INDIALOGO · 22 Buone News A cura di Gabriella Bruzzone GoGol & Company - milano Un nuovo modo di...

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1 Supplemento di Indialogo.it , autorizz. N.2 del 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo Anno 6,Febbraio 2015 n. 2 Basta “Pinerolo città della cavalleria” IN DIALOGO Docenti universitari del Pinerolese /21 Intervista a Maurizio Martina Intervista a Federico Valetti, consigliere regionale M5 Stelle Dibattito sul Polo Culturale /1

Transcript of INDIALOGO · 22 Buone News A cura di Gabriella Bruzzone GoGol & Company - milano Un nuovo modo di...

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Supplemento di Indialogo. i t , autor izz. N.2 del 16.6.2010 del Tr ibunale di Pinerolo

Anno 6,Febbraio 2015n. 2

Basta

“Pinerolo

città

della

cavalleria”

INDIALOGO

Docenti universitari del Pinerolese /21

Intervista a Maurizio Martina

Intervista a Federico Valetti, consigliere regionale M5 Stelle

Dibattito sul Polo Culturale /1

22Buone News

A cura di Gabriella Bruzzone

GoGol & Company - milano

Un nuovo modo di fare libreria Ci sono voluti dieci anni per studiare, progettare, capire e altri cinque per costruire, presentare, avviare quella che ad un primo sguardo potrebbe sembrare una qualsiasi libreria. Ma Gogol & Company, situata in via Savona a Milano, non è esattamente la solita libreria. Nata dall’idea di alcuni amici trentenni e inaugurata nel giugno 2010, questa libreria indipendente si occupa della promozione della cultura in tutti i suoi aspetti: libri, arte, cibo. Accanto alle ultime uscite, è possibile trovare grandi classici e testi di case editrici minori, che difficilmente si possono acquistare nella grande distribuzione. Vecchie poltrone di pelle fanno da salotto a chi desidera semplicemente consultare i libri o leggere quelli portati da casa, magari accompagnati da un croissant o una

tazza di tè. Si ripropone così il modello classico del caffè letterario, con una variante: l’attenzione verso le materie prime, scelte con cura da produttori locali e differenziate in base alla stagione, così da proporre piatti ogni giorno diversi. Anche l’arte gioca un ruolo importante. Vengono infatti organizzate esposizioni di fotografie e illustrazioni, prediligendo artisti locali che diano la loro visione dell’attualità e del territorio. Gogol & Company è un luogo in cui creare e condividere cultura, grazie anche alle numerose presentazioni di libri e agli incontri su tematiche sociali e culturali. Un altro esempio in cui un’idea vincente ha premiato un gruppo di giovani intraprendenti che ancora avevano voglia di mettersi in gioco.

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Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni

S o m m a r i o

|Basta Pinerolo “Città della cavalleria”

L’altro giorno uno dei ragazzi che ruota intorno a questo giornale se ne è uscito con la frase: «Basta! Smettiamola di chiamare Pinerolo “Città della cavalleria”, non se ne può più, siamo fermi all’’800!» E sì, ha ragione, basta con il continuare a identificare Pinerolo come “citta della cavalleria”, che tanto piace al sindaco Buttiero, al generale Di Staso e a tanti altri nostalgici dei tempi gloriosi che furono e che non torneranno più. Sa di vecchio, di ottocentesco, di nostalgia. È un vivere girati all’indietro, a un passato che non può dar forza al presente. È giusto ricordare quei tempi gloriosi, commemorarli, scriverne, celebrarli, ma finiamola con l’identificazione del presente. Innanzitutto perchè a Pinerolo non c’è una cavalleria e la città non ruota intorno all’economia del cavallo, e poi perchè blocca il cambiamento, la ricerca di nuovi percorsi identitari. Parliamo piuttosto di Pinerolo che ha delle buone attrezzature sportive, un palaghiaccio d’avanguardia, dei campi di calcio e da tennis, un buon centro per il tiro con l’arco nel vicinato (Cantalupa) e anche un buon maneggio coperto dove si possono praticare gli sport equestri con delle gare a livello nazionale e internazionale. Ma finiamola di parlare di “Pinerolo, città della cavalleria”, nessun giovane, nessuna azienda, nessun docente universitario verrà a Pinerolo per questo. Non buttiamo al mare i ricordi e quello che rappresentano. segue a pag.21

Antonio Denanni

2 Buone news unnuovomododifarelibreria

4 primo piano docentiu.delpinerolese/21:m.martina

6 in città dibattitosulpoloculturae/1 Qualèlostatodibenessereapinerolo?

8 politica giovane young ilconsigliereregionalem5s,fed.valetti

10 Giovani & Storia clementeleQuio,unalpinodiventatogenerale

11 Serate di laurea elenagalleaeaurorafusillo

12 Teatro unapiccolaimpresaconroccopapaleo

13 il passalibro avròcuradite-gramellini-gamberale

14 lettera a... unaposizionetroppooccidentale

15 Donne del pinerolese veronicacoassolo,pinerolesealosangeles

16 per mostre e musei lastreetarts’imponeancheapineroloi 17 Vita internazionale lorenzatartaglia:“sembraunafiaba!”

18 musica emergente henhouserecords

19 Cose dell’altro mondo labandieraitalianaeilconsiglioeuropeo

20 Visibili e invisibili giovaniamnestyelibera

21 Giovani & Tecnologia prynt,lacoverstampante

22 andare al cinema americansniper

23 Viaggiare incontrieamicizielungolaviafrancigena

24 amici di pinerolo indialogo

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http://www.pineroloindialogo.ithttp://www.pineroloindialogo.it/eventihttp://www.facebook.com/indialogo.apinerolohttp://www.issuu.com/pineroloindialogo

PINEROLO INDIALOGO

DIrEttorE rESPoNSABILEAntonio Denanni Hanno collaborato: Emanuele Sacchetto, Alessia Moroni, Elisa Campra, Gabriella Bruzzone, Maurizio Allasia, Andrea obiso, Stella rivolo, Andrea Bruno, Chiara Gallo, Cristiano roasio, Nadia Fenoglio, Giulia Pussetto, Francesca Costarelli, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Marianna Bertolino, Federico Gennaro, Isidoro Concas, Sara Nosenzo, Valentina ScaringellaCon la partecipazione di Elvio FassonePhotoFrancesca De Marco, Giacomo DenanniPinerolo Indialogo, supplemento di Indialogo.itAutorizzazione del tribunale di Pinerolo, n. 2 del 16/06/2010Associazione Culturale onda d’Urto onlusrEDAzIoNEtel. 0121397226 - Fax 1782285085 E-mail: [email protected]

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Ci parli di sè, delle sue competenze e del suo lavoro all’università. Sono nato a Pinerolo nel 1975, sono sposato con Silvia dal 2001 ed ho due bimbi, Andrea ed Anna. Viviamo a Bibiana. Sono figlio unico di genitori molto giovani che mi hanno sempre sostenuto nelle mie scelte, dal liceo scientifico (al Curie di Pinerolo) al Politecnico di torino dove mi sono laureato in Ing. Elettronica nel 2000. Nel 2004 ho conseguito il dottorato di ricerca, nel 2011 sono diventato ricercatore e dal 2014 sono professore associato presso il dipartimento di Elettronica e telecomunicazioni del Politecnico di torino. Faccio parte del personale stutturato del laboratorio VLSI e mi occupo di progettazione di circuiti integrati, quei ragnetti neri con tante zampe grigie che si trovano in quasi tutti gli oggetti elettronici. Principalmente le mie competenze ed i circuiti che progetto sono legati al mondo delle telecomunicazioni. Di che cosa si occupa un laboratorio VLSI? VLSI indica quei circuiti integrati che vengono prodotti in larga scala (ormai praticamente tutti), quindi un laboratorio VLSI si occupa di progettare, montare, misurare e verificare circuiti integrati che saranno poi fabbricati in diverse migliaia o milioni di esemplari. Ci sono diverse sfaccettature in questo tipo di attivita’, principalmente problemi di velocita’ di elaborazione, consumo di potenza, affidabilita’, tecnologia e costi di produzione. Ci tengo a spendere qualche parola per

ricordare il prof. Pierluigi Civera, che e’ stato fondatore e membro del laboratorio VLSI e che ci ha lasciati improvvisamente lo scorso 28 ottobre. Personalmente ho avuto il privilegio di essere stato prima suo studente e poi suo

collega, era una persona eccezionale.L’informatica in Italia sembra che abbia perso il treno. C’è qualche prospettiva che rinasca? È più un problema di capitale umano o di capitale economico? E’ molto difficile fare questo tipo di previsione, la situazione e’ stagnante, ma spesso ci sono idee che nascono in tempi, modi e luoghi insoliti ed hanno poi uno sviluppo stupefacente. Mettersi a competere adesso con i giganti mondiali non avrebbe senso, ma una buona idea per conquistare ampie fette di mercato puo’ nascere ovunque.Nel Pinerolese ci sono aziende di pregio nel

settore elettronico? Nel pinerolese ci sono alcune aziende che si occupano di elettronica e che sono realta’ interessanti e variegate tra di loro. Le tematiche coinvolte sono molteplici, dalle telecomunicazioni alle misure di precisione all’elettronica di potenza.Un giovane ingegnere elettronico per emergere ed essere valorizzato deve sognare la Silicon Valley o esiste anche qualche prospettiva in zona o nell’area metropolitana di nuova costituzione? In generale all’estero le possibilita’ sono molte

