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INFERMIERE proge tt o ANNO 2014 • N. 2 Tariffa stampe periodiche in regime libero - Poste Italiane S.p.A Spedizione in abbonamento postale 70% - DBC Genova In caso di mancato recapito restituire a: Collegio IPASVI - Via SS. Giacomo e Filippo 19/7 - 4º piano - 16122 GENOVA Collegio di Genova www.genova.ipasvi.it focus su L’intervento riabilitativo di gruppo: una risorsa dell’infermiere in ambito psichiatrico territoriale Identità di Noi: istantanea degli Infermieri del nostro Collegio IPASVI Piano formativo IIº semestre 2014

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INFERMIEREprogetto

ANNO 2014 • N. 2Tariffa stampe periodiche in regime libero - Poste Italiane S.p.A

Spedizione in abbonamento postale 70% - DBC GenovaIn caso di mancato recapito restituire a: Collegio IPASVI - Via SS. Giacomo e Filippo 19/7 - 4º piano - 16122 GENOVA

Collegio di Genovawww.genova.ipasvi.it

focus su

L’intervento riabilitativo di gruppo: una risorsa dell’infermiere in ambito psichiatrico territoriale

Identità di Noi: istantanea degli Infermieri del nostro Collegio IPASVI

Piano formativo IIº semestre 2014

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INFERMIEREprogetto

Collegio di Genova

sommarioTrimestrale del Collegio IPASVI

di Genova

Direttore ResponsabileCarmelo Gagliano

Vice DirettoreMarisa De Paoli

In RedazioneGagliano Carmelo, De Paoli Marisa,

Tibaldi Laura, Vivaldi Ezio, Biasotti Antonella Marina,

Canepa Maurizio, Chiesa Stefano, Crepaldi Bruna, Del Papa Marcello,

Federico Luigi, Fiorenza Antonio, Profumo Paola, Porcu M. Assunta, Ruggiero Salvatore, Serpico Stella

Impaginazione e stampaEnnegi s.a.s. - Genova

Redazione e Ufficio stampaVia SS. Giacomo e Filippo 19/7

4º piano16122 Genova

Tel. 010.590611Fax 010.8442516

www.genova.ipasvi.ite-mail: [email protected]

La riproduzione e la stampa, anche parziale di articoli

e immagini del giornale, sono formalmente vietate

senza la debita autorizzazione dell’editore.

Registrazione Tribunale di Genovan. 42/91 del 3/12/1991

Hanno collaborato a questo numero:Luca Cozzolino, Beatrice Borniotto, Diletta Cavagnino, Vanessa Ferreri, Roberta Pascali, Marcello Del Papa,

Giorgio Schiappacasse,Raul Quinzi, Ezio Vivaldi,

Salvatore Ruggiero, Carmelo Gagliano.

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L’editoriale

Etica o azzardo

Bilancio consuntivo 2013

Notizie in breve

L’intervento riabilitativo di gruppo:una risorsa dell’infermiere in ambito psichiatrico territoriale.

Identità di Noi:istantanea degli Infermieridel nostro Collegio IPASVI

Il bambino e l’assistenza territoriale:un nuovo progetto

Recensione

Piano formativo IIº semestre 2014

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l’editorialedi Carmelo Gagliano

Cari Colleghi,

il privilegio e la fortuna di poterVi parlare e scrivere tramite il notiziario mi trova in obbligo di ringraziare Voi tutti a nome mio personale e di tutto il Consiglio Direttivo per questi tre anni trascorsi insieme. A novembre si svolgeranno le elezioni per il rinnovo degli organi collegiali e vi esortiamo a partecipare numerosi a questo importante appuntamento.Sono stati molti i fronti su cui abbiamo dovuto impegnare energie e risorse e il contributo di ognuno di voi è stato determinante nel far crescere l’autorevolezza della professione e la qualità dell’assistenza garantita ai nostri cittadini. Ma la situazione non è delle più semplici e ci deve vedere continuamente operare con la massima attenzione su tutti i fronti. Per iniziare la riflessione occorre prendere atto che in Italia non si vuole ancora valorizzare appieno l’assistenza infermieristica poiché gli atti di politica sanitaria in oggi imperversano nel “medicalizzare” la salute: negli ultimi 10 anni in Italia sono diminuiti del 26% i dipendenti del ruolo medico a fronte di una riduzione del 34% del personale infermieristico!! Alla faccia dell’estensione dell’assistenza sul territorio e quant’altro!! Se a questi dati aggiungiamo le assunzioni che continuano a latitare. Come sempre, purtroppo, nel periodo delle ferie estive abbiamo registrato un ulteriore peggioramento della situazione in molti ospedali, anche i più qualificati, dove la carenza di infermieri ha già prodotto una forte riduzione delle prestazioni costringendo i pochi colleghi in servizio a turni di lavoro doppi e orari massacranti. Ma ci siamo stati e abbiamo mantenuto l’impegno per fronteggiare le rimostranze dei cittadini e per giustificare i disservizi o l’impossibilità di soddisfare le richieste dell’utenza per mancanza di personale. Ho ricevuto personalmente una telefonata da parte del marito di una sig.ra ricoverata perché facessi da portavoce alla Coordinatrice infermieristica Cristina, della professionalità e dedizione con la quale gli infermieri di reparto si prendono cura della congiunta costretta a letto e con quali attenzioni riescono a relazionarsi con tutti i familiari.Di situazioni come queste ne viviamo centinaia al giorno ma chiediamo alle istituzioni di intervenire presto per sanare la carenza di risorse nei servizi sanitari perché diversamente a breve non saremo più in grado di garantire la tenuta della rete dell’emergenza, dei reparti ospedalieri, dei servizi territoriali e domiciliari.Servono azioni immediate per rafforzare gli organici infermieristici e tutelare gli operatori dai notevoli rischi professionali connessi alle difficili condizioni di lavoro attuali, non più sopportabili e che violano diritti inalienabili come quello ad un adeguato riposo.Infatti il primo fronte per rafforzare l’offerta assistenziale alla cittadinanza riguarda l’occupazione dei giovani colleghi: sono ancora tanti, troppi i colleghi che faticano a trovare una loro collocazione lavorativa degna di questo nome. Possiamo definirle indecenti le condizioni lavorative di molti colleghi che operano e si impegnano nelle strutture sanitarie e per questo ci stiamo attivando per creare la giusta sinergia con le altre istituzioni regionali e sindacali

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allo scopo di garantire condizioni di lavoro e opportunità che siano rispettose delle prestazioni offerte ai cittadini e anche delle condizioni di lavoro in cui operano i colleghi. E mi spiace molto, ci ferisce, leggere la mail di Marco che sconfortato dichiara di arrendersi all’impossibilità di poter lavorare con la professionalità dovuta, di cui è portatore all’interno di un contesto organizzativo che quotidianamente mortifica e aliena il lavoro assistenziale. Queste sono battaglie che dobbiamo condurre insieme aggregando le forze e mantenendo sempre presente a noi stessi che l’obiettivo ultimo deve essere la sicurezza e attenzione al cittadino sano e/o malato.In occasione delle celebrazioni per la giornata internazionale dell’Infermiere abbiamo deciso di dedicare una riflessione, in merito alla violenza contro le donne attraverso la realizzazione di un progetto dal titolo “Neancheconunfiore” che potete visionare all’indirizzo http://www.neancheconunfiore.it/.Si tratta di sito nel quale abbiamo definito uno spazio per dialogare e permettere a chi ne ha bisogno di esprimersi, di far sapere che lì ci sono delle persone, dei professionisti che non vogliono essere “imbecilli”, che non ci stanno più, che non sono indifferenti nei confronti della violenza, delle diverse manifestazioni della violenza.L’argomento trattato suscita sempre interesse, soprattutto in una professione nella quale la maggioranza dei lavoratori è di sesso femminile. La preparazione dell’evento ha necessitato tempo, risorse, idee, energie passione e per questo Vi chiediamo di visionare il sito e partecipare alla crescita di questo importante servizio a favore di tutti. E’ anche doveroso ritornare sul tragico episodio accaduto il 12 aprile presso il DIMI dell’ospedale San Martino dove un rogo ha determinato il decesso di una persona ricoverata; all’interno di questo notiziario ricordiamo la celebrazione e il riconoscimento pubblico che è stato doverosamente consegnato a Simona e Barbara: GRAZIE!!In parallelo non manca l’attenzione a garantire momenti formativi e di aggiornamento attraverso il piano formativo del secondo semestre 2014, ricco di eventi e pregnante nei contenuti quale frutto delle vostre proposte e interventi. E vogliamo annoverare nel carnet dell’impegno formativo e dell’alto senso di responsabilità deontologica e civica la settimana pubblica che la società SIMEU ha organizzato in tutta Italia e anche qui a Genova per dialogare, informare, formare ed educare i cittadini alla conoscenza consapevole dei servizi e strutture dedite alla prima emergenza. Un sentito ringraziamento a tutti coloro i quali hanno garantito la buona riuscita dell’evento (colleghi, CIVES, volontari) e in particolare un grazie ad Andrea.Naturalmente non mancherà all’appuntamento il Progetto Rete con il congresso provinciale che si svolgerà nel mese di novembre p.v. e che viene meglio dettagliato nel piano formativo che trovate nell’ultima pagina di copertina.Concludo e nella suggestione di abbracciare Voi tutti per un caloroso saluto ci sembra bello ricordare le parole profetiche di F. Nightingale

Secondo me la missione delle cure infermieristiche in definitiva è quella di curare il malato a casa sua (…) intravedo la sparizione di tutti gli ospedali e di

tutti gli ospizi. (…) ma a che cosa serve parlare ora dell’anno 2000?”Pasqua 1889

Buon lavoro a tuttiCarmelo Gagliano

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Etica o azzardo

Il Collegio IPASVI di Genova ha deliberato di aderire alla Carta dei Valori contro il gioco d’azzardo e ritiene di doverne dare pubblica divulgazione affinchè i singoli e le associazioni possano aderire e divulgare questo importante impegno per una società attenta e a tutela dei propri cittadini.

