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50 “STRADA FACENDO” – CAMPOSCUOLA GIOVANISSIMI Proposta di camposcuola per il biennio di scuole superiore della durata di 5 giorni. Attraverso il Vangelo dei discepoli di Emmaus i giovanissimi saranno guidati alla riscoperta degli “atteggiamenti del corpo” che siamo invitati a tenere durante la S. Messa e dei loro significati. Contiene anche tutti i momenti di preghiera, i canti, le proposte per i giochi pomeridiani e le serate, tra cui una bella caccia al tesoro che prende spunto dal film “Eldorado”. Contiene inoltre dei momenti di riflessione costruiti su canzoni di cantanti contemporanei ai ragazzi (Cremonini, Mengoni, Pausini, Nek) sui temi del campo: chiamata, fragilità, Parola, amore, missione. Sommario STRADA FACENDO: CONTENUTI DEL CAMPO...........................................2 CANTI E MOMENTI DI PREGHIERA.................................................63 GIOCHI E SERATE..............................................................85 LIBRETTO IMPAGINATO.........................................................122

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“STRADA FACENDO” – CAMPOSCUOLA GIOVANISSIMI

Proposta di camposcuola per il biennio di scuole superiore della durata di 5 giorni. Attraverso il Vangelo dei discepoli di Emmaus i giovanissimi saranno guidati alla riscoperta degli “atteggiamenti del corpo” che siamo invitati a tenere durante la S. Messa e dei loro significati. Contiene anche tutti i momenti di preghiera, i canti, le proposte per i giochi pomeridiani e le serate, tra cui una bella caccia al tesoro che prende spunto dal film “Eldorado”. Contiene inoltre dei momenti di riflessione costruiti su canzoni di cantanti contemporanei ai ragazzi (Cremonini, Mengoni, Pausini, Nek) sui temi del campo: chiamata, fragilità, Parola, amore, missione.

SommarioSTRADA FACENDO: CONTENUTI DEL CAMPO.......................................................................................................................................2

CANTI E MOMENTI DI PREGHIERA..........................................................................................................................................................63

GIOCHI E SERATE............................................................................................................................................................................................. 85

LIBRETTO IMPAGINATO............................................................................................................................................................................ 122

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STRADA FACENDOCamposcuola

OBIETTIVO GENERALE: Accompagnare i giovanissimi a vivere in modo consapevole e attivo la S. Messa, anche

attraverso la riscoperta dei segni e dei gesti in essa presenti, per riconoscerla come sorgente e foce della propria vita.

Dal Vangelo secondo Luca (24,13-35)

Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da

Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e

discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.

Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto

triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è

accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu

profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno

consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con

tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno

sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una

visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come

avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto».

Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo

sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in

tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse

andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò

per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.

Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci

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ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?».

E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con

loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto

lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

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QUIZ DA SOMMINISTRARE DURANTE IL PRECAMPO

Il Quiz è anonimo; i risultati saranno raccolti e presentati come statistiche in un cartellone ad inizio il campo. Tipo: “Il 95% dei partecipanti al campo non sa che il Lezionario è il Libro da cui durante la Messa si legge la Parola di Dio”.

1. Da giugno ad oggi ci sono state 13 domeniche, più la Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria (il 15 agosto). A quante Messe di queste hai preso parte?

Nessuna Meno di 3 Da 4 a 8 Più di 9

2. Se in Chiesa non ci fosse un Lezionario, quale delle seguenti parti della Messa sarebbe impossibile celebrare?

Liturgia della Parola Liturgia Eucaristica Riti di Conclusione Il Lezionario serve solo ai bambini del catechismo

3. Cosa contiene la “Preghiera Eucaristica”, momento cruciale della Consacrazione del Pane e del Vino: Le parole che Ponzio Pilato disse a Gesù Le parole che Gesù pronunciò durante l’Ultima Cena Le parole con le quali Dio rivelò l’identità di Gesù che veniva battezzato nel fiume Giordano

da Giovanni Battista L’invocazione dello Spirito Santo che trasforma Pane e Vino

4. Cosa significa la parola “Eucarestia?” Proposito di non peccare più Buon pane Benedizione Rendimento di grazie

5. In quali delle seguenti parti della Messa si offrono al Signore tutte le fatiche della settimana trascorsa perché Lui le nobiliti e le trasformi

Atto Penitenziale Offertorio Segno della Pace Salmo

6. Sinceramente, quale è il livello di attenzione medio che riesci a mantenere durante la S. Messa Scarso Appena sufficiente Adeguato Alto

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Primo giorno: CHI AMA CHIAMA

Obiettivi

- aiutare i giovanissimi a fare il punto sull'idea che hanno di Dio;

- accompagnarli a mettersi in ascolto, durante le celebrazioni, per andare oltre la

propria visione di Dio.

Vangelo

Dal Vangelo secondo Luca (24,13-16)

Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da

Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e

discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.

Zoom sulla Parola

Capita di andare a Messa proprio come questi due discepoli andavano a Emmaus, cioè allontanandosi anziché

avvicinarsi alla città di Dio. Sarebbe bello invece rispondere a Dio che ci chiama a far comunione con Lui. È vero, è

difficile, però abbiamo un profondo motivo di speranza: dove lo trovi un altro che cammina con te anche quando stai

fuggendo da Lui?

Segno

Stare in piedi: durante la Messa ci sono alcuni momenti in cui ci viene chiesto di stare in piedi (Vangelo, Credo...).

Perché? Perché si tratta di momenti in cui è richiesta la nostra particolare attenzione e partecipazione, momenti

cruciali. Momenti attraverso cui il Signore ci parla, ci dice delle cose su di Lui, ci guarda negli occhi e ci coinvolge nel

dialogo tra Lui e la sua Chiesa. E quindi noi, un po' come i bambini che si mettono in punta di piedi per vedere e

partecipare meglio a ciò che accade, ci alziamo. Stare in piedi è segno di attenzione, prontezza, disponibilità,

tensione verso un'azione e corresponsabilità, perché lo facciamo tutti insieme, nello stesso momento : il celebrante si

alza e invita l’assemblea a fare altrettanto. È importante allora ricordarsi di ridestare la propria attenzione anche

attraverso una postura più controllata del corpo, senza distrarsi e guardando verso l’altare, dove si compie

realmente il mistero del sacrificio di Gesù per noi.

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Il senso del discorso: Gesù entra nella vita di Matteo e lo invita a seguirlo. Gesù si accosta ai discepoli di Emmaus

nel loro percorso di vita, ma loro non lo riconoscono.

Cosa facciamo quando una persona importante ci chiama? Ci alziamo, come ha fatto Matteo.

INCONTRO:

L’incontro del primo giorno consiste nella contemplazione del dipinto di Caravaggio “La Vocazione di Matteo”. Ai ragazzi si chiederà di osservare le mani, gli sguardi e i piedi presenti nel dipinto, prima di passare alla spiegazione e al dibattito.

Dal Vangelo secondo Marco (2,13-17)

Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto [dietro] al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Michelangelo Merisi - Caravaggio (1571-1610):

VOCAZIONE DI MATTEO

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Michelangelo Merisi nacque nel 1571, da Fermo Merisi (architetto di Francesco Sforza) e da Lucia Aratori, a Milano. A cinque anni si trasferì a Caravaggio, probabilmente per sfuggire alla peste, anche se il padre nel 1577 morì proprio di questa malattia.

La sua arte, appartenente all’epoca definita come barocco, fu considerata nel suo tempo rivoluzionaria, in quanto differente dai modelli dell’arte rinascimentale, infatti si distaccò del tutto dal manierismo. Non ricercò, come i suoi contemporanei, la “bellezza ideale”. Egli rappresentava con immediatezza la realtà e le sue opere avevano come protagonisti personaggi presi dalla strada e ritratti così come erano, senza cambiamenti per renderli più belli e perfetti. Gli eventi da lui raffigurati venivano rappresentati in maniera dinamica, i personaggi non venivano messi in posa.

Anticonvenzionale, scandalizzò il pubblico del tempo per i suoi temi. Molto importante in Caravaggio è l’utilizzo della luce e della tecnica del chiaroscuro: i soggetti sembrano essere abbagliati dalla luce mentre si trovano immersi nel buio più completo; la sorgente luminosa è situata fuori dal quadro, perciò la luce risulta improvvisa e volta a creare i volumi dei soggetti rappresentati; lo sfondo è nell’ombra mentre i personaggi emergono da esso e sono illuminati. La luce ha anche una funzione simbolica, di contrasto tra il bene ed il male.

La Vocazione di Matteo è un dipinto ad olio su tela di cm 322 x 340 realizzato nel 1599 e conservato alla Cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma.

IL DIPINTO

È la prima grande tela nella quale Caravaggio, per accentuare la tensione drammatica dell'immagine e focalizzare sul gruppo dei protagonisti l'attenzione di chi guarda, ricorre all'espediente di immergere la scena in una fitta penombra tagliata da squarci di luce, che fa emergere visi, mani (per evidenziare e guidare lo sguardo dello spettatore sull'intenso dialogo di gesti ed espressioni) o parti dell'abbigliamento e rende quasi invisibile tutto il resto.

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La luce diventa simbolo della Grazia divina che investe tutti gli uomini pur lasciandoli liberi di aderire o meno al Mistero della Rivelazione. L'impatto visivo è molto forte e soprattutto le due figure a destra attirano l’attenzione dell’osservatore. Il braccio teso di Gesù conduce lo sguardo verso la massa dei personaggi a sinistra che con il loro atteggiamento (Matteo che indica se stesso, i volti ruotati verso un medesimo punto a destra) riconducono lo sguardo dell’osservatore verso Gesù. C’è dunque un continuo gioco di spostamenti visivi tra i personaggi dell’opera e tra personaggi e osservatore.

Ci sono due gruppi di persone divisi da una finestra.

In quello di sinistra sono in cinque, seduti a un tavolo, eleganti nei loro abiti del 1600 stanno contando dei soldi: Matteo era incaricato di riscuotere le tasse.

A destra sono in due, in piedi, vestiti al modo classico dell’antica Roma, scalzi. Sono Gesù, all’estrema destra riconoscibile dall’aureola, e Pietro.

Il volto di Gesù è ben illuminato e visibile mentre quello di Pietro, ritratto quasi totalmente di spalle, si intravede appena.

Il personaggio di Pietro, non previsto nella prima stesura del dipinto, è stato aggiunto successivamente, con in mano il bastone del pellegrino indica chi si incammina con Gesù.

La luce non arriva dalla finestra ma da quella strada in cui Gesù ti invita a seguirlo. È una bella idea quella di differenziare i personaggi nel modo di vestire in uno stesso dipinto: è un modo interessante per dire che gli episodi del vangelo parlano alla gente del suo tempo ma anche ai contemporanei. Gesù è vero con il suo messaggio per me e per tutti gli uomini, in ogni tempo.

Osserviamo la figura di Cristo: il suo sguardo è fissato su Matteo, ha le labbra semiaperte, e la sua mano destra rende esplicite le parole che ha appena pronunciato (“Seguimi”). Occhi e gesto chiamano e coinvolgono, prendono, catturano il cuore di Matteo. Hanno una direzione precisa, un’intenzionalità segno di una scelta.

Rispondono gli occhi ed il gesto di Levi. Con stupore, forse un iniziale smarrimento. Egli è seduto al centro, sorpreso dalle parole di Gesù; la mano destra ha appena fatto cadere una moneta sul tavolo; è ben vestito, col cappello piumato, ricco, sicuro di sé. Ma… gli occhi e la mano sinistra, con l’indice puntato verso di sé, rivelano una sorpresa ed uno stupore suscitati dall’arrivo di Gesù e dal suo invito.

Una chiamata inattesa; indica sé stesso come a dire “Io? Perché proprio a me? È sicuro che lo dice alla persona giusta? Non si sta confondendo per caso?”

E poi ci sono gli sguardi degli altri personaggi: i due a sinistra continuano a contare i soldi manifestando indifferenza, gli occhi sono abbassati, non c’è spazio per accogliere un altro sguardo che interpella. C’è qualcosa di più importante (o di più urgente) da fare. Non è forse casuale che uno dei due porti gli occhiali, quasi che fosse accecato dal denaro!

Gli altri due guardano verso Gesù ma non vanno al di là della pura curiosità e dello stupore; uno rimane mollemente appoggiato sulla spalla di Levi, l’altro continua a tenere in pugno il suo sacchetto di monete. Osservano senza capire ciò che sta succedendo. Solo alcuni dei personaggi scelgono di rivolgere il proprio sguardo a Cristo, gli altri preferiscono perseverare nelle proprie attività, occupazioni e paure. Si accorgono del fatto ma non vi aderiscono. Qui sta tutta la libertà dell’uomo.

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La spada del ragazzo al centro è più grande di lui. Il quotidiano – che di per sé ha un peso - o ci libera o in alternativa scava un solco per terra, ci tiene ancorati al terreno, agli scontri di ogni giorno. La spada è l’alternativa al bastone di Pietro, il bastone dei pellegrini. Con la spada fai fatica a camminare, col bastone no. Il personaggio con la spada, vede Pietro ma non Gesù: quasi intimorito da Pietro sembra voler prendere la spada.

Dio ci ha creati liberi e tali ci lascia: da noi attende una risposta libera fosse anche un rifiuto camuffato da indifferenza.

La mano di Gesù non è una pura invenzione di Caravaggio, ma una sua rielaborazione di un’altra mano dipinta da Michelangelo nella Cappella Sistina: la mano di Adamo. Gesù è il nuovo Adamo “spirito datore e vita” scrive Paolo ai Corinzi (I Cor, 15,45).

L’intenzione dell’artista è forse quella di evidenziare più l’umanità che non la divinità del Cristo. L’indice di Gesù non è il dito puntato di chi comanda o giudica.

Ma in questo dipinto non c’è solo l’indice di Gesù: ci sono anche quelli di Pietro e della persona al centro, che è Matteo. È un concerto di indici. Il gesto dell’indice di Pietro riprende quello di Gesù ed a Lui rimanda: non è un gesto originale. Perché Pietro rappresenta la Chiesa, costituita, nel tempo, sacramento della presenza di Gesù: compito della Chiesa è infatti rendere presente Gesù nella storia. Gesù e Pietro sono uniti: benché le mani siano due la chiamata è la stessa. Ancora oggi Gesù chiama attraverso la Chiesa . La chiamata avviene nel quotidiano, nel proprio ambiente di impegno e di lavoro: non bisogna essere degli specialisti di Dio per accogliere la proposta di Gesù, basta avere oggi, a casa propria, gli occhi ben aperti.

Matteo è un uomo, pubblicano, peccatore pubblico, coi suoi difetti e limiti umani. È seduto, immobilizzato dal suo stato di uomo peccatore, si ritiene indegno e incapace di seguire Gesù. Egli ora viene illuminato dalla luce. A tutti è data la possibilità di seguire Gesù e la chiamata non conclude un cammino ma lo inizia in modo nuovo: la grazia di Dio, il suo amore, mi raggiunge nel mio essere fragile e peccatore e mi illumina la strada della mia realizzazione umana.

Il Cristo, quasi nascosto dalla figura di Pietro che quasi timidamente ripete il gesto del Maestro, pur indicando con la mano l’esattore Matteo, ha i piedi già girati nella direzione opposta, con una figurazione "ritorta" molto particolare, in grado di cogliere il movimento con una puntuale, straordinaria precisione.

È colui che cammina sulle nostre strade, è colui che passa accanto alla nostra vita, per trovarci là dove siamo e non permetterci di restare fermi. Ci invita a nostra volta la cammino. Non è vita quella da “seduti” nella fede. Gesù ci indica una vita da risorti, una vita di ricerca e di sete di senso e di nuove mete.

DOMANDE PER LA RIFLESSIONE:

Lo sguardo di Gesù nella mia vita e i miei sguardi.

Riesco a vedere lo sguardo di Gesù su di me? Quando mi sono sentito guardato con amore? E chiamato ad amare con la stessa intensità di sguardo?

Forse anche i miei sguardi, nella fede, nel mio rapporto con Gesù, sono ancora un po’ ripiegati su di me e sulle mie cose; forse mi fermo solo a considerare lo stupore, senza il coraggio di cambiare il mio sguardo in un guardare convinto e fermo, deciso…

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La mano di Gesù e le mie mani.

C’è una mano tesa verso di me, una mano che mi ha scelto per un progetto da realizzare. È la mano di un Dio-Uomo, fatto uomo per essermi più vicino e condividere tutto di me e della mia storia. Ci credo davvero? Che cosa mi fa stupire?

Le mie mani: sul tavolo della mia vita a “contare” quello che ho o vorrei avere oppure disposte a mettersi in gioco lasciandosi interpellare?

I piedi di Gesù e i miei piedi.

I piedi di Gesù indicano il suo passarmi accanto, vicinissimo, e la sua voglia di camminare, di andare oltre. I miei piedi sono comodamente sistemati sotto un tavolo, ben ancorati alle mie certezze (che ho o che cerco) o hanno voglia di muoversi e di danzare la danza di una ricerca e di una pienezza che so solo Lui può orientare e guidare?

- A che punto sono della mia vita? Ovvero, con quale dei personaggi posso sintetizzare il mio essere, stare, fare oggi?

- Ho gli occhiali inforcati sul naso, in modo tale che mi è impossibile vedere la luce? Oppure, percepisco l'esistenza di

una qualche luce ma sono convinto che essa non risplenda per me ma per qualcun altro?

- Sono in altre faccende affaccendato? Insomma "la vita è quella cosa che ci accade mentre siamo impegnati a fare

altri progetti"? Ho sete di ricerca e di trovare una luce, ma non vedo niente perché brancolo nel buio?

- Se penso alla mia vita, quando mi sono sentito cercato, chiamato e amato da Dio?

IL VANGELO

…uscì di nuovo.

Nel vangelo di Marco Gesù “esce” e “cammina” di continuo. La sua vita e tutta un esodo, che traccia per noi la via da seguire.

…vide.

Come nelle altre due chiamate precedenti (cfr 1,16-19), è in gioco innanzitutto lo sguardo, ossia il cuore di Gesù.

…Levi, il figlio di Alfeo.

La tradizione lo identifica con Matteo. Gesù chiama un uomo ben preciso, con un nome ed una famiglia, una storia, un’appartenenza. Che Lui conosce.

…seduto.

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Il paralitico (del brano precedente a quello che abbiamo letto) giaceva in un letto; Levi sta seduto, come paralizzato, a quel luogo che per lui è la sua vita. E forse la sua “malattia”. Matteo, il pubblicano – l’escluso del tempo – intristito dentro la gabbia d’oro che le sue mani avevano creato. L’evangelista lo ritrae seduto «dietro», come dietro a delle sbarre, al banco delle imposte.

…al banco delle imposte.

La chiamata di Gesù è rivolta a persone che stanno facendo altro. Si volge a gente che sta pescando, lavorando, contando soldi! La potenza creatrice del suo sguardo e della sua parola fa cose sempre più difficili. A Dio tutto è possibile. Anche chiamare alla salvezza uno tutto intento ad arricchire. Levi qui inaspettatamente viene raggiunto dalla parola del Signore. Non sono discorsi sulla sua condotta morale, sulla sua scelta collaborazionista con il potere oppressivo di Roma. Nulla di tutto ciò!

…Segui me.

Una parola soltanto che diventa ordine: «Seguimi!». Così Gesù aveva fatto con gli altri discepoli La fede cristiana è piedi per seguire il Signore. Si segue solo chi si ama, per poter stare “con lui”.

…risorto.

Quest’ordine mette in moto la vita di Matteo: «Si alzò e lo seguì». Difficile cogliere in così poche parole la portata del cambiamento. Ma fu vero e profondo cambiamento! Il testo greco usa il verbo anastàs da anístēmi, lo stesso verbo per dire «la risurrezione» di Gesù. Ecco la radicalità del cambiamento di Matteo: e, risuscitato, lo seguì o lo seguì come risorto.

Il paralitico, che dormiva nel letto del suo peccato, è risvegliato. Levi, che è morto nella gabbia del suo egoismo, è fatto risorgere a una vita nuova.

…lo seguì.

Il tempo (aoristo) sottolinea l’inizio del cammino: ha cominciato a seguirlo. Lascia tutto per la grande gioia: ha scoperto il tesoro della sua vita, ha trovato la perla preziosa (Mt 13,44 ss).

…nella sua casa.

Gesù, a dispetto dei farisei che accuseranno lui e il pubblicano, non giudica, non pretende che il peccatore faccia prima una congrua penitenza per essere ammesso nella comunità dei salvati, gli dona subito tutto sé stesso e segno è il fermarsi a casa di Matteo a banchettare con lui e con altri della sua cricca. Gesù prima lo chiama tra i suoi e poi esigerà cambiamento di vita e coerenza con il vangelo. Matteo non farà più quello che faceva un tempo. La tradizione della Chiesa, che lo presenta come un evangelista, lo sta a dimostrare. Dio, il Dio di Gesù, è prima misericordia e poi esigenza . La sua misericordia precede ogni azione/reazione umana.

Il paralitico poté camminare verso casa sua. Levi può accogliere Gesù in casa sua. In essa l'uomo e il suo Signore mangiano (=vivono) insieme. La vera dimora di Dio e l'uomo che egli ama, la vera dimora dell’uomo è Dio stesso, da amare con tutto il cuore.

Il banchetto e un'immagine frequente del regno di Dio.

Mangiare insieme e un atto di intimità, di pace e di letizia. Sono i familiari che mangiano insieme. Ora Dio e uomo -uomo peccatore- siedono alla stessa mensa, sono della stessa famiglia.

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Gesù non solo perdona i peccati (brano precedente). Fa di più: condivide la sua vita con peccatori. Il suo esempio ci insegna a staccarci non dai peccatori, ma dal peccato.

La nuova giustizia, secondo Gesù, è ricevere il suo amore gratuito che ci rende capaci di riamare come siamo amati.

Saremo sempre imperfetti e migliorabili, ma non per questo desistiamo dal seguirlo, né Lui desiste dal “mangiare” con noi.

La misericordia divina non è semplicemente e solamente il perdono concesso dopo un’offesa, ma la decisione di andare per primo incontro all’altro «sempre», facendosi carico di tutta la sua vita. Matteo a Gesù non aveva fatto alcun torto, eppure Gesù gli va incontro per primo, gli parla, lo invita tra i suoi facendosi carico per sempre della sua esclusione sociale. È da lui che entra per banchettare: a compiere un gesto di comunione che poco oltre, nel vangelo dell’istituzione dell’eucaristia, diventerà il segno dello stare di Gesù per sempre con gli uomini.

IL SIMBOLO DI OGGI:

Prima Fase: Tecnica “muro ostacoli”: il gruppo è separato da un muro di polistirolo da qualcosa (tipo la Croce in anfiteatro); ciascun ragazzo riceve un mattone su cui scrivere ciò che può impedirgli di rispondere alla chiamata di Dio. Dio ci chiama anche tutte le domeniche. Dopo aver affisso i mattoni sul muro, l’animatore invita i ragazzi a rompere il muro, atto che simboleggia la volontà di rimuovere gli ostacoli che ci impediscono di metterci in cammino.

Seconda Fase: contestualizzare i versetti del Vangelo dei Discepoli di Emmaus letti oggi rispetto alla S. Messa, ponendo il fantoccio in piedi. All’inizio il fantoccio è seduto al tavolo ad occhi bassi a contar monete.

UNA CANZONE PER RIFLETTERE: L’Essenziale di Mengoni

Sostengono gli eroi «se il gioco si fa duro, è da giocare!»beati loro poise scambiano le offese con il bene.Succede anche a noidi far la guerra e ambire poi alla pacee nel silenzio mioannullo ogni tuo singolo doloreper apprezzare quello che non ho saputo scegliere.Mentre il mondo cade a pezziio compongo nuovi spazi e desideri cheappartengono anche a teche da sempre sei per mel’essenziale.Non accetteròun altro errore di valutazione,l’amore è in grado dicelarsi dietro amabili parole

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che ho pronunciato prima chefossero vuote e stupide.Mentre il mondo cade a pezziio compongo nuovi spazie desideri cheappartengono anche a te.Mentre il mondo cade a pezzimi allontano dagli eccessie dalle cattive abitudini,tornerò all’origine,torno a te che sei per mel’essenziale.L’amore non segue le logicheti toglie il respiro e la sete.Mentre il mondo cade a pezziio compongo nuovi spazie desideri cheappartengono anche a te.Mentre il mondo cade a pezzimi allontano dagli eccessie dalle cattive abitudini,tornerò all’origine,torno a te che sei per mel’essenziale....

A volte nel nostro percorso di vita ci imbattiamo in alcuni ostacoli. Il mondo ci sembra cadere a pezzi. E quegli ostacoli ci costringono a riflettere su quanto di giusto e sbagliato abbiamo fatto finora nella nostra vita. Quando il mondo cade a pezzi, riscopriamo il nostro più profondo bisogno: essere amati. C’è qualcuno che ci ama veramente? Chi è la nostra origine? Chi è per noi l’essenziale? Da dove dobbiamo ripartire?Da chi ci ha scelto per primo, da chi ha puntato su di noi e continua a farlo. Io sono stato visto come una persona speciale. Qualcuno mi ha notato nella mia unicità e ha espresso il desiderio di conoscermi, di avvicinarsi di più a me, di amarmi. Siamo stati visti da Dio come esseri unici, speciali, preziosi. Da tutta l’eternità, prima ancora che tu nascessi e diventassi parte della storia, tu esistevi nel cuore di Dio. Assai prima che i tuoi genitori ti desiderassero e che i tuoi amici riconoscessero i tuoi doni, o i tuoi insegnanti ti incoraggiassero, tu eri già “scelto”. Gli occhi dell’Amore ti hanno visto come una realtà preziosa, di infinita bellezza e di eterno valore. Mentre il mondo cade a pezzi io compongo nuovi spazi e desideri... Sai nutrire dentro e fuori di te la speranza di riscoprire la tua origine?Nella tua vita hai dei momenti di "deserto" dove vai all’essenziale, dove lasci parlare il Maestro e in quell'incontro ti scopri amato/a? Momenti in cui, come è accaduto ai discepoli di Emmaus, ti scopri affiancato da Gesù lungo la tua strada?Chi ti ama, ti ha scelto. Chi ti ama, ti chiama in continuazione.

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Secondo giorno: QUANDO SONO DEBOLE, ALLORA SONO FORTE

Obiettivi

- accompagnare i giovanissimi a sperimentare l’affidamento a Dio e agli altri

attraverso la riscoperta dei momenti dell’atto penitenziale e dell’offertorio.

Vangelo

Dal Vangelo secondo Luca (24,17-24)

Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto

triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in

questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta

potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno

consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe

liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle

nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci

di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e

hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».

Zoom sulla Parola

Dalla reazione dei due discepoli emerge un paradosso: al Cristo Risorto (che ancora non riconoscono) imputano di

non sapere nulla del Gesù Crocifisso. Questa cosa può accadere solo perché a quella croce – così evidente – si sono

limitati ad assegnare un significato “secondo loro”, senza cercarne quello autentico. Ma non è quello che capita a noi

quando con il segno della croce vorremmo scongiurare l’infortunio in campo o il quattro in matematica?

Segno

Battersi il petto e portare all’altare pane e vino. L’atto penitenziale e l’offertorio sono due momenti in cui si affidano

a Dio e agli altri le proprie debolezze e fallimenti, ma anche i frutti del proprio impegno e le gioie vissute. Implicano

un doppio movimento: da una parte il riconoscimento e dall’altra l’affidamento/offerta di essi; si attraversano così

interiormente le porte del proprio cuore per scuoterlo. Nel gesto del battersi il petto l’uomo ridesta il suo mondo

interiore, affinché percepisca l’appello di Dio e si metta nuovamente in gioco nel cammino della vita, con tutto quello

che di buono può e sa donare.

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Affidarsi agli altri e a Dio può sembrare gravoso, ma allo stesso tempo è un grande atto di libertà e liberazione. I pesi

e le gioie non si portano da soli, si condividono. E più si condividono, più i pesi si dividono e le gioie si moltiplicano.

Qual è l’atteggiamento dei giovanissimi? Sono in grado di aprirsi con schiettezza e semplicità, rivelando le proprie

debolezze ma anche i propri punti di forza, oppure preferiscono fare sempre tutto da soli? Ci sono sicuramente

occasioni in cui fanno fatica ad affidarsi agli altri (amici, parenti, educatori) e situazioni in cui condividono con più

facilità, momenti di peso e dubbio, e momenti di spensieratezza e gioia per un evento felice. Accompagniamo i

giovanissimi a condividere e affidare agli altri e a Dio ciò che accade loro.

Il senso del discorso: Dobbiamo essere orgogliosi delle nostre fragilità: offriamole in Offertorio!

INCONTRO:

Partire dalla lettura dei brani sulla Fragilità:

L’anfora imperfetta (Un racconto di Bruno Ferrero)

Ogni giorno, un contadino portava l’acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore che legava sulla groppa dell’asino, che gli trotterellava accanto. Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio, perdeva acqua. L’altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza perderne neppure una goccia.

L’anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto più che l’anfora nuova non perdeva l’occasione di far notare la sua perfezione: “Non perdo neanche una stilla d’acqua, io!”.

Un mattino, la vecchia anfora si confidò con il padrone: “Lo sai, sono cosciente dei miei limiti. Sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza e le mie ferite”.

Il giorno dopo, durante il viaggio, il padrone si rivolse all’anfora screpolata e le disse: “Guarda il bordo della strada”.“E’ bellissimo, pieno di fiori”.“Solo grazie a te”, disse il padrone. “Sei tu che ogni giorno innaffi il bordo della strada. Io ho comprato un pacchetto di semi di fiori e li ho seminati lungo la strada, e senza saperlo e senza volerlo, tu li innaffi ogni giorno...”.

Siamo tutti pieni di ferite e screpolature, ma se lo vogliamo, Dio sa fare meraviglie con le nostre imperfezioni.Ho fatto tanti sogni che non si sono mai avverati. Li ho visti svanire all’alba. Ma quel poco che grazie a Dio si è attuato, mi fa venire voglia di sognare ancora.Ho formulato tante preghiere senza ricevere risposta, pur avendo atteso a lungo e con pazienza, ma quelle poche che sono state esaudite mi fanno venire voglia di pregare ancora.

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Mi sono fidato di tanti amici che mi hanno abbandonato e mi hanno lasciato a piangere da solo, ma quei pochi che mi sono stati fedeli mi fanno venire voglia di avere ancora fiducia.Ho sparso tanti semi che sono caduti per la strada e sono stati mangiati dagli uccelli, ma i pochi covoni dorati che ho portato fra le braccia, mi fanno venire voglia di seminare ancora.

Una riflessione di Ermes Ronchi SOLO PER LA SCUOLA SUPERIORE“Saper verificare ad ogni incontro, con il cuore attento e trepide mani, se il minuscolo vostro coccio di riconoscimento combacia in bellezza con altri ancora. Che il destino fragile degli amici dell’Unico si riscopra in disegno di armoniose coincidenze”.

Scoprire se il mio minuscolo coccio di riconoscimento combacia in bellezza con altri. Il nostro coccio di riconoscimento è Cristo, il nostro simbolo. Simbolo in origine è un sistema di riconoscimento: qualcosa veniva spezzato, un bastone di legno, un coccio, un anello, i due pezzi affidati a due persone diverse, che poi si sarebbero riconosciute, quando accostando i loro pezzi li vedevano combaciare. Insieme i nostri piccoli cocci oscuri costruiscono il corpo luminoso di Cristo. La religione è qualcosa che ri-lega, come dice la parola, che ti lega agli altri e poi ti lega alla terra intera e poi a Dio. La religione ti connette, è la connessione della tua vita con infinite vite. Un uomo isolato non sopravvive, non si umanizza. Solitario, il nostro cuore si ammala; isolato, muore. La religione ti lega, ma poi ti slega, cioè ti fa libero. All’avvicinarsi del Vangelo si deve sentire aria di libertà; non la fissità dei codici, ma il vento che apre le porte. Leggi il Vangelo, respiri a pieni polmoni la libertà. La libertà ha un segreto: il segreto è quel pezzo di Dio che è in te [...]. Se sei fedele a questo pezzo di Dio, sei libero dalla schiavitù degli altri e dalle cose, dalle convenzioni abusate, dai codici senz’anima, dal pensiero dominante, dai giudizi degli altri su di te. Per te contano solo gli occhi del tuo Signore, conta un piccolo pezzo di Lui in te.

Attività:

Ogni giovane immaginerà di essere un oggetto prezioso da trattare con cura ed attenzione. L’oggetto è idealmente riposto nello scatolone che ciascuno ha portato con sé. Una volta chiuso – per così dire – lo scatolone, ciascuno provvederà ad indicare sull’esterno dello stesso le indicazioni per il trasporto/trattamento dello stesso utilizzando i simboli del packaging (ai ragazzi viene fornita un’immagine con tutti i simboli ma non ne conoscono il significato: lo attribuiranno loro ai simboli utilizzati; potranno anche inventare nuovi simboli).

Nel pacco ci sarà un pezzo di puzzle da ricomporre alla fine ma loro non lo sanno!

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Alcuni spunti per la discussione: - Quali sono i maggiori “pericoli” per il nostro oggetto prezioso? A che tipo di rottura va incontro: corrosione? strappo? frattura? - Quali misure prendi tu e quali prendono gli altri con te, per proteggerlo dagli urti? - I simboli idealmente posti fuori dallo scatolone, sono davvero visibili? Oppure solo noi ne conosciamo l’esistenza? –

Materiale utile all’animatore per preparare l’incontro:

La fede porta due doni: il legame e la libertà; l’unità e l’inventiva. [...] Sentiamo di avere un destino fragile; separati siamo poca cosa, siamo persi, come un coccio minuscolo, ma uniti ci scopriamo parte di un destino grande in armoniose coincidenze, perché ad ognuno è affidato un frammento di Cristo [...] Ognuno di noi, diceva padre Turoldo, “è un proprio momento di Dio”, perché l’uomo ha Dio nel sangue. Dice Paolo: “Noi portiamo un tesoro dentro vasi di argilla”. Si può spezzare il vaso, ma non per questo il tesoro si svaluta [...]; la mia verità è di essere fragile, un minuscolo coccio di un vaso che più volte si è rotto. Ma essere fragile non è un ostacolo, ma una opportunità, non un impedimento alla comunione, ma una chance . La fragilità è l’origine in me della voglia di legame, della voglia di comprensione e di amore; per la fragilità l’uomo cerca aiuto, cerca sostegno e appoggiando una fragilità sull’altra si sorregge il mondo, come due semiarchi di pietra o di mattoni. [...] “Un semiarco da solo è instabile, non regge; ma appoggiandosi ad un altro semiarco crea la più solida tra le forme architettoniche, l’arco” (Leonardo). Questi archi solidissimi da cui siamo circondati sono fatti appoggiando una fragilità sull’altra. Così noi sosteniamo il mondo. La fragilità non spinge a vincere, non crede alla forza, sa che è soltanto simulazione, una maschera per nascondere la paura; e sa che la ricerca di potere è solo un’atrofia del vivere. La fragilità è la visione di un mondo che non si divide

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più in vincitori e vinti, dove il vincitore è il più forte, il più violento, il più crudele spesso; la fragilità insegue il sogno di un mondo dove il vincitore è colui che dà e riceve amore.

Dalla seconda lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi (12, 7-10)

Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte.

Nonostante la parola “debolezza” ci sia ormai famigliare in questa due giorni, le parole di Paolo sono forse ancora troppo forti per le nostre orecchie delicate, in questo elogio della fragilità umana. Se ci pensiamo bene, facciamo davvero fatica nella quotidianità a vantarci delle nostre debolezze, non solo davanti agli altri ma anche nell’intimo della nostra coscienza. Invece per Paolo è chiarissimo che la potenza di Dio agisce unicamente nel crocifisso. Perché?

Perché la potenza di Dio si dispiega unicamente dove l’uomo accetta e proclama il suo limite, esattamente come la croce simboleggia la condizione di umiliazione totale e di derisione. Ce lo scordiamo spesso ma Cristo, prima di essere Salvatore, è l’umiliato che viene salvato, riscattato, redento. Lui è il primo uomo nuovo, il nuovo Adamo … perché è stato il primo crocifisso. Quando decidiamo di volere essere assimilati a Cristo nel dolore per la nostra finitezza, da quel momento possiamo essere salvati anche noi.

L’esistenza umana dunque oscilla tra la decisione di affidarsi al proprio pensiero e alle proprie capacità operative umane e la decisione di accogliere il pensiero di Dio esemplificato nel Cristo.

Poiché nel creato, che era manifestazione della sapienza di Dio, la sapienza umana non ha riconosciuto il Creatore, allora Dio ha dovuto seguire un’altra strada. Gli uomini hanno idolatrato le cose belle della creazione, hanno rimosso l’idea che queste fossero creature; così facendo gli uomini hanno negato la dimensione creaturale, finita, della loro condizione. Dunque nel pensiero l’uomo ha fallito, il suo intelletto non ha colto l’essenza di Dio. Allora Dio ha scelto la strada del Crocifisso per salvare. Dio salva, opera, agisce soltanto dove c’è un crocifisso. Solo se siamo crocifissi possiamo fare esperienza della salvezza di Dio. Che è come dire che l’uomo è salvato soltanto quando accetta il proprio limite, quando capisce l’esperienza della croce come esperienza evidente del limite creaturale.

Pensiamo ad un germoglio: ha una forza immensa ... eppure è debolissimo, è fragilissimo. Pensiamo all’erba che riesce a spezzare il cemento o a sollevare l’asfalto delle strade ... e crescere anche tra le rocce.

Potrebbe non sembrare molto logico quello che dice San Paolo, perché se sei debole, sei debole! Ma il Dio dei paradossi si fa trovare quando meno te lo aspetti, dove meno lo cerchi. Lo incontri quando decide Lui e se vi è un luogo al mondo dove possiamo essere certi di trovarvi Dio, quello può essere solo la debolezza.

Nel momento in cui riconosco le mie debolezze, riconosco di aver bisogno di superarle, ed è solo in quel momento che la misericordia di Dio può agire. Per questo la debolezza più grande nasconde in sé una Grazia immensa. Le mie fragilità mi ricordano sempre quanto ho bisogno di Dio.

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Il mondo elogia la forza e la potenza, mentre Dio per salvare il mondo ha imboccato e percorso fino in fondo la via della debolezza, si è lasciato “ferire” dalla nostra miseria e tristezza e se ne è fatto carico, oltre ogni buon senso, fino all’infamia della croce.

“Quando sono debole, allora sono forte perché Tu sei la mia forza...quando sono malato è in Te che trovo vita perché Tu sei guarigione..., mi basta la Tua grazia”.

Solo quando ci scontriamo con la nostra piccolezza e con i nostri limiti, possiamo riconoscere che Dio è immenso, infinito e potente. E in Lui, anche noi riprendiamo forza.

I bellissimi paradossi di Dio! Come sono lontani i Suoi pensieri dai nostri.

La cura della debolezza.

La preghiera per una nostra o altrui condizione di sofferenza, da affidare al Padre durante la Messa. Scegliere una cura “pratica” di una nostra debolezza, di una difficoltà relazionale, in famiglia o in una amicizia;

scegliere di lavorare su un limite particolare. Confessione.

IL SIMBOLO DI OGGI:

Prima Fase: Aprire i pacchetti e comporre il Puzzle (una loro foto?).

Seconda Fase: contestualizzare i versetti del Vangelo dei Discepoli di Emmaus letti oggi rispetto alla S. Messa, ponendo le mani del fantoccio in avanti, come ad offrire le proprie debolezze (Offertorio).

UNA CANZONE PER RIFLETTERE: Essere Umani di M. Mengoni

Oggi la gente ti giudica,

per quale immagine hai.

Vede soltanto le maschere,

e non sa nemmeno chi sei.

Devi mostrarti invincibile,

collezionare trofei.

Ma quando piangi in silenzio,

scopri davvero chi sei.

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Credo negli esseri umani.

Credo negli esseri umani.

Credo negli esseri umani

che hanno coraggio,

coraggio di essere umani

Credo negli esseri umani.

Credo negli esseri umani.

credo negli esseri umani

che hanno coraggio,

coraggio di essere umani.

Prendi la mano e rialzati,

tu puoi fidarti di me.

Io sono uno qualunque,

uno dei tanti, uguale a te.

Ma che splendore che sei,

nella tua fragilità.

E ti ricordo che non siamo soli

a combattere questa realtà.

Credo negli esseri umani.

Credo negli esseri umani.

Credo negli esseri umani che hanno coraggio,

coraggio di essere umani.

Credo negli esseri umani.

Credo negli esseri umani.

Credo negli esseri umani che hanno coraggio,

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coraggio di essere umani.

Essere umani.

L’amore, amore, amore

ha vinto, vince, vincerà.

L’amore, amore, amore

ha vinto, vince, vincerà.

L’amore, amore, amore

ha vinto, vince, vincerà.

L’amore, amore, amore,

ha vinto, vince, vincerà.

Credo negli esseri umani.

Credo negli esseri umani.

Credo negli esseri umani che

hanno coraggio,

coraggio di essere umani.

Credo negli esseri umani.

Credo negli esseri umani.

Cedo negli esseri umani che hanno coraggio,

coraggio di essere umani.

Essere umani.

Essere umani.

Ogni giorno siamo chiamati a sembrare perfetti perché qualcuno di imperfetto ci giudichi. Devi mostrarti invincibile, non devi sbagliare mai, devi collezionare trofei.

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Nonostante quello che il mondo di oggi ci faccia pensare, fa parte della nostra natura di essere umani, avere dei limiti e delle perfezioni. Con quei limiti e quelle imperfezioni siamo stati plasmati e anche in virtù di quei limiti e di quelle imperfezioni siamo amati da chi ci ha scelto!

Essere fragile è bello perché vuol dire aprirsi agli altri, avere bisogno degli altri, “non siamo solo a combattere questa realtà, Prendi la mano e rialzati, tu puoi fidarti di me.”. Ma soprattutto vuol dire avere bisogno di Dio. Posso aver perso tutto nella mia vita, ma mai e poi mai perderò l’amore e il sostegno di Dio.

Siamo rimasti in pochi, di esseri umani con il coraggio di essere umani. Perché chi rimane essere umano, ha sempre qualcosa in più da perdere. Un pianto in più da fare, una notte insonne da non dormire, una solitudine in più da combattere. Una preghiera in più da rivolgere a Dio.

E di nuovo, ancora una volta, sembra che quell’amore sia non solo la soluzione, ma lo strumento per vivere in modo autentico. Abbracciando la vita, accettando le nostre fragilità. Abbattendo i nostri muri di indifferenza e paura, difendendo a tutti i costi chi siamo guardandoci allo specchio, sorridendo perché ci riconosciamo.

Questa canzone parla di quel contatto umano che è sempre più raro, di quel senso di fiducia che nessuno ha più per nessun altro se non per sé stessi (e a volte nemmeno per sé stessi).

