· . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di...

510

Transcript of  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di...

Page 1:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch
Page 2:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

LE! IS ! ALLAC E

DI CRISTO)

Prima Traduzione I taliana

i H . M I L D M A Y e G A S T O NE C A V A L I ER I

MILANO

CASA EDITRICEBALDINI, CASTOLDI C .

°

Ga lle rza Vzttorzo Eman ue le 17-80

Page 3:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch
Page 4:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

F5A L LETTO R E

£ L/ 5 . L8Dopo che il Q uo Vad15 ha portato una

vera rivoluzione nel campo dei romanzi storici,parrà per lo meno ardito presentare al pubblico una nuova opera dello stesso genere so

stenendo che, per elevatezza di concetti isp iratori, e per larghezza di erudizione, l

autore

di essa non sia meno raccomandabile ed encomia

bile dello Sienckievicz . Non facciamo vane parole. Le quattrocento edizioni inglesi, francesi,tedesche, svedesi, rispondono del nostro giudizio .

Ben—Hur e‘

la produzione meravigliosa di un

piumeraviglioso ingegno , Lewis ! a lla ce, notocome va loroso ufficia le distintosi nella gu erradi secessione, dimorante a ttua lmente a Crow

fordsville Indiana (S. U. ex diplomatico,e‘ divenuto uno dei pm popolari scrittori del

suo paese ; nel volume , Gerusa lemme, Antio

chia ; tutto l’ Oriente, a diflerenza degli a ltrilibri che pongono la scena principa le in R oma ;costumi e vita del tempo di Cristo, sono magnificamente descritti. I l prologo, l

introduzione delprimo libro , benché traducendo da l testo inglese,sono stati da noi ridotti a proporzioni a lquantopiu brevi e più conformi a ll

indole del nostro

pubblico, il qua le, se non li salterà a pie‘ pari,

farà cosa buona , e se ne troverà contento perla bellezza che rzscontrercì nei libri seguenti cu i ,

pro logo e prima parte, sono necessaria seppurlunga preparazione.

1170502I TRADUTTOR I

Page 5:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch
Page 6:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Ma questa ri peti z ione de l la vecch ia s toria è appun to i l fa

sc ino pi ù bel l o de l raccon to famigl i are . Se noi c i ri pe

tiamo soven te dolc i pens ier i s enza provarne noi a perchè

non permetteremmo ad al tri d i des tar l i i n noi ?

PAUL R ICHTER Hesp .

Ve’

d’

Oriente p er le vie,‘

lon tani,

a ttraversando l’

aria p rofuma ta ,corrono i saggi addotti da le stelle… ,

Ma già tranquilla era la notte quando

Nacque il Bambino annunc i'

a tor di pac e .

Tacevan l’

aure di stup or p ercosse

e s’

acquetavan l’

onde a le caren e

dolci de i ven ti, in murmure soave

narran ti nove gioie al cheta mare :

torme d’

augelli s’

assidean su l’

onde

calme, trillando cantici festosi.

La na tiv i tà di C u s to L’Inno di MI LTON

Page 7:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch
Page 8:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

. L IB R O P R IMO

C AP ITOLO I .

J eb el es Zub leh è una catena d i mon ti del l ’ es tens io ne d io l tre ci nquan ta migl i a ma cos ì breve i n larghezza dafigurare su l l e carte geografiche come u n misero brucoc h e segua , stri sci ando , l a sua v ia , dal Nord a l Sud . Essasta , immobi l e , ere tta su l l e sue rup i rosse e b ianche ,

guardando verso i l d isco pal l ido de l sol e nascen te , e dal l esue vette si scorge solo i l deserto de ll’Arab ia , dove i ven t ide l l ’es t , così dan nos i a i vigneti d i Gerico . han no , fi n daitemp i pi ù remoti , creato u n campo propizi o al l e loro orrib i l i battagl i e . Le falde de l la catena del J ebel son ricoperteda u no strato fi tto d i sabbia lasciatev i dall’ Eufrate , e des timate a rimanervi , essendo essa una l i nea d i d iv is ionea l l e praterie d i Moab e Ammon all

’o vest, prate ri e c h e , una

vo l ta , facevan parte de l deserto .

L ’ araho s i parl a i n tu tto i l sud e i n tu tto l’ori en te del l aGiudea : epperò , i n l i ngua araba , Jebe l s ign ifica l etto d

’ i nn umerevo li canal i , c h e , i n terrompendo l a s trada Romana

ora u n sempl ice sen tiero a paragone d i u na v o ltas trada po lverosa per i pel l egri n i s i r ian i proven ien ti dal laMecca o d i re tti ad essa

,formavano dei sol ch i , ap p rofo n

de n tisi sempre p iù ne l loro corso , e riversan t i i torren tin e l la stagion e piovosa , ne l Giordano , oppure ne l Mar Morto .

Da uno d i ques ti cana li,e pi ù preci samente da quel l o

c h e nasce ai p i edi del J ebel e si es tende i n d i rezione nordes t, s i forma i l l etto de l fiume Iab lo k ; per ques to l etto

Page 9:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

passava, dire tto ’ all’ infin ita s tesa del deserto , d i b uon matti no , un V iaggiatore , cu i occorre r i volgere la nos tra a t tenz ione .

Al l ’apparenza d imostrava quaran taci n que ann i , e la sua

barba , per l’addie tro di u n nero castagno , faceva bel la mo

s tra di sè fiue ndo , brizzolata , su l suo petto .

I l suo viso era scu ro come cioccolatte , e nascosto da unrosso Kufiyeh . nome dato dai figl i del deserto , anche algiorno d ’ oggi , ai fazzoletti ch e servon loro da copricapo .

Di quando i n quando al zava gl i occhi , ed essi eranograndi e scuri . Era ves ti to c o n abi ti comunissimi ne ll’orie n te ,

abi t i d i c u i però non può esser fatta u na descri zione m in uta , perchè egl i e ra nascosto sotto una piccol a tenda su l

dorso d i u n dromedario b ianco ; gigan tesco . I popol i de ll ’occiden te forse non si sono ancora abi tuati a veder i c ammel l i i n assetto per l a traversata de l deserto . Al tre cose ,può essere , l i avrebbero d is i n teressat i a poco a poc o ,

non ques ta,per l a quale , ogn i vol ta , si sen tono mass ima

mente attratti . Anche al la fine d i l ungh i v iaggi , compi t i i ns i eme a carovane , anche dopo an n i ed ann i d i permanenzafra i Bedui n i , i nativ i de l l

’oves t , i n qual unque pos to si trov i no , si fermano ed atte ndono i cammel l i q uando san noc h

e ssi debbono passare . I l fasci no d i quest i enorm i quadru p edi non è nel la figura ridicola , nei movimen ti poco.

aggraziat i , nel passo s i le nzioso , o nel camminare pesan tecome le navi fo rman l

o rn ame n to pi ù gen ti l e de l mare ,così gl i animal i de l deserto sono , per i l deserto , l

’om amen to migl iore . Nel cammel lo esso ha u n mister ioso rappresentan te , d i modo c h e , mentre noi l o guardiamo , i l n os tro pens iero si trasporta d i riflesso su i misteri c h e i ncarnae i n c iò cons is te i l miraco lo del l ’attrazione insp iratac i.I l quadrupede , ch e usciva ora dal canale , avrebbe p o

tuto pretendere i l so l i to omaggio de i curios i . I l co l ore el ’ a l tezza del corpo , l a grandezza del pi ede , un complesso ,

non grasso ma muscoloso ; u n co l l o l u ngo , sotti l e , ri curvocome quel l o d i u n cigno ; i l muso , c o n mi o s pazio l a rgofra gl i occh i , e term inato a pun ta , i n modo che un bracc iale tto femmin i l e avrebbe potuto rin c h iuderlo ; l

’andatu raa pass i l e n ti , cau ta e s icura ; tu tto c ertific ava i l suo sangues i r iano , assol utamen te imparegg iabi le . Portava i l so l i to frontal e , c h e gl i copriva l a fron te , con una frangia scar latta , e gl iguarn iva i l col l o c o n del l e catene d i rame , penden ti , ognunadel le q ual i te rminava c o n u n campanel l o d ’argen to dai leggeri ti n ti n n i i ; però , a l fron ta le , non si accompagnavano

Page 10:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

I I

l e redi n i per i l caval ie re n è l a ci ngh ia d i cuo io pel servoconducen te . La sel l a , posta su l dorso , era u na meravigl ia ,e presso quals ias i popolo , c h e non fosse s tato que l l o dell’

Orien te , sarebbe derivata fama d’

in ve n tore a ch i n e avessecos trui ta u na dl s imi le . Cons is teva i n due casse d i l egno ,

appena l unghe un quattro pied i , b i l anciate,e penden t i

una per parte ; al l ’ i n terno erano foderate tappezzate ,ed accomodate i n modo da permettere a l pad rone d i sedereo d i giacere . mezzo sdraiato ; sopra tu tto ques to amme n n i

colo , poi , era d is tesa u na te nda verde , assai l arga d i d ietro .

tenuta ferma da ci ngh ie e da c orreggie d i cuoio s trette fral oro da i n numerevo l i nodi . Così gl

’ingegno si figl i d i Cush

avevano cercato d i rendere comoda l a v ia sol eggiata de ldeserto l u ngo l a q uale si recavano tan to per lo ro doverecome per loro pi acere .

Quando 11 dromedario usc ì dal cana le , c h e era gia giu n toal l o s bocco , i l v iagg iatore aveva passato i l confine de ll

’ El

Belka , l’

an tico Ammon . Dinanzi a sè egl i aveva i l so l ecoperto da vapor i d i nebbia , e i l deserto s termi nato ; nonl e region i del l e sabbie i n bal ia del S imu n , l e qual i eranp iù lontane , ma la region e ove i l verde si fa meno frequente , e dove i l te rrenc

e cosparso d i ciottol i e d i pi etregrigi e e brune . Qua e l à del le acaci e l anguen ti , dei ciu ffid ’erbe , dei p iccol i a rbus ti . Querci e , rov i e vari a l berel l i ,eran rimast i addietro , al confi ne del deserto , quas i al l i neati ,a gruppo , come se fossero venuti fin lì e poi s i fosserofermati a guardare l ’arida s tesa , spauri t i , se nz

aver i l c o

ragg io d ’

in o ltrarsi. I l giorno era al to . Quel l a parte d i s tradac h e era ben man tenuta s tava per te rminare .

I l cammel lo sembrava pi ù c h e mai segui re u na d i rezi onec o stre tto v i dal l a mano del l ’uomo , tan to a l l ungava ed affre ttava i l passo col muso rivol to a l l ’ampio orizzon te , aspi randol ’aria a pi ù ri prese per l e l arghe naric x . La lettiga dondol ava , si so l l evava e s

ab b assava come u n batte l l o al l a mercèdel l e onde . S

udnva i l frusci o del l e fogl ie secche cal pes tatee , d i q uando i n quando , u n profumo s imi l e a l l ’ odored

’asse n zio raddolciva l ’ aria . Al lodole e rondi n i svolazzavano

i n torno , e pern ic i bianche s’allo n tanavan o emettendo stran i

s ib i l i . Meno d i frequen te u na vol pe od u na iena correvanoveloc i per ven i r a studiare gl i osp i ti i n trus i a u na rel ati vad i s tanza .

A des tra sorgevano l e mon tagne del l a catena de l J ebeli l ve lo grigio - perla che le copri va , cambiava , da u n momento all

altro , i n u n col ore d i porpora che i l sol e poco

Page 11:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

1 2

dopo rendeva anche p iu rosso . Sopra le p i u al te cime u navvo l toio si aggi rava , c o n l e n tezza , l i b randos i su l l e grand ial i , ma i l v iaggiatore , rann icch iato sotto a l l a sua tendaverde , pareva non occupars i d i q uan to succedeva al l’ i ntorno . I suoi occh i fiss i , immobi l i , sembravano essere i np reda ad un sogno . Uomo ed animale procedevano comeguidat i d a una mano i nvis ib i l e .

Per due o re i l dromedario,c amm inò , certo del la propria

v ia , rivol to ad ori en te . E i l v iaggiatore non cambiò mai d iposiz ione e non guardò nè a destra n è a s i n is tra .

Nei dese rti l e d is tanze non si misurano a migl ia o aleghe , ma a saa t

,(ore ) o a mangi! (tappe ) ; i l saa t corris ponde a tre l eghe e mezza, i l mangi! a qui ndic i o ven tici nque ; e i l saa t è , su per gnu , l a veloci tà de i cammel l i c omuni . Un cammel lo s i ria no da trasporto , può , faci lmen te ,compiere i n u n ’ora tre l eghe e mezza , e , a gran fatica ,competere d i veloci tà c o l ven to ordi nario . I l p ae sag

gio , l ungo i l cammino , sub ì una completa trasformazione . I l J ebe l si stendeva lu ngh issimo , come un nastrocol or celes te ch iaro . Mucch i d ’ argi l l a e d i sabbia cal

carea si trovavano ad ogni passo . Di quando i n quandosi vedevano de l l e masse d i p ietre basal tiche , sent i nel l eavanzate del l a montagna ai confin i del l a pianura . E , i nfine ,s tese immense di

,sab b ia , ora pi ana , ora ammucchiata , ora

come d ivi sa i n so lch i , e s imi l e a l fondo d ’ un mare nonmol to prima agi tato dal l a tempes ta . Anche l ’atmosfera nonera pi ù l a s tessa d i poco i nnanz i . I l so le , già al to , avevatrion fato del la n ebbia e riscaldata l ’aria ; pareva c h e , c o i

raggi, volesse baciar con dolcezza i l viaggiatore sotto l atenda ; l a terra tu tt

a ll’ingiro e ra . illum in a ta da una l uce

biancas tra , e anche i l cie lo aveva degl i sp l endid i rifless i .Due ore trascorsero senza alcuna sos ta e s enza mutar

di rezione . Ormai tutto era s teri le ed arido i n torno . La sab .

bia s tessa era c osì i ndu ri ta e formava u na leggiera cros tac h e s i rompeva crepi tando ad ogn i passo del cammel lo .

I l Jebel era scomparso i n lon tananza e pareva d i esseren el l etto d i u n oceano scon finato . L ’ombre del cammel loe de l suo caval i ere

,c h e prima si d isegnavano dietro ad ess i ,

ora si riproducevano davan ti , e con ti nuavano ad essere l eloro un iche compagne . I l v iaggi atore però , non vedendoalcuna oasi , si sen tiva preso da u n forte scoraggiamento .

Nessuno , è bene ricordarlo , t raversa i l deserto per sem

p lice pi acere . Chi compi e i l tragi tto , c ostre tto v i dal c om

mercio o da ragion i famigl iari , l o compie per sen tieri

Page 12:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

13

cospars i d i ossa d i morti , d imenticate a gu isa d i t ri s t i emblemi funebri . Tal i sono l e s trade i n termi nab i l i che disgiungono l ’ ul tima sorgen te dal la sorgente p iù p ross ima, e p a

scol o da pascolo . I l cuore de l p i ù vecch io scei cco batteforte q uando lo scei cco si t rova so lo nei tratt i senzasen ti ero . Cos ì i l n ost ro amico non poteva certo esse re i nvi aggio per puro d ivertimen to , n è aveva l ’aspetto d i u nfuggi tivo poichè non guardava mai d ietro a sè . Allorch é

uno s i trova i n una s i tuazione come ques ta , sen te pau ra ecurios i tà , ma egl i non era n è pauroso n è curioso . L ’ uomoquando si t rova solo , s i adatterebbe , i n genere , a qual unqu ecompagn ia ; i l cane gl i d iv i ene u n buon camerata , i l cava l l ou n amico , ed egl i non s i vergognerebbe di c o lmarli d i carezzee parlar loro d ’affetto . I l cammel lo però non r iceveva maidal l ’uomo u n s im i l e tri buto , u na carezza , una paro la gen ti l e .

A mezzogiorno preciso , i l d romedario si fermò , sp o n ta

n eame n te , emettendo u n lamento pietoso . Pareva volessep rotestare per i l peso soverch io e ch ieder u n trattamen tocortese e u n po ’ d i sonno . I l padrone s i scosse come se s ides tasse dal l ’ aver dorm i to a lungo . Alzò l a tenda de l honda/2,guardò i l sple , esami nò i l paese da tu tte le part i , minutamente , come pe r i dentificare l a pos iz ione . Soddisfatto p o i

del l ’ esame , resp i ro a p ien i polmoni e scro l lo i l capo comeper d i re : Finalmen te ! Fi na lmente ! Un momento dopoi ncrociò l e man i sul petto , ch i nò l a tes ta e pregò i n s i l enzio . Compiuto q ues to dovere , s i preparò a d iscendere . Gli

uscì d i bocca un suono guttural e , famigl iare s enza dubbioai cammel l i d i Giobbe ! Ich I kh ! cioè I l segnal e d ’

ingin o c

ch iarsi. Len tamen te i l cammel lo ubb idi , prorompendo i n u n

lungo u r lo . I l caval i ere , fattos i un pun to d’appoggio de l

magro col lo del l ’an imal e , scese su l la sabbia .

CAPITOLO I I .

I l nos tro uomo era ammi revol e per l e p roporzion i de lcorpo , pi ù tarch iato che al to . Sl egando la corda d i seta ch eg l i s tri ngeva i l kufiyeh al la tes ta , l o cacciò i nd i etro i nmodo da lasciar completamen te scoperto i l v iso , un vi soenergico , ab b ro n zito ; l a fro nte era bassa e spaziosa , i l nasoaqui l ino , gl i occh i fatti a mandor la ; i capel l i fi tti , ruvid i ,di u n l ucido metal l ico , gl i s cendevano su l l e spal le i n mol te

Page 13:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

14

tre c c ie e gl i davano un ’aria origi nal e . Assomigl iava ai Farao n i o agl i u l timi Tolomei : a Mizraim , padre del la razzaegiz i ana . I ndossava i l kamis

,camicia d i un tessu to d i c o

tone b ianco , scenden te fino ai p ied i,dal l e man iche strette

,

aperta davan t i , e ricamata su l co l lo e su l petto . Sopra ques taportava u n soprabi to d i lana marron e ch iamato aba ,

c o n

sottana l unga , man iche corte , foderato i n ti eramen te d i stofiad i seta e d i coton e ed orl ato tu tt

all’ingiro da una l is ta

gial lo scura . I p iedi erano calzati da sandal i l egati c o n

s tr isci e d i pel l e morbida . Una fusci acca gl i attorniava lavi ta e formava i l kamis.

B isogna notare c he i l v i aggiatore dimos trava un gran c o

raggio , giacchè s’arrisch iava so l o ne l la traversata del gran

deserto , c h’

è ri trovo d i l eon i , d i l eopard i e di uomi n i selvaggi . Non portava c o n sè alc un

’arma , nemmeno i l bastone

adoperato per guidare i cammel l i . Qui ndi si poteva dedurnel a sua miss ione pacifica : o egl i e ra s traord i nari amen te au

dace o godeva di u na s traord i naria protezio ne .

Le membra de l v iaggiatore erano mdo lenzite per i l l u ngoe faticoso cammi no ; si s tropiccio l e man i , batté i pied iper terra come per isgran ch irli , passeggio i n su e i n gi ùdavan ti a l quadrupede fede le , c h e s ’era sdraiato so c ch iu

dendo g l i occh i , fe l ice d i quel po’ d ’ erba ch e aveva tro

vato . L ’uomo , ogn i ta n to , si fermava , facendosi ombra c o l

palmo del la mano,e , scru tando i n lontananza , i l suo vol to

si rannuvolava come per u n dis i ngan no sub ito , d i guisac he ch i l o avesse osserva to avrebbe capi to com ’ ei avesseatteso qualcuno e avrebbe ne l medesimo tempo provato l ac uriosità d i conoscere i l motivo c h e aveva condotto u n viag

giatore i n u n paese così poco civi l e . Sebbene ad osservarloparesse i l con trari o pure non era da metter i n dubbioch ’ egl i fosse certo del l ’ arrivo del la persona attesa . Nelfrattempo si di resse al l a l ettiga e , dal l a cassa oppos ta aque l l a ch ’egl i medes imo aveva occupata , tolse una spugna ,u n piccolo reci p iente d ’acqua , e lavò gl i occh i , l e nar ici e I l

muso del cammel lo . Dal la s tessa cassa tolse u n pan no ro

tondo , a righe bianche e rosse, u n mucch io d i bacchette edu n grosso bastone . Quest ’ u l timo era composto d i d ivers ipezzi posti l ’ uno den tro l ’al tro , i qual i , poi , u n i t i ins :eme , formavano u n bastone p i u al to de l la sua persona .

Dopo aver p iantato i l bas tone i n terra e averl o ci rcondatod i bacchette , l o coprì c o l panno , a gu isa di tenda , e gl iparve , lì sotto , d i essere i n una casa , mol to pi ù p iccola , èvero , d i que l l a degl i Arabi , ma simi le , sotto ogni aspetto ,

Page 14:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

15

ad u na d i esse . Sempre dal la cassa , prese u n tappeto d iforma quadra , e n e ricopri i l suo lo entro la capan nates tè fabbricata . Preparata i n ta l modo l a tenda , uscì , e si

mise a spazzare c o n cura i l te rren o ch e l a ci rcondava .

Eccettuato u no sciacal l o c h e scorrazzava i n dis tanza , e u n’a

qui la che si d i rigeva verso i l sasso d i Akaba , i l desertoera s i l enzioso e vuoto come s i lenziosa e vuota era l a vol tade l ci e lo .

I l v iaggiatore s i r i vo lse al cammel lo d i cendo a voce bassae i n una l i ngua sconosci u ta al deserto :

Siamo lon tan i da casa , o ve loce m io cors iero , ma Dioè con noi . B isogna aver pazienza .

Levo dei fagioli da un a tasca del la sel la , l i m is e i n u nsacco che appese sotto a l co l lo de l l

’an imal e , e , q uand’

e b b e

vis to l’accogl ien za fatta al cibo , s i guardò i n torno e tornò

a scrutare l ’ immensi tà de l deserto sul qual e i l s ol e dardeggia va i n fuocato .

V erran no disse assai calmo fra sè . Co lu i ch emi ha gu idato l i gu ida . Mi terrò pron to a r iceverl i .Dal l e tasche i n tern e de l l a tenda e da u n ces to di v im in i

ch e formava parte del mobi l io , l evò i l n ecessari o pe r ap

pron tare una colazi on e : p iatti d i terra , i n tessuti d i pagli a ,

vi no i n p icco li fiasch i d i pel le , carn e d i mon tone affumicata , shami o melagrane s i riane , pien e di sem i , datter ide ll

’El Shelebi, ecce l le n t i , cresciu ti n e i nakhil o fru ttet ide ll

’Arab ia Central e ; formaggio come l e fette d i l atte

d i Davide , e pane , fatto c o l l i evi to , proven ien te da l fo rnode l l a ci ttà .

Tutto questo egl i aveva portato con sè , ed ora poneva

p remurosamen te sotto l a tenda , sul tappeto . I n fi ne presetre pezze d i seta per copri re, secondo l

’uso del l e personep i ù al tolocate dell’Orie n te l e ginocch ia degl i i nvi tati duran te il pasto

,e da c iò si poteva comprendere quante

fossero l e persone da l u i attese a partecipare a l l a sua c o

l azione . Tutto era pron to . Egl i uscì dal la tenda e u n punton ero gl i apparve l on tano , ne l deserto . Rimase come pietrificato a quel la v i s ta ; gl i occh i gl i si d i l atarono , se n ti u nbri vido pervadere la sua persona . I l pu n to nero si avvic i

nava semp re pi ù , mutava colore ed era d ive nu to grande,

quas i q uanto u na mano ; i nfine , a poco a poco , prese proporzion i defin ite . Era u n d romedario quas i ugual e a q uel l odel n os tro v iaggiatore , al to e bianco , portan te u n honda/2o l ettiga dei p asseggieri de ll

Indo stan .

L’Egizian o in croc nò l e mani su l petto e guardò verso i l

c ie lo .

Page 15:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Dio so lo è grande esclamò reveren temente ecogl i occh i pien i d i lagrime .

Lo s tran iero s’

ac c ostò e s i fermò . Sembrava si r ides tasseda u n l u ngo son no . Osservò i l cammel lo ingi nocch iato , l acapanna , e l

’ uomo c h e s e ne s tava fermo davanti a l la porta ,

i n atto d i suppl i ca ; i ncrociò l e man i , abbassò i l capoe si mi se a pregare s i l enziosamente . Poco dopo scese da lco l l o de l cammel lo

,e, posto i l p iede su l la sabbia , s i avanzò

verso l’Egizian o ne l medes imo momento ch e ques ti muoveva ad i ncon trarlo . Si guardarono fissi , per u n momen to ,

poi si abbracciarono , e ognuno mise i l b raccio des tro su l l as pall a del l ’al tro ed i l s i n is tro su i fianch i , posando i l men tosu l petto , reci procamen te , prima a si n i stra , poi a destra .

Pace sia c o n te , o servo del vero Dio ! esclamòlo s trani ero .

Si i i l ben giu nto , o fratel l o del la vera fede Anche at e pace ri spose l’Egizian o c o n fervore .

I l nuovo venuto era u n uomo al to e magro , dal visogrande , dagl i occh i i n fossati , dai capel l i e dal la barba bianca ,dal l a carnagione un col ore tra la can nel l a ed i l b ronzo .

Anch ’egl i e ra privo d ’armi .I l suo costume era I ndiano ; gl i copriva i l capo u no

scial l e che scendeva su l l a nuca a pieghe profonde , a guisad i turbante ; i l suo vesti to era come quel lo del l ’ Egizi ano ,

eccettuata l ’aba , ch’ era più corta

,e l asciava i n travvedere

dei l argh i cal zon i ben aderen ti , però , a l col l o de l p i ede . I nl uogo dei sandal i portava del le mezze scarpe d i pel le rossa ,termi nate a pun ta . Meno l e scarpe , dal l a testa ai piedi , eraves ti to d i te l a b ianca . Aveva u n bel portamen to , u n ’ ariad ign i tosa

,severa . Visvamitra , u no dei pi ù grandi eroi asce

tici de ll’ I liade orien tale , avrebbe potuto aver i n l u i u n perfetto rappresentan te . Era un uomo degno , i n sapienza , d iesse r figl io d i Brahma e ne i ncarnava l a devozione .

Ne i suo i occh i e ra rispecch iata una grande vi tal i tà, maquando rialzò i l v iso dal petto del l ’ Egiziano , ess i eranopien i d i lagrime .

Dio solo è grande ! esclamò sciogl ie ndos i dall ’abbraccio .

E benedetti s iano quel l i che lo servono ! ri sposel’Egiziano merav igl iato del la parafrase de l la sua esclamazione d i poc ’anzi . Ma attend iamo aggiunse a ttend i amo : l ’al tro viene laggi ù .

Si volsero verso i l nord ov ’era gia i n vis ta u n terzo cam

Page 16:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

mello ,"

bianco come 1 preceden ti, .e che s ’ avan zava dondolandosi come una nave i n al to mare .

Attesero,r imanendo vici n i l ’ uno al l ’ al tro e si len zios i ,

finchè giunse I l nuovo viaggiatore che d iscese ed avanzòad i ncon trarl i .

Pace a te , o mio fratel l o — e i disse men tre ab

bracciava l’ Indian o . E l’Indian o ri spose : Sia fatto i l

ve lere di Dio !L ’ u ltimo arrivato non rassomigl iava affatto a i suo i am ici

la , sua persona e ra p i ù s n el l a : l a carnagion e bianca ; u n

volume di capel l i ch iar i ondu lat i coronava la sua tes ta p ic »

cola ma bel la , e i suoi grand i occh i neri davano segno d imol ta i n te l l i genza , di natura s i ncera e d i u n carattere forte .

Aveva i l capo scoperto ed era pr ivo d i armi . Sotto l ep iegh e del l a coperta bianca , ch

’ egl i i ndossava cori grazia ,appariva una tun ica scol l ata e dal l e man iche corte , fe rmataal l a v i ta da una ci n tu ra ch e gl i

'

sce'

ndeva quas i fino al l e ginocch ia , lasciando nudi i l co l l o , l e braccia , e l e gambe . Ipied i calzavano dei sandal i . Aveva ci nquan t ’ an n i e forse aneh e d i pi ù ima

"

nou li d imostrava . Gli an n i avevano datoso lo una certa austeri tà al suo con tegno e una certa mode !

razione al l a sua parola , ma non gl i avevano aggri nzi to il

viso 0 irh b ian catr i capel l i .Aveva un fis ico robusto e u n ’ immensa i n te l l igen za . No n

fa mesti er i i l d i re d i ch e paese egl i fosse : s ’e i non era d i

Atene dovevan essere Greci per l o men o i suoi an tenati .Quando l’Egiziano ebbe term i nato d i… abbracciar lo d i sse

c o n voce tremulaI ddi o m i fece arrivare qu i pe r i l primo ; qui nd i io

so d i essere sce l to come ospi te dei mie i fratelli. La tenda è’

a l suo posto e l a tavo la e p reparata per noi . Lasciatem ieserci tare l e mie mansion i .Prendendol i per mano l i to lse loro i san

dali , lavò loro i p ied i , e ge ttò .de ll’ acqua su l le loro man i ,

c h’e ssi qui ndi asci ugarono co n salv iette .

Poi , dopo a ver l avate - anche le propri e man i , egl i di sse :Bisogna aver cu ra de l l a n ostra . persona , fra tel l i ,

come lo ri ch iede i l nostro u ffici o , e mangiare per renderc iforti onde compiere i l nostro dovere duran te i l r imanentedel l a gio rnata . Mentre mangeremo imp areremo a c o n oscerc i

vicendevolmente , e c i di remo l ’u n l ’a l tro i nos tr i nomi , l enos tre patri e , e i nos tri i n ten ti .Li accompagnò al pos to che aveva l oro destinato e li fece

sedere i n modo c h e s i potessero trovare di fron te .

Page 17:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

18

Contemporaneamente l e l oro teste si chi narono , l e l oroman i s ’

in cro c iaro n o su l petto , ed ess i reci tarono , i n coro .

ad al ta voce , ques to semp l ice ri ngraziamento0 padre de ll’Un iverso , o nostro Dio ! Tutto quel l o

ch e abbiamo qu i è tuo ; accetta i nos tri r i ngraziamen ti eb e n edic ic i

,perchè poss iamo conti nuare sempre ad agi re se

c ondo i tuoi des ideri .Al l ’ ul tima parola ess i al zarono gl i occh i e si guardarono

i n faccia meravigl iati . Ognuno d i loro aveva par lato i n unal i ngua sconosciu ta agl i al tri ; eppure tu tti e tre avevan

compreso perfettamente c iò ch e s ’ era detto . Le loro persone tremarono per l ’emo zione

,perchè , dal m i racolo , ess i

d icevano d i riconoscere la presenza d ivi na .

CAPITOLO I I I .

L’ i ncon tro di cu i sopra avven ne ne l l ’anno di Roma 747 . Si

era ne l mese di d icembre e l ’ i nverno regnava sopra tutte l eregion i orien tal i de l Medi terraneo .

Quel l i c h e attraversano i l deserto i n ques ta stagione nonpossono prosegui re mol to tempo sen za senti rs i pres i d a ungrande appeti to . La compagn ia sotto la p iccola tenda nonfaceva certo eccezione al la rego la . Aveva mol ta fame equ i ndi mangiava d i gus to ; dopo c h e fu mesciu to i l v i no itre p ri nci pi arono a discorrere .

Nul l a riesce d i p iù gradi to ad u n viaggiatore de l sent i rs i ch iamare per nome da un amico in paese sconosci uto

d isse l’Egiziano ch e aveva voluto esser l’anfitrio n e delpas to .

Resteremo mol ti giorn i i ns ieme e sarebbe ora d ’in co

min c iare a conoscerci . Così . se v i aggrada , l'u l timo ve

n uto sarà i l p rimo a par lare .

.Pri nci piando pian piano , come u n i ndividuo pruden te ,i l Greco i ncomi nci ò

Quel lo ch’

i o ho da d i re , fratel l i , è c osì strano cmnon so proprio donde pri nci piare e i n q ual gu isa parl arcorrettamen te . I o non capisco ancora me s tesso . Son tan tos icuro

.c h e c iò ch e sto facendo , sia c iò c h e vuole i l maes tro ,

c h e i l servi rlo è per me una costante es tas i . Quando pens oal lo scopo c u i debbo adempiere provo una gioia c o sì grand eche riconosco essere c iò i l vo lere d ivi no .

Page 19:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

20

u n Ebreo , sapiente ne l l a s toria e ne l la legge del suo popoloda l u i appres i come esis tesse davvero i l Di o de l l e mie preghiere e come avesse composto l e sue leggi e fosse s tatoper seco l i padrone e re degl i Ebrei . Ciò non era forse l aRivelazione d i c u i avevo sognato ? La mia fede mi avevafruttato . I dd io m i aveva rispos to .

Com’

Egl i ri sponde a tu tti quel l i c h e l o imp loranoco n ta le fede ! d isse l ’ I ndiano .

Ma ah imè ! esclamò l’

Egiziano , vi so n poch i saggiabbastanza per capi re quando egl i ris ponda !

Questo non è tutto con ti nuò i l Greco . L ’ uomoc h e mi è s tato inviato m i ha detto d i pi ù . D isse che i profeti , che nel l

’ epoca c h e seguì la prima Rive laz ione p asseggiavan o e parlavano c o n Dio , d ichiararono ch

’ egl i sarebberi tornato . Mi diede i nomi dei profe t i e de i li bri sacri em i ci tò le loro parole . Mi d isse anche c he l a seconda ve

nuta era v ici na ed attesa da u n momento a l l ’ al tro i n C c

rusalemme .

I l Greco si fermò e i l suo viso si «rabb u 10 .

E ’ vero disse dopo una breve pausa è veroc h e l ’ uomo m i ha detto c h e come Dio e la Rivelazione d ic u i mi parlava erano s tati solo per gl i Ebrei così l o sa

rebbero ancora ques ta vo l ta . E non avverrà nu l la pe lresto de l mondo ? ch ies i No fu la r isposta chem i diede co n voce al tera . No , noi s i amo i l suo p òpo lo preferi to . La rispos ta però non m i scoraggio. Perchèdovrebbe um—s imi l e Dio l imitare i l suo amore e l a sua b e

n e fice n za ad un regno solo e ad una sola razza ? Mi ripromis i d i ven i r a capo d ’ ogni veri tà . Penetrai i l suo orgogl i oe trovai c h e i suoi padri erano s tati tu tti servi e l ett i permantenere la Veri tà i n vi ta perché i l mondo imparasse aconoscerla e fosse salvato . Quando l’Eb fe o se ne fu andato ,e m i ri trovai so lo ancora , i n nalzai a l ci el o u na nuova preghiera ! cioè c h e mi fosse permesso d i vedere i l Re al suoarr ivo e d i imparare ad ido latrarlo . Una notte m i sedetti su l l asogli a de l la porta del la m ia camera cercando d i avwc inarmi

ai m i s te ri del la m ia esis tenza , conoscendo c iò che si

gn ific a conoscere Dio ; tu tto ad un tratto ne l marec h”era sotto d i me , o

piuttosto ne l l ’ oscuri tà c h e c o

priva l a sua sup erficie , vid i u na stel la che comi nciava abri l lare ; l en tamente essa sp un tò

, s i avvici nò e s i fermò 50

pra la col l i na e sopra la mia porta , d i guisa c h e l a sua

l uce Splendeva pienamente su d i me . I o caddi a terra ,

mi addormentai e ud i i i n sogno una voce c h e mi diceva

Page 20:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

0 Gaspare ! La tua fede ha v i n to Che tu s ia benedetto !c o n due a l tre persone venute da l l e estreme part i de l mondo ,

vedrai Col u i che deve ven i re sara i tes timon io de l l a sua

venu ta , e , i n qua ls ias i occasion e potrai testimoniare i n suo

favore . Di buon matt ino al zat i e va ad i ncon trar lo , fidandoti del lo Spi ri to c h e t i gu iderà .

Di buon matti no m i des tai se ntendo i n me lo Spi r i to eprovando una l uce i n me assai maggiore d i que l la de l sol e .

M i tols i i l ves ti to da eremi ta e m i abbigl ia i da vecchi o ,

l evando da u n n asc o ndiglio°

il denaro che m i ero portatodal l a c i ttà .

Una nave passò poco l on tana l e feci cenno d ’ arrestars i ,fu i accol to a bordo

,e m i feci sbarcare ad An tiochia . Là

acquis tai u n cammel lo col l e re lative bardatu re . Fra i giar

di ni e g l i o rti che coprono l e spiaggi e de ll’

Oro n te sog

giorn ai a Emesa , a Damasco , a Boston , a Fi ladelfia ; qu i nd iven n i a ques ta vòlta . E così , 0 frate l l i , v o i conoscete l am ia storia per i n tero . Ora lascia te che io ascol t i l a vos tra .

CAPITOLO IV .

L’Egiziano e l

’I ndian o si guardarono reciprocamente ; il

primo fece u n cenno col l a mano ; i l secondo sal u tò e pri nc ip iò Nostro frate l lo ha parlato bene . Possan l e m ie parol e essere cos ì saggie come le sue . Egl i s ’ in terru p p e ,

rifie ttè u n is tan te , poi r icominciò :Voi potete ch iamarm i , fratel l o , c o l nome d i Me l

ch iorre . I o v i parlo i n una l i ngua ch e , se non è l a p i ù ve cch ia de l mondo

,fu almeno la prima a scrivers i i n tendo

d i re i l Sanscri to de ll’ India . I o so n I nd iano d i nasci ta . I lm io popolo fu i l primo ad avviars i pe l cammi no del la sa

p ienza , i l p r imo a dis ti nguerl a n ei vari rami del l e sci en ze ,i l p rimo a renderla bel l a . Checche avvenga d ’ora i n poi iquattro Ved i devono essere conservat i perchè son l e primefon ti del l a re l igione e del l a cu l tu ra del lo s pi ri to . Da ess ide rivaron o gl i Upa—Ved i , ch e come furon dettat i da Brahma ,t rattano d i medici na del l ’arte de l l a guerra , de ll

arc h ite ttura ,

del la musi ca e del l e 64 arti meccan ich e : i Vedi Angasdettat i da saggi i sp i rati e dedicati a l l ’ as tronomia , alla

grammatica,al l a prosodia , a l la pronuncia , al l e be l lezze ed

i ncan ti , ai ri ti re l igi osi e al l e cer imon ie : gl i Up a -Angas

Page 21:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

22

scri tt i da l sapien te Vyàsai e ded icati al la cosmogon ia , al lacrono logia , e all a geografia ; i nol tre i l Ramayana e i l Mah ab h àrata , poemi eroici , sono des ti nati a l l a perpetuazionedei nostri Dei e dei nos tri semi Dei . Questi , o frate l lo , sonoi sutra , o grand i l ibri d i ri ti sacri . Per me ora non ser

vono p i u ; tu ttavi a i n eterno resteran no ad i l l us trare i lgen io i ncomparabi l e del la mia razza . Ess i erano promessed i rap ida perfezione . Vo i ch iedete perchè le promesse caddero ? Ahimè ! I l i bri s tess i ch i usero tutte l e porte de l p rogresso e sotto pre tes to d i cura del l e an ime i loro autor id ivu lgarono i l p ri n c ipio fata le che u n uomo non deve dedicarsi al l e scoperte o a l le i nvenz ion i perchè I ddio lo haprovvedu to d i tu t te l e cose ch e gl i abbisognano . Quandotale comandamen to d iven ne legge sacra la l ucerna I nd ianasi sprofondò i n u n pozzo , ove , d

’ al lora i n poi , ri sch iaros trette mura ed acque amare . Queste al lus i on i , fratel l o , nonprovengono dal l ’orgogl io come ben capi rete quando v i avròdetto c h e i sutra i nsegnarono ch e v

’è u n Dio supremo chia

mato Brahma , e anche che i Puràna o poemi sacr i degl iUpa—Angas , c i par lano del la vi rtù , del l e opere buone , edel l

an ima . Così se mio fratel l o m i concederà d i parlaree l ’oratore s

’in ch inò ris pettosamen te davanti a l Greco

d i rò ch e secol i avan ti c h e i l suo popolo fosse conosciuto

,l e due idee Dio ed An ima assorbivano già tutte l e

forze de l l ’ i n te l l etto I ndiano . Pe r sp iegarmi megl io lasciatemi d i re ch e Brahma è i nd icato dagl i s tess i l ib r i sacricome u na tri ade Brahma Vishnu Shiva . Di quest iB rahma si d ice s ia stato l ’autore del la nos tra razza , crea ndol a quale egl i la d ivi se i n quattro rami . Prima egl i p o p o lòl a terra , c i ciel i ; i nd i preparò la terra per gl i s pin t ite rrestri ; dal la d i l u i bocca furon poi c reate l e cas te Brahm i ne a lu i p i ù pross ime per somigl ianza , pi ù sub l im i e pi ùnobi l i , un iche maestre e sp lic atric i dei Vedi , c h e , nel medes imo tempo egl i dettava ord i natiss im i e pi en i d i u ti l i c ogn izi oni . Dal l e sue bracci a usci rono i Kshatriya o guerrier i ;dal suo petto , l a sede del la vi ta , vennero i Vaisya , o p a

s tori , o col ti vatori , o mercanti ; dal suo piede , i n segnod i degradazione , scatu ri rono i sud ra , o sch iavi , desti nati aservi re l e al tre class i , lavoratori , artigian i e cosi v ia .

Pren

dete nota per d i pi ù , c h e l a legge , nata con loro , proi bivaal l ’ uomo d i una data classe d i d iven i re membro d i un ’ al tra ;i l Brahmifio non poteva i n iziars i ad u n ordine p iù basso ;s’

e i v io lava le leggi de l suo grado diveniva u n bandi to ,

abbandonato da tutti meno ch e dai bandi ti compagn i a l ui .

Page 22:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

A questo pu n to l’ imaginazione del Greco , p recorrendo sopraa tu tte l e conseguenze d i tal e degradazione , ebbe unos lancio superiore al l ’ i n te resse fin qu i d imostrato ed esclamò :

I n ta le s tato , o fratel lo , si t rovano quan ti abb i sognanod i u n Di o misericord ioso !

Sì , aggiunse l’Egiziano , d i u n Dio misericord ioso

come i l n os tro .

Le cigl i a de ll’ I nd iano s i con trassero do lorosamen te ma

quando l ’emozione fu passata egl i procedette c on voce raddo lc ita .

I o nacqu i Brahmino . La mia vi ta , per conseguen za ,

fu regolata da leggi fino al mi n imo atto , fino alla mia u l timaora . I l p rimo mio ci bo , i l m io battes imo

,l a p rima vol ta

c h e vid i i l sole , l’ i n izi azione m ia ne l primo ordi n e , furono

ce lebrati c o n tes ti sacr i e con r igide ce rimonie . I o nonpotevo camminare , mangiare e dorm i re senza la tema d iviolare u na l egge . E v i sarebbe s tato , o frate l lo , u n cas tigoper l ’an ima mia ! A seconda dei gradi d i peccato , l a miaan ima sarebbe andata nel l ’ uno o nel l ’ a l tro dei ci el i ;quel lo d ’

ldra c h’

è i l p i ù basso , o ne l pi ù a l to ch e è quel lod i Brahma ; oppure sarebbe s tata respi n ta per risorger alla

vi ta sotto il corpo d i u n’

verme , d’una mosca , d i u n pesce ,

Oppure d i u n bru to . La ricompensa per l a perfetta o sser

vanza sarebbe s tata la Beati tudi ne , o l’assorbimen to n e ll

’Essere d i B rahma c h e no n sarebbe s ta to tan to u n ’ a l traes i s tenza quan to pi uttos to u n asso luto ri poso .

L’Indiano s i fermò u n momento per pensare , poi , c o n

tinuando , d isse : I l compi to de l lo s tadio del l a vi ta d i u nu n Brahmino ch iamato del primo ordi ne è que l lo del la vi tad i s tud ioso . Quando fui pron to ad entrare ne l se c ond

o rdine

cioè q uando fu i l momento d i ammogl iarm i , d i d iven i recapo d i famigl ia io dubi tavo d i tu tto pers i n o d i B rahmaero u n ereti co . Dal la profondi tà de l pozzo , cioè dal l

’oscuri tài n cu i m i trovavo ne l la mia ignoranza , avevo scoperto u nal uce verso l ’a l to , verso l

’orifiz io d i esso , e des ideravo in te nsamen te d i sal i re a l ive l lo d i q uel l a fiamma luminosa . Finalmente oh c on qual i an n i di fati che affan nose !potei trovarm i i n p ieno giorno e amm irai i l p ri nci p io del l avi ta , l

’e l emen to pri ncipal e de l le rel igio n i , i l v i ncolo migl iorefra l ’an ima e Dio l ’amore !La faccia de l buon uomo , tu tta gri nze , s

imp orp orò al l’ im

p rovv iso ed egl i congiu nse l e man i c o n forza . Ne seguì u ns i le nzi o durante i l q uale gl i al tri l o guardavano

,e i l Greco

i n ispeci e , cogl i occh i p ien i d i lagrime .

F i nalmen te egl i rip igliò

Page 23:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

24

La fel ici tà de l l ’amore sta n el l’azione ; l a prova è c iò

che u no è d ispos to di fare per a l tri . I o non poteva trovaru n mi nuto d i riposo . Brahma aveva ri empi to i l mondo ditante persone misere . I Sudra ch iedevano consigl i a me ecos i fac evano i devoti e le vi ttime . L ’ i so la d i Gang e Lagore ra s i tuata o ve l e acque sacre de l Gange scompaiono nel l ’oc ean o I nd iano . Al l ’ ombra del tempio c o stru itov i pel sa

p ie n te Kapi l a , i n u na ri un ion e di pregh iere coi d iscepol i c h ela memoria beatificata del l ’ uomo san to tiene intorno al l a casa ,ten tai d i t rovar riposo . Ma due vol te al l ’an no ven ivano pel l e

grinaggi I nd ian i . La loro miseria ri n forzò i l m io amore .

Con tro i l suggerimen to c h e mi spi ngeva a parlare tenn ii l s i len zio poi chè una parol a con tro Brahma o la triaded e i Sutra mi avrebbe perduto . e m i avrebbe condan natou n atto d i gen ti lezza c o i bandi ti B rahmin i ch e . ogn i tan tosi trasci navano a mori re sopra l e sabbi e ardenti , o unabenedi zion e concessa , o u na tazza d ’acqua data ; ed io

sare i d ivenuto uno d i co loro che so n paria per l a fam i gl ia , per i l paese , per l a p ropria cas ta . L ’amore vi nse !lo parlai a i di scepol i n e l tempio ; mi trasci narono fuori ;parla i a i pel l egri n i ; mi cacciarono a sassate dal l

’ i sola . Su l l es trade maestre ten tai d i pred icare : i m iei ud i to ri mi fuggivano o atten tavano al l a m ia vi ta . I n tu tta l’ India i nfinenon v ’era l uogo ov ’ i o potess i trovare as i l o o salvezza:Nemmeno fra i bandi ti , perchè ; nonostante fossero c a

duti i n peccato credevano tuttora i n B rahma .

Nell a mia miseri a cercavo u n po ’ d i so l i tudi ne , nel l aquale nascondermi da tu tt i meno ch e da Dio . Segu i i i lcorso de l Gange fino al l a sorgente all

’Hymalaya . Quandoen trai ne l val i co a Hurdwar, dove i l fiume , nel l a sua immacolata pu rezza , sl ancia la sua c orren te fra l e bassure melmose , pregai per la mia razza, e m i credetti perduto a l ei

p er sempre . Fra gole , fra rupi , attraverso. gh iacciai , v i

c i no a cime ch e sembravano atti ngere l e ste l l e , con ti nuail a mia via fino a l Lang Tso , u n lago d i meravigl iose bellezze , addormentato ai p ied i del Tigr i Gange , ed e l Kai lasParb o t , gigan ti ch e s foggiano l a l oro corona d i nevebiancheggian te i n eterno d i faccia al sol e . Là , al c e n

tro de l l a terra , dove l’

Indo ,

i l Gange ed i l B rahmaputra ,nascono per correre nei l o ro alve i r is pettivi dove l ’ uman itàprese la sua d imora e si d ivise per popolare i l mondo ,

lasciando Balk , l a mad re del le ci ttà , ad attestare i l granfatto ; dove la Natura , ri tornata al le sue primi tive condizion i e s icura ne l l e sue immens i tà, i nvi ta i l sapien te e

Page 24:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

l’esiliato co n promessa d i sa lvezza ad uno e d i sol i tud i n ea l l ’al tro , l à i o m i recai per restar so l o con Dio , p regando ,

digiunando , attendendo la morte .

La sua voce si abbassò e le man i ossu te s i s tri nsero i nuna fervi da s tretta .

Una notte cammi navo presso l a s piaggia del lagoe parlavo al s i lenzio ascol tatore Quando verrà I ddio aredimerci ? Non v i sarà mai salvezza ? al l orchè al l ’ im

p ro vv iso una luce comi nci ò ad ardere tremul a fuori de ll ’acqua ; una s tel la si sol l evò e si mosse verso d i me , soffermando si su l mio capo . Lo splendore m i ab b agliò . Men tregiacevo a terra ud i i u na voce d i do lcezza i nfini ta : I ltuo amore ha vi n to . Che tu sia benedetto , o figl io de ll’ I nd ia ! La Redenzione è pross ima . Con due a l tri de ll’e stremèparti de l l a terra tu vedra i i l Reden tore e sara i tes timone del l asua venuta . Di buon matti no al zati , va ad i n con trare ques tedue persone e pon i tutta l a tua fede ne l l o Spi ri to ch e t igu iderà . E da a l lora l a luce r imase meco : così sa

p e vo ch’era la presenza vis i b i l e de l l o Spi r i to . I l matt i no

dopo comi nci ai a far ri torno ne l mondo abi tato , dal l a v ia,

donde ero venuto . I n u na fend i tura del l a mon tagna avevotrovato una piet ra d i notevole valore che vendetti a Hurdwar.

Da Lahwe , per Cabu l , e Y ezd giu ns i ad I spahan . Là compe raii l cammel lo e qui nd i fu i condotto a Bagdad , non aspettandol e carovane . Viaggiai so lo senza paura perchè lo Spi ri toera ed è tuttora c o n me . Qual e glori a è l a nostra , o frate l l i ! Noi vedremo i l Reden tore , gl i parl eremo , l o adoreremo ! Ho fin i to .

CAPITOLO V .

I l Greco proruppe i n v ivaci espress ion i d i gioi a e c on

gratu lazion i ; dopo l e qual i 1’ Egizi ano prese a d i re con

gravi tà caratteri s ti caVi salu to , mio fratel lo , vo i avete in c lto sofferto ed

io gioisco de l vos tro tr ion fo . Se en trambi des iderate asco ltarm i vi d i rò c h i sono e come fu i i ndotto a ven i re . Attende temi u n momento . Uscì ; d iede un ’occh iata a i cammelli e poi ri prese i l suo posto .

Le vostre parole,frate l l o , l e aveva dettate l o Spi

r i to d isse per i ncominciare e lo Spi ri to me le facomprendere . Ciascuno d i voi parlò partico larmente deivos tr i paes i : i n c iò v

era un gran motivo ch e adesso v i

Page 25:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

26

spiegherò : l asciatemi ora di rvi d i me e de l mio popolo .

I o sono Bal tha sar , Egiziano .

Le u l time parole furon dette adagio ma con tal e digni tàc h e ambedue gl i ud i tori s ’

in c h inaro n o all’

oratore .

Vi sono parecch ie glorie ch e posso attri bui re al lam ia razza con ti nuò ma io m i con ten terò d i u na . Las toria cominciò c o n noi . Noi fummo i primi a perpetraregl i even t i te nuti dagl i an nal i . Cosi noi non abbiamo tradiz ion i , c d i nvece de lla poes ia v i offriamo certezza . Sul l e facciate dei palazzi. e de i templ i , sugl i obel i schi , su l l e pare tidel l e tombe , no i scrivemmo i nomi dei nos tri re e l e .

l o ro ges ta ; e ai de l icati papi r i noi c o nfidammo l a sa

pienza dei nos tri fi losofi ed i segreti del la nos tra rel igionetutti i segreti meno u no del quale v i parl erò ora . Pi ù

an tico dei Vedi , 0 Melch iorre ; pi ù an tico del l e canzon id

Omero o de l le metafis iche d i Platone , o m io Gaspare ,pi ù vecchie dei l i b ri Sacri o dei re dei C h ine si, o di quel l id i Syddàrtha , pi ù vecch io del l a Genes i d i Mosè l’Eb re o ;pi ù vecch io d i tutt i i nsomma gl i an nal i uman i sono le scri ttu re d i Menes , i l nostro primo ReRiposando u n i stan te egl i fissò i suo i grandi occh i dolce

men te su l Greco dicendo Nel la giovi nezza de ll’Elladequal i , 0 Gaspare , furono i Maestri de i suo i maestri ?I l Greco s

inc h inò sorridendo .

Da q uesti an nal i conti nuò Bal thasar noi sappiamo c h e quando i padr i vennero da l l on tano deserto , dal lefon ti dei tre fiumi Sacri , dal vecch io I ran de l q uale voiparlas te , o Melch iorre recarono c o n sè la s tori a de l mondoe de l Di l uvio quale fu tramandata dai figl i d i Noè agl iArian i , e i n segnarono i concetti d i Dio , de l Creatore , dell’

An ima , immortal e come Dio . Quando i l compi to , c h e orac i ch iama , sarà fe l i cemente termi nato , se vorrete ven i re c o nme , v i mostrerò la bib l io teca Sacra del nos tro sacerdozi ofra tan ti i l Libro dei Morti n el qua le è i l ri tual e c h e deveessere osservato dal l

anima dopo c h e l a Morte l ’ha i nviata al Giudi zio eterno .

Queste idee Dio e l ’ an ima Immortal e furon porta te da M izraim al d i là del deserto , s i no al le r ive de lN i lo , faci l i e sempl ici nel la loro primi t iva purezza , come ètu tto ciò c h e proviene di rettamen te dal l e man i d i Dio . Talee ra pure i l p rimo ri to u na canzone ed una preghiera ,adatta per u n ’an ima gioconda , piena d i speranze ed i n namorata de l suo Creatore . A questo pun to i l Greco al zò l eman i esclamando

Page 27:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

28

sebbene i l suo a spetto fosse tranqu i l lo la sua voce l o trad iva .

Non disperate troppo , o mie i amici ricominciònon tutt i d imen ticarono Dio . Poco fa d iss i , forse v i ri

c ordere te , c h e ai papi r i c o nfidammo tu tti i segre t i del lanos tra re l igione , meno uno : d i quel lo parlero adesso . Una

vol ta avemmo per Re un certo Faraone c h e si prestava adogn i genere di riforme e d i i n novazion i Pe r s tabi l i re i l n uovosi s tema cercò d i far d imen ticare i n tieramen te que l l o vecch io .

Gl i Ebrei al lora abi tarono c on noi come sch iavi . Si os tin aro n o ad adorare i l loro Dio , e quando la persecuzioned ivenne i n tol lerab i l e , furono l i berat i i n u n modo ch e maisi potrà dimenticare . Mosè , anch

’egli u n Ebreo , ven ne alpalazzo e domandò i l permesso che gl i sch iavi , mi l i oni d inumero , lasciassero i l paese . La domanda ven iva a nomedel Dio d ’ I srael e . Faraone si rifiu tò . Senti te ciò ch e neseguì .

Prima , tu tta l’acqua , tan to quel l a de i l agh i e dei fium i

come quel la ne i pozzi e ne i reci pien ti si cambiò i n sangue .

Ancora i l monarca s i rifiu tò . Allora nacquero de l le rane ch ecopri rono tut ta l a terra . L ’al tro s i man ten ne sempre ost inato . Al lora Mosè gettò u n pugno d i cenere nel l ’aria e lapeste prese gl i Egizian i .Poi tutto i l bestiame tranne quel lo degl i Ebrei venne a

morire . Le locuste d ivorarono quan to di verde era ne l l aval le . A mezzodì i l giorno si mutò i n un

o scurità così p rofonda c h e l e lampade non facevano l uce .

Fi nalmen te durante la notte tu tti i p rimogen i ti degl i Egizian i mori rononeppur que l l o d i Faraone s i sal vò . Al lora egl i cedette . Maquando gl i Ebrei se ne andarono egl i l i inseguì co l suoeserci to .

Al l ’u ltimo momento i l mare s i d ivi se , cos icchè i fuggitivipoterono scampare .

Quando i persecu tori vol lero imi tar l i l e onde s i preci

p itaro n o l o ro addosso e travolsero caval l i , cocch ier i e Re .

Voi avete parlato d i r ivelaz ioni : o m ioGl i occh i celest i de l Greco bri l larono .

Io°

ap presi qua l’ era la s toria degl i Ebre i gridò

egl i v o i l a con fermate , Bal thasar !Sì , ma per bocca mia parla l

’Egitto , non Mosè .

'

I oi n terpreto i marmi . I sacerdoti d i q ue l l ’ epoca scrivevan oal l a l oro man iera c iò d i c u i era n testimon i .Cos ì v e

nngo a l segre to non ri feri to dagl i annal i . Al nò%tro

paese ab biamo sempre avuto , dai tempi d i que l lo sfortunato

Page 28:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Faraone due rel igion i , una privata , l’al tra pubbl ica ; u na

d i Dei i n numerevo l i adottata dal popolo ; l’a l tra d i un Dio

sol o adorato dal c le ro .

Ral legratev i c o n me , 0 fratel l i ! Tutt i i flage l l i i nven tatidai ti ran n i , furono van i . La veri tà gloriosa è vissuta ; eproprio ques to è i l suo giorno !I l corpo deperi to de ll’ Indian o s i curvò i n segno di gioi a

ed 11Greco gridò forteM i sembra d i senti re i l dese rto s tesso can tare .

Da un vici no rusce l le tto d’

acqua 1’ Egiziano bevve u n

sorso e procedette10 nacqu i ad Alessandria , pri ncipe e sacerdote , ed

ebbi u n ’ educazione adatta al la mia c lasse . Ben pres to peròm1 disgu sta i. Parte del la fede impos ta , era c h e dopo lamorte , o l tre l a dis truzione del corpo , l

’ an ima comi nciasse l asua len ta ascens ione s i no al l a pi ù al ta ed u l tima esi s tenza ;e questo i nd i pe nden temente dal la v i ta vissuta i n terra .

Quando udi i de l Regno del la Luce del Pers ia no , de l suoparadiso attraverso i l pon te C h in evat, ove van no sol o i buon i ,i l pensi ero m i tormen tò , ed i n ta l e modo che tan to di giornocome d i notte fan tasti cai su l l e idee del la tran smigrazio n e

Eterna .

Se , come m ’ i n segnò i l m io maestro , Dio era gi us to ,

perchè non v ’era a l cuna dis t inzione tra i buon i e i c attivi ?Finalmente venn i a l l a conclus ione che l a morte fosse so ltan to i l pun to d i separazione fra i cattiv i , c h e ven ivanoabbandonati e pun i ti , e i fedel i c h e ven ivano i n nal zati aduna v i ta p i ù nobi le ; non i l ri covero di Budda nè i l r i posonegativo di Brahma , o Melch iorre ; nè i l soggiorno agl iEl i s i , ch

è tu tto c iò ch e i l Cie lo permette secondo l afede ol impica , o Gaspare ; ma vi ta vi ta attiva , al l egra ,

eterna . Vi ta ass ieme a Dio ! La scoperta m i trasci nò adu n

’altra

’in ch iesta . Perchè deve l a veri tà esser tenu ta come

u n segreto a con forto ego is ta de l cle ro ?I l motivo per tal e segreto non v ’ era p 1u . La fi l osofia c i

aveva almeno data la tol l e ranza . I n Egi tto avevamo Romai nvece d i Rameses . Un giorno nel Bruc ch e io , i l q uartie rep iù bel lo e p i ù abi tato d1 Alessandria , predi cai . L

Orie n te

e l’O c c ide n te mi d iedero udi tori . Studen ti c h e frequen tavanola B ibl ioteca , sacerdoti del Serapeo , ozios i del Museo ,patron i de l l o s tad io , paesan i de l Rhac o tis, una fol l a , insomma , s i fermò per sen ti rmi .Predicai su Dio , su l l

’an ima , su l gius to’

e l ’ ingi us to e su lCie lo , r icompensa al l e vi te v i rtuose . Voi , o. Melch iorre ,

Page 29:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

fos te preso a sassate : 1 miei udi tori dapprima furono sor

pres i , poi ri sero .

Parlai d i nuovo ed ess i m i fecero bersagl io d i epigrammi ,copri rono i l m io Dio d i r id icolo ed ofi

'

uscaro n o i l m io paradiso col l o scherno . Per non d i lu ngarmi troppo , i o cedettid inanzi a loro .

L’Indian o sospi rò d icendo L ’ uomo è nemico del

l ’ uomo , 0 frate l l i ! Bal thasar ri prese :

10 pensai a l ungo i ntorno al l a ragione del l ’ i n successod el l ’ impresa .

Rimontando i l fiume , ad u na giornata di v iaggio dal l aci t tà , si trova u n vi l laggio d i pastori e d i o rticu ltori ;pres i u n batte l l o e mi V I c i recai . Su l far del la sera ch iamai a raccol ta la popolazione , u omi n i e donne , i pover i trai poveri ; te n n i l oro i l medes imo discorso c h e avevo tenutone l Bruc c he io : ess i non risero .

Alla terza riun ione ven ne formata una società rel igiosa .

Al lora torna i i n c i ttà .

Andando al la r iva dei fiume , sotto l e s tel l e che mi sembravano cos ì bri l l an ti e vi ci ne , mi ven ne ques t ’ ideaD ’ i ncomi nciare u na ri forma , d i non andare nei palazzi

dei g rand i e dei ri cchi,bensì ne i tuguri de i po veri e degl i

umi l i . Mi propos i d i sac n fic are l a mia vi ta . Come primopasso affittai l e m ie vas te proprietà affinchè i l reddi to fossecerto ai uto ai sofferen ti . Da quel di , 0 fratel l i , peregri nail ungo i l N i lo . ne i v i l laggi , e presso tutte l e tr ibù , predicando un Dio , una vi ta retta , e l a r icompensa i n Ciel o .

Feci de l gran bene ; non s ta a me i l di rl o . Io pu re so c h e

una parte del mondo è pronta per ricevere Colu i c h e noiandiamo a cercare .

Un rossore s i d iffuse sul le guan c ie abbronzate del l ’oratore , ma passato che fu , egl i r i p rese

Gl i ann i trascors i così , 0 fratel l i m iei , furon tormen tati da u n solo pensiero . Qualora mori ss i c h e d iverrebbe ,del la causa da me i n iziata ? Fi n i rebbe c o n me ? Avevo sognato tan te vol te d i u n ’ organi zzazione come del l a metaconven iente a coronare il mio l avoro . Per non n asc o n

derv i nu l l a v i d i rò che avevo provato a metterla ad effetto ,

ma fal l i i . Fratel l i , i l mo ndo è ora i n tal i condi zion i c h e

per ris torare la fede Mizra im ica ilrifor matore deve avere d ip iù de l l ’umana sanzione ; non dève ven i re so lamente i nnome di Dio , egl i deve avere le prove soggette al l a suaparol a ; egl i deve d imostrare tutto ci ò che dice , perfino IddioCosì preoccupata è la mente d i mit i e d i s is temi , è tal e

Page 30:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

l’affiuire ovunque d i fal se d ivi ni tà i n terra , nel l ’aria , ne lcielo , ch e i l r i to rno al l a prima re l igione non può compiers ic h e attraverso

'

vie sangui nose , attraverso campi d i persecuzione ; cioè come d i re c h e i c o n v ertiti devono essered ispos ti a mori re p iu ttos to che d isd i rs i .E c h i, i n q ues t

’epoca , può portare la fede degl i uomi n ia ta l pun to se non Dio medes imo ?Per red imere l a razza , non i ntendo d ire d i distrugge rla ;

per redimerla , Egl i deve mani festars i ancora una vol taEgl i deve ven i re i n persona .

Un ’emozione i n tensa s’

imp adro n ì d i tutti e tre .

Non andiamo noi forse a cercar lo ? escl amò i lGreco .

Voi comprenderete perchè fal l11 nel l ’ impresa d ’organ izzare disse l’Egizian o a l lorchè l

’emozione fu passata .

I o non avevo l ’ app rovazione divi na . I l sapere che i l m iolavoro s i sarebbe perduto m i rendeva estremamente in fel i ce . I o credevo nel la p regh iera , e , per rendere le mi e orazion i pu re e forti , come vo i, frate l l i m ie i , mi r i ti rai da lmondo abi tato e cercai conforto ne l l a sol i tud i ne .

Andai a l d i là de l l a q u i n ta cataratta , al d i l à de l l 1mcontro de i fiumi i n Sennar , a l d i l à d i Bahr e l Abiad , nel l aparte pi ù sconosciu ta de ll’Afric a . I n quei l uoghi , una montagna ce leste come i l cie lo , getta u na fresc

omb ra su tu ttal a parte occiden tale de l deserto , e , c o n l e sue cascate d ineve d isciol ta al imenta ‘

u n vasto lago formatos i all’ e st del l asua base . I l l ago è l a sorgen te de l gran fiume .

Per pi ù d i u n an no l a mon tagna mi di ede ricetto . I datter i m i nutri rono : l e pregh iere sol l evarono i l m io s pi ri to .

Una sera andai ne l l ’orto vi ci no a l lago e pregai cosìI l mondo sta per mori re . Quando verrai ? Perchè non potrò

io vedere la Reden zione , o mio Dio ? L’

acqua cris tal l i nabri l lava a l r iflesso del l e s te l l e . Una d i esse parve ab b ando

nare i l suo posto e i n nalzars i al l a superfici e dove d iven tòd i u no spl e ndore tal e da abbagl iare gl i occh i . Poi s i mosseverso d i me e si fermò sopra i l m io capo , apparen temen tea portata d i mano . Cadd i a terra e mi copri i i l v iso . Unavoce ch e non era terrena mi d isse : Le tue fat ich e han novi n to . Che tu sia benedetto , o figl i o d i M izra im ! La Rede nzio ne verrà . Con due al tri , venuti dal l e es treme part ide l mondo , tu vedrai il

Salva tore…Di buon matti no alzatie va ad i ncon trar l i e q uando sarete giu n ti tu tti a l la ci ttàsan ta d i Gerusal emme , ch i edete al popol o : Dov ’è col u ich

è nato Re degl i Ebrei ? Poichè noi abbiamo veduto la

Page 31:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 2

sua stel la sorgere dall’ Est e s iamo i nviati qu i per add

rarlo Pon i tutta l a tua fiducia nel lo Sp ir i to che ti gu iderà

E l a l uce d ivenne per me una R ivelazione i ndubi tab i le er imase mia un ica i nsp i ratri ce ed un ica guida .

Essa mi condusse per l a via de l fiume a Memfi dove m ipreparai ad attraversare i l deserto . Comperai i l mio cammèllo e ven n i q ua senza ri posarm i dal la via d i Suez eKufile h attraverso l e p ianu re d i Moab ed Ammon . I ddio èc on noi , 0 fratel l i .Egl i fece u na pausa ; poi co n pron tezza i nsol i ta si alza

rono tu tti e s i guardarono .

Diss i ch e v ’era un motivo ch e c’

in sp irava a d i re i nu n certo modo dei nostri popol i e de l l e loro trad i z ion ip rosegu ì Colu i c h e noi and iamo a cercare era ch iamatoRe degl i Ebre i ; con quel nome noi dobbiamo ch iedere d ilu i . Ma ora ch e c i s iamo i ncon trati , ch e ci s i amo udi ti , poss iamo conoscerlo come Reden tore , non solo degl i Ebrei , mad i tutte l e nazion i del la terra . I l Patriarca , che sopravvisseal Di l uvio , aveva seco tre figl i , e l e loro famigl i e , dal le qual ii l mondo fu ri popolato . Nel la vecch ia Ariana Vaèjo , l a c ono sc iu tissima regione di S i ria ne l cuor de ll’Asia , ess i si d iv isero . L

India e i l lon tan o Orien te ri cevettero i figl i de lprimo figl io ; i d iscenden ti de l m i nore , dal Nord , sbarcaronoi n Europa quel l i del secondo (attraverso i deserti vici no a lmar Rosso ) , passarono i n Africa : e , sebbene per la mass imaparte abi ti no ancora i n tende nomadi , a lcun i d i essi d iven nero edificatori d i case l ungo i l N i l o .

I tre un irono le palme moss i da u n medesimo impu lsoPotrebbe esservi al cunchè d i megl io o rd i nato ? d1

p iu ch iaramente di vi no ? esclamarono ad una voce .

Bal thasar conti nuòQuando avremo trovato i l Signore , 0 fratel l i , tu tte

l e generazion i ven tu re s’ i ngi nocch ieranno a lu i i n segno

d i omaggio , imitando c i. E quando c i d ivideremo , perandar ognuno per la nos tra v ia , i l mondo avrà imparato una nuova dottri na e cioè che i l Paradiso p uò

esser meri tato non solo col l a spada , non solo col la sag

gezza umana, ma bensì co l la Fede , co ll’Amore

,col le Opere

BuoneVi fu un s i l en zio i n terrotto da sospi ri e san tificato c o n *

l agrime poichè la gioia c h e l i r i empiva tu tti e ra i neffabi le .»

Le loro mani si disgiu nsero ed i ns ieme s i protese ro fuordel la tenda . I l deserto era calmo come il cielo . I l sol e tramo n

'

a

tava rap idamente . I cammel l i dorm ivano . Poco dopo la tenda

Page 32:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

fu levata , e gl i avanzi dei vi veri rimess i n el l e casse ; gl i amic imontarono i n sel l a e s

a vviaro no i n fi l a d i retti dal l ’ Egiz iano . I l loro cammi no n el l a ri g ida notte era r

'

ivol to al

l ’occiden te . I cammel l i camm inavano a trotto s icu ro mantenendo le dis tanze e la l i nea re tta cosi esattamente ch equel l i ch e segu ivano parevano camminare su l l e orme de lcapo . I caval i er i non parlarono u na sol vol ta duran te i l tragitto .

A poco a poco sp u n tò l a l u na . E mentre le tre b iancheed al te figure avanzavano a passo s i le nz ioso , sembravano ,

al la l uce d ’

o p ale , spettr i i n fuga d i nanz i ad ombre odiose .

Tutto ad u n tratto , nel l ’ a ria , avanti a l o ro ; su l l a cima d iu na bianca co l l i na , sc in tillò una fiamma sotti l e ; mentre l aguardavano l ’appariz ione s i mutò i n u n fuoco d i u n immensos plendore . I l oro cuori batterono forte ; l e lo ro anime fremettero ; ess i gridarono ad una voce sola

La s te l la ! La s te l la ! I dd io è con noi !

CAPITOLO VI .

Ad ori en te , nelle mura d i Gerusalemme , si trovano leporte d i Betl emme e d i J oppa . I l recinto che l e ci rconda èu no dei pos ti pi ù importan t i del l a ci ttà . Mol to prima ch e

Dawde aspi rasse a Sion , s i trovava i n que l posto u naci ttadel l a . Quando i l figl io d i J esse scacciò Je b usfl e , e comin c iò a fabbri care , l a ci ttade l l a d iven n e l

’es tremi tà nordoves t del l a nuova mura , d i fese da un a torre pi ù imponente d i q ue l l a an tica . Tan to i l campo come la porta ,non d i meno , non furon toccati , per l a ragione che l es trade le qual i s

j n c o n travano e 51 d ividevano davan tiad ess i no n potevan esse re trasportate a nessu n al tropun to , mentre i l reci n to c h e l e ci rcondava era d iven tatou n vero cen tro d i mercato . Ai tempi d i Salomone v ’e rai n que l la loca l i tà gran traffico dovuto i n par te ai c ommerc ian ti Egizian i e a i r icch i negozianti di

°

Tiro e di

Sidone . Sono passat i quas i tremi la an n i ; eppu re ancor oggiv

e sisto no traccie d i commercio . Un pel legr i no i n cerca d imerce non ha che a rivolgers i a l l a porta d i J oppa . Qualch evol ta l a scena ri esce assai an imata e fa pensare ch e cosadev

’esser stato ques to s i to a i giorn i d i Erode i l C o stru t

tore . I l l ettore deve trasportars i c o l pensi ero a quei tempi ,e a quel mercato .

Page 33:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Secondo il Calendari o degl i Ebrei l ’ i ncon tro degl i uomi n i saggi , descri tto ne i capi tol i p receden ti , ebbe l uogonel pomeriggio de l 25

° giorno de l terzo mese del l ’ anno,

cioè i l 25 d l dicembre ; l’ an no era i l secondo del la 19 3 .ma

Ol impiade o i l 747 di Roma , 11 67° d i Erode i l Grande , ed

i l 35° an no de l suo regno ; i l q uarto p rima de l l ’ Era Cri

stian a . L ’ora de l giorno,secondo i l costume , giudaico co

min c iava co l sol e , l a prima ora essendo la prima dopo i ll evar de l sol e ; cosi , per esser p remsi, il mercato d i Joppa ,

dura nte la prima ora de l giorno , era mol to an imato . Leporte massic c ie eran s tate aperte fino dal l ’ a lba .

I l commercio sempre crescente aveva i nvaso anche unv ico lo s tretto ed una corte sotto le mura del la grande torre .

Siccome Gerusalemme è s i tuata su l la parte montuosa de lpaese , l

’ aria de l matti no era p iu ttosto fredda . I raggi delso le , ch e promettevano d i ri scaldare l ’ aria , si fermavanoprovocanti su i merl i del l e torri , dal le qual i s

’ udiva i l tubare dei piccion i e lo s tormi re de lle l o ro a l i . Per far c o

noscenza c o l popolo del l a c i ttà san ta , e per comprendere l epagi ne seguenti , sarà necessario d i fermars i a l la porta e d ipassare i n rivista la scena .

Migl iore opportun i tà d i q ues ta non può esser offerta perconoscere i l popol i no . La scena appare , a tu t ta prima , unagran con fusio ne , d i rumori , d i co lor i e d i cose . Questoavviene specialmen te ne l v ico lo e n ell a corte . I l terreno èse lciato da l arghe ed i rregolari piastre c h e ri percuotono i lcal pes ti o ed i l vocio . Unendoci al l a fo l la e prendendo unpo ’ d i famigl iari tà cogl i afi

ari del mercato , C l sarà poss i bi l ed i fare l ’ ana l is i d i ques to popolo .

I n un angolo , un asi no , son necch iava sotto i l peso dei.pan ieri ri co lmi d i l en ti cch ie , d i fagiuo li , d i ci pol l e e d i C 1trio li, proven ien t i fresch i da l l e terrazze e dai giard i n i d iGal i lea . Quando non era occupato a Servi re ai cl ien ti

,i l

padrone gridava , vantando ai passan ti l a sua merce . Nul l ad i p i ù sempl ice de l su o costume : portava de i sandal i ;aveva una greggia coperta i n crociata su d i u na spal l a efermata al la V i ta da una ci n tu ra d i cuoio . Là vici no , assaipi ù imponen te e grottesco , sebbene non c o sì pazi ente comel ’asi no , stava i ngi nocch iato u n cammel lo , ossuto , gri gio , c o n

dei l u ngh i , i rt i pel i ross icci sotto al l a gola , i l col l o ed i lcorpo ; e carico d i ces te e d i scatol e curiosamente accomodate su d i u n ’ enorme sel la . I l proprietario era u n Egiziano p iccol o e snel l o . La sua

carnagione aveva preso i lcolore delle s trade po lverose e del l e sabbie de l deserto .

Page 35:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

corpi del le persone , vendi tori i n somma d i quals ias i a rti colosi d i l usso c h e d ’uso , i q ual i ti rando , qua è là con forzade l l e corde . ora con grida , ora con lu smgh e , s

affaticavan o

vend i tori d ’

an ima li , as i n i , caval l i , vitel l i , pecore , capre belau ti, e goffi cammel l i ; an imal i d i tu tte l e specie e c c e t

tuato i l maia l e , che era proi b i to dal l e l eggi ebraiche . Tuttequeste scen e potevano veders i , a ogn i p 1è sosp i n to per l

’an !

t1eo mercato .

CAPITOLO VI I .

Fermiamoci al l a porta , appena fuori d i essa , dove la gen teafflu iva e donde parti va ; guard 1am0 ed ascol t iamo aprendobene occh i ed orecch ie .

Giungiamo proprio i n tempo Opportuno Ecco due uomin iragguardevo l i che si avanzano i n modo da esserci benei n v is ta .

Dio , come fa freddo ! d iceva uno d i ess i ch ’ erari coperto d ’ una gagli arda armatura e portava su l capo u nelmo d i rame e su l petto u na corazza l ucen te . Come fafreddo t1 r1c ordi , m 1o caro , que l sotterraneo ne l Com itium ,

che la s tori a d ice servi re d ’ entrata al mondo i n tero ? PerPlu tone ! lo potre i fermarm i li questa mane , finchè mi sonoscaldatoL ’ i nd iv iduo i n terrogato lasc1o cadere i l cappuccio de l

suo man tel lo m 1litare , e , scoprendo i l vi so , ri s pose c o n

u n sorri so i ron i co : Gl i elm i del l e legion i c h e vi nseroMarco Anton io eran ri coperti d i n eve Gal l ica ; ma tum io povero amico se i appena giunto dall’Egitto ed haiancor vivo i l ri cordo del l ’ estate .

Dette queste parol e sp arve ro entrando i n ci ttà . Quandoanche non avessero parlato , dall

arma tura e dal passopesan te , s i sarebbero giudicat i so ldati roman i . Dietro adess i ven iva u n Ebreo , magro d i s tatu ra , dal l e spal l e r icu rve . vesti to d

’una tonaca rossa ; gl i occh i e i l vi so eranoombreggiat i da l la l u nga capigl iatura scomposta . Egl i erasolo . Quel l i ch e l’ in c o n travan o r idevano , se no n facevanod i peggio , perchè egl i era u n Nazzareno appartenen te al l asetta spregevole c h e rifiutava i Libri d i Mosè e si ded icavaa i ri ti e non s i tagl i ava i capel l i men tre duravano i voti .Mentre ques ta abbominevole figu ra si al lon tanava

,av

ven iva u n improvviso tumu l to ne l la fol l a ch e s i diwde va

Page 36:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

pron tamen te a des tra e a s i n is tra con pungen t i esclamaz ion i . Cagione d i ciò e ra u n i ndi viduo c h e l i neamen ti ecos tume rivel avano Ebreo . I l suo man te l lo d i te la b ianca

,

era al lacciato al col lo con dei cordon i d i se ta gial la svo laz

zan t i li beramen te sul l e s pal le ; i l suo abi to riccamen te ricamato

,u na fusa ac c a rossa c o n frangie d ’ oro gl i gi rava

parecch i e vol te i n torno a l l a vi ta ; la s ua fisc n om xa eracalma , egl i sorrideva anche a col oro ch e i n modo rozzamen te frettol oso , gl i facevan o

largo . Un lebbroso ? No ; egl iera solo u n Samari tano . La fo l la c h e s i a l l ontanava , se ih

te rrogata , avrebbe r ispos to c h e egl i e ra u n mulatto , u nass i ro ; i l solo con tatto de l suo abi to era c osì ri pugnan tec h e u n I srae l i ta , nemmeno se i n agon ia , avrebbe a prezzod i ta le con tatto accettata l a v i ta . Quando David e pose su l

monte S ion i l suo trono c o l so lo aiu to d i Giuda , l e d iec itri bù s i s tab iliro n o a Sh e ck em , una ci ttà mol to p iù vecchiae a quel tempo i n fin i tamen te pi ù ricca d i sacre memorie .

L ’ un ione finale del l e tribù non ac q ue tò l a d ispu ta comi nc ia ta . I Samari tan i d ifendevano i loro tabernacol i per Geri z im e men tre sos tenevano super iore la loro san ti tà , ridevano degl i irati dottori d i Gerusalemme . I l tempo nonm i tigo i l l o ro odio . Sotto Erode l a

convers ion e al l a fedeera aper ta a tutto i l mondo eccetto che a i Samari ta n i .A loro so l i e ra proi bi ta asso lu tamen te , e per sempre , l acomunanza cogl i Ebre i .Men tre i l Samari tano si i ncammi nava sotto l ’ arco del l a

p orta d i l à u sci ron o tre uom in i c osì divers i da tu tti que l l id a noi finora vedu ti .Ess i erano d i una statu ra s t raord i naria , e d i una straor

din aria compless ione ; i loro occh i erano azzurr i e laloro carnagione tan ta del i cata c h e i l lo ro sangue trasparivaattraverso l a pe l l e come azzurre pen nel late ; i l o ro capel l ipu re ch iari e corti , l e tes te p icco le e rotonde , ri posavanoferme su i co l l i come tronch i d ’al bero , tu n ich e d i l anaaperte -

'

sul petto , senza man iche , fermate c o n una largaci n tura , avvolgevano i l loro co rpo lasciando sco perte l eb raccia e l e gambe talmen te forti ch e si sarebbero detted i gladiatori ; e quando v i aggiungess imo i loro modi trascu rati , confidenz ia l i ed i nsolen ti , non c i meravigl i eremoc h e i l popo lo l asciasse lo ro i l passo , si fermasse e si v o l

tasse add ietro dopo c h e erano passat i per dar loro u n ’u ltima occh iata . Erano giuocator i n e l l ’arena , l o ttatori , c or

rido ri, p ugillatori, schermidori , profe ssmn isti sconosciuti ne l l aGiudea prima del l a venuta dei Romani , i q ual i , eccettuatoil tempo ch e dedicavano all

addestrarsi e a l gi ronzolare

Page 37:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

38

pei giard i n i real i , si facevano vedere sedut i i n compagn iadel le guardi e al la porta del palazzo , o forse erano ospi t ip roven ienti dal la Cesarea , Sebaste o Gerico , dove Erode ,pi ù Greco che Eb re o ,

°

e c o n tu tto l’

amore d i u n Romanoamante d i gi uoch i e d i spettacol i sangui nos i , aveva fabb ricato vasti teatri e v i te neva ora del l e scuol e d i sch ermacome quel le d ’uso nel le provi nci e gal l iche , o nel le tr i bùsl ave del Danubio .

Per Bacco ! esclamò uno d i ess i , porta ndo i l pugnoal l ’al tezza de l la spal la i cran î degl i avversari non han nolo spessore d i u n guscio d ’ovo !Lo sguardo bru tal e c h e accompagna quel gesto ci di

sgusta e noi s iamo l ie ti d i ri volgerci a qualche cosa d i pi ùpiacevole .

Di rimpetto a noi s ta u n banco d i frutta . I l p roprietarioè cal vo , ha i l v iso l ungo e un naso fatto a guisa de l beccod i u n fal co . E ’ seduto 50pra un tappeto dis teso su l la sabb ia e volge l e spal le a l mu ro ; sopra l a sua testa pendeuna misera tenda ; i n torno a l ui , a l la mano , disposti soprapiccol i sgabel l i , s tanno scato le p iene d i mandorl e , uva ,

fich i e melegrane . Gl i si avvici na u n uomo’

che non p os

s iamo a meno d i guardare , ma per ben al tra ragione d ique l la c h e c i fece alzare gl i occh i su i gladiatori : egl i è

veramen te bell o , u n bel l i ss imo Greco . Una corona d i mi rtoal l a qual e sono ancora attaccat i pal l id i fiori e bacche mature , gl i ti ene ferm i i cape l l i e ci rconda le sue tempia .

La sua tu nica scarl atta è fatta d i una morbida s toffa d il an a ; sotto al l a ci n tura di cuoi o d i bufalo , al lacciata davan ti da u na fibbia d ’oro l ucen te , gl i cade la sottana finoal le gi nocch ia co n profonde pieghe e guarn izion i de l l os tesso metal lo ; u na sciarpa , pure d i lana , mista d i b iancoe d i gial lo , gl i ci rconda i l col lo . Le braccia e l e gambesono scoperte

,sono bianche come l ’avorio d 'un candore

che ri ve la l ’ uso conti n uo d i bagni , d ’ol io , d i s pazzol ee d i forbici . I l vendi tore , fermo al suo posto , s i piega i navanti , e al zando le man i , col le palme all

ing1u e l e d i tad is tese .

Che hai questa matti na , o figl io d i Fafo ?gl i domandò i l g iovane Greco guardando pi ù al l e scato l ec h e a l Ci pr iotto . I o ho fame ; c h e hai da colazi one ?

Frutta genui ne del‘

Pedio , come ne fan no uso so loi can tant i d i Antioch ia ogn i matti na per ri nforzare l a l o rovoce ris pose il vendi tore i n tono len to e nasa le .

Page 38:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Non me ne importa u n fico dei cantan ti di Antioch ia esclamò i l Greco . Tu sei , come sono i o , u nadoratore d i Afrodi te , qui ndi ti ass icu ro ch e l e l oro vocisono fredde come i l ven to de l Caspian . Vedi tu ques taci n tura ? è u n regalo del l a grande Salomè .

La sorel l a del Re esclamò il Cipr iotto c o n u n al troi n ch i no .

E ’ d i u n gusto rega l e e ammi revole . E perchè no ?Essa è pi ù greca del Re . l a mia colazione ? Ecco i ltuo danaro . Rame rosso d i Cipro . Dammi del l ’ uva

Non vuoi anche de i datter i ?Non sono arabo .

Neppu re de i fich i ?Ques to sarebbe come prenderm i per u n Ebreo . No ,

sol o de l l ’ uva des idero . Per i Greci n u l l a v i è d i migl i orede l v i no .

Questo can tore azzimato , i n mezzo al l a con fus ione de lmercato è una figura ch e d i ffici lmente si d imentica , ma ,come per sfidarc i a l paragone , u n

al tra persona lo s eguedes tando tutta la nos tra meravigl ia .

Egl i s ’avan za

'

p iano p iano , co l l a tes ta bassa ; si ferma adi nterva l l i , rivo lgendo gl i occh i a l cie lo

,come per pregare .

Un S imi le t ipo non può trovars i ch e i n Gerusal emme .

Appesa ad un nastro c h e gl i t i ene fermo i l man tel lo s porges ul l a fronte un a bus ta d i pel l e , di forma quadrata ; u n

’a ltra ugual e è l egata da una fettuccia a l b racci o s i n i s tro , gl ior l i de l suo abi to sono ornati d i una frangia al ta : e daques ti i nd i z i dal suo cos tume e dal l ’odore d i sant i tà intensa c he si difi

'

o nde i n torno a l ui , l o riconosciamo per u nFari seo d i u na soci età rel igiosa , una set ta pol i t ica , i l c u i

bigotti smo e i l c u i potere por te ranno i n breve tempo mol tidispiaceri a l mondo . La fol la è assai densa a l d i l à del l eporte su l l a s trada d i J oppa . Lasc iando i l Fariseo s iamoattratti da a lcun i gruppi d i persone , l e qual i , ad agevolarei l nos tro s tudio , se n e s tan no opportunamen te in

'

d isp arte .

Vediamo , primo fra e ssi , u n uomo di nobi le aspetto , dal l acarnagion e ch iara e fine , dagl i occh i neri e l ucen t i , dal l abarba l unga ed abbondan te , r i cco d

ungue n ti, ves ti to r i ccamen te in modo adatto al l a s tagione . Teneva i n mano unabas tone e portava sospeso al col l o , per mezzo d i u n cordon eun grande sigi l l o d ’oro . Era scortato da parecch i serv i ;alcun i d i essi portavano del l e pi ccol e spade al l e C in tu re , e ,quando gl i ri vo lgevano l a paro la , l o facevano co l massimori spetto .

Page 39:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

40

I l resto del l a carovana consis teva i n due Arabi genui n i ,magri come u n fi l o , co l VISO abbronzato , col le guan c ie i nfossate , e cogl i occh i d

’ una l ucidezza quasi malvagia ; sopraal la l o ro testa portavano dei ross i t

'

arbooshes ; sopra i l oroabas, avvi luppan ti l a spal la s i n i stra ed i l b raccio destrodel l e coperte d i l ana . C ’era un gran contrattare perchè gliArabi s tavano vendendo i c avalli ofi

'

re ndo li c o n tu tto i l

l oro ardore e c o n voci squ i l lan t i . I l personaggio e legantelasciava parlare i suo i servi , d i quando i n quando risp o n

deva c o n gran d ign i tà ; ad un tratto , scorgendo i l Cipriotto ,si fermò e comprò dei fich i .Se dopo c h e l ’ i n tera compagn ia ha passata la porta v icino

a l Fari seo noi c i portiamo dal vendi tore d i frutta , eg l i c iraccon terà c o n grand i reverenze come lo s tran iero fosseu n Ebreo , uno dei p rinci p i de l la ci ttà c h e ha viaggiato e d

imparato a disti nguere l a dife re n za c h e passa tra l ’ uvacomune di Si ria e quel l a d i Cip ro .

E cosi , fin verso mezzodì , e qualche vol ta pi ù tardi , v i ècos tan te corren te d ’

afiari al la porta d i J oppa , affari d’ogn i

sorta , che fanno i n terven i re a l mercato rappresen tant i d iogn i tri bù d i I srae l e , di tutte quel l e sette ’ fra c u i l ’anticafede è s tata suddivisa e frazionata , d i tutte l e rel igion i el e diwsio n i socia l i , d i tutta la plebe avventurosa , c h e ,

gauden te e tumul tuan te , gozzovigl i a al l e Spal l e d ’ Erodee dei Cesari suoi successori .I n al tre parol e , Gerusal emme , ricca nel la s tori a sacra , p iu

ri cca n el l e sacre profezie , l a Gerusalemme di Salomone ,ne l l a quale l ’argento era abbondan te come le p ietre , e icedri numeros i come i smoomori del l a val l e non era cheu na 00pia d i Roma , u n centro d i p rati che profane , unasede d i pote re pagano . Un re Ebreo i ndossò u n giornovesti t i sacerdotal i ed andò nel Tempio a o firire i ncenso .

Ne ven ne fuori u n l ebbroso ; ma , nel l ’ epoca del la qual eparl iamo , Pompeo en trò ne l tempio d i Erode ed anchen e ll

e h al, e sorti senza timore , non trovando c h e u na stanzavuota , e d i Dio non una vestigia .

Page 40:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

4 1

CAPITOLO VI I I .

Torn iamo al l a corte descri tta come parte de l mercatode l l a porta d i Joppa . Erano l e tre d i giorno e parecch iagente era andata v ia ; nondimeno la fo l la con ti nuava adaccorrere se n z

alc un’

ap pare n te d imi nuzione . Dei n uov i ven uti , v

’era u n gruppo laggi ù vici no a l l a parete , compos tod i Un uomo , una donna e un asi no , gruppo che meri tavad i essere notato . L ’ uomo era vi ci no al l a tes ta de l l ’an imal ee teneva i n mano u na redi ne d i cuo i o appoggi andos i sopraun bastone che sembrava foss e s tato sce l to per i l doppi ouso d i pungo lo e d i sostegno ; i l s uo abi to era come quel l odegl i Ebre i che gl i erano attorno , eccetto c h e aveva l ’apparenza d ’ essere n uovo . I l man te l l o l o ravvolgeva fino a l l atesta , e l a ves te , ch e copri va l a sua persona dal co l lo al l ecal cagna , era , probabi lmen te , quel la ch

’e i sol eva i ndossarea l la Si nagoga nei giorn i fes tivi . I l v iso però era scopertoe d imostrava u na ci nquan ti na d ’an n i , ciò che confermavai l grigio screzi an te la sua barba nera . Guardava i n torno asè , per metà curioso e per metà smarri to , come u n fo

restiere od u n provi ncial e .

L ’as i no mangiava tranqu i l lamente u na bracciata d ’e rbade l l a quale v i era abbondanza al mercato . I l suo natu ral eres ti o non ammetteva che l o s i d is tu rbasse e non s i ramme n tava già pi ù del l a donna seduta su l s uo dorso e ac co c

colata su l l a sel l a imbotti ta . Una veste d i s toffa d i lana scuraco p ri va completamen te la persona d i l ei , mentre u n biancove lo l e adornava i l capo ed i l co l l o . Ogni tan to , s pi n tadal la curios i tà d i vedere e d i sen t i re qualche cosa , e l la si

t i rava da parte i l vel o , ma c o sì poco c h e , i l vol to nonres tava del tu tto v is i bi le .

Fi nalmen te vi fu c h i s i accos tò al l ’uomo e gl i ch iese :Non s i ete vo i Giuseppe da Nazareth ?

Chi l o‘

i n terrogava gli stava proprio vi ci no .

C osì mi chiamo ri spose Giuseppe vo l tandosi c ongravi tà . E voi ? Ah ! pace sia c o n voi , amico mio ,

Rabbi Samuele !Lo s tesso v

’ auguro anch ’ i oI l Rabbi s i fermò guardando l a donna , poi aggi unse

Pace a voi , al l a vos tra casa , e ai vos tri se rviCiò detto egl i s i m ise u na mano su l pe tto

,e ab

Page 41:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

4 2

b assò i l capo i n segno d i sal uto verso l a don na , che , ve

de ndo lo , aveva già sol levato i l ve lo abbastan za per lasci arscorgere u n v iso d ’

ado lesc e n te . Giuseppe e i l Rabbi s iporsero le des tre come per avv ic in arle vicendevo lmenteal le l abbra ; però , al l

’ u l timo momento , l e mani si lasciaronoe ognuno baciò la propria , por tando po i l e palme al lafron te .

V e cosi poca po lvere sopra i vos tr i ab i ti d issei l Rabbi , famigliarme n te , che arguisco vo i abbiate passatala notte i n ques ta ci t tà dei nos tri padri .

No , r ispose Giuseppe , poichè non potendoarrivare ch e a Betan ia prima c h e sopraggiungesse la notterimanemmo laggiù ne l Khan e ri pigl i ammo i l camminoa l lo Sp un tar del giorno

I l v iaggio c h e dovrete fare sarà l ungo al lora ; nonsarà termi nato a Joppa spero

No , termi nerà a Betl emmeI l con tegno del Rabbi , prima aperto ed amichevol e , d i

ven ne ch i uso e mi naccioso,ed egl i emise u na speci e d i

grugn i to anzichè toss i re come di consueto .

Si , si , capisco diss’

egli . Voi s iete n ato a Betl emmee v i c i recate c o n vostra figl ia per esser compu tati fra ipagatori d i tasse come ordi nò Cesare . I figl i d i Giacobbesono come erano l e tr i bù i n Egi tto solo ess i non hanno nèu n Mosè né un Giosuè . Come so n decaduti i possen tiGiuseppe ri spose senza scompors i

La donna non è mia figl iaMa i l Rabbi s ’era i n fatuato i n pol i tica e p roseguì senza

notare la spiegazion eCosa s tanno facendo 1 fanatici laggm ne l l a Gal i leaI o sono un fal egname , e Nazareth è un vi l l aggio

d isse Giuseppe pruden temente . La strada su l la qualè si

trova i l mio banco d i operaio non è una v ia c h e conducead alcuna ci ttà . Spaccando e segando ass i n on trovo tempoper prender parte al le d iscu ss ion i de i parti t i

Ma vo i si ete u n Ebreo d isse c o n serie tà i lRabbi e s iete u n

’Ebre o discenden te d i Dawd'

e . Poss ib i le c h e vo i possiate t rovar piacere ne l pagar quals ias i tassaal l ’ i n fuor i de l s i cl o dato per an t ico costume a Je o va ?Giuseppe s i manten ne calmo .

I o non m i lamento con ti nuò l ’al tro de ll’

au

men to del l a tassa . Un de nario è una bagatel la . E ’ l ’ impos izione che io ri tengo u n ’ offesa . Che cos ’ è i l pagarla se

non una sottoscri zione al la ti rannia ? Ditemi : è vero ch e

Page 43:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

44

ch e l’

as i no aveva sparpagl iato ; poi s’

ap p ogg10 al suo b as tone , aspettando .

Dopo u n ’oretta la comiti va ol trepassò i l cancel l o , e , voltando si a S inistra , prese la V ia che conduce a Betlemme .

La d iscesa del l a val le d i H innom era abbastanza scoscesa ,

ed era adorna; qua e là , d i o l ivi s elvati ci . Con mol ta sol lec itudin e e tenerezza i l Nazareno camminava a fianco del ladon na tenendo ne l le man i l a C inghia d i cuoi o del somare l l o . Al la l oro si n is tra , a sud est , attorno al Monte Sion ,

sorgevano l e mura del la ci ttà , e al la loro des tra s i vedevanodel le ri p ide col l i n e che formavano i confin i del l a val l e .

Lentamen te passarono i l basso stagno del Gihon ne lq ual e i l so le rifletteva l ’ ombre rimpiccio l i te dei col l i , eprocedettero adag io adagio tenendosi para l le l i a l l ’acquadal lo stagno d i Salomone s i no al luogo ove era un casi norus tico , l uogo detto oggi Col l e de l Catti vo Consigl io . Giu n t icolà p ri nci piarono a d iscendere verso i l p iano d i Re fra im.

I l so l e riverb ava i suoi raggi for tis sim i su l la facciata de l lafamosa local i tà e a l bacio dei suoi ragg i Maria lasciò caderadd ietro i l velo e scopri i l capo .

Giuseppe l e raccontò la s tori a dei Fi l is te i qu i sorpres ine l campo da Davide . Ma nel suo raccon to e ra mi nuziosoe parlava dandos i u n ’aria solenne e modi che parevanoquel l i d i uno sciocco . El la non lo asco l tava sempre . Tantoper mare che per terra gl i Ebrei , ove s

1n c o n trin o , sonoriconosci bi l i . I l ti po fisico del la razza è stato sempre i lmedes imo ; però , fra i nd iv iduo e i nd ivi duo , v i sono del le dissomigl ianze . I l figl io d i J esse c i fu descri t to rubi condo ebel l i ss imo d i aspetto . Gl i uomi ni , d ’ al lora i n poi , si re

go laro n o su que l t ipo per giudicare gl i Ebre i e dal l a fisonomia del l ’antenato , p retesero d i conoscere quel la dei d iscenden ti . Cosi tu tti i nostri Salomoni han no bei v is i ecapel l i e barba cas tagna , quando sono al l

’ombra , e colo rd ’oro quando sono a l sole . C o sì ci fan no credere c h e fosse ro l e ciocche d i Assalonne , i l p red i le tto d i Davide . E ,

non essendovi u na s toria auten tica , l a tradizione c i ha dettonon meno bene d i l e i de l la q ua le d iscorriamo ora e c h e

segui remo nel la ci ttà del biondo re che fu così be l l o .

El la non aveva più d i q ui ndic i an n i . Le sue fattezze . l asua voce e i s uo i mod i eran que l l i t ra la fanciu l l ezza e l ’etàde l lo sviluppo . I l suo viso era d i u n

o vale perfetto ; l a suacarnagione pi ù ch iara che bel la ; i l naso regolare ; l e l abbra , l eggermen te d isch i use , eran o rosse come fragole matu re , dando a l l a bocca ardore e tenerezza ; gl i occh i erano

Page 44:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

ce les ti e grandi , dal l e l unghe pal peb re , e‘

dal l e l unghecigl i a , ed in armonia con tutto ci ò u n vo lume immensod i

.cape l l i d ’oro , te nu t i n e l modo concesso al le giovan i spose

Ebree,s pioven ti C ioè per la v i ta s i no a tocca r la sel la su l l a

q ual e essa sedeva . La gola ed i l co l lo erano morbide ,l anugi nose , come ta lvol ta si può osservare i n a lcu ne don ne ,e c h e mettono i n un ’ arti s ta i l dubbio se s i tratti d i u nefie tto d i l i nee o d i colori . Aveva anche al tre indefin ib ili

be l lezze , ad esempio u n’ ari a d i pu rezza che sol o u n ’ an ima

ange l i ca può dimostrare , e u n certo c h e d i e tereo chesembrava non pote r essere toccato da man i mortal i . Spesso ,

aveva le l abbra tremu le , e sol levava i begl i occh i a l ci el o ,

d ivenuto anch ’ esso pi ù ch iaro o i ncrociava . l e man isu l petto come i n atto d i adorazione o d i pregh iera o a l

zava il capo come ch i ascol ta atten to u na voce che ch iam idal l ’ al to . Ogn i tan to , i n terrompendo l e sue noiose narrazio n i , Giuseppe s i vol tava a guardarl a , e , ammi rando l

e

spressio n e del suo viso i rraggiato d i l uce , d imen ticava is uo i ragionamen ti , e , ch inand o i l capo , fantas ti cando , contin uava a cammi nare .

Cosi ess i term in arono d i perco rrere la gran pianu ra ei nfine raggiunsero i l co l l e Mar El ias , da l quale , attraversol a val le , ammi rarono Betlemme . Là s i fermarono e ri posarono , men tre Giuseppe i nd icava a Mari a i l uogh i sacri .Po i scesero nel l a val l e e andarono ad u n pozzo che recavais toriato u no dei meravigl i os i fatti d ’ arm i d i Dawde . Lospazio angusto era pie no d i gen te e d i an imal i . Giuseppeebbe i l dubbio , se

l a ci ttà fosse c o sì affo l lata , c h e l a ge nt i l e sua compagna , avesse potuto trovarvi r icovero . Senzapor tempo i n mezzo egl i corse avanti , passò l a col on namarmorea c h e i nd icava la tomba d i Rachel e , e , pe l versan te fio rito , non sal utando alcu na del l e pe rsone c h e in

contro per . v ia , cont inuò a correre fi nchè si fermò davan tia l l a porta del Khan c h e a l lora era fuori dal l e mura de l v ill aggio v ici no a u n croci cch io di s trade .

CAPITOLO IX .

Per cap i re a fondo c iò che accade a l Nazareno i l l e ttoredeve ricordars i che l e taverne de ll’O rie n te eran ben d iverseda q ue l l e de ll ’occiden te

,Esse erano dai Pers ia…ch iamate

Khan e fatte ne l modo p i ù sempl ice ; erano reci n ti ch ius i ,

Page 45:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

46

senza casa o tetto , s pesso privi d i u n cance l l o o d ’ unapor ta . Le loro abi tazion i erano scel te a seconda de ll

om

bra , del l a s icurezza, o del l a poss i bi l i tà d i atti nger acqua .

Tal i erano l e taverne che ri pararono Giacobbe al lorchèandò i n Paden Aran per c erca

rvi mogl i e . Sim i l i a quel l aposson o oggi v ederse ne del l e al tre nel l e oas i de l deserto .

Però alcune d i esse , i n i specie q uel l e sul la s trada ch e d iv ideva due grand i c i ttà . come Gerusalemme ed Alessandria ,

erano edifici pri ncipesch i c h e c on statavan l a pietà dei Re c h eli avevano fabbricati , Sol i tamen te però non erano ch e l acasa od i l podere d i uno sceicco nei qual i , come i n quart ier i general i , egl i conduceva l a sua tri bù . L ’

o sp itare i

viaggiatori era l ’u l timo dei l oro us i ; erano mercati , fattorie ,e fortezze ; l uogh i d assemb lea , ed abi tazion i per i mercan ti c d artigian i , come luogh i d i r icovero per i v iandan tivagabond i e sorpres i dal la notte . La conduzione d i ques tia lbergh i col piva s i ngolarmente i forestier i . Non v ’era nè ostenè ostessa , n è camerie re , n è cuoco , nè cuci na ; nè guardiano al l a porta . Gl i osp i t i ch e arrivavano , v i dimoravano quan to vol evano . Ma bisognava c h e s i portassero c o n

sè i C ibi e g l i u tens i l i da cuci na oppure che l i c omp eras

sero dai vendi tori de l Khan . La stessa regola valeva pell e tto e per i l foraggio per l e bes ti e . Acqua , r icovero , r iposo e protezione eran tutto c iò c h e si poteva ri ch iedere dalproprietario , ed era gratu i to . La pace de l la Si nagoga era talvol ta d is tu rbata da disputan t i sch iamazzatori , ma quel l a de iKhan mai . Le case e tu tte le loro atti nenze erano sacreu n pozzo non lo era d i p iù .

I l Khan , a Betlemme , davan t i al qual e Giuseppe e sua

mogli e s i fermarono , era un buon esemplare de l l a sua sp ec ie , non essendo nè mol to primi tivo nè mol to pri nci pesco .

L ’ edifizio era puramente ori en tal e cioè e ra un b locco quadrango lare d i pietre greggie ad un solo piano , col

.

tettop iatto , es ternamente non i n terrotto da alcuna finestra , conu na sol a en trata pri nci pal e , u n portone fatto a vol ta , dallato es t o facciata . La s trada era . c o sì vici na al l a portac h e l a polvere copr iva per metà l ’ arch i trave . Un riparofatto d i roccie cominci ava al l ’ angolo sud - est del fabbricato

,

si estendeva per mol ti metri giù pe l pendi o , ad un puntodel quale si d ivideva a l l ’ ovest verso u n promon tori o d ip ietra calcarea , formando ,

c iò c h’

è pi ù essenzial e ad u nKhan ragguardevole , cioè una s icura staccionata per gl i an imal i . I n u n vi l laggio come Betlemme , s iccome non v ’ erac h e uno sceicco , n o n ci p o teva

'

e ssere pi ù d i u n Khan ; e

Page 46:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

sebbene n ato i n que l l uogo , i l Nazareno , dopo aver al ungo vi ssu to al trove , non aveva a lcun di ri tto ad ospi ta l i tàne l l a ci ttà . I n

°

o l tre , l’

e numerazmn e per la quale egl i ven ivapoteva esse re lavoro d i settimane o d i mesi . I legati Roman i , nel l e provi ncie , e ra no conosci u ti pe r pigri , e , metteresè stesso e l a mogl i e per u n periodo così i n certo a caricod i conoscen ti o d i paren ti , non e ra poss i bi le . Cosi, pr ima ,

d i avvi ci nars i a l la gran casa , mentre sa l iva i l versan te , c ercando nei pos ti pi ù scosces i di so l l eci tare l’asmo , i l timored i non poter trovare da accomodars i n e l Khan d ivenne unadolorosa ans ietà , perchè egl i trovò l a v ia afio llata d i uom in i e d i ragazzi , ch e , c o n gran chiasso , spingevano i l l orobes tiame , caval l i e cammel l i , su e gi ù per l a va l l e , a lcu n iper a b b e verarli, al tr i a l l e v ici ne caverne . Ed al lorchè s i

avvi ci nò , i l t imore non si mitigò scoprendo una fol l a c h e

s ti pava l a porta del lo s tabi le , men tre l ’ attiguo reci nto,

l argo com ’ era , sembrava gi à pieno .

Noi non possiamo arri vare a l l a porta . d isse Gi useppe co l suo parlare l en to fermiamoci qu i e ce rch iamod i sapere , se poss iamo , c iò c h e è accaduto .

La mogli e , senza r ispondere , tranqu i l lamen te s i ti ròi nd i etro i l velo .

L ’ aspetto affati cato ch e prima mostrava i l suo v iso mutò ,assumendo un c h e d i i n te ressan te .

El la s i trovò vici n o ad un gruppo d i pe rsone che nonpotean esser a l tro c h e un oggetto d i curios i tà per lei , benchèfo

'

sse abbas tanza frequen te i l ritro varn e nei Khan comun iagl i s tradon i c h e l e g ran carovane solevano attraversare .

V ’erano uomi n i a pi ed i c h e correvano d i qua e d i là parl ando con voce s tridu la e i n tutte l e l i ngue d i Si r ia ; uomi n i a caval lo ch e u rlavano ; uomi n i su i cammel l i ; nomin i ch e si affaticavano dietro ai buoi i n furiati e a l l e pecoreimpauri te ; uomi n i ch e vendevano pane e vi no ; e , fra lamol ti tud ine , u na turba d i ragazzi apparentemente a cacci ad i una muta d i can i . Tutt i e tu tto sembravan o muovers ine l medes imo tempo . Forse l a be l la spettatrice era troppos tanca per esser a l ungo attratta da quel l a scena ; dopo u npo ’ e l l a sosp irò e s i acc omodò sul suo cusci no , e , come se fossei n ora d i pace e d i r i poso , o i n aspettativa d i q ualcu no ,guardò l on tano a l s ud e al le a l te rup i de l mon te de l Paradiso , c h e era n leggermente arrossate dal so l e ch e tramontava .

Men tre el l a s tava guardando u n uomo si sp i nse fuori de l l afo l la e fermandosi v ic i no all

’asino osservò , i n cu rios i ta; i l

Page 47:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

48

gruppo . I l N azareno gli ch iese :Poichè io sono c iò c h e credo v o i s iate , buon amico ,

u n figl io d i Giuda posso domandarvi l a causa diq uesto assembramen to ?

Lo s tran iero s i vol tò bruscamen te , ma , v isto l’aspetto so

l en ne d i Giuseppe , fu così compreso del la sua profonda , l en tavoce e dal suo discorso c h e alzò la mano ‘

1n cenno d i sal u to e ri spose :

Pace sia c o n vo i, o Rabbi I o sono un figl io d iGiuda e v i risponderò . Abi to i n Beth - Dagon ch e , v o i sa

pete , è c iò c h e u na vol ta era la terra de l la tri bù d i Dan .

Sul la v ia fra Joppa e Modi n i n terruppe Giuseppe .

Oh vo i si e te s tato i n Beth - Dagon d isse l'

uomo raddo lc e ndo sempre pi ù i l suo viso . Che persone gi rovaghes iamo sempre noi , figl i d i Giuda ! Son parecch i ann i c h emanco dal l uogo i l vecch io Eph rath come l o ch iamavanostro padre Iacob . Ci ri torno ora che s i è

'

difi'

uso l ’edi ttoc h e rich iede agl i Ebre i d ’ esser computati per l e tasse ne l l aci ttà del la l oro nasci ta . Questo è ciò che vengo a farq ui , Rabbi .I l v iso d i Giuseppe rimase impass ib i l e mentre osse rvo

lo pure venn i per questo c o n mia mogl ie .

Lo s trani ero lanciò uno sguardo a Maria e tacque . El laguardava i n al to , verso la nuda cima de l Gedor . I l sol eaccarezzò i l suo vi so rivol to a l l ’ i nsù e l e illum inò g l iocch i ; sul le su e l abbra disch i use corse u n fremi to . I n que lmomen to tutta l ’ umani tà del l a sua bel l ezza sembrava purific ata : el l ’era come sono immagi nat i da no i coloro c h e

S iedono vici no a l l e porte del Cie lo . I Beth—Dagon viderol ’ origi nal e d i C IO che secol i dopo d iven ne una V isione pe lgen io d i Sanzio i l d ivi n o e l o rese immortal e .

Di che cosa s tavo parlando ? Ali ! ora m i ri cordo .

Stavo per d i re c h e al l orquando udi i del l ’ ordine d i veni rqu i andai i n col lera . Ma pensai poi al l a vecch ia co l l i na , al l aci ttà e al l a val l e sovras tante a l l a profondi tà de l Kedron ; aiv igneti e agl i or ti e ai campi d i grano , fru tti feri fin dai

.giorn i d i 8002 e di Ruth al le mon tagne c o n o scmte Gedorqua Gibeah un po ’ pi ù lon tano e Mar El i as là che ,quando ero ragazzo , erano per me i confin i de l mondo ;perdonai i ti ran n i e ven n i i o c o n Rache le , mia mogl i e

e Deborah e Micol l e nostre rose d i Sharon .

L ’ uomo s i fermò d i n uovo guardando bruscamente Mar ia,

c h e ora lo guardava e lo ascol tava .

Po i disse Rabbi , non vorrebbe vost ra mogl ie andardal la mia ?

Page 48:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

!La potete veder lagg iu co i bambi n i , sotto al l

’ ol ivo , al losvol to de l l a strada .

Vi accerto —egl i s i vol tò verso Giuseppe e parlò i n ton os icuro c h e i l Khan è p ieno . E ’ i n u ti l e ch iederlo al laporta .

La vo lon tà d i Giuseppe era mal ferma e l a sua mentevagolava ne l vuoto ; egl i esi tò ma rispose :

L ’o fierta è gen ti le . Che v i sia o no posto pe r no i ne lla

casa verremo a trovar la vos tra famigl ia . Lasciatem i d iscorrere c o l por ti naio . Torno subi to .

E mettendo l e red i n i n el l e man i de l lo s tran iero si sp insefra la fo l l a rumorosa . I l port i naio sedeva sopra u n ceppodi cedro fuor de l l a porta . Al muro , d ietro di l ui . s tavaappesa u na freccia . Un cane gl i e ra accovacciato v ici n o , sul

ceppo .

La pace d i Jeo va sia co n vo i d isse Giusep pe ,fi nalmen te , affron tando i l porti naio .

Ciò c h e d i te v i s ia ricambiato e qualora lo si a s imol ti p l ich i mol te vol te per voi e per i vo stri figl i repl i còi l guard iano gravemen te , però sen za muovers i .

I o so n d i Betlemme d isse Giuseppe ne l modo

p iu calmo non v i sarebbe pos to per meNon c e n ’è pi ù .

Voi avrete udi to parlare d i me , G iuseppe d i Nazare th . Ques ta è l a casa dei miei padri . I o so n d iscenden ted i Davide .

Queste parole davano speranza a l Nazareno . Se gl i fall ivano , s forz i u l ter ior i Sarebbero s tat i vani , anche quel l ide l l ’offerta d i mol ti s i cl i . L

essere u n figl io d i Giuda era u nacosa

'

grande n e ll’

0p in io n e del la s tessa tri bù ma l’ esse r de l l a

casa d i Davide era anch e cosa maggiore ; su l i ngua d i Ebreonon v i poteva esse r van to pi ù fiero . Mi l l e an n i e pi ù eran otrascors i da c h e i l pas tore fanciu l lo era d ivenuto successored i Sau l e aveva fondato una famigl ia . Guerre , calam i tà .

al tri re ed i n numerevol i fatti , causa de l l a mutevol e fortuna , ritornarono i suoi d i penden ti a l medes imo l ivel l o degl i Ebre icomun i ; i l pane c h

essi mangiarono venne dal l avoro p enoso se n o n .dal pi ù umi l e ; non di meno ess i ebbero semprei l p res tigio de l l a glo riosa t radi z ione , pres tigio mantenutorel igiosamen te , e van tarono la genealogia ; non avrebberopotu to rimaner oscu ri perchè dovu nque s i recavano pel regnod

’Israe le godevano di u n r iveren te r ispetto . Così avven iva

a Gerusalemme e al trove ; certo uno de l la sacra disc e n

denza poteva co n ragion e fare assegnamen to su c iò per en e

trare al la porta de l Khan d i Bet lemme . 4

Page 49:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

50

Dicendo come d isse Giuseppe Questa era la casa deimiei padri e ra di r la veri tà , sempl ice e pura , poichè quel laera l a s tessa casa ove aveva S ignoreggiato Ruth comemogl i e d i Booz ; l a s tessa nel l a qual e eran nat i J esse ed isuoi d i eci figl i , Davide i l minore ; l a s tessa casa i n c u i

Samuel e era venuto a cercare il re e lo aveva'

t rovato ; l as tessa c h e Davide aveva dato a l figl io d i Barzi l l a i l a s tessacasa dove Geremia , c o n la pregh i era , aveva salvato i fug

giasc h i del l a sua razza c h e ri ncu lavano i nnanz i ai Babilo ne sh

I l ten tati vo non rimase sen z’

efi'

e tto . I l porti naio scese da lceppo e appoggiandosi l a mano su l la barba d isse con r ispetto

Rabbi , i o non v i posso d i re quando si sia apertaq uesta porta per dar il benvenuto a l v iagg iatore , ma fu pi ùd i m ill’an n i fa , e i n tu tto questo tempo non v i è alcu nuomo c h e l ’abbia t rovata ch i usa , sal vo quando non v i eraposto per dargl i da ri posare .

Perciò u n a gius ta ragione deve avere i l guardiano ched ica d i no ad uno del l a d iscendenza d i Davi de . Se vorreteven i re c o n me v i farò vedere che non v

’è un pos to per dor

mire l ibero i n tu tta la casa ; nè ne l l e camere , n è nel les tal l e , n è nel la corte e neppure su l te tto . Posso ch iederv iq uando s i ete arri vato ?

Proprio ora .

I l guard iano so rri se .

Lo s tran i ero c h e abi ta c o n te sarà come uno natoi ns ieme a te e tu l ’amerai come te s tesso . Non è questala legge ?Giuseppe era si lenzioso .

Se ques ta è la legge posso io di re ad u no arri vatoda tempo : va per l a tua v ia perchè v e qu i u n al tro aprendere i l tuo posto ?Giuseppe si man ten ne sempre calmo .

E se cosi d icessi , a ch i pretendesse i l posto ? guardate quan ti s tan no aspe ttando ; alcu n i attend ono da mezzogiorn o .

C h i tu tta ques ta gen te ? domandò Giuseppeaddi tando l a fo l la . E perchè è qu i a q uest ’ora ?

Verrà per q uel l o che i ndubbiamente avrà condottoqui voi , Rabbi ; pel decreto d i Cesare e i l guard ianogettò u no sguardo i n terrogati vo a l Nazareno poi con ti nuò

ta l e motivo portò la magg ior parte d i co loro c h e a llog

giano qui . E ieri arrivò la carovana di retta da Damasco

Page 51:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

52

eran imagi ne d i ciò c h e essa doveva esser s tata i n gio-é

ven tu.

Mentre Sl avwc 1nava no al l a porta i l guardiano l i gi udicòa pr ima vis ta per gen te d i condi zione mediocre .

Questa è colei del la quale v i parlai d i sse i l Nazare n o e ques t i sono i nostri amici .

I l velo d i Maria s i ri alzò .

Occh i celes ti e capel l i d ’oro mormorò i l guardiano tra sè non osservando che l ei . Cos i era i l giovi neRe al lorchè ando a can tare davan ti a Saul l e .

Poi p rese l e red i n i d i cuoio dal le man i d i Giuseppe edisse a Maria :

Pace a voi , 0 figl i d i Davide , poi rivolgendos iagl i a ltri : Pace a vo i tu tti ! poi a Giuseppe : Rabbi ,segu i temi .La carovana fu condotta i n u n and i to las tricato d i pietra

dal q ua le en trarono nel l a corte de l Khan . Per un fores ti erol a scena sarebbe stata cu riosa ma gli ospi ti non osservavanoche i porti cati c h e si offrivano ai loro sguardi da tu tti i latiaffo l la ti come la corte . Da vico lo riservato a depos i to d imercanzi e , e poi da u n passaggio s imi le a que l l o de ll

’in

gresso , ess i en trarono nel re c 1n to v ici no a l l a casa e passarono vici n o ai cammel l i , agl i asi n i ed ai caval l i l egati agruppi e assonnati ; i n mezzo ad essi v ’ erano guardian ie uomin i d i paes i d ivers i ; ed ess i pure dormivano o sor

vegl iavano sde n zio same n te . Gl i ospi t i andavano adagio adagio gi ù pe l decl ivio de l corti l e afio lla to , perchè gl i as in i , pigri ,avevano dei gh i ri bizzi affatto origi n al i . Fi nalmen te vol taronoper u na v ia c he conduceva a l grigio promon torio calcareodomin an te i l Khan all

o v e st .

Andiamo ne l l a grotta d isse Giuseppe lacon icamen te .

La guida indugiò finchè Maria gli°

giunse a l fianco .

'La grotta a l la quale no i andi amo egl i l e di ssedeve essere stata u n tempo appartenente a l vostro an

te nato . Dal campo se tto d i noi e dal pozzo giù ne l l a val l eegl i soleva condu rvi i l suo greggie per s icurezza , e poi ,quando fu Re , r i torn ò qui , ne l la vecch ia casa , per ri posoe per salute portandos i d ietro mol t i an imal i . Le man

giato ie sono ancor ta l i e q ual i e rano al lora . E ’ megl io u nl etto per te rra dove dormi l u i che u no nel corti l e ‘o fuor isu l la v ia . Ah ! ecco l a casa di nanz i al la grotta !Questo d iscorso non deve esse r giudicato come giustifi

Page 52:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

53

cazione al l ’al l oggio offerto . Non v ’ era bisogno d i giustificazion i . I l s i to era i l m igl io re che c i fosse a lo ro d ispo siz ione . Gl i ospi ti e ran gen te sempl ice c h e s i ac co stu

mava faci lmen te al le even i en ze de l l a vi ta . Eran Ebre id i Betlemme , abi tuat i a que l l e caverne , perchè l e l orolocal i tà abbondavano d i grotte grand i e piccole , a lcun edel l e qual i s ervivano d i abi tazione fin dal tempo degl iEmim e degl i Hori tes . Non v ’ era al cuna òfi

'

e sa per loron e l fatto che l a caverna dove erano stati mess i era s tataed era u na scuderia . Essi appartenevano ai d iscenden ti d iu n a razza . di pastori , l e greggie dei qua l i abi tualmen tediv idevan o

°

c o i padron i l e abi tazio n i ed i viaggi .Seguendo l ’uso derivato da Abramo , i padigl ion i dei Be

dui n i ri cevevano tu ttora egualmente caval l i e persone . Giuseppe e gl i al t ri obbedi rono vol en tieri i l guardi ano , ed am

mi rarono l a casa provando un a gran curi osi tà . Tutto C I !

c h e , si associava a l la s tori a d i Davide l i i n teressava .

L’edificio era basso e s tretto , senza fines tre , e d i pocos porgen te dal l a roccia al la quale era u n i to per d i d ie tro .

Nel la bianca facciata v ’ era una porta fi ssata su enorm i card i n i e imbrattata d i cre ta ocracea .

Mentre si togl ieva l a s tanga d i legno dall a serratu ra , l edo n ne si eran appoggiate ai l oro cusci n i . Al l ’ apri rs i del l apor ta i l guard iano gr idò ;

En trate !Gl i osp i ti e n trarono e si guardarono attorno . Capi rono

subi to c h e l a casa non era c h e una fabbrica posta a dis

s imu lare l ’ i ngresso d i u na caverna probabi lmen te di q uaran ta pi edi d i l u nghezza , nove o d ieci d i al tezza e dod icio q ui ndici d i larghezza .

La l uce raggiava attraverso al l a porta sop ra u n p a

vimento i negua le , piovendo sopra a dei mucch i d i grano ,

d i foraggio , d i terragl ie e d i masseri zie che occu pavano i lcen tro del la cavern a .

Ai lat i si t rovavano d el l e mangiatoi e abbastan za basseper l e pecore , e fatte d i pietra, murate c o n del la ca lci nares istente . Non vi erano fiancate o s ta l l i d i al cu n genere .

Pol vere e p iccole pagl ie i ngial l i vano i l pavimen to e ri em

p ivan o tu tti i crepacci ed i van i i ngombri d i ragnatel ec h e scendevano dal soffi tto come pezzi d i te l a sucida . I ll uogo era abbastanza pu l i to ed i n apparenza comodo quan topuò esse re un a qua l unque del l e s ta l l e d i u n Khan vero epropri o . Difatti il primo progetto de i cos tru ttor i era sta tod i fare u na caverna , non una s tal la .

Page 53:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

54

Entrate d isse la gu ida . Questi mucch i‘

d ipaglia ch e so n per terra servono per far r iposare dei viaggiatori q uand

e ssi capi tano qu i come s iete capi tati voi . Prendete tu tto ci ò c h e avete bisogno .

Poi s i rivo lse a Maria .

Credete d i poter ri posare qui ?I l s i to è santificato el la ri spose .

Al lora i o vi lascio . Pace s ia c o n voi tu tt i !Quando se ne fu a ndato ess i s i affaccendarono per re n

dere la caverna abi tab i le .

CAPITOLO X .

Ad una certa ora , duran te la sera , l e grida e lo s trep i todel l a gen te cessarono . Ogn i I srael i ta , se non era già i n pied i ,s i a l zò assumendo un ’aria so l en ne , e , guardando versoGerusa lemme , i ncrociò l e man i su l petto pregando : era lanona ora sacra al lorchè i sacrifici ven ivano offer ti neltempo su l Moriah e si supponeva c h e Dio fosse là . Quando

le man i degl i adoratori s’

ab b assaro no l a commozione seguid i be l nuovo e tutt i si affrettarono a mangiare e a preparare i l l oro misero l etto . Poco più tardi i l umi vennerospenti , e tutti tacquero addormentandosi .Verso la mezzanotte qual cu no su l tetto gridò

Che luce è quel la de l Ciel o ? Svegl iatevi fratel l i ,s vegl ia tevi e guardate !La gen te , mezzo addormen tata , s

alzò e guardò ; poi s isvegl iò del tu tto , quasi sbalord i ta . E lo s trepi to s i sparseper l a corte a basso , e nel le s tal l e ; i n breve tu tti gliabi tan t i del la casa , del la corte e de l reci n to , erano fuor ifissando i l C ielo .

Un raggio d i l uce a l d i sopra del l e p i ù vici ne s te l l e ,de ch nava ob l i quamente verso l a terra ; e d iffondeva in

torno un rosso d i uno splendore el e ttr ico . L ’ appari zioneparve ri posars i s u l l a vicina mon tagna a sud—es t de l l a ci ttàformando u na pal l ida corona lungo la cima de l col le . I l Khanfu toccato l uminosamen te di modo che quel l i che eranosu l tetto s i wdero reci p rocamente i v i s i tu tti pi en i d i merav iglia . Per parecch i minuti la l uce r imase ferma , poi si

affie vo li e al lora la meravigl i a s i c angiò i n te rrore e timorei t imid i tremarono ; i più forti si parlarono a bassa voce .

Page 54:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

55

Vedes te v o i ma i n u l l a d i egual e ? ch iese u no :Sembrava proprio c h e l a l uce fosse su q ue l l e mon

tagne . Non posso d i re c h e cosa sia , n è vi d i mai a l cun ched i s imi l e fu l a ri sposta .

Che possa essere u na s tel la scoppiata e caduta ?ch iese u n a l tro .

Quando u na stel la cade la sua l u ce si spegne .

Ho capi to ! gridò uno . I pas tor i han vis tou n leon e e hanno acceso un fuoco per tener l o lon tano dall oro gregge .

Gl i uomi n i ch e stavan die tro a c h i aveva parla to cos i ,d iedero i n u n l u ngo sospi ro d i so l l i evo e d issero

Si , dev’ essere cosi . Le greggie pascolavano gi ù

ne l l a val l e oggiUn astan te to rnò a ran nuvolare gl i a n im i .

No , no ; anche se tu tte l e l egn e c h e si t rovan nel l ava l le d i Gi uda fossero riu n i te i n u n enorme fascio e veniss el oro a p p ic catp i l fuoco , l a fiamma non darebbe una lucecos i i n tensa e c o sì al ta! »Dopo si fece u n s i lenzio sul tetto del l a casa , i n terrot to

solo u na vol ta , men tre i l m is tero con ti nuava a rimaner impen e trato .

Fratel l i esclamò u n Ebreo d i aspetto venerandoc iò ch e noi vedemmo era l a scal a ch e nos tro padre Giac o b b e vide i n sogno . Benedetto sia i l S ignore dei nos tr iPadri !

CAPITOLO XI .

Ad u n migl i o e mezzo , fo rse a due migl ia a l sud—es t d iBetlemme , v

’è una pi anura separata dal l a ci ttà da u na l ievesal i ta . Essendo ben ri parata dai ven ti del n ord , la val l eera ricoperta di sic c omori, d i quercie nane e di pi n i , men tre ,ne l l e val l ette e n ei burron i attigu i , v

’ erano bosch i d ’

o livi

e d i gels i tu tto ciò i nsomma che i n .ta le s tagion e è prezioso

per i l sos ten tamento del le pecore , e de l l e capre . Dal l a par tep i ù lon tana del la ci ttà , vici n i ss imo ad u n promontori o ,

v ’era un a l tura detta marci/z o capan na per l e pecore , vecch iad i parecch i secol i . I n qualche i ncurs ion e , da lungo d ime n tica ta , l

’ ed ificio era s tato scoperto e quas i demol i to .

L ’ umi l e reci n to r imase tu ttavia i n tatto i l che era la cosa pi ù

Page 55:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

56

importan te pei pastori che p asco lavan i l o ro armenti pi ùi n l à del la casa s tessa . I l mu ro di pi etra , attorno al reci n toera del l ’al tezza d i u n uomo , però non così a l to da imped i re tal vol ta ad una pan te ra o ad u n leone , affamati dal laso li tudi ne , d i sal ta r dentro a rd i tamen te . Nel l a parte i n tern ade l mu ro , come si curezza maggiore a l perico l o con ti n uo ,

era s tata pian tata una si epe , i dea assai fortunata perchèora una rondi ne non poteva penetrare nei cespugl i pi ùal ti , mun i ti com

’ erano d i enormi spi ne pun tu te a l par i de ich iod i . I l giorno degl i avven imenti , c h e si compi rono n e i

preceden ti capi to l i , u n certo numero d i pas tori i n ce rca d is trade n uove pel l oro gregge , si di rigevano a ques ta p ianu rae sin dal matti no d i buon ’ ora i boschetti av evan echeggiatodi chiamate , d i col pi d i scu re e di bela ti d i pecore e d icapre , dei t in ti n n i i d i campanel l i , de l muggh iar de l bes tiamee de ll’ab b a iar dei cani .Quando i l sole tramo n tò , ess i s i d i ressero verso i l màràlz

e verso i l cader del la notte av evan tutto i n salvo nei campipoi accesero i l fuoco pi ù vici no al l a porta , fecero una modesta cena e si sedettero a ch iacch ierare lasciando unod i ess i a far l a guardia . Ve n ’ erano sc i d i codesti uomin i ,escl udendo i l guard iano , e , poco dopo , s i riu n i rono i n gru ppovici no al fuoco , a lcun i sedendos i , al tri giacendo boccon i .Siccome

,abi tualmente , ess i andavano a capo scoperto , i

l o ro capel l i pendevano a fi t te ciocche , ruvid i , bruciati da lso l e , su i l o ro co l l i . La barba copri va lo ro le gol e e sc e n

deva fluen te sul petto ; mantel l i da l l a pel le d i capretto ed i agnel lo , c o n sopra i l vel lo , Ii coprivano dal l a n uca finoal l e gi nocch ia lasciando l e braccia scoperte ; l arghe ci n tu reatt i l l avano i l ves ti to al l a vi ta ; i sanda l i eran de l l a qual i tàp i ù ordi nari a ; dal l e lo ro spal l e des tre pendevano dei sac .

chetti con tenen ti v iveri e p ietre , scel te per servi re al l e fionde ,del le qua l i e ran armati ; per te rra , vici no a ciascuno , gia»

ceva i l proprio arco , come arma di d i fesa .

Tal i erano i pas tori del l a Giudea !I n apparenza ruvid i e se lvaggi come i can i magri c h e

sedevano vici no a loro , attorno al fuoco ; v e nèndo li però acon oscere erano sch ietti e d i cuore tenero : conseguen zaquesta dovuta i n parte alla vi ta p rim i tiva ch e conducevano ,

ma pri ncipalmente al l oro pens iero cos tan te de l l e cose bel lee g en ti l i .Essi si posero a parlare fra loro ; ed i loro d iscors i non

s’

aggiravan che su l l oro greggie , tema alquan to arido pelmondo , pu re u n tema che rappresen tava tutto i l mondoper essi .

Page 56:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

57

I grand i even ti che matu rarono l e nazion i e cambiarono ipad ron i del mondo , sarebbero s tate bagatel l e pe r loro , se percaso ess i fossero venu ti a conoscerl i . Di quel l o ch e stavafacendo Erode i n ques ta o quel l a ci ttà , cos truendo palazzie gi n nas i e seguendo pratiche proi bi te , giungeva loro noti zi a di tan to i n tan to . Come era uso d i q uei tempi , Romanon attendeva c h e l e persone s i i n formassero d i l ei : essafaceva si c h e tu tti sapessero del l a sua poten za . Sopra l ecol l i n e l ungo l e qual i egl i conduceva i l su o greggie , o n e lle

corti o v ’egli l o r icoverava , non d i rado i l pas tore era sor

preso dal suono d i trombe e facendo capol i no dal la c a

panna scorgeva una coorte , qual che vol ta u na legione i nmarcia ; e quando i bri l l an t i pen nacch i scompa rivano e l etruppe eran passate , egli pensava a l s ignificato de l l e aqui le ,agl i e lm i dorati dei soldati , e al l a be l l ezza

‘ d i u na vi ta c osì

d i versa dal l a sua .

Pure quest i uom i ni , rozzi e sempl ici com’ erano , avevano

cogni zion i e saggezza tutte p roprie .

Al sabato solevano p urific arsi, ed andare nel l e S i nagoghe ,a… seders i su l l-e panche pi ù lon tan e dall’areaQuando i l haran portava l a Torah i n gi ro , nessuno la

baciava c o n maggior ze lo ; al l orchè lo sh e liach l eggeva i ltes to , nessu no ascol tava l ’ i n terprete c o n fede pi ù assolu ta ;e nessuno ri teneva pi ù d i l u i de l d i scorso del pred i catore ,o .se ne dava pensi ero dopo . I n u n verso del Shema ess it ro varono tu tte l e dottri n e e tu tta la l egge del l a loro modestavi ta ; seppero ch e i l l o ro Signore era un Dio , e ch e dovevan oama rl o c o n tu tta l ’anima . Ed ess i l ’amavano

,e tale era l a

loro saggezza , c h e sorpassava quel l e dei Re .

Mentre c h iac ch eravan o e avan ti che l a prima vegl i a fossefin i ta , uno dopo l

’a l tro , i pas tori s i addormen tarono , ci ascun o sd raiato ne l pos to ove era seduto . La notte , comel a maggior parte del l e notti d ’ i nverno ne i paes i montuos i,era ch iara , fr i zzan te , e sp lenden te d i ste l l e . Non v ’ era ven to .

L ’atmosfera n o n era mai s tata c o sì pura , e l a calma regnavas i l enziosa ; era un sacro raccogl imen to , pareva ch e i l c ie los i ch i nasse per sussu rrare qualche cosa d i buono a l l a ter rach e ascol tava .

Presso la porta , ran n icch iato ne l suo mante l l o , i l guard iano passeggiava ; a vol te si fermava

,attratto da u n

rumore fra i l gregge addormentato , o dal lo s trido di u nosciacal lo vagan te l on tano su i monti . La mezzanotte nongiu ngeva mai ; ma fi nalmente suonò . I l s uo compitoera term inato ; ora i ncominciava l

’ora del sonno c o l q ua le

Page 57:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

58

i l l avoro benedice i suoi figl i affat icati ! Egl i s i mosse versoi l fuoco , ma s i fermò ; attorno a l u i sp l endeva una l ucedel icata e bianca come quel la del la l u na . Aspetto ansioso .

La l uce si ingrandì ; l e cose dapprima i nvis i bi l i , apparveroegl i vide tutto i l campo , e tutto ciò che esso con teneva dimess i . Un brivido pi ù acuto di que l l o del l ’aria fri zzan teu n brivido d i timore l o pervase . Egl i guardò i n al tol e s tel l e n on c

’ e rano più ; l a l uce s i affievo liva la n

gu idame n te ; men tre egl i guardava , assu nse u n c o lor ar

ge n teo“vivo al l ora terrori zzato gridò Svegl iatevi ,

svegl iateviI caî i si a lzarono ed abbaiando si misero a correre .

I l gregge si ri u n ì sbalord i to .

Gl i uomi n i bal zarono i n pied i , con le armi i n mano .

Cos ’è accaduto ? domandaron o ad una voce .

Guardate gridò ilguardian o , i l ci e lo ardeTutto ad u n tratto la luce divenne d i u no sp lendore ab

b aglian te , e ess i si copri rono gl i occh i , e s’

ingin o c c h iaro n o

poi , mentre l e loro an ime erano accasciate dal timore , c o

p re ndo si i l vo l to , caddero accecati e tramorti ti'

, e sarebberocertamen te morti dal lo spaven to , se una voce non avesseescl amato

Non temete !Ess i ascol tarono .

Non temete . Porto del l e buone nuove che procureran no a tu tti u na gioia immensa .