“L’azzardo NON è un gioco” è una iniziativa di sensibilizzazione pubblica a cui possono aderire in modo libero ed autonomo associazioni, istituzioni, enti e singole persone.

“L’azzardo NON è un gioco” segnala che l’azzardo è una vera e propria fabbrica di povertà, materiale e morale, e che crea un grave danno alle persone, al sistema educativo, all’economia reale e alla società tutta.

Si pone l’obiettivo di promuovere in tutta la nostra società una maggiore consapevolezza sui problemi correlati a tutte le forme di azzardo e ha lo scopo di favorire, incoraggiare e sostenere forme attive di partecipazione, di informazione e di scelte finalizzate a prese di posizione sia individuali che collettive nei confronti dei rischi azzardo-correlati.

L’adesione a “L’azzardo NON è un gioco” è gratuita ed avviene attraverso la sottoscrizione della presente CARTA DEI VALORI per condivisione delle proposte esposte nei punti successivi.

Ciascuno degli aderenti (singoli o associazioni) si impegna personalmente a farne testimonianza attiva e ad essere coerente con i principi contenuti in questa Carta nelle forme singole o cooperative che riterrà più opportune.

1° - Tutti hanno diritto fin dall’infanzia ad una informazione chiara, costante ed imparziale (non inquinata da conflitti di interesse) sulla reale natura dell’azzardo, sui rischi e sui danni - anche passivi - che possono derivare dalle diverse forme di azzardo e dall’associazione con altri comportamenti problematici o illegali.

L’offerta d’azzardo ed i comportamenti correlati inquinano gravemente ed in vari modi il nostro ambiente sociale:provocano danni alle persone e alle famiglie nascondono la reale natura dell’azzardo, basato su probabilità sempre sbilanciate a favore del gestore, non modificabili dalle capacità e dalle scelte delle persone che, per scarsa o scorretta informazione, credono al contrario di poter influire sul risultato incrementano il “debito educativo”, oggi vera e propria emergenza, alimentando l’illusione che nella vita possano essere evitati applicazione e fatica e che la propria realizzazione personale possa essere raggiunta attraverso la manipolazione della sorte e non grazie all’impegno quotidiano nella vita, nelle relazioni e nel lavoro sottraggono ingenti risorse finanziarie all’economia reale incrementano le sperequazioni nella distribuzione della ricchezzafavoriscono e coprono comportamenti illegali: usura, riciclaggio, corruzione, ecc...Vengono così disattesi i seguenti articoli della nostra Costituzione: l’Art. 1: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”; l’Art. 3: “È compito della Repubblica… rimuovere gli ostacoli che… impediscono il pieno sviluppo della persona umana” e l’Art. 32: “La Repubblica… tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività…”.

2° - Tutti i bambini e gli adolescenti hanno il diritto di crescere in un ambiente protetto dagli effetti negativi che possono derivare dall’azzardo e dalla relativa pubblicità, sia diretta che indiretta, nei mass-media, in tv, nel web ed in altre forme di comunicazione.Tutte le persone e le famiglie in situazione di difficoltà economica o esistenziale hanno diritto di essere protette ed informate in modo costante e comprensibile sui rischi e sui danni azzardo-correlati. Tutti coloro che hanno avuto danni dall’azzardo o avvertono il rischio azzardo-correlato hanno il diritto di essere salvaguardati da pressioni in direzione del “consumare azzardo” e sostenuti nel loro comportamento.Tutti i cittadini hanno il diritto, secondo il principio della massima trasparenza, di poter conoscere e accedere alle procedure, alle modalità di controllo ed ai

www.eticaoazzardo.it

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nomi dei titolari delle concessioni statali sull’azzardo. In particolare, per resistere a questa forma di inquinamento sociale, è necessario dar modo a tutti coloro che avvertono il pericolo di unire le forze in forme di aggregazione e azioni di difesa collettive rendendo ciò presente e visibile sul territorio nelle più ampie e diverse forme possibili.

3° - “L’azzardo NON è un gioco” valorizza nelle campagne di prevenzione l’approccio di popolazione o di comunità raccomandato dall’O.M.S. (tutta la popolazione, infatti, deve essere sensibilizzata, rispetto al fondamentale ruolo educativo che ognuno di noi ha rispetto a chi ha intorno) e diffonde la conoscenza di forme di trattamento sostenibili, territorializzate ed accessibili a tutti (in primis i gruppi di auto-mutuo-aiuto formati dai cittadini e dalle loro famiglie).Ciascuno degli aderenti alla presente Carta dei Valori si impegna, per quanto possibile, a ri-conoscere e valorizzare nel proprio agire e nelle scelte quotidiane le realtà “senza azzardo” e a rendere esplicita e condivisa tale scelta. Ciò vale anche nei confronti dei programmi televisivi, delle testate giornalistiche e degli altri media. Ai politici, agli amministratori ed ai personaggi pubblici è necessario chiedere di prendere una posizione chiara, esplicita e coerente su tale tema. Tutti sono responsabili.

4° - “L’azzardo NON è un gioco” considera le campagne pubblicitarie sull’azzardo ingannevoli in quanto spingono le persone a credere di poter controllare la sorte laddove per il concetto stesso di azzardo ciò non è né vero né possibile.Le campagne pubblicitarie che incoraggiano all’azzardo e a giocare con moderazione o responsabilmente spingono le persone in errore amplificando l’illusione di poter controllare la sorte e la vittoria. Con l’inganno, quindi, si indebolisce e raggira la volontà delle persone e si ingenera abitudine e rischio di dipendenza.Queste campagne vanno riconosciute con chiarezza come ingannevoli a tutti i livelli.

5° - “L’azzardo NON è un gioco” promuove la riflessione civica sull’etica, sui valori educativi e sulla spiritualità (così come ognuno di noi può intenderla), visti come concreta ed indispensabile esigenza dell’Uomo per condivisi percorsi di crescita e maturazione personale, famigliare, sociale e professionale. Tale riflessione acquista significato solo se parte da un impegno ed una coerenza personale in piccole azioni concrete quotidiane a favore della promozione e protezione della salute dell’individuo, delle famiglie e della collettività.

L’adesione alla Carta comporta l’onere etico implicito nei suoi contenuti e l’impegno a promuoverne la conoscenza tra famigliari, amici o i membri degli enti e associazioni aderenti.Se aderisci verrai inserito in un elenco pubblico alfabetico diviso per: Singoli con possibilità di inserire la propria professione, Enti pubblici, Associazioni.

ALLEGATOProposte e spunti operativi

Ecco abbozzate alcune AZIONI concrete (sono le azioni e le esperienze che cambiano i nostri modi di pensare e sentire) che tracciano una direzione di impegno e ricerca.

1. Data del 3 Giugno: Giornata nazionale sul Gioco per avvertire dell’inganno…. l’azzardo NON è un gioco vero.

2. vetrofania per i locali “senza azzardo”3. impegno in direzione di leggi di iniziativa

popolare4. sostenere la diffusione di materiale

informativo indipendente5. scrivere ai giornali ed intervenire ogni volta

che è possibile per esprimere il proprio parere

6. scegliere per i propri consumi i locali “senza azzardo”

7. partecipare e sostenere i flash-mob spontanei8. chiedere a tutti i partiti di prendere posizione

chiara sul tema e verificare la loro operatività9. chiedere ai singoli politici di prendere

posizione chiara sul tema e verificarne la coerenza

10. chiedere a personaggi pubblici di prendere posizione chiara sul tema e verificarne la coerenza

11. chiedere alle Amministrazioni, Associazioni e altri di aderire alla Carta dei Valori de “L’azzardo NON è un gioco” e di promuoverne la conoscenza tra tutti i cittadini ed in particolare nelle scuole

12. proporre ai comuni di adottare regolamenti chiari e restrittivi

13. chiedere alle forze dell’ordine di controllare che vengano applicate le leggi esistenti

14. sostenere cause pilota sul tema anche tramite la class-action ove possibile

15. adoperarsi per produrre video e altro materiale divulgativo indipendente adatto alle scuole e ad informare la popolazione sui rischi azzardo-correlati

16. chiedere che venga abolita la pubblicità ingannevole

17. chiedere che venga applicata una consistente tassa di scopo su tutte le forme di pubblicità all’azzardo e che questa sia poi utilizzata per campagne di informazione indipendenti per la prevenzione delle dipendenze e del rischio azzardo-correlato

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18. chiedere che vengano legislativamente salvaguardati i bambini e gli adolescenti da forme di pubblicità sull’azzardo sia dirette

che indirette19. Prevedere sanzioni significative20. altro..........