Viva le mie fragilità! Quanto mi rendono forte!

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Terzo giorno: ASCOLTANDO SI IMPARA

Obiettivi

- far sperimentare ai giovanissimi momenti di meditazione e di

preghiera personale;

- accompagnarli a lasciarsi interrogare dalla Parola.

Vangelo

Dal Vangelo secondo Luca (24,25-29)

Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo

sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in

tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse

andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò

per rimanere con loro.

Zoom sulla Parola

“Sciocchi e tardi di cuore”: certo che se uscissero dalla bocca di un altro queste parole non riusciremmo a

sopportarle.

Ma Gesù non ci sta insultando, sta piuttosto accendendo la luce nella nostra giornata piena di parole (dette in ogni

modo e condizione) ma così vuote della sua Parola, l’unica che dà risposta alla vita.

Rinnoviamo volentieri il proposito di ascoltare con più attenzione la Parola di Dio, per entrare – ogni giorno di più –

nel mistero grande del suo amore.

Secondo Nouwen: Ognuno di noi conosce la forza risanatrice o distruttiva della parola parlata. Ti odio o ti voglio

bene fanno qualcosa in me. Mi fanno sentire e pensare diversamente. Mi innalzano a un nuovo modo di essere e mi

danno un’altra conoscenza di me stesso.

La parola non è un’esortazione ad uscire e cambiare la nostra vita. La vera forza della parola non è nel come

l’applichiamo nella nostra vita, ma nel suo potere di trasformazione che la sua azione divina opera mentre la

ascoltiamo.

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Segno

Più che un segno specifico, in questo giorno dedicato al deserto e alla meditazione, si potrebbe proporre ai

giovanissimi un esercizio per aiutarli a individuare la posizione che più favorisce in loro un clima di raccoglimento,

ascolto e meditazione della Parola (in ginocchio, seduti a gambe incrociate, sdraiati…). Si potrebbe fornire loro dei

materassini e far loro ascoltare della musica di vario genere, invitandoli a lasciarsi guidare dalla musica e cercare la

posizione che più li aiuta a raccogliersi nelle varie situazioni. Ogni canzone (più o meno ritmata) risveglierà in loro le

sensazioni che provano durante i vari momenti della giornata. È importante infatti che si allenino al raccoglimento

nelle tante situazioni della vita, non solo quando il clima è "perfetto".

Il senso del discorso: La Parola trasforma! Impariamo a lasciarsi plasmare da essa!

Oggi i ragazzi vivranno un momento di deserto.

Ecco cosa faranno: entrano nel contesto (vedi oltre), ascoltano il brano, escono con il materiale necessario per fare

la riflessione individuale (Brano del Vangelo, Carta Nautica, penna e foglio con Meditazione Personale

(differenziata)). Poi si torna nei gruppi per la condivisione e per la barca. Si concluderà con il simbolo della grande

barca.

Per la preparazione dell’animatore:

CORAGGIO, SONO IO

Lectio divina per bambini e ragazzi

sull’icona biblica dell’anno Mc 6,45-52

INTRODUZIONE

L’icona biblica pregata e meditata nella lectio divina proposta, vuole aiutare i bambini e i ragazzi ad approfondire l’icona biblica che accompagna il cammino dell’associazione in questo anno associativo. Il brano scelto è il racconto della notte in mare vissuta dagli apostoli subito dopo la giornata caratterizzata dalla moltiplicazione dei pani e dei pesci. Come l'episodio che lo precede anche questo racconta di un nuovo tentativo da parte di Gesù – ricorrente nel Vangelo di Marco, incentrato fondamentalmente sulla

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domanda circa l'identità del Maestro – di presentarsi ai suoi apostoli per far comprendere loro chi sia davvero.In virtù di questa volontà di farsi conoscere e riconoscere si svolge l'intero episodio, che al momento dello smarrimento e dello spavento di fronte all'inafferrabilità della notte e del vento sempre più intenso e minaccioso fa seguire l'intervento di Gesù - dapprima non riconosciuto e scambiato per un fantasma - che ribadendo semplicemente di essere accanto ai suoi amici (“Coraggio sono io”) riporta la serenità e placa la bufera imminente. In questo caso più che in altri non è il prodigio di Gesù a colpire, quanto le reazioni degli apostoli che non sanno fidarsi, né affidarsi pienamente al Maestro che tuttavia amano e seguono con coraggio. La fede però, come questo brano ci aiuta a comprendere, è un’altra cosa, è tutto questo, ma è anche più di questo. È una relazione con una persona e come tale va vissuta, mettendo in conto tutte le incertezze che possono derivarne senza lasciarsi spaventare. Il rapporto con le persone che ci sono accanto, che ci vogliono bene e desiderano il meglio è un ottimo allenamento da questo punto di vista. Gesù non desidera nient'altro che essere per ciascuno di noi una di queste persone, dalle quali ci sentiamo rassicurati, accolti, amati così per quello che siamo. I ragazzi sono invitati quindi a riflettere su quei momenti della propria vita nei quali sono l'insicurezza, il timore di non essere all'altezza, le incertezze del giorno per giorno, la paura che spesso ne scaturisce, a prevalere e a far perdere di vista ciò che è importante, ciò che è prioritario, a partire proprio da un rapporto profondo e partecipe con il Signore Gesù.La lectio divina è un tempo privilegiato di incontro con Gesù, in cui i ragazzi hanno la possibilità di sperimentare la bellezza di accostarsi alla Parola di Dio, di lasciarsi incuriosire, interpellare ed istruire da essa. Per offrire ai protagonisti di questa proposta «una lettura calma, attenta e accogliente, nel rispetto della Parola e dell’azione dello Spirito che ce la fa comprendere» è bene essersi in precedenza soffermati sul brano personalmente, avervi riflettuto nel gruppo di appartenenza e con il gruppo educatori, accompagnati nella lettura dall’assistente.

ICONA BIBLICA (Mc 6,45-52)

45E subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. 46Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. 47Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. 48Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro, camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. 49Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: "È un fantasma!", e si misero a gridare, 50perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!". 51E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, 52perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.

COSA DICE LA PAROLA

ENTRO NEL CONTESTO

Per aiutare i bambini e i ragazzi a entrare in relazione con la Parola, è importante che l’ambiente, predisposto per l’esperienza della lectio divina, li aiuti a partecipare attraverso tutto sé stessi: il loro corpo, i loro sensi, la loro intelligenza, la loro grande capacità di immaginazione e di immedesimazione nel contesto. In particolar modo l’ambientazione deve aiutarli a sentire che la Parola che leggono e pregano è rivolta direttamente alla loro vita, qui ed ora.

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I ragazzi vengono quindi aiutati a sperimentare le sensazioni vissute dagli apostoli sulla barca in mezzo al mare. Ciò che prelude alla manifestazione di Gesù, è proprio un momento di smarrimento personale da parte di coloro che sono stati mandati a precederlo sull'altra riva: si sono imbarcati per una traversata piuttosto consueta e tutto sommato semplice e invece scoprono che si tratta di un’impresa ardua e diventa quasi impossibile completare il tragitto indenni. Ben presto sono la paura e il panico a prevalere.

Il proposito di questa prima parte è proprio quello di ricreare il momento della difficoltà, che nel brano contribuisce a rendere la manifestazione di Gesù davvero significativa, poiché decisiva ai fini delle sorti della piccola imbarcazione scossa dal forte vento.

Non per questo si deve rinunciare, tuttavia, a far sì che il luogo dove si svolge l'incontro sia ospitale e faccia sentire i ragazzi a loro agio. Soltanto in buone condizioni di contesto è possibile sfruttare al meglio la suggestione delle attività che seguono.

Ai ragazzi 12/14 viene proposto un piccolo esercizio di immedesimazione: sono aiutati ad entrare nel contesto sperimentando la sensazione degli apostoli rimasti soli sulla barca in mezzo al mare di notte.

I ragazzi vengono invitati a sedere a terra nel luogo dove si svolge l'incontro. Le luci vengono gradualmente abbassate e infine spente. Contemporaneamente vengono riprodotti per mezzo di un supporto multimediale i suoni dello sciabordio dell'acqua e del vento. Il vento può essere riprodotto anche per mezzo di ventilatori in movimento. Lo scopo è quello di ricreare l'ambiente nel quale gli apostoli si sono trovati sulla barca in mezzo al mare.

LEGGO

Un animatore legge il brano

Dal Vangelo di Marco Mc 6,45-52

Il brano viene proclamato da colui che guida la lectio, avendo cura di dare rilievo a tutte le parole pronunciate e di far comprendere al meglio il testo. Per favorire l’esercizio all’ascolto attento della Parola, è bene che i ragazzi non seguano il testo sotto gli occhi rimandando la lettura personale nella fase successiva.

CAPISCO

I ragazzi si ritagliano qualche minuto per leggere personalmente il testo del brano. Ricevono poi una sorta di carta nautica molto semplificata, sulla quale individuare gli elementi fondamentali del racconto e collocare la piccola imbarcazione degli apostoli. Un animatore spiega loro cosa significano i simboli sulla carta nautica (vedi in seguito) e i ragazzi e si allontano per il DESERTO con Brano del Vangelo, Carta Nautica, penna e foglio con Meditazione Personale (tutto nel libretto)

PRENDIAMO IL LARGO → La montagnaE subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare.

È Gesù stesso che crea le condizioni perché gli apostoli possano riconoscerlo e conoscerlo meglio. All'interno del Vangelo il congedo di tutti anticipa sempre un momento di rivelazione. È come se Gesù volesse allontanare da ogni

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distrazione coloro che intende incontrare e dai quali vorrebbe farsi conoscere meglio. Non sempre la buona volontà degli apostoli però è sufficiente, occorre creare uno spazio e un momento appositi perché davvero abbiano modo di incontrare Gesù e capire chi può essere per la loro vita.

INCONTRIAMO LE PRIME DIFFICOLTÀ → Il ventoVenuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro.

Gli apostoli incontrano le prime difficoltà proprio quando anche la luce del giorno viene meno. Il vento contrario non permette loro di avanzare e quella che sarebbe potuta essere la semplice traversata di acque piuttosto tranquille si rivela essere più difficoltosa delle attese.

LE DIFFICOLTÀ CI FANNO AVERE PAURA → La barcaCamminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: "È un fantasma!", e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti.

La difficoltà sperimentata nelle acque agitate dal vento suscita negli apostoli insicurezze e timori, che sfociano nella paura quando – non riconoscendo Gesù – pensano di vedere un fantasma.

SUPERIAMO LA PAURA → La boaMa egli subito parlò loro e disse: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!".

Le parole di Gesù, la sua presenza accanto agli apostoli senza nemmeno il bisogno di pronunciare il proprio nome sono sufficienti per calmare gli apostoli e aiutarli a riprendere il controllo di sé.

RITROVIAMO LA STRADA → Il faroE salì sulla barca con loro e il vento cessò.

Il fatto di avere riconosciuto Gesù, la sua vicinanza aiuta gli apostoli a riprendere il controllo della situazione. Il vento cessa e le acque tornano tranquille.

NON AVEVANO COMPRESO...E dentro di sé erano fortemente meravigliati,52perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.

Il momento drammatico del quale sono stati protagonisti fa riflettere gli apostoli sull'importanza di fidarsi di Gesù senza condizioni. L'episodio raccontato nel brano immediatamente precedente a questo – la moltiplicazione dei pani e dei pesci – era proprio un invito alla fiducia incondizionata nel Signore. Il limite dei discepoli sta proprio nella loro difficoltà a lasciare spazio al Signore anche nel momento della difficoltà e della paura. Una comunità che sceglie di seguirlo fidandosi di lui continua a camminare anche quando non lo comprende fino in fondo.

COSA DICE A ME

MEDITAZIONE PERSONALE

Dopo la presentazione e l’analisi del brano, si riflette insieme ai ragazzi a partire dalle sensazioni sperimentate nel momento dell'ambientazione lette alla luce della Parola appena ascoltata. I ragazzi sono aiutati a meditare sulle situazioni concrete della propria vita nelle quali il timore dettato dall'insicurezza, dal pessimismo, dalla convinzione di non essere all'altezza, dalla distanza dei punti di riferimento consueti ha lasciato il posto alla paura.

La paura ha un fondamento irrazionale, non è quasi mai pienamente motivata da precise circostanze, ci fa dubitare di tutto e di tutti, intaccando fortemente la nostra capacità di fidarci e affidarci, prima di tutto al Signore.

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I ragazzi sono aiutati nella meditazione dalla carta nautica già utilizzata nella fase precedente (in questo caso la carta è personale, nel momento precedente può essere anche unica per tutto il gruppo), sulla quale vengono rappresentate in forma stilizzata la sagoma del mare e alcuni degli elementi grafici tipici di questo tipo di mappe.

Ecco una legenda “minima” dei segni che devono essere riportati sulla carta poiché direttamente collegati ai passi della meditazione personale. Altri possono essere aggiunti e integrati a seconda del taglio e dell'approfondimento della riflessione

La BARCA: rappresenta i ragazzi e le persone che viaggiano insieme a loro, la comunità della quale si sentono parte.

Una LINEA tracciata sull'acqua rappresenta il punto in cui l'acqua diventa più alta e il vento più forte. È il momento nel quale l'insicurezza cede il posto alla paura.

Le PICCOLE FRECCE che indicano la direzione e l'intensità del vento. Una BOA, per indicare il punto di riferimento ritrovato quando la strada sembrava persa Il FARO che segnala l'approdo imminente sull'altra riva, fa comprendere che la traversata è andata a buon

fine

Gli elementi sono già stati disegnati sulla carta muta del mare e devono essere soltanto completati.

PRENDIAMO IL LARGO /Affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario (v. 48)

Navigare con il vento contrario non è semplice e può diventare impossibile. Il vento, l'oscurità, la mancanza di punti di riferimento possono rendere ogni situazione ancora più difficile di quanto non sia di per sé.

Traccia la riga che indica il punto dove l'acqua del mare diventa più alta e nel settore più vicino alla riva scrivi in sintesi tre momenti nei quali ti sei sentito a disagio, in difficoltà, fuori posto.

Prova a riflettere con l'aiuto di queste domande: Quali situazioni mi mettono in difficoltà? C'è qualcuno o qualcosa in particolare rispetto al quale non riesco a reagire? Come mi comporto di fronte alle difficoltà? Preferisco evitarle, mi faccio travolgere dagli eventi,

cerco di non crearle fin dall'inizio restando semplicemente “a riva”?

LE PRIME DIFFICOLTÀ e LA PAURA / Essi si misero a gridare (v. 49)La reazione di fronte ad un momento difficile può essere quella di chi si fa prendere dal panico, di chi poiché non capisce bene quello che sta succedendo rinuncia a capire e a reagire.

Scrivi sulle piccole frecce che indicano il vento ciò che ti fa paura. Scegli tu quante frecce occorrono per rappresentarlo a seconda dell’“intensità” (una, due o tre frecce).

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Prova a riflettere con l'aiuto di queste domande: Che reazioni ho di fronte alle difficoltà che incontro? La paura mi blocca, mi fa disperare, mi induce ad arrendermi? Perché? Cosa mi succede? Si tratta di un comportamento ragionevole? Di una reazione proporzionata? Come definirei il mio rapporto con il Signore in momenti come questi? Può fare qualcosa per me in questi momenti? Se sì, cosa? E se no, perché?

SUPERIAMO LA PAURA / “Coraggio, sono io, non abbiate paura!” (v. 50b)Ad un tratto le cose cambiano in meglio, accade qualcosa che risolve la situazione difficile nella quale ci trovavamo, o forse semplicemente cambia il nostro punto di vista su di essa, aiutandoci ad affrontarla.

Scrivi accanto alla boa le situazioni o i nomi delle persone che ti hanno aiutato a superare un momento di difficoltà e di paura.

Prova a riflettere con l'aiuto di queste domande: Cosa faccio per placare la paura? Come reagisco? A chi mi rivolgo? Trovo un sollievo e magari una risposta in una persona, in un luogo? Di quale persona o luogo si

tratta e perché? Potrei dire che quella persona sia un segno della presenza del Signore? Perché?

Viene aggiunto un nuovo elemento alla carta nautica: il punto che non può essere raggiunto dal radar (rappresentato da un piccolo cerchio scuro), una zona nel centro del mare dalla quale è impossibile per la barca comunicare con la riva. Al centro di questa piccola area è riportata la scritta “Dov'era Dio quando...?!”.

Prova a riflettere su questa frase, sulle volte in cui è accaduto di ascoltarla, sui motivi per i quali ti è capitato di pensarla o pronunciarla.

Prova a riflettere con l'aiuto di queste domande: Come intendo la presenza di Dio nella mia vita? Come reagisco?

RITROVIAMO LA STRADA / “E salì sulla barca con loro e il vento cessò” (v. 51)La vicinanza delle persone che ci sono accanto ci aiuta ad intuire la presenza del Signore al nostro fianco. Dio è qui, vicino, ma noi siamo capaci di riconoscerlo e accoglierlo?

Disegna il fascio di luce che esce dal faro e scrivi nell'area illuminata dal faro quelle occasioni nelle quali hai vissuto la vicinanza del Signore. Nella zona lasciata in ombra dalla luce del faro indica i momenti nei quali invece è stato più difficile riconoscere e accogliere la presenza del Signore.

Prova a riflettere con l'aiuto di queste domande: Avverto la presenza del Signore nella mia vita? Cosa faccio per accoglierlo nella mia vita? In quali occasioni sperimento tale vicinanza?

COSA DICO IO

CONDIVISIONE

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Nella fase della condivisione riflettere anche su: ostacoli che hanno incontrato nel percorso della meditazione

(distrazioni, difficoltà di comprensione...), su quali strategie hanno adottato o potrebbero mettere in atto per

superarli, sui sentimenti che hanno provato nel confrontarsi con la Parola e su quanto sentono che essa abbia

davvero parlato a loro e come. Cosa si portano via da questa esperienza?

I ragazzi ricevono una piccola barchetta di carta, che simboleggia la piccolezza di ciascuno di fronte a ciò che ci spaventa e ci rende insicuri. Su una piccola barca come questa gli apostoli hanno vissuto il momento dell'incertezza e della paura, e quello del sollievo e della rassicurazione.I ragazzi disfano la barchetta, distendono il foglio e lo utilizzano sui due lati per riflettere proprio su questi due sentimenti: la difficoltà vissuta nel momento dell'insicurezza e della prova su un lato, e la consapevolezza di essere amato e sostenuto sull'altro.

scuola superiore

I ragazzi riportano su un lato del foglio l'occasione nella quale hanno dubitato della presenza di Dio e le motivazioni per le quali è scaturito questo dubbio. Sull'altro lato del foglio riportano invece in modo sintetico il momento, la circostanza o la persona nella quale hanno riconosciuto la presenza del Signore accanto a loro.

La condivisione per entrambe le fasce di età si conclude con un piccolo lavoro manuale, che aiuta i ragazzi a costruire insieme il simbolo di questo incontro. I ragazzi sono invitati ad attaccare insieme tutti i foglietti compilati. Il grande foglio ottenuto viene utilizzato per costruire una grande barca di carta, segno della voglia di proseguire insieme il cammino alla sequela del Maestro.

LA REGOLA DI VITA E L’IMPEGNOPrima della conclusione dell'incontro, ragazzi sono invitati ad assumersi un impegno personale che scaturisce dall’incontro con la Parola affinché diventi concreta nelle proprie vite. Ci si sofferma in particolare sul verbo seguire, nell'approfondimento proposto dallo strumento Tutto in regola. Il desiderio di Gesù di farsi conoscere - espresso continuamente nel corso del Vangelo con ogni gesto e parola rivolta a coloro che gli sono accanto – non è una forma di vanità né bisogno di riconoscimento, ma piuttosto una tensione vocazionale, una chiamata che si ripete ancora oggi. Chi impara a riconoscere Gesù, chi comprende “il fatto dei pani” non potrà fare altro che mettersi in cammino alla sua sequela fidandosi di lui e della sua Parola.Un impegno difficile da portare avanti con coerenza, soprattutto nei momenti in cui il vento soffia contro e la fede sembra semplicemente essere un “di più” da riservare a tempi migliori.

Per esprimere il loro impegno, i ragazzi possono aiutarsi con alcune frasi da completare, magari scegliendone anche soltanto una:

Scelgo di seguire Gesù perché... Mi impegno a seguire Gesù anche quando... Scelgo di camminare alla sequela di Gesù insieme a...

I ragazzi condividono le proprie risposte e le riportano con un pennarello sugli scafi della barca di carta costruita al termine della riflessione.

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IL SIMBOLO DI OGGI:

Prima Fase: (vedi incontro): costruzione di una grande barca di carta su cui poi scriveranno il loro impegno

Seconda Fase: contestualizzare i versetti del Vangelo dei Discepoli di Emmaus letti oggi rispetto alla S. Messa, ponendo il fantoccio seduto con una Bibbia aperta sulle gambe

UNA CANZONE PER RIFLETTERE: Le tue parole fanno male di Cesare Cremonini

Le tue parole fanno maleSono pungenti come spineSono taglienti come lame affilateE messe in bocca alle bambinePossono far male, possono ferire, farmi ragionare sìMa non capire, non capire!Le tue ragioni fanno maleCome sei brava tu a colpire!Quante parole sai trovare, mentre io non so che dire...Le tue parole sono mineLe sento esplodere in cortileAl posto delle margherite, oraCi sono cariche esplosive!Due lunghe e romantiche vite, divise......Da queste rime Le tue labbra stanno male, lo soNon hanno labbra da mangiareOh ma la fame d'amore la si puòCurare, dannazione! Con le paroleSì, che fanno male, fanno sanguinareMa non morire!Ah! Le tue parole sono mine,Le sento esplodere in cortileAl posto delle margherite, oraCi sono cariche esplosive!Due lunghe e romantiche viteDue lunghe e romantiche vite!Due lunghe e romantiche vite divise......Dalle parole!

Ognuno di noi conosce bene la forza risanatrice o distruttiva della parola parlata. Quando qualcuno mi dice “Ti voglio bene” o “Ti odio”, queste parole non mi lasciano indisturbato. Mi fanno battere il cuore, accelerano il mio respiro. Mi fanno sentire e pensare diversamente. Queste parole hanno il potere di sanarmi o di distruggermi.

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Cesare Cremonini in questa canzone racconta quanto alcune parole lo hanno distrutto. Quante volte anche le nostre parole sono pungenti come spine, taglienti come lame, mine pronte ad esplodere e non ce ne accorgiamo? Quante parole pronunciamo ogni giorno senza pensare agli effetti che queste “mine” provocheranno?

Ci sono parole che distruggono e parole che risanano. La Parola di Dio risana. Spesso pensiamo alla parola come ad un invito ad uscire per cambiare la nostra vita. Ma la vera forza della Parola si trova non in come la applichiamo alla nostra vita dopo che l’abbiamo udita, ma nel suo potere di trasformazione che la sua azione divina opera mentre ascoltiamo. Per Dio parlare è creare.

Nel mare delle parole che oggi ci divorano, ecco risuona l’eco di una Parola: quella che ci fa ardere il cuore, quella che dà senso ed energia alla nostra vita, quella che ci fa scoprire quanto siamo amati.

“La fame d’amore la si può curare, dannazione!”

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Quarto giorno: L’ESSENZIALE È VISIBILE AGLI OCCHI

Obiettivi

- far incontrare i giovanissimi con l'Eucarestia, dono di amore per ognuno di

loro.

Vangelo

Dal Vangelo secondo Luca (24,30-32)

Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli

occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel

petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?».

Zoom sulla Parola

“Non ci ardeva forse il cuore nel petto”. Pensandoci bene anche noi, qualche volta, abbiamo provato questa strana

sensazione: una gioia così grande che non riesci a trattenere e, come un fiume in piena, ha bisogno di andare

incontro agli altri, di offrirsi generosamente. Ogni giorno si compie davanti ai nostri occhi il Mistero del pane

spezzato e del vino versato eppure non sempre noi lo riconosciamo. Dall’esperienza dei due di Emmaus veniamo

invitati a non sottrarci alla conversazione quotidiana con Gesù, alla preghiera in cui ascoltiamo prima di chiedere e

riceviamo per poter dare.

Secondo Nouwen: ENTRARE IN COMUNIONE

I discepoli di Emmaus invitano Gesù. Non è Gesù ad invitare noi a rimanere con noi. E lui che senza un nostro invito

proseguirà per la sua strada. Gesù non si impone.

Possiamo non invitarlo: e così possiamo dimenticare lo sconosciuto che ci ha mostrato che la nostra vita non è

piccola e insignificante come pensavamo. Gesù può rimanere la persona straordinaria che abbiamo incrociato e la

nostra vita non cambiare.

Oppure possiamo trasformare un incontro in una relazione profonda.

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Per favore entra in casa mia per vedere dove io vivo. Voglio che tu mi conosca non soltanto per poche cammino

lungo la strada e come parlo ai miei compagni di viaggio, ma anche per come mi trovo solo con i miei sentimenti e i

miei pensieri più profondi, quando si fa sera, quando il giorno volge al declino, nelle camere chiuse a chiave di casa

mia.

Il mio desiderio più profondo è amare ed essere amato, ma io me ne vergogno...

Dio si fa uno di noi. Quando i discepoli di Emmaus mangiano il pane che egli dà loro e lo riconoscono, quella è la

consapevolezza che ora Egli vive in loro. Infatti proprio in quel momento Gesù sparisce dalla loro vista.

È il giorno della S. Messa

I discepoli, nell’atto dello spezzare il pane, hanno trovato la loro gioia, in quel pane frammentato hanno riconosciuto Cristo. Nell’eucaristia c’è il compimento di tutto questo amore; ma il viaggio continua. Siamo spronati a diventare protagonisti di evangelizzazione, a diventare “pane spezzato” per gli altri. Ogni celebrazione eucaristica è come un nuovo inizio, colmo dello stesso entusiasmo dei discepoli di Emmaus che tornano sui propri passi, passando dalla tristezza della sconfitta alla gioia della sequela.

Il senso del discorso: Riconoscere che l’Eucaristia è la preghiera prima e principale per la fede di ogni cristiano e per l’esistenza

della Chiesa stessa. Far scoprire al ragazzo che l’Eucaristia è un incontro intimo con il Signore e ci rende fratelli perché mangiamo

tutti alla stessa mensa; riconoscere nella propria vita il valore della condivisione, le difficoltà e le gioie nell’amare gli altri.

Invitare il ragazzo a riconoscere che Cristo, ogni giorno, continua a spingere i suoi discepoli a essere pane spezzato, seguendo il suo esempio. Questo comporta l’essere responsabili degli impegni presi, condividere i propri doni e accogliere quelli degli altri, fare bene i propri doveri, rispettare le regole, ecc. Questo vuol dire “spezzare” per gli altri il “pane” della condivisione, del perdono, della pace, del servizio, ecc.

Aiutare il ragazzo a saper dire “grazie”

Prima fase

Ogni cosa che facciamo, ogni atteggiamento che abbiamo non si esaurisce in sé, ma ha un suo peso nella vita di chi ci

sta intorno.

Aiutiamo i giovanissimi a individuare quegli atteggiamenti e quelle azioni altrui che vengono percepite come dono

verso di sé e, nello scambio delle impressioni, ad analizzare i propri comportamenti ed inclinazioni per riflettere su

come loro sono e potrebbero essere dono per gli altri. La riflessione potrebbe mettere in luce le difficoltà e i limiti

che si riscontrano nel farsi dono ma anche le bellezze e le gioie che ne scaturiscono.

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Attività (G. Bozzi)

Partire da un racconto: Il Grazie di B. Ferrero

Un'insegnante chiese agli scolari della sua prima elementare di disegnare qualcosa per cui sentissero di ringraziare il

Signore. Pensò quanto poco di cui essere grati in realtà avessero questi bambini provenienti da quartieri poveri. Ma

sapeva che quasi tutti avrebbero disegnato panettoni o tavole imbandite. L'insegnante fu colta di sorpresa dal

disegno consegnato da Tino: una semplice mano disegnata in maniera infantile. Ma la mano di chi?

La classe rimase affascinata dall'immagine astratta. "Secondo me è la mano di Dio che ci porta da mangiare" disse un

bambino. "Un contadino" disse un altro, "perché alleva i polli e le patatine fritte".

Mentre gli altri erano al lavoro, l'insegnante si chinò sul banco di Tino e domandò di chi fosse la mano. "È la tua

mano, maestra" mormorò il bambino.

Si rammentò che tutte le sere prendeva per mano Tino, che era il più piccolo e lo accompagnava all'uscita. Lo faceva

anche con altri bambini, ma per Tino voleva dire molto.

Esistono persone che lavano, stirano, cucinano per altre persone per dieci, venti, trent’anni. Fanno loro compagnia, le

curano, le amano giorno e notte. Eppure non si sono mai sentite dire “grazie”.

Dire “grazie” non è una questione di galateo. Significa dire ad una persona: “Mi sono accorto che tu esisti”.

Purtroppo il mondo è pieno di persone invisibili. Basterebbe un grazie.

Nella stanza tutti si muovono con un foglio attaccato alla schiena. Quando va la musica si riflette camminando su

questa domanda “A quali di queste persone posso chiedere grazie e per che cosa” e poi nelle pause, si scrive con un

pennarello sul foglio di un proprio amico il motivo del proprio grazie. Alcuni brani sono cristiani altri pop (Grazie

Mille e Come è Bello il Mondo insieme a te di Pezzali)

Al termine ognuno leggerà il suo foglietto: per cosa mi ringraziano gli altri?

DISCUSSIONE

C’è qualche grazie che ti ha sorpreso? Perché? Hai scoperto qualcosa di importante che tu doni agli altri, ma di cui non ti eri mai reso conto? Quali difficoltà hai incontrato nel riflettere sui motivi per cui puoi ringraziare i tuoi amici? Cosa ti lascia questa attività.

Segno

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Che cosa fa una persona quando s'inorgoglisce? Si drizza, alza il capo, irrigidisce le spalle e l'intera figura in segno di

superiorità e grandezza.

Inginocchiarsi è invece segno di umile sentimento: ci si fa piccoli, si china il capo, l’uomo si abbassa. Inginocchiarsi è

un segno di gratitudine nei confronti di un amore così grande che ti scioglie, l’amore di Gesù Cristo che ha offerto la

sua vita per salvare la nostra. Inginocchiarsi non significa sottomettersi ma è una risposta d’amore a un gesto

d’amore, un gesto d’amore che fa tremare le gambe. Anche Gesù ha amato inginocchiandosi davanti ai discepoli, ha

lavato loro i piedi, la parte immonda dell’uomo di allora, come gesto di dono, di un amore “dal basso”. Un amore che

“serve”.

Questo è il segno più alto della gratitudine. Tanto è l'amore che sentiamo di ricevere che non possiamo reggerci in

piedi. Il nostro cuore si scioglie, diventa umile e rispettoso di fronte al grande miracolo di un Dio che si fa fonte di

sostentamento per noi, dono per la nostra vita.

Proporre ai ragazzi una testimonianza:

L'amore cambia la vita, la rende bella e piena. L'amore genera amore, perché non può essere fermato o limitato. Se

siamo amati, impariamo anche ad amare, non ne possiamo fare a meno.

Chi accoglie nel cuore l'amore di Cristo Eucarestia, si lascia dunque cambiare da questo Amore

con la "a" maiuscola e questo cambiamento diventa dono per tutti coloro che gli stanno attorno.

Proponiamo ai giovanissimi l’incontro con una persona che nella vita quotidiana si lascia cambiare e alimentare

dall'Eucarestia, pur nella fatica e nei limiti che incontra. Sarebbe bello testimoniare che l'Eucarestia è vita per chi ci

sta intorno, per le persone di cui conosciamo la storia.

Che cosa vi ricordate di Alberto Marvelli?

Nato a Ferrara il 21 marzo 1918, ma riminese d’adozione, Alberto, secondogenito di sei fratelli, cresce in una famiglia

veramente cristiana, in cui la vita di pietà si coniuga con l’attività caritativa, catechetica, sociale. Frequenta l’oratorio

salesiano e l’Azione cattolica, dove matura la sua fede con una scelta decisiva: «Il mio programma si compendia in

una parola: santo». Prega con raccoglimento, fa catechismo con convinzione, manifesta zelo, carità, serenità. È forte

di carattere, fermo, deciso, volitivo, generoso; ha un forte senso della giustizia; e ha un grande ascendente fra tutti i

compagni. È un giovane sportivo e dinamico: ama il tennis, la pallavolo, l’atletica, il calcio, il nuoto, le escursioni in

montagna. Ma la sua più grande passione è la bicicletta, anche come mezzo privilegiato del suo apostolato e della

sua azione caritativa. All’università matura la sua formazione culturale e spirituale nella Fuci, scegliendo come

modello Piergiorgio Frassati.

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Conseguita la laurea in ingegneria meccanica il 30 giugno 1941 Alberto deve partire militare. L’Italia è impegnata in

una guerra che lui condanna con lucida fermezza: «Scenda presto la pace con la giustizia per tutti i popoli, la guerra

sparisca sempre dal mondo». Congedato, perché ha altri tre fratelli al fronte, lavora per un breve periodo alla Fiat di

Torino. Ma la vita di fabbrica non è fatta per lui, inoltre il pensiero della mamma sola a casa con due fratellini piccoli

lo induce a rinunciare a un incarico che gli dava la possibilità di un’ottima carriera. Dopo i tragici eventi del 25 luglio,

con la caduta del fascismo, e dell’8 settembre 1943, con l’occupazione tedesca, Alberto torna a casa a Rimini. Il 1°

novembre 1943 i cacciabombardieri inglesi sganciano una valanga di bombe su Rimini, che è ridotta a un cumulo di

macerie; la popolazione sfolla nelle campagne circostanti o nella Repubblica di San Marino.

La sua missione: operaio della carità

Marvelli sa qual è il suo compito: diventare l’operaio della carità. Dopo ogni bombardamento è il primo a correre in

soccorso dei feriti, a incoraggiare i superstiti, ad assistere i moribondi, a sottrarre alle macerie i sepolti vivi. Alberto

distribuisce ai poveri tutto quello che può raccogliere: materassi, coperte, pentole. Si reca da contadini e negozianti,

compera ogni genere di viveri. Poi, sulla bicicletta carica di sporte, va dove sa che ci sono fame e malattia. A volte

torna a casa senza scarpe o senza bicicletta: ha donato a chi ne aveva più bisogno.

Nel periodo dell’occupazione, Alberto riesce a salvare molti giovani dalle deportazioni tedesche. Riesce, con una

coraggiosa ed eroica azione, ad aprire i vagoni, già piombati e in partenza nella stazione di Santarcangelo, e a

liberare uomini e donne destinati ai campi di concentramento. Dopo la liberazione della città, il 23 settembre 1945, si

costituisce la prima giunta del Comitato di liberazione. Fra gli assessori c’è anche Alberto Marvelli: non è iscritto ad

alcun partito, non è stato partigiano; ma tutti hanno riconosciuto e apprezzato l’enorme lavoro da lui compiuto a

favore degli sfollati. È giovane, ha solo 26 anni, ma ha concretezza e competenza nell’affrontare i problemi, il

coraggio nelle situazioni più difficili, la disponibilità senza limiti. Il suo è l’incarico più difficile: sovrintende la

commissione alloggi, che deve disciplinare l’assegnazione delle abitazioni in città, comporre vertenze, requisire

appartamenti, non senza inevitabili risentimenti.

Poi gli affidano il compito della ricostruzione, come collaboratore della Sezione distaccata del Genio civile. Su un

piccolo block notes Alberto scrive: «Servire è migliore del farsi servire. Gesù serve». È con questo spirito di servizio

che egli affronta il suo impegno civico. Una lapide affissa in Municipio, in occasione del 50° della morte, lo ricorda

«annoverandolo fra gli amministratori pubblici più coraggiosi e generosi, per l’impegno, la passione, e la consapevole

saggezza. Portò nella vita pubblica l’integrità della sua vita privata, la profonda fede religiosa e democratica, l’elevata

professionalità, l’onestà intellettuale e morale, l’inesauribile operosità, l’amore per gli umili e i diseredati».

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Quando a Rimini rinascono i partiti, si iscrive alla Democrazia cristiana. Sente e vive il suo impegno in politica come

un servizio alla collettività organizzata: l’attività politica può e deve diventare l’espressione più alta della fede vissuta.

Alberto ben ricorda le parole che Pio XI aveva detto rivolgendosi ai fucini: «Il campo politico è il campo di una carità

più vasta, la carità politica». La politica è per lui amore, è l’estrema conseguenza della carità sociale e strumento di

verità. Vi si dedica generosamente, ma lungi da ogni faziosità, riscuotendo rispetto e stima dagli stessi avversari.

Nel 1945 il vescovo lo chiama a dirigere i laureati cattolici. Il suo impegno si potrebbe sintetizzare in due parole:

cultura e carità. Alberto inizia, attraverso conferenze e dibattiti, un serio lavoro culturale, orientato a una presa di

coscienza del significato umano e cristiano della libertà e della democrazia. Promuove manifestazioni culturali a

livello cittadino, che presentano sempre la visione cristiana dei fatti culturali e l’ispirazione cristiana della vita sociale.

«Non bisogna portare la cultura solo agli intellettuali, ma a tutto il popolo»: così dà vita a un’università popolare.

Apre una mensa per i poveri. Li invita a messa, prega con loro; poi al ristorante scodella la minestra e ascolta le loro

necessità. La sua attività a favore di tutti è instancabile: è tra i fondatori delle Acli, costituisce una cooperativa di

lavoratori edili, la prima cooperativa "bianca" nella "rossa" Romagna.

Com’è l’autentica vita cristiana

Qual era la fonte vitale della sua attività e del suo amore espresso in ogni campo della vita civile e religiosa? Alberto

ci ha lasciato un breve diario, nel quale scopriamo la sua ricchezza spirituale e il suo immenso amore verso gli

uomini, le tappe del suo costante e progressivo maturare nella vita interiore sino alle vette dei mistici: «Il tempo è

tuo, o Signore, fa’ che non lo sprechi inutilmente, ma che di ogni momento possa giustificare l’utile impiego». E

ancora: «Gesù mi invita a salire, ad ascendere. Ho il desiderio intenso di farmi santo attraverso la vita che il Signore

mi riserva».

Alberto è un innamorato dell’eucaristia. La riceve ogni giorno, a qualsiasi ora, anche a costo di sacrifici e digiuni.

Scrive nel diario: «Ogni qualvolta mi accosto alla S. Comunione, ogni qualvolta Gesù nella sua divinità e umanità

entra in me, a contatto con la mia anima, è un accendersi di santi propositi, è come un fuoco che arde, una fiamma

che brucia e che consuma, ma che mi rende così felice!». L’intimità con Gesù eucaristico non diventa mai

ripiegamento su sé stesso, alienazione dai suoi impegni e dalla storia. Anzi, quando avverte che il mondo attorno a

lui è sotto il segno dell’ingiustizia e del peccato, l’eucaristia diventa per lui forza per intraprendere un lavoro di

redenzione, di liberazione, capace di umanizzare la faccia della terra.

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La sera del 5 ottobre 1946 si reca in bicicletta a tenere un comizio elettorale; anche lui è candidato per l’elezione

della prima amministrazione comunale. Alle 20.30 un camion militare lo investe. Morirà, a soli 28 anni, poche ore

dopo senza aver ripreso conoscenza; la madre Maria, forte nel dolore, gli è accanto. In tutta Italia è immenso il

rimpianto per la sua morte immatura: nella storia dell’apostolato dei laici la figura di Alberto Marvelli resterà come

quella di un autentico precursore del concilio Vaticano II, per quanto riguarda l’impegno dei laici nell’animazione

cristiana della società. Di lui il servo di Dio Giorgio La Pira scrisse: «La Chiesa di Rimini potrà dire alle generazioni

nuove: ecco io vi mostro com’è l’autentica vita cristiana».

Crescendo la fama di santità, il 1° marzo 1968 il vescovo di Rimini, monsignor Emilio Biancheri, firmò il decreto con

cui si dava inizio alla causa di beatificazione. Il 25 ottobre 1974, la salma, ancora intatta, venne traslata dal cimitero

cittadino nella chiesa parrocchiale di Sant’Agostino. Giovanni Paolo II, il 29 agosto 1982, lo additò alle centinaia di

migliaia di giovani convenuti a Rimini per il Meeting dell’amicizia come «un modello e una chiamata». Il 22 marzo

1986, alla presenza del Santo Padre fu promulgato il decreto sull’eroicità delle sue virtù. Il 7 luglio 2003 fu emanato il

decretum super miraculo, nel quale si riconosce una guarigione prodigiosa, attribuita all’intercessione del venerabile

servo di Dio Alberto Marvelli.

Scrive sul suo Diario, nell’estate del 1937: “Da questo mese, o Signore, un’altra vita, la vera vita si inizia e desidero ad

ogni costo seguirla. Aspirazione alla purezza, desiderio di apostolato, brama dell’Eucarestia, necessità di vita

interiore, di raccoglimento, di studio, di santi e nobili propositi, di costanza nel bene, di spontaneità nella carica”.

Numerose pagine del Diario ci danno la misura della sua vita interiore e indicano nell’Eucarestia, sentita come

presenza viva di Dio nella storia del mondo, la fonte da cui attingere forza ed energia per l’instancabile impegno

verso gli altri. “Tutto il mio essere è pervaso dall’amore di Dio, in quanto egli viene in me col suo corpo e con la sua

anima e divinizza tutto il mio corpo, i miei pensieri, le mie azioni, le mie parole”. Quello dell’Eucarestia era tra i

carismi particolari di Alberto. “Aveva il carisma dell’Eucarestia”. La spiritualità di Alberto è cristocentrica ed

eucaristica. Aveva iniziato a ricevere l’Eucarestia ogni giorno, forse già a quindici anni; si confessava tutti i sabati,

attendeva al servizio liturgico della Messa. A diciassette anni scrive nel Diario: “Oh! se mi riuscisse di comunicarmi

tutti i giorni!”. E a diciotto anni: “Oh Gesù. che cerco di ricevere tutti i giorni in me”. Aveva piena coscienza della

grandezza del mistero eucaristico: dopo aver ricevuto l’Eucarestia si fermava a lungo in chiesa, in ginocchio,

raccolto e immobile.

Alberto è innamorato dell’Eucarestia. Non c’è per lui gioia più grande sulla terra della contemplazione di Gesù,

ricevuto nel proprio cuore. “Che cosa sono i divertimenti del mondo – scrive a diciannove anni – in confronto alla

gioia che Tu procuri a chi ti ama? Che cosa sono il piacere, il divertimento fittizio in paragone del puro e sublime

benessere che uno prova contemplandoti e ricevendoti in sé stesso, nel suo cuore? Men che nulla”. Attraverso

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l’Eucarestia entra in profonda intimità con Cristo in una preghiera fatta di silenzio e di ascolto, che noi possiamo

solo intravedere attraverso le parole del Diario.