La voce , d’ una dolcezza e d ’ una se ren i tà p i ù c h e umana ,

bassa , e ch iara , penetrò i n tutto i l loro essere , e l i rass ic urò . Si al zarono su l l e gi nocch ia , e, guardando rispettosamen te , videro , ne l cen tro d i u n globo l umi noso , l

ap p ari

zione d i u n uomo , coperto di u na ves te tutta bianca sopral e spal l e aveva le al i l ucenti e spiegate ; su l la fron te gl iSplendeva una stel la , d i u no Sp lendore i ncessan te , l ucen tecome Espero ; l e su e man i erano rivol te a loro i n atto d ibenedizione ; i l suo viso e ra sereno e d ivi namente be l lo .

Ess i avevano sovente udi to parlare , ed avevano loros tess i , ne l la loro ignoranza , parlato d i angel i ; ed ora nondubi tarono , ma si d issero i n ternamen te c h e l a glori a d iDio e ra a l o ro vici na , e che ques ti era col ui , c h e , i n antico , era—comparso i n nanzi a l profeta , su l le rive de ll

Ulai.

Subito l ’angelo con ti nuòPer vo i è nato , i n q uesto giorno , nel la ci ttà d i

Davide , u n Sal vatore , c h’

è Cris to , i l nos tro Dio !Ancora vi fu u na pausa

,mentre l e parol e s i infigge van o

nel l e l oro menti .

Page 59:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

60

Discesero i l monte ed attraverso la ci ttà arrivarono a l leporte de l Khan , ov

’ era u n uomo c h e vigi lava .

Cosa volete ? egl i domandò .

Abbiamo visto ed udi to del l e grandi cose , s tanotte ,ess i risposero .

Eb b e ne , . n o i pure abbiamo vis to gra ndi cose , manon abbiamo udi to nu l la . Che cosa avete udi to ?

Andiamo nel la caverna ch ’ è ne l reci n to , onde poterc e n e accertare ; l à v i di remo tutto .

Guardate per con to vostro . Perderete i l vostrotem po .

No ; Cris to è nato .

Cristo ? Come lo sapete vo i ?Andiamo , se volete , a vedere !

L ’uomo rise i ron icamente .

Proprio Cri sto ? Come fare te a conoscerlo ?

Egl i nacque questa notte e giace i n u na greppia,

cosi c i fu detto ; e non v’ è che u n s i to i n Betlemme con

greppi e .

La caverna ?

Sl. Ven i te con noi .Essi attraversarono la corte senza che al cuno se n

’ac c or

gesse , benchè parecch i fossero al zati e parlassero‘ del la l uce

meravigl i osa . La porta del la cavern a era aperta . Una lanterna la ri sc h iarava al l ’ i n terno , ed ess i en trarono sen zacerimon ie .

Pace a vo i d isse i l guard iano a Giuseppe edal l ’ uomo dl Beth -Dagon . Qui v

è del l a gente i n cerca d iu n bambino , nato s tanotte , e c h e dovrà riconoscere c o l

trovar lo i n fasci e e giacente n el la greppia .

ll vi so de l Nazareno ebbe u na con trazione improvvi sa ;ma poi , vol tandosi , egl i d i sse :

I l bambi no è qui .Essi furono condotti davanti ad una del l e greppie , dove

era i l bambino . Fu portata u na lan terna , ed i pas tori r imasero muti . I l pi cco lo non si mosse : era come tu tt i gl ia l t ri n eonati .

Dov ’è la madre ? domandò i l guardiano .

Una de l l e don ne prese i l bambino , ed andò da Maria ,

cori cata l i v i ci no , e l o m ise nel l e sue braccia . Al lora gli

astant i si ri u n i ron o v ici no ai due .

E ’ Cris to ! di sse u n pastore , i nfin e .

Cris to ! tu tti ri peterono , i ngi nocch iandos i i n atto

Page 60:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

d’adorazio n e . Uno d i ess i ri petè per parecch i e vo l te

E ’ i l S ignore,e la sua g lori a è a l d i sopra del la

terra e de l cie lo .

E gl i uomi ni , fiducios i , baciarono l ’or lo del la ves te d iMaria , e , c o i v is i rad ian ti d i gioia , parti ron o .

Ne l Khan , a tutta la gen te alzata , c h e si sp i ngeva frad i l oro , ess i raccontarono ques ta s toria ; per la ci t tà , e pertu tta la via d i ri torno al ma

rcih,ess i cantarono i l ri torne l lo

degl i angel i : Gloria a D io i n c ie lo , e i n terra pa ce e b en evo le nza verso gl i u omi ni !L ’ eco de l fat to andò lon tana , con fermata dal l a l uce da

tutti veduta ; ed i l giorno appresso , e per i gio rn i seguen ti , l acaverna fu vis i tata da fo l la curiosa , del la qual e al cune pe rsone credettero , men tre , l a maggior parte , ri sero e canzomarono .

CAP ITOLO XI I .

L’undic esimo giorn o dal la nasci ta de l bambi no nel la c a

verna , press’ a poco a metà giorn ata , i tre Re Magi si av

v ic in aro n o a Gerusal emme , per la v ia de l Sch e k em . Dopoaver traversato B rook Cedron , ess i i ncon trarono mol te persone , de l l e q ual i nessu na mancò di fermars i e d i segui r l icu riosamen te c o n l o sguardo

'

.

La Giudea era , per necess i tà , un passaggio i n ternazional e ;essa era u n rial zo s tretto d i terra

,formato probabi lmen t e

dalla press ione del deserto all’

e st e dal mare all’ove st ; sopral’

altura , pertan to , l a natura aveva tracciato l a l i nea d i tra ffico tra l ’es t ed i l s ud ; i n ques to consis tevano le sue ricchezze .

I n al tre parole , l e ri cchezze d i Gerusalemme eran cos ti tu i tedal l e tasse che essa metteva sul commercio d i transi to . I nnessun al tro pos to , per conseguenza , meno ch e i n Roma .

v ’e rano assemblee si cos tan ti d i tan te persone d i d iversenazion i ; i n nessun ’al tra ci ttà i l forestie ro era p i ù famigl iare agl i abi tan ti , che nel le sue mura e nei suo i d i n torn i :Eppure ques ti tre uomi n i ecci tarono la meravigl ia d i tutt iq uel l i che i ncontrarono su l l a v ia che conduce al le porte .

Un bambi no , c h e faceva parte d i u n gruppo d i don nesedu te su l margi ne de l l a strada

,d i faccia al l e Tombe dei

Re , e vide arri vare la compagnia immediatamen te cominciòa

‘b attere l e sue man ine , e gri dò Guarda , guarda ! C he

bei campane l l i ! Che enormi cammel l i !

Page 61:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

I campanel l i e rano d ’argen to ; i cammel l i , come gia ab

biamo veduto , erano d i una bianchezza e d i una dimen s ionerara , e si movevano c o n dign i tà s i ngo lare ; i fin imen ti rive lavano la traversata fatta de l deserto ,

i l ungh i viaggi , edanche l a ricchezza dei padron i , che sedevano sotto a i l orop iccol i baldacch i n i , preci samente come quando s i incon trarono al d i l à de l J ebel . Pure non erano n è i campanel l in è i cammel l i , n è i loro fin imen ti , n è il portamento de icaval ieri , c h e des tarono tan to s tupore ; era la domanda ch efece l ’ uomo c h e cava lcava pel primo .

L ’accesso a Gerusalemme , dal nord , si compie attraversou na pianura c h e s

ab b assa verso i l sud , l asciando la porta ch econduce a Damasco i n u na val l e o conca . La v ia è s tre tta ,

ma assai frequen tata , ed i n certi pu n ti a lquanto d i ffici lecagione dei ciotto l i s parpagl iati qua e l à dal l ’ ac qua piovana . Tuttavia

,sopra ogn i lato , an ticamente , s i es ten

devano dei campi ricch i e dei magn ifici boschett i d ’ol iv i ,ch e devono esser s tati , per la rigogli osa vegetazione , mol toammi rati , specialmen te dai viaggiator i s tanch i de l la desolazione del deserto .

I n ques ta v ia i tre uom in i si fermarono davanti al l acompagn ia ch

era d i fron te al l e Tombe .

Buona gen te disse Bal thasar , dando una l isc iatina al l a sua barba i ncrespata , e piegandos i su l la sel la

non è V icina Gerusalemme ?Si , rispose la don na , nel l e braccia del l a qual e

e ram ri fugiato i l bambino . Se gl i al beri , su q ue ll’altura ,

fo ssero u n po ’ pi ù bassi , potreste vedere l e torr i del lap iazza de l mercato .

Bal thasar lanciò u n ’occh iata a l Greco ed all’Indiano , po i

domandòDov ’è col u i ch e è nato Re degl i Ebre i ? Le

d on ne si guardarono senza r i spondere .

N on avete udi to parla re d i l u i ?

Ebben e ; d i te a tu tti c h e noi abbiamo veduto l asua s te l l a ne l l ’es t , e c h e s iamo venuti pe r adorarlo .

Dopo c iò gl i amici prosegu i rono per la loro v ia . Ad al triess i fecero l a medesima domanda , c o n uguale ri su l tato . Unagran compagn ia c h e i ncon trarono e c h e s i recava al la grottad i Geremia , fu c o sì s tupi ta dal l ’ i nch ies ta e dal l ’ aspetto deiviaggiatori , c h e tornò i ndietro , e l i segui i n ci ttà .

I t re uomi n i e ran tan to preoccupati dal l ’ i dea de l la loro missione , ch e non si acco rsero del panorama c h e ora s i offri va

Page 62:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

63

i n nanzi a l oro , i n tu tta l a sua magn ificenza : i l v i l l aggioc h e pe l primo l i ri cevette su l Beze th a ; Mizpah e Ol ivet , a l lal oro s i n i s tra ; l e mura d ietro i l v i l laggio , c o n l e s ue quaran taa l te e sol ide torr i , cos trui te i n parte come fortificazion ied i n parte per ornamen to ; l e s tesse mura e levate , piegantis i a des tra , con parecch ie svo l te , e qua e l à u na por ta c h e

conduceva a i tre bianch i e grand i ed ifizi, Fase ! , Marian na ,

e I ppico ; Sion , l a pi ù a l ta del l e co l l i ne , coronata d i palazz id i marmo , e °ma i sì bel la ; i terrazzi r i l ucen ti de l tempio su lMoriah , r iconosci u ti come una del l e meravigl i e del mondo ;l e mon tagne regal i ch e accerch iavano l a ci ttà sacra , l a qualesembrava costru i ta n e l fondo d i u n ’ immenso baci n o .

Ess i arr ivarono , alfine , ad una torre d i gran de al tezza c h edomi nava l a porta , l a qual e , a quel tempo, corri spondeva a l l apresen te Porta d i Damasco . e segnava l

’ i ncon tro de l l e trev ie da Shech em , Serico , e Gi beon . Una guardi a romanacus todiva i l passaggio .

I n tan to,l e person e che segu ivano i c amme lli, formavano

u na carovana , su fficiente per atti rare gl i ozios i su l l a porta ;cosi cchè

,quando Bal thasar si fermò per parlare al l a sen t i

nel la , i tre uomi n i d ivennero i l cen tro d i u n ci rco l o , ansio so d i sapere tut to c iò c h e era accadu to .

—« A voi sia pace disse l’Egizian o , co n voce ch iara .

La sen ti ne l l a non rispose .

Noi s iamo venuti da l ontano i n cerca d i u no ch’

è

nato Re degl i Ebre i . Potete d i rci dove egl i s i a ?I l soldato rial zò l a vis iera de l suo elmo , e ch iamò forte .

Al la des tra de l passaggio , apparve un ufficial e .

Lasciate passare egl i gridò , al l a fol l a ch e ora siera accos tata anco r pi ù ; e , s iccome sembrava res ti a adobbedi re , si avanzò , facendo gi rare rapidamente la sua lancia ,

ora a des tra , ora a s i n is tra , e cosi fece de l l argo .

Che cosa vorres te ? domando a Bal thasar , parlando nel la l ingua del la ci ttà .

E Bal thasar ris pose nel la medes ima l i nguaDov ’è col u i c h ’

è nato Re degl i Ebrei ?Erode ? domandò l ’ ufficial e , confuso . I l regno d i

Erode è d i Cesare : non d i Erode . Non v’

è al tro Re degl iEbre i .

Ma noi abbiamo vis to l a sua ste l la , e s iamo venutiper adorarlo .

I l Romano rimase perpl esso .

Prosegui te —c i d isse , finalmen te . «P ro segu ite il

vostro cammi no . I o non sono un Ebreo . Portate l a que

Page 63:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

64

s ti one davan ti a i dottori , ne l tempio od a Han nas , i l sac erdo te , Oppure , e c iò sarà megl io ancora , a Erode s tesso .

Se v ’è u n ’ al tro Re d egl i Ebrei eg l i l o saprà trovare .

Ciò detto , fece largo agl i s tran ieri , onde passassero ol trel a por ta .

Ma prima di entrare n el l a via angus ta , Bal thasar i ndug ioe tratten ne gl i amici d icendo Ci s iamo sufficien tementean nunziati . A mezzanotte tu tta la c i ttà avrà ud i to parla red i noi e del l a nostra miss ione . Adesso andiamo al Khan

CAPITOLO X I I I .

Quel l a sera prima , del tramon to , alcune don ne lavavanodel la biancheria , sul l ’ u l timo gradi no del la scal i nata c h e

conduceva al lo s tagno d i S i l oam . Ognuna d i esse era i ngi nocch iata davanti ad u n gran vaso d i terra . Una ragazz i na ai pied i de l la scala , fo rn iva l oro , del l

’acqua , e riempival’

an fore mentre can tava . La canzone era al legra , e , senzadubbio , al l i etava i l loro lavoro . Di tan to i n tanto esse si

a lzavano sul l a punta dei p ied i e guardavano su per l’

altura

d i Ophel,ed attorno al l a c ima d i que l che ora è i l monte

de ll'

O lfe sa , al lora debolmen te r isch iarato da l sol e more n te .

Mentre esse affaticavano l e man i , strofinando e torcendol a biancheria nei baci n i , due al tre don ne ven nero a l oro

,

ognuna c o n u n ’an fora vuota su l le spal l e .

La pace sia c o n voi di sse u na de l le n uove ve

nute .

Le lavandaie tralasciarono i l lavoro e si al zarono , asc iu

gando si l e man i , e scambiando i l sal uto .

E ’ quas i notte . E ’ ora d i tral asci areNon v ’ è fine a l l avoro , fu l a r ispos ta .

Ma v ’è u n ’ora per ri posare ,Per sen ti re c iò c h e v i può esse r d i nuovo

geri u n ’al tra .

Che novi tà avete ?Come ? non avete sen tito nu l la ?NoDicono c he s ia nato Cris to , d isse l ’al tra pri nci

p i ando a raccon tare .

Era curioso i l vedere i v is i de l l e lavandaie i l l umi nars iper l ’ i n teresse ; l e an fore , i n u n attimo , furono tramutatei n sedi l i per l e propri etarie che sedettero .i n gi ro e s i fec ero atten te .

Page 64:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

65

Cris to ? i n terruppero le asdo ltra tric i curiose .

Cosi d iconoCh i lo di ce ?Tutti ; è u na voce comuneV ’è a lmeno c h i l o creda ?

I er i tre uomin i attraversarono Cedron su l l a v ia d iSh e c k em r ispose l’oratrice cercando d i dissipare l

in

certezza . Ognuno d i ess i gu idava u n cammel lo d ’ u nb ianco candido e p iù grande d i alcu n a l tro mai vi s to i nGerusalemmeGl i occh i e l e bocche del l e don ne si spal ancarono .

Per provare com ’ erano grand i e r icch i gl i uom in i l an arratri ce con ti nuò : Ess i sedevano sotto a tended i seta , l e fibbi e del l e l oro se l l e erano d

oro , come la fran

g ia de l le loro brig l i e ; i campanel l i e rano d ’ argen to , esembravano produrre col l oro suono una vera armon ia .

Nessu no l i conosceva . Uno d i ess i parl ò e rivo lse atutt i quel l i c h e si trovavano su l l a strada , anch e al le donn eed ai fanciu l l i , ques ta domanda : dov ’ è co lu i c h ’

è natoRe degl i Ebrei ? — Nessu no ri spose, nessu no capi quel l och e volevano d i re cos i ess i passarono o l tre d icendo ques tafrase Noi abbiamo vi sto ‘l a sua s te l l a a l evan te , e si amovenut i ad adorarlo . Lasci arono la questi one da decidereal Romano ch ’era al l a porta ; e ques ti , certo sapien te nonpi ù dei semp l ici v iandan ti , l a l asciò ch iari re ad Erode .

Dove sono ess i adesso ?Al Khan . Cen t i nai a d i persone sono gia s tate a ve

de rl i e v e ne vanno ancora a cen ti naia .

Ch i sono ?Nessu no lo sa . Si d i ce c h e s iano Pers i an i , uomi n i

sapien ti i qual i parlano col l e s te l l e . Profet i forse comeE l i a e Geremia .

Che cosa vogl iono d i re , d icendo Re degl i EbreiI n tendono Cristo , e d icono ch ’ egl i s ia appena

nato .

Una del le don ne sorri se e ri prese i l suo lavbro dicendoBene

,dopo che l ’ avro vis to c i crederò .

Un ’al tra segu i‘ il suo esempio Bene

,quando io l o

vedrò far ri susci tare un morto c i crederò ,

Una te rza d isse ca lmamen te : Egl i è stato an nun

ciato da mol to tempo . Mi basterà vedergl i ri sanare u n lebbroso .

Esse si fermarono a d iscorrere finchè ca lò l a notte,e , ia

v orite dal l ’ari a fri zzan te , si di ressero verso casa .

Page 65:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

A sera avanzata , sul princip io del la prima vegl ia , ebbeluogo ne l palazzo de l mon te Sion un ’assemb lea d i forseci nquan ta persone , l e qual i non s i ri un ivano mai se nonper ord i ne d

'

Erode , e solo quando egl i ch iedeva d i conoscere qualcheduno dei misteri pi ù profond i del l a l egge edel la storia ebrai ca . Era i nsomma un ’ assemblea compostadei maestr i dei col legi sacri , dei pri ncipal i sacerdoti e de idottor i pi ù conosciut i per fama nel la ci ttà , dei capi dei d ifferen ti parti ti , de i commen tatori de l l e differen ti credenze , prinCi pi dei Sadduce , oratori fari sei , calmi e posati fi l osofi delSocial i smo degl i Essen i .La camera dove si ten eva l ’adu nanza apparteneva ad

una del l e corti i n terne de l pal azzo . Essa era abbastanzavasta e d i s ti l e romano . I l terreno era pavimen tato i nmarmo ; l e pareti , sen za fi nestre , erano dipin te a quadrico lo r gial l o zafferano ; u n divano ricqp erto d i cusci n igiall i , formato i n guisa da formare l a l ettera U , c o ll

in se n a

tu ra rivo l ta a l l a porta , occupava i l cen tro de l l a camera .

Nel l ’ arco de l d ivano , o per megl io d i re nel l a cu rvadel la l ettera , s i t rovava un

’ immenso tri pode d ’oro , curiosamen te i n tarsiato d ’oro e d ’ argen to . Appeso a metà delsoffi tto . c o n sette braccia , ognuna del le qual i portava u nal ampada accesa , v

’era u n gi an l ampadario trattenu to da u nacorda . Tanto i l d ivano come la lampada erano d i s ti l e ebraicopuro . La comi tiva dai cos tumi u n i formi , eccettuato n ei co lori ,s i accomodo su l d ivano secondo l ’uso Orien tal e . Era composta i n gran par te d i uom in i d ’età avanzata ; i loro vi s ie rano copert i da fo l te barbe ; avevano nas i la rgh i e grand iocch i neri , ombreggiat i da fol te cigl i a ; i l lo ro portamen toera grave , dign i toso , quasi patriarcal e . I n breve ques ta eral ’ adunanza del S i nedrio .

Quegl i ch e sedeva davan ti a l tri pode,nel pos to c h e si può

ch iamare il c e n tro del d ivano , avendo tan to a destra ch e

a si n is tra i'

suo i col l eghi , eviden temen t e era i l presiden tedel l ’ adunan za , e avrebbe subi to atti rata l

’ atten zion e dell ospettatore . Egl i era d i una complessione gigan tesca , ma

r idotto ad una magrezza spaventosa ; dal l a veste bianca , c h e

gl i scendeva dal le spal l e formando profonde pieghe , non s i

scorgevano i ndizi d i carne : non si vedeva nul l ’al tro cheu n orri b i l e ed angoloso scheletro . Le sue mani , m ezzon ascoste dal le mani che d i seta rigata i n b ianco e rosso , e

rano appoggiate su l l e gi nocch ia .

Page 67:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

68

sare : aveva sessan tatre an n i , ma custodiva c o n gelosa v igi

l anza i l‘

suo t rono , spadroneggiando c o n poten za assol utae i nesorabi l‘e crudel tà .

Vi fu u n’agitazio n e general e nel l

’ assemblea ; i p i ù vecch isi i nch inavano ri veren t i , i p i ù nob i l i si alzavano , o s

’ i ngin o c ch iavan o co l le braccia su l petto .

Do p o aver osservato i n torno a sè , Erode s’ avanzò s i n o

a l t ri pode di rimpetto a l venerabi l e H i l l e l e c h e i ncontrò i lsuo freddo sguardo abbassando la testa ed alzando l e man i .

La r is pos ta d isse i l Re . con ari a al tera , rivo l

ge ndosi a Hi lle le ,

'

e , p ian tandoglisi davan ti co l suo bas tone ,r i petè La r i spos taGl i occh i del patri arca , spl endevano do lcemente : egl i

r is pose a lzando la testa e fissando l ’ i nq uis i tore , men tre is uoi co l l egh i gl i pres tavano una special e attenzione :

La pace del S ignore , d’

Ab ramo,d

lsac c o e di Giacobbes ia teco , 0 Re !D al tono del la voce sembrava c h e i nvocasse qualche

du no , poi , avendo cambiato tono , con ti nuòTu c i hai ch iesto dove s i suppone sia per nascere

Cri s to .

I l Re fece u n segno d ’

ap p ro vazio n e , sebbene i suoi occh imalvagi res tassero fiss i sul saggio Questa è la domanda d isse .

Al lora , 0 Re , i o parlo per me e pei mie i fratel l iq u i present i , e d ico i n Betl emme , nel l a Giudea .

Hi l l ele d i ede u n ’ occh iata al la pergamena su l tri pode ,

facendo cen no co l suo d i to tremul o , con ti n uò . I n Betlemme n el l a Giudea , c om

’ è scri tto dal p rofeta : E tu ,

Betlemme nel l a terra d i Giudea , non se i affatto l ’ u l tima frale terre d i Giuda perchè da te usci rà u n governatore c h e

saprà domi nar i l mio popolo I srael e .

I l v iso d ’ Erode s i rannuvolo, e mentre pensava i suoiocch i s i posarono su l la pergamena . I present i n on respi ravano nemmeno , ed erano si le nzi os i come lu i . Fi nalmen teegl i s i vo lse e lasci ò l a camera .

Frate l l i H i l l el e d isse abbiamo termi nato .

La compagnia s i al zò e parti i n grupp i .S imeone ch iamò H i l l e l e .

Un uomo , su l la ci nquanti na , ma ancora nel fior de l l av i tal i tà , gl i r is pose e s i d i resse verso di lu i che soggi unse

Prend i l a sacra pergamena , figl i o mio , ed arrotolal a accuratamen te :

L ’ ordi ne fu esegu i to .

Page 68:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

69

Offrimi i l tuo braccio ; monterò i n lettiga .

L ’ uomo robusto s ’ in c h in ò i l vecch io accettò l ’ ai u tooflertogli , e s i d i resse con fa ti ca al l a porta .

C o sì se ne andarono i l famoso Rabbi no e Simeone , su o

figl io , i l qual e doveva essere i l suo successore i n saggezzae sapienza .

I re magi s i trovavano ancora svegl i a sera avanzatasot to u n ’ arcata del Khan . Le pietre c h e servivano loro dagiacigl i e rano a l te i n modo c h

’e ssi potevano guarda

re , at

traverso l’

arco de l l a fi nestra , l’ immensi tà del cie lo . Men

tre ammi ravano le s te l l e sci n till an ti , pensavano al la p ross imaRivelazione .

Cosa accadrebbe ? Si trovavano alfine i n Gerusal emme ;a l l a porta avevano ch ies to d i Colu i ch e cercavano ; ave vano an nunziata la sua nasci ta ; ora non res tava loroc h e d i trovarl o . Col la s peranza d i ri usci re s

’ affidarono al l oSpi ri to , ed i n attesa d

’ udire l a voce d i D io od u n segnod al ci elo , non potevano prender son no .

Men tre si trovavano cos ì agi tati e commossi , un uomos’avanzò

Svegl iatev i disse loro , vi porto u n messaggio c h e non può essere protratto .

I tre si al zarono .

Per parte d i ch i ? domandò l ’ Egiziano .

Di Erode , i l Re .

Ognuno s i se n tì correre u n fremi to ne l l e ossa .

Siete fors e i l cu stode del Khan ? ch ieseBal thasar .

Si .

Cosa des idera i l Re ?I l messaggero aspetta ; egl i v i ri sponderà .

Al lora d i tegl i d ’ attenderci .Voi avevate detto i l gius to , buon i frate l l i !

soggiunse i l Greco dopo c h e i l cus tode se n e fu andato .

La domanda che fu di re tta ai viandan ti ed a l l e guardi eal la porta , ci h a res i oggetto d i curi os i tà . I o sono im

paziente ; facciamo presto .

Si al zarono ; cal zarono i loro sandal i , s i m isero i mantel l i e s

av v iaro n o .

Vi sal u to ; l a pace s ia c o n v o i,e scusatemi ; i l m i o

Page 69:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

padrone , i l Re , mi ha mandato ad i nvi tarvi a l palazzo ,dove egl i des idera parlarvi segre tamente .

C OS1 i l messaggero adempi i l suo dovere .

Ess i si guardarono a v icenda , al la l uce d ’ una lampadaappesa n e ll

’e n trata , e s

’ accorsero c h e l o Sp i ri to era c o n l oro .

L ’ Egizi ano s i d i resse verso i l cus tode , e d i sse piano ,i n modo da …non essere udi to dagl i al tri ° V0 1 sa

pete i n ch e pos to si trova l a nostra roba nel l a corte , edove riposano i nostri cammel l i . Preparate , duran te la n o

'

s tra assenza , tutto l’ occorren te per la nos tra partenza se

essa sarà necessaria .

Potete andarvene s icu ri fidate i n me,

ri s posei l custode .

La volontà del Re è la nos tra d isse Ba th asara l messaggero . Noi v i segui remo .

Le strade de l la c i t tà san ta erano strette come lo sonoora , ma non cosi neglette e sud ici e ; perchè Erode nonsodd isfatto dal la sol a bel l ezza , vol eva pul izi a e comodi tà .

Gmdati dal la l uce pal l ida de l l e s tel l e ess i ascesero l en tamen te la co l l i n a . Giunsero , finalmente , ad una p orta in nalzata n el mezzo del l a s trada . Al la l uce dei fuoch i c h e ardevano i n due gran braci eri , i n travvidero la s tru ttura de l l

’ ed ificio

,e l e guardi e ch e s

’ appoggiavan o ai lati de l l a porta .

Entrarono nel l ’ edifici o senza c h e l a sen ti n e l l a l i fermasse ; attraversarono passaggi , porte e corti l i , a lcu n i i np iena oscuri tà ; sal i rono mol te sca le , passarono per i n numerevo li corr idoi e per i nfin i te camere , e fu rono condottiad una torre d ’ una immensa a l tezza . Ad un tratto la gu idasi fermò , ed add i tando una porta aperta , d isse loro

Entrate . I l Re è là .

L ’ ari a de l la camera era impregnata dal p rofumo de l l egno d i sandal o , e tu tto a l l

’ i n torno era ordi nato e d ispos tori ccamente .

Un tappeto era d is teso ne l be l mezzo del pavimen to , e , sopra al tappeto , era col l ocato u n trono . I vis i tator i ebbero soloi l tempo d i r icevere u na con fusa idea del l uogo , di u n

in

s ieme d i ottomane e di l ett i i n tars iati e dorat i , di ven tagl i ,d i vas i , d i strumenti musical i , d i candele d ’ oro bri l lan tid i l uce i n tensa ; d i mura dipi n te nel l o s ti l e d el l a vo lu ttuosascuola Greca , u n solo sguardo a l l e qual i avrebbe fatto nasc o nde re c o n sacro orrore la testa ad un Fariseo . Erodech ’ era seduto su l trono per riceverl i ,. ves ti to come al la c o n

ferenza c o i dottori e c o i sacerdoti , rich iamò tutta l a loroatten zione .

Page 70:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Ess i s ’avanzaro no e s’ingin o c ch iaro n o , senza essere i nvi

tati , su l l’orlo de l tappeto . I l Re toccò un campanel l o .

Un servi tore en trò e posò tre sgabel l i davanti a l trono .

Sedetev i d isse i l monarca , ben ignamen te .

Dal la porta del Nord egl i con ti nuò quandoess i s i fu rono accomodati ho avuto i n questo pomeriggi o l ’ avviso del l ’ arrivo d i t re s tranieri , curiosamen teves ti ti come se fossero proven ien ti d a lon ta n i paes i . Sie tev o i ?

L’ Egiziano , dopo di aver rivol to u n

’ occh iata a l Grecoed al l ’ I nd iano , r ispose facendo u na profonda r iverenza

Di certo se n o i non foss imo quegli s tran i eri , i l p ote n te Erode , l a c u i fama corre pe l mondo i n tero , non c i

avrebbe fatti ch iamare .

Erode approvò c o n u n cen no del l a mano .

Ch i s i ete , donde ven i te ? domandò , ed aggiunsei n tono espress ivo : Lasciate c h e ognu no parl i d i ses tesso .

Ess i si s pi egarono , al l udendo brevemen te al l e ci ttà , ai l oropaes i n ati vi ed al l a s trada percorsa s i no a Gerusal emme.Non soddis fat to , Erode agg iunse :

Cosa domandas te a l l ’ u fficial e ch e si trovava al l aporta ?

Gl i domandammo dov ’è col u i ch’

è nato Re degliEbrei .

Comprendo ora perchè i l popolo era c o sì curioso .

Voi mi meravigl ia te . C ’ è u n ’ al tro Re degl i Ebrei ?

L ’ Egiz iano non imp allidì :Ce n ’è uno appena nato .

I l v iso scu ro de l monarca assunse un ’espress ion e d i dol ore come s

e i s i rammen tasse d’

u n episod io s trazi an te .

Non a me , non a me'

esclamò .

Forse gl i passavano davan t i l e immagi n i accusatri ci de ifigl i u ca s i ; ri avendos i dal l

’ emozio ne ch iese c o n voceferma Dov ’ è i l nuovo Re ?

Questo , 0 Re , è c iò c h e desideriamo sapere .

Voi m i d i te d i un mi racol o u n en igma d i mol tosu perio re a quel l o d i Sa lomone disse poi Comevedete , sono i n quel periodo d i V i ta i n c u i l a cu riosi tàè s frenata come lo è nel l ’ i n fanzia , al lorchè l o scherzarec o n essa è crudel tà . Prosegui te , ed io v i ri spe ttero comei Re s i r i spettano 1’ u n l ’al tro . Di temi tutto ciò che sapetede l n uovo Re , ed i o mi u n i rò a v o i nel cercarlo ; e quando1’

avremo trovato , farò c iò ch e vorrete ; l o porterò a Ge

Page 71:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

72.

ru sa lemme e l’

alleverò nel l a reggia ; ado prerò l a miagrazi a con Cesare per l a sua promozione e la sua glori a .

La gelos ia non al be rghera fra noi , v e l o gi uro . Ma primadi temi come , separati si ampiamente da mari e deserti ,s iet i arr ivati ad udi re parlare d i l u i .

Ve lo d i remo s i nceramente,0 Re .

Par late . d isse Erode .

Bal thasar s i alzò i n p ied i , e d isse dol cemen te°

V ’ è u n Dio On ni potente .

Erode si scosse i n modo impercetti b i l e .

Egl i c i disse d i ven i re i n qua , assi cu randoc i ch eavremmo trovato i l Reden tore de l mondo che l ’avremmoveduto ed adorato , d i prestar fede c h

’Egli era venutoe , come segnal e , ognuno d i noi doveva vedere una s te l la .

I l suo Spi ri to rimase con noi , 0 Re , i l suo Spi ri to è c o n

noi anche adesso !Una commozione i rres is ti b i l e , Oppr imen te , s

imp ossessò

de i tre . I l Greco a s ten to represse u n grido . L ’occh io d iErode s i fissò rapidamente dal l ’uno al l

al tro ; egl i era pi ùsospettoso e scon ten to d i prima .

Credo ch e vo i mi canzoniate egl i di ssema , se non è , con ti nuate . Che cosa produrrà la venuta

de l n uovo Re ?La salvezza degl i uom in i .Da c h e cosa ?Dal la loro malvagi tà .

Com e ?Per mezzo del l e azion i d ivi ne l

Amore , l a Fede ,e l e opere Buone .

Al lora Erode s i fermò,e nel suo sguardo

n essu n uomo avrebbe potu to leggere quale sentimento sp i

rasse voi s iete gl i arald i d i Cris to . E ’ ques to tu ttoBal thasar s ’ in c h inò l en tamen te

Noi si amo i vostri servi , 0 Re .

I l monarca toccò un campanel lo , e l’in serv ie n te apparve .

Portate i regal i gl i d i sse .

L ’ i nservi en te usci , ma ri tornò poco dopo , ed ingino c

c h iando si i nnanzi agl i ospi ti , diede a ciascheduno u n mantoazzurro e rosso scar latto

,e u na ci n tu ra d ’ oro . Essi espres

s ero la loro grati tudi ne c o n i n ch i n i a ll’ o rie n tale .

Ancora una paro la d isse Erode a l lo rchè l acerimon i a fin i . All

’uffic iale de l la porta , e poc

’anzi innanzi a me , voi par las te d

’ aver veduto uno s te l la ne ll’

O

rien te .

Page 72:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Si disse Bal thasar la sua ste l la , l a s tel l adel neonato .

Quando v i apparve ?Quando fummo comandati d i ven i re qua .

Erode si a lzò sign ificando ch e l ’ udienza era fin i ta .

Scendendo dal trono verso d i l oro , d isse c o n grande amabi l i tà

Se , come credo , 0 uomi n i i l l us tri , v o i s i ete gl iarald i d i Cris to appena nato , sappiate ch e ho consu l tatocol oro che sono i pi ù sapien ti riguardo a l le cose ebraiche ,ed ess i d i ssero concordi c h e dovrebbe essere n ato ne l la Betlemme d i Giudea . lo v i d ico : Andate o l tre , andate e c ercate d i l igen temente i l giovane bimbo : e q uando l ’ avretet rovato , avvisatemi , affinchè i o possa ven i re ad adorar lo .

Che i l vos tro tragi tto non venga d is tu rbato da alcu n ostacolo . Pace sia c o n voi ! E avvo lto si nel suo man tolasciò l a s tanza .

La gu ida l i d i resse verso la s trada , e poscia al Khan, al laporta de l quale i l Greco d i sse

And iamo a Betl emme , 0 fratel l i , com e c i consigl iòi l Re .

Si gridò l ’ I ndi ano l o Sp i r i to ci p rotegge .

Cosi sia disse Bal thasar , con egual ardore .

I cammel l i sono pron ti .Ess i d iedero de i regal i a l cas taldo , montarono i n sel l a ,

r ich iesero l e i ndicazion i per andare al la Porta d i J oppa , eparti rono . Al lo ro arrivo l e grand i porte erano socch iuseed essi en trarono i n aperta campagna , prendendo la v ia

u l timamen te fatta da G iuseppe e Maria . Men tre s i avanzavano su l l a pianura d i Rephaim , apparve una l uce dapp rima debol e e lon tana . I l oro cuori battevano forte . Lal uce si faceva rap idamen te p i ù i n tensa ; ess i ch i usero gl iocch i al l o sp lendore arden te ; quando si azzardarono aguardare nuovamen te , ecco ch e l a s te l la , bel l a come nessun

’altra ne l cie lo , si abbassò , e , l e n tamente , s i avvi cin ò

a l oro . Ess i giu nsero l e loro man i , e gridarono , godendod i una gioia immensa :

I dd io è c o n noi ! I dd io è c on noi e cosi ri petero n o per tu tta l a v ia , fi nchè la s tel la , in n alzatasi su l l aval le , a l d i l à del Mar El ias , ri s tette ancora a l d i soprad ’ una casa , sul l a cima del la col l i na , vici no al l a c i ttà .

Page 73:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

CAPITOLO XIV.

Comi nciava l a terza vegl i a ed a Betlemme albeggiavasopra i monti , ad orie n te , ma cosi debolmen te , c h e nel lava l le era ancora notte . I l guardiano , sul tetto de l ve c

ch io Khan tremando dal freddo stava asco l tando ip rimi suon i coi qual i l a v i ta , svegliandosi , accogl i e i lgiorno , al lorchè una l uce si mosse dal la col l i na versola casa . Egl i l a credette una torcia i n mano a

'

qualchedunodopo u n momento la prese per u na meteora : l o spl endorecrebbe , pertan to , finchè d ivenne una stel la . Atterri to egl igridò e condusse tu tti q uel l i ch

eran o en tro l e mura , su l

tetto . I l fe nomeno , c o n mowmen to curioso , con ti nuava adavvici nars i ; l e rupi , gl i alberi , e l e v ie a l d isotto d i esso ,

Spl endevano come se ri sch iarate dal la l uce de l l ampo ;subi to i l suo sp lendore divenne ac c ie can te .

I pi ù tim idi fra gl i ammi ratori , caddero i n gi nocch io epregarono , c o i l o ro v is i nascos ti ; i pi ù ard i ti , coprendos i

gli—occh i , s

’ap p iattaro n o , ed ogni tanto gettavano pau rosa

mente de l l e occh iate furtive . Dopo u n po ’

, i l Khan , tu ttoa l l ’ i n torno , era ri sch iarato da u na luce i nsopportabi l e pe lsuo vivo bagl iore .

Quel l i c he si azzardarono a guardare , videro l a s te l l aancora ferma sopra la casa , d i fron te a l l a caverna doveera nato i l Bambi no .

Nel be l mezzo d i questa scena , vennero i tre Re Magi ,ed al la porta smontarono dei loro cammel l i , e ch iesero d ien trare . Appena i l guard iano ebbe potu to frenare i l suo

terrore per badare a loro , l evò la s tanga ed apri l a porta .

I cammel l i sembravano spettri , al la l uce sopran naturale , e ,ol tre al l ’aspetto fantas ti co , v

’erano nei v i s i e ne i modi de itre v i s i ta tor i u na veemenza ed u na esal tazione c h e ecci taronoancor p iù i timori de l guard iano ; egl i per u n po

’ non potèri spondere al la domanda che gl i venne fatta

Non è ques ta Betl emme de l la Giudea ?Ma ne l frattempo al tr i ven nero , e diedero i n vece sua

l a r ispos ta .

No , questo non è ch e i l Khan ; l a ci ttà si trova p i ùi n l à .

Non v e qu i u n bambi no appena nato ?

Page 75:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

76

Madre e Giuseppe , i pastor i ed i Re ; pure tutt i credette rougualmen te , ch e cioè , I ddio per ora era tutto , ed i l Bamb i no nu l l a . Ma verrà u n tempo c h e tu tto dipende rà da lFigl io .

Fel ici coloro ch e crederanno i n Lu i

F 1NE DEL mano PR IMO .

Page 76:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

L IB RO SEC OND O

Arde una fiamma in c o r, c h e n o n si appagaD e ll’angusta p r1gio n , ma inqu i e ta a sp iraA v o lar o l tre i co nsue ti fin iDe l de snde n o , ed una vo l ta a cce sa ,E tername n te , ine st inguib ii , bruma

,E l ’ uom sospmge ad a vve n ture e cce lse ,Nè ma i si stan ca trann e di qu i e te .

PELLEGR INAGG IO D I AROLDO .

CAPITOLO I .

E ’ necessar io ch e i l l ettore si porti i n nanz i ven ti ci nqu ean n i , a l pri n ci p io de ll

’ammin istrazio n e d i Valer io Grato ,

quarto governatore imperia l e del l a Giudea . Un per iodonotevo le per l e agitamo n i po l i t iche c h e angustiarono Gerusal emme , prodromi de l con fl i tto finale fra i Roman i e gl iEbrei .Nel l ’ i n terval l o erano avvenuti parecch i cambiamen ti , speci e

d ’ord i ne po l i t ico . Erode i l grande era morto un an n o dopola nasci ta de l Bambino e morto cosi miseramente da gius tificare l’O p in io n e ch e correva ne l mondo cri s tian o , ch e egl ifosse cioè s tato colp i to dal l ’ i ra divi na . Come tu tt i i grandireggi tori d i popo l i ch e dedicano tu tta la l oro vi ta a rafforzare la potenza ch e han no crea to , egl i aveva sognato d itramandare i l t rono e l a corona , d i d iven tare i l fondatored i u na di nas tia . Con q ues to i n ten to

,nel suo testamen to ,

Sparti l e terre fra i su o i tre figl i An tipate , Fi l i ppo edArchelao , e , a quest

’ ul timo , d iede la d ign i tà regia . I l testamen to fu necessariamente sottoposto ad Augus to imperatore ,i l qua le ne ratificò tutte l e d ispos i z ion i , t ran ne u na sol a

Page 77:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

78

rifiutò ad Archel ao i l t i tol o d i Re finchè non'

avesse datoprova d i capaci tà e fedel tà .

LO creò i nvece Etnarca , e come tal e l o l asci ò governarenove ann i , a capo dei qual i , essendosi egl i d imostrato impari all’alto u fficio e i nab i le a frenare gl i e lemen ti tu rbolent i c h e si ag i tavano in torn o a l u i , l o mandò i n es i l i o nel l eGal l i e .

Cesare non si acconten tò d i deporre Archelao . Col pi i lpopolo d i Gerusalemme i n u n modo ch e ferì nel v i vol ’orgogl io dei superb i cus todi de l Tempio . Ridusse l a Gi udeai n provi ncia Romana e l a aggi unse al la prefettura d i Si ri a .

Di modo c h e , i n vece di u n pri nci pe governante regalmente ne l pa lazzo c h e Erode aveva cos tru i to su l monteS ion , l a ci ttà cadde ne l l e man i di u n ufficial e su bordi nato ,d i u n impiegato ch iamato Procuratore , i l q uale comun icavac o n l a corte d i Roma per v ia de l Legato d i Si ria , res iden tei n An tioch ia . Per rendere pi ù dolorosa l a feri ta , a l Procu ratore non fu permesso d i s tab i l i rs i a Gerusalemme ;ques to onore fu i nvece concesso a Cesarea . Ma l a maggiorumi l i azione d i tu tte , l a p i ù i rri tante , l a p i ù voluta , ful ’anness ione del la Samaria , l a d isprezzata Samaria , un i taa l la Giudea come parte de l l a s tessa provi ncia ! Quale dol ore per i bigotti separati s ti o Fari se i i l veders i sospi n ti ederis i a l la presenza del Procuratore i n Cesarea , dai devotid i Geriz im !

Fra tan te l agrime u na consolazione sola rimaneva a l p opolo caduto : I l Pon tefice occupava i l palazzo d i Erode su l laP iazza de l Mercato e

'

v i teneva l a sembianza d ’una corte .

Quale fosse i n real tà l a sua autori tà s i può faci lmen te c om

prendere .

I l Procu ratore si r iserbava i l d i ri tto d i v i ta e d i morte .

La g ius ti zi a era ammi n istrata i n suo nome e se co ndo i

decreti d i Roma .

Si ntomo ancora p i ù s ign ifican te : i l palazzo real e eracontemporaneamente occupato dagl i u fficial i de l l e impos teimper ia l i c o n tu tto i l suo corpo d i ass is ten ti , registratori ,col le ttori i n formatori e sp ie . Ciò non d i meno agl i os ti natisognator i d i u na l i bertà futu ra , era d i u na certa soddisfazio n e i l pensare c h e i l pri nci pale personaggio ne l palazzoe ra un Ebreo . La sua sola presenza i n esso , giorn o pergiorno , rammentava loro i p atti e l e promesse dei profeti e itempi i n cu i Je ova reggeva le tri bù per mano dei figl id

’Aro n n e : era per essi u n segno visi bi le c h e Egl i non l i

aveva abbandonati ; così le loro speranze l i te n evan‘ desti

Page 78:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

e l i ab i tuavano a sopportare pazien temente la servi tù ,

mentre aspettavano sempre l’avvento de l figl i o d i Giuda ch edoveva regnare i n I s rae le .

La Giudea era s ta ta . provi ncia d i Roma per ol tre o ttan

t ’an n i periodo d i tempo pi ù c h e su fficien te per far c o

noscere ai Cesari i l carattere de l popolo , per fargl i apprender ec h e l

’Ebre o co n tu tto i l suo orgogl io , poteva essere governato quietamen te pu rchè ven i sse ri s pe ttata l a sua re l igion e .

I sp i randos i a ques ti concetti i p redecessori d i Grato s i

erano costan temen te guardat i dal l ’ i ngeri rs i n e l l e pratichere l igiose de i l oro sudd i t i . Egl i i nvece segui u n ’ i nd i ri zzod iverso ; u no de i suoi fatti fu que l l o d i spogl iare Hannasde l l e su e dign i tà d i p rimo Sacerdote , e d i dare i l suo postoad I smaele figl io d i Fab o .

Sia che ques t ’atto fosse emanato da Augusto o procedesseda Grato medesimo , l a sua sconven ienza d iven ne ben pres toapparente . Non esporremo al l etto re u n capi to l o d i pol i ti caEbrea , ma due parol e sopra ques to argomento sono es

se n ziali per la re tta i n te l l i genza del raccon to .

I n questo tempo esis tevano i n Giudea due parti ti : i lparti to dei n obi l i , e i l part i to separati s ta o popol are . A l l amorte d i Erode , i due parti t i si col l egarono con tro Arche lao :c omb attendo lo nei templ i e ne l palazzo , a Gerusalemme ea Roma , qualche vol ta con gl i i n trigh i , qualche vol ta c o n

l e armi , i n aperta guerra . Pi ù d ’ una vol ta i t ranqu i l l i c o

lo n n ati de l Moriah ri suonarono del le gri da dei combatten t i .Fi na lmen te ri usci rono a cacciar lo i n es i l io .

Duran te tu tta ques ta lotta gl i a l l ea ti mi ravan o ai vari l oroscop i : i nob i l i od iavano Jvazar, i l pr imo Sacerdote ; men trei Separatis ti erano suo i gelos i seguaci . Quando crol l ò l

e

dific io d i Erode c o n Archelao , Jvazar condivi se la suasorte . Hannas , figl io d i Set

,fu scel to dai nobi l i a copri re

l ’al to ufficio . Questo produsse la sc issu ra viol en ta dei dueparti ti , c h e si fron teggiarono i n fiera i n im ici zia .

Nel corso de l la l oro lotta con tro l o sfortunato Etnarca inob i l i avevano creduto opportuno d i p i egars i dal l a parted i Roma .

Prevedendo che , quando si fosse abbandonato l ’attual e ordiname n to , sarebbe stato necessario u n n uovo assetto pol i t ico ,

suggeri ro no l a convers ione de l l a Giudea i n provi ncia . Questofatto forn i ai separati s ti un n uovo pre tes to ed una nuova arma ;e quando l a Samaria fu i ncorporata ne l l a prov i ncia , i

' nobi l i decaddero ad u n a es igua mi noranza , c o n n essu no ch e l isorreggesse al l ’ i n fuori del la corte imperial e , de l p res tigio

Page 79:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

del la loro casta e del la lo ro ri cchezza . Ad onta d i tutto c iò

per qui ndici anni , s i no al l’ avvento d i Valerio Grato , ri u

sc iro n o a manteners i tan to nel palazzo quanto ne l TempioHannas , l

’ i dolo del suo parti to , aveva usato fede lmen tedel suo potere nel l ’ i n teresse de l suo imperial e patrono .

Una guarn igione romana occupava l a torre d i Antonia ; u naguardia romana pres i diava l e porte del pa lazzo ; u n giudiceromano ammi n is trava l a gi ustiz ia i n materia civi l e e penale ;i l s is tema fiscale romano , app l icato senza p ietà

,gravava

sul l a ci t tà e su l la campagna .

Ogni giorno , ogn i ora , i n mi l l e modi , i l popolo e ra an

gariato ed offeso , imparando a sue spese l a d ifferenza frau na vi ta i ndi penden te e u na vi ta d i servi tù . Pure H‘annas l o con teneva i n u na tranqui l l i tà re lativa . Roma nonaveva amico più fede le , e l a sua mancanza si fece subi tosen ti re . Dopo aver consegnato i suoi i n dumenti ad I smaele ,i l n uovo Sacerdote , egl i passò difila to dai corti l i d e l Tempioai conci l i de i Separati s ti , mettendosi al l a testa d i unanuova coal i zion e .

Grato , i l Procu ratore , privato così d i ogn i sostegno , videi fuoch i , c h e i n qu i nd ici a nn i si erano andati gradatamentespegnendo , divampare improvvi samente . Dopo u n mese dac h e I smaele aveva assun ta la nuova carica . i l Romanotrovò necessario vi s i tarl o i n Gerusal emme . Quando , dal l

’a l tode l le mura , accol ta da u n coro d i fisch i e d i u rl i

,gl i

Ebre i vi dero la sua guardia e ntrare per la porta se tte n

trio n ale del l a ci ttà e marciare verso la torre d i An ton i a ,compresero i l vero scopo del la vi si ta . Una in tie ra coorted i legionari fu aggiun ta a l la guarn igione , e i l giogo poteva ora essere aggravato impunemen te .

Se i l P rocuratore avesse s timato opportu no d i dare u nesempio , D io so lo avrebbe potuto salvare la p rima vi ttima !

CAPITOLO I I .

Tenendo presen t i ques te spiegazion i , i l l ettore è i nvi tato'

a recars i i n u no dei giard i n i de l palazzo sul monte Sion .

L ’ ora è l a merid iana d i un giorno d i l ugl i o , quando ilcalore del l ’ es tate è pi ù i n tenso .

I l giard i no è l imi tato da ogn i banda da fabbri cati , al cun ide i qual i a due piani , i l p rimo co n l e porte e l e fines treombreggiate da verande , i l superiore te rmi nan te con ter

Page 80:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

razz i adornat i i n s ieme e prote tt i da fort i balaustre . Qua e

l à l a con ti nu ità degl i edi fici è i n terrotta da bass i colon natic h e permettono la ci rcolazion e de i ven ti , e lasciano in travvedere al tri la ti de l palazzo , p o n e ndo n e i n r i l i evo tu tta l amaes tà e l a r icchezza .

I l gia rdi no non è meno bel l o . Viottol i ombros i se rp eg

giano attraverso prati e cespugl i,sopra

'

i q ual i s i el evanoa lcun i a l beri a l tis simi , rar i esemplari d i palme e grupp i d icarrubi , noci e al b icocch i . I l te rreno v a l en tamente degra :dando dal cen tro , dove è scavato u n p rofondo baci n o d imarmo

, i n terrotto tratto t1atto da pi ccole bocche , che ,aperte , versano l

’ acqua nei rigagno l i s corren t i paral l el i a lsen tiero , sap ien te artificio per sottrarre i l l uogo all

aridità

t roppo preval en te i n tutta que l l a regione .

Non lontano dal la fon tana sci n ti l l a la .su p erfic ie d i u npicco lo s tagno c h e a l imen ta u n gruppo d i canne e d i leandri ,su l genere d i q uel l i c h e crescono su l l e r ive de l Giordanoe de l mar Morto . Fra le pi ante e lo s tagno , i nd ifferen ti a iraggi ch e i l sol e piove l oro addosso a ttraverso l ’ ariaafosa , due giovan i , uno d i d ician nove , l

’al tro d i dic iase tteann i , ragionano fra l oro i n seri o col loqu i o .

A prima vista s i d i rebbero frate l l i : bel l i l ’u no e l ’ al tro ,

en trambi ner i d i ch iome e d i o c ch i,. dai vol ti abb ronzati , d is tatura proporzionata a l l a d ifferenza de l l a loro e tà . I l mag

giore h a l a tes ta sc0p erta . Una tun ica sciol ta , caden te finoai gi nocch i , e u n mante l l o azzu rro , gettato negligen temen teper terra , formavano i l suo abbigl iamen to . I l costume lasci aesposte l e bracci a e l e gambe , brune come i l vo l to : ci ònonostan te una certa grazia d i modi , i l tagl i o ari s tocraticode l viso , l

infle ssio n e del l a voce , d imostrano ch iaramentel a sua condizi one . La tu n ica , d i soffice lana , grigia albavaro e al l e man iche , con gl i orl i l is tat i d i rosso . s tre ttai n torno al l a v i ta da una corda d i seta , l o d ice Romano .

E se nel d iscorrere , l ancia tratto tratto u no sguardo pienod i al ter igia sopra i l compagno , e gl i par la come ad ‘

u n;

in feriore , l o si può quas i scusare , perchè appartie ne ad unasti rpe nobi l e pers i n o i n Roma , una ci rcos tanza che i n que itempi gius tificava ogn i arroganza .

Nel l e terri b i l i guerre fra i l pr imo Cesare e i suo i grand in emi ci , un Messal a era stato amico d i Bruto . Dopo P i

l i ppi , senza d isdoro al suo nome , egl i si,

rico n c iliò c o l

v i nci tore , e pi ù ta rd i , quando Ottavio lo ttò per l ’ impero ,Messal a gl i d iede i l suo appoggio . Ottavio , dive n tato impe

6

Page 81:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

ratore Augusto , si r icordò de i servigi res i da lui , e c o lmò

l a sua famigl ia d i onori . Fra l e al tre cose , essendo stata l aGiudea ridotta i n provi ncia , mandò i l figl io del suo vecch i oc l i en te a Gerusalemme , c o ll

’in c aric o d i riscuotere le im

poste de l l a regione e i n questo u ffici o egl i e ra rimasto , d i

v ide ndo i l palazzo c o l Primo Sacerdote . I l giovane di c u iparl i amo era figl io a l l ’ uomo testè descri tto , e n el vol to enegl i atti , mostrava troppo spesso d i ri cordars i dei rapporticors i fra l ’ avo e i pi ù i l l ustri roman i de l suo tempo .

I l compagno d i Messala era d i corporatura pi ù esi l e , el e sue ves ti

,d i finiss ima e candida tel a d i li no , erano ta

gliate secondo la foggia al l ora prevalen te i n Gerusalemme .

Un panno gl i copriva la tes ta , stretto c o n un nastro g ia l l o ,e d is posto i n modo da parti rs i su l l a fron te , e cadere i nd ietro su l l a n uca .

Un osservatore , esperto nel le d is ti n zion i del le razze , es tudioso pi ù dei tratti c h e degl i abb igl iamen ti , avrebbetos to notata l a sua origi ne Ebrea . La fron te de l Romanoera al ta e s tretta

,i l n aso acuto ed aqu i l i no , l e l abbra erano

fine e di ri tte , gl i occh i fredd i e prossim i al l e sopraccigl i a .

La fron te de l l ’ I s rael i ta i nvece era bassa ed amp ia , i l nasoera l ungo e c o n l e n arici tumide ; i l l abbro supe ri ore sporgen te leggermen te sopra l ’ i n feri ore , cu rvandos i agl i angol icome l ’arco d i Cupido : fattezze ch e aggiu nte , al l a rotondi tà de l mento , agl i occh i grand i , a l pu ro ovale del le

guan c ie soffuse d i rosso , davano al suo vol to tutta la dolc ezza , l a forza e l a venustà propri e a l l a sua razza .

La bel lezza de l Romano era cas tigata e « severa , quel l ade l l ’ Ebreo ri cca e vol uttuosa .

Non d icevi c h e i l nuovo Procu ratore doveva arrivare domani ?

La domanda proven iva da l m inore degl i amici ed eraformulata i n greco , a quel tempo l i nguaggio dominantene l l a buona socie tà del la Giudea . Era passato dal palazzoa l l ’ accamp amen to e ne l l a scuola

,e d i l à , nessu no seppe

bene , come e q uando , nel Tempio medesimo , nei sacr icorridoi e n ei chiostri de l Tempio .

Sì , doman i ri spose Messala .

Ch i te l o ha detto ?HO i n teso I smael e , i l nuovo governatore de l Pa

lazzo vo i l o ch iamate Primo Sacerdote c h e ne parlava a mio padre j eri se ra . Certo la noti zi a sarebbe s tatapi ù attendi bi l e se fosse venuta da un Egiziano , l a cui razzaha dimen ti cato c iò che s ia la veri tà , o anche da un Idu

Page 83:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

84

Ci nque ri spose l ’a l tro , fissando l’ acqua .

Ebbene , tu hai ragione d i essere ri conoscen te versoc h i dovrei d i re ? gl i Dei Non importa ch i . Tu se i

cresciuto assa i bene ; i Greci ti ch iamerebbero be l l i ss imofel ice creazion e degl i a nn i ! Se Giove s i acconten tasse

di u n solo Gan imede , quale coppiere sares ti pe r l ’ imperatore

Dimm i o mio Giuda , perchè t i i n teressa tan to la

venu ta de l Procuratore ?Giuda fissò gl i occh i sopra i l suo i n terlocu tore col l o

sguardo grave pens ieroso , penetran te in quel lo de l Romano , men tre ri spose Sì , ci nque ann i . lo . ri cordol a tua parten za ; tu andavi a Roma ; i o ti v id i parti re epians i , perchè ti amavo . Gl i ann i sono passati , e tu ritorn i a me come u n pri n ci pe non lo d ico per cel i a ; epure pu re i o des idererei che tu foss i i l Messa la d iquando partis ti !Le narici de l Romano s i con trassero i n u n movimen to

i ronico , e p i ù afl'

e ttata del sol i to suonò la sua voce , quandori spose

Non u n Gan imede , ma u n oracolo o m io Giuda .

Qualche l ezione dal mio maes tro d i rettorica presso i l Foroio ti darò una lettera per l ui , quando nel l a tua saggezza

ti p iegherai a segui r e i m iei con s igl i u n po ’ d i praticane l l ’arte del m is t e ro , e Del fo t i accogl ie rà come Apol lomedesimo . Al suono del la tua voce solenne , l a Pi zia seenderà dal suo tri pode . Seriamen te , o mio amico , i n ch e cosadiflerisco dal Messa la c h e parti ? I o i n tes i d iscu tere unavol ta i l pi ù grande logico del la terra . I l tema del l a sua

d issertazione era la d ispu ta . Ricordo un suo detto : Comprendi ben e i l tuo avversario prima d i r ispondergl i .E , francamen te , non ti comprendo .

I l giovane arrossi sotto lo sguardo ci n ico del l ’ al tro ; marispose c o n fermezza : Tu hai approfi ttato del l e occas i on i

ch e t i furono offerte , vedo ; dal le tue scuole hai ri portatomol ta sapienza e mol te grazie . Tu parl i co n l a

,sciol tezza

di u n maes tro , ma i l tuo di re punge . I l m i o Messal a ,quando mi abbandonò , non aveva veleno ne l la sua natura ;per tutto l ’oro de l mondo non avrebbe voluto offendere lasens i b i l i tà d i u n amico .

I l Romano so rri se , come se avesse i n teso u n compl imen to , e rial zò ancora pi ù fieramente l a be l la tes ta patri zia .

« O mio austero Giuda , non siamo a Dodona o a Pi to .

Abbandona quel tuo fare da oracolo e d iscend i a spiegazi on i terre ne . I n che t i ho offeso ?

Page 84:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

8s

L ’al tro resp irò a l ungo , e giuo c h ere llando con‘

l a cordache gl i s tri ngeva l a vi ta : I n q ues ti an n i anch ’ i o ap

pres i qualche cosa . Hi l le l e non sarà pari a l fi l osofo c h e tuascol tas ti , e Simeone e Sciamma sono , senza dubbio, in feri or i a l tuo maes tro p resso i l Foro . La loro sapien za nonbatte s trade v ietate ; q uel l i ch e s eggono ai lo ro piedi si alzano ricch i

'

sol tanto del l a scienza d i Dio , del l a Legge e d iI s rae l e , imbevuti d i amore e d i r is pe tto per tu tto c iò chea que l l i si ri ferisce .

Frequen tando i l Grande Co l legio e‘

meditando su quantov i

ascol ta i , ho appreso ch e l a Giudea d ’oggi non è pi ùque l l a d ’una vol ta . lo apprezzo l a di fferenza che corre frau n regno i ndi penden te e una piccol a provi n cia soggetta .

Sarei p i ù v i l e , p i ù abbietto d i u n Samari tano , se non risentiss i umi l iazione pe l mio paese . I smaele non è i l l eg i ttimoSacerdote , e non lo potrà mai essere , vivo l

’ i l l us tre Hannas .

Eppu re egl i è u n Levi ta , uno d i q uei devot i che per m i

gliaia d’ann i han no servi to i l S ignore Iddi o e l a nos tran e

ligio ne . LaMessala l o i n terruppe c o n u n ri so mordace .

Ora ti comprendo ! I smae le , tu d ici , è un usu rpatore . Ciò non d i meno ti fa mal e che s i possa pres tar fedead u n Idume o pi uttos to che a l ui . E ’ ques to che ti h apun to Per l’e b bro figl i o d i Semele , ch e cosa sign ifica esse rEbreo ! Cambiano gl i uomi n i e l e cose , i l ci elo s tesso e l aterra ; ma u n Ebreo mai . Per l u i n on v i ha passato 0 fu

tu ro ; egl i è oggi c iò ch e i suo i avi fu rono prima d i l u i .Guarda su questa sabbia io descrivo u n cerch io . Ora d immic h e al tro è l a v i ta d i u n Eb reo ? Gi ra e rigi ra , q u i Abramo ,

là I sacco , Giacobbe ; Dio nel mezzo . Pe r i l Tonan te , i lcerch io è troppo grande . LO r i faccio .…

Si arrestò , pu n tò i l pol l i ce per terra e descri sse c o n l edi ta un cerch io i ntorno ad esso .

Vedi , ques ta impron ta de l pol l i ce è i l Tempio , l ali nea formata dal l e d i ta l a Gi udea . All

’in fuo ri d i q ues to

spazi o non es is te nu l l a d i buono ! Le arti ? Erode fu c o

stru ttore d i palazzi , qui nd i è mal edetto . La'

p ittura , la sco ltu ra ? Guardar l e è u n peccato . La poesia l ’avete i n ch iodatasugl i a l tari . I n guerra tu tto c iò che conquis tate in se i giorn ilo perdete n el s ettimo . Ques ta è l a vos tra v i ta e l a vos tramèta . E

,non vuo i ch e ri da ? con ten to de ll

’adorazio n e d i

u n ta l popolo , c h e cosa è mai il vostro Dio a petto de lnostro Giove .,

romano , che ci pres ta l e sue aqu i l e perchèle nostre arm i conqu isti no l ’ un iverso ? Hi l le l e , Simeone ,

Page 85:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

86

Sciammai, Ab talio n e , che valgono ess i d i fron te a que imaestr i che i nsegnano che tutto ciò che s i può apprendereè degno d i es sere appreso ?

L’Eb re o bal zò i n pied i , con l e guanc ie rosse a l pari de l

fuo co .

No , no ; s ied i ti , mio Gi uda , si edi ti . esclamòMessala , ste nde ndogli l a mano .

Tu mi schern isci .Ascol tami ancora u n poco . Presto , i l Romano

sorri se c o n disprezzo mi verran no i n mente Giove e tu ttal a sua famigl i a greca e romana , come al so l i to , e al l oraadd io s erietà ! I o t i son o ri conoscen te d ’ esser venuto dal lavecchi a casa de

’ tuoi padri per darmi i l b envenuto e ri nnovare l ’ affe tto de l la nos tra i n fanzia , se possiamo . Andate , d isse i l m io maes tro , nel l

’u l tima sua lezione . Andate , e se volete raggiunger l a mè ta , ricordatev i c h e Marte

regna ed Eros ha ri cuperata l a v is ta Ei voleva di rec h e l

’amore è nu l la , l a guerra tutto . Così è i n Roma . I lmatrimon io è i l p rimo passo verso i l d ivorzio . La vi rtù èuna qual i tà da bottegaio . Cleopatra , morendo , c i l egò le sue

arti , ed è vend icata . Essa h a u n successore sotto i l t ettod i ogn i Romano . I l mondo corre per la s tessa strada .

Ab

basso Eros , evviva Marte ! lo sarò so ldato , ma tu,o mio

Giuda , i o t i compiango , c h e cosa sarai tu ?L

’Ebre o si avvici nò al l o s tagno . Messala con ti nuò .

Si , t i compiango , mio bel l i ss imo Giuda . Dal co l l egio a l l a Si nagoga ; poi al Tempio , qui ndi Oh , glori asuprema ! ad un seggio n e l Si nedrio . Una bel la v i ta ,

davvero ! Gl i dei ti ai u ti no ! Men treG iuda lo guardò e v ide l ’orgogl io imp orp orargli l e gote

e s favi l lare negl i occh i , mentre e i proseguiva ;Ah , l a terra non è tu tta quan ta conq ui s tata ! I l

mare ch iude i sol e ignote . Nel setten tri one v i sono popo l iancora sconosci uti . La glori a d i con ti n uare l a marcia d ’

A

lessandro nel l ’u l timo Orie n te offre n uovi al l ori . Vedi q uan tev ie s i aprono ad u n Romano ?Tacque u n is ta nte , e poi r i prese co l sol i to tono d i per

sona an noiata :Una cam pagna n e ll

’Africa

,u n ’al tra con tro gl i Sci ti ,

poi i l comando di una l egione ! Qui termi nano i sogn i d imol ti . Non i l mio . Per Giove , c h e i dea ! Rin unc ierò al l al egione per u na prefettu ra . Pensa al la vi ta d i u n Romanodanaroso oro , vi no , don ne , giuoch i , poeti a banchetto ,

i n trighi d i corte , dad i tu tto l’an no . Que5ta sarebbe una

Page 86:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

d’

egna mèta al l a mia es i s tenza . Una gras sa prefe ttu ra ? 0mio Giuda , ecco la S i ri a ! La Giudea è ri cca e An tioch ia èuna capi tale degna degl i Dei . lo sarò i l successore d i Ciren io , e tu , tu d ividerai l a m ia fortuna .

I sofis ti e i retori ch e aflo llavan o i pubbl ici r i t rov i d iRoma . e c h e avevano quas i i l monopo l i o de l l

i s truzi onedel l a gioven tù patri zia , avrebbero app rovato questi dettid i Messala ne i qual i avrebbero ri conosci u to gran parte deil oro i nsegnamen ti ; ma nel gi ovane Ebreo facevano l

’ impress ione d i una sgradevo le novi tà , ben d ive rsa dal l a so

le n n ità de i d i scors i e del l e conversazion i a cu i era abi tuato .

Di più , egl i apparteneva ad una razza l e c u i l eggi , c o stu

manze ed abi tud i n i d i pensi ero , vie tavano l a i ron i a e l oscherno . Mol to natu ralmente q ui nd i egl i asco l tò l ’amicoc o n vari sentimen ti ; sdegno dapprima , poi i n cer tezza ne lcome dovesse prender lo . Que l l e ari e d i su periori tà assu n teda Messal a lo avevano offeso sin da pri n ci pio . Pres to d iven nero in so p p o rtab ilii Anche quel la pi oggia fri zzan te d idetti sa ti ric i des tò l a sua ira . Per l’Eb re o del l ’età d i Erodei l patri oti smo era u na pass ione selvaggia appen a ce l ataso tto i l man to d i u na velata pacatezza d i modi , e cos icon nessa c o n l a sua sto ri a , con l a re l igione e c o n Dio , dabal zare fuori immediatamente a l menomo di leggio d i ess i .Non è qu i nd i esageraz ion e l’affermare c h e i l d iscorso d iMessala , progredendo l en tamen te fino al l ’ul tima sua pausa ,

c agio nò l a pi ù acuta tortu ra a l suo udi tore , i l q ual e a ques to pun to , l o i n terruppe c o n u n sorri so s tudiato .

Sono poch i co lo ro ch e permettono ch e i l p roprioavven i re s ia fatto oggetto d i schern o . I o non sono d i que l l io Messa la .

I l Romano lo osservò u n i stante , poi r is pose Perchèn on si dovrebbe d i re i l vero scherzando

,anche sotto forma

d i parabol a ? La grande Fu lvia andò a pescare l ’al tro giorno ,pigl io pi ù pesci d i tu tte l e sue compagne . Si d i sse c h e

essa avesse fatta i ndorare la ‘

p un ta de l suo amo .

Al l ora tu non scherzav i sol tan to ?Mio Giuda , m

’ac c orgo ch e non ti ho offerto abba

stanza , r i spose i l Romano rapidamente , c o n gl i occh isci n ti l l an ti . Quando sarò Prefetto e domi nerò su l l aGiudea , t i farò primo Sacerdote .

L’Ebre o s i vo l tò adi rato .

Non andare i n col l era d isse Messa la .

L ’al tro s i fermò i rresol uto .

Per gli Dei , mio Giuda , come scotta i l sol e

Page 87:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

88

esclamò il patri zi o , osservando la pe rpless i tà del l ’ a l tro .:

Andiamo al l ’ombraGiuda rispose freddamente

'

E ’ megl io c h e ci l asciamo , sarebbe s tato anchemegl io c h e i o non foss i venuto . Cercavo u n amico , e trovo .

Un Romano disse Messala .

L’Eb reo stri nse i pugni, ma , padro n eggiando si c on uno

sforzo,s i al lon tanò .

Messala s i al zò , prese i l mante l lo da l sedi le,e getta

rose l o sopra le spal l e , segui Giuda . Raggiun to lo , gli poseuna mano su l l a spal la e con ti nuò i l cammino .

Con la mia mano su l la tua spal la,eravamo avvezzi

a camminare da fanci ul l i . Proced iamo c osì fino al c an

cel l o .

Messala cercava d ’esse r seri o e genti l e , ma non p o

teva cance l lare dal suo vo lto l a sol i ta espress ione sati ri ca .

Giuda lo lasciò fare .

Tu se i u n ragazzo , i o sono un uomo ; l asciami parlare come tal e .

La c òmp iac e n za del Romano rasen tava la superbia . Mentore consigl iando i l giovane Telemaco non avrebbe potutoparlare con pi ù d isi nvol tura .

Cred i tu ne l l e Parche ? Ah , d imen ticavo ! tu se i u nSadduceo : gl i Essen i sono i sol i ch e abbiano giudi zio fravo i

'

essi credono nel le tre sorel l e . Cosi faccio i o . C o stan

temente esse c i attraversano i l senti e ro . Se covo un granded isegno , se l avoro per a ttuarlo , propr io quando sto pers tri ngere i l mondo ne l pugno , i n tendo d ietro d i me los tridere del l e forbici . Mi vol to , e la scorgo , Atropo maledetta ! Ma , mio Giuda , perchè andasti i n col l era quandoparla i d i succedere al vecch i o C ire n io ? Tu pensav i c h e i ovo less i arri cch i rm i depredando questa tua G iudea ? Supp on iamo lo ; c iò è quan to farà forse u n ’

a l tro Roman o . Perchèn o n l o dovre i fare io ?Giuda ral len tò i l passo .

Al tri s tran ieri , pr ima dei Roman i , dominarono sul l aGiudea , disse al zando l a mano . Dove sono ora ,

o Messala ? Essa ha sopravvissu to a tutti . Ciò c h e è

s ta to avverrà ancora .

Messala d isse ancora c o n pacatezzaLe Parche han no seguaci anche al l ’ i n fuori degl i

Esseni . Ben tornato , o Giuda , nel grembo del l a fede !NO , Messala , non c o n tarm i fra quel l i . La m ia 'fede

poggi a su l la roc ca"

ch e fu i l fondamen to del la fede de’ mie i

Page 88:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

89

padri prima di Abramo , sop ra la paro la del Signore Iddiod i I s rael e . »

Troppa foga , mio Giuda . Come un s imi l e scoppiod i passione da parte mia . avrebbe i nco l l er i to i l m io mac

s tro ! IO vorrei giovarti , o b el lo al .par i d i Gan imede ;se ri amen te vorrei giovarti . IO t i vogl io bene , tu tto i l bened i c u i son o capace . Ti dissi c h e ho i n tenzione d i d iven tarsoldato . Perchè non vuoi fare a l trettan to ? Perchè nonusci re dal cerchi o angusto

,ch e , come ti ho d imostrato ,

è tu tta quan ta la vi ta che permettono l e tue legg i e i tuo icos tum i ?L

’Ebre o non gl i d i ede al cuna ri sposta .

Chi so n o i saggi ai gio rn i nos tr i ? con ti nuò Messal a . Non quel l i ch e esauri scono l e loro forze i n vaned ispu te i n torno a do se morte ; i n to rno a Baal , Giove e

Je ova , O in torno a filosofie e re l igion i . C itami un grande nome ,o Giuda non m i importa dove tu possa cercarl o i n Roma ,n e ll

’Egitto , i n Ori en te , 0 q u i i n Gerusalemme,

e Pl uton e mi

prenda , se non apparten n e ad u n uomo ch e foggiòl a sua fama c o n gl i s t rumen ti ch e gl i forn i i l p resen te ;c h e nu l la ten n e per sacro ch e non con tri bu i sca a ques to fi nec h e n ul la sp rezzò d i q uan to a ques to fine condusse .

Non fu cos ì d i Erode , non fu c o sì de i Maccabei ? E il

pr imo,e i l secondo Cesare ? Segu i i l loro esempio . Co

m i nci a sub i to . Ecco Roma , pron ta ad ai utarti , come aiutòl’

Idumeo An tip atro .

I l giovanetto Ebreo tremò d i colle ra , e , t rovandosi giàvicino a l cance l lo de l giard i no , a ffrettò i s uo i passi , desideroso d i fuggi re .

0 Roma , Roma ! mormorò .

Si i saggio con ti nuò Messal a . Abbandon a l efo l e d i Mosè e l e tradi z ion i ; guarda i n faccia alle _c o se .

Guarda i n faccia al l e Parche , e ti d i ran no ch e Roma è i lmondo . Chi ed i loro c h e cosa è l a Giudea , e t i ri sponderan no che è ciò c h e Roma vuol e .

Erano giun ti al l ’ usci ta . Giuda s i fermò e tol s e dolcemen tela mano del l ’ amico dal la sua spal l a , poi si vo l tò verso Messala , c o n l e l acrime agl i occhi .

I o t i”

comprendo , perchè se i Romano ; tu non p u01

comprender me . I o sono u n Is rae l i ta . Tu mi ha i c agio n atou n grande dolo re , oggi , convi ncendomi c h e non potremomai essere -gl i am ici d i u na vol ta , mai ! Dividiamoci . Lapace del D io dei miei padr i s ia con te !Messal a gli tese la mano : l

’Ebreo passò sotto i l portone .

Page 89:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

. 90

Quando egl i si fu al l on tanato i l Romano, rimase muto u ni s tan te ; poi varcò anch

’egl i l a porta , crol lando l a tes ta .

Sia , mormorò . Eros è morto , Marte re

gni !

CAPITOLO I I I .

Dall’

ingre sso del l a c i ttà Sacra , corrisponden te al l’attual e

porta di Santo Stefano , volgeva verso occidente una v ia

paral l e l a al la facciata setten tri onal e del la Torre d i Anton iae non mol to di stan te da questo celebre caste l l o . Con t in uando nel la medesima d irezione fino al l a. val le Tiro p e a ,

che segu iva per un breve tratto verso sud , essa piegava d in uovo ad occidente fino ad arri vare a que l la ch e l a t rad iz ion e ch iama porta de l Giudiz io , per qu i nd i volgersi decisamen te verso Sud .

I l viaggiatore , o l o s tudioso famigl iare c o n l a sacra l ocal i ta, r i conoscerà i n ques ta s trada una parte del la v ia

Dolorosa , d i tan to e cos i melanconi co i n teressamen to pertutti i Cris tiani . Siccome per lo scopo nos tro non necess i tal a descri z ion e d i tu tta l a v ia , sarà sufficien te d i i nd icareu na casa , l a quale meri ta u n esame pi ù atten to , sorgen teal l ’ ul timo angolo d i essa .

L ’ edifici o guardava verso occiden te e verso setten tri one ,forse q uattrocen to pied i d i l unghezza per ciascu n lato , e ,come la maggi or parte del l e case d i una certa p retesa i nOri en te , aveva due pian i , ed era perfettamen te q uadrangol a re . La via dal l ato occiden tal e misu rava ci rca dodici pied idi l arghezza , quel la a nord non pi ù d i d ieci ; e ch i fossepassato rasen te a q uel le mu ra e avesse guardato i n al to .

sarebbe s tato colpi to dal l a rude , i ncompleta,ma forte ed

imponente apparenza c h e presen tavano , perchè erano formate da l argh i b locch i d i pietra non tagl iati , ma postil ’uno su l l ’al tro come uscivano dal l a cava . Un peri to de ll ’ epoca l o avrebbe ch iamato . s ti l e fortil i z io , se l e fi nes tre ,

adorne fuor del l ’usa to,e l a fin i tezza e l ’ el eganza del l e porte

non avessero mi ti gata questa impress ione .

Le finestre verso occiden te erano i n numero d i quattro ,.q uel le a setten tri one sol tan to due , tu tte al l ’al tezza del secondo piano . Le porte erano sempl i ci i n terruzion i del l emura del piano i n fe riore , ed ol tre ad essere tempes tate d i

Page 91:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

9 2

l’

impressmn e complessivamente del i ziosa ; tan to ch è , u n v i

sitato re , respi rando quel l ’aria tranqu i l la e dolce , ricevevaun ’ i dea del la raffinatezza e del la col tu ra del la famigl ia ch e

andava a trovare .

Fatti alcu n i pass i ne l secondo corti l e , i l giovi ne piegòdes tr

’a , e scegl i endo u n sen ti ero attraverso i c e5p ugli, giu nse

al l a scala ed ascese a l terrazzo , i l pavimen to de l quale eracoperto d i piastrel l e bianche e nere , rese l ucide dal l os tropi

'

ccio con ti nuo dei pied i . Alzando le tende d i una porti era s i tuata a setten trion e , en trò i n u n appartamen to ch e

i l cadere del l a tenda rip iomb ò nel l ’oscuri tà . Ciò non d ime no procedette con passo s i curo verso u n d ivano 50pra il

q ua lè si gettò boccon i , r i posando c o n l a fron te appoggiataal l e b racci a i ncrociate .

Verso i l crepuscolo u na don na ven ne al l a porta e ch iamò ;non avendo ottenuta ri spos ta , sospi nse la portiera ed en trò .

La cena è pron ta e cade’

l a notte . Non hai fame ? »

gli ch iese .

No ri spose egl i .Sei ammalato ?Ho sonno .

Tua madre ha ch ies to d i te .

Dov ’è ?

Nel padigl ione sopra i l tetto .

Egl i si scosse e si alzò .

Bene ,°

portam i qua lche cosa da mangiare .

Che c osa des ideri ?Que l ch e t i pi ace , Amrah . Non sono ammalato ,

ma sono i ndifferente al l a v i ta . Essa non m i sembra c o sì

piacevole come mi apparve s tamane . Un nuovo male , 0

mia Amrah ; e tu ch e mi conosci cos i bene , tu ch e non m ise i mai venu ta meno , pensa a c iò c h e può sos ti tu i re i ci b ie l e medici ne . Portami ciò c h e vuoi !Le domande d i Amrah , e l a voce c on cu i erano state fatte ,

bassa , dolce e premu rosa , r ive lavano rapporti d i famigl i ar i tà fra quei due . Essa pose la mano su l l a fron te d i l u i , epoi , quas i fosse soddis fatta de l l ’ esame , usci d icendoVed rò . I n breve ri tornò recando su d i u n vassoi o d i

legno una scode l la di latte ,

'

alc u n e fo cac c ie d i pane bianco ,

un del i cato pas ticci o d i grano maci n ato , u n ucce l l o lessato ,

m i e l e e sal e . Ad una es tremi tà de l vassoio s tava una coppad ’argen to pi ena di vi no , al l ’ a l tra una l ucerna d i bronzo

accesa .

C osì i l luminata , l a s tan za era vis i bi l e : l e pare ti di s tucco

Page 92:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Î'

9 3

l evigato , l a vol ta i n terrotta da grand i travi d i querc ia , an'

neri te e macch iate dal l a p ioggia e dal tempo ; i l pavimentocoperto d i p iccole p ias tre l l e azzurre e bianche , resi s tentie ben conservate . Alcune sedie con l e gambe i n tagl iate asomigl i anza d i gambe d i leon i ; un d ivano d i poco rial zatosopra i l s uo lo , guarn i to d i s toffa azzurra v e i n parte c o

perto da u n immenso scial l e d i l ana i n u na parola , u nacamera da letto ebrea .

La l uce lasciò vedere anche l a donna . Avvici nando u nasedi a al d ivano , essa v i pose i l vassoio e poi si ingino c

ch iò vi ci n o a l'

suo s ignore , p ron ta a servi rl o . I l suo vol toera que l l o d i una persona di ci n quan t

’an n i , scu ra d i carnagione , nera d

o c ch i, i qual i , i n que l momen to , erano raddo lc it1 da u n

’e 5pressio n e d i tenerezza quas i mate rna . Un tur

bante bianco copri va la sua tes ta , l asci ando esposta partede l l e orecch ie e i n quel l e i segn i ch e r ive lavano l a ‘ sua.condizione , de i fori praticat i c o n una grossa l es ina . Era.una sch iava , d i origi ne Egiziana , al l a qua le neppure il

sacro cinquan tes imo an no avrebb e potu to por ta re la l i'

berta ; n è essa l ’avrebbe accettata,perchè i l ra gazzo , c u i

s tava attendendo , formava la gi oi a de l l a sua v i ta . Essa l o’

aveva al lattato i n fan te , l o aveva curato bambino , e non p oteva tralasci are d i servi rlo . Per i l suo affe tto egl i non sarebbe mai s tato u n uomo .

Ei par l ò u na sol a vo l ta d u rante i l pas to .

Ti ri cord i , 0 mia Amrah d isse d i quel Messal a c h e so leva ven i re a trovarmi per gi orn i i n tier i ?

Lo rammen to .

Ei andò a Roma al cun i an n i fa , ed è r i tornatooggi . Sono stato a fargl i v is i ta .

Un briv i do scosse i l giovane .

lo avevo i ndovi nato ch e t i e ra accaduto qualch ecosa d i grave . d isse Amrah , c o n profonda so llemtu

d i ne . I o non ho mai amato Messala . Dimmi tutto .

Ma egl i e ra tornato sopra pens ie ri , e al le sue ri petu tedomande ri spose sol tan to :

Ei è mol to mutato , ed 10 non vogl io aver nu l l a

p i u a che fare c o n l u i .Quando Amrah portò v ia i l vassoi o , egli usci i nsi eme a

lei , e sal i da l terrazzo sopra i l tetto .

I l l ettore saprà qua lch e cosa degl i us i a c u i s i adibisconoi tetti de l l e case , i n Orien te . I n quan to ai cos tumi

,i l c l ima

è dappertu tto i l m igl i or legis lato re . L ’ es tate Si ri aca , d i giorno ,costri nge l e p ersone a ce rcare ri paro sotto i colon nati om

Page 93:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

bros i ma di notte ne l i ch iama fuori non appena l ’ombre c omin c ian o ad avvolge re len tamente i fianch i del le montagne ,come i vel i c h e cop rono i cantori C irc e i. Ma quel l e sonolon tane , men tre i l tetto è v ici no , abbas tanza ri al zato soprai l l ive l lo del l a pianura sem tillan te , per essere vis i tato daifresch i ve n ticel l i nottu rn i , e per lasciar mi rare i n tut to il suosplendore la vol ta s te l lata de l cie lo . Così tutta l a famigl iasi raduna sul tetto , c h e diviene l uogo di giuochi , camerada letto, alcova , sala da mus ica , da danza , da conversazione , da medi tazio ne e da preghiera .

Le rag ion i che , i n cl imi pi ù freddi , suggeri scono la decorazione del l ’ i n terno del le case , i n Oriente c on siglian o l

ab

b e llimen to del tetto . I l parapetto ordi nato da Mosè diven neu n trion fo del l ’arte vase llaria e s tatuaria . Più tardi , soprad i esso , si el evarono torri, sempl ici e fan tas ti che ; p i u tard iancora pr i ncip i e 1mp eratori adornarono l e sommità de l l eloro case di padigli on i d i marmo e d i oro . L ’u l timo portato d i q ues to l usso stravagante furono i giardi n i pens i l id i Babi lon ia .

I l giovane attraversò l entamen te i n tutta la sua l unghezza i ltetto e si avvici nò ad ’ una—torre cos trui ta su l l ’angolo nordest de l palazzo . Se fosse s tato u n forestie ro avrebbe gettato u no sguardo su l l ’edificio e avreb be veduto , pe r quan tol ’ombra crepuscolare l o permetteva

,un ammasso oscuro d i

p ietre , c o n fines tre a pi lastr i e graticci , te rmi nato da unacupola . Egl i , rap ido , en trò passando i nvece s otto una corti namezzo rial zata . Nel l ’ i n terno regnava l ’oscuri tà , tran ne cheai quattro lat i ove erano del l e aperture arcuate attraverso l equa l i appari va i l ci e lo i l lumi nato d i s tel l e . I n uno dei van i ,appoggiata ad un cusci no del d ivano , appariva—l a —figurad i u na donna , con fusamente , attraverso bianch i drap p eggiamen ti. Al suono dei suoi pass i

,i l ven tagl io c h e e l la

teneva i n mano c essò d i agi tarsi , l uccicando l à dove i raggidel l e s tel l e s i r i frangevano nel l e gemme d i c ui era tempes tato . La donna si alzò a sedere e ch iese

Giuda , mio figl io,se i tu ?

Sono io , madre , egl i ri spose. accelerando i l passo .

Si avvici nò , e si ingin o c ch iò di nanzi a lei , me n tr’essa lo ci nse

c o n l e sue b raccia e lo s tri nse a l petto c o lmando lo di baci .

Page 94:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

CAPITOLO IV .

La madre ri prese l a sua comoda posizione , sopra i l c usem o , men tre i l figl io prese posto su l d ivano , ap p oggian

dole i l capo su l grembo . Entrambi , guardando fuori attraverso l a finestra , potevano vedere u n mare d i te tti p i ù bass i :p i ù lon tano , verso occid en te , l e cime nereggian ti de imonti , e i l ci el o , brulic an te . di s te l l e . La ci ttà era tranqui l la . Non si ud iva c h e i l frusci o de l ven to .

Amrah mi d ice c h e t’

è successo qualche cosa d igrave essa cominci ò , accarezzando l e su e guan c ie .

Quando i l m io Gi uda era bambi no , i o lasciava c he

piccol e cose 10 i n fas tid issero , ma o rà egli è'u n uomo . Egl i

n on deve d imenti care l a sua voce si fece mol to dol cec h e u n giorno egl i dovrà essere i l m i o eroe .

Essa parlava un id ioma quas i caduto i n disuso n e l paese ,ma che al cu n i poch i , ri cch i d i cuore come d i ben i , c o n

servavano nel la sua purezza per disti nguersi ancora megl iodai Pagan i , l ’ id ioma i n c u i Rebecca

'

e Rachele can tarono a Ben iami no .

Queste parol e sembrarono re nder i l giovane pens ieroso ,

ma , dopo qualch e i s tan te , egl i prese la mano c o n c u i essa gl ifaceva ven to , e d isse Oggi o madre , ho dovu to riflettere su mol te cose c h e pr ima non avevano rattri s tata lam ia men te . Dimmi , anzi tutto , ch e cosa dovrò d iven tare u ngiorno ?

Non te l ’ ho già detto ? Devi d iven tare i l m ioe roe .

Egl i non poteva scorgere i l vo l to d i le i , ma sapeva cheessa scherzava . Diven ne ancora pi ù serio .

Tu sei mol to buona,molto cara , o madre . Nessuno

ti amerà pi ù d i me .

Le baciò e ribac iò p iù vol te l a mano .

I o credo d i i n tendere perchè cerch i d i . evi ta re l am ia domanda .

—con ti nuò . Fi n ’ora la mia vi ta t i h aappar tenuto : Come dolce , come soave è s tato i l tuo impero su d i me ! lo vorre i che durasse i n eterno . Ma c iò

non deve essere . E ’ vo lontà de l Signore c h e un giornoi o d iven

ga padrone d i me s tesso ; sarà un giorno d i separazi one , e qui nd i u n giorno crude le per te . Siamo ser i e

Page 95:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

96

coraggiosi . lo sarò i l tuo eroe , ma tu devi i nd icarmi i lcammino per dive n irlo . Tu conosci l a legge Ogn ifigl io d i I srael e deve avere u na occupaz ion e . I onon so no

e sen te dal l a legge , e domando ora : Devo occuparm i degl i armenti , o col ti vare i campi , o segar legna , od iven tare dottore od avvocato ? C h e cosa devo essere ? Cara ,buona mamma , a iutami a ri spondere .

Gama lie le t i ha forse tenuto ‘un d iscorso , essaosservò , pensi erosa .

Se è così , i o non lo i n tesi .Al lora se i andato a passeggio con Simeone , i l quale ,

mi dicono , eredi ta l’ i nge gno del la sua famigl ia . >

No , io non l’ho veduto . lo sono stato sul Mercato

e non ne l Tempi o . Ho fatto vis i ta al giovane Messa la .

Un certo cambiamento n el la sua voce , atti rò l’attenzi one

del l a madre . Un presen timen to aflre ttò i batti ti de l suo

cuore ; i l ven tagl i o s i ar res tò d i nuovo .

.Messala ? E ch e cosa potè egl i di rti per turbart icos i ?

Egl i è mol to mutato .

Vuoi d i re c h e è ri tornato Romano .

Romano ! essa con ti nuò , quasi fra sè . Perfutto i l mondo , questo s ignifica ti ran no ! Quanto tempo èrimasto assen te ?

Ci nque an ni .Essa al zò i l capo e guardò lon tano , nel l a notte .

I cos tumi de l l a Via Sacra van no bene nel la s tradede ll

’Egizian o e i n Babi lon ia ; ma i n Gerusa lemme , nel l anos tra Gerusal emme , impera i l Patto .

E assor ta i n questo pe nsiero , rieaddè i nd ietro su i cusci n i .Egl i fu i l primo a parlare .

Ciò c h e d isse Messala fu abbas tanza mordace i nsè ; ma , se aggiungi i l mo do i n c u i si espresse , alcun i deis uoi dett i furono i n to l l erabi l i .

Credo d i i n tende rti . Roma , i suo i poeti , i suo i‘

oratori , i suoi senatori i suoi cortigian i , sono pazzi pe rl’affe ttazion e d i ciò c h e ess i ch iamano

Io suppongo c h e tu tt i 1 grand i popol i s iano orgogl i os i , egl i prosegui , senza badare al l

’ i n terruzionema l ’orgogl io d i q uel popo lo è d iverso da ogn i al tro . I n

ques ti u l timi,

tempi è cresciu to a tal misura c h e appena nes fuggono gl i Dei .

Gl i Dei ne sfuggono ri prese la madre . Più

Page 96:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

d ’ un Romano ha accettato l ’adorazione dei suoi s imi l i comeu n suo di r i tto d iv i n o .

Messal a ha semp re avute l e su e qua l i tà catti ve .

Quando era bamb in o i o l ’ho visto schern i re s tran i eri chepers i no Erode riceveva con onor i : ma almeno ri sparmiavala Gi udea . Per l a prima vo l ta

,ques t ’ oggi , sch erzò su i

nos tri cos tum i e su D io . Come tu mi avresti imposto , i o m isono separato per sempre da l u i . Ed ora , 0 mia caramadre , i o vorre i sapere c o n maggiore certezza se v i èqualche gius to fondamen to n e l d i sprezzo de l Romano . I nc h e son o i o i l suo i n feriore ? Siamo forse u n popo lo pi ùv i l e ? Perchè dovre i i o , anche a l cospetto di Cesare , provare l a paura del l o sch iavo ? Dimmi specialmen te perchè ,se i o ho u n ’an ima , e cos ì credo , non posso andare al l aconquis ta degl i onori d i ques to mondo ovunque ess i s iano ?

Perchè non posso brandi re la spada e combattere i n guerra ?

Poeta , perchè non potrò can tare tu tti i temi ? I o potrò l avorare i l metal lo , potrò essere guardiano d i armenti , mercan te , e perchè non anche arti sta come i Greci ? Dimmi ,0 mia madre e ques to è i l r i assun to dei miei dol oriperchè non potrà u n figl io d i I s rae le fare tu tto c iò ch e

può u n Romano ?I l l ettore rin trac c ierà l ’origine d i q ues te domande a l co l

lo q u io s u l l a P iazza de l Mercato ; l a madre , ascol tandol ocon l ’ attenzion e di tutte l e sue facol tà , da i ndi z i che sa

rebbero s fuggi ti ad un ud itore pi ù i nd ifferen te , dal l e conn e ssio n i de l sogge tto , dal lo scopo del l e domande , forsedal l ’accento s tesso e da l tono de l l a sua voce , non fu menorapida ne l bal zare al l a medesima i l l az ione . Essa si alzò d i r i ttae con voce rapida e penetran te come quel l a de l figl i o , r ispose :

Vedo , vedo ! Per l e amicizi e del la sua in

fanzia Messala e ra quas i u n Ebreo ; se fosse rimasto franoi si sarebbe , forse , converti to , tan to possono , su d i noi ,l e i nfluenze che matu ran la nos tra vi ta . Ma gl i ann i passati in Roma han no prevalso . IO non mi meravigl io de l mu

tamen to : pure , l a sua voce s i abbassò avrebbe p otu to trattare p iù ben ignamente almeno te . E ’ u n i ndol edura e crudel e que l l a ch e può dimen ticare 1 primi affetti d ig ioven tù !Con la mano gl i sfiorò leggermente l a fron te , l e d i ta si

impigl i arono nei capel l i d i l u i,e i ndugiarono amorevolmen te

i n essi, men tre gl i occh i fissavano l e s te l l e pi ù a l te e p iùsp lenden ti . Fra i l suo orgogl i o e quel l o de l figl io passava

Page 97:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

98

una corren te d i perfetta s impati a . Vole va ri spondergl i ;‘

nel l o stesso tempo non avrebbe vo lu to per nu l la a l mondoc h e la ri s pos ta non l o accon tentasse n è fargl i una confe ssio n e di inferiori tà che avrebbe potuto fiac care i l suoSpi r i to per tutta l a v i ta . Esitò , temendo d i affidars i a l l ep ropr ie forze .

Ciò c h e tu propon i,o mio Gi uda , non è argomento

ch e possa esser trattato degnamen te da una donna . Lasciac h e sospendiamo i l d iscorso si no a domani , e c i c o n siglie

remo co l saggioNon mandarmi dal Rabbi no . egl i di sse secca

men te .

Lo farò ven i re da noi .No , i o cerco qualche cosa di p i ù d i una sempl ice

i n formazione . Egl i potrebbe darmela forse megl i o d i te , 0

madre,ma tu puoi darmi ciò che egl i non può la ri so

lu te zza che è l ’an ima del l a nos tra an ima .

Mentre i s uoi occh i vagavano pel fi rmamen to , e l l a cercòd i comprendere tu tto i l s ign ificato d i quel l e domande .

Abbi coraggio , o mi o figl io . Messala discende dauna s ti rpe i l lus tre . La sua famigl i a si dis ti n se attraverso amolte generazion i . Nei gio rn i del l a Roma repubbl i can aquan t i an n i fa non so i suo i an tenat i erano famos i pervirtù civi l i e m i l i tari .I o m i ri cordo d i u n solo consol e d i que l nome ma la

sua famigl i a e ra fra quel le de i senator i e l a protezion e n eera ricercata come quel la d i uomin i i n fluen ti e ricch i . Mase oggi i l tuo amico s i van tò de i suoi av i, avresti potu toridu r lo a l s i len zio enumerando i tuoi . Se egl i parlò del l ee tà

'

attraverso l e qual i s i possono segu i re il suo l ignaggio ,

l e ges ta , l a potenza , la r icchezza , del l a sua famigl i ae ques te al l us ion i , tran ne nel caso c h e grand i ragion i l oric h ieggano , sono i ndi z i d ’ u n ’ an ima p icci n a avrest ipotuto sfidarl o al paragone .

Dopo u na breve pausa , i n c u i raccolse i p ens ieri , la madre prosegu i :

Una del l e idee prevalent i i n ques ta età è l ’ importanza data a l la nobi l tà del l e s ti rp i e del l e famigl ie . Un ROmano che van ti p er

q uesto l a sua superiori tà sopra u n figl iod i I s rae l e sarà sempre scon fi tto . La sua origi ne data dal l afondazio ne d i Roma ; i p i ù i l l us tri fra d i ess i non possonori pe terl a ad u n tempo p iù remoto al cun i pretendonod i farl o ma non possono conval idare i l l oro asserto conal tre prove , c h e c o l ri fer i rs i a l l a tradiz ione . Messala i n

Page 99:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

100

H i l l e l e d isse c he l o sono , e d i quan ti s i occuparon odel l ’argomento egl i è i l megl io edotto . I l nos tro popol ofu spesso negl igente d i a lcune part i de l l a legge , ma mai d iq uesta . I l buon Rabbino ha egl i s tesso s tudiato i l Li bro del l aGenerazion i attraverso tre periodi , dal la promessa s i no al

l’

apertu ra del Tempio , s i no al l a cattivi tà e si no ai giorn inos tri . Solo una vol ta furono i n terrotti g l i annal i , e ques toavvenne verso la fine de l secondo periodo . Ma quando lanaz ione ri tornò dàl l ungo esigl i o , q uale pr imo dovere versoDio , Zerub b ab e le ristaurò i Li bri , permettendoci nuovamen te d i segu ire la discendenza del le famigl ie Ebree perduemil

’ an n i . EdSi arres tò u n is tan te , come per agevolare al suo ascol

tatore l a comprens ione d i quan to aveva detto .

Ed ora c h e cosa d ivi ene il superbo vanto del Romano ? per q ues to paragone i figl i d ’ I s rael e c h e veglianosugl i armen ti su l monte Rephaim , laggiù , sono p i ù nobi l idel pi ù i l l us tre dei

,Marci i .

Ed io , madre ? c h e d icono i Li bri di me ?

Ciò che i o ho detto s i n ’ora aveva relazione col latua domanda . I o ti ri sponderò . Se Messala fosse presen te ,egl i potrebbe d i re , come al tri h an detto , che la tracciade l tuo l ignaggio si smarrisce quando gl i Ass i r i preseroGerusalemme , e d is trussero i l Tempio , con tutt i i suoic imelii prezios i . Ma tu potres ti opporgl i i l p io lavoro d iZe ru b b ab e le , e ri spondere , i n veri tà , che la genealogia ROmana termi nò quando i barbari d ’occiden te entrarono i nRoma e Sl accamparono , se i mesi , nel l e sue v ie desolate .

I l Governo teneva forse gl i annal i gen ti l i z i ? Se fu c osì

ch e avven ne d i ess i i n quei giorn i funesti ? NO , no ; l averi tà parla al l a fondaz ion e del Tempio , e i ndietro , fi no , al lamarcia dal l Egi tto , onde abbiamo l

’assolu ta certezza c h e tud iscend i i n l i nea di retta da Hur , compagno d i Giosuè . I nquan to agl i an te nati , il tuo onore non è dunque grande ?Desideri d i i ndagare pi ù ol tre ? Prend i l a Torah ed aprii l Li bro dei Numeri , e settan tadue generazion i dopo Adamotroverai i l capostipi te del l a tua casa .

I l s i l enzio regnò per qualche tempo , ne l la s tanza soprai l te tto .

I o t i ri ngrazio , o madre » disse Giuda stri ngendol e mani d i l e i n e l le sue i o ti ri ngrazio d i tu tto cuore .

Avevo ragione d i non ch iamare i l buon Rabbino ; egl i nonavrebbe potuto soddisfarmi come tu l o hai fatto . Ma , permo b ilitare veramente una famigl ia , basta i l sol o tempo ?

Ali , tu d imentich i, tu dimen tich i ! Le nostre pre

Page 100:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

I O !:

tese non poggiano u n icamen te su l tempo ; i l favore de lS ignore è l a n ostra glori a preci pua .

Tu parl i del l a ra zza , ed i o , madre , del la famigl ia ,

del l a nostra famigl ia . Negl i an n i dopo Abramo c h e c o sa h aoperato , ch e cosa ha consegu i to ? Qual i sono le grand i gesta che la in nalzano sopra i l l ive l l o de ’ suo i pari ?Essa es i tò , pensando c h e forse si era tu tto ques to tempo

i ngan nata su l con to suo . I ragguagl i ch e egl i,cercava

potevano avere u no scopo u l teri ore,ch e non la sodd i sfa

zione del l ’ orgogl io offeso , La gioven tù n on è ch e u n gu

scio d i p i n to i n cu i r i s i ede quel la meravigl ia ch e è l o spi ri todel l ’ uomo i l q uale non aspetta ch e una certa età per farpompa d i sè , pi ù precoce negl i u n i c h e negl i a l tr i . Essatremava pensando che questo poteva essere i l momento

deci s ivo del l a vi ta d i Giuda ; che , come i bambi n i appena natitendono l e l oro man i i nesperte ad afferrare l e ombre epiangendo

,così l ’ an ima sua

,ancora cieca , brancolava i n

cerca de l suo ignoto avven i re . Que l l i a c u i u n giovan eviene ch i edendo : Ch i sono i o e che cosa devo essere ? »hanno bisogno

d i usare d i tutta l a loro p rudenza . Ogni p arol a del la loro ri spos ta potrà essere , nel l a v i ta fu tu ra , c iò

c h e l ’ impron ta de l l e d i ta del l ’ artefice è per la creta cheegl i sta mode l l a ndo .

lo provo i l sen timen to , o m io Giuda —el la disse ,ac carezzandogli i l capo c o n l a mano c h e egl i aveva s tret tafra l e su e i o p rovo i l sen timen to d i c h i l otta con trou n avversario ancora sconosci u to . Se Messal a è i l tuo nemico , d immi tutto quan to t i ha detto .

C AP ITOLO V .

I l giovane I s rael i ta raccontò i l suo col l oqu i o c o n Messala , fermandos i specia lmen te su l l e espress ion i d i schernousate da costu i contro gl i Ebre i , i loro costumi e l a lorovi ta .

Temendo di parla re , l a madre asco l tò i n s i l e nzio . Giudasi era recato i n Piazza de l Mercato attratto dall ’affetto peru n suo compagno d ’ i n fanzia c h e egl i credeva d i t rovarequal e e ra ci nque an n i p rima , quando egl i e ra parti to : avevaaveva al l ’opposto i ncon trato u n uomo , c h e i nvece d i r i cordargl i le r isa ed i tras tulli passati , gl i aveva parlato de l

Page 101:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

10 2

futuro gl i aveva fatto balenare al la mente la gl oria deiconqu is tatori , l e l oro ricchezze , l a l oro potenza , e i l v is i tatoreera tornato a casa feri to n e l l ’ orgogl io , ma an imato dauna natural e ambizione ; l a madre , gelosa , lo i n tuì , e nonsapendo quale piega potessero prendere l e aspi razion i de lfigl io , s

in timorì subi to . Se el l a l o avesse dis tol to dal lafede dei s uoi padri ? Ai occh i d i le i q uesta conseguenzaapparve pi ù terri b i l e d i tu tte l e al tre . Non scorgeva c h e

u n so lo mezzo per evi tarl a , e s i acci nse a ques to compi toc o n tu tte l e forze del la sua i n te l l igenza , acui te a tal pun todal l ’affe tto c h e , i l suo d i re, d iventò quasi masch i le nel l afoga , e , a momenti , assunse quas i l ’ i spi razione d i u npoeta .

Non v’

è mai s tato un popolo —com inciò chenon s i s ia creduto a lmeno pari a qualu nque al tro ; maiu na grande nazione c h e non s i sia credu ta mass ima fratutte . Quando i l Romano , guarda dal l ’ a l to i n basso 1

srae le non fa c h e r i petere l a fo l lia. de ll’Egizio , de ll’Assiro .

de l Macedone ; e s iccome Dio è dal la nos tra parte , i l risu ltato è sempre i l medes imo .

La sua voce d ivenne p iù s icu ra .

Non v i è u na legge che determin i l a su p eriorità deipopo l i ; qui nd i vana è l a p retesa e i nuti l i sono l e d ispute .

Un popo lo sorge ; percorre i l suo cammino , e muore o d imorte natura le o p er i nsidi a d i u n al tro che gl i s uccedenel la sua potenza , occupa i l s uo posto , e sopra i suo i mon ume n ti scrive nomi nuovi ; tale è l a s tori a . Se dovess iesprimere s imbol icamente Dio e l ’ uomo nel l a forma pi ùsempl i ce , i o t raccere i u na l i nea retta ed u n cerchi o ; edel la l i nea di rei Questo è Dio , perchè egl i solo proceded i ri tto i n eterno ; e de l cerchi o : Questo è l ’ uomo : tal e èi l suo cammi no . I o non i n tendo di re ch e non vi s iad ifferenza fra la v i ta del l e s ingol e nazion i ; non ve ne sonodue c h e a b b ian vi te compagne . Tuttav ia la d ifferenza nonconsis te , come alcu n i sostengono , n e ll

amp ie zza del cerch i oc h e descrivono o n e l lo spazio d i terra che coprono , madal l ’a l tezza del la sfera ove s i compie i l l oro ambi to , l e p i ùal te sfere essendo l e pi ù vi ci ne a Dio .

Se c i fermass imo qui , o mio figl io , abbandoneremmo i ltema del l a nos tra conversazione senza averl o trattato . Contin u iamo . Vi sono dei segn i coi q ual i s i m isura l ’al tezza de lcerch io c h e compie ogn i nazione del quale d i rò so lo c h e

e base a questi , paragon iamo l’Ebre o co l Romano . La vi ta

quotid iana del popol o è i l pi ù sempl ice d i tal i segn i de l

Page 103:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

104

L ’ impero dei Greci fu l a p rimavera del l ’ i ngegno . Qual esch iera di pensatori l ’ I n te l l e tto p roduceva i n cambio de l lal i bertà c h e godeva ! Ogn i cosa ottima aveva la sua gloria ,

e i n ogn i cosa regnava una p e rfemo n e così assol u ta ch e

i n tutto , tranne i n guerra , i l Romano, ha piegato la testa ,e si è abbassato al l ’ im i tazione . Un Greco è ora i l model l odegl i oratori n e l Foro ; ascol ta . e i n ogn i canzone Romanai n tendera i i l r i tmo de l Greco ; se u n Romano parla sag

giame n te di morale , d i astrazion i , o d i mis ter i del la n atura , o è un p lagiario , o un discepolo d i q ualche scuolac h e ebbe un Greco a suo fondatore . I n nul l ’a l tro c h e nel laguerra , l o ri peto , Roma p uò accampare pretese d i origi nal i tà . l suo i giuoch i e i s uoi spettacol i sono invenzion i grecherese pi ù feroci c o l sangue per appagare la ferocia del la p l eb aglia ; l a sua re l igion e , se così s i può ch iamare , è u ncen ton e a cu i hanno con tri bu ito l e fedi d i tutti i popol i ; is uoi Dei pi ù venerati sono quel l i de ll’O limp o , l o s tessoMarte , l o s tesso Giove che van tano tan to . Così avviene , omio figl io

,c h e so lo i n tutto i l mondo i l nostro I srae l e può

lottare c o n l a superiori tà de l Greco , e co n tendergli la palmade l l ’ original i tà de ll’ In te lle tto .

L’egmsmo del Romano è cieco , impenetrabi le come l a

sua corazza , davan ti al l e buone qual i tà degl i a l tri popol i .Oh , predon i spi etati ! Sotto l ’ urto dei l o ro tal l on i l a terratrema come i l grano battu to dal l a grandi ne !Noi s iamo caduti i nsi eme agl i al tri , ah i , ch

’ i o debbadi rte l o , figliuo l mio ! Ess i s i sono impadron i ti de l l en ostre cariche pi ù ecce lse , occupano i l uoghi pi ù sacri , ec h i ne prevede la fine ? Ma , ques to io so , potranno ridu rre l a Giudea come una mandorla fran tumata dai martel l i , e d ivorare Gerusalemme , che ne e l ’ o l io e l a dolc e zza ; ma la glori a degl i uomi n i d i I srae l e rimarrà comeu n faro nei cie l i , i n arr ivabi l e al l e loro man i ; perchè l anos tra s tori a è l a s tori a d i Dio , che scrisse con le nos treman i , parlò c o n l e nostre l i ngue , fon te suprema egl i medesimo d i tutto i l bene che fu nos tro ; che vi sse c o n noi ,l egi s latore su l Sinai , guida ne l deser to , i n guerra duce , Rene l governo ; c he nei momenti d i dubb io sol l evò le tendedel padigl ione l ucen te i n c u i d imora , e , come uomo ch e

parl i ad uomi ni , c i i ndicò i l gi usto e retto cammino del l a vi ta ,e con solenn i promesse c i avvi nse a Lui con patti e tern i .0 mio figl io

,può dars i c h e co loro con cu i J eo va d imorò ,

te rri bi l e famigl i are , non abbiano nu l la appreso da Lui ?Che nel la l oro v i ta e ne l l e l oro azion i l e comun i qual i tà

Page 104:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

105

degl i uomi n i n o n S iano state'

c o nserva te i n qual che modoe colori te dal l ’ i nfluenza d ivi na ? ch e il l o ro gen io , anch edopo tan to lasso d i secoli , non ri tenga i n sè qua lche sci nti l l a ce l es te ?Per qualche tempo i l s i l enzio de l l a s tanza non fu rotto

c h e dal fruscio de l ven tagl i o .

Nel l ’ arte scul toria e de l l a pi ttura , proseguì .« Is rael e non ha avuto cu l tori .La con fession e era fatta . c o n rammari co , perchè dob

biamo ricordare ch e essa apparteneva a l l a setta de i Sadduei , l a fede dei qual i , a d ifferenza d i quel l a dei Fari sei ,permetteva l ’amore per i l bel lo i n tutte l e sue forme eman i festazion i , i ndi penden temen te dal l e sue origi n i .

Pure , c h i non vuo l c o ndan narc i i ng ius tamente .

con ti n uò , non deve d imenticare c h e l ’ abi l i tà de l l enos tre d i ta fu con tenu ta dal d ivieto : Tu non farai perte al cuna figura scol pi ta , o la

immagin e d i ch icchess ia ,i l che i Sopherim malvagiamente es tesero ol tre lo spi r i todel l a d isposiz ione . E nepp ure dobbiamo d imen ticare c h e

mol to tempo prima che Dedalo appari sse ne l l ’ Attica e conl e s ue immag in i d i l egn o trasformasse l a scol tura i n mododa rendere poss i bi l i l e scuol e d i Qo rin to e d i Egin a e itr ionfi del Pe c ile e de l Campidogl io , mol to tempo prima d i

'

Dedalo , dico , due Is rae l i ti , Bezalee l ed Ahol iab , i mas triartefici del primo tabernaco lo , ri nomati per l a loro peri ziai n tutti i rami de l l ’arte . foggiarono i cheru bi n i che tro n eg

giavan o sopra l’arca . D ’oro battu to , non cese l la to , erano

fatte quel l e s tatue , d ivi ne i nsieme ed umane ne l l ’aspetto .

Ed esse s tenderan no l e l oro al i e i l oro vol t isi guarderan no .… Ch i nega che fossero bel l i ss ime ? oc h e non fossero l e p rime statue ?

Ora comprendo perchè i Greci ci han no sorpassa to .

d isse Giuda , con p ro fo ndo in tere sse . E l’Arc a ? Malede tti s iano i Babi lones i c h e l

hanno d is trutta !Non di r cos i , Giuda ; sii creden te . Non fu dis trutta

,

so lo andò perduta , nascosta t roppo bene i n qualch e c a

verna nei mon ti . Un giorno , H i l l e le e Sc iamma i l o ass icurano entrambi , u n giorno

,quando i l S ignore vorrà .

sarà trovata , ed I srael e danzera davan ti ad essa , can tandocome nei tempi andati . E quel l i c h e al lora guarderann oi n vol to i cherub in i d ’oro , quan tun que si s iano già beat ide l l ’aspetto de l l a marmorea Mi nerva

,saranno pron ti a b a

ciare la mano de ll’Eb re o , per amore de l suo gen io sop i tope l corso d i tan te migl i aia d ’an n i .

Page 105:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

106

La madre , t rasportata da vari e pass ion i , aveva parlatocon l a foga e la veemenza di u n oratore ; ed ora , per riposarsi , e ricuperare i l fi l o dei s uoi pensieri , fece u nabreve pausa .

Tu sei tan to buona , 0 mia mad re , egl i d isseco n riconoscenza

,che

,

non mi s tancherò mai d i r i

p e te rte lo . Nè Sc iammai, n è Hi l lel e avrebbero potu to parlarmegl io . lo sono ri tornato un vero figl io d i I srae l e .

Adulatore ! esclamò . Tu non sai c h e i o nonho fatto c h e ripetere gl i argomenti ch e i n tes i esporre daH i l le le i n u na conversazione ch e egl i e b b e in mia presenzacon u n sofista d i Roma .

Ma almeno la foga del l a parola era tua .

Essa ri preseDove eravamo ? Ah si ! Rivendicavo ai n ostri padri

Ebrei l a gloria d i aver costru i to l e pr ime statue . Ma l ’abil i tà del lo scu l tore , o mio Giuda , non esaurisce l

’arte , comel ’arte non è ch e u na parzia l e es tri nsecazione de l l a grandezza .

I o m ’immagin o la process ione dei grandi uomin i d isce n

dere la scal ea dei secol i , d ivis i i n gruppi a seconda de l l enaz ional i tà . Qui gl i I nd ian i , l à gl i Egizii, pi ù

'

i n l à gl iAss i ri . Li accompagna i l s uono d i fanfare ; s tendard i svento lan o sopra i lo ro capi . A des tra e s i n is tra , s pettatri cir iveren ti , s tanno le i n numere generazio ni . Mentre avanzano , mi par d

’ i n te ndere il Greco escl amare Largo !A l l a tes ta d i tutti vengono gl i El len i ! E i l Romanop ro tes ta S i lenzio ! i l posto che fu tuo ora è mio ; v i

abbiamo lasciato i ndietro come la polvere ch e calcammosotto i pied i !E duran te tutto ques to tempo , dal l a coda del l a proces

s ione a l pri nci pi o d i essa , p erde n te si nel lontano fu tu ro ,splende u na l uce sconosciuta al cuore dei con tenden ti , ma .

c h e l i gu ida e l i s pi nge eternamente : l a l uce del la Rivelazione . E ch i sono i lampadofori ? Ah , i l vecch io sangueGiudeo ! Come esso bru l i ca e fermen ta al solo pensarvi !Per questa l uce v i r iconosciamo , o tre vol te benedetti , padridell a nostra s ti rpe , servi de l S ignore, cus todi de i patt i !Voi sie te i duci del l ’ uman i tà , morta e vi ven te . Vostra èl ’avanguard ia : e quand ’anche ogn i Romano fosse per Cesare , non l a perdere te !Giuda era profondamente commosso .

Non arrestarti , t i p rego I o odo la musica dei tamb ure lli. Attendo Miriam e le donne che segui rono i l suocan to e la sua danza !

Page 107:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

108

Tu sei s tan co , d isse .

No egl i r ispose . Stavo asco l tando u nanuova canzone d i Is rae l e .

La madre , desiderosa di raggiungere i l suo i n ten to , l asa ocadere , come se l e tornasse i nosservato , i l compl imen to .

Come megl io ho potuto , o Giuda , ho fatto passarei nnanzi a i tuo i occh i i grand i uomin i del l a nos tra nazione ,

patriarch i , l egis la tor i , guerrie ri , poeti , reggenti . Oraven iamo a Roma . A Mosè con trappon i Cesare ; a Davide ,Tarqui n io ; Si l la a i Maccabei ; ai migl io r i fra i consol i igi ud ici ad Augusto , Salomone , e avrai fin i to ; i l paragonecessa a questo punto . Ma pensa ai profeti grand i fra igrand i !Rise sdegnosamente .

Scusami . Mi ven ne i n mente quel l ’ i ndovi no , c h e

ammo n ì Caio Giu l io con tro gl i I d i d i Marzo . ed ebbe i lp resagio cercando nel le v iscere dei pol l i gl i aus pici c h e i lsuo padrone s prezzava . Pensa i nvece ad El ia seduto sul l avetta de l l a col l i n a c h e fron teggia l a s trada d i Samaria . i nmezzo ai corpi fumanti d i capi ta n i e so ldati , nel l

’atto d ’ ammo n ire i l figl i o d i Ahab , predi ce ndogl i l

i ra d i Dio . Fi na‘

mente , 0 m io Giuda , se u n tal e paragone è l eci to comegiud icheremo Je ova e Giove se non dag l i atti dei loro fedel i ? Quan to a l tuo avven i re , mioLa sua voce ebbe un trem ito e l e paro l e uscivano , a s ten to ,

dal l e su e labbraQuan to a l tuo avven i re . mio figl i o , servi Iddi o , i l

S ignore Idd io d'

Israe le , non Roma . Per u n figl io d i Abramonon vi ha glori a se non sul cammi no d i

Potrò du nque andare soldato ? ch iese Giuda .

Perchè no ? Mosè non ch iamò i l Signore : Diodel l e armi ?Seguì u n l ungo s i l en zio .

Ha i i l m io permesso , essa d isse finalmentepu rchè tu serva i l Signore , e non Cesare .

Egl i fu sodd isfatto de l l a condizione impostagl i , e , dopou n poco , s i addormentò . Al lora essa si al zò , gl i m ise u ncusci no sotto la tes ta , e , c o p erto lo con uno scial le , l o baci òteneramen te , ed uscì .

Page 108:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

109

CAP ITOLO VI .

L ’uomo probo , come …i l malvagio . deve mo rix e ; ma s icu r in e i dettami de l la nos tra fede , noi d iciamo d i l u i Nonimporta . apri rà gl i occh i i n Cie l o . Affine a q ues to r is vegl i o è i n q ues ta v i ta i l des tars i da u n son no salu tarea l la p iena cosci enza !Quando Giuda si svegl io , i l so l e era gia al to su l l e mon

tagne ; i p icci on i volavano a storm i per l ’ari a , c o n l e a l ib ianche , aperte e tese ; e , verso orien te , egl i vide i l Tempio ,

monumento d ’oro i n risal to c o ll’

azzurro del cie lo . Ma ques tiessendo oggetti famigl iar i a i s uo i occh i , non ricevetteroda l u i c h e u n rapido sguardo .

Su l l a Sponda del d ivano u na fanciu l l a appena qui ndicen n e sedeva accompagnando i l can to al s uono d i u n

nebel, appoggiato sopra l e gi nocch ia , e ch e essa toccavac o n grazia . A lei s i vo lse , ascol tando , e ques to è quan toudì

No n ti svegl iare , asco l tam i, Tu scegl i il p i u b e l so gnoE sopra i flu tti a zzurri D i quan ti i l parad isoManda il tuo sp irto a me D isch iude o ggi p er te ;C o n p lamd1 sussurri S cegl i , e m i d ica

,caraV ie n e il corte o de i sogn i Mi dica i l tuo sorrisoA rag10nar co n te C h e in sogno pen5i a me

Essa depose l’ istrume n to , e , piegando l e sue mani somal e g inocch ia , aspettò ch

’ egl i parlasse . Noi ap p rofitteremo

d i ques to momen to per aggiu ngere alcu n i par tico lar i i n torn oal la famigl i a , nel l a v i ta domes tica de l la quale s iamo pen etrati .I favori di Erode avevano accumulato , nel l e man i di al

cu n i , vastiss im i ben i . Quando a queste sos tanze si aggiun

geva una nob i l tà d i l ignaggio , l a d iscendenza per esempioda qualche famoso capo tri bù , i l fel ice i nd ividuo , nel l e c u i

man i l e r icchezze s i concentravano , era re p utato Pri nci ped i Gerusal emme , d is ti nzione che gl i meri tava l

’omaggio dei

Page 109:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

suoi compaesan i pi ù poveri , e i l ri spetto , se n o n al tro , d iquei Gen ti l i , coi qual i gl i affar i . o le funzion i social i l omettevano i n contatto . I n ques ta classe nessuno s ’ era ,

nel laV i ta pubbl ica e privata , guadagnata pi ù al ta s tima del padredel giovanetto d i cui abbiam segui to i pass i . Pur serbandovivo i l ri cordo del la sua nazional i tà , egl i aveva fedelmenteservi to i l suo Re i n patria e al l ’ estero . I suoi doveri l ocondussero qua lche vo l ta a Roma , dove l a su a condottagl i atti rò l ’attenzione d i Augusto , c h e gl i concesse i n teral a sua amici zia . La casa era piena d i test imonianze di Questifavori regal i ; toghe d i porpora , scran n i d

avorio , p a terae

d ’oro , pregevol i 3 0pra tutto perchè proven ie n ti dall’

imp e

ratore . Un uomo siffatto non poteva c h e essere ric00 ; mal a sua ricchezza non derivava i n teramen te dal la generos i tàdei suoi real i protettori . Egl i aveva obbed i to la l egge ch egl i p rescriveva di abbracciare una professione , ma inveced i u na , ne segu ì parecch ie . Cen ti naia d i pas tori ch e curavano gl i armen ti su l l e p ianure e su i co l l i , fino al le lon tan efalde de l Li bano , l o chi amavano padrone . Nel l e cit tà e ne iporti d i mare aveva fondato case commerci al i ; l e sue navig l i recavano l ’argento del l a Spagna , c h e al l ora possedeval e più ricche min iere conosci ute ; men tre , l e sue carovane

,

arrivavano due vol te al l ’an no dal l ’ori en te , cariche d i setee d i d roghe . Egl i era u n Ebreo i n tutto i l s ign ificato del l aparola , ossequ ioso del la legge e dei ri t i ; fedel e al suo postonel l a Sinagoga e ne l Tempio , profondamen te versato nel lesacre Scri ttu re . Si compiaceva del la compagn ia de i dotti ,e la sua ammi razione per H i l l e le confinava con l ’adorazi one .

Non d i meno non era affatto separatista ; l a sua ospi ta l i tàaccogl i eva s tran ieri d i ogn i terra , e i bigotti Farise i l oaccusavano d i avere pi ù vo l te i nvi tato a cena dei Samari tan i . Se fosse s tato u n pagano , e fosse vissuto pi ù al ungo

,i l mondo avrebbe forse udi to par lare d i l u i come

del rival e d i Erode Attico ; i nvece egl i morì i n mare , d iec iann i prima de l secondo periodo de l n os tro raccon to

,nel

fiore del l ’età , c o n dolore d i tutta l a Giudea . Conosciamogià due membr i del la sua famigl ia , l a vedova e i l figl io ;non rimane che a c o n osc er l a figl ia , l a giovi netta che ab

biamo ud i to cantare a l l e tto de l fratel lo .

Essa aveva nome Ti rzah , e , nel vedere quei due l ’unoaccanto al l ’a l tro , si comprendeva come fossero fratel l i . Lesembianze del l a gi ovi net ta avevano l a rego lari tà d i que l l id i Gi uda e denotavano i l tip o e b ra ic o , possedendo i nol trei l medesimo fasci no de ll’ inge nu ità del l

’espressione , propria

Page 111:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

1 1 2

Sono ancora pi ù s tupid i degl i Egizî osservòegl i , crol l ando i l capo .

Credi ? Sta bene , al lora , rep l i cò essa , avvic i

n ando l a mano all’

ore c c h ia s i n i s tra . no n ce ne o c c u

p eremo . I o ho qu i q ualche cosa d i megl io e d i pi ù s icu ro ,l’

amu le to,che , mol ti a nn i fa , quan ti non ri cordo , un mago

pers i ano d iede al la nos tra gen te . Guarda,\l

’iscrizio ne è

quas i cancel l ata .

Gl i porse l ’ orecch i no , c h e egl i p rese , e l e resti tuì ridendo .

Foss i anche moribondo , 0 mia T i rzah , non potreiadoperare l’amule to . E ’ u na rel iq uia pagana , vie tata adogn i figl ia o figl io d ’

Abramo . Pre nd i l o , ma non portar lopi ù .

Vietato ? Baie Ho veduto la madre d i nostro padrepor tarlo tutte l e domen iche d i sua vi ta . Ha guari te non soq uan te persone , ma certo pi ù di t re . E ’ stato approvato ,

vedine i l s egno , dai Rabbin i .I o non ho fede negli amu leti .

Essa al zò gl i occh i meravigl iat i su l v iso de l fratel lo .

Che cosa d i rebbe Amrah ?I l padre e la madre d i Amrah credevano nei r i

med i e nei sorti l egi .E Gamalie le ?

Egl i l e ch iama maledette i nvenzion i d i m iscredenti .Tirzah guardò l ’anel lo dubbiosamente .

Che cosa devo farn e ?

Portalo , sore l l i na . Accresce l a tua be l lezza , quantunque credo c h e tu non ne abbia bisogno .

Sodd isfatta , ri tornò l’

amu le to al l ’orecch io proprio ne lmomen to i n c u i Amrah entrò ne l la s tanza recando il vassoioc o l cati no , c o ll

acq ua e c o ll’asc iugaman o .

Non essendo Giuda u n Fari seo , l e ab l uzion i fu rono sem

p lic i e brevi . La schiava uscì e Ti rzah si accinse ad acc o n c iargli i capel l i , t i rando fuori d i tan to i n tanto u n picco lo specch io metal l ico c h e portava al la ci n tu ra

,al l a foggia

de l le don ne ebraiche , e p orge ndoglie lo affinchè egl i si ac

certasse del l a maestri a con c u i procedeva n ell’artistic o l a

voro . Frattan to l a conversazione non langu iva .

Che cosa n e dici , Tirzah ? I o parto .

Essa l asci ò cadere l e man i pe r l o stupore .

Parti ? Quando ? Dove ? Perchè ?

15i ri se .

Quan te domande i n u na vol ta sola ! come sei curio sa ! Poi facendosi pi ù serio : Tu conosci l a

Page 112:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

1 13

l egge ; essa prescri ve a ciascu no una profess ione . Nos tropadre c e ne forn ì l ’esempio . Tu s tessa m i d isprezze res ti sei o consumass i n el l ’ozio quanto la sua i ndustri a e l a suasapienza accumularono . Vado a Roma .

Oh , vogli o veni r c o n te !Tu devi tener compagn ia al la mamma . Se l a lasc ias

s imo en trambi , ne morrebbe .

I l vol to d i Ti rzah impal l i d i .Ah si , ma tu ? è propri o necessario c h e tu vada ?

Anche qui i n Gerusalemme puoi trovare tu tto quanto e n ecessario per d iven tar commercian te , se è ques to i l tu oideal e .

Io non penso a ques to . La legge non r ich iede ch e i lfigl io segua l a profess ion e del padre .

Che al tro vuoi d iven tare ?Soldato ! r i spose egl i c o n una certa fierezza .

Ma ti uccideran no !Sia , se tal e è la volon tà d i Dio . Ma , Ti rzah , tu tt i

i so l dat i non muoio no uccis i !Essa gl i gettò l e braccia al co l lo come per trattenerlo

Siamo tan to fe l i ci ! Resta a‘

casa , fratel l o !La casa non rimarrà sempre cos ì . Tu stessa l a ab

b ando n erai fra breve .

Mai !Egl i sorri se del l a violenza col la qual e e ran s tate p ron un

ciate le sue parole .

Uno d i ques ti giorn i verrà u n pri nci pe d i Gi uda od i q ualche a l tra tr ibù a ch iedere la m ia T i rzah , e la porterà c o n sè , a i l l uminare co l suo sorri so u n

’al tra casa . C he

sarà al l ora d i me ?

Essa ri spose c o n u n sorriso .

La guerra è u n mestie re egl i con tinuò .

Per imp ararlo bene bi sogna andare a scuola,e l a m i

gliore del le scuol e è u n accampamento romano .

Vuoi combattere per Roma ? ch iese Ti rzah spa

ven tata .

Anche tu, c o sì giovane , l o temi ? Tutto i l mondo

dunque la odia ! Sì , mia Ti rzah ,vogl io combatte re per essa ,

purchè i n compenso mi i nsegn i un giorno come combatterecon tro d i l e i .

Quando parti rai ?I n quel la si udi rono i pass i d i Amrah c h e r i tornava .

Ss t ! fece egl i Non farl e saper nu l l a .

Page 113:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

La sch iava fede le recava l a col azion e che depose soprauno sgabel lo . Poi attese c o ll

asc iugaman o su l le braccia .

Essi immersero l e d i ta i n u na c io to la e l e s tavano sc iac

quando , quando u n rumore l i co l pi . Stettero i n ascol toed i ntesero i suo n i d ’ una musica m i l i tare provenien te dal l as trada c h e fronteggiava i l lato setten tr ionale de l l a casa .

Sono soldati de l Pretorio ! Vogl io vederl i ! egl igridò

,balzando dal d ivano e correndo verso l’usc io . I n u n

attimo si trovò chi no s0pra i l parapetto d i tegol e ch e fronteggiava i l te tto , così i n ten to nel l o spe ttaco lo da non ac c or

gers i del la presenza d i Ti rzah , c h e l o aveva segui to , edora s tava al suo fianco .

Dal punto dove si t rovavano si godeva un ’ampia vis tad i tetti e d i comignol i , spingen tis i fin sotto a l l a mol e i rregol are del la Torre di An ton ia , l a quale , come abbiamo giàosservato , servi va di ci ttadel l a al la guarn igione ed era sededel governatore . La strada , l arga non pi ù d i d ieci pi ed i ,era attraversata da pon ti , qual i 00perti , qual i no , e ques ticomi nciavano ad affo l l ars i d i uomin i , donne e fanciu l l i , a lle tta ti dal la musica . Adoperiamo questa parol a , quan tunquenon sia l a pi ù propria . Era pi uttos to u n clamore confusod i fan fare , misto al le note pi ù acute dei limi, tan to car i a iso l dati .La process ione si avvici nava al la casa degl i H ur . Dap

pr ima un’

avanguardia d i fan teri a l eggiera , i n maggioranzaarci eri e frombol i eri , marcianti a l argh i i n terval l i fra l e fi l equ i ndi u n corpo di legionari pesan temen te armati , co n l argh iscudi , ed hastae longd e, o giave l l otti i den tic i a quel l i usatin el la l otta davan t i a Troia . Poi i s uonatori poi u n ufficial ea…c avallo , al l a tes ta d i un gruppo d i cava l ier i dopo d i l u iancora fanteria pesante , marcian te i n fi la serrate e pro lu n

gan te si a perdi ta d’occhio .

Le membra abbronzate degl i uomi n i ; i l movimen to c a

denzato degl i scudi , ondeggianti da des tra a s i n is tra ; 10 .

sci n ti l lio del le squame , del l e fibbie , del l e corazze , degl ie lmi , perfettamente p o liti ;

le p i ume sven tolan t i sopra ic imieri ; l a selva d i i nsegne e d i pi cche serrate ; i l portamento , grave i nsieme e vigi l e ; l

’un i tà quas i meccan i cadel l ’ i n tera massa , fecero una profonda impressione sopraGiuda . Due oggetti atti rarono Specialmen te la sua atten zione .

Anz i tu tto l ’aqui l a del la prima l egion e , un’ immagi ne dorata

soma u n ’asta , c o n l e al i r i piegate sopra i l capo . Egl i sapeva che , t ratta da ll

arse nale nel la torre , era stata ricevu taco n onori d ivi n i .

Page 115:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

parte i l popolo , tes timone del l ’ atto , non dubi tando u ni s tan te che i l co lpo fosse medi tato , app laud iva cal orosamente i l giovane , c h e , ch i no ancora su l parapetto , bersagl i oa migl ia ia d i occh i , rimaneva immobi l e , come i nebeti to ,

mentre le conseguenze del l a sua azione i nvo lontari a gl ibal enavano davan ti a l cerve l lo con terri bi le evidenza.

Uno spi ri to d i rivol ta corse c o n i ncredi bi l e rap idi tà d ite tto i n tetto per tutta l a lunghezza del l a strada

,e i nvase

i ndistintamente tutto i l popolo .

Furono sman tel lat i i parapetti , s trappate l e tegol e e l epiastrel le d i terra cotta c h e coprivano i tetti , e una grandi ne d i proietti l i d i scese soma i legionari sottostan ti . Neseguì una battagl ia , nel la qual e , natu ralmente , prevalserol a d isci p l i n a e l e armi del l a truppa , Sorvol iamo la lotta , l as trage , l

’ab i l i tà da l l ’ una parte , l a d isperazione e i l coraggioda l l ’al tra , i nu ti l i a l nos tro raccon to . Osserv iamo piu ttostol'

i n fe l i ce au tore d i tu tto questo male .

Egl i s i ri trasse dal parapetto , pa l l i do come u n morto .

0 Ti rzah , Tirzah , c h e avverrà d i n oi ?Ell a non aveva vedu to l ’ i nciden te , m a con le o recch ie

i n ten te al le grida e al clamore seguiva con l ’occhio la pazzaatt ivi tà del la gen te su i tetti .Sapeva c h e qualche cosa d i terri b i l e avven i va , ma in

gnorava ch i ne era s tata la causa o i n che modo l a disgrazi a potesse toccare i suoi cari .

Che cosa è s ta to ? C he cosa s ign ifica ? ch iese ,presa da subi to terrore .

Ho ucciso i l governatore Romano . La tegol a gl i ècadu ta addosso .

I l vol to d i l e i si fece color cenere . Gl i gettò le bracci aa l co l l o e lo fissò , senza d i r parola , negl i occh i . I timorid i l u i e rano passati , i n l ei , ma i l veder Ti rzah atterri ta infuse coraggio i n Giuda .

Non l ’ ho fatto a bel la pos ta , Ti rzah è s ta to u nun acciden te . egl i d i sse c o n pi ù calma .

Che cosa faranno ? ch iese la giovi netta .

Egl i s i ch i nò nuovamente e guardò i l tumul to crescentenel la v ia pensando al la faccia imbronciata d i Grato . Se nonfosse morto , quale vendet ta sarebbe s ta ta la sua ? E , se

fosse morto , a qua l i es tremi tà l a furi a e l a v io len za de l

p o p o lo non spingerebbe i legionari ? Guardò giu nel la s tradae vide l e guardie che ai utavano a rimettere i l Romanocavano .

Page 116:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

1 17

Egl i v ive , egl i Vive , Ti rzah ! Benedetto s ia i l S i

gn ore I dd io dei nos tri pad ri !Con questo grido , e rasse renato i n vol to , s i r i trasse e

ri spose a l le domande d i l e i .Non temere , Tirzah . Gl i s pi egherò come avvenne

s i ri corderà d i nos tro padre e dei suoi servigi , e non cifarà de l male .

Stava c o ndu c e ndo la verso i l padigl i one , quando i l te ttotremo sotto i l oro pied i , e udi rono u n fracasso come d il egna spaccata , segui to da grida di sorpresa e d i

'

agon ia ,proven ien ti dal c ortile

'

so ttostan te . Si arrestarono e stetteroi n ascol to . Le grida furono ripetu te ; poi i n tese ro lo s trop i ccio d i mol ti p ied i , e i l suono d i voce i raconde mesco latead a l tre come d i p regh i era ; poi u rl i d i do n n e

p re se dapazzo te rrore . I so ldati avevano sfondata l a por ta se tte n

trio n ale e si eran o imp radro n iti del l a casa .

L’afl

'

an n o c h e cogl i e u na belva i nsegui ta lo prese . I l

p rimo impu lsm fu d i fuggi re ; ma dove ? Solo l e al i l oavrebb ero sal vato . Tirzah , cogl i occh i d i la tat i dal la - paura;l o aflerrò per i l b raccio e gl i ch iese :

0 Giuda , c h e avviene ?I servi tori ven ivano ammazzati e sua madre ? Non era

que l l a l a sua voce ? c o n tu tta la forza d i volon tà ch e gl ir imaneva , Giuda esclamò Fermati q u i , Tirzah . I ovado a vede re ch e cosa succede laggiù

,e po i tornerò da

te .

La sua voce tremava . Essa gli si avvici n ò d i p i u .