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Bilancio consuntivoanno 2013

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BILANCIO PREVENTIVO 2014

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Notizie in breve

Personale, sottostimato il calo 2011 dell’annuario della Salute: i medici in meno dal 2010 e fino al 2012 sono 2.288

Il rapporto sul personale del Ssn della Salute appena pubblicato parla di 669 medici in meno nel 2011 rispetto al 2010, di un calo di 3.067 dipendenti in tutto il Ssn, ma anche di un aumento di circa 575 infermieri. In realtà, il dato statistico 2011 inserito nel contesto più ampio dei numeri del servizio sanitario analizzati nell’annuario, sottostima una situazione che già dal Conto annuale 2012 assume ben altri contorni. Così, rispetto al 2010 (stesso anno di confronto dei dati dell’annuario della Salute) i medici sono calati nel 2012 di 2.288 unità, gli infermieri non sono aumentati, ma ce ne sono 4.166 in meno e il personale in generale del Ssn si è ridotto di 15.148 unità.E nell’analisi da un anno all’altro, la flessione di personale nel 2012 rispetto al 2011 - come già anticipato a gennaio su Il Sole-24 Ore Sanità e su questo sito - si ferma nel complesso al -1,34% (poco più di 9mila unità in meno), ma nel dettaglio “spariscono” in un solo anno lo 0,61% di medici di cui l’1,98% sono i maschi mentre le donne aumentano. E scompaiono il 2,97% di primari in esclusiva mentre quelli in extramoenia (che sono però solo 286 contro gli 8.218 in esclusiva) salgono del +8,39%. In riduzione anche le altre figure mediche, prima tra tutte i dirigenti di struttura semplice (-5,86%). Ma a ridursi di più è il personale che perde in un anno l’1,48% di organici soprattutto tra infermieri e personale della riabilitazione.Una situazione legata indubbiamente al perdurare dei blocchi del turn over e alla razionalizzazione della spesa che “sega” le gambe a quella del personale sempre constratta a rispettare la regola del -1,4% rispetto alla spesa 2010, come ha anche sottolineato la Fp Cgil medici che commentato il dato sottostimato e più “vecchio” del ministero lo ha giudicato “allarmante” e ha definito «sacrosanto da questo punto di vista l’appello di Health workers for all ai governi europei per chiedere un impegno concreto

contro la carenza prevista di circa un milione di operatori sanitari entro il 2020».

Il personale del Ssn Il personale dipendente del Ssn - a cui il ministero dedica un annuario a sé - è costituito dal personale delle Asl, compreso quello degli istituti di cura a gestione diretta, dal personale delle aziende ospedaliere, aziende ospedaliere integrate con il Ssn e dal personale delle aziende ospedaliere integrate con l’università.Nel 2011 ammonta a 643.169 unità e risulta ripartito: il 70,4% ruolo sanitario, il 18,0% ruolo tecnico, il 11,3% ruolo amministrativo e lo 0,2% ruolo professionale. Nell’ambito del ruolo sanitario, il personale medico è costituito da 106.779 unità e quello infermieristico da 264.378 unità; il rapporto fra infermieri e medici, a livello nazionale, si attesta sul valore di 2,5 infermieri per ogni medico.Nelle strutture di ricovero pubbliche ed equiparate operano 95.913 medici e 243.807 unità di perso-nale infermieristico (non è compreso il personale universitario).

Il confronto con il 2009Situazione ben peggiore invece si delinea confrontando il dato 2012 con quello dell’ultimo anno di contratti. A confermarlo è il fatto che, nel confronto de Il Sole-24 Ore Sanità con i dati del Conto annuale 2012 pubblicato a metà dicembre dalla Ragioneria generale dello Stato con quelli del 2009, il primo vero anno dei piani di rientro e quindi dell’inasprimento del blocco degli organici, in circa metà Italia, le percentuali di riduzione si abbattono in modo evidente: -3,38% di medici (con i primari a -12,99%, 1.227 unità in meno in soli 4 anni), -4,07% di veterinari (anche qui i dirigenti di struttura complessa “crollano” del -11,43%), -5,52% di odontoiatri, -4,63% di dirigenti non medici. E il personale che perde il 2,74% di organici. Tra il personale non dirigente a ridursi di più sono gli operatori del ruolo professionale che scendono del -9,63%, seguiti da quelli del ruolo tecnico e del ruolo amministrativo. Dal 2009 al 2012 in valori assoluti si perdono 20.182 organici, il 2,9% (di cui solo lo 0,3% donne) in meno.

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L’attività fisica moderata riduce la disabilità tra gli anziani

La partecipazione degli anziani a programmi strutturati di attività fisica a intensità moderata riduce in modo significativo il rischio di disabilità rispetto al solo intervento educazionale, secondo i risultati di uno studio pubblicato su Jama. «Per disabilità fisica si intende la perdita della capacità di camminare almeno 400 metri» puntualizza Marco Pahor dell’Università della Florida a Gainesville, coautore della ricerca, presentata anche al convegno annuale dell’American College of Sports Medicine in corso a Orlando, Florida dal 27 al 31 maggio 2014. «La capacità di camminare senza aiuto, è una caratteristica fondamentale per l’autosufficienza di una persona e una ridotta mobilità, comune negli anziani, è un fattore di rischio indipendente di morbilità, mortalità, ospedalizzazione e disabilità» spiega il ricercatore, sottolineando che finora non ci sono molti studi sull’efficacia preventiva dell’attività fisica nei confronti della disabilità dipendente da una ridotta mobilità. Per approfondire l’argomento Pahor e colleghi hanno progettato lo studio LIFE, Lifestyle Interventions and Independence for Elders, assegnando in modo casuale oltre 1.500 soggetti sedentari di entrambi i sessi e di età compresa tra 70 e 89 anni, tutti in grado di camminare per oltre 400 metri, a un programma di attività fisica di intensità moderata oppure di educazione sanitaria su temi riguardanti l’esercizio fisico negli anziani. I partecipanti, selezionati in 8 centri distribuiti sul territorio nazionale, sono stati seguiti in media per 2,6 anni. E i risultati confermano l’ipotesi: una maggiore disabilità con perdita della capacità di camminare per 400 metri è stata osservata nel 30% del gruppo attività fisica e nel 35,5% nel gruppo educazionale. «A nostra conoscenza LIFE è il più grande studio randomizzato sull’esercizio fisico nelle persone anziane, e i risultati suggeriscono che programmi strutturati a intensità moderata sono un intervento fattibile ed efficace per ridurre il carico di disabilità tra gli anziani, a dispetto del declino funzionale» concludono gli autori.

JAMA. Published online May 27, 2014

Congresso SId, Diabete 1: nel futuro screening precoce e vaccinazione

ARTICOLI CORRELATIPrevedere grazie a uno screening precoce l’insorgere del diabete di tipo 1, anticipando in qualche modo le mosse della malattia, e magari in futuro anche “vaccinarsi”, prevenendola o rallentandone il decorso. Sono queste le nuove strategie terapeutiche che saranno delineate al convegno partito ieri della Società italiana di diabetologia (Sid) a Bologna. Grazie a uno studio svolto su 160 famiglie in Sardegna, una delle aree più colpite insieme alla Finlandia, dal diabete di tipo 1, che insorge in età giovanile ed è caratterizzato dall’assoluta mancanza di insulina a causa della distruzione completa delle cellule pancreatiche deputate alla sua produzione- spiega Marco Baroni, coordinatore nazionale della Commissione didattica della Sid- è stato possibile rilevare la presenza di alcuni autoanticorpi, che identificano la malattia e che sono presenti anche mesi o anni prima della diagnosi. «La precoce identificazione dei soggetti a rischio permette di ridurre la possibilità di un esordio acuto della malattia, con chetoacidosi e coma, una condizione talmente grave da rappresentare, nelle sue forme più estreme, un rischio di vita» spiega Baroni. «La possibilità di individuare precocemente i soggetti a rischio - aggiunge Stefano Del Prato, presidente della Società Italiana di Diabetologia - può rivelarsi molto utile anche per verificare l’impatto di terapie per prevenire il diabete di tipo 1 o trattamenti per rallentare l’evoluzione della malattia, tanto più che oggi risultati incoraggianti sono stati ottenuti con terapie di immuno-intervento. Una “vaccinazione” con un antigene bersaglio dell’autoimmunità potrebbe fornire nuove speranze a quelle persone ad alto rischio in quanto familiari di primo grado di pazienti con diabete di tipo 1».