L’intimità con Gesù eucaristico, la contemplazione della presenza reale di Gesù “ricevuto nel cuore” non diventa mai

ripiegamento su sé stesso, comodo rifugio dalle responsabilità, alienazione dalla storia. Alberto gode della presenza

di Cristo, come dono inestimabile, guarda al divino come risposta ad una personale aspirazione alla pienezza, ma

quando avverte che il mondo attorno a lui è sotto il segno dell’ingiustizia, della povertà, del peccato, allora

l’Eucarestia diventa forza per intraprendere un lavoro di redenzione, di liberazione, capace di umanizzare la faccia

della terra.

Tutta la sua vita è una testimonianza della forza promanante dall’Eucarestia, sostegno del suo impegno nella storia, a

servizio dei fratelli. L’Eucarestia è dono, perché noi diventiamo il Corpo di Cristo, anzi perché noi diventiamo il

corpo donato, sacrificato di Cristo. L’Eucarestia diventa “vera” nella misura in cui la nostra vita viene trasformata

in dono, in servizio. Non è possibile dissociare l’amore all’Eucarestia dall’amore del prossimo.

“La luce che entra in me – scrive a vent’anni – con Gesù Eucarestia brilli sempre e faccia splendere il mio sguardo.

Il fuoco che arde e mi consuma, l’ardore che mi brucia, l’amore che il Signore così grande mi infonde per lui e per il

prossimo non diminuisca, non si affievolisca, ma s’ingigantisca senza fine, sempre continuamente”. “Gesù vive in me;

Gesù è nel mio cuore; Gesù lascia il cielo per entrare nel mio indegnissimo corpo. Gesù dammi la tua volontà, la tua

fermezza nei propositi, il tuo amore immenso per gli uomini e le loro miserie, il tuo senso totale e soprannaturale di

apostolato”. È affascinato dalla presenza di Cristo, che “lo trasfigura”, “lo infiamma”, “lo rapisce”, “rende sublime la

sua espressione”, “lo isola dal mondo circostante”. Parafrasando le parole di Paolo ai Galati, “Non sono io che vivo,

ma è Gesù che vive in me”, Alberto scrive: “Devo agire considerando questa realtà: Gesù è in me”.

“Più volte entrando nella chiesa di S. Bartolomeo in Bologna al termine delle lezioni, fra mezzogiorno e

mezzogiorno e mezzo – racconta Benigno Zaccagnini – lo vedevo accostarsi alla S. Comunione. Bisogna notare che

Alberto arrivava da Rimini in treno, quindi era digiuno dalla mezzanotte, dopo aver fatto il viaggio e partecipato alle

lezioni. Gli dissi: io non sarei in grado di fare altrettanto, e aggiunsi che tutto ciò mi sembrava eccessivo. sua risposta

fu un sorriso: il sorriso che aveva lui, di una limpidezza che chiamerei da bambini”.

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Per la preparazione dell’animatore:

“Eucaristia” è un nome che vuol dire “ringraziamento”: atto di ringraziamento.

Dopo la Liturgia della Parola (le letture della Bibbia, il vangelo...) segue la Liturgia della mensa o,

più semplicemente, Eucaristia: si portano doni all’altare, si presentano al Signore con parole di

riconoscenza, di gratitudine: “Benedetto sei tu, Signore, che ci hai dato questo pane e questo

vino...Benedetto nei secoli il Signore! – Rendiamo grazie al Signore nostro Dio! È cosa buona è

giusta! Sì, è veramente cosa buona e giusta ringraziare...”.

E non è tanto questione di parole o di frasi con le quali rispondere alla Messa, quanto di sentimenti. E i sentimenti occorre suscitarli, educarli, a cominciare proprio da quello della riconoscenza. Saper dire grazie non è solo questione di buona educazione: è molto di più.

Tutti i genitori insegnano ai loro figli a dire grazie. E i figli lo imparano, se non altro come stratagemma, come lasciapassare o parola d’ordine per ottenere qualcosa; una tecnica o una strategia dunque, ma se ci si ferma a questo è davvero troppo poco.

Altre volte il grazie può essere semplicemente un’espressione convenzionale, un modo come un

altro per congedarsi da qualcuno...

E poi, per quanti grazie si dicano, c’è Qualcuno che lo meriterebbe più di tutti ...ma al quale si rischia di non dirlo mai, o con poca convinzione: Dio, appunto.

Chi si ricorda di ringraziare Dio?

Chi ci crede, sa che la vita che vive non è frutto del caso, ma dono suo, e così la salute, e le persone che stanno accanto e vogliono bene: tutti doni suoi.

E poi tutte quelle cose belle, quelle situazioni positive che viviamo ogni giorno: il sole che fa serena la giornata, l’opportunità di svagarsi, di vedere cose nuove, il poter far festa tra amici: tutti doni suoi. E ancora: il pane quotidiano (e anche il companatico), nella consapevolezza che se Dio non provvedesse a tener viva e feconda la terra, gli uomini a quest’ora l’avrebbero già ridotta a un deserto... Tutti doni suoi.

È a questo sentimento della riconoscenza che occorre educare e, ancor prima, educarsi, perché sembra scarseggiare in questo nostro tempo... Non poca gente si ricorda di Dio quando piove, e impreca perché il maltempo manda all’aria i programmi fatti, ma per tutti i giorni di sole non ritiene affatto di doverlo ringraziare. Altri inveiscono contro di lui, responsabile (secondo loro)

di aver tolto la vita a una persona cara... ma quanti si ricordano di ringraziarlo per tutto il tempo che le persone care restano loro accanto? Dio, del resto, è quello che dà, non quello che toglie.

È una visuale atea, pagana, a monte di questi ragionamenti; la visuale del tutto dovuto... come se tutto spettasse di diritto! Ma il fatto che tutto possa essere strappato, senza che si possa far niente, è la smentita di tale presunzione. L’unico diritto che si ha è quello di aprire le mani, come dei mendicanti, e ricevere tutto come dono.

Perché tutto è dono.

Preparare, e prepararsi, alla Prima Eucaristia è destare e tener viva la consapevolezza che tutto è

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dono. Non possiamo permetterci di dimenticarlo mai: quando le cose non sono più doni, perdono

anche la loro bellezza, il loro fascino; allora si corre il rischio di non gustarle nemmeno più.

Ma torniamo al “grazie”. Lo si può esprimere in diversi modi.

A parole, per esempio (e “grazie” è la più abituale di tutte), ma lo si può dire (e forse ancora meglio) con un segno, un presente, un regalo. In certe circostanze si avverte che non basta il “grazie” che si ripete tutti i giorni: è un “recipiente” troppo piccolo per la gratitudine che si prova, e allora se ne cerca un altro più adeguato: un dono, un regalo, un mazzo di fiori, una bottiglia di vino buono, o qualcosa di più personalizzato ancora...

A Dio, Padre nostro, è più che giusto esprimere riconoscenza ogni giorno, soprattutto a sera; è perfettamente normale che la preghiera della sera sia anzitutto un grazie al Signore (non solo per le cose eccezionali ma anche per quelle abituali).

Ma poi arriva l’occasione in cui il grazie lo si dice in modo più adeguato, più solenne, anche

perché lo si dice tutti assieme: è l’Eucaristia della Domenica.

Anche in questa circostanza lo si dice e con le parole e con i doni che vengono portati all’altare: pane e vino.

Perché pane e vino?

Il pane e il vino sono il simbolo di tutto ciò che è assolutamente necessario per vivere; sono la vita dell’uomo, il suo respiro, la sua speranza, la sua forza, la sua gioia . È per questo che diventano la risposta simbolica alla fame di cose essenziali, quali la vita, la salute, la libertà, l’amicizia, l’amore (perché è di tutto questo che si ha bisogno per vivere, non solo di alimenti per lo stomaco). Nel pane e nel vino, poi, si riscontra una caratteristica molto significativa. Ognuno di questi due elementi solo in parte dipende dall’uomo; per un’altra parte è dipende dalla fecondità della terra (che è come dire, in una visuale di fede: dalla Provvidenza di Dio)... Infatti l’uomo può coltivare la vite, ma non può produrre l’uva: l’uva viene dalla fecondità della terra (e dal calore del sole, e dalla pioggia al momento giusto). Dal succo dell’uva l’uomo può trarre il vino, ma non è lui a inventarlo, a crearlo. La stessa considerazione va fatta per il pane: dal grano possiamo trarre il pane, ma non siamo noi a creare il grano, a farlo germogliare, maturare nella spiga. Qualcuno potrebbe definire “banali ingenuità” queste considerazioni: per la fede non lo sono affatto. Si tratta semplicemente di chiarezza: o la terra, con tutte le sue risorse, è dono (dono per tutti, dono da utilizzare con equilibrio, con rispetto), oppure è oggetto di conquista, di arrembaggio, e allora il primo che arriva, prende tutto, senza alcun rispetto né per la terra né per i suoi abitanti.

Allora non possono che derivarne squilibri ecologici, con tutte le conseguenze catastrofiche che solo in parte si possono elencare. La Fede favorisce questa “chiarezza”, quando fa dire all’Eucaristia: “Dalla tua bontà, Signore, abbiamo ricevuto questi doni: frutto della terra e del lavoro dell’uomo... Ora li presentiamo a te, perché riconosciamo che tutto è dono tuo: sei tu che hai dato fecondità alla terra perché possa produrre i suoi frutti... Se noi possiamo trasformare questi frutti, elaborarli e ricavarne pane, vino e quant’altro ci è essenziale per vivere, è perché tu, o Dio, ci hai dato intelligenza, intraprendenza, salute, energia e tutto il resto...”. In questo modo, l’Eucaristia educa a insaporire con un po’ di spiritualità tutto quello che viviamo e facciamo durante la settimana. Infatti, è soprattutto di spiritualità che abbiamo bisogno al giorno d’oggi. Spiritualità. Per far respirare la vita Si pensi, ad esempio, al lavoro: è una delle esperienze che ci prende di più, se non altro in termini di tempo. Per quanto bene possa essere retribuito, se uno lo compie con coscienza e diligenza, qualsiasi stipendio è sempre una ricompensa solo parziale: lo stipendio non paga la coscienza che uno ci mette, la lealtà, la passione, il dispendio di energie “umane”, che non sono semplicemente carburante per far funzionare una macchina... La riprova di questo è la frustrazione, l’insoddisfazione o la noia, provate da quanti sul lavoro fanno il minimo indispensabile e non vedono l’ora che finisca il loro turno (costoro, a dire il vero, cercano non tanto un lavoro, quanto un posto che garantisca loro

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uno stipendio). E anche chi lavora in proprio non è che navighi in condizioni migliori. Cosa può offrire la Fede in un’esperienza come questa? La convinzione che si può lavorare per qualcosa di meglio che non per il solo stipendio. Per dirla in linguaggio cristiano tradizionale: la coscienza che quel lavoro che fai è la volontà di Dio per te; è lui che te l’ha fatto trovare; svolgerlo con coscienza, con responsabilità, è fare la volontà di Dio. E dal momento che è volontà di Dio, si sa per certo che ne verrà fuori qualcosa di buono, qualcosa che resterà per sempre. Motivo per cui si cerca di far bene quel lavoro che si deve fare.

Il pane e il vino che si portano all’altare la Domenica, pertanto, non sono più pane e vino soltanto; rappresentano e simboleggiano ben altro. Ognuno allora può parlare a Dio nel segreto del cuore e dirgli: “Signore, in quel pane e in quel vino c’è anche il mio lavoro di questa settimana, la mia fatica, la mia stanchezza, le mie soddisfazioni e le mie delusioni...”. Ecco come si fa a “mettere un briciolo di spiritualità” in quell’esperienza abituale che è il lavoro d’ogni giorno.

E quello che è vero per il lavoro, è vero per tutto il vasto campo dell’esperienza quotidiana: che sia intessuta di soddisfazioni oppure di preoccupazioni, di gioie oppure di sofferenze, resta il fatto che essa è comunque un continuo consumo d’energie; ma cosa potrà mai compensare le nostre umane energie? Ebbene, tutto ciò acquista un valore inestimabile allorché lo si offre a Dio nell’Eucaristia. E lo si può fare nella più totale segretezza, nel mentre si portano i doni all’altare:

“Signore, ho vissuto questo... e quest’altro... te l’offro, perché tu lo trasformi e lo impreziosisca,

insieme a questo pane e a questo vino”. Anche un bambino ha diritto di sperimentare questa opportunità: anche per lui vi sono cose che costano fatica e impegno particolari, anche lui spende energie nel suo piccolo. E allora, perché non dirgli: “Questa cosa ti è costata molto... Domenica, alla messa, offrila al Signore quando portano all’altare il pane e il vino...”? Anche la colletta che si fa è un dono per dire grazie: il denaro che si raccoglie è destinato sempre a finalità di condivisione, nella Comunità o altrove. Dio non sa che farsene del nostro denaro, ma dare in solidarietà è dare a Dio stesso: è riconoscere che se possiamo disporre di qualcosa, prima che nostro merito è dono suo... E chi ci assicura che Dio gradisce i nostri doni? Dio, in fondo, non ha bisogno né di pane né di vino né di alcun’altra cosa. Tant’è vero che quei doni ci vengono restituiti: sì, ma trasformati; non sono più gli stessi di prima. Se prima si diceva di quel pane: “È frutto della terra e del lavoro dell’uomo”, poi lo si distribuisce e si afferma: “È il Corpo di Cristo!”. Dio accetta volentieri ciò che gli offriamo, ma nel suo amore generoso ce lo ridona impreziosito e nobilitato a dismisura.

L’ultima cena che ha fatto Gesù con i suoi apostoli era una “cena pasquale” di questo genere. L’ha fatta preparare con cura, dopo aver cercato un luogo adatto (che da quella sera sarà chiamato “cenacolo”); ha seguito il rituale che ogni famiglia ebrea conosceva: su quella mensa c’era pane azzimo e vino. È proprio durante quella cena che Gesù ha fatto per la prima volta ciò che chiamiamo “Eucaristia”:

… prende il pane, lo spezza e lo dà agli apostoli, dicendo: <<Prendete questo è il mio corpo>>. Poi prende il calice del vino, lo dà loro e dice: <<Questo è il mio sangue, il sangue della nuova alleanza, versato per voi>> (dal Catechismo dei fanciulli, pag. 79).

In quel pane spezzato e in quel vino… c’è Gesù. (L’espressione tradisce un linguaggio forse un po’ infantile, ma è d’un realismo estremo).

Gesù sa benissimo che di lì a poche ore lo uccideranno, ma non vuole che siano gli altri a togliergli la vita, è lui stesso a donarla: “per voi e per tutti” dice. Giuda, Pilato, i soldati romani…saranno tutt’al più attori in questa vicenda, ma il protagonista è Gesù stesso, che si dona liberamente e senza condizioni.

Aggiunge poi un invito, al quale la Chiesa da quella prima volta continua a rispondere: “Fate questo in memoria di me”.

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Nella Chiesa si crede, quasi da 2000 anni, che quel pane e quel vino, una volta consacrati durante l’Eucaristia, non sono più il pane e vino di prima: sono corpo e sangue di Gesù. (Alcuni tra i cristiani, a dire il vero, rifiutano questa conclusione. Ritengono che quel pane e quel vino possano tutt’al più ricordare, simboleggiare ciò che ha fatto Gesù… Ma le parole valgono per quello che dicono, non si possono cambiare. Gesù non ha detto: “Questo pane vi ricorda il mio corpo”, ma bensì: “Questo è il mio corpo”).

Ecco perché lo si riceve con la massima cura, come qualcosa di prezioso.

Ed ecco perché, quando si passa davanti a quel “pane consacrato” – che si conserva nel tabernacolo di ogni chiesa – si compie quel gesto di rispettoso saluto che è il piegare il ginocchio in atteggiamento di adorazione.

I bambini, con la fantasia tipica della loro età, potrebbero pensare che il sacerdote compia chissà quale strana magia per trasformare il pane e il vino nel corpo e sangue del Signore. No, nessuna magia. Egli invoca invece lo Spirito Santo (“Manda il tuo Spirito!” prega). È lo Spirito santo - forza ed energia potente di Dio - lo specialista nel creare e nel trasformare le cose.

Certo, qui ci si addentra in un campo dove i ragionamenti a un certo punto si perdono; del resto, ragionare col cervello non basta per capire e per dare un senso a tutto: nella vita c’è anche una componente di “mistero” nella quale non si entra con strumenti da laboratorio scientifico, ma solo con la fede. È la fede che porta ad aprire le mani, a ricevere quel pane come “corpo di Cristo” e a rispondere “Amen” (che vuol dire: “credo, è così”).

I sensi non aiutano in questo: il pane consacrato conserva il sapore del pane, il vino quello del vino (anche se è il sangue di Cristo), ma la fede non si lascia condizionare dai sapori. Sì, sono gli stessi doni che erano stati portati all’altare. Prima di recitare assieme la preghiera del Padre nostro, è proprio un ulteriore gesto di offerta quello che viene fatto; il sacerdote solleva in alto il pane consacrato e il calice del vino, dicendo: “ Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Padre, nell’unità dello Spirito santo, ogni onore e gloria”. Qui il nostro ringraziamento arriva al culmine: in quell’unico Dono vi è tutto ciò che possiamo offrire a Dio, il nostro grazie, ci siamo tutti noi (se davvero siamo là presenti in maniera attiva e partecipi di quello che si celebra).

E Dio, nel suo amore generoso, ci riconsegna quel Dono impreziosito e nobilitato oltre ogni immaginazione.

Se prima si diceva di quel pane: “È frutto della terra e del lavoro dell’uomo”, ora distribuendolo si afferma: “È il Corpo di Cristo!”.

Gesù ha detto: “Prendete e mangiate…”.

L’espressione sarà un po’… cruda, se si vuole, ma hanno ragione i bambini quando dicono che “fare la comunione è mangiare Gesù”. Certo, non dobbiamo intendere in modo troppo banale un tale linguaggio (se non altro per non attirarci l’accusa di antropofagia o di cannibalismo!). Ma è ovvio chiedersi: è possibile, ha senso lasciarsi mangiare da qualcuno? A volte – se non altro come metafora – ricorriamo anche noi a questo linguaggio: “Sono divorato dagli impegni, dalle scadenze, dalle preoccupazioni…”. Quando si dà il meglio di sé agli altri, in termini di amore, di disponibilità, di servizio gratuito, è come lasciarsi mangiare, divorare, in un senso certamente metaforico ma molto vero. Anche un papà e una mamma sanno cosa significa lasciarsi divorare, consumare dai loro figli… Quando si osservano i volti rugosi di certi nonni, consunti da tutta una vita di fatiche, di preoccupazioni, è più che naturale riconoscere che sì, è vero: si sono dati senza risparmio, si sono lasciati consumare, divorare dai loro figli!

Anche in ciò che diamo ai nostri bambini ogni giorno (dal cibo, di fronte al quale magari fanno le smorfie, ai vestiti, alle attenzioni, a tutto il resto) c’è un po’ di noi, della nostra vita: tutto questo è doveroso farlo notare, proprio per aiutare i bambini a capire come anche Gesù possa lasciarsi mangiare da noi nell’Eucaristia…

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Dopo la liturgia della parola, la celebrazione sposta la propria attenzione dall’ambone (mensa della parola) all’altare (mensa eucaristica): inizia la liturgia eucaristica, ovvero iniziamo a pregustare ciò che il Signore prepara per noi. In questa liturgia possiamo individuare tre momenti: la preparazione dei doni, la preghiera eucaristica e la comunione. Momenti che possono essere letti nelle parole che Gesù disse nell’ultima cena: “Prese il pane/il calice (preparazione dei doni), rese grazie (preghiera eucaristica), spezzò il pane e lo distribuì dicendo prendete e mangiatene tutti (comunione)…”.

Vediamo insieme cosa accade in questi tre momenti; nella preparazione dei doni cosa facciamo? Portiamo all’altare in processione i doni del pane e del vino; subito dopo cosa accade? Vengono raccolte le offerte destinate alle opere di carità verso i più bisognosi… riflettiamo un po’ sui doni del pane e del vino: perché, secondo voi, Gesù ha scelto proprio il pane e il vino per restare con noi, non poteva scegliere qualcosa di più prezioso? Gesù ha scelto di donarsi come pane perché il pane dice della fame che l’uomo si porta dentro, fame a tutti i livelli e per tutte le necessità che vive (fame di speranza, di dialogo, di perdono…) e per tutta questa fame di vita Dio si offre come pane, come possibilità di sfamare e saziare. L’altro segno è il calice del vino che simboleggia il progetto che Dio ha su una persona… bevendo al calice, Gesù accetta il progetto di Dio per salvarci dal peccato. Il calice che Gesù dona è il calice dell’impegno, il calice della nuova ed eterna alleanza (in ebraico impegno) tra Dio e l’uomo, il calice mediante il quale Dio s’impegna per l’uomo, accogliendolo e dialogando con lui e l’uomo, bevendolo s’impegna per Dio restandogli fedele.

Dopo la preparazione dei doni la liturgia continua con la preghiera eucaristica: eucaristia significa rendimento di grazie e questo momento corrisponde all’azione di grazie che Gesù ha elevato al Padre nell’ultima cena; questo è il momento in cui celebriamo il memoriale della morte e risurrezione di Gesù. Cosa significa secondo voi memoriale? Significa fare memoria che non è solo ricordare, ma vivere e rendere attuale, presente il sacrificio che Gesù ha compiuto 2000 anni fa. Perché facciamo questo memoriale? Il motivo è Gesù che ci ha detto: “…fate questo in memoria di me”; è Lui che ci invita a ripetere quello che Lui ha fatto, istituendo così il sacramento dell’Eucaristia che è il cibo che Gesù ha scelto per restare sempre in comunione con noi; come dicevo stamattina, Lui che è Dio, è l’amico che decide di mettersi al nostro stesso piano, senza fare differenze, si siede con noi alla tavola, alla mensa dove mangiamo il pane che ci prepara e che ci salva.

Infatti dopo la preghiera eucaristica entriamo nei riti di comunione dove partecipiamo al banchetto che Gesù ha preparato per noi. Questi riti iniziano con una preghiera famosa: quale? È il padre nostro, preghiera che ci ha insegnato e ci dice che noi siamo figli di un unico padre e quindi che siamo fratelli tra di noi e questo ci porta ad essere accoglienti l’uno verso l’altro, ad avere un dialogo, cioè a puntare sulle cose che ci uniscono affinché vi sia comunione tra noi. Con questo stesso significato la liturgia continua con un segno particolare e importante, quale? è il segno della pace, pace che non può nascere dagli uomini se non viene da Dio, infatti quella che ci scambiamo è la pace che Dio ci dà come dono per poi donarla noi stessi a tutti coloro che incontriamo nella nostra vita. Lo scambio della pace non si può ridurre a una stretta di mano da fare con il vicino di banco che magari non conosciamo, ma è una pace che dovremmo scambiare con chi abbiamo litigato, con coloro che abbiamo o ci hanno offeso perché è con questi abbiamo qualcosa da perdonare o da farci perdonare. Dopo il segno di pace, con lo spezzare del pane, è giunto il momento tanto atteso: ci avviciniamo in processione a quella mensa per mangiare il pane di salvezza preparato per noi.

A questo punto dovremmo riflettere e farci delle domande: cosa sta succedendo in questo momento? Cerco di ragionare con la mente e mi chiedo: sono uno spettatore che assiste ad uno spettacolo o c’è qualcosa di più profondo che non riesco a cogliere? Qui la ragione può fare ben poco perché l’unica ragione che possiamo utilizzare è la ragione della fede… solo con gli occhi della fede possiamo capire veramente quello che sta succedendo su quella

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mensa … ma cos’è questa fede… dove si compra? La fede è la capacità che ognuno di noi ha di abbandonarsi nelle braccia di Cristo, perché solo così possiamo capire quelle parole dette da Gesù 2000 anni fa: “prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo e il mio sangue offerti in sacrificio per voi” Nel momento in cui mangio quel pane che ricevo sulle mie mani, sto mangiando la mia salvezza, mi sto nutrendo di Cristo e questo significa che la mia vita non può rimanere la stessa perché Lui mi sta offrendo una vita nuova che non può essere diversa da quella che Lui ha vissuto. Come Lui è il pane spezzato per la nostra salvezza, anche noi dobbiamo essere pane che si spezza per la salvezza degli altri; anche noi dobbiamo spendere la nostra vita per gli altri perché come dice Gesù: “chi perderà la sua vita, la troverà (cioè quella del cielo)”… ciò non significa che dobbiamo morire per gli altri, ma offrire la nostra vita, significa mettersi al servizio dell’altro, essere disponibili per accogliere, essere pronti per scambiare due parole di speranza, di conforto, di gioia… in fin dei conti quello che ha fatto Gesù prima di arrivare all’estremo sacrificio della croce. Come in un film, È questo che ci deve passare davanti agli occhi quando mangiamo quel pezzo di pane, perché questo significa vivere da cristiani cioè da persone che appartengono a Cristo e vivere in questo modo non è facile, significa metterci impegno sapendo che andiamo controcorrente, significa spendere energie sapendo che non ci sarà nessuno che ci dirà grazie; questo non ci deve spaventare perché è difficile sì, ma non è impossibile; a noi è chiesto solo di dire sì, accetto, decido di abbandonarmi nelle tue braccia Gesù, poi è Lui che ci aiuterà, che ci darà la forza e il coraggio per andare avanti… in che modo? Accostandoci a quella mensa ogni volta che vogliamo e la domenica in modo particolare perché è il suo giorno e così scopriamo che quel piccolo pezzo di pane racchiude un significato e un valore profondo e necessario per la nostra vita. Se scegliamo di vivere in questo modo, se ci sforziamo di seguire con il nostro essere limitati la strada che ha fatto Gesù, strada non semplice, ma che dà senso, allora forse riusciremo anche noi a dire come S. Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me!” e allora coloro che ci incontreranno potranno ringraziare Dio per averci messo sulla loro strada.

IL SIMBOLO DI OGGI:

Prima Fase: Lavanda dei Piedi. È troppo difficile.

Creiamo dei dischi in cartoncino che ricordino le ostie, pronti per essere divisi a metà. Facciamo scrivere ai ragazzi su ogni metà il dono più importante che ritengono di aver ricevuto nella loro vita da Cristo. Poi spezzeranno l’Eucarestia: metà andrà nel cestino sotto la Croce, l’altra metà sarà donata ad un proprio amico: Ecco mi impegno a donarti questo di me.

Seconda Fase: contestualizzare i versetti del Vangelo dei Discepoli di Emmaus letti oggi rispetto alla S. Messa, ponendo il fantoccio in ginocchio

UNA CANZONE PER RIFLETTERE: Se non ami di Nek

Puoi decidere le strade che farai

puoi scalare le montagne oltre i limiti che hai

potrai essere qualcuno se ti va

ma se non ami

se non ami

non hai un vero motivo motivo per vivere

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se non ami

non ti ami e non ci sei

se non ami

non ha senso tutto quello che fai

puoi creare un grande impero intorno a te

costruire grattaceli e contare un po' di più

puoi comprare tutto quello che vuoi tu

ma se non ami

se non ami

non hai un vero motivo per vivere

se non ami

non ti ami e non ci sei

se non ami

se non ami

non hai il senso delle cose più piccole

le certezze che non trovi e che non dai

l’amore attende e non è invadente e non grida mai

se parli ti ascolta tutto sopporta crede in quel che fai

e chiede di esser libero alle volte

e quando torna indietro ti darà di più

se non ami

se non ami

tutto il resto sa proprio di inutile

se non ami

non ti ami

non ci sei...

senza amore noi non siamo niente mai...

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In questa bellissima e famosa canzone di Nek, il cantante sembra parafrasare un brano tratto dalla Bibbia, per l’esattezza dalla Lettera di San Paolo ai Corinzi. Nek canta infatti: “L’amore attende e non è invadente e non grida mai; se parli ti ascolta, tutto sopporta, crede in quel che fai”; San Paolo scrive: “L’amore t utto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. “

Nella tua vita puoi compiere imprese impossibili, costruire imperi e grattacieli, essere ricchissimo dice Nek. Puoi parlare tante lingue, conoscere tutto, avere doti soprannaturali aggiunge San Paolo.

Ma se non amiamo, dicono entrambi, non siamo nulla.

Per amare oggi ci vuole coraggio, non è facile amare, chi ama deve sopportare tante cose. Ma Dio ci ha scelti anche per dimostrassimo agli altri quanto Lui ci ama. “Da questo saprete che siete miei discepoli: se saprete amarvi gli uni gli altri come io ho amato voi”. E da dove proviene la forza per amare così tanto? Dall’Eucarestia... perché l’essenziale è proprio visibile agli occhi.

Ecco il brano di San Paolo per un confronto personale con la canzone:

"Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,

ma non avessi l'amore,

sono come un bronzo che risuona

o un cembalo che tintinna.

E se avessi il dono della profezia

e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,

e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,

ma non avessi l'amore,

non sarei nulla.

E se anche distribuissi tutte le mie sostanze

e dessi il mio corpo per esser bruciato,

ma non avessi l'amore,

niente mi gioverebbe.

L'amore è paziente,

è benigno l'amore;

non è invidioso l'amore,

non si vanta,

non si gonfia,

non manca di rispetto,

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non cerca il suo interesse,

non si adira,

non tiene conto del male ricevuto,

non gode dell'ingiustizia,

ma si compiace della verità.

Tutto copre,

tutto crede,

tutto spera,

tutto sopporta.

L'amore non avrà mai fine".

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Quinto giorno: LA MESSA NON È FINITA

Obiettivi

- aiutare i giovanissimi a riflettere su come portare nella vita i doni ricevuti

durante la Messa.

Vangelo

Dal Vangelo secondo Luca (24,33-35)

In quel tempo partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che

erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era

accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Zoom sulla Parola

Non dobbiamo aspettare null’altro. Ora sappiamo che abbiamo qualcosa di prezioso da dire: Gesù Cristo è morto ed

è risorto. E sappiamo anche che ci sono molti che attendono questa nostra parola, tenuta già troppo a lungo per noi.

Pensiamo per un attimo a che gioia avranno provato tutti gli amici di Gesù nello scambiarsi a vicenda la certezza di

averlo incontrato risorto: e ci viene più facile ripartire!

Secondo Nouwen: ANDARE IN MISSIONE

La comunione crea comunità. Cristo vive in loro e li unisce in un modo nuovo. Siamo tutte persone si appartengono

perché ognuno di noi appartiene a lui. Siamo soli perché è scomparso dalla nostra vista, ma siamo insieme.

I discepoli di Emmaus tornano a Gerusalemme. Sono pronti a rivelare a tutti quello che hanno vissuto. Ma cavolo:

tutti sanno già questa storia. Poveri, malati, affamati, prigionieri, persone che vivono nel pericolo e nella paura,

ammalati, morenti, handicappati.

Noi dobbiamo imparare che non siamo chiamati solo a dare testimonianza ma a riceverla da queste persone.

Siamo noi che ora dobbiamo accostarci a viaggiatori solitari e tristi e dire loro “Ma che sono questi discorsi?.”

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Il senso del discorso: La fine della Messa e del Camposcuola è l’inizio della Missione.

Prima fase

La notizia di Gesù Risorto rappresenta una festa, e come in tutte le feste, i giovanissimi sono spinti dal desiderio di

condividere gioie ed emozioni con i coetanei.

In quest’ultimo giorno di campo, aiutiamo a far comprendere ai giovanissimi che la Messa non termina con il

congedo, bensì essa rappresenta un nuovo inizio. È l’inizio di una missione a cui noi tutti – ragazzi, giovani e adulti –

siamo chiamati, per annunciare con gioia il messaggio di Dio: Gesù ha vinto la morte ed è Colui che vive. Come ci dice

papa Francesco nel discorso ai partecipanti alla plenaria del Pontificio consiglio per la promozione della nuova

evangelizzazione del 14 ottobre 2013: «Questo dinamismo fa parte della grande missione di cristo di portare la vita

nel mondo. Il Figlio di Dio è “uscito” dalla sua condizione divina ed è venuto incontro a noi. La Chiesa, quindi noi, è

all’interno di questo movimento, ogni cristiano è chiamato ad andare incontro agli altri, a dialogare con quelli che

non la pensano come noi, con quelli che hanno un’altra fede, o che non hanno fede». Incontrare tutti, perché

nessuno resti escluso. «Possiamo andare incontro a tutti, senza paura e senza rinunciare alla nostra appartenenza».

Molte volte però le nostre paure, le nostre insicurezze, il nostro non sentirci all’altezza di questo grande messaggio, ci

fa rimandare questa partenza.

Seconda fase

Si è missionari con i piccoli gesti della vita di tutti i giorni. Occorre acquisire consapevolezza di ciò che siamo e di ciò

in cui desideriamo migliorare, per essere testimoni dell'Amore di Dio. Non occorre compiere epiche gesta; a nessuno

viene richiesto di avere delle qualità eroiche per superare il provino del buon missionario. Ognuno è prezioso agli

occhi di Dio per l’unicità di cui si fa portavoce nell’ordinarietà. «Voi siete il sale della terra... voi siete la luce del

mondo»: non possiamo lasciare che la nostra luce, pienezza dell’amore di Dio, resti nascosta “sotto il moggio”: deve

essere luce e lampada per i passi di tutti. Dalla nostra appassionata testimonianza potremo dare sapore nuovo al

mondo.

Che significa Messa?

Un catechista chiese un giorno a un gruppo di giovani in preparazione per la Cresima: "Qual è la parte più importante della Messa?" La maggioranza rispose: "La Consacrazione". Ma uno disse: "La parte più importante è il rito di congedo”. Il catechista stupito chiese: "Perché dici questo?" Ed egli rispose: "La Messa serve a nutrirci con la Parola, il Corpo e il Sangue del Signore. Però la messa inizia quando termina, quando usciamo nelle strade per andare a fare e dire quello che hanno detto i discepoli di Emmaus: Abbiamo riconosciuto il Signore nella frazione del pane, ed è vivo e vive per sempre e per noi".

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I più “grandicelli” tra di noi, diciamo quelli che hanno passato tre volte gli “anta”, certamente ricorderanno qualcosa

della Messa in latino, anche se ormai sono passati ben più di quarant’anni.

Il congedo era dato dal celebrante con queste parole: «Ite, missa est», che nella traduzione italiana, per la verità

poco fedele al significato non letterario, è diventato: «La Messa è finita, andate in pace».

Certo una traduzione letterale in italiano sarebbe suonata piuttosto improponibile, infatti si dovrebbe dire: «Andate,

è mandata». Frase che nella nostra lingua sarebbe risultata enigmatica e inelegante, bisognevole di una spiegazione

piuttosto verbosa a danno della sintesi latina, che con questa breve espressione idiomatica esprimeva un concetto

molto profondo.

“È mandata”: chi? Che cosa è mandata? A chi? Dove? Perché? Come?

Fin dai primissimi tempi il rito della Messa è praticamente sempre lo stesso, lo leggiamo con chiarezza negli Atti degli

Apostoli e nell’Apologia dei cristiani scritta nel 155 da San Giustino martire all’imperatore pagano Antonino Pio.

I discepoli, i fedeli diremmo oggi, sono riuniti per la “cena del Signore” nel giorno detto del Sole, ovvero la domenica,

giorno della resurrezione, per “spezzare il pane”, per celebrare Messa insomma.

Ascoltano prima la Parola, poi l’insegnamento, poi, dopo aver pregato per sé stessi e per tutti, presentano i doni:

pane, vino e acqua e le offerte per i poveri al “preposto”, al “presbitero”; questi consacra il pane e il vino e lo Spirito

Santo li trasforma nel Corpo e nel Sangue di Gesù, che vengono distribuiti ai presenti, ma una parte viene messa da

parte ed inviata, mandata, ai malati, ai carcerati, a quanti si sono trovati nell’impossibilità di partecipare.

Come oggi, del resto: i ministri, ordinati o straordinari, a fine Messa portano la Comunione a chi è costretto tra

quattro mura. Perciò: «Andate, la Comunione è mandata a chi non c’era per giusto impedimento». La Chiesa ha cura

di tutti i suoi figli e tutti li nutre dello stesso Pane perché tutti siano una cosa sola.

Ma c’è anche un significato più generale e profondo: la Chiesa, riunita in assemblea, si è nutrita della Parola e del

Pane di vita eterna, si è unita a Cristo, è stata trasformata nel Suo corpo ed ora è “mandata”: ogni Messa,

memoriale della Pasqua di Cristo, è un nuovo mandato per ogni cristiano.

Ricordiamo tante parole di Gesù: «Come il Padre ha mandato me, così Io mando voi». «Andate ed annunciate a

tutti i popoli fino agli estremi confini del mondo». Ognuno di noi ne serba altre dello stesso significato nel proprio

cuore. Allora: «Andate, ite, perché questa assemblea, questa Chiesa, missa est, è mandata da Me nel mondo».

Perciò che tu sia o no ministro della Comunione, uscendo dalla celebrazione eucaristica, sei comunque “mandato” a

portare la comunione con Dio e con la Chiesa al mondo intero, a chiunque sia sul tuo cammino.

Ora non vorrei sembrare irriverente, ma certe volte, con una mentalità che non esito a definire

“veterotestamentaria”, sembra che il commiato del sacerdote all’assemblea: «La Messa è finita, andate in pace!»

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per qualcuno suoni come se dicesse: «Avanti, su! anche questa volta vi siete tolti il pensiero! Perciò andate via

tranquilli di aver assolto al precetto!» E noi, liberi da sensi di colpa, rispondiamo: «Ringraziamo Dio!».

Forse per evitare questo equivoco penoso e risvegliare la missionarietà in ogni battezzato, la liturgia prevede altre

espressioni di congedo, come: «La gioia del Signore sia la nostra forza. Andate in pace.» «Nel nome del Signore,

andate in pace.» «Portate a tutti la gioia del Signore risorto. Andate in pace.»

Andate e distribuite Parola e Pane, distribuite la Grazia di Dio, «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date»

dice Gesù agli apostoli mandandoli per la prima volta in missione dopo averli nominati (Mt 10,8).

Già, ma da chi andare? A chi distribuire questi doni in un mondo che sembra diventato indifferente se non del tutto

contrario? Ognuno di noi potrebbe ben lamentarsi: «In famiglia non mi ascoltano, sul lavoro devi star sempre in

guardia e, se fai certi discorsi, ti prendono anche in giro, in certi ambienti rischi di essere isolato. Io, da buon

cattolico, a Messa ci vado, ma a chi vuoi mandarmi, Signore? Non ascoltano nemmeno i preti!»

Ma Gesù «vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno

pastore» (Mt 9.36). Non è forse così anche oggi? Allora Gesù ordinò ai suoi discepoli di dar “loro stessi” da mangiare

a quei poveretti, ma quelli non capivano e contestavano che non sarebbero bastati 200 denari, che evidentemente

non avevano, per dare anche solo un pezzo di pane ad ognuno. Avevano cinque pani e due pesci, ben poca cosa, ma

l’amore di Dio li trasformò in abbondanza per tutti, tanto che ne avanzarono dodici ceste. Allora ecco che i “nostri

cinque pani e due pesci”, il nostro poco, il nostro niente, se messo nelle mani di Gesù, se affidato alla potenza del

suo amore, può moltiplicarsi quanto serve e ancora di più.

E non si tratta tanto o solo di dare ai poveri cibo e vestiti, certo anche quello e oggi sempre di più anche nei Paesi

cosiddetti “ricchi”, “sviluppati”, perché il Signore comanda anche la carità concreta, corporea vorrei dire, ma è

urgente anche sfamare la fame di Dio, anche in chi non si rende conto di soffrirne e pensa, magari, che il problema

che lo agita e lo rende infelice sia che non può cambiare macchina o fare una vacanza, mentre invece la sua vita è

seriamente in pericolo per mancanza del “Cibo della Vita”.

Gli apostoli allora non capirono che avrebbero dovuto “farsi cibo spirituale” loro stessi per sfamare quelle folle

“stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore”.

E dunque che dobbiamo fare? Finita la Messa, ci trasformiamo tutti in predicatori? Mi piace ricordare una frase di

S. Francesco, che Papa Francesco ama ripetere spesso: «Testimoniate sempre Cristo in ogni modo e, quando non

se ne può fare a meno, anche con le parole».

Perciò qualche celebrante preferisce congedarci dall’incontro ecclesiale e inviarci in missione nel mondo con le

parole: «Glorificate Dio con la vostra vita. Andate in pace!»

«Ite, missa est!»

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Prima attività:

Non temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. Senso del VangeloÈ un bell'invito quello che fa Gesù: vincere il timore. Questo timore non è il "timore psicologico", ma è il "timore" che fa tacere, che chiude la bocca, che toglie l'annuncio del Vangelo . Bisogna superare questo timore.

Non abbiate paura! Non temete! È la parola chiave che, ripetuta tre volte, conferisce unità al brano. La fede esige come disposizione di fondo il "non temere".

Con quale garanzia? Che non avremo da soffrire? Che Dio ci preserverà e non ci capiterà niente di male? No, in realtà dice un'altra cosa: "Qualunque cosa di male possa capitare, questo non avviene senza che il Padre vostro lo sappia".

Per un "figlio" è una garanzia che anche il disagio o la sofferenza o il martirio entrano nel disegno di Dio. "Non cade un passero senza che Dio lo sappia", non vuole dire: non vi accadrà mai di cadere. Ma significa: se vi accade di cadere, Dio lo sa. Dentro alla vostra sofferenza Dio c'è, non siete abbandonati, c'è la sua presenza come presenza di salvezza, anche se evidentemente non viene percepita, e anche se a livello psicologico non fa un grande effetto, non si sente una grande consolazione; ma dentro ad una dimensione di fede c'è la possibilità di vivere ugualmente questa dimensione di presenza. Tutto dell'uomo è presente al cuore di Dio, e se le creature della terra destano tenerezza quanto più la vita di una creatura che è figlio.

L'annuncio corrisponde alla volontà di Dio. I discepoli sono invitati a proclamare pubblicamente quanto hanno appreso dalla rivelazione privata ricevuta da Gesù. Ciò che è nascosto non è riservato a pochi ma semplicemente custodito in attesa di essere manifestato. Ogni parola di Dio richiede di passare attraverso il solco della propria storia per portare a suo tempo frutto abbondante.

Questo capitolo 10 di Matteo riporta il discorso missionario di Gesù. Egli ha predicato il regno di Dio, poi lo ha manifestato con le sue opere, con i miracoli. Adesso invia i Dodici e dopo di loro gli altri per continuare la sua opera, per annunciare il Vangelo, per compiere le opere della salvezza di Dio. È l'inizio della missione della Chiesa; mandando i missionari, Gesù dà a loro un principio fondamentale: il discepolo deve cercare di assomigliare, seguire, imitare e condividere l'esperienza del Maestro; deve esserci una comunione di vita e di destino tra Gesù l'unico Maestro, i Dodici Apostoli, e tutti i discepoli che sono mandati per continuare l'opera del Signore. Ma proprio perché condividono l'esperienza del Signore, partecipano anche delle sue sofferenze. Il loro cammino non sarà facile, sempre pieno di successi; sarà piuttosto un cammino che dovrà misurarsi con la legge della croce.