IntervistaaMaurizioMartina,ingegnerePoliTo

”Spesso ci sono idee che nascono in tempi e luo-ghi insoliti ed hanno poi uno sviluppo stupefacente””La difficoltà della vita in provincia è il trasporto verso torino”

Docenti universitari del Pinerolese /21 4

INCoNtrI

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di piu’ di quelle che ci sono in Italia. tuttavia ritengo che qualunque lavoro, l’ingegnere elettronico non fa eccezione, possa emergere ed essere valorizzato senza necessariamente doversi spostare troppo dal pinerolese. La chiave sta nella prospettiva a cui uno ambisce. Nel 2002/2003 sono stato al Politecnico di Losanna per qualche mese, mi venne chiesto di restare ancora un po’, ma io preferii tornare a casa. Lo stipendio che mi offrivano era piu’ alto di quello che percepivo in Italia, ma io volevo tornare dalla mia famiglia. Lei ha ricevuto anche un premio per l’innovazione. Ce ne parla? Si tratta di un risultato che non avevo assolutamente previsto. Il mio compagno d’ufficio, Massimo ruo roch (la famiglia viene da Bagnolo Piemonte), era stato contattato da un rivenditore di prodotti informatici, Flavio Ghirardi (originario di Pinerolo), che da poco si occupava anche di importazione e vendita di lampade a led. Flavio voleva venderci dei computer, ma il discorso fini’ subito sui led. Massimo aveve delle idee innovative: costruire lampade a led “intelligenti” che potessero comunicare tra di loro mediante la luce e mi coinvolse per vedere cosa si potesse fare. Abbiamo lavorato circa un anno tra studi, prove e simulazioni, poi abbiamo deciso di partecipare a Start-cup 2013, una competizione tra progetti d’impresa innovativi provenienti da Piemonte e Valle d’Aosta. Siamo arrivati quarti ed abbiamo potuto partecipare al premio nazionale dell’innovazione 2013, una competizione nazionale: siamo arrivati primi. ogni anno il presidente della repubblica conferisce un riconoscimento (premio dei premi dell’innovazione) ad una serie di enti ed aziende che si sono distinte nell’ambito dell’innovazione. Cosi’ a settembre 2014 abbiamo ricevuto questo ulteriore ricoscimento.

Il nostro territorio del Pinerolese è in forte declino. Per aree come queste si parla anche di Poli dell’innovazione. A suo parere nel Pinerolese un polo di questo tipo (magari con tanta elettronica) potrebbe attecchire? ritengo ci sia del forte potenziale dietro questi poli dell’innovazione, per questo sono possibilista. tuttavia per funzionare bene devono essere accompagnati da infrastrutture adeguate e devono diventare appetibili per le aziende. Nel settore di sua competenza, c’è qualche filone che si sentirebbe di consigliare a dei giovani in cerca di lavoro o che intendono avviare una start-up? In questo momento tutto cio’ che riguarda la riduzione del consumo di potenza e’ sicuramente di grande interesse. Inoltre se si guardano gli obiettivi della comunita’ europea la tecnologia applicata alla salute ed al benessere e’ sicuramente un tema che puo’ attrarre finanziamenti.A Pinerolo si parla di creare un Polo culturale. Un centro o un piccolo laboratorio tecnologico pensa che ne potrebbe fare parte? Nell’ambito della sua disciplina, per dei giovani appassionati si può fare ricerca anche in un garage, come hanno fatto Bill Gates e Steve Jobs? Perche’ no, l’idea mi sembra interessante. Ci sono aspetti della mia disciplina che si possono sviluppare anche in un garage, sarebbe divertente.Il suo, insieme a tanti altri da noi intervistati, è un esempio dove si concilia la vita tranquilla di provincia e il lavoro in un ambiente stimolante e prestigioso come quello universitario. Che cosa manca o non funziona per renderlo ancora più attraente? Per quanto mi riguarda al momento l’aspetto piu’ “difficile” e’ il trasporto. Se uso i mezzi pubblici esco di casa alle 7:00 per arrivare in ufficio alle 9:00.

“Ci sono aspetti della mia disciplina che si possono sviluppare anche in un garage”

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Nel pensare al rilancio del territorio del Pinerolese in profonda crisi è venuto fuori di tutto. Dal sogno non ancora spento di “Pinerolo città della cavalleria” e poi dell’Università, che ha bloccato per 20 anni ogni spinta all’innovazione, si è passati in questi ultimi tre anni al’idea della banca di credito cooperativo, alle terre del cavallo, per giungere da ultimo al Polo culturale intorno alla ristrutturazione della caserma Bochard, che sembra essere diventata l’ideona a lungo ricercata e mai trovata. Si pensa che la ristrutturazione di una caserma con le iniziative culturali che vi si possono fare possa rilanciare il territorio dal punto di vista economico e occupazionale. A noi, che pure crediamo in questo progetto del Polo culturale, sembra che ci si imbarchi di nuovo in un altro sogno che richiederà molti soldi, ma che produrrà ben pochi risultati dal punto di vista occupazionale. Il guaio di Pinerolo è che si è autoreferenziali (si è bloccati al dibattito sui giornali locali o alla partecipazione a qualche conferenza) e non si ha l’umiltà di rivolgersi agli esperti, di studiare i cambiamenti e di mettersi nel solco di quello che sta avvenendo a livello mondiale. Solo se ci si pone in sintonia con questo cambiamento profondo in atto, il Pinerolese potrà risorgere dal punto di vista economico-occupazionale e il progetto Bochard potrà avervi una sua collocazione. Si possono interpellare gli esperti in tanti modi: sentendoli a voce oppure studiando le loro opere che hanno ottenuto un riconoscimento mondiale. Nell’avviare questa rubrica sul “Polo culturale” proponiamo come punto di riferimento il libro di Enrico Moretti, La nuova geografia del lavoro, (Mondadori), già citato in più occasioni e che ha ottenuto un riconoscimento mondiale per le sue analisi sul cambiamento profondo del sistema di lavoro, anche dal presidente Usa obama. Un testo che dovrebbe essere studiato dai nostri amministratori e che riassumiamo di seguito in poche note. Il primo assunto di Moretti è che i due processi fondamentali che stiamo vivendo dell’avanzamento molto rapido delle nuove tecnologie e della globalizzazione hanno

portato anche ad un cambiamento profondo del modo di produrre e di creare lavoro. È un processo in atto da diversi decenni in tutto il mondo, compreso il Pinerolese. Negli anni ’60 il successo economico di una città o di una regione dipendeva dalla manifattura e dalle fabbriche dove si producevano i beni (così era per città industriali come torino, Milano, Genova, ecc). Negli ultimi 50 anni tutto questo è cambiato: si è passati da un’economia incentrata sulla produzione di beni ad un’economia basata su innovazione e conoscenza. L’occupazione nel settore manifatturiero si è più che dimezzata e continuerà a diminuire per via della tecnologia,

dei robot, dei computer, della delocalizzazione, ecc, mentre nel settore dell’innovazione è cresciuta (e crescerà) a ritmi travolgenti. L’ingrediente chiave dell’economia dell’innovazione è il capitale umano (persone istruite, creative e capaci di inventiva). Il fattore produttivo essenziale non sono più i macchinari e le infrastrutture, ma le persone: sono loro a sfornare idee nuove. Le città che attraggono questo capitale umano, che hanno un alto numero di cittadini laureati (e questo per imitazione ne attira sempre di più) sono in espansione e in crescita costante di occupazione e sviluppo. E la crescita nel settore dell’innovazione, secondo la ricerca di Moretti, procura una crescita a livello di comunità nel settore dei servizi fino ad un rapporto di 1 a 5.

La soluzione e l’impegno per città e territori in crisi sta quindi nella capacità e nel tentativo di attrarre, con politiche adeguate, persone laureate nei settori dell’innovazione e al contempo imprese che fanno innovazione e ricerca, creando dei Poli o Distretti dell’innovazione. È all’interno di questa cornice che bisogna collocare il discorso del Polo culturale della Bochard, che potrebbe diventare se gestito con competenza un attrattore di capitale umano. E per questa ragione, insieme ad altre iniziative, vi vedrei bene anche un Parco della scienza, dell’innovazione o della ricerca in accordo con l’Università.

Dibattito sul Polo culturale - Bochard /1

Il Polo culturale nella nuova geografia del lavoro«L’economia della conoscenza e dell’innovazione per rilanciare il territorio»

IN CIttÀ di Antonio Denanni

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www.misuredelbenessere.it

Qual è lo stato di benessere in città«Usiamo i parametri del Bes (Benessere Equo Sostenibile) per saperlo»

Urbanistica e territorio

PrIMo PIANo

Sono un po’ di anni che gli economisti, insieme an-che a sociologi e psicologi, cercano con vari metodi di misurare il benessere (o fe-licità) di un popolo o di una nazione non in base ai beni materiali prodotti, il Pil (Pro-dotto interno lordo), ma in base ai beni relazionali e al benessere che i governanti riescono ad assicurare ai loro cittadini a seguito di servizi che erogano, come il verde pubblico, le piste ciclabili, gli asili nido, le at-trezzature sportive, i servizi agli anziani, i parcheggi, le scuole, il bene paesaggisti-co, i servizi commerciali, la sicurezza, ecc. Come si sta a Pinerolo in termini di benessere? Sa-rebbe interessante provare a misurarlo con alcuni indi-catori. A livello nazionale ci han-

no provato da alcuni anni il Cnel e l’Istat con una ini-ziativa congiunta, si inqua-dra nel dibattito internazio-nale sul “superamento del Pil”, alimentato dalla consapevolezza che i parametri sui quali va-lutare il progresso di una società non pos-sano essere esclusi-vamente di carattere economico, ma deb-bano tenere conto an-che delle fondamentali dimensioni sociali e ambientali del benes-sere, corredate da mi-sure di diseguaglianza e sostenibilità.

