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19° CAPITOLO GENERALE SERVI DELLA CARITÀ Mozioni - Proposte Sintesi del lavoro delle Commissioni Barza d’Ispra, 1-21 luglio 2012

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19° CAPITOLO GENERALE

SERVI DELLA CARITÀ

Mozioni - Proposte Sintesi del lavoro delle Commissioni

Barza d’Ispra, 1-21 luglio 2012

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Mozioni - Proposte - Sintesi del lavoro delle Commissioni

Roma, ottobre 2012

“Evangelizzati per evangelizzare“

Progetto di Provinciaverso una Nuova Evangelizzazione

XIX Capitolo generale dei Servi della Carità

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Estratto daQuaderni del Charitas, n. 38

Provincia ItalianaCongregazione dei Servi della CaritàOpera Don GuanellaVicolo Clementi, 41 - 00148 Roma

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Presentazione

Introduco il testo approvato dal 19° Capitolo,con questa riflessione a modo di lettura dell’av-venimento nella sua globalità. Sono riflessionipersonali che possono servire ad interiorizzaremaggiormente alcuni orientamenti che ilCapitolo ci ha donato, e che devono essereapprofonditi nelle nostre Comunità durante tuttoil sessennio.Sarà molto importante che i confratelli chehanno partecipato al capitolo e in primo luogoi Superiori provinciali stimolino la riflessione ditutti anche apportando la loro personale visionee dando le indicazioni opportune che corri-spondano maggiormente alla situazione delleproprie Comunità e della cultura in cui questeoperano.Il tema del Capitolo è stato ‘Progetto diProvincia per una Nuova Evangeliz zazione’ el’intenzione è stata quella di offrire dei puntiqualificanti e rispondenti al nostro carisma per-ché ogni nostra Provincia (con la sua particola-re configurazione e specificità culturale) accom-pagni le nostre Comunità a crescere semprepiù come promotrici efficaci della NuovaEvangelizzazione in risposta alle necessità delterritorio in cui ognuna opera. 3

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Si è voluto quindi mettere a soggetto del nostrorinnovamento spirituale e apostolico laComunità, sviluppando i quattro elementi cherichiamano i punti essenziali del nostro progettodi vita e di missione, come sono presentati nellenostre Costituzioni.Certo abbiamo già le Costituzioni che sono lafonte da cui attingere gli orientamenti carismati-ci del nostro progetto di vita e di missione. Maè pur sempre necessario evidenziare qualcheaspetto che faccia riferimento più concreto almomento che stiamo vivendo e alle necessità incui ogni nostra Comunità sta operando. Spettaora a ciascuna Provincia, appunto, il lavoro dicontestualizzare gli orientamenti e le linee diazione per renderli più rispondenti alla diversitàdelle nostre realtà e alle sfide concrete che inter-pellano la nostra vita religiosa.Sono sicuro che, con l’apporto di tutti, gli spun-ti offerti dal Capitolo infonderanno nuovo entu-siasmo spirituale e nuovo slancio apostolico neiConfratelli in modo da rendere più dinamica lanostra vita comunitaria e qualificare maggior-mente la nostra missione.- La prospettiva nella quale si sono svolti i lavo-

ri capitolari è stata certamente quella della‘globalizzazione’, riassunta nello slogan‘think globally and act locally’. E ancheadesso nella fase applicativa che ci attende ènecessario non perdere di vista questa visio-ne, che richiede in noi la capacità di aprire i4

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nostri orizzonti alla complessa realtà socialedel mondo globalizzato. La Congregazionesta vivendo un processo di internazionalizza-zione evidente, che certamente implica cam-biamento di mentalità in noi e capacità diadeguare le nostre strutture alle nuove situa-zioni.

- Un’altra prospettiva con cui leggere il nostroDocumento capitolare può essere quella delladifferenza di età dei confratelli appartenen-ti alle nostre diverse Province. L’età media deimembri del Capitolo rifletteva sufficientemen-te la realtà della Congregazione; con abbon-danza in alcune aree di confratelli ‘più speri-mentati’ e la preponderanza in altre di con-fratelli giovani. Possibilmente questo ‘squili-brio’ generazionale andrà corretto anche alivello organizzativo, ma più di tutto c’è biso-gno di superare spiritualmente i due atteg-giamenti di fondo che potrebbero nascere innoi da queste diversità di situazioni: la rasse-gnazione da una parte e l’inesperienza dal-l’altra, la staticità e resistenza al cambiamen-to da una parte e la voglia di novità e di spe-rimentazione dall’altra. Abbiamo bisogno diintegrare, a livello di Congregazione, maanche a livello comunitario, la fiducia mutuanelle diverse risorse culturali e personali deisingoli confratelli e la fedeltà alla storia e allatradizione della nostra Congregazione.

- Una delle convinzioni più forti che abbiamo 5

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vissuto durante il Capitolo è stata la necessitàdi essere noi per primi evangelizzati, perpoter contagiare il Vangelo agli altri. Varievolte abbiamo sentito l’invito a “diventarefuochi che accendono altri fuochi…”. IlCapitolo, e quindi la riflessione che faremosu quanto il Capitolo ha prodotto, dovrebbeaccendere i nostri cuori e rafforzare la nostrapassione per Cristo e per l’umanità, per inostri poveri.

Alla luce di questa nostra rinnovata passioneper Cristo e per il mondo (ed è questa una terzaprospettiva nel leggere il Documento) sapremovivere le priorità che il Capitolo, mi sembra,abbia indicato con chiarezza:- Una rinnovata spiritualità, da approfondire

negli elementi sorgivi del nostro carisma: laPaternità di Dio, il ‘vincolo di carità’, lanostra paternità spirituale… come ci è richie-sto dalla Mozione 3.

- La promozione di significative espressioni diradicalità evangelica nel vivere la nostraconsacrazione religiosa e una maggior fan-tasia della carità con nuove forme di rispo-sta ai bisogni dei poveri, in semplicità e snel-lezza.

- L’attenzione alla formazione iniziale e per-manente.

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Certamente per vivere questo nostro tempo insintonia con la Chiesa dovremo farci guidaredal suo magistero e dagli orientamenti che civengono indicati dai vari Pastori delle Chieseparticolari in cui siamo inseriti. E dobbiamosaper offrire il nostro contributo a partire dallaspecificità del nostro carisma e del nostro patri-monio educativo, particolarmente mettendo alcentro del nostro apostolato la capacità evan-gelizzatrice dei nostri poveri, della nostra peda-gogia come educazione del cuore e per le viedel cuore, del nostro obiettivo di offrire un ser-vizio integrale ai nostri poveri, secondo l’altroslogan che ci caratterizza ‘Dare Pane eSignore’, forse invertendo i termini così ‘DareSignore e Pane’, perché l’uomo d’oggi ha piùbisogno di sostegno spirituale e morale che dipane materiale, almeno nelle Nazioni occiden-tali. Siamo coscienti anche noi che nei nostricontesti secolarizzati la Chiesa incontra partico-lari difficoltà per evangelizzare le nuove gene-razioni. Eppure noi possiamo disporre di unarisorsa in più se siamo capaci di rendere visibi-le l’amore misericordioso di Dio, testimoniandocon vigore la nostra predilezione verso i piùpoveri e anche verso chi si trova in una situa-zione di rischio psicosociale, come appunto èstato aggiunto nelle nostre Costituzioni comefinalità specifica per questi nostri tempi. Sonoquesti i nuovi poveri della nostra società carat-

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terizzata per la perdita del senso della vita odall’indifferenza per i valori e vittima di una cul-tura concentrata su un benessere superficiale osu un concetto di libertà che offusca la respon-sabilità sociale, certamente senza dimenticarele povertà materiali in altri contesti. Anzi ilCapitolo ci ha resi più coscienti della necessariacollaborazione appunto tra queste due realtàche viviamo anche nella nostra Congregazione:non solamente nel farci più sensibili attraversola comunione dei beni, ma soprattutto nell’invi-tarci a maggiore essenzialità, ad una vita piùaustera e semplice che sia espressione dellanostra scelta di riporre tutta la nostra ricchezzanel Signore Gesù.Ecco allora offerto a voi il testo che il Capitoloci consegna perché lo abbiamo ad applicarecon generosità nelle nostre Comunità. Auguro a tutti che possiamo scoprire, quasisotto le righe, quello spirito che abbiamo speri-mentato nei giorni del Capitolo e che è già pre-sente in ognuna delle nostre Comunità.Il Documento è composto per ogni tema di unaintroduzione, che vuole fondare i principi su cuipoi si sviluppano alcune iniziative concrete daprivilegiare nei nostri progetti personali e diCongre gazione. Ribadisco quindi l’invito a con-siderare il presente testo come stimolo inizialeper un approfondimento e un’applicazione‘inculturati’ da parte delle singole Province, pos-

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sibilmente stabilendo anche tempi di verificadegli impegni che saranno codificati nelProgetto di Provincia.Come ultimo invito chiederei a tutti voi di nonconsiderare il ‘Documento’ esclusivo per noi. Cisono molti aspetti che implicano le persone checondividono il nostro carisma e la nostra mis-sione. È nostro dovere coinvolgerle nella nostraricerca e nel nostro impegno a tendere insiemead una vita più santa e a rendere il nostro apo-stolato caritativo una forza qualificante di comu-nione e di efficace evangelizzazione. Vi saluto cordialmente.