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Dio non può restare nascosto, deve essere conosciuto. Dio parla, noi ascoltiamo e diventiamo la sua bocca per altri. E quando dai tetti si udrà la buona notizia gli uomini saranno costretti a guardare in alto. Un tesoro di gloria racchiude ogni momento di ascolto, è un momento di attesa che prepara alla nascita della luce.

Un secondo invito a non temere è di fronte a chi può uccidere il corpo. Arrestare la vita terrena non equivale a morire. Dio anche dopo la morte conserva la vita all'uomo, perciò non c'è da temere. Qualsiasi cosa accada, Dio è con l'uomo. Solo Dio può pronunciare l'ultima parola sull'esistenza dell'uomo; solo davanti a Dio si può decidere il destino eterno dell'uomo. Dunque è Dio solo che deve essere temuto e il timore di Dio libera da qualsiasi altro timore. Gesù richiede ai discepoli un impegno radicale anche a costo di perdere la propria vita perché paradossalmente questo è l'unico modo per salvarla.

Si è parlato del carattere di apertura universale del Vangelo, della vita nuova che deriva da Dio e che i persecutori non possono danneggiare; ora si parla della fiducia in Dio

Due passeri, un soldo. Un valore minimo, ma tutto è nel pensiero del Padre. Dove la vita palpita, lì è Dio, interamente. Se all'attenzione di Dio non sfugge neppure un passero a maggior ragione Dio si prenderà cura e si preoccuperà dei suoi. Dio segue il cammino di quanti si affidano a lui, e segue tutto quello che li riguarda: questo è motivo di fiducia e di speranza.

"Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro". Nel leggere questo versetto, sembra esserci il volere di Dio alla caduta, ma nel testo greco il vangelo dice: "nessuno di loro cadrà senza il Padre". Per quanto possiamo cadere, nella nostra vita, non c'è caduta che non veda presente il Padre, non perché si cade per sua volontà, ma perché Lui cade con noi. Nessuno cade senza il Padre. A volte ci sono delle situazioni nelle quali ciò che in noi vale è unicamente il fatto che il Signore cade con noi. Anche Gesù sperimenta le cadute, per tre volte, ma non cade a caso.

"Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati". La premura di Dio arriva a contare i capelli del nostro capo. È assurdo il Signore nel suo modo di amare! Quando la desolazione e l'abbandono diventano le parole del nostro presente, basterà contare qualche capello dei nostri per fare memoria della presenza di Dio per noi. La protezione del padre celeste non mancherà mai ai discepoli di Gesù. Per Dio ogni uomo è "prezioso ai suoi occhi". In ognuno egli scopre i lineamenti del figlio. Per questo ci prende per mano e si china su di noi come un padre, come una madre (cfr. Osea 11,3-4).

"Non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!" Se Dio spreca i suoi pensieri per due passeri quanto più ne avrà per noi! Dio è a favore dell'uomo, non contro di lui. E se fa silenzio non è per noncuranza, ma perché i suoi pensieri su di noi hanno prospettive più ampie che varcano gli orizzonti della nostra terrena.

"Se uno mi riconoscerà..." Il Risorto è sempre coi suoi discepoli e, per mezzo loro, si fa conoscere al mondo. Questo riconoscere permette di manifestarsi davanti agli altri e di esporsi. Cristo tra la folla è il volto familiare da riconoscere come Maestro e Signore della nostra vita. E quale timore può trattenere se si pensa che Lui ci riconoscerà davanti al Padre nei cieli? Ma che cosa vuole dire essere solidali con Gesù, dichiararci appartenenti a Lui? Certamente, vengono in mente le esperienze dei primi martiri, che davanti ad un tribunale pagano si sono riconosciuti cristiani, e hanno pagato questo con la vita. Il martirio nei primi secoli delle prime comunità cristiane esprime questo: i cristiani come solidali con Gesù a costo della vita. Chiaramente non è solo questo il modo con cui ci riconosciamo solidali con Gesù. Anche quando prendiamo sul serio il Vangelo, che è la parola e l'esempio di Gesù, e gli andiamo dietro in modo che lui sia il maestro e noi i discepoli, noi ci dichiariamo appartenenti a Gesù Cristo e solidali con Lui. E il Signore

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promette la sua solidarietà, sarà dalla nostra parte "davanti al Padre celeste", al compimento e al giudizio della nostra vita.

E quando non c'è il riconoscimento di Cristo? Dio rispetta la creatura al punto tale da non interferire nello spazio dei suoi errori. Le conseguenze sono nel male che l'uomo fa a sé stesso.

ATTIVITA’Partendo dal brano evangelico di riferimento (Mt 10, 26-31) si potrebbe proporre ai giovanissimi di disegnare una caricatura di sé stessi, ad esempio in questo modo: -mani grandi, per indicare un atteggiamento di gratuità e disponibilità -piedi grandi, per indicare il saper andare incontro alle persone -occhi grandi, per indicare il riuscire a scorgere i bisogni degli altri e le situazioni di “povertà” -orecchie grandi, per indicare un atteggiamento di ascolto -bocca grande, per indicare un atteggiamento di conforto verbale -braccia grandi, per indicare un atteggiamento di sostegno dell’altro

Nel contempo realizzeranno per la propria caricatura la sua ombra. L’ombra nell’immaginario collettivo rappresenta

l’immagine nascosta di noi stessi: qui sarà simbolo delle paure e degli ostacoli. Dovranno allora disegnare un’ombra

tanto grande quante più paure hanno e più ostacoli.

Dovranno allora disegnare un’ombra tanto grande quante più paure hanno e più ostacoli trovano nel testimoniare

(appuntandoli sull’ombra stessa). L’incontro termina con una condivisione, in cui ciascuno presenterà attraverso la

caricatura e la sua ombra, gli atteggiamenti e i gesti per mezzo dei quali si fa testimone e le paure e gli ostacoli che

incontra.

Ripensando alle situazioni concrete della loro vita, i giovanissimi individuano quelle in cui non sono pienamente

testimoni dell'amore del Signore. In cui non sono completamente fedeli al significato del segno di croce. C'è qualcosa

da rivedere? Quali impegni concreti di miglioramento possono assumersi?

Seconda attività: Si potrebbe accompagnare i giovanissimi a riflettere sull’invito di San Giovanni Paolo II a non avere paura (materiali

allegati) e, a partire da questo, si potrebbe stilare insieme il manifesto del “giovane missionario”.

Frasi Giovanni Paolo II 1. Non abbiate paura della vostra giovinezza e di quei profondi desideri che provate di felicità, di verità, di bellezza e di durevole amore! GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la XVIII Giornata mondiale della pace 2. Non abbiate paura e non stancatevi mai di ricercare le risposte vere alle domande che vi stanno di fronte. Cristo, la verità, vi farà liberi!

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GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la XVIII Giornata mondiale della pace 3. Non abbiate paura di proclamare, in ogni circostanza il Vangelo della Croce. Non abbiate paura di andare controcorrente! GIOVANNI PAOLO II, Omelia – 4 Aprile 2004 4. Non abbiate paura di aspirare alla santità! Del secolo che volge al suo termine e del nuovo millennio, fate un’era di uomini santi! GIOVANI PAOLO II, Omelia – 16 giugno 1999 5. Non abbiate paura, perché Gesù è con voi! Non abbiate paura di perdervi: più donerete e più ritroverete voi stessi! GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai giovani di Roma – 21 marzo 1997 6. Non abbiate paura di Cristo! Fidatevi di lui fino in fondo! Egli solo “ha parole di vita eterna”. Cristo non delude mai! GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai giovani di Poznan – 3 Giugno 1997 7. Non abbiate paura di dire “sì” a Gesù e di seguirlo come suoi discepoli. Allora i vostri cuori si riempiranno di gioia e voi diventerete una Beatitudine per il mondo. Ve lo auguro con tutto il mio cuore. GIOVANNI PAOLO II, Saluto ai giovani – 24 Marzo 2000 8. Non abbiate paura di aprire le porte a Cristo! Sì, spalancate le porte a lui! Non abbiate paura! GIOVANNI PAOLO II, Discorso a Tor Vergata– 15 Agosto 2000

Segno

Il segno di croce. Esso è ciò che ci contraddistingue, ma è molto più che un semplice distintivo. Esso, infatti,

racchiude in sé la sintesi del Credo, la nostra professione di fede, i motivi stessi della nostra fede, e dunque ne è

sigillo. San Francesco di Sales nel suo Dello stendardo della Santa Croce ci riporta una bellissima descrizione del

significato di ogni gesto che compiamo mentre ci segniamo il capo, il ventre, le spalle. Egli, infatti, ci spiega che si

porta la mano in alto verso la testa dicendo “nel nome del Padre” per indicare che Egli è la prima persona della SS.

Trinità e principio originario delle altre due; portiamo la mano verso il ventre dicendo “e del Figlio” per mostrare che

il Figlio procede dal Padre che lo mandò quaggiù ad incarnarsi nel ventre dalla Vergine; e infine ci si attraversa con la

mano dalla spalla sinistra a quella destra per mostrare che lo Spirito Santo, essendo la terza persona della SS. Trinità,

procede dal Padre e dal Figlio e si fa legame d’amore grazie al sacrificio del nostro salvatore Gesù Cristo.

L’esortazione è quindi che quando ci si fa il segno della croce, lo si faccia bene: perché non sia così affrettato,

rattrappito ma consapevole, lento, ampio. E in questo movimento che ci sentiremo avvolti in un caldo abbraccio che

ammanta tutto, corpo e anima, mentre noi siamo lì a raccogliere in esso tutti i nostri pensieri più profondi. E in

questo segno dobbiamo sentirci investiti della pace perfetta che viene da Dio e che noi abbiamo il compito di portare

nel mondo attraverso il nostro slancio missionario proprio come hanno fatto i discepoli di Emmaus che senza indugio

ritornarono a Gerusalemme per annunciare una grande gioia.

IL SIMBOLO DI OGGI:

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Prima Fase: I giovanissimi ricevono il simbolo-regalo del campo: qualcosa che contiene la Croce e il racconto di Bruno Ferrero: Il Grande Burrone

Un uomo sempre scontento di sé e degli altri continuava a brontolare con Dio perché diceva: "Ma chi l'ha detto che ognuno deve portare la sua croce? Possibile che non esista un mezzo per evitarla? Sono veramente stufo dei miei pesi quotidiani!" Il Buon Dio gli rispose con un sogno. Vide che la vita degli uomini sulla Terra era una sterminata processione. Ognuno camminava con la sua croce sulle spalle. Lentamente, ma inesorabilmente, un passo dopo l'altro. Anche lui era nell'interminabile corteo e avanzava a fatica con la sua croce personale. Dopo un po' si accorse che la sua croce era troppo lunga: per questo faceva fatica ad avanzare. "Sarebbe sufficiente accorciarla un po' e tribolerei molto meno", si disse, e con un taglio deciso accorciò la sua croce d'un bel pezzo. Quando ripartì si accorse che ora poteva camminare molto più speditamente e senza tanta fatica giunse a quella che sembrava la meta della processione. Era un burrone: una larga ferita nel terreno, oltre la quale però cominciava la "terra della felicità eterna". Era una visione incantevole quella che si vedeva dall'altra parte del burrone. Ma non c'erano ponti, né passerelle per attraversare. Eppure gli uomini passavano con facilità. Ognuno si toglieva la croce dalle spalle, l'appoggiava sui bordi del burrone e poi ci passava sopra. Le croci sembravano fatte su misura: congiungevano esattamente i due margini del precipizio. Passavano tutti, ma non lui: aveva accorciato la sua croce e ora era troppo corta e non arrivava dall'altra parte del baratro. Si mise a piangere e a disperarsi: "Ah, se l'avessi saputo...".

Seconda Fase: contestualizzare i versetti del Vangelo dei Discepoli di Emmaus letti oggi rispetto alla S. Messa, ponendo il fantoccio in piedi con le braccia aperte a Croce (ma è anche un abbraccio!)

UNA CANZONE PER RIFLETTERE: La canzone del campo: Strada Facendo di C. Baglioni

Io ed i miei occhi scuri siamo diventati grandi insieme

con l'anima smaniosa a chiedere di un posto che non c'è

tra mille mattini freschi di bicicletta,

mille e più tramonti dietro i fili del tram

ed una fame di sorrisi e braccia intorno a me...

Io e i miei cassetti di ricordi e di indirizzi che ho perduto

ho visto visi e voci di chi ho amato prima o poi andar via

e ho respirato un mare sconosciuto

nelle ore larghe e vuote di un'estate di città

accanto alla mia ombra nuda di malinconia...

Io e le mie tante sere chiuse, come chiudere un ombrello

col viso sopra il petto a leggermi i dolori ed i miei guai

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ho camminato quelle vie che curvano seguendo il vento

e dentro un senso di inutilità

e fragile e violento mi son detto tu vedrai...vedrai...vedrai..

Strada facendo vedrai che non sei più da solo

strada facendo,

troverai un gancio in mezzo al cielo

e sentirai la strada far battere il tuo cuore...

vedrai più amore....vedrai!.

Io troppo piccolo fra tutta questa che c'è al mondo

io che ho sognato sopra un treno che non è partito mai

e ho corso in mezzo a prati bianchi di luna

per strappare ancora un giorno alla mia ingenuità

e giovane e invecchiato mi son detto tu vedrai, vedrai... vedrai...

...Strada facendo, vedrai, che non sei più da solo

strada facendo, troverai, anche tu

un gancio in mezzo al cielo, e sentirai la strada

far battere il tuo cuore, vedrai più amore, vedrai...

E una canzone e neanche questa potrà mai cambiar la vita

ma che cos'è che mi fa andare avanti e dire che non è

finita...cos'è che mi spezza il cuore tra canzoni e amore

e che mi fa cantare e amare sempre più,

perché domani sia migliore, perché domani tu...

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Nonostante tutte le delusioni che possiamo incontrare nella nostra vita (la solitudine, le sofferenze di amore, le incomprensioni), più andiamo avanti più ci accorgiamo di non essere soli. Quel “gancio”, quel braccio in mezzo al cielo è proprio il braccio di Dio!

È la sua presenza nella mia vita, il suo amore per me che fa battere il mio cuore! È grazie a Lui che strada facendo scopro più amore!

Anche noi, come i discepoli di Emmaus, siamo chiamati a tornare dai nostri amici, correndo, per annunciare una grande gioia. Oggi inizia la nostra missione di cristiani.

Strada facendo, Dio ci aiuta perché cammina con noi. Ma come? In che modo Dio ci accompagna nel nostro percorso di vita? In tre modi: tramite la sua Parola, tramite i nostri amici, tramite i poveri. Tramite la sua Parola perché la Bibbia ha sempre qualcosa da dirci in questo percorso. Tramite i nostri amici perché. << Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro >>: Cristo ha affiancato nel loro percorso i due discepoli di Emmaus e affianca oggi noi. Tramite i poveri, per cui Dio ha sempre un debole: è sempre presente nelle persone bisognose che ci circondano.

Quali consigli allora possiamo darvi prima di partire per questa missione?

Primo: proviamo ad annunciare agli altri la Parola che ci chiama, perché continui a chiamare altri ancora.

Secondo: proviamo a vivere di più il nostro stare insieme e in comunione, nella nostra parrocchia.

Terzo: proviamo a prestare orecchio a tutti coloro che hanno bisogno di aiuto, poiché in loro c’è Dio.

Allora forza... Impegniamoci... perché domani sia migliore, perché domani tu......

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MOMENTI DI PREGHIERA DEL CAMPO

GIOVEDI’ MATTINA PREGHIERA DI INIZIO CAMPO

Signore, stiamo iniziamo la nostra avventura.Ti preghiamo, veglia sul nostro campo,

come hai vegliato su Israele, tuo popolo,accampato nel deserto.

Come allora prendi dimora tra le nostre tendee sii per noi riposo nella fatica

e riparo da ogni pericolo,guidaci a vivere questi giorni in amicizia profonda,

tra di noi e con te,attenti alle necessità degli altri,rispettosi della tua creazione,

sempre lieti per la tua amicizia.Il campo è un’occasione

che ci doni di vivere una sola volta all’anno.Aiutaci a viverla intensamente,

a non sprecare nessuna occasioneche possa renderci un po’ migliori.

Per non essere di inciampo alla vita del campomi impegno, Signore,

ad osservare volentieri “le regole del gioco”perché si stabilisca un’armoniosa unità

e così impari ad osservarele regole della vita. Amen

GIOVEDI’ SERA PREGHIERA DELLA SERA (la chiamata)

SALMOBenedirò il Signore in ogni tempo,sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore, ascoltino gli umili e si rallegrino.Celebrate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome.

Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato.Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce. L'angelo del Signore si accampaattorno a quelli che lo temono e li salva.

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Gustate e vedete quanto è buono il Signore;beato l'uomo che in lui si rifugia. Temete il Signore, suoi santi, nulla manca a coloro che lo temono. I ricchi impoveriscono e hanno fame,ma chi cerca il Signore non manca di nulla.

Venite, figli, ascoltatemi; v'insegnerò il timore del Signore. C'è qualcuno che desidera la vita e brama lunghi giorni per gustare il bene?

Preserva la lingua dal male, le labbra da parole bugiarde. Sta’ lontano dal male e fa’ il bene, cerca la pace e perseguila.

Gli occhi del Signore sui giusti, i suoi orecchi al loro grido di aiuto. Il volto del Signore contro i malfattori, per cancellarne dalla terra il ricordo.

Gridano e il Signore li ascolta, li salva da tutte le loro angosce.Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito,egli salva gli spiriti affranti.

Molte sono le sventure del giusto, ma lo libera da tutte il Signore. Preserva tutte le sue ossa,neppure uno sarà spezzato.

La malizia uccide l'empio e chi odia il giusto sarà punito.Il Signore riscatta la vita dei suoi servi,chi in lui si rifugia non sarà condannato.

PREGHIERASignore Gesù, tu sai quanto grande sia la voglia di amicizia che c’è nel nostro cuore di giovani. Per questo ci hai chiami amici e ci inviti a camminare insieme nel tuo nome. Conoscerti, incontrarti, seguirti è sempre stato un fatto quasi scontato e per troppo tempo ci siamo dimenticati il tuo nome e il tuo volto. Ma cristiani non si nasce, si diventa solo scegliendo te che sei l’amico più sincero e fedele. Donaci la gioia di sentirti vicino e confidente, svelaci i segreti del Padre, il senso pieno della vita, la verità che ci fa liberi.

RIFLESSIONE«Vocazione. È la parola che dovresti amare di più. Perché è il segno di quanto sei importante agli occhi di Dio. È l'indice di gradimento, presso di Lui, della tua fragile vita. Sì, perché se ti chiama, vuol dire che ti ama. Gli stai a cuore, non c'è dubbio. In una turba sterminata di gente, risuona un nome: il tuo! Stupore generale. A te non ci aveva pensato nessuno. Lui sì! Davanti ai microfoni della storia ti affida un compito su misura... per Lui! Sì, per Lui, non per te. Più che una missione, sembra una scommessa. Una scommessa sulla tua povertà. Ha scritto "Ti amo" sulla roccia, non sulla sabbia come nelle vecchie canzoni. E accanto ha messo il tuo nome. L'ha scritto di notte. Nella tua notte! Alleluia! Puoi dire a tutti: non si è vergognato di

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me!» (Don Tonino Bello)

VENERDI’ MATTINA PREGHIERA DEL MATTINO (la fragilità)

SALMOLoda il Signore, anima mia:loderò il Signore per tutta la mia vita,finché vivo canterò inni al mio Dio.

Non confidate nei potenti,in un uomo che non può salvare.

Esala lo spirito e ritorna alla terra;in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni.

Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe,chi spera nel Signore suo Dio,

creatore del cielo e della terra,del mare e di quanto contiene.

Egli è fedele per sempre,rende giustizia agli oppressi,dà il pane agli affamati.

Il Signore libera i prigionieri,il Signore ridona la vista ai ciechi,

il Signore rialza chi è caduto,il Signore ama i giusti,

il Signore protegge lo straniero,egli sostiene l'orfano e la vedova,ma sconvolge le vie degli empi.

Il Signore regna per sempre,il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione.

PREGHIERAApri i nostri occhi, Signore,perché possiamo vedere te nei nostri fratelli e sorelle.Apri le nostre orecchie, Signore,perché possiamo udire le invocazioni di chi ha fame, freddo, paura, e dichi è oppresso.Apri il nostro cuore, Signore,perché impariamo ad amarci gli uni gli altri come tu ci ami.Donaci di nuovo il tuo Spirito, Signore,perché diventiamo un cuore solo ed un'anima sola, nel tuo nome(Madre Teresa di Calcutta)

RIFLESSIONERegala ciò che non hai...

Occupati dei guai, dei problemidel tuo prossimo. Prenditi a cuore gli affanni, le esigenze di chi ti sta vicino.

Regala agli altri la luce che non hai, la forza che non possiedi,

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la speranza che senti vacillare in te, la fiducia di cui sei privo.Illuminali dal tuo buio.Arricchiscili con la tua povertà.

Regala un sorrisoquando tu hai voglia di piangere.Produci serenitàdalla tempesta che hai dentro."Ecco, quello che non ho te lo dono".Questo è il tuo paradosso.

Ti accorgerai che la gioiaa poco a poco entrerà in te, invaderà il tuo essere, diventerà veramente tua nella misura in cui l'avrai regalata agli altri.(Alessandro Manzoni)

VENERDI’ SERA PREGHIERA DELLA SERA (la fragilità)

SALMOSignore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo.

Penetri da lontano i miei pensieri,mi scruti quando cammino e quando riposo.

Ti sono note tutte le mie vie;la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta.

Alle spalle e di fronte mi circondie poni su di me la tua mano.Stupenda per me la tua saggezza,troppo alta, e io non la comprendo.

Ove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza?

Se salgo in cielo, là tu sei,se scendo negli inferi, eccoti.

Se prendo le ali dell’auroraper abitare all’estremità del mare,

anche là mi guida la tua manoe mi afferra la tua destra.

Se dico: “Almeno l’oscurità mi copra e intorno a me sia la notte”;nemmeno le tenebre per te sono oscure,

e la notte è chiara come il giorno;per te le tenebre sono come luce.

Sei tu che hai creato le mie visceree mi hai tessuto nel seno di mia madre.

Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo.

Non ti erano nascoste le mie ossaquando venivo formato nel segreto,intessuto nelle profondità della terra.

Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati,

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quando ancora non ne esisteva uno.Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio!

se li conto sono più della sabbia,se li credo finiti, con te sono ancora.

Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri:

vedi se percorro una via di menzogna e guidami sulla via della vita.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca

Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, e gli disse: «Maestro, che devo fare per ereditar la vita eterna?» Gesù gli disse: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?» Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso». Gesù gli disse: «Hai risposto esattamente; fa' questo, e vivrai». Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?» Gesù rispose: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s'imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada; e lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Così pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Ma un samaritano che era in viaggio, passandogli accanto, lo vide e ne ebbe pietà; avvicinatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno dopo, presi due denari, li diede all'oste e gli disse: "Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno". Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s'imbatté nei ladroni?» Quegli rispose: «Colui che gli usò misericordia». Gesù gli disse: «Va', e fa' anche tu la stessa cosa».

PREGHIERA

Strade, angoli, piazze e quartieri... sono tanti i luoghi in cui uomini e donne, senza nome, muoiono per indifferenza o solitudine. Non esistono, Signore, samaritani che appaiono dal nulla. Non ci sono, Gesù, samaritani che arrivano da altri mondi. Esistiamo noi, con le nostre scelte, E ci sei tu con la tua audace proposta: «Vai e anche tu fai ciò che ho fatto io. Vai e tendi la mano a chi è povero. Vai e sorridi a chi è solo. Vai e apri il tuo cuore a chi è triste. Vai e abbraccia chi è caduto e sanguina». Signore Gesù, rendi vera la nostra fede, insegna al nostro cuore ad amare veramente, aiuta le nostre gambe e le nostre mani ad andare verso gli altri, perché il mondo possa scoprire, e sentire il tuo amore, nel nostro credere, amando. Amen.

SABATO MATTINA PREGHIERA DEL MATTINO (La Parola)

SALMO

O Signore, nostro Dio,quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.

Con la bocca dei bimbi e dei lattanti

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affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,la luna e le stelle che tu hai fissate,

che cosa è l'uomo perché te ne ricordie il figlio dell'uomo perché te ne curi?

Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,di gloria e di onore lo hai coronato:

gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,tutto hai posto sotto i suoi piedi;

tutti i greggi e gli armenti,tutte le bestie della campagna;

Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,che percorrono le vie del mare.

O Signore, nostro Dio,quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

PREGHIERASignore, fa' di me ciò che vuoi!Non cerco di sapere in anticipo i tuoi disegni su di me,voglio ciò che tu vuoi per me.Non dico:"Dovunque andrai, io ti seguirò!",perché sono debole,ma mi dono a te perché sia tu a condurmi.Voglio seguirti nell'oscurità,non ti chiedo che la forza necessaria.O Signore, fa' ch'io porti ogni cosa davanti a te,e cerchi ciò che a te piace in ogni mia decisionee la benedizione su tutte le mie azioni.Come una meridiana non indica l'ora se non con il sole,così io voglio essere orientato da te,Tu vuoi guidarmi e servirti di me.Così sia, Signore Gesù!(John Henry Newman)

RIFLESSIONEOgni volta in cui, crescendo, avrai voglia di cambiare le cose sbagliate in cose giuste, ricordati che la prima rivoluzione da fare è quella dentro sé stessi, la prima e la più importante.Lottare per un'idea senza avere un'idea di sé è una delle cose più pericolose che si possano fare.Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere.Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a stento.Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e di frutti.E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso,

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ma siediti e aspetta.Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore.Quando poi ti parla, alzati e va' dove lui ti porta.(Susanna TAMARO)

SABATO SERA PREGHIERA DELLA SERA: QUESTO PENITENZIALE O CONFESSIONI?

Vangelo (è quello di domani, Messa):Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.

Introduzione: Chi non s’è mai smarrito nella vita? Facendo esperienza di buio, di vuoto?È successo anche ai discepoli sulla barca, quando non si sono accorti che Gesù era con loro.Succede anche a noi quando siamo bloccati dalle insicurezze e dal timore di non essere all’altezza.In quel momento è tutto impossibile.Non comprendiamo più nulla e non abbiamo alcun punto di riferimento.Orientarsi senza stelle, che fatica! Soli ad affrontare inquietudini.Ci si sente come colui al quale è impedito di guardare avanti,con le palpebre che stentano ad aprirsi,obbligate a rimanere socchiuse, come in un incubo.Come uno che inorridito, non riesce più a sentire.Come uno che bloccato, non riesce più a parlare.Come uno che spaventato a morte, è paralizzato e non riesce più a muoversi, a camminare.E ci si considera come senza futuro e carichi d’un fardello pesante da portare.Con la paura dell’ignoto, se si riuscirà nell’impresa, e se ce ne sarà il tempo!Chi mai non è stato sordo a tutto ciò che invitava alla speranza,alla fiducia, al servizio ed alla condivisione?Ed il nodo alla gola? Quel groppo che non ti lascia mai,come di chi non vuole mollare la preda e non dà tregua?!

Quanti conducono il sordomuto a Gesù sono sicuramente amici,ai quali l’isolato stava a cuore.Chiedono al Profeta che imponga le mani!Solo questo, nulla di più! Invece il Maestro va oltre!E nel silenzio, senza una parola, opera lenti e significativi gesti:unico mezzo a disposizione, per rapportarsi col malato.Il sordo e muto viene portato in disparte dal Maestro,che non ama apparire e dar spettacolo.Gli uomini invece mettono da parte non per discrezione ma per emarginare.Il sordo e muto non ha più l’immagine e la somiglianza!Sconfitto dalla dura realtà. Deluso dalle aspettative.Assente. Al culto non può partecipare.Ormai chiuso al dialogo, alla comunicazione, alla relazione, alla vita.Sordo ad ogni richiamo e muto ad ogni sollecitazione.Mutilato d’ogni desiderio. Arreso e rassegnato.Incapace di gridare il suo dolore!Toccato con la saliva, proprio come facciamo con i bambini,per far capire loro che stiamo curando la ferita.Nel deserto della vita si reca il Signore, nell’abisso della sofferenza,per far sgorgare torrenti di grazia e formare laghi di benevolenza.

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Non teme d’usar compassione, restando vicino, facendo comunione!Apriti! Dice il Signore. Effata! E tutto si schiude!Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!

PREGHIERA SILENZIOSAPietà Signore: quante volte per convenienza ho fatto il sordo,quando non mi andava d’ascoltare ed obbedire!Pietà per tutte le volte che per utilità ho fatto il muto,per non coinvolgermi e compromettermi.Pietà Maestro, per tutto il cerume che m’impedisce d’ascoltarti:desideri, bisogni, paure e preoccupazioni.Pietà per il mio nodo alla gola,che m’impedisce di pregarti e non m’abbandona.Pietà Signore, della mia solitudine.Pietà per quanti mi hanno isolato ed emarginato.Pietà per quanti ho isolato ed emarginato.Pietà per tutte le volte che sono passato accanto a chi aveva bisogno di un conforto e di una speranza e io non me ne sono accorto.Pietà per tutte le volte che avevo accanto le persone più buone che desideravano aiutarmi e io non me ne sono accorto.Pietà per tutte le volte che ho obbligato gli altri a fare i sordi!Pietà per tutte le volte che ho permesso agli altri di parlare solo per adularmi.Pietà per tutte le volte che ho imposto agli altri ascolto e silenzio.Pietà o Dio per tutte le volte che non ho pronunciato parola,per scoraggiamento o per vendetta,o per paura di non essere considerato santo.Pietà o Dio: quante volte eri accanto me e io non me ne sono accorto. Pietà Signore per tutte le volte in cui mi sono chiuso al dialogo, alla comunicazione.Pietà per tutte le parole stolte dette.Pietà per tutte le volte in cui ho usato un parlare troppo scorretto, violento e cattivo, bugiardo e malevolo, dimenticando la forza costruttrice o distruttrice della nostra lingua.Pietà per tutte le volte in cui non usato le parole per svolgere la mia missione di cristiano.Pietà per tutte le volte in cui sono stato sordo alla Parola di Dio, pieno del cerume delle tante parole inutili.Signore questa sera grida “Effatà” cioè “Apriti” anche me.Aiutami d’ora in poi ad usare orecchie e bocca in modo diverso.

Simbolo (dal rito del Battesimo: lo farà il Sacerdote):"Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre..."Benedizione di orecchie (Ascolto Vangelo che è il tema giornata) e bocca

In conclusione:Dagli scritti di Giovanni Paolo II XV GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙTor Vergata, sabato 19 agosto 2000

«Questa sera vi consegnerò il Vangelo. È il dono che il Papa vi lascia in questa veglia indimenticabile. La parola contenuta in esso è la parola di Gesù. Se l'ascolterete nel silenzio, nella preghiera, facendovi aiutare a comprenderla per la vostra vita dal consiglio saggio dei vostri sacerdoti ed educatori, allora incontrerete Cristo e lo seguirete, impegnando giorno dopo giorno la vita per Lui!In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita

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qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna».

Per la preparazione dell’animatore:

Mi fa piacere riascoltare questo brano del Vangelo di Marco. Negl’ultimi mesi ho avuto la fortuna di incontrare molte persone che hanno deciso di lasciarsi guarire, che hanno trovato la forza e la lucidità per chiamare con il nome giusto il dolore che si portavano nel cuore, che hanno deciso di mollare le redini e di lasciare lo Spirito alla guida.

In questi pochi anni della mia vita da prete ho scoperto che la cosa più difficile non è guarire, ma dare nome al dolore, alle ferite, al proprio peccato. È dal riconoscimento che parte la possibilità della guarigione. Il Signore, oggi, ti ridona questa possibilità. Puoi guarire, se lo vuoi. Puoi liberarti dalle schiavitù che ti imprigionano, se lo desideri. Puoi essere un uomo nuovo, se ti lasci rinnovare dall’amore.

L’incontro decisivo tra il Rabbì di Nazareth avviene nel territorio della Decapoli, una regione pagana. Interessante: il miracolo avviene per una persona che avrebbe dovuto essere esclusa, o comunque passare in serie B. Invece no. Il maestro Gesù non tiene conto di privilegi, di appartenenze, di precedenze. Il suo dono è gratis. Per tutti. Nessuno escluso.

Il sordomuto è accompagnato da Gesù e qualcuno che conosce la potenza della Sua Parola lo prega di guarirlo. Vorrei sottolineare un aspetto che a volte scivola un po’ via: “Lo prese in disparte, lontano dalla folla...” (v.33). Mi piace tantissimi questo dettaglio: Gesù lo trascina lontano dalla folla, dalla confusione, dai curiosi. Gesù cerca un incontro personale vero, non una dimostrazione in piazza. Garantisco, è così! L’ho sperimentato molte volte sulla mia pelle: per incontrare il Signore Gesù bisogna avere il coraggio di sottrarsi alla folla, di ritagliare uno spazio per lasciarsi incontrare e farsi raggiungere. Non parlo di fughe in monastero o finti misticismi! Basta un angolo della casa con un’icona o un Vangelo, una candela, il cellulare spento e un po’ di tempo (ogni giorno!) per lasciarsi nutrire dalla Parola e rinnovare il desiderio d’essere guarito.

“Effatà”, dice Gesù. Il Signore lo sa che le nostre orecchie devono essere aperte per ascoltare la Parola e la nostra lingua deve essere sciolta dal nodo che impedisce l’annuncio di salvezza. Il maestro Gesù deve fare i conti con tutte le nostre durezze e le nostre chiusure.

“Apriti”, dice Gesù. E penso a te, cara sorella, che ancora stai chiusa nel tuo dolore, e muori di paura. E penso a te, fratello abbandonato dalla moglie, che non ti dai pace, che ti chiedi come hai fatto a non capire... E penso a voi, amici cari, che non riuscite ancora a dare un nome al vostro dolore e continuate a navigare fra gli spettri del passato. E penso a voi, genitori in guerra con un figlio che non ha saziato le vostre ambizioni.

Coraggio, cari amici! Il Signore Gesù non è stanco delle nostre chiusure, viene ancora a cercarci nelle regioni delle nostre infedeltà, ci invita a stare in disparte, a gustare la Sua presenza, a lasciarci ricreare dalla Sua Parola.

E tu, hai deciso che fare?

Il rito dell'Effatà nella liturgia del Battesimo è messo come segno finale, dopo gli altri riti che seguono il gesto dell'acqua. Dopo l'unzione con l'olio del Crisma, la consegna della veste bianca e del cero acceso, il sacerdote tocca le orecchie e la bocca del battezzato con queste parole: "Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre..."

Come tanti altri segni nella liturgia, che se non andiamo al loro vero significato, rischiamo di viverli come segni magici, anche questo può apparire strano e "magico"... e alla fine irrilevante per la vita.

A me piace questo gesto che affonda nella storia evangelica e che lo stesso Gesù ha compiuto.

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Gesù non faceva magie, ma lanciava segnali. La guarigione di questo sordomuto è il segno che è venuto tempo per aprirsi all'ascolto di Dio e che è possibile comunicare con lui!

"Apriti", grida Gesù al sordomuto, che non solo è guarito dalla sordità e dall'incapacità fisica di emettere suoni, ma diventa un comunicatore di quello che gli è avvenuto, rompendo persino la barriera del silenzio imposta da Gesù...

Quando compio questo rito dell'Effetà sui bambini che ho appena battezzato, sento che il gesto è anche per me e per tutta la Chiesa.

Anch'io ho bisogno di guarire dalle mie sordità nei confronti di Dio e nei confronti dei miei fratelli, attraverso i quali molto spesso Dio stesso mi interpella. Sono sordo anche quando fisicamente le orecchie mi funzionano bene. E sono muto, anche quando non ho impedimenti fisici a parlare. Sono muto quando con le parole e con la vita non comunico la mia fede. Sono muto quando a chi cerca una parola di bene e una testimonianza di fede, io in realtà "non dico niente" con quel che faccio e quello che sono.

Non solamente il bambino battezzato deve iniziare ad ascoltare da solo la Parola di Dio e a professare la fede, ma anche noi tutti come cristiani siamo chiamati a ritornare all'ascolto del Vangelo (ascolto vero e non rapida e superficiale lettura...) e a far sì che con tutto quel che siamo e viviamo, diamo lode e gloria a Dio. Il mondo nel quale siamo, e nel quale anche Dio ha camminato con i piedi di Gesù, ha bisogno di una presenza viva di persone che ascoltano e comunicano realmente la Parola di Dio.

Un sordomuto. Assomiglia molto a noi, quando siamo nel peccato.

Possiamo avere accanto Dio, che ci sussurra le parole più dolci e imperiose. Non lo sentiamo. Possiamo aver vicino le persone più acute e più buone, che desiderano aiutarci. Non prestiamo attenzione. O passiamo davanti a chi ha bisogno di un conforto, di una speranza. È come se fossimo soli al mondo, chiusi nel nostro egoismo.

Ma se il sacramento di Cristo ci raggiunge... Può essere la Chiesa che battezza o ci offre il perdono a nome del Signore Gesù. Le dita, la saliva, l'"apriti" possono essere l'acqua o la mano benedicente che si leva su di noi: "Io ti battezzo"; "Io ti assolvo".

Allora avviene nuovamente il "miracolo".

Diventiamo capaci, per grazia, di udire le consolazioni e i suggerimenti e gli imperativi di Dio. Diventiamo capaci di rispondergli con la preghiera e con la vita.

E il prossimo è colui che dev'essere ascoltato e confortato. Nasce la fraternità.Se ci lasciamo salvare dal Signore. Se aderiamo a lui con tutte le forze.

In verità, potremmo anche dire che questo brano ci ha incontrato sin dal giorno del battesimo, quando il sacerdote fece su di noi esattamente quello che Gesù compie sul sordomuto.

Toccandoci le orecchie e la bocca, il sacerdote disse: "Il Signore ti conceda di ascoltare presto la sua Parola e di professare la tua fede".

Fin dall'inizio della nostra vita-quando è ancora impossibile ascoltare parole-ci viene comunque detto che l'ascolto della Parola è la nostra salvezza.

Gesù si trova nella regione pagana di Tiro (la Decapoli). Operare in quella terra il miracolo significa l'apertura universale del Vangelo: ogni uomo e ogni donna, ovunque essi abitino e a qualunque cultura appartengano, possono essere raggiunti dalla Parola di Dio e toccati dalla Sua misericordia.

Marco parla di un sordomuto o meglio di un uomo affetto da grave balbuzie (la guarigione infatti consisterà nel parlare correttamente), il quale viene condotto davanti a Gesù per essere guarito.

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Gesù lo porta in disparte, lontano dalla folla, quasi a sottolineare la necessità di un rapporto personale diretto, intimo, tra lui e il malato. I miracoli, infatti, a differenza di quel che superficialmente si crede, non avvengono in un clima di esaltazione e di magia, ma nell'ambito di un'amicizia profonda e fiduciosa in Dio.

Gesù conduce in disparte quell'uomo e, seguendo un'antica consuetudine, gli pone le dita sugli occhi e poi con la saliva gli tocca la lingua. Scocca come una corrente di amore mentre Gesù tiene le mani di quel malato.

Accade sempre così quando si tengono le mani ai malati, quando si sostengono le braccia di chi è debole, quando si è vicini con amore e affetto a chi è solo e bisognoso di aiuto.

Gesù, amico degli uomini, soprattutto dei deboli, guarda con affetto e con misericordia quell'uomo.

Forse pensava anche a questo episodio l'apostolo Giacomo quando nella sua lettera esorta i cristiani ad avere un'attenzione prioritaria ai poveri e ai deboli.

È vero che Dio non fa preferenze di persone. Ma è altrettanto vero che il suo cuore è come sbilanciato verso i poveri e i deboli. Questi ultimi sono i primi nel Vangelo.

Così deve essere per ogni credente e per ogni comunità cristiana. Gesù ha accolto quel sordomuto. E sta con lui, in disparte. Forse gli parla; poi alza gli occhi al cielo, verso il Padre, come per presentargli quel povero sordomuto ed emette un profondo sospiro.

È la preghiera di Gesù. In essa egli unisce l'intercessione a Dio che tutto può con la profonda commozione per quell'uomo malato, bisognoso di salvezza. Così aveva fatto anche prima della moltiplicazione dei pani, quando si commosse sulla folla stanca e sfinita e poi "alzò gli occhi al cielo" (Mc 6, 41).

Gesù sente un sussulto nel petto, una forza che viene da dentro, e dice al sordomuto: "Effatà!", ossia "Apriti!" E una sola parola, ma sgorgata da un cuore pieno dell'amore di Dio. "Subito - nota l'evangelista - si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente".

Tornano in mente le parole rivolte a Gesù dal centurione: "Signore, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito" (Mt 8, 8). E riecheggia la forte esortazione di Isaia al popolo d'Israele schiavo in Babilonia: "Dite agli smarriti di cuore: Coraggio! Non temete! Ecco il vostro Dio viene a salvarvi. Allora si apriranno gli occhi ai ciechi e si schiuderanno gli orecchi ai sordi".

Quel giorno, in quell'angolo sperduto dell'attuale Libano del Sud, "Dio era venuto a salvare" quell'uomo dalla sua malattia.

La forza di Dio però non si manifestava con clamore e strepito. Ci fu solo "una" parola. Sì, perché delle parole evangeliche ne basta una sola per cambiare l'uomo, per trasformare la vita; quel che conta è che sgorghi da un cuore appassionato come quello di Gesù e che sia accolta da un cuore bisognoso come quello del sordomuto.

Gesù, potremmo dire, non si rivolge all'orecchio e alla bocca ma all'uomo intero, all'intera persona. E al sordomuto, non al suo orecchio, che dice: "Apriti!". Ed, infatti, è l'uomo intero che guarisce "aprendosi" a Dio e al mondo.

Il miracolo, tuttavia, si realizza come in due tappe. Anzitutto Gesù tocca le orecchie: è necessario che l'uomo si "apra" all'ascolto della Parola di Dio poi, ed è la seconda tappa, tocca la lingua: quell'uomo, dopo aver ascoltato, può parlare correttamente.

Sì, c'è un legame stretto tra ascolto della parola e capacità di comunicare. Chi non ascolta resta muto, anche nella fede. Spesso, in questo anno, commentando le Scritture, ci siamo fermati a riflettere sulla decisività dell'ascolto della Parola di Dio per il credente.

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Questo miracolo ci fa riflettere sul legame che c'è tra le nostre parole e la Parola di Dio. Spesso noi non poniamo sufficiente attenzione al peso che hanno le nostre parole, al valore che ha il nostro stesso linguaggio.

Eppure attraverso di esso esprimiamo noi stessi molto più di quanto crediamo. E non di rado sprechiamo le nostre parole o, peggio, le usiamo male.