Nell’attesa che a Pine-rolo qualche partito o associazione si cimen-ti nel tentativo di son-dare il benessere dei pinerolesi, segnaliamo

il sito dell’Istat, www.mi-suredelbenessere.it dove si trovano i risultati dell’inda-gine nazionale e in alcune grandi città italiane.

Le 12 dimensioni del benessere1. Salute2. Istruzione e formazione3. Lavoro e conciliazione tempi di vita4. Benessere economico5. Relazioni sociali6. Politica e istituzioni7. Sicurezza8. Benessere soggettivo9. Paesaggio e patrimonio culturale10. Ambiente11. Ricerca e innovazione12. Qualità dei servizihttp://www.misuredelbenessere.it/

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Incominciamo dal personale per farla conoscere ai più: ci parli di sè e della sua militanza politica. ho cominciato a interessarmi di temi ambientali prima ancora che nascesse il Movimento 5 Stelle, a cominciare dal comitato contro l’inceneritore di torino. ho fatto informazione e sensibilizzazione sul tema dei rifiuti e quando il M5S è nato, ho contribuito a formare il gruppo di Pinerolo nel 2010.Lei insieme a Rostagno è rappresentante di un territorio in profonda crisi economica e di identità. Qual è a suo parere la scossa fondamentale per rivitalizzarlo. Nella politica pinerolese manca un certo amore per la propria città e il territorio. La tendenza a concentrare tutta l’economia sull’edilizia di certo non è soluzione alla crisi, perché già siamo circondati dal cemento e pieni di case vuote. Non consola che il problema sia ampiamente condiviso in Italia. rivalutare il patrimonio storico e culturale della città e delle nostre valli, incentivare le produzioni locali e trasporto pubblico efficiente e capillare. Dobbiamo fare sistema su progetti che attraggano risorse sia dai fondi europei che da privati. Pinerolo può e deve diventare un esempio anche nella qualità della vita.Veniamo ai singoli problemi del territorio. Incominciamo dalla città metropolitana: lei è un nostalgico delle provincie o pensa che sia un’opportunità per ripensare anche la realtà locale? Il movimento 5 stelle è stato sin dall’inizio per l’abolizione delle province, per questo non ci siamo presentati alle elezioni in nessuna occasione. Per la città metropolitana il discorso

è diverso, si tratta di un’elezione di secondo livello dove i consiglieri comunali votano sé stessi per formare l’assemblea e come presidente è nominato d’ufficio il sindaco di Torino. Abbiamo ritenuto questo torino-centrismo pericoloso per i territori, specie con il listone unico PD-Forza Italia; i nostri 2 consiglieri garantiscono che esista almeno un’opposizione. Chi saranno i nuovi referenti per i servizi che

dava la Provincia, come quelli per le scuole e le strade? Le funzioni non mutano ma con la formazione dei quadranti si cercherà di trasferirne alcune laddove possibile a livello territoriale: il Consiglio Metropolitano è un ente leggero rispetto alla Provincia, con ruolo strategico, d’indirizzo e coordinamento. Non vi sono più assessori ma avremo 10 consiglieri delegati per le varie materie quali scuola, politiche sociali, viabilità etc. Questi saranno nominati da

Fassino dopo l’approvazione dello Statuto. Un tema che noi sosteniamo da anni è quello del collegamento ferroviario veloce con Torino. Nell’arco del suo mandato si riuscirà a fare qualcosa? I nostri amministratori, sia in Comune che in regione, non riescono più a proporre soluzioni utili senza sfociare in progetti faraonici. Dopo appena 6 mesi di mandato e con l’aiuto di tecnici ferroviari, ho realizzato che per migliorare il collegamento con torino non serve il costoso raddoppio della ferrovia da 360 milioni di € (abbiamo già 140M di € di debito pregresso sul tPL). Sono sufficienti raddoppi parziali e la rimozione di alcuni passaggi a livello per garantire treni ogni 20 minuti. Questo progetto costa un terzo di quello già elaborato e quindi più facile da realizzare: intendo portarlo avanti coinvolgendo gli amministratori locali da Pinerolo

FedericoValetti,consigliereregionaleM5Stelle«Sono sufficienti raddoppi parziali e la rimozione di alcuni passaggi a livello per garantire treni ogni 20 minuti con Torino»«A febbraio chiederemo alla Giunta di rispettare la norma sulla rotazione dei dirigenti pubblici»

Politica giovane young

a cura di Emanuele Sacchetto

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sino a Vinovo. Inoltre trenitalia deve rispondere per i continui disservizi ai pendolari: stiamo lavorando con l’assessorato affinché ci siano penali adeguate nel prossimo contratto di servizio. Altro tema caldo è quello della ristrutturazione degli ospedali e del servizio sanitario. Come sarà coinvolto il nostro territorio? Saitta ha scelto come ospedale di riferimento della zona ovest il Mauriziano che si trova in centro a torino: poteva indicare il San Luigi, molto più raggiungibile dal pinerolese, ma non l’ha fatto. Pinerolo era già diventato marginale con le giunte precedenti: manca del tutto una pianificazione basata sulle esigenze dei territori e lo stesso Consiglio regionale non è stato coinvolto nelle decisioni.Pure la valorizzazione dei territori montani è un argomento che la tocca come rappresentante locale. È d’attualità il discorso di chiudere Pracatinat. Pracatinat è il caso esemplare: centro d’eccellenza nell’educazione e formazione ambientale, è preso a modello dal Ministero dell’istruzione. La parte alberghiera è stata pressoché ignorata causando un deficit annuale e oggi la regione si sveglia e minaccia di sfilarsi perché non ha più un soldo: non poteva pensarci prima? Sto facendo una battaglia politica per tenerlo aperto e presenterò un atto per evitare la chiusura.Ci sono altri temi del territorio (in positivo o in negativo) di cui si parla in Regione? Sfortunatamente, l’attenzione si concentra spesso sull’area metropolitana e poco oltre. Le province e le aree montane ricevono attenzione marginale da parte della giunta Chiamparino perché il PD torinese prevale spesso. Molte le nostre proposte su dissesto idrogeologico e trasporto pubblico: su quest’ultimo il M5S ha ottenuto l’approvazione di numerosi emendamenti sulla nuova Agenzia della Mobilità regionale, in particolare sulle aree a domanda debole e sul coordinamento tra i diversi mezzi bus e treno.Veniamo alla città di Pinerolo, dove si discute del Polo culturale intorno alla caserma Bochard. Che idea si è fatto? Il M5S di Pinerolo, tramite il nostro consigliere Luca Salvai, ha appoggiato l’acquisizione della struttura, pur contrari al piano proposto (alienazione dei due fabbricati laterali con relativa

speculazione edilizia). L’idea dello spostamento della biblioteca ci pare riduttiva e anti-economica: un polo culturale dovrebbe prevedere aule studio per gli studenti, co-working e servizi informatici. Faremo le nostre proposte dettagliate affinché non si attuino compromessi inaccettabili.Il ruolo dell’opposizione oltre che di pungolo è di controllo della maggioranza. Dopo gli scandali di Roma sugli appalti nel sociale ci siamo chiesti se a Pinerolo non corriamo lo stesso rischio. Avete fatto dei controlli? Per un consigliere comunale è difficile fare un’operazione di controllo efficace su atti che nemmeno sono visionati dalla Giunta, ma dagli uffici e dai dirigenti. I fenomeni di corruzione, se presenti, emergono di solito da indagini della magistratura. Si dà per scontato (a torto o a ragione) che non vi siano a Pinerolo fenomeni di corruzione eclatanti, ma più probabilmente meccanismi clientelari incancreniti negli anni. La Commissione antimafia istituita in questa legislatura ha lavorato sul discorso del gioco d’azzardo a Pinerolo con scarsi risultati e ad oggi non si riunisce più. L’anno scorso abbiamo svolto in collaborazione con A. Chiabrando un lavoro di verifica delle spese del Comune e beneficiari per il 2013, poi pubblicate online. Ne sono emerse voci poco chiare che probabilmente andrebbero riviste (contributi ad associazioni, strutture sportive e culturali, contributi agli affitti, ecc...). Infine proporremo a febbraio una mozione che impegna la Giunta e gli uffici a rispettare una norma contenuta nella legge anti-corruzione per la rotazione dei dirigenti pubblici.Una parola sul Movimento 5 stelle a livello nazionale. Si ha l’impressione di dilettanti allo sbaraglio. Che cos’è a suo parere che non funziona? È colpa del Palazzo, vi sentite incompresi? C’è stata ingenuità iniziale, specialmente comunicativa. Un movimento neonato non può avere l’esperienza di partiti con 50 anni di storia, ma stanno emergendo figure importanti come roberto Fico o il piemontese Alberto Airola. Constatiamo che i difetti di gioventù del M5S a volte hanno più risalto mediatico di Mafia Capitale o le tangenti Expo, scandali con al centro PD e Forza Italia: ammettiamo con onestà che cosa è più rilevante politicamente.