Roma, 11 ottobre 2012Indizione dell’Anno della Fede

P. Alfonso CrippaSuperiore generale

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La porta della fede che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’in-gresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. È possibile oltrepassare quel-la soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasma-re dalla grazia che trasforma.Fin dall’inizio del mio ministero come successore di Pietro ho ricordato l’esi-genza di riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre mag-giore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo con l’incontro con Cristo...Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confessa-re la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza. E laChiesa intera è già a lavoro in tal senso.

(BEnEDEttO XVI, Porta Fidei)

Durante il Concilio, quello che io stesso allora ho avuto modo di sperimentare, erauna tensione commovente nei confronti del comune compito di far risplendere laverità e la bellezza della fede nell’oggi del nostro tempo, senza sacrificarla alleesigenze del presente né tenerla legata al passato: nella fede risuona l’eternopresente di Dio, che trascende il tempo e tuttavia può essere accolto da noi sola-mente nel nostro irripetibile oggi. Perciò ritengo che la cosa più importante, spe-cialmente in una ricorrenza significativa come l’attuale, sia ravvivare in tutta laChiesa quella positiva tensione, quell’anelito a riannunciare Cristo all’uomo con-temporaneo. Ma affinché questa spinta interiore alla nuova evangelizzazionenon rimanga soltanto ideale e non pecchi di confusione, occorre che essa siappoggi ad una base concreta e precisa, e questa base sono i documenti delConcilio Vaticano II, nei quali essa ha trovato espressione. Per questo ho più volteinsistito sulla necessità di ritornare, per così dire, alla «lettera» del Concilio – cioèai suoi testi – per trovarne l’autentico spirito, e ho ripetuto che la vera eredità delVaticano II si trova in essi. Il riferimento ai documenti mette al riparo dagli estre-mi di nostalgie anacronistiche e di corse in avanti, e consente di cogliere la novitànella continuità. Il Concilio non ha escogitato nulla di nuovo come materia difede, né ha voluto sostituire quanto è antico. Piuttosto si è preoccupato di far sìche la medesima fede continui ad essere vissuta nell’oggi, continui ad essere unafede viva in un mondo in cambiamento.

(Omelia di apertura dell'Anno della Fede, 11 ottobre 2012) 11

ANNO DELLA FEDE

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Alcune osservazioni sul metodo usato

Il Consiglio generale, sul mandato del 19° Capitolo genera-le che affidava “il compito di ritoccare, precisare e adatta-re nella forma tutte le Proposte e le Mozioni approvate dalCapitolo generale, di promulgarle e renderle operative nelsessennio” (Mozione n. 51), ha così proceduto:

1. Si sono organizzate le Mozioni e le Proposte in formalogica, secondo cioè i temi sviluppati nei contenuti,e non rispettando gli ambiti propri delleCommissioni che le hanno proposte.

2. Le Mozioni e le Proposte premettono al testo unaintroduzione esplicativa, di inquadramento.

3. È evidenziato in grassetto, per ogni Mozione oProposta, a chi è affidato il compito di attuare lastessa Mozione o Proposta.

4. Questo testo dà alle Mozioni e alle Proposte del 19°Capitolo generale la numerazione ufficiale a cui fare-mo d’ora in avanti riferimento nelle citazioni.

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COMUNITÀCHE EVANGELIZZANOCON E NELLA CHIESA

Il contesto multiculturale e spesso secolarizzato, nel quale viviamoe operiamo, richiede a noi consacrati una chiara e forte visibilitàdei valori che animano la nostra vita sia nel rapporto con Dio sianelle relazioni di fraternità che intessono la vita comunitaria.Oggi più che mai siamo sollecitati a mettere in campo un linguag-gio significativo, fatto di gesti concreti, che sappiano comunicareesplicitamente, a chi vive con noi la missione e nell’ambiente nelquale siamo inseriti, la forza della nostra fede, l’attrattiva dellanostra fraternità e la fedeltà al nostro carisma guanelliano che ciinveste di una responsabilità di paternità spirituale nei confrontidell’uomo di oggi, specie degli ultimi. La Chiesa all’inizio di questo terzo millennio dell’era cristiana haaffidato a noi consacrati come compito quanto mai urgente quello:“di far crescere la spiritualità della comunione, prima di tutto alproprio interno e poi nella stessa comunità ecclesiale ed oltre i suoiconfini, aprendo o riaprendo costantemente il dialogo della carità,soprattutto dove il mondo di oggi è lacerato da odio etnico o da fol-lie omicide” (VC 51).Per questo i confratelli capitolari, pur avendo rilevato che in moltenostre comunità permangono ancora difficoltà nel vivere significa-tive relazioni fraterne, sentono il dovere di rilanciare con grandesperanza, per il sessennio che ci sta davanti, il valore inestimabiledella spiritualità della comunione. Un compito questo che richiedepersone spirituali forgiate interiormente dal Dio della comunione

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amorevole e misericordiosa, e comunità mature dove la spiritualitàdi comunione è legge di vita.Intendono offrire a tutti i confratelli come riferimento autorevole leparole del Beato Giovanni Paolo II e alcune indicazioni concrete dipercorso: «Spiritualità della comunione significa innanzitutto sguar-do del cuore portato sul mistero della trinità che abita in noi e la cuiluce va colta anche sul volto dei fratelli che vivono accanto a noi».E ancora: «Spiritualità della comunione significa capacità di sentireil fratello di fede nell'unità profonda del Corpo mistico, dunque,come “uno che mi appartiene ”». Da questo principio derivano conlogica stringente alcune conseguenze del modo di sentire e di agire:“Condividere le gioie e le sofferenze dei fratelli; intuire i loro desi-deri e prendersi cura dei loro bisogni; offrire loro una vera e profon-da amicizia. Spiritualità della comunione è pure capacità di vedereinnanzitutto ciò che di positivo c'è nell'altro, per accoglierlo e valo-rizzarlo come dono di Dio; è saper fare spazio al fratello portandoinsieme gli uni i pesi degli altri. Senza questo cammino spirituale, apoco servirebbero gli strumenti esteriori della comunione” (VC 52).I confratelli capitolari esortano quindi le comunità dei Servi dellaCarità a porre nel loro progetto comunitario almeno questi ele-menti:• rivitalizzare l’esperienza di Dio e di servizio ai fratelli per testi-

moniare con coraggio all’uomo di oggi i fondamenti dellanostra vocazione e missione: Dio e i poveri;

• privilegiare i tempi della meditazione, della Lectio divina con-divisa, dell’adorazione eucaristica e della correzione fraterna;

• approfondire e valorizzare il valore carismatico della paternitàdi Dio come sorgente della nostra spiritualità, come pure lachiamata a fare famiglia con i laici e i nostri poveri intorno aCristo;

• a sentirci legati dal vincolo della carità, e soprattutto a risco-prirci padri spirituali: padri dei poveri, padri tra noi nella reci-14

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proca benevola accoglienza fraterna e nell’esercizio del metodopreventivo guanelliano, padri di chi incrociamo nel nostro cam-mino e di chi collabora con noi nella missione, padri per i gio-vani in un contesto sempre più secolarizzato e lontano da Dio,padri che s’impegnano a generare alla fede e al servizio gliuomini e le donne nel “Cortile dei gentili”.

non ci può essere, infatti, esperienza di Dio e testimonianza cri-stiana se non dentro l’esperienza viva della fraternità. Come in unasinfonia, ciascuno mette in comune quello che possiede e che vive;ma non ci si può riconoscere nemmeno fratelli se prima non ci siriconosce figli di uno stesso Padre nei cieli e di uno stesso padrecarismatico, il Fondatore, e di una stessa Madre, la Chiesa e laCongregazione.

(Sintesi del lavoro della 1ª Commissione)

LA LECTIO DIVINA E LA CORREZIONE FRATERNA

(Mozione)

Consapevoli che “per presentare all’umanità di oggi il suo verovolto, la Chiesa ha urgente bisogno di comunità fraterne, le qualicon la loro stessa esistenza costituiscono un contributo alla nuovaevangelizzazione”, e raccogliendo l’invito del Papa: “nella vita diun consacrato la Lectio divina deve avere un posto centrale subitodopo la liturgia delle ore e la liturgia eucaristica” (VC 45).

I Superiori provinciali, di Delegazione, con i rispettivi Consigli, nelprogetto di Provincia/Delegazione valorizzino:- la pratica della Lectio divina come strumento che consente dimantenersi, non solo personalmente ma anche comunitariamente,nella condizione di discepoli che seguono il Signore e da Lui silasciano continuamente educare e condurre nella vita.

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- L’esercizio della correzione fraterna come espressione dello stilefraterno della condivisione della fede, dell'essere discepoli e “perrinsaldare i vincoli di fraternità e di amore che scaturiscono dalnostro metodo preventivo” (C. 13), nella consapevolezza che l’e-sercizio di questa reciproca carità esprime in modo forte e visibileil nostro essere “evangelizzati che evangelizzano”.