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E-cig anche come medicinali: nelle farmacie controlli sugli effetti nocivi

Ogni singolo produttore di sigarette elettroniche sarà libero di registrare, a livello nazionale, le e-cigarettes come prodotto correlato del tabacco, ma potrà anche sulla base della presentazione del prodotto o delle funzioni a esso attribuite, assoggettarlo alle norme previste per la registrazione dei medicinali o dei dispositivi medici, secondo quanto stabilito dal Codice farmaceutico comunitario (recepito con D.lgs. 219/2006 e succ. mod.) e dalla legislazione UE che dal 1993 regola la produzione dei medical devices (recepita dal D.lgs. 46/1997 e succ. mod.). Qualunque sia però la modalità di registrazione delle sigarette elettroniche, queste non potranno contenere nicotina in forma liquida la cui concentrazione sia superiore ai 20 mg/ml e produttori e importatori saranno obbligati a inviare pertinente notifica prima che i prodotti, non classificati come farmaci o dispositivi medici, siano immessi sul mercato. Questa la motivazione alla base della circolare con cui Federfarma ricorda ai suoi iscritti che oltre ai fabbricanti e agli importatori dei e-cig, anche i distributori (che nel caso siano registrate come farmaco o dispositivo medico sono le farmacie) dovranno istituire e mantengano un adeguato sistema di controllo e di registrazione dei presunti effetti nocivi rilevati, per le misure appropriate alle Autorità competenti. E ricorda a questo proposito che i prodotti venduti sul mercato dovranno essere a prova di bambino e di manomissione. Anche i contenitori di liquido di ricarica, essendo la nicotina una sostanza tossica, dovranno rispondere a determinati requisiti di sicurezza e di qualità. La pubblicità delle sigarette elettroniche e dei contenitori di liquido saranno vietate, in quanto il Legislatore europeo ha ritenuto che queste possano diventare un prodotto di passaggio verso la dipendenza dalla nicotina. La direttiva 2014/40 dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 20 maggio 2016, tuttavia per le sigarette elettroniche prodotte o immesse sul mercato prima del 20 novembre 2016, l’obbligo di conformarsi alla presente direttiva slitterà al 20 maggio 2017.Con l’occasione Federfarma ricorda ai suoi iscritti anche il percorso fatto dalle associazioni dei farmacisti europee per evitare che, grazie alla regolamentazione delle e-cig, si mettesse mano a una deregulation dei farmaci senza ricetta utilizzati per il trattamento sostitutivo della nicotina (cerotti, gomme, compresse, pastiglie, inalatori). Un emendamento dei liberali europei approvato in prima battuta dal Parlamento Ue, mirava infatti a deregolamentare tali farmaci

per allargarne il canale di vendita agli esercizi commerciali autorizzati alla vendita di sigarette elettroniche e di prodotti del tabacco. Ma «grazie all’attività dell’Associazione europea di Bruxelles e dal coordinato impegno di Federfarma e delle altre Associazioni farmaceutiche nazionali» la novità è stata cancellata dal Consiglio dei ministri (che ha, in seguito, convinto Parlamento e Commissione).

Chiusura Opg: ecco le regole della Società italiana di psichiatria per i nuovi percorsi di cura

Il decreto sugli Ospedali psiciahtrici giudiziari sta per essere convertito in legge: lo show down è previsto la prossima settimana alla Camera (il Dl scade il 31 maggio) dove dovrebbe arrivare a metà settimana (mercoledì) la fiducia.E la Società italiana di psichiatria parte all’attacco, proponendo come contributo per la chiusura degli Opg una «Carta per il superamento delle logiche manicomiali». Molte delle richieste inoltrate dalla Società Italiana di Psichiatria sono stare recepite dalla commissione Igiene e Sanità del Senato. Questo segna il passaggio verso una reale conclusione dell’avventura ormai annosa circa la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari in Italia. Restano sul tavolo alcuni problemi di tipo operativo, tre in particolare, che possono essere risolti in breve tempo se tutti gli attori coinvolti sapranno fare gioco di squadra e se la politica saprà dare forma e risorse a questo progetto di progresso civile. «Innanzitutto si tratta di individuare nel dettaglio i percorsi di cura alternativi e, quindi, – spiega il prof. Emilio Sacchetti, neo presidente della Società Italiana di Psichiatria – è fondamentale che ad occuparsi di queste decisioni siano i

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Dipartimenti di Salute Mentale. Inoltre è da ripensare e da regolamentare con grande attenzione, e con il coinvolgimento di chi lavora sul campo (medici, periti, magistrati, pubblici ministeri), il tema della perizia psichiatrica. Si tratta di ridurre al massimo la discrezionalità delle decisioni, visto che oggi i margini sono molto elevati proprio per la mancanza di linee guida. In questo modo si contribuirà anche a ridurre al minimo i rischi che persone molto ben preparate riescano, con furbizia, ad utilizzare la diagnosi psichiatrica come improprio strumento di vantaggio a fini legali. In questa prospettiva – ma questo è in realtà il vero punto di partenza – è assolutamente imprescindibile identificare un percorso formativo unitario per medici specialisti, periti, magistrati e avvocati pubblici ministeri, in modo da condividere le procedure e conoscere tutti i punti chiave per evitare errori in sede periziale e di giudizio. Su questo punto la SIP si impegna a convocare una conferenza multidisciplinare di consenso con l’obiettivo di giungere proprio alla stesura di quelle linee guida condivise che rappresentano uno strumento concreto per ridurre la discrezionalità decisionale. Infine, non ci si può e non ci si deve dimenticare il problema della scarsità di risorse e, forse, di interesse per quanto riguarda il tema cruciale della erogazione di una assistenza psichiatrica degna di questo nome a quanti ne abbisognano ma sono sottoposti a pene detentive e non possono essere assistiti in ambiente extracarcerario. Ciò al fine di intercettare in modo efficace anche i primi segni di disagio psichico». La Società di Psichiatria ha inoltre firmato un documento – concordato anche con altre Società scientifiche e Associazioni – in cui vengono fornite nel dettaglio soluzioni immediate e a medio-lungo termine per concludere il percorso di chiusura degli Opg.Nel documento si fissanio quattro regole per i nuovi percorsi di cura:1. le persone con disturbi mentali dovranno essere accuratamente valutati dai Servizi di Salute Mentale per decidere il migliore percorso di cura che potrà – sulla base delle problematiche specifiche - essere caratterizzato dai diversi livelli d’intensità assistenziale, da quello territoriale a quello residenziale. Il criterio di fondo per l’invio al Dipartimento di Salute Mentale deve essere l’individuazione di un percorso terapeutico-assistenziale-riabilitativo finalizzato alla recovery nelle strutture previste per i disturbi mentali.2. Le persone con demenza o altri problemi neurologici irreversibili, psicoorganici, o ritardo mentale dovranno avere la garanzia di interventi appropriati in specifiche strutture assistenziali non ricomprese nelle strutture del Dipartimento di Salute Mentale. 3. Le persone con problemi alcol-correlati e con problemi di dipendenza da sostanze

devono avere la garanzia di essere inviate nei servizi preposti più competenti nella cura delle dipendenze. 4. Le persone che hanno una condotta antisociale, se ritenute non imputabili ex art. 88 del Codice Penale, potranno essere inviate in appropriati percorsi correzionali specifici o essere soggetti a prescrizioni a cura dell’Autorità Giudiziaria. Per queste persone i precedenti percorsi non sarebbero di fatto appropriati, né terapeutici.

E’ italiana la prima mini-macchina per la dialisi ai neonati

Scienziati italiani hanno inventato una macchina miniaturizzata per la dialisi adatta ai neonati e con essa per la prima volta al mondo hanno trattato in sicurezza un bimbo appena nato, guarendolo.Il traguardo è reso noto sulla rivista The Lancet e si deve all’équipe di Claudio Ronco dell’ospedale San Bortolo di Vicenza.Usata con successo nell’agosto 2013 per curare un bebè di appena 2,9 chili nato con gravi problemi per un parto complicato, la macchina è stata battezzata Carpediem (macchina di emergenza per dialisi cardio-renale pediatrica - Cardio-Renal Pediatric Dialysis Emergency Machine) e ha il potenziale di rivoluzionare la cura di bimbi molto piccoli con gravi problemi renali.Attualmente si adoperano, con non pochi problemi e rischi di errori, le macchine per la dialisi di adulti per depurare il sangue ai piccini. Il macchinario viene adattato al meglio per sostenere un paziente piccolo, ciononostante il rischio è o togliere troppo fluido e quindi disidratare il bimbo, o toglierne poco e quindi causare edema, gonfiore. In entrambi casi l’errore porta anche a pericolosi sbalzi di pressione. La macchina miniaturizzata “made in

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Italy”, invece, funziona in modo molto accurato su bimbi di peso tra 2 e 10 chili e quindi con una quantità di sangue molto ridotta.«Abbiamo mostrato - afferma Ronco - come i problemi tecnici di fornitura della dialisi possono essere superati senza doversi affidare alla tecnologia utilizzata in pazienti adulti, e che un dispositivo per dialisi progettato specificamente per l’uso nei neonati e nei bambini piccoli può essere usato per trattare in modo sicuro ed efficace un danno renale acuto nei piccoli pazienti pediatrici. Ci auguriamo - conclude - che il nostro successo incoraggerà lo sviluppo di altre tecnologie mediche (ad esempio, cateteri) appositamente per i neonati e i bambini piccoli».