Il miracolo che ci è stato annunciato non riguarda tanto il ridare la parola, quanto il far parlare correttamente. Potremmo dire che ci troviamo di fronte al miracolo del parlare bene, alla guarigione da un parlare diviso e cattivo, come Giacomo stigmatizza. E chi di noi non deve chiedere al Signore di liberarlo da un parlare troppo scorretto, talora persino violento e cattivo, bugiardo e malevolo? Spesso, troppo spesso, dimentichiamo la forza costruttrice o distruttrice della nostra lingua.

È necessario perciò anzitutto ascoltare la "Parola" di Dio perché essa purifichi e fecondi le nostre "parole", il nostro linguaggio, il nostro stesso modo di esprimerci. Per i cristiani si tratta di una responsabilità gravissima, perché l'unico modo che abbiamo di compiere la missione evangelizzatrice è attraverso il bagaglio delle nostre "parole".

Sono povere, ma incredibilmente efficaci; possono trasportare le montagne, se riflettono la Parola.

Le nostre parole hanno una importanza terribile. Gesù dice: "Nel giorno del giudizio gli uomini dovranno rendere ragione di ogni parola inutile da essi detta; poiché sulle tue parole tu sarai giustificato e sulle tue parole tu sarai condannato" (Mt 12 37).

La guarigione del sordomuto diviene emblematica mentre riprendiamo il nostro normale lavoro, perché ci indica che dobbiamo anzitutto ascoltare Dio e poi comunicare agli uomini il suo amore.

DOMENICA MATTINA PREGHIERA DEL MATTINO (L’amore)

SALMO

Benedici il Signore, anima mia,quanto è in me benedica il suo santo nome.

Benedici il Signore, anima mia,non dimenticare tanti suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,guarisce tutte le tue malattie;

salva dalla fossa la tua vita,ti corona di grazia e di misericordia; egli sazia di beni i tuoi giornie tu rinnovi come aquila la tua giovinezza. Il Signore agisce con giustiziae con diritto verso tutti gli oppressi. Ha rivelato a Mosè le sue vie,ai figli d'Israele le sue opere.

Buono e pietoso è il Signore,lento all'ira e grande nell'amore.

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Egli non continua a contestaree non conserva per sempre il suo sdegno. Non ci tratta secondo i nostri peccati,non ci ripaga secondo le nostre colpe. Come il cielo è alto sulla terra,così è grande la sua misericordia su quanti lo temono;

come dista l'oriente dall'occidente,così allontana da noi le nostre colpe.

Come un padre ha pietà dei suoi figli,così il Signore ha pietà di quanti lo temono.

Perché egli sa di che siamo plasmati,ricorda che noi siamo polvere.

Come l'erba sono i giorni dell'uomo,come il fiore del campo, così egli fiorisce.

Lo investe il vento e più non esistee il suo posto non lo riconosce.

Ma la grazia del Signore è da sempre,dura in eterno per quanti lo temono;la sua giustizia per i figli dei figli,

per quanti custodiscono la sua alleanzae ricordano di osservare i suoi precetti.

Il Signore ha stabilito nel cielo il suo tronoe il suo regno abbraccia l'universo.

Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli,potenti esecutori dei suoi comandi,pronti alla voce della sua parola.

Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere,suoi ministri, che fate il suo volere.

Benedite il Signore, voi tutte opere sue,in ogni luogo del suo dominio.Benedici il Signore, anima mia.

PREGHIERA

Le mie mani, coperte di cenere, segnate dal mio peccato e da fallimenti,davanti a te, Signore, io le apro, perché ridiventino capaci di costruiree perché tu ne cancelli la sporcizia.

Le mie mani, avvinghiate ai mie possessi e alle mie idee già assodate,davanti a te, o Signore, io le apro, perché lascino andare i miei tesori...

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Le mie mani, pronte a lacerare e a ferire, davanti a te, o Signore,io le apro, perché ridiventino capaci di accarezzare.

Le mie mani, chiuse come pugni di odio e di violenza, davanti a te,o Signore, io le apro, deponi in loro la tua tenerezza.

Le mie mani, si separano da loro peccato, davanti a te, o Signore,io le apro: attendo il tuo perdono.

(Charles Singer)

RIFLESSIONE

Eppure la vita ha un senso solo se si ama. Nulla ha senso al di fuori dell’amore. La mia vita ha conosciuto tanti e poi tanti pericoli, ho rischiato la morte tante e poi tante volte. Sono stata per anni nel mezzo della guerra. Ho sperimentato nella carne dei miei, di quelli che amavo, ed unque nella mia carne, la cattiveria dell’uomo, la sua perversità, la sua crudeltà, la sua iniquità. E ne sono uscita con la convinzione incrollabile che ciò che conta è solo amare. Ed è allora che la nostra vita diventa degna di essere vissuta. Io impazzisco, perdo la testa per i brandelli di umanità ferita; più sono feriti, più sono maltrattati, disprezzati, senza voce, di nessun conto agli occhi del mondo, più io li amo. E questo amore è tenerezza, comprensione, tolleranza, assenza di paura, audacia. (…) Siamo noi il segno visibile della Sua presenza e lo rendiamo vivo in questo inferno di mondo dove pare che LUI non ci sia, e lo rendiamo VIVO ogni volta che ci fermiamo presso un uomo ferito. Alla fine, io sono veramente capace solo di lavare i piedi in tutti i sensi ai derelitti, a quelli che nessuno ama, a quelli che misteriosamente non hanno nulla di attraente in nessun senso agli occhi di nessuno. Luigi Pintor, un cosiddetto ateo, scrisse un giorno che non c'è in un'intera vita cosa più importante da fare che chinarsi perché un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi. Così è per me. È nell'inginocchiarmi perché stringendomi il collo loro possano rialzarsi e riprendere il cammino o addirittura camminare dove mai avevano camminato che io trovo pace, carica fortissima, certezza che TUTTO è GRAZIA. Vorrei aggiungere che i piccoli, i senza voce, quelli che non contano nulla agli occhi del mondo, ma tanto agli occhi di DIO, i suoi prediletti, hanno bisogno di noi, e noi dobbiamo essere con loro e per loro e non importa nulla se la nostra azione è come una goccia d'acqua nell'oceano.

Annalena Tonelli (Forlì, 2 aprile 1943 – Borama, Somalia, 5 ottobre 2003) è stata una missionaria italiana cattolica. Fu insignita dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati del prestigioso premio Nansen per l'assistenza ai profughi. Spese circa trentatré anni della sua vita come volontaria in Africa. Il 5 ottobre 2003, nell'ospedale da lei stessa fondato a Borama, in Somalia, Annalena Tonelli è uccisa a colpi d'arma da fuoco da un commando islamico somalo.

DOMENICA SERA MESSA: LITURGIA DI DOMENICA 6 SETTEMBREUn sordomuto. Assomiglia molto a noi, quando siamo nel peccato. Possiamo avere accanto Dio, che ci sussurra le parole più dolci e imperiose. Non lo sentiamo. Possiamo aver vicino le persone più acute e più buone, che desiderano aiutarci. Non prestiamo attenzione. O passiamo davanti a chi ha bisogno di un conforto, di una speranza. È come se fossimo soli al mondo, chiusi nel nostro egoismo. Ma se il sacramento di Cristo ci raggiunge... Può essere la Chiesa che battezza o ci offre il perdono a nome del Signore Gesù. Le dita, la saliva, l’“apriti” possono essere l’acqua o la mano benedicente che si leva su di noi: “Io ti battezzo”; “Io ti assolvo”. Allora avviene nuovamente il “miracolo”. Diventiamo capaci, per grazia, di udire le consolazioni e i suggerimenti e gli imperativi di Dio. Diventiamo capaci di rispondergli con la preghiera e con la vita. E il prossimo è colui che dev’essere ascoltato e confortato. Nasce la fraternità. Se ci lasciamo salvare dal Signore. Se aderiamo a lui con tutte le forze.

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Prima LetturaDal libro del profeta Isaìa

Dite agli smarriti di cuore:«Coraggio, non temete!Ecco il vostro Dio,giunge la vendetta,la ricompensa divina.Egli viene a salvarvi».Allora si apriranno gli occhi dei ciechie si schiuderanno gli orecchi dei sordi.Allora lo zoppo salterà come un cervo,griderà di gioia la lingua del muto,perché scaturiranno acque nel deserto,scorreranno torrenti nella steppa.La terra bruciata diventerà una palude,il suolo riarso sorgenti d’acqua.

Parola di Dio

Salmo responsoriale

Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per semprerende giustizia agli oppressi,dà il pane agli affamati.Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,il Signore rialza chi è caduto,il Signore ama i giusti,il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,ma sconvolge le vie dei malvagi.Il Signore regna per sempre,il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

Seconda LetturaDalla lettera di san Giacomo apostolo

Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali.Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?

Parola di Dio

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Canto al Vangelo (Mt 4,23)

Gesù annunciava il vangelo del Regnoe guariva ogni sorta di infermità nel popolo.

Vangelo+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Parola del Signore

LUNEDI’ MATTINA PREGHIERA DEL MATTINO (La Missione)

SALMOTu che abiti al riparo dell'Altissimo e dimori all'ombra dell'Onnipotente,

dì al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio, in cui confido».

Egli ti libererà dal laccio del cacciatore, dalla peste che distrugge.

Ti coprirà con le sue penne sotto le sue ali troverai rifugio.

La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza; non temerai i terrori della notte

né la freccia che vola di giorno, la peste che vaga nelle tenebre, lo sterminio che devasta a mezzogiorno.

Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra; ma nulla ti potrà colpire.

Solo che tu guardi, con i tuoi occhi vedrai il castigo degli empi.

Poiché tuo rifugio è il Signore e hai fatto dell'Altissimo la tua dimora,

non ti potrà colpire la sventura, nessun colpo cadrà sulla tua tenda.

 Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi.

Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede.

Camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai leoni e draghi.

Lo salverò, perché a me si è affidato; lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome.

Mi invocherà e gli darò risposta; presso di lui sarò nella sventura, lo salverò e lo renderò glorioso.

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Lo sazierò di lunghi giorni e gli mostrerò la mia salvezza.

PREGHIERA

In certi momenti mi fermo a pensare e mi chiedo:“Su chi posso contare veramente?”.La mia fiducia è in Dio,Signore della vita e della storia.

Sono sicuro che mi darà coraggioper superare ogni difficoltà,perché Lui non va in vacanzama veglia su di me.

L’ho constatato:Dio non dormee non fa l’assenteista,ma è attento alla vita degli uomini.

È come una sentinella,fedele al suo dovere,come l’ombra che miaccompagna dovunque.

Il Signore protegge la mia esistenza,mi tiene lontano da grossi sbagli.

In qualunque situazione verrò a trovarmilo sentirò al mio fianco:è un amico fedele.

Iniziamo questa ultima giornata del campo senza temere, è Gesù che ci chiama. Non temete di dare la vostra testimonianza in ogni luogo e situazione della vostra vita; non temete di dire a casa, a scuola, negli ambienti di formazione e di svago, che Gesù è vostro amico e non dimenticate che questa amicizia non va in vacanza. Questa giornata ci aiuterà a rafforzare l’amicizia con Gesù e i fratelli, servirà ad arricchire di una nuova e speciale pagina la storia della nostra vita con Dio. Gesù ci dice: “Non temete, io sono con voi per sempre”.

LUNEDI’ POMERIGGIO PREGHIERA FINALE

Gesù, spesso mi ricordo di parlare con te solo quando mi serve qualcosa,invece oggi è l'ultimo giorno del camposcuola e se ripenso a questi giorni... è giusto dirti Grazie!!Grazie per avermi fatto vivere questa esperienza!È stato proprio un mix:C'è stata soddisfazione,quando non mi sono lasciato affondare dalla frase "non ho voglia di fare questo".Ci sono stati successi,quando ho trovato il coraggio di mettermi in gioco e superare la timidezza.Ci sono state anche le arrabbiature,perché perdendo la pazienza mi chiudevo in me invece di confrontarmi con i miei amici.Ci sono stati tanti sentimenti e sensazioni che non mi aspettavoe tutto ciò ha reso questa esperienza unica!Grazie per tutti gli amici, che conoscevo già e nuovi,con cui ho vissuto questa settimana;ma altri sono rimasti a casa, aiutami a portare un po' di camposcuola anche a loro.Spero di non dimenticare ogni momento, bello o brutto, perché tutti sono stati utili

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e spero di ricordarmi i "suggerimenti per vivere meglio" che ci hanno dato gli animatori; ma nella mia testolina non c'entra tutto, quindi...questo camposcuola lo affido a te!Ridammelo un poco alla volta, nella vita di tutti i giorni, quando ne avrò più bisogno! Grazie!

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CANTI PER I MOMENTI DI PREGHIERA

1. “PRENDEREMO IL LARGO”

Questo è il nostro tempo per osare, per andare,la parola che ci chiama è quella Tua!!

Come un giorno a Pietro anche oggi dici a noi:“Getta al largo le tue reti insieme a me”.

 Saliremo in questa barca anche noi,

il tuo vento soffia già sulle vele.Prenderemo il largo dove vuoi tu

navigando insieme a te, Gesù.

Questo è il nostro tempo, questo è il mondo che ci dai:orizzonti nuovi, vie di umanità.

Come un giorno a Pietro, anche oggi dici a noi:“Se mi ami più di tutto, segui Me”. RIT.

Navigando il mare della storia insieme a Te,la Tua barca in mezzo a forti venti va.

Come un giorno a Pietro, anche oggi dici a noi:“Se tu credi in me tu non affonderai”. RIT.

 2. “IL CANTO DELL’AMORE”

Se dovrai attraversare il desertonon temere io sarò con tese dovrai camminare nel fuocola sua fiamma non ti bruceràseguirai la mia luce nella nottesentirai la mia forza nel camminoio sono il tuo Dio, il Signore.

Sono io che ti ho fatto e plasmatoti ho chiamato per nomeio da sempre ti ho conosciutoe ti ho dato il mio amoreperché tu sei prezioso ai miei occhivali più del più grande dei tesoriio sarò con te dovunque andrai.

Non pensare alle cose di iericose nuove fioriscono giàaprirò nel deserto sentieridarò acqua nell'ariditàperché tu sei prezioso ai miei occhivali più del più grande dei tesoriio sarò con te dovunque andraiperché tu sei prezioso ai miei occhi

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vali più del più grande dei tesoriio sarò con te dovunque andrai.

Io ti sarò accanto sarò con teper tutto il tuo viaggio sarò con teio ti sarò accanto sarò con teper tutto il tuo viaggio sarò con te.

3. “RESTA QUI CON NOI”

Le ombre si distendono scende ormai la serae si allontanano dietro i monti

i riflessi di un giorno che non finirà,di un giorno che ora correrà sempreperché sappiamo che una nuova vitada qui è partita e mai più si fermerà.

Resta qui con noi il sole scende già,resta qui con noi Signore è sera ormai.

Resta qui con noi il sole scende già,se tu sei fra noi la notte non verrà.

S'allarga verso il mare il tuo cerchio d'ondache il vento spingerà fino a quando

giungerà ai confini di ogni cuore,alle porte dell'amore vero;

come una fiamma che dove passa brucia,così il Tuo amore tutto il mondo invaderà. RIT.

Davanti a noi l'umanità lotta, soffre e speracome una terra che nell'arsura

chiede l'acqua da un cielo senza nuvole,ma che sempre le può dare vita.

Con Te saremo sorgente d'acqua pura,con Te fra noi il deserto fiorirà. RIT.

4. “VOCAZIONE”

Era un giorno come tanti altri e quel giorno lui passòEra un uomo come tanti altri e passando mi chiamòcome lo sapesse che il mio nome era proprio quellocome mai vedesse proprio me nella sua vita non lo soera un giorno come tanti altri e quel giorno mi chiamò.

Tu Dio che conosci il nome miofa che ascoltando la tua voceio ricordi dove porta la mia stradanella vita all’incontro con te.

Era l’alba triste e senza vita e qualcuno mi chiamòera un uomo come tanti altri, ma la voce quella noQuante volte un uomo con il nome giusto mi ha chiamatouna volta sola l’ho sentito pronunciare con amore

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Era un uomo come nessun altro e quel giorno mi chiamò. RIT.

5. “CRISTO VIVE IN MEZZO A NOI”

Cristo vive in mezzo a noi. Alleluia, Alleluia.Cristo vive in mezzo a noi.

In mezzo a noi, Alleluia.Tu sei via, sei verità, Tu sei la nostra vita,

camminando insieme a Te vivremo in Te per sempre.

Ci raccogli nell’unità, riuniti nell’amore,nella gioia dinanzi a Te

cantando la tua gloria. RIT.

Nella gioia camminerem, portando il tuo Vangelotestimoni di carità

figli di Dio nel mondo. RIT.

Jesus Christ, you are my life, alleluia, alleluia,Jesus Christ, you are my life,

you are my life, alleluia.

6. RIMANI CON ME (MARIA TI DO)

Maria tu sei la vita per me,sei la speranza, la gioia,l’amore, tutto sei.Maria tu sai, quello che vuoi,sai con che forza d’amorein cielo mi porterai.

Maria ti do il mio cuoreper sempre se vuoitu dammi l’amoreche non passa mai.Rimani con mee andiamo nel mondo insiemela tua presenza saràgoccia di paradiso per l’umanità.

Maria con te sempre vivrò,in ogni momento giocando,cantando, ti amerò.Seguendo i tuoi passi in te io avròla luce che illumina i giornie le notti dell’anima. RIT.

7. “NELLE TUE MANI”

Nelle tue mani affido la vita,

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Dio, mia salvezza sei Tu.volgi lo sguardo al mio cuore,con Te al sicuro sarò.

Padre del cielo, per il Tuo nome vivrò;un sacrificio con la mia lode io ti offriròper tutto ciò che sempre mi daiPadre del cielo per il Tuo nome vivròscruta il mio cuore e la mia lode io ti offrirò,per tutto ciò che sempre mi doneraio Dio di ogni bontà.

Nelle tue mani è la mia vita,Dio, mia speranza sei tu,donami pace, o Signore,con te al sicuro vivrò. RIT.

8. “PREGHIERA”

Signore, io ti prego con il cuore:la mia vita voglio offrire in mano a te;voglio solamente te servireed amare come hai amato tu.

Fammi diventare amoresegno della tua libertà;fammi diventare amoresegno della tua verità.

Signore, io ti prego con il cuore:rendi forte la mia fede più che mai;dammi tu la forza per seguirtie per camminare sempre insieme a te. RIT.

Signore, io ti prego con il cuore:dammi sempre la tua fedeltà;fa’ ch’io possa correre nel mondoe cantare a tutti la tua libertà. RIT.

9. ALZA LE BRACCIA APRI IL TUO CUORE

Grida la tua voglia di pace, grida la giustizia che vuoi.Scoprirai che da sempre una voce grida più forte di te.Senti, questa voce ti cerca, senti, ha bisogno di te.Credi che nel profondo del cuore chi sta chiamando è Gesù.

ALZA LE BRACCIA, APRI IL TUO CUORE,DONA AL SIGNORE SPLENDIDA LODE.NON DARE SPAZIO ALLA TRISTEZZA,MA CANTA GLORIA.IN OGNI COSA RENDI IL TUO GRAZIE,CONTINUAMENTE INVOCA IL SUO NOME.

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APRI IL TUO CUORE,LA FORZA DEL SUO AMORE È GIA IN TE.

Canta la tua voglia di gioia, canta la speranza che è in te.Scoprirai che la voce di Cristo canta più forte che mai.Credi, è parola di vita, credi, egli è via e verità.lascia che nel suo amore infinito trovi un amico anche in te. RIT.

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GIOCHI E SERATE

I pomeriggi e le serate sono interscambiabili.Il giorno di Campo’s Got Talent per lasciare spazio alle prove nel pomeriggio si propone il Gran Premio di Formula1.

GIOVEDÌ POMERIGGIO

UNA STORIA EGIZIANAIl gioco si suddivide in due grandi momenti:La vita del faraone La ricerca dello scettro perduto

LA VITA DEL FARAONE

PRIMO GIOCO: UN IMPEGNO CONCRETO: UN FARAONE PER TUTTI (20 min.).

Gioco di ambientazione. Sottofondo: musica per danza del ventre.Decriptano il primo geroglifico (usare il font specifico: ce ne sono tanti su Dafont.com):“Se nell’Antico Egitto la tua squadra vuole ambientarsi, nella danza del ventre deve superarsi”.Iniziano a ballare e ricevono quindi il secondo e ultimo geroglifico.“Il faraone di lavorare ti impone: costruisci con i tuoi uomini la piramide migliore”

Punteggio 3-2-1-0 in base alla qualità della piramide stabilita dalla giuria.

SECONDO GIOCO: UN FARAONE OPERAIO

A un lato del campo il faraone di ogni squadra è seduto con i piedi nudi in una bacinella.Un componente della squadra (schiavo) deve fargli aria con un ventaglio artigianale costruito con un giornale.Un componente della squadra (schiavo) deve tenergli il bicchiere e la cannuccia. I restanti, in fila indiana e a una certa distanza, dovranno passarsi una spugna inzuppata d’acqua per travasare l’acqua da una bacinella all’altra.Vince la squadra che travasa più acqua nel tempo massimo.Punteggio 3-2-1-0 in base alla quantità

TERZO GIOCO: UNA SCELTA DI CAMPO: ATTRAVERSARE IL MAR ROSSO (15 min.)

Ad ogni squadra viene affidato un tot di palline di spugna. Due concorrenti, facendo la sedia, tengono il faraone che avrà in testa un cappello a punta (barchetta di giornale). Altri due concorrenti tengono in braccio un lanciatore che dovrà cercare di colpire i cappelli dei faraoni delle altre squadre. I restanti si terranno sottobraccio a formare una “testuggine” intorno al faraone e al lanciatore. Vince la squadra che per prima riesce a colpire e a far cadere il cappello del faraone.2punti: Se il faraone attraversa il mar Rosso senza far cadere il cappello

QUARTO GIOCO: UN DOVERE MORALE: LA MUMMIFICAZIONE (10 min.).

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La squadra avrà bende (carta igienica) o più unguenti (olio Johnson) con i quali dovranno “mummificare” il faraone. Punteggio 3-2-1-0 in base alla qualità.

ALLA RICERCA DELLO SCETTRO PERDUTO (20 min.)

Il faraone deve ora essere seppellito con il suo scettro perduto nella battaglia delle “testuggini” (vedi gioco 3). Per fare ciò tutto il suo “popolo” (la squadra) dovrà battersi con gli altri “regni” (le altre squadre) per conquistare il simbolo di potere e, soprattutto, per placare l’anima inferocita del re che vaga ancora in attesa di una degna sepoltura. La squadra che scoverà per prima il magico scettro avrà la supremazia sulle altre e otterrà di conseguenza il potere su tutto il regno d’Egitto. Prima di ottenere l’indizio che indica dove è nascosto lo scettro, le squadre dovranno superare alcune prove. Le squadre avranno però l’handicap di portarsi in giro il faraone mummificato cercando di non rovinare le bende e di non correre.

PRIMA PROVATrovare un abitante del posto (non un animatore) e accompagnarlo al campo base: questo deve raccontare una barzelletta agli animatori.

SECONDA PROVARisolvere il gioco enigmistico. Trovare 10 parole (tema Egitto).

AgricolturaAlto EgittoAntico RegnoArtigianiBasso EgittoCanaliCommercianti

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ContadiniDeltaDigheDivinitàEtà tardaFaraoneFunzionariGeroglificiGovernatoriLimoMedio RegnoMilitariMummiaNiloNuovo RegnoPapiroPiramidiPoliteistiSacerdotiSarcofagoSchiaviServiTombeVisir

TERZA PROVAOgni squadra deve recarsi in un luogo prestabilito dagli educatori dove questi avranno lasciato una foto o un’immagine presa da una rivista. I concorrenti, dopo essersi recati lì, dovranno disegnare il meglio possibile l’immagine e riportarla al campo base dove verrà giudicata.

Tempo massimo 10 15 minuti.A questo punto gli educatori danno l’indizio per trovare lo scettro; ogni campo decide dove nascondere lo scettro e pensa all’indovinello che conterrà l’indizio per il ritrovamento.4 punti alla squadra che trova prima lo scettro.

GIOVANI SERA

CAMPO’S QUIZ

1. Inno alla gioia di Verdi, composto dai versi degli animali. In ogni squadra si assegnano gli animali. L’animatore che presenta la serata, dopo aver diviso ciascuna squadra nei vari animali, dirigerà la fattoria, passando da un’orchestra all’altra. La squadra che si sarà più impegnata nella Sinfonia riceverà 1 aiuto rispetto al gioco finale e la possibilità di iniziare per prima il gioco successivo.

2. Ci sono venti canzoni numerate da 1 a 20. Una squadra sceglie il numero, l’animatore fa ascoltare 10 sec. della canzone; se la squadra indovina vince la canzone e va avanti, altrimenti passa la mano. La squadra successiva può anche chiedere lo stesso numero ovvero la stessa canzone. 2 aiuti alla squadra che ha vinto più canzoni, 1 aiuto alla squadra seconda classificata.

3. La ghigliottina, 5 manches. Ogni squadra ha il fogliettino con le 5 parole, quella che si prenota prima e indovina la parola misteriosa vince la sequenza. 2 aiuti alla squadra che ha vinto più sequenze, 1 aiuto alla squadra seconda classificata.

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PRIMA PROVA

1. SEMPRE 2. AUTOSTRADA3. RAI TRE4. IRLANDA5. DOLLARO

SECONDA PROVA

6. FATTI7. CORTE 8. CHIUDERE 9. CARLO10. CALCOLI

TERZA PROVA

11. BREVI 12. FARE13. MANICHE 14. ONDE 15. DAMA

QUARTA PROVA

16. CINQUE 17. FIORE18. CHRISTIAN19. MARIA20. PRIMO

QUINTA PROVA

21. BIANCO22. CROCE 23. CARDINALE24. 0-0 25. VISTA

Prima prova: VERDE

Soluzioni:

26. SEMPRE verde come alcuni alberi (pini, abeti...)27. Le AUTOSTRADE sono indicate dai cartelli verdi28. RAI TRE è caratterizzata da una grafica verde (Rai uno: blu; Rai due: rosso)29. Il verde è il colore dell’IRLANDA30. Il DOLLARO è verde (anche detto verdone)

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Seconda prova: CONTI

Soluzioni:

Si dice “a conti FATTI”, nel senso di tutto sommato. CORTE dei conti. CHIUDERE i conti. CARLO Conti famoso presentatore TV I CALCOLI sono dei conti.

Terza prova: CORTE

Soluzioni:

BREVI è sinonimo di corte, nel senso di piccole, non lunghe. FARE la corte, corteggiare- MANICHE corte Le ONDE corte sono un tipo di frequenze radio. La DAMA di corte.

Quarta prova: MAGGIO

Soluzioni:

Maggio è il mese numero 5 (oltre che la poesia di Manzoni) “FIORE di maggio” brano di Fabio Concato del 1984. (lasciamogliela difficile...) CHRISTIAN Maggio, giocatore del Napoli Maggio è il mese mariano, dedicato alla madonna ossia a MARIA Il PRIMO maggio è la festa del lavoro.

Quinta prova: PUNTO

Soluzioni:

Di punto in BIANCO. Il punto CROCE è un punto del ricamo. Il punto CARDINALE ossia ciascuno dei quattro vertici della bussola (nord, sud, est, ovest). In una partita di calcio, il punteggio vale un punto. Punto di VISTA.

Gioco finale: la ruota di lettere di passaparola, andando in ordine dalla A alla Z. Le squadre possono usare gli aiuti accumulati (l’aiuto dell’animatore). Se non conoscono la risposta la mano passa alla squadra successiva. Si stabilisce

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la classifica dal primo all’ultimo posto che assegna i punteggi come stabiliti nella tabella dei punteggi. Ogni squadra ha il proprio cerchio stampato su cartellone con le lettere. Se la lettera è indovinata, la valletta la colora.

SCUOLA SUPERIORE

A- Può essere contemporanea o moderna: ARTEB- La soap opera più famosa di canale 5: BEAUTIFULC- La fortezza di Re Artù: CAMELOTD- Film culturale e divulgativo: DOCUMENTARIOE- Uno dei sette nani: EOLOF- Una città della Puglia: FOGGIAG- Sorellastra di Cenerentola: GENOVEFFAH- Ci si alloggia quando si va in viaggio: HOTELI- La grafia dei cinesi che rispecchia i concetti: IDEOGRAMMAL- Mammifero dei felini, re degli animali: LEONEM- Trasformazione di natura fisica: METAMORFOSIN- È sopra le labbra: NASOO- Chi muove obiezioni: OBIETTOREP- Il più grande oceano della terra: PACIFICOQ- Torta salata francese: QUICHER- Il participio passato di radere: RASOS- Sensazione inerente al gusto: SAPORET- Bicicletta per coppie: TANDEMU- Bastoncino uncinato per creare il pizzo: UNCINETTOV-Sinonimo di senilità: VECCHIAIAZ- Animale a righe, bianco e nero: ZEBRA

SCUOLA MEDIA

A- Odio represso: ASTIOB- La bambola bionda più venduta al mondo: BARBIEC- Essere vivente che mangia altri della sua specie: CANNIBALED- Confronto tra persone con idee diverse: DIBATTITOE- L'esclamazione di Archimede: EUREKAF- Cavalca un cavallo: FANTINOG- Si usa sulla lavagna: GESSOH- Un brano musicale di successo: HITI- Lo possono fare streghe e maghi: INCANTESIMO

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L-Può essere ionico o covalente: LEGAMEM- Un mago con la barba lunga: MERLINON- Si canta per fare addormentare i bambini: NINNA NANNAO- L'amico di Asterix: OBELIXP- Una delle consolle più utilizzate: PLAY STATIONQ- Sequenze di quattro numeri nella tombola: QUATERNAR- Il libro delle rime: RIMARIOS- Periodo di 100 anni: SECOLOT- Sinonimo di avaro: TACCAGNOU- Ha per capitale Budapest: UNGHERIAV- Il punto più alto della montagna: VETTAZ- La usano i dispersi su un'isola, creandola con dei tronchi di alberi: ZATTERA

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SCUOLA MEDIA:

A- Prima lettera dell'alfabeto greco: ALPHAB- Strumento di orientamento all'interno del quale si trova un ago magnetico: BUSSOLAC- Faceva il bagno nel latte e sposa Marcantonio: CLEOPATRAD- La razza dei cani della carica dei 101: DALMATAE- Grosso mammifero diffuso in India e in Africa, spesso addomesticato come animale da lavoro o da circo: ELEFANTEF- Re dell'Egitto: FARAONEG- Grande insieme di stelle: GALASSIAH- La città dei vip: HOLLYWOODI- Vi abita Peter Pan: ISOLA CHE NON C'E'L- Dove sono state fatte le ultime olimpiadi (2012)? LONDRAM- Mucchio di costruzioni abbattute: MACERIEN- Gli cadde una mela in testa ed ebbe un colpo di genio: NEWTONO- Sinonimo di trasverso: OBLIQUOP- La capitale della Cina: PECHINOQ- Il numero dei gatti della canzone: QUARANTAQUATTROR- Un piccolo animale che vive in uno stagno: RANAS- Il cancello dei negozi: SERRANDAT- Alla base di sigarette e sigari: TABACCOU- La da il sacerdote con l'olio consacrato: UNZIONEV- Si nutre di sangue umano: VAMPIROZ- Spezia tropicale piccante: ZENZERO

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SCUOLA SUPERIORE:

A- Bevanda che viene prima dei pasti per stimolare l'appetito: APERITIVOB- Una razza canina: BARBONCINOC- Perdita della vista: CECITA'D- Scultore del Rinascimento fiorentino: DONATELLOE- Il nome del comico Greggio: EZIOF- La trasformazione di un bruco: FARFALLAG- Il nemico dei Puffi: GARGANELLAH- Cuore in inglese: HEARTI- Si fa supponendo: IPOTESIL- Ci vanno alcuni animali in inverno: LETARGOM- La stella cadente: METEORAN- La crema alla nocciola preferita da tutti: NUTELLAO- Cicatrice del cordone ombelicale: OMBELICOP- Sinonimo di calma: PAZIENZAQ- Si trovano nei musei in mostra: QUADRIR- Si usa per raccogliere il fieno: RASTRELLOS- Sinonimo di fulmine: SAETTAT- Grosso ragno peloso: TARANTOLAU- Il verso del lupo: ULULATOV- Viene iniettato quando si è morsi da un serpente: VELENOZ- Insetto che succhia sangue: ZANZARA

4. Se avanza tempo o per risolvere la parità tra squadre, il gioco di reazione a catena (Intesa Vincente)frutto pesce violino cane fuoco padella finestra penna giacca computer tovaglia tappeto film sedia bagnino libro

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occhiali pantaloni mare nuvola bicicletta cappello scale camicia palla gelato chiave stella

VENERDÌ POMERIGGIOAMULETO PERDUTO SCARICA IL RETICOLO DA www.abcgames.it/public/games/1097503512.pdf

Grande Gioco: L’AMULETO PERDUTOPergamena di inizio gioco

L’avventura sta per iniziare, e non sarà la luce a venirvi incontro ma la magia di un talismano dai poteri sconosciuti. Ombre oscure si avvicinano all’orizzonte, e una solo squadra tra voi sarà in grado di dissiparle. Siete pronti a percorrere una strada disseminata di pericolo e mistero? Ci troviamo alla fine della Terza Era, nell’immaginaria Terra di Mezzo. Una strana malattia ha colpito la regione e lentamente sta dissolvendo nel Nulla tutto ciò che incontra. L’unica salvezza consiste nel ritrovare il Perduto Amuleto di Quart, ora confinato dai Maghi nel Labirinto Perduto. Ogni popolo della Terra di Mezzo invia in missione una compagnia per conquistare l’Amuleto e salvare la propria gente. Chi riuscirà nell’impresa avrà onore e gloria, nonché il reame dell’intera Terra di Mezzo. L’arcano labirinto è però protetto dalla Magia di Mordred, creata secoli prima dagli antichi Abitanti. Tra piste false, esseri feroci, e la doppiezza di una realtà che non conosce pace, le compagnie dovranno tirare fuori tutto il loro

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coraggio, perché la sfida è appena iniziata e nulla potrà fermarla.

Personaggi

1. GANDALF, il grigio pellegrino, cavaliere bianco e custode di Narya

2. FRODO, Hobbit e portatore dell’anello magico

3. LEGOLAS, elfo del Bosco Atro

4. ARAGORN, il suo nome significa aquila delle stelle

Scopo del giocoLo scopo del gioco è quasi ovvio; le squadre devono cercare di uscire dal Labirinto con l’Amuleto Perduto. Per ottenerlo possono trovarlo (e raggiungere l’uscita) oppure conquistarlo prendendolo alla squadrache lo ha trovato per prima.

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DisposizioneSe possibile far sedere per terra i ragazzi in cerchi (uno per squadra); in questo modo tutti riescono a vedere il tabellone ed è possibile far alzare facilmente le squadre in caso di giochi. Occorre quindi liberare il campo di gioco.

Formazione delle squadreLe squadre partecipanti al gioco sono 4. Ad ogni squadra viene assegnato uno dei personaggi (con relativo disegno). Le basi di partenza vengono tirate a sorte con i dadi.

Dado2 dadi da 5 facce, una vale 0

Divisione degli educatoriPer questo gioco gli educatori si devono dividere in questo modo:- 1 educatore dirige la serata, cioè spiega il gioco e lo conduce- 1 educatore prepara il materiale per i vari giochi ed aggiorna gli elenchi degli oggetti di ogni gruppo- 4 educatori si dispongono nei gruppi per far giocare tutti i ragazzi (anche i più timidi), per mantenere un minimo di ordine e per mantenere viva l’attenzione

TabelloneIl tabellone si presenta perciò come un grande reticolo bianco. Il percorso viene visualizzato durante il gioco in questo modo: ogni squadra, dopo aver tirato il dado, indica PASSO PASSO la direzione che vuole seguire facendo uso della bussola (N= nord S= sud E=est O= ovest); il conduttore, alle indicazioni della squadra ( e seguendo la propria cartina), risponde - Via libera: la strada scelta è praticabile e si può proseguire; la squadra indica perciò la direzione del passo successivo - Non potete proseguire: significa che il personaggio ha battuto una “nasata” contro una delle pareti del Labirinto. La squadra deve quindi fornire una direzione alternativa. IMPORTANTE: si devono posizionare i quadrati marroni SOLO sulle caselle contro le quali le squadre battono le loro nasate (in questo modo il labirinto viene delineato poco per volta). Quando una squadra passa sopra una casella negativa o sopra aduna casella dei giochi (=> vedi) il suo percorso viene interrotto indipendentemente dal valore ottenuto con il dado. In questo caso il valletto/ a posiziona il simbolo relativo alla casella calpestata.Ciò non vale solo per alcune caselle speciali su cui ci si deve fermare (=> vedi)

MovimentoCome già detto i movimenti possibili sono solo quelli indicati dalla Bussola. È possibile tornare indietro sui propri passi anche durante la stessa mossa.

Barriere invisibili (R 8, U 19, N 5, P 5)Sono parte dei muri attraversabili solamente nel senso indicato dalle frecce; servono per delimitare dei passaggi accessibili solamente dopo aver superato una certa prova. Quando una squadra prova ad attraversarle nel senso opposto alla freccia il conduttore dichiara semplicemente che “in quella direzione non si può andare”

CombattimentiQuando due squadre, durante i loro movimenti, capitano sulla stessa casella oppure si sorpassano in un corridoio si devono sfidare ad uno dei Giochi Sfida (=> vedi) deciso dal conduttore. In ogni caso le due pedine vengono poste sulla stessa casella (nel caso di un sorpasso, su quella della squadra sorpassata). Chi vince la sfida ha il diritto di prendere un oggetto all’avversario (anche l’Amuleto se è possibile). Chi perde deve stare fermo un turno.

EquipaggiamentoOgni personaggio, prima di iniziare l’avventura ha a disposizione 1200 scudi con cui procurarsi il proprio equipaggiamento. L’acquisto dei vari oggetti può essere effettuato solamente nella propria base di partenza. La squadra prende nota del proprio equipaggiamento iniziale che potrà variare nel tempo (gli oggetti infattivengono usati, possono essere rubati agli avversari; in caso di necessità si può anche ritornare a far compere (sconsigliato) purché nella propria base di partenza).L’elenco degli oggetti è unico; dopo aver stabilito l’ordine di partenza dei personaggi inizia perciò a comperare l’ultima squadra, poi la penultima... Quando tutti hanno comperato un oggetto si ricomincia il giro fino a quando ogni personaggio ha completato il proprio equipaggiamento oppure ha terminato il denaro.Prima del gioco tutto l’equipaggiamento va scritto ben visibile su di un cartellone, dal quale verrà a poco a poco tolto; in questo modo le squadre hanno modo di vedere i prezzi degli oggetti, gli oggetti ancora disponibili... abbreviando il tempo di questa fase di gioco. Oggetti disponibili (possono essere utili o inutili; i personaggi lo scopriranno strada facendo)(i prezzi si riferiscono ad UN oggetto)

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- 2 Elmetti per ripararsi dalle pietre 200 scudi- 6 dosi di Pozione magica 350 scudi- 8 panini 150 scudi- Ricostituente 300 scudi- Sacco a pelo 200 scudi- Orologio 200 scudi- Mazzo di fiori 150 scudi- 1 Talismano Magico di Madame Solange 500 scudi- Ombrello 250 scudi- Torcia elettrica 300 scudi- 2 Fiaccole (con fiammiferi) 200 scudi- Occhiali 300 scudi- 1 mazza ferrata 450 scudi- arco 400 scudi- 1 lancia 400 scudi- 2 spade 300 scudiOgni volta che un oggetto viene usato va cancellato dall’equipaggiamento!!!

Caselle speciali

Ragni di Morgul (H 4, D 19, D 30, H 17, N 11, L 25)Il loro morso può essere pericoloso, molto pericoloso…Avete con voi una dose di pozione magica?

SI: ve la cavate con un po’ di spavento ed un turno di sostaNO: avete per caso con voi la Mazza Ferrata?SI: riuscite a spiaccicarne un gran numero, ma la fatica vi obbliga a stare fermi 3 turni; inoltre, nella foga della battaglia, siete riusciti a rompere la vostra mazza, che è ormai inservibile.NO: il morso di un ragno vi fa svenire; vi risvegliate (dopo 1 turno) nella Cella del Viandante Smarrito (Z 30, in un angolo del tabellone)

Strega di Ox (I 21) È la più terribile fra le arcane creature. Vi impedisce di passare e vi chiede un oggetto per continuare a vivere. Cosa le date?

- Siete armati? Volete combattere? Malissimo!!! La strega si arrabbia alquanto e con un incantesimo potentissimo vi rispedisce al vostro punto di partenza. Vi deruba inoltre di tutto il denaro e distrugge tutte le vostre armi (AH AH!!!)- Mazzo di fiori; la strega è contentissima. Vi ringrazia, vi sbaciucchia (che schifo!!!) e vi regala una dose di Pozione magica. Potete passare.- Denaro; la strega è molto contenta che abbiate del denaro con voi; infatti vi deruba di tutti i vostri scudi e vi spedisce nella Tagliola (=> vedi).- Qualsiasi altro oggetto; la strega rifiuta educatamente.... sussurra alcuneparole magiche.... d’incanto vi trovate nella Tagliola (=> vedi).

Tagliola (G 10) È una trappola preparata dai Cacciatori Fantasma e vi trattiene per 2 turni

Budello oscuro (L 13,14,15; M, N, O, P 14; P, Q, R 13) Quanto è oscuro questo budello! Non si vede ad un palmo dal naso! Avete con voi qualcosa per fare luce?

-Fiaccola; bene. Potete procedere normalmente; siete stati previdenti!-Torcia elettrica; avete comprato le batterie? Naturalmente no!Siete perciò costretti, come tutti coloro sprovvisti delle Fiaccole a procedere a velocità ridotta. Se con il dado fate:

1,2,3 procedete di una casella4,5,6 procedete di due caselle

7,8 o più procedete di tre caselleContinuate così fino al termine del Budello.

Sosta Pasto (E 13, F 24, Q 26, W 22) Il vostro personaggio ha piuttosto fame. Avete per caso un panino nell’equipaggiamento?

SI: continuate pure normalmenteNO: siete così affamati che dovrete procedere a velocità dimezzata fino a quando non riuscirete a trovare un panino (i valori del dado saranno perciò: 1,2=>1 passo; 3,4=>2 passi, ecc.…)

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Oracolo di Zor (U 19)

Sul muro trovate incisa questa filastrocca;“Solo col senno puoi trovare l’uscita del Labirinto”

“Indica il versoper chi si è perso

la via sicurae senza paura”

Quale arcano significato hanno queste parole? (2m. per la risposta).Se i giocatori risolvono l’enigma (direzione S E N N O per uscire dal Labirinto) andranno a finire direttamente alla casella P 16, oltrepassando la barriera invisibile. Se non riescono la casella dell’Oracolo è come un vicolo cieco.IMPORTANTE: la direzione Sud attraverso la Barriera è normalmente impraticabile!!!