Al to , s tr idu lo , non p i ù opera de l la sua fan tasia , sorse i lgrido d i sua madre . Egl i non es i tò pi ù a lungo

Vien i,andiamo i ns i eme !

I l terrazzo a i pi ed i de l la scal a era gremi to d i sol dati .Al tr i so ldati , c o n l e spade sguai nate frugavano ne l le s tanze .

Un gruppo d i don ne i ngi nocch iate piangeva i n u n angolo .

I n d isparte , una donna , c o n l e vest i s tracciate , i cape l l i i n'disord ine , si di batteva fra le bracci a d i un soldato ch e .

s ten tava a trattenerla . Le sue grida erano pi ù acute d i tu tte ,ed erano pervenu te fi n sopra i l te tto . Giuda si s l ancio versod i essa . Madre , Madre ! gridò . Essa gl i s tese l eb raccia , ma quando stava quas i per toccarla , egl i fu al

lac ciato da due braccia robuste e resp i n to da l ei . Una vocedisse

E ’ l u i !Giuda guardò , e Messal a !

Page 117:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Che ! l ’assassi no quel l o ? esclamò un uomo dial ta s tatu ra

,a giud icars i da l l ’ armatu ra u n legionario .

Ma se è un ragazzo !O Dei ! rep l icò Messala c o l- sol i to tono afle t

tato Che cosa d i rebbe Seneca a ques ta nuova teori ac h e u n uomo debba esser vecch io prima di odiare ed uc

c idere ? Voi lo tenete ; questa è sua madre , e quel l a sua

sore l la . Avete tut ta l a famigl ia . »

Per amore d ’ess i Giuda dimenticò la sua disputa .

Aiu tali, o mio Messala ! Rammen ta la nostra i n famzia , e aiu tali. I o , Giuda , t i prego .

Messala gl i vo l tò l e spal l e .

I o non posso servi rv i p i ù o l tre disse all’uffi

cial e . C ’ è da d iverti rs i d i pi ù là abbasso . Eros è morto ,

evviva Marte !Con ques te parole spari . Giuda lo comprese , e n e ll

’ama

rezza del l ’anima sua pregò i l Cie lo :

Nel l ’ora del la tua vendetta , o S ignore , sia mia lamano c h e l o co l pi sca .

Con grande s forzo si avvici nò al l ’ufficia l e .

O signore que l la don na è mia madre .

°

Risparm ia

tel a , ri sparmiate mia sorel la . Dio è giusto e compensera l avos tra pi età .

L ’ufficial e sembrò commuovers i .Conducete l e donne a l l a Torre esclamò ma

non fate loro del male . Voi ne rispondete Poi vo ltosi aquel l i che tenevano Giuda : Legategli i pols i co l lecorde . I l. castigarlo è serbato ad al tri .La madre fu condotta v ia . La piccola Ti rzah , nel le sue

vesti d i casa , s tupi ta pe l te rrore , accompagnò pass ivamentei suoi custodi . Giuda gettò ad esse u n u l timo sguardo , ecopri gl i occh i c o n l e man i , come per imprimers i i nde l eb i lmen te quel l a scena ne l cerve l lo . Forse pianse, ma n es

suno v ide l e l acrime .

Una metamorfos i avven iva i n l u i . I l l ettore c h e avrà stu

diato c o n atten zione q ues te pagi ne avrà conosci u to abbas tanza il carattere de l giovane Ebreo , per discernere l ami tezza e l a bon tà quas i femmin i l i , qual i tà c h e l ’amoreproduce ed al imen ta . Le ci rcostanze non avevano maisvegl iato gl i e l ementi pi ù aspri del la sua i ndol e , se pu rn e aveva . Qualche vol ta aveva provato i l pungolo de ll’amb izio n è , e aveva sognato grandi cose , come sognano i fanc iulli che passeggiano l ungo la riva del mare e vedono arrivare e parti re navi maes tose . Ma ora , era u n caso diverso .

Page 119:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

1 20

0 Amrah , buona , Amrah — egli l e diss e . Dioti a i ut i ; i o non lo p osso .

Essa non potè artic o lar parola .

Egli_si ch inò su d i le i,e sussurrò « Viv i , Amrah , per

Ti rzah e per mia madre . Esse torneran no ,

Un soldato la afferrò . Essa s i d ivi ncolo e corse attra

verso l a porta , nel l a casa vuota .

Lasciate la andare ! gridò l'

ufficial e . Sug

ge lle remo l a casa , e morrà d i fame .

Gl i uomi n i r ip resero i l loro lavoro , e , quando fu te rminato , passarono dal la parte occiden tale . Anche questa portafu i nch iodata , e i l pa lazzo dei Hur ch iuso per sempre .

La coorte ri tornò al la Torre , dove giaceva i l Procu ratorepe r guari re del le sue feri te e d isporre dei prigi on i eri . I ldecimo giorno dopo ques t i avven imen ti rien trò i n ci ttà .

CAPITOLO VI I .

Al l ’ i ndomani u na pattugl ia d i legio narii si avvici nò a lpal azzo desolato

'

. Dopo aver ch iuse l e porte , stucco i lat ic o n cera , e sul tavolato i nch iodo i l seguen te cartel l o i nl at ino

Prop rieta°

dell’

Imp era tore

I l giorno susseguen te , verso mezzodì , u n decuri one c o l

suo segui to d i d ieci caval i e ri , si avvicin ò a Nazaret daori en te , cioè i n d i rezione d i Gerusa lemme . La local i tà eraa l lora occupata da u n piccolo vi l l aggio appol laiato sopra unacol l i na , e cosi i n significan te c h e l a sua un ica via era appena battuta dagl i zoc co l i de i caval l i de i so ldati , e dai pied idei poch i abi tan ti . La grande pianu ra d i Esdrae lon si s tendeva a sud, e dalle a l tu re orien tal i s i potevano scorgere l ecoste de l Medi terraneo e l e region i o l tre i l Giordano e i lH ermon . La val lata sottostante e l a campagna tutto al l ’ i ngi ro erano co l tivate a giardin i, vigne , orti e pra ti . Gruppid i palme davano u n co lori to orien tal e al paesaggio . Lecase , i rregolarmente disposte , erano povere d

’ apparenza ,

q uadrate ,_a un so l piano , i ngh i rlandate da vi t i verd issime .

Page 120:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

1 2 1

La s icc ità ch e aveva r idotto l e co l l i n e de l la Giudea aduna ti n ta bruna

,un i forme

,s ’era arrestata ai con fin i de l l a

Gal i l ea .

Lo squi l lo d i una tromba , suonata all’

ap pressars i d e i

caval i eri , ebbe u n magico effetto sopra gl i abitan ti , c h e

aflo llaron o l e porte e i cancel l i , curios i e des ide ros i d i a fferrare i l s ign ificato d i una vi s i ta così nuova .

Dobbiamo ri cordare c h e Nazareth , non sol o si t rovaval on ta no dal l e v ie maestre , ma apparteneva a l domin i o d iGiuda d i Gamal a ; q ui nd i poss iamo immaginare qual i impression i des to l’ap pressarsi de i l egionar i . Ma quando furono p i ù vi ci n i , e i l l oro scopo d iven ne man i festo , l a paurac l

’odio cedettero i l pos to a l l a cu rios ità , sotto l ’ impu lsode l l a quale , i l popolo sapendo ch e i l oro ospi ti si sa

rebbero fermati a l l a fon te nel l a parte setten tri onal e del laci ttà , abbandonò l a case e segu ì i so ldati .L ’oggetto del l a lo ro curios i tà era u n prigion i ero ch e cam

minava i n mezzo al l a truppa , co l la testa scoperta , mezzo nudo ,l e man i l egate su l l a sch iena . Una coreggia ass icurata a is uoi pols i lo avvi nceva al l a se l la d i u no de i cava l i eri . Lapo lvere c h e sol levavano i caval l i l o avvi luppava trattot rat to come una nube gial l a .

Si trasci nava a sten to , penosamen te . Sembrava mol togiovane . Al la fon tana il de c urio n e si fe rmò , e , i ns ieme al lamaggior parte de i so ldat i , scese da cava l l o . I l p r igion i ero s il asc iò cadere sul l a pol ve re de l l a s t rada , i s tup id i to , senzach iedere nu l la . Era aflran to .

I popol an i avvi ci natis i e vedendo ch e egl i e ra q uas i u nragazzo avrebbero vol u to soccorrerlo , ma non osavano .

Men tre s tavano dubbiosi , e mentre l e an fore correvanod i mano i n mano fra i so ldati , fu vi s to ven i re u n uomoper l a Strada d i Se p h oris . A ! vederlo u na don na esclamò

Guardate ! Ecco i l falegname che vie ne ; ora sapremoqualche cosa !La persona a c u i si al l udeva era u n vecch io di venera

b i l e aspetto . Rari riccio l i bia nch i usci vano dal suo tu rban te e u n ’ ampia barba an cor p i ù b ianca gl i flu iva

50p ra i l petto e sopra l a ruvida tu n i ca grigia . Procedevalen tamente , perchè , ol tre a l peso de i s uoi an n i portavaparecch i u tens i l i , u n

’ ascia , u na sega , u n col te l lo d i rozzafattu ra , ed eviden temente ven iva da lontano . Si arrestò ,osservando l a fol la .

0 Rabbi , buon Rabb i Giuseppe ! esclamò un adonna , correndogli i ncon tro . Quì c ’

e u n prigion ie ro ;

Page 121:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

1 22

domandan e conto ai sol dati , affinchè sappiamo c iò che hacommesso , e c h i egl i sia .

’ I l vol to de l Rabbi rimase impassi bi l e ; guardò i l pri

gio n iero e q ui nd i si avvici nò aU’

u ffic iale .

La pace del Signore sia c o n te ! d isse co ni n fless i b i l e gravi tà .

E quel la degl i Dei con v o i ri s pose i l decur i one .

Ven i te da Gerusalemme ?Si

vos tro prigioniero è giovane .

D ’an n i , si

Posso domandare C io ch e egl i ha commesso ?

E’

u n assass i noI l popolo ri petè la paro la c o n s tupore , ma Rabb i Giu

seppe prosegui l e sue domande .

Egl i è u n Is rael i ta ?

E ’ u n Ebreo , r ipetè i l Romano seccamente .

La compass ione de i Spettatori ri prese i ! sopravven to .

I o non so n ul la del l e vos tre tri bù , ma posso di rviqualcosa de l la sua famigl ia . Avete s en ti to parl are d i u n pri nci pe di Ge rusalemme , d i nome Hur ? Ben Hur lo ch iamavano . V isse ai tempi d i Erode .

I o l ’ ho veduto disse Giuseppe .

Questi è suo figl io .

Vi fu uno scoppi o general e d i esclamazion i , ch e i l decurio ne si affrettò a frenare .

Nel le strade d i Gerusalemme , avan t’ i eri

,egl i cercò

d i assassi nare i l nob i l e Grato,lan c iandogli una tegola su l

capo dal tetto d i u n pal azzo , dal palazzo d i suo padre ,credo .

Lo ucci se ? domandò i l Rabbi ;NoLa sua con dan na ?Le galere a v i ta .

I l S ignore lo aiu ti esclamò Giuseppe , s coss odal la . sua immobi l i tà . Nel men tre , u n giovane che aveva , ac

compagna to Giuseppe , ma c h e si e ra tenuto m odestame n ta

d ietro d i l u i , depose la scu re c h e teneva i n mano , e avvi

c inando si all a fonte , ne to lse una ciotol a p iena d ’ acqua .

L ’atto fu c o sì t ranqu i l lo , c h e prima ancora c h e le guardi ei ntervenissero , o avessero vol u to i n terven i re , egli s i e ragià ch i nato soma i l p rigion iero , offrendoi u n sorsod ’

acqua .

Page 123:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch
Page 124:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

L IB RO TERZ O

C LLOPATRA Se la m isuraDel do lor n o stro la sua fo n te eguagl iaO h co me grande

(en t: a Dwmede )

E ’ dunque morto ? Parla !D iomso s La morte il t iene n e i ferra ti artigl i,

Ma no n è morto ancora ,

Ant.e C leo/ mira . A tto iv

. Scena vm .

CAPITOLO I .

La ci t tà d i M iseno corona i l p romontorio del lo s tesso nomealcune migl i a a sud—es t di Napol i . Oggi non rimangonoc h e poche rovi ne ad attestarn e l ’ es is tenza , ma nel l ’ an nod i graz ia 24 , a l quale t rasporti amo ora i l l ettore , era u nodei porti p iù importan t i de l l i toral e occiden ta le d ’ I tal i a .

I l viaggiatore ch e si fosse recato a l promon tori o per godere l a v is ta ch e esso oflriva , avrebbe dovuto sal i re sopraun muro , e , volgendo le s pal le a l la ci ttà, avrebbe spaziatoc on gl i occh i su l la baia di Napol i , be l l a a l lora come oggi ;avrebbe ammi rata l a l i n ea impareggiabi le del la cos ta , avrebbeveduto i l cono fumante de l mon te , l ’ azzu rro dolcissimo eprofondo del cie lo e del mare ma , ab bassando li verso ilmare sottostan te , avrebbe osservato uno spettaco lo ignotoa l tur is ta moderno ; metà del l a flotta Romana d i ri serva ,ancorata ai suoi piedi . Considerata da ques to pu nto , Misenonon sembrava un teatro i ndegno per l ’ i ncon tro dei tre pad ron i d i Roma , i n ten t i a s parti rs i i l domin i o de l mondo .

I n quei tempi i l muro era interrotto ad un cer to pun toi n faccia a l mare , formando una speci e d i passaggio cui

Page 125:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

12 6

metteva capo una v ia l a quale, qui ndi , a forma di u n‘grand e molo , si stendeva per parecch i stadii nel mare .

La sen ti nel l a d i guardia a ques to passaggio,fu destata dal

suo ri poso una fresca matti na di settembre dà u na c om

p agn ia c h e d iscendeva , conversando animatamen te e rumorosamen te , l a piccola v ia . La degno d i uno sguardo eq ui nd i ri tornò ai suo i sogn i i n terrotti .Era u na ven ti na d i persone , l a maggior parte costi tu i ta

da sch iavi , c o n torci e c h e i l l uminavano poco , ma , i n c om

penso , fumavano mol to , e c h e lasciavano ne l l ’ ari a u n acreprofumo di nardo I ndiano . I padroni l i precedevano teneridos i a braccetto , Uno d i ess i , dal l

’apparen te e tà d i ci n quan taan n i , alquan to ca lvo , e portan te fra i rad i capel l i u na c o

roma d ’ a l loro , sembrava , dal l e attenzion i p rodigategli, l’ og

getto d i q ualche affu e tto sa cerimonia . Portavano tut t i am

pie toghe d i lana bianca c o n l arghe balze d i porpora . Unosguardo era bastato al la senti nel l a . Conobbe , senza domandare , c h e erano personaggi d i al ta cond i zione ch e scorta .

vano un loro amico al porto, dop o u na notte fes tevolmen tetrascorsa . Spiegazion i p iù ampi e potremo trovare seguendoi loro d iscors i .

No , mio Quin to disse u no ,. parlando al l’ uomo

dal l a corona d ’al l oro è crudel e la Fortuna ch e ti s trappac o sì pres to da noi . Solo ora tornasti dai mari o l t re le Colonne . Non hai neppure avu to i l tempo d i ab ituarti al la terraferma .

Per Castore ! se u n uomo può adoperare la b estemm ia d i u na donna ! esclamò u n al tro , al quan to alt iccio Non Iamen tiamoci . I l nos tro Qu in to v a a ric u

p erare n e l mare c iò ch e ha perduto i n terra i eri sera .

Giuocare a dad i sopra una nave c h e ru l la , è qualche cosad i d iverso dai dad i giuo cati qui . Non è vero Qui n to ?

Non i ngiu riare la Fortuna esclamò un terzo .

Essa non è nè cieca n è , i n co s tan te . Ad Anzio quando i ln os tro Arrio l a i n terroga , gl i ri sponde an nuendo , e su l

mare l o accompagna , dirige ndo . il timone del la sua nave .

Essa lo s trappa dal l e nos tre braccia,è vero , ma non ce

lo riconduce poi sempre ri cco d i n uovi al lori ?Sono i Greci c h e l o portano v ia — i n terru ppe u n

al tro . l oro , non gl i Dei . Con l ’ ap pre nderl ’ arte de l commercio , d imenticarono quel l a del combattere .

Con ques te parole , l a brigata attraversò i l passaggio, egiunse a l molo p ro lungan tesi i n nanz i a lo ro nel la baia be l .

Page 127:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

nero ud ienza dal l ’ Imperatore medes imo , ed oggi da Ra

venna partono cento galere , e da Miseno fece una brevepausa , come per pungere maggiormente la curios ità degl iam ici una .

Beato Quinto ! Le nostre congratu lazion i !Bene auguriamo per questa scel ta . Ti sal utiamo sin

d’

ora duumviro .

Qui n to Arrio duumvi ro , suona megl io d i Quin toArrio tri buno .

Con ques te parol e si stri nsero festosamen te i n torno a l u i .I o mi ral l egro i ns ieme agl i al tri d isse l ’ amico

avvi nazzato mi ral legro assai . Ma vogl io essere prat ico , o mio duumvi ro , e finchè i o non vedrò c he l a promozione ti abbia valso u na maggior conoscenza del l e tesseraeri servo i l m io giudi zio su l l a tua fortun a , i n i nquesto affare .

Vi ri ngrazio tutti ! disse Arrio rivolgendos icol le ttivamente ad ess i se aveste del le la nterne , di reich e s ie te auguri . Farò d i p iù . Vi mos trerò c h e avete co l

p i to ne l segno . Qui,l eggete .

Dal l e pi eghe del la sua toga es trasse u n roto lo d i cartae lo porse a loro , d icendo L ’ho ricevuto ier i men treero a tavola

,da Seiano .

Questo nome era già grande n e l mondo Romano ; grandee non ancora c osì in fame c ome diven ne d i poi .

Seiano ! 1 esclamarono i n coro , s tri ngendos iattorno a ch i leggeva la lettera . Ecco i l tenore d i essa

Seiano a C . Ceci l io Rufo , Duumviro ,

R oma,XIX Kal. Sep t.

Cesare conosce l'

abi l i tà d i Qui n to Arrio , tri buno , e , spec ialmen te , ha udi to esal tare il coraggio man i festato dal u i n ei mari d ’occiden te . E

sua volontà che i l detto Arri osia su l !

’ i s tan te trasferi to i n Orien te . E ’ ancora volon tà d iCesare c h e raduniate cen to tri remi d i prima classe , perfe ttamen te al les ti te , e l e spediate senza i ndugio con tro i p irati de ll’ Ege o , e c h e Qui nto s ia pos to al comando d i tal eflotta.

I d ettagl i sono tua cura , mio Ceci l io .

I l momento è urgente , come vedrai dal le relazion i c h e

accl udo pe r te , e pel nomi nato Quinto .

SEIAND.

Page 128:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

1 29

Arrio non b adò a l la lettu ra . A mano a mano che la naves i avvici nava crebbe i l fasci no c h e essa ese rci tava s0pra d ilu i . Ne segu iva i movimenti co n l ’occh io d i u n i n namoratoFi nalmente agi to l e fa lde del la sua toga ; i n r i sposta a lsegnale , sopra l

ap lustre , arnese i n forma d i ven tagl io su l l apoppa del l a nave , sven to lo una bandiera scarlatta ne l mentre parecch i mari nai apparvero su l pon te , si arrampicaronorapidamen te su l l e corde fino al l ’an ten na , ed ammai naronol a ve l a . La prua fu gi rata , e l a ve loci tà dei remi cre bbe d imezzo tempo , cosicchè la nave si avvici nò al molo con l arapid i tà d i u n ucce l lo .

Egl i osservò l a manovra con gl i occh i sci n ti l l an ti . Lapronta ri spos ta a l . t imone

,l a doci l i tà e fermezza con c u i

l a nave teneva l a sua rotta , sarebbero state qua l i tà d i grandeimportanza i n battagl ia .

Per l e N i n fe ! disse uno degli amici , res titue ndo l a l e ttera . Non possiamo p iù d i re c h e l

’am ic o

sarà grande ; egl i l o è già . I l nos tro amore deve ess econ tempe rato d i ri sp etto . Che al tro hai da di rci ?

Nu ll’a ltro —rep l i co Arrio . Ciò che voi aveteappreso oggi è gia roba vecch ia a Roma , specia lmente n e l

palazzo d i Cesare e ne l foro . I l d uumvi ro è un uomo d iscre to . Le mie istruzion i , l a local i tà dove dovrò i ncon trare laflotta , s i trovano a bordo i n u n p l ico suggel l ato . Se peròques ta sera sacrific ate agl i a l tari , non d imen ticate d i i n naizare u na preghi era per u n amico ch e i rem i e i l ven to sospi ngono al l a vol ta d i S ici l i a . Ma ecco la nave che s ta pe rapprodare . I s uoi u ffici al i m i i n teressano , poichè dovròcombattere e v iaggiare con ess i . Non è cosa faci l e approdare c o n u na nave d i ques ta mol e ad una sp iaggia comeques ta . Lasci atemi giudicare l a lo ro disci p l i n a e la loro a

bi l i tà .

Come , t i è n uova l a nave ?Non l ’ho mai veduta prima d ’oggi

,e non so ancora

se v i troverò un so lo amico .

E ’ bene ques to ?

Non importa . Noi uomi n i d el mare facciamo pres toconoscenza . I l nostro amore e i nos tr i od i i nascono ne icomun i peri co l i .La nave apparteneva al la c lasse ch iamata naves Izburn i

m e , l u nghe , s trette , basse ai l ati , e foggiate per vel oci tàd i c o rso e rap id i tà d i manovra . I suoi fianch i eran s tu

pend 1. Un doppio getto d ’ acqua sal i va spumeggiando ,

d i nanzi ad essa , e smuzzando l e curve audaci del l a prora , i

Page 129:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

130

l ati “del la qual e erano adorn i di figure di Tr i ton i soffian ti i nconch igl i e mari ne .

Sotto l a p rua , infissa nel la ch igl ia e sp inge n tesi i n fuori ,sotto i l l ive l lo del mare , era i l rostrum , ordigno di l egnori n forzato ed armato d i ferro , che i n battagl i a adoperavas i come u n ariete .

Una poderosa corn ice , artis ticamen te scol pi ta partendodal la prua abbracciava tutta la l u nghezza del la nave , e , sorpassando la coperta , serviva d i bal uardo . Sotto la corn icecorreva un tri p l ice ordi ne d i van i , ciascuno prote tto da unoscudo d i cuoio , dai qual i s i scorgevano i rem i , sessan ta perciascun lato . La prora torreggian te era i no l tre ornata d icaducei , men tre due corde , raccol te ai f fian ch i, segnavanoi l numero de l l e ancore assicu rate s u l pon te d i tri nchetto .

La sempl i ci tà del l ’ attrezzatu ra rivel ava c h e l a nave s iaffidava pri ncipa lmen te al l avoro de i remi . L ’a lbero , piantato bene in n anm, era assicu rato da spranghe e gomeneagl i a nel l i fiss i a l le paret i i n terne de l baluardo I l sartiame

era q uel l o s trettamen te necessario per manovrare l ’un icagrande vel a rettangol are e l ’anten na da cu i d i pendeva .

Eccettuati i mari nai , c h e erano sal i t i per ammai nare lavela ed i ndugiavano ancora fra l e sartie , u n so l uomo erav isi bi l e su l pon te , presso l a prora , completamente armato ,

c o n elmo , spada e scudo .

Le cen toven ti lame d i quercia , c h e l e onde e l e frequen tipu l i tu re d i pomice ave van rese b ianche e l ucenti , si al zavano e cadevano come mosse da u na mano sola , e spi n

ge van o i n nanzi i l batte l lo con la ve loci tà di u n vaporemode rno .

Così rapido,e , apparen temente, cosi temerario , era i l corso

del la nave , c h e gl i amic i del t ri bu no se ne spaven tarono .

Improvvisamente l ’ uomo a prua tese l a mano con un gestospecial e ; tosto tu tti i rem i s i al zarono , s i l i b ra rono u nis tan te ne l l ’aria , poi caddero » v erticalme n te .

L ’acqua s i agi to spumeggiando i n torno ad essi , e la galera ebbe u n tremi to , e s

arre stò come atterri ta . Un al troges to del la mano , e i refn i s i a l zarono d i nuovo , ma , ques tavo l ta , quel l i d i des tra , spi nsero avan ti , men tre i remi d is i n i s tra , avanzando verso la prua , l avorarono c o n tr

ac q ua .

Tre vo l te i remi ri peterono q ues ta manovra . La nave gi ròcome su un card i ne ; poi , favori ta da l ven to , approdò dolc eme n te a l molo .

Una ta l e mossa mise i n v is ta l a poppa , con tutti i suoiornamen ti . V ’ erano dei tn to n i come quel l i d i prua ;

Page 131:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

13 2

A c h e forza comandi ?

Duecen to ci nquantadue rematori ; dieci supplen ti .Con ri cambiOttantaquattro uomin i .E i l serviz io che adottavi ?

Due ore di l avoro , due d i ri poso .

I l t ri bu no pensò a lquan to .

La d ispos izione è dura , ed io l a ri formero,ma no n

ora . ! remi devono lavorare giorno e notte . I l ven to è fa

vorevo le : l a vel a a i uti i remi .Poi v o lto si a l primo pi lota , 0 rec tor, gl i chi es e

Quan ti ann i hai servi toTrentadue an n i .I n qual i mari pri nci palmente ?Fra Roma e l ’ Oriente .

T u se i l ’ uomo che fa per me .

I l t ri buno consul to gl i o rd in i ri cevuti .Dopo la pu n ta del la Campanel la la nostra ro tta

sarà verso Mess i na . Qui nd i seguendo l a curva del l a costaCalabra fino a Mel i to , conosci tu le c oste llazio n i

c h e governano i l Mar Joni o ?Le conosco .

Al lo ra da Mel i to p iega a l evan te , verso Ci te ra . Segl i Dei son o prop iz i gettero ancora sol o nel l a baia d i An

t imona . I l tuo compi to è importan te , e i o mi fido d ite .

Un uomo pruden te era Arrio e mentre arri cchi va gl i a l ta rid i Anzio e Preneste , s timava che i l favore del l a Dea bendata di pendesse pi ù dal giudiz io

e dal la cu ra de l fedel eche dai propri don i voti vi . Tutta notte , qual e an fi trione del lacena , egl i aveva banchettato e giocato , ma l

’ odore del maregl i fece ri nascere l ’ i s ti n to e l ’abi tud i ne de l mari naio . enon vo l le riposare finchè n on conoscesse perfettamente l asua nave . La scienza nu l l a abbandona a l caso . Avendop ri nci piato c o l capo dei vogatori , e col p i lota , i n compagn i adegl i a l tri u fficial i , cioè i l comandan te de l la t ruppa , i l c us tode dei v iveri , i l capo del l e macchi ne , i l soprai n tendente del l ecuci ne e dei fuoch i , visi tò i vari quartier i de l la nave . Nul l as fuggiva a l la sua i spezione . Quando ebbe termi nato , egl isol o d i tutta l a picco la società ch iusa fra

\ que l le angus temura d i l egno , conosceva a pun ti no tutta l a potenzial i t àdel l a nave , l e sue provvigion i , l e su e even tual i ri sorse i n

guerra . Non gl i mancava che l a conoscenza esatta del l ’ e

Page 132:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

q u ipaggio sotto i l suo comando , l a parte p i u del icata ed i ffici l e de l su o compi to .

A mezzogio rno la galera si trovava a l l ’a l tezza d i Pes to .

I l ven to con ti nuava a soffiare da occ i den te , gonfiando l evel e ed a iutando ma terialme n te i rematori . Le sen ti nel l eerano s tate poste sopra coperta . L ’ a l ta re su l ponte d itri nchetto era s tato cosparso d i sal e e d i aven a ; davan t iad esso i l t ri bu no aveva alzate p regh iere sol enn i a Giove ,a Nettu no , e a tu tte l e Ocean i ne , con fermando i s uoivoti c o n vi no ed i ncenso . Ed ora , per megli o s tudiare isuoi uomin i , sedeva ne l l a sua grande cab ina .

Questa cabi na si trovava ne l mezzo del la gale ra e m isu rava se ttan taci nque pied i d i l u nghezza per tren ta d i larghezza . Era i l lumi nata da tre ampi boccaporti , sos tenutadà una doppi a fi l a d i vigoros i pun te l l i , nel cen tro dei qua l iap p ariva l

’a lb ero del la n ave , tu tto adorno d i asc ie , lan c ie e

giavel lotti . A ciascu n boccaporto si accedeva da due scal emobi l i , c h e erano al lo ra sol l evate e fi ssate al soffi tto .

Questo era i l cen tro de l l a nave , il r i trovo comune d i tu ttoi’e q u ip aggio , l a sal a da pranzo i l dormi torio i l campod

’eserc itazio n e e i l l uogo di r i poso e d i recreazione i n quan to

ques ta era permessa dal la dura e implacabi l e di scip l i n ad i bordo .

I n fondo al l a cab i na si trovava una piattaforma a l l a qual econducevan o parecch i grad i n i . Su ques ta sedeva i l capodei rematori , c h e aveva di nan zi a Sè u n tavo lo sono ro su lq ua le batteva i l tempo con u n marte l l o d i bronzo , e , a si

mi s tra u na clessidra , od orologi o ad‘ acqua , per d is tri bui re

l e ore di l avoro e s tabi l i re i cambi . Sopra d i l u i , su un ’a lt ra piattaforma ancora pi ù rial zata , protetta da u na ri ngh iera dorata , era i l quarti ere del tri bu no , forn i to d i u nl etto , un tavol o , una ca thedra , o scran na bene imbotti ta ,i l tu tto d i squ is i ta e ricca el eganza .

Seduto comodamente i n questa pol trona ; cu l lato dal ru llio un i forme del la nave

,i l mantel l o mi l i ta re n egl igen temente

gettato sop ra una spal la , e col l a spada al fianco , Arri o osservava c o n occh i o vigi l e i l suo equ ipaggio , e n e era co nuguale attenzion e osservato . L ’ occh i o cri t ico d i l u i ab b rac

c iava ogn i cosa , ma con maggiore i ns istenza s i posavasopra i rematori . I l etto ri avrebbero fatto l o stesso ; soltan to ch e n el loro i n teressamen to ci sarebbe s tata del l as impati a e del la compass io ne ; men tre i l pens iero de l tribu no l i cons iderava sol tan to come ingranaggi importan tidel l a grande macch i na al l a quale era prepos to .

Page 133:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

13 4

Lo spettaco l o era abbastanza sempl ice . Lungo i lat i de l l acabi na , fisso a l pavimento del l a nave , correva c iò che aprima vis ta sembrava una trip l ice fi la d i banch i ; u n esamep iù attento ri l evava i nvece molte seri e d i sed i l i , i n ciascunadel l e qual i il secondo sedi le era pos teriore e più al to de lp rimo , il terzo posteriore e pi ù al to del s econdo . Perc o llo c ore i sessan ta rematori d i c iascun lato , lo spazioad ess i destinato era d ivi so i n ven ti banch i ad u n i n terval l o d i u n metro l ’uno dal l ’al tro . Ques ta dispos izionedava ampio spazio ai rematori che dovevano prendere il

tempo l ’ uno dagl i al tr i come u na sch iera d i soldati mar

ci anti con passo cadenzato i n fi la serrata . Questa d ispos iz ione p erme te va ancora u n even tuale aumento dei sed i l i ,,l imi tati sol tan to dal la l u nghezza del l a galera .

Quanto ai rematori , quel l i del primo e secondo sed i le , èrano seduti , quel l i del te rzo , dovendo maneggiare remi pi ùl ungh i

,s tavano i n piedi . 1 remi avevano all

imp ugn a tura

con trappes i d i p iombo , ed erano appes i a c orreggie mobi l i ,c h e rendevano possi bi l i i p i ù de l icat i movimen ti , ma , d

’al traparte , rich iedevano una abi l i tà maggiore, perchè una ondatav io len ta da un momen to al l ’al tro poteva cogl i ere i l rematores badato e scarav e n tarlo dal suo sedi le . Dal l e fines tre en travaari a i n abbondanza , mentre la l uce p ioveva attraverso i lgrati ccio che cos ti tu i va i l pavime nto del passaggio t ra i lpon te e i bal uard i latera l i . Sotto a lcuni r iguard i dunque l acond izione d i q ues ti uom in i non poteva d i rs i cattiva . Man o n dobbiamo per ques to credere che fosse u na vi ta d ipiacere . Era loro i nterdetto d i par lars i . Giorno e notteoccupavano i p ro p rî posti s enza scambiars i una parol a ,

senza vedere i vo l ti dei v ici n i . I b revi momenti di i n terval l o erano dati al sonno , o al ci bo . Non ridevano mai ;nessuno l i aveva sen ti t i can tare . La vi ta d i que i miserabi l ie ra come un fiume so tterre an o che muova len tamen te , afa tica , verso u na foce ignota .

O Figl i o d i Mari a ! Oggi anche i so ldati han no un cuore ,e tua ne è l a gloria ! Ma in quei giorn i p rigion ia s ign i ficava u na V i ta d i s ten ti su l l e mura , ne l l e s trade , nel l e min iere , nel l e n avi . Quando Dui l io V inse l a prima battagl i anavale del suo popolo ,

Roman i maneggiavano i remi , ela gloria del la giornata era divi sa fra i l rematore e i l so ldato . Questi banch i , che ora osserviamo , e ran o indizii del l emutate sorti d i Roma . s egui te al la conquista del mondo , edi l l ustravano i ns ieme l a pol i t ica e i l coraggio dei Romani .Quas i tutti i popol i v i erano rappresen tati da qualcu no dei

Page 135:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

136

l i tà c h e dal la quan ti tà dei muscol i , e c h e qualu nque ese rc izio rich iedeva una certa dose d i i n tel l igen za come d i forza .

Avendo fatto sua ques ta teori a , come la maggior partedegl i uomi n i ch e hanno un ’ i dea fissa , cercava con ti nuamen te i l l us trazion i pratiche in suo appoggi o .

Nel corso d i quest i s tud i raramente aveva i ncontrato u nsoggetto c h e l o sodd is facesse completamente certo era c h e

nessuno aveva arres tato i suoi sguard i cosi a l ungo comequesto .

Al dar mano ad ogn i movimen to del remo , i l corpo edi l vol to de l rematore , apparivano d i profi l o al l ’osservatores u l la piattaforma ; l

’ azione terminava col corpo spi n toi nnanzi . La grazia e la fac i l i tà d i ques to movimento dapp rima suggerivano dei dubbi i n torno a ll

o n e stà de l l o sforzo ;ma quest i venivano subi to d issi pati : l a fermezza con c u i

i l remo era afl'

errato i n ciascun movimen to , i l pi egars i c h efaceva sotto la spi n ta , rivelavano l a forza impiegata ; al los tesso tempo provavano l ’ arte de l rematore , e i ndusserotos to i l cri ti co a riflettere da l l a pol trona sul l ’un ione d i forzae i n tel l igenza c h e formava i l nocciolo de l l a sua teori a .

Pensando a c iò Arrio osservò la giovi nezza del l ’ uomo ; senza provar soverch ia tenerezza per ques ta scoperta ,v ide c h e l a sua s tatu ra e ra alquan to superiore de l l amedia a l tezza , e c h e l e membra , tan to le superiori che l ei n feriori e rano , d i s i ngol are bel lezza . Forse l e braccia eranotroppo l unghe , ma questo d i fetto scompariva sotto la mol edei muscol i , c h e i n alcun i movimen ti si gonfiavan o comegruppi d i corde . Ogn i costo la si disegnava chiaramen tes0pra al corpo rotondo ; ma questa era la sana magrezzatan to ricercata nel le pales tre . Finalmente , ne l complesso deimovimen ti de l rematore , v i era una ta le armonia , che ol trecombaciare c o n l a n ota teori a del tri buno , s timo lava v ivamente l a sua curios i tà .

Pro vò i l b i sogno d i vedere i l vo l to del l ’ uomo , d i c u i

non scorgeva c h e l a tes ta formosa pian tata sopra un col l o ,

l argo al l a base ,. ma di grande pieghevolezza e grazia . It ratt i osservati d i profi l o erano orien tal i , e avevano quel l adel i catezza d i espressione c h e accompagna sol i tamente l ’ aristo crazia de l sangue e de l lo spi ri to . Queste osservazion iresero più i n tenso l ’ i n teressamen to del tri buno .

Per gl i Dei pensò fra sè q uel l ’ i ndividuoha fatto colpo ! Egl i promette bene . Vogl io conoscerl o .

I n q uel la i l rematore s i vol tò , guardandolo , e i l tri bunopotè c o n temp larn e i l v iso .

Page 136:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

E ’ Ebreo ed e.u n ragazzo !

Sotto l o sguardo scrutatore fissato sopra d i lu i , gl i occh ide l lo sch iavo s i al l argarono e il sangue gl i imporporo l egote . I l remo rimase i nerte n e lle sue man i , ma tosto i lmarte l lo de ll’ horta tor, cadendo rumorosamente , l o r ichi amòa l dovere . I l vogatore trasal i , e , come se i l r improvero fossestato personalmente i nd i ri zzato a l u i , immerse i l remo .

Quando guardò nuovamen te i l tri bu no , fu s tupi to d i i ncontrare u n sorr iso .

Frattan to la galera en trava nel l o s tre tto d i Messi na , e ,passando davanti al la ci ttà d i que l nome , vol se l a p roraverso orien te , finchè la n uvola sopra l’Etna d ivenne comeuna macchia su l l ’ori zzon te .

Spesso men tre Arri o dal la p iattaforma scendeva a l l a ca

bina , si vo l tava per s tudiare i l rematore , dicendo fra sè

E ’ u n giovane an imoso . Un Ebreo non è u n barbaro . Vogl io conoscerl o megl io .

CAPITOLO I I I .

Da quattro giorn i durava i l v iaggio , e l’Astraea —cosi si

ch iamava l a ga lera solcava rap idamente l e onde de l marI on io : i l c i el o e ra sereno , ed i l ven to , soffiando costantedal l

occiden te attestava i l favore degl i Dei .Arri o sperava di raggiungere l a flotta p rima che ques ta

toccasse l a baia ad orien te de l l ’ i so la d i Ci tera , designataper l ’ i ncon tro , e , impaziente de l la l unga attesa , passavatu tta l a gio rnata 50pra coperta , notando con d i ligenza ogn iparticolare del l a sua nave . Nel la cabi na , seduto sopra i lsuo seggio , i Suoi pens ier i correvano soven te a l rematoren umero sessan ta .

Conosci tu quel l ’ uomo che ha abbandonato or oraque l banco

"

? ch iese finalmen te a l l ’ hortator .Gli sch iav i s ’ erano a p p un to <dato i l cambio .

Numero sessan ta ? domandò i l capo .

SìI l capo guardò atten tamente i l rematore c h e passava .

Come tu sai , la nave è usci ta da l can ti ere u n mesea , e gl i u omi n i m i sono n uovi come i l bas timen to .

E ’ u n ebreo oss ervò Arrio . pensoso .

I l nobi le Arri o ha l ’occh io penetran te .

Page 137:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

138

E"mo lto giovane conti nuò Arrio .

Ma è i l n os tro migl ior rematore disse l ’al troHo veduto i l suo remo piegars i quas i a romp ersi i n

due .

Come si comporta?

E ’ obbed ien te ; a l tro non so . Una vol ta m i ch ieseu n favore .

Quale ?Voleva ch e gl i cambiass i posto , alternando lo da

des tra a s in is tra .

Spiego l e sue ragion i ?Aveva osservato c h e gl i uomin i ch e l avorano sem

pre dal la medesima parte d iven tano deformi . Aggiunse chei n u n giorno di tempesta o d i battagl ia avrebbe potutosorgere la necess i tà d i cambiargl i improvvisamente d i posto

,

e al lora egl i sarebbe s tato i nservibi l e .

Per Pol ! L ’ i dea è nuova . Che a l tro hai osservatoi n lu i ?

E ’ più pu l i to dei suoi compagn i .I n q ues to egl i è Romano approvò Arrio

Non conosci la sua s tori a ?

Neppu re una parolaI l tr ibuno rimase pensieroso alcun i i s tan ti e s i volse per

tornare a l suo posto .

Se io foss i su l ponte quando egl i ri torna a l l avoro d isse , mandalo a me . Venga solo .

Due ore dopo Arr io s i t rovava sotto l’ap lustre del la gal era , n e lla . c o ndizio ne d ’animo d i c h i, sentendosi trasci natorapidamen te verso u n even to importante , non può far nu l lafuorchè aspettare , condizione d ’an imo i n c u i l a filo so

fia i nves te l ’ uomo di quel la calma ed i ndifferenza d i cu i h atan to b isogno . I l pi lota teneva i n mano le corde che governavano l e due ruote del t imone , u na a ciascu n fiancodel la nave . Alcun i mari nai dormivano al l ’ombra che p ro ie ttava la vela , e i n al to , sopra l

’an tenna , vigi lava una sen ti .

n el la . Alzando gl i occh i dall’ o ro logio a sol e fisso sottol’

ap alustre , c h e serviva a i ndi r i zzare i l corso del l a nave ,Arrio vide avvici nars i i l rematore .

I l capo ti ch iama i l nobi le Arrio,e mi disse che

tu hai ch ies to d i me . Son venuto .

Arrio esami nò la figura , a l ta muscolosa , col ori ta dal so l ee dal sangue ch e tumu l tuava impetuoso nel l e vene , l aguardò c o n ammi razione , pensando al l ’arena ; ma i l portamento e l a voce non r imase ro senza u n certo efle tto . La

Page 139:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

140

per sch ian tars i . Q uando ebbe‘

ri preso padronanza d i Sè ,guardò i n faccia i l tri buno , e rispose

Fui accusato d i aver vol uto assass i nare Vale ri oGrato , Procu ratore .

Tu ! esclamò Arrio , ancor p iu s tupi to e facendo u n passo i nd ietro . Tu quel l ’assass i no ! TuttaRoma p arlò d i que l fa

tto . La noti z ia giunse al l a mia nave

su l fiume d i Londra . >

I due s i guardarono>

i n s i l enzio .

I o credevo che la famig l ia Hur fosse scomparsadal la faccia de l la terra , ri prese A rrio .

Un fiume d i mes te rimembranze attraversò i l cuore de lgiovane , abbattendo i l suo orgogl i o ; l acrime .i s ci n ti l l arono negl i occh i .

Mad re ! Madre ! 0 piccola Ti rzah ! Dove sono ? 0tri buno , nobi l e tri bu no , se tu sa i qualche cosa d i lorogiunse l e man i i n atto d i pregh iera d imm i tu tto , tu tto .

Dimmi se sono i n vi ta , e dove , e i n qual condizione ? T i

s uppl i co , parla !Si avvici nò ad Arri o , s i no a to cc ari i l mante l lo .

Oh i l te rr i b i l e giorno d i tre an n i fa , > con ti nuòtre ann i , o tri bu no , e ogni giorno tutta u na i n tera

v i ta d i mi seria u na v i ta d i patimen ti a l l i etata da nessu nraggio d i speranza , da nessuna parola . Oh , se , dimen ticati ,potess imo d imenticare ! Se potess i ob l iare que l l a scenamia sore l la s trappata a me , l

’u l t imo sguardo d i mia madre !lo ho sen ti to l ’al i to del la pes te , e i l cozzo d i navi i n battagl i a ; ho udi to l ’uragano flage llare l e onde , ed ho ri so ,

r iso men tre g l i a l tr i p regavano : l a morte era u n donoi nvocato . Ch ino su l remo , nel lo s forzo q uotidiano del l ebraccia

,ten tavo d i cancel l are dal la mia men te quei r icord i

Scusa , o tri buno . Poca c osa ti domando ! Dimmi almenoc h e sono morti , perchè fe l i ci non possono essere finchèsanno che io sono perduto . I o h o ud i to la loro voce chiam armi d i notte ; l i ho vis ti camminare su l l e acque . Oi nes ti ngu ibi l e amore materno ! E Ti rzah , i n nocen te comeu n gigl i o , come i l giovi ne ramo de l l a palma , così fresca ,

così graziosa , co sì be l l a ! Era i l so le de l l a mia giornata .

La sua voce era una musi ca . E mia fu la mano c h e l etrasse i n rovi na !

Ammett i l a tua co l pa ? ch iese Arrio severamente .

Un cambiamento improvviso avven ne i n Ben Hur . La

Page 140:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

4 1

sua voce s i fece squi l lan te ; l e man i s i al zarono co i pugn iserrati ; ogn i fibra trasali ; gl i occh i sc in tdlaro n o .

Tu h a i ud i to parlare de l Dio dei m ie i padri ,egl i d isse , de l l ’ i n fini to Je o va . Per la sua veri tà e o n

n ip o te n za , per l’

afle tto c o n c u i ha prote tto I srael e , i o giu roc h e sono i n nocen te !I l tr i buno era commosso .

O nobi le Romano ! co n ti nuò Ben Hurdammi un po ’ d i fede , ri sch i ara la densa oscuri tà ch

è

s cesa su d i me !Arri o cammi nò pensieroso su l ponte .

Fosti condan nato i n giudiz io ? ch iese improvv isame n te

I l Romano alzò la mano , s tup i to .

Nessu n giud izi o , n essun testimon io ! Ch i ti c o n

d anno ?Ricord i amo c h e i l cu l to de l la gius ti zi a presso i Roman i

fu fortiss imo appun to ne l periodo del l a l oro decadenza .

Mi legarono , e m i trasci narono i n u na prigione del laTorre . Non vid i nessu no . Nessu no m i parlò . I l giorno dopomi portarono sul la r i va de l mare . Sono s tato u n galeottoda al lora i n poi .

Che cosa avresti potu to provare i n tua discol pa ?Ero u n ragazzo troppo g iovane per esser cosp i ra

tore . Grato m i era sconosciu to . Se i o voleva assass i nar lo ,

q uel l o non era i l momen to o i l l uogo . Cavalcava d i p ienogiorno i n mezzo a una legione ; l a fuga sarebbe s tata impossi bi le . I o apparteneva ad u na famigl i a fede le amica d iRoma . Mio padre godeva l ’affetto d i Augusto . Eravamoricchi

,e l a rovi na certa

,per me , per m ia madre e mia so

re l la . Fi nalmente la legge , ch e per u n figl io d’

Israe le ecome l ’ari a per i polmon i , mi avrebbe arres tato la mano ,

se avess i avu to ta l e i n tento . Non ero pazzo . La morte erapreferi b i l e al l a vergogna , e , credimi , l o è ancora oggi .

Ch i era teco q uando avvenne i l fatto ?I o m i trovava su l tetto de l palazzo , i l palazzo d i

m io padre . Ti rzah era con me , al mio fianco , tu tta candore e gen ti l ezza . I ns ieme sporgemmo i l capo sopra i l p arap e tto per vedere passare la l egio ne . Una tegol a sci vo l òsotto la mia mano e cadde 50pra Grato . Credetti d ’

averlo

u cmso . Oh quale spavento fu i l mio !Dov ’ era tua madre ?

Nel la sua camera .

Page 141:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

14 2

Che avvenne d i le i ?

Ben Hur s tri n se i pugn i e co n voce s trozza ta ri sposeNon so . La V idi trasci nata v ia dai soldati e n ul la

ne seppi pi ù . Dal la casa cacciarono ogn i creatu ra vivente ,fino gl i an imal i domes tici , e s igi l l arono le porte , c o n l ’ i nte n to ch e essa non ri to rnasse . I o pure ch ies i d i le i . Oh unasola parola ! Essa a lmeno era i n nocen te . I o posso perdonare , t i c h ieggo scusa , nobi le tri buno ! Uno schiavocome me non dovrebbe parlare di perdono o d i ve ndetta .

Sono condannato a l remo per tutta la vi ta !Arrio aveva ascol tato c o n grande attenzione . Chiamò i n

aiu to l a sua grande esperienza i n materi a d i sch iavi . Se isen timenti cosi dimostrati erano fals i

,i l forzato era u n

istri on e perfetto ; d’al tra parte , se fossero veri , l

’ i n nocenzade ll

’Eb reo non era dubbia , e , se i n nocen te , quale terri b i l evendetta e ra s tata p resa di u n . atto fortu i to ! Un ’ i n terafamigl ia s0p pressa ! Questo pens i ero l o fece raccapricciare .

La vi ta rozza e spesso sangui nosa del tri buno non avevasoffocato l e sue buone q u alilà mora l i . Poteva essere in e sorabi l e quando i l suo dovere l o rich iedeva

,ma era anche

giusto . E con tro qual unque i ngius ti zi a l ’an imo suo s i ri bellava . Gl i equi paggi del l e navi i n cu i aveva tenu to comandolo ch iamavano i l buon tribuno , ottima defini zione del suocarattere .

I n ques to caso mol te ci rcos tanze m i l i tavano i n favore de lgiovane . Forse Arrio conosceva Valerio Grato senza amar lo ;forse aveva conosciu to i l padre Hur . Giuda gl i aveva fattaquesta domanda , e , i l l et tore se lo r icorderà , egl i n onaveva ri spos to .

I l t ri buno si trovava i n imbarazzo ed esi tava . I l suo p otere era i l l imi tato ; era padrone del bas timen to . La pietàe la gius ti zi a in s ieme lo spi ngevano compiere u n atto d idoverosa riparazi on e . Ma , d

’al tra parte , diceva fra sè , nonc ’ era fretta , o piuttos to c

’era fretta , per arr ivare a Ci tera ;non s i poteva privare l a nave del suo migl io r rematore ;poteva aspettare ; apprendere qualche cosa d

’al tro ; almenoavrebbe voluto ass icu rars i c h e fosse i l p r incipe Ben Hur .Di sol i to gl i sch iavi erano bugiard i .

Sta bene disse finalmente . Ritorna a l tuopos to .

Ben Hur s’

in ch inò ; l evò gl i occh i i n faccia a l s uo p a

d rone , ma non v i l esse motivo d i sperare , fece per andarsene , poi si vol tò e d isse

Se tu ti r icorderai ancora d i me , o tr i bu no , pensa

Page 143:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

l a prima , ma non c e ricompensa per te nel secondo . Tunon se i romano . Va !Poco tempo dopo Ben H ur s i t rovava nuovamente su l s uo

banco .

La fatica è l i eve se i l cuore è leggie ro . I l remo sembròmeno pesan te a Giuda . La speranza gl i ferveva ne l cuore .

Le u l time parol e de l tri bu no Forse non ho fatto c h e

scherzare c o n te erano d imenticate . I l fatto r imanevache egl i e ra s tato ch iamato da l grand ’uomo e rich iestode l l a s ua s toria . Questo era i l pane d i cu i Giuda ci bava i lsuo Sp i ri to aflamato . Qualch e cosa d i giocondo ne dovevanascere , e l e sue labbra mormorarono la pregh iera :

0 Dio ! I o sono u n figl io d i q ue ll’

Israe le c h e tuhai tan to amato . Aiutami , t i prego !

CAPITOLO IV .

Nel la baia d i An timo.na , ad Orien te de l l’ i so la d i Ci tera ,

erano raccol te l e cen to galere . Dopo aver occupato i l p r imogiorno passandole i n rivi s ta , i l tr ibu no fece ve la per Nasso ,

l a maggiore del l e Cic lad i , a mezza s trada fra le cos te del laGrecia e quel l e de ll’Asia . Da ques to punto avrebbe potutoi nsegu i re i pi rati s ia c h e rimanessero ne l l ’ Egeo o s i vo lgessero al Medi terraneo .

Mentre l a flotta , i n ord i ne d i battagl ia , muoveva versoal l ’ i sol a , fu vista u na gale ra sol i tari a avvici nars i da se tte n

trio n e . Arrio l e andò i ncontro e dal capi tano apprese queiparti col ar i d i cui aveva sommamen te bisogno .

I p i rati appartenevano a l l e u l time r i ve del l ’ Eusin o , edel la palude Meo tide . Avevano fatto i l o ro preparativi c o nl a mass ima segretezza , cosicchè l a prima not izia che s i ebbed i lo ro fu quando passarono i l Bos foro e dis trussero l aflotta che v i s tazionava . Di l à all

Elle sp o n to tu tto quantogal leggiava sul mare divenne loro preda . La flotta era compos ta d i ci rca

sessan ta galere , q uas i tutte tri remi , ottimamente armate ed equi paggiate . L ’ammiragl io era Greco eGreci erano i p i lot i , che s i d icevano famigl iar i con tu tt i i

mari d ’ orien te . I l bott ino era i ncal co labi le . Grande la paurac h e destavano non solo su l mare ma n e i por ti . Le ci ttàsbarravano l e loro porte e d i notte armavano d i se n ti nel l el e mura . I l commercio era quas i imped ito .

Page 144:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Do ve s i trovavano precisamente i pi rati ?A ques ta domanda , l a pi ù vi tal e d i tutte , Arri o ebbe

ques ta rispos ta :Dopo aver saccheggiato Efe stia su l l ’ i sola d i Lemno

i l n emico aveva costeggiato l a Tessagl ia , e , secondo l e u i

time noti zi e , era spar i to ne i gol fi fra l’Eub ea e l’Ellade .

Al lora la popol azione del l ’ i so la raccol ta su l l e somm i tàdei col l i , per megl io ass is tere al raro spettacolo d i ce ntonavi procedenti i n ord in e e d i perfetto accordo , vide l ap rima d ivis ione improvvisamen te volgers i a n ord , segu i tadal le al tre , come sq uadron i di caval l eri a moven ti i n c o

l on na . La noti zia del l e scorreri e de i pi rat i era gi un ta a ll ’ i so la , e ne l l

’osse rvare l e vel e bianche c h e sparivano lentamente fra Nene e Si ro , i p i ù pensieros i fra gl i ab i tan tisi ral l egravano del l o scampato pericol o .

C iò c h e Roma aflerrava c o n l a mano poderosa sapevaanche d i fendere : i n compenso del l e tasse , dava ai popol i s i curezza e protezione .

I l tri buno era pi ù c h e fe l ice avendo appreso l e mosse de ln emi co , e rin graziò r iveren te l a Fortuna . Essa gl i avevapor ta te noti zi e certe e rapide , e aveva condotto i n em im

i n u na pos iz ion e dove la loro sconfi t ta sarebbe s tata pi ùrap ida e compl eta . Egl i sapeva quan to dan no una sol a gal era poteva fare i n u n mare aperto come i l Medi terraneo ,

e qual i erano l e d i fficol tà d i n n trac c iarla e pun i r l a . P iù

faci l e sarebbe s tata l a v i ttori a e maggiore i l meri to se a

vesse potu to d ’ un colpo dis truggere tu tta la flotta dei c ors ari .Se i l l e ttore esamina una carta q ual u nq ue de l l a Greci a e

de ll’Ege o , vedrà che l

’ i sol a d ’ Eubea o Negroponte giacequas i paral lel a l ungo la class ica costa de ll’Ellade , come u nbal uardo avanzato con tro l’Asia , l asci ando fra sè ed i l contin en te u n canal e l ungo centoven ti m igl ia e l argo i n med iaci rca otto . Dal l ’ im boccatu ra setten tr iona le era passata l aflotta d i Serse

,e da quel l a e rano passati gl i audaci corsari

de ll’Eusin o , attratti d al la ri cchezza de l l e ci ttà lu ngo i go lfi

Pe lasgici e Me lie i . Arrio pensava d i trovarl i non di s tan t idal l e Termo p di, e deci se d i acce rch iarl i da nord e da sud .

I l tempo stringeva , e , abbandonando l e fru tta , i v i n i e l edon ne d i Nasso , fece s pi egare imman tin en te l e ve l e , sp i ngendo l e navi a l la l oro massima veloci tà , finchè , su l fardel l a sera , i l mon te Ocha apparve nero su l l

’ orizzon te e i lp i l ota annunzio vicina la cos ta de ll’Eu b e a .

Ad un segnale del l a nave ammi ragl i a la flotta si arres tò .

Page 145:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

146

Quando i l cammi no fu ri preso , Art io guidava una divi sioned i ci nquanta galere , con le qual i en trò nell o stre tto ,

mentre,

u n ’al tra d ivi s ione , composta d i egual numero d i navi , r ivo lse le prore al lato es terno del l ’ i sola , con l

’ordi ne d i c osteggiarla e d i pen etrare nel lo s tretto dall

’imb o c catura set

ten trio n ale .

E ’ vero che nessuna de l l e d ivi s i on i eguagl iava i l numerodel le nav i nemiche . ma questo svan taggio e ra compen satoda al tre cons iderazion i , non u l tima fra l e qual i la su p erio

ri tà c h e a l la flotta romana davano la disc ip lin a e l’

esperienzami l i tare . I nol tre l’astu to tr i buno aveva cal co lato , c h e , seper caso u na del le due d ivis ioni fosse sconfitta , l

’al tra , t rovando i l nem ico fiaccato e malconcio dopo l a vi ttori a

,n e

avrebbe avuto faci lmente ragione .

I n tan to Ben Hur conti nuava la sua vi ta d i rematore . I lr i poso nel la baia d i An timo na gl i aveva giovato e lavoravad i buona lena . I l capo , sul la piattaforma , era sodd isfa tto .

I n general e gl i uomi n i non san no q uanto con ferisca alproprio ben essere l ’ esatta conoscenza d i dove si tro van o e

d i dove vanno . La sensaz ione d ’esser perduti è dolorosa ;peggio ancora è quel la d i sen ti rs i spi n ti ciecamente versou n pun to ignoto .

L ’ abi tud i ne non aveva a tal pu n to oflusc ati i sen s i d iBen Hur da non farg l i p rovare ques ta soflere n za , e , ch i usone l suo carcere angusto

,l avorando ta lora per giorn i e

notti i n tere , ,gl i ven iva i rresis t ibi l e i l desideri o d i conoscere a qual e meta ignota s i d i rigeva la nave ; su qual imari , vici na a qual i te rre si trovava . Ma ora questa cu rios i ta era a cu i ta dal l a speranza c h e i l co l l oqu io col tri bun oaveva destato n e l suo petto . Tendeva l ’orecchi o ad ogn isuono , quas icche l o scri cch io l i o d i ogn i l egno , i l s i bi lo de lven to fossero voci ch e gl i potes sero parlare ; guardava i lgraticcio 50pra i l suo capo e quel poco d i l uce che gl i eraconcessa

,come attendendo una spiegazione e pi ù vo l te era

i n procin to di cedere al l ’ impul so d i parlare a l capo su l lapiattaforma , cosa che avrebbe al tamen te meravig l iato que l l os tondo funzionario .

Nel corso de l suo l u ngo servi zi o , osservando i poch iraggi de l sol e c h e penetravano fi n su l pavimento del l a c a

bin a,aveva imparato a conoscere con una certa ap pro ssi

mazione l a d i rezione i n cu i moveva la nave . Questo avve

n iva sol tan to nei giorn i seren i come quel l i ch e la Fortunala rgiva a l tr i bu no , e l

’esperimen to non aveva fa l l i to dopo

la partenza da Ci tera. Sapendo c h e si avvicmava al la sua

Page 147:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

148

Ogni forzato sentiva l’ ignomin ia del l’atto , e Ben Hur pi ù

acutamen te degl i al tri . Ad ogn i costo avrebbe volu to evitarlo . I l c igolare crescente del l e caten e an nunziava l

av v i

c in arsi de l capo . Arriverebbe anche a l ui ; ma i l t ri bunonon sarebbe i n tervenuto i n suo favore ?

Questo pens iero , derivante da orgogl i o o da egoismo ,

come i l l ettore vorrà , si era impadron i to v iol entemente d iBen Hur .Egl i credeva che i l Romano sarebbe i n tervenuto ; i n ogn i

modo ques ta ci rcos tanza avrebbe rivelato i sen timen ti e l ei n ten zion i d i lu i . Se , i n ten to com

’era al la battagl ia imminen te , avesse pensato a Giuda , sarebbe s ta to u n i ndizio de ll ’opi n ione favorevole c h e s ’ era formato , i nd iz io ch

’ egl i l oi n nalzava taci tamen te sopra i s uoi compagn i , e un tal ei nd iz io avrebbe giust ificato ogn i speranza .

—Ben Hur aspettava con angoscia . L ’ i n terval l o sembravaun ’ etern i tà . Ad ogn i co lpo d i remo , guardava verso il tr ibuno , c h e , te rm inati i preparati vi , Sl era disteso sopra i lsuo le tto a riposare ; vedendo la qual cosa i l n umero sessan ta ebbe u n impeto d ’ i ra e giurò d i non vol tars i p iùda quel la parte .

L’h o rtator s i avvici nava . Era giun to al numero uno , e

i l c igo lar del l e catene aveva un suono orri bi l e . Finalmenteera la vol ta de l numero sessanta ! Calmo nel la sua disp e

razione , Ben Hur arres tò il suo remo e tese i l p iede a ll ’ufficiale . I n quel l a i l tri buno si mosse , s i al zò a sedere ,fece un cen no a l capo .

Un impeto d i gioia assali l’Ebre o . I l grande uomo gi rògl i occh i sopra d i l u i e d isse a lcu ne parole al capo . Egl inon l e i n tese , ma quando tuffo nuovamente il suo remonel l ’acqua tutta la nave gl i sembrava i l l umi nata da unaluce viviss ima e nuova . La catena pendeva i nerte a ! suofianco , e il capo , ri tornando al la sua piat taforma comi nciòa battere i l suo tavo lo sonoro . I c o lp i de l marte l lo gl i sembravano note d i musica . Col petto appoggi ato all

imp ugna

tu ra di piombo . sp ingeva i l remo con tu tte l e sue forze ,finchè il l egno si piegava quas i a spezzars i .I l capo s i avvici nò a l tr ibun o e con un sorri so i nd icò i l

n umero sessan ta .

Che forza ! egl i d isse .

E che an imo ! i l t ri buno r ispose . Per P ol

Egl i l avora megl io senza i ferri . Non me ttiglie li più .

Cosi d icendo s i adagio nuovamente sopra i l suo letto .

La nave con tinuava ad avanzare , sp in ta dai sol i remi ,

Page 148:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

149

attraverso l ’onde appena i ncres pate dal vento . Tutto l’e q u ipaggio , t ran ne l e sen ti ne l l e , dormiva : Arrio ne l l a sua c a

b ina , i so ldati sopra i l pavimen to .

Una vol ta , due vol te , s ’ era fatto l o scambio dei rematori , ma Ben Hur non poteva dormi re . Tre an n i d i tenebreed ora un fi lo d i l uce finalmen te ! Naufrago già s battu todal l e onde ed ora i n vista d i u n porto ! Come un mortoc h e s i svegli a improvvisamente a l l a vi ta , sen tiva i n sè tu ttoi l fremi to e i br ivid i del l a resurrezione . Non era ques to i lmomen to d i dormi re . La speranza del fu tu ro fa dimen

ticare l e suggestion i e gl i impu ls i c h e vengono dal p resentee dal passato . Partendo dal favore de l tri bu no , essa lotrasci nava pe r vi e fiori te verso ori zzon ti d i porpora e d ’ oro .

Le soflere nze ricompensate ; res tau rata la sua casa e lafortuna del la famigl ia ; l a madre e la sore l l a s trette nuovamente fra l e sue braccia , ques te e rano le sue i dee su

c u i s i impern iavano le sue s plend ide fantasticheri e . Lev is ion i c h e l a s peranza gl i dettava , non erano amareggiateda a lcu n dubbio . Esse esis tevano veramente per l u i , assum e van o tu tta la cons i stenza d i cose vere , riempiendo i l suopetto d i u na gioia così p rofonda , cos i perfetta, da

“non lasciare alcu n posto a pensieri d i vendetta . Messala , Grato ,

Roma e tutte l e tri s t i memori e c he ad ess i si connettevano ,

erano spari t i per l u i , come cose morte , miasmi del l ater ra sopra i q ual i egl i s ’

in n alzava l egg1ero e s icuro , asco lta ndo i l can to del le s te l l e .

La profonda oscuri tà c h e p recede l ’al ba avvi luppava l eacque e l

’ Astraea con ti n uava l a sua rotta , quando unasen ti ne l l a , scendendo rapidamente da l pon te , si avvici n òad Arri o e l o des tò . I l t ri bu no bal zò i n p iedi , i ndossòl ’ e lmo la spada e l o scudo e andò da ! capo dei so ldati .

I pi rat i s ono vici n i . Affrettatevi ! egl i d i sse ,e , con passo fermo e confidente , sal i , per l e scale , su l pon te .

CAPITOLO V .

Tutto l ’equ ipaggio era des to e s i p reparava a l combat timento . Gl i ufficial i e rano al l oro posto . so ldat i avevan oimpugnate l e arm i e mun ivano i baluard i , i n doppia fi l a ,

come i l egionari . Casse d i giavel l otti e faretre p ien e d ifrecci e erano ammucch iate su l ponte . Presso al boccaporto

Page 149:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

centra le e rano d ispos ti serbatoi d ’ ol io , e proietti l i i ncandesc e n ti, p ronti ad essere lanciati sopra i l n emico . Altrifanal i furono acces i apprestate secchie d ’acqua per se rvi rei n caso d

i ncend io . I rematori d i r i cambio s tavano sch ierat idavanti al capo ed erano custodi t i da alcune guardie . BenHur , c h e fortu natamen te s i t rovava fra ess i , tendeva l

o re c

ch io a i rumore degl i u l timi preparativ i e vedeva i mari naic h e ammainavano le vel e . spiegavano le reti , caricavano l emacch ine , e appendevano gl i scudi d i cuoio ai parapettidel l a nave . Quindi u n profondo s i l enzio si fece su l l a galera ,un s i lenzio p ieno d i i ncerta paura e d i attesa .

Un ord i ne fu dato su l pon te e comunicato attraverso u nboccaporto al capo degl i sch iavi . I rem i si arrestarono d ico l po .

Che cosa s ign ificava c iò ?

Ciascuno dei cen toven ti sch iav i i n catenati a i banch i sifece questa domanda . Non erano an imati da alcun sen timen to d i amor d i patri a

,da a lcun senso d ’onore o d i do

vere . Provavano sol tan to i l fremi to d i uomi n i c h e u na forzac ieca e i nesorabi l e spi nge i ncontro ad un per icolo . I l p i ù ottusod i ess i si fece questa domanda . ma nessuno pensava a c iò

c h e ne poteva derivare per l oro . I ncatenat i ai banch i , l avi ttoria non avrebbe ch e ri bad i to le l oro catene ; men tre ,i n caso d i d i sas tro

,i ncendiata o mandata a picco la nave ,

ne d ividevano l a sorte .

Ma Ben Hur pensava ad al tro . Un suono come untuffo d i mol ti remi nel l ’acqua i n torno a l u i , atti rò la suaattenzione . L ’ Astraea dondolava come i n mezzo ad ondeche s i u rtavano da parti opposte . Gl i baleno l

’ idea c h e

una grande flotta fosse vici na , una grande flotta che manovrasse , che s i preparasse probab i lmen te al l

’attacco . I l sangue gl i bol li nel l e vene a quel pensiero .

Un al tro o rd i ne fu dato su l ponte . I rem i si tuffarononel l ’acqua e la nave ri prese l en tamente i l suo cammino . Nonu n rumore s i udiva a bordo . non u n rumore ven iva da l mare ,eppure ogn i uomo nel l a cabi na s i preparò is ti n ti vamen teal l ’ urto ; l a nave medesima sembrava aver lo i n tu i to e rimaneva s i l enziosa .

Fi na lmente u n sonoro e pro l u ngato squ i l l o d i t rombasu l ponte ruppe i l s i l enzio . I l capo abbassò i l martel l o , ei rematori , ch i n i su i remi , raddoppiarono i l oro s forzi . Lanave si s l ancio i n nanzi tremando come una creatu raan imata . Altre trombe si un i rono a l clamore , qua l i adestra e a S inis tra

,qual i d i dietro ; ne ssu na suonò

Page 151:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

152

Egl i vide u n busto seminudo , una massa d i capel l i neris pioven ti sul viso

,e , sot to , uno scudo d i vimi n i e d i cuoio :

Un barbaro del settentrione , cu i l a morte aveva to l to v e n

detta e botti n o . Come era venuto i n ques to l uogo ? Gl iu nci n i ferrati l o avevano strappato da l pon te nemico ? No ,

l’Astraea era stata arrembata I Roman i combattevano sul

proprio pon te . Un briv ido prese l ’ Ebreo . Forse Arrio eraassal i to , l ottava per la propria vi ta . Se fosse ucciso ! I l Diod

'

Ab ramo non l o vogl ia ! Che sarebbero d ivenute l e speranze ed i sogn i vagheggiati ? Madre , sore l la , casa , pa

'

tria ,dovrebbe perderl i d i be l n uovo ? I l tumul to raddoppiò soprai l suo capo ; nel l a cabi na tutto era con fus ione , i rematoripara l i zzat i su i l oro banch i . uomi n i corren ti qua e l à al l

’ im

p azzata ; so lo i l capo , seduto davan ti al suo tavolo , aspettava impass ibi l e u n ordi ne del tri bu no , esempio d i que l l am i rab i l e d iscipl i na c h e aveva soggiogato i l mondo .

L ’esempio fece bene a Ben Hur . Si padroneggio abbas tan za per riflettere . Onore e dovere costringevano i l Romano al suo posto , ma per l u i ques te ragion i non e sis tevano . Egl i era uno schiavo e forse questo era i l momentod i riacqui stare l a l i bertà . A c h e pro ’ i l sacrificio ? Per l u ii l vivere era u n dovere , non i l mori re . La sua vi ta apparteneva ai suoi car i . Essi gl i appari rono davan ti al la fantas ia accesa , pal p i tan t i i n carne ed ossa , c o n l e man i teseverso d i l ui . Egl i l i salverebbe . Si mosse , fece due pa ss i ,si arres tò : ah imè ! Una condanna romana lo cos tri ngeva a lsuo des ti no . Men tre essa perdurava , l a fuga era i n ut i l e .

I n tutto i l mondo non v ’ era un can tucci o i n c u i egl i potesse di rs i s i cu ro , i n cu i non l o avrebbe raggiun to la v e n

detta d i Roma ! I no l tre egl i aveva bisogno de l la l i bertàconcessa secondo tu tte l e formal i tà de l l a l egge , per p ote r g i rare senza molestia l a Giudea e ri n tracciare la ma

d re . O Dio ! Quan to aveva sperato e pregato per u na tal el iberazione ! Fi nalmente era apparsa v i cin a stando al l eparole de l buon tr ibuno . E se quel benefattore ven isseucci so ? I morti non ri tornavano a manten e re le promesse dei v i v i . No . Arrio non doveva mori re . Megl io , i nogn i caso , peri re con l u i c h e con tin uare la vi ta d i fo rzato .

Un ’ a l tra vol ta Ben Hur girò gli occh i i n torn o a sè . Su ltetto del la cabi na la mischi a conti nuava ; i fia nch i de l l agalera u rtavano ancora con quel l i del la n ave nemica . Su ibanch i g l i sch iavi si agi tavano , cercando d i s trappare l el oro catene , e tornando van i i l oro s forzi , u rl avano comepazzi . Le guardie erano sal i te sop ra coperta ; l a d isci pl i n a

Page 152:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

53

aveva ceduto i l pos to al pan ico . No , i l capo sedeva ancoraa l su o posto , calmo , impasmb de , se n z

altra arma c h e il suomarte l lo , col quale i nvano cercava d i rich iamare al l

’ordi n egl i sch iavi . Ben Hur gl i ri vo lse u n u l timo sguardo , poi si

mosse , non per fuggi re , ma per cercare i l tr ibuno .

I n due sal t i s i trovò a mezzo del l a scala e potè vedereal l a s fuggi ta u n l embo d i ci e lo i n focato , alcune navi v icme ,

i l mare coperto d i rottami , i l combattimen to su l la nave ferven te i n torno al quartie re de l pi l o ta , dove un pugno d iRoman i si d ifendeva con tro gran numero d i assal i tori .Qui nd i , improvvisamen te , i l terreno gl i mancò sotto i pied i ,ed egl i fu balzato i nd ie tro c o n v iol enza . I l pavimen to del l acab i n a gl i sembrò alzars i e s fasciars i ; poi i n u n batterd ’occh io tutta la parte pos te riore de l l o ' scafo si divi se i ndue , e sprofondò i n mezzo a u n tumu l to d i onde e d i spume ,ne l mare , che avidamen te s i r i n ch iuse sopra d i esso , t rasc in ando la seco come u na pagl i a .

Non possiamo affermare c h e i l g iovane Ebreo avessecon tri bu i to atti vamente al l a sua salvezza . La sua forzas traord i nari a e l e i ndescrivi bi l i r i sorse c h e l a natura t ie n ei n r iserbo per momen ti d i estremo per icolo a nu l l a gl ival sero i n que l la oscu ri tà . i n quel vorti ce d i acqua e d irottam i . Lo stesso atto d i trattenere i l respi ro fu un attomeramen te i s ti n ti vo .

I l flusso del l ’acqua l o aveva cacciato i nd ietro n e l la c a

bi na , dove sarebbe morto an negato se non n e fosse s tatorigettato per i l r iflusso seguen te . Ne ll’affo ndarsi, l a enormemassa l o vomi to da u no de i boccaport i e gl i permise d ir iguadagnare l a su perficie .

I l tempo che aveva passato sott ’ acqua gl i e ra sembratou n ’etern i tà . Con la bocca spal ancata resp irò a pien i polmon i l ’ari a v iv ific atric e , e goccio lan do acqua da i cape l l ie dagl i occh i

,si arrampicò sopra una trave c h e gal l eggiava

dapp resso .

La morte l o aveva segui to c o n avide man i sott ’acqua .

La morte sot to mi l l e aspetti l o i ns idi ava al l a superfici e .

Sul mare giaceva una gran nube di fumo , dal la qual etratto trat to apparivano dei pun ti l umi nos i , ch e egl i r i conobbe per n avi i ncendiate .

La battagl i a con ti nuava tuttavia , non si sapeva c on qual efortuna . Di tan to i n tan to qualch e nave gl i passava vici nocome un ’ombra gigan tesca . Attraverso la nebbia si ud ivanoscrosc i e fras tuon i d i nav i cozzan ti .Ma un al tro peri co lo p i ù immediato attrasse l a sua atten

zione . Quando l’

Astraea s i era s fasciata, i l combattimen to

A

Page 153:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

154

fra assal i tori e assal i t i fe rveva soma i l suo pon te , i l q ual ee ra sprofondato i ns ieme c o n l e a l t re parti de l la n ave . Mol tid i q uesti combattent i e rano ri tornati a gal la e a ve va n ri

p reso l a l otta servendosi degl i ap poggi precari d i assi ,trav i e pezzi al beratura . Stret ti i ns ieme i n abbraccio mortale , s i contorcevano d isperatamente , si assah van o con spadee giave l lo tti , sbattu ti tu tto i l tempo dal l e onde ag i tate , trasc in a ti ora i n u na ora i n u n ’al tra d i rezione da correnti O pposte e da vortici , ora al l

’oscuro , ora i l l umi nati da l l a lucemacabra del le navi in c e n c e ndia te .

Ben Hur non aveva nul la a c h e vedere c o n quel la lotta,

e s i s forzò d i a l lon tanars i a l pi ù presto possi bi l e .

I n quel l a ndi i l rumore d i remi i n ri tmico movimento evide una gale ra avvici nars i rapidamente . La prora maestosasembrava doppiamente al ta , e la l uce rossa che la illuminava le dava l ’app are nza d i u n d rago o d i u n mostro mari no . Sotto d i essa i l mare sal i va spumeggian te .

Cacciando la trave i n nanzi a . sè , cercò d i portars i i n sal vo .

I l tempo s tri ngeva , ogn i i s tan te era prezioso . I n que lmomento , a portata del la sua mano vide usci re dall’acqua un e lmo dorato , poi due man i c o n l e di ta tese , man il arghe e forti c h e cercavano di aggrappars i al la sua trave .

Ben Hur si r i trasse atterri to . Un ’al tra vol ta l ’ elmo s i so ll evò , poi due braccia si agi tarono viol en temente . La tes tasi rovesciò su l le spal l e esponendo i l vol to al l a l uce . Labocca spa lancata , gl i occh i aperti , es terrefatti , l a pe lle d ivenuta d i u n pal lo re ci nereo , da moribondo ; una vis ione orrib i l e ! Ma Ben Hur diede u n grido d i gioia a quel l a V is ta ,

e , prima ch e l’ uomo si sprofondasse per l a terza vol ta , l

’af«

ferrò per l a catena c he ass icu rava l ’e lmo sotto i l men to , el o ti rò verso l a trave .

Que l l’ uomo era Arri o

,i l t r i bu no .

Per un i stan te l’

acqua s i a lzò spumeggian te i n torno adess i , avvolgendol i come i n u n vort ice , duran te i l qual tempoBen Hur ebbe mol ta d i fficol tà per aggrappars i al la travee a l l o s tesso tempo sostenere i l corpo del Romano . Lagal era era passata , e i suoi remi avevan quas i sfioratoi due naufraghi . Dri tta i n mezzo a i corpi gal leggianti de icombatten ti e ra passata , l asciando dietro d i sè una scia chel e vampe vici ne ti ngevano d i rosso , come la coda fiammeggian te d i u n serpen te . Si udì u n fracasso a cu i tenned ietro u n grido al ti ss imo , d isperato . Ben Hu r provò un se n

t imento d i gioia sel vaggia ; l’

Astraea era vendicata .

Page 155:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

156

vato l a vi ta a prezzo del l a tua . I o l o risco no sc o pienamente , e , qual unque cosa avvenga , abbi i m iei ri ngraziamenti . Se la fortuna m i favori sce io farò per te tu tto c io c h e

u n Romano au torevo le e poten te può fare per d imostrarela sua grati tudi ne . Tuttavia non è ancor detto che c o n

tu tta l a tua buona volon tà tu mi abbia reso u n servigio ;anzi facendo appel lo al tuo buon volere egl i esi tò

debbo chiederti u n favore . Tu devi promettermi ,ne l caso ch e avvenga un certo even to , d i compie re per’me i l pi ù grande favore che un uomo può rendere a nn

a ltr’uomo . Dammi l a tua paro la .

Se i l favore c h e mi chied i è cosa leci ta , l o faròdisse Ben Hur .Arrio ri posò nuovamen te .

Sei tu davvero u n figl i o d i Hur,l ’ I s rael i ta ?

ch iese poi .Lo sono , come ti d i ss i .I o conobbi tuo padre .

Giuda s’

avv ic in ò a l tri buno la c u i voce s i affievo liva . Siavvici nò ascol tando c o n attenzione . Forse s tava per avernoti zi e d i casa .

Lo conobbi e l o amai conti nuò Arrio .

Vi fu u n’

al tra pausa , durante l a quale i pens ier i de l t ribuno volarono al trove .

E ’ impossi b i l e prosegui ch e tu,suo figl io ,

non abbi a ud i to parlare d i Catone e d i Bru to . Ess i furono grand i uom i n i , massime nel l a loro morte . Morendoess i l asciarono ques ta legge : c h e un Romano non devesopravvivere al l a sua buona fortu na . Mi asco l ti ?

I n tendoI ge n tiluom i Roman i usano portare u n anel l o . Ne

tengo uno al m io di to . Prendi lo .

Tese l a mano verso Giuda c h e esegui i l suo ordi ne .

Ora metti l ’anel l o al tuo d i to .

Ben Hur obbedì .Que l gioi el lo ha u n valore d isse Arrio .

I o posseggo terre e denaro . Sono u n uomo ricco an

c h e secondo i concetti Romani . Non ho famigl ia . Mostral ’anel lo a l mio l i be rto , ch e ammini s tra i m ie i ben i duran tel a mia assen za ; l o trovera i i n una vi l l a a Miseno . D igl icome ti perven ne , e domandagli q uel lo c h e vuoi egl i nonrifiuterà . Se io vivo farò d i p i ù . Ti renderò l a l i bertà', t ire stituerò al l a tua famigl ia ; oppure potrai scegl iere l a p rofessio ne che pi ù t i aggrada . Mi i n tendi ?

Page 156:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Ì57

Ti ascol to .

Al lora giu ra . Per gl iNo , t ri bu no , i o sono Ebreo .

Per i l tuo Dio , al lora , 0 secondo la formola p i ù sacrade l la tua fede , giura che tu fara i c iò c h e i o d ico . Damm ila tu a parola .

Nobi l e Arrio , l a tua voce m i ammon isce c h e tu s ta iper ch iedermi cosa d i grave momen to . Espon i dapp r imai l tuo des ider io .

Promettera i ?Non l o posso p rima d i sapere C io c h e vuoi , Be

n ede tto s i a i l D io dei m iei padri ! Ecco una nave !Da qual d i rezione ?Dal Nord

Poi r iconoscere l a sua nazi o nal i tà da qualche segno ester iore ?

No . Ho servi to a i remiPorta u na bandi era ?

Non ne vedo .

Arrio rimase s i len zioso q ualche tempo , pensandoConti nua l a sua rotta verso d i n oi ?

finalmente .

Sì .Guarda se vedi l a b andiera .

Non ne ha .

Nessun al tro segno ?Ha la ve la s p iegata , ha tre ord i n i d i remi , e corre

c o n grande veloci tà . Non vedo al tro .

Una nave Romana dopo u na vi ttori a sarebb e coronata d i mol te bandiere . Deve essere u na gal e ra nemica .

Ascol tami d isse Arrio , abbassando anco r p i ù la voce .

Ascol tami , finchè posso ancora parlare . Se la galeraappartiene ai corsar i . la tua v i ta è salva ; fo rse non t i renderan no l a l i bertà ; forse ti porran no ancora a l remo , manon ti uccideran no . D ’alt ra parte io .…

I l tr i buno es i to.

Per Pol conti nuò riso l u tamente . « I o sonotroppo vecch io per sopportare i l d iso nore . Devi d i re aRoma che Quin to Arrio , andò a picco co l l a sua nave , i nmezzo ai nemici , come s i conven iva a u n trib uno Romanò.

Ques to devi di re . Se l a ga lera si r ive la u na nave corsara ,sp ingimi giù dal la trave e lasci ami an negare . Mi i ntendi ?G iurami c h e lo farai.

Page 157:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

158

I o non vi>gl io giu rare , d isse Giuda con fermezza e non farò una tal e azione . La

'

. legge , c he go

verna noi figl i d ’

Israe le me lo vieta . Riprendi i l tuo ane l l o ,

o tribu no disse togl iendosi i l s igi l lo dal d i to’ ri prend ii l tuo ane l l o e tutte l e tue promesse . I l gi udi zio c h e micondannò a l remo per tutta la vi ta m i fece sch iavo ; ma ionon sono uno sch iavo , e neppure tuo l i berto . Sono u nfigl io d ’

Israe le , e , i n questo momento almeno , l i bero epadrone d i me . Riprendi i l tuo anel lo .

Arri o non ri spose .

Non vuoi ? con ti n uò Giuda . Non per co l l era ,

o per sti zza , i n tendi , ma per l i berarm i da u n’obbl igazion e

c he mi pesa , i o donero i l tuo regalo a l mare . Guarda , 0

tr ibu no !E gettò l ’anel l o nel l ’acqua . Arrio udì i l tonfo , ma n o n

al zò gl i occhi .

Tu hai commesso una sciocchezza egl i d isse .

Pensa alla tua condizione . I o non dip e nde da te permori re . La V i ta è u n fi l o tenue che posso spezzareanche se

‘n za i l tuo aiu to ; e se l o faccio , c h e avverrà d i

te ? Ch i vuol mor i re , preferi sce c h e l a morte gl i venga datada al tri , perchè , come Platone c i i nsegna , l ’an ima si r ibel l a al pens iero del suicid io . Se que l l a nave appartieneai pi rati , i o abbandonero i l mondo . Ho deciso . Sono Romano , e , per me , l a fortuna e l

’onore sono tutto . Ma io avre ivol uto giovarti . Q ue ll

an e llo era l ’un ica prova del la miavolontà . Tu l ’ha i butta to v ia . Ora siamo perduti en trambi .I o mori rò c o l rammarico del l a vi ttoria e de l l a glori a s trappate ; tu v ivrai c o l r imorso d i aver rigettato u n dono del lafortuna c he t i avrebbe permesso i l compimento de ’ tuoidoveri . Ti compatisco ,

Ben H ur vide p i ù ch iaramente d i prima le conseguenzede l l a sua azione , ma non esi tò .

I n tre an n i del l a mia servi tù , o tr i bu no . tu fost i i lpr imo a rivolgerm i tino sguardo gen ti l e . No , no ! Ce n efu u n a l tro La sua voce si abbassò , s i fece do lc issima ; gl i occh i gl i s i i numidi rono , e vide come se la avessedi nanzi , i l vol to del giovanetto che gl i aveva offerto da be real la fon te d i Nazareth , Almeno egl i prosegu itu fost i i l p rimo c h e mi ch iedesti i l m io nome ; e quandoti aflerra i svenuto e quasi annegato , quan tunque pensass i a imol ti mod i i n cu i potresti essermi u t i le , l a mia azione nonfu i n teramen te i n teressata , credimi .

Page 159:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

160

Romana . La vittoria è mia . La Fortuna non mi ha ab bandonato . Siamo salvi . Agita l a mano , ch iamal i . lo saròduumvi ro , e tu ! I o conobbi tuo padre , e lo amai . Egl i erau n pri ncipe davvero ! Ei m

insegn ò ch e u n Ebreo non èu n barbaro . I o t i condurrò con me , t i adottero perfigl io . Ringrazia i l tuo Dio . e ch iama i mari nai . Pres to !Dobbiamo i nsegui re i p i rati . Non uno deve sfuggi re .

Giuda s i a l zò sul l a trave , agi to l a mano , e ch iamòc o n tu tto i l fiato dei s uo i polmon i . Fi nalmen te i marinaide l la scialuppa lo videro e i nau fragh i furono tosto raccol ti .

Arrio fu ricevuto a bordo del la ga lera c o n tutti gl i onor idovuti a u n vi nci tore cosi favori to dal la fortuna . Stesosopra u n giacigl io sul ponte udi i parti colari del l a finede l l a battagl ia . Quando gl i al tr i supers ti t i gal leggian tifurono sa lvati , e una guard ia posta su l l a nave cattu rata ,l a galera isso l a bandiera ammiragl ia , e corse , con quan tenavi potè raccogl iere , a compiere l a vi ttori a . Gl i al tr ic i nquanta vasce l l i d iscendendo il canal e , i ncon trarono ipi rati fuggi tiv i , e l i sconfissero completamen te . L ’

in tera l oroflotta fu sommersa

,venti gal ere furono cattu rate .

Al suo ri torno i n patria Arrio ebbe una calda ac cogl ienzaa M iseno . I l giovane c h e l o accompagnava atti rò tos tol ’attenzione degl i amici , e al l e l oro domande per saperec h i egl i fosse , i l tr i bu no rispose , narrando con afle tto e commozione l a s toria de l suo salvataggio , e presen tò l o s tran i ero , omettendo d i accennare tu tto C io c h e s i ri feriva a l l asua vi ta d i forzato . Terminato i l suo racconto , ch iamò asè Ben Hur , e d isse , ponendogl i l a mano su l la spal la .

Buon i amici,ques to è mio figl io ed erede , i l quale ,

dovendo suc c ederm i nel l a proprietà dei mie i ben i , —se g l iDei permetteranno ch ’ i o ne lasci— dovrà d ’

o ra innanzi portare i l m io nome . I o v i prego d i amarlo come amate mestesso .

A pena l ’ occas ione s i oflri , l ’adozione fu formalmenteesegui ta . I n ques to modo i l nobi l e Romano te n ne l a suapromessa c o n Ben Hur , presen tandolo al mondo imperia le .

Nel mese success ivo al r i torno d i Arrio , nel teatro d i Scaurofu ce lebrata c o n ogn i sol en n i tà la cerimon ia del l ’ ArmiluStrium. Fra i t rofe i più ammirati c h e occupavano u n l ato de lvasto reci n to , spiccavano ven ti prore e i loro corrisponden ti

Ap lustra , tol t i dal l e galere catturate ; e sopra d i esse ,

Page 160:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

16 1

i n caratter i vis i b i l i a tutti gl i o tta n tami l a spetta tor i r isal tavascol pi ta l ’ i scrizi one

TOLTO AI P I RATI NEL GOLFO DI EUR I PODA

Q U I N T O A R R I ODUUMV IRO .

F I NE DEL LIBRO TERZO .

Page 161:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch
Page 163:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

col oro cu i e ra concesso d ’

o c c up are i l pon te vi s i t rovavano ,

e , fra essi , Ben—Hur . C i nque an n i trascors i avevano portatoi l giovane Is rael i ta a perfetta maturi tà . Quan tunque l a vested i te la bianca c h e l o avvo lgeva , mascherasse i n parte l esue forme , l

’aspetto suo poteva di rs i de i pi ù attraenti . Pe rol tre u n ’ora egl i era rimasto a sedere al l ’ ombra del l a velae , durante que l tempo , i s uoi com p agn i d i v iaggio e i suoiconnazional i avevano i ndarno ten tato d i farlo parlare . Al leloro domande egl i aveva ri spos to con gravi tà cortese si ,

ma brevemen te ed i n l i ngua lati na . La purezza de l suoaccento , l a d is ti n zione dei modi e la sua ri servatezza , sti

molavano vieppi ù l a loro cu rios i tà . Chiu nque atten tamentel o osservava non po teva a meno d i rimaner col pi to delcon trasto fra i l suo portamento c h e r i specch iava l ’ e l egan tesempl ici tà del patri zi o

,c o n certe partico lari tà personal i . Per

esempio l e sue braccia erano sp ro p orzio n a tame n te l u nghe ,ed a l l orquando i l ru l l io de l l a n ave l’o b b ligava ad aflerrare

un pun to d ’ appoggio , l a grandezza del l e su e mani , e l al oro s traord i naria forza , ri sal tavano agl i occh i ; per c u i,

al la curiosi tà d i sapere ch i egl i fosse , aggiu ngevasi q uel l ad i conoscere l e vicende del la sua vi ta . I n al tre parolel ’aspetto suo i nd icava chiaramente ch e egl i era u n uomoch e aveva avuto u n passato pieno d i avventure .

La gale ra , nel suo viaggio , aveva toccato u no dei portid i C ipro e ricevuto a bordo u n Israel i ta dall

’ag> e tto r i

s pettabi l e , t ranqui l lo , ri se rvato e paterno ; Ben—Hur si

azzardo a fargl i qua lche domanda ; l e r ispos te sue gl i isp iraro n o fiducia e d iedero l uogo ad un col loquio pi ù amichevol e . Vol le i l caso che , mentre l a galera avanzavasi nel l abaja de ll

’Oro n te , due al tre navi , già scorte da lon tano , l a

raggiungessero , e ne l passare sp iegassero del l e pi ccol e band iere gia l l e , provocando i nfin i te congetture ci rca i l s ignificatod i q uei segnal i . Fi nalmente u n passeggiero si ri vo lse a l rispettabi l e I s rae l i ta per ch iedergl i sch iarimenti i n proposi to .

Si , conosco ben issimo il significato del l e bandiere ,egl i r i spose : esse non i ndicano a lcuna nazional i tà ma soloi d is ti n tiv i de l proprie tar io .

E ques to proprietario possiede mol te navi ?

Sicu ro .

Voi lo conoscete ?Ho avuto con l u i rapporti d ’

aflari .

I passeggeri ri vo lsero uno sguardo,i n terrogativo al l ’ I

srae lita come i n attesa d ’al tri particolari . Ben—Hur asco ltasa c o n grande i n teressamento .

Page 164:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Egl i ab i t a i n Antioch ia prosegu i tran qu i l lamentel ’ Ebreo . Le su e ricchezze l o han no re so assai n oto ed i

commen ti sopra i l suo con to n o n sono sempre be nevol i .V ’ era u na v ol ta i n Ge rusal emme un pri n ci pe d ’ an ti

c h issima famigl i a , d i nome Giuda s i s forzòd i mostrars i calmo , ma i l suo cuore batteva forte .

I l pri nc ipe era u n negozian te dotato del gen io de

gli affari . I n i z iò mol te imprese tanto ne l l o n tano Orien teq uan to ne i por ti d ’ O cciden te . Nel l e grand i c i ttà possedevafigliali, e que l la d

’An tio ch ia era affidata ad un tale , por

tan te i l nome greco d i S imonide , ma Ebreo di nazional i tài l q uale si vuo l e fosse stato u no sch iavo del l a famigl i a .

I l padron e annego i n mare , ma , ciò non os tan te , i l co mmercio suo Con ti n uò senza diminuzi one d i prosperi tà . Pocodopo un a sven tura col p i l a famigl ia . L ’ unic o figl io de lp ri nci pe , appena ado lescente , atte n tò a l la v i ta de l p rocu ratore Grato i n u na del l e vi e d i Gerusal emme . I l col po fal l ì ,e del giovane si perdette ro l e tracci e . La vendetta de l Romano coi nvolse tu tta la famigl ia e nessu n membro di essa fur i sparmiato . I l pa lazzo , ch iuso , non serve ormai pi ù c h e d i r ifugio ai p iccion i ; l e terre furono con fiscate e così pu reogn i possesso degl i . Hur . Fu così ch e i l P rocuratore cre

dette d ’

inde n n izzarsi de l la fe ri ta ricevuta , appl i candovi u ncatap lasma d ’oro .

I p asseggieri ridevano .

Volete d i re ch’ egl i ten ne per sè parte dei ben i

escl amò u no d i loro .

Cosi d icono , repl i cò l’Ebre o ; ripeto soloc iò ch e ho udi to di re , e , per con ti nuare la mia s tori a , ag

giungero c h e Simon ide , già agente de l pr i nci pe i n An ti cch ia , s i mise i n b reve a commerciare per propr io con toed i n u n lasso d i tempo i ncredi bi lmen te breve d ivenne i lp rimo negoziante de l la ci ttà . Seguendo l ’ esempio de l suopadrone , mandò carovane n e ll

India ed ora egl i ha in maretan te galere quan te bas terebbe ro a cos ti tu i re una flotta re

gale . Dicono c h e nessu n affare gl i sia mai andato a mal e .

I suo i cammel l i non muoiono che d i vecch iaia , l e sue

navi non fann o naufrag io . Se egl i ge tta u n pezzo d i l egnone l fiume , esso ri torna a l ui cangiato i n oro .

E questo da quanto tempo du ra ?Da più d i d i eci ann i .Deve pur aver avu to dei mezzi pe r i ncomi nciare .

G ià . Fu detto c h e i l P rocuratore non si p igliò c h e

i ben i de l p rinmp e che po tè trovare pron ti a soddis fare

Page 165:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

166

l a sua rapaci tà , cioè caval l i , bestiame , case , te rre stovigl iee messi . Di danaro con tan te non s i trovò traca a , quantunque ve ne debba essere s tato i n gran quan ti tà . Ciò c h e

ne s ia d ivenuto è tu ttora u n mistero .

Ma non per me i nterruppe c o n u n soggh ignopasseggero .

Capisco quel lo c h e vole te d i re rep l icò l’

Ebreo .

Lo s tesso sospetto è venu to ad al tri ; anz i è credenzagenerale c h e i l d enaro scomparso abbia cos ti tu i to i l primocapi tal e de l vecch io Simon ide . Lo s tesso Procuratore è , O '

a lmeno era , del medesimo parere, poichè due vol te i n c in

que an n i egl i ha sottoposto i l n egozian te al l a tortura .

Ben Hur s tri nse c o n maggio r forza la corda al la qualec o n u na mano s ’era aggrappato .

Si d i ce con ti nuò i l narratore ch e quell ’ uomo abbia tutte l e ossa spezzate . L ’ ul tima vo l ta ch ’ i o l ov id i era seduto sopra u n d ivano e sembrava una massa i nforme sprofondata fra i guancial i .

Torturato fino a tal pu n to ! esclamarono c o n

temporaneamen te a lcun i udi tori .Gl i acciacch i natu ral i non avrebbero potu to defor

mario i n q uel l a guisa . Eppure le soflere nze non sorti ronoa lcu n efle tto . Le u niche parole che gl i si poterono strappare . fu rono ch e tu tto quan to egl i possedeva era l egalmentesuo e ch ’ egl i ne faceva leg i ttimo u so . Egl i però è ora garan tito con tro ogn i u l ter iore persecuzion e da una l icenzad i commerci o fi rmata n ien temeno che da Ti berio .

Chi sà c h e cosa l ’ avrà pagata !Quel l e navi sono sue prosegui l

’Israe lita

'

,

senza badare al l ’ i n te rruzione . E ’ uso dei navigan ti ,al lo rchè s ’ i ncon trano , d

’ i ssare band iere , come per d i reabbiamo fatto una traversata fortunata .

E qu i finì l a n arrazione . Al l orchè l a galera si trovò p 1u

i n nanzi fra l e due sponde del fiume , Giuda chiese al l’ Ebreo .

Come s i ch iamava i l padrone del negozian te ?Ben -Hur , pri nci p e d i Gerusal emme .

Che avven ne del la famigl ia de l Pri nci pe ?I l figl i o fu imbarcato su l l e galere , i l che equ ival e a

d i re c h e è morto . Un ’ anno è i l l imi te ordi nari o d i res is ten za . Del l a vedova e del l a figl i a non s i ha con tezza ech i ne sa qualcosa non vuol parlare . Probabi lmen te perirono nel le ce l l e d ’ uno dei castel l i che cos teggiano le stradedel l a Giudea .

Giuda salutò e si di resse verso i l posto de l pi lota . Egl i

Page 167:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Megl io essere. u n verme e nutri rs i del l e more d i .

Dafne , c h e esser l ’ospi te d ’ u n Re i

Al lora mi consigl i ate di s tarne lon tano ?

I o no , v i andrete . Tutti C l vanno ; fi losofi cm ic i.

bald i giovan i , donne e sacerdoti . Sono talmente certo d ic iò c h e fare te che oso darvi u n consigl io . Non al log giatei n ci ttà sarebbe una perdi ta d i tempo andate d irettamente a l v i l laggio s i tuato a l confine de l boschetto . I l camm i no conduce attraverso un giard i no e fra amene fon tane .

Le amanti de l Dio e la figliuo la d i Peneo l o cos tru i rono ;ne i suoi porticati , nei sen tier i e nei m i l l e r i trovi vo i—v ’ imbatterete i n ti pi , i n ab i tudi n i , i n attrattive , imposs i bi l i al

trove . Ma ecco l e mura del la c i ttà Ecco , sono i l capo lavorod i Xeres , i l maestro del l

’ arte murari a .

Tutti gl i occh i segu i rono l a d i rezione del l a sua mano .

i i Questa parte fu eretta per ordi ne de l primo dei Sele uc idi . Nel corso d i 300 anni ha fin i to co l formare unamassa sola coll a roccia , su l la quale ri posa .

L’

e n c om io era ben meri tato . Al te , sol ide , e con mol tiangol i ard i t i , si curvavano maestosamente in di rezi one d imezzogiorno

Là , i n cima , v i sono quattrocen to torri , ognunadel le q ual i è un serbatoio d ’acqua con ti nuò l’Ebre o .

State attent i e vedrete a l d i l à de l muro , per quan to al toegli s ia , due col l i ne i n lontananza , dette l e cres te r ival i d iSu lp io , d i c u i avrete sen ti to parlare . L ’ed ifici o su quel l api ù lontana è la ci ttade l la , occupata cos tantemen te da unal egione romana . Dirimpetto , venendo verso d i noi , è i ltempio d i Giove , ed a l d isotto , l a facciata de l palazzo dellegato , e i ns i eme fortezza , con tro l a qual e u n

a ttac c o popol are riusci rebbe i n nocuo come u n soffio d i sci rocco .

Mentre i mari nai comi nciavano ad ammai nare l e vel e ,l’ Eb re o proruppe i n ques te paro le : Atten ti ! v o i cheodiate i l mare

,e voia l tri c h e ave te fatto de i voti , preparate

l e vost re maled izion i e l e vos tre pregh iere . Quel pon te ,l agg iù , su l qual e passa la s trada c h e conduce a S eleucia ,s egna i l l imi te del la nostra navigazione .

Qui l e navi scari cano le merci ch e vengono poi trasportate a dorso d i camme l lo . Al d i là de l pon te i ncomi ncial’

i sola sul la quale C a lin ico c o struì l a sua nuova ci ttà , c o n

giunge ndo la con ci n que grandi viadotti cosi sol id i c h e gl iann i non v i lasc i arono alcuna tracc ia , come nessuna tracciav i l asci arono l e i nnondazioni ed i terremoti . Quan to a l laci ttà pri n ci pal e poi , amici miei , basti i l d i rv i c h e i l r icordo

Page 168:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

169

d’

averla veduta sarà per tu tta la nos tra v ita°

u n a sorgen ted i fel i ci tà .

C om’

egli fin iva d i parlare , l a n ave gi rò e s’

ap pressò lentamen te a l molo volgendo i l fianco a l le mura . e ponendoc o sì i n maggio r ri l ievo lo spettacolo p ieno d

ammirazio n e

presen tato dal fiume i n quel pun to . Fi nalmen te s i gettaron ole corde e si r i t i rarono i rem i : i l v iaggio era comp iuto . BenHur andò i n cerca del l ’ Ebreo .

Permettetemi u na parola , prima d i accomiatarm ida vo i.

L’

altro acconsenti con u n i nch i no .

La storia de l vost ro n egozian te mi ha reso des idero so d i vederl o . I l suo nome è S imon ide non è vero

Si . Egl i è I s rael i ta , quantu nque i l suo nome si agreco .

Dove l o s i può trovare ?L

’in terrogato gl i d iede uno sguard o scrutatore prima d i

r i s pondere , poi d i sse ° Vorrei ri sparmiarvi u na mortificazio n e . Egl i non presta danaro .

Nè i o ne vogl i o a pres ti to r i s pose Ben Hur ,c u i l a perspicacia de l compagno strappò un sorri so .

Quegl i ri al zò i l capo e si t rattenn e u n momen to a rifle t

S i dovrebbe ri te nere ri prese l’Eb re o c h e

i l p iù ri cco n egozi an te d’An tio ch ia d imorasse i n u na casa

degna d i tan ta ri cchezza , ma non è cosi . Se vo lete t rovarl od i giorno , segui te i l corso de l fiume fino a que l pon te ,l aggiù , poi ch

’egl i si è s tabi l i to i n u na speci e d i fabbricatoc h e sembra i l con trafforte de l l a muragl ia . Di fron te al l ’entrata v i è u n vasto approdo costan temen te i ngombrato d amerci ch e van no e vengono . La flottigl i a ch e v i è anco rat aè sua . Non potete sbagl ia re .

Abbiatev i i m iei r i ngraziamen ti .La pace dei nos tri padr i vi accompagn i .E accompagn i voi pure .

Cos ì d icendo s i separarono .

Due facch i n i portan t i i l bagagl i o d i Ben Hur ricevetteroda ques ti i suoi ord i n i .

Al la ci ttade l la esclamò , e q u est’indirizzo dava

a supporre c h e egl i avesse relazioni mi l i tari .Due grand i v ie i n tersecanti s i ad angol i re tti d ividevano

la ci ttà i n quarti e ri . Un cu rioso ed immenso ed ificio , dettoi l N i n feo , sorgevaa capo del la v ia c h e correva da nord asud. I facch in i lo precedettero cammi nando alacremen te .

Page 169:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

170

Quantunque i l nuovo arri vato giungesse d a Roma , r in mase sbalordi to al la vi s ta del l a magn ificenza d i quel l as trada . Dal l’ un lato e dal l ’ a l tro sorgevano palazzi

,e ne l

mezzo ste ndevansi doppi colonnati d i marmo,con d ivi s ion i

sp emali pe l passaggio d i pedon i , animal i e cocch i ; al berifrondosi , fon tane a getto con ti nuo , ri n frescavano l ’aria .

Ben Hur non era i n vena di apprezzare p ien amente quel lospettacolo . La stori a d i S imon ide non gl i dava pace . Giun toall

O n fa lo_

monumen to a quattro a rcate larghe come l es tesse v ie , superbamente i l lustrate da bassor i l i evi , erette , eda sè s tesso ded icate da Ep ifane , ottavo dei Se le u c idi , mutòd ivisamen to e di sse a i facch i ni : Non andrò al l a ci ttade l la ques ta sera ; conducetemi al Khan pi ù vici no a lpon te su l l a s trada di Sel eucia . La comi tiva ri tornò soprai suoi pass i ed i n breve egl i si trovò i n u na locanda prim itiva si , ma di ampia s tru ttu ra

,a poca d istanza da l

ponte sotto i l quale i l vecch io Simon ide aveva s tab i l i to l asua d imora . Tutta l a notte Ben Hur rimase a giacere su lterrazzo , sempre agitato dal lo s tesso pens iero , e d i tempoi n tempo ri petendo a sè s tesso Ora , ora avrò noti zi e de im ie i , d i mia madre , del l a cara piccola Ti rzah . Se esse sonoancora a l mondo saprò trovarle !

CAPITOLO I I I .

A l l ’ i ndomani , per tempo , sprezzando l e bel l e v ie del laci t tà , Ben Hur andò i n cerca de l l a casa d i S imonide . Dopoessere penetrato sotto l ’ arco d i una torre merlata , passòuna fi l a d i mol i d i là conti nuò a camminare lungo i l fiumefra una fol la d i aflac e ndati, finchè , raggiun to i l Pon te Se le uc io s i fermò e diede un ’occhiata all’ ingiro . Là , immediatamentesotto a l pon te ,

s tava l a casa del negozian te , u na mole d ipi etra grigia a pareti ruvide , senza alcu no s ti l e , e . comed isse appu n to i l viaggiatore , formando apparen tementei l con trafforte del la muragl i a al la qual e s

ap p oggiava . Dueporton i immens i apren tis i su l la facciata , davano accesso al

palazzo . Alcun i vani , nel la parte superi ore mu n iti di forti in

ferri ate tenevano l uogo d i fi nes tre . Dai crepacci dondol avan o erbe ed arbus ti men tre i n a l tri pun ti u n musch ionerastro copriva la pietra nuda . Le porte erano spalancateattraverso ad esse finiva i n i n terrotta e frettolosa l a doppi acorrente de l vas to commerci o d i Simon ide .

Page 171:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

a qual cl asse egl i aveva appartenuto ? Se I s rael i ta , era egl ifiglio d ’un servo ? Forse u n debi tore o figl io d ’u n debi tore ?o v vero fsare b b e egl i mai s tato condan nato e venduto perfurto ? Quest i pensi eri , c h e gl i a ttraversavano l a men tenon scemarono forse sembrerà s trano menomamen te i lr i spetto e l ’ammi razione che sen tiva crescere i n sè pe l n e

go zian te .

Un uomo gl i venne i ncon tro e gl i ch iese :Che cosa des i de rate ?Vorre i parlare c o n Simonide , i l negoziante .

Favori te da questa parte .

Percorrendo parecch i van i , l asci at i sgombri dal le casseo dal le bal le d i m e rcanma , arrivarono ai p ied i d i una scal a ,

che l i condusse soma i l tetto de l magazzeno . Ad un latod i ques to sorgeva l ’abi tazione d i Simon ide , un ampio fabb ric a to dal tetto pure termi nan te a terrazza

,dal l ’ampio c o r

n imone del q ua l e Ben Hur vide con sorpresa pendere fioried arbus ti bel l i ss im i . Anche i l te rrazzo de l magazzeno eraord i nato a giard i no , adorno d i cespugl i d i rose pers ian e ,del l e qual i Ben Hu r aspi rava con voluttà i l dol ci ss imo profumo . Entrat i nel l a casa e passato una specie d i corridoi o ,

tenuto i n semi- oscu ri tà , s i arres tarono d avan ti ad una cor

ti na in parte sol levata , mentre la guida an nunzio ad al tavoce :

Un fores tiero che v uo i vedere i l padrone .

Una voce l impida ri sposeLasciate lo en trare , i n nome d i Dio .

I l l ocal e i n cu i Ben Hur en trò sarebbe s tato ch iamatoa trium da un Romano . Le pare ti e rano ri vesti te d i tavo o

l ati d i l egno , da c u i s porgevano scaffal i e r i parti , come s iu sano ancor oggi ne l le case d i commercio , r i pi en i d i fogl ipol veros i ed i ngial l i ti dal tempo . A ! d i sopra e al d i sotto de itavolati , correvano eleganti cornici d i l egno , i n origi ne bianc h e , ora brune e pol i te . I l soffi tto era a vol ta , c o n una cupol a cen tral e ri coperta da cen ti naia d i l astre d i mica v io

lac c a,

c h e diffondeva una l uce del iziosamente tranqui llaper tutta la s tanza . I l pavimento era coperto da tap

peti grigi , da l pelo c o sì l ungo e morbido c h e i p ied iv i s i s p rofondavano e i l rumore de i pass i era i navverti bi le .

I n mezzo al la camera , r i sch iarate da quel l a l uce calma, sta

vano due persone ; u n uomo seduto i n u n seggiolone da l l osch i ena l e al to e foderato da soffici cusc in i ; a l la sua destra ,

appoggiata al la seggiola , una fanciu l l a n el l a primaveradel l a età . Al la loro V is ta Ben Hur se n ti i l sangue mar

Page 172:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

73

te llargli l e tempie ed arro ssirgli l e gote . Si in c h inò , partepe r r ispetto , parte per guadagnar tempo . Così facendov ide u n

'

gesto d i so rpresa de l l’

i nd ividuo seduto , e u ntremi to ch e al suo appari re ne scosse l a persona . QuandoBen Hu r rial zò i l capo . ques ti segn i d i emozione eranospari ti , e l

’u n ico cambiamen to del quadro di nanzi a sè eraavvenuto ne ll

’a tteggiame n to del l a gi ovi netta , che ora teneva

la mano appogg iata l eggermen te al la spal l a del vecch io .

Entrambi lo guardavano atten tamen te .

Se si ete S imon ide , ed Ebreo Ben Hu r es i tòc h e l a pace de l D io d i nostro padre Abramo sia c o n

vo i e co i vos tri . Ques t ’u l tima parte e ra r ivo l ta a l lagiov i ne .

I o sono Simon ide , Ebreo d i nasci ta r i spose l ’a lt ro con voce ch iara e sonora . Vi con traccambio i sal ut i e nel l o s tesso tempo vi p rego di d i rmi c o n c h i hol ’ onore d i parlare .

Ben Hur guardò il suo i n terlocu tore , e i nvece d i u nafigura umana vide u n corpo deforme , sprofondato ne i c usci n i

,coperto d ’ un mantel lo d i seta scu ra trapun ta ; ma

su q uel l e povere carn i s i e rgeva una tes ta d i apparenzaregale l a tes ta ideal e d ’ un uomo di Stato o d i u n c o n q ui

s tatore u na testa larga a l l a base e dal l a fronte nobi l eed ampia , qual e Michelangel o avrebbe mode l lato i n u nas tatua di Cesare . Bianch i capel l i i nanel l ati gl i scendevanosul l e tempi e accen tuando l ’ i n tens i tà del l o sguardo d i dueocch i neriss im i e lucen ti . I l vo l to era scol ori to . Le gotegonfie erano poste i n maggiore ri l i evo da profonde rughe .

I n una parola la testa ed i l vol to i nd icavano essere quegl iu n uomo pi ù atto a muovere i l mondo c h e a l asciarsenesmuovere , un uomo capace d i sopportare dod ici vol te l etorture c he l o avevano ridotto i n que l l o s tato

,senza la

sc iarsi s fuggi re u n l amen to e mol to meno u na con fessione ;un uomo c h e r i nunce rebbe a l l a v i ta ma non mai a un suopropon imen to ; un uomo i nvul nerabi l e tran ne ne i s uoi affetti .A lu i Ben Hur s tese la mano c o l palmo rivol to al l ’ i nsù comeoflre n te pace n e l tempo s tesso che pace ch iedeva .

I o sono Giuda , figliuo lo d i I thamar , l ’ ul timo capodel la casa d i H ur , pri nci pe d i Gerusalemme .

La des tra de l n egozian te uscì dal mantel l o ; era una manolunga e sotti l e , dal l e articolaz ion i deformate dai tormenti .Essa s i schi use con forza , ma fu quel l o l

’ u nico segno d isorpresa e d ’

emo zio ne dato dal vecch i o . Con voce calmaegl i d i sse

Page 173:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

174

I pri nci p i d i Gerusal emme , pri nci pi de l sangue , sonosempre i benvenuti i n q uesta casa ; siate lo v o i pure . Esterappressa u na sedia per questo giovane .

La fanciu l la avanzò un’ottomana c he l e era vi ci na , ed i n

ques t ’atto i suo i sguardi‘

3’in

”c o n tràro n o c o n quel l i d i Ben Hur .

La pace del Signore sia c o n vo i d iss ’e l la mode stamen te sedete e ri posate .

Essa non aveva i ndovi nato lo scopo del la sua vis i ta . Lefaco l tà del la don na non si sp ingono mol to lon tano . E ’ sol onei sen timenti pi ù del icati , come la pietà , l a compassione .l a ri conoscenza c h e i l suo i n tu i to ha de l meravigl i oso . Lagiovi ne e ra sempl icemen te convi n ta ch e i l forastie ro sof

frisse d i qualche ignoto dolore , e ch e fosse venuto i n cercad i sol l i evo e d i con forto . Ben Hur non approfi ttò del sed i l eoffertogl i , ma con ti nuò i n tono d i p rofondo rispetto .

Prego messer Simonide d i non ri tenermi importu no .

Nel r isal i re i l fiume appres i ch e egl i conobbe mio padre .

Conobbi i n fatti i l pri n cipe Hur . Fummo associatii n parecch ie imprese commercial i , i n terre lontane, al cuneol tre il mare e il deserto . Ma vi prego , sedete ; tu , Ester ,dagl i de l vi no . Ne em ia parla d i u n figl io d i Hur che aisuoi tempi e ra padrone di mezza Gerusalemme ; è una sti rpea nti ca , mol to an tica ed i l l us tre . Pers i n o ai tempi d i Mosèe Giosuè qua lcu no del l oro sangue trovò grazi a n egl i occ h i del Signore , e d ivi se glori a ed onore con quei sommi .Non sia detto che i l d iscenden te d i u na tal famigl i a rifiutiu n cal ice de l puro v i no d i Sorek , cresci uto su i fianch i del leco l l i n e d i Ebron .

Appena te rmi nate ques te parole , Ester s i avvi cinò a BenHur c o n un cal i ce d ’argen to c h e essa aveva ri empi to dau n ’an fora posta su l tavolo vici no e gl i e l o presen tò , abbassando gl i occh i . Ei l e toccò leggermente la mano i n segnod i d i n iego . Di nuovo i loro sguard i s i i ncon trarono , e questa vol ta egl i notò che la fanciu l l a era pi ccola d i s tatura ,arrivando a pena al l e sue spall e , ma assai graziosa , c o n u nvol to regolare , a l quale due occh i ner i davano l

’ espress ioned i u na grande soavi tà . Essa è bel la e buonamormorò H ur . E forse Ti rzah l e assom igl i erebbe sefosse viva . Povera Ti rzah ! Qui nd i a voce a l ta :

No . Tuo padre , se egl i è tuo padre . …

I o sono Es ter , figl ia d i S imon ide rispose cond ign i ta l a fanciu l la .

I n ta l caso , buona Este r , tuo pad re , dopo averascol tata la mia s t01ia

,non mi s timera meno per ave r es i

Page 175:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

getti de l m io amore a c ui accen nai , prima ch ’ i o t i ri spondaci rca i m ie i rapporti c o l pri nci pe Hur , dammi le provedel l a tua i den t i tà . Le tue tes timon ianze sono atti scri tt i 0persone viven tiLa domanda era ch iara e la sua ragi onevolezza indisc u

tib ile . Ben Hur arrossi , giunse l e mani , balb e ttò e s i smarri .Simon ide con ti nuò i ncal zandolo .

Le prove , l e prove , dico ! Portame le e metti l edavanti a i miei occh i .Ben Hur ammutoli . Egl i non aveva preveduto questa do

manda , ed ora per l a prima vol ta gl i si aflac c iò l a terri b i l everi tà c h e i t re an n i trascors i s u l l a gal era l o avevano privato d i tutte l e prove ci rca la sua iden ti tà . Qui n to Arri oe ra i l sol o c hè conoscesse l a sua s toria e c h e avrebbe potu to deporre i n suo favore . Ma , come ri sul terà qu i appresso ,

i l p rode romano era morto . Giuda aveva al tre vol te provato i l peso del l a sua condizione sol i taria , ma , mai come i nquesto momento , ne provò tu tta l a gravezza .

Compreso del la propria superiori tà Simon ide ri spettò i lsuo dolore e lo guardò i n s i l enzio .

Messer S imon ide diss’

egli alfine . I o posson arrarvi l a mia s toria . Ma voi dovete prometterm i d i so sp e ndere i l vos tro gi ud i zio fino al suo term ine , e d i ascol tarm ic o n benevolen za .

Parla , fece Simonide , ora padrone del la s i tuaz ione . Parl a , ed io t

asco lterò tan to , pi ù volen t ieric h e non ho negato c h e tu sia l a persona c h e aflermi d ’ esse re .

Ben Hur imprese a raccon tare l e sue vicende a sommicapi e rapidamente , ma con que l calore e i n te nsità d i sent ime n to c h e sono fon te d ’ ogn i e loq uen za .

Siccome i cas i suoi c i sono noti fino al suo sbarco aM iseno i n compagnia d i Arrio r i to rn ato vi ttori oso da ll’Ege o ,

l o segui remo n el suo raccon to sol o a parti re da quelpun to .

I l m io benefattore era amato e s t imato dall’ imp e rat ore i l quale lo

'

c o lmò d i meri tate ricompen se . I mercan tid

Orie n te con tribu i rono con magnifici don i ed egl i d ivenner icch issimo fra i r icch i d i Roma . Ma può u n

Ebreo d im e n ti

care la propri a rel igione , o il proprio l uogo d i nasci ta , l aterra san ta dei suo i pad ri ? L ’ ottimo uomo m i adottòqual figl io secondo i l ri to formal e de l l a legge ed i o l o r im eri ta i del mio megl io ; nessu n figl io fu pi ù scrupoloson e ll

ademp ie re ai suo i doveri verso i l proprio padre . Eg l i

Page 176:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

177

vo leva fare d i me un’erudito . Nel l ’arte , nel la fi l osofia , n e l l a

rettorica,e n e ll

e lo q ue n za , egl i m’

avre b b e fatto i s tru i re dafamos i maes tr i . R ifiu tai perchè ero Ebreo , perchè n on pote vo d imenticare i l Signore I ddio , l a gl ori a dei Profet i ela ci t tà cos trui ta su i co l l i da Davide e da Salomone . Oh ,

voi mi domanderete perchè i o accettai i b e n efic ii de l Romano ? lo l ’amava , e poi i o pensava mercè i l suo ai uto , d iporre i n moto tal i i nfluenze ch e mi svel assero i l m is teroavvolgen te i l des ti no d i m ia madre e di m ia sore l la . Aqueste ragion i se ne aggiu nse una terza , d i c u i al tro nondi rò se non ch e i o des iderava d i c o n o scer l ’ arte de l l aguerra . Nel le pa lestre e nei ci rch i m i affatica i non menoc h e su l campo , e tan to negl i u n i come negl i a l tri res i i l l us tre i l m io nome , nome ch e però non èq ue llo dei m ie ipadri . Meri tai corone in gran copia , c h e ora fregiano l epareti de l la vi l l a d i Miseno , e tu tte m i ven nero n el l a mi aqual i tà d i figl i o del duumvi ro Arri o . Solo sotto que l nomesono conosci uto dai Roman i . I o non perdeva mai d i v i s tai l m io segreto ; i n tanto l ascia i Roma per ven i re ad Antiochiape r accompagnare i l con sol e Massenzi o ne l l a campagnach ’ egl i sta preparando con tro i Pa rti .Pratico del l ’ uso d i tu tte l e armi , vogl io ora procurarm i

q ue l l e cogn i zion i su periori necessari e ad u n duce al la tes tad i eserci ti . I l con sole m i ha ammesso nel l a sua famigl i am i l i tare . Ma ieri , men tre la nos tra nave en trava n e ll

o rie n te

i ncon trammo due legn i s piegan t i bandie re gial le . Un mioconnaziona le , e compagno d i viaggio da Cip ro , c i sp i egòc h e quel le n avi appartenevano a Simon ide , i l g ran negozian te d

’An tio c h ia , c i par lò del l a sua vi ta e dei meravigl ios isuccessi ch ’egl i h a ri portat i n e i s uo i c ommerm, c i parl òde l l e sue flotte , del l e sue carovane e dei lo ro v iaggi ; finalmen te, ignorando ch

’ i o foss i pi ù i n teressa to n el l ’argomentodegl i a l tri ud i tori , disse ch e S imon ide era un Ebreo , al trevol te servo del p ri nci pe Hur e neppure tacq ue del l e cru

de ltà d i Grato nè del l o scopo di ta l i crudel tà .

A q ue st’allusio n e Simon ide lasci ò cadere i l capo fra l e

mani , e sua figl i a , come pe r nascondere l’emozi on e d i e n

tramb i abbassò i l vo l to su l col l o de l padre Ques ti al zò su

bi to gl i occh i e con voce ch i ara esclamòSto asco l tando .

Oh . buon S imon ide , repl icò Ben Hur face n

dos i avanti ed esprimendo nel vol to la sua i n tern a commozione . I o vedo ch e tu non se i convi n to e ch e ancoradiffidi d i me .

Page 177:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

i v8

I l negozian te si mantenne rigidamen te immobi l e e mu'

to .

E vedo non meno ch iaramen te l e d i fficol tà del la miapos iz ione c onti nuò Ben Hu r . Posso bensi prova rel e mie re lazion i c o n Roma ; non ho che a rivolgermi alconsole attualmen te ospi tato dal governatore de l la ci ttà ,ma non posso darti l e prove c h e tu m i domandi . Non possoprovare c h e i o sono i l figl io d i mio padre . Coloro c h e l opotrebbero attes ta re sori o tu tti morti o scompars i .Si nascose i l vo l to fra l e man i , finchè Ester , porgendogli

n uovamente i l cal ice c h e prima aveva resp i n to , gli disseI l vi no è del la patr ia nos tra c he tan to amiamo . Bevi ,

te n e prego .

La sua voce era dolce come quel la d i Rebecca quandoofferse l ’acqua a l pozzo d i Nahor .Egli scorse l e l acrime c h e l e i numidi vano gl i occh i , e

bevve , d icendo :

Figl ia d i S imoni de , i l tuo cuore è s imbolo d i bontà ,e buona tu se i davvero avendo compassione del lo s tran iero .

I l signore t i benedi ca . I o ti ri ngrazio .

I nd i , ri vol tos i nuovamen te a l negozian te :Siccome i o non ho prove d ’esser figl io dim io padre ,

ri ti ro l a domada c h e t i feci , o Simon ide , e mi ri t i ro daquesta sogl ia c h e l a m ia person a non oscurera pi ù mai sol olascia c h e i o ti d ica c h e non ero venuto a ridurt i i n sch iavi tùe prendere la tua fortuna , che i n nessu n caso tocchereiessa è i l prodotto de l tuo lavoro e de l tuo gen io , e t i ap

p artie n e . Allorc h é i l buon Qui n to , mio secondo padre , s’ im

b arcò pe l viaggio c h e gl i fu fa ta le , mi lasciò erede d i unafortuna pri ncipesca . Se pertanto tu penserai q ual che vol ta ame , t i sovvenga del l a domanda c h e i o t i feci e l a qua le ,

su i profeti d i Je ova , tuo Signore e mio , i o giuro è l’un ico

scopo del l a mia visi ta : c h e cosa sai d i rm i d i mia mad re ed i Ti rzah , mia sorel l a , del l a fanci u l la c h e per an n i e bell ezza dovrebbe essere pari a ques ta tua figl ia , consolaz ione e n ettare de l la tua v i ta ? Oh , ch e cosa puoi di rmi d iloro ?Le l acrime scorrevano l ungo le guan c ie d i Ester ; ma i l

padre con ti nuò a r imanere impassi bi l e , e con voce ch iarae l impida r ispose

Diss i d ’aver conosciu to i l pri nci pe I thamar d i Hur .R i cord o d ’ aver udi to parl are del la d i sgrazi a c h e c o lp ì l asua famigl ia e de l dolore c h e provai ne l l ’apprendere que lla.notizia . Colu i che fu causa d i tan ta sciagura al l a vedova eai figl i del l ’amico mio , è quel medes imo c h e mi colpì del la

Page 179:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

180

Che giorno è ques to , figliuo la ? esclamò i n terrompendos i nel la sua man i festazione d ’al l egria . Chegiorno è ? Desidero ricordarmene come d i u n giorno d igioia . Va , cercal o ridendo , e r idendo d immelo , Ester .

Quest’

allegria l e ri pugnava come cosa non natura l e , ecome per distorv e lo ri spose me lan c o n icame n te Purtroppo . padre , non mi sarebbe poss ibi le d imenticare q ues togiorno .

Appena pron unciate ques te paro le , i l vecch io lasmo c a o

dere l e man i , ed i l mento , appoggiandosi su l petto , si perdette ne l le p ieghe del la carne flosc ia c h e i ncorn iciavano laparte i n feriore de l suo vol to .

Vero , veri ssimo , figl ia m ia ! esclamò senzaal zare gl i occh i . Ques to è i l ven tesimo giorno del quartomese . In questo s tesso giorno , ci n que an n i

addietro , l a miaRachele , tua madre , mori . M i portarono a casa ridotto qual tumi ved i e l a trovammo morta d i dolore . Oh , essa era per mecome la canfora nei vigneti d i Engaddi ! Come i l mie l e de lfavo ! L ’abb iamo sepol ta lon tano , i n l uogo sol i tario , i nuna tomba scavata ne l la mon tagna . Ed essa non mi l asciò ch eu n lumici no ad i l l umi nare la scura notte , i l qual e è cresciu toc o n gl i a nn i ed ora è diven tato i l sol e de l la mia vi ta .

Alzò la mano e l ’appoggio sul capo del la figliuo la .

Buon D io , i o ti ri ngrazio d i aver fatto rivivere n el la miaEs ter l a mia perduta Rachele !Ad un tratto , sol levò i l capo e disse , come col pi to sub i ta

men te da u n ’ i dea . I l tempo è sereno ?Cosi era , prima che en trasse i l giovane .

Al l ora ch iama Abimelech , c h e mi conduca i n giard ino o nd

’io possa vedere i l fiume e le navi

,e dove ti rac

con tero, mia d i le tta Ester , i l perchè poc’anzi i l ri so si posò

su l l e mie l abbra , e la mia l i ngua mosse al can to e l oSpi ri to d iven ne leggiero quale gazzel l a o dai no dei monti .I n r is pos ta al campane l lo , venne i l servo c h e per ordi n e

de l l a giovane spi nse l a seggio la muni ta apposi tamente d irotel le , fuori del l a camera , su l te tto de l caseggiato i n feriore ,e c h e i l padrone ch iamava giardi no . Simon ide venne c o ndotto ad u na parte dove egl i poteva vedere i tet ti de i p al azzi -del l ’ i sola d i rimpetto , i l pon te d i esso ed a l d i sottoi l fiume , ove u na nave sol cava l e onde sci n ti l l an te sottoi l magnifico sol e mattu ti no . Colà i l servo l o lasciò sol oc o n Este r .

I l grid io degl i O p eraj ed i l rumoroso lavoro non l i d is tu rbavano aflatto come non l i di sturbava i l movimento

Page 180:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

sul pon te che era quas i a l d i sopra d i lo ro ; i l l o ro orecch ios ’era assuefa tto

°

a q ue l frastuono come i l l oro occh io s ’eraabi tuato al l a vi s ta che si s tendeva lo ro davan ti .Ester sedu tasi accanto a lu i gl i acca rezzava la mano i n

attesa de l la comun icazione an nunciata . Simon ide i n cominci òcon la sua consueta calma :

Men tre i l giovane par lava , Ester , i o t i osservavae mi parve ch ’egl i t i p iacesse .

Essa r i spose abbassando gl i occh i”

:

Pad re egl i m i i s pi rò fiducia , e gl i credet ti .Ai tuoi occh i , egl i sarebb e i l perdu to figl i o de l

pri nci pe ?S ’ egl i non l o si fermò

'

e sitando .

S ’ egl i n on l o fosse ? r i pe tè S imon ide .

Io sono s tata la tua ance l la , padre , sin da quandomia madre mori , e s tando vici no a te , t i ho veduto edudi to trattare c o n saggezza con ogn i genere d ’ uomin i ,veni ssero per cause l egi ttime od i l leci te ; ed ora ti d ico, seq ue l giovi ne non è i l pr i n ci pe Hur , l a menzogna non hamai con tan ta abi l i tà i ndossata la ves te de l l a veri tà .

Per la glori a d i Salomone , figliuo la m ia , tu parl i c o nconvi nzione . Cred i tu ch e tuo padre s ia s tato suo sch iavo

Se ben m i ri cordo egl i non di sse ques to . Vi ac

cen no come a cosa ch e aveva udi to d i rePer qualche is tan te gli sguard i d i Simonid e andavano

vagando fra le navi sottos tan t i . Poi d isseEster , tu se i una buon a figl io la , e poss ied i i n d i

scre ta dose i l n os tro d iscernimen to Ebrai co ; non se i un abamb ina ed hai abbastanza forza d ’an imo per ascol tare u nracconto do loroso .

Sta atten ta , e t i narrero l a mia s tori ae que l l a d i tua madre , ed a l tre vicende del l a nos tra vi taa te sconosci ute , e sospettate da nessuno .

lo nacqu i i n u na capan na del l a val l e d i H i nnom , amezzogiorn o di Sion . I mi ei gen i tori erano servi addetti al lacol tivazione del l e V i t i , degl i u l ivi e de i fich i ne l giard i noreal e d i S i l oam , e nel la prima giovi nezza io l i ai u tai i nque l l avoro . Ess i erano sch iav i a vi ta . Fu i raccomandatoal p ri ncipe Hur , al l ora , ,

dopo re E rode , l’ uomo pi ù ri cco

d i Gerusalemme , i l qual e m i impiegò ne i suoi magazzen ii n A lessand ria d ’Egitto , o v e raggiun s i l a maggiore età . Loservi i se i an n i e ne l settimo , secondo la l egge d i Mosè ,d iven n i l i bero .

Es ter batte leggermen te l e man i :

Page 181:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Oh , tu non se i adunque pi ù i l servo di tuopadre ?

Ascol ta figliuo la . V ’ erano i n quei giorn i degl i av

vocat i ne i ch ios tri de l Tempio i q ua l i fieramen te con teseroesse re i figl i d i co loro c h e sono obbl igat i a servi re pe r l adurata del la V i ta soggetti a l la s tessa servi tù , ma i l pri nci pe Hur era uomo gius to i n tu tte l e cose , ed i n terpretaval a legge secondo la setta pi ù rigorosa , quantunque nonappartenesse ad essa . Egl i d i sse ch ’ i o ero u n servo

ebreocomperato , nel vero s ign ificato de l Gran Legis latore , e condocumenti s uggel la ti che ancora conservo egl i m i fece l ibero .

E mia madre ? ch i ese Este r .

Udrai tutto , Ester , abbi pazienza . Prima ch ’ i oabbia fin i to vedrai come mi sarebbe pi ù faci l e d imen ti carme s tesso che tua A ! fini re del mio serv izio ven n ia Gerusalemme per l e feste d i Pasqua . I l m io padrone m iospi tò , e , poichè l

’ amavo ch ies i d i con ti nuar lo a servi re .

Egl i acconsen tì ed io lo serm i al tr i se tte ann i , ma comeEbreo e figl io d i I s rae le , salariato . Per con to suo ebbil a d i rezione d

'

imprese commercial i d i mare e d i terra ,

e mandai carovane o l tre Susa e Persepo l i ne i paes i del lasete .

'Viaggi perico los i erano quel l i figl ia mia , ma i l S i

gnore b e n edi l e m ie fati che . Procurai immens i guadagni a lpri n c ipe e vas te cognizion i a me s tesso , senza l e qual inon mi sarebbe s tato possi bi le assumere l e responsabi l i tà ch em i pres i i n segu i to . Un gio rno ch ’ i o ero suo ospi te inGerusal emme , u n ’ ance l l a en trò portando u n vassoj o .

Essa si ri vo lse a me , e fu que l la l a prima vo l ta che vid itua madre , e l a amai .Dopo qualche tempo andai dal pri nci pe e la ch ies i i n mo

ghe . Egl i m i d isse che essa era sch iava a v i ta , ma c h e

se i o l o des iderava l ’avrebbe affrancata per compiacermi .Ma essa , Ebrea , pur corri s pondendo al m io amore , s i d i ssefel i ce nella condizione e n e l l uogo ove si t rovava , e rifiutòla l i bertà ! La pregai , l a scongiu rai a pi ù ri prese , ma in

vano . Avrebbe sol o consen t i to a d iventare m ia mogl ie

q ualo ra io d ive n tassi suo compagno d i serm tù . Nostro p a

d re Giacobbe servì sette ann i per la sua Rachele . Io avre ipotu to fare a l trettan to . Ma tua madre rich iede va che io

d iven tass i sch iavo per tu tta l a m ia vi ta . Mi s tra p pai a l l orada lei , mi recai i n al tre con trade cercando d i dime n tic arla ;

ma l'

amor mio fu’

tro p p o forte : ri tornai . Guarda q u i ,Este r , Guarda !

Page 183:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

184

tua madre ; e prego Iddio ch e non gl i tocch i u n s imi l edes t ino d ’essere cal pestato dagl i s p ietati e dai ciech i .Ma ascol tami ancora Andai Gerusalemme per soccorrere la mia benefattri ce 'ma al le porte del l a ci t tà fui arrestato e condotto ne i sotterranei de ll a Torre d ’

An to n ia .

Non ne seppi l a cagione , finchè Grato i n persona ven ne ach iederm i i denari de l la casa d i Hur , p O i ch

’egl i . conoscendole pratiche ebraiche , sapeva ch e i o possedeva sommet ratte su l l e d iverse p iazze de l mondo . M’

imp o se di firmare l e tratte a suo favore . R ifiu tai. Egl i aveva l e case , l eterre , l e merci , l e nav i e tutta la p ropri età mobi l e de i mieipadron i , meno i denari . Compres i c h e se con ti nuass i at rovar grazia

'

agl i occh i del Signore avre i potu to r icostru i rel a lo ro fortu na e resp ins i la r ich i esta del t i ran no . Mi misea l l a to rtu ra, ma ten n i fermo , cosicchè dovette ri l asci armisenza aver nul la ottenuto . R i torn ai a casa e ricominciai at rafficare per conto e ne l n ome d i S imonide d

An tio ch ia

anzichè i n quel l o del pri nci pe Hur d i Gerusa lemme . Este r ,tu sai come prosperarono i mie i affari , i n che modo mi racoloso s i mol ti p l i carono nel l e mi e man i i m ilio n i de l pri nci pe . Sai pure che , a capo d i tre an n i , mentre m i reca vaa Cesarea , fui d i nuovo arres tato e tortu rato per la secondavol ta da Grato . Ne p p ur questa vol ta o tten ne da me la confe ssio n e i n to rn o a l l a sorte dei denari d i Hur . Fis icamenterovi nato feci ri torno a casa , dove trovai che la mia Rachel ee ra morta d i dolore e di spavento per me . La volon tà del S i

gno re mi tenne i n vi ta . Dall’

imp eratore medesimo comperaiu na l icenza d i l i bero traffico i n ogn i paese de l mondo . Oggi

sia l odato l’Altissimo ! oggi , Ester , l a mia ri cchezzaè tal e da far i nvid ia a u n Cesare .

Con u n moto d ’orgogl i o sol l evò i l capo , e i ncon tro gl isguardi del la fanci u l l a .

Che cosa i n tendo d i fare con questa fortuna ?

chiese , in te rpretando i suo i pensi eri .Padre mio , d isse el l a sommessamen te , non venne

oggi a ch iederla i l l egi ttimo propri etario ? E non sono i opure , o padre , la sua sch iava ? E n on dobbiamo noi pi egarci i n nan zi a l u i come l a l egge prescrive ?