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Il centenario della Prima Guerra mondiale ricorre anche quest’anno, per l’Italia. L’anno successivo allo scoppio del conflitto nel resto d’Europa nel 1914 il nostro Paese ruppe la neutralità ed entrò in guerra capovolgendo gli schemi delle alleanze – e il resto lo sappiamo. Del fatto che all’«inutile strage» parteciparono numerosi giovani pinerolesi, spesso perdendo la vita, ne abbiamo parlato in precedenti numeri di questa rubrica. Ma tra i tanti nomi anonimi, troviamo quello di un pinerolese illustre: il generale Clemente Lequio. Lequio nacque a Pinerolo nel 1857 e intraprese presto una carriera militare tutta in ascesa: nel 1885 fu nominato capitano, maggiore nel 1893, tenente colonnello nel 1897, capo di Stato maggiore della Divisione militare di roma nel 1900, colonnello nel 1902, maggiore generale nel 1908. Nel 1910 ottenne il comando della Seconda brigata alpina, all’interno della quale riorganizzò le truppe di montagna e la difesa delle Alpi, suo espresso desiderio. Poté in questo modo assecondare la sua passione per la montagna, la conoscenza dei suoi monti e dei suoi passi. 1911, campagna di Libia. Lequio partecipò da protagonista alla guerra combattuta per un Paese che si rivelerà presto uno«scatolone di sabbia», legando il suo nome alle battaglie vittoriose delle località di Sidi-Said, Sidi-Alì, zuara e regdaline. Fu però ad Assaba che, il 23 marzo 1913, conseguì la sua vittoria più

celebre e da cui, nel 1940 (a vent’anni dalla sua morte) fu concesso con regio decreto di aggiungere al cognome di Lequio il predicato «di Assaba». In preparazione della Prima guerra mondiale, poi, Lequio soggiornò in tirolo e sulle Alpi carniche, studiando la conformazione orografica di quelle montagne; allo scoppio del conflitto il generale Cadorna, capo di Stato maggiore dell’esercito italiano, gli affidò infatti il comando di quelle zone. Qui Lequio si impegnò, tra le altre cose, a costruire un’efficiente rete stradale e la sua attività venne riconosciuta a tal punto che il comune di tolmezzo, sede del suo quartier generale, nel 1915 gli conferì la cittadinanza onoraria. Fu quindi impegnato soprattutto nel respingere l’offensiva austriaca del maggio 1916 sull’altipiano di Asiago. tuttavia, a seguito di incomprensioni con lo stesso Cadorna - che forse non aveva più bisogno di

lui o forse temeva che Lequio diventasse un personaggio ingombrante - gli furono poi affidati ad incarichi di minor rilievo fino a essere rimosso dal campo di battaglia poco prima della disfatta di Caporetto. rimasto comunque in servizio fino agli ultimi giorni, nel 1919 ottenne la medaglia d’oro per i cinquant’anni di carriera militare e, l’anno successivo, si spense a Pinerolo.Nel 1936 la città fece erigere in sua memoria un monumento nei giardini davanti alla stazione: il suo busto bronzeo eretto su un’alta stele è sorvegliato in basso da un alpino che, all’erta, sta a guardia del suo generale.

Per vie e per piazze

Clemente Lequio, un alpino diventato generale

di Nadia Fenoglio

Giovani&StoriaCIttÀ

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Il primo appuntamento di Serate di Laurea del 2015 ha visto la presentazione di due tesi di opposte discipline ma di alto impatto culturale e sociale. Sono state nostre ospiti Aurora Fusillo, laureata in Economia e Direzione delle Imprese con una tesi dal titolo “Ugc e mercati dell’alto di gamma: un’indagine esplorativa”, ed Elena Gallea,

laureata in Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africa che ha presentato il suo lavoro triennale intitolato “Il repertorio fonologico del Marocco. Consonantismo arabo e consonantismo berbero a confronto”. Il lavoro di Aurora riguarda l’uso dei social media da parte delle aziende produttrici di beni di lusso. Accanto a una prima parte teorica, Aurora ha presentato i risultati della ricerca condotta nel corso dei mesi estivi su un campione di cento aziende per le quali ha analizzato giornalmente l’interazione e l’aggiornamento di alcuni social tra cui Facebook, Instagram, twitter e Youtube. Le aziende sono state suddivide

in cinque settori: automotive, orologi e gioielli, moda, profumi e cosmetici, vini e alcolici. L’analisi ha permesso di identificare quali aziende sfruttano maggiormente questi canali e quali invece non ne utilizzano nemmeno uno. Elena si è invece interrogata sulle

differenze fonologiche che intercorrono tra consonantismo arabo e consonantismo berbero. Lo Stato preso in esame è il Marocco, dato l’alto numero di parlanti berberi presenti sul territorio già a partire dal VIII secolo. Attraverso uno studio approfondito mai condotto prima dai linguisti, ha tentato di rintracciare una presunta parentela tra le due lingue, ricercandone le influenze reciproche. Nel corso dei secoli l’integrazione linguistica si è parzialmente proiettata sulla società.

La prossima Serata di Laurea e per venerdì 27 febbraio.

Economia e Lingua arabacon Aurora Fusillo ed Elena Gallea

Ugc e mercato di alta gamma

Il repertorio fonologico del Marocco

Serate di Laurea a cura di Gabriella Bruzzone

SoCIEtÀ

AuroraFusillo ElenaGallea

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12di Sara Nosenzo

teatroArtE&SPEttACoLo

Un nuovo esperimento di teatro-canzone per il teatro Sociale di Pinerolo. Dopo l’indiscusso successo di Neri Marcoré e della Banda osiris ecco fare capolino sul palco nostrano rocco Papaleo. o meglio, siamo onesti, eccolo fare capolino nella platea. Eh si, lo spettacolo inizia prima ancora che si dica «Via!» Gli attori girano in platea concedendo foto e autografi agli increduli partecipanti, ai quali viene pure chiesto se sono pronti per l’inizio dello show vero e proprio. Può sembrare irrilevante, ma questo semplice gesto ha permesso di scardinare il polveroso concetto di star poiché l’atmosfera percepita era di calore, famigliarità. Salta agli occhi la scelta del palco: niente sipario, niente quinte, niente di niente. Solo il pubblico e gli attori che giocano con la gente facendola partecipare in prima persona. tale esperimento è preceduto da un breve discorso di Papaleo stesso: il teatro è una forma d’arte importantissima, deve essere protetta e amata. Fatta da persone che ci credono e vista da persone che ci credono. Il copione è semplice: la storia di cinque amici, un sestetto mancato, che ama fare musica e raccontare storie. La storia che vanno a raccontare è un intreccio di episodi veri e di fantasia in un’ambientazione magica e calda come sa essere un buon teatro. I cinque musicisti sono bravi, spigliati, naturali, sembrano rappresentare un amico che un po’ tutti abbiamo. Le storie, tra cui una singolare prima volta che provocherà il riso anche ai più riservati, hanno un sapore meridionale, per l’appunto. Vere e genuine, senza peli sulla lingua. raccontate per far star bene le persone e permettergli di svagarsi. Si presti attenzione al fatto che il canovaccio è solo in apparenza semplicistico: nel pane e

frittata di cui parla Papaleo vi è un significativo riferimento letterario. «Il pane e frittata di mia madre evoca tutto. L’odore del pane caldo, lo sfrigolio delle uova, la lunga camminata, il gorgoglio della pancia che deve aspettare la meta che si vuole raggiungere». Papaleo racconta e il pubblico viaggia alla ricerca di quell’alimento che tutti noi abbiamo nel cuore, che ci porta indietro nel tempo. Un unico boccone può risvegliare emozioni sopite per anni e farle esplodere come un fuoco d’artificio nelle sere di agosto. Vi è un chiaro rimando a Marcel Proust: «All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto

di maddalena che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio». E se per Marcel un dolce portava un ricordo, per Papaleo il solo ricordo del pane e frittata dà d’impressione di sentire quell’odore delizioso per tutto il teatro. Ma solo per un attimo perché al cambio scena ci si immerge in un altro racconto, in nuove sensazioni, in nuove incontrollabili risate di pancia. Un teatro per la gente, dai ritmi geniali, alternando canzoni e veri e propri

dialoghi col pubblico a canzoni suonate e cantate dal vivo. Le melodie sono allegre e piene di vita per ricordare il giusto modo di apprezzare la quotidianità: con un sorriso. Semplice e sincero. I problemi ci sono, ma bisogna reagire per migliorarsi e non per semplice sopravvivenza. Una piccola impresa meridionale, anche se piccola, non può passare inosservata.