LInEE DI AttUAZIOnE

a. I Superiori provinciali e di Delegazione coni rispettivi Consigli offrano esperienze concrete di Lectio divi-na condivisa, vigilino che nelle comunità la pratica dellaLectio divina e della Correzione fraterna siano fatte con rego-larità e, in dialogo con la comunità locale, ne verifichino ifrutti.

b. La Comunità locale, sotto la guida del suo Superiore,introduca la pratica della Lectio divina e della Correzione fra-terna in momenti importanti della vita comunitaria, quali ilRaduno di Comunità e il Ritiro Mensile, per educarsi nell'at-teggiamento del discernimento, cioè nell'attitudine a valuta-re scelte, stili di vita e orientamenti, sia personali che comu-nitari, alla luce della fede e del Vangelo e per sostenercivicendevolmente nel cammino di santità.

PROGETTO PERSONALE E COMUNITARIO (Mozione)

Per ravvivare e favorire il segno visibile e vivibile della comunioneevangelica, per crescere nella reciprocità e per una credibile testi-monianza personale e comunitaria, in un clima sereno di condivi-sione nella missione, si ripropone l’importanza del Progetto comu-nitario per esprimere la progettualità della nostra vita, con una

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scelta condivisa di ideali da raggiungere, di metodologie e di stra-tegie nel servizio apostolico. Il Progetto comunitario tenga anchepresente che un adeguato affidamento ai laici di compiti economi-ci e gestionali può favorire una maggior regolarità di partecipazio-ne dei confratelli agli impegni comunitari.

LInEE DI AttUAZIOnE

a. nel periodo della prima formazione, i formatori accom-pagnino il candidato ad elaborare il Progetto personale divita “come percorso verso l’ideale e tensione dinamica versociò che ancora non è stato realizzato” (RF 76).

b. Facendo riferimento all’articolo n. 26 delle nostreCostituzioni, i confratelli stendano il progetto personaledi vita, utile mezzo per la crescita personale, per la conver-sione verso la santità e per rispondere sempre meglio allachiamata di Dio.

c. I Superiori di comunità, all’inizio dell’anno pasto-rale, con la presenza, ove è possibile, di un membro delConsiglio provinciale, insieme alla Comunità elaborino il pro-getto comunitario annuale, in cui si indicano con chiarezza lavision e la mission da attuare dalla Comunità nel territorio,con attenzione speciale agli areopaghi della nuova evange-lizzazione.

IL VINCOLO DI CARITÀ (Mozione)

Il nostro Fondatore, in diversi contesti e fin dal Regolamento del1899, vede nel “Vincolo di carità” l’elemento specifico della nascen-te Congregazione al punto da considerarlo elemento di feconditàvocazionale: “Siamo uniti tra noi principalmente dal vincolo dicarità. Questo vincolo è la forza dell’Istituto, motivo del suo pro-

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gresso e della sua perfezione”. Le nostre Costituzioni individuanola Comunione fraterna come uno dei valori più preziosi della nostravocazione (C. 17). Appare perciò importante e prioritario che all’in-terno delle Comunità si curino le condizioni per un’edificazionevicendevole e per un dialogo che sappia andare oltre le differenzeanagrafiche e culturali.

LInEE DI AttUAZIOnE

Il XIX Capitolo generale chiede che il Consiglio generaleincarichi qualche confratello ad approfondire lo studio sui temi propri del nostro carisma, il “Vincolo di carità”, la “Paternità diDio” e “la nostra paternità spirituale”. Sarà poi compito delConsiglio generale preparare sussidi formativi sui due temi.

COMPOSIZIONE DELLE COMUNITÀ (Mozione)

“Le comunità di vita consacrata, nelle quali si incontrano come fra-telli persone di differenti età, lingue e culture, si pongono comesegno di un dialogo sempre possibile e di una comunione capace diarmonizzare le diversità” (VC 51).

LInEE DI AttUAZIOnE

Il XIX Capitolo generale chiede che i Superiori provincialie di Delegazione con i rispettivi Consigli, al fine di realizza-re quanto espresso dal documento “Vita Consecrata”, diano parti-colare attenzione alla composizione numerica delle Comunità, alladisponibilità del confratello ad essere in sintonia con il Progettodella Comunità nella quale sarà inserito, alla capacità di equilibra-re le esigenze della fraternità con quelle dell’attività apostolica,all’età e alla cultura dello stesso.

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COSTITUZIONE DI COMUNITÀ INTERNAZIONALI

(Proposta)

nella prospettiva della comunione dei beni che individua nei con-fratelli la ricchezza più grande da condividere e in vista di più inci-sivi interscambi culturali del carisma, il Capitolo generale chiede alConsiglio generale che, in dialogo con i Superiori e i Consigli provinciali e di Delegazione, implementi, ad ogni latitudine dellaCongregazione, la costituzione di comunità internazionali; doveritenuto opportuno, già a partire dalla prima formazione.

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COMUNITÀ CHE AFFASCINANO CON LA BELLEZZA DEL CARISMA

Il nostro Carisma ci inserisce nel grande movimento della SequelaChristi che ci porta a vivere l’essenziale della vita consacrata, attra-verso i consigli evangelici, riproducendo lo stile di vita di Gesù sottoi dinamismi dello Spirito per una missione ecclesiale nel mondo dioggi con i suoi contesti socio-culturali e le sue sfide. Partendo daquesto dato di fondamento, e sul tracciato di un’identità che ciappartiene e che è ben delineata nelle nostre Costituzioni, ci è sem-brato importante riflettere sul fascino e la bellezza del nostroCarisma, collocandoci dal punto prospettico della dimensione comu-nitaria della nostra vita, che desideriamo più evangelica e capacedi raccogliere le sfide del nostro futuro e dell’evangelizzazione,così da continuare ad essere proposta che, per il suo stile visibile evivibile, affascina, attrae e chiama. Proprio a partire da una tale fondamentale prospettiva, avvertiamola necessità di alimentare il fuoco delle grandi passioni che dannoimpulso alla nostra vita guanelliana di consacrati. Per questa ragio-ne indichiamo tre essenziali direzioni da perseguire:1. l’animazione di Congregazione e l’unità formativa; 2. la consacrazione nella sua visibilità e vivibilità;3. la cura della vocazione guanelliana, specialmente nella fase deldiscernimento iniziale, del tirocinio e delle scelte definitive.

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Più specificamente:• Si considera l’attenzione alla formazione iniziale e permanente

come una priorità imprescindibile, così che non venga meno nellaChiesa il fascino della vocazione guanelliana, il segno dellanostra fraternità e paternità spirituale, e la gioia del servizio.

• Al fine di far risplendere la bellezza e il potenziale profeticodella consacrazione, si avverte la necessità di recuperare laradicalità evangelica della Sequela Christi, orientandosi decisa-mente verso un più autentico vissuto dei tre consigli evangelici,una fraternità capace di restituire il calore della familiarità e unservizio di carità, che – per amore di Cristo e nella vicinanza alpovero – ci renda poveri con i poveri e pronti ad evangelizzarlie a lasciarci da loro evangelizzare.

• Si ritiene necessaria una particolare cura della pastorale giova-nile, un’adeguata attenzione alla pastorale della vocazioneguanelliana al ministero ordinato e a quella di Fratello e un piùappropriato accompagnamento dei confratelli più giovani,avendo dolorosamente constatato sia il calo numerico dellevocazioni in alcuni contesti di Congregazione, sia le defezioniin altri, come pure il faticoso equilibrio tra esigenze di consa-crazione, vita comune ed impegno nelle Opere che talvolta sco-raggiano i confratelli più giovani.

(Sintesi del lavoro della 2ª Commissione)

LInEE DI AttUAZIOnE

ATTENZIONE PRIORITARIA ALLA FORMAZIONE

(Mozione)

L’Assemblea capitolare chiede che il Consiglio generale siaper tutta la Congregazione “nucleo animatore”. A tal proposito,all’interno delle facoltà e dei compiti indicati nelle Costituzioni(n. 120), dia attenzione prioritaria alla formazione.

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RATIO FORMATIONIS COME STRUMENTO DI RIFERIMENTO

(Mozione)

Il Capitolo chiede che il Consiglio generale, per far sì chela Ratio Formationis divenga sempre più uno strumento di riferi-mento che garantisca unità e continuità formativa, continui adoffrire percorsi di conoscenza ed applicazione del testo.

FORMAZIONE DEI FORMATORI (Mozione)

L’Assemblea capitolare chiede che i Consigli provinciali edi Delegazione – in dialogo con il Consiglio generale – inve-stano più adeguate risorse nella formazione dei formatori, assicu-rando che nei confratelli designati si riscontri passione ed attitudi-ne formativa, e che questi giungano ad una preparazione persona-le ed accademica in sintonia con l’antropologia della vocazioneguanelliana delineata nella Ratio Formationis.