Un raggio d ’

in eflab ile gioia ri sch iaro i l vol to de ll’ infe rmo .

I l S ignore è stato buono con me . I n mol ti mod ih a mos trato l a sua benevolenza , ma tu Es ter , se i i l donop i ù bel lo d i q uan ti m i ha prod igato .

Così d icendo l’attirò a sè e la baciò .

Ascol tami , p rosegui ed udrai perchè io

Page 184:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

185

r is i poc ’anzi . Quando i l giovane si presen tò i n nanzi a me ,mi parve d i veder suo padre ri ng iovan i to . L

an imo mioebbe uno s lancio , come se vo lesse andargl i i ncon tro . Sen ti ie n tro d i me ch e i m ie i gio rn i d i p rova e l e m ie fatich eerano giunte a l termi ne . A ste n to tratten n i l’ imp ulsd de lmio cuore c h e mi spingeva a rivel are l a mia gioia . Eroimpazien te d i pre nder lo per mano , di mostrargl i i regis tr ied i con ti e d i d i rg l i Tutto ques to è tuo ed io sonoi l tuo sch iavo . Ho compiuto i l dover mio , posso aspettarel a voce del Signore c h e mi ch iami a sè . E cosi avre ifatto , Ester , si prop ri o così avre i fatto , se , tu tto ad u n trattotre pens ier i non m ’

avessero assa l i to ad un tempo . I l p rimod iceva : Ass icu rat i prima ch ’egl i è proprio i l figlio de l tuopadrone . S ’egl i è i l figl io de l tuo padrone , s tudia prima econosci u n poco l ’ i ndo le sua , mi sugger ì i i secondo . Pensa ,Este r quan ti sono gl i e red i d i co lossa l i r i cchezze , ch e sperperano i loro dena

'

ri , e l i riducano a semi d i maledi zion i .La voce gl i s i fece s tridu la , e Sos to u n momento , acca

sciato da q ues ta riflessione . Es ter pensa a i patimen ti inflittimi dal Romano , e no n solo da Grato ; gl i spi etati e sec u tori dei suoi ordi n i tan to l a p rima quan to la seconda vol tae rano tutti Roman i e tutt i ridevano ude ndomi u rlare daldo lo re . Pensa a l l e mie membra rotte , a l m io corpo deformato ; pensa a tua madre laggi ù nel la tomba sol i taria , aidolori de l la famigl ia de l m io padrone , se è ancor vi vo 0

al la sua morte fors e ; pensa a tutto questo , o figliuo la mia .

e d immi tu s’

è giusto c h e nu l la succeda i n espiazionee vendetta d i tan te crude l tà ? Non d i rmi come ri petono i

p re p ic ato ri, ch e l a ve ndetta è de l Signore . Non fa egl i v al e re l a sua volon tà per mezzo degl i uomi n i n e ll

’…fliggerepene ‘come ne l con fe ri re benefici ? Non ha egli i suoi guerri eri , p i ù n ume rom dei profe ti ? No n è sua l a legge o c

ch i o per occh io , mano pe r mano , pi ede per piede ? Ah ,

ne l corso d i tan ti ann i ho sospi rata la vendetta , l’ho im

plorata n e l l e p regh iere . Ne ll’ac c umu lar l e m ie ricchezze , fuq ues to i l m io pensie ro , i l m io sogno costan te . Come è veroc h e vi è I ddio , i o m i d iceva , esse dovran no servi rmi percas tigare quei malfattori . E quando , accen nando al la sua destrezza ne l maneggio de l l e armi , i l giovane d isse , ch

’essa nonaveva nessu n scopo defin i ti vo , i o i ndovi nai quel l o scopoera l a vendetta ! Fu ques to , o Ester , il

te rzo pensiero chem i impose i l s i l e nzio e m i d iede la forza d i ascol ta re impassa bi le l a sua perorazion e , finchè , parti to i l giovane , l emie emozioni p roruppero i n u n riso d i gi ubi lo .

Page 185:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

186

Ester con ti nuava ad ac c are zzargli le m an i i sch el e tri teEgl i è part i to o padre . R i to rnerà ancora ?

Si . I l fedele Mal l uch l o s o rvegli a e l o ricondurraq uando tu tto sarà pron to .

E quando lo sarà , o padre ?No n subi to , fig l i a mia . Egl i c rede che tu tt i i te stii

mon i del la sua iden ti tà s iano mort i . Ma uno vi ve a ncora , i lq uale non mancherà d i riconoscerlo , s ’ egl i è v e ramentefigl i o d i suo padre .

Sua madre ?No , i o s tesso gl i p resen terò quel tes timon io . Intanto

Dio c i protegga . Chiama Abime lech .

Ester ch iamò i l servo , e i tre si r i trassero .

CAPITOLO V .

Al lorchè Ben Hur uscì dal vasto magazzeno , i l pens ieropreval en te i n lu i era quel l o d i u n al tro dis ingan no aggiuntos i a i mol ti c h e aveva già sofferto n el la r icerca dei suo icari . Questo pens iero lo r iempi d i una grande desolazione .

Si sen ti solo a l mondo , e , giovane e ricco com’era , l a vi ta

gli parve dive nuta u n peso troppo grave da sopportarsi .Facendos i s trada fra l a fol la ed i mucch i d i mercanz ia ,

gi u nse a l termi ne de ll’

ap prodo . Le acque de l fiume ap

p arivan o pi ù profonde e pi ù oscure i n quel p unto perl ’ombra del l e case e degl i al beri v ici n i : ed egl i n eprovò i l fasci no i ns id ioso . La pigra corren te sembrava arres tars i n el suo cammino , quas i l o attendesse ; ma arompere l ’ i ncan to venne i l ri cordo del l e parole de l suocompagno d i viaggio , che gl i parve d i riud i re

Megl io u n verme e nutri rs i del l e more d i Dafne ,c h e essere osp i te d i u n Re . Si volse , e cammi nandorapidamente . fece ri torno al Khan .

La v ia per Dafne ? esc lamò l’alb ergatore , sorpreso dal la domanda d i Ben—Hur . E ’ l a prima vol ta cheven i te i n ques ta C i t tà ? Al lora ques to giorno… è fra i pi ù fel i c ide l la vostra vi ta . Non potete sbagl iare la s trada . La primaVia verso mezzogiorno conduce di rettamente a l mon te Su lp iosul l a vetta del qual e sono l ’ a l tare d i Giove e l ’ anfi teatro ;p igl iate l a terza via trasversal e ch iamata l a colon nata d

Erode

là , vol tate a des tra e segui te l a via attraverso la grande ci ttà

Page 187:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

188

varco del la fol la , per approfi ttarne e portar51 avan ti pi ù ra

p idame n te . Quando giunse ad Eraclea , V i l l aggio suburbanoa mezza s trada fra la ci ttà ed i l bosco , i l movimen to del l afo l l a festan te comi nciò a far sen ti re i suoi effett i soprad i l u i ,

’predisponendo i l suo an imo ad accogl iere im

press ion i p iù gioconde . La sua attenzione fu dapprima a t

ti rata da u n paio d i capre guidate da una avvenen te fanciu l la tan to l e bes tie come la loro guida erano fes tosamenteornate d i nastri 0 fiori . Poi s i fermò ad osservare u n toroimmenso , bianco come la neve , i nghi r l andato d i Vi t i e portan te su l l ’ ampia groppa u n fanciu l l o nudo

,immagin e de l

giovane Bacco , i l q uale , seduto i n un canestro , teneva i nmano un cal i ce colmo d i vi no .

A qual i a l tar i avrebbero servi to quel l e oflerte ? s i domandò rimettendos i i n cammi no . Passò un caval l o c o n l acri n iera mozzata come lo esigeva la moda , montato daun caval ie re ves ti to c o n s farzo . Ben Hur sorrise vedendol ’orgogl io del l

uno rispecch iars i ne l l ’ al tro . Caval l i e cocch ii n grande numero con ti n uarono a passare d inanz i a l u i sul l as trada a l oro ri servata , e , i nconsciamente , q ue l moto e quel lafesta comi nciarono ad in teressarlo i Le persone c h e l

atto r

n iavan o e rano d i tutte l e età , s ess i e cond i zion i , tu tti ves ti t ide i loro abit i d i fes ta . Un gruppo era abbigl i ato u n ifor

meme n te d i bianco . u n’ al tro d i ne ro ; alcun i portavano

band iere , al tri turrib u li fuman ti ; al tri can tavano i nn ied eran segui ti da i nd ivi dui c o n flau ti e tamburel l i . Qual el uogo meravigl ioso doveva essere ques to di Dafne , se ogn igiorno v i si recava tanta gen te !

Finalmente v i fu u n batter d i man i ed u no scoppio d igrida gioconde ; e , seguendo l ’ i nd icazione d i mol te d i ta ,

eg l i scorse su l l a cima d i una col l i na i l tempio che servivad ’ i ngresso a l bosco consacrato . Gl i i nn i s ’ i nalzarono c o n

maggior foga , l a musica acce lerò i tempi , e Ben Hur ,d ividen do l ’ impazien za del l a fo l l a , e trascinato dall

’im

p e tuo sa corren te, mosse verso i l tempio , ol trepassata l a sogl i adel qual e

,roman izzato com ’ e ra n ei cos tumi , i l suo primo

impu lso fu que l lo d i cadere i n adorazione davan ti a que ll uogo .

A tergo del l’ edificio che ornava l ’ i ngresso , d

’una costruzioned i s ti l e severamente greco , s i s tendeva una larga spianatalastricata di pi etre l ucci can ti , ora quas i nascos te sotto unamol ti tudi ne d i persone gaie ed i rrequ iete , sp iccan te sopra unos fondo d i i r idescenti zampi l l i p rorompenti da fon tane marmoree .

Page 188:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Dinanzi a l u i i n d i rezione d i sud oves t si d iramavano gl ii n numerevol i sen tieri d i un giardi no , i l quale, si mutava pi ùi n là i n una foresta , sul l a q uale , i n que l momen to , aleggiavau na n ube d i u n leggero vapore turch i no . Ben H ur con temp lava i l panorama , pensoso ed i ncerto , quando una donnav ici no a l ui esclamò : Bel l i ss imo spettacolo ! ma doves i deve andare adesso ? Un uomo c o l capo ci n to d ibacche d ’al l oro e ch e l a accompagnava , r i se e ri sposeBel l i ss ima barbara ! La tua domanda mi sa d i paura ter

rena , e abbiamo convenu to di l asciare ques ti pens ier i i n An i

tio c c h ia . I ven ti c h e qu i soffiano sono l ’a l i to degl i Dei .Abbandon iamoci ad ess i .

Ma se ci smarri ss imo ?Oh , paurosa ! nessuno si è mai perduto i n Dafne

eccetto que l l i s u i q ual i le sue porte s i sono ch i use persempre .

E c h i so n costoro ? ch iese la donna tu ttora conturbata .

Son quel l i ch e s i sono abbandonati a l fasci no de ll uogo e l o han no sce l to a dimora per la vi ta e per l amorte . Asco l ta ! Fe rmiamoci q u i , e ti mos trerò quel l i d i c u iparl o .

Sul marmoreo pavimento risuo nò uno s trop iccio d i pi ed ical zati d i sandal i ; l a fo l l a si aprì e lasci ò l ’ adi to ad u ngruppo d i ragazze , l e q ua l i , accerch iati i due i n terlocutori ,i n tonarono u n canto : i nd i agi tando i tamburel l i comi nciarono a bal lare . La donna , sbigotti ta , s

’aggrap p ò a l l

’ uomo , i lq ua le , c in tale la v i ta con u n braccio , acceso i n vo l to , batteva c o ll

’altro i l tempo de l l a musi ca . I capel l i dell e danza

tri ci svolazzavano l i beramen te e l e loro membra rosees’in travvede vano sotto l e ves ti d i garza che imperfe ttamen tele coprivano . Non è concesso a l l a paro la i l descr ivere l avol uttà d i que l la dan za .

Dopo u n'

breve gi ro s i apri rono u n varco nel la sala escomparvero rapidamente come erano venute .

Che te ne pare ? ch iese l ’ uomo al la sua c om

pagna .

Ch i son desse ? ch iese a sua vol ta l a donna .

Devadas i sacerdotesse ded icate a l Tempio d ’A

pol lo . Ve ne sono eserci ti . Sono esse c h e can tano i n coronel l e feste . Questa è la loro d imora . Qualche vo l ta v is i tanoa l tre ci ttà, ma tu tto quan to raccolgono è portato qu i adarricchi re la casa del d iv i no can tore . Dobbiamo andare ?Ben Hur , l i eto d i sapere ch e nessun o s ’ era mai perduto

Page 189:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

190

ne l bosco d i Dafn e , i nfi lò una qual unque del le v ie_c h e gl i

s i aprivano dinanzi e penetrò n e l giard in o . Una statua , inn a lzata sopra u n magn ifico pi edestal l o attrasse per primoi sum sguardi . Raffigu rava u n centauro e u n

’ i scri zionesp iegava ai vi s i tatori meno erudi ti c h e quel lo e ra Chi rone ,amato da Apol l o e Diana , da loro i n iziato a i m i s teri del l acaccia , del la medici na . de l l a musi ca e de l l a profezi a . Nel l eman i teneva u n rotol o su l qual e erano i ncis i i n caratter igreci a lcun i paragrafi di u n avviso ‘

Sei tu straniero .

P

I . Asco l ta i l mormorio dei ruscel l i e non temere l a pioggiade l le fon tane . C o sì l e naiad i impareran no ad amarti .

I I . Zeffi ro ed Austro sono le brezze amiche d i Dafne ;gen ti l i ri formatrici del l a v i ta esse t i preparano i nfini tedo lcezze . Quand

’Euro soffia , Diana è a caccia ; se Boreasi bi l a , nascondi ti , perchè Apol lo e corrucciato .

I I I . Le ombre del Bosco sono tue d i giorno : d i notte ap

p arte ngon o a Pane ed al le sue Driadi . Non turbarle .

I V . Cibati parcamen te de l l oto l ungo l e sponde dei . rivi ,se non vuo i perdere l a memoria , i l c h e equ ival e a d iventare figl io di Dafne .

V . Non toccare i l ragno c h e tesse . E ’ Aracne c h e lavoraper M i nerva .

VI . Vuoi tu con templare l e l acrime d i Dafne ? Strappa u ngermogl io da un ramosce l l o d i lau ro , e morrai .

Sta in guardia !

Ferma ti e sii felice .

Ben Hur lasc io la cu ra d ’ i n terpretare i l mis ti co avvi soad al tr i ch e facevano ressa i ntorn o a l ui , e s i ri trasse ne ll ’ i s tan te s tesso i n c ui si avvici nava i l toro bianco .

I l fanci u l l o sedeva su lla ces ta segui to da una process ionedi etro a q uesta ven iva la donna col l e capre e dietro a le ii suonatori d i flauto e tamburel l i , c o n un ’a l tra procession ed i apportatori d ’offerte .

Ove vanno cos toro ? ch iese u n'

as tan te .

Un al tro risposeI l toro al padre Giove ; l eNon custodiva una vol ta Apol lo i l gregge d i Ad

meto ?Appun to , l e capre sono p er Apol lo .

Page 191:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

19 2

i nsofferen te d i i ndugi , an imato da u n cieco des iderio d ii ncon trare i l p roprio fato , e d i sfidarlo .

I l suo era que l l o s tato men tal e ch e rende possi bi le d icompiere atti ardi ti con apparente tranqui l l i tà .

CAPITOLO VI .

Ben Hur s ’ i nol tro i ns ieme al l a processione . Non aveval a curios i tà d i ch iedere ove s i andava , e b astava , per appagarlo , l a vaga impress ione c h e fossero tu tti avvi ati versoi templ i , magn ifici cen tri d

’attrazione .

Ad un tratto , egl i tornò a mormorare Megl io essereu n verme e nu tri rs i del l e more d i Dafne

,ch e essere ospi te

d ’ un Re , e ri petendo quel l e paro le come un ri to rnel l och i ese fra se Era poi cos i dol ce l a vi s ta nel Bosco ? I nc h e consis teva l ’ i ncan to ? Forse i n que l la dottri na fi losoficaspiegata:dai sacerdot i de i templ i ? O era essa u n a real tànon percetti bi l e a i sens i ? Ogn i an no migl iaia d

e sseri ri

n u n c iavano a l mondo per en trare q ui . Lo trovavano ess ii l fasci no ? E quando lo ave van t rovato bas tava esso a gen erare un obl i o ta l e da escludere dal la mente tutti i ted ie i dol or i del la vi ta ? Se i l Bosco era l oro così beneficope rchè non lo sarebbe anche a l u i ? Egl i era Ebreo : p ossi b i l e c h e l e cose buone de l mondo fossero per tu ttifuorchè pei figl i d ’Abramo ?

Le sue facol tà s i concentrarono per sciogl ie re i l q uesi to ,

senza badare ai cant i degl i oblatori n e ai motteggi dei suoicompagn i .Volse gl i occh i a l cielo come per trovarci u na sol uzion e ;

era turch i no , si mol to tu rch i no ; l’ari a ri suonava dei garri t i

de l l e rondi n i ma l o s tesso co lore aveva i l c ie lo sovras tanteal l a ci ttà .

P iù i n l à , fuor i dei bosch i , a des tra , una del i ziosa brezza ,carica di p rofumi , l o ac carezzò per u n is tante . ed egl i , ins ieme agl i a l tri , s i fermò a guardare l a d i rezion e dondel a brezza proven iva .

«

°

Forse da quel giard i no laggi ù ? ch iese ad u nsuo V ici no .

Piu ttos to da q ualche cerimon ia sacerdotal e : u n sa

c rific io i n ono re d i Diana , d i Pane o d i qualche Divi n i tàs i l vestre .

Page 192:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

'

93

‘ La rispos ta era ne l la sua l ingua nativa . Ben Hur guardòso rpreso l o sconosci u to .

Un Ebreo ? gl i ch iese .

L ’ i nd ividuo ri spose c o n u n sorri so ri spettoso .

Nacqu i a pochi pass i dal l a piazza d i Gerusa lemme .

Ben Hur era su l pu n to d i conti nuare i l d iscorso , quando ,

u n improvviso movimen to del l a fo l la l o sp i nse da una partee trasci nò i n u n ’ al tra d i rezione i l suo i n terlocu tore . La

sol i ta ves te , una te la bru na i n capo , legata con una cordagial la , ed u n vol to eb raico p ro nunc iatissimo , fu quan toBen Hur potè ricordare de l l o sconosciu to .

Era arrivato a u n pun to ove i sen tie ri comin ciavano ai n ternars i n ei bosch i e offrivano pertan to una favorevol eoccas ione per s taccars i dall’assordan te p rocessione . BenHur non tardò ad approfi ttarn e .

I ncomi nciò co l pen etrare in una fol ta boscagl ia , canorapei can t i d i mol ti ucce l l i . I cespugl i e ra no , 0 i n fiore , 0 portavano fru tti . A ! piede degl i al beri s i s tendeva u n sofficetappeto erboso , men tre pi an te d i gel somi n i e d ’edera si

arrampicavano su tral ci , ricadendo dai . rami i n forma d ipergolato . L ’ari a e ra o

p regn a dei profumi de l l a s i ri nga—pers i ca , del l a rosa , del gigl io , de l l eand ro, del l a fragola , e ,perchè nu l l a mancasse al la fe l ici tà del le n i n fe e de l l e na

j adi , u n rusce l letto serpeggiava len tamen te frammezzo aifiori .

Procedendo ol tre lo sal u tò i l grido de l p icci on e e i l tubare del l e torto re l le ; al cu n i merl i non s i mossero neppu rea l suo avvici n ars i e u n usignuolo rimase t ranqu i l lamen tea l suo posto , quan tunque egl i passasse a u n bracci o di d is tanza dal ramo su cu i posava . Una quagl i a segui ta dais uoi pi cci n i , l o precedeva sal te l la ndo . Esse ndom fe rmatou n is tante per non Spaventar l i , v ide improvvisamen te sb u

care da una s iepe u na forma umana , trasal i . Gl i era datoveramen te d i vedere u n sati ro ? Osservò pi ù attentamen te ,e la suggest ion e de l l uogo essendosi d i ssi pata , ris e frad i sè , vedendo u n i n nocen te agricol to re che teneva i n manou n falcetto da p o tar v i ti . La pace senza i l timore , era ques tol ’epi tome e il s ign i ficato de l tempio d i Dafne !Sedette al l ’ombra d i u n ced ro , l e c u i radi c i grigias tre

pescavano i n parte n e ll’

ac q ue di u n ruscell o . I l n ido d’ una

ci ngal legra si specch iava nel l e l impide onde , e la ci n

gallegra s tessa , facendo capol i no , l o fissava negl i occh i ,come esprimendo u n mu lo i nvi to . Sembra che v o

13

Page 193:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

gl i a d i rmi : pensò Ben Hur Non ho p aura d ite . La legge che governa ques t i l uogh i è l

Amore .

Si , l’ i n canto de l bosco gl i appariva ormai ch iaro ; ne fu

con ten to , , e decise d i un i rs i a l l a schiera de i perduti d iDafne . I ncaricato del l a cus todia dei fiori e degl i a rbus ti ,cercando lo svi l uppo de l l e mit i be l lezze d i quei l uogh i , nonpotrebbe egl i , come l

’ uomo del fal cetto , ri nunciare a i,

tri

bol i de l l a vi ta , ri nu nciarvi d imen ticando e dimen ti cato?

Ma i l suo sangue Ebraico s i ri be l lò a questo progetto .

L’ i ncan to d i Dafne poteva bastare a certa gen te ; sarebbes tato sufficien te per lu i ? L ’amore è del izioso , ah si , mas ,

s ime dopo tan te sofferenze ch e egl i aveva provate , ma erapoi tu tto ne l l a v i ta , tu tto ?

Una profonda differenza correva fra d i l u i e quegl i sp e ns iera ti seguaci d i Dafne . Essi non avevano doveri , non pote van o averne avu ti mai , mentre

D io d ’Israe le ! gridò a voce al ta , balzando i n

pi ed i c o n l e guan c ie i n focate Madre , Ti rzah ! Mal edetto i l l uogo , maledetto i l pensiero , c h e mi d istacca da

,vo i !

A pass i p recipi tati uscì dal boschetto degl i aromi , e pervenne ad u n corso d ’acqua dagl i argin i murati , soma il

q uale metteva un pon te ; V i sal i e da questo vide una seri edi pon ti , ciascuno d i foggia d iversa dagli al tri , pro lung

am

ti s i in fin i tamente seguendo i mol tepl ic i meandri del fiume .

L ’acqua l impida , p rofonda e tranqu i l l a sotto d i l u i , un pocop i ù i n gi ù s i ge ttava rumorosa e spumeggian te da u n bancod i scogl i , formando u na piacevole cascata . I l paesaggioc h e s i s tendeva davan ti ai suoi occh i era i ncan tevole : am

pie val late e col l i n e ondeggianti c o n boschi , lagh i , edificifan tas ti ci , col legati gl i u n i con gl i a l tri da bianch i sentie ri ,e sci n ti l lan ti torren ti . I prati eran o

'

verdi ed i ngemmati d ifiori ; qua e là greggi d i pecore candide bruc

'

avan o l’erba .

I l o ro belati , l e voci e i canti de i pas tori s i udivano trattot ratto portati dal ven to . Sopra ogni sommità so rge van altar i a ciel o scoperto , ognuno dei qual i e ra servi to da unafigura bianco -ves ti ta , e ai qual i traevano numerose p ro c e ssion i d i persone pure ves ti te d i b ianco . Qual i mister i dov e van o ce lars i i n u n quadro cosi meravigl iosamente bel l o !Lentamen te Ben Hur ricupero l a padronanza de ’ suo i pens ier i e s i scosse da l l a speci e d i es tas i i n cu i e ra caduto .

Una rive lazione gl i b a le n ò tu tto ad u n tratto al la mente .

Al lora sol tan to s i a6c orse che i l bosco era tutto un tempio,

u n tempio vas ti ss imo senza mura nè te tto !

Page 195:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

19 6

u n paradiso terres tre . I n mezzo ad u na radura sorgeva unas tatua di meravigl iosa bel lezza , raffigurante Dafne , l a Deap rotettrice de l l uogo . Ai p ied i del l a s tatua , coricati soprauna pel le di tigre , addormentat i , Ben Hur vide una fanc iulla

°

<

ed un giovane abbracciati i n u n amoroso amples so .

Un falcetto ed u n canes tro rovesciato giacevano loro a pp resso , e , da ques t

’u l timo , usciva u n mucchio di rose formando una cascata di fior i 50pra i l prato .

Ben Hur s i ri t rasse con u n se nso d i p rofonda vergogna .

Ne l boschetto degl i a romi egl i aveva creduto d i scopri rel ’ i ncan to mis terioso de l l uogo ove regnasse pace senza t imore e quasi aveva ceduto a quel fasci no dolce e serenoora , da q ue ll

’e so tic o amplesso i n p ieno giorno , li , ai pied i

d i Dafne,ebbe u na n uova ri velazione . I l pri nci pio impe

ran te n el l uogo era l ’ amore , ma l’amore fuori de l l a l egge .

Questa era la pace dolciss ima d i Dafne !Q ues to lo scopo del la vi ta dei suoi mi ni s tri !A questo segno u n clero as tu to aveva asservi to la natu ra .

gl i ucce l l i d e l l ’aria , i fium i , i fiori , i l l avoro de l l’ uomo , l a

san ti tà degl i a l tari,i l fecondo bacio de l sol e !

I seguaci del l a N in fa , i devoti d i q uel gran tempio a cie loscoperto , anche quel l i c h e col l avoro de l l e l oro braccia l omantenevano i n quel l o s tato d i magn ificenza e d i p erfez ione , destarono un senso di d isgusto e d i sdegno nelpetto d i Be n l i ur, ora c h e il movente del le loro azion i nongl i era p iù u n mistero . Certo v ’ eran stati a lcun i c h e , ge

mendo sotto un fardel lo d i tri bol i troppo grav i a sopportars isi erano lasciat i a tti rare dal le p romesse d i pace c h e oflriva

l oro i l soggiorno i n u n l uogo consacra to , al l a cu i bel l ezza ,

i n mancanza d ’al tri doni , ess i pagavano un tri buto co lloro lavoro ; ma , certamente, non era di ques ti ch e si componeva la grande maggioranza dei fede l i . Ampie e doratee rano le reti che Apol lo tendeva i n ogni parte ai suoiseguaci , e sotto l e magl ie ; ma nessuna eguagl iava lo s plendore del Bosco d i Dafne . A questo t raevano tut t i i l i ban t idel mondo , i sensual i s ti d

’orien te e d ’

o cmde n te . I l oro votinon s i ispi ravano a nessu na nobi le esal tazione , a nessunzelo pe l Dio de l can to o per l ’ i n fel ice sua amante , a nessunpri nci pio fi losofico che prescrivesse l a calma de ll’ e remo ei l raccogl imento de l la natu ra , i l con forto de l l a re l igione e ir i ti d i u n amore e l evato e sereno . I n que l l ’età due so l i popol i sarebbero stati capaci d i assurgere a tal e a l tezza diconcezione : quel lo retto da l le l eggi d i Mosè , e quel l o cu iB rama reggeva . Ess i so l i avrebbero potuto esclamare :Megl io la legge senza amore che l ’amore senza la legge .

Page 196:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

I 9 7

Ben Hur con ti n uò la sua s trada , tenendo la tes ta al ta ,

come c h i, pu re apprezzando l e del i z ie che l o a tto rn iano , sacon templare c o n l a calma deri van te da u n a chi ara percez ione de l suo valore . I l pensi ero d

e ssersi quasi l asci atoadescare da q uel le fa l l aci i n s idi e , r ich iamava d i tan to i n

tan to u n sorri so su l l e sue l abbra .

CAP ITOLO VI I .

Giu nse ad u na foresta d i cip ress i a l ti e d i ri t ti come c o

l o n n e , da cu i procedevano le note gaie d ’ una cornetta .

Sdraiato sul l ’erba , al l’ombra d i un al bero , vide quel tal e

a l u i i ncogn i to nel qual e s ’era imbattuto poc ’anzi .Lo sconosci u to s i a lzò e gl i ven ne i ncon tro .

Di nuovo la pace sia c o n vo i. d isse i n tonocordial e .

Vi ri ngrazio ris pose Ben Hur facciamoforse l a s tessa s trada ?

I o sono di retto al lo s tadio , e vo i ?Lo stadio ?Si ; l a cornetta ch e avete ud i to poc ’anzi è u n ap

pel lo pei competi tori .Amico fece Ben Hur Confesso l a mia

ignoranza . e se vorrete servi rmi da gu ida , v i sarò gra to .

Volon tie ri . Ascol tate ! Mi par d i udi re i l rumore dei cocch i . Stanno per en trare n el l a pi s ta .

Ben Hu r s tette i n asco l to u n momen to ; poi ri prese l ap resen taz ione i n terrotta al crocicch io i n nanzi a i templ i

I o sono figl io del duumvi ro Arrio e tu ?I o mi ch iamo Mal l uch , negozian te d i An tioch ia .

Ebbene , buon Mal l uch ; i l corno , l o s trep i to del l er uote ; l a p rospettiva d i u no spettacolo han no destato l a miacurios i tà . Ho qualch e cognizi on e di quegl i eserci zi e nonsono sconosciu to ne l l e pa les tre d i Roma . Andiamo al l agara .

Mal luch l o guardò stupi to : I l duumvi ro era Romano ;pu re vedo suo figl io ves ti to da Ebreo .

L’illustre Arrio era m io padre adott ivo . spiegò

Ben Hur .Ah , comprendo ! Perdonate .

Uscendo dal la foresta la qual e formava come i l bordo di u na

Page 197:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

198

vas ta radura s i trovarono davanti a u no stadio . La pistaera d i te rra compressa e bagnata , ed i l t racciato n ’era se

gnato da corde appese n egl igen temente fra lancie c o nfittene l suol o . Per gl i s pettatori s i e rano ere tti

- dei p odia riparati da fi tte tende e forn i ti d i sedi l i degradan ti .Soma i mo di quei podia i due nuovi arri vati s i sedettero .

Ben Hur con tò i cocch i mentre sfi lavano erano nove .

Mi piacciono ! esclamò , Credeva che q u ii n Ori en te non si aspi rasse ol tre la biga , ma vedo c h e

s i è ambizios i e ch e c i si eserci ta anche col l e quadrighe .

O ssèrviamo li bene !Otto quadrighe passarono , alcune a l trotto , al tre al passo

e tutte guidate i n modo i neccepi bi l e ; l a n ona ven ne a lgaloppo ed al s uo appari re Ben H ur non potè tratten erela propria ammirazione .

Sono s tato n el le stal le de ll’ Imp eratore , Mal luch , ma ,pe l n ostro padre Abramo , d i benedetta memoria , non homai veduto caval l i p i ù bel l i .I quattro cava l l i si trovavano proprio d i fron te al podio

dei due ebrei , quando , tu tto ad u n tratto , si scompigl iarono .

Un grido acuto parti d a uno degl i s pettatori su l pod io eBen Hu r vide u n vecch i o a lzars i a metà dal suo sed i l e ,

s tri ngere i pugn i , mandar lampi i n feroci t i dagl i occh i , mentre i ! t remol i o de l l a l unga barba bianca trad iva l

'agi tazione

di tu tta l a sua persona . Alcun i vici n i i ncom inciaro noa ridere .

Dovrebbero ri spettare almeno l e sue can i zie . Ch iè costu i ? chiese Ben Hur .

Un poten te de l deserto , d imoran te ol tre i l Moab ,

p romie tario di mandre d i cammel l i e d i caval l i , e disce nden te

,s i afferma , dai caval ie ri de l primo Faraone l o sceicco

I lderim . ris pose'

Mal l uch .

L’auriga frattan to faceva van i s forzi per domare i ca

val l i ed ogni ten tativo esacerbava sempre più l o sce icco .

Che Abaddon se l o p igl i ! u rlò l’ infuria tO p atriarca . correte ! volate , figl i m iei ! l ’ord i ne ven ivadato ad alcun i servi , appartenen ti eviden temente al la suatri bù . Ma non avete capi to ? Ess i so n figl i del desertocome voi . An imo , afferra te li subi to !Frattan to l o scompigl io andava aumentando .

Maledetto romano ! con ti n uò l o scei cco protendendo i l pugno verso l’au riga . Non mi h a e igiu rato c h e saprebbe guidarl i si , giurato per tu tt i gliDei bas tard i del suo paese ? Eh , d ico , giù l e man i !

Page 199:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

mente lice n ziarlo ; come arabo e come sceicco gl i e ra forzadar c lamoroso s fogo a l suo ri sen timen to e ri emp i r l ’ ari ad’imp ro p erii .Prima ancora ch e i l patriarca avesse vuotato i l sacco

d’

ingiurie d i c u i era ben forn i to , una dozzi na d i man iave va

afferrati i caval l i pe l morso , e là q u iete si era'

ri s tabi l i ta . Nel lo s tesso i s tan te un nuovo cocch io comparves ul l a pi s ta p resen tando u n aspetto diverso dagl i al tri i nquanto ch e cocch io , gu idatore e cors ieri , erano addobbaticome nel giorno , del l a gara final e . Per una ragione , ch e

appari rà i n segui to , fa d’uopo descrivere a l quanto m inuta

mente i l n uovo arri vato . I l veicolo apparteneva a l la clasSica e ormai nota categoria d i bighe romane : Basse l eruote e un i te da u na sala larga , su cu i pogg iava u n c as

sone aperto d i dietro . Tale era i l model l o primi t i vo de l l ebighe : i l gen io arti s ti co dei Greci e d i Romani riusci coltempo a dare al rozzo veico lo que lla forma elegan te , c h e raggiunse la sua pi ù perfetta es tri n secazione , nel l a raffigurazionep lasti ca del cocch i o de ll’Aurora . I guidatori antich i , non menoaccorti ed ambizios i dei modern i , sol evano ch iamare i l l o ropi ù umi l e attacco una biga ed i l pi ù s ignori l e u n quadrigwc o n q ues t ’ ul tima ess i concorrevano a l l e so len n i tà dei giuoch io l impici e ad al tre gare sorte ad imi tazione d i quel l e .

Ess i poi pre feri vano guidare i quattro caval l i a l l i neatid i fron te , e per distinguerli sol evano chiamare i due im o

mediatamen te vi cin i al timone ca va lli da giogo e gl i al t rica valli da tiro . Era pu re loro avvi so c h e c o l l asci are l amass ima l i bertà d ’azione s i otten esse la mass ima veloci tà ,per cu i i fin imenti i n uso erano d ’ una notevole sempl ici tà ;ess i s i riducevano i n fatt i ad un col la re , ad u n ti ran te cheteneva i l col lare al l a cavezza , ed al le redi n i . Volendo attac

care i caval l i s i assmurava un giogo d i l egno a l l ’estremi tàde l timone mediante ci ngh ie passate entro apposi ti anel l i .I ti ran ti de i caval l i da giogo ven ivano ass icu rati all a sala ,

que l l i degl i a l tri al la sporgenza superio re de l telaio . I nq uan to a l le red i n i esse ven ivano raccol te da u n

a n e llo a ll ’ es tremi tà de l t imone , donde s i partivano i n forma d iven tagl io i n modo da termi nare . a l morso d i ogni cava l l o .

I l l ettore potrà faci lmen te r i l evare u l terior i parti colari i nproposi to seguendo gl

’in c ide n ti ch e siamo sul punto d i

narrare .

I p rimi competi tor i erano stat i accol ti i n s i l en zio , ma i lnuovo arri vato ebbe maggior fortuna . I l suo avanzars iverso i l podio da l quale no i ass is tiamo al l a scena

,fu sal u

Page 200:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

20 I

tato da c lamorose'

ac clamazio n i c h e atti rarono su d i l u i gl isguard i d i tu tti . I caval l i d i mezzo erano neri , q uel l i a il at i b ianch i come la n eve . I n con formi tà alle esigenze de l l amoda romana , l e l oro code erano s tate tosate , mentre l emozze cri n ie re erano divise i n tre c c ie fregiate d i nas tr iross i e gia l l i .Giun to ad u n punto o ve i l cocch io si offriva tutto i n tie ro

al la vi s ta degl i spettatori sul podio , ques ti dove tte ro c o n

ven i re c h e l e grida d ’ammirazio n e erano pienamen te giust i

ficate . Le ruo te erano d i meravigl iosa costruzion e : robustefasci e d i bronzo brun i to ne ri n forzavano i pern i leggeriss imi ; i raggi erano costi tu i t i da zan ne d ’avori o montatecol la loro natu rale cu rvatu ra al l ’ es terno , onde ottenere l am aggior perfezione d i concavi tà , co’ns iderata sin d ’ a l l oracosa importan tiss ima ; i cerch i e rano d

’ ebano co l la las traes terna i n b ronzo ; l a sa la , i n armon ia col le ruote , avevaal le es tremità un a tes ta d i tigre , e , tu tta la parte superio rede l cocchi o e ra di

'

v im in i dorati . L ’arrivo d i ques to sp lend ido equ ipaggio i ndusse Ben Hur a guardare c o n qualchein teresse l

auriga . Ch i e ra egl i ? Mentre fac evasi questa domanda non poteva ancora vedergl i i l vol to

,e nemmeno

l’in tiera figura , eppure qualche cosa ne l suo aspetto genera l e e ne l l e sue movenze non gli pareva nuovo . C h i

poteva mai essere ? I cava l l i si avvi cinavano a l trotto . Da l l osplendore del l ’ equi paggio e dal clamore c h

’e sso sol levava

e ra l eci to su pporre s i trattasse d i qual che gran d ign itari oo d i u n pri nci pe i l l ustre . La presenza d i u n magnate i n quel

p os to non sarebb e s tata i n con traddizione alcu na co n l asua condizion e socia l e : è noto come pi ù tard i Nerone e C ommodo guidassero i l oro cocch i ne l c i rco . Ben Hur Si al zòe Si fece strada fra l a fol l a fino ad arrivare davan ti al la c an

c e lla ta che d ivideva i l podio dal la p is ta . I l suo vol to esprimeva serietà e i suoi movimenti trad ivano l

’imp azie n za .

I l cocch io passò davan ti a l cance l lo : su di esso erano dueperson e ; l

auriga e u n compagno , i l Mirtilo , come class icamen te so levano ch iamarl i i gran signori appassionati perle corse ; ma Ben Hur non aveva occh i c h e per i l p rimo ,

r i tto i n pied i , co l l e red i n i avvol te atto rno a l copo formoso ,

so lo i n parte coperto da una tu n ica d i panno rosso—ch iaro .

Nel la destra s tri ngeva una frus ta , nel l’ al tra mano , l egger .

mente sol l evata e protesa . l e q uattro redi n i . P iena d i graziaè d i forza era l a posa . Gl i applaus i non avevan o l a V i rtùd i sc uo tern e l

’imp assib ilità . Ben Hur

'

provo una fi tta a lcuore ; i l suo i s t in to e la sua memoria non l ’avevano in

gann ato I’

aurz'

ga era Messala !

Page 201:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

202

La rara bel lezza dei caval l i , l a magnificenza del cocch io ,

l ’att eggiamento al tie ro de l la persona , ma sopratutto la freddae spre ssmn e del vol to , l e fattezze marcate ed aqui l i n e , c a

ratteristich e de l la razza domi natr ice , proc lamavano a chiarenote che i l tempo nori aveva i n nu l la modificato i l carattere sprezzante , audace , ci n ico , ed ambizioso de l giovanetto Romano .

CAPITOLO VI I I .

Allo rch é Ben Hur scese dai grad i n i de l pod io , u n arabosorse i n pi ed i e d isse ad alta voce a guisa d i proclama

Uomin i d ’oriente e d ’occide nte , s tatemi ad udi reI l buon scei cco I lderim vi sa lu ta . Con qua ttro c o r«

s ieri , figl i dei favori t i d i Salomone i l Sapien te , egl i è v e

nu to q u i per gareggiare c o i migl iori campioni . Egl i h abisogno di u n auriga grandi ricchezze aspettano ch i

saprà gu idare degnamente i s uoi caval l i . Q u i ed a l trove ,nel l a ci ttà e nei ci rch i , ovunque sogl iono adunars i i forti ,fate nota ques ta sua oflerta . Cosi vuole I lderim , i l generososcei cco , mio signore .

L ’ i nvi to sol levò un mormorio con fuso ne l popolo affol latosotto la tenda . Prima d i sera q ue ll

in vito sarebbe stato di ffuso i n tu tt i i . ri trov i frequen tati dai d i l ettan ti d i gi uoch iol impici e dai professi on i s ti . Ben H ur sostò u n momen toguardando i ndeci so ora l’araldo ora lo sceicco , e Mal luchcredette ch ’egl i fosse sul pun to d

ac ce ttare l’

oflerta . Fupertan to c o n un senso d i so l l i evo ch ’ egl i l o vi de i nveceri volgers i a l u i col la domanda Buon Mal l uch , oveand remo ora ?Rispose Mal luch ridendo Se volete segui re l ’ esempio

d i tu tt i q ue l l i ch e vengono qu i per la prima vol ta andre tesubi to a farv i predi re l a vostra fortuna .

La mia fortu na ? Per quan to i l suggerimen to in’ab

bia u n certo sapore d ’

mfede ltà , andiamo pure dal la Dea .

Adagio , adagio figl io d ’

Arrio : ques ti sacerdoti d iApol lo non fanno l e cose cosi . I nvece d i mettervi a c o n

ta tto c o n una Pizia o con una Si bi l la , ess i vi vendono u npapiro e v

’m v itano ad immergerlo nel l ’acqua d ’una certa

fon tana . dopo d i c h e potrete l eggere i n vers i i l vos tro av

ven i re .

Page 203:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

tempo , tran si tavano c occh i trasci nati con veloc i tà vertigi nosada focos i caval l i . Al l

es tremi tà , del v iale l a strada , con l i evependenza , scendeva fiancheggiata a destra da u n

’irta scarpa

d i roco a grigia , ed , a s i n i s tra , da u n vasto prato d i s i ngolare freschezza ; qui s i oflriva al la vis ta de l lo spettatore l afamosa Fon tana d i Castal ia .

Sp in to si a forza di gomi ti attraverso la fo l la , Ben Hur s itrovò di nanzi ad u n getto d ’acqua , c h e , dal l a sommità d iuna roccia , si versava i n u n baci no di marmo nero dovescompariva spumegg ian te come i n un imbuto .

Presso al baci no , sotto u n piccolo porticato scavato ne lsasso , s tava seduto un sacerdote vecch io , barbuto , gri nzosoe d i ncappucciato , un vero ti po d

”eremita . Dal con tegno de l

pubbl i co sarebbe s tato d iffici le l’indo vin are quale fosse la

pri nci pal e attrattiva , per esso : se l a fon tana o i l suo cus tode . Egl i ud iva , osservava ed era osservato , ma nonparlava mai .Di quando i n quando qualche devoto gl i porgeva una mo

neta . Con un rapido e scal tro luc c ic ar degl i occh i egl i l a…,

p igl iava e dava i n cambio u n fogl i o d i papi ro .

Subi to i l devoto immergeva i l papi ro ne l baci no , poi ,alzato lo e guardandolo con tro i raggi de l sol e , v i l eggevau n verso . Pare c h e l a fama de l la Fontana non avesse a so f

fr ire per la povertà dei versi. Prima c h e Ben Hur p otesse a sua vol ta consul tar l ’ oracolo , al tri vis i tator i s

’avanzaro n o , i l c u i aspetto ecci to l a sua curio s i tà non meno d ique l l a de i suoi compagni .Precedeva u n cammel l o al ti ss imo e completamente bianco ,

condotto da u n uomo a caval lo ch e lo teneva per la brigl i a .

L’

houdah,o sedi le , su l dorso del cammel lo era straordi

nariame n te grande e rives ti to d i porpora e d ’oro . Due al

tri caval ieri seguivano i l cammel lo , armati d i lanci e .

Che cammel lo meravigl ioso ! e sc iamò uno degl i astan ti .

Qualche p n n a p e venuto da lontano , osse rvòun al tro .

Forse u n Re .

I Re sono portati da el e fan t i e non da cammel l i .Un cammel lo , e per di pi ù u n cammel lo bianco !

fece u n terzo .

Per Apol lo , V i d i rò io d i c h e s i t ratta . Coloro c h e

vo i vedete non sono n é Re n é pri nci pi ; sono donne .

E qu i l a d iscussione fu troncata dal l ’arrivo del l a comi

tiva . I l cammel lo,vi s to da vici no , non isme n ti l ’ impression e

Page 204:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

205

destata da l on tano . Nessu no dei present i aveva mai vedutou n

an imale pi ù al to e pi ù maes toso . Che occh i neri ! Comeera fine e morbido quel s uo pelo bi anco C ome

,armo n izzava

bene col l e bardature dorate ! Un ti n ti n n io d i campanel l id ’ argen to l o accompagnava ed egl i S i moveva c ofn e in co n

scio de l peso c h e portava. Ma ch i erano l ’ uomo e l adon na so tto i l bal dacch i no de ll

’/zoudah Ogn i sguardo era

ri vol to su d i ess i . Se l ’uomo era un pr inci pe b isognavapropri o conven i re de ll’ imp arzialità de l tempo , che non fad is ti nzione fra poten ti ed um i l i , poiché l

’aspetto de l vecch io'

ch e nu l l a ri velava ci rca l a sua naz ional i tà , era quel lo d in na mummia i curios i radunati a l la fon tana non trovaronon u l la da in v idiargli a l l

’ i n fuor i del ri cco scial lo ch e n e avvolgeva l a persona .

La donn a se ne s tava seduta secondo i l cos tume orientol e fra finissim i ve l i e merletti . Al disso p ra dei gomi tiportava braccia l ett i i n forma d i serpen te…un i t i con c ate î

nel l e d ’oro ad al tr i b raccial ett i ai pols i . Salvo ques t i ornamen ti le braccia erano nude e d i forma ol tremodo seducen te , c u i facevano degno complemen to due man ine q uas ii n fan ti l i , una del l e q ual i scm tillava pei n umeros i ane l l i chel’

adornavan o . I l vel o o reticel la c h e l e copri va i l capo eratempestato d i bacche d i coral l o e l egato con una fi lza dimonete , i n parte ac c erch ian tile la fronte , i n parte sc e n

den ti l e su l l e spal le , con fuse i n una fol ta massa d i cape l l iner i . Dal su o seggio el evato essa con templava i l pubb l icoc o n cu rios i tà ed apparen temente se n z

ac c orgersi del la cur iosi ta ch ’essa s tessa destava . I l p i ù s i ngo lare poi s i erac h e , contrariamente a l cos tume del l e s ignore , essa avevai l viso scoperto .

Ed era veramente bel l o que l v iso , bel lo per la giovan i l efreschezza , per l a forma oval e , per la carnagione traspa

rente,per gl i occh i grand i , per l e labbra coral l i n e e pe i

b ianch iss im i den ti . A ques te attrattive aggi ungas i l a d istinzio n e d i una testo l ina class icamente model lata e d ’ u nvol to ari s tocratico , che le davano u n

’ ari a veramente regale .

C o s ich é fosse rimasta sodd is fatta del l ’esame del l uogo edel l e persone , l a vaga creatu ra d iede u n ordi ne a l servo ,

u n tarch iato etiope , nudo si n o al l a ci n tola,i l q ual e avv i

c in ò i l cammel lo al l a fon tana e l ’ obb ligò a piegare le gi

nocchi a . Poscia , r icevuto dal le man i de l la sua s ignora unacoppa , s tava per ri empi r la , a l lorché un fo rte i umor d iruote e u no sc alp itar d i caval l i a l galoppo ven ne a rompere l ’ i ncan to prodotto dal l ’ ap p ariu o n e de l l a be l l a stra

Page 205:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

206

n iera e , c o n u n grido d ’ al larme , i l pubbl i co s i sbando perl asciar l i bero i l passo .

Que l Romano pare c h e vogl ia tr‘

av o lgerc i , badate av o i ! gridò Mal l uch a Ben Hur , spiccando u n sal tope r pors i i n sal vo .

Quest ’ u l timo si volse , e vide Messala che , a gran c ar

r ie ra , d i rigeva i l suo cocch io su l l a fol la . Questa , sb andan

dos i , l asciò sc 0p erto i l cammel lo , i l qual e , 0 i nconscio oi ncu ran te de l pericol o , non s i mosse . L ’ Etiope era paral i zzato dal terrore . I l vecch io fece u n vano ten tati vo pe rusci re da l suo houdah

,ma nè egl i n è l a donna e rano pi ù

i n tempo a salvarsi . Ben—Hur , ba lzò davan ti a l oro e tuonòri vol to a Messala :

Fermati ! i nd ietro , i n d ietro .

Un sorri so illum in ò i l vol to del patri zi o .

Non vedendo al tra via d i scampo Ben Hur , s i preci pi tòi nnanzi ed arres tò di botto i l cocch i o aflerrando due deicaval l i pel morso : Cane d ’ un Romano , tie n i i n c o sì pococon to l a vi ta ? gridò , men tre c o n s forzi ercu l ei obbl i gavai caval l i a retrocedere . La subi ta scossa fece trabal larei l carro . Messala fu appena i n tempo ad evi tare d i cadere

,

ma i l compiacen te suo Mirtilo andò a ruzzol are l ungo lav ia , fra le r isa d i sch erno degl i spettatori .L ’ impareggiabi l e d i s i nvo l tura del Romano non venne

meno i n ques t ’occasione . Sc i ogl i endosi dal le red i n i i n c ui

era avvi luppato , l e gettò da banda ; fece i l gi ro del cammel lo ,guardò Ben Hur , e parl ò ri volgendos i a l vecch io ed al ladonna .

Chiedo ven ia ad en trambi : i o so n Messala , e perla nos tra mad re terra vi giuro ch e non v i aveva ve du ti .I n quan to a ques ta buona gen te

,ho forse fatto troppo a

fidanza su l l a mia destrezza : voleva ridere a l oro spese eson o ess i invece che ridono d i me ; buon pro ’ l o r facc ia .

I l sorr iso bonari o,l o sguardo ed i l gesto indiflere n te c o l

qual e s ’era rivol to a l pubbl i co s’

ac c ordavan o bene c o n

quel l e parol e . Tutti tacquero i n attesa d i quanto egl i d irebbe ancora . Fatto al l on ta nare i l cocch i o d i poch i pass idal buon Mirtilo , egl i p rosegu i guardando ard i tamen te lafanciu l la

Ti prego d ’in terc edere per me presso questo bra

v’

uomo i l cu i perdono ch iederò c o n maggior i nsi s ten zapi ù tard i se ora non l’o tte ngo . E ’ tuo padre nevvero ?

Essa non ri spose .

Page 207:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Mentre s tava osservando la partenza del l a comi ti va vid edi

,n uovo Messa la .

I l Romano allo n tan avas i come era venu to , r idendo coni ndi ffe renza beffarda .

CAPITOLO IX .

D’

ordinario uno dei mezz i p i ù s icuri per fars i odiare dau na persona , è q ue l lo d i comportars i bene i n u n

’occas ion ei n cu i quel la persona S

è comportata male .

Fortu natamen te Mal luch faceva ecce zion e al l a regola .

L ’ i n ciden te d i c u i era s tato testimon io aveva anzi aumentata l a sua s tima per Ben Hur rive la toglisi uomo coraggioso

mde stro .

Se ora avesse potuto apprendere qualche cosa del la stori ade l giovane avrebbe , pensava egl i , u n

in te re ssan p p o rto

del la gio rnata da sottoporre al l ’ottimo messe r SI ntan to due fatti gl i constavano già . I l suo compagno

era Ebreo e figl io adottivo d i u n ce lebre Romano . Un al trope nsi ero germogl iava nel la sua mente . Messala ed i l figl iodel duumvi ro non dovevano essere es tranei l ’ uno al l ’al tro .

Di qual natura erano i l oro rapporti ? Come veni rne i nch iaro ?Per quan to e i s i l ambiccasse i l cerve l lo , non riusciva a

trovare u n’

adde n te lla to per en trare i n argomen to . e giàrassegnavasi a ri nunciare ad ogn i te ntativo quando Ben Hurs tesso venne i n suo soccorso .

Egl i prese Mal luch pe r u n braccio e con l ui s i scostodal la fol la l a qual e ormai volgeva d i n uovo la propria attenzione a l vecch io sacerdote ed al l a mis ti ca fontana .

Buon Mal luch , ch iese Ben H ur arres tandosi ,può u n

uomo dimenticare la propria mad re ?

Questa domanda , fatta a bruciape lo e senza appl icazioned i re tta , non poteva a meno d

imb arazzare l’

in terroga to , i lq uale , guardando i l compagno come per l eggergl i i n vo l toi l vero s ign ificato del l e sue parol e , V i scors e invece tal isegn i

‘d i s i ncera emozion e da sen ti rsene scosso .

No , ri spose con ca lore . No , mai ,i nd i , r ipreso completamen te possesso d i se s tesso soggi unsec o n calma : mai s ’ egl i è I s rael i ta . Una del l e p run e lez i on i ch ’ i o imparai a l la S i nagoga fu la veneraz ion e pei

Page 208:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

209

geni tori , p o iché , come diss e i l figliuo lo d i S i rach : Ve

ne°

ra tuo padre c o n tu tta l ’ an ima e non dimenticare l esofferenze d i tua madre .

I l vo l to d i Ben Hur s i fece p iù acceso . Quel l e paro l e ; d isse con voce commossa , mi ri ch iamanoal la mente l a mia i n fanzia ed esse m i provano pu re ch e tuse i u n buon Ebreo . Tu m ’

isp iri fiducia .

Abbandonò il braccio,a l quale si n qu i s ’ era tenuto s tretto ,

e con ambe le man i compresse l e pi eghe del l a ves te c h e

gl i copriva i l petto , quas i a soffocare u n’acu to dolore c h e

l o s trazi ava , i nd i prosegui °

Mio padre , portava u n nome d isti n to e godeva d inon poca considerazione a Gerusalemme o v

’egli abi tava .

Mia madre , al l a morte d i l u i , era ancora ne l fiore del l ’e tà ,

e i o non sapre i davvero trovar paro le per descrivereq uan to buona el l a fosse e bel la . 10 aveva anche una so

re llin a , e noi tre componevamo la famigl ia , una famigl i acosi fe l i ce da giustificare l e parol e de l vecch io Rabbi

Dio non potendo essere da per tu tto , creò l e madri .Un… giorno u na d isgrazia acciden tale toccò ad u n

alto

funzionario romano , men tre passava davan ti a l l a n os tracasa accompagnato da una coorte ; i . legio narii abbatteronol a porta , s i preci pi tarono i n casa e ci arres tarono . Da que lgiorno no n ho ri veduto m ia madre e mia sore l la . Non possodi re s ’esse s iano vive o morte e non so c h e cosa S ia avvenuto d i esse . Ma , Mal luch , q uel l

’ uomo , l aggi ù n e l C OOch io , era presen te al l a nos tra separazio ne ; fu egl i s tessoc h e C i consegnò ai soldati , soggh ignando barbaramen te ,men tre mia madre , i nvocan te pi età pei s uoi figl i , ven ivatrasci nata a v iva forza . Non ti sapre i d i re se i n me prevalga l ’odio o l ’amore . Oggi lo r iconobbi da lontano e

qu i riafle rrò i l b raccio del l ’ al tro Mal luch , q uel l’ uomo

conosce i l segreto ch ’ i o darei l a m ia vi ta per scopri re ; si ,egl i potrebbe di rm i ove tro van s i le poverette , se s ianoV ive , ed ove , se morte , i o potrei r i t rovare l e l oro ossa .

E non vuo l parlare ?

Perchè ?Perch é io sono Ebreo ed egl i è Romano .

Ma i Roman i han no pure u na l i ngua e gl i Ebre i ,per quan to disprezzati , dispongono d i mezz i effic ac is

s im i .Non per cas i d i ques to genere . Trattas i d ’u n se

14

Page 209:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

210

greto d i Stato . Devi sapere ch e tu tti i ben i di mio padre furono confiscati e d ivi s i fra i nos tri nem ici .Mal luch ch i nò i l capo come per s ign ificare che compren

deva perfettamente tu tta la forza de l ragi onamen to ; posciadomandò : Ti ha egl i ri conosci u to ?

Non gl i era possi bi le . Fui condannato al l e galerein v i ta e da gran tempo sono creduto morto .

Mi s tupisce c h e tu non l ’ abbia ucciso feceMal luch cedendo ad un momen taneo impeto d i sdegno .

Se lo avess i ucci so lo avrei messo n e ll’im po ssib i

l i tà d i servi rmi . La morte c ostudisc e un segreto pi ù gelosamen te del la coscienza d ’un Romano .

L ’ uomo cu i i ncombeva la vendetta d i si atroci offese ec h e nondimeno sapeva padroneggiare se s tesso al pun to d ir i nunciare a l l ’occas ion e c h e gl i si era presen tato d i c ompierl a , doveva aver gran fiducia ne l proprio avven i re , oppure covava u n piano migl iore : pertan to i pens ier i d iMal l uch presero un nuovo i ndi ri zzo . Ei cessò da que lmomento d ’essere u n icamen te l ’agen te d ’una terza personae si senti attrat to verso Ben Hur per conto propri o . I nal tre parol e Mal luch s i predisponeva a servi r lo d i tuttocuore per l ’ammirazione c h e Ben Hur gl

isp irava .

Dopo una breve pausa , Ben H ur ri prese :

Non vogl io togl iergl i l a vi ta , buon Mal l uch ;con tro una tal e misu ra estrema l o garan tisce per ora i ls egreto che egl i ch i ude nel l a nera sua an ima ; ma so u nmodo d i puni rlo , e se tu vuoi a iu tarmi

,mi C i proverò .

Egl i è Romano , ri spose Mal l uch sen za es i tare ,ed i o sono de l l a tri bù d i Giuda . T ’

a iu terò . Se vuoida me u n giu ramento , p rescrivime lo pure ne l la forma c h e

a te sembri pi ù solen ne .

Dammi l a tua mano ; q uesto mi bas ta .

Scambiata la s tretta d i mano Ben Hur , con un senso d isol l i evo

,p rosegui : Ciò ch ’ io vorrei da te , mio buon

amico , non è cosa d i ffici l e n é tal e da turbarti l a cosci enza .

Proseguiamo i l nostro camm ino .

Presero la v ia c he a destra conduceva attraverso il pratoc ui fu già accen nato nel l a breve descri z ione preceden tel ’arrivo al l a fon tana . Dopo qualche i s tan te Ben Hur ricom incio

Conosci tu l o sceicco I lderim i l Generoso ?

Ove trovas i l’Orto del le Palme ? o , piuttos to a chedi s tanza è desso da l vi l laggio d i Dafne ?

Page 211:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

2 12

partico lare sal vo uno solo ; a Roma ogn i s ingola gara èl imi tata a quattro cocch i ; qu i invece non v

’è l imi te d i n umero .

Ah , l’ usanza dei Greci .

Sicu ro , Antioch ia è pi ù Greca ch e Romana .

Perc u i, Mal luch , i o sare i l i bero d i scegl iermi i l m iococch io ?

I l tuo cocch io e i tuoi caval l i , non v ’è alcunarestrimo n e i n propos i to .

Men tre ri spondeva al l e domande d i Ben Hur , Mal luch‘

non poté a meno d ’

ac c o rge rsi del la crescen te soddis fazionecol l a qual e l e sue parole ven ivano accol te .

Ancora una cosa , Mal l uch , quando avrà l uogo lasol enn i tà ?

Ah,si , me ne era scordato , s

’aflre ttò a d ire l ’ i n

terrogato , se , per d i rla i n istile romano , gl i De i del maresono p rop izii, d i q u i a se i giorn i c omin c ieran n o i giuo

c h i.

I l tempo è breve Mal luch , ma mi bas ta ;ques te u l t ime parole ven nero pronunciate c o n forza ,

pei p rofet i d ’Israe le ! ri prenderò le red i n i ; però . u n mo

men to ! Come possiamo noi essere s icu ri che Messala saràfra i concorren ti ?Mal luch v ide d ’ u n tratto i l p iano escogi tato per umi l i are

i l Romano , e , da degno d iscenden te d i Giacobbe , dime n ti

cando ogni al tra consi derazione , corse subi to col pens ieroa val u tarne l e p robabi l i tà pro e contro . La sua voce ebbequas i u n tremi to

,quando domandò Sei tu abbastanza

addestrato ?

Non temere , amico mio . Da tre ann i i v i nci tor i .

del Ci rco Mass imo devono i loro a l l ori u n icamente al la miacond iscendenza . Ch iedi lo a l oro s tess i e ti d i ran no ch ’ i onon esagero . Al l e u l time gare l’ Imp eratore i n persona mio ffrì l a sua particolare protezi one a patto ch ’ i o guidass i i

suoi caval l i .E tu non accettasti ? ch iese con v ivo i n teresse

Mal l u ch .

I o , proseguì Ben Hur , e qui l a sua voce si feceesi tan te , i o sono Ebreo e non osai , quan tu nque portass i u n nome romano , assumerm i profess ionalmente u n

’uf

ficio che avrebbe suonato onta al nome d i mio padre neichi os tri e nel l e corti de l Tempio . Nul l a m i vi etavadi addes tra rmi nel l e pales tre , ma i l ci rco m i avrebbe d isonorato , e se qui faccio un

’eccezione , Mal l uch , t i giu ro c he

Page 212:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

non è per i l p remio 0 per l a mercede ri servata a l vi ncitore . P _

Fermati , non giu rare così , l o i n terru ppe Mall uch , l a mercede è d i d iecimila ses terzi , una fortunape r tu tta l a vi ta .

Non per me , quand’anche i l Prefetto l a tri p l i casse

ci nquan ta vol te . lo vogl io ben a l tro ; vogl io C i o c h e vale

p iù d i tu tt i i redd i ti imperia l i dal primo anno del l ’ imperoa tu tt ’oggi . Vogl io umi l iare i l m io nem ico . Tu sai che l avendetta è permessa dal la l egge .

Con u n sorriso’

d’

a p p ro vazio n e , come volesse di re , Be

n issimo , benissimo , fra noi Ebre i c’in te ndiamo Mal l uch

ri spose Messal a correrà , non dubitarne . Egl i s i è giàtroppo impegnato annunciando i l suo concorso i n tu tti ipubbl i ci r i trovi , e d ’al tronde i l suo nome figura sull e tavolette d i tu tt i i giovan i gi uocatori d ’

An tio ch ia .

I l suo nome è impegnato i n scommesse , d ici tu ?Sicu ro , ed ogn i giorno egl i v ien e qu i c o n osten ta

z ione ad eserci tarsi .Ah ! que l l o adunq ue è i l cocch io e que l l i so no i

caval l i d i cu i s i servu à ? Sta bene ; Si i r ingraziato buonMal l uch . Tu m ’ha i già reso u n gran servigio ed io h o d ic h e rallegrarme n e . Ora siim i guida all

Orto del le Pa lmee presentami a l l o sceicco I lder im i l Generoso .

Quando ?

Oggi s tesso . Doman i i suoi caval l i potrebbero es

sere gi à affidati ad al tri .Ti piacciono tan to ?

Ben Hur rispose c on en tus iasmo Li v id i dal podioper u n so lo i s tan te . poiché subi to sopraggiu nse Messala ,

e non pote i pi ù veder a l tro , ma quel l o sguardo mi bas tòper riconoscer l i d ’ un sangue c h e è l a merav iglia e l a glori ade l deserto . Non V i d i esemplar i d i q ue l l a razza fuorchè ne l l es tal l e d i Cesare , ma , vedu ti una vo lta , si r iconosconosempre . Se domani per esempio t ’ i ncon trass i , Mal l uch ,

quan tun que tu non m i sa lu tass i , i o ti r i conoscere i a l tuoviso , al la tua figura

,ai tuoi modi . Ebbene , co l l a s tessa

certezza ed al l i s tess i segn i i o r i conoscere i quei caval l i . Seè vero la metà d i quan to s i di ce d i l oro e io riesca a'

piegarl i al l a m ia vo lon tà .

Vincere i sesterzi ? i n terrogò Mall uch ridendo .

No , rispose vi vamente Ben H ur , faròq uel l o che megl io s

addic e ad un figl io d i Giacobb e : umi

Page 213:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

2 14

lierò i l mio nemico i n pubbl i co . Ma , soggiunse impazi en te ,noi perdiamo tempo . In qual modo poss iamo con tu ttasol l eci tud in e ragg iungere la tenda del l o scei cco ?

Mal l uch rifle ttè un momen to .

I l megl io s i é d ’andar d i ri tto al v i l laggio che fortu n a tame n te è qui v ici no ; se poss iamo trovare due buon icammel l i non avremo che u n ’ ora di viaggio .

Andiamo dunque .

I l v i l laggio era formato da palazzi ci rcondati da giard i n i ,c o n qua e là dei Khan , 0 albergh i , pr inci pesch i . Non fud i ffici le trovare due dromedarii, e , montati su d i ess i

,i d ue

Ebrei s ’

avviaro no al l a vol ta de ll’Orto de l l e Pa lme .

CAPITOLO X .

Passato i l vi l l aggio , i l te rreno si presentava ondulato eco l t ivato c o n gran cura ; esso era in fat ti l’O rto d ’

An tio ch ia

ove d ’ogn i pa lmo d i terra si faceva tesoro . G l’irti fianch i

del l e col l i ne erano tagl iat i a terrazzi , e pers i no l e al te s iep ira l l egravano l a v is ta col le vi t i che v i erano al lacciate,dal l equal i pendevano be l l iss imi grappol i d ’ uva porpori na . A ld i là d ’

in n umere vo li l e tt i d i pop on i , e d i boschetti d’

aran c i

e l imoni , s i scorgevano l e bianche d imore degl i affitta iuo li.Ovunque si gi rava lo sguardo , s i vedeva l

’Ab b o ndanza , sorri

dente figliuo la del l a Pace , ves ti ta dei suoi pi ù l iet i ed a t

traen t i co l ori .Di tempo i n tempo poi l e acci den ta l i tà de l terreno l asci a

vano i n travvedere qualche pun to de l Tauro e del Libano ,fra i qual i l’O ro n te placidamen te seguiva i l p ropr io corso .

I nostri viaggiatori arrivarono a l fiume e lo cos teggiarono seguendone le s i nuos i tà , ora vincendo rapide sali teo ra scendendo i n qualche val le

,a traverso terren i segnati

come aree per cos truzione d i vi l l e . Ora si godeva l ’ ombrapiacevol e proiettata dal le fronde del l e q uercie

,dei sic c omo ri

e de i mi rti , ed o ra i l profumo del l e pian te aromatiche . Al lapoesia de l l ’ ambiente con tri bu iva poi i n particolar modol a vicinanza de l fiume ne l quale sp e c c hiavan si gli obl iq u iraggi de l so le .

I n numerevo l i navi e navicel l e sol cavano le acque i nOgn i senso , emblemi e veicol i d i V i ta , r icch i d i suggestion ied evocan ti immagi ni d i ci ttà lon tane , d i popol i s tran ieri edi commerci .

Page 215:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

ca lore Mal l uch , i l vecch io I lderim , o figl i o d ’Arrio , è

un u omo nel migl ior senso del l a parola , quantunque u nEdomita non ci rconciso . I suoi padri furono tutti sce icch i .Uno d i ess i , vissu to i n non so quale epoca pres tò soccorsou na vol ta ad u n Re , che mol t i nemici i nseguivano .

La leggenda narra ch ’egl i gl i pres tasse a sua d i fesam i l l e caval ieri , c u i erano noti tu tt i i sen tieri e nascondigl idel deserto . Ess i tennero celato i l Re finché l ’occas ione si

p resen tò di di s truggere i l nemico e d i r imettere i l monarcasul t rono . Questi , per ri conoscenza diede al figl io de ldeserto ques to l uogo del i zioso , per sè e suo i successori .i n perpetuo . Nessu no pensò mai di turbarn e i l possesso .

I governatori t rovano c h e è de l loro i nteresse i l mantenerebuone re lazion i c o n una tri bù al la qua le Iddio «ha accordato uomin i , caval l i , cammel l i e ricchezze , rendendola cos ipadrona di mol te fra l e arter ie che col l egano Antiochia conl e al tre ci ttà ; poichè è dal buon vo lere d i ques ti uomi n ic h e dipende la l i bertà d i passaggio e la s icurezza del l es trade . Pers i no i l Prefetto s i reputa fel i ce ogn iqualvol ta I lderim , sopran nomi nato i l Generoso pei mol ti suo i attid i l i bera l i tà , si reca a fargl i V is i ta i n compagnia del l e sue

donne,dei suoi figl i o de i suoi di penden ti , tu tti montat i

su cammel l i e cava l l i , come sol evano fare i nostr i padriAbramo e Giacobbe .

Come spiegh i adunque ch iese Ben Hur cheaveva ascol tato c o n vivo i n teressamen to , senza accorgers i de l l a l en tezza dei dromedarii ch ’ egl i oggi si

s trappava l a barba dal l a rabbia e malediva sè s tesso peraver pres tato fede ad u n Romano ? Se Cesare l ’ avesseud i to avrebbe avuto ragione d i di re : Non amo tal i amici ,lib erateme n e .

E non avrebbe sbagl iato d i certo ri spose Mall uch sorridendo . I lderim non ama Roma , ed ha u nmotivo d i lagnarsene . Tre ann i fa i Parti cattu rarono unacarovana su l l a s trada da Bozza a Damasco , l a quale portava , fra l

’al tro , i l tri bu to d’un i n tiero d istretto . Ess i ucci

sero tutti gl i uomin i de l l a carovana , ciò che i censori aRoma avrebbero faci lmen te perdonato purché i denari im

p eriali fossero s tati r ispettati . Gl i appal tatori de l l e tasse ,ch iamati a rispondere del danno , ricorsero a Cesare i l qualetenne responsabi l e Erode . Questi se ne i nden n izzo seques trando dei valori d i I l derim c o l pretesto ch ’ egl i avrebbedovuto invigi lare la s icurezza del l e s trade imperia l i Lo'

sceicco si ap pe llò a Cesare e Cesare gl i diede una ri spos ta

Page 216:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

2 17

degna i n tu tto del la sfinge . D’allo ra i n poi i l vecch i o si

s trugge d i rabbia e non manca mai u n ’occas ione d i darv is fogo .

Ciò non gl i serve a nu l la , Mal l uch .

Questo c o n tin uò l’

a ltro r ich i ede u n ’ a l tras piegazione ch e t i forn i rò , se ti accoste rai ma , parl i amosottovoce l ’ospi ta l i tà de l l o sceicco ha già pri n cipio ,guarda quel le fa n cmlle c h e t i parl ano .

I dromedari i si fermarono e Ben Hur guardando giù ,

vide a lcu n e bambi ne vesti te al la foggia del l e con tad i n eS i ri ache , c h e gl i offri vano canes tri d i datteri . La fru tta e ras tata appena col ta e non poteva ven i r r ifiutata . Egl i si abb assò , ne prese , ed i n que l l

is tan te u n uomo , accovacciatosu l l ’ alb ero presso i l qual e l e bestie s ’erano fermate , gridò

La pace sia co n vo i e s iate i benvenu ti . D0p o

aver ringraziato l e due fanci u l l e i due amici con ti nuaronoper la lo ro s trada .

Devi sapere prosegui Mal l uch , in terromp en

dosi d i tan to i n tan to per mostrare u n dattero c h e

Simonide , i l negoziante , mi onora del la sua fiducia , e ch’e

gl i , qual ch e vol ta , si degna consigl ia rs i meco , per c u i, fre

q ue n tando i o la sua casa , feci la conosce nza d i mol ti suo iamici , i q ual i sapend o di ques ta nos tra domes tichezza , parlarono l iberamen te i n mia presenza . Fu i n ques to modoc h

’ i o entrai i n qual che i n tim i tà col l o sceicco I lderim .

Per u n i s tan te l ’ attenzione d i Ben H ur divagò . Al la suamente s

aflac c iò l ’ immagi n e pura , genti l e e suppl i chevo led ’ Ester . Gl i occh i ne ri de l la fanci u l la , r is pl enden ti d i quel l al uce caratteri s ti ca de l l e don ne Ebree , s i fissarono modestamente s u i s uoi ; gl i parve d

ud i re i l fruscio del l e ves tie l a melodiosa sua voce mentre gl i porgeva la coppa d iv i no . Ricordo c o n compiacenza la pietà de l suo sguardop i ù espress i vo d i q ual unq ue paro la e si b eo d i que l ricordo . La vis ion e , pi ena d

’ i neffabi l e dolcezza , spar ì comed ’ i ncan to al l orché egl i s i vo lse verso Mal luch .

Alcun i gio rn i fa L con ti nuò q ues t ’ u l timo i lvecch io arabo venne da Simonide e m i t rovò da lu i . Nonmi sfuggì u n suo certo q ua l turbamento, o nd

’io , per defe

renza , feci atto d i r i ti rarmi , ma egl i s tesso m i tratten ne .

Se se i I s rael i ta d isse fermati p erché ho u nastoria s trana da narra rti . L ’ en fas i co l l a quale ac c e n

tuò l a paro la I sraelita , e c c itò l a mia curios i tà e r imas i .Devo essere b reve , poiché c i avvici n iamo al l a tenda ; e ccoti i n poche parole i l sun to del la sua narrazione .

Page 217:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

2 18

Mol ti an n i fa , tre s tran ie ri convennero a l l a tenda d ’

Il

derim ne l deserto ; u n I nd iano , u n Greco , u n Egiziano .

Viaggiavano su cammel l i , i p iù grand i c h’ egl i avesse mai

veduti e comple tamente bianch i . I lderim d iede l o ro i l benvenuto e l i ospi tò .

La matti na seguen te s i a lzarono ed i n tonarono u napreghiera affatto nuova per I lderim , i nd i ri zzata a Dio eda l figliuo l suo . I l l o ro con tegno e ra mister ioso . D opo rottoi l d igiuno , l

’Egizian o Spiego ch i fossero e donde venissero .

Ognuno d i l oro aveva veduto una stel la , dal l a quale s’era

fatta udi re u na voce che comandava loro d i recars i a Gerusalemme e d i ch iedere : Ov

e colui che e na to Re dei

Giudei ? Ess i obbedi rono . Da Gerusal emme la s te l l al i gu idò a Betlemme , dove , i n u na grotta , trovarono u nneonato c h

’e ssi adorarono cadendo i n ginocch io davan ti

a l l l l compiu to ques t ’ atto d ’ado razio n e , accompagnato

da prezios i regal i , e proclamato ch i Egl i fosse , ess i fuggirono coi loro cammel l i e s i r i fugiarono presso l o sce icco ,

non essendo dubbio c he , se Erode , col u i c h e era detto i lGrande , . l i avesse pres i , l i avrebbe condannat i a morte .

Fedele al suo cos tume , l o sce icco l i ri covero e l i te nne cel ati per u n anno i ntero , i n capo a l quale , ess i part i ronolasciandogl i don i d i gran valore , e prendendo ognuno unad i rez ion e diversa ,

E ’ una storia me raglio sa esclamò Ben HurChe cosa d ices ti c h e ess i dovevan o ch iedere u na vol ta

arr ivati a Gerusalemme ?

Dovevano ch iedere : Dov ’è col ui c he è nato Re de iGiudei ?

E nu l l ’ al tro ?

V ’erano al tri partico lari ma non l i r i cordo .

Ed ess i trovarono i l bambi no ?Si , e l o adorarono .

Mal lu ch , ques t’ è u n mi racol o .

I lderim è uomo posato quan tunque ecci tab i l e cometu tti gl i Arabi . Egl i è i ncapace d

’ una menzogna .

Mal luch parlava c o n s icu rezza . Dopo una pausa , d i cu ii dromedarii approfi ttarono per pasco lare , scostandosi da l las trada , Ben Hur ch iese d i n uovo :

Non sa pi ù nu l la I lder im dei tre uomi n i ? Che avven ne d i loro ?

Ah , si , questo fu precisamen te i l motivo del la v i

s i ta a Simon ide . Al la vigi l ia d i quel giorno era ricomparsol’

Egiziano .

Page 219:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

220

s trana teoria,Mal l uch , è d i prezioso al imento al le sue spe

ranze , vis to che , duran te la domi nazione di Roma , so lou n Erode può essere Re dei Giudei . Udisti tu c iò che Simo n ide ri spose ?

Se I lderim è uomo serio , Simon ide da l can to suo

è uomo saggio , rep l i cò Mal l uch ; udi i i n fatti i ls uo parere e… ma , ascol ta , q ualcuno c i segue .

Udivasi i n fatti u n rumore d i caval l i e d i ruote av v i

c inan te si rap idamente , i n breve i d ue Ebrei fu rono raggiun tida I lderim , c h e , a caval lo e segui to da u n lungo corteo ne lquale figuravano i quattro caval l i arabi , r i to rnava dal b osch e tto d i Dafne . La testa del l o sceicco er a ch i na su l pettocome quel la d i una d i persona accasciata ma al la vi s tadei due c h e l ’avevano preceduto ne l r i torno , i l vecch io s ian imò e l i salu tò c o n affabi l ità .

La pace s ia con voi ! ah , i l mio amico Mal luch !Dimmi ch e se i d ’arrivo e non d i partenza e c h e mi portiqual che messaggio da parte de l buon Simonide cu i auguroc h e i l S ignore dei sum padri man tenga per mol ti an n i i nvi ta . Segui temi en trambi . Ho pane e frutta ad offri rv i ,e se m egl io v

’aggrada , arrack e carn e d i capretto . Ve

n i te .

Lo segui rono fino al l ’entrata de l l a te nda o v’

egli sceseda caval l o , e l i ri cevette c o n un vassojo sul quale stavano t recoppe riempite d ’un l i qu ido sch i uman te versatov i da un

’o tre

an neri ta dal fumo , appesa al l’an tenna cen trale . Be

vete , d isse cord ialmen te , bevete , p o ich é questoè i l ta l ismano c h e garan tisce» l ’ i nco lumi tà a c h i penetranel le tende dei figl i de l deserto .

Ognuno p rese una coppa e l a vuoto.

Ent rate ora : i n nome d i D io .

Appena entrati , Mall uch ch iamò da parte l o sceicco egl i parlò sommessamente , ,

poi andò verso Ben Hur e si

scusò .

Ho parlato d i te al lo sce icco e domatti na egl i t il ascerà provare i caval l i . Avendo ormai fatto tutto quan tos tava i n me, t i lascio la cu ra de l rimanen te e me ne ri tornoad An tioch ia . Un tale mi as petta questa sera , e mi è forzar ecarmi da l u i . Ri tornerò doman i e farò i n modo , se tu ttoandrà bene , di r imaner te c o fin c hé term in eran n o i giuochi .E dopo uno scambio d i sal u ti e d i bened izion i , Mal l uch

si al lontanò .

Page 220:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

22 1

CAPITOLO XI .

Al l ’ora i n cu i due terzi de l la popolazione d ’An tio ch ia

ri posava dal le fatiche d el giorno , godendos i , su i te rrazzidel le case , l

’ari a ri n frescata dal la brezza serale , Simon ide ,adagiato ne l seggio lone ormai d iven tatoi i nd ispensabi le ,s tava contemplando dal proprio terrazzo i l fiume , ed in awgli c h e vi e rano ancorati . La muragl i a ch e ergevasi

dietro d i l u i p roiettava l a sua ombra su l l ’acqua fino a raggiungere l a sponda oppo

'

s ta , ed a l d i sopra con ti n uava i lso l i to rumore dell’andirivie n i su l pon te . Este r , presso a lpadre , gl i teneva d i nanz i u n piatto con tenen te la s ua cenafrugal e , composta d i fo cacc ie leggiere come osti e , u n po

d i m iel e ed una tazza d i l atte ne l la quale S imon ide immergeva l e fo cac c ie dopo averl e s palmate di mie l e .

Mal luch ri tarda ques ta se ra mormorò egl iscoprendo cosi i l pens iero c h e l o preoccupava .

Cred i tu ch ’egl i verrà ? ch iese Ester .A meno ch ’egl i non abbia dovuto prendere l a v ia

del mare o de l deserto , verrà .

Simon ide parlava tranqui l l amente da uomo s icu ro de lfatto suo .

—4 Potrebbe i nvece scrivere . suggerì t imidamentela ragazza .

No , Ester . Ei mi avrebbe gia avverti to con l ettera se s i fosse accorto d i non poter ri tornare e poi chè nonm ’ ha avverti to sono certo che verrà .

Sp eriamo lo so sp iro l a giovi ne .

V ’era un non so c h e ne l tono co l q uale e l l a si lasmo sfu

gi re q uesta parola , che c o lp ì i l vecch io . I l p i ù piccol o no

cel l i no non può posars i sopra un ramoscel l o senza comun ic are u na vi brazione , per quan to l eggiera , a tutte l e fibrede l l ’a lbero , e l ’organ ismo umano non è meno sensi bi l equalche vol ta a l le pi ù i ns ign ifican ti parol e .

Tu des ideri ch ’ egl i r i torn i , Ester ?Si , ri spose el la guardandolo negl i occh i .Perché ? potres ti d i rmelo ? pers i s te tte i l padre .

essa sos tò , poi ri prese : perchéi l giovane è… e qu i d i n uovo si fermò .

I l nos tro padrone , tu vuo i d i re .

Page 221:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

E tu se i sempre d ’

avv iso ch ’ i o non dovre i l asci ar loparti re senza di rgl i che , se egl i vuol e , può prendere possessod i noi e d i tutto capisci Ester ? d i tutto de l l e merci ,dei denari , del l e navi , degl i sch iavi e de l credi to poten te ,c h e è u n man tel lo d ’oro e d ’argento tessuto per me daq uel l a Divi n i tà tanto adorata dagl i uomin i , i l Successo !Essa non ri spose .

Non te ne c ommov i affatto ? » i n s is té egl i , nonsenza una t i n ta d ’

amarezza . Sta bene , Ester . Ho sem

pre trovato ch e per quan to terr ibi l e sia l a real tà essa nonè mai i nsopportabi le u na vol ta squarciate l e nere nubi attraverso l e qual i essa c i atte rriva dapprima no , ma i,

neppu re l a tortu ra . Suppongo c h e sarà c osì anche del l amorte : Al la s tregua d i ques ta fi losofia è presumibi l e che laschiavi tù c u i andiamo i ncon tro finisca per esserci dol ce .

Mi è grato sin d ’ora i l pensare al l a fe l i ci tà de l nos tro p adrone . Le ricchezze non gl i saranno cos tate nu l la , non u n «

momento d ’ angoscia , non una s ti l l a d i sudore , neppure u npensi ero ! Esse gli cadran no i n grembo men tr

’egli è n e l

fior degl i an n i senza averl e nemmeno sognate . E , perdona

q uesto piccolo sfogo al la mia van i tà , Este r , se aggiungoch ’ egl i andrà i nol tre a l possesso d i ciò ch e tu tto l ’ oro de lmondo non potrebbe dargl i ; parl o d i te , mio tesoro , mioadorato fiorel l i no germog l iato dal la“ tomba del l a mia perduta Rachele .

L’attirò amorosamente a sè e l a bac… due vol te ; u n

bacio per l ei , uno per l a povera mortaNon parlar cosi d isse l a ragazza al l orch é i l

vecch io r i trasse l a mano c h e l e aveva accarezzato i l co l l o ,

quel giovane meri ta una migl i ore opini one ; egl i pu reha sofferto , e ci renderà l i beri .

Ah , Este r , tu se i d i nobi l i i sti n ti e sa i c om’ i o ad

ess i m i affidi ogn iqual vol ta mi trovo perplesso ne l gind icare de l carattere di qualcuno , ma e qui la sua vocesi fece pi ù V i brata ma non sono so l o queste poveremembra , ques to corpo lacerato e straziato fi no a non averpi ù forma umana , c h e gl i darò . I o gl i arre ch erò un ’an imache ha saputo tri on fare dei tormen ti e del l a mal ign i tà Romana

,pi ù crude le degl i s tess i tormenti ; i o gl i porterò u na

mente che sa scopri re l ’oro ad una distanza maggiore d iquel l a c u i arrivarono l e navi d i Salomone , una m en te eserc i tata ne l concepi re vari d i segn i qu i sorrise d i com

p i acenza, poi con ti nuò sempre pi ù an imandos i ma

Page 223:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

d iffidente . Egl i e l use tutti i mie i te n tativi per farl o parl arefi nché partimmo dal l a fontana d i Castal ia pe l vi l l aggio d iDafne .

Un luogo abbomi nevol e ! perché vi andò ?Direi per cu rios i tà , come s i può di re de l l a maggior

parte d i c h i v i s i reca per l a prima vol ta ; ma c iò c h e è

s trano s i è ch ’ egl i non s’

in teressò a quan to vide . Peresempio non s i cu rò d i v is i tare i l tempio , e ch iese solamen te s ’ esso era Greco . A di rt i i l v ero q ue l giovane hau n dolore ch ’ egl i vorrebbe nascondere ed andò al Boosod i D afne per dimen ticar lo .

Se fosse c osì sarebbe bene mormorò Simonide ,poi soggiu nse pi ù forte : Mal l uch , l a maled izione dein os tr i temp i è la prodigal i tà ; i poveri s ’

imp o verisc o n o

d i pi ù per scimmiottare i r icch i , ed i ricch i s’

atteggian o apri ncip i . Scorges ti tu tracci e d i una tal e debo lezza ne lgiovane ? Oste n tò egl i possesso d i dovm e sfoggiando monetedi Roma o d ’

Israe le ?

Nul la affatto .

Eppure , Mal luch , i n u n l uogo s imi le , ove ab b o n

dano gl’

in ce n twi al l e gozzovigl i e , egl i non può a menod

’averti fatto qualche offerta d i generoso trattamen to , giu

stificab ile , de l resto , dal l a sua gioventù .

Egl i non mangiò ne bevette i n mia compagn ia .

Dal le sue parole potes ti tu scopr i re quale fossel ’ idea domi nan te i n lu i ? Come tu sai noi non par l iamo ,

non Operiamo e non decid iamo alcuna ques tione grave chec i riguarda , senza obbedi re ad un movente . Che cosa puo id i rmi i n propos i to ?

Riguardo a ciò , Messer Simonide , posso ri sponderec o n perfet ta s icu rezza . Ei i n primo luogo è spi n to daldes ideri o d i ri t rovare sua madre e sua sorel la ; poi v ’ èdel la ruggi ne fra l u i e Roma e , s iccome v i ha gran parte ,quel Messala d i c ui t i par l ai , i l suo scopo presen te è d iumiliarlo . L ’ i ncon tro al l a fon tana gl iene porse l

occas ionema non vol l e approfi ttarne perché non sufficien tementepubbl ica .

Que l Messala è i nfluen te osservò gravemen teS imon ide .

Si , ma i l loro pross imo incon tro sarà nel ci rco .

Ebbene ?I l figl io d ’

Arrio vi ncerà .

Come lo sa i tu ?Mal luch

sorrise .

Page 224:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

225

Gi ud ico dal l e sue parole .

Da nu l l ’al tro ?Lo giud ico anche da c iò c h e vale assai p iu , dal l o

sp i ri to ch e l o an imaSta ben e ; ma dimmi , Mal luch , questa sua i dea d i

vendetta a c h e tende essa ? Ha egl i d i m i ra sol o i poch ic h e l o offesero O comprende egl i anche la massa ? epo i non sarebbe questo des iderio d i vendetta i l sognotransi tori o d

’ un ragazzo sens i bi l e anzichè i l fermo propos i to d ’ una i rremovi bi l e vol ontà ? Sai bene , Mal l uch , chel ’ i dea di vendetta , se è u n sempl ice parto de l pens iero ,

a l tro non è c h e una bo l l a d i sapone , men tre , l a vera pass ione , è u na malatt ia de l cuore , che da quel lo sal e s i no a lcervel lo , e che del l

’uno e del l ’al tro s i nu tre .

Fu qu i che per l a prima vol ta S imonide diede segn i d iagi tazione , parlando rapidamente e co l l a vi vaci tà ch e domala convinzione .

Mio buon pad rone , r i spose Mal luch , unadel le ragion i ch e m i convi nsero essere il giovane u n Ebreo ,

fu preci samen te l ’ i n ten s i tà de l suo odi o . M’

ac c orsi ch ’egl is tava i n guardia , i l ch e e natu ral e , vis to ch

’egl i v i sse tantotempo i n un ambien te così sospettoso come i l Romano , ma ,

malgrado l a sua prudenza , due vol te q ue ll’

odio gl i t ra5paridagl i occh i ; l a prima quando vol le conoscere i sen timen tid

llderim ri guardo a Roma , poi q uando , raccon tandoil a s tori a de l l o sceicco e del l ’ uomo saggio , ven n i a di rede l la domanda ov

e col u i c h e è nato Re de i GiudeiSimon ide trasal i e ch iese av idamen te :

Buon Mal l uch , rip e temi l e sue paro le , l e p reci se sueparole , o nd

io possa giud icare de l l ’ impressio ne ch e quelmis tero fece su d i lu i .

I n s is tette per conoscere esattamen te i termi n i i nc u i era formu lata la domanda , se cioè essere 0 natoper essere Pareva col pi to da u n ’ apparen te diflere n za

ne l l e due espression i .Simon ide ri prese l a sua calma e con ti nuò ad ascol tare

atten tamen te .

Al lora , prose‘

gui Mal l uch , gl i s piegai i lparere d ’

I lderim , e cioè ch e i l Re edific h ere b b e i l suo

t rono sopra l e rovi ne d i Roma , ed i l vo l to de l gi ovan e si

fece d i bragi a men tre con voce conci tata mi domandòChi mai se non u n Erode può essere Re finché dura

il domin io d i Roma ?Che vol eva egl i d i re ?

Page 225:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

226

Che l’

impero dev ’ essere d is tru tto prima ch e V ipossa essere un nuovo regno .

Simonide lasciò vagare per qualch e tempo lo sguardosu l le navi gal leggian ti ; poco dopo congedò Mal luch conques te parole Bas ta . Mal l uch , v a a mangiare ed aprepararti a far r i torno all

orto del l e Pa lme . Devi ai utarei l giovane nel l a lotta al l a quale egl i s i acci nge . V ien i dame domatti na e t i darò una l ettera per I lderim , posci asoggiunse come parlando a se s tesso , può dars i ch ’ iopure mi rech i a l Ci rco .

Dopo c h e Mal luch , scambiate l e bened izion i d ’ uso , sene fu andato , Simon ide trangugio u n buon sorso d i lattee ne parve ri s torato . Vo lto si poi ad Ester , l e d ich iarò c h e

non gl i occorreva al tro , e l’ i nv i to a riprendere i l sol i to suo

posto vici no al l a seggiola .

I l Signore è buono con me , mol to buono preseegl i a d i re c o n fervore ; E ’

suo cos tume avvolgere ipropr i i att i n e l m istero , ma qualche vol ta egl i l i l asci aperò i n travvedere . I o son vecch io , cara , e dovrò andarmene ; ma , mentre l

’ ul tima ora si avvici na , e la mia sp e

ranza i ncomi nciava a svan i re , egl i m i manda questo suomessaggero per i nfonderm i nuova fiducia . lo vedo spianars i l a v ia ad una cosa c o sì grande che i l mondo i n teron e emergerà come r i nato a nuova vi ta . Si , si , ben veggo

ora per qual e ragione Spec ial e io fu i favori to d i tante ricc h e zze , e quale è lo scopo c u i esse sono desti nate . I n v e

ri tà , figliuo la m ia , u n nuovo soffio d i vi ta è en trato i nme .

Ester gl i s i s tri n se più dappresso come per frenare que ld ivagamento del l a mente .

I l Re è nato con ti nuò egl i , ed a ques t ’oradeve aver raggiun to i l fiore del la vi ri l i tà . Bal th asar d issech ’egl i e ra u n bambi no i n grembo al la madre q uand

egli

l o V ide , l o adorò e lo c o lmò d i don i . I lderim aflerma

c h e ne l mese d i Dicembre erano trascors i ven ti sette an n idacchè Bal thasar ed i suoi compagn i vennero a ri fugiars in el l a sua tenda per salvars i da Erode ; per cu i l ’avven tonon può d i mo lto

'

tardare ; ques ta s tessa notte , forsedomani . Santi padri d ’

Israe le , qual e fe l i ci tà al solo pensarvi ! Parmi d i udire ’

il fragore del l e mu ra crol lan ti e los trepi to de ll’ un iversale rovi na s i , e i l gaudio degl i uomi n iacclaman ti l o spalancarsi del la terra per ingh io ttirv i Roma ,

i l r iso ed i can ti de l l e masse accogl ien ti l a stupefacentenovel la che Roma non è p i ù q u i s

’arrestò per l ’ eccesso

Page 227:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

228

pure i n q ues to momen to i l ri co rdo del l ’ età lo sorp resecome u na ri velazione . Vi sono del l e real tà c h e s i a lfaociano p rodu ce ndo . in no i u n senso d i tr is tezza come , peresempio , i l fatto che andiamo i nvecch iando , e , pi ù terr irib de ancora , l

’ idea che dobbiamo mori re . Fu appunto unarifless ione d i q ues to genere c h e gli penetro ne l cuore e gl is trappò un sospi ro , quas i u n lamen to . Non bas tava chequel l a sua idolatrata creatu ra . ne l fiore del la primavera , facesse i l sacr ificio del la propria l i ber tà , ma pers i no i l suocuore

,d i c u i egl i conosceva l ’ i nfini ta tenerezza , doveva d i

ven tare propri età de l giovane padrone ! I l demone cheha i l compi to d i tor tu rarci con timori ed angustie , ben d irado s

ac c o n te n ta d i fare l e cose per metà . Nel l ’ amarezzade l mome n to

,i l coraggioso vecch io si sco rdò dei suoi vas ti

d isegn i e del suo Re miracoloso ; riuscendo peral tro a domi nare se s tesso ch iese c o n calma apparen te

Non lasciarlo andare a l Ci rco , Ester ! e perc hé ?

Perché non è quel lo i l l uogo per un figl io d ’I srae le ,

padre .

Oh , mia re l igiosa Ester ! e per n essu n al tro motivo ?

I l tono i ndagatore del l a domanda penetrò profondamen tene l cuore del l a fanciu l la e ne accel erò i batti ti , cosi ch e

e l la ammutol i : si se n tì i ndignata e ne l lo s tesso tempo i nvasa da una strana sensazion e di benessere .

Quel giovane deve avere l e r icchezze fece S imo n ide prendendo le l a mano parlandole con crescen te tenerezza egl i deve avere le navi , i denari , t u tto , tutto ,

mia Es te r . Eppure , ved i , mi parve c h e non sarei rimasto povero a b b ando na ndogli tu tto , perché m i res tava i l tuo af

fetto , c h e tan to m i rammen ta quel l o de l l a morta mia Ra

chel e . Dimmi , figl ia mia , dovrà egl i avere anche quel l o?

Essa s i ch i nò su d i l u i e tacque .

Parla , Ester . Sono forte sai. Par la , è megl i o ch’ i o

l o sappia .

Essa al lora ria l zò i l capo e p ro nu nmo solen nemen te queste parole Pad re , confortati . I o non ti abbandonero mai ;quand ’ anche io avess i ad amar lo , sarò semp re , come o ra ,l a tua ancel la .

E ch i nandos i sopra d i lu i l o baci ò .

Si e l la con ti nuo . Egl i parve bel l o ai mie iocch i ; l a s ua voce suppl ichevo le toccò la m ia pietà ; ed iofremo quando penso c h e u n pericolo l o minaccia . Lo ri

Page 228:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

229

vedre i volen tieri . Ma , padre , l’amore che non è corr is pos to

non è amore perfetto , e qui nd i at tenderò con pazien za ,

r icordandomi ch ’ i o sono figl i a tua e d i mia mad re .

Una benediz ion e del Signore , se i tu , Ester ! Unabenedi zione che m i renderebbe r icco , quand ’ anche tu t tal a m ia fortu na andasse perduta . I dd i o ti protegga 0 miafigl ia .

Un po ’

p iu tard i , dietro suo ordi ne , u n domest ico sp in sela sua pol trona nuovamen te ne l l a s tanza , do v

egli res tòa l ungo nel la penombra crepuscol are pensando al l ’ avven tode l Re , mentre essa si ri ti rò ne l la sua camera a dormirv ii l son no degl i i n nocent i .

CAPITOLO XI I .

I l palazzo c h e fron tegg iava l a casa d i S imon ide dal l ’a l traparte de l fiume , si d ice fosse s ta to cos trui to dal ce l ebreEpifanio , arch i tetto cresciu to al la scuol a dei Persian i , nond ei Greci , ed amante pi ù de l co l ossale ch e de l class i co . Ungrande mu ro ci rcondava l ’ i sola e serviva a l doppi o scopod i proteggerl a con tro l’ in o ndazio n e del fiume e con tro gl i assal ti de l la popolazione . Ciò nonostan te , i l egat i l a avevanoabbandonato qua le resi denza al legando l

’in salu brità del

l ’ ari a i n que l pu n to , e s’ erano costru i t i u n a l tro palazzo

su l fianco occiden tal e de l mon te Sulp io . Non mancarono imal ign i che attr i bui rono ques to sgombero no n a ragion iigi en iche , ma al la maggior s i cu rezza ch e offr i va ai governa tori Romani l a v icman za del le grand i caserme o c ittade llle

sorgen ti su l pendio ori en ta l e de l monte . I l sospetto e raabbastanza ragionevo l e . La pretesa i nsal ubri tà de l pa

l azzo sopra l ’ i sola , non impediva d i fatt i ch e esso fossetenuto i n perfetto ord i ne , e quando un consol e , general ed

’e serc ito , Re 0 pri nci pe fores tie ro , V is i tava An tioch ia , c h e

lo s i osp i tasse ne l l e sue sa le .

Era u n lab i ri n to d i giard i n i , bagn i , atm , stanze , padi

glio n i , tu tti spl endidamen te adorn i ed ado b b ati, come s iconven iva al l a res iden za pri nci pesca del l a p rima ci ttà d ’ori ente ; ma siccome noi non abb iamo da fare che c o n unasol a de l l e sue s tan ze , lasciamo la particolareggiata descr iz ione de l palazzo al la fervida immagi naz ione del l ettore .

L ’ appartamento i n cu i ci porti amo era u n ’ ampia sala ,

Page 229:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

230

pavimen tata d i m armo l ucente , e i l l uminata , d i giorno , daampie finestre nel le qual i las tre d i mica colorate servivanoda vetri : al le pareti una serie di cariati di , rappresentan tigigan ti i n d ivers i atteggiamen ti d i dolorosa fat ica , portavano una corn ice arabescata , sopra l a quale sp iccaval a vol ta d i pi n ta a vari co lori azzu rro , verde , porpora d iSi ro ed oro . I n torno al la sala correva u n d ivano , copertod i sete i ndiane e d i scia l l i del Cachemi r . I l mo b iglio eracost i tu i to da a lcun i tavoli e sgabel l i d i foggia Egiziana ,grottescamen te i n tagl iati .Noi abbiamo lasciato Simon ide , nel la sua pol trona , r i

volgendo di segni per aiutare i l re °miraco loso , i l cu i avven to credeva vici no . Ester dorme . Abbandonando quel latranqu i l l a d imora , attraversiamo i l fiume e o ltrepassandogl i sco l pi t i l eo n i a guardia de l la porta , ed a l tri i nnumerevol i atri i e corti l i babi l ones i , penetri amo nel la sala che ab

biamo descri t ta .

Cinque candel ie r i pendono dal soffi tto , attaccati a catened i bronzo , u na per ciascu n angolo , e i l qu i n to nel mezzo ,i mmense pi ramid i d i l uce c h e i l l uminano anche i vol t i degl i Atlan ti e g l i arabesch i de l corn icion e . I n torno ai tavol i ,i n pi ed i , o seduti , o movendo i rrequ ieti da gruppo a gruppo ,

sono raccol te ci rca cen to persone c h e dobbiamo esaminarec o n una certa attenzione .

Sono tu tti giovan i , a lcu n i quas i ragazzi , I tal ian i d i nasci ta , quas i tutt i Romani d i nazional i tà . Parlano l ’ i d iomalati no i n tutta l a sua purezza , e i ndossano ab i ti tagl iati secondo l ’ u l tima foggia ti beri na ; ci oé tun i che corte d i man ica e appe na scenden ti o ltre ilgin o c ch io . Su i d ivan i e sopra gl i sgabel l i giacciono l e toghe e le Iacernae , d i cu i si

sono spogl iat i i n causa del caldo ; al cune di esse l i s ta tede ll

amb ita porpora . Sopra i d i van i sono d istes i anche al

cun i corp i addormen tati , vi n ti dal son no o dai fumi d iBacco .

I l vocio è al to e con ti nuo , qualche vol ta i n terrotto dascoppi d i ri sa , o da un gri do d i rabb ia o d i tri pudio ; masopra tu tt i gl i al tri suon i preval e l o s trep i to secco dei dad io tesserae , d ’ avorio , agi tati ne i bossol i e gettati rumoro same n te su i tavol i o del le pedi ne , hostes, mosse s ul loscacch ie re .

Di ch i è formata la soci età ?

Buon Flavio d ice u n giuocatore tenendo sospeso i l suo pezzo ved i tu que l la lucerna l à su l d ivanoè appena usci ta dal l e man i del sarto

,e la fibbia n e e d

’ oromass iccio .

Page 231:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

I n torno al l e tempia del lo ro duce pendeva u na ghi rl anda c h e lo …indic ava come anfitrio n e del la festa trascorsa .

I n ques t i i l vi no non aveva fatto impress ion e , se non fosseper aumentare la rara bel l ezza de l suo vo l to , del pi ù purot i po Romano .

Camminava a tes ta al ta : i l s angue gl i imporporava lel abb ra e l e gote ; gl i occh i sci n ti l l avano , e dal l e pi eghedel l a cand ida toga e da tu tto i l portamen to del la personaspi rava u n ’aura regale .

Ne ll’avvic in arsi al tavol o si fece largo fra l a fo l l a , spi ngendo a des tra e s i n i stra ch i gl i i ngombrava i l cammi no .

c o n l a massima noncuranza e senza ch iedere scu saq uando finalmente si arrestò ch i nandos i so p ra i giuo c ato ri,tu tti si vol tarono a lu i c o n un grido al ti ss imo

Messala ! Messala !I p i ù l on tan i fecero eco a q uel grido . I gru ppi si sc iol

sero , tavol i e gi uoch i furono abbandonati , e tutti fece roci rcol o i n torno a l u i .Messala accolse q ues ta d imostrazione c o n l a massima in

d ifferenza , e procedette immedia tamen te a dare un saggiodei metodi c h e gl i avevano acqu is tata tan ta popo lari tà .

Sal ute , a te, Druso , mio amico , disse ad u ngiuocatore al l a sua destra . Salute , e dammi un momen to le tue tavolette .

Guardò la superficie cerata de l l e tavolette , e l e an notazion i d i gi uoco , poi l e bu ttò sdegnosamente su l tavolo .

Denari i , sol tan to denari i , l a moneta dei carretti eri e dei beccai ! d isse con un riso d i d isprezzo . Perl ’ ebbra Semele , come è decadu ta Roma se u n Cesarepassa l e su e notti pregando la Fortuna c h e gl i conceda divi ncere u n de n ario !I l d iscenden te dei Drus i arross i fino ai cappel l i , ma gli

s pet tatori copri rono l a sua voce , s tri ngendosi i ntorno altavo lo c o n grida d i : Messala , Messal a !

Uomi n i de l Tevere con ti nuò Messala ,

strappando u n bosso lo d i dad i dal le man i d i u n gi uocatore . Chi è i l p iù favori to dagl i Dei ? I l Romano .

Chi è i l legis l atore dell e nazi on i ? I l Romano . Ch i è , perdi r i tto d i spada , i l padrone de l mondo ?La compagn ia era faci lmen te esal tata , e i l pensiero d i su

p remazia espresso da Messala era loro famigl iare fi n dal l anasci ta . Esclamarono i n coro

I l Romano , i l Romano !Eppure , eppure , v i è qualche cosa d i superio re al

Romano .

Page 232:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

23 3

I l patri z io scosse i l capo e , dopo una pausa s tudi ata , ri petèc o n isc h ern o

Avete udi to ? Vi è qualcu no p iu grande del migl io rRomano .

Erco le ! esclamò uno .

Bacco gridò u n a ltro .

Giove , Giove ! tuonò la fo l la .

No , di sse Messal a , parlo d i uom in i .I l n ome , i l nome ! ess i ch iesero .

Lo di rò , d isse : E ’ col u i c h e a l l a perfezioned i Roma ha aggiu n to la perfezione de ll

Orie n te è colu ic h e a l braccio de l con qu is tatore sa sposare l ’arte d i godere .

Per Po l ! Dopo tu tto egl i è u n Romano ancora !esclamò u no . Vi fu uno scroscio d

ap p lauso , e Messalacon ti nuò

Ne ll’ orie n te , n on abbiamo d ivi n i tà : imperanoso lo Bacco , Venere e Fortuna , e l a maggiore d i esse èl a Fortu na . Donde i l nos tro motto : Ch i o sa ciò ch e i ooso ?Parole degne del Senato , degne del l a battagl ia , degn e

mass imamen te d i ch i come me cerca i l megl i o e no n teme ,sfidando lo , i l peggio .

La sua voce da declamatoria si fece pi ù bassa e famigl iare , senza perdere i l conqu istato ascenden te .

Nel la cassa forte de l l a ci ttadel l a i o tengo ci nquetal e n ti . Eccone l e r i cevute .

Dal seno del l a sua tun i ca est rasse u n ro tol o , e , ge ttandolo su l tavol o , prosegui fra rel igioso s i lenzio , bersagl i o d itutt i gl i sguard i del l a sal a .

Quel la somma v i darà l a misu ra d i quan to i o os i .Ch i osa a l trettan to ? S i l en zi o ! La pos ta è troppo grande ?

Ritirerò u n tal en to . Che ! Tutti mu ti ? Andiamo : Tre tal enti , so lo tre ; due , uno , uno almeno , uno solo perl ’onore de l fiume su l le cu i sponde si ete nat i ! La Romad

Orie n te sfida la Roma d ’O c c ide n te . Su vwa : I l barbaro

Oron te con tro i l sacro Tevere !Agitò i dadi , aspettando .

L ’Oron te con tro i l Tevere r ipetè con en fas isprezzante .

Nessu no s i mosse . Al l ora buttò i l bossol o per terra , e ,ri dendo , raccolse l e sue r icevu te .

Ah , ah ! Per Giove Ol impico . Ora so c h e s ie te venuti ce rcar fortuna i n An tioch ia . C ecdio !

Page 233:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Son qui Messala ! gridò u n uomo dietro d i l u i .Sono qu i , c h e muoio fra la fol la , cercando l a e lemosi n a

d i un dramma pel barcaiuolo d ’

Avern o . Ma per Plutone ,ques ti uom in i n uovi non posseggono u n obolo fra tutti .La sorti ta provocò uno scoppi o d i ri sa . Solo Messala

non v i s i u n ì . ma disse con grav i tà :

Va,Ceci l i o . nel la stanza donde ven immo

,ed o r

dina ai domestici d i portar qu i l e an fore e le tazze . Sequest i nostr i compatriot i pezzen ti d i Si ria non hanno denari , vogl i o almeno vedere se posseggono una gola . Spicciat i .Poi si vo lse a Druso , con una risata ch e echegg io per

la s tan za.

Ah , ah , mio amico ! Non ti offendere se abbassaiCesare a l l ivel l o d i u n demario . Lo feci per svergognarequesti aqu i lotti del l a nostra vecch ia Roma . Vien i , Druso ,vien i ! Racco lse i l bossolo ed agi to al legramentei dadi .

Per c h e pos ta giuo c h iamo ?

I l modo era franco , cordiale , seducen te . Druso cedetteimmediatamente .

Per l e N infe , si ; accetto ! esclamò ridendo .

I o giuo ch erò c o n te , Messala , —p er u n de n ario .

Umgiovi netto da l vol to q uas i i n fan ti l e osservava la scenada un capo de l tavolo . Improvvisamente Messala si vol selu i

Ch i se i ? gl i ch i ese .

I l giovi ne si ri trasse timidamente .

No , per Castore , no ! Non i n tes i d i ofl'

e nderti. Hobisogno d ’un segretario c h e tenga nota del l e mie sc om

messe . Vuoi servi rm i ?

I l gi ovi ne ti rò fuori l e sue tavolette e s i avvi ci n ò prontamen te a Messa la .

Fermati , Messala , fermati ! escl amò Druso .

»Io non so se port i s fortu na arres tare i dadi con u na domanda ; ma mi è balenato u n

’ i dea e devo c omu n icarte la quand ’anche Venere m i frustasse c o n l a sua ci n tura .

No , mio Druso quando Venere si togl i e l a ci n tura ,è Venere amorosa .

Ma la tua domanda . Aspetta c he getti , avvengac iò c h e deve avven i re , Cosi .Rovescio i l bossolo sul tavol o e lo ten ne fermo sopra 1

dadi .

Page 235:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Ti r icord i de l l ’ uomo ch e t i p rocurò que l c ap itom

bolo oggi ?

Pei ricciol i d i Bacco ! Non dovre i ri cordarmene ,c o n una spal l a ammaccata c h e me ne tiene fresca la memoria ?

Al lora ri ngrazia i l Fato : ho trovato i l tuo nemico .

Ascol ta .

Messala si rivol se a Druso .

Dammi a l tri ragguagl i d i cos tu i Per Pol ! d icos tui c h e è i ns ieme Romano ed Ebreo , una bel l a combinazione davvero . Che vesti porta , o mio Druso ?

Di foggia Ebraica .

Lo sen ti , Caio ? L ’ i ndividuo é giovi ne , u noha l’a3 p e tto d i u n Romano due ; ama vesti rs i da Ebreo

tre ; nel l a pal es tra s i è guadagnato corone c o n l a forzade l braccio , d i c u i ha dato u n saggio col n os tro cocch i ooggi quattro . Prosegu i Druso , ed i l l umi na maggiormen te l ’amico .

Senza dubbio ques to Arrio avrà una certa conoscenzad i l i ngue , al trimen ti non potrebbe essere Ebreo oggi , doman i Romano ; ma l

’ i d ioma d ’

Ate n e ,l o conosce ?

Con tal e purezza , Messala , c he potrebbe concorrerene l l e gare Istmie .

Mi segui , o Caio ? disse Messala . I l tuoamico conosce i l greco . i l c h e , secondo i l m io calcolo , facinque . Che ne d ici ?

Tu l ’ hai scoperto , o Messala ris pose Caio .

Perdonami , Druso ; perdonatemi tutti d i par lare d ien igm i e indovi nel l i d isse Messala ne l suo modo se

du c e n te . Ma devo fare ancora appe l l o al l a tua cortes i a .

Guarda ! copri d i nuovo con la mano i l bossol o deidadi . Guarda come cel o i secreti del l a Pi z ia ! Tu dicev i ,i o credo , c h e u n certo mis tero ci rcond i l a persona diq ues to Arrio . Spiegati . f

Non è nu l la , Messala , nul l a rep l icò DrusoE ’ quasi u na leggenda : quando i l vecch io Arrio parti

per combattere i pi rat i , non aveva n è mogl i e n è figlir i tornò c o n u n giovi n e , ques ti d i cu i t i parl o e i l giornodopo lo adottò .

Lo adottò ? r i pe té Messala . Per gl i dei ,Druso , tu st imol i la m ia cu rios i tà . E dove trovò i l duumv i ro q ues to ragazzo ? E ch i era costu i ?

Chi potrà risponderti megl io , o Messala , del giovi ne Arrio i n persona ? Per Pol ! Nel la battagl ia i l duum

Page 236:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

vir'

o a l l ora sol tanto tr ibu no p erdè l a sua galera . Nel l asua nave trovò l u i ed u n al tra persona i sol i supers ti t idel l ’ equipaggio , aggrappati a l la medes ima trave . Dicon oc h e i l compagno de l duumvi ro fosse u n Ebreo .…

Un Ebreo ! ri petè Messala .

e uno sch iavo .

Druso ? Uno schi avo ?Quando i due fu rono raccol t i e portat i su l pon te ,

i l tri buno ves tiva la sua corazza , e l’a l tro i ndossava l a tu

n ica de l rematore .

Messal a s i al zò i n pi ed i .Un gale . … Non term i nò l a parola degradan te ,

e guardò i n vo l to ai compagn i , come trasognato .

I n que l l a e n trarono i sermto ri con fiasch i d i v i no , ces tad i frutta e d i dolci , tazze e coppe d

’arge n to e d

’oro . Vi fu

u n movimen to n el l a fo l l a . Messala si ri ebbe e , sal i to soprau na sedia

Uomi n i del Tevere disse c o n voce squ i l lan teas pettando i l consol e , nostro capo , non ofle ndiamo

Bacco , nos tro Dio . Ch i sarà i l nos tro anfitrio n e ?

Druso si a l zò .

Ch i sarà nostro anfitrio n e se non col u i c h e daràl a fes ta ? Rispondete , Roman iUn grido u n amin e r i spose .

Messa la prese l a gh i rl anda dal capo e la d iede a Druso ,i l qual e si arrampicò sopra i l tavolo , e , i n vi s ta d i tu tti ,l a ri pose sul capo d i Messala , c o n sacrando lo Re del la fes ta .

Mi accompagnarono egl i d isse alcuniamici c h e avevano banchettato c o n me ques ta notte . Affin

ch é l a nostra fes ta proceda secondo i sacri r i ti , portatemi

q ui i l pi ù briaco fra l oro .

Un cl amore di voci r ispose Ei è q u i , egl i è

q u i !

E dal pavimen to dov ’era cadu to sol l evaron o u n giovaned i cosi s qu is i ta ed e flem in ata bel l ezza ch e avrebbe po tu to p assare pe l D io de l v i no in persona , so l tan to che l a coronagl i sarebbe scivol ata dal capo ed i l ti rso dal l e man i .

So lle vate lo sopra il tavo l o comandò i l Re .

Si c o nsta tò . c h e non poteva s tare seduto .

Aiu tàlo , Druso , se vuoi che la bel la N ione ungiorno t i ai uti .Druso prese l ’ ebbro fra l e sue braccia .

Al lo ra Messala , i n mezzo ad un re l i gioso s i lenz io , cosiparlò all

a530p ito

Page 237:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

238

0 Bacco ! Massimo fra gli Dei , S i i propi z io questa notte a noi , tuo i fede l i . Per me e per i m iei compagn ii o appenderò q ues ta gh i rlanda so l leva ndola riveren temen te da l capo io appenderò ques ta gh i rl anda doman i a l tuo al tare ne l B osco d i DafneFece un i nch i no , r iord i nò l a gh irl anda sul l e su e tem pie ,

poi , alzando i l bossol o , scopri i dadi , esclamando :

Guarda , 0 mio Druso Per l ’as ino d i Si l eno , i l denario è m io !

Vi fu scroscio d i app laus i c h e fece tremar la vol ta e gl iAtlan t i ch e l a sorreggevano , e l

orgia i ncom i nci ò .

CAP ITOLO XI I I .

Lo sceicco I lderim era un personaggio di troppa importan za per viaggiare senza u n segu i to degno del l a sua condizione d i capo tri bù , e primo patri arca dei desert i ad oves tdel l a Si ri a . Tale era la sua fama fra i figl i de l desertoa l l e popolazion i de l l e ci ttà era sempl icemen te noto comeu no de i pi ù ricch i s ignori d ’ori en te , e ri cco egl i e ra i n fattid i denari e d i servi tù , d i cammel l i , cava l l i , e arment id ’ogni genere , ch

’ egl i amava sfoggiare con l ’orgogl io fanc iu lle sc o del barba ro orien ta le . Quind i i l l e ttore non s

in

ganni quando lo udirà parlare de l la sua tenda n e ll’

Orto

del l e Pa lme , i n ver i tà egl i v i possedeva uno splend ido douar,

formato da tre grand i pad igl i on i , uno per sè , u no per gl ios pi ti , u n o per la mogl i e favori ta e l e sue don ne , e dauna d ieci na di tende mi nori occupate dai suoi servi tori e daalcuni membri de l l a sua tri bù , uomi n i d i sperimen tato c o

raggio , peri ti n e l maneggio del l a lancia e del l’arco ed c c

c e lle n ti caval ie r i .A di re i l vero ques to apparato mi l i tare non era ri ch ie

sto da alcun pericolo c h e corressero i suoi ben i n e ll’

Orto

del l e Palme , ma l e abi tud i n i de l l’ uomo erano tal i da non

poterne fare senza . Aumentava i l sen timen to de l la sua d i

gn ità e n e l medesimo tempo l’

ac c ertava del la s icu rezz adei cammel l i , caval l i e pecore pasco lan t i n el reci n to de ldovar.

I lder im era u no scrupoloso osserv atore de i cos tumi de ldeserto e la sua vi ta n e ll

Orto del le Palme era un ’esat ta

Page 239:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

240

d rone , l a cu i l ama rivaleggiava i n Splendore c o n l e gemmed i c u i era tempestata l ’ impugnatu ra .

Quando ebbero portato ne l la s tanza ed ap p e si i fin i

menti dei cava l l i e l e ves ti del l o sceicco , q ues t i s i d ic h iarò soddisfat to e l i l i cenz io .

Frattan to erano tornate l e donne l e qual i gl i ap pre

staro n o i l d ivano i ndispensabi l e al l a sua dign i tà personale , quasi come l a barba bianca e fluen te c h e gl i copri va i lpetto . I n torno a l d ivano s tesero tappeti c h e prolu ngarono fino al l ’en trata del l a tenda . Quind i ri empirono d

ac

qua le brocche e appesero l e otr i d i arm i: a portata d imano .

Cosi fu ere tta la tenda del lo sceicco I lde rim , presso i l lagod ’

acqua dolce n e ll’

Orto del l e Pa lme .

Noi abbiamo lasciato Ben Hur al l a porta d i q ues ta tenda .

Tosto ne usci rono servi tori c h e s l acciarono i suo i sandal i ,e l o fecero en trare .

Che tu si i i l be nvenuto . Siedi t i e ri posa dissei l pad ron e d i casa c o n mol ta cord ial i tà , e parl and o i ld ia letto d i Gerusalemme Noi abbiamo u n proverbione l deserto , con ti nuò I lderim , passando le d i ta attraversoi pel i del l a cand ida barba , i l q ual e d ice c h e u n buonap p e ttito è la promessa di una l unga vi ta . Lo conosci tu

Secondo ques ta norma , sceicco , i o viv rò cen to an n i .Sono un lupo affamato ri spose Be n Hur .

Ebbene , non ti scacceremo come un lupo . Tidaremo i l pi ù tenero boccone del gregge .

I lderim batté l e man i ,Cerca l o st ran i ero nel l a tenda degl i ospi ti , e digl i

c h e i o , I lderim , gl i augu ro c h e l a sua pace si a etern acome lo scorre re del l e acque . I l servi tore si i nch i no.

Digl i ancora con tin uò lo sce icco , ch e hocondotto u n amico , e ch e se Bal thasar i l Saggio vuol d ividerei l nos tro pane , esso basterà per tre , e ancora ne rimarrà pergl i uccel l i del bosco .

I l servi tore usci .Ed ora ri posiamoci .

I lderim s i ac c ovac c iò su l di vano i ncrociando le gambesotto d i sè ; poi ch iese c o n gravi tà Tu sei m io 0

s pi te , e s tai per assaggiare i l mio sal e ; qui ndi m i perdonera i l a domanda : Chi sei tu ?

Sceicco I lderim , d isse Ben Hur , sopportandoc o n ca lma l o sguardo scrutatore de l l ’al tro , non crederec h e lo vogl ia scherzare c o n l a tua giusta rich iesta , ma

Page 240:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

24 1.

d immi , non v i fu mai u n tempo ne l l a tua vi ta i n c u i i lri s pondere a una s imi le domanda sarebbe s tato per te un ‘

del i tto ?Per l o s plendore d i Salomone , si ri spose I l

derim . I l trad i re se s tess i è ta lora maggior del i ttoc h e non i l trad imento del la propria tr ibù .

I o ti ri ngrazio buon sceicco ! esclamò BenHur . La tua ri spos ta m i ri vela c h e tu cercavi d i garan tirti contro l e pretese d i u n ignoto , e no n già d ii ndagare l e v i cende de l l a mia povera v i ta .

Lo sceicco s’

in ch inò e Ben Hur prosegui :I n primo l uogo io non sono Romano , come i l

m io nome parrebbe i ndi care .

I lderim aflerrò l a s ua barba con ambe l e mani e fissòi l suo compagno c o n gl i occh i sci n ti l lan ti argutamente sottol e cigl i e con tratte .

I n secondo l uogo con ti nuò Ben Hur ,sono Ebreo , de l l a t ribù d i Giuda .

La sceicco al zò un poco l e cigl ia .

E non basta . Sceicco , io sono u n Ebreo , a c u i

i Roman i han no fatto u n torto , a petto de l q ua le i l tuo èun dispe tto da fanci u l l i .I l vecch io si ti rava la barba con ve loci tà nervosa , e gl i

occh i sembravano ch i us i .Ancora : i o gi uro a te , I l derim scei cco , i o giuro

su l Patto c h e Dio stri n se co i mi ei padri , che se tu m idarai l a vendetta c h e i o cerco , l

’oro e la glori a saran no i n teramen te per te .

I lderim aperse gl i'

occh i , sol l evò la tes ta , sorri se . La

sodd is fazione gl i s i l eggeva i n ogn i tratto de l vo l to .

Basta ! egl i d isse . Se ne l l e parole dettedal l a tua l i ngua si nasconde una menzogna , nemmeno Salomone la potrebbe scovare . I o credo che tu non sia Ro

mano e ch e , qual e Ebreo , abbia u n tor to da vendicare soprai Roman i , e su questo pun to bas ta . Ma quan to a l l a tua destre zza ? Qual e esperien za hai tu nel l e gare dei cocch i ? Ei c ava lli puoi pi egarl i a l tuo vo lere , fare ch e ess i t i c on o scan o . t i ami no ? Sai tu con u na parola sp ingerl i a l gal oppo , al l a carr ie ra ? E . poi ne l l ’ ul timo momen to , dal l eprofondi tà de l la tua an ima comun icar l oro i l frem i to de l l av i ttor ia , spronarli a l l

’ ul timo supremo s forzo ? Questo dono ,

mio figl io , non è concesso a tu tti . Per l o sp l endore d iDio , i o conobbi u n Re che domi nava un mi l i one d

uom in i,

e non sapeva guadagnars i i l r i spetto d i u n caval l o I n

Page 241:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

242

te ndimi ! I o non parl o d i q uei b rut i ottus i i l cu i volga rdesti no è d i servi re l

'

uomo come sc h iaw , avvi l i t i n el sangue e n e ll

an ima senza uno scatto e senza un ’ amb izione ,ma d i caval l i come i miei , i Re del la loro speci e , i l

cu i l ignaggio r imonta agl i al l evamenti de i prim i Faraonii m ie i amici e compagni , che dividono l a mia mensa e l am ia tenda , divenu ti quas i uman i ne i loro rapporti c o n

me ; c h e a l l oro i s ti n to han no aggiu n to l a nos tra in te lli

genza , ai l oro sens i han no compenetrato l ’ an ima nostra ,s icchè provano tutti i nostr i sentimen ti , ambizione , amoreodio o d isprezzo ; ero i i n guerra , i n pace fedel i e mansue ti come donne . Olà !Un servi tore s i presen tò .

Fate ven i re i m ie i Arabi .L ’uomo sol levò u n l embo del l a cortina d i d ivis ione ,

esponendo un gruppo d i caval l i i quali i ndugiarono u nmomen to come per ass icu rars i che l ’ i nvi to era fatto su l serio .

Ven i te ! d isse I lderim . Perchè v i fermate ? Tutto C i o che i o posseggo non è vostro ? Ven i te ,d ico !Ess i si avvici narono lentamen te .

Figl i o d ’

Israe le,

disse l o sceicco , i l tuoMosè era u n grand ’ uomo . ma ah ! ah ! i o devo ridere quando penso ch ’egl i d iede ai tuoi padri i l bove len toe l o s to l ido as ino , e v ietò loro d i possedere caval l i . Ah ,

ah ! Cred i tu che avrebbe fatto l o stesso se avesse vedutoquel lo là , e ques to e questo ?Cos i d icendo tese l e man i verso i caval l i ed ac ca rre zzò

c o n i nfin i to orgogl i o e tenerezza la tes ta de l pi ù vici no .

Non è vero , scei cco , non é vero ! esclamòBen Hur c o n calore . Oltre ad essere u n legis l atoreamato da Dio , Mosè era u n guerri ero ; e come avrebbepotu to sprezzare S imi l i an imal i ?Una tes ta meravigl iosamente torn i ta , c o n occhi grandi ,

do lci come quel l i d i u n cervo e quas i cel at i da u n densoc iuflo , c o n orecch ie p iccol e e appu nti te , s i avvici nò a BenHur al largando l e narici e muovendo i l l abbro superiore .

Chi se i tu ? parve ch iedere , come se avesse avu toi l dono del l a paro la . Ben Hur ri conobbe u no dei quattro corrido ri che aveva veduti aggiogati al cocch io del l o scei cco ,

e gl i tese i l palmo del l a mano .

Vi di ranno , i ca l un niator i ! s iano brev i i l o rogiorn i ! esclamò lo sceicco , q uasi rige ttasse u n af

fron to personale . Vi di ran no , d ico , che i nostri m i .

Page 243:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Puoi l eggerl i , figlio * d’

lsrae le ?

No . s piegami i l loro s ign ificato .

Sappi dunque c h e ogni tavola ricorda i l n ome

d i u n caval l o puro sangue , nato nei seco l i passat i sotto l etende dei m i e i padri , i n s ieme a l nome del lo s tal lone edel la madre . Osse rva l a loro e tà .

Alcu ne del l e tabel le erano quas i consumate , e l a scri ttura in vi5 ib iie . Tutte erano gial l e per gl i an ni .

I n q ue l l a cassa i o ho tu tta l a s toria documen tatad i q ue l la razza d i cu i q uesti caval l i sono i d iscenden ti ; ecome ques ti cerca o ra la tua atte nzione e le tue carezze ,cosi i su o i padri , s eco l i s ecol i add ietro vennero nel l ete nde dei padri m ie i a ricevere dal l e loro man i la misu rad ’avena , e i baci dal le loro labbra . Ed ora , o figl io d ’

Israe le ,

mi crederai , quando d ich iarò, che, come i o sono i l Re de ldeserto , questi sono i miei m i n is tri ! Togl im i q ue l l i , ed iosono come l’ammalato che l a carovana l ascia d ietro d i séa mori re ne l deserto . Per la spada d i Salomone , i o potre inarrart i meravigl i e compiu te da ques ti caval l i su l l a patriaarena ma ora , attaccati a l cocch io , aggiogati per l aprima vol ta non so perché , ma ho pau ra ; i l s uccessom i sembra c o sì d i ffici l e , che i o t i giuro c h e i l giorno ne lq uale tu ti presen tass i a me , se vi ncerai , sarà i l p i ù fel i cede l la tua v i ta . Ed ora parl iamo d i te .

I o comprendo ora disse Ben Hu r p erch è

1’ Arabo ama i suoi caval l i come i suoi figl i ; e so pureperché i caval l i arab i sono i p rimi de l mondo ; ma , buonsceicco , i o vorre i che tu m i gi udicass i non dal l e parol esol tan to , ma dai fatti . Le promesse sono ta lora fal laci ; l asci ach

i o provi i tuo i cava l l i sopra una pianura v ici na .

I l viso d i I lderim raggiò d i g ioia , e apri l a bocca perpar lare .

Attend i , buon sceicco,attend i ! d isse Ben

Hur. l ascia ch’

i o conti nu i . Dai maes tri d i Roma ioappresi mol te cose , non pensando c h e verrebbe un tempoi n cu i i o ne ap p ro fittere i co ntro d i essi . Io ti d i co che questifig l i de l deserto , quand ’ anche abbiano ciascu no da sè l aveloci tà d i aqu i l e e la res i s tenza del l eone , non farannonul l a se non sono ab i tuati a correre i nsi eme sotto i l giogo .

Perché rifletti , o sceicco , c h e dei quattro , uno è i l p i ù rap ido , u no i l p iù tardo , e men tre l a ve loci tà del la corsa è

determinata da ques to , i maggiori imbrogl i sono dati d alp rimo . Cosi avven ne oggi ; l

auriga non poté farl i procedere i n arm on ia . I l mio ten tativo potrà avere lo s tesso

Page 244:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

245

ri su l tato , ma se è cosi , tu s tesso l o vedrai . Se i nvece m iriesce di far correre i quattro come un sol o caval l o , doci l ial l a m i a v o lo n tà , t i gi uro ch e tu avra i i tuo i se sterzii el a corona : i o l a mia vendetta . Ch e n e dici ?I lderim ascol tò , li sci andos i l a barba . Poi d i sse ridendo

Io t i credo , figl io d i I s rael e . Noi abbiamo u n prov erb io del deser to che dice : Se vorrai cond i re l a cena c on

parole , i o ti p rometto u n oceano d i burro . Doman i proverai i caval l i .I n ques to momento si udirono dei pass i fuori dal l a tenda .

La cena eccola ! Ed ecco pure i l mio am icoBal thasar , c h e t i farò conoscere . Egl i sa raccon tare unas tori a ch e u n I s rae l i ta non s i s tanchera mai d ’

asc o ltare .»

E ai servi tor i d i ssePortate v ia i regis tri e riconduci i miei gioie l l i ne l

l oro appartamen to .

Gl i ord i n i furon o esegu i ti .

C AP ITO LO IV .

Se i l le ttore vorrà r icorrere c o l pensiero al l a cena de itre saggi a l l oro pr imo i ncon tro n e l deserto potrà. fars iu n ’ i dea de l pas to c h e si preparava sotto al l a tenda d i I lderim . La d ifferenza cons is teva più n el la perfezion e de lservi zio ch e ne l la q ualità de i ci b i . Tre coperte vennerod is tese sopra i l tappeto i n prossim ità de l d ivano ; vi ci n o aques to fu co l l ocato un tavolo al to non p i ù d i u n pi ede ,coperto da una tovagl ia . I n u n angolo del l a tenda v ’erau n forno portati l e , sotto la cura d i u na ancel l a c h e attendeva a ri forn i re g l i ospi t i d i pane fresco , o pi uttos to d iu na speci e d i . focacci a calda che teneva luogo di quel l o .

Frattan to Bal thasar fu condotto al d ivano dove Ben Hu red I lderim l o ri cevettero i n pi edi . Un ampio man tel l o ne roavvolgeva i l magro suo corpo ; i l passo era debo l e , ogn imov imen to cauto e len to . Un bastone l o sorreggeva daun lato , u n servi tore dal l

’al tro .

Pace s ia c o n te d isse I lderim rispet tosamen te . Pace e sal u te . L

’Egizian o a lzò la tes taEd a te , buon scei cco ed ai tuoi , l a pace e la ben e

dizione del l ’ un ico Dio .

I l modo era cortese e devoto , e fece una profonda im

Page 245:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

246,

pressi one su Ben Hur . I nol tre la benedi zion e era stata i nparte ri vol ta a l ui , e men tre parlava i l vecch io , l o fissavac o i grandi occh i l umi nosi , destandogli i n petto un ’ emozione nuova e misteri osa . Pi ù vol te ne l corso del l a cenaBen Hur guardò furtivamen te que l vol to scarno e rugoso ,

e sempre vi scors e u n ’ espress ione blanda , placida , fiduciosacome quel l a d i u n bambino .

Questo giovi ne , o Bal thasar d isse I lderim, p o

nendo l a mano su l braccio d i Ben Hur , spezzera oggi i lsuo pane c o n noi :L

’Egizian o guardò nuovamente i l giovi ne ed u n’e spre s

s io ne d i dubb io e d i sorpresa apparve sopra i l suo vol to .

Lo sceicco spiegò Io ho promesso d i dargl i i n provai m iei cava l l i doman i ; e se tu tto va bene egl i l i guideràn el l e corse de l Ci rco .

Bal thasar con tin uava ad. osservarlo .

Egl i m i è s tato ben raccomandato , con ti nuòI lderim , imbarazzato da q ue ll

e same . Sappi c h’ egl i

è'

figlio di A rrio , i l l ustre ammiragl i o romano , quan tunque , »l o sce icco esi tò , poi ri se egl i si d ich iari I s rael i ta del latribù di Gi uda e , per lo sp lendore d i Dio , i o gl i credo .

Bal thasar non potè trattenere più ol tre l a spiegazione .

Oggi , o generoso sce icco , l a m ia vi ta corse pericol o , e sarebbe s tata perdu ta , se u n giovi ne , i n tutto rassomigl ian te a questo , n o n fosse i n tervenuto , e men tre gl ial tri fuggivano , non mi avesse salvato . Poi indirizzando si d i rettamente a Ben Hur Non fosti tu ?

I o non posso affermarl o i n ques ti termi n i r is pose modestamen te Ben Hur . I o ho fermato semp li

c eme n te i cava l l i de ll’ in so le n te Romano quando correvanoaddosso a l tuo cammel l o p resso la Fon tana d i Castal ia .

Tua fig l i a mi l asciò u na coppa d ’argen to .

Dal seno del la sua tun i ca es trasse l a coppa e la porsea Bal thasar . I l vol to de ll’Egiziano si i l l umino.

I dd io t i h a mandato i n mio a iu to oggi presso l afon tana egl i d isse con voce tremante , tendendo l amano a Ben Hu r , ed ora t i manda n uovamente ame . I o lo ri ngrazi o

,e ringrazialo tu pure , perchè i l favore

di c u i Ei mi colma mi permette d i dart i u na larga ric om ‘

pensa . La coppa è tua , tien i l a .

Ben Hur ri prese i l dono , e Bal thasar . leggendo u n’in ter

rogazione su l v iso de l lo sceicco , raccon tò quan to era accaduto al la fontana .

Perchè non me ne hai fatto parola ? d isse

Page 247:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

248

fo rchette , col tel l i e cucch iai . Duran te i l pas to si parl òpoco . Ma quando fu rono nuovamen te portate l e ciotol e perlavars i le man i e incominci ò la seconda parte de l pasto ,

i l dessert, gl i an imi s i di sposero ad ascol tare e parlare .

I n u na tal e compagn ia u n Arabo , u n Ebreo , u n Egizi ano , tutte e tre creden ti i n u n u n ico Dio non v i poteva essere i n quel l ’epoca che un solo tema d i conversazion e ; e de i tre , c h i doveva essere l ’oratore se non col uia l qua le l a Divin ità si era rivelata ? d i ch e cosa dovevaparlare se non di quan to egl i e ra s tato ch iamato a testimo n iare ?

C APITOLO XV .

I l so le tramontava dietro l e montagne ch e proiettavanole l o ro ombre gigan tesche sopra l’Orto del l e Palme, e a lbreviss imo crepusco lo successe rapidamen te l ’oscuri tà del l amorte . I domestici por tarono nel la tenda quattro cande l ie rid i bronzo e l i posero sul tavo lo , uno per ciascu n ango lo .

Ogn i candel ie re aveva quattro braccia , e da ciascu n bracc io scendeva u na piccol a lampada d ’argen to . La luce brullan te i l l uminava i l gru ppo c h e con ti nuò l a conversazioneini ziata parlando i n d ial etto si riaco , famigl i are al le popol azion i d ’

Orie n te .

L'

Egizian o raccon tò l a s tori a del l ’ i n con tro dei tre ne ldeserto , e conven ne c o n l o sceicco c h e fu i n d icembre , ve n

tise tte an n i fa , q uand’

egli e i suoi compagn i , fuggendo daErode , ch iesero ospi ta l i tà a l l a sua tenda . I l raccon to fuascol tato c o n i n tenso i n teressamento ; gl i s tess i domestici ,i ndugiavano pi ù ch e potevano per afferrare ogn i dettagl io .

Ben Hur lo accolse come s i conven iva ad un uomo c h e

ud iva una r ive lazione d i grande importanza per tuttal ’ umani tà e specialmen te pe l popolo d

’Israe le . Nel l a sua

mente , come vedremo , andava formandos i u n’ i dea c h e do

veva mutare tutta la corren te de l la sua vi ta , ed assorbi retu tte quan te le sue forze .