CON ROCCO PAPALEO, UN TEATRO PER LA GENTE

Una piccola impresa meridionale

13SoCIEtÀ

Il Passalibro 13

tutti nutriamo dei desideri. E se un giorno qualcuno ci invitasse a sceglierne uno solo? E quel qualcuno fosse un essere divino col potere di realizzarlo? Filemone e Bauci erano poveri e anziani. Avrebbero potuto chiedere ricchezze e giovinezza, ma agli dèi che volevano ricompensarli per la loro ospitalità domandarono di poter morire nello stesso istante, senza mai vedere lui la tomba della moglie e lei quella del marito. E così, al termine della loro esistenza, i coniugi si trasformarono in due alberi, a custodia di quel tempio ch’era divenuta la loro umile dimora. Ancora e per sempre l’uno accanto all’altro. Vicino a sé, invece, Gioconda detta Giò il marito non l’ha più, perché lui l’ha lasciata. Suo rifugio diventa la casa di quei nonni che per lei rappresentano la rara prova dell’esistenza di quell’amore capace di durare per tutta la vita sin oltre la morte. Ed è lì che trova il biglietto con cui la nonna, per augurare buon San Valentino all’amato, si era messa a ringraziare l’angelo custode d’averglielo fatto incontrare. Biglietto che, smarrita qual è, la induce a provare a scrivere al suo Custode. La risposta, inaspettatamente, arriva. Ed è di Filèmone, voce dell’interiorità di ciascuno di noi, più che dell’aldilà. Un po’ Filemone di Bauci, quello del mito e delle Metamorfosi di ovidio, un po’ Filemone di Jung, angelo dei sogni. Dando avvio a un intenso scambio epistolare. Frutto delle penne di Massimo Gramellini e Chiara Gamberale, prestate l’una al protagonista

e l’altra alla protagonista del romanzo. Di fatto, quelle di un buon maestro e una buona allieva. Filèmone impartisce insegnamenti, non giudizi.

Giò impara ad abbandonare i giudizi e a far suoi gli insegnamenti. Le materie di studio? La vita e la vita d’un amore. Ed è con piacevole leggerezza che anche il lettore fruisce di lezioni di gran peso. La più importante? Quella della progettualità: tutto ha bisogno di un progetto, pure l’amore, che s’alimenta d’ogni gesto che entrambi

i soggetti della relazione compiono nel comune desiderio d’impegnarsi in esso contribuendo alla sua realizzazione. Progetto la cui essenza è espressa dal titolo stesso del libro: Avrò cura di te. Come canta Franco Battiato. “te” che è sia quell’altro che ti è vicino sia quel te stesso della tua anima. Perché si può amare l’altro se si è in grado di amare se stessi e si può parlare di amore quando si esiste entrambi e nessuno dei due si annulla da sé o viene annullato dall’altro. Alto fine che nel frastuono

dei propri Io e del mondo circostante può però rischiare d’esser perso di vista, da uno solo dei due o da entrambi. Ebbene, in tal caso, ciò che si è trascurato, dimenticato, abbandonato, ferito e tradito, può essere recuperato e riportato in vita? Giò e Filèmone, con le loro rispettive esperienze, narrano uno dei due possibili esiti. Sorprendendoci. Gli alberi in cui si sono trasformati Filemone e Bauci hanno infatti bisogno di alimento e luce, nonché di radici e fronde atte ad assorbirli.

Massimo Gramellini - Chiara Gamberale

Avrò cura di te

di Valentina Scaringella

14Lettera a...di Cristiano roasio

DAL tEMPo

Andrò un po’ controcorrente. Allacciate le cinture e mettete il casco che sto per dire delle ovvietà talmente grandi che stavano nascoste davanti agli occhi di tutti, proprio come la famosa lettera rubata del racconto di Poe. Sono stato bombardato anche io dagli slogan contro il terrorismo (non dimentichiamo che ci stanno bombardando anche i terroristi con la stessa retorica multimediale) in seguito ai tragici fatti di Parigi. Ci sono rivenditori con le stesse scritte sinuose, quasi il miraggio delle dune di un deserto la notte, e le stesse barbe nere folte, a Pinerolo, quindi non facciamo l’errore di credere che vi sia in atto una guerra tra due “culture” e che bisogna stringerci tutti e portare nel cuore un solo Stato o continente o parte del globo, o peggio una sola regione, provincia o paese. Premettendo che il terrorista è un esaltato malleabile, tanto quanto un ultrà da stadio, il più delle volte sfaccendato, vuoi per colpa sua o della società o entrambi, manovrato da politicanti al soldo di Stati che fanno i loro sporchi affari proprio come i nostri, e che combatte una guerra con gli unici mezzi di cui dispone, la paura e l’autoimmolazione, non avendo visori notturni, droni e portaerei, mi pare evidente che ci sia nell’informazione occidentale una presa di posizione troppo occidentale e che essa, per emotività, ma credo soprattutto per l’eccessiva semplificazione che sta alla base del massimo raggiungimento di pubblico possibile, non sia in grado di partire dal foglio bianco della convivenza dei popoli aldilà delle tradizioni storiche: insomma sono tornate in auge le parole “illuminismo” e “ragione” e ci siamo dimenticati i vari pensatori ai quali il periodo dei lumi è debitore: Montaigne, Montesquieu e lo stesso Kant. C’è puzza di illuminismo alla robespierre. Sento oliare le ghigliottine perché loro decapitano. Davvero pensiamo di godere della così decantata libertà di stampa portata in giro come il santo patrono del paese che si ferma

a fare l’inchino alla casa del Boss? Wikileaks? Internet? originalità scritto su magliette stampate in serie? Consigli per gli acquisti? tracciabilità su ogni documento, pagamento e movimento che il cittadino occidentale fa per essere libero, non vi dicono davvero nulla? Mi si potrebbe obbiettare, giustamente, che la violenza, la morte, l’assassinio sono sempre non giustificabili, ed in effetti non lo sono, perché privano il prossimo della scelta, unica

ed irrevocabile, di fare un po’ come gli pare per portare a casa risultato e partita. Però, sono sinceramente spaventato da quella ondata di solidarietà massificata di questi giorni che mi fa pensare ai grandi nazionalismi del ‘900 e alle parate per i caduti della prima guerra mondiale. Si sente dire che bisogna ostracizzare l’indifferenza e il relativismo: a mio parere

andrebbero insegnati a scuola, perché se una Nazione è costruita sui social network e sulla partecipazione intesa come leader a braccetto, non voglio che sia la mia. Perché tutto è davvero relativo, anche la percezione della morte è relativa, sembra strano ma è così, essendo la sua accettazione un costrutto culturale, basta fare un esempio: perché a tutti i maschi del mondo occidentale piacciono un sacco quei cartoni giapponesi dove si fanno dire ai protagonisti insanguinati cose come “una ferita alla schiena è disonorevole”? La risposta a questa domanda risiede nell’antropologia (che poi l’hanno fatta gli occidentali, almeno nella versione occidentale che conosciamo noi occidentali), nella contrapposizione tra natura e cultura. Una cultura, non due, non tre, ma tante quanto sono le persone che respirano in questo momento. E’ una roba un po’ difficile da capire, ma non siamo noi quelli che ancora credono in uno che è tre che è uno che è tre? Ecco, allora forse partiamo avvantaggiati a capire che non saranno i terroristi a conquistarci ma ‘sto maledetto caldo a gennaio, causato dalla benzina comprata da loro.

Lettera a... controcorrente

Una posizione troppo occidentale

15SoCIEtÀ

Donne del Pinerolese 15 di Sara Nosenzo

Come è nata questa passione per il canto? ho iniziato a scrivere poesie da bambina. Il passaggio ai testi musicali e’ arrivato dopo. Prima della musica mi sono avvicinata al teatro, ho frequentato la scuola di Guido Castiglia. ho fatto alcuni spettacoli e poi ho deciso di provare a cantare prendendo lezione di canto a Luserna San Giovanni. A che età hai lasciato Pinerolo? Il panorama italiano non offriva sbocchi? La prima volta a 17 anni. Per imparare l’inglese, feci un anno all’estero con Intercultura in Alaska. Un’esperienza meravigliosa e incredibile. Durante l’anno ad Anchorage feci una vacanza a Los Angeles da amici di famiglia, questo fu

sicuramente un viaggio importante perché la persona che mi ospitò lavora tuttora in una grossa agenzia. Fu proprio questa agenzia, la Williams Morris, a offrirmi un’occasione. tornai a LA per un appuntamento e semplicemente non tornai indietro. Furono gli eventi, le esperienze e la curiosità di vivere nuove realtà a portarmi lontano.Per quale motivo hai scelto la California? Le mie influenze musicali erano sicuramente molto più inglesi. Massive Attack, Portishead, tricky... Il trip hop di Bristol. Ma fui attratta da Los Angeles e in particolare da Venice Beach già da ragazzina per il mio amore per gruppi come i Doors. ricordo che sul volo per LA incontrai alcuni musicisti che erano stati parte della band di otis redding, che fui invitata a numerose prime di film con tanto di celebrità e tappeto rosso. A quell’età era come vivere un film, era tutto eccitante. Ma ciò che mi affascinò più di tutto furono i panorami desertici: la