Vicoli ciechiQuando una squadra termina in un vicolo cieco (è cioè obbligata a tornare indietro) perde automaticamente il restante numero di passi ancora da effettuare; in pratica, come per le altre caselle negative, è obbligata a fermarsi nel vicolo cieco indipendentemente dal valore del tiro del dado.

Camera del guerriero (D 9)

La squadra che per prima attraversa la casella D 9 conquista la Spada Magica del Guerriero. È un’arma potentissima che consente di vincere SENZA COMBATTERE una sola sfida a scelta della squadra. Chi è in possesso della Spada deve perciò dichiarare di volerla usare PRIMA di scontrarsi in un Gioco Sfida; in questo modo vince sicuramente. La Spada può essere usata una volta poi si autodistrugge per un incantesimo. Sulla casella D 9 la squadra non è obbligataa fermarsi.

Discesa del tunnel (U 12)

Scala del Morg (Z 20)

Lago del Drago (A 20) Il vostro personaggio si trova ad affrontare un punto del labirinto piuttosto pericoloso; meglio procedere con calma…State fermi un turno

Cella dell’Amuleto Perduto (O 4, O 5, P 4, P 5) Finalmente siete riusciti a conquistare il misterioso Amuleto; riuscirete però a raggiungere l’Uscita senza perderlo nei combattimenti? Buona fortuna!(L’Amuleto vi guida fino alla casella P 6)

Giochi sfida1) ScalpoMateriale: 2 strisce di stoffa (o foulard)A coppia, un giocate a cavalcioni sulle spalle del compagno che fungerà da nobile destriero. La striscia di stoffa viene infilata nella parte posteriore dei pantaloni e deve uscirne per circa 50-60 cm; al via ogni concorrente deve cercaredi scalpare l’avversario togliendoli il pezzo di stoffa. Vince chi scalpa per primo l’avversario.

2) Rompicapo che folliaIn questo rompicapo dovete dividere il quadrante di un orologio da parete in tre parti. In ciascuna parte la somma dei numeri contenuti deve essere uguale.Sapreste come tracciare le linee?(Soluzione: Sommate tutti i numeri dell'orologio, la somma da 78, quindi dividete per tre ottenendo 26, cioè la somma che deve essere ottenuta in ciascuno dei tre quadranti. Per ottenere in tutti e tre i quadranti la somma di 26 dovete tracciare due linee parallele una delimita i numeri 11-12-1-2, l'altra i numeri 5-6-7-8. Tra le due linee trovate i numeri 3-4-9-10.)

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3) Il serpentoneGioca la squadra che è capitata sulla casella insieme ad un’altra squadra a scelta; chi perde la sfida sta fermo un turno.Le due squadre (che dovranno avere lo stesso numero di concorrenti) si dispongono in due file indiane; al via i giocatori che si trovano al fondo delle rispettive file iniziano a strisciare sotto alle gambe aperte dei compagni fino ad arrivare alla cima del serpentone. Quando il primo giocatore è uscito, parte il secondo. Si continua fino a quando si è ricomposto il serpentone iniziale. Vince la squadra più veloce.

4) Rompicapo che folliaOsserva la figura sottostante, riesci a dire quanti quadratini rosa bisogna mettere al posto del punto interrogativo per mantenere in equilibrio l’ultima bilancia?(Soluzione: Occorrono 3 quadratini rosa.)

5) Battaglia dei GalliI concorrenti si mettono accovacciati e saltellando a piedi uniti i giocatori cercano di far cadere l’avversario colpendolo con le proprie mani sulle sue, tenendo i palmi aperti rivolti in avanti. Chi cade, perché colpito, perché sbilanciato da finte, perché colpito da un missile Terra- Terra, è eliminato.

Giochi1) La catena di paroleGioca la squadra che è capitata sulla casella insieme ad un’altra squadra a scelta; chi perde la sfida sta fermo un turno.Al via, in un tempo max. di 3 minuti ogni squadra deve formare la catena di parole più lunga possibile a partire da una parola scelta a caso dal conduttore (es; banaNA, naVE, veLA, lamantiNO...) utilizzando l’ultima sillaba della parola precedente. Ogni membro del gruppo a turno dice una parola; in caso di errore si ricominciadall’inizio. Quando la prima squadra ha terminato, inizia la seconda.

2) Sfida al “Mondo alla Rovescia”Gioca la squadra che è capitata sulla casella insieme ad un’altra squadra a scelta; chi perde la sfida sta fermo un turno.Il conduttore pone ad ogni membro di ogni squadra una domanda cui sia possibile rispondere con SI o No. Questi deve rispondere, in un tempo brevissimo IN MODO ERRATO. Vince la squadra che fa meno errori. (es; L’erba è verde? NO.…). Il concorrente che sbaglia per primo per due volte viene eliminato;Domande:

1. Reggio Emilia è in Calabria? sì2. La capitale del Brasile è Rio? si3. Ti chiami Fred? no 4. Pluto è il cane di topolino? no5. Il tartufo è un fungo? no6. Torino è in Piemonte? no7. L’aquila è il simbolo della Lazio? no8. Il Po è un fiume? no9. 1+1+1 fa 3? no10. Il bradipo esiste? no11. Romario gioca nell’Inter? sì12. Il sumo è uno sport? no13. Hai già mangiato gli spaghetti al sugo? sì14. Giochi a rugby? sì 15. Il famoso elefante volante della Walt Disney si chiamava Dumbo? no16. La cassata è un dolce? no17. Il pomo d’Adamo esiste anche nelle donne? Si18. La torre Eiffel si trova a Londra? Si19. Roma è capitale d’Italia? no20. La quinta nota musicale è La? Si21. Il bianco dell’uovo si chiama tuorli? Si

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22. Il nome delle antichissime costruzioni egiziane, riconosciute come monumenti sepolcrali è triangoli? Si

23. Dante ha composto la poesia “A Silvia”? Si24. Ad allattare Romolo e Remo fu una volpe? si25. 5 erano i comandamenti dati da Dio a Mosè sul monte Sinai: si26. L' Italia non è bagnata dal mar Adriatico? no27. Il Profiterol è un dolce? no28. La Calabria si trova a sud d’Italia? no29. L’ eroe dei cartoni animati creato per promuovere il consumo di spinaci era Olivia? Si30. La bandiera della Francia è bianca, rossa e blu: no31. Un’aragosta congelata può tornare in vita dopo essere stata scongelata? no

3) La Torre d’AssedioOgni squadra si dispone su di una linea (la distanza tra le squadre avversarie deve essere di qualche metro) e si divide in tre gruppi: i muratori, gli arcieri e i paggi. Due muratori sorreggono una lunga striscia di cartone tenendola per le estremità. Appoggiati su questa striscia, a faccia in giù, ci sono almeno una decina di bicchieri di carta (le Torri). Gli altri muratori si dispongono nelle vicinanze per rimettere in piedi le Torri abbattute. Al via gli arcieri cercano di abbattere le Torri, tirando dei tappi di sughero. I paggi hanno lo scopo di recuperare i tappi lanciati dagli avversari per rifornire i propri tiratori. I muratori possono continuare a riedificare le Torri abbattute finché ne esiste almeno una in piedi. La squadra che rimane per un istante senza nessuna Torre in piedi ha perso (ciò significa che una squadra può anche averne abbattute diecimila però finché ne lascia una in piedi agli avversari non riesce a vincere la gara). Seil gioco dovesse essere troppo veloce, potete dividerlo in più manches.Materialebicchieri di cartastrisce di cartonetappi di sughero

4) Nella vecchia fattoria Giocano tutte le squadre; chi vince può tirare il dado, quando sarà il suo turno, per due volte consecutivamente.Materiale: 5 fogli e 5 biro Al via ogni squadra dovrà scrivere quanti più nomi di animali il cui nome inizia con la lettera scelta dal conduttore. Tempo massimo 5 minuti.

5)Il serpentoneGioca la squadra che è capitata sulla casella insieme ad un’altra squadra a scelta; chi perde la sfida sta fermo un turno.Le due squadre (che dovranno avere lo stesso numero di concorrenti) si dispongono in due file indiane; al via i giocatori che si trovano al fondo delle rispettive file iniziano a strisciare sotto alle gambe aperte dei compagni fino ad arrivare alla cima del serpentone. Quando il primo giocatore è uscito, parte il secondo. Si continua fino a quando si è ricomposto il serpentone iniziale. Vince la squadra più veloce.

6) Canestro ciecoGiocano tutte le squadre; chi vince può tirare il dado, quando sarà il suo turno, per due volte consecutivamente.Materiale: 1 foulard, pallone, canestro.Il conduttore sceglie un giocatore per squadra; questi, bendato, avrà a disposizione 4 tiri per fare canestro seguendo le indicazioni di una guida appartenente alla propria squadra. Vince chi fa più canestri (se nessuno riesca fare nemmeno un canestro ripetere la sfida senza benda).

7)Si salvi chi puòOgni squadra ha a disposizione un quarto d’ora per realizzare la più simpatica messa in scena del momento clou di ogni film bellico: “ci hanno colpiti, si salvi chi può!”, con annessi momenti eroici (“io affondo con la mia nave”) ed assurdi (“ti fidi di me?” ops, questo era Titanic!). Vince ovviamente la squadra che realizza la scenetta migliore.

8)Riordinare

A) PIATTI ITALIANIBisogna riordinare i piatti presentati in ordine sparso in base alla latitudine della capitale della regione dalla quale provengono da NORD a SUD.

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SFASATI ORDINE

B) FILM “DISNEIANI”, Metteteli in ordine dal più giovane al più vecchio SFASATI ORDINEFrozen Pinocchio (1940)Pinocchio Cenerentola (1950)Cenerentola Peter Pan (1953)Peter pan la carica dei 101(1961)la principessa è il ranocchio la principessa è il ranocchio (2009)Rapunzel Rapunzel (2010)La carica dei 101 Frozen (2014)

C) PAESI EUROPEI, Metti in ordine i seguenti paesi europei dal più grande al più piccolo

SFASATI ORDINESpagna Francia (543.965 Kmq)Norvegia Spagna (498.507 Kmq)Finlandia Svezia (449.964 Kmq)Francia Germania (356.957 Kmq)Polonia Finlandia (338.145 Kmq)Svezia Norvegia (323.878 Kmq)Germania Polonia (312.683 Kmq)

D)GIOCHI ELETTRONICI, Ordinare i seguenti personaggi dal più vecchio al più giovane. SFASATI ORDINATI PS3 TamagojiGame boy Game boyNintendoDS Nintendo DSTamagoji XboxWii WiiXbox PS3E) STADI D’ITALIA, Ordinate i seguenti stadi da Nord a Sud. SFASATI ORDINEArtemio Franchi San Siro Olimpico Juventus Stadium San Siro Artemio FranchiSan Nicola OlimpicoJuventus Stadium San Paolo San Paolo San Nicola

9) Il figaro del palloncinoPARTECIPANTI: Numero imprecisato.REGOLAMENTO: Questo gioco è conosciutissimo, si tratta di fare la barba al palloncino: quindi si cospargerà la superficie dello stesso di schiuma e il concorrente dovrà cercare di radere l’intero palloncino senza farlo scoppiare. Vince chi ci riesce o resiste di più.MATERIALE: 1 palloncino a partecipante, schiuma da barba, rasoio da barba.

Indovinelli:Il lupo, la capra e i cavoli

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Un contadino doveva trasportare al di là di un fiume il suo lupo, la sua capra e una cesta di cavoli, avendo a disposizione una barca poco capiente che avrebbe potuto trasportare solo lui in compagnia di una delle due bestie o lui insieme alla sola cesta di cavoli. Ma se avesse lasciato su una delle due rive del fiume il lupo insieme alla capra, questi l'avrebbe uccisa per mangiarsela; allo stesso modo non avrebbe potuto lasciare insieme capra e cavoli perché la bestia li avrebbe sicuramente mangiati. La sua presenza era importante perché il lupo non nuocesse alla capra e la capra non toccasse i cavoli. Come fece ad attraversare il fiume con lupo, capra e cavoli?[SOLUZIONE] Il contadino compì il primo viaggio insieme alla capra, lasciandola sulla riva opposta del fiume e tornò indietro a prendere la cesta di cavoli. Compì un secondo viaggio, depositando la cesta di cavoli ma riportando indietro la capra. Al terzo viaggio traghettò il lupo, per lasciarlo sulla riva opposta insieme alla cesta di cavoli. Quindi tornò indietro per prendere la capra e con quel quarto viaggio concluse l'attraversamento del fiume. 

Pergamena: C’è un luogo poco distante da quiChe protegge un tesoro.È un luogo desolato, da erbacce, foglie e grandi fusti adornato.È immerso in un boschetto e circondato da un muretto.Pietre grandi si incastrano alla perfezione e una di loro ti indica la direzione.Non farti ingannare dall’apparenza,protetto dalla Celeste Elettada decenni l’antico amuleto aspetta. Sei il prescelto corri e vaiSotto il grande masso lo troverai!

Pergamena n. 1 Pergamena n.2 Pergamena n.3L’ AM UL O È S TO EP OL SC TO N EL BO E

VENERDÌ SERAUscita: Osservatorio Astronomico

SABATO POMERIGGIO: oltre a preparare le prove di Campo’s Got

GRAN PREMIO DI FORMULA 1Descrizione del giocoSimulazione di un GP di Formula 1. Ogni gruppo rappresenterà una scuderia, al cui interno verranno suddivisi i vari ruoli. Vince la squadra che completerà per prima il percorso sul circuito.Divisione degli educatoriUn educatore sarà il Commissario di gara: avrà il compito di dare il via alla gara e di sventolare la bandiera a scacchi, nonché il difficile impegno di contare il numero dei giri di ciascuna vettura.Due educatori saranno i Direttori dei box: saranno posizionati all’uscita dei box e avranno il compito di attaccare un bollino adesivo su ogni vettura per ogni sosta, in modo da poter controllare che tutte le soste previste vengano effettuate.

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Cinque educatori si divideranno nel controllo della corsia box, soprattutto per quanto riguarda i rifornimenti.I restanti educatori si divideranno lungo il percorso e saranno i Commissari di percorso, col compito di controllare eventuali scorrettezze o “incidenti” e comunicarle al Commissario di gara che prenderà i relativi provvedimenti.Formazione delle squadreOgni squadra dovrà presentare alla commissione di gara due vetture, ognuna delle quali dovrà essere composta da due persone.All’interno delle due vetture devono esserci due ragazzi e due ragazze, dipartiti a piacere.All’interno della squadra un ragazzo verrà nominato Direttore di scuderia, con il compito di studiare le strategie dei pit-stop.Tutti i restanti ragazzi della squadra costituiranno il gruppo dei meccanici e saranno impegnati durante i pit-stop, con il compito del cambio gomme e rifornimento benzina.

PRIMO GIOCO Costruzione delle vetture (30 minuti)La prima fase del gioco consiste nella costruzione delle vetture. La squadra (i meccanici e il direttore di scuderia) dovrà costruire la carrozzeria dell’auto. Si dovranno costruire: un alettone anteriore e posteriore, un cofano motore con logo della scuderia e numero della vettura ben visibili, e due caschi. Libera fantasia ai giocatori sulle forme e sulle posizioni dei pezzi!!!Materiale a disposizione dei gruppi: cartone, spago, nastro adesivo, forbici, pennarelli e fogli bianchi.Le gomme delle auto saranno rappresentate dalle... scarpe dei giocatori.

SECONDO GIOCO Qualifiche (15 minuti)Come nei veri GP di formula, sono necessarie le qualifiche per determinare la griglia di partenza.In questo caso le qualifiche consistono in un gioco al quale devono partecipare i “meccanici” delle varie scuderie.Visto che i meccanici devono essere bravi a cambiare le gomme: ognuno dovrà scambiarsi la maglia con un altro (anche il di sotto?). Cronometreremo il tempo.

PercorsoIl percorso viene tracciato secondo le disponibilità del campo da gioco e a discrezione degli educatori. Sarebbe meglio se avesse almeno una chigane, una strettoia, una curva a gomito e qualche altra curva, per spettacolarizzare la corsa, oltre ad un rettilineo lungo il quale si troveranno i box delle varie scuderie.

Il Gran PremioLe vetture si dispongono sulla linea di partenza (con tutta la “carrozzeria” già posizionata) e si procede alla spiegazione del gioco. Le vetture dovranno compiere 10 giri del percorso, durante i quali dovranno effettuare 4 soste ai box. Sta ai Direttori delle scuderie studiare una strategia di sosta ai box per evitare perdite di tempo e intralci tra le vetture della stessa scuderia. Durante la sosta ai box diventa fondamentale il ruolo dei meccanici. Infatti dovranno procedere a:1. Cambio gomme: i meccanici tolgono le scarpe dei due componenti della vettura e poi le infilano nuovamente nei loro piedi ma... invertite.2. Rifornimento benzina: i meccanici faranno bere con una cannuccia ai due componenti della vettura una certa quantità di acqua. Durante le 4 soste ai box si dovranno bere complessivamente 2 litri di acqua per auto.

Giro di provaLe vetture, disposte sul tracciato secondo l’ordine delle qualifiche, dovranno compiere un giro di prova, durante il quale sarà vietato superare. Per rendere più movimentata questa fase di gioco, un educatore potrà fare la telecronaca descrivendo le particolarità del tracciato.A questo punto si dà il via alla gara vera e propria, che terminerà con lo sventolio della bandiera a scacchi.

Penalità

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Perdita dei pezzi della vettura: quando si perde qualche pezzo della vettura, i meccanici dovranno recuperarlo sulla pista e la macchina dovrà fermarsi per le riparazioni ai box, senza poter effettuare né rifornimento né cambio gomme.

Comportamento scorretto: il comportamento scorretto in qualunque momento del gioco viene punito con uno STOP & GO di 1 minuto.

Rifornimento scorretto:Se ai box i meccanici rovesciano l’acqua, i piloti la “sputano” o avviene qualunque movimento non consentito allo scopo di diminuire la quantità di acqua da bere, la vettura verrà penalizzata con uno STO & GO di 40 secondi ai box.

Materiale occorrenteAlmeno 10 pannelli di cartone, fogli bianchi, 10 forbici, 10 gomitoli di spago, 10 nastri adesivi, 40 cannucce, 40 bottiglie di plastica da 1.5 litri, 120 etichette adesive, nastro per segnare il percorso, bandiera a scacchi.

Punteggio finale: 12 alla prima classificata, 9 alla seconda, 6 alla terza e 3 alla quarta. Due punti alla squadra che ha costruito le auto più belle e fantasiose.

SABATO SERACampo’s Got Talent con tre prove per squadra (ballo, canto, recitazione), più una prova a sorpresa per ciascuna squadra (mista ballo-canto).

Presentato da Giuseppe, i giudici sono le TRE CASALINGHE

DOMENICA POMERIGGIO: CACCIA AL TESORO

PRECACCIA:I ragazzi ricevono la sintesi delle biografie dei seguenti personaggi famosi. Dovranno ordinare i personaggi secondo un criterio che loro non conoscono. Usciranno a cercare la prima tappa della caccia solo ad ordine trovato.Inizieranno a metterli in ordine per data di nascita, ma non è quello che cerchiamo.Guardate la lettera con cui iniziano tutte le righe tranne le prime due di ogni biografia: l’0rdine che vogliamo è quello! (dopo un po’ daremo l’indizio...)

1. Napoleone BonaparteNapoleone Bonaparte (Ajaccio, 15 agosto 1769 – Isola di Sant'Elena, 5 maggio 1821) è stato un politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese.

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Essendo ufficiale d'artiglieria e poi generale durante la rivoluzione francese, divenne famoso come illustre

generale della Francia rivoluzionaria grazie alle vittorie ottenute nel corso della prima campagna nei Regni d’Italia. Dopo il colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre1799) assunse il potere in Francia: sancendosi Primo

Console dal novembre di quell'anno al 18 maggio 1804, e Imperatore dei francesi, titolandosi con il nome di Napoleone I dal 2 dicembre 1804 al 14 aprile 1814,e, dopo l’esilio forzato emergendo nuovamente come Imperatore dal 20 marzo al 22 giugno 1815.

Immortale uomo di guerra, protagonista di oltre venti anni di campagne in Europa, grazie al suo sistema nepotista di alleanze e a una serie di brillanti vittorie contro le potenze europee, conquistò e governò larghissima parte dell'Europa continentale, esportando degli ideali rivoluzionari di rinnovamento sociale e arrivando a controllare numerosi Regni tramite persone a lui fedeli.

Oltre ogni previsione la campagna di Russia (1812), segnò il tramonto del suo dominio. Sconfitto nella battaglia di Lipsia dagli alleati europei nell'ottobre del 1813, Napoleone dovette il 14 aprile 1814 abdicare, e fu esiliato nell'isola d'Elba. Nel marzo del 1815, rientrò a Parigi senza incontrare alcuna resistenza, riconquistando il potere per il periodo detto dei "Cento giorni", finché non venne definitivamente sconfitto dalla settima coalizione nella battaglia di Waterloo, il 18 giugno 1815. Ostracizzato trascorse gli ultimi anni di vita in esilio all'isola di Sant'Elena, sotto il controllo dei britannici.

2. William ShakespeareWilliam Shakespeare (Stratford-upon-Avon, 23 aprile 1564 – Stratford-upon-Avon, 23 aprile 1616) è stato un drammaturgo e poeta inglese, considerato come il più importante scrittore in lingua inglese e generalmente ritenuto il più eminente drammaturgo della cultura occidentale.

Da tutti considerato il poeta più rappresentativo del popolo inglese e soprannominato in modo acclamante il "Bardo dell'Avon" oppure il "Cigno dell'Avon", delle sue opere ci sono pervenuti, incluse varie collaborazioni, 37 testi teatrali, 154 sonetti ed altri poemi. Le sue opere teatrali sono state tradotte in tutte le maggiori lingue del mondo e sono state inscenate più spesso di qualsiasi altra opera; inoltre nella storia della letteratura inglese è lo scrittore maggiormente citato e molte delle sue espressioni celebri e linguistiche sono entrate nell'inglese quotidiano.

Indubbiamente capace di eccellere sia nella tragedia sia nella commedia, fu in grado di coniugare il gusto popolare della sua epoca con una complessa caratterizzazione dei personaggi, una poetica ibrida e raffinata e una notevole profondità filosofica. Benché fosse già popolare in vita, divenne ulteriormente famoso dopo la sua morte e i suoi lavori furono esaltati e celebrati da innumerevoli letterati e importanti personaggi nei secoli seguenti.

3. Enrico VIII d'Inghilterra Enrico VIII Tudor (Greenwich, 28 giugno 1491 – Londra, 28 gennaio 1547) fu Re d'Inghilterra e Signore d'Irlanda (in seguito Re d'Irlanda) dal 21 aprile 1509 fino alla sua morte.

In seguito al padre Enrico VII d’Inghilterra fu il secondo monarca della Dinastia Tudor. Fu fondatore ben omaggiato della Chiesa nata in séguito allo scisma religioso, quindi alla separazione contrastata dalla Chiesa

cattolica di Roma. Nei primi tempi fu un fiero oppositore delle teorie di Lutero, e per questo motivo ottenne nel

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1521 da Papa Leone X il titolo di Defensor Fidei, ossia "Difensore dei simboli della fede". In séguito, tuttavia, arrivò a un insanabile contrasto con Papa Clemente VII. Adultero sposatosi sei volte e detentore di un potere assoluto incontrastato, segnò fortemente tutti i Regni d’Inghilterra. Decretò lo scioglimento dei monasteri e l'unione dell'Inghilterra con il Galles.

4. Gaio Giulio CesareGaio Giulio Cesare (Roma, 13 luglio 101 a.C. o 12 luglio 100 a.C.– Roma, 15 marzo 44 a.C.) è stato un militare, console, dittatore, oratore e scrittore romano, considerato uno dei personaggi più importanti e influenti della storia.

Ebbe un ruolo cruciale nel passaggio del sistema di governo dalla forma repubblicana per poi riuscire a giungere alla forma imperiale. Fu dictator di Roma alla fine del 49 a.C., nel a.C., nel 46 a.C. attraverso una carica

decennale e dal 44 a.C. come dittatore perpetuo.

Nella battaglia per la conquista della Gallia riuscì ad estendere il dominio della res publica romana fin dall'oceano Atlantico per giungere al Reno; portò gli eserciti romani a invadere per la prima volta, tra gli ‘honores’, la Britannia e la Germania e a combattere in Spagna, Grecia, Egitto, Ponto e Africa.

Il primo triumvirato, l'accordo per la spartizione del potere con Gneo Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso, segnò l'inizio della sua ascesa. Dopo la morte di Crasso, Cesare si scontrò con Pompeo e la antagonista fazione degli Optimates per il controllo dello stato. Nel 49 a.C., di ritorno dalla Gallia, guidò repentinamente le sue legioni attraverso il Rubicone, pronunciando le celebri parole «Alea iacta est», e lì diede inizio alla guerra civile, con la quale divenne capo indiscusso di Roma.

Ottenuto il controllo dello stato tramite una dittatura a vita diede inizio a un processo di radicale riforma magniloquente della società e del governo, riorganizzando e centralizzando la burocrazia repubblicana. Al suo operato subentrò la reazione dei conservatori, finché un gruppo di senatori, capeggiati da Marco Giunio Bruto, Gaio Longino e Decimo Bruto, cospirò contro di lui uccidendolo, durante le celebri e nefaste Idi di marzo del 44 a.C. (15 marzo 44).

5. Albert EinsteinAlbert Einstein (Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18 aprile 1955) è stato un fisico e filosofo tedesco naturalizzato svizzero estatunitense.

Oltre a essere uno dei più celebri fisici della storia della scienza, che mutò in maniera innovativa e radicale il paradigma di interpretazione del mondo fisico, fu molto attivo in diversi altri ambiti, nella filosofia e nella politica, e per il suo complesso apporto alla cultura in generale è considerato un rivoluzionario ed uno dei più importanti studiosi e pensatori del XX secolo.

Ineguagliabile fu il 1905, ricordato come annus mirabilis, pubblicò tre articoli, capisaldi della scienza, a contenuto fortemente innovativo, riguardanti tre aree differenti della fisica, tra cui la più importante fu la originale teoria della relatività ristretta.

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Nel 1921 ricevette il premio Nobel per la fisica «per i contributi alla fisica teorica, in particolare per la avveniristica scoperta della legge dell'effetto fotoelettrico» e la sua fama dilagò in tutto il mondo e i popoli soprattutto per la teoria della relatività, in grado di colpire l'immaginario collettivo, per l’assoluta originalità delle sue idee.

6. Cristoforo ColomboCristoforo Colombo (Genova, fra il 26 agosto e il 31 ottobre 1451 – Valladolid, 20 maggio 1506) è stato un esploratore e navigatore italiano. Cittadino della Repubblica prima e suddito del Regno di Castiglia poi. È stato tra i più importanti navigatori che presero parte al processo di esplorazione delle grandi scoperte geografiche a cavallo tra il XV e il XVI secolo.

Lesto marinaio sin da giovane, Colombo maturò la folle idea di una terra, secondo lui l'Asia , che si estendeva oltreoceano proprio durante i suoi viaggi da mercante. Convinto della veridicità delle sue ostracizzate credenze, dapprima chiese finanziamenti al re del Portogallo per salpare tramite una nuova rotta verso l’Asia ma, negati i fondi necessari, chiede udienza ai re di Castiglia e Aragona , e questi ultimi, dopo alcune discussioni e soprattutto grazie all'appoggio della regina di Castiglia, Isabella, accettarono di finanziare l'impresa e di concedere privilegi a Colombo solo con ‘obbligata’ buona riuscita della stessa. Salpato da Palos de la Frontera il 3 agosto 1492, Colombo arrivò lì nell'odierna San Salvador il 12 ottobre dello stesso anno.

Oltre questo primo viaggio ve ne furono altri tre – sempre per le Americhe – di minor fortuna, che lo misero in condizioni di rovina e al discredito presso la corte di Castiglia.

7. Carlo MagnoCarlo, detto Magno, o Carlomagno, (2 aprile 742 –Aquisgrana, 28 gennaio 814), fu re dei Franchi dal 768, re dei Longobardi dal 774 e, dall'800, primo imperatore del Sacro Romano Impero.

Benemerito figlio di Pipino il Breve e Bertrada di Laon, Carlo divenne re nel 768, alla morte del suo onorato padre. Grazie a una serie di fortunate campagne militari, allargò il regno dei Franchi fino a globalizzare una vasta parte dell'Europa occidentale. La notte di Natale dell'800 papa Leone III lo assunse ed incoronò Imperatore dei Romani, fondando quello che verrà definito Impero carolingio.

L'Impero resistette fin quando fu in vita il figlio di Carlo, venendo in seguito diviso fra i suoi tre eredi, ma inoltre la portata delle sue riforme e la sua valenza sacrale influenzarono radicalmente tutta la vita e la politica del continente europeo nei secoli successivi.

8. Mahatma Gandhi

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Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma (Porbandar, 2 ottobre 1869 –Nuova Delhi, 30 gennaio 1948) è stato un politico, filosofo e avvocato indiano. Importante guida spirituale per il suo paese, lo si conosce soprattutto col nome di Mahatma (in sanscrito "grande anima").

E’ stato uno dei pionieri e dei teorici del satyagraha, la resistenza all'oppressione tramite oculata disobbedienza civile di massa che ha portato l'India all'indipendenza. Il satyagraha è fondato globalmente sulla satya (verità) e sull'ahimsa (nonviolenza). Con le sue azioni Gandhi ha ispirato attivisti e movimenti di difesa dei diritti civili in tutto il mondo.

Lì in India Gandhi è stato riconosciuto come Padre della nazione e il giorno della sua nascita è una illustre ricorrenza festiva.

La suddetta data è stata anche dichiarata «Giornata internazionale della non violenza».

9. Galileo GalileiGalileo Galilei (Pisa, 15 febbraio 1564 – Arcetri, 8 gennaio 1642) è stato un fisico, filosofo, astronomo e matematico italiano, considerato il padre della scienza moderna.

Egli è associato a importanti contributi in dinamica e in astronomia oltre all'introduzione del nuovo e innovativo metodo scientifico (detto metodo scientifico sperimentale). Di primaria importanza fu anche il suo ruolo nella rivoluzione astronomica, con il sostegno al sistema eliocentrico e alla teoria Copernico.

Accusato di eresia e accusato di voler sovvertire le Sacre Scritture, Galileo fu processato e condannato kafkianamente dal Sant'Uffizio, nonché costretto, il 22 giugno 1633, all'abiura delle sue concezioni e al confino nella propria villa di Arcetri. Solo 359 anni dopo, il 31 ottobre 1992, papa Giovanni Paolo II sancì riconosciuti "gli

errori commessi" dichiarando valide le scoperte di Galileo.

10. Leonardo da VinciLeonardo di ser Piero da Vinci (Vinci, 15 aprile 1452 – Amboise, 2 maggio 1519) è stato un pittore, ingegnere e scienziato italiano.

Potente uomo d'ingegno e talento universale del Rinascimento, incarnò in pieno lo spirito della sua epoca,

portandolo alle maggiori forme di espressione nei più disparati campi dell'arte e dell’assoluta conoscenza. Si

occupò di architettura e scultura, fu disegnatore, trattatista, reminiscente

scenografo, anatomista, musicista e, in generale, progettista e inventore. È considerato e osannato come uno

dei più grandi geni dell'umanità.

INDIZI DELLA CACCIA

Gesù anfiteatro:

Ai piedi del migliore Amico dovete andarese il bussolotto volete trovare.

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Alberi nella discesa:

In una zona scoscesa c’è una ripida discesatra aghi e pini dovrai cercarese il bussolotto vorrai trovare.

Focolare:

Attorno ad esso racconti di paura ascolti spessoma stai attento o ti brucerai da fesso.

Madonna:

Piena di grazia e benedetta fra le donne stai accorto non ci sono colonne.

Viale d’ingresso:

Dove la nostra avventura qui al campo è cominciataai lati del sentiero la pergamena va scovata.

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Caminetto:

In inverno fa teporetien lontano il raffreddoree con un tetto sulla testastiam tranquilli e facciamo festa.

Ripostiglio cucina:

Tra pezze scope e lavelli dovete andare ed accanto alla cucina cercare.

Parete di roccia:

Tra grandi massi e rocce aguzzeC’è una parete con tante fogliuzzeLa Grande Madre come un sole in alto vedreteEd è proprio lì che il bussolotto cercherete.

Tavoli pic-nic:

Un bella merenda all’aperto si può faresolo se il luogo per una scampagnata sapete trovare.

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Muri di confine dal lato pic-nic:

Ai confini della terra dovete andareed in un grande spiazzo cercaretra tavoli da merenda potreste mangiarema tra un puzzle di pietre il bussolotto dovete trovare.

Anfora:

Se l’argilla non sapete lavorarenon abbiate timore ce n’è già un bel po’ in cui cercare.

Cappella:

Ci sono cuccioli e bambinia bizzeffe canarinipure giovani e cantantiperò non i lestofantie grandi macchinarilà son folti e varile parole non c’entran nienteall’inizio di quest’avventura devi portare la mente.

Tubo di una grondaia:

Scende e scroscia

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cade la pioggiacade e porta il bigliettoscende giù dal cielo e cade sul tettopoi più giù e alla fine dove vuoi che appaia?ma sì che lo sai, proprio nella…

Palo della porta da calcio:

Di rettangoli ve ne sono trein questi alcuni vi eleggono i propri reessi hanno grandi ovazioni però se colpiscono il legno vi son solo delusioni.

PROVE1° tappa:Vi trovate nel 1519 in Spagna, state vincendo nel gioco a dadi, naturalmente barando, ed ecco che sul piatto del vincitore cade una favolosa ed antica mappa del tesoro! È la mappa per la città di ElDorado! Non vi resta che una sola cosa da fare vincere a dadi. Ma non potete più barare… lanciate i dadi e… (andate al centro di comando/terrazza)

1° PROVA: sul terreno intorno a voi vi sono numerosi foglietti con su dei numeri, per riuscire a vincere a dadi dovrete trovare i numeri che sommati tra di loro vi daranno come risultato 500.Sequenza corretta:(più foglietti)47+34+22+87+13+42+18+54+77+11+7+23+65=500Numeri aggiunti:3-4-16-24-31-46-55-61-68-76-2-5-9-14-19-25-29-34-37-45-48-53-56-58-59-62-66-67-74-82-80-36-17-28-44-33-150-57-63-21-12-8-43-18-32-84-71 sono in totale 60 foglietti, potrebbero esserci altre combinazioni, usare la calcolatrice del telefono per essere sicuri delle somme presentate.

2° tappa:

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Oh no! Nonostante abbiate vinto onestamente hanno scoperto i vostri dadi truccati e vi inseguono per tutta la città per arrestarvi. Riuscite a prendere miracolosamente dal piatto la vostra tanto desiderata mappa ma solo per qualche minuto. (andate al centro di comando/terrazza)

2° PROVA: Forza dovete imparare a memoria tutte le istruzioni della mappa della città d’oro, prima che riescano a catturarvi. (per le scuole medie 6 righi, per le superiori 9 righi). L’animatore interrogherà alcuni elementi della squadra e solo se risponderanno correttamente potranno andare avanti.

Se alla città d’oro volete pervenireQueste istruzioni dovrete seguire.Seguite il sentiero che porta Alla roccia fischiettante che conforta,arrivati al ruscello rinfrescanteattenti alla sanguisuga dolorante,giunta la sera in una caverna il naso in su dovete porreed il falco scavato tra le pietre comporre,prima di andare a letto un bagno caldo potrete fare ma attenti alle scimmie dispettose dovete stare,all’alba finalmente giungerete alla statua piangentedella nostra dea benedicente,arrivati al crepuscolo poco vi separadalla città d’oro dolce e amara,davanti al lupo sputa farfalle non abbiate timore ci sarà solo un grande rumore,all’idolo di pietra finalmente arriveretee ad Eldorado molto vicini sarete.

3° tappa:Avete seminato tutti i vostri inseguitori nascondendovi su una grande caravella. Ma è una nave di ‘conquistadores’ del nuovo mondo e tutto quello che vogliono è non avere dei clandestini come voi sulla loro nave. Siete spacciati ma cercate di convincerli a trasportarvi fino alle Americhe… (andate al centro di comando/terrazza)

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3° PROVA: Tutto è affidato alla vostra parlantina, coraggio inscenate delle barzellette, in cui si cerca di coinvolgere tutti, fino a quando l’animatore non riderà.

4° tappa:Purtroppo non siete riusciti a convincere i ‘conquistadores’. Vi incarcerano sulla nave e rimanete imprigionati. Ma siete molto scaltri e pensate ad un piano per scappare su di una scialuppa. Caricate tutte le provviste e durante la notte attuate il vostro piano geniale. Ma nel calare la scialuppa perdete tutte le vostre scorte scendendo dalla nave… (andate al centro di comando/terrazza)4° PROVA: Oramai senza scorte e provviste non avete più nulla da bere o da mangiare. Disperati decidete di invocare gli dei attraverso una danza della pioggia. Essa durerà fino a quando l’animatore con uno spruzzino(bicchiere) non decreterà la prova superata.

5° tappa:Siete ancora per mare e la vostra danza della pioggia ha sortito gli effetti sperati. Riuscite a caricare le vostre scorte d’acqua e siete soddisfatti. Ma la pioggia non vuol accennare a scemare ed anzi si trasforma in tempesta. (andate al centro di comando/terrazza)

5° PROVA: La tempesta non smette ma diventa più intensa. Forza cercate riparo e pregate di sopravvivere. Andate tutti quanti a prendere i vostri accappatoi/asciugamani metteteli addosso ed andate ai bagni comuni. Entrate TUTTI INSIEME nello stesso gabinetto e fatevi fare una foto come prova dall’animatore (l’animatore dovrà accertarsi che tutti i membri della squadra mettano a posto i propri accappatoi in stanza e solo dopo essere tornati al patio sarà consegnato l’indizio).

6° tappa: Oh no molti membri della squadra si sono ammalati. Hanno febbre, dolori muscolari ed emorragie gengivali. Presto trovate una cura o perderete i vostri compagni. (andate al centro di comando/terrazza)

6° PROVA:Riuscite finalmente a capire cosa hanno i vostri cari compagni. Si tratta di scorbuto una malattia che colpisce i marinai per la loro dieta poco varia. Per riuscire a guarire dovrete mangiare tutti una fetta di limone e bere un po’ d’aceto (qualche intruglio schifoso) e sarete subito in forze per riprendere la caccia.

7° tappa:

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Dopo numerose peripezie siete finalmente riusciti ad attraccare a terra. Decidete di iniziare a seguire la mappa ma per andare avanti avrete bisogno di oggetti per sopravvivere alla vostra pericolosa ricerca. (andate al centro di comando/terrazza)

7 PROVA:

PRIMA DI INIZIARE LA RICERCA IN GIRO DOVETE ANDAREUNA FOGLIA SECCA DOVETE TROVARECERCATE UNA GHIANDA O UN FIORE ROSSOUNA PENNA O UN PEZZO D'UN OSSO.TROVATE UNA TARTARUGA O UN ALTRO ANIMALEUN CAPELLO BIONDO O UNO STIVALEUN FAZZOLETTO DI CARTA O DELLE CUFFIETTEUN OROLOGIO O MERAVIGLIOSE VIOLETTEUN ANELLO FINTO OPPURE UNA SPIGAUN BISCOTTO DOLCE OPPURE UNA RIGAUN CAPPELLO O UN SASSO ROTONDOUNA CARAMELLA O UN PIATTO FONDOUN CD DI MUSICA OPPURE GLI OCCHIALIUN PEZZO DI CACIO OPPURE GIORNALIUN LACCIO DI SCARPA O UNA MONETADEL DENTIFRICIO O LA CODA DI UNA COMETAUN GULTORE O UN CAMPANELLO UNA CONCHIGLIA O UN RAVANELLO UN QUADRIFOGLIO O UNA CHIAVEUN LIBRICINO O UN’ASTRONAVEUN PORTACHIAVI O UN LUCCHETTOUNA LAMPADINA O UNO SPECCHIETTOUNA LANTERNA O UN AGO DI PINOUNA FIASCHETTA O UN PEZZO DI LINOALMENO 20 OGGETTI DOVRETE PORTARE SE AVANTI NELLA CACCIA AL TESORO VOLETE ANDARE.

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8° tappa:Siete quasi alla fine della mappa giovani esploratori, all’orizzonte vedete il tanto agognato idolo (una grande statua) di pietra. Ma una cosa è accaduta… È totalmente distrutto… Dovrete ricomporlo se alla città dell’oro volete arrivare. (andate al centro di comando/terrazza)

8° PROVA:Ci sono due apparenti modi per ricomporre l’idolo, ma sembra che in uno ci sia un pezzo in più. Risolvete entrambi i tangram per riuscire a continuare la vostra avventura.

SOLUZIONI

9° tappa:

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Ricomposto l’idolo di pietra la terra trema… il terreno va in pezzi… ed ecco che sprofondate tra gli antri più bui… gelo improvviso, e respiro tagliato, in un fiume sotterraneo siete caduti… i vostri polmoni stanno per scoppiare ma ecco che finalmente riemergete… e proprio davanti ad ElDorado siete! Al primo sguardo verso la città tutta d’oro lame al collo avete, ed ecco che prigionieri siete. Vi portano via ma non sapete dove. Non capite quello che dicono. Arrivate davanti al loro capo e allo sciamano che sembrano capire la vostra lingua. Wow! Che sorpresa! Vi eleggono loro DEI!!! (andate al centro di comando/terrazza)

9° PROVA: (chiedere a Teresa Zotti 4 frasi lunghe in dialetto da far tradurre e recitare)Siete degli DEI adesso, ma ancora non conoscete la lingua degli indigeni… decifrate la seguente scrittura per impararla e tutti gli onori e i tributi agli DEI saranno vostri.

10° tappa:Grandi fasti e tributi sono offerti agli DEI, siete voi! Decidete di fare un giro per la città d’oro. Ma ecco che un’indigena bellissima passa davanti a voi. Un colpo di fulmine e puff siete cotti di lei. (andate al centro di comando/terrazza)

10° PROVA:Il vostro cuore ormai appartiene alla vostra amata, ma dovete fare qualcosa per farglielo sapere ed essere ricambiati. Recitate tutti quanti a turno una dichiarazione d’amore a ciascuna ragazza della vostra squadra. E badate siate convincenti o il vostro cuore resterà spezzato e non riuscirete più a continuare la vostra avventura. (per i ragazzi delle medie dove le donne sono in maggioranza i sessi si invertono, saranno le donne a dichiararsi agli uomini).

