Uno scrittore russo ad Ischia nel 1829 Stepan...

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La Rassegna d’Ischia n. 5/2012 23 Per la prima volta si presenta al pubblico italiano una brillante ma dimenticata figura dell’Ottocento euro- peo: Stepan Ševyrёv. Lo scrittore nacque il 30 ottobre del 1806 nell’anti- ca città di Saratov, sul Volga e, concluso un prestigio- so college a Mosca, prese servizio al Ministero degli Affari Esteri. A questo periodo risalgono le sue prime opere letterarie: versi, racconti e saggi critici. Il lavoro statale lo annoiava e, giovane e prepara- to qual era, accettò l’invito della principessa Zinaida Volkonskaja - figlia dell’inviato russo a Torino il prin- cipe Belosel’skij-Belozerskij e che poi si stabilirà defi- nitivamente a Roma - a diventare il tutore di suo figlio e partire per un Grand Tour all’estero. Il Grand Tour del giovane principe e del suo istrutto- re durò quasi 4 anni, dal 1829 al 1832, trascorsi prin- cipalmente in Italia e Svizzera. Quasi all’inizio stesso del viaggio, nel 1829, Ševyrёv soggiornò un mese ad Ischia: all’isola sono dedicate le pagine dei Diari qui pubblicate. Al suo ritorno a Mosca divenne prima docente uni- versitario e, dopo aver discusso una tesi sulla “Teoria della poesia nel suo sviluppo storico, presso i popoli antichi e moderni” (1836), salì al grado di professore ordinario. Tra il 1838 e il 1840 Ševyrёv visse ancora all’estero, partecipando alle lezioni dell’Istituto Arche- ologico di Roma, seguendone corsi a Berlino, Monaco, Parigi, Londra, lavorando in biblioteche, incontrando scienziati europei. Gli fu assegnato il titolo di Dottore in Filosofia all’U- niversità di Parigi, fu eletto membro scelto della Socie- tà Artistica di Atene e della Società Filologica di Zaga- bria. Al ritorno riprese il posto all’Università di Mosca e fu nominato Preside della Facoltà di Filosofia. Nel 1847 il noto filologo divenne membro dell’Accademia Russa di Scienze. Ševyrёv era soprattutto vicino al grande scrittore Nikolaj Gogol’, leggeva le bozze delle sue opere, sta- biliva rapporti con i librai, guidava le sue operazioni finanziarie. Dopo la morte di Gogol’ Ševyrёv prese parte attiva all’analisi delle sue carte e si adoperò per la pubblicazione postuma delle opere. Lo stesso Gogol’ Uno scrittore russo ad Ischia nel 1829 Stepan Ševyrëv A cura di Michail Talalay Traduzione dal russo di Alessandra Romano Stepan Ševyrëv scrisse di Ševyrёv: “Quest’uomo si distingue a Mosca per la sua finezza intellettuale e in lui maturano cose positive per la Russia”. Ma il destino volle diversamente. Nel 1857, quan- do a una riunione del Consiglio della Società d’Arte di Mosca uno dei suoi membri, il conte Bobrinsky, si scagliò contro lo status quo in Russia, il temperamento patriottico di Ševyrёv emerse bruscamente. Durante il litigio Ševyrev ruppe una costola al conte (!), quindi fu licenziato dall’Università e poco dopo lasciò la Russia per sempre. Morì a Parigi il 20 maggio 1864, a 57 anni. Il suo lavoro è stato dimenticato nel corso del XX secolo poi- ché un rappresentante del pensiero conservatore nella Russia sovietica non poteva venire ristampato. A Ischia Ševyrёv trascorse un mese nell’estate 1829, quando aveva solo 23 anni. In quel periodo terminò il suo primo romanzo Vadim

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La Rassegna d’Ischia n. 5/2012 23