Le parole d i Bal thasar fecero una profonda impress ionene l giovi ne Ebreo , i l q ual e non dubi tò per u n i s tan te del l ave ri tà d i Quan to aveva udi to .

Per lo sce icco I lderim la s tor ia non era nuova . L ’avevaudi ta raccon tare dai tre sapienti i n ci rcostanze c he non

Page 248:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

pe rmettevano il dubbio. Vi aveva credu to ed'

aveva s'

campato i fuggiasch i dal l ’ i ra d ’ Erode . Oggi u no dei tre sedevan uovamen te . ospi te r iver i to , a l suo desco , e le sue labbrari petevano la medes ima narrazione . Ma nel la men te d i I l .

derim que i fatti n on avevano l ’ importanza c o n cu i apparivano a Ben Hur . Egl i era u n Arabo , e l ’ i n teressamen tosuo non poteva c h e essere d ’ ord i ne generale ; Ben Huri nvece era Ebreo .

Fi n da l l a cu l l a egl i aveva i n teso parlare de l Messi a ; gl istudi ne l Col legio l o avevan o reso famigliare con tutto c iò

c h e riguardava l’Essere , c h e formava i ns ieme la speranza ,

i l timore e la gloria special e de l popol o e l etto ; i profetil o avevano an nunziato : e i l suo avven to formava il temad i i n termi nabi l i d i squ is i z io n i da pa rte de i Rabbi ; nel l es i nagoghe nel le scuole , ne l Tempio , n ei giorn i d i festa ed i digi uno , i n pubbl ico ed i n pr ivato , i dottor i l o p red icavano finchè tu tti i figl i d ’

Ab ramo qual unque fosse l al oro condi zi one , vivevano i n aspettazione del Mess ia , eSpesso c o n ferrea severi tà d isci p l i navan o l a l oro vi ta i ncon formi tà a que l l ’evento .

Certamente v ’erano mol t i dubbi ed i ncertezze e grand icontrovers ie fra gl i Ebrei medes imi c i rca i l Mess ia , ma lecon trovers ie vertevano 50pra u n so l o pun to : quando sarebbe ven uto ?Unan ime poi e ra l a persuas ione fra i l popolo el etto , ch e ,

qual unque fosse l’

ora de l la sua ven uta , egl i sarebbe . statoi l Re degli Ebrei, i l lo ro Re pol i t i co , i l lo ro Cesare . Egl iavrebbe gu idate l e l oro armi a l la conqu ista del l a terra , epe l bene loro e i n nome di Dio , v i avrebbe dom i nato i neterno . Su questa credenza , i Fari sei o Separatisti q ues taparo la aveva un senso p iù pol i ti co c h e re l igioso fan tasticavan o negl i and i ti e intorno agl i al tari de l Tempio , ev i a vevan o cos trui to sopra u n edifici o d i s peranze pi ù colo ssali dei sogn i del Macedone . Quel l i n on abbracciavanoc h e l a terra ; i l l oro ed1fic io

'

copriva la te rra e toccavac o i suoi p in naco li

“ il cie lo . Nel la audace s frenata fa n tasia d i q ue ll

emp io egoismo , I dd io on n ipoten te doveva e s

se re u n sempl ice s trumen to per l ’espanders i v i ttorioso de ln ome Giudeo .

Ri tornando a Ben Hur , dobbiamo osservare c h e due ci rcos tanze de l la sua v i ta l o avevano tenuto re lati vamen teimmu ne dagl i effetti d i q uesta audace re l igione pred icatadai s uoi compaesan i Separatis ti .I n p rimo l uogo suo padre apparten eva al l a setta dei Sad

Page 249:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

250

duc e ì, c h e si potrebbe ro ch iamare i Li beral i del l oro tempo .

Ess i ri spettavano rigorosamen te i l i br i del l a l egge tramandati da Mosè , ma ten evano i n al to d isprezzo le aggiun tee i commen ti del l a sci enza Rabbi n ica . Quan tu nque formassero u na set ta , l a loro re l igion e era p i u una dottri na filoso fic a c h e non una fede ; non fuggivano i pi aceri del l avi ta e sapevano ammi rare l e bel lezze artis tiche e letterariedel le razze pagane . I n pol i tica erano gl i avversari p i ù ten aci dei Separati s ti .Questi pri n ci pî patern i erano disces i n e l figl i o , q uan tu n

q ue l a catastrofe c h e l o aveva raggiun to i n giovi ne età ,avesse imped i to la loro consol idazione . Ma q u i s i fece senti re la seconda del le i nfluenze a c u i abbiamo fatto al lusione .

Ci nque ann i d i soggiorno i n Roma avevano l asciato u naprofonda impress ione ne l l ’an imo d i Ben Hur . Roma eraa l l ora all

ap oge o de lla'sua gloria se non del l a sua potenza ,

i l r i trovo po l i tico e commercial e d i tutte l e n az i on i . I n tornoa ll

aure a pietra mi l i are de l Foro oggi cosi desertosi i ncon travano tutte l e corre nt i del l ’attiv i tà umana . Le raffinate zze social i , l e

opere del l ’ i ngegno , l a gl ori a dell e imprese mi l i ta ri e civi l i n on avrebbero potu to lasciare indiffere nte i l figl i o d i Arrio , ch e , dal la sua magnifica vi l la d iM iseno , passava nel palazzo d i Cesare , i n mezzo al la fo l l ad i Re

,pri ncipi , ambasciatori , ostaggi , del egati , cl i en t i , c o n

venuti da ogn i parte de l mondo , ed aspettant i ansios i l ar isposta d i u n uomo . Certo , l e feste d i Pasqua raccogl ievan o a Gerusal emme assemblee non meno splendi de e no nmeno numerose ; ma quando egl i sedeva sotto i l pu rpureovelari o de l Ci rco Massimo , uno dei trecentoci nquan tami l as pettatori , era impossi b i l e c h e non gl i bal enasse i l pens ie roc h e , forse , nel l a grande fam igl ia umana es is tevano dei ram inon meno degni , p er l e l oro sofferenze e per la l oro p a

zie nza ne l sopportarl e , d ’ess er fatt i segno del la pietà d ivi na e d i d iv idere col picco lo popolo d ’

Israe le l a gl oriapromessa .

Ma se ques to pens iero gl i era venuto , egl i non p o teva certod imen ti care u n ’

importan te cons iderazione . La miseri a del l emasse , l

’ab b ie tte zza del l oro s tato , non avevano al cuna re

l azione c o n l a re l igione ; i l oro lament i non der ivavan ocerto da mancanza di Dei . Nei qu erceti del l a Bri tannia predic avan o i Dru idi ; Odi no e Freia tenevano i nconcussodom in io nel l e Gal l i e e i n Germania ; l

’Egitto s i acco n tentavadei suo i coccod ri l l i e dei s uoi gatti ; i Pers ia n i erano de votiad Ormuzd e Ariman e , tenendol i in

'

pari o no re ; l a spe

Page 251:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

div iduali sarebbero p iu S icuramente vendicati i n guerra chei n pace .

I sen timenti c o i qual i ascol tò la narrazione d i Bal thasarpotranno ora essere faci lmente i n tes i ,I l raccon to toccava i tas t i pi ù sen s i bi l i de l l ’animo suo .

suo cuore pal pi to ; una gioia profonda , quasi feroce lop res e pensando c h e quel fanciu l l o cosi meravigl iosamentetrovato era i l Messia .

Pieno d i s tupore c h e I s rael e fosse res ta to cosi indiffe

re nte davan ti a l la r ivelazione d i u n tan to even to e ch ’egl imedes imo non ne avesse udi to parlare prima d ’al l ora , duedomande gl i s i presentarono , nel l e qual i si concen travaper i l momento tu tta l ’ importanza de l fattoDove era i l fanciu l lo ?

Qual’era l a sua miss ione ?

Ben Hu r s i rivol se a Bal thasar .

CAPITOLO XVI .

Oh se i o potessi ri spondervi ! disse Bal thasarc o l suo fare sempl ice e devoto . E se i o sapess ido v

egli si trova come volon tier i l o raggiungerei ! Nè marinè mon tagne m i saprebbero d ividere da l u i !

Avete dunque ten tato di trovarlo ? ch iese BenHu r .

Un sorriso fugace i l l umino il vo l to del l ’ Egizian o .

I l primo compi to al quale atte s i dopo aver lasci atoi l ri fugio de l deserto . Balthasar r ivol se u no sguardo pienod i grati tud ine ad I lderim fu d i sapere ciò c h e era av

venuto de l fanciu l l o .

Ma un anno era passato a pena , ed i o non ard iva re

carmi nuovamente in Giudea , perchè Erode i l sangu i nari ov i regnava tuttora .

I n Egi tto , a l mio r i torno , raccon tai l a s tori a de l miracolo ad alcu n i amici , i q ual i v i credette ro e non si stancarono mai d i udi r l a ripetere .

Questi andarono per m io con to i n tracci a del fanciu l lo .

Prima s i portarono a Betlemme e trovarono i l Khan e l acaverna ; ma i l custode , c h e sedeva accan to a l cancel lol a notte i n c u i appari l a s te l la , era spari to .

I l Re l o aveva mandato a ch iamare ed egl i non era p iùs ta to veduto .

Page 252:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

253

Ma trovarono qua lche prova , certamen te . disseBen Hur…

Sì , prove scri t te ne l sangue u n v i l laggio i nl utto ; mad ri ch e piangevano i loro bambi n i . Voi dovetesapere che quando Erode ebbe certezza de l l a nos tra fuga ,

ord i n ò ai soldati d i uccidere i pi ù giovan i fra i fan c iu llx d iBetlemme . Non u no scampo. I m ie i mes saggeri tornaronoc reden ti p i u d i p rima , ma an nunzi andomi c h e i l Bambi noera morto , ucci so con gl i a l tr i i n nocen ti .

Morto ! escl amò Ben Hur , atterr i to . Haidetto morto ?

No , mio figl io,non ho detto così . I o ho detto ch e i

m ie i messaggeri , mi ri portarono che i l Bambi no e ra morto .

I o non vi pres ta i fede al l ora ; i o non v i credo ora .

Comprendo . Hai avuto qualch e noti z i a pos teriore .

No , d isse Bal thasar , abbassando gl i occh iLo Spi ri to non doveva guidarci c h e fino al fanciu l lo .

Quando uscimmo dal la cavern a , dopo aver vedu to i l n eonatoe deposi tato ai suo i p ied i i n ostri regal i

,cercammo subi to

l a s te l la , ma era spari ta.

L ’ u l tima i spi razion e de ll’Altissimo , d i cu i mt ricordo , fuquel l a che c i mandò ad I lderim

,per cercare l a sa l

vezza .

S ì , d isse l o sceicco , l i sciandosi n ervosamen tela barba Voi m i d iceste c h e uno Spi ri to v i mandavaa me .

'

M i r icordo .

I o non ho avu ta al cuna noti zi a pos ter iore » c o n

tinuò l’

Egizian o , osservando lo scoraggiamento d i Ben Hurma , figl io m io , ho riflettu to mol to su l la cosa , e l a m ia

fede nel la sua es i s tenza‘

e cosi ferma oggi come lo fu nell ’ora i n c u i l o Spi ri to m i ch iamò su l l e sponde de l lago .

Se volete ascol tarm i , v i d irò perchè credo c h e i l Bambi nosia i n v i ta .

I lderim e Ben Hur ch i narono i l capo i n atto d i assenso ,

e ch iamarono a raccol ta tu tte l e forze del l ’ i n te l l e tto peri n tendere .

Anche i domestici fu rono pres i dal l a medes ima cu ri os i tàe si avvici narono trepidan t i al d ivano . Un s i len z io profondoregnava nel l a tenda .

Noi tre cred iamo i n Dio .

Bal thasar ch i nò i l capo d icendo queste paro l eEd egl i è l a Veri tà con ti nuò . I mont i

potran no crol lare ne l l a polvere , i mari potran‘

no d i sseccars i ;

Page 253:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

254

ma la sua parola sarà , perchè essa è l a veri tà . I ltono del la sua voce e ra ol tremodo sol enn e e i l suo di reconciso .

La sua voce che mi parl ò sul la sponda del lago , disseBenedetto se i tu , figl io d i Mizraim ! La Redenzione

verrà . Con due a l tre persone proven ien ti da d iverse parti de lmondo , tu vedrai i l Sal vatore . I o ho veduto i l Salvatore , ma la prima parte de l l a p romessa non si è ancoraavverata . Comprendi ora ? Se i l Bambino e morto , l a Reden zio n e non può avven i re , l a promessa è vana , e Diono , i o non o so pensarl o !Sol levo l e mani raccapricciando .

La Reden zione è i l compi to per cu i nacque i l Banbi no ; e finchè dura l a promessa nemmeno la morte puòfrappors i e div iderlo dal suo l avoro , finchè non è terminato .

Questa è l a ragione del l a m ia fede .

I l buon uomo fece una pausa .

Non vuoi bere ? I l vi no è qu i , guarda , disseI lderim ri spettosamen te .

Bal thasar accostò l e labbra al l a coppa , poi con ti nuò .

« “Salvatore , ch’ i o vid i era nato dal grembo d i u na

donna , ed era soggetto come noi a tutte l e malatti e de l la carn e ,anche al la morte . Considera ora i l compi to che l o attendevanon è ques ta u n

’0p era che rich iede u n uomo , u n uomo

ne l p ieno vigore de l le sue forze , saggio , fermo , discreto ?Per d iven tar ta l e Egli , doveva crescere come cresciamo noi .Riflett i quan ti perico l i correva l ’ i n terval lo fra la sua i n fanziae l a sua maturi tà : Erode gl i e ra nemico ; non meno n e

mica gl i sarebbe s tata Roma ; e quan to ad I s rael e , l’

a lfe tto ,

e , la fede de l popo lo i n l ui , sarebbe s tata una ragione d ip iù perchè i t irann i lo avessero ad uccidere . Tu ved i dunque ,c h e i l m igl io r mezzo per proteggere i debo l i ann i del la suaadolescenza si era que l lo d i ten er lo celato nel l ’ oscuri tà .

Quind i i o d i co a me ed al l a mia fede c h’Egh non è morto ,

ma solo perduto , e c h’Egli verrà ancora perchè i l suo

compito l o rich iede . Queste sono l e m ie ragion i . Non sonoesse buone ?I p iccol i occh i neri d i I lde rim sci n ti l larono d ’ i n te l l igenza

,

e Ben Hur , so l l evato da l suo abbattimen to , d i sse con ferm ezza e c ordialita ' I o almeno non l e combattero.

Con ti nua , t i p rego .

Bene , con ti nuò i n tono pi ù calmo l’Egizian o ,

vedendo c h e i l Bambi no viveva e che era l a manifes ta volon tà di Dio che Egl i fosse ri trovato , mi armai d i

Page 255:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

256

davvero u n uomo saggio… Non è nel l e mie forze potertiesprime re la ri conoscenza che ti porto per tutto quanto m ihai detto . Tu mi hai avverti to de ll’ap p re ssarsi d i u n grandeavven imento ; hai trasfusa l a tua fede ne l mio petto . Completa l ’opera , ti p rego , e palarmi del la miss ione d i Co lu ic h e aspetti , cos icchè possa anch

’ i o d ’ora i nnanzi aspettarecon l a fede e la pazienza d i u n figl io d i I s raele . Tu dicestich e Ei sarà u n Sal vatore ; non dovrà essere anche Redegl i Ebrei ?

F igh uo l mio , disse Bal thasar , col suo fare ben iguo

,l a Sua miss ione è ancora i n grembo a Dio .

Tutto c iò ch e i o n e penso l ’ho dedotto da quan to mi d issela voce i n rispos ta a l la mia pregh iera . Devo ri petert i ci òch e mi disse ?

Siirn i Maestro .

La ragione ch e mi sp in se a pred icare i n Al es sand riae n ei vi l laggi de l N i lo , c h e mi cacci ò nel la so l i tud i ne dondemi trasse lo Spi ri to , fu la misera condi zion e i n cui eranocaduti g l i uomi n i per aver smarri to , i o credo , l a r etta cò

n o sc e nza di Dio .

lo m’

ac co rai de i do lori dei miei s imi l i non d i unacl asse , ma d i tutti .I n cos i b asso d uogo erano caduti c h e non m i pareva

es is tesse salvezza per loro se Dio s tesso non tendesse lorola mano

,e io pregai ch ’egl i ven isse , e ch ’ i o potess i v e

derlo . Le tu e buone opere han no vi n to . La Redenzione verrà tu vedrai i l Salvatore . Cos i disse l a Voce ,e c o n essa che mi risuonava nel le orecchi e , andai a Gerusal emme . E per c h i dev ’ essere la Redenzione ? Per tu tto i lmondo ! E i n che modo si mani festerà ? Fortifica i l tuos pi ri to , mio figl io ! I o so che gl i uomin i credono che n on

v i sarà gioia su l la terra finchè Roma non sarà rasa dai suo ico l l i ; che ci oè i mal i c h e c i affl iggono non derivano , comeio credo , dall

ign o rare i l Vero Dio , m a dal malgovernodei pri ncipi . Ma non sappiamo noi che tutti i govern isono sempre cattivi sme zzatori d i D io e del la rel igione ? Quanti Re conosci i q ual i furo no migl io r de i

l oro sudd i ti ? Ah no ! La Redenzion e non può avven i rec o n i n ten t i po l i ti ci , per abbattere governan ti e potenze ,gettare statue da p iede stalli c h e saranno tos to occupat i daal tre ! Se fosse c o sì l a sap ienza d i Dio n o n sarebbe pi ùmi racolosa e in su p e rsc ru tab fle . I o v i dico , quan tunque io sia

u n c ieco che parla a ciech i , che la Redenzione sign ifica l avenu ta di Dio sul la terra , per migl iorare e r iscattare le

an ime d i tutti .

Page 256:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

257

La dis i l l us ione era scol pi ta Sul vol to d i Ben Hur i lsuo capo si ch i nò , ma, quan tu nque non fosse convi n to ,

non s i trovò capace d i c omb attere l ’op i n ione dell’Egiziano .

Pe r I l derim fu u n ’al tra cosa .

Per l o s plendore d i Dio ! egl i gri dò impu ls ivamente , I l cammino de l mondo è pres tab i l i to , e nonpuò essere mutato . I n ogn i comun ione d i i nd i vidui v i deveesse re u n capo vis i b i l e , r i ves ti to d i pi ena au tori tà, al trimenti ogn i ri fo rma è vana .

Bal thasar ri spose c o n gravi tà .

La tua sapienza , buon sce icco , è mondana ; e tud imen tich i c h e appunto dagl i e r rori de l mondo no i

'

dobbiamo essere reden ti . L ’ uomo , qual e soggetto , obbediscaa i suo i Re ; ma l

’an ima e la salvezza sua appartengono aDio .

I lde rim , tacque , e scosse i l capo . Ben Hur con ti nuòper l u i .

Padre , se cos ì t i posso ch iamare egl i d isse .

Di ch i ch iedesti al l e porte d i Gerusalemme ?Lo sceicco gl i r ivo lse u no sguardo ri conoscen te .

Mi fu ordi nato d i domandare a l popol o , d isseBal thasar tranqu i l l amen te dove è quegl i ch e è natoRe degl i Ebrei ?

E tu lo vedesti n el la caverna presso Betlemme ?

Lo vedemmo , l o adorammo , e c iascu no d i noi gl id iede regal i , Melch iorre , oro ; Gaspare , i ncenso ; ed io ,mi rra .

Quando tu parl i d i fat ti , o padre , i n tendert i e credere sono una cosa sola disse Ben Hur , maquan to ad opi n ion i i o non posso capi re c h e sorta d i Retu vorres ti fa r d i ven tare i l Bambin o ; i o non posso separareu n pri nci pe da i

'

suo i doveri e da l la sua autori tà .

Mio figl io d isse Bal thasar no i ved iamomegl i o l e cose pi ccole e vici n e ch e non l e grand i e lon tane .

Tu non guard i c h e a l ti to lo Re degli Ebrei ; se al zera ig l i occh i e guarderai ol tre i l m i stero , l

’ostacol o s pari rà . Unaparol a riguardo al ti tolo . I l tuo I srael e ha vi sto giorn i pi ù fel i ci, giorn i i n cu i Dio ch iamò la tua gen te suo popol o , eparlò c o n esso per bocca dei profeti . I n

'

q ue i giorn i egl ip rom ise i l Sal vatore c h e i o v idi , ch iamandol o Re degliEbrei ; l

’ apparen za deve concordare c o n la p romessa , sen o n a l tro per amore de l la parola . Perciò ch ies i d i lu i sottoq uesto nome al l a porta d i Gerusal emme . Ma pass iamo ol tre .

Forse pens i a l l a d ign i tà de l fanci u l l o ; se e … c o si ri fletti ,

17

Page 257:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

c h e è poco glori a essere i l successore d ’Erodè . Idd io puòfar megl io per i suoi d i l ett i : se i l Padre Onn ipoten teavesse avuto bisogno d i u n ti to lo e si fosse ch i nato a racc oglierlo fra l e van i tà degl i uomi n i , oh perchè n o n

sc e lse

l a corona di Cesare , e perchè non mi impose d i cercarei l Reden tore sotto que l nome ? Pensa piu ttos to a l l a so

s tanza , 0 mio figl io , e ch ied i ti d i che cosa sarà Re colu ic h e aspe ttiamo . Questa e la ch iave del m is tero .

Bal thasar sol levò devotamen te gl i occh i a l cie lo .

Vi è un regno su lla terra , ma c h e non è del l a terra ,

u n regno c h e t rascende i confini de l mondo . La sua es is tenza è un fatto , c h e , i nvi s ibi l e a no i ci ci rconda dal l ac u lla

,alla morte . Nessun uomo lo vedrà prima ch ’ egl i ab

bi a conosci u to la propria an ima , perchè que l regno non èper lu i ma pe r la sua an ima . Davanti al la glor ia d i q ue lregno i p i ù grand i imperi de l mondo sono tenebre e s ile n zio .

Ciò ch e tu d ici,padre disse Ben H ur è

u n en igma per me . I o non i n tes i mai parlare d i un s imi leregno .

Nep p ur i o d i sse I lderim .

I o non posso spiegarm i p iu o l tre , soggiunseBalthasar , abbassando umi lmen te gl i occh i . Ciò c h e

esso sia , e come c i si possa arrivare , nessuno saprà primac he il Bambi no ne abbia preso possesso . Egl i reca l a ch iavedel l ’ i nvis i bi l e porta , e d egl i la sch iuderà per gl i e l etti , c h el o avran no amato , e questi sol i saran no i reden ti .Dopo ques te parol e v i fu u n l ungo si l enzio , c h e Bal thasar

i n te rpretò come la fine del l a c o n versamo ne .

Buon sceicco , egl i d isse , col l a sua voce t ranq ui l la , domani , o dopo doman i io andrò i n ci ttàper qualche tempo . Mia figl i a desidera d i vedere i p re

p ara tiv i dei gi uoch i . I n quan to a te , mio figl io , t i ved ròancora . A voi tu tti pace e buona notte .

Essi s i al zarono i n pied i . Lo sceicco e Ben Hur contemp laro n o l

’Egizian o finchè l a corti na cadde dietro d i l u i .Sceicco I l derim , disse Be n Hur. ho

udi to s tran e cose ques ta sera . Permettimi , t i prego , c h e

i o cammin i l ungo l e Sp onde del lago , affinchè possa meditarc i soma .

Va pure ; t i segui rò fra b reve .

Si l avarono nuovamen te l e man i ; dopo d i c h e , a u nsegno de l padrone , un domes tico porto i sandal i d i BenHur , i l qual e uscì dal l a tenda .

Page 259:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

260

Natu ralmente i l suo eserc i to lo avrebb e trovato fra i s uo ic amp aesan i. Le sofferenze d i I s rae le erano comun i a tuttii figl i d i Abramo , e i erano u na leva su ffic i en te per muovere l a nazione Si l a causa esi s teva ma i l finequale doveva essere ?Ore , giorn i i n teri , aveva dedicato al lo s tudio

d i ques taparte de l suo piano , e , sempre , c o n l a medes ima concl us io ne , una vaga , i ncerta idea d ’ i ndi pendenza nazionale .

Bas tava q ues ta ? No n p o te va ri spo n de re negativamente , perc h è avrebb e abbattu to d ’ un co lpo tu tte l e sue s peranzeno n poteva ri spondere d i s i , perchè i l suo giudizio gl i elovie tava . Non era neppur s icuro che I s rael e sarebbe bastatada sol a a combattere vi ttoriosamente con tro Roma . Beneconosceva le immense ri sorse del s uo nemico ; l e sue arm i ,l e sue arti , superiori al l e armi . Un

’alle an za un iversal e

ah imè ! era cosa imposs i bi l e , tran ne che quan te vol tevi aveva pensato ! u n eroe sorgesse dal s eno d i unadel le nazion i oppresse , e , con le sue vi ttorie , riempisse i lmondo del suo nome , ch iamando tu tti i popo l i sotto a l suos tendardo . Quale glori a per l a sua Giudea se essa fossech iamata ad esser l a Macedonia d i ques to n uovo Alessandro !Ma anco ra , ah imè sotto i l governo dei Rabbi n i , i l coraggioera poss i bi l e , n o n l a d iscip l i n a .. L ’ an tico scherno d i Messala ne l giardi no d

’ Erode gl i r i suonava nel l ’orecch ioTutto c iò c h e gl i Ebrei conqu istano ne i p rim i se i

giorn i l o perdono nel se ttimo .

Cosi avvenne ch e ogn i vol ta c h e giu ngeva davan ti aquel la voragi ne , s i soffermava i rresol u to su l l ’ orlo d i essa .

Aveva fi ni to co l deporre la Speranza e fidars i n el caso ,

che , Dio volente , avrebbe fatto sal tar fuori i l sos p i ratoeroe .

Tale essendo lo s tato del l ’ an ima sua non è necessariod i i ndugiarci sopra gl i e fl

'

e rti del l a sommaria esposi zi onec h e Mal l uch gl i aveva fatta de l racconto d i Bal thasar . L ’ aveva ud i ta con una immensa , s tupefacente soddis fazione ,c o l sentimento che qu i finalmente era l a sol uzione d i tuttoi l problema , c h e l ’ eroe ricercato era qu i ed era un figl iodel la tri bù l eoni na , e Re degl i Ebre i ! Dietro l ’ eroe , i lmondo i n armi !I l Re impl icava u n regno ; egl i sarebbe s tato u n guer

riero glor ioso come Dawde , saggio e magnifico come Sa

l omone ; i l suo regno sarebbe s tato lo scogl i o’

contro i l

q uale s i sarebbe frantumata la potenza Romana . Una guerracolossa l e s i sarebbe accesa , e dopo l ’ agon ia d i un mondo ,la pace l a pace sotto i l dominio Giudeo .

Page 260:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

I l cuore d i Ben Hur pal pi tava forte , ap parendogli im

p ro v v isame n te l a vi s i on e d i Gerusal emme , capi ta l e de lmondo , e Si on i l trono del Padrone Un iversal e .

Gl i era sembrata una grande fortuna dover t rovare nel l atenda l ’ uomo c h e aveva veduto i l Re . Lo avrebbe udi toparlare , avrebbe appreso da lu i i partico lari de l grandemutamen to fu turo , e specialmen te i l tempo i n cu i avrebbeavu to l uogo . Se fosse immin en te , egl i avrebbe abbandonatal a campagna d i Massenzio , e avrebbe i n trapres i sub i to ilavori d i organ i zzazion e e d ’

armame n to de l l e tr ibù d ’

Israe le .

Ora , come abbiamo vis to , Ben Hu r aveva i n teso dal l el abbra d i Ba l thasar medesimo i l m i racol oso raccon to . Eraegl i sodd is fatto ?Una grande i ncertezza l o tu rbava ed oscurava i suor

pensier i i n torno a l futu ro . L ’ i ncertezza riguardava più i lregno ch e i l Re .

Che cosa sarebbe mai q ues to regno ? ques t ’ e ra'

l a domanda c h e gl i martel lava i ncessan temen te i l ce rve l l o .

Così d i buon ’ora sorgevano que l l e q ues tion i c h e dovevano accompagnare i l Bambi no al l a sua morte e so p rav

vivere a l u i i n comprensi bi l e ai giorn i suoi , oggetto d icon trovers ia a i tempi nos tri u n en igma a tu tt i que l l i c h enon san no comprendere l a dual i tà del l ’ essere umanol ’ an ima immortal e n el corpo peri tu ro .

Che cosa sarà mai ? egl i s i chi edeva .

Per noi o lettore , l a ris posta è stata data da l Bambi nomedesimo ; ma Ben Hur n on aveva udi te ch e le parole d iBal thasar . Su questa terra , v i è u n regno che non , e

terreno non per gl i uomi n i ma per l e loro anime ,tu ttavia u n domi ni o d i impareggiabi l e glori a .

Qual meravigl ia , se al la mente d i u n giovi ne que l l e parol e suonavano come u n i ndovi nel l o ?

La mano del l ’ uomo non c ’ en tra . egl i di sse .

c o n l a d isperazion e ne l cuore . I l Re d i u n ta l regnonon ha bisogno d ’

uomin i, nè d ’operai , nè d i consigl i eri ,nè d i soldati . La terra deve fini re , essere po i ri fatta , e nu ov ip ri ncip i d i governo devono essere sos ti tu i t i agl i an tich i .Qualche cosa d i superiore al l e arm i deve trovars i c h e

scal zi da l suo t rono la Forza . Ma c h e cosa ?

O l e tto re !Ciò c h e noi non poss iamo vedere egl i non poteva com

prendere . La potenza de l l ’ Amore non era ancora apparsach iaramente ad a lcu n uomo . E nessu no era venuto a predi care c h e pe l governo degl i u omin i e per gl i scopi d i que l l o

Page 261:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

262

l a pace e l ’ ordi ne l’

Amore è p i u grande e p i u effi

cace de l l a Forza .

I n mezzo a ques te fan tasti cheri e , una mano gl i fu postal eggermen te su l l e spal l e .

I o devo d i rti u na parola , o figl io d i Arr iod isse I lderim , fe rmandos i al suo fianco . Una paro lae poi mi ritirerò , perchè la notte sta per ven i re .

10 t i do i l benvenu to , sceicco .

Quanto a l le cose c h e hai udi to or ora c o n

t in uò I lderim , s enza i n terrompers i presta fede atutto , tranne a c iò che riguarda i l Regno c h e i l Bambi noi n izie rà su l la terra . Non prendere alcuna riso l uzione fin

c h è non avrai ud i to Simon ide,mercan te , e ottimo uomo

qu i i n An tioch ia , al q ual e ti presen terò . Ei t i c i teratu tti i detti dei tuoi profeti , i ndicando pagi na e l i bro , c o

s icchè nessuno potrà n egare ch e i l Bambi no sarà Re degl iEbrei i n real tà — si , per lo sp lendore d i Dio ! un Re comel o fu Erode , ma migl iore e p iù grande . E al lora , vedi , tuassaporerai l a dolcezza de l l a vendetta . Ho detto . La pacesia c o n te .

Fermati, scei cco !I l derim non udì .

Ancora Simon ide ! disse Ben H ur c o n amarezza Simon ide qui , Simonide ll, ora dal la bocca d iu no , ora dal la bo cca di u n al t ro . Questo servo d i m io p ad re non vuol dunque l asciarmi i n pace pi ù mai ? Ma egl iè ricco , e i n c iò a lmeno è p iù sapien te de l l ’ Egiziano . Ah ,

pe l sacro Patto ! non è al l ’ uomo c h e tradì l a fede c h e u nsuo

'S imi le ha ri pos to i n l ui , che i o andrò a cercare c o n

forto ! Ma asco l ta ! un can to ! è l a voce d i una don na ,o di u n angelo ? S i avvici na .

Dal lago,ne l la di rezione del do var, ven ivano le note d i

u na can zone . La voce me lodiosa correva l ungo l’

a c q ue efra i tronch i del l e palme pres to si d is ti nse i l tuffo d i remi ,muo ve n t isi i n r i tmo l ento ; poi s i udi rono le parole p a

rol e i n l i ngua greca puriss ima , l ’ i d ioma c h e megl io d iogn i al tro l i nguaggio d i que l tempo si pres tava

"

all’

e sp res

sione degl i affetti .

I L L A M E N T OO terra pro fuma ta di m isteroO l tre il S iria co mare

,

0 qua ndo sarà da to a l mio p e ii Siero

Pe te…n nn rare ?

Page 263:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch
Page 264:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

L IB RO°

Q U INTO

Co sc ie nza m ’asse c ura

La buo na compagn ia ch e l ’uo m fi anche gg iaSo tto l’usb e rgo de l se n tirs i pura .

DAVTl

E nel tumu l to de l co nflitto o sserva

C almo la legge e gli o cch i avan ti sp i nsePre ve dendo gli ev e n ti .

! ORDS! ORTH

CAPITOLO I .

La matti na dopo i baccanal i ce l ebrati n e l la gran sa lade l Palazzo , i l d ivano era i ngombro d i giovani patri ziaddormentati . Massenzi o potrebbe arri vare e tutta la ci ttàandargl i i ncon tro

,l a legio ne d iscendere da l Monte Su lp io

e presen tare l e armi ; dal N i n feo ad Omfalo svo lgers ip rocessio n i e fes te sp lendid e e fas tose come l

’Orie n te

sapeva al lest ire ; ma quei giovan i avrebbero con ti n uatoa dormi re i l oro son n i ignomi n ios i su l d ivano , dov ’eranocaduti , o dove erano stat i bu ttati da l l e braccia degl i sch iav iindiflere n ti.

Non tutti però colo ro c h e avevano parteci pato all’orgia

si t rovavano i n q uesto s tato vergognoso . Quando la l ucede l giorno comi nciò a far capol i no attraverso le fessu redel le imposte , Messala si a lzò e si to l se l a gh i r landa da lcapo sign ificando l a fine dei bagordi ; si ravvolse po i ne l l a suatoga e , c o n u n u l timo sguardo al l a scena , senza una parola ,uscì pe r raggiungere i suoi appartamen ti . Ciceron e nonavrebbe potuto ri ti rars i c o n maggiore gravi tà da una notturna seduta senatoria le :Tre ore dopo due corrier i entrarono nel l a sua s tanza e dal le

Page 265:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

sue man i ciascuno d i ess i ri cevette u n dispac cio suggel latocon tenen te u na lettera per Valerio Grato , Procura tore , an

cora res iden te a Cesarea . L ’ importanza del la lettera e del lasu a pron ta consegna appariva dagl i

”ord i n i imparti ti ; u n

corri ere doveva andare per mare , l’al tro per terra , en trambi

procedere c o n l a mass ima celeri tà .

E ’ necessario c h e i l l ettore prenda conoscenza de l c o nte n u tò del la l ettera .

Ann oc nm,x n KAL. IUi.

MESSALA a GRATO .

0 mm Mida

No n offe nderti, t i prego , a que sto ind irizzo , po ichè deriva dall’afl‘

e tto e da l larico n o sce nza c h e t i porto , ed è i ns ieme una c o nfe ssmne c h e tu se i i l p iù fortan a to fra gli uom in i . De l re sto le tue o re cch ie so no qua l i tua madre te le h a da tee tu no n ne ha i co lpa a l cuna

,

0 m io Mi daIo de vo ra cco n tart i co se merav igl io se , le qua l i, se p er ora poggia no ancora

su mere co nge tture sara n no no nd ime no degn e de l la tua a ttenz io nePerme tt im i i n primo l uogo c h e 10 rin fre sch i la tua memo ria Tu ricorde ra i,mo l t i a nn i fa,la fam igl ia di un pri n c ipe d i Gerusa lemme

,assa i an t i ca e strao r

d inariame n te ricca di n ome Ben Hur Se la tua memoria e tarda ne l ramme n tart i questo fa tto , cre do c h e una certa C icatrice c h e ado rna ancor o ggi iltuo i l l ustre capo t i sarà stimo lo ed a i u to e ffi cace

C ome pun izio n e de l tu o te n ta to assassm 10 , pe r la pace de l la mia c o sa enza

to lgano gli De i c he S l sia tra tta to di u n acc ide n te l la fam igl i a fu fa tta sc om ,

p au re e i suo i b em co nfiscat i .La no stra a z io n e fu appro vata da Ce sare no n manch ino ma i fiori a l l a

sua tomba ! qu i nd i n o n è v e rgo gna a l l ude re a l le somme c h e da que l la fo n tee n traro no ne i n os tri fo rz1e n , p e r la qua l co sa la un a gra titud ine sarà e terna

,come spe ro sarà e terno il god ime n to d i que l la parte d i be n i c h e la tua mun ifice nza m i largiPe r rivend icare la tua sagge zza qua l i tà p er la qua le no n bril lav a il figl io

di Gord io a c ui ti h o parago na to r1c h iamerò a nche le disp o sizmm c h e pre ndes ti riguardo a i membri de l la fam igl ia Hur,a ffinchè i l Si le ii Z io de l la tomba C l

asswurasse i l tranqu i l lo go d im e n to de i n o stri gua dagn i,e a l lo ste sso tempo il

rimorso d i aver ve rsa to sangue n o n C l macch iasse la te n era co sc ien za . T i ri corde ra x di C I ! c h e h a i fa tto de l la madre e de l la so re l la de l ma l fa tto re , e se

.orace do a l la c un omtà di sapere se e sse V i vo no o so no mo rte

,la ge n t i le zza de l l a

n im o tuo m i sapra facflme n te pe rdo nare,

Ma pe r v e n ire a C I ! c h e S l riferisce p iù e sse n z ia l men te all’affare presen te ,

io m i pre ndo la l i be rta di rico rdarti c h e il reo fu mandato a l le ga lere pe rpe tue,co si suo nò la co ndan na , se n te n za c h e io V id i c o i m ie i pro pri o cch i e co use

gna ta a l trib un o comandan te la ga leraEd o ra stamm i a tten to , o e c c elle i i t issimo Frig io !Se ca l co l iamo in ba se a l l im i te comune de l la V i ta d i un ga le o tto l

’assassmo

da te co si g iustame n te co l p i to do vre bbe e sse r morto,

0 , p er usare un a fo rmap iu poe ti ca , u na de l l e trem ila Oce a n ine avre bbe do v u to pre n derlo a man to ,

a lm e no cinque ann i fa E se tu m i perdo nera que sta mome n tane a de bo le zza,0

e ccel le n te fra gli uom in i , p e r l ’am01e ch e i o“

gli porta i i ii g io ven tù ed an chep er la sua grande be l le zza (io so l e va ch iamarlo i l m io Gan ime de ) e gl i avre bbed i d iri tto do vu to cadere ne l le bracc1a de l la p iù be l la fra le figlmo le di Ne re o ,

Page 267:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

268

CAPITOLO I I .

Presso a poco al la medesima ora c h e i c orrieri partivanodal la s tanza d i Messala , essendo ancora d i buon matti no ,

Ben Hur en trò ne l l a tenda d i I lderim . Aveva fat to un bagnone l l ago , aveva mangiato , ed ora appariva ves ti to d i . un asempl ice tu n ica , senza man iche , che appena gl i copri vale ginocchia .

Lo sceicco l o sal utò da l d i vano ,

La pace s ia c o n te , figl io d i Arrio d iss ’ egl ic o n ammi razione ; e i n veri tà egl i n on aveva mai vedutoti n c om s pl endido rappresen tante d i vi ri l e b e lle zza e di gioven tu. Poi conti nuò : I caval l i sono pron ti , ed iopure . Lo se i tu

La pace c h e tu m i auguri , buon sceicco , te l a c o ntracc amb io . Sono pron to .

I lderim batte l e man i .Farò condurre i caval l i . Sied i ti .Sono aggiogati ?

Al lora permetti ch ’ i o m i serva da me stessodisse Ben Hur . E ’ necessari o che i o faccia la conoscenza de ’ tuoi Arabi , che io sappia i loro nomi, o sceicco ,

affinchè possa parlare a ciascu no d i ess i . Così pu re devoconoscere bene i lo ro caratteri , perchè ess i sono come tutt i

gli uomin i ; se audaci , vanno frenati , se timidi , l a lode l ia nima e l i s prona .

E i l cocch io ? ch iese l o sceicco .

Per oggi lascerò s tare i l cocch io . I nvece m i ap presti no u n qu i n to caval lo , se ne hai sen za se l la , e rapidocome i l l ampo .

La c urio sùà d i I lderim era s tata s timolata , e perc10 eich iamò subi to u n domesti co .

I finimen ti per quattro caval l i —, o rdinò

l a brigl ia d i Si rio .

I lderim si al zò .

Sirio è i l mio caval l o favori to , o figl io d i Arri o .

Siamo s tat i compagni per venti ann i nel la tenda , i n battagl ia , nel la carovana . Te lo farò vedere .

Page 268:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

69

Si avvici nò a l l a corti na d i d i vi s ione , e l a sol l evò . Ben Hurv i passò sotto .

I cava l l i ven nero verso I lderim i n gruppo . Uno , dal l atesta pi ccola , dagl i occh i l umi nosi , del co l l o arcuato , dal l acri n i era morbida e ondeggian te , come la ch ioma d ’ unafanciu lla , d iede un n i t ri to d i gio ia ne l vederl o .

Buon caval lo d isse lo sceicco , ac care zzandogli

i l muso . Buon caval lo , t i sal u to . e vol ta ndos i aBen Hur aggiu nse Questi è Si r io , pad re degl i a l t r iquatt ro . Mira , l a madre . t roppo preziosa perchè l a s i esponga a i pericol i d i u n viaggio i n te rre che non sono l enostre , è rimas ta a c asa . E io dubi to , o figl io d i Arrio ,

conti n uò , ridendo i o dubi to , che la tri bù avrebbepotuto sop p ortare l a sua assenza . Essa è la nos tra glori ae i l n os tro van to . Diecimi l a cava l ie ri , figl i de l d eser to , s ich iederan no oggi Come sta Mira ? E al la r is posta S ta bene . ess i d i ran no : Dio è grande !Sia l odato i l nome d i Dio !

Mira Si ri o non sono nomi d i s te l l e , o sceicc o ? domandò »Ben Hur , offrendo i l palmo del la manoai caval l i .

E perchè no ? repl i cò I lderim . Non fos t itu mai ne l deserto d i notte ?

Al lora tu no n puo i sapere d i q uan to no i Arab is iamo debi tori a l l e s te l l e . Noi prend iamo i l oro n omi perr iconoscenza , e l i d iamo ai nos tr i cari i n segno d i affetto .

I m ie i padri ch iamavano tu tti i l oro caval l i , c o l nome d i s te l l e .

Anche q ues ti quattro c h e tu ved i portano nom i d ’astri,

Rigel , Antares, Atai r ed Alde b ran , i l mi nore , ma non i l menorap ido dei frate l l i . Egl i t i porterà a gara col vento , l

’ ari at i fisch ierà ne l l e orecch ie . Egl i andrà dove tu vuoi , 0 figl i od i Arrio , si , per l a glori a d i Salomone , sfiderà l a mortec o n teI . fin ime n ti furono portati . Con l e propri e man i Ben Hur

a pparecchio i caval l i , l i condusse fuor i dal l a tenda , e posel oro l e red i n i .

Portatem i Si r io d isse .

Un Arabo non avrebbe saputo megl io sal tare su l l a sch ienadel caval lo .

Ed ora le red in i .Gli fu rono date , ed egl i l e separò accu ratame nte .

Buon sceicco egl i d i sse s o no pron to .

Lascia c h e u na guida m i preceda su l campo , e mandamia l cun i uomi n i con l ’ acqua .

Page 269:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

270

La partenza avven ne senza di ffico l tà . I cava l l i n o n avevan paura . Già sembrava che una corren te d i mutua s i nipatia s i fosse s tabi l i ta fra ess i e i l nuovo au riga i l qualeaveva compiu to la sua parte c o n l a calma e l a . confidenza

ch e generano i l ri spetto . Ben Hur , a caval lo d i Si ri o , liguidava come se fosse i n p ied i sul cocch io . I lderim e su ltò .

Si lisc iò l a barba e sorrire di soddi sfazione ne l ment remormorava : Ei non è un Romano , no , per losp lendore d i Dio ! Egl i segu iva a pied i , e l ’ i n terapopolazion e de l do var, uomi n i , donne e fanciu l l i , si preci pi tòfuor i dal le tende per assi s te re a l lo Spettacolo .

I l campo era ampio e piano,ottimamente adatto per l e

eserci tazion i c h e Ben Hur i n traprese senza i ndugio , dapprima gu idando i quattro caval l i l en tamente , su l i nee per

p e ndic o lari , poi i n largh i cerch i . Qui nd i l i s pi nse al trottopoi al galoppo , sempre res tri ngendo i cerch i , i nfine face ndol i pi egare i rregol armente ora a destra , a s i n i s tra , i n tuttel e d i rezion i . I n questo modo passò u n ’ora . Mettendo i c aval l i al passo , egl i si avvici n ò ad I lderim .

I l l avoro è compiuto , ora non c i vuol e ch e l ’ese rc izio egl i d isse Io m i ral l egro c o n te , sceiccoI lderim , c h e possied i tal i servi tori . Guarda con ti nuò ,smon tando e accarezzando i caval l i , guarda

,non un

macch ia d i sudore su i l oro mantel l i ; respi rano come se c o

min c iassero or ora a correre . Mi ral legro c o n te . sceiccoe se Dio c i protegge e fissò gl i occh i sci n ti l l an t ii n faccia al vecch io avremo l a vi ttori aS i arrestò , arrossi , fece u n i nch i n o . Al fianco d i I lderim

osservò ora per l a p rima vol ta Bal thasar , appoggiato al suobastone , e due donne velate . Una d i queste

,egl i guardò

pi ù atten tamente , c o n u n pal p itare v o lo c e del cuore , ed isse fra sè : E ’ dessa l

’Egiziana !I lderim con ti nuò i l periodo lasciato i n sospeso . A

vremo l o vi ttori a e l a vendettaPo i soggi unse ad al ta voce

Io non ho paura . Sono fel i ce , figl io d i Arrio ; tuse i l ’ uomo per me . Se i l ris u l tato corri s ponde al pri nci p iotu non avrai ragione d i lamen ta rti del la generos i tà degl i Arabi .

I o t i r i ngran o , buon sceicco , ri spose Ben—Hur ,c o n modesti a , Lasci a che i tuoi servi porti no da bereai caval l i .C o n l e propri e man i d iede loro de l l ’acqua .

Poi rimon tando Si rio , ri pigl io i l suo co rso d ’ i stru zione ,

Page 271:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

272

S IMONI DE ALLO S C E IC C O ILDER I M

0 arm co /

De v o me tte rt i in guard ia Sta a l l ’ertaQ ua n do u n a l to perso naggio R oman o , i n ve st i to di rega l e a u to ri tà S l a v v i

cma , tutti co loro c h e n o n so no R oman i e p o sseggo no b em e de naro,e be ne

abb ian o cura de l le co se loro Oggi arri va i l Co n so le Masse n z i oA l l ‘ e rtaUn 'a l tra paro la d i a vve rtimen to Se una co ngiura é ord i ta co n tro d i te ,d ev e av v e n ire d i concerto c o n gli Erod1, p o ichè tu p o ssie d i grand i b em n e ilo ro dom in i iManda stamane a l cun i tum me ssi fida ti sul le strade a sud de l la C i ttà,i q uali

fe rnn no e frughmo tu tt i i co rri eri c h e in co n trano pe r o da A n t ioch ia , e se tro

vano qua l che d isp ac cm ch e si ri fe risca a te , te lo p o rtanoA vresti do v u to rice ve t e la pre se n te ieri sera,ma ancora , nofi è tro ppo

ta rd i se t i affre tti

Se 1 corrieri hanno lasc1a to An tio ch ia stamattina , i tum Arabi conoscono lescorcia to ie e li potranno ragg iungere ,

No n emtareA bbruc ia questa m ia appe na l e tta .

0 m io am ico,i l tuo am ico ,

S IMONIDE

I lderim r i lesse l e lettere u na seconda vol ta , l e p iegò e

l e c e lò sotto l a sua ci n tu ra . Le eserci tazion i su l campo term inarono di l i a poco , essendo durate i n tutto quasi due ore .

Ben Hur , ral l en ta ndo i l passo dei caval l i , l i d i resse versoI lderim .

Con tua buona grazia , o sceicco , egl i d i sseric o ndurrò i tuoi Arabi nel l a tenda , e ques ta sera r i

p e teremo gl i e sermzî .I lderim l o accompagnò al passo . Fanne C i o c he

vorrai , figliuo l mio . Tu hai otten uto da loro in due ore c iò

c h e i l Romano gl i sci acal l i d ivori no l e sue ossa !non potè trarn e i n al t retta nte settimane .

Vi nceremo , perl o s plendore d i D io , vinceremo !

- Giun ti a l la tenda , Ben Hur sorvegh o i caval l i men treven i vano s tr igl ia ti e pu l i t i ; poi dopo u n bagno ne l lago eu n sorso d i arrak bevuto con lo sceicco , egl i i ndossò nuovamen te l e sue ves ti Ebraiche e p asseggiò con Mal l uchnel l ’orto .

Dopo al cu n i partico lari d i poco ri l i evo , Ben Hurdisse a lcompagno :

I o ti darò un ord i ne per procurarti l e mi e val ig ie

Page 272:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

273

g iacent i i n u n Khan presso i l”

pon te Se le ucw . Portame le

oggi s tesso , se puoi . Spero , buon Mal luch , c h e c iò non tis ia d i peso .

Mal l uch s i d ich iarò pron to a qualunque servigio .

Grazie , Mal luch , grazi e d isse Ben Hur .Ti prenderò i n parola , ricordando

"

c h e apparteniamo al l amedesima tr ibù , e c h e i l n ostro nemico e Romano . I np rimo luogo , tu se i u n uomo d

’affari , men tre temo ch e i ln os tro sceicco non lo s ia .

Gl i Arabi l o sono raramen te osservò Mal

No , i o non parlo del l a l oro avvedutezza , Mal l uch .

Ma è bene vegl iare su d i ess i . Per impedi re c h e u n ostacolò o u n fastid io sorga all

’u ltim

’ ora riguardo a l l a corsa ,tu dovresti recarti agl i uffic ii de l Ci rco , e vedere s ’ egl ih a compiu to tu tte l e formal i tà r ich i es te ; e se puoi ottenereu na Copia de l regolamen to m i farai u n grande favore . Vorre i sapere qual i co lori dovrò portare , e specia lmen te i l numero de l l a par ten za , se sarò V i ci no a Messa la , a des tra oa s i n is tra , e se non l o sono , cerca d i ot tenere c h e m i

cambi no d i pos to così da col l ocarmi presso a l u i . Haibuona memoria , Mal l uch ?

Mi è venu ta meno qualche vol ta , o figl io d i Arrio ,

ma mai quando , come i n ques to caso i l cuore l ’ ha aiu

tata .

Al lora o serò gravar ti d i u n al tra commissi one . lo

vid i i er i ch e Messal a era assai o rgogl ioso de l suo cocch io ,

ed a ragione , perchè n eppure que l l i d i Cesa re lo avanzanod i bel lezza ed eleganza . Non potres ti approfi ttare d i ques tasua debo lezza i n modo da apprendere se è l eggero o p e

*

san te ? Des iderere i d i avere l a certezza de l suo peso e de l l esue misu re e , Mal l uch tra lasci a , se vuoi , ogn i al tracosa , ma por tami l

’a l tezza de l l ’asse dal s uo lo . Comprendi ,Mal l uch ? I o non vogli o ch ’egl i abbia a lcu n van taggio su

di me . lo vogl i o vi ncerl o n on solo , ma umiliarlo . Solo c o sì

i l m io tri on fo sarà completo .

Vedo , vedo ! disse Mal l uch . Tu vuoi u nfi l o ti ra to perpendico la rmen te 50pra i l s uol o da l mozzodel l a ruota .

Si, mio Mal l uch , e ra l legrat i ; è l’u l tima del le mi e

commiss ion i . Ora facciamo ri to rno a l do var.

Poco dopo Mal luch tornò i n ci ttà .

Nel frattempo u n messaggero mon tato su u n rapido ca

val l o , era s tato mandato secondo l e i s truzion i d i S imo

18

Page 273:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

274

n ide , su l l a s trada ch e da Antioch ia conduce a - Gerusal emme . Era u n Arabo , e non portava ordi n i scri tti .

CAPITOLO I I I .

I ras , figl i a d i Bal thasar , t’in Via sa lu ti e u n mes

saggio disse u n servi tore a Ben Hur c h e s tava riposando n el l a sua tenda .

Dimmi i l messaggio .

El l a ch iede se tu vuoi accompagnarla i n barca sull ago .

Le porterò i o s tesso l a ri s pos ta . Grazi e .

Gl i furono recat i i sandal i , e , dopo qual che is tan te , BenHur usc ì i n cerca del l a bel la Egiziana . L ’ombra del l e montagne andava s tri sci ando su l l ’ Orto del l e Pa lme , p re c or

rendo l a notte . Da lon tano , attraverso gl i alberi , ven iva i lt i n ti n n io d i campane , i l muggi to degl i an imal i , e l e gridadei pas tor i che r iconducevano a casa gli armen ti . La vi taall

Orto del l e Palme era sotto ogn i r iguardo la vi ta sem

p lic e e pas tora l e degl i A rabi ne ll e oas i de l deserto .

Lo sce icco I lder im , dopo avere ass i s ti to a l l e eserci tazion i del pomeriggio , c h e fu rono una ri petiz ione d i quel l ede l matti no , s

’ era recato i n ci ttà a trovare Simonide, e , prohabi lmen te , non sarebbe r i tornato q ue l l a notte . Ben Hu r ,l as ciato solo , aveva dato

u n’u ltima occh iata ai caval l i , s

’eral avato e ves ti to a n uovo , e ,

dopo aver cenato s tava riav e ndo si del l e fati che de l la giornata .

Non è saggio n è onesto cercare d i scemare importanzaal la bel lezza come qual i tà . Ne ssun

an ima el evata può so t

trars i a l suo fasci no . La s toria d i P igmal ione e del la suas tatua è poetica nel l a forma , ma ha la sua base ne l la n atura umana . La bel lezza è u na potenza ; e la sua forza trasc inava Ben Hur.L

’Egizian a era per l u i una donna meravig l iosamen tebel la d i forme . Egl i l a ri vedeva come essa gl i appari l aprima vol ta presso l a fon tana e sentiva l ’ i n fluenza del l asua voce , dolce nel l e sue espression i d i r i conoscenza ,subi va tu tto l ’ i ncan to d i quegl i occh i grandi , neri , u

mid i , tagl iati a mandorla , occh i e l oquen ti più del la paro la ;vedeva la sua figura al ta , s ne l la , piena d i grazia e d i el e

ganza , avvi l uppata nel le r icche p ieghe del la sua ves te , e

Page 275:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

276

corse mai maggior pericolo d i sconfi tta . L ’ Egiziana sedevapresso a lui , ed egl i n on poteva fare a meno d i guardarla ,essa che già aveva rich iamato al l a s ua mente l ’ i deale del laSulam ita . Con quegl i occh i fiss i nei s uoi , egli n o n avrebbescorto l e stel l e che a poco a poco a p pari vano i n c ie lo ; l anotte avrebbe potu to avvo lgere ogn i cosa ; quegl i sguard iavrebbero ge ttata u na l uce attraverso le te n ebre pi ù dense .

E poi , ch i non sa come con feri scano ai pens ie r i d ’amorel a tranqui l l i tà de l l e acque d ’u n lago , sotto l a vo l ta i ngemmata de l fi rmamen to , i n u na t iepida notte d ' es tate , quandoi cuori che battono l ’ u no appresso al l ’a l tro , sono giovan i ,e i cervel l i p ien i d i sogn i ?

Dammi i l timone egl i d i sse .

No —essa ri spose q ues to sarebbe un mutar l eparti . I o ti h o i nvi tato , e tu sei mio ospi te . Vogl io comi nciare a l i qu idare i l deb i to che i o ti devo . Tu puoi parl aree io ascol terò , oppure parl erò i o e tu asco l ta . Ques ta sce l taspetta a te .

I o i nvece de c iderò dove anderemo e che via dobbiamotenere .

E dove and iamo ?Ecco che se i d i nuovo s paven tato .

O bel l a Egiziana , ho fatt o l a pr ima domanda nanatural e ad un prigion i ero .

«'

Ch iamami Egi tto .

Preferi rei ch iamarti I rasPuoi pensa rmi c o n quel n ome , ma ch iamami E

gi tto .

L ’ Egi tto è un paese e comprende mol ti popol i .Si ! Si ! e qual paese !Ho capi to ; noi andiamo i n Egi tto .

Almeno v i andassimo davvero ! Sare i fe l ice .

Sospi rò ; così d icendo .

Non pensi affatto a me al lora egl i d isse .

Ah,da ciò comprendo che tu non ci se i mai s tato !

Non c i fu i mai .Oh , è una terra dove l

’ i nfel ici tà è i gnota , meta edesiderio degl i al tri popo l i , madre d i tut ti gl i Dei , e qui ndii n sommo grado benedetta . Là , o figl io d i Arrio c h i è fel i ce trova l a sua fel ici tà raddoppiata ; l a sven turato c h e a t

t i nge nua vo l ta al l ’acqua del sacro fiume , d imentica i l suodolore , e canta e r ide come i fanciu l l i .

Non vivono poveri colà come al trove ?I poveri nel l ’ Egitto hanno des ideri i modest i e po

Page 276:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

277

c h i bisogn i , essa ri spose . Un Greco o u n Romanonon potrebbe c om p re nderli.

Ma io non sono nè Greco nè Romano . Egl ip rotes tò .

Essa ri se .

I o ho u n giard i no d i rose , e i n mezzo ad essosorge una pian ta , e , suoi fiori v i ncono tu tti gl i a l tri . Da dovecred i . provenga q uel l a pian ta ?

Dal la Pers ia patri a de l le rose ?No .

Dal l ’ I nd ia a l lo raNo .

Ah ! da u n ’ i sol a de ll’Ellade .

Te l o d irò . Un v iaggiatore l a trovò languen te emezza morta l u ngo la v ia su l la p ianura d i Rephaim .

Oh , nel l a Gi udea !I o la p iantai nel l a terra che i l N i lo r i ti ra ndosi aveva

lasci ata scoperta , e dove i l t i epi do ven to de l sud potevac u llarla , e i l so l e baciarl a

‘ ed essa crebbe piena d i gratitudin e e d i affe tto . Ora m i seggo al l a sua ombra , ed essami r ingrazia c o l suo profumo . Come avvien e del l e rose ,cosi è con g l i u omi n i d ’ I s rae le . Dove potran no toccare laperfezion e se non i n Egi tto ?

Mosè fu uno fra mi l l e .

No,t i d imen tich i de l grande i n terprete d i sogn i .

I Faraon i sono morti .Ah si ! I l fiume , su l l e sponde de l

, q uale abi tavano ,ora mormora l e su e nen i e presso l e loro tombe . Ma i l medesimo so l e riscalda la s tessa ari a a l medes imo popo lo .

Alessand ria al tro non è c h e una ci ttà Romana .

Essa ha sol o mutato scettro . Cesare l e d ivel se l as pada , e i n su o l uogo l e lasci ò i l ca l i ce de l la sapienza .

Vien i con me nel Bruc ch e io ed i o t i mostrerò l e scuol edel l e nazion i : al Serapeo , a vedere l e meravigl i e de l l ’arc h ite ttura ; al l a B ibl i oteca per leggere i l i br i immortal i ; a lTeatro per udi re , i versi dei Greci e degl i I nd i an i ; a l portoper ammirare i tr i on fi de l commercio ; —discend i c o n menel l e s trade , o figl io d i Arrio , e q uando i fi losofi si saran n od ispers i , e i maestr i de l l

’arte saranno parti t i , e gl i Dei torn ati a i loro al tari , e de l giorno che s i spegne non rimarrannoch e i ri cord i , tu ud i rai l e s tori e che hanno d i lettato l

n

man ità dal la sua cul la , e i can ti , che non morrannom ai.

Mentre la ascol tava , Ben Hur corse c o l pensie ro aque l l ’a l tra notte s te l lata ,

s ul l a terrazza del la casa i n Geru

Page 277:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

278

salemme , quando sua madre , c o n l o s tesso fe rvore poeticoc h e il patr iott ismo dettava , predicava l e tramon tate glo ried

Israe le .

Ora comprendo perchè vuoi essere ch iamato Egi tto .

Vuoi c an tarnai una canzone , se i o t i ch iame rò c o n que ln ome? I o t i i n tes i cantare ier notte .

Era una canzone del N i l o . essa ri s pose .

u n lamento che i o can to quando mi sembra di respi rarei l p rofumo de l deserto , e i l mormori o de l vecch i o fiume ;pi uttos to lasci a che io ti cant i qualche cosa d i I ndiano .

Quando verrai ad Alessandria t i condurrò s ul l ’angol od i quel la strada donde potrai udi re can tare la figliuo la delGange c h e me l’ap pre se . Kapi la tu sai, fu u no dei pi ùgrandi sapient i de ll’ India .

Poi , come se i l can to fosse la sua forma abi tual e d i esprimersi, comi nciò

KA P I L A .

Kap i la,il l ustre ero e

,F io re d i gi o v en tù ,C ome po trò uguagl iare ,D imm i

,la tua V irtù ?

Sorride ndo rispo se .Frenando il c om dor:C h i ama tu tte co se

No n co no sce timor.

Kap i la , ve c ch io e b ian co ,

Po n h fic ava all’

a ltarD imm i , la tua sapie n zaCome p o ti ò emular?Kap i la , v e cch io e b ia ncoD isse c o n graw ta

C h i ama Idd io so l tan toTu tte le co se sa .

Ben Hur non e b b e,il tempo d i esprimere la sua ricono

scenza per la canzone , quando la ch igl ia del la barcarase n tò l a sabbia , e l a prua toccò terra .

Un viaggio corto , 0 Egi tto ! egl i escl amò .

E un soggiorno ancora pi ù breve ! essa ris pose , mentre u n forte col po d i remi l i rimandò d i nuovon el l ’acqua l i bera .

Ora m i darai i l t imone egl i d i sse .

Oh no ! A te i l cocch io . a me la barca . Non siamoch e a metà del lago . Ha i rotto i l patto e i o non can terò p iù .

Page 279:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

280

'

a Di che cosa devo parlare ? Dei matematiciO li , no .

Dei fi losofi ?No no .

De t magh i e dei genn ?Se vuoi .Di guerra ?Si .

D ’amore?

Sì .Ti racconterò d i u n rimedio con tro l ’ amore . E’

'la s toria d i una regi na . Asco lta c o n attenzione e ri spetto .

*I l papi ro , ora proprietà dei sacerdoti d i Pi le , fu to l to dal l eman i stesse de l l a regi na .

NÈ -NE—HOFRA

Le vite umane non corrono p ara llele .

Nessuna vita p ercorre una Iinea retta .

La p iù p erfetta esistenga si svilupp a come un cerchio, e

termina dove comincia .

Le vite p erfette sono i tesori di Dio ; nei giorni di festaegli le p orta nell

anulare della mano sinistra , quella vicina

al °

suo cuore .

Ne-Na—q ra di'

morava in una casa presso Essuan , vicino

a lla p rima ca taratta , e il frastuono dell'

eterna battaglia

fra ilfiume e le rocc ie risuonava come una musica a lle

sue orecchie .

Essa cresceva in belleq a ogni giorno cosicchè si diceva

di lei come dei p ap averi nel giardino di suo p adre. C he

cosa sarà ma i a l temp o della fioritura Ogn i a nno della

sua vita era come il p rincip io di una can ; one p iù deli; iosadella precedente.

Page 280:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

28t

Essa era figlia del nord e del sud; l’

uno le aveva da to

il suo ingegno , l’

a ltro le sue p assioni, e quando Borea e

lo Scirocco la vedevano ridevano , dicendo : E’

nostra .

Tu tte le cose p iù belle della na tura c on tribuivano a lla

sua belle; ;ra , e si ra llegravano della sua p resenga . Quando

p assava , gli uccelli scendevan a p osarsi sulle sue sp alle ,

gli {efiri la bac iavano in volto ; il candido lo to si tendeva

su : lungh i steli p er guardarla ; il fiume solenne indugiava

nel suo cammino ; le p a lme accennavano da lontano sven to

lando le c ime frondose ; e gli un i sembravano dire : I o le

diedi la mia graria ; gli altri : Io le diedi la mia p urerga ;l’

a ltro ancora : I o le diedi la mia bellegga .

A dodici a nni Ne—Ne -Hofra era la deli; ia di Essuan ; asedici ann i la fama della sua bellerga s

era sp arsa p er

l’

Universo ; a venti non p assava giorno che a lla sua p orta

non ven issero p rincip i del deserto sopra rap idi cammelli,e signori d

Egitto su galere dora te , e tutti partivano de

sola ti, dicendo : I o l’

ho veduta ; e non e una donna ,

ma Ator in p ersona .

Dei trecentotrenta successori del buon reMenes, dicio tto

furono Etiop i, di cui Orete era l’

ultimo . Egli aveva cento

diec i ann i, e ne aveva regna to settantasei. Sotto di lui il

p opolo fu p rosp eroso e la terra p iena di abbondan«a . Egli

p ra ticava la saggegga, p erchè, avendo vedute tante cose ,. la

c onosceva bene . Viveva a Menfi, dove aveva i suoip alan i,i suoi arsena li, e i suoi tesori.

La moglie del buon Re venne a morire .

e la p ianse amaramente , finchè un sacerdote

gio e gli disse

Orete , io mi meraviglio che un Re così saggio e

p otente, non sapp ia trovare rimedio a un male come

questo .

D immi un rzmedzo . disse il Re .

Tre volte baciò la terra, e disse Ad Essuan vive

Ne Ne—Hofra , bella come Ator. Mandala a chiamare . Essaha rifiuta to la mano di p rinc ip i e Re ; ma chi p uo rifiutareOrete ?

Page 281:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Ne Ne—Hofra discese il Nilo in una galera tu tta oro e

gemme , scortata da una flo tta di barche variop inte. Tutta

la Nubia e l’Egitto , mi1zadi di p ersone da lle terre dei

Mon ti della Luno

a , erano accorse a lle sp onde delfiume p erveder passare il corteo .

Attraverso un’

allea di sfingi e una dopp ia fia la ti, essa fu p orla ta dina ngi a l trono d

Orete . Egli la1 ia l; o , la fece

psedere a l suo fianco , le c inse il bracc io con

urea , la baciò e la fece sua regina ,

C iò non bastava a l saggio Orete ; egli voleva l’

amore , e

che la regina fosse felice nell’

amor suo . Quindi la tra ttòcon grande dolce{{a , le mostrò tutti i suoi beni, cztta 0

p oli, p a lag i, 1°

suoi eserciti e le sue flotte ; la condusse a t

traverso 1°

sotterranei dove erano ammu cchiati iielli, dicendo 0 Ne Ne -

.Hofra ' Dammi un bac i o

d’

amore , e tutto questo ee tuo .

Ed essa , p ensando che se non lo amava allora , avrebbe

p otuto amarlo in segu ito , lo bac iò non una , ma tre volte ,

nonostante i suo i cen todz'

ec i anni.

I l p rimo anno fu felice , e sembrò assai breve; il tergo

a nno fu molto infelice , e le sembrò assa i lungo . Alloracomp rese che c iò che essa credeva fosse amore p er Orete

non era che ammirazione p er la sua p otenga . La gio ia sz

p arti da l suo cuore , !acu me sgorgavano con tinuamen te

da i suoi occh i e le rose delle sue guance s incenerir0110 ; essa

Ianguiva ed appassiva len tamente . A lcun i dissero che le

Erinn i la p erseguitavano p er la sua crudeltà con tro qua l

che amante ; altri , che era col ita da ll’

invidia di un

dio , geloso di Orete . Qualunque f’bsse la ragione , tu tt1 i

rimedi degli astrologh i e dei maghi, riuscirono vani ; Ne—NeHofra era condanna ta a morire .

Orete scelse una crip ta nella montagna , dove erano le

tombe delle regine , e avendo chiama to i primi artefic idi Menfi,

ordinò loro dz costruire un sep olcro p iù magni

fico de1 Mausolei dei Re .

0 nna regina . bellissima come a tor diceva

il re, a cui i cen totredic i anni non avevano spento le fiammed

amore . Dimmi, ti p rego , il ma le di cui sofirz. Tu

muori davan ti ai miei occhi !

Page 283:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

284

a lberi, che g’alleggi liberamen te dove il ven to la sosp 1nge .

C ostruisci l’

isola , e che essa sia finita a l temp o della ! una

p zena .

Po i disse a lla regina

Ra llegra ti . lo so tutto , e ho manda to a chiamareBarbee .

Ne—Ne -Hora gli bac io le mani.Tu lo avra i tutto per te sola un anno int1ero , e

nessuno disturbera i vostri amori.

Essa gli bac iò i p iedi; egli la rial; o°

, le diede un bacio .

Le rose tornarono sulle guancie , lo scarla tto a lle labbra ,

il riso al suo cuore .

Per un anno Ne—Ne-Ho e Barbee il giardiniere , gal

leggiarono in ba lìa deglz sull’

ag urro lago di C hemo

mis. L’

isola era una meraviglia, e per un anno , un annointero , vi dimorarono come in p aradiso , non vedendo nes

suno . Poi la regina ritornò a l p alaq o di Menfi .

C hi ami tu di p iù , ora ch iese il re .

Essa gli bac iò la guanc ia e disse : R ip rendimi, buonre , io sono risanata .

Orete rise , malgrado i suoi centoqua ttordici anni,Dunque Menofa aveva ragione egli disse .

Ah , ah ! I l rimedio p er l’

amore e l’

amore .

C os1 e essa risp os*

Tutto ad un tra tto la sua fron te si corrugo e la

sua voce divenne terribile

! o non lo trova i così disse.

Essa lo guardò a tterrita .

Donna rea ! egli continuò La tua oflesaad Orete l

uomo , io p erdono ; ma la tua ofiesa ad Orete

il re , deve esser p unita .

Essa gli si p ostro a i p iedi.

Silendo , egli disse Tu sei morta !

Egli ba tté le manz e una terribile p rocessione s lo nella

stanga , una p rocessione di p arac h isti, o imba sama tori,c iascuno con qua lche strumen to della sua arte dzsgustosa .

I l re indicò Ne—Ne -Hofra .

e morta . Fa te il vostro dovere .

D_0po settantadue giorn i, Ne

—Ne—Hofra , bella come Ator,

Page 284:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

285

fu condotta nella crip ta p er lei scelta l’anno p rima , e messa

a dormire insieme alle sue rega li campagne . Ma nessun

funebro corteo in suo onore attraversò 11 sacro Iago .

Al la concl us ione de l raccon to , Ben Hur era seduto a i

pi ed i de ll’Egiziana , e la mano con cu i essa guidava i l t i

mone era s tre tta ne l la sua .

Me n ofa aveva torto , egl i d isse .

Perchè ?

L ’amo re vive amando .

Dunque non v i è rimedio con tro d i esso ?51, Orete lo trovò .

Qual e ?La morte .

Tu se i un buon asco l tatore , o figl i o d i Atrio .

E così conversando e raccontando favol e e novel l e ih

gan naro n o l e o re . Quando scesero a t erra , essa disse°

Doman i and iamo i n ci ttà ,

Ma ti troverai a i gi uoch i ? egl i ch iese .

Oh , si .

Ti manderò i m ie i colori .E così si divisero .

C AP ITOLO IV.

I lderim ri torn ò al dovar i l gio rno appresso ci rca al l ’oraterza . Quando smonto, u n uomo de l la sua t r i bù l o accos tòe gl i d isse 0 sce icco , mi fu consegnato q ues to pl i coc o n l ’ord ine d i re c arlo a te

,affinchè tu l o legga immedia

tamente . Se c e rispos ta , devo attendere l a tua buon agrazia .

I l derim aprì subi to i l pacco , i l s igi l lo de l q ual e era giàs tato rotto .

L ’ i nd iri zzo d iceva : A Va lerio Grato , C esarea .

Abaddon lo pigl i ! mormorò lo sce icco , soorgendo ch e l a le ttera era i n lati no .

Se l’Ep isto la fosse s tata i n Greco o i n Arabo , egl i no navrebbe avuto d i ffico l tà ne l l eggerla . Cos ì potè tutto al p i ùdeci frare la fi rma , scri tta i n grand i caratter i Roman iMESSALA,

che l esse s trizzando l ’occh io .

Page 285:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

286

Dov ’ è i l giovi ne Ebreo ? egl i ch iese .

Al campo c o i caval l i ri spose u n domestico .

Lo sceicco ripose i papi ri ne l la l oro busta , e mascondendo i l pacco ne l la C in tura , rimon tò a caval lo . I n que lmomento u n forestiero , proven ien te , al l ’apparenza , dal l ac ittà s i presentò davanti a l ui

Cerco lo sce icco I lderim , ch iamato i l Generosod isse i l forestiero .

La sua l i ngua e le sue ves ti lo ri ve lavano Romano .

Se I lderim non sapeva leggere i l l ati no , l o sapeva peròparlare .

I l vecch io Arabo rispose c o n digni tà Io sono loscei cco I lderim .

Gl i occh i de l l ’ uomo si abbassarono ; l i r ia l zò e con c om

p ostezza forzata disse :Ho i n teso che s iete i n cerca d i u n auriga per i

giuoch i .I l l abbro d i I l derim si con trasse sdegnosamente sotto i

bi anch i baffi .

Va per la tua s trada egl i di sse . Ho giàtrovato u n auriga .

Si vol tò , i n atto d i parti re , ma l ’uomo i ndugiando ri presea parl are

Sceicco , i o amo i caval l i , e d icono che i vos tr is i ano i p iù bel l i del mondo .

I l vecch io era tocco ; arres tò i l cava l l o , e stava quas iper cedere davan ti all

’adu lazio ne , poi rispose No ,

n on oggi , non oggi . Te l i mostrerò un ’al tra vol ta . Orasono troppo occupato .

Muse i l caval lo a l trotto , men tre lo s tran iero ri prese lentamen te i l cammi no del la ci ttà , sorridendo come un uomoconten to d i sè . Aveva esegui to la sua commiss ione .

Ed ogn i gio rno , fino al la grande giorn ata de i giuoch i ,un uomo , qualche vol ta due o tre venivano dal lo sceiccon e ll

O rto del l e Palme , sotto i l p retesto di cercare u n’

imp iego

come auriga .

I n questo modo Messala vigi lava sopra Ben Hur .

Page 287:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

288

l o svol se l entamente , sedendo sopra i l d i vano , guarda , .

figl io d i Arrio , e a iutami col tuo l ati no .

Egl i consegnò i l d ispaccio a Ben Hur.

Ecco ; l eggi , l eggi ad al ta voce , trad ucendo leparole ne l l a l i ngua de ’ tuoi padri . I l l ati no è un abbomi n io .

Ben Hur era d i buon umore e i n traprese la le ttu ra conl eggerezza .

Messa la a Gra to ! Si arres tò . Ebbe come u n presen t imen to e i l cuore gl i comi nciò a palpi tare fortemente . I lderim osservò la sua agi ta zio ne .

Dunque ? Aspett o .

Be n Hur domandò sc usa e ricominmo l a l e ttura del papi ro ,

c h e i l le ttore avrà g ià i ndovi nato essere una copia del lal ettera c o n ta n ta cura s pedi ta da Messa la a Grato , l a matti na dopo l’o rgia ne l palazzo .

I prim i paragrafi erano sol o notevol i i n quan to c h e r ivelavano c h e l o scri ttore non aveva perduto quel le q ual i tà d ischerno e d ’ i ron ia c h e adornavano i l suo di re giovan i le .

Ma quando i l l ettore arr ivò ai pass i i n tes i a rammentare aGrato la famigl ia dei H ur , l a sua voce tremò , e due vol tedovette arrestarsi , per ri p rendere padronanza d i sè . Conu no sforzo conti nuò . Rich iamerò anche le d ispos izi on ic h e prendes ti riguardo ai membri de l l a famigl i a Hurqu i la voce del l ettore fu rotta come da un s i nghiozzoaffinchè i l s i lenzio del la tomba ci—assicurasse i l tranqui l lo

godimen to dei nos tri guadagni , e al lo s tesso tempo i l r imorso di aver versato sangue non c i macchiasse la c o

scienza .

Ben Hur non potè con ti nuare . I l papi ro scivolò dal le sueman i ed egl i s i copri i l vo l to .

Sono morte morte . I o sono sol o !Lo sceicco era s tato muto ma commosso spettatore de l

dolore de l giovine .

Egl i si al zò e d isse Figl io d i Arrio , i o devo ch iederti perdon o . Leggi l a le ttera da solo . Quando t i sarai riavuto abbastanza per comunicarm i i l res to de l con tenu to ,

mandami a chi amare .

Egl i uscì da l l a tenda . I l pens iero del icato era degnod i l u i .Ben Hu r si gettò sul divano e

'

si abbandonò a l la fogadel l a sua pass ion e .

Quando si fu rimesso alquan to , si r icordò c h e parte del l al e ttera non gl i e ra ancora conosci uta , e ne r iprese la l et

Page 288:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

9

tu ra . Ti r icorderai di ciò che hai fatto del la mad re e del la\ fig lj a de l mal fatto re , e se ora cedo al l a curios i tà d i sapere se

v ivano o siano Ben Hu r trasal i , ri l esse i l passoEgl i non sa se s iano morte egl i non sa

esclamò . Benedetto sia i l nome del Signore ! C ’

è ancorau n po ’ d i s p eranza . Sorretto da ques to pens iero con ti nuòl a l ettu ra fino al fondo .

Non sono morte egl i d isse dopo breve rifless ione : Non sono morte ; al trimen ti egl i l o sa

p re b b e .

Una seconda let tura , più atten ta del l a p rima , l o con fermòi n questa opi n ione . Al lora mandò a chiamare lo sce i cco .

Quando venn i l a p rima vo l ta al l a tua tenda ospi tal e ,o sceicco egl i i ncomi nciò con calma , quando l ’araboebbe preso pos to su l d ivano , e furono sol i , i o nonaveva l ’ i n tenz ion e d i parl arti de l l a mia vi ta , tranne che d iq ue l l a parte necessaria per p rovarti l a mia des trezza edesperienza ne l guidare i caval l i . Non vo l l i comuni carti l amia s toria . Ma i l caso che ha fatto perven i re ques ta le ttera ne l l e mie man i , e così s trano , c h e i o sen to il dovered i rivela rti ogn i cosa . Mi con forta i n questo proposi to i lfatto c h e s iamo entrambi m inacciat i dal medesimo nemico ,

con tro i l q uale è necessario che proced iamo d ’accordo . I ot i l eggerò l a le ttera e t i darò la s piegazion e , dopo la qualecomprendera i faci lmen te i l motivo del la mia emozione . Sel a cons iderasti debolezza o sen timen tal i tà i n fan ti l e , saprairi credert i o scusarm i .Lo sceicco ascol tò i n assol uto s i l enzio finchè Ben Hur

arr ivò al paragrafo i n cu i s i faceva specia l e menzione del l asua persona . lo i ncon trai i eri 1

’ Ebreo nel boschettod i Dafne d iceva la l ettera e se egl i non v i è , tuttav ia d imora certamen te nel le v ici nanze , cos icchè ti sarà faci l etener lo d ’occh io . Anzi , se tu mi ch iedess i dove sia i n ques tomomen to , i o giuo ch ere i che egl i si trova ne l l ’ Orto del l ePalme .

Ah ! esclamò I l derim , afierrandosi l a barba .

Ne ll’O rto del l e Palme , ri petè Ben Hur . sottol a tenda d i q ue l canuto trad i tore , l o sceicco

Tradi to re ! I o ? gridò i l vecch io con voce fattas i acuta , men tre i l l abb ro e la barba tremavano d

’ i ra , el e vene del l a fron te e de l co l l o s i go nfiavan o come perscoppiare .

Un momen to , sceicco fece Ben H u r .

è l ’opi nione d i Messala , ascol ta l a sua minaccia

Page 289:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

l a tenda d i que l canuto tradi tore , lo scei cco I lderim,i l

q ual e non s fuggirà a l ungo al le nos tre man i . Non ti sorprenda se Massenzio come passo prel imi nare faccia imb arc are l

Arab o su l la prima galera d i r i torno , e l o mand ia Roma .

A Roma ! Me I lderim , scei cco d i d iecim i l acaval ieri c o n l anci e me a Roma ! Balzò i n pied i

,

l e man i tese , l e d i ta c h e s i ap rivano e s i s tri ngevano conmoto convulso , gl i occh i sci n ti l l an ti come que l l i d i u nserpen te .

0 Dio ! no , per tutti gl i Dei , tranne per quel l id i Roma ! quando fini rà questa i nsolenza ? Un uomoli bero so n i o ; l i bero è i l m io popolo . Dobbiamo mori resch iavi

,o , peggio , dovrò i o condurre l a vi ta d i u n cane c h e

s trisci a a i pied i de l suo p adrone ? Devo leccare la sua

mano perchè non m i batta ? Ciò che è m io non è pi ù mio ,

p er l ’ aria c h e respi ro devo dipendere da Roma . Oh , sefoss i giov i ne u n ’al tra vol ta ! Oh se potess i scrol lare dal lemie spal le venti ann i , o d ieci , o ci nque !Stri nse den ti , ed agi to l e braccia sopra i l capo ; poi ,

sotto l ’ impulso d i u na n uova idea , fece due pass i versoBen Hur e gl i afierrò con veemenza i l braccio .

Se io foss i come te , figl io d i Arrio giovi ne ,forte , des tro nel l e armi ; se avess i u n torto come i l tuoc he mi spronasse al l a vendetta , u n torto ta le da san tificarel ’od io gi ù l e maschere ! Figl i o d i Hur , figl io d i Hur ,i o d ico !A quel nome i l sangue d i Ben Hur quas i s i arres tò

ne l l e vene ; s tup i to , con fuso , egl i fissò gl i occh i i n que l l ide ll

Arab o , ora vici n i a i suoi , e an imati da una fiammase lvaggia .

Figl i o d i H ur , i o dico , se i o foss i . come te,c o i

tuoi torti , c o i tuoi r icord i , i o non avrei , non potre i averpace . Al le m ie sofferenze aggiu ngerei Quel le de l mondo , em i ded icherei a l la vendetta . Per mare e per terra , i n ogn ipaese , pred ichere i l a rivol ta contro i l Romano . Ogn i guerrad i i ndi pendenza m i t roverebbe fra i combattenti , i n ogn ibattagl ia c o n tro Roma bri l l erebbe la mia spada . Diven tere iParto , i n mancanza d i megl io . Che se anche gl i uomin im i ven issero meno , non i n terrompere i i m iei s forzi , no .

Per lo splendore d i Dio ! Andrei fra i l upi , l e tigr i e il eon i nel la speranza d i aizzarl i con tro i l comune nemico .

Ogni arma sarebbe leci ta , ogn i eccidio gius tificato , purchèl e vi ttime fossero Romane . Al l e fiamme tutto C io che è

Page 291:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

29 2

lo voleva risponderti , scei cco , e t i ri sponderò .»

I l vol to d i Ben Hur si con trasse come sotto l o s forzo d iun imper iosa volon tà . Tutto ciò che tu h ai detto , i ofarò , almeno tutto quan to umanamen te è poss i bi l e . lo

ho ded icata la mia vi ta al l a vendetta . Per ci nque ann iques ta fu i l m io un ico pensiero . Senza tregua

,senza ri

poso,sprezzando gl i al l e ttamen ti d i Roma e le tentazion i

del la gioven tù , ho impiegato tutte l e forze del l’ an imo mio a

ques to u n ico scopo . La mia educazione ebbe per meta u l timal a vendetta . Praticai i pi ù famos i maestri non quel l i d irettorica e d i fi losofia ah imè ! Non aveva tempo pe rq uesti . Le arti esse nzial i a l l ’ uomo d ’armi erano l a mia occ u p azio n e ; V iss i c o n gladiatori e con V inci tori del l ’arenac o n cen tu rion i nei campi Romam . E tutti fu rono orgogl ios id i avermi a sco laro . O sceicco , i o sono un soldato ; maper attuare i sogn i ch ’

io nutrivo , avevo bisogno d i e ssereu n general e . Con q ues to i n ten to m i sono arruolato ne l lague rra contro i Parti ; quando essa sarà termi nata , al lora ,

se i l Signore m i darà vi ta e forza , al lora egl i alzòi pugn i s tre tti , e parlò c o n veemenza al lora , quandosarò u n nemico perfezionato al la scuola d i Roma , Romadovrà pagarm i tu tti i miei torti col sangue de ’ suoi figl i .Questa è la mia r isposta, sceicco .

I lderim gl i gettò l e braccia al col l o e lo bac1o , d icendoc o n voce bassa , quasi s trozzata dal l

’ emozione Se i l tuoDio non ti aiu terà i n questo , figl io d i Hu r , egl i sarà morto .

Senti ci ò che ti prometto , che t i giu ro , se vuoi « Tu avra ime s tesso , e tutto ciò che io posseggo uomi n i , caval l i ,cammel l i , e i l deserto per preparare i tuoi pian i . I o l ogi uro ! E per ora bas ta . Mi vedrai , o udrai d i me , primad i seraVol tandos i bruscamente , lo sceicco usc ì dal l a tenda , e

d i li a poco s i trovò su l la via verso l a ci ttà .

CAPITOLO VI .

La lettera i n tercettata era per pi ù ragion i importan te perBen Hur . Era u na con fessio ne c h e l ’au tore d i essa eras tato compl ice n el l a soppress ione del la famigl i a ; c h e egl iaveva sanzionato i l p iano proposto da Valer io Grato a questo scopo ; che egli aveva ricevuto parte dei ben i confiscati

Page 292:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

293

e c h e godeva ancora i n que l momen to ; che egl i temeva laimprovvisa comparsa d i quegl i ch ’egl i chiamava i l p rin c npal e mal fattore ; nel l a qual e vedeva una minaccia per l as icu rezza propri a e que l l a d i Grato ; i nfine c he egl i e rapron to ad e segu i re qual unq ue d isegno c h e i l fe rti l e c er

vel l o de l procuratore d i Giudea avrebbe sapu to escogi ta re ,per togl ie re d i mezzo i l comune nemico .

Specialmen te q ues t ’u l tima cons iderazione , l’avvi so d i u n

pericol o v ici no , diede mol to a pensare a Ben Hu r , rimastosol o n el l a tenda dopo l a partenza d i I l derim . I suoi avversari erano personaggi poten ti ed as tuti . Se ess i l o temevano ,

egl i aveva maggior ragione d i temerl i . Cercò d i ch iari rs ibene la s i tuazione e d i riflettere sul modo i n c u i l ’odio diess i avrebbe potu to esp l icars i , ma i suo i pens ier i ven ivanocostan temente turbat i dal l a v is i one de l l a madre e del la so .

re l l a . Poco importava se i l fondamento d i questa sua persuasione era debol e , ri posando essa i n te ramen te su l fattoc h e Messala non aveva appreso l a l o ro morte ; l a gioia c h e

egl i provava , soffocava ogni dubbio . Fi nalmen te aveva trovato u na persona la quale sapeva dove esse erano cel ate ,e , ne l la esal tazione de l momen to, l a loro scoper ta gl i sembrava già vi cina , u n even to d i p ross ima attuazione . Contu tti ques ti pens ieri e sentimen ti pensava c o n una speci e d im ist ica ce rtezza ch e I dd i o stava per prescegl ier lo a l compimen to d i u na grande m isswn e .

Di tan to i n tan to , r ich iamando le parole d i I lderim , egl isi meravigl iava donde l ’arabo avesse tratte l e i n formazion isu l suo con to ; non da Mal l uch certamen te ; non da S imon ide , l

i n te resse de l q ual e s tava al con trari o ne l celareogn i cosa . Messal a ? L ’ i dea e ra rid icola . Ogn i congettu raapprodava a l medes imo ri su l tato negativo . Menomale egl i pensava consolandos i c h e da qua lu nquefon te lo scei cco avesse appreso i l suo nome e i particolar idel la sua v i ta , non poteva essere c he da u n amico , i l q uale ,come tal e , s i sarebbe a suo tempo dich iarato . Un po

d i pazi enza , un po’ di attesa forse l a g i ta del l o scei cco

i n ci ttà aveva relazione c o n l’

afiare ; poss i bi lmente l a l ettera favori rebbe un a compl eta rivelazione .

E pazi en te egl i sarebbe s ta to se solamen te egl i a vessepotu to accertars i che Ti rzah e sua madre l o attendevan oi n ci rcostanze tal i da permettere anche ad esse le

°

medes ime speranze che egl i nu tri va ; se , i n a l tre parol e , la c o

scienza no n lo pungesse c o n mi l le accuse per la sua i naz ione .

Page 293:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

294

Per.

isfuggire a questi r imors i , egl i si diede a p asseggiare sotto gl i a l beri de ll’Orto , ora fermandos i a osservarei raccogl i tori d i d atteri , ora a segui re i vol i degl i uccel l ic h e andavano a nasconders i n el fogl iame del le palme

,ora

l e corse de l l o sciame del l e api , c h e ronzando ci rcondavanoi cespugl i fiori t i e carich i d i bacche .

Più a lu ngo i ndugio l u ngo l e sponde de l lago . Quel l el impide acque , appena i ncrespate dal vento , che ven ivanoc o n mormorio sommesso a lambi re vol u ttuosamen te l e rive

,

gl i ri ch iamavano l ’ immagine de ll’Egizian a e l a sua mera

v iglio sa bel lezza , e i l r i cordo d i que l l a sera al l i e tata dal leparo le e dal can to d i le i , gl i riempiva i l cuore d i una grandedolcezza . Ripensava a l fasci no dei suoi modi , al l

’ armoniadel s uo ri so , al l e sue l us i nghe e a l le sue b landiz ie , a l tepore mol l e d i q uel la man i na che s tri ngeva la sua sopra i lpomo de l t imone . Da lei i l suo pensiero correva a Balth asar, e al l a sua mi raco losa narrazion e ; e da l u i a l Re de iGiudei , c h e i l s an to uomo co n tanta profond i tà d i convimz ione d iceva vivo e ann unziava v ici no . E qui l a sua mentesi arrestò

,i ndagando i l mi stero d i quel lo strano p erso n ag

gi o , e traendo da q ue l le r ifless ion i la sodd isfazione di cuiandava i n cerca . Nul l a è più faci le de l l a con futaz ione d iu n pens iero con trario ai nos tri des ideri , e Ben Hur rifiutòenergicamente l a defin izione data da Bal thasar de l regnoche doveva ven i re . I l concetto d i u n regno spi ri tual e , se

non era i n to l l erabi l e al l e dottri ne Sadducee d i cu i era imbevuto , gl i sembrava u na deduzion e tratta dal le p rofondi tàd i una fede troppo astratta e sognatri ce . Un regno del laGiudea , ah si , quel lo era pi ù comprens i bi l e ; u n tale regnoera già es ist i to e per la s tessa ragione potrebbe ri tornare !E accarezzava i l suo o rgogli o i l pensare u n regno nuovo ,più vas to nei suoi domi n i i , più ricco e pi ù sp lendido dell’

an tic o ; u n Re sotto i l qual e egl i t roverebbe e servi z io evendetta . I n questa condizione d ’an imo egl i ri tornò aldovar.

Terminata l a colazione , pe r occupare i l pomeriggio , BenH ur fece condurre davan ti al la tenda i l cocch io che egl isottop ose ad u n attento esame . Questa parol a non rendec h e poveramente lo s tud io e la cura ch ’egl i p o se

ne ll’

o s

s ervare ogni m i n imo particol are del veico lo . Con u na soddis fazion

°

e che appari rà più c omp re nmb ile i n segui to , videc h e i l model lo era Greco , a suo avv iso preferib i l e a quel loRomano . Era pi ù ampio ne l l o spazio fra ruota e ruota , pi ùbasso d i sala e pi ù pesan te ; ma lo svan taggio de l peso

Page 295:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

296

occiden tal e . I l cammino era p iu l ungo , ma Ben Hur lo acc e ttò senza far parola , pensando c he fosse una precauzionenecessaria .

Passarono i l molo d i Simon ide , e , davan ti al l a porta delgrande magazzeno , Mal luch fermò

°

il suo cava l lo .

Siamo giun ti egl i di sse smonta .

Ben Hur riconobbe la local i tà .

Dov ’ è lo sceicco ?Vien i c o n me . Te lo mos trerò .

Un custode prese i caval l i , e quas i prima c h e Ben Hursi rendesse ch iaramente con to d i quan to avven iva , egl i s i

t rovò d i n uovo davan ti al la porta del l a casa sopra i l te rrazzo , e i n tese una voce I n nome di Dio , en trate .

CAPITOLO Vi l .

Mal l uch s i fermò al la porta ; Ben Hur en trò da solo .

La stanza era quel la medesima i n cu i aveva per la primavol ta veduto Simon ide , e nul l a era mutato del l a sua apparenza , t ran ne c h e , presso al la pol trona del vecch io , era s tatoposto u n grande cande labro d i bronzo con mol te bracciada c u i pendevano numerose lampade d ’argen to , tu tte accese .

La l uce era ch iara e i l l uminava i tavo lati del l e pareti , l acorn ice dorata , e la vol ta d i mica viola .

Fatti due pass i Ben Hu r si arres tò .

Tre person e erano presen ti e l o guardavano . Simon ide , I lderim ed Ester . Egl i gi rò gl i occh i dal l ’ uno al

1’

a l tro come per t rovar risposta al la domanda mezzo formu lata dal suo cervell o : Che cosa vogl iono da mequesti tre ? A questa ten ne subi to d ietro u n ’al tra

Sono amici o n emim ?

Finalmen te i suoi sguardi s i fermarono su Este r . I dueuomi n i gl i avevano r ispos to c o n espressione bonaria , mac iò ch

egl i J esse ne l vo l to de l la fanciu l l a era q ua lche cosad i pi ù spi ri tuale , c h e ,

quan tunque sfuggisse ad ogni defin iz ione , penetrò profondamente ne l l ’ an imo suo . Ebbe peru n i s tan te l a vis ione di u n al tro viso

,quel la del l ’ Egiziana ,

ma si di l eguo subi to.

Figl i o d i Hu r .Egl i si vo l tò verso Simon ide .

1 Fig l i o di Hur ri petè i l n egoziante , s i l labando

Page 296:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

con en fas i so len ne le pa rol e , come per imp rimeri benei n men te tu tto i l s igni ficato del l ’ apos trofe La pacedel Signore I ddio , de i nos tri padri s ia c o n te . Prend i l a daparte m ia e dei miei .I l vecch i o sedeva nel l a sua pol trona . Era l a s tessa testa

regal e , i l vol to pa l l ido , l’ ari a imperiosa . sotto l ’ i n fluenza

del l a qual e i v is i tatori d imen ticavano l e sue membra deformi . I bi anch i occh i neri “ br i l lavano sopra l e bianche so

prac c iglia . Un momen to rimase così , poi i ncrociò le b racci asu l petto .

L ’atto , messo i n rapporto co l sal u to , non poteva esserefrai n teso , e non lo fu .

Simon ide rispose Ben Hur , commosso l apace che tu offri , i o l

’ accetto . Come figl io a pad re te l arito rn ovso ltan to in te nd10mo c i ch iaramente fra d i noi .Cosi , del i catamen te , egl i cercò d i e ludere la sottomiss ione

de l n egozian te , ed i nvece de l la re lazione fra pad rone e .

sch iavo , vol le sosti tu i re u n vi nco lo pi ù el evato e pi ù san to .

Simon ide lasciò cadere l e man i , e vo lgendos i ad Esterd isse

Una sedi a pe r i l padrone , -o figl ia .

Essa Sl afire ttò a portargl i u n a sedia , e rimase i n pied i ,c o n l e gote coperte d i rossore , guardando ora al l ’ uno ,ora al l ’ al tro , da Ben Hur a Simon ide , da Simon ide aBen Hur . Dopo una breve pausa Ben Hur prese la sedi adal l e sue man i e l ’ avvici nò a l la po l trona d e l negoziante ,

I o s iedero qui , egl i d isse .

I s uoi occh i i ncon trarono que l l i d i le i , pe r u n istan te sol o,ma egl i ed Este r s i sen ti rono migl ior i per quel l o sguardo .

Simon ide si i nch ino e d isse c o n u n sosp i ro di so l l i evoEs te r , mia figl ia , portami l e carte .

Essa andò ad un tavo lato n el l a parete , l o aperse e . n e

estrasse u n roto lo d i pap i ri c h e porse a l padre .

Tu dices ti bene , figl io d i Hu r c ominmo S imon ide , spiegando i fogl i i n tendiamoci ch iaramente . I nan tici paz ione del la r i ch i es ta ch e i o avrei offerto spontan eame n te se tu l ’avess i r ifiutata i o ho preparato al cun enote che l umeggiano l a s i tuazione . Due sono i pun ti c h ehanno bisogno d i essere s piegati l a propri età dapprima , e poi i n os tri rapporti . L ’esposizion e è ch iara r iguardo ad en trambi . Vuoi l eggerla ?Ben Hu r prese l e carte , ma diede uno sguardo ad I lde rim .

No disse Simonide la p resenza del l oscei cco non ti impedi sca d i l eggere ; i l conto c h e t rovera i

Page 297:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

298

ha b isogno d i u n testimon io . I n calce di esso tu trovera ii l nome d i I lder im . Egl i è al corren te d i tutto ed è tuoamico . Tutto q uanto eg l i è s tato per me , sarà anche perte .

Simon ide guardò l ’ arabo con u n sorriso c h e q ues ti gl ires e con un grave cen no del capo , d icendo Tu l ’haide tto .

Ben Hur ri spose : I o ho avuto gua a l tre prove del l asua amicizi a e toccherebbe a me d i mo strarme n e degno .

poi soggiunse Pi ù tard i , o Simonide , leggerò c o n

attenzione l e carte ; per ora , ripre ndule , e , se C iò non t is tanca , espon i b revemente i l l oro con tenuto .

Simonide ri prese i l roto lo .

Qui , Este r , vici no a me , e prend i l e pagi ne manmano c h e te l e porgo .

Essa si pose presso al la sua pol trona , appoggiando l amano destra l eggermente su l l a spal la de l vecch io . Formavano cosi un gruppo solo , e , quando egl i parlava , sem

brava c h e i l re ndicon to procedesse da en trambi .Ques to disse Simon ide , spiegando l a prima

pagi na contiene 1’ esposi zione del l e somme c h e i o

ebbi da tuo padre , e c h e s alvai dal la confisca Romana .

Non v ’ erano ben i , sol tan to danaro , e anche questo i predon i avrebbero preso , se non fosse s tato che , secondo c o n

sue tudin i Ebraiche , esso si trovava sotto la forma d i cambial i tratte su i mercat i d i Roma , Alessand ria , Damasco ,

Car tagi ne e Valenza ed al tre C i t tà mi nori . La somma cosisalvata ammontava a cen toventi talenti Ebraici .Egl i d i ede i l fogli o ad Ester e prese i l secondo .

Di q ues to importo i o m ’ i ncari cai . Ora ascol ta im ie i cred i ti . Vedra i c h e i n ques ta parol a io i n tendo s igu ifica r i guadagn i ri cavati da quel l a somma .

Da vari fogl i l esse l e seguenti ci fre , c h e rendiamo ,omettendo le frazion i

C rediti

NaviMerci n e i magazzen iCari ch i d i tran sfloCammel l i , cava l l i , e c c . .

Magazzi n iCamb ia l iCon tanti ,

Total e 553 tal en ti

Page 299:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

300

tu tti i tuoi beni ne l la ri cerca d i mia mad re e di mia so

re l l a .

Simonide era commosso . Porgendogl i l a mano , egl i d isseRiconosco l ’an imo tuo , o figl io d i Hur , e sono rico

n o sce n te a l Signore d ’ averm i mandato un uomo come te .

Come io ho servi to tuo padre , cosi con ti nuerò a servi rt i ;ma non posso ac c e ttar l e tue propos te generose .

Spiegando l ’ ul t imo fogl io con t inuòTu non hai veduto tutto . Prendi questo e leggi

l eggi ad al ta voce .

Ben Hur prese il fogl i o e lesse .

Nota degl i sch iavi d i Hur , te nuta da Simon ide suo am

min istratore .

I Am 1ah , Egiz iana , custo de de l pa la zzo in Gerusa lemme2 S imo n ide , A ge n te i n An t io ch ia3 ,Ester fig l ia d i S imo n ide

,

Ora , i n tutte l e sue r iflession i i n to r no a Simon ide,Ben

Hur non aveva mai lon tanamente pensato che , per legge ,

i figl i seguono l a condizione dei gen i tori . I n tutte l e suevision i la soave persona d i Es ter figurava come u na r ival ede ll

’Egiziana , oggetto de l suo affetto e forse del suo amore .

Egl i rabbrivi di a l la rive lazione cosi bruscamente presentatagl i , e vedendo la fanci u l l a arross i re e chi nare gl i occh imen tre egl i avvol tolava di nuovo i l papi ro ne l l e sue mani ,egl i d isse :

Un uomo c o n‘

5e ic e n to tal e n t i è ricco i n veri tà , epuò fare c iò c h e gl i piace ; ma più prezios i de l denaro ,

pi ù prezios i dei ben i , sono l’ i n tel l igenza ch e ha saputo am

massare que l la r icchezza,e i l cuore c h e , i n mezzo a q uel l a

r icchezza , non s’è lasciato corrompere .

O Simon ide , e tu Ester , non temete . Lo sceicco I l derimatteste rà che da q ues to momento io v i d ichiaro l iberi e af

francati , e questo con fermero c o n una scri ttura . Vi bastaFigl i o d i Hu r disse Simon ide tu rendi

dolce anche l a servi tù . Ma sappi ch o i o ebbi to rto v i sonocose c h e tu non puoi fare , nemmeno con l e tue ri cchezze .

Tu non puoi l i berarci . I o sono tuo sch iavo , perchè sp o n ta

n e ame n te mi l asciai forare l ’orecch io c o n l a l es in a permano d i tuo padre , e i segn i r imangono ancora .

E mio padre fece ques to ?Non biasimarlo , si affrettò a di re Simonide .

Egl i mi accettò quale sch iavo d i ques ta categoria , perchèi o l o suppl ica i d i farl o . Non m i sono mai pen ti to . Fu questo

Page 300:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

i l p rezzo che pagai per Rachele , l a madre d i mia figl iaperchè Rachel e non vol le di ven tare un a mogl i e , se i o nonfoss i d iven tato ciò che essa era .

Essa era sch iava i n perpetuo ?

Ben Hur misu rò la s tanza con passi conci tati .I o era gia ricco disse , arres tandosi d i u n col po

ri cco pei don i de l generoso duumwro ; ora m i cap i taq ues ta fortuna co lossal e e l a mente che l ’ha saputa ammassare . No n v

è i l d i to d i Dio i n tu tto ci ò ? Consigl i ami , oS imonide ! Aiutam i a scopri re i l ve ro . Fa ch e io d i ven tidegno del mio nome , e se tu se i sch iavo ne l la l egge

,i o

sarò tuo servo d i fatto . Tu comanda .

I l v iso d i Simon id e era raggian te .

0 figl io de l mio morto padrone ! lo farò p iu cheai u tarti ; i o metterò a l tuo servi zio tutta la forza de l la miamen te e de l mio cuore . I l m io corpo però n on giova a l latua causa , ma c o l cuore e c o n l a men te ti servi rò . Lo giu ro ,

per l ’al tare de l nos tro Dio ! Sol tan to c reami con nomi naformal e c iò che fin ’ora ho fin to d i essere .

Che cosa ? ch iese Ben Hur con sol l eci tudi ne .

Amminis tratore dei tuo i ben i .Lo sei da ques to is tan te , o vuoi lo faccia i n

i scri tto ?La tua parol a bas ta . Cos i fece tuo padre . Ed ora

s iamo i n tes i . Simon ide tacque .

Lo siamo disse Ben Hur .

E tu , figl i a d i Rachele , parla ! con ti n uò Simo n ide , sol levando i l b racci o d i l e i dal l a sua s pal la .

Ester , l asciata cosi sola , rimase con fusa un i s tan te ; poiandò da Ben Hur , e c on tutta l a grazia del l a . sua femmin i

l i tà,d isse :I o non sono diversa da mia madre e poichè essa è

morta, l ascia , padrone , ch e i o prenda cura d i mio pad re .

Ben Hur prese la sua mano e l a condusse p resso l a poltrona . Sei u na buona figliuo la disse . Siafatta la tua vo lon tà .

Essa ci nse di n uovo i l co l l o d i suo padre e per qualchetempo regnò i l s i l enz io ne l la stan za .

Page 301:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 0 2

CAPITOLO VI I I .

Simon ide al zò i l capo .

Este r , egl i d i sse dolcemen te , l a notte è i no l trata ;p ortac i da bere , affinchè c iò che ancora dobbiamo di renon c i aflatic h i.

Essa suonò i l campanel l o . Un domestico en trò con vi noe pane .

Qualch e cosa rimane ancora da chiari rs i , mio buonpadrone disse Simon ide D ’ora i n nanzi l e nos treV i te dovran no correre i n sieme come due fiumi ch e hannoun i te l e lo ro acque e scorrono verso la medesima foce . E ’

megl io ch e ogn i nube sia d issi pata . Quando tu partis til ’ al tro giorno dal l a mia porta tu credesti c h e i o ti avess i megato quei tuoi d i ri tti c h e ora conosco i n tutta la loro am

p ie zza . Ma non fu c osì , no , non fu c o sì . Ester può attes tarec h e i o ti ri conobb i , e c h e n o n t i perdei d i v i s ta lo puòd i re Mal l uch , i l

Mal l uch ! esclamò Ben Hur .Chi è i nch iodato come me al l a sua pol trona , deve

servi rs i d i mol te mani se vuol muovere i l mondo dal q ualelo d ivi de una c o sì crudele barrie ra .

I o ho mol te d i queste man i , e Mal l uch è una del le m i

glio ri. E qualche vo l ta , e rivolse uno sguardo riconoscen teal l o scei cco qualche vol ta m i rivolgo ad al tr i cuorigeneros i , come I lderim , buono e coraggioso . Che egl i t id i ca se t i avevo ri pudiato o dimen ticato .

Ben Hur guardò l’Arab o .

Quest i è colu i che ti par lò d i me , buon I l derim .

I lderim accen nò d i si c o l capo , e i suo i occh iett i sci n ti ll arono .

Come si può conosce re senza una prova,0 mio p a

d rone con ti n uò Simoni de , c iò ch e sia u n uomo ? Io t iravvisai , per la somigl ianza c o n tuo padre ; ma non conosceva la tua indole e i tuo i costumi . V ’ è del l a gen te per laqual e l e ricchezze son o una maled i zi one . Eri tu u no d i q ues t i esseri ?

Io mandai Mal luch per ac c ertarme n e , e v id i coi s uoi occh i ,e ascol tai c o n l e sue orecch ie . Non bias imarlo . Ciò cheegl i mi riferì era tutto i n tuo favore .

Page 303:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Col tempo d imenti cai ques te ci rcos tanze , che ora m i sonos tate nuovamen te ri ch iamate al la men te . Hai veduto Balthasar ?

Si , ed ho ud ito i l suo raccon to disse Ben Hur .Un miraco lo ! Un vero miracolo ! esclamò Si

mo n ide . Quando egl i me lo narrò , mi parve d i ascoltare la ri spos ta c h e da tan t i an n i attendevo . I l p ensiero d iDio m i baleno ch iaro davan ti agl i occh i . I l Re che verràsarà p overo , povero e senza amici ; senza segui to , senzaeserci to , senza flotte , senza ci ttà e piazze fort i ; c

’era unregno da formare e una Roma da essere abbattu ta . Vedi ,0 pa drone , vedi l . Tu pieno d i forza , tu addes trato ne l l earmi , tu ri cco ; qual e opportu ni tà ti o fi

°

re i l S ignore ! Nonabbraccera i l ’ occas ion e e non farai tuo questo compi to ?

Qual e gloria p iù perfetta potrebbe desiderare un uomo ?

Simonide aveva pron unciato questo appe l l o c o n tuttal ’an ima sua .

Ma i l regno , il regno ! Ben Hur r ispose .

Bal thasar d ice c h e sarà del l e an ime sol tan to .

L ’orgogl i o ebraico era forte i n Simon ide e con u n leggiero tono d i di sprezzo egl i rep l i cò :

Bal thasar è s tato tes timonio di cose meravigl iose , opadrone ; d i m i racol i ; e , quando egl i n e parla , l a mia fedes i ch i na d i nanzi a l u i , perchè egl i l e ha vedute ed udi te .

Ma d’

al tra parte egl i è u n figl io d i Mizraim , pur non è s

se ndo n e un prose l i te . Non è dunque cred ib i l e ch ’egl i possegga cognizion i tal i da cos tri ngerci a credere ciecamentetu tto c iò c h e riguarda l e i n tenzion i d i Dio con Israel e . Ip rofet i r i cevevano la loro l uce di rettamente dal ci e lo , comel a ebbe lu i . Essi sono mol ti , egl i è solo . I o devo crederea i profeti : Ester , portami l a Torah .

Poi con ti nuò senza attender laSi può rigettare la testimonianza di tutto u n p o

polo , o padrone ? Da Tiro a l Nord , fino a l l a capi ta l e d iEdom al l ’es tremo Sud , n o n t roverai u n p astore o u n mend ic an te c h e non ti d i ca c h e il regno del Re c h e verràsarà come quel lo d i Davide e d i Salomone . Donde trasserol a l oro fede, è c iò c h e vedremo .

I n quel la r i en trò Ester , recando una quan ti tà d i rotol ien tro astucci o rnat i d i arabesch i e c o n s trane l ettere d ’oro .

Egl i l i p rese e l i ordi nò sopra i l tavol o . Spiegando oral ’uno ora l’al tro dei vecch i papi ri , egl i c o nfo rtò l e sue ar

gome n tazio n i c o n copiose ci tazioni , che noi , per brevi tà ,

risparmieremo al lettore . Dal Li bro d i Enoch , ai salmi d i

Page 304:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

h

305

Davide , dal l e profezi e d i Ezra , di Geremia e d i Dan i el e ,ch iare come squi l l i d i tromba uscivano l e parole annunziatriC i de l Regno de l Re c h e doveva ven i re , l a sua gloria , isuo i tr ionfi .

Ben Hur piegò l a fronte sc prafi'

a tto , convi n to , ed esclamòI o credo , i o credo !E al lora ? ch iese S imon ide . Se i l Re sarà

povero , non l o aiu terà i l mio padrone c o n l a r i cchezza c h e

poss i ede i n abbo ndanza ?Aiutarlo ? Fi no al l ’u l timo si clo e al l ’ul timo respi ro !

Ma perchè cred i ch e verrà povero ?Ascol ta la parola de l S ignore , quale Zaccari a l ’ i n

tese . Ecco come i l Re entrerà in Gerusalemme . Elesse : Ral legrati , o figliuo lo d i S ion . Vedi i l tu o Rec h e vien e c o n l a gi usti zia e co n l a sal vezza ; umi lmen te acava l l o d i u n as i no .

Ben Hur torse i l capo e guardò a l trove .

Che cosa ved i , o padrone !Roma ! r i spose mestamente . Roma e l e

sue l egion i . I o ho v issu to co n esse ne i l oro accampamenti ,e l e conosco .

Ah ! disse Simonide . Tu guiderai l e l egion i de l Re , sarai a l l a tes ta d i m i l ion i d i uomi n i .

Mi l ion i d i uomi n i ! escl amò Ben Hur .Simon ide s tette al quan to sopra pensi ero .

La quest ion e de l n umero non ti i n qu ieti d isseS imon id e .

Ben Hur l o guardò .

Tu vedi da una parte.

i l Re umi l e e d imesso edal l ’al tra parte le serrate l egion i d i Roma , e ti domand iChe cosa può egl i fare ?

Questo era i l m io pens iero .

0 mio padrone ! con ti nuò S imon ide Tunon conosci l a forza d ’

Israe le . Tu te lo figuri come u nvecch io caden te ch e piange amare lacrime presso i fium id i Babi lon ia . Ma va a Gerusalemme i l giorn o d i Pasqua ,

e fermati su l l o Xis to o nel la Via dei Barattier i , e con ta l agen te c h e passa . La promessa c h e i l Signore fece a nostropadre Giacobbe si è avverata davvero ; noi c i s iamo moltip lic a ti i nfin i tamente , ad onta del la sch iavi tù i n Egi tto,del l a catti vi tà Babi l onese , del l a domi nazion e Romana . Manon sol o ai l imi ti del la razza dev i badare , ma pensa al l osvi l uppo del l a nos tra fede c h e abbraccia tan t i popol i n e ll’

Asia , con ta gl i eserci t i de i fede l i ch e aspettano i l vecch i o

20

Page 305:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

—306

grido d ’al l arme : Al le tue tende , I s rae le ! A centinaia emigl iai a sono spars i nel la Pers ia , n e ll

’ Egitto , n e ll’Afric a ,

ne i mercati d ’occiden te,nel la Spagna ed a Londra

,nel l a

Grecia e ne l le isol e , su l Pon to e qu i i n Antiochi a , e nel l as tessa maledetta ci ttà dei sette col l i . E ’ u n corteo d i naz ioni , è una se lva d i spade c h e attende l

’avven to de l Re .

Le parole furono p roflerite con fervore ed ispi razion e .

Sopra I lderim fecero l’efle tto d ’uno squ i l l o d i tromba .

Oh se mi ri tornasse l a mia gioven tù ! egl i gridòb alzando i n pied i .Ben Hur non s i mosse . Ei comprendeva c h e questo

discorso mi rava ad i nvi tarlo a sacrificare tutta la sua vi tae la sua fortuna a l servi zio de l l ’ Essere mis terioso ne l qua les i concentravan o le speranze d i Simon ide come quel l e de lI’ Egiziano . L ’ i dea come abbiamo veduto , non era nuova ,ma gl i era venuta r ipetu tamen te , dopo le parol e d i Mal luch ,

dopo l a cena c o n Bal thasar ; ma aveva u rtato contro ostacol i , e non s i era ancora mutata i n una ri so l uzione certa .

Ora non più . Una mano maestra e ra venu ta a raccogl ierel a vasta trama , ad ordinarn e l e fi l a . Quel le parol e a lateebbero sopra d i l u i l ’ effetto come se una porta i nvis ib i l e s i fosse improvvisamen te spalancata , ino ndando lo d i u nfascio d i l uce , sc h iude ndogli tu tto u n nuovo sp lenden te av

ven i re , in c u i i l sogno del la sua vi ta , que l sogno careggiatofra l e catene e su l remo , e nel l e palestre d i Roma , trovavai l suo posto e prometteva d i avverars i . Un u ltimo dubbiorimaneva .

Ammettiamo tu tto quan to tu d ici ,h

o Simonide , ch ecioè i l Re verrà e i l suo regno sarà come quel l o d i Sal omone . Suppon iamo anche che io s ia pron to a mettere mes tesso e l e mie ricchezze al suo servi zio ; d i p iù , c h e l ev icende de lla mia vi ta , e la vas ta fortuna da te accumu latas iano s tate davvero ord i nate da Dio a quel lo scopo ; dov remo noi forse lavorare a l l a cieca ? Dobbiamo aspettarel ’arri vo del Re ? C h

egli mi ch iami ? Tu hai l’esperienza

del l ’età . Rispond i .Simon ide ri spose senza es i tare .

Non abbiamo a ltra scel ta , nessuna . Questa l etteracosi parlando estrasse i l messaggio d i Messala è i l

s egna le de l la lotta . Noi non s iamo abbastanza fort i per resiste re l ’al leanza d i Messala c o n G rato ; ci mancano l

i nflue n za a Roma e l a forza qui . Ess i t i u ccideran no se

aspetti . Vedi n el la mia persona qual ’ è la loro miseric or

dia .

Page 307:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

uomin i d’

arme d ’Israe le , divide ndo li i n deche e i n centene ,

scegl iendo capi tan i ed e serc itando li nel le armi , c he i o t imanderò e c h e saran no nascos te i n l uogh i segreti . Partendodal la Perea , andrai fra i Gal i le i , e qu i ndi a Gerusal emme .

Nel la Perc a avrai.al le tue spal l e i l deserto c on I lderim

e i suoi caval i eri . Egl i p roteggerà l e retrovi e e ti saràu ti l e i n mol te gu ise . Nessuno saprà nu l la d i n u l la finchèi l d isegno non è maturo . Ho già parlato ad I lderim . Chete ne pare ?Ben Hur guardò lo sce icco .

Le cose s tanno c om’

egli d ic e , figl io d i Hur,

r is pose l’Arab o . I o g l i ho dato la mia paro la , ed egl isi è d ic h iarato sodd isfatto ; ma tu avrai i l m io gi uramen toe quel l o d i tu tte l e l anci e del la mia

,tri bù .

Tutti e tre S imonide , I lderin Ester fissaronoBen Hur .

Ogn i uomo egl i r ispose le n tamen te in :

u n momento o l ’al tro de l la sua vi ta , ap pre ssa , alle sue labbra l a coppa del p iacere e n e assaggia i l l iq u ido del i zioso ,ogni uomo tran ne me . I o vedo , Simon ide , e tu , generososce icco , a che cosa tendono le vostre proposte . Se i o l eaccetto ed in trap pre ndo q ues to compi to , addio pace e bel lesperanze d i u na vi ta tranqui l la ! Le porte c h e ora m ’

in v i

ta no si chiuderanno dietro.

d i me per non r iapri rs i p i ùmai , perchè Roma ne ti ene tu tte l e ch i av i ; i l suo bandom i . segu irà ovunque . Fuggendo i suo segugi , l e tombe el e caverne saran no l a mia dimora , ul timo asi lo i l dese rtò .

Un si ngh iozzo i nterruppe l e sue paro le. Tutti s i vol taronoverso Ester , c h e c e lò i l vol to su l petto de l padre .

I o non l ’avre i creduto d i te , Ester d isse Simo n ide con dolcezza , commosso egl i medes imo .

Sta bene , Simon ide disse Ben Hur . Lasentenza sembra men dura al condan nato quando vede lacompassione ch e piange .

10 s tavo dicendo egl i con ti n uò , che nonmi rimane al tra sce l ta c h e d i accettare la parte c he v o i midesti nate . E s iccome , fermandomi qui , i o mi esporre i aduna morte ignobi le , impre nderò sub i to i l l avoro .

Dobbiamo mettere i n iscri tto i l nostro accordo ?ch iese Simon ide , mosso dal le abi tud i n i commercial i .

Mi basta l a tua parola di sse Ben Hur .Ed anche a (ne I lderim ri spose .

Cosi , sempl icemen te , fu conchiuso i l con tratto che do»

veva mutare la vi ta d i Ben Hur .

Page 308:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

309

I l s ignore I ddi o d i Abramo protegga l a nos tra impresa ! esclamò Simon ide .

Ed ora un ’ u l tima parola , am ia disse Ben Hurc o n vol to p i ù l i eto . Se permettete , vogl io essere pad rone d i me stesso fino dopo i gi uoch i . Non è probabi l ec h e u n peri co lo mi mi nacci da parte d i Messal a prima c h e

gl i giu nga l a risposta de l procu ratore , e ques to non può avven i re c h e i n sette od otto giorn i . I l nos tro i ncontro n e lCi rco è un piacere c h e comprerei a qua lunq ue ri sch i o .

I lderim,fe l i ciss imo , an nui subi to , e Simon ide , i n ten to

agl i affar i soggiunse . Va bene , p adio n e ; quest’ i ndu

gio mi darà agio d i re nderti u n servigi o . Tu parlast i d iun ’ eredi tà lasc ia tata da Arrio . Consiste essa i n ben i ?

Una vi l la a M iseno e al cun e case i n Roma .

I o propongo che s iano vendu te , e i guadagn i deposita ti i n l uogo s icu ro . Dammi l ’autori zzazione e io manderòsubi to un agen te . Per ques ta vol ta a lmeno preverremo gl iimperia l i p redon i .

Doman i avrai l a nota e l a p rocura .

Al l ora se non v’ è al tro , i l l avo ro ; per questa notte

e termi nato disse Simonide . I lderim s i lisc iò l a barbac o n compiacenza dicendo E ben terminato

Es ter , ofiri i l v i no e i l pane conti nuò Simon ide . Lo scei cco I lderim ci o norerà con l a sua presenza questa notte , e doman i ; e tu m io padrone ?

Fa sel lare i cava l l i d isse Ben H ur . I or i to rnò all

’Orto . I l n emico non mi scopri rà se vado ora ,

e d iede uno sguardo ad I lderim i quattro sa

ranno con ten t i d i vedermi .Ai p rim i a l bori de l gio rno , egl i e Mal l uch smontarono

davan ti a l l a porta de l l a tenda .

CAPITOLO IX.

La notte success iva , i n torno a l l’ora quarta , Ben H ur s tava

su l terrazzo de l grande magazzeno , al fianco d i Ester . Sottod i ess i s i agi tava l a medesima fol la rumorosa d i operai ,mari nai , facch i n i , ch e

lavo rando al l ume del l e torcie avevano l ’aspetto d i gen i i d i qua lche fan tas ti ca favol a ori ental e . Si s tava caricando una galera c h e doveva parti re su l

far del gi orno . Simon ide non era ancora tornato dal suo

Page 309:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

ufficio , nel quale , al l’ ul timo momento , avrebbe consegnato

al capi tano del vasce l l o l ’ordi ne d i procedere d i rettamen tefino al Porto d ’

Ostia , sb arc arv i u n passeggero , e con ti n uare ,c o n suo comodo , per Valenza , sul la cos ta d i Spagna .

I l passeggero e un agen te d i S imonide e s i reca a Romaper vendere i fondi lasciati dal duumvi ro Arrio . Quando l anave avrà levata l ’ancora , e l a sua prua sarà vol ta ad o c

u dente , Ben H ur sarà i rrevocabi lmen te as tretto a ll’ impresa

d i c u i s i è parlato la notte prima . Se egl i vuo l mu tarepens iero , se egl i s i pen te del l

’ accordo conch iuso con I l derim , egl i è ancora i n tempo d i revocarlo . Egl i è i l p a

drone , e non ha c h e a d i re u na parola .

Tal i erano i suo i pensi eri men tre dal l ’a l to de l l a terrazza ,

con l e bracci a i ncrociate , guardava fisso d i nanz i a sè , comeun uomo agi tato dal dubbio . Giovi ne . bel lo

,ricco , abi

tuato a i ci rco l i pi ù aris tocratici d i Roma , con quantevoci eloquen ti l e tentazion i de l mondo gl i lanciavano i lo roappel l i s educen ti ! Come gravosa doveva sembrargli l a v i tad i sacrifici e d i perico l i ch ’ egl i s tava per abbracciare ! Possi amo immagi nare anche gl i argomen ti che lo i ncalzavanoL ’ impresa d isperata di u na lotta con Cesare , l ’ i ncertezzache velava la venuta de l Re , e tutto ciò che a lu i s i r i feri va ; gl i agi , gl i onori , l

’autori tà , che l e r icchezze gli p ote van o procu rare e sopra tutto la vi ta tranqu i l la fra i nuoviamici ch e egl i aveva trovato . Sol tan to coloro che per ann ihanno pel legri nato sol i e deso lat i di paese i n paese ; possono apprezzare la forza d i ques to u l timo appel l o . Aggiun

g iamo a questi argomenti la voce del mondo , as tu ta , c a

rezzevo le , c h e sempre mormora a l debole Fermatinon ti muovere da dove s tai bene presentando semprei l ati pi ù attraen ti del la vi ta , l a voce del mondo era i nques to caso ai u ta ta da quel la d ’ una donn a .

Sei mai stata a Roma ? egl i ch iese al la suacompagna .

No r ispose Ester .Ti piacerebbe andarvi ?

Non credo .

Perchè ?Ho paura d i Roma . Essa disse , con un l ieve

t remore ne l l a voce .

Egl i guardò l a p i ccol a figura d i bimba al suo l ato .

Nel la penombra non poteva d iscernere i l suo vo l to ; l e sues tesse forme erano i ndis ti n te . L ’ immagi ne d i Ti rzah gl is i ri presen tò a l l a mente . e una grande tenerezza l o prese .

Page 311:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 12

nuovi bocci e a frutti . I l ci e lo è sempre egual e , sereno ,i n ter ro tto qua e là da qualche ci rro candido , passeggero .

Era una vi ta tre ppo calma , Ester c he mi rendeva i nquieto ,

col l erico , persuadendomi i n u n sen timen to del l a m ia i n ut i l i tàed infingardaggin e , a me , che tan to aveva da fare !Essa guardò lon tano su l fiume .

Perchè hai ch ies to ? egl i domandò .

Mio buonNo , Ester ; non c osì . Chiamami amico , . frate l lo , se

vuoi : i o non sono il tuo padrone , e non vogl i o esserl o ;Chiamami frate l lo ,

°

Egl i non potè vedere i l rossore c h e l e ti n se l e guan c ie

e i l l ampo d i gioi a c h e l e bri l lo negl i occhi .I o non posso comprendere essa con ti nuò

come tu possa preferi re u na vi ta come questa ,Una vi ta d i viol enza e forse d i sangue egli r i

spose completando il periodo .

Si , preferi re una tal V i ta al l a l ie ta es is tenza i n quel l abe l l i ss ima vi l l a .

Este r , tu sbagl i . Non s i t ratta d i preferenza . Ahimè !I l Romano non m i l ascia la sce l ta . I o vado perchè è n e c e s

sario ; s’ i o res to m i aspetta l a morte n e l pugnal e d i u n

s icario , i n u na tazza avvelenata , nel l a sen tenza d i u n ma

gistrato corrotto e comprato . Messala e i l p rocuratore Val e ri o Grato , sono ricch i c o l botti no de i miei ben i patern ie l a pau ra d i perdere i l oro guadagni l i sp ingerà ad ogn ieccesso . Un accordo pacifico c o n ess i è imposs i bi le , e anc h e se potess i comperare la loro amicizia , Ester , non so se

l o farei . I o non sono nato per l a pace , e l ’ i rrequietezzac h

’ i o provava sotto gl i arch i marmorei del la mia vi l la m ipersegui terebbe dappertutto . Eppoi , non ho i o i l sacro comp ito d i cercare i m ie i cari ? Se l i trovo , non è mio doverevend icarmi sop1a col oro ch e l i hanno fatti soffri re se sonomorti , devo lasciar fuggi re i l oro assass i n i ? No , i l p i ùsan to afie tto non potrebbe conci l i arm i i l son no della pace ,quando la mia coscien za m i pungesse c o l rimorso d i avermancato a l mio dovere .

Dunque tu tto, tu tto è i nvano ? essa ch iese convoce queru la .

Ben Hur prese l a sua mano .

La mia fe l i ci tà ti è dunque d i tan to momento ?‘Si essa rispose sempl icemente .

La mano era t iep ida e pi ccola , e tremava nel l a sua palma .

Al lo ra l ’ immagi ne del l’ Egizi ana gl i bal eno davan ti ; cosi

Page 312:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 13

s lanciata , così audace , c o n l a sua adulazione sagace , i l suospi ri to p ron to , c o n l a sua me rawglio sa bel l ezza . Egl i portòla mano al l e sue l abbra e d iss e :

Tu sara i una seconda Ti rzah per me , Ester .Ch i è Ti rzah ?La sorel l i n a c h e i l p redone Romano mi rubò e che

io devo ri trovare .

I n quel la un fascio d i l uce s i pro ie ttò sul terrazzo . Sivo l tarono , e v ide ro Simon ide avvi ci nars i ne l l a sua pol trona ,spi n ta da un domesti co . Dal la porta aperta si scorgeva las tanza i l l umi nata .

Al lo s tesso tempo l a gal era ne l fiume alzò l e ancore ,gi rò su sè s tessa , e fra u n l ungo ur lo dei mari na i e u ncon fuso agi tars i d i torce , si avv io verso l ’ al to marelasciando Ben Hur avvi n to al l a causa del R e c h e dov ev a.v en ire .

CAPITOLO X .

I l giorno prima dei giuoch i , duran te i l pomeriggio , tu tt ii ben i mobi l i d i I lderim furono trasportati i n ci ttà e depositati i n un Khan vici no a l Ci rco . I s uoi servi tori , vassa l l ia rmati ,

caval l i, buoi , pecore , cammel l i fo rmavano u na l ungaprocess ione pi ttoresca e rumorosa , c h e des tò l ’ i lari tà d iquan te persone la i ncon trarono per v ia . D ’al tra parte l oscei cco , d i sol i to cos i irasmb ile , accogl ieva ques te d imos trazion i c o n l a mass ima equanimi tà e buon umore . Egl ipe nsava i n fatti , ch e se , come aveva ragione d i c redere , eglisi trovasse sotto sorvegl i anza , l e s pie Romane avrebberodescr i tto al l e au tori tà , l a pompa semi - barbarica c o n c u i eravenu to al le corse . I Roman i avrebbero ris o , l a ci ttà si sa

rebbe d iverti ta , e i sospetti si sarebbero acquetati . I l gio rnodopo , tu tta questa mol ti tud i ne d i uomi ni e d i an imal i si

< troverebbe su l la via de l deserto , non lasci ando i nd ietro c h e

i l so lo necessario per i l buon es i to de l la gara . I lderim ,con

al tre parole , s tava per parti re ; l e sue tende erano piegate ,i l do var era scio l to i n dodic i ore ogn i cosa poteva metters ii n sal vo . Cosi i l vecch io Arabo pre p aravasi ad un even tual ecol po da parte d i Messala .

Nè Ben Hur da parte sua deprezz‘

ava l ’ i nfluenza del suonemico , q uan tunq ue fosse d

’ Opi n ion e ch e nessun atto d ’ o

Page 313:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 14

s ti l i ta sarebbe avvenuto prima del giorn o del l e corse . SeMessala vi rimanesse scon fi tto , al lora c

’ era d ’

Q SPC ÌÎEI I'

SI i lpeggio . Probab i lmente non avrebbe neppure atteso le i s tru

zi on i d i Grato .

Preparati ad ogni even to , cavalcavano l ' uno d i fiancoa l l ’ al tro sul l a s trada per Antioch ia . Per v ia i ncon traronoMal l uch , i l qual e nè c o n un segno n è con una parola diede avedere d i conoscere le nuove relaz ion i sorte fra S imonidee Ben Hur , e de l l ’accordo fra ques ti due ed I lderim .

Scambiat i i sa lu ti d ’ uso , es trasse u na carta , d ice ndo a l loscei cco

Ecco i l programma de l l e corse , appena usci to ; t rov erai i tuoi caval l i e l ’ordi ne del la partenza . Senza attendere , io m i congratu lo , ottimo sceicco , del la tua vi ttoria .

Volgendos i poi a Ben Hu r . Anche a te figl io d i ’

Arrio l e mi e congratul azion i . Tutti i pre l iminar i sono s tatioss ervati , ed ora nu l la ti im p edi sce d i m isu rart i c o n Messa la .

I o ti r i ngrazio Mal luch disse Ben Hur .Mal luch con ti n uò :

I l tuo co lore e bi anco , que l lo d i Messala porporaed oro . I ragazzi l i vendono nel le strade , e doman i ogn iArabo ed ogn i Ebreo porterà i l tuo dis ti n tivo . Vedrai chene l Ci rco i l bianco ed i l rosso s i d ivideran no l a grad inata

La gradi nata ma non la tri bu na su l l a PortaPomp ae .

No ; l o scarl atto ed i l rosso v i domineran n o . Mase noi vi nciamo Mal l uch s i s truggeva tutto dal l a gioi a

se v inciamo , come tremeranno quei s ignori ! Essiscommetteran no tu tt i per Messala na turalmen te , e nel lorod is prezzo per tu tto c iò ch e non è Romano , l o quoterannoa due , a tre , a ci nque , perchè egl i è u no di loro .

Abbassando la voce con ti nuò . Non è bene ch e u nEbreo di buona fama ne l Tempio prenda parte al l e soommesse ; ma , i n confidenza , i o avrò , un amico dietro i l posto del console , i l q ual e accetterà l e loro offerte a

'

due , aci nque , a dieci l a loro pazzia potrà sal i re fino a questo .

Ho messo a sua d isposiz ione seimi l a s ich .

No . Mal luch d isse Ben Hur . Un Romano non scommette che ne l l a sua moneta . Se trovi i l tuoamico questa sera , metti a suo cred i to quan ti ses terzi vuoi .E bada , Mal luch digl i d i concludere scommesse c o n

Messal a ed i su01 amici . I quattro d i I lderim , con tro quel l id i Messala .

Page 315:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 16

I n quel la un gri do sfuggì dal l a bocca d i I lderim .

Ah , per lo sp lendore d i Dio , c he cosa s ign ificaC io ?

Si avvici nò a Ben Hur i ndi cando i l p rogramma .

Leggi d i sse Ben Hur .No , l eggi tu .

Ben Hu r prese i l fogl io , fi rmato da l prefe tto del l a prov i ncia , qual e datore dei gi uoch i Avvert iva i l pubb l i coc h e i n p rimo l uogo v i sarebbe stata u na grandiosa p ro ce ss ione , e c h e dopo i consueti sacrifici a l d i o Conso avre b

bero avuto pri nci p io i giuoch i ; corse a pied i , sal ti , l o tta ,ciascuno nel l ’ord i ne i n cu i dovevano segui rs i L ’ el encocon teneva i nomi dei competi tori , l e l oro nazional i tà , l escuole donde uscivano , l e gare c u i avevano preso parte , ip remi già vi n ti , e i p rem i offer ti ora . Quest i erano vi stos ie scri tt i i n grandi l ettere i l l uminate , tes timoniando i l tempotrascorso e i costumi mutati da quando la sempl i ce coronad i al loro o d i pi no

,bas tava a l vi nci tore , asse ta to pi ù d i

gl o ria c h e d i r icchezze .

Su questa parte del programma Ben Hur sorvolo rapidamen te fin c h è arri vò al l ’an nunci o del la corsa . Lesse c o n a ttenz ione . I l col to pubbl ico e ra i n formato che An tioch iaavrebbe al l esti to uno s pettaco lo non mai uguagl iato n el l astor ia . Le feste erano date i n onore de l Conso le . Centomi lasesterzii e u na corona d ’ al loro formavano i l premio . Poiseguivano i particolari . I competi tori e rano sei , tu tte quadrigh e , e dovevan parti re con temporaneamen te .

Eccone la descri z ion e

I Una quadrigl ia di L isippo di C o rin to due grigi,un baj o , un more l loI scritti l 'anno pre cede n te in A le ssandria e C o rin to e n trambe le v o l te vmc 1

to n A uriga , L isippo C o lore,g ia l lo

I l ,Una q uadn glia di Me ssa la di Roma due b ia nch i , due more l l i ; v ina to ride l Prem io C irce nse ne l C irco Ma ssnn o A uriga , M essa la Co lore , scarla ttoed o ro .

I ll Una quadrigl ia di C lean te A ten ie se tre grigi, un baj o ; vma tori ne igiuo ch i I stnn c 1 l ’an no prece de n te . Ole an te , a uriga Co lore , ve rdeIV Una q uadr1gh a di D icc o B izan t i no , due mo re l l i , un grigio,un bianco ; v in

e i tori l ’anno scorso a B i sanz10 . Auriga , D ic e o C o lo re n ero .

°V, U na q uadn g

'1a di Adme to da S ido ne tu tti grigi Tre v o l te v ina tori

n e l lo stad io di Ce sare a . Adme to , auriga C 0101e,a zzurro .V I U na q uadn glià. di I lderim , sce icco de l deserto I‘ u tti b a; prima corsa

Ben Hur, Ebre o , a uriga Co lore ,b ian co

Ben Hur, Ebreo , auriga'

Perchè quel nome i nvece d i Arrio ? Ben Hur al zò gl iocch i a quel l i d i I lderim . Era s tata questa la causa de ll’

e sc lamazio n e de l l ’ Arabo . La mede51ma idea baleno alcervel lo d i e n trambQuel la era l a mano d i Messala !

Page 316:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 17

CAPITOLO XI .