Valle della morte, Joshua tree, posti che hanno ispirato numerosi musicisti. Decisi già allora che sarei tornata per viverci. Mi sentii “a casa”.Vieni sovente a Pinerolo? Una volta all’anno circa. Vengo a trovare la mamma (Lalla) e la famiglia. ho ancora alcuni amici, alcuni che risalgono all’infanzia. Altri con cui ho condiviso percorsi musicali. Per esempio, ci siamo visti solo questo Novembre con Madaski degli Africa Unite che mi ha fatto un remix che uscirà presto. Abbiamo saputo che passi molto tempo in barca... Come è nata questa “avventura”? Questo è stato un capitolo inaspettato. Invece che sul

cavallo bianco il principe azzurro mi è arrivato su di una barca blu. Mi sono innamorata e sono partita per un viaggio di tre anni in barca a vela. 11000 miglia di mare. Al momento non sapevo per quanto avremmo viaggiato, ma come in tutte le mie scelte ho seguito l’istinto. Con Mike e la nostra cagnolina Apple abbiamo attraversato l’oceano Pacifico dalla California fino alla Polinesia Francese. Mike Lipscombe, il mio compagno, arriva anche lui dal mondo dello spettacolo. regista inglese, video musicali principalmente (Jamiroquai, richard Aschroft, tricky, Anastasia etc.) Che consiglio daresti a un giovane che vorrebbe fare il tuo lavoro? Non e’ facile. Il live forse e’ la chiave. Ma è un mondo in cui pochi riescono a vivere bene ed hanno una vita professionale lunga. La passione e’ fondamentale. Quello che mi spiace e’ che molti giovani sono affascinati dalla fama e dal successo più che mossi da una

passione musicale pura e semplice. ormai la sostanza importa sempre meno. Direi, per esperienza personale, di sperimentare e far sentire la propria voce. Suonare live, farsi sentire. E poi inventatevi qualcosa di bello, che sentite e che ha significato per voi. Se no tanto vale fare altro. Un giovane deve per forza emigrare per dare una chance al proprio sogno? C’è un po’ quest’idea... No, non c’è bisogno. Per me è andata così, ma non è neanche così facile: ottenere visti di soggiorno, allontanarsi da famiglia e amici etc. Viaggiare però è molto importante, se possibile. Ma al di là di tutto la cosa più importante e’ essere fedeli a se stessi e non compromettere i propri ideali, perché essere orgogliosi delle proprie scelte vale più di qualsiasi successo, che si stia in Italia o si vada all’estero. L’Italia non è in un gran momento ed è un peccato che la corruzione e la mentalità vadano a contaminare quello che invece il nostro paese potrebbe offrire.

Intervista a Veronica CoassoloUna pinerolese a Los Angeles

16SoCIEtÀ Per Mostre e Musei

di Chiara Gallo

Lo stile di Fabio Petani a Pinerolo ormai è conosciuto dagli appassionati di arte emergente. La sua tavolozza si è arricchita di colori, le forme e le linee si sono avvicinate molto all’arte di strada. tra una mostra e un live painting a torino, siamo riusciti ad intervistarlo e scoprire qualcosa di più sui suoi nuovi progetti per il prossimo futuro.È passato un po’ di tempo dall’ultima intervista per Pinerolo Indialogo, come sta procedendo il tuo percorso artistico? Diciamo che la tesi di laurea che ho preparato sulla street art mi ha permesso di entrare in contatto con artisti importanti, molti dei quali ora sono diventati amici stretti dai quali ho potuto imparare e estrapolare tecniche e astuzie pittoriche. Molto importante sicuramente è la collaborazione con il progetto Street Alps che mi permette di unire l’osservazione degli artisti ad un lavoro di comunicazione e organizzazione.Quali sono gli ultimi progetti a cui stai lavorando? A livello personale sto facendo una ricerca sull’evoluzione del mio stile e sulla caratterizzazione di una pittura che mi rappresenti il più possibile. Per il 2015 ho intenzione di realizzare molti più murales e molte più opere di arte urbana. A livello di gruppo stiamo portando avanti il calendario e le novità per la stagione sia per quanto riguarda lo Street Alps con l’Associazione Pigmenti, sia per gli Street Art tour a torino con il sostegno dell’Associazione Il Cerchio e le Gocce.Di recente stai lavorando parecchio al SAMO di Torino, puoi descriverci la tua attività? Con il SAMo collaboro spesso perché è uno

spazio che mi piace molto e in cui sono davvero libero di esprimermi. Avevo già realizzato un muro e altri due piccoli interventi e solo poche settimane fa ho dipinto un muro live durante una serata di New Beat. ora sto preparando altre serigrafie che verranno stampate sulle tovaglie ufficiali del locale.Cosa puoi dirci riguardo al progetto Street Alps che dall’anno scorso ha coinvolto anche la città di Pinerolo? Il progetto continuerà ancora più forte quest’anno. Ci saranno altri artisti internazionali

e verranno realizzate ulteriori serigrafie artistiche. Il tutto in un contesto pittoresco quale Pinerolo. Speriamo che la gente apprezzi il nostro intervento e condivida la nostra passione per la street art.A tal proposito, qualche idea su cosa potrebbe fare Pinerolo per migliorare il rapporto con questo tipo di arte? Da sempre l’arte di strada si sviluppa in contesti urbani, in zone abbandonate o secondarie. Pinerolo si trova a metà strada tra una città e un paese e ciò non permette all’arte

urbana di insediarsi in maniera sostanziale come avviene a torino ad esempio. La stessa vicinanza al capoluogo disincentiva qualsiasi interesse di radicamento di artisti che in torino trovano un palcoscenico più ampio e visibile su cui esprimersi. Nonostante ciò, continuo a pensare che se ci fosse un riscontro maggiore da parte del pubblico cittadino anche a Pinerolo potrebbe esserci un bel movimento e una buona diffusione di street art.

Fabio Petani, il “misterioso” artista

La Street Art s’impone anche a Pinerolo

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Lorenza è una studentessa di Giurisprudenza all’Università di torino ed è al terzo anno di studi. Da poche settimane vive a Bergen, una cittadina norvegese che si affaccia sul porto ed è ricca di casette in legno colorate, ma soprattutto è città universitaria e meta dell’Erasmus di Lorenza. Dopo aver fatto domanda poco più di un anno fa, è riuscita ad ottenere la borsa di studio ed ora alloggia presso una prestigiosa residenza universitaria e condivide la cucina con altre otto persone, tutte provenienti da paesi differenti: «E’ una specie di campus, diviso in blocchi ed è molto bello. La mia camera è singola, ma ho fatto amicizia con tutti i ragazzi del piano. Ci parliamo ovviamente in Inglese e ho anche conosciuto studenti Italiani». Dopo i primi giorni passati ad ambientarsi e ad arredare la nuova cameretta, Lorenza ha iniziato la vera vita universitaria, frequentando la settimana introduttiva per i nuovi studenti. «Dal 5 Gennaio ho partecipato a vari meeting, in cui è stata anche presentata la città di Bergen. Inoltre sono stata a delle riunioni per gli studenti interessati al corso di Norvegese, a cui sono stata ammessa. Mi intriga conoscere una lingua poco comune ed ho già assistito alla prima lezione, molto

interessante!». I corsi effettivi inizieranno solo a Marzo, perciò per ora Norvegese è l’unico corso che Lorenza frequenta all’Università. Le lezioni e gli esami saranno tenuti tutti in Inglese, ma ci spiega che non

è la prima volta che affronta un corso in questa lingua. «Avevo già sostenuto l’esame di “Anglo-American Law” all’università e questo mi ha dato più forza e più coraggio nell’esprimermi in Inglese. È stata dura, ma mi sento più sicura e capace. Qui ho scelto di seguire “Filosofia del diritto” e “Storia dei sistemi legali misti”». La cittadina, come racconta Lorenza, è dunque molto accogliente e suggestiva, ma anche la facoltà, che ha sede in un edificio storico, è molto affascinante: «Si affaccia direttamente sul porto e si vede l’oceano.

Sembra una fiaba!». È appena cominciata, ma questa esperienza ha già lasciato il segno nella vita di Lorenza, che non è spaventata dal sostenere esami in altre modalità e tempistiche rispetto a quelle cui è abituata. Anzi, è sicura che l’Erasmus resterà sempre molto importante nella sua vita e nelle sue scelte future. «Sicuramente mi sentirò più consapevole e potrò parlare con chiunque. Sarò diversa perché è la prima volta che devo cavarmela da sola».

di Alessia Moroni17

CoSì PEr IL MoNDo Vita internazionale

Intervista a Lorenza tartaglia

“Sembra una fiaba!” Erasmus in Norvegia, a Bergen, per studiare Diritto

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Alberto Perro è la mente ed il braccio dietro al progetto Hen House Records, una piccola etichetta autonoma basata a Villar Perosa che registra e produce brani originali di artisti emergenti della zona, diffondendoli nel web anche grazie a video autoprodotti. Lo abbiamo intervistato per conoscere dall’interno questa realtà. Alberto, in che modo è nata la Hen House Records? Come si è sviluppata fino al punto in cui è adesso?