RILEVANZA PROFETICA DELLA NOSTRA CONSACRAZIONE

(Mozione)

nella convinzione che la nuova evangelizzazione è per tutti noi unappello alla santità come espressione di visibilità e vivibilità dellaVita Consacrata e del fascino del Carisma guanelliano, l’Assembleacapitolare chiede:

a. che ogni comunità verifichi regolarmente, nel radunocomunitario mensile, le modalità concrete di esprimere il pro-prio vissuto dei voti. In particolare, si chiede di verificare la rile-vanza radicale, profetica ed evangelizzatrice della nostra con-sacrazione.

b. I confratelli o le comunità, in dialogo con i Superiorimaggiori, nei vari contesti della Congregazione, promuovanosignificative espressioni di radicalità evangelica (poveri con i

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poveri) là dove più forte è il grido degli ultimi, e dove la nostrarisposta di solidarietà può manifestarsi con più generosità,coraggio e incisività.

VACANZE DEI CONFRATELLI (Mozione)

Il Capitolo, considerando il crescente numero di coloro che vivonol’impegno apostolico fuori dalla propria nazione o Provincia, e dicoloro che studiano nei Seminari internazionali, richiede che ilSuperiore provinciale, in dialogo con il Provinciale di ori-gine del confratello e con il consenso del suo Consiglio, – nel dareorientamenti e norme circa le vacanze – tenga presenti i criteri diequità e di testimonianza della povertà.

VISIBILITÀ DELLA NOSTRA TESTIMONIANZA (Mozione)

Consapevoli che la risposta coerente e fedele alla propria vocazio-ne di consacrati guanelliani è responsabilità primaria di ogni con-fratello, lieto di appartenere alla propria comunità, il Capitolo chie-de ai Superiori ai vari livelli di vigilare sulla visibilitàdella testimonianza personale e comunitaria e, se necessario, inter-venire con chiarezza e determinazione- nel correggere gli abusi circa l’uso dei mezzi di comunicazione

sociale e degli automezzi;- nel prevenire o modificare tendenze a frequenti assenze dalla

comunità e dalle proprie responsabilità apostoliche per rispon-dere a bisogni di famiglia o a scelte personali;

- nell’impedire atteggiamenti e stili di vita chiaramente in con-traddizione con la nostra identità pubblica di uomini di Dio eservi dei poveri;

- nell’incoraggiare costantemente l’esercizio delle pratiche asce-tiche come indicateci dalla tradizione della Chiesa e dellaCongregazione;

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- nell’additare l’esemplarità di vita dei nostri santi e dei confra-telli più generosi della nostra famiglia religiosa come stimolo apuntare ad una misura alta della testimonianza.

PROGETTUALITÀ VOCAZIONALE (Mozione)

Il Capitolo chiede che ogni Provincia e la Delegazionediano particolare attenzione alle vocazioni, promuovendo la sensi-bilizzazione vocazionale all’interno di ciascuna comunità locale edun’azione coordinata da un gruppo di confratelli designati. tali con-fratelli collaborino con le comunità di accoglienza vocazionale o diaspirantato e valorizzino le indicazioni della Ratio Formationis.

a. “Il Capitolo sollecita vivamente che ciascuna Comunitàlocale divenga generatrice di vocazioni, testimoniando la dia-conia della fede e della carità con gioia, in una vita fraterna enell’impegno apostolico. Chiede, dunque, che nel progettocomunitario annuale vengano espresse con chiarezza le lineeconcrete di azione circa la promozione vocazionale” (ripresadal Capitolo 18° ).

b. La Provincia e Delegazione, valorizzando l’apportodei confratelli designati più specificamente alla promozionevocazionale, verifichino quanto progettato e realizzato annual-mente da ciascuna comunità locale. […]

c. Il Gruppo dei confratelli designati dal Superioreprovinciale si configuri come “equipe operativa di coordina-mento della pastorale giovanile e vocazionale” delle realtàlocali sparse in Provincia/Delegazione. In particolare, talegruppo fornisca sussidi di animazione […], con più specificaattenzione alla dimensione umana e alla sensibilità carismati-ca.

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SEMINARI TEOLOGICI (Mozione)

Il Capitolo generale afferma la significatività dei Seminari teologi-ci collocati nei quattro contesti socio-culturali nei quali è presente laCongregazione: Kinshasa per l’area africana, Roma per quellaeuropea, Chennai per l’area indiana e Bogotá per quella ibero-americana. In ragione del loro prezioso apporto nella formazione dei confratel-li alla professione perpetua e/o agli ordini sacri, come pure dellepossibilità offerte per acquisire le necessarie competenze teologichee pastorali, l’Assemblea capitolare propone che il Consigliogenerale continui ad assicurare loro speciale cura ed attenzionee che – compatibilmente con le risorse economiche disponibili e conla previsione numerica di quanti potranno frequentarli – ne sosten-ga i costi relativi ad eventuali ampliamenti ritenuti necessari.

SEMINARIO TEOLOGICO DI ROMA (Mozione)

L’Assemblea capitolare, - per dare rilievo al valore dell’interculturalità;- per offrire ai candidati delle diverse aree geografiche un più

ampio ventaglio di prospettive teologiche derivanti dallavarietà delle università pontificie romane;

- e per godere del beneficio della vicinanza ai luoghi guanel-liani,

ritiene di dover valorizzare il Seminario teologico “Mons. AurelioBacciarini” in Roma, quale crocevia della cultura europea, latino-americana, africana, asiatica e nordamericana.

A tal proposito, a. chiede che ciascun Superiore provinciale e/o

Delegato assicuri la presenza di un congruo numero di con-fratelli appartenenti alla propria Provincia ed in cammino verso

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le tappe definitive, così da garantirne la fisionomia dell’inter-culturalità;

b. e chiede di far sì che l’equipe formativa – nel limite del possi-bile, e secondo le “risorse di formatori” disponibili – assumauna fisionomia interculturale.

IV ANNO DI TEOLOGIA (Mozione)

Riguardo la fase della preparazione immediata alle tappe definiti-ve, l’Assemblea capitolare chiede che normalmente ogni con-fratello concluda il ciclo degli studi in preparazione agli ordinicon il cosiddetto quarto Anno con fisionomia pastorale-carismatica,fatti salvi i casi in cui – per necessità di Provincia o di Con gre -gazione – i Superiori maggiori dispongano che qualche confratelloconsegua specializzazioni nelle scienze teologiche.

SPECIALIZZAZIONI E STUDI (Mozione)

Il Capitolo, in merito alla possibilità di conseguire studi o specializ-zazioni in ambito teologico e carismatico, o in indirizzi pedagogico-professionali, chiede che i Superiori provinciali e diDelegazione, in accordo con i rispettivi Consigli, a. valutino l’opportunità o meno di concedere tale possibilità;b. definiscano se collocarli a completamento del primo ciclo di

studi teologici o dopo un tempo di immissione nell’apostolato;c. stabiliscano le nazioni, e le Case di formazione in esse presen-

ti, ritenute più confacenti alle competenze che si intendono faracquisire al confratello.

TIROCINIO INTERNAZIONALE (Proposta)

Il Capitolo chiede che il confratello tirocinante, in accor-do con il Superiore provinciale/Delegato, possa espletare anche incontesti al di fuori della propria nazione la propria esperienza apo-stolica, purché tale esperienza rimanga sempre proporzionata aquanto il candidato può assimilare ed operare.

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COMUNITÀ CHE ACCOLGONOLA SFIDA DELLA MISSIONE NEI NUOVI AEROPAGHI

noi ci auguriamo che ogni progetto di Provincia affronti la sfidadelle missioni nei diversi contesti culturali, ispirandosi ai principiintroduttivi a questo Capitolo: dinamismo del discernimento, fidu-cia nella Divina Provvidenza, vecchi e nuovi areopaghi ed in fine“think globally and act locally”.

1. Dinamismo del discernimentoPrima di intraprendere nuove iniziative, avviare opere e program-mi, la Provincia deve sempre assicurarsi di vivere in un permanen-te stato di preghiera, di discernimento e di ascolto. L’opera piùimportante e significativa che si chiede ai confratelli in questomomento è quella di riconoscere il primato dello Spirito Santo comeispiratore e guida soprattutto nelle scelte operative. Fare discernimento significa leggere la storia con gli occhi dellafede, da uomini spirituali che sanno interpretare le situazioni con-crete della vita personale, della vita delle comunità, dellaProvincia, a partire sempre dalla Parola di Dio, con la stessa aper-tura di spirito che possedevano le prime comunità cristiane.Dunque, prima di realizzare nuovi progetti si richiede che ci sia unmomento di ascolto, comprensione, interpretazione, pena l’incapa-cità di produrre opere/attività, quali frutti dello Spirito Santo e cherispondano ai bisogni odierni. 27

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2. Fiducia nella Divina ProvvidenzaLa Provvidenza, che è stata la certezza e l’orientamento durante iltempo della ricerca e dell’attesa, diventata poi assoluta protagoni-sta nella vita di don Guanella, dovrà diventare per i guanelliani dioggi fonte di audacia per le nuove sfide. Soprattutto laddove non cisono certezze ed esperienze realizzate, più forte deve essere lafiducia nella Provvidenza, ad imitazione del Fondatore. “Lasciarsicondurre in primo luogo dai bisogni dei poveri vuol dire che è laloro persona concreta, situata e riguardata nel suo contesto di biso-gno, che va assunta come legge primaria nell’inventare risposta disoccorso. Lasciarsi guidare dal principio dell’Incarnazione significache in ciascun ambiente dobbiamo inserirci con lo stesso spirito e lostesso amore con cui Gesù mediante la sua divina Incarnazione, siunì all’ambiente umano nel quale visse” (En 20, 40).

