.

VERSO OVEST

Accendiamo nuovamente i motori delle nostremoto e, dopo una notte a Kahta, cittadina ai piedidel monte Nemrut, iniziamo il nostro lento rientro.Attraversiamo vallate e montagne verdi con tem-perature incredibilmente basse. Abituati alla caluraopprimente degli ultimi giorni, ci sembra stranodover fermarci per indossare una felpa e, addirit-tura, trovare lungo la strada cartelli con indicazioniper la guida in caso di neve.Trascorriamo la notte nella città di Elbistan, acirca 1200 metri di altitudine, prima di raggiungereil giorno successivo la più famosa e turistica zonadella Cappadocia. La piccola cittadina di Göremesi rivela indiscutibilmente nelle nostre corde. Lapresenza di una grande moltitudine di turisti, e diun traffico sempre congestionato a causa dei pul-lman che invadono le strade, non stempera la bel-lezza del territorio. Le strane conformazionigeologiche, che in passato furono dimora di antichipopoli, sono il fulcro del grande museo a cieloaperto di Göreme. Chiaramente decidiamo di visi-tarla a modo nostro, cercando, per quanto possi-bile, di evitare le zone più battute e sfruttando leinnumerevoli strade bianche che si diramano tragli strani “spuntoni rocciosi”.Divertente e simpatico è anche l’albergo che, se-guendo gli antichi costumi, ci ospita in camere ri-cavate nella roccia. Inoltre, per chi non vuole

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Il lago salato di Tuz Gölü.

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La tomba santuario di Antioco I, sulla cima del Nemrut Dagi.

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turchia

rinunciare a un volo in mongolfiera alle prime lucidell’alba, le innumerevoli agenzie del posto offronouna vasta scelta, anche se il costo non è certo deipiù abbordabili, ma lo spettacolo e l’atmosfera chesi vive all’interno di quella cesta sono senza dubbioimpareggiabili.Grazie al consiglio di alcuni ragazzi che più volteabbiamo incontrato durante il nostro viaggio deci-diamo di visitare la città sotterranea di Mazi. Non presente sulle guide turistiche e neppure citatanegli opuscoli informativi relativi alla Cappadociaperché in parte ancora chiusa al pubblico, è in re-altà un sito di rara bellezza, al pari delle più noteKaymakli e Derinkuyu.L’esperienza presso la cittadina di Mazi, bellissimae ricca di storia, si rivela subito emozionante.

Siamo gli unici visitatori e la guida, in un buon in-glese, ci illustra stanza per stanza questo particolaremondo sotterraneo. Scendiamo per cinque piani,illuminando il cammino con le torce, attraversiamostretti cunicoli e ci arrampichiamo all’interno dipertugi bui, lungo un percorso a tratti avventuroso.Senza dubbio un’esperienza che ci sentiamo di con-sigliare.

SULLA VIA DEL RITORNO

Il tempo sembra volare, mancano solo poche tappeprima di cominciare a pensare alla via del ritorno.Ci muoviamo in direzione Istanbul per raggiun-gere, tramite una piccola strada sterrata, il lago sa-lato di Tuz Gölü. Costeggiando il lago da sud, però,

troviamo l’ingresso alla salina chiuso; fortunata-mente, dopo aver spiegato al custode che per rag-giungere la nostra meta dobbiamoinderogabilmente transitare da quel punto, otte-niamo il via libera. Il paesaggio è suggestivo, graziesoprattutto agli spettacolari giochi di luce generatidal forte riverbero dell’immensa superficie bianca. Ultima tappa turca non può che essere Istanbul.L’ingresso in città è a dir poco traumatico, il caoscittadino è impressionante, la guida dei turchi è al-quanto “fantasiosa” e la moltitudine di mezzi chesi muovono apparentemente in ordine sparso nonci rende facile la ricerca della nostra sistemazione.Tuttavia, è emozionante attraversare il ponte delBosforo che unisce due continenti e che ufficial-mente, però, segna la fine del nostro viaggio.Istanbul merita una visita che duri ben più dei duegiorni che possiamo dedicarle, ma il tempo a nostradisposizione sta lentamente giungendo al termine.

Riprendiamo quindi la via del ritorno e rientriamoin Grecia superando la frontiera di Ipsala, per po-terci imbarcare poi a Igoumenitsa.

La Turchia ci ha regalato paesaggi straordinari,strade che mai avremmo immaginato di percorreree un’atmosfera ricca di storia, di un passato chefonda le proprie radici in epoche lontane.E nello stesso tempo questo Paese ci ha mostratoil suo lato moderno, la sua voglia e determinazionea crescere, ma soprattutto ci ha fatto conoscere unpopolo aperto, disposto sempre ad aiutare, sinceroe disponibile. Questa è la Turchia che abbiamo assaporato, ed èproprio questa la Turchia che vorremmo rincon-trare, magari in un prossimo viaggio; la nostra Tur-chia, che è passata sotto la gomma dei nostricopertoni, le porte d’Oriente che presto vorremmoriaprire per viaggiare ancora più lontano.

La valle del fiume Eufrate.

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I bungalow sull’albero a Saklikent Gorge.