Pronto Soccorso ospedaliero: obbligo interventi e misure differenziate.

Nel considerare gli obblighi gravanti sul medico e sulla struttura sanitaria, occorre considerare il tipo di struttura alla quale ci si rivolge e la patologia prospettata dal paziente. Nel caso si acceda a un Pronto Soccorso, non si può prescindere dal considerare il tipo di urgenza rappresentata dal paziente, qualificata nella sua gravità dai medici del pronto soccorso, ma in relazione alla cui tipologia si ha ragione di pretendere dalla struttura ospedaliera che vengano realizzati interventi e misure differenziate. Non solo il profilo terapeutico è differente a seconda della patologia lamentata dal singolo paziente che si presenta al pronto soccorso, ma necessariamente differenziato deve essere anche l’atteggiamento di protezione che la struttura deve svolgere fin dal primo intervento. Non appare pertanto idonea ad escludere l’inadempimento della struttura sanitaria di pronto soccorso, nel vigilare sulla sicurezza di paziente psichiatrica in menomate condizioni di intendere e volere, la circostanza che questa sia lasciata sola in una stanza d’ospedale, affidata esclusivamente alla vigilanza di una parente. (avv. Ennio Grassini - www.dirittosanitario.net)

Il giorno 30 maggio 2014 si è tenuta, alla presenza del Vice Presidente della Giunta Regionale ed Assessore alla Salute e del Direttore Generale dell’Istituto, una breve cerimonia di consegna di una medaglia d’oro e di un attestato di encomio ai due CPI Simona Trafeli e Barbara Visconti che, nella notte del 12 aprile scorso durante l’incendio sviluppatosi al DIMI, hanno messo in sicurezza il reparto e i degenti ivi ricoverati.

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L’intervento riabilitativo di gruppo:

una risorsa dell’infermiere in ambito psichiatrico territoriale.

di Raul Quinzi Infermiere e Musicoterapista presso Dipartimento di Salute Mentale – Ambito 3 - ASL 3 Genovese.

Chi può dimenticare Nurse Ratched, la terribile infermiera che conduce gli incontri di gruppo in «Qualcuno volò sul nido del cuculo», interpretata da Louise Fletcher che si accaparrò il premio oscar proprio per quell’interpretazione nel 1975?Sebbene le nuove linee restrittive e i nuovi tagli alla sanità vadano a ledere proprio questo tipo di attività, la riabilitazione di gruppo rimane ad oggi l’intervento più rilevante dei Centri di Salute Mentale (CSM). La maggior parte di tali attività in questo contesto sono gestite e condotte da figure professionali non Psicoterapeutiche (psichiatra, psicologo): infermieri, educatori, terapisti della riabilitazione psichiatrica (TERP), assistenti sociali ed OSS. Questi interventi sono alla base del lavoro di contatto, informazione, presa di coscienza ed aderenza al progetto di cura da parte del paziente e dei suoi famigliari.I vantaggi che questo intervento comporta rispetto a quello individuale sono di tipo:

-economico, ovvero gestione di più pazienti contemporaneamente con utilizzo di minori risorse, tempi più brevi e di conseguenza migliore efficienza della spesa sanitaria;-attivazione e sviluppo contemporaneo di più dinamiche relazionali;-risultati migliori in tempi più brevi.

Per contro gli svantaggi sono:-formazione specifica degli operatori, che generalmente viene autofinanziata dagli stessi;-difficoltà di alcuni pazienti ad interagire all’interno di un setting gruppale.

Le tipologie di gruppo che sono condotte in particolare dall’infermiere nella pratica sono molte ma possiamo indicativamente ricondurle a tre:

1 -gruppi di tipo supportivo:-gruppi informativo-educativi -gruppi sportivi (calcio, piscina, ecc..)-gruppi vacanze-gruppi occupazionali (gruppo cucina, ecc..)

-gruppi di sostegno -gruppi di supporto al problem solving -gruppi di riavvio all’autonomia (caup, cd, ecc)

2 -gruppi espressivo-elaborativi (arteterapia, musicoterapia, biodanza, teatroterapia, ecc..).3 -gruppi di auto aiuto (cat, ecc).

I livelli di applicazione di tali attività variano dal semplice “drop-in”o”agganciamento” ( ovvero l’adesione dell’utente ad un interventi di accoglienza a “bassa soglia”), all’apertura verso il mondo esterno, fino a quelli più introspettivi con sguardo rivolto maggiormente verso il mondo interiore. Le fasi di un gruppo sono:

-analisi del bisogno (dell’utenza ma anche del CSM)-programmazione del gruppo: l’ideazione di un gruppo può durare mesi e spesso prevede una preparazione specifica dei conduttori-avvio del gruppo e suo sviluppo-la sua conclusione.

PROGRAMMAZIONE DEL GRUPPO:La programmazione del gruppo deve tenere conto dei seguenti fattori:

-definire ed aver ben chiari gli obiettivi di tale attività-il numero e ruolo dei conduttori: da soli oppure in coppia. Quest’ultima opzione presenta alcuni vantaggi: equilibrio e sostegno reciproco, maggiori possibilità osservative, cognitive, strategiche.-la supervisione: è fondamentale per ogni attività in campo psichiatrico. II termine deriva dall’inglese ‘supervision’ e significa sovraintendenza, ed è riferito quindi a colui che sovraintende la realizzazione di un’ope-ra, controllando e correggendo il lavoro altrui. Il termine deriva dalla psicoanalisi ed è un aspetto del percorso didattico e del successivo lavoro di formazione personale

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del terapeuta.Il supervisore controlla ponendo particolare atten zione agli aspetti legati al controtransfert, il suo lavoro è rivolto a facilita re l’armonizzazione dell’interazione tra il conduttore ed il gruppo dì pazienti. Vi sono due modalità di supervisione: una di retta, dove il supervisore osserva direttamente il lavoro del terapista (ad esempio nella terapia della famiglia, attraverso l’impiego di uno specchio unidirezionale), ed una indiretta, mediante l’impiego di relazioni orali o scritte.-la cadenza del gruppo: definisce la sua ritmicità che può essere settimanale, bisettimanale, mensile, ecc., tenendo presente che più sarà dilazionato nel tempo, più sarà difficile mantenere stabile la coesione del gruppo.-la durata della seduta: che può essere, a seconda del tipo di attività di gruppo, di 1 ora, 2 ore, ecc..-la durata del gruppo, ad esempio: ciclo di12 incontri, durata annuale, semestrale, da settembre a maggio, ecc..-l’ambiente fisico: la sede può essere interna al servizio di competenza (CSM), esterna ad esso e quindi presso altre sedi ( ad esempio nel caso di gruppi sportivi, gruppi vacanze, teatro, ecc..), al Centro Diurno. Nel primo caso deve poter garantire riservatezza e deve essere tale da eliminare eventuali cause di distrazione. In quasi tutti i gruppi sia che si svolgano all’interno di palestre seduti per terra, o in stanze seduti su sedie, o all’aperto, ecc.., il momento di verbalizzazione dell’attività svolta prevede comunque una disposizione circolare da parte dei membri del gruppo in modo che tutti possano vedersi.-il numero dei partecipanti: varia molto a seconda del tipo ma in media viene definito un gruppo piccolo quello formato dalle quattro alle otto persone, un gruppo medio quello che conterà dalle otto alle quindici persone, ed un gruppo grande quello dalle sedici persone in su (ad esempio 20 circa per il gruppo vacanze con un rapporto di 1 operatore ogni 3 pazienti).-la tipologia di utenza, che può essere legata al bisogno, al sintomo (ad esempio i gruppi per uditori di voci), alla patologia (schizofrenia, borderline, disturbo dell’umore, ecc), -la selezione dei partecipanti: il gruppo potrà essere omogeneo o eterogeneo per età, patologia, sesso, sintomo, ecc..-la tipologia del gruppo: aperto (con nuovi inserimenti in qualunque momento), chiuso (non è previsto l’inserimento di nuovi partecipanti), semiaperto (con nuovi inserimenti all’inizio di ogni ciclo).-le modalità di accesso: vanno definite accuratamente per evitare invii incongrui,

e riguardano il tipo di segnalazione (scritta, telefonica, previo colloquio coi curanti, ecc.), la selezione (colloqui preliminari, definizione di caratteristiche di inclusione/esclusione, ecc.), fattori riguardanti le strutture di appartenenza, ecc.-la scelta delle tecniche: utilizzo o non, di mediatori specifici (musica, danza, sport, teatro, cinema, ecc.), discipline specifiche di riferimento ( musicoterapia, biodanza, ecc.), role- play, ecc.-modelli teorici di riferimento: sono indicativamente ad orientamento cognitivo comportamentale per i gruppi di tipo supportivo, ad orientamento psicodinamico per quelli di tipo espressivo-elaborativi, ovviamente quelli propri di ogni specifica disciplina a mediazione artistica, ecc..-la conclusione del gruppo ed “il dopo”: tutti i gruppi hanno una durata, quindi un inizio ed una fine dopodiché deve avvenire qualcosa altrimenti il paziente rischia di tornare al punto di partenza con la frustrazione dell’acquisizione di un qualcosa in più che non può spendere, inoltre la conclusione se ben compresa e gestita può essere un’importante momento che agisce positivamente sul processo di cambiamento.