La henhouse è nata per caso, tutto è iniziato da un passaparola: insomma, si è sparsa la voce che io avevo una sala insonorizzata e la gente ha iniziato a chiedermi se registravo, e, benché non fosse questo l’utilizzo designato della mia sala, ho accettato la sfida. All’inizio l’equipaggiamento era parecchio scarso, venivano per lo più miei conoscenti, poi cominciarono a venire dei rapper alle prime armi e con loro lo studio è cresciuto. tutt’ora l’ henhouse records è un po’ in stallo dato il poco tempo che posso dedicarle, ma continua a seguire vari musicisti del pinerolese.La casa perlopiù produce brani, talvolta anche accompagnati da videoclip, postati su di un canale youtube e sull’omonima pagina facebook: quanto pensi che sia importante, per un artista emergente, saper utilizzare bene i social ed internet in generale? Credo che il 90% della diffusione musicale avvenga attraverso i social. Se sei un musicista emergente, i mezzi più comodi per diffondere la tua musica sono i social e le persone che li frequentano. Però bisogna far attenzione perché internet ha le sue regole e se

non le conosci bene, rischi di distruggerti con le tue stesse mani.L’HenHouse, come già detto, produce anche video musicali di diversa natura, dai videoclip di pezzi originali a cover di altri pezzi in studio, nei quali il suono e l’immagine vengono catturati contemporaneamente. in che modo questi video vengono ideati? L’idea dei videoclip originali è un prodotto di un regista e del musicista, spesso il ruolo del regista è quello di ricordare al musicista che si ha un budget pari a zero. Dopo che l’idea è stata trovata, inizia una fase di sviluppo di una storyboard e successivamente una fase di riprese. Infine si fa il montaggio insieme al musicista, per assecondare il suo volere. Altro tipo di video sono i presa diretta, ovvero si riprende la scena in multicamera in contemporanea con l’audio; qui il lavoro riduce notevolmente il suo tempo e sta tutto in mano al regista, il quale monta il video e ne fa un bozzetto che viene mandato al musicista, se egli ne autorizza la pubblicazione allora il video viene caricato, se no viene rifatto. In questi casi, il musicista non è presente al montaggio e il tempo di realizzazione è di circa 2-3 giorni. L’obiettivo dei video ovviamente è farsi conoscere sui media e farsi pubblicità; sta al regista costruire un prodotto interessante e che catturi l’attenzione dello spettatore.Tu nasci come musicista, dopodichè di sei lanciato in questa avventura che ha al suo centro la versatilità, occupandoti di diversi aspetti del mondo della musica (registrazione, produzione, fonico in live) applicati a diversi generi. Che cosa ti ha insegnato e ti sta insegnando questa esperienza? Mi ha insegnato che i musicisti sono una piccola ruota del carro e che stare dall’altra parte del mixer non è così facile come sembra. Per fare una canzone tocca conoscere veramente molte cose e non tutte si trovano sui libri, ma arrivano con l’esperienza. Un’altra cosa che mi ha insegnato è che la musica, non importa di quale genere, se fatta con passione, è sempre bella; vedere tutto il lavoro che ci sta dietro ti fa crescere.Come continuerà quest’esperienza? Quali sono i vostri futuri progetti? tuttora non so dirti nulla, ci sono vari progetti in porto, ma molto poco tempo per realizzarli, dati i miei impegni scolastici. I nostri futuri progetti saranno un nuovo videoclip, altre cover e forse qualche nuovo album.

muSiCa emerGenTe

Hen House Records

di Isidoro ConcasMUSICA of f i c i ne de l suono

19Cosedell’altromondo

19 gennaio 2015 - Consiglio Europeo A seguito degli eventi terroristici di Parigi che hanno portato all’uccisione di diversi membri della testata giornalistica “Charlie hebdo”, si è tenuto lo scorso 19 gennaio il Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea con l’obiettivo di ampliare l’orizzonte conoscitivo sulle potenziali minacce terroristiche a livello continentale. I due punti più rilevanti all’ordine del giorno sono stati in primo luogo l’ipotesi di inasprire le sanzioni contro i cosiddetti “foreign fighters” (cittadini di uno Stato che agiscono in nome di un’entità straniera come uno Stato, una Confessione o un’Ideologia) presenti in Europa. Lo stesso ministro Gentiloni, in previsione anche del prossimo Consiglio europeo di febbraio, ha dichiarato che il Governo italiano sta procedendo all’elaborazione di un decreto legge avente come oggetto

l’aumento delle pene (fino a dieci anni di reclusione) per i “foreign fighters” presenti sul suolo italiano. Il secondo tema sul quale si sono sviluppate numerose discussioni è stata la

decisione di varare la nuova normativa sulla banca dati di informazioni riguardanti i passeggeri dei voli aerei; questa legislazione, parte di una direttiva presentata dalla Commissione europea al Parlamento già nel 2011 (PassengerName record), proposta dal Consiglio

dell’Unione Europea, obbligherebbe i vettori aerei a fornire agli Stati membri i dati dei passeggeri che entrano o lasciano il territorio europeo per contrastare i reati gravi e il terrorismo e ciò risulterebbe indubbiamente vantaggioso per i Ministeri degli Interni degli Stati membri (che potrebbero avere un quadro più lucido sugli ingressi e sulle uscite dal territorio statale).

di Massimiliano Malvicini

Si è celebrato a reggio Emilia l’anniversario della prima comparsa del tricolore italiano avvenuta ben 218 anni fa.Fu infatti a seguito delle guerre rivoluzionarie sviluppatesi nel cosiddetto triennio giacobino (1796- 1799) che l’idea di sviluppare un vessillo nazionale trovò piena espansione nella Penisola. Prima della fondazione delle cosiddette repubbliche sorelle (Cisalpina, Cispadana, romana e Napoletana) le bandiere erano infatti propriamente simboli di entità politiche regionali o sostanzialmente locali.La nascita del nostro tricolore segue una vicenda particolare: il 14 novembre 1794 apparve per la prima volta come coccarda puntata sugli abiti dei patrioti nella sommossa di Bologna. In seguito, nel 1796 i colori di questa coccarda vennero accettati da Napoleone che consegnò

presso Milano alla“Legione Lombarda” ed alla “Guardia Nazionale” una bandiera a strisce verticali verde bianca e rossa. A questo percorso prodromico si aggiunse infine la data del 7 gennaio del 1797 quando, a reggio Emilia, si fece proprio il nuovo stendardo e gli amministratori cittadini si impegnarono ad elevarlo come simbolo universale delle conquiste individuali e collettive raggiunte

sino ad allora.Il tricolore, superata la fase rivoluzionaria e quella della restaurazione, verrà assunto infine come uno dei simboli del risorgimento italiano e diverrà compiutamente dal 1861 la bandiera del regno d’Italia e poi della repubblica italiana.

7 gennaio 2015 - 218 anni dal primo tricolore

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A seguito dei fatti di Charlie hebdo, l’Europa ha avuto l’occasione di riflettere sulla libertà di espressione. tra i leader e rappresentanti politici che hanno partecipato alla marcia dell’11 gennaio, c’era anche l’ambasciatore dell’Arabia Saudita a dimostrare la solidarietà ai giornalisti francesi. In Arabia Saudita, il 9 gennaio cominciava invece l’incubo di raif Badawi: 50 frustate davanti alla moschea di al-Jafali a Gedda, ogni venerdì dopo la preghiera. Giudicato colpevole di aver creato un blog (Free Saudi Liberals) che insultava le autorità religiose, è detenuto dal 2012 e nel 2014 è stato condannato a 10 anni di reclusione, 1000 frustate e

una multa di 1.000.000 rial sauditi (circa 196.000 euro). Dopo la prima dose di frustate, una commissione di medici ha dichiarato che raif non sarebbe stato in grado di sopportarne

una seconda. Sebbene al momento siano sospese, egli rischia ancora di scontare le 950 frustate rimanenti. Il suo avvocato Waleed Abu al-Khair, attualmente detenuto per la sua attività di attivista pacifico, aveva denunciato delle irregolarità nel processo.

Amnesty International chiede la fine immediata dell’applicazione della sentenza e la scarcerazione di raif, per la stessa libertà di espressione di cui gli Europei hanno sentito urgenza.

Gruppo GioVani amneSTy inTernaTional

La libertà di espressione ovunque

Visibili & InvisibiliDIrIttI UMANI

In un clima di massima sicurezza, si è tenuta a Palazzo dei Normanni, lo scorso 21 gennaio, l’audizione di Nino Di Matteo, il pm della trattativa Stato-mafia più volte minacciato da Cosa Nostra, davanti alla Commissione regionale antimafia. Alla fine dell’incontro egli ha affermato che è stato un utile scambio di esperienze e ha sottolineato di non aver subito intimidazioni nel senso reale del termine, ma intercettazioni ambientali del capo di Cosa Nostra e dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Poi il magistrato ha affrontato alcuni dei temi toccati durante la seduta della Commissione regionale Antimafia, affermando che è necessario recidere i legami della criminalità con l’imprenditoria, la politica e con il mondo delle professioni e ha concluso affermando che: “ Lotta alla mafia e lotta alla corruzione non sono due mondi separati “. Egli ha anche pronunciato parole importanti relativamente alla politica, la quale dovrebbe “recuperare una capacità di denuncia e di etica di

responsabilità che probabilmente ha perso”. Infatti se in campagna elettorale un politico cammina a braccetto con un mafioso la magistratura non può fare nulla, ma dovrebbe emergere

un sentimento di etica politica, di denuncia nei confronti di coloro che inquinano quella che dovrebbe essere la più alta attività dello Stato. Parlando di corruzione ha affermato che in Italia è

dilagante, ma i sistemi repressivi risultano essere insufficienti, infatti risultano essere solo poche decine i soggetti condannati per corruzione, ma questo è irreale e significa, non che la corruzione non esista, ma che il sistema non funziona. Egli ha concluso dicendo che sono stati fatti numerosi passi avanti con lo scioglimento, in tutta Italia, di vari comuni per infiltrazione mafiosa, ma molto è ancora da compiere e la responsabilità e la consapevolezza devono essere il punto di partenza. Chiara Perrone