3. Nuovi e “vecchi” areopaghiDa molteplici sollecitazioni del Magistero si fa presente che lanuova Evangelizzazione è la capacità da parte del cristiano disaper leggere e decifrare nuovi scenari che in questi ultimi decennisono venuti creandosi dentro la storia degli uomini, per abitarli etrasformarli in luoghi di testimonianza e di annuncio del Vangelo.Questi scenari sono stati individuati più volte e sono scenari socia-li, culturali, economici, politici e religiosi. tuttavia per noi guanel-liani, oltre a questi nuovi, ci sono “areopaghi tradizionali” formatida tutto quel popolo (operatori, volontari, ospiti, ecc.) che ognigiorno vive o lavora nei nostri centri.Come la Lumen Gentium ci ricorda: “... che quanto di buonosi trova seminato nel cuore e nella mente degli uomini [...] o neiriti e culture proprie dei popoli, non solo non vada perduto, ma siapurificato, elevato e perfezionato a gloria di Dio...” (LG 17), così ilguanelliano, sia esso religioso che laico, riconosca la continuaopera dello Spirito Santo, i semina verbi, in chi ci sta accanto.28

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Ci sembra, dunque, che è una delle modalità della nuova evange-lizzazione per noi guanelliani, sia appunto il discernimento conti-nuo del buono, del bello e del vero che è presente in ognuno di essi.

4. “Think globally and act locally”Con questa espressione mutuata da altri contesti, vogliamo soste-nere che i principi carismatici sono universali, invece le articolazio-ni concrete sono locali, con la mediazione del governo provincialee in unità di direzione con il governo generale. In analogia conquanto avviene nell’incontro del messaggio cristiano con unanuova cultura, il carisma sta al Vangelo come la sua attuazione con-creta sta all’inculturazione. Infatti, “nell’attuare il nostro servizio,ci preoccupiamo vivamente di incarnare nella cultura del luogo ilnostro sistema di vita e di educazione. Allo stesso tempo cerchiamodi rileggere il carisma guanelliano alla luce della storia e della cul-tura locali e di attualizzarlo in una specifica esperienza esistenzia-le ed educativa …” (PEG 226 e 227).

(Sintesi del lavoro della 3ª Commissione)

LInEE DI AttUAZIOnE

“FANTASIA DELLA CARITÀ” (Mozione)

a. Pur continuando a ritenere valida la conduzione delle nostreopere tradizionali si ribadisce l’invito ad allargare la tendadella carità con nuove forme di risposta ai bisogni dei povericon semplicità e snellezza.

b. Dove esistono strutture già consolidate, la comunità reli-giosa sia aperta a servizi più semplici, realizzando quello chedon Guanella nel Regolamento FsC del 1899 chiamava “Allacarità” (Cfr. Scritti per le Congregazioni, Vol. IV, pp. 1064-1065).

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COLLABORAZIONE INTERPROVINCIALE (Mozione)

Il Capitolo, tenendo presente l’ampiezza degli orizzonti della mis-sione immaginati e proposti dal Fondatore e cosciente del crescen-te scambio di confratelli in atto, chiede quanto segue.a) Si continui a promuovere iniziative formative di collaborazione

interprovinciale che favoriscano sensibilità e disponibilità all’in-terculturalità e apertura a progetti di missione nei contestiinternazionali.

b) Riprendendo un’istanza di precedenti Capitoli che propone lalingua italiana come veicolo ufficiale di comunicazione dellaCongregazione e di accesso alle fonti della nostra tradizione, siinserisca l’insegnamento di tale lingua nei programmi di for-mazione, a partire dal Postulandato.

CORRESPONSABILI NELLA MISSIONE (FSMP E

COOPERATORI GUANELLIANI) (Proposta)

Il Capitolo, in linea con lo spirito delle Costituzioni (n. 77), chiededi tener presente nella misura del possibile le chiamate alla colla-borazione che provengono da progetti di missione guanelliana giàavviati sia dalle Figlie di Santa Maria della Provvidenza sia daiCooperatori. A tal proposito, fa particolare riferimento agli invitiche vengono dalla Romania e dalla Germania.

FSMP (Proposta)

Riteniamo che la copresenza delle due Congregazionipossa essere una ricchezza per la Chiesa locale e per il territorio,come espressione di maternità e paternità al servizio del carisma ein favore dell’umanità ferita. Riprendendo lo spirito della Proposta37 del CG 18, si auspica, dove è opportuno e possibile, la condu-zione di un’opera in comunione e collaborazione.

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COOPERATORI (Mozione)

I Cooperatori Guanelliani, in forza della comune chiama-ta al carisma, sono con noi corresponsabili nella missione. In virtùdella loro appartenenza alla Famiglia Guanelliana meritano daparte nostra vicinanza, accompagnamento, formazione e sostegno.a. Riprendendo la mozione 40 del CG18 ribadiamo quanto segue:

"I Padri capitolari invitano i Confratelli delle singole comunitàa proporre esplicitamente ai laici la vocazione del CooperatoreGuanelliano impegnandosi ad accompagnarli nel discernimen-to e nella formazione".

b. Avvaloriamo quanto viene affermato nel documento del MLG Faredella Carità il cuore del mondo : “i Cooperatori sono espressionedella misura alta che i laici aderenti al MLG possono raggiungere nelloro cammino di condivisione e di partecipazione al carisma" (n. 12).

c. Il 19° Capitolo generale incoraggia i Cooperatori Guanellianiad adoperarsi, a livello nazionale, per ricevere il riconoscimen-to civile, dove ancora non fosse stato ottenuto, al fine di gesti-re anche opere proprie.

d. È auspicabile che, entro il prossimo sessennio, arrivino ad unaorganizzazione a livello mondiale.

e. Si creino occasioni di interscambio e collaborazione conCooperatori, FSMP e Giovani Guanelliani per una pastoralevocazionale condivisa, organica e più efficace.

f. Il Capitolo generale, riprendendo la mozione 3ª (Formazione alcarisma per cooperatori) e la proposta 40 del CG 18 (La vocazio-ne dei cooperatori guanelliani), esorta le Province e laDelegazione a sostenere l’Associazione dei Cooperatori guanel-liani verso una maggior autonomia formativa. A tale scopo, s’impegnino ad organizzare una scuola per for-matori di gruppi di cooperatori. al fine di far crescere nellaconoscenza del carisma e nel rendere più autonomal’Associazione, rispetto alle due Congregazioni.

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PARROCCHIA SAMARITANA (Mozione)

a. Le nostre parrocchie si identifichino sempre più comeparrocchie samaritane, favorendo esperienze e micro-servizi checoinvolgano i laici a tenere viva l'attenzione verso le nuovepovertà che spesso si tengono nascoste nel tessuto parrocchiale.

b. Ribadiamo quanto detto sulla "parrocchia guanelliana" neiCG17 e CG18. Dove siano presenti parrocchia ed opera, il pro-getto guanelliano sia unitario e la programmazione annualesia comune (vedi mozione 34 del CG 18).

LA FORMAZIONE DEI LAICI (Mozione)

La partecipazione dei laici al carisma e alla missione è un dovereche ci proviene dall’indirizzo della Chiesa e dall’esempio del nostrosanto Fondatore. Il riconoscimento della santità di don Guanella haaccresciuto la convinzione che possediamo un ricco patrimonio cari-smatico e spirituale. Questo ci chiede più coraggio ed impegno perfarlo conoscere e vivere particolarmente dai laici che collaborano indiversi modi alla nostra missione, perché dagli stessi venga arric-chito con il vissuto della loro vocazione laicale.a. Si mettano in atto iniziative concrete per la formazione di

collaboratori laici che sono necessari per la gestione,amministrazione e organizzazione delle nostre Opere.

b. Si osservino i criteri e le modalità di scelta per gli operatori dellenostre Case indicati nel libretto "Con fede, amore e competenza"richiedendo a chi svolge servizi relazionali con gli ospiti la condivi-sione dei valori del nostro carisma, e a chi svolge servizi direzionali,l'assunzione del carisma e della pedagogia guanelliana.

MLG (Mozione)

Avendo preso visione dell’approvazione del Documento "Fare dellaCarità il cuore del mondo" da entrambi i Consigli generali, sentia-

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mo il bisogno di promuovere ulteriormente il Documento. Siamoinoltre coscienti che il MLG non è una sovrastruttura che offuscal’organizzazione e l'identità dei gruppi già esistenti, ma è un coor-dinamento di un servizio interprovinciale o internazionale al fine divivere lo spirito guanelliano in modo unitario. Chiediamo di continuare a promuovere il MLG in tutte le realtàdell'Opera Don Guanella, favorendone il radicamento nelle nostrecomunità.

APPROVAZIONE DIRETTORIO ASSOCIATI (Mozione)

Il 19° Capitolo generale approva il "Direttorio per gli Associati allaCongregazione dei Servi della Carità" e lo propone ad experimen-tum per il prossimo sessennio.