FATTORI RIABILITATIVI E CURATIVI:I fattori curativi che si attivano all’interno di un gruppo sono molteplici ed è bene conoscere quelli che sono i fattori terapeutici che contribuiscono ad avviare il processo di cambiamento. Questo perché anche se i gruppi di cui trattiamo non sono propriamente di tipo psicoterapeutico, spesso sono ad essi propedeutici e ne preparano l’attivazione, ed anche perché in essi molti di tali fattori vengono comunque attivati. Irvin D.Yalom ne definisce undici:1-infusione della speranza: fa si che l’utente aderisca al trattamento ed è necessaria affinché possano agire gli altri fattori terapeutici.2-universalità: la smentita delle sensazioni di unicità provate da chi spesso vive nell’isolamento sociale rappresenta una notevole fonte di sollievo, scoprire che altri provano sensazioni, preoccupazioni simili alle proprie aiuta a sentirsi meno soli ( mal comune mezzo gaudio).3-informazione: si intende sia l’istruzione didattica sulla malattia mentale, sulle dinamiche psichiche, sia i consigli e i suggerimenti offerti dagli operatoti e dagli altri membri.4-altruismo: tutti hanno bisogno di sentirsi necessari, essere importanti per gli altri alimenta l’autostima, incoraggia anche una versatilità di ruolo, da quello di colui che riceve aiuto a quello di chi lo fornisce e viceversa (Holmes e Kivligham,2000).5-ricapitolazione correttiva del gruppo primario familiare: nel gruppo si ricreano dinamiche che ricalcano sotto molti aspetti quelle della famiglia di origine che spesso per i nostri utenti

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sono legate ad esperienze profondamente insoddisfacenti. In questo contesto i primi conflitti famigliari vengono rivissuti ma in modo correttivo.6-sviluppo di tecniche di socializzazione: lo sviluppo di capacità legate alla socialità e insito in ogni gruppo, può però variare di intensità in base alla tipologia del gruppo in questione.7-comportamento imitativo: i partecipanti imparano osservando il modo in cui gli altri affrontano i problemi, possono assumere come modello alcuni aspetti sia degli operatore che degli altri membri del gruppo.8-apprendimento interpersonale: è legato all’importanza delle relazioni interpersonali,

all’esperienza emotiva correttiva ed alla funzione del gruppo come microcosmo sociale (I.D.Yalom e Molyn Leszcz, 2005).9-coesione di gruppo: l’elemento essenziale è la relazione, che nella terapia di gruppo diviene un concetto assai più complesso rispetto all’intervento individuale. La coesione è l’attrattiva che un gruppo esercita sui suoi componenti, risultante di tutte le forze che agiscono tra di loro.10-catarsi: si intende la liberazione delle emozioni represse e soffocate, che però da sola non è sufficiente ad avviare il processo di cambiamento, essa infatti presuppone la

capacità di riflettere sulla propria esperienza emotiva.11-fattori esistenziali: la responsabilità, la solitudine fondamentale, la contingenza, l’incostanza dell’esistenza, il riconoscimento della nostra mortalità e le implicazioni di tutto ciò sulla condotta di vita. Spesso ignoriamo questi fattori finche gli eventi della vita non aumentano la nostra sensibilità. La consapevolezza di ciò da all’individuo la possibilità di cambiare.

COMPITI E TECNICHE DEL CONDUTTORE:Il conduttore ha il compito di creare il meccanismo, renderlo operativo e mantenerlo in azione con la massima efficacia. È responsabile

della formazione, selezione del gruppo, della creazione del suo clima interno e della sua stabilità durante tutta la sua durata. Per rendere e mantenere un gruppo ben funzionante è importante considerare alcuni elementi fondamentali:-la definizione di regole ben precise che possono essere di tipo:

1- esplicito, quelle che definiscono la cornice, il setting (la durata della seduta, il luogo, la cedenza, la puntualità, il rispetto reciproco, non fumare durante la seduta, non consumare cibi o bevande, spegnere il cellulare, il segreto sui fatti del gruppo,

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BANDO PER L’ASSEGNAZIONE DI BORSE DI STUDIO – ANNO 2013

ecc..)2- implicito, quelle legate al pregiudizio, a ciò che viene considerato sano o malato, a ciò che viene considerato utile o no al gruppo.

Le regole permettono ai fattori terapeutici di operare con la massima efficacia.-il lavoro nel “qui ed ora”: i partecipanti vivono nel “qui ed ora” del gruppo forti sentimenti nei confronti degli altri e dei conduttori. Questo facilità lo sviluppo e l’espressione del microcosmo sociale di ciascuno dei componenti ed apre la strada al feedback, alla catarsi, agli autosvelamenti significativi e all’acquisizione di tecniche di socializzazione (I.D.Yalom e Molyn Leszcz, 2005).-l’autosvelamento: basato coscientemente sul “qui ed ora” facilita l’esplorazione e l’apertura dei pazienti. È un momento importante in cui il paziente rivela materiale personale nel gruppo, cosa che raramente farebbe in altri contesti. Può riguardare episodi della propria vita passata o presente, fantasie o materiale onirico, speranze o aspirazioni, per il futuro e sentimenti verso altre persone.-la narrazione: (Bruner, 1988, 1992). Attraverso la narrazione l’uomo conferisce senso e significato al proprio esperire e delinea coordinate interpretative e prefigurative di eventi, azioni, situazioni e su queste basi costruisce forme di conoscenza che lo orientano nel suo agire.Il dispositivo narrativo consente ai soggetti di ripensare le proprie esperienze e le proprie azioni ricostruendone il senso ed evidenziandone le possibili prospettive di sviluppo (Connelly, Clandinin, 1997, 2000).-la comunicazione empatica: L’empatia è la capacità di comprendere il mondo interiore altrui evitando i giudizi. La comunicazione empatica è la strada che porta a questo obiettivo grazie a due tecniche: la comprensione e l’ascolto attivo. la comunicazione empatica è una delle componenti principali della relazione d’aiuto in qualunque ambiente di lavoro e nella sfera sociale.-la condivisione di informa-zioni: più il paziente è infor-mato sulla sua situazione e più sarà facile raggiungere l’insight e la successiva con-divisione ed adesione al pro-getto di cura. -la promozione dell’empo-werment: vengono compre-si gli aspetti educativi legati alla gestione più autonoma della quotidianità.. Gli aspetti interpretativi che emergono durante queste attività vanno ovviamente rimandati allo psicoterapeuta

di competenza, non bisogna mai perdere di vista, come dice Mitchell (1993, p.38), che “ciò che occorre al paziente non è tanto la chiarificazione o l’insight, quanto un’esperienza, ripetuta, di essere visto, coinvolto personalmente e, fondamentalmente, apprezzato e accudito”.Il clima accogliente ma soprattutto ludico di tali attività è indispensabile per rendere più agevole la partecipazione di quella buona parte di pazienti che altrimenti si scoraggerebbero subito rivivendo le frustrazioni legate ai loro vissuti.Il gioco è fondamentale nella strutturazione della personalità e permette l’acquisizione delle regole della vita sociale. Si fonda sul principio del piacere e dell’attribuzione di significati legati a nuove situazioni o a quelle del contesto sociale in cui viviamo. Favorisce lo sviluppo creativo, l’attenzione, il problem solving, la pianificazione e la prevedibilità delle proprie azioni: elementi che permettono una maturazione armonica. Si tratta quindi di un’esperienza coinvolgente ricca di stimoli, capace di catturare l’attenzione, attivare e motivare accompagnandoci nell’acquisizione di conoscenze, strategie e competenze.Jean Piaget riconosce al gioco una funzione centrale nello sviluppo di una sfera cognitiva personale e della personalità.