Per la prima volta si presenta al pubblico italiano una brillante ma dimenticata figura dell’Ottocento euro-peo: Stepan Ševyrёv. Loscrittorenacqueil30ottobredel1806nell’anti-ca città di Saratov, sul Volga e, concluso un prestigio-so college a Mosca, prese servizio al Ministero degli AffariEsteri.Aquestoperiodorisalgonolesueprimeopere letterarie: versi, racconti e saggi critici. Il lavoro statale lo annoiava e, giovane e prepara-toqualera,accettò l’invitodellaprincipessaZinaidaVolkonskaja-figliadell’inviatorussoaTorinoilprin-cipeBelosel’skij-Belozerskijechepoisistabiliràdefi-nitivamenteaRoma-adiventareiltutoredisuofiglioe partire per un Grand Tour all’estero. Il Grand Tour del giovane principe e del suo istrutto-reduròquasi4anni,dal1829al1832,trascorsiprin-cipalmente in Italia e Svizzera. Quasi all’inizio stesso delviaggio,nel1829,ŠevyrёvsoggiornòunmeseadIschia: all’isola sono dedicate le pagine dei Diariquipubblicate. Al suo ritorno a Mosca divenne prima docente uni-versitario e, dopo aver discusso una tesi sulla “Teoria della poesia nel suo sviluppo storico, presso i popoli antichi e moderni” (1836), salì al grado di professore ordinario.Trail1838eil1840Ševyrёv visse ancora all’estero, partecipando alle lezioni dell’Istituto Arche-ologico di Roma, seguendone corsi a Berlino, Monaco, Parigi, Londra, lavorando in biblioteche, incontrando scienziati europei. GlifuassegnatoiltitolodiDottoreinFilosofiaall’U-niversità di Parigi, fu eletto membro scelto della Socie-tà Artistica di Atene e della Società Filologica di Zaga-bria. Al ritorno riprese il posto all’Università di Mosca e funominatoPresidedellaFacoltàdiFilosofia.Nel1847ilnotofilologodivennemembrodell’AccademiaRussa di Scienze. Ševyrёv era soprattutto vicino al grande scrittoreNikolaj Gogol’, leggeva le bozze delle sue opere, sta-biliva rapporti con i librai, guidava le sue operazioni finanziarie. Dopo la morte di Gogol’ Ševyrёv preseparte attiva all’analisi delle sue carte e si adoperò per la pubblicazione postuma delle opere. Lo stesso Gogol’

Uno scrittore russo ad Ischia nel 1829

Stepan ŠevyrëvA cura di Michail Talalay

Traduzione dal russo di Alessandra Romano

Stepan Ševyrëv

scrissediŠevyrёv:“Quest’uomosidistingueaMoscaperlasuafinezzaintellettualeeinluimaturanocosepositive per la Russia”. Ma il destinovolle diversamente.Nel 1857, quan-do a una riunione del Consiglio della Società d’Arte di Mosca uno dei suoi membri, il conte Bobrinsky, si scagliòcontrolostatusquoinRussia,iltemperamentopatriotticodiŠevyrёvemersebruscamente.DuranteillitigioŠevyrevruppeunacostolaalconte(!),quindifulicenziato dall’Università e poco dopo lasciò la Russia per sempre. Morì a Parigi il 20 maggio 1864, a 57 anni. Il suo lavoro è stato dimenticato nel corso del XX secolo poi-chéunrappresentantedelpensieroconservatorenellaRussia sovietica non poteva venire ristampato. AIschiaŠevyrёvtrascorseunmesenell’estate1829,quandoavevasolo23anni. InquelperiodoterminòilsuoprimoromanzoVadim

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sulMedioevorusso;ilfinalediquestoimportantela-voro trova posto nel Diario. Le fresche sensazioni della gioventùsiriflettononeiversisulmare,lemontagne,la natura di Ischia. Magiàalloraglieracongenialelaricercafilologicaeinfatti riportò osservazioni sull’antropologia ischitana esviluppòriflessionisulletraduzionidellapoesiaclas-

sicalatina(Virgilio)eillegamediquestacolterritoriopartenopeo. I DiaridimenticatidiŠevyrёvsonostatistampatiinRussia recentemente, nel 2006. Questa è la prima tra-duzione in italiano.

Michail Talalay

Stepan Ševyrёv - Diario ischitano 31 luglio [1829], venerdì.MonsieurD’Evant,alqualeho consegnato la lettera con Vadim e tanto altro, si è recato a Napoli. Quindi la invierà domani, 1° agosto.