COMUNITÀ ANIMATRICE ED EVANGELIZZATRICE

(Proposta)

La comunità religiosa svolge un servizio dirigenziale egestionale di un’opera e allo stesso tempo evangelizza con la suapresenza in mezzo ai poveri. I laici in questi ultimi anni sono diven-tati particolarmente numerosi nelle nostre case e a loro vengonoaffidate anche mansioni sempre più importanti: direttore di atti-vità, coordinatore di servizi, direttore didattico, e a volte anche secon fatica, maggiore responsabilità nell’amministrazione dellacasa. In forza del dono del carisma di carità, dobbiamo aiutarli asentirsi corresponsabili nella gestione delle opere di carità. Con gradualità vengono inseriti e formati ad essere consapevoli di que-sta vocazione (prima ancora l’opera principale della comunità reli-giosa è proprio di cogliere i semi del carisma guanelliano basato suun discernimento, perciò la nuova evangelizzazione si raggiungeattraverso l’esercizio di grazia dello Spirito Santo negli stessi laici,secondo la riflessione teologica attuale).

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a. Le nostre comunità religiose sono chiamate ad essere non solopresenza organizzatrice, ma nucleo animatore e presenza cari-smatica ed evangelizzatrice. Al fine di garantire questo nostroservizio carismatico di religiosi guanelliani, si auspica che leProvince e la Delegazione curino la presenza quan-titativa e qualitativa della comunità religiosa nelle Opere.

b. Si invitano le Province e la Delegazione a sperimentare possi-bili nuove forme di gestione delle nostre opere, in base alladiversità dei contesti in cui si opera e delle risorse del persona-le religioso adatto, mantenendo sempre lo stile di comunitànucleo animatore.

c. Qualora venissero affidati ai laici funzioni gestionali, organiz-zative o direttive, il superiore locale (in alcuni casi ilSuperiore provinciale) resti sempre l’ultimo responsabile delleattività e dell’opera. Egli sappia coinvolgere, in spirito di veracorresponsabilità, i vari organismi che si ritengono necessariper l’animazione e il buon funzionamento dei nostri servizicaritativi: consiglio d’opera, équipe direttiva, équipe di coordi-namento.

VOLONTARIATO (Proposta)

Riteniamo il Volontariato Guanelliano essere una gran-de occasione per la Evangelizzazione e non solo una opportunità diservizio. Pertanto è desiderabile che nei Confratelli continui l’at-tenzione al mondo del volontariato, l’impegno alla formazione eall’accompagnamento.

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COMUNITÀCOINVOLTE NEL PROGETTO DI POLITICA ECONOMICAE DI GOVERNO DELLA CONGREGAZIONE

Consapevoli di vivere in un contesto storico mondiale caratterizza-to da una forte domanda di senso, noi religiosi guanelliani, incomunione con la Chiesa e con tutti gli uomini di buona volontà, cisentiamo interpellati a rendere visibili e fruibili all’uomo d’oggi ivalori del Vangelo (nuova Evangelizzazione).Avvertiamo necessario ri-modulare il nostro modo di amministrarei beni che la Provvidenza di Dio Padre ci elargisce e le forme digoverno della Congregazione al fine di dare una maggiore signifi-catività alla nostra presenza di comunità in missione.Ci stanno particolarmente a cuore questi valori evangelici:1. la prossimità con i poveri;2. la comunione dei beni;3. la collaborazione dei laici nel servizio della carità;4. sentirci cittadini del mondo.

1. La prossimità con i poveriI beni che la Provvidenza di Dio e la previdenza umana (conven-zioni con lo Stato, attività di reperimento di risorse finanziarie…)ci mettono nelle mani non sono nostri ma dei poveri; tutta la nostrapreoccupazione e la nostra sollecitudine va finalizzata al mettererealmente a disposizione della promozione integrale di quanti sonorimasti indietro nella vita il maggior numero di risorse economiche.

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tutte le nostre comunità religiose tendono all’auto sostentamentoeconomico e studiano di rinnovare la forma di povertà comunitariaper rendere credibile e visibile il voto religioso nei vari contestisociali nei quali esse vivono. Ci motiva a stare con i poveri, anche a “sporcarci le mani” nel ser-virli, affidando alcuni aspetti più amministrativi e gestionali a laicicompenetrati del carisma guanelliano, la consapevolezza che essici “evangelizzano”, ci aiutano a tradurre la carità in forme concre-te e rispondenti alle loro reali esigenze e a mantenere vivo il nostrolegame con Cristo (Mt 25). Riteniamo il criterio della vicinanza aipoveri, nel loro contesto di vita, necessario per discernere, di casoin caso, se sia opportuno che il nostro servizio si configuri in unaforma agile o in una forma più articolata e complessa.

2. La comunione dei beniCi lasciamo illuminare dalla testimonianza degli apostoli Pietro eGiovanni nel noto episodio dell’incontro con lo storpio presso laporta bella del tempio di Gerusalemme, che ha fatto da filo con-duttore ai nostri lavori capitolari: «nel nome di Gesù…quello che hote lo do!» (At 3,6) e facciamo nostro l’impegno di coltivare la “cul-tura del dono, della gratuità e della comunione”, che mediamo dalVangelo. Attorno a questi valori sentiamo importante riprogettaresempre le nostre scelte economiche. Riteniamo necessario, in questa prospettiva, assicurare agli organi-smi di governo della Congregazione (Curia generalizia, Province,Delegazione) un fondo per la gestione delle attività legate agli stes-si organismi o per sostenere particolari progetti di carità o affron-tare situazioni di emergenza; tuttavia, sentiamo improcrastinabilela revisione dell’attuale sistema di contribuzione e ci impegniamoad individuare ed esperimentare nuove formule.

3. La collaborazione dei laici nel servizio dellacarità La prospettiva nella quale ci vogliamo situare per amministrare e

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gestire evangelicamente i beni della Provvidenza è la chiamata deilaici a condividere con noi religiosi guanelliani la sollecitudine el’organizzazione del servizio dei poveri. È una chiamata che pro-viene dal battesimo e spazia oltre la condivisione, per raggiungereforme di responsabilità, anche diretta, che la reciproca stima e fidu-cia, il necessario discernimento comunitario, il dialogo con gli orga-nismi di governo della Congregazione, possono aiutare a indivi-duare. La professionalità nell’ambito amministrativo e gestionaleche i laici possono donare a noi religiosi è una ricchezza di cui nonpossiamo privarci e dobbiamo considerarla come un dono dellaProvvidenza. L’organizzazione amministrativa gestionale dellenostre opere caritative può trarre molti benefici e assumere nuoveconfigurazioni rispetto alla nostra tradizione.

4. Cittadini del mondoIn rapporto al contesto di globalizzazione nel quale viviamo, sen-tiamo la necessità che lo stile di governo della Congregazione, atutti i livelli, sia improntato ad un rinnovato sistema di pensiero edi azione, che vediamo ben espresso nel binomio inscindibile: thinkglobally and act locally” (pensare globale e agire locale).L’attenzione al globale non deve mortificare l’attenzione al locale.In questa prospettiva, il discernimento comunitario dovrà guidarcia ripensare in termini progettuali la composizione delle comunitàlocali per renderle sempre più “internazionali”; a tenere costante-mente in stato di verifica la validità delle scelte operative circa l’ac-corpamento di strutture di governo a livello macro (Province) e alivello micro (economati locali…); a rimodulare, secondo la neces-sità dei tempi, il ruolo dei Consiglieri generali; a rivedere anche lenorme di diritto proprio del nostro Istituto (Regolamenti) per con-seguire una maggiore unità di direzione e una maggiore efficaciaoperativa.

(Sintesi del lavoro della 4ª Commissione)

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LInEE DI AttUAZIOnE

DISTINZIONE TRA CONTABILITÀ DELL’OPERA O ATTIVITÀ E

CONTABILITÀ DELLA COMUNITÀ RELIGIOSA (Mozione)

Al fine di rendere più trasparente la testimonianza del voto dipovertà, il Capitolo generale chiede che in ogni comunitàreligiosa si applichi la rendicontazione della contabilità informa distinta e separata da quella dell’attività, Opera oParrocchia. Gli Economati provinciali forniscano alle comunitàmezzi idonei e modalità adatte per rendere questo indirizzo sem-pre più operativo ed efficace.

PREPARAZIONE E FORMAZIONE DI CONFRATELLI ALLA

GESTIONE AMMINISTRATIVA DELLE OPERE (Mozione)

Per aiutare le comunità religiose a vivere, anche nell’aspetto eco-nomico, la consacrazione religiosa e la vita comunitaria, il Capitologenerale chiede che i Superiori e i Consigli diProvincia e di Delegazione provvedano a preparare eformare alcuni confratelli alla gestione economica ed amministra-tiva.