RUOLI ALL’INTERNO DEL GRUPPO:I ruoli che caratterizzano il contesto gruppale possono essere:- ruoli divergenti, che fanno emergere il dissenso, la singolarità, le diversità, attraverso atteggiamenti aggressivi di insoddisfazione, ironia, avversione, ostilità, ma anche esibizionismo, monopolizzazione, dominazione, oppure dipendenza, passività, disinteresse, sfiducia;- ruoli convergenti, che promuovono la coesione

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attraverso l’armonizzazione delle differenze, il dialogo e la negoziazione, l’incoraggiamento, il sostegno, la solidarietà e facilitano la comunicazione;- ruoli operativi, utili alla soluzione del compito tramite l’organizzazione pratica delle attività, le nuove proposte, idee suggerimenti concreti, produzione di materiale informativo, chiarificatore, ascolto, interesse, ecc.All’interno di queste tre categorie si articolano alcuni ruoli particolari:- il leader, che è impersonato dal conduttore;- il contro-leader, che contrasta il leader e ne vuole prendere il posto e si manifesta discutendo e opponendosi ad esso;- il monopolizzatore, individuo che sembra costretto a parlare incessantemente, e cade in preda all’angoscia se persiste il silenzio;- il silenzioso, che può trarre beneficio tramite l’identificazione con altri pazienti attivi con problemi simili, con cambiamenti comportamentali evidenti all’esterno del gruppo ma atteggiamento immutato al suo interno.- il noioso, che si lamenta di non aver mai nulla da dire, di sentirsi lasciato da parte alle feste, di non essere mai invitato ad uscire di nuovo dopo la prima volta, di sentirsi usato, inibito, timido, impacciato, vacuo, insulso.- il lamentoso che rifiuta l’aiuto, che chiede esplicitamente o implicitamente aiuto al gruppo per poi respingerlo presentando continuamente problemi insormontabili.

CONCLUSIONI:Vivere senza il gruppo è impensabile: passiamo tutto l’arco della nostra vita in gruppi primari (la famiglia), poi secondari (scuola, lavoro), ed in strutture gruppali più complesse quali organizzazioni, comunità, società, ecc. Attraverso la relazione col prossimo costruiamo la nostra identità giorno dopo giorno. Non dimentichiamo che l’uomo per natura è predisposto alla socialità, ed è impossibile non comunicare. Le situazioni di isolamento ed estraniazione sono quindi indice di una sofferenza psichica.Il gruppo è un passaggio fondamentale del percorso di cura in ambito psichiatrico. In esso il paziente incontra e sperimenta forze, sentimenti, emozioni, stati d’animo esperienze indispensabili allo sviluppo dell’intelligenza collettiva e delle capacità relazionali.Il gruppo diviene dimora di esperienze profonde, dove momenti trasformativi e formativi si alternano e si susseguono tra loro in un continuum di energia creativa.Al suo interno si impara a riconoscere e ad essere consapevoli delle soggettività altrui, ad essere più empatici, e ad essere in grado di reggere situazioni conflittuali con l’obiettivo finale di avere consapevolezza di noi stessi, come membri attivi- trasformativi all’interno del gruppo.Hofmannsthal dice” l’uomo scopre nel mondo

solo quello che ha già dentro di sé, ma ha bisogno del mondo e quindi del gruppo, per scoprire quello che ha dentro di sè”. Il gruppo è quindi un’esperienza trasformativa e relazionale che favorisce positivamente il cambiamento.

BIBLIOGRAFIA:

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8370. Questo è il numero attuale degli iscritti al Collegio IP.AS.VI. di Genova. Per numerosità in Italia si tratta del sesto collegio dei 103 esistenti, dopo Roma con oltre trentamila iscritti, Milano-Lodi oltre i ventitremila, Napoli circa diciassettemila, Torino quattordicimila e Bari novemila. I Collegi in Italia sono stati istituiti per legge nell’Ottobre del 1954 per rispondere, da un lato all’esigenza di tutelare la collettività dagli abusivi e garantire l’esercizio di una professione così delicata ed importante per un Paese, ai soli abilitati (oggi i laureati in Università, ieri i diplomati delle scuole regionali); dall’altro lato una sorta di autotutela dei professionisti attraverso la piena adesione al Codice Deontologico (di emanazione dagli stessi professionisti), oltre al potere disciplinare che solo un ente di diritto pubblico è in grado di esercire verso gli eventuali trasgressori.La rilevazione dei dati è aggiornata al 14 Marzo 2014, data di estrazione dei dati e momento nel quale gli iscritti erano nel numero di 8.281. Il numero è in costante e tendenziale aumento nel tempo (seppure moderato); nel Febbraio del 2009 gli iscritti erano circa 7.900, per passare agli oltre 8.130 nel Febbraio del 2012 e a 8.370 di oggi, al netto delle cancellazioni, fisiologiche per pensionamenti, decessi ecc.L’albo degli iscritti, fonte per la realizzazione di questa presentazione si compone di oltre 178.511 celle (tabellone in Excel con 34 colonne per 8.281 righe, aumentate a 438.946, dopo prima elaborazione) base per la successiva elaborazione in SPSS che ha consentito l’estrazione e l’analisi dei dati utili alla realizzazione dei grafici; per ragioni di spazio non è stato possibile inserire tutte le immagini realizzate che sono comunque disponibili sul sito istituzionale del Collegio (www.genova.ipasvi.it)

La rappresentazione grafica del genere rispecchia indicativamente il dato nazionale che vede ancora un forte sbilanciamento delle donne sugli uomini (dato nazionale del 2011, femmine 77%, maschi 33%,) anche forse in ragione della possibilità di entrare nel mondo della professione infermieristica, da parte degli uomini, solo nel 1971. Oltre ad una tradizionale propensione delle donne per questa professione.

Il grafico delle qualifiche evidenzia come oltre i quattro/quinti degli iscritti sia rappresentato da Infermieri “Professionali”, da un 14% di Vigilatrici d’Infanzia (Infermiere Pediatriche) e da un 1% di Assistenti Sanitarie.Ulteriori grafici evidenziano la stratificazione

Identità di Noi:istantanea degli Infermieridel nostro Collegio IPASVI

di Marcello Del Papa

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delle qualifiche per sesso con valori assoluti e relativi

La nazionalità alla nascita nei tre grafici seguenti, evidenzia una ragionevole presenza di italiani tra gli iscritti (87,8%) seguiti da colleghi di nazionalità europea (6,6%), sud americana (2,2%), asiatica (2,1%) ed est europea (0,45%); non manca una rappresentanza di colleghi/e provenienti dall’Africa, dagli Usa e dalla Russia. La professione anche tra gli stranieri maggiormente rappresentata è quella dell’Infermiere; a seguire le Vigilatrici d’infanzia (Infermiere Pediatriche) e le Assistenti Sanitarie.

Nell’ambito delle regioni italiane di nascita la Liguria si pone con una percentuale del 72,7% seguita dalla Sardegna 2,2%, Sicilia 2,1%, Piemonte 1,9%, Lombardia 1,8 %, Campania e Calabria con 1,4%.

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Rettangolo
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L’età media tra gli iscritti è di 45,99 anni con una Deviazione Standard di 9,569 una Mediana di 46 anni, Moda di 44 e ai due estremi l’età più bassa di 22 anni e quella più alta di ben 87!

Nell’ambito delle classi di età degli iscritti il 44,4% si colloca nella classe di nascita tra il 1961 e il 1970 staccando la seconda fascia, quella tra il 1971 e il 1980 di quasi 20 punti percentuali. Circa il 15% degli iscritti (1.307) è nato tra gli anni 1969 e il 1971. Sette iscritti si collocano nella fascia di nascita dal 1926 al 1930!

L’età media al diploma non varia moltissimo tra le varie figure professionali e i due sessi: essa è infatti di 24,23 anni. La maggiore variabilità si riscontra tra le Vigilatrici d’Infanzia (Infermiere Pediatriche): nelle donne è di 22 anni mentre tra gli uomini è di 28 anni.

Si evidenzia in questa rappresentazione grafica come oltre metà degli iscritti ha conseguito il diploma quando aveva un’età tra i 20 e i 24 anni. In 148 si sono diplomati quando la loro età era tra i 40 e i 49 anni e 16 si sono diplomati tra i 50 e i 59 anni! Il 12,7% degli iscritti, considerando almeno tre anni di formazione universitaria, ha intrapreso gli studi a 17 anni.

Il 41,5% degli iscritti ha una formazione di base che si colloca tra gli anni ottanta e novanta (in particolare dall’85 al ’94). Il 41,1% invece degli iscritti ha una formazione (almeno per quelli diplomati in Italia) in Università.Seguono due grafici con le classi di età tra gli iscritti al Collegio diplomati in Italia (91,9%) e quelli diplomati all’estero (8,1%).