31 luglio. Ho ricevuto lettere dalla cara zia, da Ver-stovskij, Mel’gunov e Pogodin.Ricevere lettere quimi provoca una sensazione cosìintensa, mi riporta così vividamente in patria, tra i miei cari, che non lo so descrivere.

30 luglio. Stasera siamo stati nei pressi della chiesa in rovina. Lavegetazionequièpiùricca,l’ariapiùlumi-nosa, e ci sono più alberi.Qui si apre una vista strepitosa: l’intero golfo di Napo-li,iconfinidiProcida,Miseno,Pozzuoli,icanalichelidividono, l’abbraccio voluttuoso del mare, il Vesuvio, Castellammare,Sorrento.Un’inquadraturamagnifica!

26 luglio, domenica. Mi sono svegliato presto e ho visto sorgere il sole. Un eccellente Claude Lorrain! Il sole sorge sulla Solfatara! Il mare sembra d’argento, l’intera volta celeste è coperta da un giallo rosato, le montagne tra le nebbie. Il bagliore del sole che risorge non è paragonabile a niente. Il mare a poco a poco si fa blu, striato…

30 luglio. Abbiamo visto, passeggiando, il tramonto, che per la terza volta vedo sul mare. Che spettacolo! Sembrava un vaso antico. Un po’ alla volta prima una palla,poiunpantheon,unacupolaeallafineuncap-pello di papa.

26 luglio. Domenica. Siamo andati sugli asini a Lago [LaccoAmeno,NdT].ÈunodeimiglioripostidiIschia.Pocodistantedallarivac’èunarocciatraleacquecheper la sua forma viene chiamata “fungo”. Non ci può essere niente di più piacevole del guardare le onde del mare, la sera, che si infrangono a riva o sugli scogli del litorale. Lagentequièspaventosamenteaccattona.Nonviav-vicinatesenonvoletechevisichieda“datemiqualco-sa”: è un’abitudine napoletana. Abbiamo incontrato un povero stolto. Era semi-nudo. Vive perennemente per stradaenonconoscecasa.SichiamaIeronimo[Gero-nimo].Sembraunperfettonegro totalmenteannerito

dalsole.Tuttiquisonoscuri.Raramentevedivoltipiùchiari. Il colorito olivastro è tipico degli italiani. Infatti Raffaello, pittore nazionale, il colore lo ha preso dal paesaggio umano. Alcuni osano tradurre scrittori nazionali come, ad esempio, l’autore de Il campo di Wallenstein[FriedrichSchiller]ecc.,enonosanotradurreVirgilio,scrittorealtrettantonazionale.Neisuoiversisi riflette tutta lanaturanapoletana.Dovelatrovidanoiquellavegeta-zionechevediaNapoli?Trailnostrofienononcen’è.E dove trovare un termine per la sua “Georgica”? Ad Ischianonci sonoperniente insettivelenosinétarantolenévipere.Cisonoserpenti,macosìpiccolie docili che si possono prendere in mano e legarseli al collo. L’abate, il nostro padrone di casa, ci raccontava che unavoltaportaronodellegnodall’altracostaeinqual-che modo un serpente si intrufolò. Lo morse, ma non risultò nocivo. I serpenti, attraversato il mare, perdono la loro tipicità. È l’effetto del freddo. Anchelagentequinonpossiedeilvelenodellacolleraitaliana soprattutto napoletana. Sono docili. L’altrolatodell’isolaèpiùprolifico.Tuttalamonta-gna,finsopralacima,èdisseminatadivignetiterraz-zati. Il monte di San Nicola è il ‘San Pietro’ di Ischia. È visibile da ogni parte. Ha due cime, una verde, l’altra sembra sabbiosa, ma è di creta. Le montagne hanno un profilomoltoaffilato.La terraqui nonpossiede le formevoluttuosedellaToscananéquelletranquillediWeimar,leroccesonotuttestratificate.Laterraafaticagodedelmarevolut-tuoso, ma è pur vero che la terra che guarda il mare porta in grembo vigneti e tante altre ricchezze. Ad essa è estranea la sterilità degli altri paesi costieri. Dalle strade della città di Ischia si vedono colate la-viche sulla montagna e tracce di terribili devastazioni, una scena gloriosa per Vadim. Ai due lati dell’isola ci sono due città: dalla parte di Napoli Ischia la cui for-tezza sulla roccia l’ha voluta la natura. Dall’altro lato Forio, una cittadina deserta che una volta abbiamo rag-giuntoinbarca.Daquisivedonoancoradelleisole,suunadellequalifuronorinchiusiicarbonarinapoletani