11° tappa:Onori e glorie state ricevendo, ma gli indigeni vogliono alcune prove della vostra divinità. Vi sottopongono alla più grande prova mai superata da un essere umano. (andate al centro di comando/terrazza)11° PROVA:La squadra sarà autorizzata ad entrare nella chiesetta esterna dove all’interno ci saranno 20 oggetti su altrettante sedie che i ragazzi dovranno memorizzare in 30 secondi. Una volta usciti scrivere tutti gli oggetti visti su di un foglio.12° tappa:È l’alba di un nuovo giorno, il gran sacerdote viene a svegliarvi e vi invita a partecipare al rito odierno. Un sacrificio umano in onore degli DEI, voi! Vi opponete con tutte le vostre forze a questo scempio, ma così facendo tradite la vostra umanità ed il sacerdote si scaglia contro di voi con delle formule magiche. (andate al centro di comando/terrazza)

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12° PROVA: Dovete salvarvi dall’ira del sacerdote e lo affrontate a viso aperto. Inventate 2 maledizioni in rima di 6 righi ciascuno per riuscire a sconfiggerlo.

13° tappa:Avete sconfitto il sacerdote malvagio, tutta la popolazione di ElDorado vi è riconoscente. Vi sommergono di ringraziamenti e abbracci, per quello che avete fatto. A nessuno importa più che non siate degli DEI, li avete salvati tutti. (andate al centro di comando/terrazza)

13° PROVA: Il grande capo della città d’oro vi convoca a palazzo. Vi dà un grande abbraccio di ringraziamento (abbraccio di gruppo tra gli animatori e i ragazzi) e vi esonera dalla tredicesima prova!!! Siete dei ragazzi molto fortunati. Ecco a voi il prossimo indizio!!!

14° tappa:Oltre all’abbraccio caloroso il grande capo vi dona una cassa piena dell’oro più pregiato dell’intera città!!! Oh no non avete la chiave! (andate al centro di comando/terrazza)

14° PROVA:Risolvete questo cruciverba e la chiave del tesoro sarà vostra!!!

http://www.iltuocruciverba.com/crucintarsioperbambinidastampare/

DOMENICA SERAS. Messa e a seguire Falò e musica

LUNEDI POMERIGGIO

GIOCO A STAZIONI PER SEI GRUPPI gruppi: 4 del campo più 2 di nuovi (i Neocresimati)

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1. Un giocatore per squadra, guidato dalle urla della propria squadra dovrà spegnere con l’acqua della siringa la propria candela, tenuta da un compagno di squadra accovacciato.Punteggio: da 1 a 5 in base al tempo impiegato

2. L’animatore sorteggia un biglietto su cui compare il numero di giri (compreso tra 1 e 10) che il concorrente dovrà compiere su sé stesso. Al termine dei giri gli verrà detto quale delle tre bottiglie, poste all’altra estremità del campo, dovrà abbattere con il freesbee che gli viene consegnato. Il gioco procede secondo una staffetta tra i componenti di ciascun a squadra.Punteggio: numero bottiglie abbattute

3. Percorso con staffetta per trasferire l’acqua tramite bicchieri da un contenitore ad un altro. Punteggio: da 1 a 5 in base al livello dell’acqua

4. Gioco con le bocce: portare quante più palline possibili nel cerchio di corda attorno al piombino. Se il piombino viene fatto uscire dal cerchio vengono tolte tutte le palline posizionate dentro.

5. Punteggio: numero bocce nel cerchio

6. L’animatore dice frasi secondo una logica prestabilita. La squadra deve indovinare la logica che sta seguendo. Non appena la indovina si passa alla serie di squadre successivaEs. l’ultima parola della frase è sempre al femminile; si usa sempre una parola della frase precedente; si parla sempre del futuro o del passato; c’è sempre un animale nella frase.

7. Punteggio: da 1 a 5 in base alla bravura del gruppo

8. Parole difficili passaparola: ad ogni errore si ricomincia. I ragazzi hanno la lista delle parole sottomano. Ogni errore cambiare portavoce

9. Punteggio: 1 punto per ogni parola indovinata

1. Cinghia (SOGA)2. Girovagare (ZAZZEARE)3. Esame delle impronte digitali (DATTILOSCOPIA)4. Diarrea (SQUACQUERA)5. Cappotto da pioggia (ZAMBERLUCCO)6. Reliquiario (STAUROTECA)7. Colletto della camicia da uomo (SOLINO)8. Rimprovero (ZAFFATA)9. Malformazione congenita (SINDATTILIA)10. Affanno nel respirare (RANGOLA)11. Piccola farfalla diurna (ZIGENA)12. Culla sospesa (NAGA)

Ordine del cartellone:

DATTILOSCOPIANAGARANGOLASINDATTILIA

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SOGASOLINOSQUACQUERASTAUROTECAZAFFATAZAMBERLUCCOZAZZEAREZIGENA

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TABELLA DEI PUNTEGGI

PRIMA SECONDA TERZA QUARTA

UNA STORIA EGIZIANA

Primo, secondo, quarto gioco: 3-2-1-0Terzo: 2 p a chi ci riesce.4 punti a chi trova lo scettro.In teoria questo gioco può assegnare 15 punti.

SERATA Giovedì

10 7 5 2

GRAN PREMIO FORMULA 1

Punteggio finale: 12 alla prima classificata, 9 alla seconda, 6 alla terza e 3 alla quarta. Due punti alla squadra che ha costruito le auto più belle e fantasiose.

CAMPO’S GOT 12 9 6 3

JUMANGI 12 9 6 3

CACCIA AL TESORO

Tot. punti solo alla prima squadra. Tot perché lo decidiamo prima dell’inizio della caccia in base a come sta procedendo la gara.

Il gioco a stazione è una gara a sé.

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Parrocchia Trasfigurazione Bitritto

Camposcuola dei Giovanissimi

Cassano, 3-7 settembre 2015

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Qualche indicazione per vivere bene il tuo campo

1. Ci sono degli orari studiati per me: mi devo impegnare a rispettarli.

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2. Posso utilizzare il telefono cellulare per chiamare i miei genitori dopo pranzo e dopo cena. Durante il resto della giornata i cellulari saranno conservati dagli animatori.

3. Chi c’è al campo dei miei amici? Non lo so, ma voglio conoscere tutti... non sono state scelte le persone partecipanti, è il Signore che me le fa incontrare!

4. Non sono in casa mia né in albergo, devo avere grande rispetto dei luoghi interni ed esterni. Devo tenere in ordine la mia roba e la camera in cui dormo! Devo impegnarmi a fondo nello svolgimento di tutti i servizi!

5. All’interno del gruppo metto sempre il massimo impegno, anche nei giochi cerco di divertirmi rispettando le regole e gli avversari! Assolutamente vietate parolacce, prese in giro, spintoni e giochi pericolosi.

6. Ciò che mi viene proposto è frutto di lavoro e fatica: dico grazie fin da ora e metto tutto me stesso perché il campo riesca alla grande in tutti i suoi momenti (di gioco, di riflessione, di preghiera...).

7. Il sacerdote, gli animatori e le animatrici, le cuoche hanno un ruolo fondamentale nel campo, svolgono con gioia e con impegno il loro servizio educativo... spendono tante ore per noi: ascoltiamoli e rispettiamo loro e il ruolo che ricoprono.

8. Infine, vietato annoiarsi: obbligatorio divertirsi!

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1.

GIOVEDI’ 3 SETTEMBREArrivo presso Masseria Odegitria di CassanoOre 10:30 Benvenuti al campoOre 11:00 Segui la tua bussolaOre 13:00 PranzoOre 14:30 Tempo e gioco liberoOre 16:00 Una canzone per riflettereOre 16:15 Grande gioco Ore 18:30 DocciaOre 20:00 CenaOre 21:30 Serata “Campo’s Quiz”Ore 23:00 Riponiamo lo zaino

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GiovedìPREGHIERA DI INIZIO CAMPO

Signore, stiamo iniziando la nostra avventura.Ti preghiamo, veglia sul nostro campo,

come hai vegliato su Israele, tuo popolo,accampato nel deserto.

Come allora prendi dimora tra le nostre tendee sii per noi riposo nella fatica

e riparo da ogni pericolo,guidaci a vivere questi giorni in amicizia profonda,

tra di noi e con te,attenti alle necessità degli altri,rispettosi della tua creazione,

sempre lieti per la tua amicizia.Il campo è un’opportunità

che ci doni da vivere una sola volta l’anno.Aiutaci a viverla intensamente,

a non sprecare alcuna occasioneche possa renderci un po’ migliori.

Per non essere di inciampo alla vita del campomi impegno, Signore,

a osservare volentieri “le regole del gioco”perché si stabilisca un’armoniosa unità

e impari così a osservarele regole della vita. Amen

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Giovedìil tema del giorno

Dal Vangelo secondo Luca

Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.

CHI AMA CHIAMA

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GiovedìSEGUI LA TUA BUSSOLA

1. INTRODUZIONE2. BRANO3. ATTIVITA’4. DISCUSSIONE5. SIMBOLO

INTRODUZIONE

La nostra vita è pienissima di impegni. La nostra testa è pienissima di preoccupazioni. Ci capita di non andare a Messa la domenica perché abbiamo tante altre cose da fare, o, peggio, la nostra settimana è così piena, che la domenica vogliamo solo riposare e divertirci. Altre volte ci capita di andare a Messa proprio come questi due discepoli andavano a Emmaus, cioè allontanandosi anziché avvicinarsi alla città di Dio. Sarebbe bello invece rispondere tutte le domeniche alla chiamata di Dio che ci invita a far comunione con Lui. È vero, è difficile, però abbiamo un profondo motivo di speranza: dove lo trovi un altro che cammina con te persino quando stai fuggendo da Lui?

BRANO

Dal Vangelo secondo Marco

Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed Egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto [dietro] al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

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ATTIVITA’

Michelangelo Merisi - Caravaggio (1571-1610): VOCAZIONE DI MATTEO

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DISCUSSIONE

• Lo sguardo di Gesù nella mia vita e i miei sguardi.

A che punto sono della mia vita? Ovvero, con quale dei personaggi posso sintetizzare il mio essere, stare, fare oggi? Ho gli occhiali inforcati sul naso, in modo tale che mi è impossibile vedere la luce? Oppure percepisco l'esistenza di una qualche luce ma sono convinto che essa non risplenda per me ma per qualcun altro?

Riesco a vedere lo sguardo di Gesù su di me? Quando mi sono sentito guardato con amore? E chiamato ad amare con la stessa intensità di sguardo?

Forse anche i miei sguardi, nella fede, nel mio rapporto con Gesù, sono ancora un po’ ripiegati su di me e sulle mie cose; forse mi fermo solo a considerare lo stupore, senza il coraggio di cambiare il mio sguardo in un guardare convinto e fermo, deciso…

• La mano di Gesù e le mie mani.

C’è una mano tesa verso di me, una mano che mi ha scelto per un progetto da realizzare. È la mano di un Dio-Uomo, fatto uomo per essermi più vicino e per condividere tutto di me e della mia storia. Ci credo davvero? Che cosa suscita il mio stupore?

Le mie mani: sul tavolo della mia vita a “contare” quello che ho o vorrei avere, oppure disposte a mettersi in gioco lasciandosi interpellare e guidare?

• I piedi di Gesù e i miei piedi.

I piedi di Gesù indicano il suo passarmi accanto, vicinissimo, e la sua voglia di camminare, di andare oltre. I miei piedi sono comodamente sistemati sotto un tavolo, ben ancorati alle mie certezze (che ho o che cerco) o hanno voglia di muoversi e di danzare la danza di una ricerca e di una pienezza che solo Lui può orientare e guidare?

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SIMBOLO

Stare in piedi: durante la Messa ci sono alcuni momenti in cui ci viene chiesto di stare in piedi (Vangelo, Credo...). Perché? Perché si tratta di momenti in cui è importante la nostra particolare attenzione e partecipazione, momenti cruciali. Momenti attraverso cui il Signore ci parla, ci dice delle cose su di Sé, ci guarda negli occhi e ci coinvolge nel dialogo tra Lui e la sua Chiesa. E quindi noi, un po' come i bambini che si mettono in punta di piedi per vedere e partecipare meglio a ciò che accade, ci alziamo. Stare in piedi è segno di attenzione, prontezza, disponibilità, tensione verso un'azione e corresponsabilità, perché lo facciamo tutti insieme, nello stesso momento: il celebrante si alza e invita l’assemblea a fare altrettanto. È importante allora ricordarsi di ridestare la propria attenzione anche attraverso una postura più controllata del corpo, senza distrarsi e guardando verso l’altare, dove si compie realmente il mistero del sacrificio di Gesù per noi.

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Giovedìuna canzone per riflettere

“L’ESSENZIALE” DI MARCO MENGONI

Sostengono gli eroi: «se il gioco si fa duro, è da giocare!».Beati loro poise scambiano le offese con il bene.Succede anche a noidi far la guerra e ambire poi alla pacee nel silenzio mioannullo ogni tuo singolo doloreper apprezzare quello che non ho saputo scegliere.Mentre il mondo cade a pezziio compongo nuovi spazi e desideri che...appartengono anche a teche da sempre sei per mel’essenziale.Non accetteròun altro errore di valutazione,l’amore è in grado dicelarsi dietro amabili paroleche ho pronunciato prima chefossero vuote e stupide.Mentre il mondo cade a pezzi

io compongo nuovi spazie desideri cheappartengono anche a te.Mentre il mondo cade a pezzimi allontano dagli eccessie dalle cattive abitudini,tornerò all’origine,torno a te che sei per mel’essenziale.L’amore non segue le logiche,ti toglie il respiro e la sete.Mentre il mondo cade a pezziio compongo nuovi spazie desideri cheappartengono anche a te.Mentre il mondo cade a pezzimi allontano dagli eccessie dalle cattive abitudini,tornerò all’origine,torno a te che sei per mel’essenziale....

A volte nel nostro percorso di vita ci imbattiamo in alcuni ostacoli. Il mondo ci sembra cadere a pezzi. E quegli ostacoli ci costringono a riflettere su quanto di giusto e sbagliato abbiamo fatto finora nella nostra vita. Quando il mondo cade a pezzi, riscopriamo il nostro più profondo bisogno: essere amati. C’è qualcuno che ci ama veramente? Chi è la nostra origine? Chi è per noi l’essenziale? Da dove dobbiamo ripartire?Da chi ci ha scelto per primo, da chi ha puntato su di noi e continua a farlo. Io sono stato guardato come una persona speciale. Qualcuno mi ha notato nella mia unicità e ha espresso il desiderio di conoscermi, di avvicinarsi di più a me, di amarmi. Siamo stati guardati da Dio come esseri unici, speciali, preziosi. Da tutta l’eternità, prima ancora che tu nascessi e diventassi parte della storia, tu esistevi nel cuore di Dio. Assai prima che i tuoi genitori ti desiderassero e che i tuoi amici riconoscessero i tuoi doni, o i tuoi insegnanti ti incoraggiassero, tu eri già “scelto”. Gli occhi dell’Amore ti hanno guardato come una realtà preziosa, di suprema bellezza e di infinito valore. Mentre il mondo cade a pezzi io compongo nuovi spazi e desideri... Sai coltivare dentro e fuori di te la speranza di riscoprire la tua origine?Nella tua vita hai dei momenti di "deserto" dove vai all’essenziale, dove lasci parlare il Maestro e in quell'incontro ti scopri amato/a? Momenti in cui, come è accaduto ai discepoli di Emmaus, ti scopri affiancato/a da Gesù lungo la tua strada?Chi ti ama, ti ha scelto. Chi ti ama, ti chiama in continuazione.

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Giovedìriponiamo lo zaino

SALMOBenedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode.

Io mi glorio nel Signore, ascoltino gli umili e si rallegrino.

Celebrate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome.

Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti.

Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce.

L'angelo del Signore si accampaattorno a quelli che lo temono e li salva.

Gustate e vedete quanto è buono il Signore;beato l'uomo che in lui si rifugia.

Temete il Signore, suoi santi, nulla manca a coloro che lo temono.

I ricchi impoveriscono e hanno fame,ma chi cerca il Signore non manca di nulla.

Venite, figli, ascoltatemi; v'insegnerò il timore del Signore.

C'è qualcuno che desidera la vita e brama lunghi giorni per gustare il bene?

Preserva la lingua dal male, le labbra da parole bugiarde.

Sta’ lontano dal male e fa’ il bene, cerca la pace e perseguila.

Gli occhi del Signore sui giusti, i suoi orecchi al loro grido di aiuto.

Il volto del Signore contro i malfattori, per cancellarne dalla terra il ricordo.

Gridano e il Signore li ascolta, li salva da tutte le loro angosce.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito,egli salva gli spiriti affranti.

Molte sono le sventure del giusto, ma lo libera da tutte il Signore.

Preserva tutte le sue ossa,neppure uno sarà spezzato.

La malizia uccide l'empio e chi odia il giusto sarà punito.

Il Signore riscatta la vita dei suoi servi,chi in lui si rifugia non sarà condannato.

RIFLESSIONE«Vocazione. È la parola che dovresti amare di più. Perché è il segno di quanto sei importante agli occhi di Dio. È l'indice di gradimento, presso di Lui, della tua fragile vita. Sì, perché, se ti chiama, vuol dire che ti ama. Gli stai a cuore, non c'è dubbio. In una turba sterminata di gente, risuona un nome: il tuo! Stupore generale. A te non ci aveva pensato nessuno. Lui sì! Davanti ai microfoni della storia ti affida un compito su misura... per Lui! Sì, per Lui, non per te. Più che una missione, sembra una scommessa. Una scommessa sulla tua povertà. Ha scritto "Ti amo" sulla roccia, non sulla sabbia come nelle vecchie canzoni. E accanto ha messo il tuo nome. L'ha scritto di notte. Nella tua notte! Alleluia! Puoi dire a tutti: non si è vergognato di me!».(Don Tonino Bello)

PREGHIERASignore Gesù, Tu sai quanto grande sia la voglia di amicizia che c’è nel nostro cuore di giovani. Per questo ci hai chiamato amici e ci inviti a camminare insieme nel tuo nome. Conoscerti, incontrarti, seguirti è sempre stato un fatto quasi scontato e per troppo tempo ci siamo dimenticati il tuo nome e il tuo volto. Ma cristiani

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non si nasce, si diventa solo scegliendo Te che sei l’amico più sincero e fedele. Donaci la gioia di sentirti vicino e confidente, svelaci i segreti del Padre, il senso pieno della vita, la verità che ci fa liberi.

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venerdì 4 SETTEMBREOre 7:30 Sveglia Ore 8:00 Leviamo le tendeOre 8:30 ColazioneOre 9:30 È l’ora di...Ore 11:00 Segui la tua bussolaOre 13:00 PranzoOre 14:30 Tempo e gioco liberoOre 16:00 Una canzone per riflettereOre 16:15 Grande gioco Ore 18:30 DocciaOre 20:00 CenaOre 21:00 Serata a sorpresaOre 23:00 Riponiamo lo zaino

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venerdìLEVIAMO LE TENDE

SALMO Loda il Signore, anima mia:

loderò il Signore per tutta la mia vita,finché vivo canterò inni al mio Dio.

Non confidate nei potenti,in un uomo che non può salvare.

Esala lo spirito e ritorna alla terra;in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni.

Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe,chi spera nel Signore suo Dio,

creatore del cielo e della terra,del mare e di quanto contiene.

Egli è fedele per sempre,rende giustizia agli oppressi,dà il pane agli affamati.

Il Signore libera i prigionieri,il Signore ridona la vista ai ciechi,

il Signore rialza chi è caduto,il Signore ama i giusti,

il Signore protegge lo straniero,Egli sostiene l'orfano e la vedova,ma sconvolge le vie degli empi.

Il Signore regna per sempre,il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione.

RIFLESSIONERegala ciò che non hai...

Occupati dei guai, dei problemidel tuo prossimo. Prenditi a cuore gli affanni, le esigenze di chi ti sta vicino.

Regala agli altri la luce che non hai, la forza che non possiedi, la speranza che senti vacillare in te, la fiducia di cui sei privo.Illuminali dal tuo buio.Arricchiscili con la tua povertà.

Regala un sorrisoquando tu hai voglia di piangere.Produci serenitàdalla tempesta che hai dentro."Ecco, quello che non ho te lo dono".Questo è il tuo paradosso.

Ti accorgerai che la gioiaa poco a poco entrerà in te, invaderà il tuo essere, diventerà veramente tua nella misura in cui l'avrai regalata agli altri.(Alessandro Manzoni)

PREGHIERAApri i nostri occhi, Signore,

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perché possiamo vedere Te nei nostri fratelli e sorelle.Apri le nostre orecchie, Signore,perché possiamo udire le invocazioni di chi ha fame, freddo, paura, e dichi è oppresso.Apri il nostro cuore, Signore,perché impariamo ad amarci gli uni gli altri come Tu ci ami.Donaci di nuovo il tuo Spirito, Signore,perché diventiamo un cuore solo e un'anima sola, nel tuo nome.(Madre Teresa di Calcutta)

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venerdìil tema del giorno

Dal Vangelo secondo Luca

Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto».

QUANDO SONO DEBOLE, ALLORA SONO FORTE

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venerdìSEGUI LA TUA BUSSOLA

1. INTRODUZIONE2. BRANO3. ATTIVITA’4. DISCUSSIONE5. SIMBOLO

INTRODUZIONE

Dalla reazione dei due discepoli emerge un paradosso: al Cristo Risorto (che ancora non riconoscono) imputano di non sapere nulla del Gesù Crocifisso. Questa cosa può accadere solo perché a quella croce – così evidente – si sono limitati ad assegnare un significato “secondo loro”, senza cercarne quello autentico. Ma non è quello che capita a noi quando con il segno della croce vorremmo scongiurare l’infortunio in campo o il quattro in matematica? Iniziamo oggi un percorso che ci porterà a capire qual è il significato autentico della Croce.

BRANO

L’anfora imperfetta (Bruno Ferrero)

Ogni giorno, un contadino portava l’acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore che legava sulla groppa dell’asino, che gli trotterellava accanto. Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio, perdeva acqua. L’altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza perderne neppure una goccia.L’anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto più che l’anfora nuova non perdeva l’occasione di far notare la sua perfezione: “Non perdo neanche una stilla d’acqua, io!”.Un mattino, la vecchia anfora si confidò con il padrone: “Lo sai, sono cosciente dei miei limiti. Sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza e le mie ferite”.Il giorno dopo, durante il viaggio, il padrone si rivolse all’anfora screpolata e le disse: “Guarda il bordo della strada”.“È bellissimo, pieno di fiori”.“Solo grazie a te”, disse il padrone. “Sei tu che ogni giorno innaffi il bordo della strada. Io ho comprato un pacchetto di semi di fiori e li ho seminati lungo la strada e, senza saperlo e senza volerlo, tu li innaffi ogni giorno...”.Siamo tutti pieni di ferite e screpolature, ma se lo vogliamo, Dio sa fare meraviglie con le nostre imperfezioni.

Ho fatto tanti sogni che non si sono mai avverati. Li ho visti svanire all’alba. Ma quel poco che grazie a Dio si è attuato, mi fa venire voglia di sognare ancora.Ho formulato tante preghiere senza ricevere risposta, pur avendo atteso a lungo e con pazienza, ma quelle poche che sono state esaudite mi fanno venire voglia di pregare ancora.Mi sono fidato di tanti amici che mi hanno abbandonato e mi hanno lasciato a piangere da solo, ma quei pochi che mi sono stati fedeli mi fanno venire voglia di avere ancora fiducia.Ho sparso tanti semi che sono caduti per la strada e sono stati mangiati dagli uccelli, ma i pochi covoni dorati che ho portato fra le braccia, mi fanno venire voglia di seminare ancora.

Una riflessione di Ermes Ronchi

“Saper verificare ad ogni incontro, con il cuore attento e trepide mani, se il minuscolo vostro coccio di riconoscimento combacia in bellezza con altri ancora. Che il destino fragile degli amici dell’Unico si riscopra in disegno di armoniose coincidenze”.

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Scoprire se il mio minuscolo coccio di riconoscimento combacia in bellezza con altri. Il nostro coccio di riconoscimento è Cristo, il nostro simbolo. Simbolo in origine è un sistema di riconoscimento: qualcosa veniva spezzato, un bastone di legno, un coccio, un anello, i due pezzi affidati a due persone diverse, che poi si sarebbero riconosciute, quando accostando i loro pezzi li vedevano combaciare. Insieme i nostri piccoli cocci oscuri costruiscono il corpo luminoso di Cristo. La religione è qualcosa che ri-lega, come dice la parola, che ti lega agli altri e poi ti lega alla terra intera e poi a Dio. La religione ti connette, è la connessione della tua vita con infinite vite. Un uomo isolato non sopravvive, non si umanizza. Solitario, il nostro cuore si ammala; isolato, muore. La religione ti lega, ma poi ti slega, cioè ti fa libero. Accostandosi al Vangelo si deve sentire aria di libertà; non la fissità dei codici, ma il vento che apre le porte. Leggi il Vangelo, respiri a pieni polmoni la libertà. La libertà ha un segreto: il segreto è quel pezzo di Dio che è in te [...]. Se sei fedele a questo pezzo di Dio, sei libero dalla schiavitù degli altri e dalle cose, dalle convenzioni abusate, dai codici senz’anima, dal pensiero dominante, dai giudizi degli altri su di te. Per te contano solo gli occhi del tuo Signore, conta un piccolo pezzo di Lui in te.Noi, “amici dell’Unico”, diceva la poesia, noi sentiamo di avere un destino fragile, separati siamo poca cosa, siamo persi, come un coccio minuscolo, ma uniti ci scopriamo parte di un destino grande in armoniose coincidenze, perché ad ognuno è affidato un frammento di Cristo, una sillaba del Verbo....

ATTIVITA’

DISCUSSIONE

- Quali sono i maggiori “pericoli” per il nostro oggetto prezioso? A che tipo di rottura va incontro: corrosione? strappo? frattura? - Quali misure prendi tu e quali prendono gli altri con te, per proteggerlo dagli urti? - I simboli idealmente posti fuori dallo scatolone, sono davvero visibili? Oppure solo noi ne conosciamo l’esistenza?

SIMBOLO

Battersi il petto e portare all’altare pane e vino. L’atto penitenziale e l’offertorio sono due momenti in cui si affidano a Dio e si condividono con gli altri le proprie debolezze e i fallimenti, ma anche i frutti del proprio impegno e le gioie vissute. Implicano un doppio movimento: da una parte il riconoscimento e dall’altra l’affidamento/offerta di essi; si attraversano così interiormente le porte del proprio cuore per ridestarlo. Nel gesto di battersi il petto l’uomo scuote il suo mondo interiore, affinché percepisca l’appello di Dio e si metta nuovamente in gioco nel cammino della vita, con tutto quello che di buono può e sa donare.

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venerdìuna canzone per riflettere

“ESSERI UMANI” DI MARCO MENGONI

Oggi la gente ti giudica,per quale immagine hai.Vede soltanto le maschere,e non sa nemmeno chi sei.

Devi mostrarti invincibile,collezionare trofei.Ma quando piangi in silenzio,scopri davvero chi sei.

Credo negli esseri umani.Credo negli esseri umani.Credo negli esseri umaniche hanno coraggio,coraggio di essere umani

Credo negli esseri umani.Credo negli esseri umani.credo negli esseri umaniche hanno coraggio,coraggio di essere umani.

Prendi la mano e rialzati,tu puoi fidarti di me.Io sono uno qualunque,uno dei tanti, uguale a te.Ma che splendore che sei,nella tua fragilità.E ti ricordo che non siamo solia combattere questa realtà.

Credo negli esseri umani.Credo negli esseri umani.Credo negli esseri umani

che hanno coraggio,coraggio di essere umani.

Credo negli esseri umani.Credo negli esseri umani.Credo negli esseri umani che hanno coraggio,coraggio di essere umani.

Essere umani.L’amore, amore, amoreha vinto, vince, vincerà.L’amore, amore, amoreha vinto, vince, vincerà.

L’amore, amore, amoreha vinto, vince, vincerà.L’amore, amore, amore,ha vinto, vince, vincerà.

Credo negli esseri umani.Credo negli esseri umani.Credo negli esseri umani chehanno coraggio,coraggio di essere umani.

Credo negli esseri umani.Credo negli esseri umani.Cedo negli esseri umani che hanno coraggio,coraggio di essere umani.Essere umani.Essere umani.

Ogni giorno siamo chiamati a sembrare perfetti perché qualcuno di imperfetto ci giudichi. Devi mostrarti invincibile, non devi sbagliare mai, devi collezionare trofei.Nonostante quello che il mondo di oggi ci faccia pensare, fa parte della nostra natura di essere umani, avere dei limiti e delle imperfezioni. Con quei limiti e quelle imperfezioni siamo stati plasmati e anche in virtù di quei limiti e di quelle imperfezioni siamo amati da chi ci ha scelto!Essere fragile è bello perché vuol dire aprirsi agli altri, avere bisogno degli altri, “non siamo soli a combattere questa realtà. Prendi la mano e rialzati, tu puoi fidarti di me.”. Ma soprattutto vuol dire avere bisogno di Dio. Posso aver perso tutto nella mia vita, ma mai e poi mai perderò l’amore e il sostegno di Dio.

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Siamo rimasti in pochi, di esseri umani con il coraggio di essere umani. Perché chi rimane essere umano, ha sempre qualcosa in più da perdere. Un pianto in più da fare, una notte insonne da non dormire, una solitudine in più da combattere. Una preghiera in più da rivolgere a Dio. E di nuovo, ancora una volta, sembra che quell’amore sia non solo la soluzione, ma lo strumento per vivere in modo autentico. Abbracciando la vita, accettando le nostre fragilità. Abbattendo i nostri muri di indifferenza e paura, difendendo a tutti i costi chi siamo guardandoci allo specchio, sorridendo perché ci riconosciamo.Questa canzone parla di quel contatto umano che è sempre più raro, di quel senso di fiducia che nessuno ha più per nessun altro se non per sé stesso (e a volte nemmeno per sé stesso). Viva le mie fragilità! Quanto mi rendono forte!

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venerdìriponiamo lo zaino

SALMOSignore, Tu mi scruti e mi conosci, Tu sai quando seggo e quando mi alzo.

Penetri da lontano i miei pensieri,mi scruti quando cammino e quando riposo.

Ti sono note tutte le mie vie;la mia parola non è ancora sulla lingua e Tu, Signore, già la conosci tutta.

Alle spalle e di fronte mi circondie poni su di me la tua mano.

Stupenda per me la tua saggezza,troppo alta, e io non la comprendo.

Ove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza?

Se salgo in cielo, là Tu sei,se scendo negli inferi, eccoti.

Se prendo le ali dell’auroraper abitare all’estremità del mare,

anche là mi guida la tua manoe mi afferra la tua destra.

Se dico: “Almeno l’oscurità mi copra e intorno a me sia la notte”;nemmeno le tenebre per Te sono oscure,

e la notte è chiara come il giorno;per Te le tenebre sono come luce.

Sei Tu che hai creato le mie visceree mi hai tessuto nel seno di mia madre.

Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, Tu mi conosci fino in fondo.

Non ti erano nascoste le mie ossaquando venivo formato nel segreto,intessuto nelle profondità della terra.

Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati,quando ancora non ne esisteva uno.

Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio!

Se li conto sono più della sabbia,se li credo finiti, con te sono ancora.

Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri:

vedi se percorro una via di menzogna e guidami sulla via della vita.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca

Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, e gli disse: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?» Gesù gli disse: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?». Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua... e il tuo prossimo come te stesso». Gesù gli disse: «Hai risposto esattamente; fa' questo, e vivrai». Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?» Gesù rispose: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s'imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada; e lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Così pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Ma un samaritano che era in viaggio, passandogli accanto, lo vide e ne ebbe pietà; avvicinatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno dopo, presi due denari, li diede all'oste e gli disse: "Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più,

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te lo rimborserò al mio ritorno". Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s'imbatté nei ladroni?». Quegli rispose: «Colui che gli usò misericordia». Gesù gli disse: «Va', e fa' anche tu la stessa cosa».

PREGHIERA

Strade, angoli, piazze e quartieri... sono tanti i luoghi in cui uomini e donne, senza nome, muoiono per indifferenza o solitudine. Non esistono, Signore, samaritani che appaiono dal nulla. Non ci sono, Gesù, samaritani che arrivano da altri mondi. Esistiamo noi, con le nostre scelte, e ci sei tu con la tua audace proposta: «Vai e anche tu fai ciò che ho fatto io. Vai e tendi la mano a chi è povero. Vai e sorridi a chi è solo. Vai e apri il tuo cuore a chi è triste. Vai e abbraccia chi è caduto e sanguina». Signore Gesù, rendi vera la nostra fede, insegna al nostro cuore ad amare veramente, aiuta le nostre gambe e le nostre mani ad andare verso gli altri, perché il mondo possa scoprire, e sentire il tuo amore, nel nostro credere, amando. Amen.

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SABATO 5 SETTEMBRE

Ore 7:30 Sveglia Ore 8:00 Leviamo le tendeOre 8:30 ColazioneOre 9:30 È l’ora di...Ore 11:00 Segui la tua bussolaOre 13: 00 PranzoOre 14:30 Prove Campo’s Got TalentOre 16:00 Una canzone per riflettereOre 16:15 Grande gioco Ore 18:30 DocciaOre 20:00 CenaOre 21:30 Campo’s Got TalentOre 23:00 Riponiamo lo zaino

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SABATOLEVIAMO LE TENDE

SALMOO Signore, nostro Dio,quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.Con la bocca dei bimbi e dei lattantiaffermi la tua potenza contro i tuoi avversari,per ridurre al silenzio nemici e ribelli. Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,la luna e le stelle che Tu hai fissate,che cosa è l'uomo perché te ne ricordie il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,di gloria e di onore lo hai coronato:gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,tutto hai posto sotto i suoi piedi;tutti i greggi e gli armenti,tutte le bestie della campagna.Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,che percorrono le vie del mare. O Signore, nostro Dio,quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

RIFLESSIONEOgni volta in cui, crescendo, avrai voglia di cambiare le cose sbagliate in cose giuste, ricordati che la prima rivoluzione da fare è quella dentro sé stessi, la prima e la più importante.Lottare per un'idea senza avere un'idea di sé è una delle cose più pericolose che si possano fare.Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere.Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a stento.Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e di frutti.E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta.Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore.Quando poi ti parla, alzati e va' dove lui ti porta.(Susanna TAMARO)

PREGHIERASignore, fa' di me ciò che vuoi!Non cerco di sapere in anticipo i tuoi disegni su di me,voglio ciò che Tu vuoi per me.Non dico:"Dovunque andrai, io Ti seguirò!",perché sono debole,ma mi dono a Te perché sia Tu a condurmi.Voglio seguirti nell'oscurità,non Ti chiedo che la forza necessaria.O Signore, fa' ch'io porti ogni cosa davanti a Te,e cerchi ciò che a Te piace in ogni mia decisionee la benedizione su tutte le mie azioni.Come una meridiana non indica l'ora se non con il sole,

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così io voglio essere orientato da Te,Tu vuoi guidarmi e servirti di me.Così sia, Signore Gesù!(John Henry Newman)

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SABATOil tema del giorno

Dal Vangelo secondo Luca

Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a Lui.

ASCOLTANDO SI IMPARA

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SABATOSEGUI LA TUA BUSSOLA

1. INTRODUZIONE2. BRANO3. ATTIVITA’4. DISCUSSIONE5. SIMBOLO

INTRODUZIONE

“Sciocchi e tardi di cuore”: certo che se uscissero dalla bocca di un altro queste parole non riusciremmo a sopportarle. Ma Gesù non ci sta insultando, sta piuttosto accendendo la luce nella nostra giornata piena di parole (dette in ogni modo e condizione) ma così lontane dalla sua Parola, l’unica che dà risposta alla vita. Rinnoviamo volentieri il proposito di ascoltare con più attenzione la Parola di Dio, per entrare – ogni giorno di più – nel mistero grande del suo amore.

BRANO

Dal Vangelo secondo Marco

E subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro, camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: "È un fantasma!", e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!". E salì sulla barca con loro e il vento cessò.

ATTIVITA’

PRENDIAMO IL LARGO /Affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario Navigare con il vento contrario non è semplice e può diventare impossibile. Il vento, l'oscurità, la mancanza di punti di riferimento possono rendere ogni situazione ancora più difficile di quanto non sia di per sé.

Traccia la riga che indica il punto dove l'acqua del mare diventa più alta e nel settore più vicino alla riva scrivi in sintesi tre momenti nei quali ti sei sentito a disagio, in difficoltà, fuori posto.

Prova a riflettere con l'aiuto di queste domande: Quali situazioni mi mettono in difficoltà? C'è qualcuno o qualcosa in particolare rispetto a cui non riesco a reagire? Come mi comporto di fronte alle difficoltà? Preferisco evitarle, mi faccio travolgere dagli eventi, cerco di non

crearle fin dall'inizio restando semplicemente “a riva”?

LE PRIME DIFFICOLTÀ e LA PAURA / Essi si misero a gridare La reazione di fronte a un momento difficile può essere quella di chi si fa prendere dal panico, di chi, non riuscendo a capire bene quello che sta succedendo, rinuncia a capire e a reagire.

Scrivi sulle piccole frecce che indicano il vento ciò che ti fa paura. Scegli tu quante frecce occorrono per rappresentarlo a seconda dell'“intensità” (una, due o tre frecce).

Prova a riflettere con l'aiuto di queste domande: Che reazioni ho di fronte alle difficoltà che incontro? La paura mi blocca, mi fa disperare, mi induce ad arrendermi? Perché? Cosa mi succede? Si tratta di un comportamento ragionevole? Di una reazione proporzionata? Come definirei il mio rapporto con il Signore in momenti come questi? Può fare qualcosa per me in questi momenti? Se sì, cosa? E se no, perché?

SUPERIAMO LA PAURA / “Coraggio, sono io, non abbiate paura!” Ad un tratto le cose cambiano in meglio, accade qualcosa che risolve la situazione difficile nella quale ci trovavamo, o forse semplicemente cambia il nostro punto di vista su di essa, aiutandoci ad affrontarla.

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Scrivi accanto alla boa le situazioni o i nomi delle persone che ti hanno aiutato a superare un momento di difficoltà e di paura.

Prova a riflettere con l'aiuto di queste domande: Cosa faccio per placare la paura? Come reagisco? A chi mi rivolgo? Trovo un sollievo e magari una risposta in una persona, in un luogo? Di quale persona o luogo si tratta e

perché? Potrei dire che quella persona sia un segno della presenza del Signore? Perché?

Osserva il punto che non può essere raggiunto dal radar (rappresentato da un piccolo cerchio scuro), una zona nel centro del mare dalla quale è impossibile per la barca comunicare con la riva. Al centro di questa piccola area è riportata la scritta “Dov'era Dio quando...?!”.

Prova a riflettere su questa frase, sulle volte in cui è accaduto di ascoltarla, sui motivi per i quali ti è capitato di pensarla o pronunciarla.

Prova a riflettere con l'aiuto di queste domande: Come intendo la presenza di Dio nella mia vita? È un concetto o un’esperienza viva? Come reagisco nelle difficoltà?

RITROVIAMO LA STRADA / “E salì sulla barca con loro e il vento cessò” La vicinanza delle persone che ci sono accanto ci aiuta ad intuire la presenza del Signore al nostro fianco. Dio è qui, vicino, ma noi siamo capaci di riconoscerlo e accoglierlo?

Disegna il fascio di luce che esce dal faro e scrivi nell'area illuminata dal faro quelle occasioni nelle quali hai vissuto la vicinanza del Signore. Nella zona lasciata in ombra dalla luce del faro indica i momenti nei quali invece è stato più difficile riconoscere e accogliere la presenza del Signore.

Prova a riflettere con l'aiuto di queste domande: Avverto la presenza del Signore nella mia vita? Cosa faccio per accoglierlo nella mia vita? In quali occasioni sperimento tale vicinanza?

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DOVE ERA DIO

QUANDO

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DISCUSSIONE

Quali ostacoli avete incontrato nel percorso della meditazione (distrazioni, difficoltà di comprensione...)?

Quali strategie avete adottato o potreste mettere in atto per superarli? Quali sentimenti avete provato nel confrontarvi con la Parola? Quanto senti che essa ha davvero parlato a te e come? Cosa ti porti via da questa esperienza?

SIMBOLO

ASCOLTARE LA PAROLA DI DIO. I discepoli di Emmaus sono tristi e sfiduciati; non hanno ancora riconosciuto Gesù e la persona che spiega loro le scrittura nelle 7 miglia da Gerusalemme ad Emmaus resta per loro uno sconosciuto. Riconosceranno Gesù solo una volta arrivati ad Emmaus, quando lo vedranno spezzare il pane. Ma lo riconosceranno solo perché la loro mente si era aperta e il loro cuore si era riscaldato nel corso della lunga spiegazione. Ecco perché è importante ascoltare la Parola di Dio durante la Messa: se la Parola del Signore non illumina la nostra mente e non riscalda il nostro cuore, difficilmente saremo in grado di scoprire Cristo allo spezzare del pane; dobbiamo nutrirci prima della parola di Dio e dopo, nel mistero della fede, la Parola, il Verbo si fa carne e ci nutriamo del corpo e sangue di Cristo, cogliendo e vivendo in pieno il mistero della salvezza. Non abbiamo capito l’importanza della persona che ci sta parlando: è Dio, è Lui che parla a ognuno di noi e ognuno di noi si deve sentire chiamato per nome. Egli si rivolge a te e da te si aspetta una risposta; mentre ciò che si vede durante la liturgia è il mutismo delle persone che non cantano, non rispondono, anzi chiacchierano tra loro… Allora bisogna ricordare a queste persone che in questo dialogo chi ne esce arricchito siamo proprio noi, perché ciò che ascoltiamo è una parola di speranza, di coraggio; è un annuncio di salvezza, di vita nuova che Dio ci dona venendoci incontro, impegnandosi a nostro favore.

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SABATOuna canzone per riflettere

“LE TUE PAROLE FANNO MALE” DI CESARE CREMONINI

Le tue parole fanno maleSono pungenti come spineSono taglienti come lame affilateE messe in bocca alle bambinePossono far male, possono ferire, farmi ragionare sìMa non capire, non capire!Le tue ragioni fanno maleCome sei brava tu a colpire!Quante parole sai trovare, mentre io non so che dire...Le tue parole sono mineLe sento esplodere in cortileAl posto delle margherite, oraCi sono cariche esplosive!Due lunghe e romantiche vite, divise...

...Da queste rime Le tue labbra stanno male, lo soNon hanno labbra da mangiareOh ma la fame d'amore la si puòCurare, dannazione! Con le paroleSì, che fanno male, fanno sanguinareMa non morire!Ah! Le tue parole sono mine,Le sento esplodere in cortileAl posto delle margherite, oraCi sono cariche esplosive!Due lunghe e romantiche viteDue lunghe e romantiche vite!Due lunghe e romantiche vite divise......Dalle parole!