VERSO L’AUTONOMIA ECONOMICA DELLE PROVINCE,DELLA DELEGAZIONE E DELLE CASE (Proposta)

Per continuare ad assicurare ai nostri poveri una vita dignitosa e pro-teggere, nel limite del possibile, il posto di lavoro degli operatoridelle nostre case, il Capitolo generale chiede alle Province, allaDelegazione e a ciascuna Comunità di impegnarsi apercorrere la strada dell’autonomia delle risorse economiche e finan-ziarie, suscitando la necessaria creatività da parte di tutti, religiosi elaici, e impegnandosi a elaborare annualmente e rispettare un pianoeconomico e finanziario che assicuri il pareggio tra costi e ricavi.

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RISORSE ECONOMICHE ALTERNATIVE (Mozione)

L’Assemblea capitolare trasforma in mozione la Proposta n. 54 del18° Capitolo generale.Il Capitolo:a. vede opportuna la costituzione, nelle Case e nelle Province

e nella Delegazione, di gruppi di lavoro composti da reli-giosi e laici, che abbiano come scopo il reperimento in locoe all’estero di risorse, anche attraverso l’attività dei confratelli, igemellaggi, le adozioni a distanza, le Pie Opere e attività simila-ri;

b. reputa lecito che quando se ne presenti l’opportunità, e dopoaver sentito la comunità locale, si possano destinare alcuni beniimmobili non più utilizzabili per fini istituzionali di attività cari-tative, come fonte di risorse economica, attraverso la gestionecommerciale delle strutture affidate a terzi. La gestione siasotto la dipendenza diretta dei Superiori maggiori e l’iniziativaesprima chiaramente la finalità caritativa verso i poveri;

c. è favorevole, quando non fossero in contrasto con la cultura ele leggi del luogo, che si possano creare e gestire, indiretta-mente, attività commerciali, ma esclusivamente sotto la respon-sabilità, l’organizzazione e la decisione dei Superiori maggiori,anche per quanto concerne l’uso delle risorse ricavate.

RAPPORTO TRA PARROCCHIE E PROVINCE E DELEGAZIONE

(Mozione)

L’Assemblea capitolare conferma la Mozione n. 50 del 18° Capitologenerale, che riguarda il Rapporto tra parrocchie e Province eDelegazione. Consapevoli che la parrocchia non è affidata al sin-golo confratello, ma alla Congregazione, con conseguente respon-sabilità della medesima, i parroci, che operano in parrocchie i cuiedifici non sono di proprietà della Congregazione, oltre che al

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Consiglio di Casa, si sentano obbligati a presentare, in visione, alConsiglio provinciale o di Delegazione, per iscritto, i programmi diristrutturazione e di interventi di straordinaria amministrazione,accompagnati da progetti, preventivi, copertura economica, tempidi realizzazione e, al termine, anche di consuntivi finali.

ECONOMIA E AMMINISTRAZIONE (Mozione)

L’Assemblea capitolare conferma la Mozione n. 51 del 18° Capitologenerale che riguarda il tema Economia e amministrazione dellecase. Si chiede ai Superiori provinciali e delle Delegazioni di pro-grammare la politica economica del triennio e di provvedere che intutte le comunità essa venga fatta conoscere e applicata.

MANUALE ECONOMICO E AMMINISTRATIVO (Proposta)

Il Capitolo generale invita le Province ad adottare il ManualeEconomico Amministrativo, elaborato dall’Economo generale, comestrumento tecnico per uniformare l’amministrazione dei beni e l’or-ganizzazione delle attività nelle comunità e nelle opere dellaCongregazione. Ciascuna Provincia, attraverso il proprio Eco no -mato, adegui il Manuale alla propria realtà e a quella delle nazioniche la compongono, in modo che esso venga adottato in tutte lecase e comunità ad experimentum nel prossimo sessennio.

CALCOLO “A QUOTA FISSA” DEI CONTRIBUTI DA VERSARE

ALLA CURIA GENERALIZIA (Mozione)

Il Capitolo generale ribadisce il valore della comunione dei benicome unica via da percorrere e non solo per ragioni di sopravvi-venza economica (“insieme costa meno”), ma soprattutto perragioni di senso e di testimonianza (“insieme è più bello, più veroe più giusto”). Per questo, ritiene opportuno che tutte leProvince e la Delegazione della Congregazione parteci-

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pino alla contribuzione verso la Curia generalizia. Preso atto checonfratelli e Capitoli provinciali hanno inoltrato richiesta di cam-biare l’attuale sistema di calcolo e di raccolta dei contributi, ilCapitolo generale decide che sia sperimentato, nel prossimo ses-sennio, un nuovo sistema di contribuzione denominato “a quotafissa” e qui di seguito descritto: a. base da cui partire è il fabbisogno della Curia generalizia, sta-

bilito annualmente in rapporto al bilancio consuntivo e al volu-me dei contributi su proventi per successioni o legati dell’annoprecedente;

b. applicando quanto disposto dal n. 391 dei nostri Regolamenti,le Province versano il contributo così determinato alla Curiageneralizia;

c. le Province, in dialogo con le comunità, individuano le forme dicontribuzione più eque e più opportune da applicare a ciascunacasa per recuperare la quota fissa da versare alla Curia gene-ralizia e la quota necessaria al proprio fabbisogno.

d. Dopo il primo triennio di entrata in vigore del nuovo sistema, ilConsiglio generale, in dialogo con i Superiori di Provincia e diDelegazione, farà una verifica per apportare eventuali modifi-che.

CALCOLO DEI CONTRIBUTI DA VERSARE ALLE PROVINCE E

ALLA CURIA GENERALIZIA SUI PROVENTI DA SUCCESSIONI

E LEGATI (Mozione)

Il Capitolo generale stabilisce (Regolamenti n. 391) che suiricavi netti da successioni e legati si applichi una contribuzione del15% a favore della Curia generalizia e 15% a favore della Provinciao della Delegazione.

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CALCOLO DEI CONTRIBUTI DA VERSARE ALLE PROVINCE E

ALLA CURIA GENERALIZIA SUI RICAVI DA VENDITA DI IMMO-BILI DISMESSI (Mozione)

In caso di vendita di immobili dismessi dall’attività, il Capitologenerale, rifacendosi al Decreto del Superiore generale e suoConsiglio (Prot. 12.02.09 del 7/02/2009), che in parte modificail n. 366 dei Regolamenti, stabilisce (n. 391 Regolamenti) che siapplichi la seguente ripartizione dei ricavi: a. nel caso di chiusura totale dell’attività e della comunità, i pro-

venti netti della vendita saranno ripartiti al 50% tra Curia gene-ralizia e Provincia;

b. nel caso di vendita parziale della proprietà immobiliare di unacasa o comunità, che continua la sua attività, i proventi dellavendita verranno ripartiti nella misura del 50% alla Casa oComunità e del 25% alla Curia generalizia e 25% allaProvincia.

SANATIO DEL DEBITO PER CONTRIBUTI ARRETRATI MATURATO

DALLE PROVINCE ITALIANE VERSO LA CURIA GENERALIZIA

(Mozione)

Condividendo la politica del “condono del debito” attuata, in occa-sione della Canonizzazione del Fondatore, dalle due Province ita-liane verso le rispettive case a riguardo dei contributi arretrati, ilCapitolo generale sollecita vivamente il Consiglio generale adapplicare una “sanatio” totale del debito che le Case dellaProvincia Sacro Cuore e della Provincia Romana San Giuseppehanno accumulato nei propri confronti per i contributi maturati finoal 31/12/2010.

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AFFIDAMENTO AI LAICI DEGLI INCARICHI DI RESPONSABI-LITÀ E DIREZIONE NELL’AMBITO ECONOMICO E AMMINI-STRATIVO (Mozione)

Il Capitolo generale reputa opportuno affidare a laici, preparati edi provata fiducia, la gestione amministrativa ed economica di alcu-ne nostre case, assicurando ad essi il necessario appoggio e un con-fratello di riferimento, in modo che anche queste case o attivitàaffidate ai laici possano essere effettivamente considerate diretta-mente gestite dalla Congregazione.

AFFIDAMENTO DELLA SUPERVISIONE ECONOMICA E AMMI-NISTRATIVA A PERSONE COMPETENTI (Proposta)

Rilanciando la Proposta n. 57 del 18° Capitolo generale, l’As -semblea capitolare ritiene opportuno affidare ad un amministrato-re competente (religioso o laico) la supervisione degli uffici di eco-nomato e amministrazione di case vicine o del medesimo settore.

RUOLO DEI CONSIGLIERI GENERALI (Mozione)

L’Assemblea capitolare conferma la Mozione n. 44 del 18° Capitologenerale che riguarda il Ruolo dei Consiglieri generali.a. Pur lasciando libero il Consiglio generale di nominare

alcuni Consiglieri Responsabili di settori di attività, si chiede didare preferenza al Consigliere di area geografica. I suoi compi-ti possono essere i seguenti:1. dedicare maggior tempo di permanenza nell’area a lui affi-

data;2. mantenere stretto rapporto re sintonia con i Consiglio pro-

vinciali e di Delegazione;3. trasmettere e animare i valori del Capitolo generale e la pro-

grammazione del Consiglio generale;

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4. partecipare soprattutto ai momenti di programmazione everifica della Provincia o Delegazione;

5. aggiornare il Consiglio generale sulla situazione e sulle pro-blematiche della sua area;

6. risolvere, su delega del Superiore generale, eventuali speci-fiche tematiche.