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ma non severamente. Avevano diritto a usufruire di tut-topurchénonmettesseropiedefuoridall’isola. C’è una profezia sull’isola, raccontata da un beato (Beato Giovanni Giuseppe della Croce), secondo la quale un giorno il vulcano esploderà di nuovo e l’i-soladiIschiasprofonderàinmare:eccoilfinaleperimieiultimiinnamorati.Ilcorpodiquestobeatoriposaa Napoli. Durante i terremoti gli abitanti hanno molta paura.Ingeneralelagentequièmoltosuperstiziosa.Temono stregoni e fattucchiere. Di una persona dal volto assai brutto si dice che prima fosse stato un lupo. Edifaccespaventosequicen’ètante.Tralealtrecoseil domestico di casa nostra è sporco, sciatto e ha il so-prannome spaventoso di Bruto ma allo stesso tempo è servizievole, un bravo ragazzo. I contadini, o meglio i ciucciari(da“ciuccio“,“asino“),quandoparlanofradiloro lo fanno imprecando e amano terribilmente gesti-colare come nel balletto napoletano. Murat, si dice, ha fatto un grande favore ai napoleta-ni. Il Re di Napoli è molto malato, vecchio e brutto di per sé. E tutta la famiglia, a giudicare dai ritratti, ècome lui. Le tasse sono piuttosto alte e si estendono a tutto. Ce lo ha detto il padrone di casa. Quic’èunaspeciedipiccoloficochecresced’inver-no, la profiga [“profico”,NdT].Vengono appesi aglialberidificoveroeproprioesenenutronolemosche.Ipaesaniritengonochecosìnascaunficomigliore. L’invernoquiquasinonc’è.Alpostodellanevelapioggia. Solo San Nicola si copre di neve per un po’. La neve la si prende da lì o da Castellammare. A volte ci sono tempeste marine ma a luglio tutto il cielo è puli-to. Le nuvole sono rare e sorprendentemente leggere e ariose. Vi si intravede il ‘manto di Persefone’. Merco-ledì 29 luglio abbiamo visto un fulmine in lontananza che ci ha ricordato una nostra tempesta estiva. Ieri 30 luglio ho visto una nuvoletta sul sole che sembrava una mosca.

31 luglio. Mi prometto di leggere a Napoli le Geor-giche di Virgilio e oggi stesso comincio. E pure il sesto canto dell’Eneide.

1 agosto, sabato. Monsieur D’Evant ha inviato la mia lettera a Mosca con Vadim e tanto altro.

2 agosto. Siamo stati di mattina al monte San Nico-la,l’alberomaestrodell’isoladiIschia.Daquic’èunavista che spazia da un lato su monti e isole di Napoli e dall’altro sulla distesa marina. Si vede tutta l’isola, coi suoi villaggi, le rocce e i terrazzamenti. Là, nel rifugio ospitale di tre eremiti ci siamo imbattuti nell’alba. Ed essaciharivelatoivecchivulcani,duedeiqualiailatidell’isola, e il più importante al centro. Questo mon-te si chiama Epomeo. Vi è un corridoio tutto scavato

dalla roccia, e una chiesa più che discreta per un posto simile. In montagna cresce una moltitudine di ginestra fragrante. Vi pascolano capre e pecore. Abbiamo bevu-to latte di capra, munto lì stesso: un nettare.

3 agosto, lunedì.Perl’oradipranzohofinitoVadim. Parte per Mosca sabato 8 Agosto.