Non era quas i caduta la s era , c h e già l’Omfalo , i l cen tro

del la ci ttà , rigurgi tava d i u na fo l la clamorosa e fes tan te ,c h e si versava i n due corren ti , al N i n feo , ad Orien te , elungo i colon nati d i Erode verso Occiden te . Nessuna c or

n ice p i ù grandiosa e pi ù adatta a questo gaio e spens ieratos pettacolo poteva immagi narsi , d i ques te meravigl i ose s tradefianch eggiate da porticati marmorei , don i d i Pri ncip i e Re .

a l l a ci ttà regi na d ’

O rie n te . L’o scurità era bandi ta come la

mal i ncon ia . Fiaccol e e bracieri i l l umi navano la massa o n

deggian te del popolo , ch e , can tando , ridendo , e gridando s iabbandonava ai piaceri d i Apol lo e d i Bacco .

Le mol te nazional i tà rappresen tate , se avrebb ero s tu p i tou n fores ti ero , non erano cosa nuova per An tioch ia . Unadel le mission i de l grande Impero sembra esser s tata l a fus ion e degl i uomi ni e i l ravvici namento dei popol i l o ntan i .E dove era un cen tro d ’ au tori tà Romana , come a Romaaffluivano i

,

'

rap presen tan ti dei d iversi paes i , c o n l e l orod ivin i tà e c o n l e loro costumanze .

Un particolare però non avrebbe potu to s fuggi re a l l ’osservatore quel la sera i n Antioch ia . Quas i ogn i persona portava i co lori d i u na del le q uadrighe annunciate ne l l e corsed i domani . Ora era un nastro , ora u n dis ti n ti vo , unoscial l e , u na piuma

,s ignifican ti l a p referenza è spesso l a

nazional i tà de l portatore : cos i i l verde i ndicava gl i amicid i Clean te , l

’Aten ie se

,i l nero q ue l l i del B izan ti no . Cos tume

questo an tich iss imo , ch e datava probabi lmen te fin dal lep rime gare ai tempi d i O reste , e proficuo tema d i s tud io ac h i vogl i a i ndagare fino a qua l pu n to d i fol l i a gl i uomi n ipossono lasciars i t rasci nare . Un esame superficial e avrebbed imostrato che i co lor i predomi nan ti e rano tre verde ,bianco , e mis to porpora ed oro .

Ma abbandon iamo la v ia e rechiamoci ne l palazzo sopral ’ i so la .

I ci n que grandi candelabri de l la gran sala sono acces id i fresco . La compagn ia è quel l a i den tica a c u i abbiamogià presen tato i l l e ttore . I l d ivano geme sotto i l so l i topeso dei dormi en ti e d i Vestagl ie gettatev i a l l a r i n fusa , edai tavol i sorge i l medes imo rumore d i dadi .

Page 317:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Ma questa vo l ta la maggioranza non è occupata al gi uoco . Igiovan i passeggiano i n su e i n giù , a due , a tre , o si fermanoi n crocch i a d iscorrere . Mol ti sbadigl iano ; gl i argomentisono futi l i : Che tempo farà doman i ? I preparativi pei giuoc h i sono terminat i ? Le l eggi de l Ci rco d i An tioch ia sonocome quel le d i Roma ? A—d 1re i l vero , i giovan i patri z i so ffro n o di u na noia terri bi l e . I l gravoso lavoro del la giornataè fi n i to ; vale a d i re , se potess imo dare u n ’occh iata al l el oro tavolette , l e vedremmo coperte d i annotazi on i e d iscommesse , scommesse su tutti i capi de l programma ,

sul le corse pedes tri , . l a l otta , i l pugi lato , tu tto , tranne'

su l la corsa dei cocch i .E perchè non su quel l a ?Buon lettore , ess i non posson o trovare un

'an ima che vo

gli a arri sch iare u n de n ario contro Messala .

Nel la sal a non v i sono a l tri co lor i de i s uoi .Nessu no pensa al la sua sconfi tta .

La sua abi l i tà e des trezza non sono esse conosci ute ? Nonfu egl i educato da un lan ista Imperial e ? I suo i caval l i no n

vi nse ro i l Gran Premio nel Ci rco Mass imo ? E poi ah ‘

si ! non è egl i Romano ?I n u n angolo , adagiato comodamen te sopra i l d i vano , sta

Messala medesimo .

I n torno a lui , i n pi ed i o seduti , i suoi cortigian i l o tempestan o di domande .

Natu ralmen te l ’argomen to è u no solo .

Entrano C emlo e Druso .

Ah esclama i l giovi ne pri n cipe , l asciandosi cadere su l d ivano ai piedi d i Messala : Ah , per Bacco ,

sono stanco !Dove se i s tato ? ch iede Messala .

Nel l e v ie , fino all’

Omfalo , e pi ù in l à . Fiumi di gen te ,“

ti d i co . La ci ttà non è mai s tata c o sì affol lata . Dicono chetutto i l mondo sarà doman i n e l Ci rco .

Messala rise c o n disprezzo .

I dioti ! Non hanno mai veduto i giuoch i Ci rcens i ,sotto la d i rezione d i Cesare medesimo . Ma dimmi , mioDruso , che cosa hai trovato ?

Nul l aCioè Non ti ri cord i ? disse Ceci l io .

Che cosa ? fece Druso .

La ‘ process ion e d i bianch i .Meravigl ioso ! esclamò Druso . Abbiamo

i ncontrato un gruppo d i bianch i , c o n uno s tendardo . Ma

Page 319:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

I l suo portamen to e ra grave,cortese , vigi le . La ves te

era b ianch iss ima come p ure'

il tu rbante che gli ci ngeva i lcapo . I nch i nandos i e sorri dendo , si avvic i nò l entamente a ltavo lo centrale . Arrivatov i. raccolse c o n u n ges to digni tosol e p ieghe del l a toga , si sedette , e alzò la mano . Lo scintillare d i u n gioie l lo s u l l ’ anu lare , c o n tribuì non poco a ls i l enzio che segui .

Roman i i l l ustri Roman i V i salu to ! egl i

M i piace la sua d is i nvol tura , per Giove ! Chi èch iese Druso .

Un cane d ’Israe le Samb allat di nome forn i

tore de l l ’ eserci to ; domici l i ato i n Roma,immensamente

r icco ; d iven tato tale defraudando i Romani . Una tes tafina , c h e t i sa tessere trame pi ù sotti l i d i quel le dei ragni .Andiamo , per la zona d i Venere ! Vediamo se poss iamosp illargli denari .Cosi d icendo , Messala si alzò e c o n Druso raggiu nse la

fol la che accerch iava l’Eb reo .

Ho saputo i n i s trada egl i d iceva , t i rando fuoril e sue tavolette e c o llo cando le aperte sopra i l tavol o ,

c h e l a d isperazione regnava ne l palazzo , pe rchè non si

t rovava ch i acce ttasse scommesse con tro Messala . Gl i Dei ,sapete , r ich iedono sacrifici , e d eccomi pro n to . Vedete i l mioco lore . Passiamo agl i affari . Prima l e quotazion i , poi l esomme . A cosa mi date Messal a ?La sua audacia sembrava sbalord i re i s uoi ascol ta tori .

Pres to ! egl i d isse . Ho un appuntamentoc o l Console .

Lo s timolo sorti i l suo‘

efle tto .

A due ! gridò u na mezza dozzi na di voci .Che ? esc lamò i l forn i tore , stupi to . Sol

tan to a due , u n Romano !Tre

,a l lora .

Tre , sol tanto tre ? e i l m io favorìto’

n on è ch e

un cane d ’un Ebreo ! Datemi quattro .

Quattro sia ! esclamò un ragazzo , punto dal loscherno .

Cinque datemi c i nque di sse subi to i l fo rn i tore .

Un profondo s i lenzio cadde sopra l ’assemblea .

I l Console , padrone mio è vost ro , mi attende .

I l s i l enzio parve o l traggioso a mol ti .Datemi ci nque per l ’onore d i Roma , ci n que .

Cinque s ia esclamò una voce .

Page 320:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 2 1 .

Un clamoroso urra accol se l e pa ro l e . Vi fu un movimen ton e l l a fo l l a c h e si sparti a des tra e s i n i s tra

,e Messala apparve .

C i nque s iano egl i d i sse .

E Samb allat , sorri dendo , si preparò a scrivere .

Se Cesare morisse doman i , Roma non sarebbe deltutto derel i tta . Vi è almeno uno degno di p rendere i lsuo posto . Damm i se i.

Siano sei ri spose Messala .

Vi fu u n al tro u rlo p i ù forte de l p rimo .

Sei s iano ri petè Messala . Se i con tro unol a d ifferenza fra u n Romano e u n Giudeo . Ed ora che l ’ha iscoperta , o protettore del la carne su i na , passiamo al l a posta .

La somma , pres to . I l con so le potrebbe mandarti a ch iamare e . n o i res teremmo p riv i de l l a tua presenza .

Samb allat prese i n buona parte la ri sata che ten ne d ietroa ques te parole , e scriss e tran qui l l amente , poi o firi l e tavolette a Messala .

Leggi , l eggi ! gridarono tutti .E Messa la l esse :

Mem . Corsa d i cocch i . Messal a d i Roma ,

scommette c o n Samballat pure d i Roma,d icendo ch e

“batterà l’Ebre o Ben H ur . Posta

,ven ti tal en ti . Quotazione d i

Messal a , uno con tro se i .

Testimoni. SAMBALLAT .

Non una parola , non un resp i ro turbo i l p ro fondo si

le n zio del l a sala .

Nessuno s i mosseMessala fissava le tavo lette , men tre gl i occh i de l forn i to re

fissavano lu i .Egl i senti quel lo sguardo , e pensò rapidamen te . Da

q ues to posto egl i aveva det tata l a legge ai suo i compagni .Essi l o avrebbero ricordato . Se egl i si rifiutava d i fi rmare ,l a sua superio ri tà e ra sp arita

'

p er sempre . Eppu re egl i no npoteva fi rmare , non possedeva la somma di cen to tal ent i ;neppure u n qu i n to d i essa . La sua mente si o sc urò . Lal ingua si rifiutò d i parlare , l e guan c ie impal l i d i rono . Unistan te rimase i n ques to s tato , poi gl i venne u n

’ i dea .

Cane d i u n Ebreo ! egl i d isse . Dove haitu venti ta l e n ti ? fal l i vedere .

I l so rriso provocan te d i Samb alla t si accen tuò .

Ecco d isse oflre ndo u n fogl io a Messa la .

Leggi , l eggi ! risuonò t u tto al l ’ i n torno .

Page 321:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Messala lesse :

A n ime/ ua Tmn uz , 16 g iorn o .I l p o rta tm e , Samb alla t d i Roma , è accre d i ta to pre sso di m e p er la somma diC i nquan ta ta le n t i , mo ne ta Romana S IMONIDE .

Cinquan ta tale n ti ! Cin quan ta talen ti ! voci ferol a fol la , s tupi ta .

Druso batté i l pi ede per terra .

Per Erco le ! egl i gridò i l foglio .me n te , el’Eb re o è u n bugiardo . Chi , se non Cesare , ha ci nquan tatal e nti al l ’ordi ne ? Abbasso i l b ianco i nsol ente !L ’ur lo era furioso , e fu ri petu to da ven t i gole ; ma Sam

bal lat rimase tranqu i l lamente seduto , c o l medesimo sorrisoprovocan te sul l e labbra . Fi nalmen te Messa la parlò .

Si lenzio ! Uno contro u no , c o n ci ttad i n i unocontro uno , per l

’amore del n ostro be l nome Romano .

I l suo i n terven to opportuno salvò la sua dign i tà e gl i riconquistò la vaci l lan te supremaz ia .

0 cane mrc o n c iso ! egl i conti nuò verso SamTu dicesti se i contro uno , nevvero ?

Si ri s pose tranqui l lamen te l ’ Ebreo .

Al lora lasciami scegl iere la posta .

Come vuoi , a c o ndizmn e , se è u na bagate l la . d irifiu tarla .

Scriv i ci n que i n l uogo d i ven ti ,Poss ied i tanto ?

Per la madre degl i Dei , t i mos trerò l e ricevu te .

No,no . Basta la parol a d i u n c o sì i l l us tre Romano .

Sol tan to facciamo una ci fra pari . Scrivo sei tal en t i ?Scrivi .

Si scamb iarono l e scri t tu re .

Samb allat si alzò e con u n gh igno d i scherno i n l uogode l sorri so d i prima , misurò l

’ assembl ea . Egl i conoscevac o n c h i aveva da fare .

Romani , egl i d isse , u n a l tra scommessa ,se osate . I o pun to ci nque talenti contro ci n que , su l l a v it

to ria de l bianco . Vi lancio u na sfida col lett iva .

Di nuovo tutti s tup i rono .

Ecche ? egl i gridò , a voce pi ù al ta . Dovran n o d i re domani ne l ci rco c h e u n cane d ’

Israe le è pen e tra to i n una sal a p iena d i p atrizii Romani , e fra questiu n paren te d i Cesare , ed ha offerto l oro ci nque talen t i a l l apari , ed ess i non hanno avuto i l coraggio d i accettare ?

L’

offesa era terr ibi le .

Page 323:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 24

Al l ’ora seconda , l a v ia conducen te dal la ci ttà al Ci rcopresen tava l ’aspetto di u n vero fiume d i persone .

Q uando l ’ i nd ice del l ’orologio a sole nel la ci ttad e l la segnavatrascorsa l a prima metà de l l ’ora seconda la l egione i n grandetenuta , con tutt i i suoi s te ndardi ed i nsegne , discese dalmon te Su lp io , e , q uando l

’ ul tima fi l a de l l 'ul tima coorte sparidal l’ al tra parte del pon te , Antioch ia s i poteva di re le tte ralmen te abbandonata ; non già che i l Ci rco potesse contenere tu tta la mol ti tudi ne , ma c iò non os tante tutta la moltitudin e era andata a l Ci rco .

Una galera ri ccamente addobbata andò a prendere i l Consol e n e l l ’ i sola , e quando i l grande personaggio d iscese a l l oscalo , e l a l egione presen tò l e armi , per u n is tante la pompami l i tare fece d imenticare agl i spettatori la maggiore attratti vade l C i rco .

Al l ’ora terza l’Anfite a tro poteva di rs i compl etamen te riempi to ; uno squ i l l o d i fan fara ordi n ò il s i len zio , e tos to gl isguardi d i ol tre centomi la persone s i fissarono sopra u nedifici o de l lato oriental e del lo s tad io . Quivi sorgeva la cel ebre Porta Pomp ae , u n arco poderoso che reggeva la tribuna consolare , magn ificamente adorna di vess i l l i e d i fiori ,do ve , c irc o ndato dal le i n segne del la l egione , siede va i l console Massenzio . A destra e s i ni s tra de l l ’ arco , a l i ve l l o de lsuo l o , s i apri vano i carceres, o s tal l i , ciascuno d i feso da u nproprio cance l l o . Sopra gl i s ta l l i correva una corn ice , coronata da una bassa ba laustrata ; qu i nd i si al zavano , una sopral ’al t ra , l e ampie grad i nate d i marmo , occupate da una splend ida fol la d i a l t i d ign i tari m i l i tari e borghes i . Questa moleoccupava tu tta l a larghezza del l ’ ed ificio de l Ci rco , ed erafiancheggiata da torr i , l e q ual i , pu re aggiungendo graziaal l ’arch i tettu ra de l l ’ ed ificio , servi vano d i pun to d

’ap poggio a ivelaria , o grand i tende pu rpuree , tese dal l

’una al l ’al tra d iesse , e che gettavano u n ’ ombra piacevol iss ima sopra l ’augusta assemblea del l a tri buna .

S’

immagin i ora i l l e ttore d i appartenere ai favori t i ch esiedo n o in ques to posto p rivflegia to . A des tra e a s i n i s tra ,sotto l e due torri , vedrà l e due en trate pri nc ipal i . Immedia

tamen te sotto d i l u i s i s tende l ’arena , coperta d i sabbiafi n iss ima e bianca . Nel cen tro del l

’arena corre u n muro largod ieci o dodici p iedi , al to ci nque 0 se i e l u ngo precisamentecento ottan ta metr i , 0 u no stadio O l impico . Ad entrambi ic a p i di ques to muro , l asciando solo u n breve i nterval lo oc .

c u pa to da u n a l tare , sorgono sopra p iede stalli d i marmo tretozzi pi l as tri con ic1 d i pietra grigia , riccamente scol pi ti .

Page 324:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 25

Queste sono le due mete , i n torno al l e qual i gi re ran n o i contenden ti . .I corridori en treran no su l l a pi s ta a l l a destra de l l ameta pi ù vi ci na , e avran no i l mu ro sempre al l a l oro sm istra .

Princi pi o e term i ne del l a gara han no l uogo d i facci a a l l a tribuna Consol are , e per ques ta ragione que l l i sono i posti pi ùr ice rcati del Ci rco .

I l l imi te es teriore del la pi s ta è segnato da u n muro l i scio ,sol i do , del l

’al tezza d i ci rca qu i nd ici p i ed i , te rm i nato da unabalaus trata come quel l a s0pra i carceres. Se seguiamo lacu rva d i ques to bal cone , l a troveremo i n te rrotta i n t repu n ti

,dove si ap rono al tre ttan te p orte , due a n ord , ed

una ad oves t ; ques t’u l t ima adorna d i magni fich e scu l tu re

e bassori l i evi , è ch iamata l a Porta de l Trio n fo , perchè , agiuoch i fini ti , i V inci tori passeran no sotto i l suo arco , i lcapo coronato d i lau ro , e accompagnati da un cor teotri onfal e .

Immediatamente di etro a l la balaus trata latera l e ascendo noi n lu nghe fi l e paral l e l e

,e sovrapposte l ’ una al l ’al tra , i ban

c h i degl i s pettatori , offrendo uno spettaco lo curioso ed imponen te , que l l o d i u na smisurata massa d i popolo , i n ves tid iverse e variop i n te . Erano ques t i i pos ti popolari , noncoperti da a lcuna tenda , privi legi o esclus ivo del la t ri buna .

Avendo ora sott ’ occh io tu tto i l comp lesso de l Ci rco ,

s’

immagim i l l ettore i l profondo S i l enzio tenu to die tro al l osqui l l o de l l e trombe , doppiamente avverti bi l e dopo i l voci oe il fras tuono c h e l o avevano preceduto

,duran te il qual e

gl i sguard i del la mol ti tud i ne erano concen trat i tutti q uan t isu l l a Porta Pomp ae .

Da questa procede un suono d i vb c i e d i s trumen ti , esubi to appare i l coro dell a process ione con l a qua le s

ap re

l o spettaco lo . Prima i l prefetto e l e au tori tà civi ch e , padronedel la festa , i n ampie ves ti e con gh i rl ande su l capo ; poi l eimmagin i . degl i Dei , alcune su piattaforme portate su l le spa l leda sch iavi , al tre su grand i carri , sp lend idamen te addobbati ;

p o i ancora i con tenden ti n ei s i ngol i g iuoch i , ciascuno ne lsuo cos tume caratte r is ti co .

Attraversando len tamen te l’Are na , l a process io ne comi nc ia a fare i l gi ro de l ci rcu i to . LO s pe ttacol o è magn i fico ,

imponen te . Come un ’onda che s’ingro ssa a mano a mano ,

l a precede u n coro d i esclamazi oni , esprimen ti curi os i tà eammirazione . Se i fantocci d i carta rappresen tan ti gli De ise ne s tanno impass i bi l i e sde n zio si

,i l d i rettore dei gi uoch i

e le au tori tà non s i mostro n o i nsensib i l i al l a voce de lp lauso popolare . Sorridono e s i i nch i nano a des tra e asi n i s tra .

Page 325:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 26

Gl i a tl eti sono ricevuti con favore ancora pi ù rumoroso ,perchè non v ’ è uno fra i c e n to se ttan tamila spettatori chen on abbia scommesso u n s ic lo od un den ario 50pra unodei campion i . I nomi dei favori t i corrono di l abbro i nlabbro , e—ghir lande e fiori scio l t i p iovono dal la tribuna eda l l e gradi nate . Ma se gl i atle t i sono ricevuti con ta l i te’

s timo n ian ze d’

ammirazio ne , che di re de ll’

o vazio n e fatta al

l’

ap p arire del l e quad righe ? al lo sp l endo re de i cocch i , a l lagrazia e a l la be l l ezza dei cava l l i , i gu idator i aggiu ngono i lfasc i no personale del l a lo ro apparenza . Le loro tun i che ,corte , senza man ich e ,

*

so n o de i colori p rescri tt i . Un cavalie re accompagna ogni cocch io , t ranne quel l o d i Ben Hur ,che ha rifiutato ques to onore forse per d i ffidenza . Cosìpure gl i a l tri han no elmi su l capo ; egl i ha l a testa scoperta.

Al loro appressars i gli s pettator i s i a lzano i n p iedi 50prai banch i , e i l c lamore s i fa a l ti ss imo , assordante ; al lo s tessotempo la pioggia dei fior i dal la balaustrata d iven ta u n d iluvio , e copre gl i uomi n i , i cocch i , i caval l i . Ben p restoappare eviden te che alcun i dei guidatori sono p iù favori t id i a l tri , e a ques ta ri velazion e tiene dietro l

’al tra , c h e ogn ii ndi viduo del ' pubbl ico , uomi n i , donne , e fanciu l l i è fre

giato dei co lor i d i u no dei con tenden t i , pi ù spesso i n formad i nastro su l petto o nei cape l l i ; ora i l nas tro è verde ,ora gial lo , ora azzurro , ma esami nando atten tamen te l amol t i tud ine , s i vede c h e i colori domi nanti sono due :i l bi anco , e i l m isto porpora ed oro :

I n una gara modern a , e i n u na assemblea come ques ta ,che ha giuocato somme enormi su i si ngol i concorren ti , l apreferenza sarebbe determi nata dalla qual i tà dei caval l i eda l la abi l i tà conosciuta dei guidatori ; q u i i nvece la nazional i tà dettava le norme .

Se il B izant i no ed i l Sido nio non avevano che u n e

siguo numero di aderenti , l a ragione era da ricercars i n e l

fatto che l e loro ci ttà erano scarsamente rappresen tate su i

banch i . D ’al tra parte i Greci , quan tu nque assai n umerosi ,erano d iv is i fra i l Cori nzio e l’Ate n ie se , facendo u no s foggiore lati vamen te povero d i co lori verd i e gial l i . Lo scarla ttoed oro d i Messala non avrebbe avuto sorte migl iore , se ic i ttad i n i d i Antioch ia , proverbia lmente una razza d i cortigian i e di parass i ti , non avessero concesso i l favore de l l oroap poggio ai Roman i , adottando i l colore da q uel l i p referi to .

R imanevano l a popol azion e del con tado , _gli Ebrei , i Si ri ,gl i Arabi , e questi , per sol idarietà con Ben Hur ed I lderim ,

per la fiducia che nu tri vano nei caval l i del l o sce icco , ma

Page 327:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

.3 28

Tale l a ri spos ta , as tu tamente bugiarda .

E cos i d i banco i n banco si mol tip l i cavano i l vociare el e con tese , non tu tte p amfic h e .

Quando finalmen te l a marcia fu te rmi nata , e la PortaPomp ae s i ch iuse su l l

’ ul t imo vessi l l i fe ro , Ben Hur sapevac he i l s uo desiderio era esaudi to .

Gl i sguardi de l l Or i en te erano fissati 50pra la sua garac o n Messala .

CAPITOLO X I I I .

Ci rca al l e ore q ui nd ici , per parlare i n sti l e moderno , l aprima parte del programma era esauri ta , non rimanendoc h e l a gara dei cocch i . I l d i rettore scelse questo momen tope r fare u na breve sosta . I vomitoria furono spalancati , e ,

tu tt i co loro che pote rono , usci rono sotto i l porticato es ternodove era d isposto u n servi zio d i r i n fresch i . Quel l i c h e r iman evano sbadigl iavano , ch iacch i eravano , consu l tavano l el oro tavolette , e l i qu idavano le scommesse ; ogni di s ti nzioned i c l asse era d imenticata ; l a mol ti tud i ne era divisa i n duegrand i categorie ; dei vi nci tori , a l legri e rumoros i , e de iperden ti , accigl i ati e taci tu rn i .I n questo men tre però una terza classe d i spetta tori , fo r

mata da ci ttad i n i des ideros i so l tan to d i vedere la corsa de icocch i , approfittò del l

’ i n te rval lo per en trare nel Ci rco edoccupare i suoi posti ri se rvati , credendo i n ques to modod i s fugg ire al l ’ attenzione del pubbl ico . Fra ques ti e rano S imo n ide e l a sua compagn ia , che cercavano i loro pos tine l la tri buna su l l ato settentrionale , di faccia a quel la c o n

solare .

Quattro servi tori por tavano i l n egoziante nel la sua sediasu per l e scal e , des tando l a v iva cu rios i tà degl i spettatori .Qualcuno disse i l suo nome . I v ici n i l o i n tesero e l o r i

p e tero no d i bocca i n bocca . I p iù l on tan i s i a rrampicaronosu i banch i per dare u n occhiata al l ’ uomo i n torno a lqual e l a d iceria popo lare aveva tessu to u n romanzo m irac o lo so .

I lderim pure fu accol to calorosamen te ; ma nessu no c o

n osc eva Bal thasar e l e due donne ch e l o segui vano , gelosamen te velate .

La gente fece largo rispettosamen te a l l a com i tiva , e gl i

Page 328:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 29

uscier i del Ci rco le assegnarono al cun i pos ti V icino al la balaustra , su i qual i avevano fatto co l locare scial l i e cu scm i .

Le don ne erano I ras ed Ester .Ques t ’ u l t ima , appena seduta , d iede uno sguardo spave n

tato i n torn o a l Ci rco e si ravvolse ancor pi ù den tro a l velomen tre l ’Egiziana , lasciando scivol are i l ve lo sopra l e spal l e .

si offrì l i beramen te agl i sguardi del pubb l i co , con la d isinvo ltu ra che soh tam e n te é fru tto d i l unghe ab i tudi n i social i .I n uovi ven uti e rano ancora occupati n el l ’ esame gene

rale de l magn ifico Spettacolo che si offriva d i nanzi a loro ,

a pri ncip iare da l conso le e dai suoi vici n i , quando al cun iuomi n i nel l a l ivrea de l Circo , comi nciarono a s tendereu na corda i ngessata da balcone a balcone i n faccia a ipi last ri de l l a p r ima mèta .

Al lo s tesso tempo se i uom in i u sc i rono dal la Porta Pompae , e si

’fermarono davan ti ai carceres, u no per ci ascu ns tal lo ; a l che u n l ungo mormorio corse per l a fol la .

Quarda , guarda ! I l'

verde ha i l numero quattro ades tra ; quel lo è l

A te n iese .

E si , egl i ha i l n umero due ,I l Co r inzio .

Guarda i l bianco ! Ei si ferma , a l n umero uno ,

a s i n i s tra .

NO , è i l nero che s i è fermato ; i l b i anco è i l n umero due .

E ’ vero .

Dobbiamo avverti re che ciascu no dei se i uomi n i i ndossava una tu n i ca d i co lo r egual e a que l l o dei gu idator i , c o

s icchè , quando ess i s i fermavano davan ti a i cance l l i , i l p o

po lo sapeva subi to qual ’era lo s ta l l o de l suo favor i to .

Hai tu mai veduto Messala ? ch iese l ’Egizia na ,ad Ester .L

’Ebre a ebbe u n tremi to , e ri s pose d i no . Egl i e ra i ln emico d i suo padre , e d i Ben H ur .

Egl i è b e llo come Apol lo .

Men tre I ras parlava i suoi grand i occh i sci n ti l l avano ei l ven tagl io si agitava vio len temen te . Ester l a guardò , pensando :

Sarà egl i p i ù bel l o d i Ben Hur ?Poi udì I lderim di re a suo padre ;

Si , i l suo s ta l l o è i l n umero due , a s i n is t ra de l l aPo rta Pomp ae ; e credendo ch e egl i par lasse d i BenHur , essa guardò da quel la parte . Una preghiera l e sfioròl e labbra .

Page 329:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 30

Di lì a poco sopraggiunse Samb alla t.Vengo or ora dagl i s tal l i , O sceicco , egl i d isse

facendo u n i nch i no grave . ad I lderim , i l quale s i li sciaval a barba nervosamente , e l o osse rvava con sguardo i n terrogativo . I caval li sono i n perfetto s tato .

I lderim ri spose sempl icemente Se sono ba ttu ti,

prego Iddi o che l o s iano da q ualch edun’al tro e non da

Messala .

Volgendosi a Simon ide , ed estraendo una tavoletta ,Samb alla t proseguì : Ti porto qualche cosa che t i i n teresserà . Ti ricorderai che , quando ieri sera ti recai la scri ttu ra de l l a prima scommessa , t i d iss i che n e avevo lasciatau n ’ al tra su l tavol o de l Palazzo , l a quale , se , accettata ,doveva ven i rmi consegnata prima de l l a corsa . Eccola .

Simonide prese la tavoletta e lesse attentamente l’anno

tazione .

LO so egl i d isse Un loro emissariov e n n e p ggi da me ch iedendo se tu foss i accredi tato per u natal somma presso d i me . Conserva bene la tavole tta . Seperd i , sai dove prendere i l denaro ; se —

.le suecigl ia S i corrugarono con una espressione d i grande riso lutezza se vi nci , amico , bada , c h e nessu no ti s fugga , c h e

pagh ino fi no a l l ’ul t imo siclo . Questo si è quan to farebberogl i a l t ri c o n noi .

Fidati i n me . disse i l forn i to re .

Non vuoi sederti presso di noi ? ch iese Simo

Ti ringrazio rispose l ’ al tro , ma se l ascioi l Console , c h i frenera i bo l lori de l l a giovi ne Roma , l à i nfondo ? La pace sia con te , e c o n v o i tuttiA lcu n i squ i l l i d i tromba r isuonaron o nel l C 0 , an n u n

ci ando la ri presa de l l o spettacolo , e ch iamando gl i assen ti'

ai

l o ro posti . Al lo s tesso tempo alcu n i i nservien ti apparve rone l l ’arena , e arrampicandos i sopra i l muro d i d ivi s ion e ,infissero sopra i pal i vici no al l a meta occiden tal e settesfere d i legno i ndorato ; poi , ri tornando al la prima metav i misero al trettan ti pezzi d i legno scolp i ti i n forma di

de lfino .

Che cosa fan no con l e sfere ed i pesci , 0 scei cc o ? ch iese Bal thasar .

Non h a i mai assi s ti to ad una corsa ?Mai .Ebbene , ess i servono per con tare i l numero dei

gi ri ; al l a fine d i ogni gi ro,una pal la ed u n pesce ver

ranno tol t i .

Page 331:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

I l ve lo era cadu to ; per u n i stan te la piccol a Ebrea s ise n tì coraggiosa . Essa comprese l a vol u ttà d i comp iereu n ’az ione eroica sotto agl i occh i d e l la mol ti tudi ne , e comei n tal i cas i s ia possi bi l e che gl i uomi n i ridano i n facci aal la morte .

I compet i to ri erano ora visi bi l i da tu tte l e parti del Ci rco ,

ma l a corsa non era ancora comi nciata ; dovevano primapassare la corda .

Questa aveva l o scopo d i pareggiare l e cond izion i del l apartenza .

Se i corridori vi s i fossero scagl iat i addosso impetuosamen te , cocch iere e caval l i , im pigl iati i n essa , potevano usc irn e malcon ci ; se d ’a l tra parte si fossero av v icma ti t imidame n te , correvano i l r isch io d i r imaner d istan ziat i giàsu ll

in izio del l a corsa , e , i n ogn i modo , perdevano l a poss i bi l i tà d i con quis tare i l lato i nterno del l a pi sta , oggettode ll

amb izio n e comune .

La d i fficol tà d i ques t ’ impresa,i suoi peri co l i e l e su e

conseguenze , erano ben note agl i spettatori . La vi ttoria doveva sorridere al pi ù abi le .

Dunque , o m io caro ,Tu tti rich iama a l c o r gli a ccorg ime n t i ,Se v uo i c h e i l prem io d i tue man no n sfugga .

L ’arte

, p iu c h e la f012a , a l fabbro , è buo na

Tal e i l c o nmglio d i Nestore al figl io Arc h ilo c o , couse

gn andogli l e red ini , prima del l a corsa , consigl i o c h e p o

teva u tilmen te esse re r ich iamato da ciascuno degl i au riga,

Ogn i gu idatore guardava p er pr ima cosa la corda , poi i lmuro in terno . D imodo c h è , mirando al medesimo punto , ecorrendo a gran carriera , uno scon tro sembrava i nevi tabi l e .

Non solo . Se i l d i rettore , al l’u l t imo momen to , mal con ten to

de l la parten za , non desse” i l segna le d i lasciar cader l acorda ? O se non lo desse in tempo ?

LO spazio i n termed io era d i ci rca duecen toci n quan tapied i i n l unghezza . Guai se , suggestionato dagl i sguard idel l e migl ia ia d i spettatori o attratto dal l ’ esclamazionei ns id iosa d i u n avversario , 0 da l grido an imatore , ma

non meno pericoloso , di qualche amico , l’

auriga avesse a lzati gl i occh i u n is ta nte ! Fermo i l pol so ,

l e pupi l l e fisse ,i guidatori avanzavano .

I l tocco divi no c h e dà l ’ ul tima perfezione al la bel lezza ,

è l ’an imazmn e .

Page 332:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 3 3

Che i l l ettore ten ti d i immaginars i q uel l o spe ttacol o , a lq ua le i nos tri tempi modern i non saprebbero con trapporrenul la d i eguale : guard i dappr ima l ’ arena , immensa d i stesal uccicante d i sabbia bianca , ch iusa nel l a sua corn ice d imura grigie ; veda su questo campo perfetto i se i cocch il eggeri , grazios i , ri l ucen ti , q uel l o d i Messala sp l endidod i oro e d ’avorio ; guardi i guidatori , i l lo ro corpo eretto ,

r igido , l e membra n ude e abbronzate ; nel la dest ra i l ungh iflagel l i , nel l a s i n istra , accuratamente separate , l e red i n i

,

tese fino al l ’ es tremi tà dei timon i ; osservi i cava l l i scel t i p erbel lezza come per ve l ou ta , l e cr i n i ere a l ven to , i corp id i s tes i , l e naric i tumide , l e gambe fine ma robuste comeverghe di ferro , ogn i muscolo dei l oro s pl end id i co rpi ,p ieno di v i ta , ora teso , ora con tratto , gi us tificando i l mondoc h e ha preso da ess i l a sua un i tà d i forza ; Veda le ombre ,c h e accompagnando cocch i , auriga e caval l i , radono l aterra ; veda , c o n l ’occh io del l a men te , tu tto q ues to , e potràcomprendere i l piacere e i l del i r io c h e i nvadeva la fo l l aper l a q ual e ques to s pettacol o non era vana creazione d ifantasia , ma vera , palpi tan te real tà .

Tutte e se i l e q uadrighe correvano per l a s trada p i ùbreve verso i l medes imo pu nto ; il muro ; cedere sarebbes tato come ri n unciare al l a vi t toria . E ch i avrebbe deviatoi n mezzo a quel l a pazza carr ie ra , con l e gri da del l a moltitudin e c h e gl i tuonavano nel l ’orecch io come i l rombo de lmare i n burrasca ?I l t rombettiere presso i l d i re ttore diede u no squ i l l o p o

dero so . A venti pass i d i d is tan za nessuno lo udì . Mavedendo l’a tto ,

'

i g iud ic i d i campo l asciarono cadere l a cordaa pena i n tempo per evi tare i l cocch io di Messa la

,n e ll

ab

b assarla , e toccarono lo zocco lo de l suo primo caval l o .

L’im pav ido Romano , agi to i l flagel lo , c h e si sn odò s i bi lando

nel l ’ari a , a lle n tò l e red i ni , tese il corpo i n avan ti , e conu n grido d i tri on fo conqu is tò i l muro .

Giove è con noi ! Giove e co n no i ! ur lò tu ttala fazion e Romana , i n u n del i ri o d i e n tusmsmo .

Al la vol tata , l a tes ta d i leone , c o n cu i termi nava i l mozzode l la sua ruota

,urtò l a gamba an terio re de l caval lo de ll’A

te n ie se , gettando l’an imale s paven tato addosso a l suo v i

ci no d i giogo . Entrambi vaci l l arono , s’

im p e n n aro n o . I c u

stodi ba l zarono i n nanzi e l i affe rrarono per l e brigl i e . Lem igl iai a d i persone su l l e gradi nate t ratten n ero il resp i ro ,

attente ; solo dal la tri buna conso lare conti nua vano l e gr idae i l c l amore .

Page 333:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 3 4

Giove è con no i ! url ò Druso .

Egl i v i nce ! Giove è con noi ! echeggiarono isuoi compagn i

,vedendo Messala a l la tes ta de l gruppo .

Samb allat , con l e sue tavo lette i n mano , s i r ivo lse a loro .

U n frastuono , segui to da gri da s traz ian ti l o obb ligò aguarda re nuovamen te nel l

’arena . Messal a essendo passato ,

i l Cori nzio era i l solo che rimanesse a l l a des tra de ll’Ate

n iese , e i n quel la d i rez ione ques t’ ul timo cercò di piegare

l a s ua quadrig l i a spaven tata ; propri o i n que l momen tosventu ra vol le che la ruota de l Bi zan ti no , su o vici no d i .destra , i ncontrasse d i fianco il suo cocch io sbal zando l ’auriga per terra . Con u n url o d i rabbia e di terrore i l miseroCleante cadde sotto l e zampe de i propri cavall i ; orr ibi lespettacolo davant i a l quale Es ter si copri gl i occh i .I l Cori nzio , i l B i zanti n o , i l S idon io p assarono avan ti .Samb allat d iede uno sguardo a Ben Hur , e si vols e

n uovamente a Druso e a i suoi compagni .Cen to ses terzi sopra 1’Ebreo ! esclamò .

Accetta to ! rispose Druso .

Al tri cen to su l l ’Ebreo ! gridò Samb allat .

Nessuno gl i badava . Gridò n uovamente ; l o spettacolode ll

Are na assorbiva tutta la l oro attenzione , ed ess i eranotroppo occupati ad urlare : Me ssala l Me ssala l G ioveè c o n noi !Quando Ester osò guardare nuovamen te , alcu n i servi tor i

s tavano rimovendo i caval l i e i l carro fran tumato , men treal tr i portavano v ia l

auriga : da ogn i banco su cu i sedevaun Greco partivano ur l i d i rabbia e pregh iere di vendetta .

Essa gi unse l e man i per l a fel ici tà : Ben Hur , i ncol umevo lava a l pari c o l Romano ! Die tro a loro , i n gruppo , ve

n ivan o i l Sidon io , i l Cori nzio e i l B izanti no .

La corsa era i ncomi nci ata . La molti tudi ne tratten eva i lrespi ro.

CAPITOLO XIV .

Ben Hur , come abbiamo veduto , s i trovava al l ’estremas i n i s tra dei se i. Per u n momento , come gl i a l tri , fu quas iabbagl iato dal la viva luce de l l ’arena . Pure riusci a d is ti ngue re i suoi avversari e ne i ndovi no l

’ i n ten to . Diede unosguardo scrutatore a Messala . I l freddo orgog lio de l patr izio

Page 335:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

mentre l a mol ti tudi ne fremeva davan ti a l l ’ i n fortunio de ll’

Ate n ie se , e i l S idon io , i l B i zan ti no , e i l Cori nzio , cercavano c o n tu tta des trezza di sfuggi re a l l a rovi n a del compagu

'

o , Ben Hur passò loro davan ti come una frecci a ,

e procedette ruota a ruota c o l cocchi o d i Messala , in a

dal la parte esterna .

La meravigl iosa abi l i tà d imostrata ne l portars i , i n ques taguisa , dal l

’ es trema s i n is tra a destra , non sfuggì ai vigi l isguard i del le gradi nate ; i l Ci rco mi nacciò di crol lare sottol o scroscio degl i applaus i .Al lora Ester batté le mani ; al l ora Samb allat, sorridendo ,

offri d i nuovo i suo i cen to ses terzi , senza otten ere rispostac a l l ora , per l a prima vol ta , i Roman i ebbero i l dubbio cheforse Messal a avesse trovato i l suo pari , forse anche i l s uosuperiore , e ques ti i n u n I s rael i ta !L ’ uno d i fianco al l ’al tro , separati da u n i n terval l o quas i

impercetti bi l e , i due cocch i s i avvi ci navano al la primamèta .

I l p l into su c ui s’erge va n o i t re pi las tri , veduto da oves t ,

p resen tava l ’ aspetto‘

d i u n muro , i n forma d i semi cerch io ,

o fl°

re ndo la convess i tà del l a curva egl i s p ettatori , paralle la all

o p po sta concavi tà de l bal cone di faccia . Ques tavol tata costi tu iva la prova d i fuoco dei guidatori ; Orestemedesimo v i aveva fal l i to . Un general e si len zio regnan ten el l ’ assemb lea tes timon iava l ’ i n teressamen to con c u i i lpubbl i co segu iva ques ta fase .

I l cal pes tio dei caval l i ed i l rumoi del le ruote erano d istin tame n te avverti bi l i .Al lora , per l a prima vol ta , sembrò c h e Messala si

|

av ve

desse de l la presenza d i Ben Hur ; e subi to tutta l ’audaciade l l’ uomo s i mani fes tò i n u n modo sorprenden te .

A bbasso Eros , evviva Marte ! egl i gridò , b randendo il flagel lo . A bbasso Eros, evviva Marte

egl i ripetè , assestando su l la sch iena deg l i A rabi d i BenHur , una sferzata , qual e ess i non avevano ma i r icevu to .

I l co l po era s tato veduto da ogn i settore , e l o s tuporefu general e ;I l s i lenzio d i venne terri bi l e nel l a sua i n tens i tà ; sugl i

scrann i i n torno al Conso le i p i u coraggios i t ratten nero i lrespi ro , aspettando c o n gl i occh i sbarrati . Solo u n i s tan tedurò la tens ione , poi , come rombo d i tuono , scoppio l

’ i nd ignazio n e del pubbl ico .

I quattro caval l i t rasal i rono dal lo spaven to e balzaronoi n nanzi . Nessuno l i aveva mai toccati , se non i n segno d i

Page 336:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

33 7

affetto ; erano cresciu ti accarezzati come bambin i , e la l orofiduci a negl i uomi n i era commoven te .

Che cosa dovevano fare que l l e de l i cate creatu re se nonslanmarsi avan ti come pazze ?I l carro trabal lo.

Non v’b a dubbio c h e ogn i esperienza c i è uti l e n el la vi ta .

Donde trasse Ben Hu r , i n q ues to momen to , i l suo b rac c xovigoroso e i l suo pugno d i ferro ? Donde , se non da i lu ngh iann i passati a l remo ? E che cos ’ era i l sobbal zare de lcarro i n confron to al ru l lio improvviso del l a nave battutadall

e b b ro fu rore dei flutti ? Egl i man tenne i l suo posto ,

al len to le red i n i su l capo ai caval l i , parla ndo l oro c o n vocecarezzevo le , cerca ndo u n icamen te d i gu idarl i i ncol umi intorno al l ’ango lo perico loso ; e prima ancora ch e l

’agi tazion ede l pubbl i co si fosse s edata , aveva riconq uis tata l a pa

dro n an za su d i ess i .Non sol o : ne l l ’avvici nars i al l a seconda mèta egli si trovò

n uovamente a l fianco d i Messala , segui to dal l a simpati a edai vot i d i tutt i g l i s pettato ri non Roman i . Questo sen timen to appari va cosi eviden te , che Messala , c o n tu tta l a sua

audaci a , non stimò opportu no scherzare pi ù ol tre .

Mentre i carri passavano l a mèta Ester vi de i l vo l to d iBen H ur u n po ’ pal l ido , un po rialzato ma calmo ,ri so l uto .

Subi to u n uomo s i arrampicò su l l ’ est rem i tà occiden tal e .

de l mu ro d i d ivis i one , e l evò una de l l e s fere . I n pari tempofu tol to u n delfino dal l ’a l tra parte .

Nel lo s tesso modo , scomparvero l a seconda s fera e i l secondo delfino .

Po i l a terza s fera e i l terzo de lfino .

Tre gi ri e rano s tati compi uti ; Messala occupava ancoral ’ i n terno del la pi sta ; Ben Hur galoppava a l l ’ es terno . Lacorsa assumeva l ’aspetto d i una d i q ue l le gare doppi e cos ìpopolari ne l secondo periodo del l ’ età imper iale . Nel l aprima Messal a e Ben Hur ; i l S idon io , i l Cor inzio , i l B i zant i no , seconda .

I n tan to gl i uscieri avevano ottenuto d i far sedere la moltitudin e , quan tu nque i l c l amore con ti n uasse, precedendo icorridori .Al qui n to gi ro i l S idon io ri usci a portars i a l l ’ al tezza d i

Ben Hur , ma perdette subi to i l van taggio .

I l s esto gi ro cominciò senza recare u n spostamen to ne l l eposizion i rela tive .

Gradatamen te l a ve l oci tà e ra aumen tata ; a poco a poco

22

Page 337:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 38

i l sangue dei guidator i si riscaldava . Uomin i e caval l isembravano sapere c h e l a cri s i finale s i avvici nava .

L’in tere ssame n to c h e , s u l pri nci pio del la gara , s ’era

concentrato nel la l otta fra Messal a e Ben Hur , accompagnato dall’u n iversale s impati a per ques t ’ u l timo , si mu tò i nans ietà e paura p er l u i . Su tu tti i b an c h i gl i spettatori tendevano gl i occh i , seguendo s i len zios i e immobi l i i caval l ide i due competi tori .I lderim cessò d i l i sciarsi la barba , ed Es ter d imenticò l a

sua t im idezza .

Cen to sesterzii su ll’Eb re o ! gridò Samballat ai

Romani sotto al la tenda consolare .

Nessuno ri spose .

Un ta len to ci n que talen ti , —d ieci , se vol ete !Agitò l e tavolette i n atto d i sfida .

I o vi ncero i tuoi se sterzii disse u n giovi neRomano , preparandos i a scrivere .

Non farl o lo ammo n ì un amico .

Perchè ?

Messala ha raggiunta l a sua mass ima veloci tà . Guardacome si piega sopra l ’ orl o del cocch io , e l i bera l e red in i ,ed ora osserva l’Ebreo .

L ’ al tro guardò .

Per Ercole ! egl i esc lamò impal l idendo .

I l cane fa ogn i s forzo per tratteri erli. Lo vedo , l o vedo !Se gl i Dei non aiu tano i l nostro amico , egl i sarà battutodal l ’ I srae l i ta . Ma no , non ancora . Guarda ! Giove è c o n

noi , Giove è c o n noi !Questo gr ido , c h e usci s imu l taneamente da ogn i gola Ro

mana , fece tremare i l ve lario sopra la testa de l Console .

Se era vero c h e Messala aveva raggiun ta l a sua mass imavel oci tà , i l ri su l tato corri spondeva al l o s forzo . Len tamen te ,ma disti ntamen te , egl i guadagnava terreno . I s uoi caval l icorrevano c o n l e tes te ch i nate e i col l i tes i ; dal balcon esembrava c h e radessero i l suol o : le l o ro n aria parevanosc h izzar sangue ; gl i occh i usci re dal l e orbi te . Certamen tei buon i c avalli _fac e vano tu tto i l poss i bi le ! Ma per q uan totempo avrebbero potuto man tenere quel passo ? Era i lp ri ncipio de l ses to gi ro sol tan to . Volavano . Nel vol tare l aseconda mèta i caval l i d i Ben Hur piegarono dietro i l c o cch io del Romano .

La gi oia dei partigian i d i Messal a non ebbe l imi ti : gridavano , urlavano , gettavano per ari a i cappel l i ; e Samba llat ri empi l e tavolette con le scommesse che ess i ofirivano .

Page 339:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

sch iena de i s uo i c ava lli, e , quas i pazzi dal do lo re e dal lapaura , i n o bi l i an imal i si slanmaro n o i n nanz i d is

°

peratamente , minacciando d i prendere i l p rimo posto . Ma los forzo si e saurì nel l a promessa . I l B i zan t ino ed i l Cor inz iofecero i l medes imo ten tati vo , con lo s tes so ris ul tato

,e

d ’ a l lora i n poi essi s i poterono considerare fuor i giuoco .

Con una p ron tezza faci lmente spiegabi le ; tu tte l e fazi on imeno la Romana accentrarono i loro voti su Ben Hur ,a n imando lo con grida se lvagge .

Ben H ur ! Ben Hur ! urlarono , e i l rombo dimiglia ia d i voci arri vò come u n ’onda s ino al la tri buna consolare .

Avanti , Ebreo !Al muro , al muro !Forza , Arabi ! Frusta e red i n i !Ora 0 mai !

Su ll’

o rlo del la balconata si piegavano mi l le corpi,ten

dendo le man i verso d i l u i .Forse non udì , forse non potè far d i pi ù ; i n ogn i modo

l ’ u l timo gi ro era mezzo percorso senza che fosse avvenutoal cun mutamento !Ed ora per fare l ’ u l tima vol tata , Messal a cominciò a

raccogl iere l e red i n i dei caval l i d i s i n is tra , movimento chenecessariamente ral len tò l a sua veloci tà . I l suo cuore batteva ih a n tic ip au o n e del la vi ci na V i ttori a . P iù d ’ un

.a l tare

avevano arricch i to i suoi don i . I l gen io Romano dovevapreva lere . Su i tre p i lastri , a se ic e n to pied i d i d i s tan za , eranofama, fortuna , onori , e u n trionfo che l

’od io rendeva in effa b ilme n te do lce . Tutto ciò attendeva ! I n que l l ’ i s tan teMal luch , da l la gradi nata , vide Ben Hur piegars i i n nanzisu l l ’orlo de l cocch io , e ral len tare le redi n i su l la sch iena de isuoi Arabi . Le cingh ie de l flagel lo si snodarono nel l ’ aria ,c o n un lu ngo s ibi lo d i serpen ti . Non caddero , ma la m in acma d i q ue l suono , sorti i l medes imo effetto . Nel passare dal la sua posizi one , rigida e calma , a ques ta rapid i tàd i azione , il vol to del l ’ uomo s i imporporo, gl i occh i sci ntillaro no ; sembrava c h e l a sua volon tà , correndo lungo leredi ni , s i

°

comun icasse ai caval l i , i q ual i , come an imati da lmedes imo impulso , ri sposero con u no scatto c h e l i portòa l fianco del carro Romano . Messal a , presso al l a perigl iosavol tata de l l a mèta . udì , ma non osò volgere l a testa . Dalpubbl ico non ricevette alcu n avvertimen to . Nel profondoS i l enzio del l ’ arena non s i ud ivano che i l rumore dei cocch ie l a voce d i Ben Hur, che , i n pura l i ngua Amari ca , comelo sceicco medesimo , parlava ai caval l i .

Page 340:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

4 1

Su,Atai r ! Su , Rigel ! Avanti

,An tares ! Vorrest i

forse i ndugiare , Aldeb ran , nobi l e cuore ? I o li sen to cantare n e l

.de serto ; i o sen to l e don ne e i fanciu l l i cantare

l a canzone del l e s te l l e : Atai r , Antares , Rigel , Alde b ran,

vi ttori a ! e quel can to durerà e terno . Avan ti , cava l l i !Doman i v i accogl ie ranno le tende paterne ! Avanti , Antares ! La tri bù ci aspetta , e i l padrone ci guarda ! Vi ttoria ,

vi ttoria ! E , fatto , è fatto ! Ah , ah ! L’

o rgoglio so è umiliato ! La mano che ci col pi è ne l l a polvere ! Nostra l a glori a ! Ah , ah ! fermi ! La fatica è compiu ta ! Adagio

a l t !Nul l a d i p i ù sempl ice , n ul la d i p iu i s tan taneo .

Nel momen to scel to per lo scatto finale , Messala s tavagi rando i n torno al la mèta . Per sorp assassarlo , Ben Hur

doveva tagl ia ri l a s trada , e , preci samen te percorre ndo i lmedesimo cerch io , c o n un raggio d i poco maggiore . Lemigl iai a d i person e ass i epate soma l e grad i nate comprese ro tutto : vi dero i l segnal e dato da Ben Hur ; l a magn ifica risposta ; i q uattro caval l i d i fianco a l cocch io d i Messala ,l a ruota i n tern a de l cocch io d i Ben Hur , di etro i l carrodel Romano , tu tto ciò videro e compresero . Poi ud i ronou n col po secco c h e fece fremere tutto i l Ci rco , e viderouna piogg ia d i sch eggie bianche cadere su l l a p is ta . I l carrode l Roman o trabal lo e s i p iegò sopra i l l ato des tro , u rtando con l ’est remi tà del l a sala l a terra . Due vol te r imb alzò , poi tu tto i l cocch i o andò i n fran tumi , e Messala ,

avvi luppato nel le red in i , fu precipi tato a capo fi tto fra ip ropr i caval l i .Per accrescere l ’orrore del lo spettaco lo , i l Si don io , c h e

rasentava i l mu ro d ietro Messala , non potè arres tars i o dev iare . Con tu tta ve loci tà p iomb ò addosso a i rest i del c o cch i o Romano , i n mezzo ai cava l l i d i ques to , quasi pazz i d iterrore . Poco dopo , attraverso l a n ube d i pol vere , c h e ve loper u n i s tan te l a scena , egl i fu vis to trasc i nars i carpon i ,mentre i l C o rmmo ed i l B izan ti n o segu ivano come frecci ei l cocch i o d i Ben Hur . Gl i spettatori bal zarono i n pi ed isu i banch i co n u n l u ngo grido . Alcun i videro Me sSala sottogl i zocco l i dei caval l i tumul tuanti e i ro ttam i dei due carri .Non si muoveva ; sembrava morto . Ma la maggior partenon aveva occhi o ch e per Ben H ur . Era loro s fuggi ta l ’abi l e mossa , per cu i , piegando u n poco verso s i n i s tra , egl iaveva urtata l a de l i cata ruota d i Messala c o n l a ferrea pun tade l p roprio mozzo , fran tumando la ; ma avevano veduto i lmutamento avvenuto i n lu i . Ess i medes imi s i sen tivano c om

Page 341:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 4 2

penetra ti dal l a subi ta fiamma del suo spin to,dall

ero ic a

ri so luzione , dal la furiosa energia ,

“ con cu i , nel gesto , ne l losguardo , nel la voce , aveva improvvisamente i nsp i rato i suoiArabi . Correvano ess i ? 0 non erano piu ttos to i l u ngh isal ti d i l eon i aggiogati ? Se non fosse s tato pel carro p e

san te , s i sarebbe detto che vol assero . Quando i l Bizan ti noed i l Cori n zio e rano ancora a metà percorso , Ben Hurvol tava l ’u ltima mèta .

E la corsa era vinta !

I l con sole si al zò , i l pubb l i co gridò con quan ta voceaveva in gol a ; i l d i rettore discese dal suo scran no in

con tro ai v i nci tori .I l fo rtu nato V inci tore de l pug i la to era u n gigan tesco Sas

sone dai cape l l i flav i, e c o n u n vol to cos i brutale da a t

t i rare l ’attenzione d i Ben Hur , c h e riconobbe i n lu i i l suoan tico maestro i n Roma , d i cu i era s tato l

’al un no favori to .

Poi a lzò gl i occh i verso i l balcone d i S imonide . La com

p agn ia gl i tese l e man i . Ester rimase seduta ; ma ! ras s ia l zò e con u n grazioso ges to del ventagl i o gl i mandò u n

bacio favore non meno i nebbrian te , perchè no i sappiamo ,

o l ettore , che sarebbe toccato a Messala , se a questi avessearriso l a v i ttoria .

La process ione , salu tata da u n nuovo scoppio di appl aus i ,attraversò lentamente l a Porta Trion fale .

CAPITOLO XV .

Ben Hur ed I lderim dovevano , come d’ accordo , parti re

a mezzanotte de l l o s tesso giorno , e segui re la s trada battuta dal la carovana , c h e l i aveva preceduti d i tren ta ore .

LO sce icco era fe l ice ; aveva offerto don i pri nci pesch i ,ma Ben Hur rifiutò ogni cosa

,i ns i stendo che gl i bas tava

l ’ umi l iazione i n fl i tta a l nemico .

La d is puta generosa con ti nuò a l ungo .

Pensa d iceva lo scei cco a q uanto tu haifatto per me . I n ogni te nda nera , dall

Ak ab a all’

O c e an o , eattraverso l e te rre de ll

Eufra te fino al mare degl i Sci ti ,volerà la fama del la mia M i ra e dei suoi figl i ; e que l l ic h e can teran no di l oro , mi esal teranno , e d imen ti cheran noch ’ i o sono su l decl i nar de l l ’ e tà . Tutte le nomad i la nmedel deserto verran no a me , e m i riconosce ran no sceicco .

Page 343:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 44

l uch che Samb alla t ha dei fastidn . Druso e quel l ic h e hanno fi rmato con lui

,hanno appel lato al console Mas

se nzio ci rca i l pagamento dei ci nque talen ti pe rduti , e i lConsol e ha rimandata la decis ion e a Cesare . Anche Messala s i r ifiuta d i pagare , e Samb allat , seguendo l

’ esempi od i Druso , ha portato l

’affare davan ti a l consol e . I migl ioriRoman i d icono che coloro c h e protes tano dovran no pagare ,e tu tti i parti t i avv ersan i s i sch ierano c o n l oro . I n ci ttàn on si parla c h e del lo scanda lo .

E che dice S imonide ? ch iese Ben Hur .I l padrone ride

,ed è con ten to . Se i l Romano paga ,

è rovi nato ; se s i rifiuta , è d isonorato . La pol i ti ca imperial e deciderà . O fi e ndere l

O rie n te s arebbe u n brutto pr 1nc ip io nel l a campagna c o i Parti ; o fie nde re l o sceicco I lderim , s ign ificherebbe i n im icars i i l Deserto attraverso i lquale corrono tutte l e l i nee d i Operazion e d i Massenzio .

Qui nd i Simonide v i esorta a star d i buon an imo : Messalapagherà .

I l vol to d i I lderim si rassere nò sub i to .

Ed ora and iamo egl i esclamò , s tropicciandos il e man i . Simon ide ha i n mano la cosa , ed essa non puòandar ma l e . I n tanto l a gloria è nostra . O rdin erò c h e sianoappron tati i caval l i .

Fermati , d isse Mal l uch Ho lasciato l àfuori u n messaggero . Vuoi vederl o ?

Pe r lo sp lendore d i Dio ! l ’avevo dimen ticato !Mal luch s i ri ti rò , l asci ando i l passo ad u n giovi ne tto d i

de l i cata apparen za , e modi cor tesi , i l q uale , p iegato s i sopraun gi nocch io fece la sua ambasciata .

I ras , figl i a d i Bal thasar,manda al lo scei cco I lderim

salu ti e fel ici tazion i per la vi tto ri a otte nuta .

La figl i a del mio am ico è assai gen til e : d isse I lderim c o n gli occh i sci n ti l l an ti . Portal e questo gioi e l loi n segno del la mia riconoscenza .

Cosi d icendo s i to lse un anel lo da l d i to .

Farò come tu d ici,o sceicco con ti nuò i l paggio

La figl i a del l ’ Egiziano mi ha dato anche un’

al tracommiss ione . Essa prega i l buon scei cco I lderim , d i fa rnoto a l gio v i ne Ben Hur , c h e suo padre d imora attualmen te ne l pal azzo di Ide rn ee ,

dove essa riceverà i l giovme , domani , dopo l

’ ora quarta . E se , c on l e sue c o ngra

tulazio n i, l o sceicco I lderim vorrà accettare anche l a sua

grat i tudi ne per questo secondo favore , essa sarà fe lic is

sima .

Page 344:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 45

Lo sceicco guardò Ben Hur , che arross i d i gio i a .

Che devo ri spondere ? ch iese .

Se permetti , o sce icco , andrò a trovare la be l la E

gizian a .

I lderim ri se e di sse La gioven tù non vi en e c h e

u na vol ta so la ; n on deve l ’uomo a p p ro ffittarn e?

Ben Hur s i vo lse a l messaggero .

D i ra i a cole i che t i in v 1ò , ch e i o , Ben Hur , saròfel i ce d i vederla doman i a l pomerigg i o , ne l palazzo d iIdern e e , dovunque esso si trovi .I l g iovin etto s i al zò e , c o n un profondo i nch i no , parti .A mezzanotte I lderim s i mi se i n cammino , lasci ando i n

d ietro n u caval lo e una gu ida per Ben Hur che dovevasegu i rlo .

E Ben Hur r imase so l o i n An tioch ia .

CAPITOLO XVI .

I l giorno appresso , una buona mezz’ora prima del tempo

fissato per l ’appun tamento , Ben Hur , lascia to l’Omfalo ,

c h e era n e l cuore de l l a C i ttà ,ed attraversati i Colon nati d i

Erode , arri vò a l pal azzo d i Ide rn ee .

Dal la s trada penetrò dapprima i n u n ves ti bolo , dai l atid e l qual e si part ivano due scal i nate conducenti a una gall eri a superiore . Leon i ala ti fian ch eggiavan o l a scala ; n e l

cen tro una gigan tesca gru i n mezzo a u n baci n o d i mar

mo lasciava zamp illar l’acqua dal becco . I l eon i , la gru l e

s ca le ricordavano l’Egitto . Le pareti e paviment i , l a vo l ta ,

l a rampa del la scala erano d i pi etra grigia . 50pra i lvesti bolo

,su l pianerottol o del l a s ca la , sorgeva un port ica to ,

cos i leggero , d i tal e grazia , e d i cos ì squ isi te proporzion i ,qua l i so lo uno scal pel l o Greco avrebbe potu to esegu i re .

Colonne ed arch i d i marmo bianch issimo , spiccavano comegigl i Sopra i l grigio de l l a pi etra .

Ben H ur si fermò al l ’ ombra de l porti cato , per ammirarn e l a fini tezza de l d isegno e la purezza de l marmo ;qui nd i en trò n el palazzo . L

ampio porton e era spalancatoper riceverlo . Il corridoio i n cu i penetrò , era a l to

,ma

s tre tto , pavimen tato d i matton i ross i , c o n l e pareti d iegual colore ; ma questa stessa sempl i ci tà avve rt iva epreparava l

an imo al l e bel lezze che dovevano ven i re d i poi .

Page 345:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 46

Egl i cammi nava len tamen te assaporando l a qui ete si

gno rile de l l uogo e pensando al vici no col loquio con I ras .

Essa l o aspettava , lo aspettava co l suo canto e i s uoi racconti , con l a v ivamtà de l suo spi ri to , con la sua voce vo

l u ttuosamente sommessa e suggestiva . LO aveva mandatoa ch iamare la sera , su l lago , a ll

Orto del l e Palme ; ora l oaveva i nvi tato d i nuovo , n e l suo magnifico palazzo d iIdern e e . Egl i procedeva come i n u n sogno fe l i ce .

I l corridoio l o condusse ad una porta ch iusa davan t i al l aq uale egl i s i fermò ; i n quel l a g l i amp î battenti s i s pa laucarono da sol i , senza s tridore , si l enz iosamente . Nessunach i ave era gi rata n el la top pa ; nessuna mano aveva sos pi n to l’ u sc io . La si ngol ari tà del caso g l i passò i n avverti tadavan ti ‘al lo spettaco lo che gl i si offrì .

Attraverso i l vano del l a porta egl i v ide i l vasto atrio d iuna casa Romana , e d i u na ricchezza e d i una magnificenzafavolosa .

Era imposs i bi le d i re l ’ampiezza del la sala , mirabi lmen tecel ata dall’armo n ia del le proporzio ni . Abbassando gl i occh i , s

avv ide d ’essere i n pied i su l petto d i u na Leda cheaccarezzava i l col lo d i u n cigno , guardando pi ù i n là ,

vide che tutto i l pavimento era un grande mosaico rappresentan te soggetti mi tol ogici . I n torno al le pareti , spars i in arti s ti co d isord ine p er l a sala , erano sedie e sgabel l id i s qu is i ta fattu ra , ciascuno secondo u n propri o d isegno ,

e tavol i , meravigl iosamen te scol p i ti , e giacigl i coperti d isoffici p e llic c ie c h e i nvi tavano ad adagiarv isi s0pra l ungh id i s tesi . Tutti q ues ti oggetti d i mo b iglio , i n si eme al le scu ltu re e ai bassori l ievi del le paret i , si riflettevano su l l ucidopavimen to , e sembravano quasi gal l eggiare sul la trasparentesuperfici e d i u no s tagno .

I l soffitto era a vo l ta e s i i ncurvava verso i l cen tro ,

donde attraverso u na grande apertu ra pioveva l a l uce de lgiorno e traspariva l ’azzu rro de l cielo ; l

’imfiluz1ium, sotto

l ’apertura ; era ci rcondato da grate d i b ronzo ; i pi las tri dorati c h e sopportavano la vol ta in torno al l ’orlo de ll

a p ertu

ra , corruscavano d i v i va fiamma là dove erano toccati dalsol e , e i lo ro riflessi su l pavimento sembravano prolungars ia p rofondi tà i nfini te .

Strani cande labri pendevano dal l ’al to , o s i partivano i nfantast iche cu rve dal l e pareti , al ternandosi con statue evasel lami ; i l tu tto formando u na sala degna de l la vi l l a su lPal ati no che Cicerone compero da Crasso , o d i quel l

’al traancora p i ù celebre per la sua s travagan te magn ificenza , l aV i l l a Tuscu lana di Sc auro .

Page 347:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 48

Messala

E questo pa lazzo d i Idern e e ? Aveva veduto l’Egitto ne lves t ibolo , Atene ne l cand ido porticato ma , q u i , nel l

’ atrio ,

e ra Roma ; tu tto quan to , a ll’

ingiro , t rad iva l’ appartenenza

Romana . E ’ vero , i l palazzo era i n una del l e strade pi ù p opolose del l a ci ttà ma

,per questa cagione appun to , poteva

esser s tato scel to dal gen io audace del suo nemico .

L’

a trio sub ì una metamorfos i ; con tutta l a sua eleganzae be l lezza , non era che una trappola . I l timore di pi nge tuttoi n n ero .

L ’ idea d ’essere stato co l to come un ucce l lo n el la pan iai rri tava Ben H ur .Mol te porte apparivano a des tra e a s i n i s tra del l ’atr io ,

conducen ti probabi lmente al l e camere da letto ; cercò d iapri rl e ma senza riusci rvi . Forse bussando avrebbe ch iamatogen te ; ma vergognoso d i far rumore , si gettò sopra u ngiacigl i o e raccolse i s uo i pens ieri .Ewde n teme n te egl i

Oera prigion i ero ; ma a c h e scopo ? ed i c h iEra opera d i Messala ? Egl i si al zò , gi rò gl i occh i attorno ,

atteggio le l abbra a u n sorriso d i scherno . Armi pendevanodal l e pareti , e giacevano su i tavol i ; avrebbe saputo difendersi . La fame ? Ucce l l i erano morti d i i n edi a i n gabbied ’oro ! ma egl i non sarebbe morto là . Le statue d i bronzoed i mobi l i g l i avrebbero servi to da ari eti , e la sua forza ,

tri p l icata dal l ’ i ra e da l la d isperazione , avrebbe s fondataq ual unque porta .

Messala non sarebbe venuto . Egli non poteva muovers i dall etto . Era para l izzato come Simon ide ; pure avrebbe potutomandare al tri s i cari , comperati e p ron ti a qualun que del i tto .

Ben H ur s i al zò ed esami nò n uovamente le porte . Chiamòuna vol ta ; ma i l suono del l a sua voce l o spaven to. Decised i aspettare con calma qualche tempo , prima di fare u n tentativo estremo .

I n s imi l i s i tuazion i la mente ha i suo i fluss i e riflussi, coni nte rval l i d i t ranqui l l i tà fra l ’ uno e l ’ al tro . Fi nalmen te ,dopo matu ra riflessi one , concl use che dovesse esser suo

cesso un errore o u n acciden te . I l palazzo doveva ap parte

nere a qualcheduno . Doveva avere almeno u n custode , equesti sarebbe venuto ad apr irgl i fra u n ora fra dueore . Pazi enza .

Cosi , pensando , attese .

Passò mezz ’ora a Ben Hur essa sembrò assai l ungaquando la porta per cui era entrato , s i aprì e s i ri nch iuse

Page 348:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

349

s i l en ziosamente , senza che egl i se ne avvedesse,seduto

com ’era dal la parte oppos ta del la sa la .

I l rumore de i pass i l o fece trasal i re .

Ecco I ras ! egl i pensò c o n u n fremi to d iso l l i evo e d i gioia .

I pass i erano pesanti e accompagnat i dal l o stropiccio d i,

rozzi sanda l i .Egl i s i a l zò , e , s i l enziosamente , s i apposto d ietro l e c o

l on ne dorate ne l cen tro del la sala . Di lì a poco i n tese vocivoci d i uomi n i , ma non potè comprendere c iò che d i cevano , perchè parlavano u n l i nguaggio sconosci uto a ll

orien te .

Dopo un esame superficial e del la s tanza gl i s tran i er isi avanzarono a s i n i s tra , e Ben Hur l i v ide : erano dueuomi n i , u no grasso , en trambi a l ti d i s tatu ra , abbigl iat i co ntun iche succi n te . Non avevano l

’aria nè d i padron i n è d idomes tici del l a casa . Tutto c iò c h e vedevano destava l aloro meravigl i a , e s i fe rmavano spesso a toccare gl i oggettic o n u na curi os i tà an imalesca . Erano due tip i volgari , c h e

sembravano profanare l ’atrio c o n l a l oro presenza . D ’al traparte l a loro ar ia s icura e d is i nvol ta rive lava un i n ten topreciso . Qual e ?Chiacch ie rando vivacemen te , e arrestandos i o ra q ui ora li ,

si avvicinarono a l l a co lon na dietro al la qual e s tava BenHur . Un fascio d i l uce pioveva su l pavimen to , a poca d is tanza , i l l umin ando u n mosaico , ad osse rvare i l qual e ess iSl fermarono d i n uovo , permettendo a Ben Hur d i esaminarl i dettagl iatamen te .

I l l ungo s i l en zio e l ’ari a d i mistero che dominavano sul

pal azzo avevano reso Ben H ur al quan to nervoso , e un fremi to d i paura gli attraversò ogn i fibra , quando ri conobbe ,nel primo e pi ù grasso degl i s tran ier i , quel Germano c h

e

gl i aveva conosci uto i n Roma , e che aveva veduto i l giornop rima al Ci rco , v i nci tore del premio a l pugi lato ; i l vo l toabbronzato del l ’ uomo , detu rpato dal le cicatr ici ' d i mol tebattagl ie e dal l e impron te d i v i z i bru ta l i ; l e membra colo ssali , vere merav igl i e d i q uanto l

’ eserci zio e la d i sci p l i n adel l a pales tra possono produrre , s pi ravano u na mi naccia ,

che era imposs ibi le di sconoscere . L ’ i s t i n to gl i d i sse c h e il

momento per u n assass i n io era troppo ben scel to per es

sere i l frutto d i u n caso .

Po sò l o sguardo ansioso su l compagno de l gigan te : ungiovi ne , dagl i occh i neri , e da i cape l l i scu ri , Ebreo al

l ’ apparenza ; osservò che en trambi i ndossavan o i cos tum ide ll

Are na . Sommando ques te d i verse circostan ze , Ben Hur

Page 349:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

non potè c h e dedu rne u na concl usione : Egl i era cadutoi n u n trabocchetto . Lontano da ogn i aiu to , i n questo s p lend ido carcere , doveva mori re !Dubbioso ed i ncerto , guardava ora l

’ uno ora l ’al tro deidue uomin i , men tre , n ell a sua men te , s i svolgeva quell ’u l timo miracolo del la memoria i n proci n to

'

d i oscu rars iper sempre , l a qual e rich iama al l a coscienza de l mori bondotutta quan ta la vi ta passata e gl i fa sfi lare d inanzi agl i o cc h i ogn i mi nimo dettag l i o del la sua vi ta trascorsa , co ntu tta l ’evidenza del l a real tà . Si no a poch i giorn i fa egl i era i lpersegu i tato

,l ’agnel l o . Da poco era avvenu to i l grande

mutamen to del la sua vi ta c h e l o avrebbe dovu to rende re aggressore , e che l o avrebbe avviato a quel grande sogno d ivendetta e di g lo ri a , d i c u i l a giornata d i ieri era s tato i lp rimo , importan tiss imo passo . I er i aveva trovata l a primasua vi ttima ! Ad uno spi ri to puramente Cri s tiano , ques taimmagin e avrebbe portata la debolezza de l rimorso . Noncosì c o n Ben Hur ; l

’an ima sua era stata model lata sul ledottri ne de l grande legis l atore de l suo popolo . I l cas tigod i Messal a era meri ta to , era giusto ! I ddio s tesso gl i avevaconcessa l a vi ttoria , e questo pens iero gl i accrebbe fi

ducia .

Non solo . Gl i e ra s tato detto , e le ci rcos tanze l o ave

vano concordemen te con fe rmato , c h e i l Cielo l o avevascel to per u na miss ion e san ta , come era santo i l Re c h e

doveva ven i re , una missione ch e rendeva legi ttima esacra anche la vendetta , perchè necessaria . Doveva egl i ,su l l a sogl i a appena del suo grande compi to , temere e d isperars iDisfece i l n odo del l a fasci a c h e gl i s tri ngeva la v i ta , e

lasciò scivo lare a terra l ’ampia ves tagl i a bianca , che portava , al la foggia degl i Ebre i , rimanendo i n una tu n ica succi n ta non diss imi l e da quel l e degl i avversari . I n crociandol e braccia sul petto , ed appoggiando le Spal le al la colonna ,

aspettò tranqu i l lamente .

L ’esame de l mosaico fu breve .

Tosto il Germano si vol tò,e d isse qualche cosa al c om

p agn o ; entrambi guardarono Ben Hur . Scambiate pocheal tre paro le ne l la loro l i ngua , avanzarono verso d i l u i .

Chi s i ete ! ch iese Ben Hur .I l Germano sorri se , senza c h e quest ’atto giovasse ad

attenuare l a feroce bru ttezza del suo vol to . e ris poseBarbari .

« Questo è i l palazzo d i Iderne e . Che cosa cercate ?

Page 351:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

352

Stando così , l ’ uno d i fron te a l l ’ al tro , non presen tavan onessu na apparente di spari tà ; a l contrario , si rassomigl iavano come due fratel l i .Lo s tran i ero aveva sull e l abb ra u n sorri so fiducioso .

mentre i l vo l to d i Ben H ur esprimeva una serietà ed unar isol uz ione , che avrebbero s uonato avv ertime n to e minacciaa ch i avesse megl io conosci u to l a sua abi l i tà .

Entrambi sapevano che i l combattimen to era mortale .

Ben Hur fece una finta c o n l a mano destra . Lo stran i eroparò , avanzando l eggermente i l b raccio s i n i s tro . Pr imach ’egl i potesse ri tornare al l a pos iz ione di guardia , Ben Hurgl i afferrò i l po lso con una stretta c h e gli ann i passat i a lremo avevano reso terri bi l e come u na morsa . La sorpresafu completa .

Scagl iars i i nnanzi , spi ngere il braccio imprigionato sottoi l men to de l l ’avversario , e sopra la s pal l a des tra , qui nd ifar gi rare l ’uomo i n modo che presen tasse i l fianco s i n i strosenza d i fesa , asse stargli u n pugno un pugno solo su l

col lo nudo , sotto l’orecch io , fu l ’affare d i poch i secondi .

I l s icario preci pi tò a terra , pesan temen te , senza u n grido ,e giacque immobi l e .

Ben Hur si volse a Th ord .

Ah Che ? Per la barba d ’

Irmin o gridò ques ti ,atton i to

,al zandosi . Poi rise .

Ah , ah , ah ! Non avre i potuto far lo megl io ios tesso .

Egl i osservò Ben Hur tranqui l lamen te dal l a testa a i p ied i ,e l o fron teggio con aperta ammi razione .

E ’

il mio colpo i l co lpo ch e per d iec i ann i p raticai nel le scuol e d i Roma Tu non sei Ebreo . Ch isei ?

Conoscest i Arrio i l d uumvi ro ?Quin to Arrio ? Si , egl i e ra mio patrono .

Egl i aveva u n figl io .

Si , d isse Th ord , mentre i l suo vol to abbru ti tofu i l lum i nato da u n l ampo d i gioia . lo conobbi i lragazzo ; egl i sarebbe d iven tato i l Ke

°

dei glad iatori . Cesare

gli offerse i l suo favore . lo gl’

insegna i quel l o s tesso col poc h e tu hai esegui to su cos tu i , un colpo imposs i bi l etranne ad un pugno e ad u n bracc1o come i miei . Mi hava lso pi ù d ’una corona .

lo sono i l figl io d i Arrio .

Th ord s i avvici nò , e l o esaminò c o n attenzione ; poi isuoi occh i azzu rri s favi l l arono di sch i etta compiacenza , e ,ridendo , gl i tese la mano .

Page 352:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

353

Ah , ah , ah ! Egl i-

mi d isse che troverei u n Gi udeoun » cane d i u n Giudeo ammazzando i l q uale avre i

se rvito gli Dei !Chi te lo d isse ? ch iese Ben H ur , s tri ngendogl i

l a mano .

Egl i Messala ah , ah !Quando, Th ord ?I e r i notte .

Credevo c h e fosse malconcio .

Egl i non cammi nerà mai pi ù . M i parlò da l suo

l e tto , t ra s pasimi ed url i .Era u n q uadro vivo , disegnato i n pochi tratti e Ben Hu r

capì c h e i l Romano , se fosse sopravvissuto , avrebbe covatoun odi o i nes t ingui bi l e , e gl i sarebbe s tato sempre peri co1050 . Solo l a vendetta gl i r imaneva per addolci re l a sua vitarovi nata ; donde que l suo convu lso aggrappars i a l l a fortuna ,perduta ne l la scommessa con Samb alla t .Ben Hur fissò gl i sguard i n e l fu turo , e v ide i n quan te

gu ise i l suo n emico avreb be potuto n uocere a i suoi d isegn i ,i n tra l ciare l a grande opera i n trapresa pe l servizio de l Re .

Perchè non ri correre a i metodi de l Romano ? Questouomo , prezzolato per assassi nar lo , sr poteva comperare peruccidere Messala .

Ei poteva offri rgl i u n prezzo maggiore .

La ten tazion e era fo rte ; e , quas i i n p roci n to d i cedere , is uoi occh i i ncon trarono pe r caso i l cadavere de l suo avven

san o , col pa l l i do vol to scoperto , cosi s im i l e a l suo .

Gl i baleno u n ’ i dea e ch iese :Th ord, quan to t i ha dato Messala per uccidermi ?M i l l e sesterzii.

Tu l i avrai ; e pu rchè tu esegu isca a pun t i n o 1m1e1ord i n i , aggiungerò al tri t remi la dei miei .I l gigan te espresse i l suo pensi ero ad al ta voce

I eri ho vi n to cinquemi la se ste rz ii : dal Roman om i l l e fan no seimi la . Dammen e q uattro , buon Arri oq uattro a l t ri e i o t ’ aiu tero , q uand

’ anche Th ord , i l m iod ivino omonimo , mi dovesse fulm i n are co l s uo martel l o .

Dammene quattro , e , ad u na tua paro la , t i freddo quel b u‘

giardo patri z i o ; ho sol o da copri re l a sua bocca con la miamano cosi .

I l gesto ch e accomp agnò ques te parol e era s uggesti voCapi sco d isse Ben Hur d iec im i la se sterzii

s o no u na fortu na . T i permetteran no d i andare a Roma e d i

Page 353:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

apri re u n n uovo negozio d i.vi no i n prossim i tà a l

Ci rcoMassimo , e vivere come si addice a l primo deiPersi n o l e vecch ie cicatrici sul viso del g igante raggia

J

rono d i gioia .

10.

ti darò quattromi la sesterzn con ti nuò BenHur e non ti ch iederò d i versa r sangue . Ascol ta . Que ltuo compagno non aveva una accen tuata rassomigl ian zac o n me ?

Vi avrei de tto due mele del lo s tesso a l bero .

Ebbene , se i o i ndosso la s tessa tun ica , e vesto l u icoi mi ei pann i , noi due possiamo andarcene tranqui l lam ente , e tu r icevere ugualmen te i tuo i sesterzii da Messala . Non hai c h e da dargl i ad i n tendere c h e i l mortosono io .

,Thord r ise fino al l e lacrime .

Ah , ah , ah ! Diecim i l a sesterzii i n due giorn i , guadagnati cos i faci lmen te E u n negozio d i v i n o presso i l Ci rcotu tto per u na bugia , senza u na goccia d i sangue . Ah , ah ,

ah ! Dammi la tua mano , o figl io d i Arrio . Se mai v i en ia Roma , non dimen ticarti d i vi s i tare l a betto la d i Th ord ,

i l Germano . Per la barb a di I rmi no , ti darò i l m i gl i orCecubo d i Roma , dovessi andar l o a rubare nel l e can ti ne d iCesareSi scambiarono un ’ al tra s tretta d i mano , dopo l a qual e

compi rono i l traves timen to del morto , d i c u i Ben Hur i ndosso la tu n i ca ed i sandal i . Quando tu tto fu fin i to , i l g igan te bussò all a porta, c h e s i aperse . Qui nd i scesero i ni s trada e , giun t i all

’0mfalo , s i d ivi sero .

Non d imen ticarti l a bettola presso i l Ci rco , o figl iod i Art io ! Ah , ah , ah ! Per l a barba di I rmi no , non v i fu '

mai fortuna guadagnata a migl ior mercato . Gl i De i vegl ianoSu d i te ! Questo fu l ’ addio de l g lad iatore .

Nel lasci are l ’ atrio,Ben H ur d iede u n u ltimo‘ sguardo

al si cario , giacente p er te rra nel suo cos tume d ’ Ebreo ,

.e fu soddisfatto . La somigl i anza era perfetta . Se Th o rd

s tava zi tto , l’ i nganno non correva risch io d ’ essere scoperto .

Que l l a notte , ne l la casa d i S imonide , Ben Hur raccon tòal negozian te tu tto quan to era avvenuto n el palazzo d i Ide fnee ; e fu stabi l i to , c h e , dopo qualche giorno , si sarebbeaperta u n ’ i nch i es ta per scopri re l e tracci e del l o scomparsofigliuo lo d

Art io . Anzi l ’ affare doveva essere portato francamente a i p i ed i d i Massenzio

‘ e a l lora , se i l mi s tero nonfosse penetrato , Messal a e Grato sarebbero rimas ti fel ici econ ten ti ne l la credenza del la morte d i Ben Hur , mentre

Page 355:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch
Page 356:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

L IBRO SESTO

Fo rse è la Morte ? 0 due fo rse ve n so n o ?Morte è compagna a que l la do n na fo rse ?Terre a n e l vo l to e d’un co lor S im ileA que l che '

1l V i so de i le bbro si i n i b ian c al ’ in c u bo e l l ’era tra V i ta e tra mo rtec h e i l sangue all

’uom d i le nto ge lo aggh 1acma .

C OLERV IDGE. I l vec e/zza ma 1m a ra .

CAPITOLO 1.

Gl i avven imenti che adesso narreremo avv en nero tregi orn i dopo dal l a notte i n c u i Ben Hur lasci ò An tioch i aper recars i co l l o sceicco I lder im nel deserto .

Un grande avven imen to —0 grande almeno rispetto al l esorti de l nostro eroe —è accaduto : Valerio Grato èsuben trato Ponzi o P i lato .

La des ti tuzio ne , ramme n tiamo lo , cos tò a Simon ide ci nqueta l ent i i n denaro romano , pagati a Seiano che al l ora eraall’ap oge o del l a s ua potenza come favori to imperia le ; l oscopo de l ten tativo era q uel l o d i dim inu i re i peri co l i d i Be nHu r durante la sua permanenza in Gerusa lemme e n ei s uo id intorn i , permanenza dovuta al la ricerca de l l a fam igl i a . Aques to pie toso fine i l servo metteva a dispos i zi one i guadagn id i Druso e de ’ suo i compagn i

,i q ual i , avendo pagate l e

lo ro scommesse , divennero tos to c om’

è l ogico i memici d i Messala , l a c u i ri putazione i n Roma non avevaancor ricuperata l ’an tica fama . Pur essendo breve i l tempodal qual e erano a Gerusalemme i Romani , gl i Ebrei sape

Page 357:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

358

vano ch e i l cambio non poteva , cosi p rovvisorio,

e sserd i u n gran van taggio per sè .

Le coorti mandate a sos ti tu i re l a guarnigione d ’An tio c h ia

facevano la loro entrata i n c ittà… v erso sera i l matti no se

guente il primo spettacol o ch e s ’of’fri al popolo fu quel l odel l e mura de ll’An tic a Torre ornate d i i nsegne mi l i taric h e consis tevano i n busti degl i imperatori adorn i d i aqui l ee d i s fere rappresentant i i l mondo . Una mo l ti tud i ne d igen te si pose i n marcia per recars i a Cesarea do ve P i l atoi ndugiava e lo suppl i co d i togl i ere quel le immagi n i detes tate . Cinque giorn i e ci nque notti c ircondò le porte de lsuo palazzo ; fi nalmen te egl i s tab i l i d i avere u n col loqu ioc o i capi , ne l C i rco . Quando essi s i adunarono là , egl i l ia ttorn io d i soldati , ma , i nvece d i i ncontrare res is tenza , t rovòumi l iazion i e profferte d i vi te ; vi n to da q ues to nuovo metodo , concesse q ue l c he gl i avevano ch iesto . Fece ri portare l eimagin i e le i nsegne a Cesarea , dove Grato , con gi ustarifl essione , aveva tenuti ce lat i ta l i ab b omin ii—d uran te gl iu nd ici an n i de l suo comando .

Anche gli uomi n i malvagi , ogn i tan to , frammettono del l ebuone az ion i al l e loro malvagi tà . Pi l ato ord i nò d i fatti u naispezione d i tu tte l e prigio n i del la Giudea e u n elencod i nomi del l e persone carcerate , c o n u na re lazione su i delitti dei qual i e ran s tate accusate . Senza dubbio i l motivoera quel lo cos i comune agl i u ffici al i appena entrati i n c a

r ica : i l t imore del l a responsabi l i tà c h e erano per in c o ntrare ; i l popolo , nond imeno , pensando al bene che potevader ivarne , l o elogiava . e , per u n po

’ d i tempo , fu ral legratoe con fortato dal fatto . Avven ivano scoperte s tupefacen tin e l l e i nch i este esegu i te . Centinaia d i persone vennero l i berate perchè i ncatenate se n z

ac cusa ; al tre , ri tenu te per mol t ian n i per morte

,ri tornavano a goder la l uce de l la q ual e

i n tris ti s egrete eran s tate pri vate ; e , peggio ancora , furontrovate prigion i sotterranee d i c ui non v ’era sen tore e d ic u i l e s tesse autori tà carcerarie s i e rano d imenticate . Appunto su una d i ques te prigion i ignorate d i Gerusalemme ,ri ch iami amo l ’a ttenzione de l l etto re .

La Torre d’An to n ia , c h e è bene rammentare come

occupasse i due terz i del l ’ area sacra nel mon te Moriah .

'era , i n origi ne , u n castel l o fabbricato dai Macedon i . Pi ù-tardi

,Giovan n i I rcano , ridusse i l palazzo ad una fortezza

per l a d i fesa de l Tempi o,ed i n quel l ’epoca esso era c o n

s iderato come i nespugnab i le . Q uando però ven ne Erode ,c o l suo gen io ard i to , ne ri n forzò l e mura e le es tese , l a

Page 359:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Un al t ro errore commesso , eh , Gesio ? Una c o n

danna i ngiusta ?

Se potess i persuadermi c h e non fosse ch e un"sem

p lic e errore non avre i una ta lUn del i tto al lora ? oppure u na t rasgressione a

qualche ordi ne imparti to ? tu puoi ofie ndere Cesare e maled ire gli Dei , e vi vere , ma non c o sì se l’ offesa

s i r i ferisceal l e aqui le .… ah tu sai , Ge sio ma , prosegu i

So n'

o rmai otto an n i dacchè Valerio Grato m i scel secome custode dei prigion ie ri , qu i , n el la to rre d issel’ uomo

,calmo Rammen to ancora i l gi orno i n c u i

en tra i i n servi zi o . V ’ era s tato u n tumu l to il'

di i n nanzi ederano accadute de l l e zuffe per via . Noi uccidemmo parecch iEb rei ed avemmo vi ttime per parte nos tra . I l baccano avven ne , c o sì almeno m i d issero

,per u n ten tato assass i n i o

contro Grato , ch’era caduto da caval lo a cagion e

.

d i unategola gettatagl i addosso da u n tetto . I o trovai Gra toseduto dove precisamen te s ied i tu

,o tri buno , c o n la

testa fasciata . Egl i m i comun icò la mia nom i na e m id iede queste ch iavi , n umerate i n co rri spondenza del l ece l l e ; erano i d i s ti n tiv i de l mio u fficio e non avre i maidovuto abbandonarl i . Su l tavo lo v ’ era u n roto lo d i pergamena . Chiamandom i a sè , egl i apri i l rotolo . Qui viso n l e pian te del le cel le di sse . Ve ne erano raffigu ratetre . Questa prosegui mostra la d i sposi zi on ede l l ’ ul timo piano ; q ues ta v i da a comprendere come s ia

fa tto i l sec ondo piano , e ques t’al tra è quel la del primo ;

Ve l e affido . Io l e pres i . Ei con ti nuòOra avete le ch i avi e l e pian te ; andate subi to e

famigliarizza tev i d i tu tto l ’ordi namen to del l e carceri ; v i

s i tate ogn i cel l a ed osservate i n che condizion i essa s it rovi . Quando occorra qualch e ri paro , per assicu rarv i megl i o de l‘

p rigio n iero , ordi nate secondo que l c h e megl io v i

sembra , poichè , finc h’

io comandero, sarete i l capo del leprigion i e n iu n‘ al tro i n esse avrà l ’ au tori tà vostra .

I o l o sal utai e mi vo ls i per andarmene , ma fu i rich iamatoadd ietro .

Ah , mi dimen ticavo soggiun se datemi lap ian ta del secondo piano .

Gliel a d ied i ed egl i l a d i s t es e sul tavolo .

Q u i, G esio , vedete u na cel l a e pose i l d i to s uq uel l a segnata c o l numero V .

I n essa v i so n t re uomi n i , d i carattere rivo lu zio

nario . Impadro ni tis i d i u n segre to d i Stato,scon tano ora

Page 360:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

l a propria cu ri os i tà , l a q uale e m i guardò severamenteè , i n cas i come ques ti , peggiore d i u n del i tto . I n pena

del la col pa commessa so n s tati res i'

ciech i e mut i e dov ran n o rimanere ta l i pe r l a V i ta . Non dovran no ri cevereche C ibo e be vande attraverso u n buco c h e t roverete n e lmuro . Comprendete , G esio ?

Gl i ri s pos i d i aver cap i to .

Sta bene con ti nuò un ’a l tra cosa non doveted imen ticare e mi fissò c o n ci pigli o mi naccioso l aporta del la loro cel l a cel la n umero V su l medes imo piano

ques ta qui , Ge sio e mi se i l d i to sopra i l d i segn odel la cel l a perchè mi rimanesse impressa non dovràmai es ser aperta p e r p er l asci aren trare o sort i re al cuno , neppu r vo i s tesso .

Ma se ess i muo i ono ? ch iesi .Se muoi ono ri spose la cel la sarà l a loro

tomba . La cel l a - è i n fetta d i l e bbra . Capi teDetto ciò , mi congedò .

G esio tacque e da l l a sua tun ica estrasse tre pergamenetu tte ingialh te _

dal tempo e dal l ’uso ; sc egliendo n e una las tese su l tavol o i n n an zi al t ri bu no dicendo sempl icemen te :

Questo è i l primo piano .

Tutti q uel l i che eran li presenti osservarono la pia n ta

C O R R I D O I O

Questa e ,preci samente , o tr i buno

,l a pian ta cosi

qual e l a r icevetti da Grato . Guarda : qu i e l a cel l a n umero V d isse Ge sio .

Vedo,

r ispose i l tri buno Prosegu i . La cel l aè i n fetta d i lebbra… .

Des idererei ch iederti u na cosa i n te rruppe i lcarceri ere .

I l t ri bu no fec e u n segno d’

in c o raggiame n to .

Non avevo io i l d i ri tto , date l e affermazioni fattemi

,d i p resumere che la p ian ta fosse esatta ?

Page 361:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 62

Non potevi credere d i versamente .

Ebb ene : la p ian ta non è esatta .

I l Tri bu no lo guardò sorpreso .

Non è esatta rip igliò i l cus tode . Non par l ac h e d i c in que ce l l e es is ten t i i n quel piano

,men tre ve n e

son o se i.

Sei , d ici ?

Vi mostrerò i l p i ano com’ è rea l mente o come

credo c h’ esso sia .

°

So pra una pagina de l suo taccu i no dise

gno l a pian ta che segue e la offri da osservare a l tri buno

C O R R I D O I O

Tu h ai fatto bene d isse il t ri buno esami nandoi l d i segno e credendo che l a narrazione fosse fini ta .

Farò correggere l a pian ta,o,megl io ancora , ne farò

fare una nuova da dare a te . Vien i a pre nderla domatt i na .

Cosi dicendo s’

alzò .

Odimi anco ra , o tri buno .

Doman i , Gesio , domani .Ciò che

,ho ancora da d i rti è u rgen te .

I l t ri buno ri p rese con bonarietà i l suo posto .

Mi sb righ e rò d isse i l custode umi lmen tesol o lasci a c h e t i domand i ancora u na cosa . Non avevo

i l d i r i tto d i credere a Grato riguardo a quan to mi d issei n torno ai prigion ieri d el l a ce l la numero V ?

Si , era tuo dovere d i credere c h e v i fossero treprigion ieri nel la ce l la prigion i eri d i S ta to ciech i emu ti .

Ebbene d isse i l carceriere « neppu r quel loera vero .

No ? i n terruppe il t ri buno con i n teressamento .

Sen ti e giudica tu s tesso , o tri buno. Come m i haiordi nato , visi ta i tu tte l e cel l e i ncomi nc iando da quel le de ll ’ ul timo piano e terminando c o n que l le d e l primo . L ’ordi ne

Page 363:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

mistero dei tre uomi n i e ra tu ttavia impresso nel l a miamen te . Ero i nsoddi sfatto d i non esse rne venu to a capo .

Ora son con ten to d i aver ceduto al la p regh iera d i que lcieco .

Tutt i i p resen t i si fecero s i len zios i .Allo rc hé fummo -nel l a cel l a ed i l p rigion ie ro lo

seppe , prese la mia mano premurosamente e m i condussevi ci no ad un buco s imi le a q ue l lo attraverso al qual e noipassavamo i l C ibo dal corridoio . Sebbene avesse la grandezza d ’ un e lmo , i e ri m

’ era s fuggi to . Sempre tenendo lamia mano nel la sua egl i accos tò i l v iso a l buco e d iede i nun grido simi l e a que l lo d i u na bel va . Una voce debo l eri spose . I o ne fui s tupi to e ch iamai forte : Olà !a tu t ta prima non ebb i nessuna ri spos ta . Chiamai d i

n uovo e ud i i ques te paro le ° Che tu ma benedetto ,

o mio Dio ! Ancor pi ù sorpren den te , o tr ibuno , l avoce era quel la d i u na donna . Ed io ch ie3 1

Chi s iete ? ed ebbi i n ri spos taUna don na d ’ I s rael e sepol ta q u i c o n sua figl ia .

Aiutateci pres to o morremo !D iss i loro d i star d i buon an imo e cors i qui per saper

l a tua volon tà .

I l tri bu no si a l zò fretto losamen te .

Avevi ragione , Gesio ; diss’

egli, e adessocapisco . La pian ta era fal sa e bug iarda era pure la stori adei tre uomi n i , Vi sono stati dei Romani migl ior i d i Val e rio Gra to .

Si , d isse i l carceriere , poichè seppi dal prigioni eroc h e aveva rego larmente dato al l a don na i ci b i e le bevandec h e aveva r icevuti .

I l perchè ne è ch iaro d isse i l tri buno , e o sser

vando il con tegno degl i amici e ri flettendo ch e avrebbefatto bene l ’avere de i tes timoni , soggiunse

Sa lviamo quel l e don ne . Ven i te tutti .Gesio era raggian te .

B isognerà che foriamo la pare te egl i d isselo potre i trovare i l posto ove era la porta , ma essa è

s tata murata c o n pietre e calci naI l t ri buno s i fermò per d ire a l suo scr ivano

Manda degli uomi n i d ietro a me cogl i u tens i l i n ecessari . Fa pres to

,e conserva la p ian ta c h e dev ’ essere

corre tta .

Poco dopo ess i e rano parti t i al l a vol ta del carcere .

Page 364:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

CAPITOLO I I .

Pe r co .n pre ndere quale fosse la vi ta del la madre e de l l afigl ia duran te quest i otto a nn i dobbiamo rammentare laraffinatezza e l a col tu ra de l l ’ amb ien te i n cu i e rano abi tua tea v ivere . Le condiz ion i c i son o piacevol i o do lo ro se a se

conda del l e nostre abi tud in i e de l l e nos tre s ensi bi l i tà . Nonsarebb e u n paradosso l’afiermare c h e se av ven isse u n im

p ro vv iso esodo d i tu tt i g l i uomi n i da l mondo verso i l Paradiso , ta l q uale c om

’ è raffigurato dal la dottri na cris ti ana ,esso non sarebbe u n paradiso per i p iù , e , d

’al tra parte , l es offerenze del l ’ i n fer no non toccherebbero tu tti con l a mede sima i n tens i tà . E ’ appun to pe r dar u n ’ id ea adeguatadel l e torture moral i ch e attendevano l e due don ne ne lcarcere de l l a torre d ’

An to n ia che noi , a l p r1nmp io del nos troraccon to , c i s iamo d i lu ngati ne l descri ve re i l palazzo deiH ur con tanta r i cchezza d i parti co lar i , e l a scena svol ta51tra Giuda e la mad re su l te rrazzo d i esso . La compass ionee la s impati a de l le ttore sarann o tanto maggiori , q uan topi ù astraendo dai sempl ic i do lor i fisici potrà immagi narei p atime n ti moral i e in te le ttuali del le due donne . Ric ordia

mo il discorso t ra madre e figl io , i n cu i essa gli parl avad i Dio , del suo p 0p o lo pred i l e tto , degl i Eroi , ora c o n l adottri na d i u n fi l osofo , ora c o n l ’ i sp i razione di u n poetasempre però c o l cuore d i madre ; e i n preda a tal i pe nsi er i scendiamo nel l a loro ce l la .

Una don na d ’ I s rael e qu i sepol ta còn sua figl ia .

Aiutateci presto o morremo .

Tale fu la risposta c h e Gesio , i l cus tode ! udì dal l a ce l l a‘,

l a sesta , come appari va da l di segno da l u i consegnato a lt ri buno . I l l e ttore riconoscerà dal la ris posta c h i fossero l ei n fel i ci ed escl amera senza dubbio : Ecco al la fin el a madre e l a sorel la d i Be n Hur !Di fatti erano esse .

Otto an n i prima , l a matti na de l l a l oro cattu ra , eranostate condotte al l a to rre dove Grato aveva des ti nato chefossero ri nch iuse . Egl i aveva

'

s cel to que l l uogo perchè e raquel lo che rimaneva sotto l a sua pi ù immedia ta sorve

glianza e , i n esso , l a ses ta ce l la , perchè era lontana dal l ea l tre , e perchè era i n fetta dal l a l ebbra , vo le ndo cosi che le

Page 365:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

366

prigi on iere s i t rovassero ri n ch iuse non i n u n carce re si

cu ro e sano ma l\n una vera tomba . Esse v i fu rono perci ò

condotte da sch iavi , i n u n momento i n cu i n on Vi p ò

tessero essere test imon i , poi , a compimen to de i p ro p osfi o

crudel e , gl i s tessi sch iavi , murata l a porta , furon fatt i'

scompari re , n è d i l oro si seppe pi ù nul la . Perchè l e v it

t ime potessero avere u n marti rio pi ù prolu ngato , Gratocol l ocò i n u na ce l l a vici na ad esse u n condann ato ciecoe muto o nd

egli passasse loro i l nutrimen to attraverso adu n foro .

I l pover ’ uomo non avrebbe potu to , i n nessunaci rcos tanza raccontare la sua s toria , ri conosce re l e p rigio

n ie re o i loro giud ici .Cosi , con un

astuzia dovuta i n parte a Messal a , i l Romano , sotto pretesto d i pun i re una banda d

assassin i, trovòmodo d i confiscare i ben i de i H ur , dei qual i n u l la perven ne agl i scrign i imperi al i . Come compimento de l l ’ u l timaparte de l suo p rogetto , Grato l icenziò i l vecch io custodedel le prigion i , non per timore c h e fosse a g iorno del l ’ accaduto , perch é i n real tà n ul la pote va saperne , ma perc hè ,pratico de i sotter ranei c om ’

egh era , sarebbe s tato im p o s

si b i l e i l n asco nderglie lo a l ungo ; c o n sorp renden te abi l i tài l Procuratore fece d isegnare del l e nuove carte topograficheomettendo , come vedemmo , l a ses ta cel la : l e i n fe l ici p ri

gio n iere potevano considerars i sepo l te per sempre .

La ses ta cel la corrispondeva a quel l a ch e Gesio avevad isegnata . Non s i son potute avere i n formazion i esatte su l l es ue d imens ion i ; sol o s i sa ch ’essa e ra r i stretta , rustica ,da l terreno e dal l e pareti fa tte a gu isa d i roccie .

I n origi ne i l Castel l o dei Macedon i era separa to daltempio da una s tretta rupe . Gl i operai , desideros i d i fabb ricare un certo numero d i camere , i ncomi nciarono a forare la fac c ia ta al nord d i ques ta rupe e s

in o ltraro no

l asciando un soffi tto natu ral e d i p ietra ; poi con ti nuaronoa costru i re l e cel le V , I V , I I I , I I , 1, senza nessuna comun icazio ne c o l numero VI . La sol a ce l l a numero V aveva u nforo comunican te c o n essa . Fabbricarono poi i l co rr idoio ela sca l a c h e doveva condurre a l piano superiore .

I lavori furono esegui ti ne l medesimo modo i n c ui furono i n tagl iate l e tombe dei Re , vis i bi l i an ch

oggi a pocad is tanza d i Gerusal emme , so lo c h e , fi ni t i gli scavi , l a V Ice l l a fu ch iusa dal l a parte esteriore c o n u n muro i n c u i

s i aprivano del le feritoie per i l passaggio de l l’ aria . Quando

Erode s’

imp adro n ì del Tempio e del l a torre , fece r icostru ire ques te mura pi ù sol idamen te e ch i use tu tte le feri

Page 367:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

fame e del l a sete non avendo avu to di c h e s famars idopo ch e i l lo ro servo , i l forzato cieco e muto , era statoal lon tanato . Tirzah , l amentandosi , si appoggiò al la madree l e ci nse i l col lo dandole u n bacio .

Quietati , Tirzah , ve rranno : Dio è buono . Noi c is iamo sempre ri cordati d i l u i e non ci s i amo mai dime n

ticate di pregarlo ogn i qual vol ta udivamo i l suono del l et rombe ne l Tempio . Vedi , e ancora ch iaro e

\

il sol e spl ende ,non possono esser c h e l e sette. Qualcuno verrà . Ne hofede . Dio è buono !C o sì parlò la mad re .

Le sue parole erano sempl ici e persuasi ve,quan tunque

Ti rzah ,- ch e aveva appena compiuti i t red ici anni q uando

noi l e vedemmo per l ’ ul tima vol ta , ora , aggiu nge ndo le gl io tto ann i d i carcere , non fosse pi ù u na bambi na .

Proverò ad esser forte , mamma , d isse el l a .

Le tue sofferenze devono essere grand i quanto lè m ie

ed i o vogl io assol u tamente v ivere pe r te e per m io frate l lo ! Ma mi sen to ardere l a l i ngua e le Ch issàdove s i t rova egl i ora , chi ssà se riesc irà mai a sa lvarci !Le loro voci impressionavano stranamen te : eran dure ,

pungen ti , d’un suono metal l i co .

La madre avvici nò a sè l a figl ia e d isseLa notte scorsa ho sognato

,Ti rzah . e l

’ho visto davici n o come vedo te , ora . Dobbiamo credere nei sogn iperchè anche i nos tri padri ci credevano .

I l nostro Signore parl ò loro cosi parecch ie vo l te . Misembrava ch e c i t rovass imo al l a Porta de l l e Donne propriod i fron te al la Porta Magn ifica , i n compagn ia d i mol te persone ,quando Giuda entrò guardando d i qua e d i là ; l o v id iri tto al l ’ombra de l l a Porta . I l m io—cuore p alp itò forte forte .

M’

ac c o rs i ch ’ egl i c i cerca va , e gli c o rsi i ncontro aprendogl ile b racma e ch iamando lo per nome . Egl i m ’udi , mi scorse ,ma non mi r iconobbe . Dopo u n attimo l a vis ione scom

parv e .

.Non accadrebbe forse .

c osi , mamma , se noi lo avess imo realmente ad in co n trare ? Siamo assai cambiate . Chissàse c i ri conoscerebbe !

Potrebbe dars i c h e non ci riconoscesse , el a mad re ch i nò i l capo : i l suo vi so s i rannuvolo come5’essa fosse col pi ta da u n gran dolore , poi ri p rendendo l a.parola , e l l a d isse ma potremmo anche farci r iconoscere !Ti rzah al zò l e braccia al cie lo e suppl i co, lamentandosi

Page 368:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Dammi de l l ’acqua , mamma , u n po’ d ’acqua ! Anche

una goccia sol a mi bas terebbe !La madre si guardò attorno con fusa ed impotente a sod

disfarla .

El la ave va nominato Dio c o sì spesso ; aveva p romesso innome suo , ed ora l e sembrava c h e i l ri petere l a p reghierasarebbe s tato u no scherno .

Un’

omb ra passò davan ti a l l a feri toia , o sc urando le l a l ucefioca ,

ed e l l a pensò al la morte c h e s i avvici nava sempre

p iù e l’

a tte ndeva mentre l a sua fede andava man manos cemando .

I nconscia d e l le sue azion i , parla ndo come u n automaperchè essa doveva parlare per con fortar l a figl ia , d isse din uovo

Abbi pazienza , Tirzah ; vengono ; son quas i qui .Le parve d i udi re u n rumore proven iente dal la ce l la vici na ,

l a l oro un ica comun icazion e c o l mondo es terno . I nfatti nons ’ era s bagl i ata .

Dopo u n minuto o due i l grido del forzato risuo nò attraverso la cel la .

Anche T i rzah l o se n ti ed en trambe s i al zarono tenendos ipe r mano .

Si a ri ngraziato per sempre i l Signore ! —esclamòl a mad re c o l fervore d i una persona che avesse ricuperatal a fede e l a spe ranza .

Olà sen ti rono gridare , e po i Ch i s i ete ?La voce era sconosciu ta . Che cosa accadeva ? Eccettua te

l e parole scambiate c o n Ti rzah ques te eran l e prime e l esol e che essa avesse udi to i n otto an n i . Che gran sal todal l a morte al la v i ta e c h e sal to repen ti no !

Una donna d ’

Israe le , qu i sepol ta c o n sua figl i a .

Ai utatec i p resto o morremo .

Fatev i an imo . Ri torn erò .

Le donne ruppero i n forti s ingh iozzi . Erano s tate trovate e s i ven iva i n loro aiuto .

Di des iderio i n des ideri o l e loro Speranze volavano ve

l oci , come l e rond i n i .Poichè s i sapeva dov ’esse erano , verrebbero anche l i be

rate . Avrebbero ricuperato tutto ciò ch e avevano perdu to 1

casa, amici , possedimen ti , l i bertà , figlio e frate l l o ! La scarsal uce celava loro ancora l e be l lezze de l giorno , ma , immemori de l le sofferenze , del l a sete e del l a fame , del perico l ocon ti nuo d i mor te , l e due donne caddero per terra p iangen ti , tenendosi s trette l

’ una al l ’al tra .

Page 369:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 70

Non aspettarono a l ungo ; C es io s i sbrigò i n due parol ee i l tri buno era un uomo d ’azione .

O voi là dentro gridò i l t ri buno dal l ’apertu radove s iete ?

Qui ris pose l a madre alzandosi .Subi to essa sen ti u n rumore proven iente da u n ’ a l tra

parte come d i col p i battu t i con tro i l muro , col p i rap id i ,sonori , dati da u n

’arma di fe rro .

Madre e figl ia non apersero bocca sapendo bene i l si

gn ific ato d i tutto c iò ; una v ia d i l ibertà s i apriva lorod ’ i n nanzi .Come uomin i sepol ti da lungo tempo n el l e profonde m i

n iere odon l ’arrivo dei l oro sal vatori an n u nma ti dal martel l o e dal colpo del piccon e , esse se n tiv an i l oro cuoripal p i ta r p i ù velocemen te e i lo ro occh i s i fissavano su lpu n to donde p ro c ede van o r col pi .Le bracci a c h e l avoravano a l d i fuori erano fort i ; l e man i

ab i l i , e l a buona vo lontà non mancava d i certo .

I col pi si facevano ogni m i nu to pi ù vigoros i ; d i quandoi n quando , u n pezzo d i mattone cadeva c o n fracasso , e l ali ber tà s

avv ic in ava sempre pi ù . Si ud ivano le voci degl iOpera i .E… . o gioia ! Un bagl iore d i l uce rossa , l uce d i

torcia , faceva capol i no attraverso u n crepaccio rompendol ’ oscuri tà con u n bagl iore i n tenso , bel l o come i primi raggide l matti no .

E ’

lu i, mamma . è l u i ! Egl i c i ha finalmente trovate ! gridò Ti rzah col la v ivaci tà del l a giovinezza .

Ma la madre ri spose dolcemente Dio è buono !Una pietra cadde nel l ’ i n terno del la ce l la , poi u n

’al tra ,poi u n ’

ammasso i n tero , e l a porta s i aprì . Entrò u n uomosfigurato dal la polvere e dal l a calci na , sol l evando a l d isopradel l a propri a testa u na torcia , e s i fermò . Altri due o trelo segu i rono c o n parecch i e to

'

rc ie e s i posero i n disparteper l asci ar en trare i l tri buno .

I l r i spe tto per l e donne non è de l tu tto u na cosa con

ve nzio n ale , ma un natural e omaggio al loro sesso .

I l t r ibuno s i fermò perchè esse fuggivano i n u n angolo ,

\ non pel timore ma per l a vergogna : e , o lettore , non sol oper la vergogna !Dall

o sc urità o v’e sse s ’ erano mezze nascoste s

udiro no

ques te paro le,l e pi ù s trazian ti , l e pi ù tri sti , l e pi ù disp e

rate :Non avvic inatew s iamo i n fette s iamo in fe tte !

Page 371:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 72

Oh ! quale angoscia a tal e certezza !La madre r imase per qualche tempo muta , immobi l e , col

l ’an imo para l i zzato e capace di u n sol pensiero Lebbrose , l ebbrose !Quando riacquistò u n poco d i padronanza l a madre non

pensò a sè s tessa , ma al la figh uo la ; l a sua tenerezza l e infuse coraggio e l a preparò a l l ’ ul timo ed eroico sacr ificio .

Essa se p p e llì nel suo cuore l a tris te scoperta , radd0p p iò d idevozion i pe r Ti rzah , e , con meravigl iosa ed inesauri bi l ecos tanza con ti nuò a tenerl a al l ’oscuro di quanto l e c irc o n

dava , cercando di in fo nderle l a speran za che non fosse nu l lad i grave . Ripete i s uoi scherzi , raccontò l e sol i te s torie ,ne i nventò anche d i nuove , ascol tò con immenso piacere ican ti d i Ti rzah : giacchè , su l le sue l abbra , i salmi del ReCantore raddolcivano l a sol i tudi ne e mantenevano desto i nentrambe i l ricordo d i Dio , e del mondo che sembrava l eavesse dimenti cate .

Lentamente , cos tantemen te , con orri bi l e certezza , l’ i n fe

z ione s i p ropagava , imbianca ndo le loro tes te , rodendo l el abbra , l e pal pebre , coprendo i co rpi d i piaghe ; qui ndi l eassal i al la gola

,rendendo l e loro voci tremanti e prese pure

l e loro gi u n ture , i ndurendo i tessuti e l e carti lag i n i . Lamadre era ben s icu ra che

,al la fine , an ch e i po lmon i , l e a r

terie e l e ossa sarebbero s tate corrose rendendo ad ogniprogresso de l mal e sempre più r ibuttan ti l e i n ferme , e contin uando c osì fino al l a morte che poteva fars i a ttendereper ann i ed an n i .Venne alfine u n al tro dei giorn i tan to temuti dal la

.madre , i l giorno cioè i n cu i i l dovere l e impose di rivelare aTi rzah i l nome del la te rri bi l e mal attia ; e , atterite dal l atremenda agonia che l oro si preparava , pregarono i ns iemeperchè l a morte veni sse pres to a lib erarle .

Ven nero anche i g iorn i i n cu i l e poverette parlavanoed osservavano c o n calma la ri pugnan te trasfigu razionedel l e l oro persone amando d i n uovo l a vi ta . Un vi n colol e legava ancora a l la terra . Cercavano d i man tenere al toi l moral e e d imen ticare l a loro so l i tud i ne parlando e pensando d i Ben Hu r . Lusi ngandos i a vi cenda d i ri veder lo .

non dubi tando ch ’ egl i si sarebbe sempre mantenu to re

ligioso e sarebbe s tato fel ice d i riab b rac c iarle , trovavanopiacere nel to rcere e ri torcere questo tenue fi l o d i speranza .

Fu propri o i n u no d i q ues ti momenti che Ge sio ven ne i nloro soccorso dopo dod ici o re d i digi u no ,

Le torcie fiammeggiarono attraverso la prigione ; l a l i be '

Page 372:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

razione era gi un ta . Dio'

è buono ? gridò l avedova .

I l tri buno e ntrò immediatamen te . Un senso d i doverescosse la pi ù vecch ia del l e donne e dal l ’ angolo ove eras iessa ri fugiata gri dò : Al lo n tanatev i ! siame in fette !Qual e angoscia costò al la mad re i l compie re il proprio

dovere ! Ma la gioia del la l i berazione non l e impedì d imi surare tutte le conseguenze de l l a prossima l i bertà . Lavi ta fel ice d ’u n tempo non ri tornerebbe ma i pi ù ! Se pe rcaso fosse ro passate p resso la l oro casa sarebbe stato soloper avv ici nars i a l cancel l o pronunciando i l consueto grido !Esse avrebbero prosegui to l a l oro v ia c o ll

arde n te desideriod ’u n amore pi ù v i vo che mai , pi ù i neffabi l e perchè nonsarebbe mai s tato ricambiato . Anche i l figl io , a c u i l amadre aveva costan temente pensato

,i ncon trandol a , avrebbe

dovuto sch ivarla . Se egl i l e avesse porta la mano chiamando Mamma , mamma ! e l la avrebbe dovu tori spondergl i c o l vero amore d i una madre Al l on tanat isono i n fetta ! E ques t ’ al tra figl i a che e l l a ce rcava d ir i copri re col l a sua fo l ta e bianca capigl i atura , doveva d iv idere la sua miserab i l e compagna del l a sorte u n ica , maledettav i ta che l e rimaneva ! La coraggiosa donn a accet tò i l des ti n o e fece ri suonare que l gri do che , da tempo immemo

rabi l e , era caratte ri s ti co de i l ebbros i : Siamo i n fette ,s iamo i n fette !I l tri buno l ’ udì c o n un fremi to , ma non s i m osse .

Ch i s ie te ? domandò .

Due donne moren ti d i fame e d i sete . Ma nonesi tò a d i re la mad re non avvici natevi , non toccaten è i l pavimento nè l e pareti : tu tto è i n fe tto , i n fetto !

Raccon tami l a tua storia , o don na , d immi i l tuon ome , d immi quando , per c h e ragione e per opera di ch i ,tu fos ti q ui r i n ch i usa !

Una vol ta v ’era i n ques ta c i t tà d i Gerusa l emmeun pri nci pe , ch iamato .Be n Hur , l

’amico

.de i generos i Ro

man i ; aveva Cesare per suo amico . I o sono la sua vedova ,e questa è l a sua figl ia . Come posso d i rti l a ragione perc u i fummo qu i ri nch i use quando io s tessa non ne so nu l l a ,se non perchè s iamo ricche ? Valerio Grato v i potrà d i rec h i era i l nos tro nemico , e quando comi nci ò la nos tra pri

gio n ia . I o non posso . Guardate al l o s tato i n cu i s i amo ridotte : abbiate pi età d i noi !L ’ ari a e ra d i ven tata pesan te causa l ’odore ed i l fumo

de l l e torci e , ma i l Romano ch iamò a sè uno dei portato r i

Page 373:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 74

e scriss e l a ri s pos ta , parola per parola . Essa era ch iara ecompren s i b i l e , e con ten eva i ns ieme una storia , u n

’ accusa ,u na pregh ie ra . Una persona comun e non avrebbe potutofarne u na ugual e , ed egl i non poteva fare a mén o d i c rederle ed averne pietà .

Tu sarai a iutata , don na d is se , ch i udendo l asua tavo le tta. Ti ma nderò de l c i bo e del l e bevande .

E dei v est i ti , del l’ acqua pura , v e ne preghiamo , o

generoso Romano .

Come des iderate . r is pose egl i .Dio è buono ! disse la donna s ingh iozzando

Possa l a sua pace esser con vo i !

Ma egl i aggiu nse i o non posso rivedervi .Fate i vostri preparativi , e ques ta sera v i fa rò ac c om pa

gnare al la porta del l a torre e vi lib e rerò . Voi conoscete l alegge , add io .

Diede gl i ordi n i agl i uomi n i ed usci .Poco dopo al tr i sch iavi en trarono nel l a cel la c o n un

gran reci pien te d ’ acqua , u n catin o , dei to vagliuo li ed unpi atto c o n pane e carne . Portarono pure degl i abi ti affin

c hè l e donne l i potessero i ndossare , e l i posarono perterra ove l e prigi on iere avrebbero potu to faci lmen te prenderl i al l on tanandos i subi to .

Le due don ne fu rono condotte al l a porta e po i l asciatesu l l a s trada , verso l a metà del l a prima vegl ia . Cosi i l Ro

mano se ne l i berò ed esse fu rono ancora una vol ta padroned i sè nel l a ci ttà de i l oro pad ri .Esse guardarono l e s tel l e , bel l e e l ucen ti come per lo

passato , e si domandarono a vicendaCosa accadrà ora ? e dove anderemo ?

CAP ITOLO I I I .

Men tre Gesio i l custode , si presen tava al tri bu no ne l laTorre d i Anton ia , u n uomo sal i va i l decl ivi o ori ental e de lmon te degl i U l ivi . La s trada era scabrosa e po lverosa , ela vegetazione a l l ’ i n torno era bruciata dal sol e d ’ estate .

I l viagg iatore poteva di rs i fortunato , non solo perchè eragiovane e vigoroso , ma anche per gl i ab i t i l eggeri ch e

'

in

do ssava .

Procedeva len tamente , guardandosi i n to rno non con

Page 375:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

p'

oi rifless ion i tutte personal i . ri cord i che non avrebbe mai

potu to d imen ticare e c h e l a vi s ta del la patria ric h iamavan

c o n pi ù vi va i n ten s i tà .

Un p aesaggio di co l l i ne sub isce poch i cambiamenti quandopoi l e co l l ine sono rocci ose non n e subisce affatto . Lo spettaco lo c he l a natu ra offr iva a Be n Hur era uguale a quel loc h e l a natura d i q uei l uogh i oflre oggi , t ranne i l panorama del l a ci ttà , c h e è , n atu ra lmen te , varia to , per l

’ operaalacre de l l ’ uomo sempre pi ù m c iv ih to .

I l so l e ri scaldava i l versan te occiden tal e del Monte degl iU l iv i più di q ue llo orien tal e , e , naturalmente , gl i uomi n i davano a quel l o l a lo ro preferenza . I vigneti , d i cu i i l mon tee ra parzia lmen te r ives ti to

,ed i poch i a l beri spars i , per la mag

gior parte fich i e vecch i u l iv i sel vatici , erano verdeggian ti .I n fondo , presso l

asc iu tto l etto de l Cedron , l a verzu ra si

faceva pi ù bel l a e pi ù piacevol e al la vi sta ; l à te rminavai l Monte degl i Ul ivi e cominciava i l Moriah , baldanzoso ,

bian co come la neve , fabbricato da Salomone e completato daErode . Gli occh i sal i vano poi d i mano i n mano su l le poderoserocci e , fi no al la porta d i Salomone ; c h e formava i l p iedes tal l o del monumento d i cu i l a col l ina era lo zoccolo ;gl i occh i ri sa l ivano al la Corte dei Gen t i l i , a quel l a degl iI s rael i ti , poi a l l a Corte del l e Don ne , i n sieme a quel l a de iSacerdoti , ciascuna del le qual i e ra u n a mole d i bianche c ol on n e d i marmo , sovrapposte l ’ un a al l ’ al tra come tan teterrazze i n cima del l e qua l i , formando l a corona d i q uestasuperba mo l e , i nfin i tamen te sacri , be l l i , .maestos i , sfo lgo

ran ti d ’oro , ecco i l Padigl i one , i l Tabernacolo , ed i l San todei San tiL

Arca non era là , ma Je o va viveva nel la fede dei figl i d ’

Israe le . I n nessun'

al tro l uogo s i sarebbe trovato u n

tem pio , un monumen to c h e pareggiasse questo edifici os traord i nario . E di tutto c iò ora non rimane neppu reuna pietra . Ch i l o r i farà ? Quando ric ominc ierà l a ricos truzione ? Cosi si domanda ogn i pel legri no che s i fermaal pos to occupato adesso da Ben Hur , ben sapendo che lari spos ta non può ven i re c h e da Dio , c h e cus todi sce gelosamen te i suoi segreti .Ed ancora gl i occh i d i Ben Hur osse rvavano i tetti

de l tempio , l a col l i na d i S ion piena d i s acre memorie . Eisapeva che l a val lata , da F e rmaggiai, si s tendeva lassù profondamente i ncassata fra i l Moriah e i l S ion , e attraversatada l lo Xisto ; ricca d i giardin i e d i pal azzi ma sopratuttoegli fissava con sguardi avidi i l paesaggi o maestoso per

Page 376:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 77

edifici ch e i ncoronava la col l ina real e ; l a casa d i Cai fal a S i nagoga cen tra le , i l P retorio romano , 1

’ Hip p ic o , ei tri s ti ma superb i c e no tafi Fase lo e Mari an na sor

genti su l l o s fondo del Gareb , rosseggian te i n lon tanan za .

E quando , fra tu tti , r iconobbe i l palazzo d’Erode , potè forse

pen sare ad al tro c h e al Re c h e doveva ven i re , sovrano c u i

egl i s tesso s i professava devoto , i l cu i cammi no vol eva spianare ? La sua fantas i a corse veloce a l giorno ne l qual e i ln uovo Re sarebbe s tato proclamato e avrebbe p reso possesso del Moriah , del sacro Tempio , d i S io n e del l e suetorri e de i sum palazzi , d i An ton ia mi nacciosa , al la dest rade l Tempio , de l la nuova ci ttà d i Beze tha , ancor pr iva d imura , accol to da mi l ion i d i I s rael i t i acclaman ti c o n palmee con band ie re , c an tando in n i fes tos i perchè ilSign ore avevavi n to e l i aveva fatti s ignori de l mondo .

Si di ce che i l sognare sia u n fenomeno n o n de l giorno madel l a notte . Se s i s tud iasse megl io s i vedrebbe c h e quas itu tti i p roposi t i s i n u tri ro no i n u na specie d i dormivegl ia .

Sognare è i l p remio d i c h i l avora , è i l v i n o ch e sos tien el e nostre forze , c h e ci rende cara l a fatica pe rchè la stanc h e zza c h

e ss’

inge n era è propi zi a a l son no . Vivere e so

gnare . Solo dopo mort i non si sogna . Nessuno rida dunqued i Be n Hur pe r l e sue fantas ti che ri e

,perchè ch iunque s i

fosse trovato i n que l l uogo ed i n que l l e cond izion i d i an imo , avrebbe fatto al trettan to .

I l so l e s tava per t ramontare . Per u n momento i l fiammeggian te d isco sembrava accovacciars i su l l e l on tane vettedel l e montagne del l ’ ovest , t i ngendo i l cie lo , sopra a l l aci t tà , d i u n colo r d i rame e i ndorando le mura e l e to r r i .Poi scomparve . Nel la ca lma del la sera , i pensier i d i Be nH ur si i nd i ri zzavano verso la casa pate rna . Egl i fissava isuoi sguard i i n u n pun to de l cie l o , u n po ’ a nord de ll’ incomparabi l e facciata de l San to dei Santi . Sotto d i esso , proprio nel la d i rezione del fi l o a piombo , sorgeva l a casa d isuo padre , se pure ancora es is teva .

La dolce i n fluenza d i q ue l l ’ora i n teneri va i s uo i sen timen ti , e , mette ndo da parte l e sue ambizion i , egl i pensòa l dovere che l o conduceva a Gerusal emme .

Una sera mentre si t rovava c o n I lder im su l deserto esam i nando il te rreno c o n occh io d i so ldato i n ce rca d i l uogh i atti al l a battagl ia , giu nse u n messaggero col la noti z iac h e Grato era s tato rimosso e Pon zi o Pi lato n e prendevai l pos to .

Messala , ridotto a l l ’ impotenza , credeva morto Ben Hur .

Page 377:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 78

Grato non aveva p i u al cun potere ; perchè avrebbe dovutoBen Hur differi re pi ù ol tre l a r icerca de l l a madre e dellasore l la ? Non v ’ era p iù nu l la da temere , ora . S ’ eg l i non poteva cercare le - due donne personalmente ne l l e prigion ide lla G iude a al tr i poteva farlo per l ui . Se l e due perdutes i fossero trovate , Pi lato non poteva aver ragi on i per trattenerl e . e se ne avesse avute , sarebbero state ta l i da cederedavan ti a l denaro . Una vol ta trovate , egl i l e avrebbe portatei n l uogo s icuro , poi , c o n l a mente p iù calma , l a coscien zatranqui l la pe r aver compiu to q ues to primo dovere , Sl sa

rebbe dedicato i n tieramente al Re a tteso . La sua ri so luz ionefu subi to presa . Quel l a notte egl i s i c o nmgliò c o n I lderim edottenne i l suo assenso . Tre Arabi lo accompagnarono aGerico , dove egl i l i lasci ò coi cava l l i e p rocedette so lo eda pied i . Mal luch doveva i ncontrar lo a Gerusalemme . I d isegn i d i Ben Hur erano mol to vagh i . Egl i cercava di teners i , i n vista de l fu tu ro , nascosto al le autori tà , specia lmen teRomane . Mal luch era u n uomo as tu to e fidato , proprioq ue ll o c h e c i voleva per d i rigere l e ricerche .

Dove comi nciare ? Questo era i l prob lema . Egl i non n eaveva u n ’ idea ch iara . Avrebbe des idera to d i comi nciaredal l a Torre d i An tonia . La trad izion e c h e non si potevaresi s tere a l ungo negl i oscu ri l abi ri n t i de l le tri s ti cel l e ,metteva i l te rrore ne l l a men te degl i Ebrei , p i ù c h e l aforte guarn igione che cus todiva i l cas te l lo . Potevano ben issimo essere sepol te laggiù . I nol tre l ’ i s ti n to c

’ i nsegna d i cominciare l e ricerch e ne l posto dove l e u l t imevestigia si perdettero d i vis ta , ed egl i non poteva d imentic are c h e l ’ u ltimo sguardo c h e aveva ri cevuto dal le sue

care perdute , era s tato appu nto men tre l e guardi e l e spi n

ge vano i n d irezione del l a Torre . Se non vi erano pi ù .

ma v i erano state , r imarrebbe certamente qualch e ricordo del fatto

,qualche traccia da segui re .

Oltre al l ’ i s ti nto anche u na speranza l o sp ingeva .

Aveva saputo da Simonide c h e Amrah , l a nu trice Egi

giziana , era ancora i n v i ta . I l le ttore s i r i corderà senzadubbio che la fedele creatu ra , l a matti na i n c u i l a sven tu ra

p iomb ò sugl i Hu r , sfuggì a l l e guardie , e ri tornò a l p a

l azzo , dove rimase ri nch iusa .

Simon ide la man tenne duran te gl i ann i seguen ti , cosioc h è essa s i t rovava ancora là , so la ad occupare l a grancasa che Grato non era riusci to a vendere ad on ta di tu ttel e sue esi bi zioni .La stori a dei s uoi l egi ttimi p ropri etari bastava ad ai

Page 379:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

380

q u illame n te . Guardando i n su egl i scorse la muragl i a asette n tr ione del la Torre d ’ An ton ia , u n masso mi nacc i osoc h e spi ccava ne l ci e lo torbido e grigio . Egl i si fermò comea l comando imperioso d i u na sen ti nel la . La To rre erac o sì al ta e poderosa , sorgeva sopra b a51 cosi s icu re ,

da sembrare u na nube gigan tesca ne l l ’oscu ri tà , ed egl i fucostretto a riconoscere c h e , se sua madre—fosse s tata col àri nch iusa , egl i sarebbe stato impoten te a salvarla .

Che cosa avrebbe potuto fare per l i berar la da quel l atomba ? Nul la . Un eserci to avrebbe percossa i nvano quel lafacciata d i p ie tra con bal is te ed arie ti . La gran torre d isud es t 10 sembrava guardare c o n ari a d i rude d isprezzoed egl i pensò che l e forze umane son ben debol i e c h e

D io è l ’u l tima speranza dei miseri . Ma Iddio è spesso , permotivi imperscru tabi l i , l en to ad agi re !Oppresso dal dubbio e da l presen timen to , prese la v ia

d i fron te al l a torre e la segu i l entamen te , man tenendos ia ll

o ve st.

I n Beze th a egl i sapeva esserv i u n Khan o ve avrebbe p òtu to trovar al loggio duran te i l suo soggiorno i n ci ttà , ma

adesso non poteva res i s te re al des ideri o d i rivedere l a suacasa . I l suo cuore l o conduceva da quel la parte .

I l vecch i o salu to ’

so le n n e ch ’egl i ri ceveva da quel l e poc h e person e che i ncon trava non gli era mai sembrato c o sì

p iacevole . Di l ì a poco tutta la parte ad orien te de l ciel ocomi nci ò a i nargen tars i e a bri l l are . Cose prima i nvis ibi l i ,speci e l e a l te torr i sul Monte Sion s

illuminaro n o d ’ u nchiarore spettral e sembrando castel l i l i bran ti s i i n aria .

Egl i gi unse alfine a l la casa d i suo padre . Fra quel l i chel eggono ques te pagi ne v i sarà c h i i ndovi nera i s en timen tidai qua l i era i nvaso i l giovane . Alcun i avranno avuto casenel l e qual i vi ssero fe l ic i ne l la lo ro gioven tù , parad is idonde p artiro n c o n gioia i n fan ti l e col le lagrime agl i occh i ,e cu i tornerebbero : l uogh i d i ri sa e di canti , d i amic imepi ù care di tu tt i i trionfi del la vi ta .

Al la porta settentri onale del la vecch ia casa Ben Hur si

fermò .

La ceralacca adoperata per sigi l la re l’

usc io s i vedevaancora

,e attraverso l e imposte v ’era u n asse c o n scri tto

PROPRI ETA ’ DELL ’ IM PERATORE

Page 380:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

38r

Nessuno vi e ra usci to od en trato dal giorno terr i b i l ed e l la separazion e . Doveva egl i bussare come per l ’ addietroEra i n uti le , eg l i l o sapeva ; pure n o n poteva res i s tere al laten tazione . Amrah potrebbe ud i re , e guardare da u na d iq uel le finestre o da qualch e porta . Prendendo un cio tto lo ,

mon tò sul l argo grad i no d i p ie tra e picchio t re vol te . Uneco lenta rispose . Egl i p ic c h iò una seconda vol ta p iù forted i prima ; e poi a ncora , fe rmandosi ogn i vol ta per asco lta re . Nessu n suono ruppe i l s i le nz io . R i tornando su l l a s trada egl i guardò atten tamen te l e fines tre ; anch

’ esse e ranomute e senza v i ta . I l parapetto de l tetto s p iccava ch iaramen te ne l cielo i l l umi nato n u l l a avrebbe potuto muovers isenza che egl i se ne fosse accorto , e n ul la realmen te si mosse .

Dal l ato setten trional e egl i passò all’

o ve st, ove s’

a privan o

quattro finestre che guardò a l ungo ed ans iosamen te , mac o n l o s tesso risul tato . Certe vol te i l suo cuore s i gonfiava d i desideri impoten ti ; certe al tre t remava i nnanzi a l l ei l l us ion i de l la sua fan tas ia . Amrah non fece al cu n cenno ;neppur e u n fan tasma s i mosse .

S i l enziosamente , a l l ora , egl i s i avvici nò al la faccia ta meridio nale . Anche l à la porta e ra suge llata e recava la mes ima soprascri tta . L ’ armon ioso s plendore del la l una d iagosto , apparendo su l la cres ta del l

’ Ol iveto , poi ch iamatoMon te de ll’Offe sa , faceva ri sal tare l e paro le , ed egl i l el esse , i n preda a un

’ i ra muta e impote nte . Tutto ciò cheegl i poteva fare , era d i s trappare l

’ asse dal l ’ i nch iodatura ,

e d i l anciar la ne l fosso ; poi si sedette su l gradi no, e pregòDio affinchè affrettasse l a ven uta de l nuovo Re . Questos fogo lo rese più ca lmo ; a poco , a poco cedette al l e fatic h e de l lu ngo viaggio , compiuto sotto l a s fe rza de l so l ech i nò l a tes ta l en tamente e si addormen tò di u n son nop rofondo .

Poco dopo , due donne discesero la s trada nel la d i rezion edel l a Torre d i Anton ia , avvici nandosi al la casa dei H ur .Esse avanzavano furtivamente , c o n pass i tim id i , fermandos i ogn i tan to per ascol tare . Al l ’ angolo de l fabbrica tou na

'

si ri vo lse al l ’ al tra , e disse a bassa voceEccoci , Ti rzah .

E Ti rzah , dopo aver guardato i n to rno a sè , afferrò l amano del la mad re , e v i s i appoggiò pesan temen te , sin

gh io zzando ,senza p roflerire una parola .

And iamo i nnanzi , figl ia mia , perche la madrees i tò e t remo ; poi s forzandos i d

’ essere calma , con ti nuòperchè quando spunterà i l giorno

,ci cacceran no dal le

Page 381:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

382

porte del l a ci ttà ch e s i ch i uderan no per sempre dietro d in o i .

Ti rzah s i l ascio cadere sul le pietre .

Ah , si ! e l la d isse fra i s ingh iozz i ; Dime n tic avo . Credevo di andare a casa . Ma siamo l ebbrosi

,

e non abbiamo casa ; apparte niamo ai mort i !La madre si abbassò e la sol l evò teneramen te , d icendo

Non abbiamo n u l la a temere . Andiamo avan t i .E i n veri tà , alzando sempl icemente l e loro man i , esse

avrebbero messo i n fuga una i n tera legione .

Avanzandos i p ian p iano , rasente al la muragli a , procedettero come due fan tasmi , s i n che arrivarono al l a porta ,davant i a l la qual e esse pure s i fe rmarono . Vedendo l

'

asse ,montarono su l grad i no , e l esse ro la scri tta

Questa è p rop rieta'

dell’

b np era tore

Al lora l a madre gi unse l e mani , e con gl i occh i r ivol t ia l Cie lo , gemette c o n i nd ici b i l e angoscia .

Che cosa c' e mamma ? Tu mi spaventi !

Lentamente essa rispose : Oh ! T i rzah , i poverimuoiono ! Egl i è morto !

Ch i , mamma ?

Tuo fratell o ! Tutto gl i fu to l to tu tto perfinoq ues ta casa !

Povero ! d isse Ti rzah c on sguardo smarri toEgl i non potrà mai aiutarci .E al lo ra

,mamma ?