A loro volta i Superiori di Provincia o di Delegazione favoriscano ilcompito del Consigliere generale attraverso il dialogo di conoscen-za sulla situazione e sui problemi della Provincia e con una fattivacollaborazione.

b. È necessario che il Consigliere di area geografica faccia cono-scere i tempi di presenza nella sua zona; a questo proposito ilConsiglio generale predisponga il suo calendario annuale, fissila data delle riunioni del proprio Consiglio e li porti a cono-scenza di tutta la Congregazione.

CONSIGLIERI GENERALI E RESPONSABILITÀ LOCALI

(Proposta)

L’Assemblea capitolare, pur lasciando libero il Consiglio generale didecidere diversamente in caso di situazioni particolari, al fine diassicurare una maggiore disponibilità per il ruolo specifico dell’a-nimazione, ritiene opportuno che i Consiglieri generali,come previsto nei n. 285 e 286 dei Regolamenti, risiedano nor-malmente nella medesima casa in cui dimora il Superiore genera-le e non assumano normalmente compiti di responsabilità nellecomunità locali.

NOMINA DEL SEGRETARIO GENERALE (Mozione)

Il XIX Capitolo generale chiede che il segretario generalesia nominato dal Consiglio generale (e non dal Capitolo generale),

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all’interno o all’esterno del medesimo Consiglio e con voto colle-giale dello stesso Consiglio generale.

NOMINA DELL’ECONOMO GENERALE (Mozione)

Il XIX Capitolo generale chiede che l’economo generale sianominato dal Consiglio generale (e non dal Capitolo generale),all’interno o all’esterno del medesimo Consiglio e con voto colle-giale dello stesso Consiglio generale.

NUOVE PROVINCE ESTESE IN AMPIE ZONE GEOGRAFICHE

(Proposta)

Si chiede al Consiglio generale di verificare, attraverso ildialogo con i Consigli provinciali e le singole comunità, l’efficaciadei criteri e delle modalità con i quali sono state costituite le nuoveProvince e di considerare eventuali modifiche.

PARTECIPAZIONE DI DIRITTO AL CAPITOLO GENERALE DEL

SUPERIORE DI DELEGAZIONE DIPENDENTE DAL SUPERIORE

GENERALE (Mozione)

L’Assemblea capitolare stabilisce che il Superiore dellaDelegazione dipendente dal Superiore generale e suo Consigliopartecipi come membro di diritto al Capitolo generale.

PARTECIPAZIONE DI DIRITTO AL CAPITOLO GENERALE DEL

SUPERIORE DI DELEGAZIONE DIPENDENTE DAL SUPERIORE

PROVINCIALE (Mozione)

L’Assemblea capitolare stabilisce che il Superiore dellaDelegazione dipendente dal Superiore provinciale e suo Consigliopartecipi come membro di diritto al Capitolo generale.

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DIRETTORIO DEI CAPITOLI (Mozione)

Il XIX Capitolo generale approva il Direttorio dei Capitoli(editato in luglio 2012), e lo assume come appartenente al dirittoproprio dell’Istituto.

RELAZIONE ECONOMICA (Mozione)

Il XIX Capitolo generale approva la Relazione economicadell’Economo generale, anche alla luce della verifica e degli appor-ti dei “revisori dei conti”.

MOZIONE FINALE (Mozione)

Il Capitolo dà al nuovo Consiglio generale il compito di ritoccare,precisare ed adattare nella forma tutte le proposte e le mozioniapprovate dal Capitolo generale, di promulgarle e renderle opera-tive nel sessennio.

MOZIONI DI APPROVAZIONE DEI VERBALI E DI CHIUSURA

DEL XIX CAPITOLO (Mozione)

a. L’Assemblea capitolare approva i verbali del Capitolo e conferi-sce ai segretari del Capitolo il mandato di uniformarne la ste-sura.

b. L’Assemblea capitolare, per alzata di mano, esprime parerefavorevole alla chiusura ufficiale del XIX Capitolo generale deiServi della Carità.

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COSTITUZIONI E REGOLAMENTI Il Capitolo, inoltre, ha voluto riprendere in considerazione i nostritesti di Regola (Costituzioni e Regolamenti generali) e ha deciso diapportare in essi alcune modifiche o aggiunte, alla luce della rifles-sione sulla nuova Evangelizzazione.Fondamentalmente la motivazione che ha portato il Capitolo a que-sta decisione è stata la necessità di aggiornare le nostre norme aicambiamenti avvenuti nella Chiesa e nel mondo, particolarmente ariguardo di:- partecipazione ai laici del nostro carisma e loro coinvolgimento

nella missione;- l’apertura della Congregazione a nuove culture;- l’evoluzione della povertà nel territorio in cui già siamo pre-

senti con opere tradizionali e la conseguente necessità della‘fantasia della carità’;

- i nuovi areopaghi in cui annunciare il Vangelo della carità;- le nuove forme in cui si esprime la cultura contraria al Vangelo

che rende necessaria una più vigorosa e visibile difesa dellavita e della famiglia.

Per le Costituzioni: il Capitolo ha approvato una serie di modi-fiche o di aggiunte che dovranno essere presentate alla S. Sede perl’approvazione canonica. Per i Regolamenti generali: il Capitolo ha autorizzato ilConsiglio affinché con apposita Commissione riveda i Regolamenti,in applicazione delle Costituzioni e in consonanza con le modifichesopra approvate, tenendo presenti anche le mozioni approvate neiprecedenti Capitoli generali.

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SChEDA PER L’APPLICAZIOnE DEL 19° CAPItOLO GEnERALEA livello personale:Applicando il n. 6 dei nostri Regolamenti: “Ogni confratello perio-dicamente mediti sulle Costituzioni e ne usi per la sua preghierapersonale”, si consiglia, per esempio nella Quaresima, di unirealla lettura delle Costituzioni la revisione di quei punti che ilCapitolo ha evidenziato per il rinnovamento della nostra vita reli-giosa e del nostro apostolato.

A livello comunitario:Ogni Comunità nella propria programmazione annuale, e special-mente nella revisione da compiersi alla fine dell’esercizio sociale,prenda in considerazione i vari punti che il Capitolo affida allaresponsabilità sia del Superiore locale o della Comunità stessa perverificarne la fedeltà e per stimolarne l’impegno dei confratelli.

A livello di Organi di Governo (Consigli locali,Provinciali, di Delegazione o Generale):Programmare annualmente (o in tempi e modi appropriati) quan-to il Capitolo generale affida ai diversi Organi di Governo per laloro realizzazione. Alcuni temi particolari proposti dal Capitologenerale siano trattati anche a livello intercomunitario o interpro-vinciale e se ne dia comunicazione ai confratelli per favorire ilsenso di unità spirituale e di appartenenza effettiva allaCongregazione.

A questo riguardo il Consiglio generale si impegna ad approfondi-re un tema annuale da offrire per la riflessione e la nostra testi-monianza religiosa comunitaria.

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Indice

Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . .

ANNO DELLA FEDE . . . . . . . . . . . . . . . . . .

ALCUNE OSSERVAZIONI SUL METODO USATO . . . . . . . . . .

COMUNITÀ CHE EVANGELIZZANO CON E NELLA CHIESA . . . . . . .

COMUNITÀ CHE AFFASCINANO CON LA BELLEZZA DEL CARISMA . . . .

COMUNITÀ CHE ACCOLGONO LA SFIDA DELLA MISSIONE

NEI NUOVI AEROPAGHI . . . . . . . . . . . . . . . . .

COMUNITÀ COINVOLTE NEL PROGETTO DI POLITICA ECONOMICA

E DI GOVERNO DELLA CONGREGAZIONE . . . . . . . . . . . .

COSTITUZIONI E REGOLAMENTI . . . . . . . . . . . . . .

SCHEDA PER L’APPLICAZIONE DEL 19° CAPITOLO GENERALE . . . . . .

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Dio Padre Provvidente,tu illumini con la tua presenza tutto l’universo

e chiami tutti noi a cooperare con teperché ogni uomo riceva in dono Pane e Paradiso.

noi ti benediciamo.

Signore Gesù Buon Samaritano,tu sei modello per la nostra vita consacrata.

tu ci nutri alla mensa della tua Parolae del tuo Corpo immolato

e ci invii a servire e ad evangelizzare i poveri.noi ti ringraziamo.

Spirito Santo Amore,tu raccogli la famiglia guanelliana nell’unità

e sostieni la Chiesa nell’impegno della nuova Evangelizzazione,ispira e guida il nostro cammino

di santità e di testimonianza evangelica.

Noi ti invochiamo. Maria, Madre della Divina Provvidenza,tu brilli come stella sul nostro futuro,

rendici gioiosi animatori dei laici guanellianiper fare della carità il cuore del mondo.

noi ti preghiamo.

San Luigi Guanella, nostro Fondatore,affidiamo alla tua intercessione

la nostra vita e la nostra missionein questo nuovo Sessennio.

Rendici attenti ai segni dei tempiper incarnare il tuo carisma di carità.

Amen.

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3 F P H O T O P R E S SViale di Valle Aurelia, 105

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Stampato nel mese di ottobre 2012