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Nelle tre immagini che precedono sono in evidenza le professioni che compongono l’albo degli iscritti. Tra gli Infermieri la classe maggiormente rappresentata è quella dei nati tra il 1961 e il 1970 (43,3%); idem per le Vigilatrici d’infanzia (Infermiere pediatriche) (52,0%). Tra le Assistenti Sanitarie la classe maggiormente rappresentata è quella tra il 1951 e il 1960, dove sono presenti in 49 su 124.

Dai dati disponibili è stato possibile individuare le sedi di formazione della Provincia di Genova: prevale la formazione presso la scuola Santa Caterina di San Martino dove si è diplomato circa il 18,8% degli iscritti; segue l’Università degli Studi di Genova con 15,6%, la scuola dell’EO Gaslini con 12,4% e con l’11,4% l’EO Galliera.

Nome più frequente tra le donneDaniela

Nome più frequente tra gli uominiMarco

Cognome più frequente in entrambi i sessiParodi

La ricognizione dell’albo ha permesso in ultimo di evidenziare anche i nomi ed i cognomi più frequenti: tra le femmine ben 174 si chiamano Daniela, tra i maschi in 69 si chiamano Marco; Parodi, Rossi, e Costa sono i cognomi più frequenti nei due sessi.

Programmi utilizzati: Windows Office 2000 Professional e IBM SPSS Statistics versione 20

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Il bambino e l’assistenza territoriale:

un nuovo progettodi Beatrice Borniotto, Diletta Cavagnino, Vanessa Ferreri, Roberta Pascali

Infermiere pediatriche

ISIDE è la prima cooperativa tra professionisti a nascere in Liguria, costituita da quattro infermiere pediatriche socie fondatrici e lavoratrici, convinte del percorso lavorativo intrapreso e pronte a mettersi in gioco con un progetto innovativo.

La Cooperativa tra professionisti, definita dal Decreto Ministeriale 8 Febbraio 2013 n.34, ha come oggetto l’esercizio di una o più attività professionali per le quali sia prevista l’iscrizione in appositi albi o elenchi regolamentati nel sistema ordinistico.

OBIETTIVI

L’ idea di creare un’équipe multidisciplinare, che possa assistere globalmente il bambino e la sua famiglia, nasce dalle esperienze lavorative delle varie figure professionali coinvolte, non esistendo ad oggi un team di lavoro simile a livello extra-ospedaliero.

La cooperativa vuole offrire quindi un’assistenza territoriale olistica al bambino e alla sua famiglia mettendo a disposizione, nel territorio genovese, figure professionali esperte in ambito pediatrico come infermiere pediatrico, fisioterapista, logopedista, psicologo, assistenze sociale.

SERVIZI

L’area di attività in cui opera Iside è molto ampia, sia per fascia di età che per tipo di prestazione erogata. I servizi garantiti dalla cooperativa includono la care neonatale attraverso un sostegno psicologico e pratico alla neo famiglia nei naturali momenti di diffi coltà, nell’allattamento e nei primi approcci con il neonato. L’assistenza infermieristica comprende inoltre la presa in carico del bambino con patologia acuta o cronica prevedendo una disponibilità diurna e notturna.

Iside propone inoltre corsi informativi sulla prevenzione dei rischi, incidenti domestici, manovre di disostruzione delle vie aeree, educazione alimentare e inoltre management del paziente cronico attraverso l’educazione terapeutica ( counseling genitoriale ).

Infine la cooperativa offre corsi di massaggio infantile rivolti a genitori e bambini da 0 a 12 mesi condotti da insegnanti certificati A.I.M.I. (Associazione Italiana Massaggio Infantile ).

PROGETTI

L’assistenza domiciliare al bambino e alla sua famiglia rappresenta una grande conquista che porta indiscutibili vantaggi ai piccoli. Le mura domestiche garantiscono il luogo di minor stress poiché le pratiche assistenziali sono accettate con più compliance.Diversamente il ricovero ospedaliero risulta spesso una fonte di stress e disagio per l’intero nucleo famigliare, costretto a una lungodegenza per pratiche assistenziali che potrebbero essere svolte a domicilio da personale qualificato. Ecco perché il nostro obiettivo è quello di rendere accessibile gratuitamente i nostri servizi, auspicando una futura collaborazione con enti pubblici al fine di creare una rete solida tra la realtà ospedaliera e quella territoriale.

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recensione

Luca Cozzolinocon la collaborazione di:Mauro Cattaneo e Fabio Albamo

SALA OPERATORIAASSISTENZA INFERMIERISTICA

Edito da Edizione Nuova CulturaRoma

Per info contattare Luca Cozzolino: [email protected]

Scritto da Luca Cozzolino con la collaborazione di Mauro Cattaneo e Fabio Albano, edito da Edizione Nuova Cultura (Roma), è in vendita il nuovo libro “Sala operatoria - Assistenza infermieristica”. Il tutto patrocinato dall’IPASVI GENOVA e la SIL (Società italiana di linfologia).

Che la Sala Operatoria sia un sistema complesso è opinione ormai assodata. Essere Infermiere all’interno di un blocco operatorio richiede un mix di expertise, di concetti organizzativi e di conoscenze sulla materia risk-management, che rappresentano il patrimonio di Professionisti moderni e completi.Interpretare tutti questi ruoli significa avere, e riuscire a dimostrare e trasmettere, una grande passione per la propria professione.Questo volume è altamente esaustivo, racchiude quanto di meglio e di più attuale si possa sperare di trovare in un saggio a così alto contenuto specifico.

Lo possono leggere Infermieri e Medici con un’importante bagaglio esperienziale, certi di trovare spunti atti a perfezionare il proprio viaggio professionale. Lo possono comprendere giovani laureati che si approcciano ad una professione ed un ambiente così particolari come lo sono le sale operatorie.Il percorso del volume è assolutamente completo, evidente e semplice; lo si potrebbe definire un saggio dai contenuti lineari e assimilabili persino dai profani.Due sono le cose che maggiormente traspaiono in corso di lettura: la prima è la passione che l’autore possiede per la sua professione, passione che lo rende particolarmente incline a una notevole professionalità, la seconda è l’alto rispetto che ha per l’essere umano. In questo caso per le persone che “valicano” il confine tra l’essere soggetti attivi e il diventare soggetti passivi e inermi, come chiunque si trovi a dover affrontare un’esperienza come Paziente in salaoperatoria.

Un giorno qualunque, passato come tanti fra letti operatori, ferri chirurgici, elettromedicali e materiale per anestesia, i miei colleghi ed io ci siamo guardati negli occhi e ci siamo domandati se lavorare seguendo solo schemi preposti fosse l’effettiva mansione di un Dottore in scienze infermieristiche.Il lavoro di infermiere di sala operatoria è effettivamente molto tecnico, ma c’è grande differenza fra il compiere meccanicamente delle azioni e sapere nello specifico la precisa dinamica di ciò che si sta svolgendo e l’esatta utilità del proprio lavoro, la stessa che intercorre fra un mestiere ed una professione, ai più può sembrare che questa distinzione sia superflua ma non è così, poiché molti nostri colleghi in passato hanno lottato perché venissero riconosciute loro l’importanza e la serietà del proprio lavoro.Da questo ragionamento è nata l’idea di sviluppare questo lavoro che unisce le nostre conoscenze arricchite da una lunga ricerca biblio e sitografica.Non dimentichiamoci che il lavoro di Medici ed Infermieri pone al centro di tutto il Paziente, per il quale noi dobbiamo ogni giorno dare il massimo, perché su quel letto operatorio è nudo e vulnerabile e ripone tutta la sua fiducia in noi, che abbiamo il compito di assisterlo e soprattutto non farlo mai sentire solo nella sua battaglia contro la malattia.

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PIANO FORMATIVO - II° SEMESTRE 2014Alleghiamol’elencodeicorsiaccreditatiECMchepotranno essere prenotati da tutti gli iscritti in regola con il pagamento delle quote di iscrizione

TASSATIVAMENTE A PARTIRE DAL GIORNO 16/09/2014pressogliufficidelCollegioinViaSS.GiacomoeFilippo19/7-4°/p.dal lunedìalvenerdìore10,00-12,30eillunedìemercoledìdalle14,30-16,00.E’possibileiscriversiaglieventiformativieconsultareiprogrammiinmodalitàON-LINEattraversoilsitowww.genova.ipasvi.it;perlemodalità,cliccareinaltoadestranellahomepagedelsitolavoceFORMAZIONEedinaltoasinistraappariràladicitura“iscrizione corsi on-line”,proseguireinserendotuttiidatirichiesti.Perlapartecipazioneaciascuneventoèchiestouncontributoatitolodirimborsospesedaeffettuarsianticipatamenteconunadellenuove4formedipagamento(iriferimentialformatd’iscrizioneon-line).

Informazioni possono essere richieste ai referenti Progetto ReteRuggiero Salvatore 345/5771185 - Fiorenza Antonio 348/8377169