Domani , domani , figl ia mia , troveremo u n postopresso la s trada , e ch iederemo l ’e lemosi na come fanno il ebbros i ; mendicheremo ,

Tirzah si appogg iò d i nuovo al la madre e c o n vocefioca b isb igliò :

Mori re , mori re !No disse la madre c o n pron tezza . I ddio

ha fissata l a nos tra ora , e noi s i amo creden ti i n Dio . Lorispetteremo anche i n questo . Andiamo .

Ell a afferrò la mano di Ti rzah men tre parlava e i nsi emevo l tarono l ’ angolo oves t de l la casa , sempre rasenta ndo i lmuro . Non trovando alcuno prosegu i rono fino al l ’ al tro angolo s fuggendo i l ch iaro d i l u na , c h e i l l uminava tutta l afacciata meridionale e par te del la s trada .

Ma i l des iderio del la madre era forte . La nciando unosguardo i ndietro ed i n a l to verso l e fi nes tre , en trò ne ll ’ area i l l umi nata a tti rando seco Ti rzah ; al lora apparve i n

Page 383:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

384

s truggeva d i gettargl i l e braccia a l col lo , d i stri ngergl i i lcapo al suo , petto e d i baciar lo come soleva fare nel l a suafanciu l lezza ! Dove trovò el l a l a forza per res is tere al l ’ impu lso ? Dall

amor suo , o l ettore ! dal suo amore * materno ,

c h e , se tu poni ben men te , i n q ues to differi sce da ogni al troaffetto : che , tenero per l

’oggetto , può e ssere i nfini tamente t iran n ic o per se s tesso ; d i qu i tu tta la i nfini ta forza del sacrificio . Neppure se avesse potu to ricupera re la salu te e l a fortuna , per nessuna benedizione di questa vi ta , non per l avi ta medes ima , avrebbe permesso c h e i l suo baci o i n fettoposasse sul l a d i l u i guancia ! Eppure e l la deve toccarl o ; i nquel l ’ i s tan te c h e l ’ha trovato , deve r i nu nciare a lu i per sempre ! Fate che u n ’al tra mad re vi d ica l ’amarezza d i quel pens iero ! —Essa cadde i n gi nocch io , e , s trisciando fino ai suoip i edi , accos tò l e labbra al l a suol a d i u n sandalo , l a toccòu na vol ta e poi u n ’al tra ancora , e i n fus e tu tta l

’an ima sua

i n q uei baci .Egl i Sl mosse , ed agi to l a , mano . Esse fecero u n passo

i ndietro , e l’

udiro no mormorare i n sognoDov ’ è l a mamma , Amrah ?

E di nuovo ricadde i n u n sonno profondo . Ti rzah lo d ivorava cogl i occh i ardenti . La madre nascose i l v iso nel l apolvere cercando d i soffocare u n si ngh iozzo così profondoe c o sì forte c h e l e sembrava i l suo cuore scoppiasse . Quas idesiderava ch ’egl i s i s vegl iasse .

Egl i aveva ch iesto d i l ei ; el la non era d imen ticata ; finnel sonno pensava a lei . Non era abbastanza ? La madrefece un cen no a Ti rzah . s i al zò , e, gettando sull

asso p ito

ancora u n u l timo sguardo , come per s tamparne eternamentei n cuore l ’ immagine , ria ttraversò l en tamen te la s trada . Là ,nascos te dal l ’ombra del muro , s i fermarono , e , fissandoloi n gi nocch io , aspettarono ch

’egl i si svegl iasse . Aspettavanoq ualch e mi racolo : non sapevano quale . A noi n o n è datomisu rare la pazienza d i u n amore come i l l oro .

Di lì a p o co ,me n tre egl i dormiva ancora , u n’al tra don na

apparve su l l ’angolo del palazzo . Le due l ebbrose , ac c ovacciate nel l ’ombra , l a scorsero perfettamente , i l l umi nata comee ra dal l a l una ; una figura piccola

,curva , scura d i carn a

gione , grigia d i capel l i , vesti ta decentemente al l a fogg iadi una serva , e portando un cesto pieno d i verdura .

Al la v is ta del l ’ uomo coricato su l gradi no,l a n uova ve

nuta s i fermò ; poi , come se avesse presa u na ri sol uzione ,conti nuò l a sua s trada camminando i n pun ta d i pi ed i . Passòv ic i na al dorm ien te, s

ap p ressò al la porta , apri faci lmen te,l o

Page 384:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

385

s portel l o e mise la mano nel l ’apertu ra . Una del l e l a rghe ass i forman ti l

imposta s i n is tra , gi rò su se s tessa senzafar rumore . El l a depose nel l ’ in terno i l canes tro , e stavaper en trare essa medes ima , quando , cedendo al la cu r iosi tà ,s i piegò per dare u n ’occh iata a l fores tiero , i l v i so de l qualepoteva ben iss imo vedersi .Le spettatr ici dal l ’al tra parte del l a strada udiro no u n

e sc la

mazion e soffocata e v idero la donna fregars i gl i occh i comeper ri n novare i n loro la forza ; p iegars i d i n uovo, giungere l eman i , guardare s tord i tamente i n torno , e po i ch i nars i ancora , su l dormien te , prendergl i l a mano e baciar la teneramente . Ah ! c iò c h

’e sse brama vano tan to d i fare e che no n

osavano ! Svegl iato da q ue ll’

atto , Ben Hur , i s ti n tivamen teri ti rò la mano , e c o sì facendo i suoi occh i i ncon traronoque l l i de l la donn a .

Amrah ! O Amrah ! se i tu ? egl i d isse .

La vecchia non potè ri spondere a paro l e , ma gl i cadde a lco l l o p iangend o d i gioia ,Con del i catezza egl i si svin c o lò dal suo braccio ; so l l e

vando i l vecch io viso rugoso del l a serva , tu tto bagnato d ilagrime lo baciò , c on u na gioia non me n o in te nsa d i que l lada le i d imostrata .

Poi l e due asco l tatrici dal la s trada l’ udiro n o escl amareTi rzah .… d immi c h e è successo di loro ,

parla ; t i prego .

Amrah d iede i n u n nuovo 500ppi0 d i p ian to .

Tu le hai vedute , Amrah . Tu sa i dove sonoDimmi che sono qu i i n casa .

Ti rzah s i mosse come per s lanciars i verso d i l u i , ma lamadre , i ndovi nando i l suo i n ten to, l

afferrò per l a manosussurrando

No no , per l a tua v i ta . Noi s iamo i nfette , noi s iamoi n fette !I l suo amore era t i ran n ico nel la sua magnanimi tà .

Sebbene i l oro cuori fossero s traziati , egl i non avrebbedovuto diven tare , per colpa del la madre e della sorel la , l ebbroso com ’esse .

Perciò l ’amore v i nse .

I n tanto Amrah , cu i si ri vo l gevano le suppl iche d i BenHur , piangeva sempre pi ù .

Stavi per e n trare , egl i con ti n uò vedendo ch e

i l batten te e ra aperto . Andiamo al lora , i o ver rò c o n te . Ecosì d icendo s i a l zò . I Roman i la ma ledizmn e di

Dio cada su d i loro , i Roman i menti rono . La casa èmia , al zati Amrah , ed en triamo . 25

Page 385:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 86

Un momen to dopo ess i erano spari ti,l asciando le due

donne sol e ne l l’

oscuri tà .

Esse tenevano gl i occh i fiss i su l l a porta l a quale non sisarebbe mai pi ù spalancata per loro , e s i s tri n sero semprepi ù l ’una a l l ’ al tra . Avevano fatto i l l oro dovere , i l l oroamore era stato messo al l a p rova ed avevano vi n to . I l giornoseguen te furono t rovate dal le guardi e e cacciate dal la ci ttàa sassate .

Via d i quà , voi s iete morte pe l mondo , v ia !

Con questa sen tenza ch e ri sonava mi nacciosa al le loroorecch ie , usci rono dal l a ci ttà .

CAPITOLO V .

Al giorno d ’oggi i v iaggiatori i n Terra San ta , che cercano il bel l iss imo Giard i no Reale , discendono i l l e tto de lCed ron , o proseguono per la cu rva d i Gihon fino ad arriva1e al l a vecch ia fontana d i En—rogel . Qui sostano , bevonou n sorso del l ’acqua fresch issima e do lce , osservano l e grand ip ietre che circondano l ’orl o del pozzo , ch iedono la sua

profondi tà , sorridono forse del modo primi tivo di att ingerl ’acqua , e dopo aver dato qualche soldo al povero d iavoloc h e presi ede a quel la funzione , s i ri volgono i ndietro . E ’

a l l ora c h e i l panorama d i Gerusalemme appare pi ù maestosoc h e mai a i loro sguardi .Qui i mon ti d i Moriah e d i Sion , degradan te i n Ie n e

pendio verso l ’antica ci ttà d i Davide ; là , sul la c ima deico l l i appaiono le rovi n e dei palazzi rea l i , i l duomo elegan tede ll

’Haram , i p oderosi avanzi de ll’

I p p ic o , minacci oso ancoranel le sue rovi ne .

A destra è i l Monte de ll’Offe sa , sol i ta rio e ro c c io so , a s in istra i l Col l e de l Catti vo Consigl io , c h e l e l eggende rabb in iche e monasti che han no ci rcondato d i u na fama cosìm is te riosa e terri bi l e .

La sua base i n fatti , secondo l a tradizione , c o p re l’

e n tra ta

del l ’ i n ferno , i l Gehen na del l a re l ig ione Ebraica . Su l fiancoori en tale fron teggian te l a ci ttà s i aprono caverne e sorgonoi n numerevol i tombe , che , a l tempo d i cu i scriviamo , eranoabi tate dai l ebbros i , non s ingolarmen te , ma forman ti u n

’ i nte ra col on ia .

Quel lo era i l l oro domi n io , quivi avevano fondato una

Page 387:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

bi le . Sarebbe andato e tornato d i n otte . El l a dovettes tars i con tenta d i q uesta decis ione ; soddis fatta , subi to si

occupò d i cercare ogn i mezzo per rendergl i piacevo l i questev i s i te d i s fuggi ta .

Non le passava per la tes ta che egl i e ra gia un uomo , ei suoi gusti giovan i l i s i sarebbero potu ti cambiare .

S i ricordava ch e da bambi no era ap p assio natissimo de idolci , e decise d i p re p ararn e varie qual ità e averle semprepron te ogn i vol ta che egl i ven iva .

Non era u na idea fel ice forse ? C o sì l a sera seguen te ,pi ù presto de l so l i to , el l a usci , c o l su o ces to , ed andò almercato de l la Porta dei Pesci .Girando d i qua e d i là , i n cerca del migl ior mie l e , l e

accadde d i udi re u n uomo raccon tare una s tori a .

Quale era ques ta s to ri a , i l l e ttore si potrà faci lmen te immaginare quando sappia c h e i l narratore era u no degl iuomin i che avevano tenuto l e torci e per i l comandan tedel l a Torre d i Anton ia , al l orchè fu demol i ta la porta de l l ace l l a n umero VI .El la udì tu tti i parti co lar i del la scoperta e i nsieme i

nomi de i prigion ieri .Asco ltò i l raccon to trattenendo i l fiato , temendo d i per

dere u na paro la .

Termi nate l e sue compere , r i tornò a casa , credendo d isognare . Quale fel ici tà poteva procurare a l suo protetto !Aveva trovata sua madre !El la pose i n u n can to i l canestro , ora ridendo , ora pian

gendo . Tutto ad un tratto s i fermò e pensò . I l s en ti rs id i re c h e sua madre e Ti rzah erano i n fe tte dal l a l ebbra l oavrebbe esposto al la morte . Egl i si sarebbe recato nel l orrenda ci ttà sopra la col l i n a del Cattivo Consigl i o , bussandoal la porta d i ogn i tomba i n fetta , senza pace, domandandod i l oro , e la malatti a avrebbe co l to anch e lu i ; i l l orodes ti no sarebbe s tato anche i l suo .

El la si torse l e mani . Che cosa doveva fare ?Come tan ti prima d i le i , e tanti fece ro dopo , t raendo

dal l ’ i ntensi tà de l l ’ affetto i spi raz io n e , se non saggezza ,venne ad u na concl usione s i ngol are .

I l ebbros i , el la l o sapeva , so levano ogn i matti na discenderedal le loro s epolcral i d imore su l l a col l i na , e prendere una

p ro vwsta d ’acqua per la gi ornata , dal pozzo Eu—rogel .Portavano le loro an fore , l e appoggiavano per terra ed

aspettavano , stando l on tano , finchè fossero riempi te . A que lpozzo l a sua pad rona e Ti rzah dovevano veni re ; poichè

Page 388:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

l a l egge era i nesorabi le , e non ammetteva al cu na d isti nzione . Un ri cco l ebbroso non era trattato megl io d i u nopovero .

Così Amrah decise d i non par lare a Ben Hur del la s tori ach e aveva ud i to , ma di andare sola a l pozzo ad aspettare .

La fame e l a s ete v i spi ngerebbero gl i sven tu rati , ed essacredeva di poterl e ri conoscere a pr ima v is ta . Ad ogn i modosarebb e s tata da l oro ri conosciu ta .

I n tan to arrivò Ben Hur e ch iacch ier arono a l ungo in

s i eme . L ’ i ndoman i doveva ven i re Mal l uch ; e la r icercasarebbe sub i to i ncominciata . Egl i e ra impaziente . Per d istrarsi , duran te l

’attesa , vo leva v is i tare i l uogh i sacr i de lvic inato . Quan tu nq ue i l segreto pesasse sul la cosci enza del ladonna e l e sue l abbra ardessero da l des ideri o d i svelarlo ,essa si man ten ne calma .

Quando se ne fu andato , e l la s i affaccendo a preparargl i u na buona co lazion e che l o s famasse a l su o ri torno . Esul far del l ’alba ri emp ì i l canes tro , si provvide d i u n ’ anfora e prese l a via ch e conduce a En - roge l , so rtendo perl a Porta dei Pesci , c h e era una del l e p rime ad apri rsi .Poco dopo i l l evar de l sol e quando la gen te s i affo l lavamaggiormente i n torno a l pozzo una mezza dozzi na d i se c

ch ie erano i n moto ne l l o s tesso tempo , ognuno volendoandarsene finchè durava i l fresco del matti no gl i ab i tatoridel la tri s te co l l i na incomi nciarono a far capol i no e a muovers i fra l e l oro tombe . Un po ’ p i ù tard i apparvero a gruppi ,formati i n parte da fanci u l l i , alcun i in tenera età . Al tri ven ivan o fu rtivamen te al l o svol to della rupe donne c o n

an fore 50pra l e loro spa l l e , uomi n i vecch i , zoppican ti , sorretti da baston i e da gruc c ie . Alcun i si appoggiavano su l l espa l l e de i compagni , al tri , tota lmen te impoten ti , si l asci avano trasportare dagl i am ici sopra lettighe .

Anche que l dolore , comune a tant i esse ri ch e s i amavan onel l a sven tura , trovava u n po

’ d i sol l i evo i n ques to recip roco con forto .

Dal suo posto presso i l pozzo , Amrah teneva d ’ occh i oquei gruppi spettra l i . P iù d ’ u na vo lta essa credette di r icon oscere le i n fel i ci dell e q ual i andava i n cerca . Non dubitava che esse fossero su l l a col l i n a e c h e dovesse ro ven i rea l pozzo : fors e aspettavano so lo che tu tti gl i a l tr i si fossero servi ti .Quam al la base del l a ru pe

,v i era u na tomb a che p iu

d ’u na vo l ta aveva attratta l ’attenzi on e d i Amrah per l ’am

p ie zza del la sua en trata . Una pietra di grand i d imension i

Page 389:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

390

s tava vici na al l ’ i ngresso . I l so le penetrava l i beramenten el le ore pi ù calde , e pareva che fosse deserta a menoc h e non servisse d i ri fug io a qualche cane di ri torno dal l econsuete scorrerie .

Con sorpresa , l a pazien te Egizi ana v ide usa re d i l à duedonne , u na del le qual i a metà sosteneva e a metà conduceval ’al tra ; avevano en trambe i cape l l i b ianch i , sembravanovecch ie , ma le l oro vest i non erano s tracciate e si guardavano attorno , come se la l ocal i tà fosse loro nuova . Amrahcredette d i vederl e anche i ndietreggiare davant i al l os pettacolo de l la ri pugnan te compagn ia del l a quale facevanoparte . I l suo cuore b attè pi ù veloce , ed essa osservò ledue donne con crescen te atte nzione . Per qualche tempoesse rimasero immobi l i p resso la tomba , poi si mosserol entamente , t rascinandosi c o n pena e s

’ avvici narono alpozzo . Parecch i e voci ,

l e avverti rono d’

arre starsi ; tu ttavi aesse prosegui rono : l ’ uomo c h e atti ngeva l

acqua racco lsealcun i ciottol i , per sc agliarli l o ro addosso . Tutta l a gen tec h e s i t rovava là attorno le maled isse , e l a schiera dei l ebbros i n umerosa su l la col l i na gridò , ammonendol e , con vocestridu la

Siete i n fette , s ie te i n fette !Cer tamen te , pensò Amrah , quel l e due

creatu re sono nuove agl i us i dei lebbrosi .Si al zò ed andò ad in c o n trarle , prendendo c o n sè i l ca

n e stro e l’anfora . L ’al larme al pozzo scemo subi tamente .

Che sciocca , disse u na r idendo , chesciocca , dare de l buon pane ai l ebbros i !

E pensare che è ven uta fin qu i a bel l a pos ta ,

osservò u n ’al tro , i o almeno avre i aspettato d ’

imb a tterm i

i n l oro casualmente davan ti al l a porta .

Amrah an imata da più el evati sen timen ti , procedette . Se s i

fosse sbagl iata ! E più si avvici nava , pi ù sen tiva un nodos tri ngerl e la gol a , e d iventava confusa ed es i ta n te . Aquattro o C inque passi dal l uogo o v

’eran o l e don ne s i

fermò . Dio ! era dunque quel l a la padrona ch ’ el la amava ?

l a mano del la qual e e l l a aveva baciato cosi Spesso i n segnod i grat i tud i ne ? La sua immagi ne era un giorno per l e i i l

p iù puro ti po d i be l l ezza matronale , ti po ch ’ el la serbavafedelmente nel la memoria ! e quel l a Ti rzah c h

’ el la avevaal l evata da bambi na , de l la qual e aveva calmati i do loriaveva diwsi i passatempi i n fanti l i , era mai q uel l a l a sorridente , l a dolce Ti rzah , i l con forto del la casa , l a benedi zionepromessa al la sua vecch iaia La sua padrona , i l suo tesoro?L

anima del la donna trasali a quel l a vi s ta .

Page 391:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

39 2

Alzando l’anfora sopra l e spal le , si affre ttò a tornare i nd ietro . Per d imen ticanza , el la sarebbe andata sin do v

eran

esse , ma i l grido : I n fette , i n fette ! Al l’erta ! l

arre stò .

Mettendo l ’acqua vici no a l ces to , fece qua lche passo i nd i etro , e si fermò .

Grazie , Amrah , disse l a padrona imp adro

n e ndosi del l e provviste . Cuor d ’oro !Non v

è al tro ch ’ i o possa fare per vo i ? domandò Amrah .

Lo mano de l la i n ferma era sopra l ’ an fora , e la don naardeva dal la sete ; tu ttavia si fermò , ed alzandos i d i sse confermezza

Si , i o so ch e Giuda è tornato a casa . Lo vi d i l ’alt ra sera a l l a porta , addormen tato presso i l gradi no , e tu l ofaces ti al zare d i l à .

Amrah giunse l e man i .O signora mia ! Voi vedeste tutto cm , e non siete

accorsa !Sarebbe s tato un vol erl o uccidere . I o non posso pi ù

p render lo fra l e mie braccia . Non posso pi ù baciar lo . OAmrah , Amrah , tu l

’ami , l o so !Si

,d isse essa c o n effusione , scoppiando d i

nuovo i n lagrime , ed i ngi nocch iandos i . 10 mori reiper lu i !

Dammi una prova d i q uan to tu dici , Amrah .

Sono pronta .

Non gl i di rai dove s iamo e ch e ci hai vedute . Nondi rgl i n u l l a , Amrah .

Ma egl i v i sta cercando . E ’ venuto da l on tano pertrovarv i .

Egl i non deve trovarci . Non deve d iven tare c iò

ch e s iamo noi . Ascol ta Amrah . Tu ci servi rai come haifatto oggi . Ci porterai q uel poco c h e c i abbisogna . Orava . Tornerai l a matti na e la sera , d

’ ora i n nanzi , e…e l a voce tremò , poichè la ferrea vo lon tà stava per abbandonarla e tu c i parlerai d i l u i . Amrah ; ma a l u i nondi re una parola . Hai capi to ?

Oh ! sarà c osì duro i l senti r l o di scorrere d i vo i, evederlo gi rare i n cerca d i vo i di comprendere i l suodolore e non d i rgl i almeno ch e v o i vivete !

Puoi d i rgl i c h e s tiamo bene , Amrah .

La serva abbassò i l capo sde nzio sa .

No con ti nuò l a padrona ; è megl io c h e

tu taccia completamente . Va adesso e ri to rna ques ta sera ,noi t i aspetteremo . I n tan to , add io !

Page 392:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 93

I l farde l l o sarà pesan te a sos teners i s ignora miad i sse Amrah col l e man i davan ti a l v i so .

Quan to pi ù duro sarebbe i l veder l u i n el lo s tatoi n c u i s iamo ridotte ! ri spose l a madre , dando i l cestoa Ti rzah Torna ancora s tasera ri petè , prendendol’an fora ed avviandos i verso i l ri fugio .

Amarah attese , i n gi nocch io , che scompari ssero , poi r ip rese l a v ia del ri torno .

La sera essa ven ne ancora , e d’al lora i n poi fu suo pen

s iero cos tan te il servi r l e mat ti na e sera , e non lasciar l emancar d i n u l l a . La tomba , benchè cosi nuda e deserta , e ra meno tri s te , per l e sven tu rate , del l a cel l a nel latorre . La porta d i essa lasciava , quand

’ era socch i usa , passar l a l uce , e di nanz i ad esse s i s te ndeva un panorama pienod i vi ta , quan tunque l ontano e i narrivabi l e . Cosi era menoduro attendere l a morte .

CAPITOLO VI .

La matti na de l p rimo giorno de l settimo mese , Tish r ii n Ebraico , ottobre i n i tal i ano Ben Hur si al zò da l l e tt ic c iuo lo nel Khan , d i pess imo umore . Dopo l ’arrivo d iMal luch poco tempo era s tato perdu to i n ch iacch iere . Egl iaveva comi nciate l e sue r i cerch e al la Torre di An ton ia .

andando audacemen te , per via d i retta , al tri buno . Gl i spi egòl a storia dei Hu r e i parti co lari de ll

ac c ide n te toccato aGrato , facendo risaltar l ’ i n nocen za dei condan nati .Scopo del la ricerca era d i scopri re se alcuno del la d i

sgraziata famigli a fosse vi vo e d i portare u na suppl ica aCesare , pregandolo di res t i tu i re ai supersti ti i ben i e i d i ri t tic ivi l i . Tale supp l i ca , Mal l uch non ne dubi tava , avrebbedetermi nata u n ’ i n ch i es ta per ord i ne imperial e , dal l a qualegl i amici de l l a famigl i a non ave van ragione d i temere . I n r is pos ta , i l t r i bu no espose , c o n tu tti i ragguagl i , come avessescoperta la prigion e del l e due donne ne l l a Torre , e l essei l verbale c h e egl i aveva fatto s tendere i n torno a ll

’ac c adu to .

Mal luch otten ne che se ne facesse u na cop ia e qui nd icorse c o n essa da Ben Hur .Sarebbe vano d escri vere l ’effetto ch e p rodusse l a terr i

b i le s toria ne l gio vi n e . I l suo dolore non s i sfogò i n l a

grime o i n grida ; era t roppo profondo per prorompere i n

Page 393:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

—3 94man i festazion i rumorose . Egl i rimase seduto e s i lenziosoper u n pezzo , co l viso pal l ido ed i l cuore affran to da pensi eri che lo tortu ravano e c h e ogn i tan to s i esprimevano conparol e tronche e dette so tto voce .

Son lebbrose so n l ebbrose ! Esse mia madreTi rzah sono l ebbrose ! mio Dio !Era i n preda al l o s trazio p iù vivo ; qu i ndi p rese i l so

p rave n to l’ i dea de l la vendetta .

Si al zò e d isse fretto losamenteDebbo andar i n cerca d i loro . Potrebbero esser

mori bonde .

Dove andrai a c ercarle ?

I n u n sol o posto esse possono essere !Mal luch s

’in terp ose ed otten ne , dopo mol ti s forzi , che l a

d i rez ione del le ricerche fosse affidata a l ui . Andarono ins ieme al la Porta davan ti a l la Col l i na de l Catti vo Consigl i o ,

dove mendicavano i lebb rosi . Là essi s tettero tutto i lgiorno facendo elemos i ne , e cosi conti nuarono per tu tto i lres to de l qu i n to mese e per tu tto i l ses to sempre infru ttuosamente La spaven tevole ci ttà su l la col l i n a fu frugata i nogn i angolo dai l ebb ros i ecci tati da l le laute ricompenseoffer te . Anche la vecch ia tomba fu i nvasa e i suoi ospi t ifurono assal i ti d i domande , ma ess i s i guardarono benedal r ivelare i l p roprio segreto .

I l ten tativo d i Ben Hur qui nd i fal l ì . E fina lmente , l amatti na del primo giorno de l settimo mese gi un se informazione che , poco tempo prima , due donne, i n fette d il ebbra , eran s tate scacciate e sospi n te fuor de l la ci ttà , al l aPorta de i Pesci , dal le guard ie . Proseguendo nel l e i ndagin ie facendo confron to d i date , Ben H ur s

'

ac certò che le du ei n fe l ici eran proprio quel le cercate da lu i. Una tri s te concl u510ne derivò da q u esra s icurezza . O ve s i trovavan adess ol e sven turate ? Che era avvenuto d i loro ?Non bastava ch e fossero l ebbrose pensava i l figl i o c o n

q ue ll’

amare zza c h e i l l et tore può immagi nare non h a

s tava ! Erano anche s tate scacciate dal l a ci ttà natia ! Suamadre era morta ! morta abbandonata !Ti rzah era morta ! Egl i solo era i n v i ta . E perchè ?

Per quan to ancora , o Dio , per quanto anco ra sarebbe durata questa Roma ?

Pieno d ’ i ra , senza speranza , arden te de l des iderio d ivendetta

,en trò ne l la corte del Khan e la t rovò pi ena d i

gen te arri vata du rante la notte . Men tre faceva la sua primaco lazione ascol tò i d i scors i de i vi ci n i ed i n ispeci e

Page 395:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

396

La ri spos ta l i mise d i buon umore , ed i l messo disseHa i l ’ari a abbas tanza robus ta . Vien i con noi .

Ben Hur s i gettò i l mante l lo su l le spal l e .

Voi prevedete una lotta ? ch iese calmo , nel l os tr i ngers i l a ci n tura al l a vi ta .

Sì .Con c h i ?

Con i l corpo d i guardia Romano .

Sono l egi onari ?E d i ch i potrebbe fidars i u n RomanoChe cosa adopererete per battervi ?

Essi l o guardarono tacendo .

Ebben e egl i d i sse b isognerà fare que l l o chesi potrà , ma non sarebbe megl io e leggere u n capo ? I l e

gio n ari hanno sempre uno c h e l oro comanda , ed è così ch epossono agi re come se fossero moss i da una sola vo

l o n ta.

l Gal i l e i l o fissarono cu riosamen te c h e , quasi , l’ idea tor

nass e l oro nuova .

Riman iamo almeno d ’ accordo di non d ividerci ed i res tare vici n i . egl i soggiunse Adesso son pron toe voi ? i

Lo s iamo . Avan ti .I l Khan , ramme n tiamo lo , era i n Beze tha , l a n uova ci ttà ,

e per arr ivare al P retorio , come i Roman i chi amavanoi l pa lazzo d i Erode su l Monte Sion , i Gal i le i dovevanopercorrere l a pianura a nord—oves t de l Tempio .

Per v iottol ie scorciatoi e attraversarono rapidamente i l d is tretto d iAkra , giungendo al la Torre d i Marianna , donde , i n poch ipass i , s i arrivava al l a porta del l a fortezza . Per via essi i ncon trarono mol ta gen te ch e , come loro , andava a ch iedernoti zie de l la nuova empie tà commessa dai Roman i . F i

nalmen te arri varono al l e mura del P retorz'

um , dove laprocessione degl i anzian i e dei Rabbi n i era già entrata , congran segui to , l asciando d ietro sè una fo l l a immensa e c la

morosa . Un cen tu rione s tava al la porta c o n un corpo d iguard i e compl e tamen te armato , sch ierato sotto al l e magn ifi

c h e mura d i marmo .

I l so le si rifletteva sugl i e lmi e s ugl i scudi de i soldati , maess i erano ugualmen te i nd ifferen ti a l suo Spl endore e al l egrida e agl i i nsul ti del la p l ebag l i a . Attraverso al l e porte dibronzo una corren te d i c i ttadi n i con ti nuava ad en trarementre u n ’ al tra , p iù es igua , sortiva .

Che succede ? domandò un Gal i leo a u no d ique l l i c h e uscivano .

Page 396:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 9 7

Nul la fu l a ris posta i Rabbi ni son davan t ial l a porta de l palazzo e ch iedono d i veder Pi lato . Egl i r ifiu tò d i accordare ud ienza , ed ess i gl i mandarono a d i rec h e non se ne sarebbero andati finchè no n fosse ro s tat iascol tati . Ora s tanno aspettando .

Entriamo disse Ben Hur t ranqu i l lamen te prevedendo ciò ch

è probabi lmen te i s uo i compagn i non a

vrebbero preveduto e cioè c h e u n d iss idi o era sortofra i pretendenti e i l governatore , diss id io faci le a tramu

tars i i n un ten tati vo ser io d i ri be l l i on e .

Den tro al la Porta vi eran mol ti al beri c h e fo rmavano u ndoppio fi lare ; ess i eran coperti d i fogl i e e ombreggiavanodei sed i l i fatti d i ass i i nch iodate al l a megl i o .

La gente , tan to en trando che sortendo , evi tava cautamente l ’ombra degl i a l beri , poichè , e potrà pare r davveros trano , u n ordi ne dato dai Rabbi n i e che pretendeva esse rtratto dal la l egge d ivi na , proi b iva che en t ro al l e mura d iGerusal emme crescesse a lcu n ch e d i ve rde . Si d ice ch eperfino i l Re Sapien te , i l q ua le des i de rava un giardi no per lasua mogl i e Egi ziana , fu cos tretto a c ercarse lo nel c ro c ic

ch io de l l e va l l i a l d i l à d i En—roge l .Attraverso l e cime degl i a l ber i s i vedeva l a facciata de l

palazzo . Vol tando a des tra , l a compagn ia penetrò in unap iazza larga , a s i n is tra de l l a qua le sorgeva l

’ab i tazion e de lgovernatore . Una mol ti tudi n e ecci tata ri empiva la p iazza .

Tutti guardavano verso un porticato sotto a l quale apparivau na gran porta ch iusa , davanti a l l a q ua le s tazionava un

’a l trasch iera d i l egionari .La fo l la era cos i fi tta ch e gl i amic i n on avrebbero po

tuto avanzarsi , s e tale fosse s tato i l l oro des ide rio ; r imasero perci ò i nd ietro , osservando ciò che succedeva . Vicinoal portico potevano vedere gl i al t i tu rban ti de i Rabbi n i , l

’ impazien za dei qual i si comunicava a vol te a l l a fo l l a d i etrod i ess i . Spesso si ud iva u n gri do : Pi l ato se se i i lgovernatore

,fatti avanti

,fatti avan ti !

Dopo u n po ’ u n uomo s i spi nse tra la fol la : i l s uo vi soera rosso dal la coll era .

I s rael e non ha pi ù voce i n capi tol o ! egl i d issea voce al ta . Su ques ta terra sa nta s iamo can i d iRoma .

Credete v o i ch ’ egl i us c i rà ?

Usci re ? Non ha egl i rifiu tato tre vo l te ?

Che cosa faran no i Rabbi n i ?

Come a Cesarea rimarran no qui , sin ch è daràloro udienza .

Page 397:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

3 98

Non oserà toccare i l tesoro,nevvero ? do

mandò uno dei Gal i l ei .Chi l o sa ? Un Romano , non p rofanò i l Santo de i

San ti ? V ’è nu l l a di sacro per ess i .Un ’ ora trascorse , e , sebbene P i lato non s i fosse degnato

d i ri spondere,i Rabbi n i e l a fol la non s i mossero . Venne

mezzogiorno , por tando u n acquazzone , che s i rovesciò su lcapo degl i aspettan ti , ma sen za recare al cu n cambiamen tone l l a s i tuazione , t ran ne c h e l a fo l l a , se era poss ibi l e , eraaumen ta ta e rumoreggiava d i p i ù . I l gri di o era quas i contin uo Vien i fuori , vien i fuori Certe vo l te eranovarianti poco ri spettose . Ben Hur teneva riun iti i suo iamici . Egl i giud icava c he l

’orgoglio so Romano s i sarebbe

s tancato , e ch e l a fine de l d ramma non poteva essermol to lon tana . Pi lato non aspettava a l tro che i l popol ogl i offrisse u n pretesto per ricorrere al la vio lenza .

E la fine venne . I n mezzo a l la con fus ione si udì u n rumored i col pi , segu i to da grida d i dolore e d i rabbia . Gl i uomi n ivenerabi l i davanti a l porti co si vol tarono spaven tati . Lagente che s tava d i d ietro s i spi nse avan ti . Quel l i n e l centro si sforzavan d i usci re dal parapigl ia ; e per u n is tan te ,l a p ression e del le forze con trari e fu terri b i l e . Mi l l e voci s ia l zarono p er r ispondere , l a sorp resa si mutò rap idamentei n pan ico .

Ben Hur s i man ten ne calmo .

Puoi vedere ? egl i d isse ad uno dei Gal i l ei .No .

Ti alzerò .

Prese l ’uomo pe r l a vi ta e l o alzò d i peso .

Che cosa c ’è ?

Ora vedo , d isse l ’uomo . Vi sono alcun iarmati d i bas ton i , ch e s tanno battendo la gen te . Sonoves t i ti come gl i Ebrei .

Chi sono ?

Roman i , com e vero ch e esi s te D io Roman i truccatida Ebrei . I loro bas ton i volano , e non rispettano nul la .

Ecco un Rabbi no c h e’

cade ! Vi l i !Ben Hur pose l ’uomo a terra .

Uomin i del l a Gal i l ea , egl i d i sse , è u nti ro d i Pi lato . Ora , farete ciò c h e v i dico : and remo con trogl i uomin i dai bas ton i .I Gal i l e i Sl ammaro no .

Si , si, ess i ris posero .

Torn iamo i ndietro vici n o agl i al beri presso a l la porta ,

Page 399:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

400

abbattuti . alcu n i contorcendos i e gemendo , al tr i ch i edendoai u to , a l tr i mu ti come morti , destava con ti nuamen te la l oroi ra . Ma non tu tti i caduti erano Ebrei . Questa e ra una conso lazi on e .

Can i d ’Israe le , fermatevi ! gridò d ietro loro

i l cen tu rione men tre s i r i ti ravano .

Ben Hur gl i rise i n faccia e ri spose n el la sua l inguaSe noi s iamo can i d ’

Israe le , v o i s iete sciacal l i d iRoma . Resta qui torneremo un ’ a l tra vol ta .

I Gal i l e i , sch iamazzando e ride ndo , prosegui rono la lorov ia .

Fuor i de l la porta si agi tava u na mol ti tud i ne d i cu i BenH ur non aveva mai veduta l’ uguale , neppure ne l ci rco d iAn tioch ia . Le cime del l e c aSe , l e s trade , tu tto i l versan tedel la col l i na , erano gremi ti d i gen te c h e s i l amentava epiangeva . L ’ar ia risuonava del l e loro grida ed imprecaz ion i .La compagnia ven ne lasci ata passare senza os tacolo dal laguardia . Ma non appena fu usci ta i l cen turion e primad i guardia sotto i l porti cato , s i presen tò al l a porta , e vo l

tos i a Ben HurO là , i n sol en te ! Sei u n Romano od un Ebreo ?

Ben Hur ri spose Sono u n figl io d i Giuda , nat ivo d i qu i . Che vuoi da me ?

Riman i e combatti !Uno per vol ta ?Come vuoi

Ben Hu r rise .

0 valoroso Qui ri te Degno figl io del bas tardo GioveRomano ! I o non ho armi .

Avrai l e m ie , r i spose i l centu rione .

me le farò p res tare q u i dal l a guardia .

La gen te , i n torno udendo i l col loqui o , d iven ne s i le nzio sa ; e da essa i l S i l enzio si propagò al le fi l e più lontane .

Ul timamente Ben Hur aveva battuto u n Romano sottogl i sguard i d i Antioch ia e de l l on tano Or iente . Se ora egl iavesse potuto umih arn e un al tro sotto gl i occh i d i Gerusal emme , l

’onore che gl ien e sarebbe venuto poteva essere d igra nde u t i l i tà a l la causa de l Nuovo Re . Egl i non esi tò .

Andando di rettamente dal cen tur ione , disse Sonopronto . Pre stami l a tua spada e lo scudo .

E l’

e lmo e l a corazza ? domandò i l Romano .

Tien i l i . Non potrebbero c alzarmi bene .

Le armi furono con segnate , ed i l cen turion e Sl mise i nposiz ione .

Page 400:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

I soldati, sch ierat i sotto al l a porta , rimasero immobi l i ,come sempl ici s pettatori . Dal l ’al tra parte s tava l a fo l l a , in

qu ieta , e c o n mi l l e bocche s i r i peteva la d omanda :

Ch i è ? Come si chi ama ?Nessuno lo sapeva .

La supremazia del l e arm i romane consis teva i n t re c o s

sottomissi one al l a d isci p l i na , l’ord inamen to del l e legion i

i n battag l i a , e una s ingol are abi l i tà ne l maneggio del la spadaNel l a lotta essi non col p ivano mai c o l fi l o de l l a spadama giuo cavàn o d i punta , s ia avanzando che

'

ri ti randos i , egenera lmente mi ravano a l vol to de l nemico . Tutto c iò eranoto a Ben Hur. Mentre s tavano per attaccare egli d isse

Sono u n figl io d i Giuda ma non ti ho detto c h e

son s tato a scuola da u n lan ista d i Roma . Difend i t i !Al l ’ u l tima parola Ben Hur fece u n passo verso l ’ avversario .

Per u n is tan te s i fissarono reci procamen te . ognuno guardando l

a ltro d i sopra al l ’orlo del p roprio scudo . Poi i lRomano avanzò la spada e fece una fin ta a l pe tto . L ’ Ebreo gli r i se i n faccia . L ’ al tro gl i t i rò u na s toccata

'

a l vi so .

Ben Hur fece u n passo a s i n is tra , rapido come i l l ampo , esi s pi nse addosso a l l ’ avversari o so l l evando col proprioscudo i l braccio de l nemico . Fece un passo di fron te e u nal tro a s i n is tra lasciando i l lato des tro de l Romano c om

p letamente scoperto . I l cen tu rione , col p i to dal l’arma d i Ben

Hur cadde pesan temen te i n avan ti,facendo risuonare di

u n suono cupo i l l as tri cato . L ’ Ebreo aveva vi n to . Co lp iede sul l e spal l e de l n emico egl i a lzò l o scudo sopra i lp roprio capo , secondo l ’ uso dei glad iatori

,e sal utò i so l

dati ferm i presso la porta .

Quando i l popo lo comprese ch e l a v i ttoria era d i Be nHur d iven ne quas i pazzo dal la gioia . Di bocca i n boccafi no a l l on tano Xysto , rapido come la fo lgore s i sparse lanovel la , e dappertu tto era u n agi tare d i scia l l i , e d i fazzol ett i , u n r idere e u n vociare se Ben Hur avesse consen ti to ,

i Gal i le i l o avrebbero portato i n tr ion fo su l l e l oro spa l l e .

Ad un uffic 1ale subal terno ch e s ’ avanzava dal l a Porta ,egl i d isse

I l tuo camerata mori da soldato . Mi tengo sol o lasua spada ed i l suo scudo . »

Poi s i con fuse fra l a fol la . E al lorchè fu u n po ’ p1u lontano parlò ai Gal i l e i

Frate l l i v i s i ete portat i assai bene . Ora separiamo c i per non essere i nsegu i ti . Veni te da me ques ta sera

26

Page 401:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

402

a l Khan"

d i Bethan ia . Ho qualche cosa d i grande importo nza per I s rae l e da p roporvi .

Ch i sei ? gl i domandarono .

Un figl io d i Giuda , egl i r i spose , sempl icemen te . La fol la , smaniosa d i vederlo , a ttormò l a compagnia .

Verrete a Bethan ia ? egl i domandò .

Si , verremo .

Al lora portate c o n v o i ques ta spada e ques to scudo ,

ch è i o possa riconoscervi .E spingendos i fra l a fol l a ch e aumentava d ’ogn i l ato

,

sparve .

Co l permesso d i Pi l ato l a gen te en trò ne l corti l e aportar via i morti ed i feri ti , ma i l l oro dolore per que l lavi sta fu rallegrato assai dal l a V i ttori a de l campione sco n o «

sciu to , c h e fu cercato dappertutto , e da tu tti esal tato . Lospi ri to avvi l i to de l la nazione s i se n tì sol levare dal fattova loroso , tanto c h e nel le s trade e perfino nel Tempio , i nmezzo a l le so lenn i tà del la cerimon ia , si ripeterono levecch ie i s torie de i Maccabei , e l e persone pi ù saggie souotevan o i l capo , b isb igh ando sommessamente

Un poco d i pazi en za , ancora u n poco d i pazienza ,0 fratel l i , e la glori a d

Israe le rifiorirà . Abbiamo fiducia i nDio .

I n . tal e modo , Ben Hur , stab ilì l a Sua s upremazia fra iGal i l ei , e s i pre parò la Via fra d i essi a p iù grandi serwginel l a cau sa del Re .

Con quale ri sul tato , noi vedremo i n segui to .

F INE DEL L IBRO S ESTO .

Page 403:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

404

rebbe ri usci to se non avesse avuto l ’appoggio d i S imon ide ,i l q ual e l o forn iva d i armi e d i danaro , e que l l o d ’

llde rim

c h e vegl iava su d i l u i ne l deserto e gli portava v iveri ep rovvi ste . E anche al lora i suo i s forzi sarebbero s tat i vanise non lo avesse ai u tato l ’ i ngegno de i Gal i l e i .Sotto ques to nome eran comprese l e quattro tri bù Asher ,

Zebu lon , I tta car e Naftal i , abi tanti n e i d is tretti origi nar i amen te a l oro desti nati .L ’ Ebreo , nato nel le vi ci nanze del Tempio disprezzava

i suo i con fratel l i de l nord ; ma con tro d i l u i s tava lates timon ianza del Talmud e terno : I l Gal i l eo ama l ’onore e l’Eb re o i l denaro .

Animati da u n odio per Roma pari sol tan to all’

afle tto

c h e sent ivano ne l proprio paese , i n ogn i r ivo l ta ess i eranosempre i p rimi ad en trare i n campo e gl i u l tim i a lasciarlo .

Cento e ci nquan ta mi la Gal i le i peri ro no nel l ’ ul tima gue rrac o n Roma . I n occasione del l e gra ndi Feste essi si recavano a Gerusalemme , marciando con tende e caval l i , comeu n ese rci to . Tuttavia avevano sensi l i beral i e tol leravano fi noi l paganes imo . Provavano u n gi usto orgogl io pe r l e bel l i ss imeci ttà , Romane nel l a l oro apparenza , c h e Erode aveva costru ite s pecialmen te n e lla Sefo ride e nel l a Ti beriade , al l eq ual i avevano val idamen te con tri bui to c o l l avoro del l e p roprie braccia . Tenevano per conci ttad i n i i popol i d i tu tto i lmon do , e v ivevano i n pace c o n l oro . Al l a glo ria de l nomeEbreo con tr ibui rono poeti , come l

’autore de l’

Can ti co deiCan tici , profet i come Hosea .

Sopra un tal e popolo , cos i svel to , cosi superbo , cos ìvaloroso , dotato d i tan ta devozione e d

’u na cosi fervida

fan tas ia , i l raccon to de l la ve nuta del n uovo Re non potèno n avere una s traord i naria efficacia . I l fatto solo ch

’ egl iven iva per abbattere Roma , sarebbe s tato sufficiente perchèess i s i sch ierassero con Ben Hur ; ma quando , per sovrappi ù , si d isse l oro ch ’Egli doveva impugnare lo scettro de lmondo , che sarebbe s tato più potente d i Cesare , pi ù saggiod i Salomone , e c h e i l suo regno doveva durare eternamente ,l ’appel lo fu i rres i sti bi l e , e l i avvi nse al l a sua causa , corpo edan ima . Domandarono a Ben Hur dietro qual e autori tà egl iparlasse ed egl i ci tò i profeti , e raccon tò loro d i Bal thasar ch easpettava lassù i n An tioch ia . Ess i gl i credettero ciecamen te ,poich è era la vecch ia e sempre amata l eggenda de l Messi a ,a loro comun icata dal l e parole del Signore : era i l sognoda tan to tempo accarezzato , a c u i finalmen te s i fissava unadata certa e s icu ra . Non si prevedeva pi ù la sola venutade l Re : Egl i era già arrivato .

Page 404:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

I mes i d ’ i nverno trascorsero ve l oci per Ben H ur , equando ven ne la pr imavera c o n l e sue con tinue pioggie ;egl i aveva lavorato a tutt ’ uomo e potè d i re con compiacenza

Amici , ora venga i l buon Re . Non avrà ch e adi rci dove vuole che sorga i l suo trono ; noi abbiamo l espade per d ifenderlo . E tutte l e persone che ebberoda fare c o n l u i i n ques to tempo , l o con obbero solo comeu n figl i o d i Giuda , e come tal e l o ch iamarono .

Una sera , ne l la Trac o n ite , Be n Hur sedeva c on al cu n ide i suoi Gal i l e i su l l a sogl ia de l l a caverna che gl i serviva d idimora , a l l o rchè u n corri ere Arabo si presen tò a l u i , e gl iconsegnò una lette ra . Rompendo i l p l ico , egl i l esse :

Gerusa lemme , N i san IVE comparso un i nd iv iduo ch e gli uom in i ch iamano Elia ,

Egl i V isse p er ann ine l la so l i tud i ne , ed a i n o stri o cch i egl i è u n pro fe ta ; e ta le lo ri ve lano le sue

p a 101e , il succo de l le qua l i è c h e u n perso nagg io assai p iù gran de di lu i ,de ve v en ire a g iorn i,e ch e e gl i a tte nde ora su l la sponda ori e n ta le de l G i ordan o

lo so no sta to a ve derlo ed a se n tn lo ; co l u i ch ’egl i aspe tta,e certame n te i l R e

v 1e n i p er g iud ic are' tu ste sso . Tu tta Ge rusa lemme corre da l pro fe ta , e tan ta è

la gente c h e v uo l vederlo,c h e la spiaggia o ve egl i d imora , è come Il Mo n tedegl i U l i v i negl i u l timi g io rn i di Pasq ua

Ma l l uch,

Il vi so d i Ben Hur s’

illumin ò d i gioia .

Con questa noti zi a , 0 amici m iei egl i d issecon questa notiz ia , l a nos tra attesa volge

'

a l suo fi ne ,L

’araldo del Re è comparso e l ’ha preannunciato .

La le ttura del l a le ttera des tò u na fel ici tà genera le fra iGal i l e i .

Preparatev i o ra egl i aggiunse e domatt i na di rigetevi verso casa ; quando sarete arrivati , mandate ad avverti re i vostr i s ubal tern i e tenete l i p ron t i ari u n i rs i a u n mio comando . Per me e per vo i andrò avedere se i l Re è realmente arrivato , e ve l o farò sap ere .

Frattan to v iwamo nel l a gioi a del la promessa .

Entrato ne l l a caverna , egl i scrisse una lettera ad I lderim ,

ed un ’ al tra a S imonide , comunicando l oro l e notiz ie ricevu te , e parlando del suo i n tento d i recars i immediatamen tea Gerusal emme . Le lettere furono spedi te per mezzo d i rapid ime ssaggieri. Quando cadde la notte e sp un taro no l e s te l l e ,egl i mon tò a

cavallo , e con una gu ida Arab a s i d i resse

Page 405:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

406

verso i l Giordano , i n tendendo d i raggiungere la via del l eca rovane , t ra Rabbath—Ammon e Damasco .

La guida era fidata e Alde b ran vel oce ; cos icchè versol a mezzanotte 1 due usci rono dal la val le , c h e per tant imes i e ra s tata la loro d imora .

CAPITOLO I I .

Lo scopo d i Beri Hur era que l l o d i fermars i a l lo sp un tar

de l g iorno i n u n l uogo s icu ro , non lon tano dal la v ia ; maavendolo l ’ a lba sorpreso mentre ancora s i trovava ne l deserto , egl i p rosegui fidandosi del l e parol e del la gu ida chegl i prometteva d i condurlo i n breve ad una val le chi usa dagrand i rupi , o v e u na fonte, alcun i gel s i ed u n po

’ d ’ erba ,offri vano foraggio e ri s toro per gl i uomi n i e pei caval l i .Men tre Ben Hur proseguiva avvol to nei pen sieri dei grandi

even ti che dovevan succedere e de i cambiamenti che avrebbero portato ne i des ti n i del l e nazion i , l a guida , sempre all’erta ri ch iamò la sua attenzione sopra un pun to mobile

al l ’ orizzonte , a l le lo ro s pal le . Tutto al l ’ i ngi ro i l deserto si

s te ndeva con monotone onde d i sabbia gia l l a e l ucidasotto i cocen t i raggi del so le , senza u na palma O u n fi l od ’erba . Solo a s i n is tra, ma ancora mol to lon tano , appar ivau na catena d i basse mon tagne . I n quel l o spazio cosi vasto ,

qual u nque oggetto non poteva a l ungo ce lars i .E

un cammel lo d isse subi to l a gu ida .

E ’ segui to da al tri ? ch iese Ben Hur.

E ’ so lo . NO , v’

è u n uomo a cava l l o l a guida ,probabi lmen te .

Poco dopo , Ben H ur s tesso potè discernere c h e i l cammel lo era bianco e d ’ u na grandezza q uas i fenomenale , c h egl i rammen tava i l meravigl i oso an imale veduto l a p rimavol ta presso a l la fonte nel l a Grotta d i Dafne , condotto daBal thasa r ed I ras . Non v e n ’ erano due ugual i . Pensandoal l ’ Egiziano

,ral le n tò sens i bi lmen te i l passo , i ndugiando

finchè potè chiaramen te d ist i nguere due persone sedu tesotto i l baldacch i no del cammel lo .

Se fossero Bal thasar ed I ras ! Dovrebbe egl i fars i conoscere ? Ess i avrebbero at traversato sol i i l deserto . Ma mentre egl i era i ncerto su l da fars i , i l cammel lo co l suo passolungo e dondo lan te , l o raggiunse . Egl i udì i l t i n t i n n io dei

Page 407:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

408

gen te , perchè no i poss iamo benedi re col l’ acqua i l nos tro

pasto mattuti no ne l Deserto .

Ben Hur d i aflre ttò a rispondere .

0 bel l ’ Egiz iana, l a m ia pietà t i segue . Se puoiresi s tere ancora un poco , noi troveremo la sorgente c h e tuce rch i

,e t i prometto che le sue acque saran no cosi dolci

e r i n frescanti come quel l e del l a famosa Castal i a . Se permetti , affretti amo i l passo .

Ti dò la bened izione de ll’ asse tato el la r isposee ti Ofl

'

ro i n cambio u n pezzo d i pane proven ien tedal fo rno de lla C i ttà , spa lmato con del bu rro fresco degl iopu len t i prati d i Damasco .

Un boccone raro ! Proseguiamo .

Ben Hur si m ise al l a tes ta del l a comi tiva c o n l a s uaguida , poichè i l celere passo del cammel lo impediva ogn iconversazione prolungata . Dopo u n po ’ l a compagn ia g iunsead una gora c h e rimon tò tenendo la sponda destra . I l l e ttoe ra mo l l e per recen ti piogg ie ed abbas tanza ri pido .

Di quando i n quando s i a l largava ; l e r i ve s i facevano rocc io se e l

acqua scorreva rumorosa fra l arghi macign i ,o precipi tava fra nubi d i spuma i n piccole cataratte .

Finalmente , attraverso uno s tretto passaggio , i viaggiator i penetrarono i n u na del izi osa val letta , che ai l oro occh iabi tuati a l la s teri l e e g ial l a d is tesa de l deserto , appari vau n Parad iso terres tre . Qui—l’ ac q ua del torrente si d i ramava i n tan ti canal etti , serpegg ian ti ed i n treccian tis i frai sol e d i verdura e gruppi di can ne . Alcun i l eand ri proven ien ti dal l e profond i va l l i de l Giordano , ral l egravano co iloro fiori l a p icco la val le , su l la qua le sembrava vegl i arei n regal e atti tudi ne u n ’ un ica pa lma al ti ss ima . Le paretidel l a val le erano coperte d i v i t i . A s ini s tra , sorgeva unarupe sporgen te sopra un boschetto d i ge ls i , i q ua l i r i vel avano , con la loro verzura , l a presenza del la fon te cercatadai V iaggiatori . A ques ta l i condusse la guida , noncu ran tedei ci nguetti i del l e pern ici e d ’ al tri ucce l l i dai co lor i sma

glian ti, ch e svo lazzavano spaven ta ti dai loro nascond igl i .L ’ acqua scatu ri va da u n ’ apertura scavata nel la rupe ,

c h e una mano esper ta aveva a l largato i n forma d i arco .

Scolpi ta su ques ta , i n grand i l e ttere Ebraiche , v’ era la na

rol a : Dio , L’ i ncisore doveva senza dubbio essers i li fer .

mato per var i giorn i , e , come segno di grati tud i ne perl’

acqua bevu ta , v i aveva impresso i l nome de l S ign ore .

Dall'

arco i l rusce l l o scorreva veloce sopra u n grandemacigno ricoperto d i musch io verdiss imo e si gettava qui nd i

Page 408:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

09

i n uno s tagno trasparen te come vetro , per poi fuggi re fraverd i sponde e gruppi d ’ al beri , e scompar i re nel la sab

bia asciu tta . Solo poch i e s tretti sentieri s i di s ti nguevan osu l l ’orlo del lo s tagno , e tu tto i l te rreno a l l ’ i n torno no nr ivelava presenza d i uomi n i . I c avalli, pel momen to, fu ronol ascia ti l i beri . e l ’ Et iope ai utò Bal thasar ed I ras a disc e ndere ; dopo d i c h e i l vecch i o

,vo l tando i l suo viso verso

l evan te , i ncroc io r iveren temente l e man i su l petto e pregò .

Portami u na tazza disse lras , con impazien zada l baldacch in o . LO sch iavo estrasse u n bicch iere d i cri

s ta l lo e gl ie lo porse ; essa d isse poi a Ben Hur :lo sarò i l tuo coppi ere al l a fon tana .

Entrambi si avviarono a l l o s tagno . Ei avrebbe volu to at

t i ngere l ’ acqua per l ei , ma essa rifiu tò l a sua offerta , im

merse la tazza , e ve l a ten ne sin quando fu fresca e ric o l

ma d ’ acqua ; qui nd i gl i o ffrì i l pr imo sorso .

NO‘

» egl i disse , respi ngendo l a mano graziosa ,

e non vedendo a l tro c h e i grand’

o c ch i mezzo nascosti dallei narcate cigl i a ti prego , ques to è mio dovere !Essa i ns i s tette .

Nel m io paese,o figl i o d i Hur , v e u n pro

verb io c h e d ice Megl io essere coppiere d ’u n uomofortunato

,c h e essere m in is tro d i u n Re .

Fortunato ? ch iese egl i .La voce , gl i occh i svelavano la sua sorpresa , ed essa ri

spose pron tamen teGl i De i c i si rivelano amici dandoci a tes timon io

u n segno de l l oro po tere . Non fos ti tu vi nci to re a l Ci rco ?

Ei sen tì l e guan c ie imporpora rs i .Questo è un segno ; c e n

è un'al tro . Tu hai battuto

u n Romanò i n u n combattimento a l l a s pada .

Egl i si fece rosso fino a l la rad ice dei capel l i , non tan toper i l t ri on fo i n sè , quan to per l

’orgogl io ch ’ egl i p rovavane l pensare ch ’ essa aveva segu i to con tan to i n teressamen tol e vari e v icende del la sua v i ta . Ma subi to , al l a gioia ,tenne d ietro una rifless ione .

Egl i sapeva che l a fama d i que l combattimen to s i erasparsa i n tu tto l

ori en te , ma i l n ome del V i nci tore era con o sc iuto sol o da poch i .Ne aveva fatto parte so lo a Ma l luch , I lderim e Simon ide .

Potevano ess i aver confidato i l segreto ad una donna ? Lameravigl i a ed i l p iacere l ottavan o i n l u i , ed osservan do i lsuo smarrimen to , essa s i alzò e d isse tene ndo la coppasopra lo

'

stagn o .

Page 409:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

4 10

0 De i d’Egitto ! IO vi ri ngrazio per aver scoperto

u n eroe , v i ringrazm c h e l a v i tt ima de l palazzo d i Ide rn e enon Sia stata i l mio Re degl i uomi ni . lo l i bo e bevo .

Parte del contenuto de l la coppa r i tornò nel l o s tagno , edessa bevve i l resto . Levandom il cri s ta l l o dal l e labbra , essaesclamò r idendo .

O figl io d i Hur , è dunq ue vero che gl i uom i n i p i ùcoraggios i s i l asciano tutt i abbi ndolare cosi faci lmente dauna donna ? Prendi l a tazza ora e vediamo se puoi trovarvii spi razione ad una paro l a gen ti le per me .

Egl i p rese la tazza e si ch i nò per ri empi r la .

Un figl io d ’

I srae le non ha Dei a cu i l i bared is se , giuo c h ere llando con l ’acqua per nascondere i l suocrescente imbarazzo .

Che cosa a l tro sapeva l’Egiziana su l con to suo ? L ’avevano i n formata del l e re lazion i che correvano fra l ui e S imo n ide , e i n torno a l trattato con I lderim ? Era essa agiorno anche di ques to ? Gl i ven ne un subi to sospettoqualcheduno aveva tradi to ques ti segret i cosi gravi… Egltera i nol tre di retto a Gerusalemme , dove pi ù che i n ogn ial tra ci ttà l a r ivelazione de i suoi d i segn i a l n emico sarebbes tata dan nosa per lu i , per i suoi al l eati e per la sua causa .

Ma era poi essa u n nemico ?

Quando la tazza fu ri n frescata , l a riempi , si a lzò ed affe ttando u n

ind1ffere n za c h e non provava , d isse :0 bel l i ss ima , foss i Egi ziano , o Greco , 0 Romano

d i re i : cosi parlando , alzò l a coppa a l d isopra del l atesta : 0 Dei , i o vi ri ngrazio perchè a l mondo , a dispetto d i tu tti i suoi torti e d i tu tte l e sue sofferenze , so nrimasti ancora l ’ i ncanto de l la bel lezza e i l so l l i evo del l ’amore , e bevo al la sal ute d i co l ei che megl io l i rappresen ta ,a I ras

,l a p iù bel l a del l e figl ie del N i l o !

Essa appoggiò l i evemente l a mano sopra la sua spal la .

Tu hai trasgredi to l a l egge . Gl i Dei a i qual i tu haibevu to sono fals i Dei . Se i o t i denunciass i a i Rabbin i ?

Oh ! egl i d isse ri dendo . Sarebbe pocacosa per u na persona che sa tan t i e tan ti segreti d iStato !

E non basta . Anderò dal la p iccola Ebrea checol tiva l e rose su l te rrazzo del grande n egoziante i n An

tio c h ia . Ti ac cuserò d’

imp e n ite n za ai Rabbini , di nanzi a

Dinanzi a lei ?Ripetero ciò che m i hai detto sol l evando la coppa.

e prendendo gli Dei a tes timon i .

Page 411:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

4 1 2

Spariva , ed una pern ice , sbucando dal le s iep i beveva ,ch iamava l a sua compagna e volava via . La qu iete del l aval le , l a freschezza de l l

'

aria , l a bel lezza del l uogo , i l s i l enzioquas i domeni cal e , sembrava avessero i n teneri to l ’ animode ll

’Egiz ian o ; l a sua voce,i suoi gesti

,ed i suoi mod i ,

erano pi ù de l l ’usato , gen ti l i , e spesso . men tre guardavaBen Hur convers

ando c o n I ras , e bbe negl i occh i u n ’e

Sp ressio n e d i i nfin i ta pi età .

Quando ti raggiungemmo , o figl io d i Huregli

'

disse al l a fine del pasto , sembrava che tu purefossi dire tto a Gerusal emme . Posso domanda…, senza Of

fenderti , se ti rech i fin là ?

lo vado a l l a Ci ttà San ta .

Per i l grande bisogno ch e ho d i risp iarmare unafati ca , t i domandero ancora , se v

è u na via pi ù breve d iq uel la d i Rabbath—Ammon ?

Una v ia scabrosa , ma p i ù corta , conduce da Gerasa a Rabbath -Gileat . E ’ quel l a che ho deciso d i prender io .

Sono impazien te , di sse Bal thasar . Re

c e n teme n te i l m io son no fu dis turbato da sogn i o p iu t

tosto dal l o s tesso sogno c h e s i ri peteva . Un a voce Ven iva a di rm i Presto , al zati ! Col ui c h e tu hai tantoaspettato , è arrivato .

I n tendete col u i c h e dev ’essere Re degl i Ebre i ?domandò Ben Hur , fissando l’Egiziano c o n meravigl ia .

All o ra non a vete sen ti to parlare d i l u i ?

Nul la , t ranne le parol e del la voce del sogno .

lo ho noti zi e c h e v i ral l egreran no come ra l legrarono me .

Dal la sua sopravves te , Ben Hur es trasse la lette ra ricevuta da Mal l uch . La mano ch e l ’ Egizian o s tese tremò .

Egl i l esse ad al ta voce , c o n crescen te emozione ; l e venede l col l o gl i si go nfiaro no e pulsarono con viol enza . Allafine egl i al zò gl i occh i i n atto d i ri ngraziamento e d i preghiera . Non fece alcuna domanda , perchè non aveva dubbi .

Tu se i s tato mol to buono verso d i me , o Dioegl i di sse Si , si , t i prego , c h e i o possa rivedere

i l Salvatore , ed adorarlo . ed i l tuo servo sarà pron to adandarsene i n pace .

Le parole , i l m odo , l a s tranezza del l a sempl ice pregh iera ,fecero su Ben Hur u n ’ impress io ne nuova e duratu ra . Idd ionon gli e ra mai apparso cos i vero e co sì vici no sembrava

Page 412:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

fosse l ì curvato , su l o ro , o sedu to a l l oro fianco un a

mico , da pregars i a l l a buona , u n Padre c h e amava tu tt iugualmente i suoi figl i Padre degl i Ebre i come dei Pagan i Padre un iversale , c h e non aveva bisogno d i i ntermediari

,n è d i Rabbi n i nè d i sace rdoti n è d i dottori .

L ’ idea c h e tal e Dio potesse mandare al l ’ umani tà u n Salvatore i nvece d i u n Re apparve a Ben Hur c o n u na lucenon sol tan to n uova , ma c o sì v ivida , ch

’egl i potè q uasi af

ferrare l a maggior importanza di ques to dono e i n s iemel a pi ù grande coerenza d i esso c o n l a natu ra del l a Divin i tà . Non potè a meno d i domandare

Adesso che egl i è venuto , O Bal thasar , cred i ancora ch ’ egl i debba essere u n Salvatore e non u n Re ? »Bal thasar g l i l anciò u no sguardo pensoso e tenero .

Come dovrò rispondere ? egli disse . LO

Spi ri to c h e i n forma d i s tel l a fu da tan to tempo l a miaguida , non mi apparve pi ù dacchè t

’in c on tra i nel la tenda

de l buon sce icco ; credo però ch e l a voce c h e mi parl ò i nsogno sia l a medes ima ; ma eccettuata quel la non ho al trer ivelazion i .

IO t i rich iame rò i termi n i del l a nostra di5puta »d isse Ben Hur c o n ri spetto , tu eri del l ’ opi n ionech ’ egl i sarebbe u n Re , ma non come lo è Cesare ; e c h e

l a sua sovran i tà sarebbe spi ri tuale , non del mondo .

Oh , si , ri spose l’Egizian o , e somo ancora del las tessa Opi n ione . Vedo la d ivergenza n el l a nos tra fede . Tucredev i i ncon trare u n Re degl i uomini , i o u n Salvatored i an ime .

Egl i si fermò con l ’espress ione d i c h i ten ta d i raccogl iere u n pens iero t roppo al to e t re ppo profondo per essereformu lato a parol e .

Lasci a ch ’ i o cerch i , O figl io d i H ur , egl id isse q ui ndi , d i aiu tart i a comprendere ch iaramentec iò che credo ; e se m i rie sc irà d i d imostrare la superiori tàde l regno spi ri tual e sopra q ual unq ue man ifes tazi one del l oSplendore Cesareo , tu comprenderai megl i o l a ragion eper c u i m

’in tere sso del l a persona mis teriosa d i cu i andiamo

i n tracci a .

Non posso d i rv i quando l ’ i dea del l ’ an ima ebbe origi ne .

E ’ probabi l e c h e i nostr i prim i padri l ’abb iano portatac o n l oro da l paradiso dove d imorarono . Sappiamo peròch e ques ta idea non si è mai perduta i n te ramen te . Sei n al cun e epoche essa si o ffuscò e svanì , se i n al tre fuc i rcondata di dubbi

,I dd io con ti nuò a mandarci

,ad i n ter

Page 413:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

4 14

val l i degl i i n te l l e tt i superiori che c i r ich iamavano al l a fedee con fermavano l e nos tre speranze .

Perchè dovrebbe esservi u n ’an ima i n ogni nomo ? O figl iod i Hur , considera per u n momen to come è necessaria ei ndispensabi le tal e credenza : Cori carsi , mori re , e non essere pi ù ! A una tal e fine l ’uomo s i è sempre ribel lato ; enon v i fu mai uomo c h e nel l ’ i n t imo de l suo cuore non abb i a aspi rato a qualcosa d i p iù al to e d i migl iore . I grandimonumenti de ll’Egitto e de ll

Asia sono le gr ida di impotenzadei popol i con tro l ’ob l i o del l a morte , e l o s tesso si d icadel l e iscr i zion i e del l e s tatue ; e così pu re del l a s toria . I lp i ù grande de i nostri Re Egizian i fece scolpi re la suae ffige i n u na col l i na d i so l ida roccia . Ogni giorno egl i s irecava c o n u n eserci to d i cocch i per esami nare i l p rogresso del lavoro ; finalmente fu te rmi nato ; mai v i fu e f

figie pi ù bel l a , p iù fede le , pi ù duratura . Non poss iamonoi immagi narlo i n que l momento di re , pieno d ’orgogl io !Venga ora l a Morte ; i o non morro i n teramente ? I l

suo desiderio e stato appagato . La statua dura tuttora .

Ma è i n ques to modo c h e ci assicu r iamo la vi ta futura ?Vivere nel la memoria degl i uomi n i una memoria vanacome i l ch iaro d i l una

,che i l l umi na l a fron te de l l a s tatua ,

una stori a i n p ietra,

nul l a d i p iù ! Nel frattempo ch e

n ’ è d ivenuto de l Re ? Lassù nel l e tombe real i gi ace u ncorpo imbalsamato c h e una vol ta era i l suo , u n

effigie noncosi bel l a come quel l a fuor i nel deserto . Ma dov ’è , O figl io d i H ur , dov

’ è i l Re medesimo ? E ’ forse caduto ne ln u l la ? Duemi la ann i sono trascors i da l giorno i n c u i egl ie ra u n uomo viven te come tu ed iO . L ’ u l timo suo resp i rosegnò la sua fine ? L

affermarlo sarebbe bestemmiare Id

d io . Accettiamo piu ttos to la dottri na ch e c i promette lavera vi ta dopo morti n on un ricordo marmoreo , mala vi ta c o n movimenti , sensazion i , i n te l l igenza , vi ta e te rnan el l a durata , sebbene possa essere vari a ne l l e sue fo rmee nel le sue esp l icazion i . Tu domandi qual ’è q ues ta dottri na ?Idd io ci dona u n ’ an ima al l a nasci ta c o n ques ta sempl icel egge l

’Immortalità si consegue solo pe l trami te del

l ’an ima .

Puoi tu p ienamen te compre ndere i l piacere c h e uno provapensando c h

’ egl i poss iede un ’ an ima ? Quest ’ i dea spogl iala morte dai suoi terrori , riducendola a un cambiamentoi n megl io . I l co rpo seppel l i to è come i l seme del qual esorgerà una nuova vi ta . Guarda i n quale s tato mi trovo i o

debole , esaus to , vecch io, avvizzi to e accasciato ; guarda

Page 415:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

4 16

con tu tta la s i nceri tà del l a fede , i o non dare i u n’ora del la

m ia v i ta s pi ri tuale per m i l l e an n i d i v i ta come uomo .

L ’ Egiziano sembrò d imenticars i dei compagn i , e c o n

tin uò come parlando a se s tesso .

Questa v i ta ha i s uoi p roblemi , e v i sono uomi n ic he passano tutti i l oro giorn i nel lo s tudiarl i ; ma c h e cosad i re dei problemi de l l a vi ta fu tu ra ? Un sol o sguardo aDio , e tutti i mister i che tan to ci affannano i n terra sp l ende re b b ero ch iari i n nanz i a i nostri occh i . Tutto l ’ un iversosarebbe spalancato davan t i a me . lo sare i co lmo del l a sa

p ienza d ivi na , vedrei tu tte l e gl ori e , assaggere i ogn i d il e tto . Al co spetto d i tutto q uesto , l e maggiori ambizion id i q uesta vi ta , tu tte l e sue gioie e l e sue pass ion i , nonsarebbero c h e i l t i n n i re d i vuoti sonagl i .Bal thasar si arrestò , come per riavers i dal l o s tato d i

estas i i n c u i era caduto , e volgendos i a l giovi ne , con u ngrave i nch i no I o ti ch iedo scusa egl i d isse

0 figl io d i Hur , se l a v i s ione del l e gioi e fu tu re m i hafatto deviare troppo dal l ’argomento . Ma , se tu pensi a l laperfezione del la vi ta ch e ci attende dopo morte , e comel e passi on i e l ’ ignoranza umana hanno offuscato la nostrai n tima percezione d i essa , comprenderai quanto si a n e c es

sari a l a presenza d i u n Salvatore , i nfini tamente pi ù necessaria che non l ’avven to d i u n Re e quando andrai i ncontroall

Uomo ch e attend i , dovrai sperare c h e ° tale Ei si rive l ive ramente , piu ttosto c h e u n guerriero armato di spada Oscettrato monarca .

Una domanda pratica ci s i p resen ta : A qual i i nd i zi l ori conosceremo.

? Se tu con ti nu i nel la tua credenzac h e egl i dovrà essere u n Re come Erode dovrai naturalmen te cercare u n uomo vesti to d i porpora e d ’oro .

D ’al t ra parte Co lu i che io attendo sarà povero , umi l e , nond iverso i n apparenza dagl i al tr i uomin i ; e i l segno dac u i l o ric o n o sc erò sarà mol to sempl ice : Egl i dovrà mos trare a me ed a tutta l ’umani tà l a v ia al la vi ta eterna ; l apu ra , bel l i ssima vi ta del l

’an ima .

I l s i l en zio che seguì queste parole fu rotto d i nuovo daBal thasar

Alziamoci ora egl i d isse al z iamoci e rip rendiamo i l cammino . C iò che diss i ha acu i to l ’ impazie n za d i vedere Colu i c h ’

è sempre nel la mia mente ; siaques ta l a scusa del la m ia fretta p resso d i te , figl io d i Hu r,e presso di te , figl ia mia .

Page 416:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

4 17

Al suo segnale lo s ch iavo portò de l v i no i n u n’

o tre , edess i versarono e bevvero , e dopo aver scosso i to vagliu o li ,si alzarono .

Mentre l o sch iavo ri pose tutto n e l la cassa sotto al baldac c h in o , e l

’arabo portò i caval l i , i t re pad ron i s i lavarono l e man i ne l l o s tagno .

In poco tempo ess i r i passarono i l canale , c o n l’ i n tenzi one

d i raggiunger l a carovana che l i aveva preceduti .

CAP ITOLO IV .

La carovana , allu ngafitesi ne l deserto , presen tava u naspetto mol to pi ttoresco ; i l suo muovers i sembrava l osvolgers i de l le sp i re d i u n serpen te . A poco a poco que l l ated iosa l en tezza d ivenne i n to l lerabi le a Ba l thasar , c h

’ erad i sol i to cosi pazien te , e , dietro suo suggerimen to , l a com

p agn ia si decise d i prosegui re da sola .

Se i l l ettore è giovane , o se ancora serba u n ri cord ode l romanticismo del l a sua gioven tù , s

’immagin erà i l p i a

cere c o l quale Ben Hur , cavalcando V ici no a l cammel l odegl i Egizi an i , d iede u n u l timo sguardo al l a l u nga colon n aoramai quas i scomparsa ne l la p ianura sci n ti l l an te .

La presenza d i I ras eserci tava u n grande fasci no soprai l giovane Ebreo . S ’e l l a lo guardava dal l ’a l to , dal suo pos to ,

egl i s i affrettava ad avvicinars i a l e i ; s’ e l l a gl i parlava

,i l

suo cuore palp i tava vio len temente . I l des ideri o d i compiac erla sempre d i ven ne u n impulso costan te . Gl i oggetti su l l av ia , sebbene comun i , d iven ivano i n teressan ti al lorchè e l lav i r ivolgeva l a sua atten zione una ro ndirie libran tesi ne ll ’ari a , se essa l a segnava a d i to , s embrava spari re i n u naaureol a l umi nosa se u n pezzo d i quarzo

,u n fiocco d i mi ca ,

l uccicavano ne l l a sabbia sotto i raggi de l sole , i n u n l ampoegl i vo lava a p o rtarglie li e s

’e l l a l i gettava via i n segno d idel us ion e , l ontana dal pensare al l a fatica c h e gl i e ranocos tati , spiacen te ch e fossero s tat i d i n essu n valore , egl i s imetteva i n cerca di qualche cosa di megl io un rubi no ,

O forse u n d iaman te . Cosi i l col ore purpureo dei montil on tan i d iven iva pi ù i n ten so e pi ù bel lo , s

’el la l o scorgevae v i dedicava una esclamazion e d i l ode . E quando ogn itanto l a tenda dal baldacch i no si abbassava , gl i sembravac he una improvvisa oscuri tà scendesse da l cie lo . Così

27

Page 417:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

d isposto , cu l lato da quel l a dolce i n fluenza , come avrebbepotu to res is tere a l ungo al l a mal ia del la be l la Eg iz iana ,c u i l a sol i tudi ne de l deserto accresceva la potenza pu reaumen tando i l pericolo ?I n amore , il pi ù debole fis icamente è spesso i l p iù forte .

L ’eroe d iventa come la cera,nel l e man i d i una fanciu l la . I ras

era pi enamente conscia de l potere c h e eserci tava su l

l’

animo d i Ben H ur . Fi n dal matti no aveva es trato unaretice l la d i monete d ’oro da

,u n ri post igl io nel baldacch i no

e se l ’ era accomodata i n modo c h e l e frange l ucen t i c adessero sul la fron te e sopra l e guan c ie , con fondendos i c o nl ’ammasso dei suoi capel l i n eri . Dal medes imo ripos tigl i oaveva preso alcun i mon i l i ane l l i , orecch i n i , un vezzod i perl e ed u no scial l e r i camato c e n fi l i d ’oro completando l’ efle tto del tu tto con una sciarpa d i tri na I ndiana

,

artis ticamente drappeggiata sopra le spal le . I n ques to ah

b igliame n to essa atti rava Ben Hur c o n i n numerevol i civetterie , c o n mi l l e l e noci n i ne l d i scorrere e nei modi tempestando lo d i sorri s i ri dendo c o n un tremolio rassomi

glian te a quel l o de l flauto per tutto i l tempo seguendoloc o n sguardi , ora teneriss im i , ora spl enden ti d i l uce . Contal i furberi e C leopatra privò An ton io de l la sua glori a ; e ppure col ei c h e l o trasci nò al l a rovi na , non fu pi ù bel l a d iq uesta sua compatri ota .

Rapidamente giu nse per essi i l mezzogiorno , e , quasise nza ch e se ne avvedesse ro , cadde l a sera . Quando i l so letramonto d ietro a l l o sperone del vecch i o Bash am, l a c om

p agn ia s i‘

fermò presso uno stagno d ’acqua l impida c h e l ap ioggia aveva accumulato i n u n pun to del deserto . Là fupian tata l a tenda , al les ti ta l a cena e furono fatti i preparat i vi per la notte .

La seconda vegl i a spettava a Ben H ur ; ed egl i s tavar i tto d i nanzi al l a tenda con l a lancia i n mano , al l a dis tanzad i u n braccio dal sonnolen to cammel lo , fissando ora l es te l l e sopra i l suo capo , ora l a d is tesa de l deserto che l

’ oscuri ta del l a notte fasciava . I l s i lenzio era i n te n so ; so lo d itan to i n tan to un a l i to caldo passava nel l ’ ar ia , ma senzad isturb arlo , assorto com ’era nei pen s i er i de ll’ Egizian a ,

del la quale enumerava i fasci n i , cercando d i i ndovi nare disc utendo , talo ra i l modo i n c u i e l l a era venuta a giorno dei s uoisegreti , e talora l

uso che ne avrebbe fatto . E duran te tu ttoi l tempo del l a vegl i a lo sp i ri to d ’

lras era v ici no a l ui e gl isussurrava do lci ten tazion i a l l ’orecchi o .

Propr io ne l momento i n c u i egl i s tava per cedere al l a

Page 419:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

4 20

c o n u na parola l a gen ti l e i n tenzione d i ch i ti gu ida , esempre rispondi con grati tudi ne , benchè l

’ai uto venga Of

ferto da una donna ? Ti vogl io baciare e l la s i abbassòe toccò l ’ampia fron te l anosa c o n l e sue labbra , agg iungendo poichè nel l a tua men te non a l l igna ombrad i sospetto !Ben H ur , reprimendos i , disse tranqui l lamente °

I l tuo rimprovero non mancò d i col p i re ne l segno ,

0 Egitto . Ma quand ’anche avess i de tto d i no , n o n .p o tre b b e

darsi ch ’ i o fos si cos tre tto da u n giu ramento o che da l mios i lenzio d i pendessero l e vi te e l e sorti d i a l tri ?

Potrebbe dar3 1 ? el l a d i sse freddamen teLo è !Egl i i nd ietreggio di u n passo , e domandò , p ieno d i s tu

p ore .

Che cosa ne sai tu ?

El la rispose ridendo Perchè gl i uom i n i neganoc h e i sens i de l le don ne sono pi ù acuti dei l oro ? lo ebb ii l tuo viso sotto ai mie i occh i tu tta la giornata . Non avevoche a guardarlo per l eggere i l peso c h e v i gravava su l l amente , e per trovare i l peso , cosa dovevo i o fare , se nonrammentarmi l e d iscuss ion i tue con mio padre ? Figl iod i H ur ! e l la abbassò l a voce con s i ngolare destrezza ,ed avvici nandos i a l u i i n modo che i l suo al i to caldo gl isfio rasse l a guancia

,d isse : Figl i o d i H ur , col u i de l

q uale tu vai i n cerca , dev’essere Re degl i Ebrei , non è

vero ?

I l cuore gl i p alp itò viol en temente .

Un Re degl i Ebrei come Erode,solamente pi ù

grande . el l a con ti n uò .

Egl i vagò c o n l o sguardo l on tano nel l a notte , fra l es te l l e ; poi i s uoi occh i i ncontrarono quel l i d i l e i e si fermarono . L

a lito profumato gl i r iscaldava i l viso .

Fi n da l matti no,

e l l a con ti n uò noi ahbiamo avuto del l e V i s i on i . Adesso se i o t i raccon to l e mie ,fara i tu al trettan to ? Che ? ancora taci ?El la respi nse la mano d i lu i , e fece per a ndarsene ; ma

egl i l’afferrò e d isse con veemenza : Resta ! Resta eparl a !El la tornò i ndietro e gl i s i appoggio col l a mano shlla

spal la ; egl i l e ci nse la vi ta e se la trasse vici na , mol toV ici na , avendo n el l e sue carezze l a promessa ch ’e l l a domandava .

Parla e raccon tami l e tue vis ion i , 0 Egi tto ! Nè i l

Page 420:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

42 1

Tisb ita nè i l Legis latore avreb bero potu to rifi utare unatua domanda . Abbi compass ione : Sii p ie tosa , t i p rego .

La supp l ica sembrò passar i nosservata , poichè , guardandoverso d i l u i , e cercando u n r i fugio nel l e sue braccia , e l l ad isse l en tamen te

La vis ion e ch e ebbi fu quel la d ’una sp lendidaguerra combattu ta per terra e per mare c o n c lamore d iarmi e cozzo d i eserci ti , come se Cesare e Pompeo fosserotornati i n te rra , e con loro Ottavio ed An ton io . Una nubed i polvere e d i cenere s i a l zò e coperse i l mondo e Romanon s i v ide p i ù ; tu tta l a potenza ri tornò all

Orie n te ; dal l anube usci u n ’al tra razza d i eroi , che si d ivi se l a terra i nsatrapi e pi ù ricch e d i quel l e d i Dario e d i Serse . E mentre la vis ion e svan iva , figl io d i H ur , e dopo c h e se n e fuandata . i o con ti nuai a ch i ederm i : E cosa non dovrà avere quegl i i l qua le serv ì i l Re per i l p rimo , e megl i otu tti ?Ben Hur trasa l i n uovamente . La domanda era q ue l l a

s tessa c h e l'

aveva tormentato tu tto i l giorno . Finalmen tes’immaginava d i aver trovata l a guida ch e gl i mancava .

Oh ! Oh ! egl i d i sse io ti capisco ora . Per.ottenere l e satrapi e e le coron e tu m i vuoi pres tare ai u to .

Vedo ! Vedo ! E non v i fu mai una regi na come sarest itu , cosi sagace , c o sì bel l a , cosi regale , mai Ma , ah imè ,

cara Egi tto ! La vis ione d i c u i parl i p romette so l o i prem ida conqu is tars i c o n l e arm i , e tu non se i c h e una donna ,benchè Is ide t ’ abbia baciata su l cuore . Le corone so ndoni ce les ti e non scendono su l capo d i una donna , ameno che tu non conosca un a v ia pi ù si cura d i que l l adel la spada . S

è c o sì , 0 Egi tto , mostrame la e io la p erc orrero, se non al tro per amor tuo .

Essa si sv in c o lò da lu i e d i sseDis tend i i l tuo soprab i to su l l a sabbia , qui , affinchè

i o possa riposarm i appoggiando la testa a l cammel lo . Misiederò e t i raccon terò una s toria nota su l l e sponde de lN i lo e popolare anche i n Alessandria , ove i o l

ap presi.

Egl i fece quan to e l l a d isse , pian tando prima la lanciaper terra , a portata d i mano .

Ed ora c h e cosa devo fare ? egl i domandò contristezza , allorc hè el la s i fu seduta . I n A lessandr ia ,c h i ascol ta usa seders i 0 s tare i n p ied iDa l suo comodo posto , appogg iata a l vecch io an imal e ,

el l a rispose , ridendo I l pubb l ico dei can tas to ri e èos ti nato , e d i sol i to fa C io c h e crede .

Page 421:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Se n z’

altre cerimonie ; egli s i stese su l la sabbia , vi ci no ale i , e le ci nse i l col lo co l braccio .

Sono pron to , egl i d isse .

Ecco i l t i tolo de l mio raccon to , essa comi nci o

IN CHEMODO IL BELLO DISCESE INTERRA.

Prima d i tutto devi sapere , che I s ide fu e , perquan to io sappia , potrebbe essere ancora , l a p i ù bel l a d el l ed ivin i tà : ed Osi r ide , suo mari to , benchè saggio e potente ,era qualch e vol ta pu nto da gelos ia per le i , poichè so l tantonei loro amori gl i Dei assomigl iano ai morta l i .I l palazzo del la mogl ie d ivi na era d ’argen to e coronava

la pi ù a l ta mon tagna nel la l u na , dal l a quale essa passavaSpesso nel so le , l a fonte del l

’ eterna l uce dove Osi ride avevai l proprio palazzo d ’oro , che abbagl ia co l suo sp lendoregl i uomi n i ch e lo osano guardare .

Una vol ta per gl i Dei n on es is tono giorn i mentres tava con l ui sul tetto del palazzo d ’oro , el la guardò percaso , l o n tano , al l

’estremo limi te del l ’ un iverso , e vide p assare I nd ra c o n un eserci to d i s cimmi e portate sul dorsodi aq ui le . Egli , l ’amico del l e cose vivent i cosi vi e nch iamato I ndra ri tornava v i tto rioso da l l ’ ultima guerrac o n l

’odio so Rassak a e lo seguivano l ’ eroe Rama e Si ta ,

sua sposa , l a pi ù bel la del le donne dopo d i I s ide . E IsideS i a lzò , si levò la cintu ra d i s te l l e , e agitò verso Si ta ;Rama rispose i nvece ma agitando l o scudo l ucen te . Tosto ;tra l ’eserci to i n marma ed i due sul tetto d ’ oro , scesequalche cosa che assomigl iava a l l a notte e impediva i n teramente la vis ta ma non era la notte era sol tan to Osi ridec h e corrugava l a fronte .

Ora avvenne che i l soggetto de l l oro d iscorso i n quel .

momento fosse appun to tal e , quale sol tan to gl i Dei possonotenere fra sè ; ed egl i si al zò e disse maestosamente :Torna a casa , compi ro da solo i l lavoro . Per fare una

creatura completamente fel ice no n ho bisogno del tuoa i u to .

Devi sapere che Is ide aveva gl i occh i grandi comequel l i del la sacra mucca

,e dol ci de l pari . Essa l i gi rò sor

ridendo i n facma al suo S ignore , e a lzandos i essa pu re ,d isse : Ti salu to , Osi ride , e ti d ico arrivederci perchè

Page 423:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

424

I s ide sorri se sopra la sua torre ne l palazzo d ’argen to .

Ma i n breve l ’ uomo si stan cò dei co lori , e preso dal l amedes ima apatia , gi rò sconsol atamente pe l mondo , sosp i

rando . E d i n uovo s i udì i l rombo de l la vo lon tà de l DioCreatore , e ad u n trat to l

’ uomo fu vis to tendere l ’orecch io ,

ed ascol tare ; i l suo v i so diven ne raggian te , ed egl i per l aprima vol ta ebbe la percezione de l suono . I l vento gli

m ormorava ignote armon ie , musica erano lo s tormi r del l efronde , i l mormorio dei rusce l l i , e i mi l l e tri l l i degl i uc

ce l l i n ei bosch i . E l ’ uomo era fel ice .

Al lora I side di ven ne pensierosa , e pure ammi rando i lgen io de l suo sposo d ivi no , disse fra Sè Colore , Movimen to , Suon i , Luce , non V i è al tro e lemento d i bel lezza ,

e tu tto è già s tato dato a l l a Terra. Se ora que l la creaturas i fosse annoi ata d i nuovo , Osi ride avrebbe avuto bisogno de l suo aiuto . Rapido volava l ’ago sopra la tramad ’argen to .

E l’

Uomo fu lungamente fel i ce , p i ù a l ungo ch e non lofosse mai s tato prima ; sembrò quas i che non avesse as tancars i pi ù mai . Ma Is ide non era impazi en te e Sopportoi n s i len zio i sorris i de l sole . Asp e ttò , aspettò , e fin almen te vide i segn i d i u n mutamento n e ll

Uomo . I s uon id ive nnero famigl iari a l l e sue orecch ie ; l

’ab i tud ine l o reseindifl

'

ere n te al l o s tridere del gri l l o , come al can to de ll’usi

gnuo lo , come al ruggi to de l mare . Egl i langui e s i gettòdesol ato l ungo la sponda de l fiume , e giacque senza moto .

La compass ione d i I side l a fece par lare .

Mio signore,l a tua creatura s ta morendo .

Ma Osi r ide,pur comprendendo , tacque ; non poteva far

al tro .

Devo ai u tar l o ? essa ch iese .

Osi ride era troppo orgogl ioso per ri spondere .

Al lora I s ide d iede l ’u l timo pun to c o l suo ago , raccol sela trama i n un roto lo sci n ti l la n te , e lo gettò nel lo spazi o ,

l o gettò in modo c h e cadesse vi ci no all’

Uomo . Ed egl i .udendo i l suono del l a caduta

,sollevò i l capo e guardò . O

meravigl ia ! Una Don na , l a Prima Donna , si ch i nò soprad i l u i per aiutar lo . Essa gl i tese la mano . Egl i l a prese ,s i alzò , e da al lora i n p O i pi ù non provò la noia e fufel i ce per sempre .

Page 424:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

425

Tale O figl io d i Hur ! è l a genes i del be l l o comel a raccon tano su l N i lo .

I ras tacque .

Una bel l a i nvenzione , e graziosa . egl i d i ssesub i to ma è ,

imperfetta . Che cosa fece Osi ridepo i ?

Te lo di rò essa ri spose . Egl i ri ch iamò lamogl i e d ivi n a a sè , e vissero fel ici d

a l l ora i n poi ai u tandos ireci procamen te .

E non devo io fare come i l Primo Uomo ?d isse egl i portando l a mano d i l ei al l e labbra Am ore ,amore !Ap p oggiò l a tes ta l i evemente sul l e gi nocch i a d i le i .

Tu troverai i l Re essa d isse , ponendogl i l a manocarezzevolmente sopra i l capo . Tu troverai i l Relo servi rai fede lmen te . Con la tua spada guadagnera i 1don i pi ù ricch i ; ed i l suo pi ù valoroso soldato sarà i l mi oe roe .

Egl i si vol tò e vide i l vol to d i I ras ch i no sopra d i l u i .I n tutto i l fi rmamen to non v ’ erano i n quel momento due

stel l e pi ù bri l l an ti d i quegl i occh i che l o guardavano . E

gl i si r ial zò , e , p re sala fra l e sue braccia , la baci ò ap p assion atame n te , d icendo : 0 Egi tto , Egi tto ! Se i l Re avràcoron e da regalare u na sarà per me ; i o l a porterò a te ela mette rò q u i su l posto che le mi e labbra sfiorarono . Tusarai Regina , l a mia Regina . Nessu na può esser p i ùbel la di te ! Saremo fel i c i ! sempre fel i ci !

E tu mi d i ra i tutto , nevvero ? e lascerai ch e i o t ia i u t i i n tu tto ? e l l a di sse con traccambiando i l bacio .

La domanda calmò i l suo ardore .

Non basta c h e i o t i ami ? egl i ch iese .

Amore perfe tto s ign ifica perfetta fiducia essad isse Ma non importa , tu imparerai a conosce rm imegl io .

Essa -ritirò l a mano e s i alzò .

Sei crudel e egl i disse .

Ne ll’allo n tan arsi essa s i fermò presso i l cammel lo e toccando la -sua fron te con l e l abbra

Tu se i i l p i ù nobi l e del l a tua razza , perchè i l tuoamore non è offuscato dal sospetto .

Qui nd i spari n e l la tenda .

Page 425:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

426

CAPITOLO V .

I l terzo giorno del viaggio l a compagn ia si fermò su lmeriggio presso i l fiume Jab lo k dove erano accampate forsep iù d i cen to person e , l a maggior parte pas tori ch e riposavano col à c on l e l oro bestie . Appena sces i dal cammel lo , un uomo si fece loro i ncontro con u na broccad ’ acqua ed u n baci no , oflre ndo da bere ; i ncoraggiatodal la cortes ia con c u i essi ri cevevano tal i attenzion i d isse ,guardando i l cammel lo : Ritorno dal l e rive de l Giordano ,

dove s i trovano ora mol te persone , alcune provenien tidai p i ù l on tan i paes i , e che viaggi ano c ome vo i, mie i i llus tr i am ici , ma nessu no poss iede u n cammel lo come i l vos tro . Un magn ifico an imale . Posso domandare d i c h e

razza è ?

Bal thasar ri spose , e po i andò a ri posars i , ma Ben Hur ,pi ù cu rioso , ch iese :

Da qual parte de l fiume si t rovano ques te persone ?

A Bethabara .

Di sol i to è u n 'guado sol i tario , d isse Ben Hur .Non comprendo come mai ora s i s ia fatto cosi im

p ortan te .

Capisco rep l icò l o straniero , che voi pureven i te da lon ta no e non avete ud i te. l e buone nuove .

Qual i n uove ?Un uomo e venuto dal deserto , u n vero san to ;

dal le su e l abbra escon o strane parol e , c h e attraggonoch iunque l e ascol t i . Egl i s i ch i ama Giovan n i , i l Nazareno ,figl io d i Zaccaria , e dice d

’essere i l p recursore del Mess i aAnche I ras l’asc o ltava attentamente , mentre egl i conti

nuava .

Si d ice ch e Giovann i abbia passata la vi ta fin d al l afanciu l l ezza i n u na caverna presso En -Gavdi , pregando ev ivendo pi ù rigorosamen te degl i Essen i . Una fol l a s i recaad udi rlo ed io pure andai c o n gl i al tri .

Tutti questi vos tr i amic i v i sono stati ?La maggior parte v i si reca ora , e

,poch i ne r i

to rnano .

Che cosa predica ?

Page 427:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

4 28

ma mentre s ’ avvici navano s ’ accorse ro che la fo l l a i noommc iava a scompors i ed a disperders i .Arrivavano troppo tard i !

Res ti amo qu i d isse Ben Hur a Bal thasar ch e

si torceva le man i i l Nazareno può ven i r da questa

La fo l l a era t roppo preoccupata ne l la d i scuss ione d iq uan to aveva udi to , per accorgers i dei nuovi venuti . Quandoa lcune cen t inaia d i persone se ne furono andate , e già

sembrava c h e l ’occasione d i vedere i l Nazareno fosse perduta , essi V idero avanzars i verso d i loro , poco l ungi da l lar iva del fiume , una persona dal l

’ aspetto cosi s trano,che

d imen ticarono tu tto i l resto .

L ’ apparenza del l ’ uomo era rozza e b izzarra , quas i se l

vagg1a . I l vol to era magro , smunto , de l co lore del la per

game n a . Su l l e spal l e e giù per l a vi ta , cadeva a gui sa ditre c c ie un ammasso d i capel l i bruciati da l sol e . I suoi o c

c h i erano ardenti tu tto i l fianco des tro del la persona erascoperto , bianco come i l suo viso , ed a l t rettan to sca rnouna camicia d i pel l e d i cammel lo , ruvida come la tela del l etende Bedui ne , rives tiva i l res to de l l a persona s i no al l egi nocch ia , fermata al l a vi ta da una larga C intura pure d ipel l e non conciata . I sum pi ed i erano n udi . Una bisacci a

gli pendeva dal la ci n tola . Aveva u n bas tone i n mano ,

quan tunque i s uoi movimenti fossero svel ti , decis i , e s tren ame n te V igi l i ; ogn i tan to scacciava dagl i occh i i cape l l iarruffati e si guardava attorno , quam cercando qualcheduno .

La bel la Egiziana osservò i l figl io del deserto c o n sorp resa , per non di re c on ri brezzo . Poi , al zando l e corti nede l baldacchi no , essa d isse a Ben Hur , c h e l e cavalcavadappresso .

E ’ quell o l ’ ara ldo precu rsore del tuo Re ?E ’ i l Nazareno egl i r is pose , senza alzare gl i

occh i .I n veri tà , egl i s tesso n e fu p iu ch e d isgus tato . A di

spetto de l l a sua famigl iari tà , c o n gl i asceti d i Engaddii l oro vesti ti , l a l oro i nd ifferenza a tu tte l e opi n ion i , l al oro costanza nei voti c h e l i costr ingevano a sopportarei p i ù terr ib i l i dolori ; l a l oro vi ta so l i tari a e re fra ttaria agl i alle ttamen ti d ei l oro s imi l i , q uasiche essi non apparten esseroall a medes ima razza , quan tunque egl i fosse s tato avv er

ti to d i cercare u n Nazareno , c h e descri veva sè stessocome una Voce p roven ien te da l Deserto pure il sogno d i Ben Hur riguardo a l Re c h e doveva essere così

Page 428:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

grande , aveva talmen te col ori to i suoi pens ie ri , c h e egl in o n dub i tava d i trovare n e l precursore qualch e indîmo

de l lo sp lendore d i col u i che an nunziava . Con templandoquel l a figura se l vagg ia si r icordò de i l ungh i segu i ti d icort igian i ch ’ egl i era abi tuato a vedere ne l l e te rme e neicorridoi imperi al i d i Roma , e ne l la sua mente accrebbe i lr ibrezzo e la Vergogna . Sbalord i to non potè c h e ri s pondere

E ’ u n Nazareno .

Bal thasar non s i scoraggiava cosi . Egl i sapeva che l ev ie d i Dio non sono sempre qual i gl i uomi n i l e des ide ra no .

Egl i aveva veduto i l Sal vatore quando era ancora bambi noi n u na greppia : l a sua fede lo aveva preparato al la rozzasemp hmtà , che doveva a rc o ndare l a D ivi na riappari zi one .

Attese i n pos izio ne riverente , le man i i ncrociate sul pettoe l e l abbra mormoran ti una pregh iera .

No n aspettava u n Re .

I n ques to momen to d i tal e i n teresse pei n uovi venuti , en e l q ual e ognu no s i t rovava i n preda ad una emozioned iversa , u n al tro uomo sedeva , non lon tano , sopra una pie trasu l la ri va de l fiume , pensando forse al la predica c h e avevaudi to .

Ad un tratto s i al zò e cammi nò le n tamen te l ungo la sp iaggia i n modo da portars i su l l a v ia c h e s tava percorrendo i lNazareno e da i ncon trarlo presso i l cammel lo .

I due,i l predicatore e lo s tran i ero , con ti nuarono a

camminare finchè quas i s i raggi unsero .

Al la distanza d id ieci pass i i l p red icatore S i fe rmò , si al lon tanò dagl i occh ii cape l l i che gl

ingomb rava no i l v iso , guardò fissame n te l os tran iero e al zò le mani , come per dare u n segnale a tu tti c ol o ro che potessero vederl o . Ciascuno si fermò i n atto d i ascol to .

I n que l p rofondo sile nmo i l bastone che i l Nazareno te nevanel l a mano destra s i a l zò l en tamente i ndicando lo s tran iero .

Tutt i quel l i che dappr ima ascol tavano fissaro no i l orosguard i c o n atten zion e su l n uovo venuto . Così fece ro Balthasar e Ben Hur .L ’uomo si moveva l en tamen te verso d i loro ; era d i sta

tu ra poco superi ore a l la med ia , magro , quas i sparu to .

I s uoi movimen ti erano tranqui l l i e s tudiati come quel l idegl i uom i n i c h e sogl i ono medi tare a l ungo sopra grav iargomen ti e s i adattavano be n e a l suo costume , consis te n tei n u n ab i to c o n l arghe man i che , che gl i ar ri vava fi noal le cavigl ie de l piede , ed una sopravves te ch iamata ta llitlz.Ne l l a mano s i n is tra teneva i l so l i to copricapo dal fioccoI'

OSSO .

Page 429:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

I l co lore del l a sua ves te era gia l lo pe r l a polvere e imb rattato d i fango .

Facevano eccezion e i fiocch i de l l a sua ci n tura , azzurri eb ianchi , qual e l a l egge prescriveva ai Rabbi n i . l suo i sandal i e ran o sempl ici .Non aveva n è borsa , nè ci n tura , nè bastone . Questi det

tagl i fu rono appena osservati dai tre , attratti u nicamen tedal la tes ta e i n isp e c ial modo da l v iso de l l o sconosciu to

,

dal qual e scatu riva u n i neffab i l e fasci no .

Egl i s tava a capo scoperto sotto i l ciel o sereno ; i suo icape l l i d i u n col or bru no dorato , tenden ti l eggermen te al rossolà dove erano i l l umi nat i dal sole , s i parti vano i n mezzo a lcapo e scendevano i n l unghe anel l a sopra l e spa l l e . Sottou na fron te larga e bassa , ombreggiati da so prac c iglie i narcate e brune , bri l lavano due grandi occh i azzu rri , raddol ci t ida l ungh issime cigl i a , qual i s i vedono talvol ta nei fanci u l l i ,ma ben raramen te , o quasi mai , negl i uomi n i .Era di ffici l e determ inare se l e a l tre sue fattezze fossero

p iuttos to Grech e ch e Ebrai che . La del i catezza del le nari edel l a bocca apparteneva piu ttos to a l ti po Greco ; e i nsiemeal l a dolcezza dei suoi occh i , a l pal lore del vo l to , al l a finezzadei capel l i e del la morbida barba , ch e scendeva ondulata su lco l lo , su l petto , e formava u n complesso d i ta nta soavi tà e be ll ezza , c h e u n soldato avrebbe riso in c o n trando lo , una donnasi sarebbe sen ti ta is ti n t ivamen te attratta a confidare i n l u i ,u n bambino gl i avrebbe tesa la piccol a mano e gli avrebbeconcessa tutta l a fiducia del la giovi ne an ima .

L ’ espress ione domi nan te i suoi l i neamenti , sarebbe stataattri bu i ta da vari osservatori ne l lo s tesso tempo , e c o n

egual correttezza , al l’ i n te l l igenza , a l l

’amore , al l a p ietà 0 a ldol ore . Per d i r i l vero , era una compenet razion e di tu tteques te qu al i tà .

I l suo sguardo rivelava u n ’an ima immaco lata , cos tre tta avedere e comprendere la corruz ione di q ue l l i fra i q ual ipassava . Ciò non ostante nessuno avrebbe ne l suo vol toscorta una traccia d i debolezza . I n ogn i modo , cosi nonavrebbero pensato c o loro i q uali san no c h e l ’amore , i l do loree la p ietà sono i l ri su l tato d i una forza morale capace disopportare qualu nque sofferenza , pi ù che non lo s iano l eforze fisi che .

Ques ta è s tata la pote nza c h e ha sostenuto i marti r i edi san ti .Lentamen te egl i s i avvi ci nò a i tre . Ora Ben Hur , c o n l a

lancia i n mano , era degno di atti rare lo sguardo d’ un Re ,

Page 431:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

43 2

Duran te tutto ques to tempo Ben Hur stava s tudiando lafison omia del lo s tran iero , ma con un i nteressamento affattod iverso dagl i al tri . Lo ral legravano la perfezione del l e suefattezze , l a nobi l tà , la tenerezza , l

’ umi l tà e l a san ti tà del la suapersona . Ma nel l a sua mente u no era i l pens iero : Chiè q uest

gomo? Messm 0 Re ? Mai v i fu apparizi one

meno pr inc ipesca ; a l solo guardare quel l ’aspetto calmo eben igno , l

’ idea del l a guerra e del la conquista , e i l des ideriode l domi n io gl i sembravano una profanazione . Balthasar deve aver ragion e mormorò fra sè e Simo n ide torto . Quest ’uomo non è venuto per ri pri s ti nare i lt ro no d i Salomone ; non ha n è i l carattere , n è i l gen io d iErode , Re potrà essere , ma non d i u n regno p iù granded i Roma .

Dobbiamo però notare che tutto C i ò non era una conc lusio n e assoluta per Ben Hur , ma una sempl i ce impress ione ; e mentre questa s tava formandc si con templandoi l meravigl ioso aspetto del l o s t ran iero , l a s ua memor ia s is forzava febbri lmente come a rich iamare u n ri cordo p as

sato . « Certamente , egl i d i sse fra sè io ho gi a vedu to que l l ’uomo , ma dove e quando ? Egl i era certo c h e

quel l o sguardo , cosi calmo , co si pi etoso , c osì dol ce , si era unavol ta r ivol to a lu i , come ora raggiava sopra Bal thasar . Im

p ro vv isame n te , come i l l umi nata da u n subi to ragg io d i sol e ,gl i apparve l a scena press o i l pozzo d i Nazare th quandole guard ie Romane lo tras ci navano al la galera . A quel ricordo tu tto i l suo essere tremò . Quel l e man i l ’ aveva noaiu tato q uand

egli soffri va . Quel vi so gl i era , d ’ al lora i npoi , rimasto scol pi to nel la mente .

Ne ll’emozio n e_c h e l o agi tava , l e parol e de l pred icatore

andarono perdute . Egl i n on udì c h e l e u l time parole cosìmeravigl i ose che ancora i l mo ndo n e ri suona

Questo è il figlio di Dio !

Ben Hur balzò da caval lo per rendere omaggio a l suobenefattore ; ma I ras g l i gri dò :

Aiuto,

figl io d i Hur , aiu to , che m io padre muoreEi S l fermò , S l vol tò i nd i etro

,e s i affre ttò a sorreggere

i l vecch io . El la gl i d iede una t azza , e Ben Hur , ordi nandoal l o sch i avo d i far i ngi nocchiare i l cammel lo , corse al fiumead atti ngere acqua . Quando ri tornò l o s tran ie ro era spari to .

Fi nalmente Ba l thasar ri prese i sens i e s tendendo l eb racc ia , domandò debolmen te :

Page 432:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

433

Dov e ?Ch i ? ch iese I ras .

Un raggio d i i neffabi l e beati tudi n e brillò su l viso de lbuon uomo , come se u n suo u l timo des iderio fosse s tatoappagato e ri spose

Lu i i l Reden tore i l F igl io d i D io , c h e mifu concesso d i rivedere un ’ al tra vol ta !

Cred i tu c h e fosse i l figl io d i Dio ? doma ndòI ras a Ben Hur a bassa voce .

Sono pi eno d i s tupore ; aspetti amo , fu tu ttoquan to ques ti ri spose .

I l giorno seguen te , men tre i tre s tavano ad ascol tare ,l ’ eremi ta ch e p red icava egl i si i n terruppe a metà discorsoe d isse

Ecco l’Agne llo di Dio !Seguendo l a di rezione del la sua mano , ess i v ide ro nuo

vamen te l o stran i ero . Mentre Ben Hur esami nava la figu raes i le e l ’ aspetto augusto e san to , c o sì pi eno d i tri s tezza ,u na nuova idea l o i nvase .

Bal thasar - h a ragione , ed anche Simon ide . Nonpuò i l Reden tore essere anche u n Re ? ?

E domandò ad u n suo vici no :

Chi è quel l ’ uomo che cammina laggi ù ?L ’al tro , c o n un ri so beffardo , r i s pose :

E ’ i l figl io d i u n falegname d i Nazaret .

F INE DEL LIBRO SETTIMO .

Page 433:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch
Page 435:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

r i parazion i , l e porte , i cor ti l i , l e scal e, i te rrazzi , l e pareti , i l te tto , erano stati ri pri s ti nati a l punto , c h e non solon on rimaneva p iù traccia del le tragiche vicende d i c u i eras tata vi tt ima l a famigl ia , ma tutto s i trovava improntatoad una ri cchezza e ad uno sp lendore maggiore . Ad ogn i angolo i l vi s i tatore i ncon trava prove de l buon gusto che i lgiovane proprietario aveva portato dal s uo lungo soggiornonel l a vi l l a d i M iseno e n el la capi tale Romana .

Non si deve da c iò concl udere ch e Ben Hur si fossepubbl icamente fatto riconoscere proprietario .

Secondo lu i non ne era ancora venuto i l momen to , eper la stessa ragione non aveva neppure ri preso i l suo

vero nome .

Accudendo al lavoro d i preparazione i n Gal i l ea , seguivapazien temen te l ’opera del Nazareno : un personaggio c h e gl iappariva pi ù misterioso ch e mai , e i cu i prodigi , s pessocompiuti i n sua presenza , l o ri emp ivano d

ango sc io si dubb1sul la sua persona l i tà e su l la s ua misswn e . Di tempo i ntempo ven iva al la ci ttà santa ad al loggiare ne l la casa p a

te rna , ma sempre di nascos to e come ospi te .

E ’ bene notare però , c h e ques te periodiche vi si te d i BenHur non erano u n icamente dovute al bisogno d i un po ’

d i ri poso . Bal thasar ed I ras al loggiavano ne l palazzo , edegl i no n era i nsensi b i l e al fasci no del la fanciu l la , mentre i lpadre , q uantu nque i ndebol i to d i corpo, possedeva ancoratanta forza i n tel l e ttual e da i n teressare vivamen te i l giovanec o i suo i sorprenden ti d iscors i i n torno al la d ivi n i tà del ram ingo taumatu rgo , d i cu i tu tti e rano i n attesa .

In quan to a Simon ide e ad Ester , ess i erano arrivat i daAn tioch ia solo poch i giorn i prima , dopo un viaggio fat icoso per i l vecch io , portato i n u n palanch i no sospeso fradue cammel l i , c h e non sempre cammi navano al l o s tessopasso . Ma una vol ta arr ivato , non pareva al pover

’ uomod i vedere abbastanza de l s uo paese natio . I l suo di lettoera d i passare i l tempo su l tetto , ran n icch iato su d i u naseggio la , preci sa al l

’al tra lasci ata ad Antiochia . Al l ’ ombradel padigl ione egl i respi rava c o n gio ia l

’aria dei v ici n i col l i ;vedeva sorgere i l sol e , ne seguiva i l percorso s i n o al suo

cadere , e pensava a l passato . Col la sua Ester vicina , gl ie ra pi ù faci l e , là , i n vis ta de l cie lo , i l ri evocare l

imagin e

d i que l l ’al tra fanci u l la da l ui amata i n gioven tù , d i coleic h e fu sua mogl ie e che co l passar degl i an ni gl i era sempre d ivenuta p iù cara . Malgrado c iò , non trascu rava gl iaffari . Ogn i g iorno un messaggero gl i portava i l rapporto

Page 436:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

43 7

d i Samb allat, cu i e ra s tata affidata l a d i rezione degl i affari ,ed ogn i giorno ri partiva un messaggero latore d

indic azio n i

cosi parti co lareggiate da non lasciar pos to ad alcuna i n iz iati va c h e non fosse l a propria , nè ad alcuna even tual i tàsalvo , beni n teso , que l l e ch e per volon tà d i Dio s fuggonoal l a p rev is ione del pi ù ch iaroveggen te degl i u omi n i .Mentre Ester faceva ri torno a l pad igl ion e , i l so l e ch e il

l umi nava il te rrazzo del l a casa , l’

avvo lse i n u n ’ onda d il uce , ch e fece v ieppi ù risal tare l a grazia del l a sua persona ,l a perfetta regolari tà del suo vol to , l a sua rosea carnagion espi ran te gioven tù e sa lu te , e i l suo sguardo i n tel l igen te ,

abbel l i to da un ’espress ion e d ’

infin ita bontà . I n una parolaappariva una donna da amars i c o n tu tto l ’an imo , ed Il cu i

amore era da amb irsi come i l colmo del l a fel i ci tà .

Essa guardò i l pl i co , si fermò,l o guardò una seconda

vol ta p i ù atten tamen te , ed arro si ri conoscendo i l sigi l l o d iBen Hur . Accelero i l passo e lo porse al padre .

S imon ide attese u n momento , e anch’egl i esami nò i l si

gi l l o . Aperto i l p l ico n e es trasse i l ro to lo , ch e porse al l afan ci u l la . Leggi , l e d isse .

Gl i occh i de l pad re erano fi ss i su d i le i men tre par lava , èu n ’ espress ione d i tris tezza gl i si dipi nse sul vol to .

Vedo c h e sai da c h i esso viene . Es ter .Si , padro ne .

Quan tunque l e parol e usci ssero a s ten to , nessu n tu rbamento appariva nel lo sguardo c h e l e accompagnò .

Lentamente i l vecch io lasciò cadere i l capo su l petto .

Tu l ’ami , Ester , di sse c o n voce calma .

Si , ri spose la fanciu l l a .

Hai ben riflettu to a que l l o ch e fai ?Mi sono provata a non pensare a l ui , padre , e sol o

a ri cordarm i , com’ è m io dovere , ch

’egl i è i l nostro padrone .

Ma l o s forzo è to rnato vano .

Sei u na buona fighuo la , si , una buona figliuola ,

come lo era tua madre mormorò i l vecch io , facendos ipensoso ; dopo qualche i s tante con ti nuò

« Che Iddio mi perdon i , ma so n d’

avv iso ch e l ’amortuo non sarebbe va no , s

’io avess i con servato tu tto quanto

era i n m io possesso , com’ era pure i n mia faco l tà di fare .

Grande è la potenza del danaro !Sarebbe s tato peggio per me se tu l ’avess i fatto ,

poichè al l ora sare i i ndegna d ’u n suo sguardo e n on potre iessere orgogli osa d i te . Non vuoi ora c h e l egga ?

Un momento esc lamò , lascia ch e a fin

Page 437:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

438

d i bene , figliuo la mia , t i faccia conoscere i l male i n tuttala sua es tens ione . Valu tando lo meco , può dars i c h e ti sembrimeno terri b i l e . I l suo cuore , Ester, e impegnato .

LO so , fece el l a tranqui l lamente .

L’Egizian a l o ha col to ne l la sua rete , con ti nuò

Simonide , essa ha tu tta l ’astuzi a del la sua razza aggiun ta al la bel lezza c h e affasci na . Mol ta bel lezza e mol taastuzia , ma , come l e a l tre sue pari , poco cuore . La figl i ache disprezza i l p roprio padre non può fare la fel ici tà de lmari to .

Meri ta essa q uest’

ac c usa ?

Bal thasar , prosegui Simon ide , è uomosaggio , s i ngolarmente dotato per u n Gen ti l e , e la sua fedel o nobi l i ta : eppure sua figl i a l o deride . La udi i i o s tessoi eri , parlando d i l u i , usci re i n q ues te parole Le fo l l i edel la gioven tù sono perdonabi l i , ma nul l a è ammirab ile neivecch i a l l ’ i n fuori del la saggezza , e quando ques ta se n

è

andata , i l megl i o cb’ess i possano fare è d i mori re .

Parol e crude l i , degne d’u n Romano .

lo , ved i , l e appl icai a me stesso , ben sapendo come nonsia da me lon tana quel la debolezza ch ’ el l a ri n faccia al

.

padre suo .

Ma tu , Este r , tu non di rai mai d i me , nevvero , mai ch esarebbe megl io ch ’ i o foss i morto ? No , mai , perchè tua madreera una figli a d i Giuda .

Con gl i occh i gon fi d i lagrime , essa l o baci ò , mormorando Son figl ia d i mia madre .

Si, e mia figl ia , l a figl ia m ia , l a qual e è per mec io c h e i l Tempio era per Salomone .

Dopo una l unga pausa , egl i appoggiò la mano sul l aspal l a de l la figl ia e con ti nuò : Quando egl i avrà presoi n mogl i e l ’Egiziana , 0 mia Ester , i l suo pensiero correràa te c o n pen timento . I l suo s pi ri to sarà turbato , perchèal lora s i accorgerà d ’essere u n icamen te l

istrume n to del lamal sana ambizione d i q uel l a don na . Roma è l a mèta deisuoi sogn i . Per lei egl i è i l figl io de l duumvi ro At rio , enon d i Hur , pri nci pe di Gerusalemme .

Ester non si provò neppure a ce lare l’

efle tto d i ques teparol e .

Salvalo , pad re ! Sei ancora i n tempo ! essaimplorò .

Rispose i l vecch io scuotendo i l capo . Si può sal

vare un uomo c h e annega , non già u n uomo i nnamo

Page 439:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

soggiu nse essa , t. imen ticando per u n’

istan te i l p roprio d isinganno nel la gioia d i quel la prosp ettiva .

Può dars i , può dars i ! Doman i è l a festa del paneazzimo e probabi lmente vorrà assis terv i ; vedremo fors

’anchei l Nazareno ; si , forse l i ved remo en trambi , Ester.I n que l pun to comparve i l servo co l vi no e l ’acqua .

Este r servi i l padre , e , men tre era co sì occupata , I ras si

p resen tò su l te rrazzo .

Agl i occh i de ll’Ebrea , l’Egiziana non era mai parsa così

bel la come i n questo momento .

Le sue ves t i l eggiere come vel i l e svo lazzavano i n torno ,e l’ avvilu p pavan o come i n una nuvoletta d i nebbi a ; lafron te , i l co l l o e l e braccia sci n ti l lavano per i gross igioie l l i tan to i n uso presso i l suo popolo . I lare i l vol to ,

e sa ltan te i n ogn i movimento de l la persona , compresa del lapropria bel lezza , ma senza affe ttamo n e , tale e ra I ras . Estera l vederla s i senti u n a s tretta al cuore e si fece più v i ci naa l padre .

Pace a vo i , Simon ide , e pace al l a vezzosa Ester ,i ncom inciò l a giovane Egiziana . Voi m i rammen

tate , messere , sia detto se n z’

oflendervi, quei pret i d i Pers iac h e a l decl i nar de l giorno salgono i n cima a l Tempio perri volgere l e loro pregh iere al so le c h e tramon ta . Se nonn e conoscete i l r i to l asciatemi ch iamar mio padre , egl i eversato nel la magia .

Bel la Egizian a rep l icò i l negozia n te , ch i nandoi l capo con gravi tà cortese , vos tro padre è tal uomo danon ri teners i offeso s

e i mi udiss e d i re c h e l a sua scien zapers iana è l a parte mi n ima del la sua s aggezza .

I ras so rri se i ronicamente .

Parl ando da fi l osofo , come me ne date l’ esempio ,

rispose . una parte min ima suppone necessari amente una parte maggiore . Ora d i temi d i grazia quales timate voi esse re la parte maggiore d i quel la rara qual i tàc h e v i piace attri bui rgl iS imonide l e lanciò u no sguardo severo .

La pura saggezza si r ivolge sempre a Dio ; l a p i ù

pu ra saggezza e l a conoscenza d i Dio , e io non conosconessuno c h e l a possegga i n grado pi ù elevato , 0 ch e megl iol a man i fes ti n el la parola o n egli

‘atti , del buon Bal thasar .

E per troncare i l d i scorso al zò la coppa e sorseggiò .

L ’ Egiziana , un po’ s tizzi ta , s i vol se ad Ester .

Un uomo c h e ha dei mi l ion i i n serbo e possi ede

flotte d i navi , non p uò comprendere i n qual i cose noi po

Page 440:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

vere don ne troviamo d i l e tto . Lasciamol o . Là presso a l mur i ccio lo potremo conversare .

Si avvici narono al parapetto e s i fermarp n o proprio a lpun to ove , an n i p rima, Ben Hur aveva smosso que l cocciod i tegola , ch e era cadu to su l l a tes ta d i Grato .

Non sei ma i s tata a Roma ? ch iese I ras trastullando si negl igen temen te c o n uno de i braccialetti ch e Si

era to l to dal braccio .

NO r i spose t imidamen te Este r .Non hai mai des iderato d i andarv i ?Neppure .

Ah , come è s tata bana le l a tua v i ta !I l sosp i ro c h e accompagnò que l l e paro l e non avrebbe

potu to essere pi ù eloquen te , se l’ Egizian a avesse vol u to

c o n esso commiserare i l p roprio desti no . Un istan te ap

presso proruppe i n uno scroscio d i ri sa ed esclamò :

Oh mia povera i ngenua , gl i uccel l ett i c h e ancor n onhan no lasciato i l n ido sanno poco meno di te . Mavedendo l ’ imbarazzo d ’ Ester, d i nuovo camb io tatti ca eprosegui i n to no d i con fidenza : Via , non offenderti ,i o scherzava . Lascia c h e baci l a feri ta e c h è t i d ica c iò chea nessun ’al tra persona d i rei e c o n u n nuovo scrosci od i ri sa che abi lmen te masch erò i l l ampo ch e l e gu i zzo negl i occhi , d isse Vien e i l Re ! »Este r l a guardò sorpresa .

I l N azareno con ti nuò I ras Colu i d i cu itan to parlarono i nos tri geni tor i e pe l quale h a tan to l avorato Ben Hur qui l a sua voce s

’ab b assò . I l N a

zare n o arriverà doman i , e Ben H ur sarà qu i questa sera .

Este r fece uno sforzo per dissimu lare l a propria agi taz ione , ma non v i r iusci , ab b assò gl i occh i , si fece rossai n v iso

,e non vide i l sorri so tri on fan te su l vol to de ll’ Egi

mana .

Guarda . Eccone l a prova e si tol se dal l aci n tu ra u n roto lo .

Ral legra ti meco , amica m ia ! Ei sarà qu i questasera ! Su l Tevere egl i poss iede u n palazzo pri nci pesco c h e

m ’ ha promesso i n dono ; esserne l a padrona vuol d i re essere… .

Qui i l rumore d i pass i accel erat i ne l la sottos tan te v ia lai n te rruppe , e sporgendo i l capo dal parapetto , tos to n e l ori trasse esclamando con gioi a : Benedetto s ia Is ide ;è lu i , è Ben Hur ; s trano ch

’egl i a rrivi men tre s tavamoparlando d i l u i . Se ques to no n è d i buon augurio vuo l d i reche non vi sono p i ù Dei . Abb racciami , Ester .

Page 441:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

L’ Ebre a là guardò con vo l to acceso e cogl i occh i esp ri

men ti , forse per la prima vol ta i n sua vita , un sentimen tonon lon tano dall ’ i ra . Quasi non bastasse c h e a lei fosseproi bi to d i pensare , sal vo i n sogno , a l l

’uomo da lei amato ,

doveva anche l a fortunata rival e c o nfidarle tu tta trion fantei propr i i success i e l e bri l lan ti sue speranze n e ll

avven ire .

A lei , serva d’un servo , non una parola , neppu re un cenno ,

men tre coste i poteva far pompa d i u na l ettera d i cu i erafaci l e i ndovi nare i l con tenuto . Era troppo ! Essa non si

potè trattenere dal ch iedereL ’ami tan to , dunque , oppure ami Roma d i p i ù ?

L ’ Egizi ana i nd ietreggio d i u n passo , ch i nò l’

a ltiera sua

tes ta fin quas i a toccare quel l a de ll’Ebrea , e ch iese a sua

vol ta Che importa a te , o figl ia d i Simon ide ?Ester , tu ttora i n preda al l a sua agi taz ione , in c ominmo ;

Egl i ma u n pensiero fu lmi neo l e arres tòsul l e l abbra l a parola ch e stava per pronunciare ; essa s ifece confusa trep idan te

,i nd i r icuperata u n po ’ d i calma

potè proferi re Egl i è l ’amico d i mio padre .

Per nu l la al mondo avrebbe i n quel momento potu to confe ssare l a propria condizione servfle . I ras ri se l eggermente .

Non al tro c h e ques to ? ch iese i n tono beffardo .

Ah , per gl i De i d’amore de ll’Egitto , ti en ti pure i tuoi

baci , tu stessa m’ hai tes tè appreso c h e ve ne sono a l tri

d i ben maggior val ore che m i attendono q u i i n Giudea evado a p re nderme li ; l a pace sia c o n teEster segui col l o sguardo la rival e finchè

,scendendo le n

tamen te gl i scal i n i,essa scomparve al lora si nascose i l vol to

n el l e man i e proruppe i n lagrime , lagrime d i vergogna ed i dol ore , men tre , ad accrescere lo s tato d

o rgasmo i n c u i

s i trovava,l e si affacciarono al la men te , con u n nuovo e

scottan te sign ificato , l e paro l e de l padre L ’amor tuonon sa rebbe vano s ’ i o avess i conservato tu tto quan to iopossedeva , com

’era i n mia facol tà d i fare .

Quando la povera fanc iul la ebbe ricupera ta la sua calma ,

l e s te l l e l uccicavano già per la vol ta de l cie lo , i l l umi nandodebolmen te la ci ttà e l a catena di mon ti c h e l a ci rcondavano . Ester ritorn ò nel padigl ione e ri p rese i l suo so l i toposto presso i l padre . Eviden temen te i l desti no voleva che

que l l o , e solo que l l o , fosse i l compi to cu i doveva dedicare ,se no n l a vi ta , l a sua gioven tù ; e , si a detto a sua l ode ,ora , c h e era passato i l

,primo impeto d ’

amare zza , l’ idea d i

q ue l dovere destò i n le i u n senso d i sol l i evo .

Page 443:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

444

casa d i tuo padre ! Siedi e narrac i dei tuoi viaggi , d i ciòc h e tu hai fatto e de l meravigl ioso Nazareno . Siedi fra noidue , onde non c i s fugga una parola .

Este r con prem urosa sol leci tud i ne gl i avvi ci nò una sedia .

Grazi e , l e d i sse Ben Hur,c o n r iconoscenza .

Sedu to si e scambiate alcune parole d i poco momento ,prese a di re

Ho a parlarvi del Nazareno .

I due vecch i lo guardarono subi to con vi vo i n teressamen to .

Per mol ti giorn i i o l ’ ho segui to , tenendo lo d’occh io

c on febbri le ans ietà . Lo vid i i n tu tte le possi bi l i ci rcos tanzei n c u i e dato d i vegliare e d i gi udicare u n uomo ed orav i d ico ch e men tre ho la certezza ch ’ egl i sia un uomocome l o sono io s tesso , non sono meno certo ch

’ egl i ha qualcosa d i pi ù .

Di più , i n che modo ? ch iese Simon ide .

Ecco , ve l o d i rò .…

Una persona en trò i n quel momen to e l ’ i n terruppe . BenHur s i volse , mandò u n grido d i g ioia , e, al zatosi , l e corsefretto losamente i ncon tro . Amrah ! esclamòmia buona e vecch ia Amrah !Essa venne len tamen te a l u i , e gl i as tan ti ch e videro la gioi a

d ip inta su l vol to de ll’ affe ttuo sa vecch ia non si accorsero neppure ch e que l vol to era i ngia l l i to come u n ’an tica per

gamena e solcato d i rughe .

Essa s i p ro strò ai p ied i de l pad rone , ne abbracci ò legi nocch ia e gl i b aciò ri petu tamen te l e mani , ma quandoquesti , ab brac c iatala , l e ch iese Buona Amrah , e tu nonsai nul l a d i l oro

,non una parola , non u n cenno ?

l a poveretta scoppio i n si ngh i ozzi pi ù e loquen ti d ’ogn iparola .

Per qualche tempo nessuno parl ò ; finalmen te Ben Hur ,a s tento trattenendo l e lagrime , d i cu i come uomo s

'

i v er

gogn ava i n presenza d i terzi , disse solennementeChe la volon tà di Dio s i a fatta ! i nd i , ri u

scendo a vi ncere la propria emozione , prosegui . Vien i ,Amrah s ied i vi ci no a me . NO ? non vuoi ? ebbene sta pu reai miei p ied i mentre i o narro a ques ti mie i buon i amici l as tori a di u n uomo meravigl ioso ch e è venuto a l mondo .

Essa si scos to ed ac c o vac iatasi per terra,co l l e spal l e

appoggiate al l a parete e l e man i i ncrociate sul l e gi nocch ia ,di ede a vedere agl i a l tri ch e l ’ un ico suo deside rio era quel lod i con templare i l padrone .

Page 444:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

445

Ben Hur, facendo u n i nch i no ai due vecch i , ri prese :

Non vorrei ri s pondere a l la domanda fattami ci rcaa l Nazareno prima d i n arrarv i l e cose che ho vedutofare , e tanto pi ù ch

’egl i s tesso sarà q u i doman i per recars ia l Tempio , ch

’ egl i suo l ch iamare la casa di suo Padre , edove si proclamerà . Per cu i sapremo doman i ch i d i v o i,Bal thasar 0 Simon ide abbia ragione .

Bal thasar s i fregò l e man i treman ti , e domandoDove dovrò andare per poter l o vedere ?La ressa del l a fo l l a sarà enorme ; sarà megl io per

tan to c h e vo i and iate su i terazzi dei ch ios tri , del Tempio ,sul tetto de l portico di Salmone .

Potra i tu ven i re con noi ?

No rispose Ben Hur I miei amici avran nofors e b isogno d i me nel l a process ion e .

Processione ? ch iese stup i to Simonide Viaggia egl i pomposamen te con segu i to ?Ben Hur s

’ affrettò a ri spondereEi ha seco dodici uom i n i

,pescatori , col ti vator i

del l a terra , e u n oste , tu tti d i bassa condizione viaggianotu tti a pied i , senza badare a l ven to , al freddo , a l l a p ioggiaed al sol e . Al vederli sostare d i sera a mangiare u n tozzod i pan e prima di caric arsi s ul la nuda terra n el l a pubbl icav ia , mi parve d i con templare u na banda d i pas tori reducidal mercato c o l l o ro gregge . Solo quando i l Nazareno so l

l eva i l fazzol etto per guardare qualcu no 0 per scuotere l apolvere dal capo , mi vien dato d i riconoscere ch

’ Egl i nonè solo loro compagno , ma anche loro Maestro , e non menoloro superiore che amico .

Voi con tinuò Ben H ur , dopo una breve pausasi ete uomi n i accorti . Sapete ben iss imo come noi s iamo

sch iav i d i certi motiv i impel len t i , e come sia poco meno d iu na legge del la nos tra natura l o spendere l a vi ta ne l c er

care d i raggiungere i l benessere e fe l i ci tà ; ora , ricordando ques ta l egge , l a q uale c i permette d i conoscere n o is tess i , c h e d ireste vo i d ’ un uomo

,i l qual e potrebbe esse r

ricco per l a faco l tà da l u i posseduta d i converti re i n orol e pie tre ch ’ egl i cal pes ta , e che ciò non ostante p referi scer imaner povero ?

I Greci l o ch iamerebbero fi l osofo osservò I ras .

NO , figliuo la fece Bal thasar i fi l osofinon han no mai posseduto una tal e facol tà .

Come sai tu c h e quel l ’ uomo la possi ede ?

Ben Hur rispose senza es i tare . LO v id i cambiarl ’acqua i n vi n o .

Page 445:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Strano , s tran issimo mormorò Simon idema que l l o che a me sembra p i ll meravigl ioso ancora , si è

ch ’egl i preferi sca rimaner povero , mentre potrebbe esserericco . E ’ egl i poi tan to povero ?

Non poss iede nu l la e non i nvid ia i ben i di alc un o ,

anzi , compiange i r i cch i , Ma andi amo avan ti . Che d ires te vo i, se vedes te un uo mo mol tip l icare sette pan i e duepesci i n tale quan ti tà da sato l lare cinquemi la persone eavanzargli ancor piene l e ceste ?

L ’ hai tu veduto far ques to ? ch iese Simon ide .

Sicuro , e mangiai i o s tesso d i quei pan i e d i q ue ipesci . Ma c

è del pi ù meravigl ioso ancora : prosegu i i ln arratore Che d i res te vo i d ’ u n uomo ,

‘ dotato del l avi rtù d i guari re gl i ammalati , al punto c h e c o l solo toccarloro un lembo del l a ves te , e anche sempl i cemen te c o l volger loro la parol a da lon tano , otti en e la l oro guarigione ?

Anche questo i o vid i , non una vol ta , ma ripetu tamente .

Al l ’ usci re del la ci ttà d i Gerico due ciech i l ungo la v ia

ch iamarono i l Nazareno ; egl i toccò loro gl i occh i ed ess iv idero . Gl i fu portato u n paral i t ico i ncapace d i muovers i ;egl i pronunciò sempl icemente l e parol e : Vanne al la tuacasa e l ’ uomo se n ’ andò guari to . Che di te d i questecoseI l n egozian te non sapeva ch e cosa rispondere .

Credete vo i, come ho ud i to di re , ch’ egl i al tro non

sia ch e u n abi li ss imo cerretano ? A questo rispondo c o l

n arrarv i cose maggiori c h ’ i o lo vid i compiere . Voi conosec te ben

e quel la maled i zione d i D io , detta la l ebbra , c u i

solo solli evo è la morte ?A queste parole Amrah sussultò , e fece per a lzars i , poi

s’ arres tò porgendo atten to orecch io .

Che cosa .di res te con ti nuò sempre più infervorandos i Ben Hur se aveste veduto c iò ch ’ i o sto per racc o n tarv i ? Un lebbroso ven ne al Nazareno , mentre i o m it rovava c o n l u i i n Gal i lea . e gl i gridò Signore , se tuvuoi , puoi l i berarm i da ques to male . Egl i toccò i l l ebbroso con una mano , dicendogl i Che tu sia purificatoed i stan taneamente quel l ’ uomo rid ivenne sano come

ogn’ uno d i noi spettator i , c h e i n gran numero fummo pre

sen ti al l a meravigl iosa guarigioneAmrah ascol tava agi tata e febbrici tan te l e i ndebol i te sue

facol tà men tal i a mal a pena le consenti rono d i segu i re ecomprendere l e parol e de l padrone .

Poscia con ti nuò Ben Hur d ieci lebbros i

Page 447:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

448

ch e abbia s trappato al la morte l a sua preda , che abbia rest itu ita la vi ta a c h i l ’ aveva perdu ta , ch i se

Dio i nterruppe Bal thasar i n tono riveren te .

Oh , saggio Egizi ano . I o non vo leva pronunciare que ln ome che v o i s tesso mi ponete sul le labbra . Che cosa d i res titu , ed anche tu Simonide , se aves te vi sto come

vid i i o ,

u n uomo i l qua le , c o n poche parol e , senza cerimon ie esenza maggio r sforzo di q uel l o ch e faccia una madre perisvegliare u n suo bimbo addormentato , d isfa l ’opera de l lamorte ? Ciò accadde a Nain . Stavamo per en trare i n ci ttà ,

quando ne usc ì u n corteo recando u n morto al cimi tero ;segu iva i l convogl io una donna c h e piangeva di rottamente .

Mosso a pietà i l Nazareno l e par lò , poi , toccata la baragridò a colu i che giaceva Alzati sub i to i l mortos’alzò e parlò .

Dio 5019 può far c io esclamò Bal thasar r ivol to a S imon ide .

Badate bene con ti nuò i l narratore , ch ’ i o v i

raccon to so lo l e cose da me vedute al la presenza d i u na quanti ta d ’al tre persone . Sul la s trada per ven i re qui fu i testimon io d ’ un fatto ancor pi ù i ncredibi le . I n Bethan iaerav i u n

’uomo di nome Lazzaro , ch e morì e fu sepo l to .

Ei v i giaceva da quattro giorn i , quando i l Nazareno v i s ifece condurre . Levata la pietra c h e ch iudeva la tomba sc or

gemmo i l cadavere fasciato ed i n decomposiz ione . Mol tie rano i p resen ti e tutti udimmo dis ti n tamen te l e parole de lNazareno pronunciate ad al ta voce . Lazzaro v ien ifuori e non potre i descr ivervi ch e cosa io provass i alvedere que l l ’uomo alzars i e ven i re a noi avvol to n e l su

dario Toglie tegli l e lenzuola d i dosso ordi nòi l Nazareno , e lasciatelo andare . Ed al lorquando l e l e nzuola gl i furon l evate , dal vo l to de l risusci tato vedemmo i lsangue scorrere d i nuovo nel corpo emaciato e l ’ uomo ritornare quale era prima d ’

ammalarsi . Egl i vi ve tu ttora ec h iun q n e può vederlo voi s tess i potete recarvi da l u idoman i . Ed ora non occorre aggiunger a l tro , ma a vo i domando quel lo c h e Simonide ebbe a domandarmi e cioèNon è egl i più d ’u n uomo ?La domanda

,fatta i n tono sol en ne

,ven ne dapp rima ao

col ta i n s i l enzio , ma d iede l uogo i n segu ito ad u na l ungadiscussione ch e durò fi n o l tre l a mezzanotte . Simon ide nonpoteva risolvers i a r i nunciare al la

propria i n terp retazionedei profeti , e Ben Hur sosteneva c h

e n tramb i i vecch iavevano ragione, poichè , secondo l ui , i l Nazaren o era il

Page 448:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Reden tore come voleva Bal thasar , ed anche i l Re predes ti nato , come ri teneva Simon ide . Fi nalmente s

’alzò e

di sseDoman i vedremo . Sia pace a vo i tu tti e co n

questo sal uto si r i ti rò per ri tornare a Bethan ia .