L’audizione del Pm Nino Di Matteo

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PRYNT - La cover stampante

SoCIEtÀGiovani,tecnologia@Innovazioni

a cura di Greta Gontero

Ammettiamolo: è sempre più bello avere una fotografia tra le mani, fresca di stampa, da rigirare tra le dita e da poter osservare quanto si vuole, senza che lo schermo di uno smartphone, oscurandosi, interrompa questo momento. A questo scopo nasce il prototipo di Prynt, una custodia per il telefono che è in grado di ridare nuova vita al nostro cellulare, trasformandolo in una Polaroid: attualmente è solamente un progetto, che sarà probabilmente messo in commercio e disponibile nell’ottobre 2015. Questa “cover” funziona come una stampante ed è in grado di mettere su carta le foto scattate sul momento con lo smartphone oppure quelle già in archivio. A differenza di una stampante vera e propria però non necessita di cambiare le cartucce di colore e non deve avere connessioni Bluetooth o WiFi, inoltre possiede una batteria autonoma in modo tale da non utilizzare quella del telefono. tutto il procedimento è molto semplice e richiede pochissimi passaggi: si preme il bottone di scatto (sulla parte superiore della custodia) e si sceglie quale foto far stampare tra quelle scattate, infine, dopo aver applicato a piacere effetti grafici, l’immagine viene stampata in circa 30 secondi.É comunque necessario un adattatore dedicato ai differenti tipi di smartphone, dato che Prynt non è disponibile per tutti i cellulari.

Basta Pinerolo “città della cavalleria”, segue da pag.3Valorizziamo pure tutto quello che ci è stato lasciato, ma il presente è tutt’altra cosa. ha un bisogno tremendo di innovazione!! Per almeno 20 anni siamo stati prigionieri di un sogno irrealizzabile!! Incominciamo a parlare di Pinerolo come città accogliente, che ha un buon clima e buone scuole per educare i figli, che è una città pulita (?) e che accoglie a braccia aperte

chi vuole venire ad abitarci e ad insediarvi un’azienda hi-tech. Bisogna essere assolutamente capaci di attrarre imprese e lavoratori capaci di innovazione per far ripartire il territorio. Sta qui la scommessa! Il grande difetto di Pinerolo - ecco il provincialismo - è l’incapacità di rinnovarsi; è il rimanere prigioniera del mito di una realtà che non c’è più. Antonio Denanni

Onda d’Urto / AppuntamentiVia Vigone 22 - Pinerolo

• Il 13 febbraio, alle ore 18, inaugurazione della mostra collettiva di Serena Bianciotto, Eleonora rinaldi, Stefania Canavosio, Valentina Serra - Aperta: lun-merc-ven, ore 15-18•Venerdì 27 febbraio, ore 18, Serate di Laurea•Martedì 17 febbraio, ore 21, ScrittAvventura, Gruppo di scrittura creativa• ogni mercoledì, dalle ore 15 alle 18, informazione sui bandi

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Chris Kyle è un giovane texano amante dei rodei, della caccia e della Patria. Chris decide di cambiare il corso del proprio destino l’11 Settembre 2001 quando, come tutto il resto degli Stati Uniti, guarda con incredulità le twin towers cadere in mille pezzi. La sua decisione è quella di arruolarsi nei Navy SEAL, corpo delle operazioni Speciali, affrontando il durissimo campo di reclutamento e distinguendosi per l’abilità con il fucile. Mentre si forma come cecchino dei Navy SEAL Chris conosce taya, la donna che sposerà nello stesso giorno in cui la Patria lo chiamerà per adempiere ai propri doveri di soldato. “American Sniper” riporta sullo schermo una storia vera, in sede di sceneggiatura questo deve aver pesato non poco se si riflette su alcuni momenti in cui il film rallenta vistosamente la propria corsa. Eccezion fatta per questo dettaglio và segnalata l’ottima prova di Bradley Cooper (mai così gigantesco nelle fattezze fisiche) e di tutto il cast, sia tecnico che artistico.Su Clint Eastwood, invece, è già stato detto tutto, forse troppo. Attore indiscusso e regista apprezzato nella maggior parte delle occasioni, questa volta ha diviso in modo particolarmente netto il pubblico e la critica. “American Sniper” è un war movie,

cominciamo da qui. Che il genere piaccia o meno poco importa nel momento in cui la regia, la sceneggiatura e la caratura degli attori permettono di godere appieno della storia che a molti è sembrata banale, se non stucchevole, propaganda militare statunitense. Io credo, al contrario, che “American Sniper” sia uno dei pochi war movie capaci di sottolineare diversi punti di vista riguardo alla guerra, ma soprattutto sono convinto che le vicende narrate nella pellicola pongano l’accento sull’inadeguatezza di Chris Kyle rispetto al mondo civile, sia prima che dopo la sua esperienza bellica. Chris è fondamentalmente un giovane texano da rodeo, i suoi unici insegnamenti nella vita sono stati quelli impartitigli dal padre (e che in parte si basano sul principio secondo il quale è corretto farsi giustizia da sé), la sua unica vera capacità è quella di colpire con una pallottola persone o cose a centinaia di metri di distanza. Che posto nella società civile contemporanea può occupare un uomo di questo tipo se non quello del soldato? Qualora non avesse deciso di arruolarsi Chris Kyle avrebbe probabilmente condotto una vita più anonima, ma anche più tranquilla e più serena. Questo evidentemente non era il destino del miglior cecchino che la storia degli Stati Uniti possa ricordare.

American SniperRegia di Clint Eastwood, attori principali: Bradley Cooper, Sienna Miller, Luke Grimes, Jake McDorman, Kyle Gallner

Anda re a l c i nema

di Andrea obisoSoCIEtÀ

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Il cammino da pellegrino parte sempre da una scelta. Per me è spesso un cammino in solitaria, che si arricchisce lungo il viaggio dell’incontro e dell’amicizia che sgorga spontaneamente. Camminavo lungo la tappa tra Sivizzano e Berceto, in Emilia; salivo tra paesini sulle colline, lungo strade con antiche pavimentazioni, chiese romaniche con mura di pietra, Bordone, Cassio e Castelli di Casola. L’accoglienza avvenne nel Seminario di Berceto. Quella sera finalmente non ero solo. Dopo 16 tappe incontravo le prime due pellegrine dalla Catalunia, Andrea e Maria: tanta allegria e voglia di chiacchierare. Il giorno dopo, oltrepassavo Berceto e raggiungevo Pontremoli. La giornata era fredda e nuvolosa. C’era l’alluvione a Genova, ma non lo sapevo. Affrontai la salita sul monte Valoria ed il passo della Cisa, lottando con il vento gelido e scendendo lungo la via del Mons Longobardorum, aperta dai Longobardi verso la tuscia, la toscana. Nel pomeriggio un raggio di sole rischiarava la strada, e giungevo a Pontremoli poco prima della pioggia. Sul ponte della città che divide i due borghi un altro incontro: l’anziana signora Lina. Mentre facevo le foto, si prodigò nel racconto dell’antica contesa tra le due sponde, una dedicata a S. Gimignano e l’altra a S. Nicolò: quale fosse il Santo protettore più favorito o il campanile più alto non so, ma la rivalità produsse tradizioni secolari di feste e gare, fino ad oggi, con rievocazioni

storiche in costume e fuochi sul fiume. L’arrivo al convento dei cappuccini che mi ospitò per la notte fu rallegrato nuovamente dalle due catalane che, ignare dei segnali, avevano seguito una strada più difficile. Il giorno seguente pioggia a catinelle; passata la stupenda Pieve di Sorano dedicata a S. Stefano, il borgo di Filattiera con il sito dell’antico ospitale dedicato a S. Giacomo, attraversai ancora il piccolo borgo racchiuso da mura, Filetto. Durante la via una coppia di anziani: «Lei, dove va a piedi?» - ed io: «A roma!» - «Porta una preghiera per noi!». oltrepassai il villaggio fortificato di Lousuolo, quando ecco Aulla, una delle soste più antiche, a S. Caprasio, sulle fondamenta di una chiesa alto-medievale. La mattina superai il passo dei 4 sentieri ed un locale mi offrì il vino di sua produzione. Dopo la bella Sarzana, feci tappa ad Avenza, in una giornata di sole. Seguendo le indicazioni della Francigena europea persi la strada più battuta e finii nei rovi, da cui emersi graffiato e sanguinante. Lungo la Statale per Massa ritrovai le catalane ed il buonumore, si vedeva il mare. Passammo

il castello di Aghinolfi e giungemmo lungo una discesa fino a Pietrasanta, una cittadina con rocca difensiva. L’accoglienza di due suorine indonesiane, Sofia e Marlina, fu speciale. La sera fui festeggiato a sorpresa per il mio compleanno con tutti loro, i miei nuovi amici.

Mauro BeccariaIl 10/2, ore 17,30, Libreria Mondadori, piazza Barbieri, Pinerolo, video-racconto sulla Birmania. Ingresso libero.

SoCIEtÀ

lunGo la Via franCiGena

L’incontro nasce spontaneamente

Appunt i d i v i agg io A cura di Angelica Pons

24Sono amici di Pinerolo InDialogo e di Onda d’Urto