Ognuno di noi conosce bene la forza risanatrice o distruttiva della parola parlata. Quando qualcuno mi dice “Ti voglio bene” o “Ti odio”, queste parole non mi lasciano indifferente. Mi fanno battere il cuore, accelerano il mio respiro. Mi fanno sentire e pensare diversamente. Queste parole hanno il potere di sanarmi o di distruggermi. Cesare Cremonini in questa canzone racconta quanto alcune parole lo hanno distrutto. Quante volte anche le nostre parole sono pungenti come spine, taglienti come lame, mine pronte ad esplodere... ce ne accorgiamo? Quante parole pronunciamo ogni giorno senza pensare agli effetti che queste “mine” provocheranno?Ci sono parole che distruggono e parole che risanano. La Parola di Dio risana. Spesso pensiamo alla parola come a un invito a uscire per cambiare la nostra vita. Ma la vera forza della Parola si trova non in come la applichiamo alla nostra vita dopo che l’abbiamo udita, ma nel suo potere di trasformazione che la sua azione divina opera mentre l’ascoltiamo. Per Dio parlare è creare.Nel mare delle parole che oggi ci divorano, ecco risuona l’eco di una Parola: quella che ci fa ardere il cuore, quella che dà senso ed energia alla nostra vita, quella che ci fa scoprire quanto siamo amati.“La fame d’amore la si può curare, dannazione!”

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SABATOriponiamo lo zaino

Dal Vangelo secondo Marco

Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli le mani. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.

Introduzione:

Chi non s’è mai smarrito nella vita? Facendo esperienza di buio, di vuoto?È successo anche ai discepoli sulla barca, quando non si sono accorti che Gesù era con loro.Succede anche a noi quando siamo bloccati dalle insicurezze e dal timore di non essere all’altezza.In quel momento tutto appare impossibile.Non comprendiamo più nulla e non abbiamo alcun punto di riferimento.Orientarsi senza stelle, che fatica! Soli ad affrontare inquietudini.Ci si sente come colui al quale è impedito di guardare avanti, con le palpebre che stentano ad aprirsi, obbligate a rimanere socchiuse, come in un incubo.Come uno che, inorridito, non riesce più a sentire.Come uno che, bloccato, non riesce più a parlare.Come uno che, spaventato a morte, è paralizzato e non riesce più a muoversi, a camminare.E ci si considera senza futuro e carichi d’un fardello pesante da portare.Con la paura dell’ignoto: si riuscirà nell’impresa, ce ne sarà il tempo?Chi mai non è stato sordo a tutto ciò che invitava alla speranza, alla fiducia, al servizio e alla condivisione?E il nodo alla gola? Quel groppo che non ti lascia mai, che non vuole mollare la preda e non dà tregua?!Quanti conducono il sordomuto a Gesù sono sicuramente suoi amici.Chiedono al Profeta che imponga le mani!Solo questo, nulla di più! Invece il Maestro va oltre!Il sordo e muto viene portato in disparte dal Maestro, che non ama apparire e dar spettacolo.Gli uomini invece mettono da parte non per discrezione ma per emarginare.Il sordo e muto non ha più l’immagine e la somiglianza!Sconfitto dalla dura realtà. Deluso dalle aspettative.Ormai chiuso al dialogo, alla comunicazione, alla relazione, alla vita.Mutilato d’ogni desiderio. Arreso e rassegnato.Incapace di gridare il suo dolore!Toccato con la saliva, proprio come facciamo con i bambini, per far capire loro che stiamo curando la ferita.Nel deserto della vita si reca il Signore, nell’abisso della sofferenza, per far sgorgare torrenti di grazia e formare laghi di benevolenza.Non teme d’usar compassione, restando vicino, facendo comunione!Apriti! Dice il Signore. Effatà! E tutto si schiude!Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!

PREGHIERA SILENZIOSA

Pietà Signore: quante volte per convenienza ho fatto il sordo,quando non mi andava d’ascoltare e obbedire!Pietà per tutte le volte che per pigrizia e interesse personale ho fatto il muto, per non coinvolgermi e compromettermi.Pietà Maestro, per tutto il cerume che m’impedisce d’ascoltarti:desideri, bisogni, paure e preoccupazioni.Pietà per il mio nodo alla gola,

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che m’impedisce di pregarti e non m’abbandona.Pietà Signore, della mia solitudine.Pietà per quanti mi hanno isolato ed emarginato.Pietà per quanti ho isolato ed emarginato.Pietà per tutte le volte che sono passato accanto a chi aveva bisogno di un conforto e di una speranza e io non me ne sono accorto.Pietà per tutte le volte che avevo accanto le persone più buone che desideravano aiutarmi e io le ho ignorate.Pietà per tutte le volte che ho obbligato gli altri a fare i sordi!Pietà per tutte le volte che ho permesso agli altri di parlare solo per adularmi.Pietà per tutte le volte che ho imposto agli altri ascolto e silenzio.Pietà o Dio per tutte le volte che non ho pronunciato parola,per scoraggiamento o per vendetta, o per paura di non essere considerato “santo”.Pietà o Dio: quante volte eri accanto me e io non me ne sono accorto. Pietà Signore per tutte le volte in cui mi sono chiuso al dialogo, alla comunicazione.Pietà per tutte le parole stolte dette.Pietà per tutte le volte in cui ho usato un parlare troppo scorretto, violento e cattivo, bugiardo e malevolo, dimenticando la forza costruttrice o distruttrice della nostra lingua.Pietà per tutte le volte in cui non ho usato le parole per svolgere la mia missione di cristiano.Pietà per tutte le volte in cui sono stato sordo alla Parola di Dio, pieno del cerume delle tante parole inutili.Signore questa sera grida “Effatà” cioè “Apriti” anche me.Aiutami d’ora in poi a usare orecchie e bocca in modo diverso.

Simbolo (dal rito del Battesimo):

"Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre..."

In conclusione:Dagli scritti di Giovanni Paolo II XV GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙTor Vergata, sabato 19 agosto 2000

«Questa sera vi consegnerò il Vangelo. È il dono che il Papa vi lascia in questa veglia indimenticabile. La parola contenuta in esso è la parola di Gesù. Se l'ascolterete nel silenzio, nella preghiera, facendovi aiutare a comprenderla per la vostra vita dal consiglio saggio dei vostri sacerdoti ed educatori, allora incontrerete Cristo e lo seguirete, impegnando giorno dopo giorno la vita per Lui!In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna».

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DOMENICA 6 SETTEMBRE

Ore 7:30 Sveglia Ore 8:00 Leviamo le tendeOre 8:30 ColazioneOre 9:30 È l’ora di...Ore 11:00 Segui la tua bussolaOre 13: 00 PranzoOre 14:30 Tempo e gioco liberoOre 15:30 Una canzone per riflettereOre 15:45 Caccia al Tesoro Ore 18:30 DocciaOre 20:00 CenaOre 21:30 S. Messa. A seguire falò e tanta musica.

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DOMENICALEVIAMO LE TENDE

SALMO

Benedici il Signore, anima mia,quanto è in me benedica il suo santo nome.Benedici il Signore, anima mia,non dimenticare tanti suoi benefici.Egli perdona tutte le tue colpe,guarisce tutte le tue malattie;salva dalla fossa la tua vita,ti corona di grazia e di misericordia; egli sazia di beni i tuoi giornie tu rinnovi come aquila la tua giovinezza. Il Signore agisce con giustiziae con diritto verso tutti gli oppressi. Ha rivelato a Mosè le sue vie,ai figli d'Israele le sue opere.Buono e pietoso è il Signore,lento all'ira e grande nell'amore. Egli non continua a contestaree non conserva per sempre il suo sdegno. Non ci tratta secondo i nostri peccati,non ci ripaga secondo le nostre colpe. Come il cielo è alto sulla terra,così è grande la sua misericordia su quanti lo temono;come dista l'oriente dall'occidente,così allontana da noi le nostre colpe.

Come un padre ha pietà dei suoi figli,così il Signore ha pietà di quanti lo temono.Perché egli sa di che siamo plasmati,ricorda che noi siamo polvere.Come l'erba sono i giorni dell'uomo,come il fiore del campo, così egli fiorisce.Lo investe il vento e più non esistee il suo posto non lo riconosce.Ma la grazia del Signore è da sempre,dura in eterno per quanti lo temono;la sua giustizia per i figli dei figli,per quanti custodiscono la sua alleanzae ricordano di osservare i suoi precetti.Il Signore ha stabilito nel cielo il suo tronoe il suo regno abbraccia l'universo.Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli,potenti esecutori dei suoi comandi,pronti alla voce della sua parola.

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Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere,suoi ministri, che fate il suo volere.Benedite il Signore, voi tutte opere sue,in ogni luogo del suo dominio.Benedici il Signore, anima mia.

RIFLESSIONEEppure la vita ha un senso solo se si ama. Nulla ha senso al di fuori dell’amore. La mia vita ha conosciuto tanti e poi tanti pericoli, ho rischiato la morte tante e poi tante volte. Sono stata per anni nel mezzo della guerra. Ho sperimentato nella carne dei miei, di quelli che amavo, e dunque nella mia carne, la cattiveria dell’uomo, la sua perversità, la sua crudeltà, la sua iniquità. E ne sono uscita con la convinzione incrollabile che ciò che conta è solo amare. Ed è allora che la nostra vita diventa degna di essere vissuta. Io impazzisco, perdo la testa per i brandelli di umanità ferita; più sono feriti, più sono maltrattati, disprezzati, senza voce, di nessun conto agli occhi del mondo, più io li amo. E questo amore è tenerezza, comprensione, tolleranza, assenza di paura, audacia. (…) Siamo noi il segno visibile della Sua presenza e lo rendiamo vivo in questo inferno di mondo dove pare che LUI non ci sia, e lo rendiamo VIVO ogni volta che ci fermiamo presso un uomo ferito. Alla fine, io sono veramente capace solo di lavare i piedi, in tutti i sensi, ai derelitti, a quelli che nessuno ama, a quelli che misteriosamente non hanno nulla di attraente in nessun senso agli occhi di nessuno. Luigi Pintor, un cosiddetto ateo, scrisse un giorno che non c'è in un'intera vita cosa più importante da fare che chinarsi perché un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi. Così è per me. È nell'inginocchiarmi perché stringendomi il collo loro possano rialzarsi e riprendere il cammino o addirittura camminare dove mai avevano camminato che io trovo pace, carica fortissima, certezza che TUTTO è GRAZIA. Vorrei aggiungere che i piccoli, i senza voce, quelli che non contano nulla agli occhi del mondo, ma tanto agli occhi di DIO, i suoi prediletti, hanno bisogno di noi, e noi dobbiamo essere con loro e per loro e non importa nulla se la nostra azione è come una goccia d'acqua nell'oceano.

Annalena Tonelli (Forlì, 2 aprile 1943 – Borama (Somalia), 5 ottobre 2003) è stata una missionaria italiana cattolica. Fu insignita dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati del prestigioso premio Nansen per l'assistenza ai profughi. Spese circa trentatré anni della sua vita come volontaria in Africa. Il 5 ottobre 2003, nell'ospedale da lei stessa fondato a Borama, in Somalia, Annalena Tonelli è stata uccisa a colpi d'arma da fuoco da un commando islamico somalo.

PREGHIERA

Le mie mani, coperte di cenere, segnate dal mio peccato e da fallimenti,davanti a te, Signore, io le apro, perché ridiventino capaci di costruiree perché tu ne cancelli la sporcizia.

Le mie mani, avvinghiate ai miei possessi e alle mie idee già assodate,davanti a te, o Signore, io le apro, perché lascino andare i miei tesori...

Le mie mani, pronte a lacerare e a ferire, davanti a te, o Signore,io le apro, perché ridiventino capaci di accarezzare.

Le mie mani, chiuse come pugni di odio e di violenza, davanti a te,o Signore, io le apro, deponi in loro la tua tenerezza.

Le mie mani, si separano dal loro peccato, davanti a te, o Signore,io le apro: attendo il tuo perdono.

(Charles Singer)

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DOMENICAil tema del giorno

Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?».

L’ESSENZIALE È VISIBILE AGLI OCCHI

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DOMENICASEGUI LA TUA BUSSOLA

1. INTRODUZIONE2. BRANO3. ATTIVITA’4. DISCUSSIONE5. SIMBOLO

INTRODUZIONE

I discepoli di Emmaus invitano Gesù. Non è Gesù a invitare noi a rimanere con Lui. È Lui che senza un nostro invito proseguirà per la sua strada. Gesù non si impone.Possiamo non invitarlo: e così possiamo dimenticare lo sconosciuto che ci ha mostrato che la nostra vita non è piccola e insignificante come pensavamo. Gesù può rimanere la persona straordinaria che abbiamo incrociato e la nostra vita non cambiare.Oppure possiamo trasformare un incontro in una relazione profonda.Per favore entra in casa mia per vedere dove io vivo. Voglio che tu mi conosca non soltanto per come cammino lungo la strada e per come parlo ai miei compagni di viaggio, ma anche per come mi trovo solo con i miei sentimenti e i miei pensieri più profondi, quando si fa sera, quando il giorno volge al declino, nelle camere chiuse a chiave di casa mia. Il mio desiderio più profondo è amare ed essere amato, ma io me ne vergogno...Dio si fa uno di noi. Quando i discepoli di Emmaus mangiano il pane che egli dà loro e lo riconoscono, quella è la consapevolezza che ora Egli vive in loro. Infatti proprio in quel momento Gesù sparisce dalla loro vista.“Non ci ardeva forse il cuore nel petto”. Pensandoci bene anche noi, qualche volta, abbiamo provato questa strana sensazione: una gioia così grande che non riesci a trattenere e, come un fiume in piena, ha bisogno di andare incontro agli altri, di offrirsi generosamente. Ogni giorno si compie davanti ai nostri occhi il Mistero del pane spezzato e del vino versato eppure non sempre noi lo riconosciamo. Dall’esperienza dei due di Emmaus veniamo invitati a non sottrarci alla conversazione quotidiana con Gesù, alla preghiera in cui ascoltiamo prima di chiedere e riceviamo prima di poter dare.

BRANO

Il grazie (Bruno Ferrero)

Un'insegnante chiese agli scolari della sua prima elementare di disegnare qualcosa per cui sentissero di ringraziare il Signore. Pensò quanto poco di cui essere grati in realtà avessero questi bambini provenienti da quartieri poveri. Ma sapeva che quasi tutti avrebbero disegnato panettoni o tavole imbandite. L'insegnante fu colta di sorpresa dal disegno consegnato da Tino: una semplice mano disegnata in maniera infantile. Ma la mano di chi? La classe rimase affascinata dall'immagine astratta. "Secondo me è la mano di Dio che ci porta da mangiare" disse un bambino. "Un contadino" disse un altro, "perché alleva i polli e le patatine fritte".Mentre gli altri erano al lavoro, l'insegnante si chinò sul banco di Tino e domandò di chi fosse la mano. "È la tua mano, maestra" mormorò il bambino.Si rammentò che tutte le sere prendeva per mano Tino, che era il più piccolo e lo accompagnava all'uscita. Lo faceva anche con altri bambini, ma per Tino voleva dire molto.

Esistono persone che lavano, stirano, cucinano per altre persone per dieci, venti, trent’anni. Fanno loro compagnia, le curano, le amano giorno e notte. Eppure non si sono mai sentite dire “grazie”.Dire “grazie” non è una questione di galateo. Significa dire a una persona: “Mi sono accorto che tu esisti”.Purtroppo il mondo è pieno di persone invisibili. Basterebbe un grazie.

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ATTIVITA’

DISCUSSIONE

C’è qualche grazie che ti ha sorpreso? Perché? Hai scoperto qualcosa di importante che tu doni agli altri, ma di cui non ti eri mai reso conto? Quali difficoltà hai incontrato nel riflettere sui motivi per cui puoi ringraziare i tuoi amici? Cosa ti lascia questa attività?

UNA TESTIMONIANZA: ALBERTO MARVELLI

Alberto Marvelli nacque a Ferrara nel 1918, secondo di sei fratelli. Frequenta l’Oratorio salesiano e l’Azione Cattolica, dove matura la sua fede scegliendo come modello Piergiorgio Frassati. È un giovane sportivo e dinamico: ama tutti gli sport: il tennis, la pallavolo, l’atletica, il calcio, il nuoto, le escursioni in montagna. Ma la sua più grande passione sarà la bicicletta, anche come mezzo privilegiato della sua missione e della sua azione caritativa. Negli anni della guerra il suo

apostolato non conobbe soste: è il primo a correre in soccorso ai feriti, a incoraggiare i superstiti, ad assistere i moribondi, a sottrarre alle macerie i sepolti vivi. A volte tornava a casa senza scarpe o senza bicicletta: aveva donato a chi ne aveva più bisogno. Era laureato in ingegneria ma la sua opera alla ricostruzione voleva darla anche attraverso la politica, così nel 1946 era assessore a Rimini, ma nello stesso anno perse la vita in un incidente, investito da un camion militare. Fu beatificato il 5 settembre 2004 da Giovanni Paolo II a Loreto.

SIMBOLO

Che cosa fa una persona quando s'inorgoglisce? Si drizza, alza il capo, irrigidisce le spalle e l'intera figura in segno di superiorità e grandezza.Inginocchiarsi è invece segno di umile sentimento: ci si fa piccoli, si china il capo, l’uomo si abbassa. Inginocchiarsi è un segno di gratitudine nei confronti di un amore così grande che ti scioglie, l’amore di Gesù Cristo che ha offerto la sua vita per salvare la nostra. Inginocchiarsi non significa sottomettersi ma è una risposta d’amore a un gesto d’amore, un gesto d’amore che fa tremare le gambe. Anche Gesù ha amato inginocchiandosi davanti ai discepoli, ha lavato loro i piedi, la parte immonda dell’uomo di allora, come gesto di dono, di un amore “dal basso”. Un amore che “serve”.Questo è il segno più alto della gratitudine. Tanto è l'amore che sentiamo di ricevere che non possiamo reggerci in piedi. Il nostro cuore si scioglie, diventa umile e rispettoso di fronte al grande miracolo di un Dio che si fa fonte di sostentamento per noi, dono per la nostra vita.

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DOMENICAuna canzone per riflettere

“SE NON AMI” DI NEK

Puoi decidere le strade che faraipuoi scalare le montagne oltre i limiti che haipotrai essere qualcuno se ti va,ma se non amise non aminon hai un vero motivo per vivere,se non aminon ti ami e non ci sei,se non aminon ha senso tutto quello che fai.Puoi creare un grande impero intorno a tecostruire grattaceli e contare un po' di più,puoi comprare tutto quello che vuoi tuma se non amise non aminon hai un vero motivo per vivere,se non aminon ti ami e non ci seise non amise non aminon hai il senso delle cose più piccolele certezze che non trovi e che non dai.L’amore attende e non è invadente e non grida mai,se parli ti ascolta, tutto sopporta crede in quel che faie chiede di esser libero alle voltee quando torna indietro ti darà di piùse non amise non amitutto il resto sa proprio di inutilese non aminon ti aminon ci sei...senza amore noi non siamo niente mai...

In questa bellissima e famosa canzone di Nek, il cantante sembra parafrasare un brano tratto dalla Bibbia, per l’esattezza dalla Lettera di San Paolo ai Corinzi. Nek canta infatti: “L’amore attende e non è invadente e non grida mai; se parli ti ascolta, tutto sopporta, crede in quel che fai”; San Paolo scrive: “L’amore tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. “Nella tua vita puoi compiere imprese impossibili, costruire imperi e grattacieli, essere ricchissimo, dice Nek. Puoi parlare tante lingue, conoscere tutto, avere doti soprannaturali aggiunge San Paolo.Ma se non amiamo, dicono entrambi, non siamo nulla.Per amare oggi ci vuole coraggio, non è facile amare, chi ama deve sopportare tante cose. Ma Dio ci ha scelti anche perché dimostrassimo agli altri quanto Lui ci ama. “Da questo saprete che siete miei discepoli: se saprete amarvi gli uni gli altri come io ho amato voi”. E da dove proviene la forza per amare così tanto? Dall’Eucarestia... perché l’essenziale è proprio visibile agli occhi.

Ecco il brano di San Paolo per un confronto personale con la canzone:"Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,ma non avessi l'amore,sono come un bronzo che risuonao un cembalo che tintinna.E se avessi il dono della profeziae conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,ma non avessi l'amore,non sarei nulla.E se anche distribuissi tutte le mie sostanzee dessi il mio corpo per esser bruciato,ma non avessi l'amore,niente mi gioverebbe.L'amore è paziente,è benigno l'amore;non è invidioso l'amore,non si vanta,non si gonfia,non manca di rispetto,non cerca il suo interesse,non si adira,non tiene conto del male ricevuto,non gode dell'ingiustizia,ma si compiace della verità. Tutto copre,tutto crede,tutto spera,tutto sopporta. L'amore non avrà mai fine".

DOMENICASANTA MESSA

Un sordomuto. Assomiglia molto a noi, quando siamo nel peccato. Possiamo avere accanto Dio, che ci sussurra le parole più dolci e imperiose. Non lo sentiamo. Possiamo aver vicino le persone più acute e più buone, che desiderano aiutarci. Non prestiamo attenzione. O passiamo davanti a chi ha bisogno di un conforto, di una speranza. È come se fossimo soli al mondo, indifferenti a qualsiasi stimolo. Ma se il sacramento di Cristo ci raggiunge... Può essere la Chiesa che battezza o ci offre il perdono a nome del Signore Gesù. Le dita, la saliva, l’“apriti” possono essere l’acqua o la mano benedicente che si leva su di noi: “Io ti battezzo”; “Io ti assolvo”. Ed ecco, accade nuovamente il “miracolo”.

Improvvisamente scopriamo di essere capaci, per grazia, di udire le consolazioni e i suggerimenti di Dio. Diventiamo capaci di rispondergli con la preghiera e con la vita. E il prossimo è colui che, come succede a noi, dev’essere ascoltato e confortato. Nasce la fraternità. Se ci lasciamo salvare dal Signore. Se aderiamo a lui con tutte le forze.

Prima LetturaDal libro del profeta Isaìa

Dite agli smarriti di cuore:«Coraggio, non temete!Ecco il vostro Dio,giunge la vendetta,la ricompensa divina.Egli viene a salvarvi».Allora si apriranno gli occhi dei ciechie si schiuderanno gli orecchi dei sordi.Allora lo zoppo salterà come un cervo,griderà di gioia la lingua del muto,perché scaturiranno acque nel deserto,scorreranno torrenti nella steppa.La terra bruciata diventerà una palude,il suolo riarso sorgenti d’acqua.

Parola di Dio

Salmo responsoriale

Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per semprerende giustizia agli oppressi,dà il pane agli affamati.Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,il Signore rialza chi è caduto,il Signore ama i giusti,il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,ma sconvolge le vie dei malvagi.Il Signore regna per sempre,il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

Seconda LetturaDalla lettera di san Giacomo apostolo

Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali.Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Mt 4,23)

Gesù annunciava il vangelo del Regnoe guariva ogni sorta di infermità nel popolo.

Vangelo+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Parola del Signore

lunedì 7 SETTEMBRE

Ore 7:30 Sveglia Ore 8:00 Leviamo le tendeOre 8:30 ColazioneOre 9:30 È l’ora di...Ore 11:00 Segui la tua bussolaOre 13: 00 PranzoOre 14:30 Una canzone per riflettereOre 14:45 Accoglienza del gruppo dei Neocresimati

e pomeriggio di giochi insiemeOre 18:00 Si torna a casa...

lunedìLEVIAMO LE TENDE

SALMO

Tu che abiti al riparo dell'Altissimo e dimori all'ombra dell'Onnipotente,

dì al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio, in cui confido».

Egli ti libererà dal laccio del cacciatore, dalla peste che distrugge.

Ti coprirà con le sue penne sotto le sue ali troverai rifugio.

La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza; non temerai i terrori della notte

né la freccia che vola di giorno, la peste che vaga nelle tenebre, lo sterminio che devasta a mezzogiorno.

Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra; ma nulla ti potrà colpire.

Solo che tu guardi, con i tuoi occhi vedrai il castigo degli empi.

Poiché tuo rifugio è il Signore e hai fatto dell'Altissimo la tua dimora,

non ti potrà colpire la sventura, nessun colpo cadrà sulla tua tenda.

Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi.

Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede.

Camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai leoni e draghi.

Lo salverò, perché a me si è affidato; lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome.

Mi invocherà e gli darò risposta; presso di lui sarò nella sventura, lo salverò e lo renderò glorioso.

Lo sazierò di lunghi giorni e gli mostrerò la mia salvezza.

RIFLESSIONEIniziamo questa ultima giornata del campo senza temere, è Gesù che ci chiama. Non temete di dare la vostra testimonianza in ogni luogo e situazione della vostra vita; non temete di dire a casa, a scuola, negli ambienti di formazione e di svago, che Gesù è vostro amico e non dimenticate che questa amicizia non va in vacanza. Questa giornata ci aiuterà a rafforzare l’amicizia con Gesù e i fratelli, servirà ad arricchire di una nuova e speciale pagina la storia della nostra vita con Dio. Gesù ci dice: “Non temete, io sono con voi per sempre”.

PREGHIERAIn certi momenti mi fermo a pensare e mi chiedo:“Su chi posso contare veramente?”.La mia fiducia è in Dio,Signore della vita e della storia.Sono sicuro che mi darà coraggioper superare ogni difficoltà,perché Lui non va in vacanzama veglia su di me.

L’ho constatato:Dio non dormee non fa l’assenteista,ma è attento alla vita degli uomini.È come una sentinella,fedele al suo dovere,come l’ombra che miaccompagna dovunque.Il Signore protegge la mia esistenza,mi tiene lontano da grossi sbagli.In qualunque situazione verrò a trovarmilo sentirò al mio fianco:è un amico fedele.

lunedìil tema del giorno

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

LA MESSA NON È FINITA

lunedìSEGUI LA TUA BUSSOLA

1. INTRODUZIONE2. BRANO3. ATTIVITA’4. DISCUSSIONE5. SIMBOLO

INTRODUZIONE

Non dobbiamo aspettare null’altro. Ora sappiamo che abbiamo qualcosa di prezioso da dire: Gesù Cristo è morto ed è risorto. E sappiamo anche che ci sono molti che attendono questa nostra parola, tenuta già troppo a lungo per noi. Pensiamo per un attimo a che gioia avranno provato tutti gli amici di Gesù nello scambiarsi a vicenda la certezza di averlo incontrato risorto: e ci viene più facile ripartire! La comunione crea comunità. Cristo vive in loro e li unisce in un modo nuovo. Siamo tutte persone che si appartengono perché ognuno di noi appartiene a Lui. È scomparso dalla nostra vista, ma non siamo “soli” perché noi siamo insieme, e se noi siamo insieme Lui è con noi.

BRANO

Dal Vangelo secondo Marco

Non temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire sia l'anima sia il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.

ATTIVITA’

DISCUSSIONE

Ripensando alle situazioni concrete della vostra vita, in quali non siete pienamente testimoni dell'amore del Signore, non siete completamente fedeli al significato del Segno di Croce?

C'è qualcosa da rivedere? Quali impegni concreti di miglioramento possono assumersi?

Frasi di Giovanni Paolo II1. Non abbiate paura della vostra giovinezza e di quei profondi desideri che provate di felicità, di verità, di bellezza e di durevole amore!

GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la XVIII Giornata mondiale della pace 2. Non abbiate paura e non stancatevi mai di ricercare le risposte vere alle domande che vi stanno di fronte. Cristo, la verità, vi farà liberi! GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la XVIII Giornata mondiale della pace 3. Non abbiate paura di proclamare, in ogni circostanza il Vangelo della Croce. Non abbiate paura di andare controcorrente! GIOVANNI PAOLO II, Omelia – 4 Aprile 2004 4. Non abbiate paura di aspirare alla santità! Del secolo che volge al suo termine e del nuovo millennio, fate un’era di uomini santi! GIOVANI PAOLO II, Omelia – 16 giugno 1999 5. Non abbiate paura, perché Gesù è con voi! Non abbiate paura di perdervi: più donerete e più ritroverete voi stessi! GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai giovani di Roma – 21 marzo 1997 6. Non abbiate paura di Cristo! Fidatevi di lui fino in fondo! Egli solo “ha parole di vita eterna”. Cristo non delude mai! GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai giovani di Poznan – 3 Giugno 1997 7. Non abbiate paura di dire “sì” a Gesù e di seguirlo come suoi discepoli. Allora i vostri cuori si riempiranno di gioia e voi diventerete una Beatitudine per il mondo. Ve lo auguro con tutto il mio cuore. GIOVANNI PAOLO II, Saluto ai giovani – 24 Marzo 2000 8. Non abbiate paura di aprire le porte a Cristo! Sì, spalancate le porte a lui! Non abbiate paura! GIOVANNI PAOLO II, Discorso a Tor Vergata– 15 Agosto 2000

SIMBOLO

Il segno di croce. Esso è ciò che ci contraddistingue, ma è molto più che un semplice distintivo. Esso, infatti, racchiude in sé la sintesi del Credo, la nostra professione di fede, i motivi stessi della nostra fede, e dunque ne è sigillo. Si porta la mano in alto verso la testa dicendo “nel nome del Padre” per indicare che Egli è la prima persona della SS. Trinità e principio originario delle altre due; portiamo la mano verso il ventre dicendo “e del Figlio” per mostrare che il Figlio procede dal Padre che lo mandò quaggiù ad incarnarsi nel ventre dalla Vergine; e infine ci si attraversa con la mano dalla spalla sinistra a quella destra per mostrare che lo Spirito Santo, essendo la terza persona della SS. Trinità, procede dal Padre e dal Figlio e si fa legame d’amore grazie al sacrificio del nostro salvatore Gesù Cristo.L’esortazione è quindi che quando ci si fa il Segno della Croce, lo si faccia bene: perché non sia così affrettato, rattrappito ma consapevole, lento, ampio. È in questo movimento che ci sentiremo avvolti in un caldo abbraccio che copre tutto, corpo e anima, mentre noi siamo lì a raccogliere in esso tutti i nostri pensieri più profondi. E in questo segno dobbiamo sentirci investiti della pace perfetta che viene da Dio e che noi abbiamo il compito di portare nel mondo attraverso il nostro slancio missionario proprio come hanno fatto i discepoli di Emmaus che senza indugio ritornarono a Gerusalemme per annunciare una grande gioia.

lunedìuna canzone per riflettere

“STRADA FACENDO” DI CLAUDIO BAGLIONIIo ed i miei occhi scuri siamo diventati grandi insiemecon l'anima smaniosa a chiedere di un posto che non c'ètra mille mattini freschi di bicicletta,mille e più tramonti dietro i fili del trame una fame di sorrisi e braccia intorno a me...

Io e i miei cassetti di ricordi e di indirizzi che ho perduto,ho visto visi e voci di chi ho amato prima o poi andar viae ho respirato un mare sconosciutonelle ore larghe e vuote di un'estate di cittàaccanto alla mia ombra nuda di malinconia...

Io e le mie tante sere chiuse, come chiudere un ombrellocol viso sopra il petto a leggermi i dolori ed i miei guaiho camminato quelle vie che curvano seguendo il ventoe dentro un senso di inutilitàe, fragile e violento, mi son detto tu vedrai...vedrai...vedrai.

Strada facendo vedrai che non sei più da solostrada facendo,troverai un gancio in mezzo al cieloe sentirai la strada far battere il tuo cuore...vedrai più amore…vedrai!

Io troppo piccolo fra tutta questa gente che c'è al mondoio che ho sognato sopra un treno che non è partito maie ho corso in mezzo a prati bianchi di lunaper strappare ancora un giorno alla mia ingenuitàe, giovane e invecchiato, mi son detto tu vedrai, vedrai. Vedrai.

...Strada facendo, vedrai, che non sei più da solostrada facendo, troverai, anche tuun gancio in mezzo al cielo, e sentirai la stradafar battere il tuo cuore, vedrai più amore, vedrai...

E una canzone e neanche questa potrà mai cambiar la vitama che cos'è che mi fa andare avanti e dire che non èfinita... cos'è che mi spezza il cuore tra canzoni e amoree che mi fa cantare e amare sempre più,perché domani sia migliore, perché domani tu...

Nonostante tutte le delusioni che possiamo incontrare nella nostra vita (la solitudine, le sofferenze di amore, le incomprensioni), più andiamo avanti più ci accorgiamo di non essere soli. Quel “gancio”, quel braccio in mezzo al cielo è proprio il braccio di Dio!È la sua presenza nella mia vita, il suo amore per me che fa battere il mio cuore! È grazie a Lui che strada facendo scopro più amore!Anche noi, come i discepoli di Emmaus, siamo chiamati a tornare dai nostri amici, correndo, per annunciare una grande gioia. Oggi inizia la nostra missione di cristiani.

Strada facendo, Dio ci aiuta perché cammina con noi. Ma come? In che modo Dio ci accompagna nel nostro percorso di vita? In tre modi: tramite la sua Parola, tramite i nostri amici, tramite i poveri. Tramite la sua Parola perché la Bibbia ha sempre qualcosa da dirci in questo percorso. Tramite i nostri amici perché. << Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro >>: Cristo ha affiancato nel loro percorso i due discepoli di Emmaus e affianca oggi noi. Tramite i poveri, per cui Dio ha sempre un debole: è sempre presente nelle persone bisognose che ci circondano.Quali consigli allora possiamo darvi prima di partire per questa missione? Primo: proviamo a condividere e annunciare agli altri la Parola che ci chiama, perché continui a chiamare altri ancora.Secondo: proviamo a vivere di più il nostro stare insieme e in comunione, nella nostra parrocchia.Terzo: proviamo a prestare orecchio a tutti coloro che hanno bisogno di aiuto, poiché in loro c’è Dio.Allora forza... Impegniamoci... perché domani sia migliore, perché domani tu......

PREGHIERA FINALE 

Gesù, spesso mi ricordo di parlare con te solo quando mi serve qualcosa,invece oggi è l'ultimo giorno del camposcuola e se ripenso a questi giorni... è giusto dirti Grazie!!Grazie per avermi fatto vivere questa esperienza!È stato proprio un mix:C'è stata soddisfazione,quando non mi sono lasciato affondare dalla frase "non ho voglia di fare questo".Ci sono stati successi,quando ho trovato il coraggio di mettermi in gioco e superare la timidezza.Ci sono state anche le arrabbiature,perché perdendo la pazienza mi chiudevo in me invece di confrontarmi con i miei amici.Ci sono stati tanti sentimenti e sensazioni che non mi aspettavoe tutto ciò ha reso questa esperienza unica!Grazie per tutti gli amici, quelli che conoscevo già e quelli nuovi,con cui ho vissuto questa settimana;ma altri sono rimasti a casa, aiutami a portare un po' di camposcuola anche a loro.Spero di non dimenticare ogni momento, bello o brutto, perché tutti sono stati utilie spero di ricordarmi i "suggerimenti per vivere meglio" che ci hanno dato gli animatori; ma nella mia testolina non c'entra tutto, quindi...questo camposcuola lo affido a te!Ridammelo un poco alla volta, nella vita di tutti i giorni, quando ne avrò più bisogno! Grazie!

CANTI PER I MOMENTI DI PREGHIERA

1. “PRENDEREMO IL LARGO”

Questo è il nostro tempo per osare, per andare,la parola che ci chiama è quella Tua!!

Come un giorno a Pietro anche oggi dici a noi:“Getta al largo le tue reti insieme a Me”.

 Saliremo in questa barca anche noi,

il tuo vento soffia già sulle vele.Prenderemo il largo dove vuoi Tu

navigando insieme a Te, Gesù.

Questo è il nostro tempo, questo è il mondo che ci dai:orizzonti nuovi, vie di umanità.

Come un giorno a Pietro, anche oggi dici a noi:“Se mi ami più di tutto, segui Me”. RIT.

Navigando il mare della storia insieme a Te,la tua barca in mezzo a forti venti va.

Come un giorno a Pietro, anche oggi dici a noi:“Se tu credi in Me tu non affonderai”. RIT.

2. “IL CANTO DELL’AMORE”

Se dovrai attraversare il desertonon temere io sarò con te,se dovrai camminare nel fuocola sua fiamma non ti brucerà,seguirai la mia luce nella notte,sentirai la mia forza nel cammino,io sono il tuo Dio, il Signore.

Sono io che ti ho fatto e plasmato,ti ho chiamato per nome,io da sempre ti ho conosciutoe ti ho dato il mio amoreperché tu sei prezioso ai miei occhi,vali più del più grande dei tesori,io sarò con te dovunque andrai.

Non pensare alle cose di ieri,cose nuove fioriscono già,aprirò nel deserto sentieri,darò acqua nell'aridità,perché tu sei prezioso ai miei occhi,vali più del più grande dei tesori,io sarò con te dovunque andrai,perché tu sei prezioso ai miei occhi,vali più del più grande dei tesori,io sarò con te dovunque andrai.

Io ti sarò accanto, sarò con teper tutto il tuo viaggio sarò con te,io ti sarò accanto, sarò con teper tutto il tuo viaggio sarò con te.

3. “RESTA QUI CON NOI”

Le ombre si distendono scende ormai la sera,e si allontanano dietro i monti

i riflessi di un giorno che non finirà,di un giorno che ora correrà sempreperché sappiamo che una nuova vitada qui è partita e mai più si fermerà.

Resta qui con noi, il sole scende già,resta qui con noi Signore, è sera ormai.

Resta qui con noi, il sole scende già,se tu sei fra noi la notte non verrà.

S'allarga verso il mare il tuo cerchio d'ondache il vento spingerà fino a quando

giungerà ai confini di ogni cuore,alle porte dell'amore vero;

come una fiamma che dove passa brucia,così il tuo amore tutto il mondo invaderà. RIT.

Davanti a noi l'umanità lotta, soffre e speracome una terra che nell'arsura

chiede l'acqua da un cielo senza nuvole,ma che sempre le può dare vita.

Con Te saremo sorgente d'acqua pura,con Te fra noi il deserto fiorirà. RIT.

4. “VOCAZIONE”

Era un giorno come tanti altri e quel giorno lui passò.Era un uomo come tanti altri e passando mi chiamò,come lo sapesse che il mio nome era proprio quello,

come mai vedesse proprio me nella sua vita non lo so,era un giorno come tanti altri e quel giorno mi chiamò.

Tu Dio che conosci il nome miofa’ che ascoltando la tua voce

io ricordi dove porta la mia strada:nella vita all’incontro con te.

Era l’alba triste e senza vita e qualcuno mi chiamò,era un uomo come tanti altri, ma la voce quella no.

Quante volte un uomo con il nome giusto mi ha chiamato,una volta sola l’ho sentito pronunciare con amore.

Era un uomo come nessun altro e quel giorno mi chiamò. RIT.

5. “CRISTO VIVE IN MEZZO A NOI”

Cristo vive in mezzo a noi. Alleluia, Alleluia.Cristo vive in mezzo a noi. In mezzo a noi, Alleluia.Tu sei via, sei verità, Tu sei la nostra vita,camminando insieme a Te vivremo in Te per sempre.

Ci raccogli nell’unità, riuniti nell’amore,nella gioia dinanzi a Te cantando la tua gloria. RIT.

Nella gioia camminerem, portando il tuo Vangelotestimoni di carità figli di Dio nel mondo. RIT.

Jesus Christ, you are my life, alleluia, alleluia,Jesus Christ, you are my life, you are my life, alleluia.

6. RIMANI CON ME (MARIA TI DO)

Maria tu sei la vita per me,sei la speranza, la gioia,

l’amore, tutto sei.Maria tu sai, quello che vuoi,

sai con che forza d’amorein cielo mi porterai.

Maria ti do il mio cuoreper sempre se vuoi,tu dammi l’amore

che non passa mai.Rimani con me

e andiamo nel mondo insieme,la tua presenza sarà

goccia di paradiso per l’umanità.

Maria con te sempre vivrò,in ogni momento giocando,

cantando, ti amerò.Seguendo i tuoi passi in te io avrò

la luce che illumina i giornie le notti dell’anima. RIT.

7. “NELLE TUE MANI”

Nelle tue mani affido la vita,Dio, mia salvezza sei Tu.

volgi lo sguardo al mio cuore,con Te al sicuro sarò.

Padre del cielo, per il tuo nome vivrò;un sacrificio con la mia lode io ti offrirò

per tutto ciò che sempre mi dai.Padre del cielo per il Tuo nome vivrò,

scruta il mio cuore e la mia lode io ti offrirò,per tutto ciò che sempre mi donerai

o Dio di ogni bontà.

Nelle tue mani è la mia vita,Dio, mia speranza sei tu,donami pace, o Signore,

con te al sicuro vivrò. RIT.

8. “PREGHIERA”

Signore, io ti prego con il cuore:la mia vita voglio offrire in mano a te;voglio solamente te servireed amare come hai amato Tu.

Fammi diventare amoresegno della tua libertà;fammi diventare amoresegno della tua verità.

Signore, io ti prego con il cuore:rendi forte la mia fede più che mai;dammi tu la forza per seguirtie per camminare sempre insieme a te. RIT.Signore, io ti prego con il cuore:dammi sempre la tua fedeltà;fa’ ch’io possa correre nel mondoe cantare a tutti la tua libertà. RIT.

9. ALZA LE BRACCIA APRI IL TUO CUORE

Grida la tua voglia di pace, grida la giustizia che vuoi.Scoprirai che da sempre una voce grida più forte di te.

Senti, questa voce ti cerca, senti, ha bisogno di te.Credi che nel profondo del cuore chi sta chiamando è Gesù.

ALZA LE BRACCIA, APRI IL TUO CUORE,DONA AL SIGNORE SPLENDIDA LODE.

NON DARE SPAZIO ALLA TRISTEZZA,MA CANTA GLORIA.

IN OGNI COSA RENDI IL TUO GRAZIE,CONTINUAMENTE INVOCA IL SUO NOME.

APRI IL TUO CUORE,LA FORZA DEL SUO AMORE È GIÀ IN TE.

Canta la tua voglia di gioia, canta la speranza che è in te.Scoprirai che la voce di Cristo canta più forte che mai.

Credi, è parola di vita, credi, egli è via e verità.Lascia che nel suo amore infinito trovi un amico anche in Te. RIT.

Ho sognato che camminavo in riva al mare con il Signoree rivedevo sullo schermo del cielo tutti i giorni

della mia vita passata.Per ogni giorno trascorso apparivano sulla sabbia due coppie di orme:

le mie e quelle del Signore.Ma in alcuni tratti ho visto una sola coppia di orme,

proprio nei giorni più difficili della mia vita.Allora ho detto:

"Signore, io ho scelto di vivere con Tee Tu mi avevi promesso che saresti stato sempre con me.

Perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti più difficili?".E Lui mi ha risposto: "Figlio, tu lo sai che Io ti amo

e non ti ho abbandonato mai: i giorni nei quali c'è soltantouna coppia di orme nella sabbia

sono proprio quelli in cui ti ho portato in braccio”.

IL RICORDO DI CHI HA CONDIVISO

CON ME QUESTA AVVENTURA....