CAPITOLO I I I .

Al l ’ i ndoman i , appena fu aperta la porta detta de l l a Pe

cora , l a p rima persona a usci re dal l a ci ttà fu Amrah , c o n

u na ces ta al braccio . Nessu na domanda le fu r ivol ta da icustodi pe rchè

,abi tuati a vederla regolarmen te ogn i mat

ti na , avevano concluso c h e essa era l a serva fede l e d iq ualcuno , e questo loro bas tava .

Usci ta dal la ci ttà , l a vecch ia s’avv1o i n di rez ion e de l l a

val lata orien ta l e . I l versan te de ll’O live to , d’un verde cupo ,

era tempes tato d i tende bi anche recen temen te piantatevi da lpopol o i n attesa del l e fes te . L ’ora e ra però troppo mattu »

t i n a perchè v i potesse essere concorso d i gente , ma quand ’anche v i fosse s ta to movimento , nessuno avrebbe mol es tata l a decrepi ta Viandan te . Passò Ge tseman e , l asci ò daparte le tombe al crocicch io del l e v ie d i Bethani a

,ed O l

tre p assò i l V i l laggio sepolcra l e d i S i loam . Di tempo i ntempo que l povero corpo stanco vaci l l ava , ed una vol ta fuforza al la poveretta d i sedere per ri p render fiato ; al zatas ia gran fatica , prosegu ì con fretta crescen te . Se le mae

sto se rocci e ergenti s i su i due lati de lla s trada avesseroavu te orecch ie , l

’ avrebbero udi ta mormorare fra sè , e seesse fossero s tate forn i te d ’

o c c h i, l’av rebbero veduta guar

dare d i frequen te la vetta de l mon te , come per rimp rov e

rare l ’ al ba del l a sua l en tezza . Se poi fosse lo ro s tatopossi b i l e d i parla re , si sarebbero dette l ’amica nos traha oggi gran fretta ; l e bocche ch

’ essa va a saziare devonoessere ben aflamate .

Quando finalmente raggiu nse i l giard i no del Re , ral l en tòi l passo , poich è era i n vis ta de ll

orrida ci ttà dei lebbrosi ,e ste nde n te si per , l ungo tratto attorno al la tr i ncerata co ll ina merid ionale di .Hin n om .

Come i l l etto re avrà già compreso , Amrah re c avasi dal l asua padrona , l a c u i tomba dominava i l pozzo d i En—rogel .L

infe lice donna era gi à alzata e s tava davan ti a l l a porta ,29

Page 449:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

men tre n el l ’ - i n terno T i rzah dormiva ancora . La malatti aaveva pur troppo fatto rapid i progresa i n quei tre ann i .Pienamente coscien te del l ’orrore de l propri o aspetto

,l a ve

dova p ri nci pessa si teneva sempre gelosamen te copertada l la testa ai pied i , e , salvo qualche rara vol ta , non si

mostrava neppu re a Ti rzah .

Quel la mattin a essa pigl iava u n po ’ d ’aria a capo sc o

perto , con fortata dal la certezza di non essere veduta daalcuno . Vi era già abbastanza l uce per lasciar scorgere l as trage c h e l a l ebbra aveva fatta de l l a sua persona .

«I

capel l i bianch i , d ’ u na ruvidezza r ibel l e a qual unque trattamen to , le scendevano Su l l e spal l e come fi l i di ferro i nar

ge n tato ; l e pal pebre , l e labbra , l e narici , l a parte carnosade l le guanc ie erano . 0 del tutto scomparse , O ridotte a u nfetido marciume . I l co l lo e ra una massa d i cros te co lo rcenere . Una mano l e pendeva fuori dal l e p ieghe del laveste , rigida come quel la d

’uno schel etro ; l e un gh ie eranocorrose ; l e arti colazion i del l e d ita i n parte scoperte s in oa l l ’osso , Oppure raggruppate i n nod i p ien i d i secrezion eross iccia . La tes ta , i l col lo e la mano i nd icavano i n modoorri b i l e qual e , pur troppo , doveva e sse re l o stato d i tuttoi l corpo . Vista cosi no n arrecava meravigl i a che l a vedovade l pri nci pe Hur fosse r iusci ta a man tenere l ’ i ncogni toper tan ti an ni . L ’

infe lic e pensava che fra poco , quando i lsole avrebbe dorata la vetta de ll

’O live to , Amrah sarebbe

venuta , ch ’ essa s i sarebbe fermata prima al pozzo , poi

p ortandom fino ad una pie tra a mezza s trada fra i l pozzoed i l piede del monte

,v i avrebbe co l l ocato i l con tenuto

del la sua ces ta e riempi ta l’anfora d i acqua fresca .

De ll’

an tica fel i ci tà questa breve v isi ta era ormai tuttoquan to rimaneva a l l a povera marti re . Poteva cos i avere not izie del l ’ amato figl i o ,

e con fortars i a l pens iero ch ’egl i a lmeno era sano e prosperoso ; Per quan to scarse fosseroquel l e noti z ie , costi tu ivano pur sempre un balsamo pel suocuore esu lcerato . Quando sapeva che egl i e ra di ri torn oal la casa paterna , essa usciva a l l

’a lba da l la sua cel la sepolc rale e r imaneva assisa fino a mezzogiorno e da mezzogi orno fino al cader de l sol e , immobi le come una statuane l l a sua ves te b ianca , co l lo sguardo sempre rivol to laggiù ,

a l d i l à del Tempio , ov’era l a casa sua , cosi ri cca d i care

memorie,ora p iù cara c h e mai , perchè ab i tata da l figl io .

No , pi ù nul l a l e r imaneva . Tirzah andava annoverata frai morti , ed essa s tessa trasci nava u na vi ta c h e a l tro nonera c h e un marti ri o le nto di cu i l e e ra forza attendere lafine .

Page 451:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Pietà , p ie tà , s ingh iozzava Amrah pros trata als uolo .

Toccava a te aver pietà d i te s tessa e di noi . O ve

potremo fuggire ? Non v’

è s peranza a lcuna d ’ai u to . Servai nfede le ! non pesava già abbas tanza su d i noi la col lerade l Signore ?Qui Ti rzah , svegl iata dal rumore , comparve su l la sogl ia

del sepolcro . La penna si rifiuta a descri ve re mi nu tamen tel ’aspetto d i q uel l a sven tu rata . Mezza nuda , coperta d i cros te e d i l ivid i cicatrici , quas i cieca , co l l e gambe e l e estremi tà gonfie fi no a raggi ungere d imens ion i grottesche , tal eera Ti rzah , c h e noi conoscemmo vaga creatu ra , seducentee piena di grazi a i n fan t i l e .

E ’ Amrah , madre ?

La serva fece per trasci nars i a l ei .Fermati Amrah ! gridò imperiosamen te la v e

dova , t i p roi bisco d i toccarla . Alzati e parti primache qualcuno ti veda . Ma no . … d imenticava .… è troppotard i ! Tu devi ormai res tar qu i a d ividere la nostra sorte .

Al zati , t i d ico .

Amrah si p ose gi nocch ioni e lo ttando c o ll’

emo zio n e c h e

tu ttora l’

agitava , a'

s ten to potè profferi re : Oh , miabuona padrona ! Non sono un

infedele , u n’

ingrata t iporto buone notizi e .

Di Giuda ? e ne l r ivolgerl e avidamente quel l adomanda la vedova si scoperse i n parte i l capo .

V ’ è u n ’ uomo meravigl ioso conti n uò Amrahc o n voce fioca i l quale ha i l potere di guari rvi .Egl i p ronuncia u na paro la , e , gl id iventano e i morti r i tornano a Sono ve

per condurvi da l u i !Povera Amrah ! mormorò Ti rzah i n tono d i

compassi one .

No gridò la vecch ia c o n calore , comprendendoi l s ign ificato d i q ue ll

e sc lamazio n e , no , per i l Signorev iven te , per i l S ignore d

Israe le , pel Dio vostro e mio , v i

giu ro ch ’

io dico l a veri tà . Ven i te c o n me , ve ne prego , ènon perdiamo tempo . Stamane egl i sarà i n cammino perl a ci ttà . Guardate , già s

avan za i l giorno . Pres to , mangiate qualch e cosa e partiamo .

La madre era s ta ta tu tt’

o re c ch i . Forse l a fama de l l’ uomo

mis ter ioso era già giunta s i no a l ei .Ch i è cos tu i ? ch iese .

Un Nazareno .

Page 452:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Ch i ti parl ò d i l u i ?Giuda .

Giuda te n e parl ò ? Come ? E ’ egl i a casa ?Arrivò i eri sera .

La povera l ebbrosa sforzandos i a comprimere i v iolent ibatti ti de l cuore , s tette u n momen to si l enziosa .

Fu Giuda c h e t i mandò a d i rm i questo ?No , egl i v i crede morte .

Vi fu una vol ta u n p rofeta che cu rò u n lebbrosodi sse pe nsi erosa la madre , r ivolgendos i a T i rzah , ma

egl i teneva i l suo potere da Dio i nd i guardò d i nuovoAmrah . Come sa mio figl io c h e quel l ’ uomo ha u n atal e faco l tà ?

Giuda viaggiò con l u i , udì i l ebbros i ch iamar lo el i v ide al l on tanars i gu ari ti , prima uno sol o , poi d ieci ,

e po i tu tt i guari rono .

Di n uovo la vedova tacque , ma l’isch e le trita sua mano

tremava vis i b i lmen te . Forse essa si s forzava d i dare a lraccon to l a san zion e del l a fede , l a qua l e è sempre assolu tista del l e su e esigenze , e di persuaders i ch e i l suo cason on era d iverso da quel l o degl i a l tri i n fel i c i che Cris toaveva mi racolosamen te guari to . Non già ch ’e l la dubi tassedel l ’ esattezza de l fatto

,poichè suo figl io n e attestava l ’ au

te n tic ità , ma essa cercava d i comprendere la facol tà mercèl a quale u n uomo poteva compiere cose c o sì miraco lose .

Sta ben e i nvestigare i l fatto,ma per comprendere la facol tà

d a cm i l fatto p rocede è i nd ispensabi le comprendere Dio ;e co lu i ch e attende finchè ha compreso quel mistero e destimato a mori re ne l l ’attesa . Nel l a vedova l a perp lessi tà fud i breviss ima durata ; v o ltasi a Ti rzah esclamò :

Cos tu i non può essere c h e i l Messi a ! e nonpronunci ò que l le paro le col l a freddezza d i ch i raz io n al

men te r isolve un dubbio , ma da donna d ’ I s raele versatane l l e p romesse di Dio al l a sua razza , da don na giud izi osae pron ta a ral l egrars i de l pi ù piccolo s i n tomo che ac

cen na a l compimen to d i que l l e p romesse . Poscia proseguì ,con crescen te an imazione : Mi r icordo d i un tempo in

cu i a Gerusal emme e i n tutta l a Giudea correva l a noti ziadel l a sua nasci ta , si me l o r icordo . A ques t

o ra egl i d eveesse rs i fatto uomo ; dev ’ essere cosi

,si si , è l u i ! Amrah ,

n o i verremo teco . Por taci l’an fo ra d ’acqua c h e troverai ne lsepo lcro e prepara i l ci bo ; mangeremo e p o i parti remo .

La refezione , anche perchè l ’agi tazione aveva to l to al l edo nne l ’appet i to , fu brevi ss ima e presto furono i n cam

Page 453:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

mino . Un sol dubbio l e tormentava . L ’uomo ven iva daBethan ia : ora da quel la c 1ttà tre s trade conducevano a Ge

rusalemme , una su l primo al ti p iano de ll’O live to , la seconda

a l piede del lo s tesso monte , l a terza passava fra i l secondoal t ipiano ed i l mon te denominato de ll’Offe sa . Non d istavano mol to l ’ una dal l ’a l tra , ma pure abbastanza per imped i re a quel le sven tu rate d i vedere i l Nazareno caso mainon seguissero la strada da l ui percorsa .

Poche parole bas tarono a convi ncere la madre che Amrah non conosceva affatto i l paese o l tre l a val l e di Cedron ,

e ch ’ essa ignorava de l pari l e i n tenzion i de l l ’ uomo atteso .

I ncombendo pertanto a le i i l d i rigere la spedizione , non s iperde i n vane congettu re .

Andremo prima a Be thfage esclamò . Giuntecolà , se i l S ignore vorrà ai u tarci apprenderemo c iò chec i converrà d i fare .

Scesero l a col l i n a fino a Tophet , presso i l giard ino delRe , e sos tarono su l sentiero segnato nel corso dei secol idai pass i d i i n n umerevol i mandanti .

Non credo c h e prenderà ques ta s trada , osse rvòl a vedova sarà megl io scegl iere la campagna fra l eroccie e gl i a l beri . Oggi

'

è giorno d i festa e vedo su quelversan te i ndi z 1i d i fol la c h e attende val i cando qui i l montede ll

’O ffe sa potremo sch ivar l a gen te .

Ti rzah , ch e aveva finora camminato con d i ffico l tà , al l’u

di re quel la proposta si sen ti mancare .

I l monte è ri pido , madre , non potrò mai sal i rl o .

Ricordati ch e andiamo a ricevere sal ute e vi ta .

Guarda , figliuo la mia , come già sp lende i l giorno , e seq uel l e donne laggi ù , c h e vengono a l pozzo qu i vici no , c i

scorgono , ci scagl ieranno con tro del l e pietre . Andiamo , sii

forte per ques ta vol ta .

C o sì l a povera madre , q uan tu nque essa stessa soffri sseatroci tortu re , s i p rovò ad i n fondere coraggio nel l a sua

creatu ra . Amrah ven ne i n suo soccorso . Fi nora ques t ’u l timanon aveva toccato l e persone del le due lebbrose

,ma ora ,

a dispe tto del le conseguenze , nonchè degl i ord i n i del la p a

d rona , quel l a don na s ub l ime per ab negamo ne , s’

ap p re ssò aT i rzah , l e prese afn o ro same n te u n braccio che s i pose attornoa l co l l o sussu rrando : Appoggiati a me , sono forte , sai ,quantunque vecch ia , l a s trada è breve . Andiamo , c oraggi o !I l versante de l la col l i na c h ’

e sse s’

ac c inge van o a sa li re , eraspesso i n terrotto da fossat i e da ruder i d ’

an tic h e c ostru

Page 455:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

456

Vedremo .

Era tutto quan to essa po teva rispondere , ben sapendol a povera madre quale trattamen to ven i va ri servato daisuoi conci ttadi n i ai poveri lebbros i .Come già dicemmo , l a s trada su l c igl i o del la qual e sta

vano aggruppate l e tre donne , non era c h e un sentieroformatos i natu ralmente da l passaggio dei vi andan ti , e ser

p eggian te fra cumu l i di pietra calcarea . Se quel lo sc o n o

sciuto seguiva il sentiero , non poteva mancare d i trovars ifac c ia

'

a facci a col le tre i n fel i ci . Cos i avvenne i n fatti .Ei con ti n uò sul sen tie ro finché fu a portata d

udire i lgrido ch e l a l egge obbl igava i lebbros i ad emettere . Lavedova s ’era scoperta i l capo e gridava Siamo ia

fette , s i amo i nfetteCon sua i nfin i ta sorpresa , l o sconosciu to non si fermò ,

ma ven ne tranqui l lamen te a loro .

Che volete ? chi ese egl i quando si t rovò asol i quattro pass i d i d is tan za da loro .

Tu ved i i l nos tro s tato . Sta i n guardia d issel a vedova .

Donna , i o sono messaggero d i col u i i l quale nonha ch e a par lare u na vol ta a gen te come te per guari rl a .

Non ho pau ra .

I l Nazareno ?I l Messia ri spose .

E’

vero ch ’egl i verrà oggi a l l a ci ttà ?Egl i è i n ques to momen to a Be th fage .

E per qual v ia verrà ?

Per q ues ta .

La donna giunse l e man i ed a lzò gl i occh i a l ci e l o .

Chi credi tu ch ’ egl i sia ? chiese lo sconosciu to ,

i n tono d i commiserazione .

I l Figl i o d i D io rispose con convi nzione l ’ i nterrogata .

Atte ndilo q ui al lora , e poichè egl i è accompagnatoda una grande mol ti tud i ne , a ppoggiati a quel la rocci abianca , sotto l

’a lbero ; q u and’

egli passerà non devi esi tarea ch iamarlo ; ch iamalo e non abbi t imore . Se l a tua fedeè par i al l a tua convi nz ione egl i t i udrà quand ’anche tuonasse i l c ie lo i n tempesta . lo vado ad annunciare i l suo arri vo ad I s rae l e raccol to dentro le mura e fuori de l l a ci ttà .

Pace , 0 donna , a te ed ai tuoi ed i l messo prosegu ìl a sua s trada .

Hai ud i to Ti rzah ? Hai udi to ! I l Nazareno è i n

Page 456:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

cammi no , qui , per questa s trada , e c i ascol terà . V ien i ,figliuo la ; l à , s i no a quella roccia , coraggio , non è ch eu n passo .

Ti rzah fece uno s forzo , e aiu tata da Amrah si al zò , mamen tre s i movevano , Amrah disse « Un momento Quell ’ uomo ri torn a e s i fermarono ad aspettar lo .

Perdono , buona don na fece i l messo al lorch éle ebbe d i nuovo raggi un te ma ho pensato c h e i l sol esarà cocen te prima del l ’arrivo del Nazareno e che a l l a V1

ci na ci ttà i o potrò fac dme n te t rovar ri s toro se ne avess ibisogno , per c u i q ue st

’ac q ua t i sarà pi ù necessari a ch e a

Prendi la e buon pro ’ t i faccia . Non mancare d i ch iamarlo quando passa .

Così d icendo , l e porse una zucca p iena d’acqua , ed i n

vece d i porla a terra , gl i el a mise i n mano .

Se i tu Ebreo ? ch iese essa c o n sorpresa .

Sono Ebreo , e megl i o d’u n Ebreo , sono u n disc e

polo d i Cri s to , i l qual e giornalmen te i nsegna col l a paro lae c o ll

e semp io c iò che i o i n ques to momen to faccio per te .

Da l ungo tempo i l mondo conosce la parol a C arità senzamai averla compresa . Di nuovo d ico pace a te ed aituoi .Egl i se ne andò , e l e tre donne si trasci narono al la

roccia l o ro add i tata , dis tante ci rca trenta pass i dal la s trada .

Vi si accovacciarono al l ’ ombra d i u n albero i c u i ram ispo rgevano sopra l a roccia , e assaggiarono l ’acqua del l azucca , che fu loro d i gran so l l i evo .

I n breve Ti rzah s’

addo rme n tò . Le al tre tacquero , perchéessa potesse dormi re tranqu i l l a .

CAPITOLO IV.

Duran te l a te rza ora la strada i n faccia a l l uogo ove riposavano le l ebbrose i ncomi nciò ad ammarsi p e l crescen teconcorso d i gen te i ncamminata verso Be th fage e Bethan ia ,

ma al p ri nc ipio de l l ’ora quarta u na fol la straord inar ia comparve sul la vetta de ll’O live to , e l e due donne vegl ian ti Videro con meravigl ia che tutta quel la gen te portava i n m anoram i d i palme tagl iat i d i fresco . Mentre cercavano d i i ndo vin arn e i l s ign ificato , i l rumore d ’ u n al tra mo lti tud ine ,p roven ien te da ori en te , atti rò i n que l la d irez ione i loro

Page 457:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

458

sguard i . Fu a l l ora che la mad ie s ti mò bene d i svegl iareTi rzah .

Che vuo l d i re tut to c io ? ch iese quel la .

Egl i viene ri spose l a mad re . Costoro chenoi ved iamo escono dal la C i t tà e gl i vanno i ncon tro ; quegl ial tri d i c u i udiamo i l rumore sono gl i amici c h e l

a c c om

p agn ano , per c u i è probabi l e c h e l ’ i ncon tro abbia l uogop ropri o q ui i n facci a a noi .

Se è così,temo assai ch ’egl i c i possa udi re .

Lo s tesso tim01e aveva assal i to l a vedova .

Amrah , domandò , a l lorché G iuda parl òdel l a guarigione dei d ieci , c o n qual i parol e d i sse egl i c h e

i l e bb ros i c h iamarano i l Nazareno ?Essi d isse ro Signore abbi pi età d i noi , oppu re

Maestro abbi p ie tà .

Nu ll’

altro ?

Giuda non riferì al tre parole .

I n fatti non ne occorrono al tre mormorò fra d isè l a vedova . Lentamen te i n tan to , s

avan zava l a mo ltitu

d ine c h e proven iva da o rien te ; quando fi nalmente arrivòa u na dis tanza relativamente vici na , gl i occh i dei l ebbros isi fissarono sopra u n ’ i nd ividuo a caval lo d i u n as i no attorno al q uale la turba bal la va e can tava come del i ran te .

Egl i aveva i l capo scoperto ed era ves ti to d i bianco ; ol ivastro era i l colore de l v iso incorn iciato dai l unghi cape l l icastani . Non guardava nè a destra n è a s i n is tra , e parevai ncuran te de l tumul to c h e l o c i rcondava , mentre l

e sp res

s ione d i p rofonda mal i ncon ia nel lo sguardo attes tava l a sua

i nd ifferenza a l la popolare dimostrazione d i cu i era fattos egno . Dietro a l u i ven iva la fol l a i n i n termi nab i le process ion e , con immenso clamore d i gr ida e d i can ti . I nveronon occorreva c h e alcuno dicesse a l l e l ebbrose

Ecco i l Nazareno !E ’

q ui , Tirzah , disse la madre Vien ifigliuo la ,

— e c o sì d icendo s i pose i n nanzi a l bi anco maC igno e cadde gi nocch ion i , mentre l a figl i a e la serven tesi col l ocarono ai fianch i .Al compari re de l la turba co l Nazareno , quel l i del la ci ttà

sos tarono e s i posero ad agi tare l e verd i palme i n tuonandoad una sol voce un canto , le cu i parole erano : Benedetto si a i l Re d

Israe le , i l q ual e viene ne l nome de lS ignore ! A quel canto r is posero l e m igliaj a d i vocidel l ’ a l tra fol la con u n grido c h e scosse l ’ari a come u n im

p ro vv iso e violen to muggi to d i ven to . I n que l l o s trepi to l a

Page 459:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

460

I l primo s i n tomo Si veri ficò nel l e regio ni cardiache del l el ebbrose , ove p iù viva si fece l a ci rco lazione del sangue ;questa andò acce lerandos i i n tutto i l corpo , comun icando aq uel le povere membra un senso d

’in effab ile benessere .

Ognuna del le don ne si sen ti va ri nascere e ri to rnare qual eera i n u n tempo d i c u i q uasi a ve van smarri to i l r icordo .

Con temporaneamen te , come a completare l a loro p urifica

zione , u n novel lo vigore i nvase lo sp i r i to e saltando lo i n u nvero fervore d ’

e stasi , e l a c o sme n za del cambiamen to c h e

andava operandos i i n loro generò u n ’ i nesprim ibi l e sen timen to d i ce leste beat i tud i ne d i cu i dovevano serbare l etraccie per tu t ta la v i ta .

A questa mi racolosa trasformazione assi s teva , ol tre adAmrah , un al tro tes timon io .

I l l ettore r icorderà l a cos tanza col l a qual e Ben H ur se

gn iva i l Nazareno i n tutte l e sue peregrinazion i e , s’egl i

ha presen te l a conversazion e del l a sera preceden te , nonsarà sorpreso d ’

a p p re nde re c h e i l giovane Ebreo era s tatop resen te al l ’ i ncon tro del l e due lebbrose : ch

egl i aveva udi tol ’appe l l o del l a madre , che ne aveva veduto il vol to r1b u t

tan te,c h e non gl i era s fuggi ta l a sua r isposta . I l suo i n

teresse pe l Nazareno era pi ù v ivo che mai , come era vivoi n l u i i l d es iderio d i risolvere u n a buona vo lta

g

ogn i dub b io

su l l a miss ione d i q uel l ’ uomo merawgh o so ; anzi questo suodes ideri o si era fatto pi ù i n tenso per la convin zione che i nque l giorno s tesso , prima del cader de l so le , sarebbe s tatap roclamata la ver i tà .

Egl i s ’ era pertan to scos ta to dal l a process ione e , sedu to s i

su u n macigno , ne aveva attesa la partenza , scambiandosegni d ’ i n tell igen za c o n mol t i i nd ividu i con fus i nel l a fol l ac h e gl i sfilava davan ti . Erano Gal i l ei , asso ldati da l ui , eportant i co rte spade nascos te sotto l e ves ti .Dopo qualche‘ tempo passò u n

’arab o

,dal vol to ab bro n

zato , conducendo per mano due caval l i .Ben Hu r gl i fece segno d

av vic in ars i e quando tu tta l aturba fu lon tana , gl i d isse :

Fermati qu i ; des idero esser presto i n c ittà <

e Aldebran m i sarà uti l e e dopo aver accarezzata la fron teSpazi05a del be l l i ss imo caval l o , andò verso l e don ne .

Non bisogna dimenticare c h’

e sse gl i e rano affatto scono .

sc iu te e c h e so lo l’

in tere ssavan o come soggetti d ’ u n esper imen to sopranatu ral e , i l cu i ri su l tato l ’avrebbe forse potutoaiu ta re a ri solvere i l m is tero che da tan to tempo lo p re o c

c up ava .

Page 460:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

46 Y

Cammi n facendo , gettò per caso u no sguardo sopra l avecch ierel l a p resso l a roccia bianca , c h e S l n ascondeva i l

vi so con le man i .Per i l S ignore v iven te , ma quel la è Amrah !

di sse fra sé .

Accelero i l passo e si avanzò verso d i l e i sen za badareal l e l ebbrose . Amrah ! l e gridò , c h e fai tuqu i ?Essa si preci p i tò a i suoi p ied i , ac c ie c ata dal le lagrime che

l e s trappava 11 confl i t to fra la gio ia ed il timore , ed i ncapace pe l momento d i profferi re u na parol a ; finalmen te potèesclamare :

Oh , padrone , padrone ! Com e buono i l Signore !La cognizione che acquis tiamo i n forza del l a s im pati a

che c’

isp iran o al tri i n momen ti d i du re p rove , é u n fenom en o p.oco compreso e vago ; è s i ngol are c h e quel l a sim

patia c i permetta , fra l e al tre cose,d i fonde re l a nos tra

iden ti tà con gl i a l tr i i n ta l m isu ra ch e spesso i dolori d iq uel l i e l e l oro gime d iventano sen sazion i n os tre . Cosi l apovera Amrah , tenutas i i n disp arte e nascondendo la faccia ,

sapeva del la tras formazion e o p eran te si nel l e l ebbrose , senzach e l e si fosse detta una parola , e sapendo lo , d i videva piename n te i s en timen ti ch e p rovavano l e

,due don ne .

I l suo aspetto , l e sue parol e , i l suo con tegno l a trad ivano ,

e co n rapido presentimen to Ben Hur corse c o l pens ieroal l e l ebbrose ; sen ti i n sè l a certezza c h e Amrah era l i pe rloro , e si volse nel l ’atto s tesso c h

e sse s i al zavano da terra .

I l cuore cessò di b attergli i n petto , rimase u n’

istan te

come p ie trific ato muto atterri to .

La don na ch ’egl i aveva veduto i n faccia a l Naza reno e raIl col l e man i congi un te e cogl i occh i bagnat i d i lagrime ,guardan do i l ci elo .

La tras formazione avrebbe bastato i n se s tessa a giu stificare l a sua sor presa , ma questa non era c h e i n p ic c o lis

s ima parte l a causa del la profonda commozione da cui s isentiva i nvaso .

Poteva egl i credere a i propri i fo c ch i Sognava egl i o e rades to ? Chi e ra cos te i c h e tanto assomigl iava a sua madre ?A sua madre com ’e l la era ne l g io rno i n cu i gl i fu a forzas trappata da l Romano

,sal vo c h e 1 capel l i e rano o ra bri z

zo la ti ? E c h i l e s tava a l l ato se non Ti rzah ? Fattas i p i ù

bel la e p i ù matu ra , ma sotto ogn i a l tro riguardo la Ti rzahd i p r ima , quale egl i se l a r i cordava quel matt i no fatal ede l l a loro separazion e .

Page 461:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Ben H ur l e aveva credute morte e c o ll’

andar del tempos ’ era rassegnato a quel l a convi nzion e ; non già ch ’ egl iavesse cessato d i rimpiangerle , ma c o ll

’e stingue rsi d ’ogn i

speranza s ’erano di leguate le—l oro immagi n i , n e l sensoc h

e sse non figuravano pi ù nei suoi p ian i d ’ azione , neisuoi sogn i d ’

avven ire . Ora che se le vedeva davanti ,dubi tando dei propri i occh i , s tese una mano su l capo del laserven te e treman te bal betto

Amrah , Amrah ! mia mad re ! Tirzah ! dimmi seè vero se non m ’

ingan n o !

Padrone , parla ad esse , par la, r ispose quel la .

Non attese al tro Ben Hur , ma , aprendo le braccia , s ipreci pi tò verso l e donne gr idando Madre ! Madre !Ti rzah ! Sono io !All

e sc lamazione del figl io r i spose que l l a de l la madre edel l a sorel l a , e c o n non minor impeto l e due donne gl is i s lanciarono i ncon tro ; ma ad u n tratto l a madre s

arrestò ,

balzò i ndietro spaventata e mandò i l grido d ’ al larmeSono i nfetta , sono i n fetta ! Fermati Giuda , non avv1c 1

narti !

Non era per effetto d ’abi tud i ne ch e l a povera donnaemise que l gri do , era l

’amor materno ch e , supe ri ore a qualun q ue al tro impu lso ed a qual unque considerazione , s i af_fermava . Rapido come un lampo s ’era aflac c iato i l dubbioc h e , quan tu nque guari te , sussi s tesse i l pericol o d i trasme ttere il morbo al l ’amato figliuo lo , pel con tatto del l e ves ti .Ma un tal t imore nu l la poteva su d i l ui , o megl io e i nonv i pensò affatto . Un istan te appresso , i tre , cosi a l ungod ivi s i , versavano l agr ime d i gioia , s tretti i n u n solo ah

braccio .

Quando , passata la p rima es tasi , si rista b ilì l a calma , l ep rime parole del la madre fu rono

Nel la nostra fe l i ci tà figl i uol i m iei , non dime n tich iamo la grati tud i ne . I nauguriamo la nostra nuova vi ta c o l

l’

in n alzare u na pregh iera a Colu i cu i tutto dobbiamo ;e caduti gi nocch ion i , l a vedova reci tò ad al ta voce la pregh iera d i ri ngraziamen to . Ti rzah , n e ri peté ad una ad unal e parole , e così pure Ben Hur , ma era eviden te ch e l asua fede non eguagl iava que l l a del la sorel la , poichè , a lzat ic h e furono , domandò :

I n Nazareth sua patria , si dice ch e que l l ’ uomo siafigl io d ’ u n fal egname . Chi sarà egl i mai ?

Con lo s tesso sguardo di tenerezza dei tempi passati , l amadre rispose come già aveva rispos to al Nazareno :

Page 463:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

46 4

Tacque l a madre , e l a comi tiva si raggruppò al l ’ombradel l ’al bero i cu i rami sovras tavano al l a roccia . Frenandol’

impazie n za d’

ac c ogliere nel la q asa pate rna i s uoi cari ed i udirv i i l raccon to del la loro vi ta , Ben Hur Spiego l o rol a n ecessi tà assolu ta di conformars i al l e d isposi zion i d ilegge regolan ti il l oro caso , e concluse c o l ch iamare l

’araboper ordinargli d i precederlo coi cava l l i fin presso l a Portad i Bethesda : poi tu tti ass i eme s i avviarono al Monte dell’

Offesa . Si comprende come i n ben dive rse condi zion i s icompisse i l ri torno . Cammi nando rapidamen te , con passolegg iero e la l etizi a i n cuore , arrivarono in breve ad unsepolcro eretto i n vici nanza a quel lo d ’

Assalo n n e e dominan te l a val lata d i Cedron . Constatato ch ’ esso non eraoccupato da al cuno , l e donne ne presero possesso , e BenHur l e lasci ò per prendere sol leci tamen te l e d isposiz ion iri ch i es te dal l a loro nuova cond izione .

CAPITOLO V .

Ben Hur pian tò dde tende nel la val l e superiore di Cedrona poch i pass i dal la tomba de i Re , l e ammo b igliò i n frettae furia e v i condusse la madre e l a sorel l a perchè V i soggio rnassero i n attesa de l certificato d i l i bera ci rcol azionec h e darebbe loro i l sacerdote i spetto re .

Nel cedere al l ’ impu lso de l proprio cuore , e n el compierei l propri o dovere d i figl i o , i l giovane s i era messo nel l

’ i mposs i b i l i tà d i parteci pare al le cerimon i e del l a grande fes taimmi nente , 0 anche sol amente d i por piede i n u na del l ecort i de l Tempio , restri z ion e che g l i tornò assa i grad i tapoiché gl i permise di ded i cars i i n tie ramente all

adorata fa

mig l i a .

Raccon ti d i vicende come le l o ro , d i tris ti esperi enze a t

t raverso i l corso d i d ivers i a nn i , d i patimen ti fis ici e d ipi ù acu ti do lori moral i , sogl i ono necessari amente occuparemol to tempo , anche perché gl i i nci den ti d i rado s i seguonoi n ben o rdi nata con ness ione . Ben Hur ascol tò la narrazione de l le due donne diss imul ando sotto la calma apparen tei sen timen ti che essa g l i susci tava nel petto , s en t i .

menti d ’ i ra e d i ve ndetta , che aumen tavano d’

in te nSità

d i mano i n mano che s’ac c umu lavan o l e raccapri ccian ti r i

v e lazio n i. Pazze i dee gl i attraversavano i l cerve l lo , ed ancor

Page 464:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

465

p i ù pazz i propon imen ti si svolgevano i n l u i , come per esemp io quel lo d i far i nsorgere l a Gal i lea , e già la contemp lazio ne d

’ un eccid io general e degl i aborri t i o p p re s

sori l o ri empiva d i gioia selvaggia ; buon pe r lui c h e l aragione , fre nando quegl i impeti pass ional i , non tardò ari prendere i l sop ravven to ed a fargl i presen te l’ in an ità d ’ogn iten tativo che non fosse i l ri su l tato d ’ un ’ azion e con corded i tutto I s raele ; dopo d i ch e i suoi pens i eri e l e su e sp e

ranze fecero ri torno a l pun to d i partenza cioè a l Nazarenoed ai suoi propos i ti . Vi fu un momen to i n c u i l a sua

r i scaldata“

fantasi a l o s pi nse ad improvvisare l a seguen te0 J 0

i nvocazion e i n bocca del l ’ uomo m i s ter ioso : Asco l tam i

0 I s rae le ! i o so n col ui , promesso da l Signore , nato Redei Giudei , che vi en e a i n iz iare l

impero d i c u i parlavan oi p rofeti . Sorgi ora , e conqui s ta i l mondo !Ah , se i l Nazareno pronunciasse quel l e parole , che tu

mu l to sc o p p 1ere b b e ! quan te bocche l e ri peterebbero esu l

tando i n ogn i paese , facendo sorgere sterminati eserci ti ! Mal e avrebbe egl i pronu nciate ?

Nel l e sua impazi en za d’in com in c iar l ’opera , Ben Hur

a tti n se l a ri spos ta a moven ti mondan i , perdendo d i vi s tal a dupl ice n atura del l ’uomo , e pertan to anche l

’ i potes i ch ei l d ivi no i n l u i superasse l ’umano . Nel m i racolo di c u i Ti rzah e sua madre erano stato gl i oggetti , egl i scorgeva sol o u nafacol tà ampiamente suffici en te a pian tare la corona Ebrai casull e rovi n e d

I talia ; più c h e sufficien te a ricosti tu i rel a soci età ed a r iun i re l ’ uman i tà i n u na grande famigl iapu r ificata e fel ice : e quando quel l ’ opera fosse compiu tac h i potrebbe asseri re che la pace , sol o al lora poss i b i l e ,non fosse degna miss ione d ’ u n figliuo lo d i D io ? Chi

p o

t rebbe a l lora negare la reden zione dovuta a Cri s to ? E facendopure as trazione d ’ogni cons iderazione d ’o rdi ne pol i ti c

'

o .

qual messe d i g loria non raccogl ierebbe egl i come uomo ?No , nessu n mortal e avrebbe la forza d i r i n u nciare ad u ns imi l e avven i re .

I n tan to gi ù nel l a val l e d i Cedron e verso Be ze th a , pa rti co larmen te l ungo l a s trada c h e conduceva all a Porta d iDamasco

,andavano sorgendo tende , capan ne e baracch e

d ’ogni genere per u so'

de i pel legri n i accors i a ce leb rare l aPasqua . Ben Hur s ’ i n tratten n e con mol ti d i quegl i s tran i eri , ed ogn i qual vo l ta r i tornava al l e l oro tende si merav igl iava de l loro n umero s traordi nari o , sempre crescen te .

Quando poi scoperse c h e ogn i parte de l mondo , dall’ I nd ia

al setten trion e de ll’Euro p a , era fra loro rappresen tata ,

'e

30

Page 465:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

466

quando c onstatò che, sebbene tutta quel la gen te non conosc esse una si l laba d ’Ebra ic o , era colà convenu ta c o n l os tesso scopo , cioè per la ce lebrazione de l l a fes ta , un ’ ideaquas i supersti ziosa l o penetrò . Non potrebbe egl i dopotuttoaver fra in teso il Nazareno ? Non potrebbe dars i che co lu ic o ll

atte ndere pazientemen te avesse ab i lmen te dissimulatou na tac i ta p reparazione a l compimen to del la grand

o p era ?

Ed i n fatti c om ’ era d i gran l unga p iù propiz ia q ue st’

o c

casione , c h e non que l l a i n c u i i Gal i l e i presso Ge n ne zare t

avevano vol uto a v iva forza in c o ro n arlo ! Colà i l suffragio si

l imi tava a poche m igliaja , q u i a l suo appel l o risponderebberom i l ion i d i voci . Con ti nuando i n ques t ’ ordin e d i idee e passando da induzione ad i nduzione , Ben Hur esu l to, pensando al la gloriosa prospettiva c h e si sch i udeva ai suoiocchi , ne l tempo istesso c h e s

ac cre b b e i n l ui la ammirazone per que l l ’uomo satu rn i no , che , sotto i l man to d ’ i nfin i ta dolcezza e d i meravigl iosa abnegazione nascondeval ’accortezza d ’ un uomo d i s tato ed i l gen io d ’ un capi tano .

Di tempo i n tempo , uomi n i dal vol to abbronzato ed om

b reggiato da fol ta barba , ven ivano i n cerca d i l ui,e l o

t rattenevano i n secreti c o llo q u ii al l e domande del la madre ,egl i ri spondeva sempl i cemente : Sono amici m ie i d iGal i l ea . Per loro mezzo egl i e ra tenuto a giorno del l emosse del Nazareno e del l e i ns id ie dei suoi nemici Rabb in ie Romani . Sapeva che la vi ta d i que l l ’ uomo s traordi nari ocorreva perico lo , ma si r ifiutava d i credere c h e c i fosse al

cuno abbastanza temerario per assal i r l o p roprio ne l mo

men to del l a sua massima popo lar i tà , e s i con fortava pensando al la s icurezza c h e presen tava i l numero enorme deisuoi ammi ratori . lri cuor suo Ben Hur faceva sopratuttoassegnamento su l potere mi racoloso d i Cris to , men tre nongl i passò n eppure pe l capo l ’ idea che ch i eserci tava untal potere pel bene al tru i n on l ’avrebbe forse vol u to eserci tare i n propria d i fesa .

Giova tener p resen te c h e ques ti i ncide n ti avevano l uogofra i l ven tes imo giorno di Marzo , secondo i l nos tro ca le ndario , ed i l g iorno ven tici n ques imo . Al la sera di ques t ’ u lt imo giorno , Ben Hur , non potendo pi ù ol tre frenare lap ropri a impazienza , montò a caval lo e p arti per la ci ttap romettendo di ri tornare la s tessa notte .

I l caval lo galo p p ò d i buona lena . Le strade , i r identi vi

gn e ti c h e l e fian c h eggiavan o erano si lenziosi , l e case deserte , e spen ti i fuoch i presso l e tende ; perchè al la vigi l i ad i Pasqua tutt i s i recavano i n ci ttà , affol lando le corti de l

Page 467:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

468

canzon i de l N i lo , e gl i s tud iati le n o c in n de ll’ab b igliame n to .

L ’ i dea , antica come i pi ù an tich i popol i , c h e l a bel lezza èi l . guiderdone degl i eroi

,non vesti ma i forme cosi regal i

come quel l e che s i erano a lu i rivelate .

Ta le era stata 1’ Egi ziana per Ben Hur dopo la notte

del la gi ta i n batte l lo su l lago p resso l’Orto del l e Palme .

Ed ora ?

Abb iamo gi à i n al tra parte d i q ues to vol ume accennatoa l la dup l i ce n atura umana i n rapporto ad un argomen tosacro ; qu i é i l caso d i parlarn e ancora , ma i n senso bendiverso . Vi sono poche perso ne l a cu i i ndole non presen t idue facci e , u na natu ra genu i na , spon tanea , l

’a l tra artifi

cial e e finta , i l r i su l tato de l l’educazione e del l e ci rcos tanze ,

un i n tonaco d i orpe l lo c h e spesso fin isce c o l dive ntareparte i n tegral e de l l ’ in d ividuo , non meno del la prima .

Lasciando ai pensatori l a cura d’

a p profo ndire questotema , d i remo c h e i n questo momen to l a vera natu ra de ll’

Egizian a s i mani festò ne l modo pi ù sch ietto e pi ù c om

pleto .

Le sarebbe s tato imposs ibi le d i ricevere una personaes tranea c o n più marcata ri pugnanza . Eccezione fatta d ’unaleggiera i ncl i nazione del l a sua tes to l i na , d i una i nsol i tatensione del l e nari e d ’una maggiore i ncurvatura de l sensuale l abbro super iore , essa presen tava l’ imp assib ilità diuna statua . Dopo una breve pausa i ncomi nciò freddamente :

La tua venuta è Opportuna , figl io d i Hur . Desiderori ngraziarti del la tua ospi ta l i tà , poiché dopo la giornata d idoman i non avrò forse p iù occasione d i approfi ttarne .

Ben Hur si ch i nò leggermen te , senza rimuovere lo sguardoda lei .Essa con tin uò

M i sovviene d ’ un costume i n voga presso i giuocatori d i dadi ; quando i l giuoco è fini to , ess i consu l tanole loro tavolette e ti rano le somme ; poi l i bano i n Onoredegl i Dei , e pongono una corona su l capo del fortunatovi nci tore . Anche n o i abbiamo giuocata la nostra parti tac h e ha durato d ivers i gio rn i e d iverse notti : ora ch ’essaè fin i ta dobbiamo vedere a ch i spetta l a corona ?Sempre cogl i occh i fiss i su di l e i , Ben Hur ri spose i n

tono d’

indiffere nza Un uomo non può combatterecon tro una donna ri sol uta a fare la p ropri a volon tà .

Dimmi,

prosegui essa i ncl i nando maggiormentei l cap o e Soggh ignando , dimmi o pri nci pe d i Gerul emme , o v

e que l figl io d ’un falegname d i Nazareth e non

Page 468:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

69

meno figliuolo d i Dio , del qual e tan te grand i cose eranoattese i n ques ti u l t imi tempi ?

Egl i fece u n ges to impazi en te , e ri spose Sonoforse i l suo custode ?La be l l a tes ta si ch i nò ancor p iu .

Ha egl i d is tru tto Roma ?

Ben Hur s tizzi to ri peté l o s tesso ges to de l la mano .

Ove ha egl i s tab i l i ta l a sede de l la sua capi ta l e ?con ti n uò la don na , E ’ permesso vedere i l suo

trono e i suo i l eon i d i bronzo ? o v’

é i l suo pal azzo ? Diami ne ! ch i può far sorgere ! morti deve poter cos tru i re p al azzi dorati !Non era pi ù ammiss i bi l e ch ’essa vol esse scherzare ; l e

su e domande erano i rri tan ti ed i l suo con tegno aggress ivo .

Ben Hur fu posto subi to su ll’av v iso e disse con apparen te

bonari etàOh

,Egi tto , aspettiamo u n giorno ancora , anche

una settimana , e vedremo lu i , i l eon i ed i l palazzo !Essa prosegui senza badare a l sign ificato d i que l l e paro le

E perché p re se n tasi ves ti to cos ì ? No n so n quel le l eves ti de i governator i o dei v i ceré de l l e I ndi e o d

'

al tri paes i .M i ri cordo d ’aver vedu to una vol ta i l satrapo d i Teheran ,

c o n un tu rban te d i seta , u n mante l l o d i tessuto d’oro , con

u na spada dal l ’ impugnatu ra e da l la guai n a talmen te tempes ta te d i pietre

p reziose j ch e n ’ ebb i u n capogi ro . Credetti

p rop ri o ch e Osi r ide gl i avesse prestato un raggio del suoso l e . Stupisco assai ch e tu non sia ancora en trato in p ossesso de l tuo regno , d i que l regno ch ’ i o doveva d ividereteco .

La figl ia de l saggio mio ospi te è , senza voler l o ,

ben gen ti l e con me , poich é m’

in segn a c h'

lside può baciareu n cuore senza rende rlo migl iore . Ben Hur p ro n u nc iò ques te parole con fredda cortes i a . I ras , tras tu l landos ic o n un bri l lan te ch e l e pendeva dal la col l ana , tacqueu n

istan te , poi ri prese . Per u n Ebreo , i l figl io d i H u rnon manca d i s pi ri to . Ho ass is t i to al l ’ entrata i n Gerusal emme de l tuo Cesare sognatore , d i col u i c h e , a tuo d i re , doveva proclamars i Re dei Giudei sopra i gradin i de l Tempio .

Vid i l a process ione c h e l’ac c omp agnava e n e udii i can ti ;

c h e bel l ’effetto facevano quel l e palme agi tate ! Vi cercai invano una figura dal l ’aspetto regal e , un caval iere porporato ,

u n cocch io d ’

ab b aglian te metal l o , u n maestoso guerriero di etro al l o sci n ti l l an te scudo , gareggiante i n al tezza col l ap ropria lancia . Sarebb e s tato pu r b ell o vedervi u n pria

Page 469:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

470

ci pe di Gerusa lemme con u na coorte de l l e l egion i d i Gab l ea !Ac c omp agn ò l e parol e con un provocan te sguardo d i

d isp rezzo , poi d iede i n u no scroscio d i ri sa come se l’ im

mag ine da le i evocata fosse ancor pi ù r idicola che spre

ge vo le .

Anziché u n Seso stri ri tornante i n trionfo o u nCesare i ncoronato

,e con l a spada a l fianco , ah , ah ah ,

v id i u n’

uomo dal vol to muli ebre e lagrimoso , montatosu d i u n somaro ! I l Re ! i l Figl i o d i Dio ! i l Reden toredel mondo ! ah

,ah

,ah !

Suo malgrado Ben Hur sussultò .

Non lascia i i l m io posto,no , Oh principe d i Ge

rusalemme , proseguì essa , senza dargl i i l tempo d’

in

terromp erla , no , non ri si , ma d iss i a me stessa Aspettiamo : ne l Tempio egl i si abbigl i era come s

addic e adu n eroe sul punto di p re ndere possesso del Mondo . Lovidi o l trepassare l a Porta di Shushan e la Corte de l l eDonne . LO vid i arres tarsi davanti l a Porta Magnifica . I lpopolo ass i epava i l porticato e i corti l i ; s i affol lava neich ios tri e su i grad in i dei tre lati de l Tempio , e tutti trattenevano il respi ro i n attesa del la proclamazione . Quals i l enzio solen ne ! ah , ah ,

ah , nel l a mia fan tasia mi parevagià d i udi re l o scricch iol io del crol lan te edificio Romano ;ah . ah , ah ! O pri nci pe

,i l tuo Re del mondo si avvolse

nel l a sua ves te e se n ’ando per la porta pi ù lontana , senzaneppure proffer ire una parola e… l

Imp ero Romano è an

cora in p iedi !I n pie toso omaggio ad una speranza , che i n quel mo

men to si spense de l tu tto e d i c ui egl i aveva ansiosamen tesegu ito _

c o l cuore i fuggen ti barlumi,Ben H ur abbassò l o

sguardo .

Né gl i a rgoment i d i Bal thasar , né i m i racol i compiu t i i nsua presenza avevano mai sort i to l ’ effetto d i porre cosis p iccatamente i n ri l ievo la con tes tata natura de l Nazareno .

Dopo tutto , i l m igl io r modo per arrivare al la percezione d ic iò c h e é d ivi no , è l o stud io d i ci ò ch e è umano . Nel l ecose che trascendono l ’ i n tel l igenza umana poss iamo sempreri prometterci d i t rovar Dio . Cosi , ne l la descri z ione fattadall

’Egizian a del l a sc e na in cu i i l N azareno volse l e s pal l ea l l a Porta Magn ifica , l

’azione pri nci pal e rimaneva affattoi nespl i cabi le se la s i cons iderava da un punto d i vi sta p uramente umano . Come parabola ri vol ta ad u n popoloamante di parabole , quel l ’ atto i nsegnava C l o c h e C ris to

Page 471:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Questo medesimo Ebreo uccise un soldato Romanosu l l a pi azza del Mercato , q u i i n Gerusalemme questo s tessoEbreo possi ede tre legion i d i Gal i l ei pron te ad arrestarei l Governatore Romano ques ta notte : q ues to stesso Ebreoha s tret to al l eanza c o n var i pri nci p i per una sol l evazion egeneral e con tro Roma ; uno dei suoi al leati è l o scei ccoI lderim .

Avvici nandosi a lu i , essa gl i sib ilò nel l’

orecch io ;Tu hai vissu to i n Roma . Suppon iamo c h e ques te

cose vengano ri petute ad alcun e person e d i nos tra conoAh tu cambi colore ?

Ei si ri trasse da le i , c o n l ’ espress ione che poss i amoimmagin are su l vol to d i u n uomo , c h e credendo d i scherzare c o n u n gatti no , s i trova improvvisamen te d ’ aver frale man i una tigre . Essa con ti n uò :

Tu sei stato n e ll’

an ticam e ra imperial e , e conoscii l mi n is tro Seiano . Suppon iamo c h e ,

con le prove al lamano O anche senza l e prove gl i s i d ica c h e ques toEbreo è l ’ uomo pi ù ri cco d ’

O rie n te anz i d i tu tto l ’ impero . I pesc i de l Tevere mangerebbero d i grasso que lgiorno , non è vero ? E me n tr

ess i banchettano , o figl i o d iHur , ah , q uale spl endore regnerebbe negl i spettacol ide l Ci rco ! Diverti re i l popolo Romano è u n ’ a rte diffiC ile ,

procurars i i l denaro per d iverti r l o è u n ’ arte ancora p i ùraffinata ; e qual e art is ta ha mai eguagl iato Seiano ?La commozione d i Ben H ur a l cospetto del la p rofonda

abbiezione c h e queste parol e rivelavano ,non era tal e da o scu

rargli l a memoria . La scen a del l a sorgen te , su l la s trada versoi l Giordano , gl i riapparve davan ti agl i occh i ; ed egl i si

rammen to i l sospetto che gl i e ra venuto i n torno al la fede ltà d i Ester . Con l a medesima convi nzione , e forzando s id i parer calmo ri spose

Per farti p iacere , o figl ia d ’Egitto , i o r iconosco l atua ab i l i tà , e devo con fessare c h e i o so n o in terame n te nel l etu e mani . Potre i ucciderti , è vero , ma sei u na donna . Manon d imen ticarti c h e i l deserto è pron to ad accogl ie rm ie quan tunque Roma sia assai des tra nel la cacci a al l

’ uomo ,

dovrebbe segui rmi a l ungo prima d i prendermi perchéi n que l l e s teppe v i sono se lve d i l ancie e bosch i d irovi , e la sabbia é cl emente al Parto i nvi tto . Ne ll e magl i edel l a tua rete , zimbel l o e gonzo del le tue arti , un d ir i ttom i rimane tutt ’ora : Ch i t i ri ferì tutto ciò ch e sai d i me ?Nel la fuga e ne l la cattivi tà

,nel l ’ora del l a morte persi no , mi

sarà di consolazione pensare c h e ho lasciato al trad i tore la

Page 472:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

473

maled izi on e d i u n uomo che ha vissu to u na vi ta d i toss ico e d i fie le . Ch i m i ha tradi to ?Fu arte

,fu espress ione s i ncera

,i l vo l to de ll’Egiziana si

attegg io a commiserazione .

Vi sono a l m io paese , o figl i o d i Hu r, essa.disse opera i che fan no dei q uadri raccogl ie ndo le c o n

ch ig l ie variopi n te spars e qua e là s u l la s piaggia dopo unatempesta . smin uzzando le e ordi nando l e schegge s0pratavol ette d i marmo . Ved i tu qua le i n segnamento contien eques t ’ arte per col oro c h e vanno i n cerca d i segreti ? Tibasti sapere ch ’ i o raccols i u n cumu lo d i p iccole ci rcos tanze ora da una persona ora da u n ’al tra , e c h e , c o n u npoch i no d i perseveranza riusc n a c o n n e tterle ed a coordmarle . esu l tando del l a r i usci ta come so lo può esu l tareu na don na c h e viene ad avere ne l le proprie man i l a fortuna e l a v i ta d i u n quì s ’

arre stò e si volsedal l ’al tra parte , come per c e largli u n subi taneo accesso d

’emozione , posci a affettando u no sforzo d i penosa ri so luzione ,comp le tò l a su a frase u n uomo d i c u i essa n on sa

c h e cosa vuol fa re .

No , questo non basta , repl i cò Ben Hur , insen si bi l e a quel l a manovra , non basta . Devi decide resubi to c iò ch e vuoi fare d i me . Potre i mori re domani .

Veriss imo , fece e l l a vivamen te e c on en fas i ,dun que ti d irò ch e qualche cosa appres i dal lo sceicco

I lderim una notte ch’ egl i giaceva presso mio pad re n e l

deserto . Era una notte tranqui l l a e i o poteva ud i re a ttra

verso la te nda ogn i_paro l a men tre asco l tavo i garri ti degl i

ucce l l i , i l ronzi o degl i scarafaggi e i l su ssu rro del v e n

to . Sorri se , come compiacendos i del l a poetica improvv isazio n e , poi conti n uò A l tre pi ccol e cose , semp l ic iparti co lar i da i ncas trare ne l quadro , mi venn ero da…

Da c h i ?

Da l lo s tesso figl io d i H ur .E da nessun ’a l tra fon te ?

Hur trasse u n sospi ro d i so l l i evo ; l asc1o cadere i n tonod

’ind1ffere n za u n grazie , poi d isse tranqu i l l a

menteNon è bene far attendere Sejan o . I l deserto è

p i ù pietoso . Di nuovo dico : 0 Egi tto , pace !Firio a quel momento egl i e ra rimas to a capo scoperto .

ma ora prese i l fazzol etto che gl i pendeva da l braccio , edavvolgendosi i l capo , fece per parti re . Essa lo tratte n ne

Page 473:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

c o n un gesto rapido , e n el la sua impazienza tese u na manoverso d i l u i .

Fermati , gridò .

Egl i si volse , s enza toccarl e l a bel la mano sci n ti l l an te d igioie l l i , e non gli fu d i ffici le comprendere che i l col po d iscena tenuto finora i n ri serva s tava per isco p p iare .

Fermati , e no n di ffidare d i me , oh figl io d i H urq uando ti d ich iaro d i sapere l a tua re lazione co l nobi l eArrio . E per tutti gl i De i del l ’ Egi tto giuro c h

’ i ofremo pensando a té , cosi avvenen te e generoso , i n potered i u n mi nis tro sp ietato . Tu hai passato parte del la tua giov e n tù negl i atri i del l a gran capi tal e pensa qua l con trasto saràper te la vi ta de l deserto . Oh , t i compiango , si , d i tuttocuore ti compiango Fa sol tan to quan to t i ch iedo e , l o giuroper I s ide sacra ! i o t i sa lverò !Parol e i ns i nuanti , pronunciate i n tono suppl ichevo le , cu i

l a bel lezza prestava i rres is ti b i l e fascino !

Quasi , si , quas i t i credere i mormorò c o n vocei ncerta Ben Hur

,ne l c u i seno u n dubbio lottava an cora

c o ll’

imp u lso c h e l o spi ngeva a cedere .

La vi ta ideal e del l a donn a è una vi ta d ’ amore ; l a

p i ù gran fel i ci tà per l’

uomo s ta nel vi ncere se s tesso edè ques to , oh pri nci pe ch

’ i o t i domando .

Essa parlava rap idamente , e con i nso l i to calore ; mai essagl i era apparsa pi ù seducente .

Tu avevi u na vol ta u n amico , essa con ti nuòun amico d i gioven tù . Scoppio fra voi u n d iss id io e

d iven iste nemici . Ei t i offese , e dopo mo l ti an n i lo i ncon trasti n el C i rco d ’ Antioch i a ,

Messa la ?Si , Messal a . Tu sei i l suo credi tore . Perdona i l

passato . Ridive n tagli amico , e restitu isc igli l a fortunaperduta ne l la grande scommessa . Salvalo ! I sei tal en tisono una bagatel la per te , mentre Ah , egl i é u n uomorovi nato . 0 Ben Hur , pri n ci pe magnan imo , per u n RO

mano del la sua sch iatta la povertà è peggio de l l a morteSalvalo dal l a miser ia !Se l a rapid i tà del l e sue parole erano u n sempl ice arti

ficio al lo scopo d i non lascia rg l i i l tempo d i pensare , faduo po ri tenere ch

’ el la ignorasse o avesse d imenticato esservi certe commozion i affatto i nd i penden ti dal pen 3 1ero ,c h e penetrano senza p re avwso alcu no e sono i rremovi bi l i .Me n tr

e ssa parlava , parve a Ben Hur d i vedere i l vol to d iMessala d ietro l e spal le del l ’ Egiziana e l ’ espress ione de l

Page 475:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

476

del mio Messala per ventise i ta l en ti n ota la somma !avrai da fare con Sej ano . Si i saggio . Addio .

Mentre essa s i avviava al l ’ uscio , egl i l e s i pian tò iananzi , sb arrando le i l cammino .

I l vecch io Egi tto v ive i n te ! egl i disse Sia ch e

tu veda Messala doman i 0 dopodoman i , q ui o i n Roma ,fai questa ambasciata :Digl i che ho ri cuperato tu tto i l denaro , compres i i se i

tal en ti , d i c u i egl i m i spogl io, c o nfiscando i m iei ben i pate rn i ; d igl i ch e , supersti te al le galere a c u i mi condannò ,

nel pieno vigore de l le mie forze , i o r ido del la sua miseri ae de l suo d isonore ; d ig l i ch e i o credo che quel l a i n ferm i tà d i corpo che lo as tringe , eterno i nval ido , al la sua polt rona , e c h e i l mio braccio cagiono, é la maledi zione delnos tro Signore Idd io d ’ I sraele , gius ta r icompensa pei suoidel i tti con tro i debo l i e gl ’ i n fel i c i ; digl i ch e mia madre em ia sorel l a , ch ’ egl i fece ri nch iudere i n una cel la ne l l aTorre d ’

An to n ia affinché v i mori ssero de l l a lebbra , sonov ive e guari te , grazi e a l la potenza del Nazareno c h e tu d is prezzi ; d igl i c h e per colmare l a coppa del la mia fe l ici tà ,

esse sono s ta te resti tu i te al l e m ie braccia , e c h e nel l oroaffetto io troverò largo compenso al l e impure pass ion i c hetu rech i a Messala ; d igl i e q ues to anche per tuo c o n

forto o tigre i n forma d ’ agge lo , digl i , ch e quando Sejan overrà a spogli armi , egl i non troverà n ul la , perchè l

'

eredi tàch ’ i o ebb i dal duumvi ro , compreso l a vi l l a d i M iseno , èsta ta venduta , e i l ri cavo del l a vendi ta è fuori del l a sua

porta ta , i n gi ro pe i mercati de l mondo , sotto forma d i tratte ;e ch e ques ta casa , e i ben i , e l e merci , e l e navi , e l e c a

rovane ,‘

c h e ogn i giorno portano a Simon ide cosi pri nci pesch i guadagni

,sono protett i da u na sal vaguardia imperia l e ,

perchè una testa pi ù saggia del l a tua ha trovato i l p rezzodei ‘ favori d i Sej amo , e i l mini s tro preferi sce u n guadagnoonestamente procurato , a tesori macchiati d i sanguedigl i , c h e se anche non fosse c o sì , se i l denaro ed i bemfosse ro tutti m iei , egl i non ne avrebbe la benché mi n imaparte , perchè , quando , trovasse l e nos tre tratte Ebraiche ,e o b b hgasse i deten tor i a consegnare l e somme equ ival en ti ,un al tro mezzo m i rimane u n atto di donazione a C esare ; ques to almeno appres i negl i -att i de l l a grandemetropol i ; digl i i nfine c h e , i n s ieme al l a mia sfida , i o nongl i mando la m ia malediz ione a parole , ma quale m igl io ree spress ion e de l mio odi o e te rno , i o gl i i nvio qua lche cosache sarà per l u i la somma di tutte l e maled izion i ; e quan

Page 476:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

477

d’e i t i vedrà ri petere q ues to messaggio , figl i a d i Bal thasar ,

la sua as tuzia Romana gl i i ndicherà c iò c h’ i o i n tendo d i

d i re . Ora va , come io vado .

Egl i l a conduss e verso l ’ nscio , e sol levando l a corti nac o n cerimon iosa cortesia , l a lasciò passare per la prima .

La pace s ia c on te egl i disse , men tre essaspariva .

CAPITOLO VI I .

Quando Ben Hur abbandonò l a stanza degl i osp i ti , i lsuo passo era meno fermo d i quando v i e ra en trato , e l ates ta gl i e ra caduta sul petto . Aveva fatto l a scoper ta c h e

u n uomo , i nch iodato sul l e tto , c o n l a sch ie na rotta , potevadal l e nere profondi tà del l a sua an ima , trarre forze suffi

cien ti per nuocere ai suo i nemici , e stava riflettendo su

questa scoperta .

E ’ faci le , dopo ch e una calami tà c i ha col p i ti , r ivolgerel o sguardo i ndietro , e scorgere tu tte le fi l a de l la t rama p rimanascoste . I l pens iero ch e egl i n on aveva neppure sosp e t

tato l a compl ici tà del l ’ Egiziana n ei d isegn i d i Messala,e

c h e per a n n i egl i aveva ciecamen te fidato i n l ei , mettendoa repentagl io l a propria vi ta e quel la degl i amici , ferì p rofondamen te i l s uo orgogl io . Ora m i ri cordo egl id iceva fra sè c h e essa non ebbe u na parola d i sdegnoquando i l perfido Romano minacciò l a sua vi ta al l a fo n ted i Cas ta l ia ! lo ri cordo come essa l o esal tava quel l a notted i l un a nel l ’ Orto de l l e Palme ! Ed , egl i si fermòbattendos i v iolen temente i l : pugno su l l a fron te ah ! i lm is tero de ll

’ap p u n tame n to a l pal azzo d i

'

Idern ee , non èpi ù u n mis tero per me !La feri ta , dobbiamo osservare , toccava i l suo orgogl i o e

la sua van i tà , e per fortuna gl i uomi n i non muoiono spessod i s imi l i mal i , e neppure ne soffrono mol to a lungo . Ne lcaso d i Ben H ur , poi , v

’ era compenso nel la rifless ione ac u i egl i d iede voce improvvisamen te escl amando , Lodato sia i l Cie l o c h e quel la don na non S

’è impadroni ta

maggiormente del mio cuore ! Ora m ’ accorgo che nonl ’ ho mai veramen te amata !E come se si fosse l i berato da u n grave peso , arrivato

C o n passo leggero al l ’ es tremi tà de l terrazzo , dove te rmi

Page 477:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

478

nava l a scala ch e metteva su l tetto , l a prese , e comi nciò asal i re rapidamente . Ma al l ’ ul t imo grad ino s ’ arres tò d in uovo : Poteva Bal thasar esser compl ice d i q ues ta fi ttarete d i frodi e menzogne da lei tessu te ? No , no . L ’

i

p o crisia accompagna raramen te l’ età venerabi l e come la sua .

Bal thasar era u n uomo onesto .

Con questa ferma convi nzione raggiunse i l te tto . V ’eral una piena , ma la vol ta de l cie l o era l umi nosa pei rifless idel l e migl iai a d i fuoch i arden ti n el l e strade e nei piazzal ide l l a ci t tà , i n torno ai qual i sal ivano i can tici e i cori de ivecch i salmi d ’

Israe le . Quel l e meste armon ie c h e molcevano i l suo orecch i o , prendevano parol e e sign ificato ne ll ’ an imo suo

,e gl i sembravano di re : Cosi , O figl io

d i Giuda , noi facciamo omaggio a l Signore Idd io , e dimostriamo la nostra lea l tà al l a patri a ch ’ egl i c i ha dato .

Venga Gedeone , 0 Davide , 0 un Macabeo , e c i t roveràpron ti .E subi to , come i n un sogno , quas i a scherno , gl i ap

parve l’ uomo di Nazareth .

La dol orosa , quas i femmin i le immagi ne d i Cris to , l o accompagno, mentre attraversò l a terrazza fin sopra al l a v ia

a setten tr ione de l la casa . I n que l vo l to non appariva segnod i guerra ; ma piu ttosto la calma e la rassegnazione d i u ntranqui l l o cie lo l unare , provocando d i n uovo la vecch iaangosciosa domanda : Che sorta d i uomo è egl i mai ?Ben Hur diede uno sguardo sopra i l parapetto , e poi s i

volse meccan icamente verso i l Padigl ione .

Facciano i l l oro peggio ; egl i di sse , camminando a

. pass i l en ti i o non perdonero a l Romano .

10 non d ividero l a sua sorte , e neppure fuggi rò da questaci t tà de ’ mie i p adrix Farò appe l l o al l a Gal i l ea e d i l à comi nc ierò l a battagl ia . Con la fama d i gesta eroiche ch iamerò tu ttel e tri bù da l l a mia p arte .Quegli c h e d iede Davide e Mosè , c itroverà un condottie ro , e se non sarà i l Nazareno , s aràu n al tro dei mol ti c h e anelano d i mori re per la l iberta.

L ’ i n terno del padigl ione , verso i l q uale moveva Ben Hu rera scarsamen te i l l umi nato , e le colon ne de l lato occiden tal egettavano l unghe ombre su l pavimento . La po l t rona sol itamente occupata da Simon ide era vi ci no al l a finestra dal laqual e si godeva l a p iù ampia vis ta del la ci ttà i n d i rezionedel Mercato .

La pol tro na era occupata . I l buon uomo è ri tornato pensò , Gli parlerò , se non dorme .

Page 479:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

480

l ’osp i ta l i tà non conosceva l imi ti ; da ogn i parte sorgevan ogrida verso Ben Hur . « Fermati e god i c o n noi . Siamotu tt i frate l l i n e ll

affe tto de l Signore ! Ringraziando c o n

l a voce e c o l gesto , egl i con ti nuava frettolosamen te l a suas t rada verso i l Khan , c o n l ’ i n ten zione d i monta r subi to acaval lo e raggiungere l e tende de l Cedron .

I l suo cammino lo condusse ad attraversare l a v ia chedoveva d iven tare cos ì mestamen te ce lebre ne l mondocris tiano . Anche q ui fervevano le l iete cerimonie . Guardando su per la s trada , vide l e fiamme d i alcune torci e i nmovimento , svolazzan ti a l vento come pen non i ; ed osservòc h e dove passavano l e torcie , i can ti e l e ri sa tacevano .

La sua meravigl ia raggiunse i l colmo però , quando , a ttra

verso i l fumo e le . sc in tille turbi na'

n ti , scorse i l l uccich io d il anci e e d i corazze , rivelan ti l a p resenza d i soldati Roman i .Che cosa facevano ess i , i beffard i legionari , i n mezzo a du na process io ne Ebrea ?Era una cosa i naudi ta , ed egl i si arres tò , fremendo .

La luna bri l l ava ; ma , come se l a sua l uce e quel l a del letorcie , e i l bagl iore dei fuoch i nel l a strada non bastassero,alcu n i del l a p rocess ione recavano lan tern e . Pensando chei n ques to fatto avrebbe potu to trovare u na spiegazionede ll

e n igma , Ben Hur si avanzò nel la via in modo da pote rosservare da vici no i componenti l a process ione . Le torci ee l e lante rne

'

erano portate da sch iavi ciascu no armato c o ri

mazze ferrate e giave l lotti . I l compi to d i q uesti mazzie ri sembrava esser que l l o d i r i sch iarare l a s trada e di i nd icare gl ios tacol i ad alcun i d ign itari che l i seguivano sacerdoti e dottori , rabbi n i dal le l unghe barbe , fi tte so p rac iglie e nas i a becc o , personaggi i n fluen ti n ei consigl i d i Han nas e Cai fa . Dovepotevano andare ? Non al Temp io certamente , perchè l av ia da S ion , donde questi sembravano ven i re , al l a sacracasa , c

'

onduceva l ungo lo Xis to . E i l l oro scopo ? Non p ac ific o al trimenti , perchè l a presenza dei soldati ?Men tre la processione passava , l

’attenzione d i Ben Hurera specialmente attratta da tre uomi n i , camminan ti l

u ho

vici no al l ’a l tro , al l a testa de l corteo , i mmediatamen te pre .

cedu ti da i l ampadofori , i q ual i sembravano usar loro specia l e deferenza . Nel personaggio a s i n i s tra de l gru ppo egl ir iconobbe i l capo dei cus todi de l Tempio : q ue llo a destraera un sace rdote l

'

uomo ne l mezzo non era c o sì faci lmen tec lass ificabi le , poichè cammi nava pesan temen te , ap p oggian

dos i all e spal l e degl i a l tr i due , c o n l a tes ta pi egata i n nanz isu l petto . La sua apparenza e ra que l la d i u n prigion iero

Page 480:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

non anco ra ri nvenuto dal l o s paven to de l l ’arres to , o c h e

ven iva condotto a q ualch e cosa d i terri b i l e l a tortu ra ,o la morte . I due dign i tar i a des tra e a s i n i s tra lo aiutavano premurosamen te , rive lando ch e , s

e i non era i l p erso n aggio pri nci pal e de l l a process ione , aveva certamen terapporti importanti con essa forse era un test imonioo u na guida forse u n del atore .

Con perfetta d i s i nvol tura Ben Hur s i i nsi n uo nel corteo ,camminando a fianco de l sacerdote . Se sol tan to l ’uomoavesse sol levato l a tes ta ? E dopo qualche passo i l suo desiderio fu esaudi to . La tes ta si a lzò , rive lando , al l a l ucede l l e lan tern e , u n vo lto pal l ido , magro , con tratto dal terrore ; l a barba a rruffata ; gl i occh i ve lati , i n fossati , portan til ’espressione del l a d ispe razione . Seguendo davvici no i lNazaren o , Ben Hur aveva imparato a conoscere 1 discepol i ,come i l Maestro ed ora , vedendo q ue l tris te vo l to , esclamò :

L’Isc ario ta !

Len tamen te l ’ uomo g i ro i l capo verso d i l ui , fissandol ocon i grand i occh i sbarrati , e l e labbra s i mosse ro comeper pronunciare qualche parola ; ma i l sacerdote Si i n terpose .

Ch i se i tu ? Va per i fatti t uoi ! disse °

a BenHur , sosp i ngendolo c o n viol en za .

I l giov i ne prese lo Spin tone d i buon umore , e aspettandol ’occas ione , si frammischio nuovamente a l corteo . I n questo modo percorse tutta la l unghezza de l l a v ia , I

’ affol latap ianu ra fra l a col l i n a d i Beze th a e i l Cas tel l o d i An ton ia ,fi no al l a Porta del l e Pecore . Dappertu tto s

’in c o n travano

gru ppi d i persone , i n ten te a cel ebrare ri t i re l igios i .Essendo la notte d i Pasqua , i batten t i del l a Porta e rano

spalancati . I custodi se n ’ erano andati e l a procession epassò l i beramen te . Davan ti ad essa si s te ndeva i l profondoburrone de l Cedron , ombreggiato dal Mon te Ol ive to , co is uo i bosch i d i cedro e d i u l i vi , neri , e spiccan ti s i n i s tramen te con tro i l cie l o i l l umi nato dal l a l u na . Due s trades’

in c ro c iavan o davan ti al l a Porta , una a nord o ve st ,‘

e l ’a lt ra verso Bethan ia . Prima c h e Ben Hur avesse tempo d icapi re se l a process ione s i fermerebbe o , proseguendo ,

q ual e del le due s trade avrebbe preso , fu Spi n to da essagiù verso l a val lata . Nessun i ndiz io r ivelava lo scopo del l amarci a mis teriosa .

G iù ne l bu rrone e sopra i l pon te passò l a com iti va , con l e torce fiammeggian ti e l e mazze ferrate c al

pestando rumorosamen te i l te rreno ; poi p iegò a s i n is tra ,31

Page 481:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

nel l a d i rezione d i u n orto d ’ ul i vi , ch i uso da u n murobianco . Ben Hur sapeva c h e que l l uogo era deserto , trann eper alcuni tronch i nodos i e u n grande triangolo d i p ietra ,usato dai con tadi n i per sch iacci are l

ol i o dal l e bacche .

Men tre s tava pen sando , pieno d i meravigl ia, c h e cosa p otesse cercare l a comi tiva in u n tal l uogo , tu tti si fermarono .

S i udi ron o voci conci tate parti re dal la testa del la proces o

s ione ; un fremi to corse d i uomo i n uomo ; v i fu una c o n

fus ione e u n ri ncu lare general e ; so lo i so ldati rimaserofermi al l oro posto .

I n u n attimo Ben Hur si l i berò dal l a fo l la , e corse innanzi . Si t rovò davanti a u na porta d i cu i i l cance l l o eras tato abbattuto , e c o n uno sguardo domi nò tu tta l a scena .

I n mezzo al l ’ orto s tava u n uomo , in bianche vesti , i lcapo scoperto , l e man i i ncrociate su l petto una figurae sfle e curva , c o i l ungh i capel l i e i l vo l to scarno i natto d i rassegnazione e d i attesa .

Era i l Nazareno !Dietro di lu i , i n gruppo , stavano i di scepol i . Ess i sem

bravano i n preda ad una grande agi tazione . Ei i nveceappariva assai calmo . La luce del le torci e i l l umi nava i l suovo l to e dava ai suo i capel l i u n a t i n ta p iù rossa del n atural e ; ma l

’espressione del vol to , era come sempre , pi enad i bon tà e d i compass ione .

Davan ti a ques ta mi te appariz ione s tava la p lebagl ia ,

muta , umi l i ata , atterri ta pron ta al primo segno d ’ i raa vol tare l e spa l le e fuggi re . Da quel l a a l ui , da l u i aGiuda Iscariota , Ben Hur guardò c o n rapido sguardo . Ecomprese .

Là era i l trad i tore , qua i l t rad i to ; e questi sch iavi , c o n

torcie e mazze , e quest i l egionari , dovevano e segu ire'

l’

ar

res to .

Un uomo n o n può sempre di re i n precedenza c iò chefarà i n u na data ci rcostanza . Questa era l ’occasione c h e

Ben Hur aveva atteso,per cu i s ’era da tan ti an n i preparato .

L ’ uomo , l a cu i causa egl i aveva sposata , e su l l a c u i vi taaveva costrui to u n tan to ed ificio , era i n peri co lo : pu re eg l is te tte dubbioso . Ta li contraddiz i on i esi s tono nel la natu raumana ! I nol tre que l la stessa ca lma con la quale l ’esseremis terioso fron teggiava la tu rba e l a teneva i n soggezion e ,persuadeva Ben Hur del l a presenza d i una forza superioree secreta , sul la quale i l t rad i to poteva fare affidamento .

Pace ed amore e abnegazione avevano formato i l substratode l l e dottri ne de l Nazareno ; avrebbe messo i n pratica i

Page 483:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Dal suo seguace i l Nazareno si volse agl i assal i tori .Perché s i ete venu ti i ncon tro a me come contro un ladro ,

c o n s pade e baston i ? I o fu i con vo i tutti i giorn i ne lTemp io , e non m

ave te arrestato ; ma questa forse è l’ora

vostra e de l l a potenza del le tenebre .

La pattugl i a ri prese coraggio e lo ci rcondò ; e quandoBen Hur gi rò g l i occh i i n cerca dei fede l i ess i eranospari ti

,non uno r imaneva .

I ntorno al l ’ uomo abbandonato s i ag itava l a fol la , rumorosa , affaccendata . Di tanto , i n tanto fra l e torci e , e i lfumo , e i l mare d i teste ondeggian ti , egl i i n travvedeva i lprigion iero , e una grande p ietà gl i s tri ngeva i l cuore perquell ’ uomo senza amici e dere l i tto . Ma pure egl i pensava

quel l ’ uomo avrebbe potuto d i fenders i , avrebbe potu touc01dere con uno sguardo i suo i avversari , e non avevavolu to . Q ual

era ques ta coppa che suo pad re gli aveva datoda vuotare ? E qual ’ era i l padre al quale si doveva unatale obbedienza ? Mistero sopra mis te ro .

Appena la plebagl ia si volse per tornare i n ci ttà , i soldatisi misero al la testa del l a comi ti va . Ben H ur era i rrequi eto…malcon ten to d i sè s tesso . Ei sapeva che dove l e torcieerano pi ù fi tte , l à s i trovava i l Nazareno . Lo avrebbe ri cercato , gl i avrebbe fatto u na domanda .

Sp ogha ndosi del la l unga sopraves te e del fazzoletto dacapo , che gettò sopra i l muro del l ’orto , egl i ri ncorse l aprocess ione e si mescolo c o n essa . Facendos i s trada fatic o same n te fra la cal ca , perven ne al la fine presso al l ’ uomoc he teneva i capi de l la corda con c u i i l prig ion iero era l egato .

I l Nazareno camminava l en tamen te , c o n l a testa pi egata ,

l e man i annodate d iet ro l a sch iena ; i cape l l i pio vevanoc o n d isordi ne sopra i l suo vi so , e la curva de l le spal l eera più accentuata del so l i to . Apparen temente era i nconsci od i q uan to avven iva i n torno a l ui . LO precedevano , d i poch ipassi

,sacerdoti e patriarch i , che d iscorrevano an imatamente

fra loro e d i tan to i n tanto si vol tavano i ndie tro . Quandoarr ivarono su l pon te 3 0pra l a gora , Ben Hur prese la cordad i mano al lo sch iavo , e s i avvici n ò al Nazareno .

Maestro , maestro egl i sussurrò fretto l osamente .

M ’od i , Maestro ? Una parola u na parola .

Parla !L ’ uomo del la corda la p retendeva vio len temente .

D immi , con ti nuò Ben Hur vai tu conques ti uomin i d i tua l i bera volontà ?

Page 484:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Il popo lo lo attorn i ava i racondo e gl i u rl ava nel l e ore c

ch ieCh i se i tii ? Che cosa vuoi ?0 Maestro prosegu i Ben Hur , c o n voce piena

d i angoscia . 10 sono u n tuo amico e seguace . Dimmi ,t i suppl i co : se i o t i porto aiu to , l o accetterai ?I l Nazareno non al zò i l capo , né d iede alcu n segno d i

avere i n teso . Ma una voce sussu rrava a Ben Hur giustificando ques to s i l en zio Lascia lo s tare essa sembrava d i rgl i . I s uo i amici l o han no abbandonato ; il

mondo 10 ha ri n negato n e ll’

amarezza del suo cuore egl ih a detto add io agl i uomi n i egl i va verso u n des ti no ignoto ,e non gl i importa di conoscerlo . Lascia lo s tare .

Ben Hur dovette des i s tere . Una ven ti na d i pugn i eranotes i contro d i l u i da ogn i parte . La p lebagl ia u rlava :Egl i è un o dei suoi amici ! Ammazzatel o ! a morte , a

morteL ’ i ra accrebbe forza a Ben Hur , i l q ual e l i berandosi c o n

vio len za dal l e man i che lo afferravano , giuoco vigorosamente d i mul i nel l o c o l pugno e riusc ì a fars i s trada attra

verso l a turba che l o s tri ngeva da ogn i banda . Con latun i ca a brandel l i , q uasi

n udo , e grondan te d i sudoredal la fati ca ri usci finalmen te a fuggi re ne l bu rrone , ch e

n asc o nde ndo lo c o n l e sue ombre amiche gl i offrì temporanco as i l o e salvezza .

Quando i l pericol o fu Spari to , Ben Hur ri prese l a ves tec h e aveva lasciata su l muro del l ’orto e ri en trò i n ci ttà , a lsuo Khan , donde , fattos i se l l are i l cava l lo, parti al l a vol tade l le tende presso l a tomba dei Re .

Cavalcando , egl i si promise d i rivedere i l Nazareno al

l ’ i ndoman i . Lo promise , non sapendo c h e i l povero derel i tto era s tato condotto immediatamen te i n casa d i Hannas ,per essere giud icato q ue l l a s tessa notte .

I l cuore de l giovane era pesan te , e quando egl i s i di s tesesopra i l suo giacigl io , non poté per l ungo tempo prendersonno ; perchè ora veramen te ques to rinnovel lato regn oGiudeo s i r i so lveva nel la sua vera essenza , ed appari va u nsogno . E ’ te r ri b i le vedere gl i edifici c h e l a n ostra sp e

ranza i n nal za , precipi tare l ’uno dopo l ’al tro , sen za dartempo al l ’an ima d i ri avers i

,al l ’orecch io d i d imenticare i l

fras tuono del l a prima rui na ; ma quando tutt i quan ti preci

p itan o i ns ieme come navi ch e affondano , come casec h e crol lano i n u n te rremoto lo s pi ri to c h e sa sopporta rei l d isas tro con calma , è dotato d i una tempra super iore al la

Page 485:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

comune e Ben Hur non era d i que l l i . Fissando gl isguard i n e ll’avve n ire egli comi nciò a i n travvedere i b ran id i una vi ta serenamente bel l a , con un tranqui l l o focolarei nvece d i u n palazzo real e , e con Ester sua sposa . Pi ùvol te ne l l en to volgere de l l e ore notturne , egl i pen sòal la v i l la d i M iseno , immaginando l a figura de l l a sua bel l acompagna aggiran te si i n q uei superbi atr i Romani , per queisen ti er i fiori ti , per la spiaggia d i quel mare così azzurro ,sotto al l a vol ta del bel cie lo Napoletano .

I n al tre parole u n a nuova cri s i sconvolgeva Ben Hur ,cris i c h e solo 1’ i ncontro co l Nazareno al l ’ i ndoman i

,poteva

riso l vere .

CAPITOLO IX .

La matti na appresso , ci rca a l l ’ora seconda , due uomi n igiu nsero d i galoppo al l a tenda d i Ben Hur , e , smontando ,

chiesero d i parlargl i . Egl i non era ancora a l zato , ma ordi nòc h e fossero sub i to ammess i .

Pace a voi , frate l l i egl i d isse , poiché eranodei suo i Gal i lei

,u fficia l i fidati . Sedete

No d isse i l p i ù anziano b ru scamente , seders i e fare i l p roprio comodo sign ifica lasciar mori re i lNazareno . Alzati , figl io d i Giuda , e vien i c o n noi . I l giudizio è s tato pronunciato . L ’a lbe ro del l a croce è g ia pron tosu l Golgota .

Ben Hur sb arrò gl i occh i .La croce ! era tutto q uan to poté di re al mo

men to .

Lo presero i eri notte e lo processarono contin uò l ’ uomo . Al l ’al ba lo condussero davan ti a Pi l ato .

Due vol te i l Romano negò la sua col pa ; due vol te si rifiutòd i condannarl o . Fi nalmen te se n e lavò le man i , e d isse °

La responsabi l i tà sia vostra Ed ess iCh i r ispose ?Ess i i sacerdoti ed i l popolo I l suo sangue

cada su d i noi e sopra i nostri figl i .San to padre Abramo ! esclamò Ben Hur .

Un Romano pi ù benigno con u n Is rael i ta che i suo icompaesan i ? E se ah , se egl i fosse veramen te i l figl iod i D io , ch i l avera mai da que l sangue i loro figl iuol i ? Nondeve essere è tempo di combattere !

Page 487:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Passarono attraverso gruppi d i persone ecci tate ch e traevano come ess i verso sud . I n tutta l a parte occiden tale de l laC i ttà regnavano i nsoli to subbugl io e agi tazione .

Avendo udi to c h e la process ion e con il condannato sare b

be passata i n pross imità al l e grandi torr i bi anche costru i teda Erode , i tre amic 1 volse ro i caval l i i n quel l a di rez ione ,passando a sud oves t d i Akra . Nel la val l e sotto lo s tagnod i Ezech ia , l a mol t i tud i ne era così densa , che ess i , no npotendo fars i s trada

,dovettero smontare e ri fugiars i d ietro

al l ’angolo d i una casa .

Sembrava loro di trovar51 sul le sponde d un fiume , adosservare l a corren te che passava tal e era i l flusso cont inuodel popolo .

Vi sono alcu n i capi to l i ne l Primo Libro d i questo raccon to , che furono scri tti c o n l ’ i n ten zione d i dare al le ttoreu n ’ i dea degl i e lemen ti c h e componevano la nazion e Ebra icaa i tempi d i Cris to .

Furono anche scri tt i i n previs ione d i q ues ta scena , e c h i

l i ha letti atten tamen te , può immaginars i l o spettacolo c h e

si o flriva a Ben Hur 10 Spettacol o di tutto u n popol oc h e accompagnava un uomo al la morte .

Per mezz ’ora , l a corren te passò davan ti a Ben Hur ed a isuoi compagn i

,i ncessan te , varia , agi tata . Al la fine di que l

tempo egl i avrebbe potu to d i re lo ho veduto tu ttel e caste d i Gerusal emme , tu tte le sette del la G iudea , tu ttel e tri bù d ’

Israe le,tu tte l e naz ional i tà del la terra ! Ebre i

del l a L ibia , Ebrei d’Egitto , Ebrei d

An tio c h ia e del Reno ,

d i tu tti i paes i de ll’O rie n te e de ll’

O c c ide n te , sfi l avano , senzaposa ; a pied i , a cava l l o , sopra cammell i , i n le ttigh e , su

cocchi , c o n tutta la i nfini ta varietà d i cos tumi , e , al lo s tessotempo

,c on quel la meravigl iosa rass omigl ian za d i fis ionomia

c h e ancor oggi è caratter is ti ca a i figl i d ’

Israe le , Spars i comesono i n tutte l e reg ion i de l mondo , sotto c l imi , e i n amb ie n ti d ivers i ; sfi lavano , parlando ogn i l i ngua conosciu ta ,i n fretta . ansiosi , p igiando si e tutti per veder mori re i lpovero Nazare no , crocefisso come un mal fattore .

Ma non tu tti e rano Ebrei . Ad i ngrossare la fol l a ven ivano m igh aia di Greci , Romani , Arabi , Siri , African i , Egizia n i, Pers ian i . Cosicché , s tudiando quel la massa , sembravac h e tu tto i l mondo v i fosse rappresentato , e volesse ass isiste re al l a cro c ifissmne .

La tu rba era stranamen te tranqui l la . I l cal pesti o d i qualchecaval lo , i l r umore de l l e ruote e qua lche grido , erano i sol isuon i c h e s i d is ti nguevano sopra i l sordo fruscio d i quel laimmensa massa i n moto .

Page 488:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

489

I vol t i d i tu tt i portavano l ’ impress ione d i uomi n i ches i affre ttavano a vedere u n terr ibi l e spettacolo , qualcheimprovvisa ro vi n a , una ignota calam i tà . E da ques t i segn iBe n Hur giud icò che si trattasse d i fores t ieri venu t i perPasq ua i n ci ttà , est ranei a l l a condan na de l Nazareno , p o sS ib ilme n te suoi amici .Fi na lmen te , nel la d i rezione del l e grand i torri , Ben Hur

udì , dapprima fievole per la d istan za , poi pi ù d is t in to,i l

c lamore d i mol ti uomi n i .Atten ti ! Essi vengono ! d isse u no de i Ga

lile i.

I l popol o nel l a via s i fermò ad ascol tare , ma , quandoquel l e gr ida furono vici n e , ognuno si guardò i n vol to atterri to , e tremando prosegu i l a sua s trada .

I l vociare cresceva d i m i nu to i n m i nuto , e tutta l ’arian e ri suonava , quando Ben Hur vide i servi tori d i S imon ideavanzare c o l l oro padrone i n portan ti na , ed Ester che gl icamminava a l fianco .

Li segu iva una l ettiga coperta .

Pace a te,o Simon ide e a te , Ester —

,disse

Ben Hur , andando loro i ncon tro . Se s iete d i rett i a l Go lgota , fermatew finché passa l a process ione , ed io v i ac

c ompagn erò . Qui al l ’ombra del l a casa pote te ri posare .

I l capo de l n egozian te era ch i n o sul petto . Parl aa Bal thasar r ispose , l a sua volontà sarà la mia .

Egl i è n el la l e ttiga .

Ben Hur si affrettò ad al zare l e corti n e . L ’ Egiziano v i

giaceva dentro , c o l vol to cosi sparu to e pal l ido come quel lod i u n cadavere .

La p roposta gl i fu comunicata .

Possiamo vederlo ? ch iese c o n u n fi l d i voce .

I l Nazareno ? si egl i deve passare a poch i pass id a noi .

0 Signo re esclamò i l vecch io con ardore .

M i s ia dato d i veder lo u na so l vol ta , una so l vol ta an

cora ! Oh qual giorno terri b i l e per i l mondo !Poco dopo , tu tta l a comi ti va aspettava d ietro al l ’ angolo

del l a casa .

Poche parole fu rono scambiate . Bal thasar uscì a s ten todal la lett iga , e rimase i n p i edi , sorre tto da un servi tore .

Es ter e Ben Hur s i s tri nsero i n torno a Simon ide .

I ntan to l a sfi la ta con ti nuava , se poss ibi le , pi ù fi tta d iprima . Le grida ri suonavano mei ne , al te , crudel i , beffarde .

F inalmen te giu nse l a process ione .

Page 489:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

490

Gu arda ! d isse Ben Hur con amarezza .

Q ues ta gente c h e viene adesso rappresen ta Gerusal emme !Al la tes ta de l l a process ione ven iva u n eserci to d i ragazzi

ur lando e sch iamazzando I l Re degl i Ebrei ! Largo ,l argo per i l Re degl i Ebrei !Simon ide l i osservò , e con voce grave , d isse Quando

ques ti saranno uomi ni , figl io d i Hur,ch e sven tu ra per la

ci ttà d i Salomone !Una sch iera d i l egionari , i n armatu re sc i n ti l l an ti , segu ì

i n fi l e serrate , s to l id i e i nd ifferen ti .

P o i v e n n e il NAZARENO

Era quas i morto . Ad'

ogn i passo barcol lava come se volesse cadere . Una veste macch iata e a brandel l i pendevadal le sue spal le , sopra la sempl ice tun ica grigia .

I pied i n udi l asciavano ch iazze d i sangue sul l as tricato .

Un ’ i scr i z ione sopra u n asse era appesa a l suo col lo , e unacorona d i spi ne era s tata calcata su l l e sue tempie , producendo crudel i feri te , dal l e qual i i l sangue era usci to a rigagno l i , ed ora coagu lato e secco gl i imbrattava i l vi so e i lco l lo .

La pel le , dove appariva , aveva u n pal lore spettral e .

Le sue man i erano legate .

Un con tadi no portava la sbarra trasversal e del l a croce ,sotto i l peso del l a quale egl i era caduto poco prima . Quattrosoldati l o accompagnavano quale guardia contro la p le b a

gl ia , c h e , c iò non ostan te , d i tan to i n tan to s i rompeva unpassaggio fino a l u i e lo percuoteva c o n baston i e gl i sp utava addosso .

Non un suono sfuggiva da l l e sue l abbra , n é d ’ i ra , né d il amento .

Quando passò davanti a Ben H ur e la sua compagni aegl i al zò gl i occh i .Ester s i aggrappo a l padre ; ed egl i s tesso tremo. Bal

thasar cadde a terra senza una parola .

Anche Ben Hurgridò 0 mio Dio , mio Dio !Al lo ra , come se i n tu isse i l oro sen timen ti o avesse udi tol’e sc lamazio n e , i l Nazareno vol tò la sua faccia sparuta versod i ess i , e gi rò gl i occh i l en tamente dall

’unb al l ’al tro . Quel l o

sguardo rimase scolpi to n e l loro cuore per tu tta la v i ta .

Ess i vedevano ch ’ egl i pensava a l oro , non a sé , ed i suoi occh i

Page 491:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

49 2

Seguendo la d i rezi one del la sua mano , ess i v idero quattrodonne i n lacr ime ; una d i esse s i appoggiava a l braccio d iu n uomo , d

ap p are n za non dissim i l e a l Nazareno . Ben Hurd iede ris pos ta :

Quel l ’uomo è i l d i scepolo favori to de l Nazareno .

Cole i ch e s i appoggia a l suo bracci o è Man a,madre del

Maes tro , e l e a l tre sono donne amich e , del l a Gal i l ea .

Este r seguì i l tri s te gruppo con gl i occh i p ien i d i lacrime ,fi nché l a fol la gl i e lo nascose .

I l l e ttore non deve immagi nare che ques ti d iscors i ven issero p ro fferiti i n mezzo al la qu iete ; a l con trario , l e p arol e ven ivano gridate ad al ta voce , come da gen te c h e

parla i n al to mare , q uando i maro si si scagliano spumeggiandocon tro gl i scogl i . Solo a ques to fras tuono si può paragonarei l cl amore del l a fo l l a .

La d imostrazion e era i l prodromo d i quei tumul ti , chet ren t ’ ann i pi ù tardi , sotto i l domini o de l l e faz ion i , dovevanodilamare l a Ci ttà Sacra ; era numerosa al pari d i q uel l i , ei s uoi e lementi pi ù clamorosi erano i medes imi sch iav i ,guidatori d i cammel l i , custod i , carretti er i , vendi tori ambu lanti ,v inaj o li, prose l i t i , e forastiefi non pro seli ti , guardiani , eoperai de l Tempio , lad ri , predon i , e quel le cen ti naia d ipersone non appartenen ti a n essuna profess ione s tabi l e , l eci taod i l l eci ta , c h e i ngrossano sempre u na fol la come ques ta .

gente nsona non si s a da dove , affamata , sp i ran te i l tanfod i tombe e d i caverne ; miserabi l i semi nudi , da i capel l iarruffati

,dai vol t i s i n is tri , con bocche spalancate da c u i

usa vano url i se l vagg i come ruggi ti d i be lve . Alcun i eranoarmat i d i s pade ; l a maggior parte brandiva l anci e e giav e llo tti, men tre non mancavano armi d

’al tro genere , mazze ,baston i , pugnal i , fromb e . Fra q ues ta massa abbietta , apparivano d i tan to i n tanto personaggi d i al to bordo ,

scri b i , dottori , rabbi n i , Farisei aus teri , Sadducei i n ri cch ivesti t i , c h e p e l momento sembravano essere i capi e i d irettor i del l a p lebagl ia . Se u na gola s i s tancava d ’ ungrido , ess i n e i nven tavano uno nuovo se qualche polmoned i bronzo cessava d i u rlare ; erano ess i che l o s timo lavanoa nuovi sforzi ; eppu re , q ue l c lamore , così terri b i l e e asso rdan te , era prodotto da l la ripeti zione d i poche s i l labe

Re degl i Ebre i ! Largo al Re degl i Ebre i !Abbasso i l contami natore de l Tempio ! Al la Croce , al laCroce ! Quest ’u ltimo era i l grido p i ù a l to e pi ù c o

mune come quel lo che megl io esprimeva l ’odio de l popolocon tro i l Nazareno .

Page 492:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

V ien i , d isse S imon ide , q uando Bal thasar fup ron to Vien i , con ti nu iamo .

Ben Hur non u dì l ’app e l lo . L ’ as p etto d i q uel l a parted i process ion e che al lora passava , l a sua bru tal i tà , l a suasete d i sangue , gl i ri cordavano i l Nazareno l a sua m itezza , i mol ti att i d i cari tà ch

’ egl i aveva vedu to com p iereda l u i per gli

in fe lic i e per i sofferen ti . Di pensiero i n pens iero ,

egl i si r icordò i l p roprio debi to d i ri conoscenza verso que ll ’uomo ; l a Vol ta ch

’ egl i medesimo,giovi netto

,scortato da

soldati Roman i , era condotto ad un suppl i zi o ch'

egl i su pponeva non meno certo e terri bi l e d i questo del la croce ;i l so rso d ’acqua al l a fon te d i Nazareth , e l a d i vi na espress ione del vol to d i co l u i che gl i e la offri ; p iù tard i , i l m i racol o del l a domen ica del le Palme . Di fron te a quest i ri v

cordi , l a propria im potenza d i rendere ai u to al s uo benefattore lo punse amaramen te , ed egl i si fece m i l l e accuse .

Egl i non aveva fatto tutto quan to gl i e ra s tato poss ibi leavrebbe potu to vigi l are i s uoi Gal i l ei , man te ner l i fedel i ep ront i ; e questo ah ! ques to era i l momen to d i col pi re !Una cari ca bene esegu i ta i n questo momen to , non avrebbesol tanto d isperso la p lebagl i a e l i berato i l Nazareno : sa

rebbe s tata la fan fara che ch iamava a raccol ta Israe le , e

avrebbe precipi tato que l la sognata guerra d ’ i nd i pendenza ,

da troppo tempo differi ta . L ’occas ione s tava svanendo ; im i nu ti volavano , e una vol ta perduta . Dio d ’ Abramo !Non c ’ era nu l la da fare nu l la ?

I n que l l a i l suo occh io scorse u n gruppo dei suoi Gal i l ei .Egl i si gettò attraverso la fo l l a , e 11 raggiu nse .

Segui temi , egl i d isse ho bi sogno d i pa rl arvi .Gl i uomi n i obb edi rono , e quando furono sotto l ’ as i l o

del l a casa , egl i d i sse .

Voi s i ete di quel l i ch e presero l e mie spade , e giuraste c o n me di combattere per l a l i bertà e per i l Re ch edoveva ven i re . Ora avete l e spade , e i l tempo d i usarl e ègiun to . Andate , cercate dappertutto , ch iamate a raccol ta ivos tr i fratell i , e d i te loro d i trovars i a l l

’al bero de l l a c roce ,

c h e s tan no apprestando pel Nazareno . Pres to , andate ! I lNazareno è i l Re , e la l ibertà muore con l u i .Ess i l o guardarono rispettosamente , ma non s i mossero .

Avete i n teso ? eg l i gridò .

Uno d i ess i ri s pose :Figl i o d i G iuda » sotto ques to nome ess i 10 c o

n osc e van o Figl io d i Giuda , tu sei s tato i ngan nato ,

Page 493:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

494

c o n n oi e.i nostr i frate l l i , che abbiamo le tu e spade . I l

N azareno n on è i l Re , e non ha l’ an imo d i u n Re . Noi

e ravamo con l u i i l giorno che en trò i n Gerusalemme ; l ovedemmo nel Tempio , ed egl i ha mancato a sé , a noi , adIs raele ; al l a Port a Magn ifica egl i vol tò l e spal l e a Di o . erifiutò i l trono d i Davide . Ei non è Re , e . la Gal i l ea nonè c o n l u i . Ch ’eg11 muoia . Ma odimi , figl io d i Giuda . Noiabbiamo l e tue spade

,e s iamo pron ti a sfoderarle per l a

causa del l a l i bertà ! Noi ti aspetteremo sotto l ’al bero del l acroce .

Ben Hur sen tiva che questo era i l momen to supremodel la sua vi ta . Se egl i avesse accettato ques t ’offerta , e dettou na paro la , l a s toria del la Giudea e forse que l l a de l mondosarebbero s tate d iverse ; ma sare b b e

stata s tori a fatta dagl iuomi n i , e non ordi nata da Dio , un a cosa ch e non potevaessere , n é sarà mai . Un i nsol i to tu rbamento l o assal ì , d ic u i egli non seppe al lora spiegare la ragion e , ma che pi ùtard i attri buì al Nazareno ; perché , quando i l Nazarenoera ri sorto egl i comprese come la sua morte fosse statan ecessari a per la fede del la ri surrezione , senza l a quale larel igione Cris tiana sarebbe ancor oggi una vuota parola .

Questo turbamento lo pri vò del la facol tà d i raccogl iere isuoi pen s ie ri , d i prendere u n a decisi on e egl i si sen tìi netto e debol e , quas i sen za parola . Coprendosi i l vol toc o n l e mani , egl i tremò , mentre l ’an imo suo era di lan iato ,

combattu to fra i l des iderio d i accettare la p roposta de l Gal i l eo , e l a forza occu l ta c h e ne lo d is togl i eva .

Vien i ; noi ti aspettiamo disse Simonide perl a quarta vol ta .

Meccani camen te egl i s i mosse e segui la portan tin a e la lett iga . Ester camminava presso d i l u i . Come Bal thasar e isuoi amici , i l giorno i n cu i i t re saggi movevano a l l

’appuntamen to ne l deserto , una mano ignota lo gu idava .

CAPITOLO X .

Quando la comi ti va Bal thasar , Simonide, Ben Hur ,Ester e i due fedel i Gal i l e i giunse su l luogo de l l a croc ifissio n e , Ben Hur ne era al la testa e l a guidava . Come avevapotu to fars i s trada attraverso la densa calca de l popolo agi

tato , egli non seppe mai ; e neppure seppe quale s trada

Page 495:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

496

si scorgeva i l Nazareno , curvo“

e soffere n te , ma si lenzioso .

Una guardia beffarda aggiungendo l ’ i ron ia al l a corona d ispi ne , gl i aveva messo i n mano u n a ve rga . a gui sa d i

scettro . I l c lamore d i que l le m i riad i d i persone giungevaa l u i come fiotti d i mare che s i abbattono ad u no scogl io .

Risa,urla , maled iz ion i , piovevano da ogn i parte , e tu tti gl i

occh i e rano r ivol t i a l u i .Fosse l a pietà c h e l o c ommo v eva , 0 un al tro sen timen to ,

-Ben Hur s i avvide c h e u n mutamen to avven iva nel suo

i n te rno . Pi ù ch iara e più n i t ida d i mano i n mano c h e

V i pensava com inciava ad albeggiare nel l a sua men tel a percezion e d i qualche cosa d i p i ù grande e migl iore d iques ta vi ta , d i qualche cosa d i tanto el evato . c h e potevadare ad u n corpo debole la forza d i sopportare l e maggioriagon ie si moral i c h e fis iche , e ta l i da rendere fine la morteaccetta forse u n ’ al tra vi ta p i ù pura d i ques ta , forsequel l a V i ta spi ri tual e a cu i Bal thasar credeva . Questo c o n

ce tto s i faceva s trada i n l ui , i n sieme al l ’al tro suo corol l ar io , c h e , dopo tutto , l a miss ione del Nazareno era quel l ad i u na guida attraverso i l confine c h e separava i suoi fedel idal regno celeste . Al lora , come un ricordo c h e sorga i nd is ti n to da d imenticate profondi tà , gl i parve d i udi re ne ll ’aria i l detto del Nazareno .

IO SONO LA RESURREZIONE E LA VITA ,

Ques te parol e con ti nuavano a rip e rtersi nel l e sue orecchi e ,prendevano forma e cons is tenza , ed assumevano u n nuovos ign ificato . E come gl i uomi n i ri petono una domanda permegl io afferrare e fissarn e l a portata , egl i ch iese , guardandol a figura sul l a col l i na . cu rva sotto i l peso del l a croce °

Ch i è la Resurrez ione ? Chi è l a Vi ta ?

IO LO SONO ,

sembrava ri spondergl i l a figura e subi to u na i neffabi l epace g l i si diffuse ne l cuore , u na pace ch

’ egl i n on avevamai provato la pace c h e segna i l te rmi ne e l o svan i red i ogn i dubbio e d i Ogn i mistero , e i l p rinmp io d i u na fedenuova , d i u na pi ù l impida conoscenza .

Da ques to s tato d i estas i Ben H ur fu destato dal rumored i co lp i d i martel lo . Su l ve rt ice de l col le egl i osservò c iò

c h e prima gl i era s fuggi to : alcu n i so ldati ed opera i chepreparavano le croci . I buch i per affondare gl i a l beri eranopron ti , ed ora s tavano i nch iodando le trav i ori zzontal i .

Page 496:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

497

Ord i na a quegl i uom i n i d i s picci ars i d isse i lPrimo Sacerdote a l cen turion e . Questi i nd icandoal Nazareno deve esser morto e seppel l i to prima deltramon to , affinché la terra non s ia p rofanata . Così d ice lal egge .

Preso da un senso d i compass ione , un so ldato si avvici nòa l Nazareno e gl i oflri da bere , ma egl i r ifiutò l a coppa .

Qui nd i u n al tro andò a l u i e gl i to l se da l col l o l ’asse conl ’ i scri zione

,e l a i nch iodo a l l ’al bero del la , croce . I p repa

rativ i erano completi .Le croci sono pron te disse i l cen turione a l

pon tefice , ch e c o n u n ges to del la mano r i spose :Venga prima i l bes temmiatore . I l figl io d i Dio do

vrebbe esser capace d i salvarsi . Vedremo .

I l popolo , a l q uale i preparativi eran o ch iaramen te v is ib i l i e c h e fi n qu i aveva assal i to i l co l l e c on u n cl amorecon ti n uo d i u rl i e d i fisch i , tacque .

La parte p iù te rri b i l e de l suppl i z i o s tava per comi ncia regl i uom i n i dovevano ven i re i n ch iodati s u l l e croci .

Quando i soldat i afferrarono i l Nazareno a q ues to scopo ,

u n fremi to corse n e l l a fol l a , e i pi ù abbru ti ti p rovaronou n sen so di terrore . Alcun i di ssero po i c h e l ’ari a era d iventata p i ù ge l ida e l i aveva fatti tremare .

Come tutto è t ran qu i l lo ! d isse Ester , ci ngendoi l co l l o de l padre c on l e sue braccia .

Ricordando la tortu ra ch e egl i s tesso aveva sofferto , i lvecch io s i s tri nse al petto l a figliuo la , d ice ndo c o n vocetreman te :

Non guardare , Ester , non guardare ! Forse tutt i noi ,spettatori d i questa scena , gl i i n nocen ti come i rei , saremomal edetti da ques t ’ora .

Bal thasar cadde i n gin occh i o .

Figl i o d i H ur disse Simonide c o n crescen teagi tazion e figl io d i H ur , se Je o va non s

’affre tta a

s tendere l a sua mano , I s rael e , tu tti noi s i amo perduti .Ben Hu r ri spose c o n calma : Simon ide , i o m i sono

des tato da u n l ungo son no , e , come i n sogno , mi sonoapparse l e ragion i per c u i ques to s i compie , e s i deve c om

piere . E ’ l a volon tà de l Nazareno , é l a volon tà d i Dio . Seguiamo l

’esemp io de l buon Egiziano e p regh iamo i n si

le nzio .

E quando sol levò gl i occh i verso l a col l i na , d i nuovogl i gi u nsero , attraveso l ’ari a tranqu i l la , l e parol e

Page 497:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

IO SONO LA RESURREZIONE E LA VITA .

Ed egl i ch i nò i l capo riveren te , come davan ti ad unoc h e gl i parlasse .

I n tanto su l la sommità de l poggio i l l avoro conti nuava .

Una guard ia tol se l e ves ti a l Nazareno , dimodo ché rimasenudo al cospetto dei mi l ion i d i spettatori assi epat i su lGolgota . I segn i del l a flage llazio n e c h e aveva r icevutoque l la matti na rosseggiavano sanguign i sul la sua sch iena ;non d imeno fu brutalmen te gettato a te rra e dis teso su l lacroce , e l e braccia aperte sul la sbarra trasversal e ; i ch iod ierano acuti , e i n poch i col pi fu rono c acmati attraverso l escarn e palme ; qu i nd i gl i al zarono le gi nocch ia fin che l epian te dei pied i ri posavano su l l ’a lbero del l a croce , i nd i sovrap p o sero un piede a l l

’al tro , e c o n u n chiodo l i fissaronoen trambi al l egno . I l so rdo rumore dei mar t el l i s i ud iva agrande dis tanza , i n q uel terri bi l e s i l en zio , e anche coloroc h e non l’ in tese ro ma vedevano i l martel lo so l l evars i e c adere

,ebbero u n briv i do d i pau ra . E con tu tto c iò non u n

grido , non u n lamen to , non u na parola d’ i ra o d i dolore

s fuggì al pazien te ; nu l la per cu i u n nemico potesse b effeggiarlo , n ul l a c h e un suo fedele potesse rimpiangere .

Da c h e parte vuoi c h e l o si rivolga ? ch ieseun soldato bruscamen te . Verso i l Tempio risposei l pon tefice . C h

egli veda morendo l a santa casa cheegl i ha vo l uto profanare .

G li operai so l levarono la croce e la portarono d i pesosul l uogo dove doveva esser pian tata . Ad un cen no del pontefic e , l a lascia rono cadere nel l a buca ; e i l corpo del Nazare n o cadde anch ’egl i pesan temente , e rimase appeso a l leman i sangui nan ti . Ma neppure a l lora gl i sfuggì un grido ,so lo la frase subl ime

Pad re , perdona ad ess i , perchè non san no quel l oc h e fan no .

La croce , i n nalzata soma tu tti gl i al tri oggetti v i ci n i , risal tava nera con tro lo s fondo de l ciel o , e al suo appari re fuacco l ta c o n u n urlo d i gio ia se lvaggia . Tutti quel l i che pote van o vedere e l eggere 1’ i nscri zione su l l ’asse , sopra i l capode l Nazare no , l a ri petevano ad al ta voce , e passando d ibocca i n bocca fino agl i es tremi confin i del la fol la , tos totutta l ’ar ia risuo n ò del grido b eflardo e fatidico Redegl i Ebre i ! Salve , Re degl i Ebre i !Il pon tefice , c o n p iù fine intu i to , comprese qual e sign ifi

Page 499:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

500

c h e perc io i l l avoro sul poggio ven isse i n terrotto . Unodopo l ’al tro , i dne lad ri ven nero i nch iodati su l l e loro croci ,e ques te infisse nel terreno . Qu i nd i la guardia si ri t i rò

,e

i l popolo , come un’onda che salga e converga da tu tte l e

parti , si spi nse fin sotto l e croci . R isa d i scherno e motteggi beffardi sa l ivano contro i l Nazareno .

Ah , ah ! Salvati , se se i Re degl i Ebre i ! gridòun sol dato .

Sì d isse u n sacerdote se egl i discenderaora , noi gl i crederemo .

Al tr i cro l l arono i l capo sapien temente , d icendo : Eipotrebbe distruggere i l Tempio e riedific arlo i n tre giorn i ,ma non può salvar sè s tesso .

Nessuno ha mai saputo valutare l’o sc ura potenza del pre .

giud iz io . I l Nazareno non aveva mai fatto male a l popolo ,

anz i l o aveva ai utato i n pi ù d ’ un caso ; mol ti l o vedevano all ora per la prima vol ta , eppure , strana con tradd izione ! l oco lmavano d i i nsu l ti e d i maled izion i , e compiangevanoi nvece i due ladri .Le tenebre , ch e scendevano sempre p i ù dense , spaventa

rono Ester , come atterrivano l e al tre migl iai a d i spettatori ,pi ù coraggios i e pi ù fort i d i l e i .

Andiamo a casa essa suppl ico due , tre , vol te .

Questa è l a minaccia d i Dio , padre . Ch i sa c h e terrib ili cose potranno accadere ? lo ho pau ra .

Simonide era osti nato . Parlava poco , ma appar iva assa iag i tato . Osservando c h e su l la fine del la p rima ora la calcai n to rno al le croci era a lquan to diminu i ta , suggerì c h e l acomi tiva s i avvici nasse a l la sommità . Ben Hur offri i l bracc io a Bal thasar , ma l

’ Egizian o c omp ì l a sal i ta senza difficol tà . Dal l a loro nuova posiz ione , i l Nazareno non era chiaramen te vis ibi l e , sc orge ndo si so lo u n

’indistin ta figura so

spesa . Ma lo potevano udi re , udivano i suoi sospi r i c h e

rivelavano un esaurimento maggiore c h e non quel lo deisuoi compagn i

,i q ual i d i ta nto i n tan to ri empivano l ’ari a

d i l ungh i gemi ti ed url i .La se co nd

ora passò come la prima . Per i l Nazareno furono ore d i con tumel i e , d i provocazione e d i lenta morte .

Egl i non parlò ch e una sola vol ta i n ques to i n terval l o .

Alcune donne vennero ad i ngi nocch iars i a i pied i del la suacroce . Fra d i esse egl i r iconobbe sua madre i n compagniadel proprio d iscepolo favori to .

Donna , egl i di sse al zando i l capo guardatuo figl io E al di scepolo : Guarda tua madre !

Page 500:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Giunse la terza ora e an cora i l popolo s’assiepava i n torn o

a l co l le , attratto da una forza m is teri osa . Ma era pi ù tranqu i l l oora ; solo ad i n te rval l i si ud iva ne l l

’oscur i tà qualche gr ido .

Avv icmando si a l Nazareno passavano i n s i l en zio , e in s ilen zio l o fissavano negl i occh i . Ques to cambiamen to s ’ eraes teso anche a l l e guardi e , c h e so lo poco tempo prima avevano giuocato a sorte l e vesti de l crocifisso ; soldati edu fficial i s tavano ora i n u n p idco lo gruppo i n disparte , vigi l i

p iù d i q ue ll’

un o condan nato , che non d i tu tta l a mo lt itu

d ine ; se u n sospi ro gl i s fuggiva dal l e labbra , se i n un p aro ssismo d i dolo re , moveva la tes ta , e rano subi to al l

’ erta .

Pi ù meravigl ioso d i tu tti e ra i l mutato portamento del PrimoSacerdote e de l suo segu i to , i dottori ch e lo avevano ass is t i tone l gi udi zi o notturno ed erano stati i p i ù ze lan ti persecu tor ide l la vi tt ima . Quando cadd e l ’oscu ri tà , comi nciarono a smarrirsi d ’an imo . V ’erano fra ess i al cun i , profondamente versatii n astro n omia e famigliari coi fenomen i ce lest i i n quei tempicos ì terri b i l i a l l e masse ; gran parte de l l a l oro sci enza eraad ess i d i scesa dai loro padr i remoti , vi ssu ti prima ancoradel la Catt iv i tà , e ne l servi zi o de l Tempio avevano avutospesso occasione d i appl icarla . Quest i , quando i l sole c o

mincio a spegners i e l e mon tagne ed i col l i s i d i l eguaronoa l l a vi sta , si raccol sero i n gruppo i ntorno a l Pon tefice , d isc u tendo su l fenomeno . La luna è piena ,d icevano e questa non può esse re u n ecl i ssi . Poi ,non potendo nessuno ri spondere al l a domanda che tu tti l iagi tava , non ri uscendo nessu no a spi egare la crescen te o sc u

ri tà , nel secreto de i l oro cuori comi nciarono a c o n ne tte rla

co l Nazareno , e u n grande terrore l i p rese . Rannicch iatid ietro ai sol dati , i n ten ti ad ogn i movimento e spiando ogn iparola de l Nazareno , dicevano a bassa voce : Quell ’uomo potrebbe essere i l Mess ia , eNel frattempo , Ben Hur , c u i quel n uovo sent imen to d i

pace non aveva abbandonato , pregava a c h e l a fine s i acc e lerasse . Egl i comprendeva lo s tato d ’an imo di Simon ide ,i n c u i l a fede lottava co l d ubbio ; vedeva l a grande fron tecorrugata nel l o s forzo de l pens iero , l o vedeva gettare sguard ii n terrogativ i a l sole , come se cercasse l a ragion e d i quel l etenebre . E neppure gl i s fugg iva la sol leci tud i ne c o n c u i

Ester l o guardava cercando d i soflo c are i suoi t imori pe raccond iscendere a i desider i del padre .

Non aver paura di ceva Simon ide a le i,ma sta atten ta c on me . Tu potra i v ivere due vol te l a durata del la mia vi ta

,ma tu non ved rai mai u na meravigl ia

Page 501:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

maggiore , Fermiamoci s i no al la fine , forse verran no al trerivelazioni .Quando l a terza ora era trascorsa a metà , a lcuni uomin i ,

miserabi l i del l a pi ù bassa specie,abi tatori de l le tombe fuori

del l a ci ttà , vennero a pian tars i davan ti a l l a croce c e n

t rale .

Eccolo disse u no ecco i l nuovo ‘ Re degl iEbrei .Gl i a l tri gridarono , ridendo : Salve , salve , Re degl i

Ebre i !Se tu se i veramen te Re dei Giudei , o Figl io d i Dio .

d iscend i d issero ad a l ta voce .

Al che uno dei l ad ri cessò d i lamentars i , e gridò al Nazare n o Si, se tu se i Cris to , sal va te stesso e noi .I l popolo ri se ed applaud i ; ma mentre aspettavano la

ri spos ta , s i udì l’al tro mal fattore d i re al p rimo : Non

temi tu D io ? Noi abbiamo ri cevuto i l gius to castigo deinostr i m isfatti ; ma quest ’ uomo non ha fatto nu l la d imal e .

Gl i spettatori rimasero s tupi ti , e nel s i l enzio c h e segu ì ,

i l secondo mal fatto re parl ò ancora , ri vo lgendosi a l Nazareno :0 Signore , egl i disse ri cordati d i me

quando en trerai n el tuo regno !Simon ide trasal i . Quando en trerai ne l tuo regno !

Era proprio ques to i l dubbio che angosciava l a sua mentei n q ue l l ’ i s tan te , i l d ubbio d i cu i tan to ave va

'

disc usso conBalthasar .

Hai ud i to ? gl i disse Ben Hur . I l regnonon può essere d i q uesta terra . Quel testimon io , su l l a so

g l ia del l a tomba , affermò c h e i l Re prenderà possesso de lsuo regno , e l o s tesso ho ud i to i o ne i m i ei sogni .

Si l enzio ! d isse Simon ide , c o n tono imperioso .

Taci , t i p rego ! Se i l NazarenoE mentre parlava

,i l Nazareno ri spose , e c o n voce ch iara

e l impida di sse :Veramen te i o ti d i co che tu oggi sarai con me i n

Paradi so .

Simon ide gi unse l e man i edisse : Non p iu , non p iù ,

mio Dio ! Le tenebre sono dis perse ; i o vedo c o n al tri occ h i come Bal thasar, vedo con gl i occh i del l a verafede !Fi nalmente i l vecchi o servi tore aveva consegu i to l a meri

tata r icompensa . I l suo corpo rotto dal la tortu ra non sa

rebbe ma i più guari to , e la memoria del l e passate soffe

Page 503:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

Tuttavi a i l vol to , ch iaramen te vi s i b i l e a Ben Hur , brutta to com ’era dal sangue e dal la polve re , s i i l l umino di unsubi to sorri so ; g l i occh i s i s p alancarono , e si fissarono suu n pun to che ess i sol tan to vedevano lon tano nel cie lo e u ngrido d i gioia , d i t rion fo quas i , sfuggì da l l e labbra del lav i ttima .

E ’ fin i to ! E ’ fin i to !Così u n e roe , morendo , ce lebra con un ul timo urra l

e

s trema impresa .

La luce degl i occh i si spense ; l en tamente l a tes ta in c orouata cadde su l petto ansan te . Ben Hu r credette c h e

tu tto fosse fini to ; ma la grande anima si racco lse i n u n

u l timo sforzo ; s icché egl i , e que l l i che gl i s tavano vici nopoterono ud ire l e parol e es treme , pronunciate a bassa voce ,come ad u no c h e s tesse ad asco l ta rl e li presso :

Padre , nel le tue man i raccomando i l mio s pi ri toUn fremi to scosse l e membra mart i ri zzate vi fu u n grido

d i te rri bi l e angoscia , e l a sua missione , e l a sua vi ta eranotermi nate . I l suo gran cuore , cosi t raboccan te d ’ affetto ,s ’ era spezzato . Perché di questo 0 l ettore , quel l ’ uomomor ìBen Hur ri tornò presso gl i amici e d isse sempl ice

men te E ’ fin i to . Ei è morto .

I n u n at timo l a mol ti tud i ne seppe l a nuova ; ma nessuno la ripeté ad a l ta voce ; non s i sen ti che u n l ungosommesso mormorio ch e si propago i n ogn i d i rezione :Ei è morto ! Egl i è morto ! La volon tà del po

polo era fatta ; i l Nazareno era morto ; ma ogni vi so guard ava i l suo vici no c o n te rrore . I l sangue d i l u i r i cadrebbesul l oro capo ! E mentre ess i si fissavano 1

’ un 1’ al tro , i l

suo lo c om inmo a tremare , e un urlo d i spaven to usci daogn i bocca . Tos to l ’oscuri tà si d iss ipo, e al l a ch iara l ucede l sol e ricomparso

,ognuno c o l medesimo sguardo vide

l e crom vaci ll are sotto l a scossa de l terremoto . Quel la d imezzo sembrava i nalzars i gigan te sopra l e al tre , come vol esse sol levare i l suo peso verso i l cie l o . E tutti co l oro ch eavevano vi l i peso i l Nazareno , tu tt i que l l i che l o avevanobattu to , tu tt i quel l i c h e l o avevano condannato al la croce ,tu tt i quel l i che ne l profondo del cuore lo vol evano morto ,

s i sen tivano personalmente addi tati a l l ’ i ra Div i na , e minacciat i dal ci e lo .

Al lora c om1n c 1ò una pazza fuga di uomi n i , a pied i , a c a

val lo , su cammel l i e su cocch i ; e , come se l a na tura fosseadi rata con tro d i essu e volesse essa medes ima assumere

Page 504:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

l a d i fesa e l a vendetta del l a vi ttima i n nocen te , l’ onda de l

ter remoto l i insegu ì , facendo traba l lare l a terra sotto i l oropiedi

,gettandol i l ’ uno con tro l ’ a l tro , u rlan t i per fo l l e ter

rore . I l suo sangue ricadeva su l l oro capo ! Ci ttad i n i eforestie ri , sacerdot i e laici , mend ican ti , Sadducei , Fari se isi u rtavano , si p erco teva n o nel l a loro corsa disperata . Se ess iimploravano i l nome d i Dio , l a terra , r ispondeva all

o l

traggio con n uovi scoppi d i furore , col pendo tutt i s enzad is ti nzione . I l gran Sacerdote fu gettato a terra come gl ial tr i , l e sue spl endide vesti imbrattate, l a sua bocca riempi tad i polve re . Egl i e i l suo popolo erano ugual i i n u na cosaalmeno : I l sangue del Nazareno era su l capo di e n

tramb i .

Quando i l sol e ri apparve su l l a scena del l a crocefiss ione ,la mad re de l Nazareno , i l d i scepolo e l e don ne d i Gal i l ea ,i l cen tu ri on e c o i suo i so ldati , e Ben Hur e l a sua compagni a . erano i so l i r imasti s u l l a col l i n a . Ess i non avevan obadato al l a fuga gen era l e , troppo occupati n e l provvederea l l a p ropria sal vezza .

Siedi ti qu i d isse Ben Hur ad Ester , o b b li

gandola a sedere ai p ied i de l padre . Ora copri t i gl iocch i , e non guardare ; ma pon i tu tta l a tua fiduci a i nDio e nel l ’ an ima de l l ’ uomo , c o sì i ngiustamen te assass i n ato .

No , disse Simon ide c o n riverenza . D’

orain nanzi parl iamo d i l u i come del Cris to

Sia di sse Ben Hur .I n questa u n onda d i terremoto u rtò l a co l l i n a . Le u rl a

dei l ad ri su l l e croci barcol lanti e rano terri b i l i . Quan tunqu es tord i to dai movimen ti del suolo , Ben Hur trovò tempo d idare u no sguardo a Bal thasar , e l o v ide disteso a terra eimmobi l e . Egl i si piegò su d i l u i , l o ch iamò non ris pose . I l buon uomo era morto ! Al lora Ben Hur s i ri cordòd i aver ud i to u n grido , quas i i n ri sposta al l

’es tremo appel l ode l Nazareno ; Ei non s ’era vol tato per veder d ’ ondeprocedesse ma , fino al l ’ u l timo giorno d i sua vi ta se rbo l aconvin zione c h e l o sp i ri to de ll’Egiziano avesse accompagnatoi l suo Maes tro al l a sogl ia de l Regno Promesso . Quest

’idea

non ri posava sol tan to su l grido ch e aveva udi to . Se l afede fu mer i tata ricompensa ne l l a persona d i Gaspare , el ’amore i n que l la d i Me lch iorre , era giusto che col u i ch e

nel la sua vi ta così nobi lmen te aveva compenetrato ed i l l ustrato l e tre vi rtù riun i te Fede , Amore e Buone opere ,fosse s tato prescel to per u n premio maggi ore .

Page 505:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

I servi tori d i Bal thasar avevano abbandonato i l l oro pad rone ; e , quando tu tto fu fi ni to , i d ue Gali le i ri portaronoa l la ci ttà i l vecch io nella sua lettiga , come i n una bara .

,Era u na tris te p ro ce ssmn e quel la ch e entrò ne l l a porta

merid ionale de l palazzo dei H ur , al tramon to d i q uel lamemorabi l e giornata . Ci rca a l la s tessa ora i l corpo d i Cris tofu levato dal la croce .

Le spogl ie d i Bal thasar furono deposte nel la s tanza degl ios pi ti .Tutti i s ervi tori l o attorn iarono piangendo , perchè tu tt i

l o avevano amato i n vi ta ; ma quando videro i l suo visocomposto ad u n sorri so d i i n effabi le beati tud ine , asci ugaronol e lacrime e dissero : Sta bene Ei è pi ù fel ices tasera , c h e non lo fosse quando usc ì stamatt i na .

Ben Hur non vol le confidare ad un domestic o il compi tod i parteci pare ad I ras la morte del padre . Andò egl is tesso per condurla presso i l cadavere . Egl i s ’

immaginava

i l dol ore de l l a giovane , l asci ata ormai sol a ne l mondo ;era ques to u n momento d i ob l io e d i perdono .

Si ricordò c h e non aveva‘ ch ies to p e rc h é essa non aveva

fatto parte del la comitiva que l matti no , e dove fosse ; si ricordo che non aveva nemmeno pensato a le i , e ri flettendoc o n r imorso a ques ta dimenticanza , era d ispos to a far pace ,anche i n vista de l grande do lore c h e ve n iva

ad arre c arle .

Egl i scosse l e tende del l a sua porta ; e quantunque udissei l t i n ti n n i re de i campanel l i , nel l ’ i n terno . non ebbe nessuna ri sposta ; l a ch iamò per nome , ad al ta vocenessuno ri spose . Sospi nse la portie ra , ed en trò nel la stanza .

Essa non c ’era . Sal ì rapidamen te su l te rrazzo , ma non l atrovò . I n terrogati i domestici , seppe c h e non era s tata ve

duta i n tutta la giornata .

Dopo avere i nvano frugato i n ogn i angolo del l a casa ,

Ben Hur ri tornò nel la s tanza degl i ospi ti e prese i l pos toc h e sarebbe spettato al l a figl i a , vici no a l corpo del ge

n i tore . I l suo cuo re era pieno del la bon tà d i Cri s to chesul l a sogl ia de l para diso aveva vol u to ch iamare a se l ’ an ima del su o vecch io e fedele servi to re .

Quando i l l u tto de l funerale era già quas i d issi pato , aln ono giorno del l a guarigione , come prescriveva l a legge ,

Ben Hur ri condusse a casa la madre e Ti rzah ; e da que lgiorno , i due maggiori nomi ch e la l ingua umana sappiapronunciare , furono sempre riveren temente accoppi ati ,

DIO PADRE E CR ISTO FIGLIO

Page 507:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

508

Si . Vuoi parlare c o n essi ?Li spaven terei ri spose I ras . Poi si avvicinò

ad Es te r , e vedendol a i ndietreggiare l i evemen te , d isse ,Non aver paura . lo reco un messaggio per tuo mari to .

Digl i c h e i l suo nemico è morto , e c h e , per la miseri a chem i ha fatto soffri re , i o l

’ ucci s i .I l suo nemico ?Messala . Digl i i nol tre , c h e per i l male c h e i o g l i

ho vol uto sono stata pun i ta cos i amaramente , ch e anch’egl i

n e avrebbe compass ione .

Le lacrime spuntarono negl i occh i d i Ester , ed essa vo

l eva parla re .

No disse I ras . Io non vogl io né pietà n èlacrime . Digl i i n u l timo ch e ho fatto l a scoperta ch e l ’ essereRomano equival e ad essere bru to . Addio .

—’ Essa feceper andarsene . Ester la trattenne :

Fermati , e parla c o n mio mari to . Egl i non nutrerancore contro di te . Ei sarà tuo amico . Noi s iamoCris tian i .L ’ a l tra rimase ferma .

No ; i o sono ciò c he ho vol uto essere . Fra brevetu tto sarà terminato .

disse Es te r , es i tando NonNon c

è nu l la c h e nu l l a che…I l vo l to de ll’Egizian a t rad ì l a su a commozione , e l

’ombra d i un sorriso l e sfiorò le l abbra . Essa guardò i fanc iulli su l pavimen to .

Vi è qualchecosa disse .

Ester segui la di rezion e del suo sguardo , e c o n rapidoi n tu i to , comprese , e disse

Puoi farlo .

I ras si avvicinò ad ess i , e i ngi nocch iandosi su l l a pel led i l eone , l i baciò en trambi . Alzandos i le n tamen te , l i guardòancora ; poi andò verso la porta ed uscì , e senza una paro lad ’addio , camminando rapidamen te , prima c h e Ester s i dec ide sse a segui r la , era s pari ta .

Ben Hur,quando i n tese de l la vi s i ta , ebbe la prova d i

c iò c h e aveva sospettato da l ungo tempo , c h e c io è i l giornodel la crocefiss ione , I ras aveva abbandonato suo padre pergettars i n el l e b raccia d i Messala . Ciò n on ostante , egl i uscìsubi to c o i suo i serv i e frugo l a con trada , i n cerca d i lei ,ma i nvano . La baia azzu rra c h e ride cos ì i n nocen te sottoi baci del so l e , ce la oscu ri segreti . ‘ Se potesse parlare , c i

sap rebbe narrare l a fine de ll’Egiziana .

Page 508:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

509

Simon ide vi sse fino a tarda età . Nel decimo an no delregno d i Neron e , egl i abbandonò l a d i rezione del la sua

colossal e azienda d i Antiochi a . Fi no al l ’ ul timo i l suo c om

merc io fu prosperoso .

Una sera d i quel l ’an no , egl i sedeva nel la sua pol tronasu l terrazzo del magazzeno . Ben H ur ed Ester c o i l orotre bambi n i erano c o n l u i . L

u lt mma del l e sue navi galleggiava nel l a rada de l fiume ; tu tte l e al t re erano s tate ve n

dute . Dall’

e p oca del l a crocefissione , u n sol o grande do loreaveva turbato l a ca lma seren i tà del l a loro v i ta , i lgiorno ch e morì l a madre d i Ben Hur ; ed anche a l lora i ll u tto sarebbe s tato maggiore , senza i l con forto de l l a lo rofede Cr istianaLa nave menzionata era arrivata i l gio rno preceden te da

Roma , recando la notizia de l l e persecuzion i dei Cri s ti an icom i nciate da Nerone nell a cap i ta l e , e i l crocch io sopra i lterrazzo s tava discutendo la n uova , quando Mal luch

,c h e

si trovava ancora a l l oro serviz io , s i avvi ci nò , presen tandoun p l i co a Ben Hur .

Chi lo porta ? ch iese Ben Hur , dopo aver

Un Arabo .

Dov ’ è ?

E ’ parti to subi to .

Asco l ta ! disse Ben Hur a Simon ide .

E lesse l a seguen te l ettera .

lo,I l derim , figl io di I l derim il G eneroso

,e sce icco de l la tribù di I l de

rim , a G i uda , fiO°

glio di HurSapp i , o am ico d i mio padre , quanto m io padre ti amava Legg i lo scri tto

c h e i o t’ac c ludo , e sapra i La sua vo lo n tà è la mia ; qu in d i C I ! ch ’e g ! 1 ti d ie de ,è tuo .Tutto quanto i Parti gli to lsero ne l la grande battagl ia in c u i lo ucc isero , io

h o ripreso que sto scri tto fra le a l tre co se , e la v e nde tta , e tutta la disc ende n za d i que l la Mira,c h e a i suo i temp i fu madre di a l tre ttan te ste l lePace Sia c on te e cm tuO i .

La vo ce de l deserto e la v oce diILDER IM

,Sce icco ,

Ben Hur svol se u n roto lo d i papi ro i ngial l i to come un’av

v izzita fogl ia d i gelso , e l o Spiego c o n l a mass ima cura .

Poi l esse

Page 509:  · . L I B R O P R I MO C APITOLO I. Jebel es Zuble h è una catena di monti dell’estensione di oltre cinquanta miglia ma così breve in larghezza da figurare sulle carte geograch

510

I l derim , Ch iamato il G e nero so , sce icco de l la tribù di I lde 1 im , al miofigl io e succe ssore .Tu tto C iò ch ’ i o po sseggo , o mio figl i o , sara tuo . a l g iorno de l la un a m o rte ,

e cce ttua ta la pro prie ta pre sso A n t io ch ia , co no sc i uta so tto il n ome d i Ortode l le Pa lme, Q uesta 10 l asc1o a l figl io d i Hur c h e tan ta glou a C i pro curò n e lC irco a lu i ed a i suo r i n e tern o

,

No n d iso nora re tuo padre ,

ILDER I M i l GENEROSO , Sce icco ,

Che ne d ici ? ch iese Ben Hur a Simonide .

Este r prese c o n gioia l e carte , e le ri lesse a bassa voce .

Simonide rimase S i l enzioso . I suo i occh i e rano fiss i su l l anave , ed egl i s tava pensando . F i nalmente parlò . Figl i od i Hur egl i disse con gramta. I l s ignore è s tatomolto buono c o n te i n questi u l timi ann i , e tu gl i d ev ip rofonda r iconoscenza . Non è gi unto i l tempo finalmen ted i d ecidere a quale scopo dobbiamo volgere la grande fortuna c h e l a sua bontà ha vo lut o accumu lare nel l e tueman i ?

I o l ’ho deciso da molto tempo . La fortuna fu c o n

cessa perché sermsse a c h i l a d iede ; non una parte d i essa ,Simonide , ma tu tta . I l p roblema sta sol tant o i n quest i te rmin i Qua l ’è i l m igl ior modo d i metterl a a profi tto del l anostra causa ? C o nSigliam i, t i p rego .

Simon ide r isposelo posso attestare al l e i ngen ti somme c he tu hai

e l argi to a l l a Chiesa qu i i n Ant ioch ia . Ora , quas i con tem

p oraneame n te a l dono del generoso sceicco , arri va la notizi ade l l e persecuzion i dei nostri frate l l i i n Roma . Un nuovoorizzonte c i si sch iude di nanzi . La l uce non deve spegners inel l a capi tal e .

Dimmi c h e cosa devo fare per ravv ivarla .

Te lo di rò . I Roman i , anche ques to Nerone , tengono due cose per sacre l e so l e ch e

'

io sappia . Essesono le ceneri dei morti , ed i sepol cr i . Se non puoicostru i re temp l i pe l Signore sopra i l suo lo , fab bric ali sottoterra , e per sa lvarl i dal la p rofanazione , sep e llisc i i n ess ii cadaver i d i tutti coloro c h e muoiono nel la vera fede .

Ben Hur bal zò i n piedi , ed esclamò commosso :

E ’ un ’ i dea grandiosa ! Non porrò tempo i n mezzoper attuarla . La necess i tà e urgen te . La nave che recòl a notizi a dei patimen ti de i nostri con frate l l i , mi porte ràa Roma . lo parti rò doman i ,