5 agosto, mercoledì. Siamo stati nella torre costruita daAlfonso [Id‘Aragona,NdT]Da lì c’èunavedutamagnificadell’isola:unapiccolaisolaindiana.Quan-tifichid’Indiaealoe!Chenaturarigogliosa!Manonpossiede una grazia, una vita estetica, è rude. Criticano i traduttori delle opere nazionali (popolari) di prendersi per impegno l’impossibile. Ma intanto io non ho mai sentito che hanno criticato un traduttore delle Georgiche virgiliane. Ma dove prendere nella no-stralinguaunatalequantitàdipiantesuccosemenzio-nate da Virgilio? Dopotutto è un autore nazionale. E in qualegrandepoetanonsiriflettonoilsuopaesaggioeil suo popolo? Raffaello è altrettanto nazionale. Guar-dateisuoicolori,sonoquellidellasuagente.

6 Agosto. Vicia [Veccia,unaleguminosa,NdT]ha-bitat delle gru. Lolius Tribulus medica, un’erba per ca-valli. Lupinus, lupino, da lupo, fagiolo di lupo. Sempre a Virgilio appartiene l’idea che dopo le piante occorre piantare verdure per far riposare la terra. Lino, avena e papavero seccano i campi. Infidum marmor, falso marmo (il mare). Hordeum, orzo, Faselu, fagiolo, Linum, lino, Avena, avena, Pa-paver, papavero, Trisicea, grano.

E le formiche fanno passaggi strettiLitigiositàdallefitteali

Teniua nec lanae per coelum vellera ferri

ChilehavisteaNapolicapiràtuttoilsensodiquestoparagone con le nuvole. Liquefacta saxa, espressione che ha senso sul Vesu-vio - Corylus, nocciolo - Arundo, canna

Assai notevole che nel terzo canto delle Georgiche, parlando delle colture, Virgilio ricordi le fatiche di Er-cole. 7 agosto, venerdì.Eccocosaèaffissoacasadeino-

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stri padroni, nella camera inferiore dove si scende dalla terrazza. È un mezzo di prevenzione contro i terremoti.

Ci dice il Cardinal Baronio che nel 528 la città di Antiochia rovinata da Terramoti, Tuoni e Saette: re-starano soltanto salvi coloro che nelle finestre, o porte teneano parole.+ ristus, Nobiscum + State + Sanctus Deus + Sanctus fortis + Sanctus Immortalis +

L’olivo e il limone non abbandonano le foglie sulla terra.

8 agosto. La parte occidentale dell’isola è incom-parabilmente più rigogliosa di quella orientale. Quic’èunamoltitudinedifichid’Indiaealoechedannodavvero l’ideadell’India. Ifiorid’aloe si sviluppanosu steli enormi e assumono una forma di lampadario. E sempre là ho visto gli alberi dai frutti che da noi si chiamano“baccellidiTsargrad”[Costantinopoli].Quilo chiamano “carrubo“. I suoi frutti li mangiano i ca-valli. A Lago (Lacco)cisonoleacquediSanLorenzoeibagnidivapore.Dallaterradiquestetermecresceun’erba strana piuttosto secca. La valle San Montano è molto bella, con una ricca vegetazione. La frutta di Ischia per la gran parte viene da lì. Lì nella torre ho mangiato i frutti delficod’India chenoi chiamiamo“albero centenario“. All’esterno è ricoperto di una buc-cia verde, dentro è giallo e al gusto il succo dovrebbe esseredolce,quandoèmaturo.Iol’homangiatoacer-bo! E se ne mangi troppi possono portare al vomito. Da Forio abbiamo goduto di una gran bella veduta, una grande verde valle di vigneti che dà sul mare. Il monte San Nicola, coi suoi vigneti terrazzati, è dise-gnato in modo splendido. Bella la chiesa di Forio sul mare. Oggi Monsieur D’Evant ha inviato la mia lettera col quartoattodiVadim.

9 agosto. Ci prepariamo a lasciare Ischia. Ho scritto Peterburg. Stasera per la prima volta sono stato sulla Sentinella. C’è un panorama eccezionale: che mon-tidorati, tuttoil loroanfiteatrocolVesuvioeilmarechiuso nel loro abbraccio, e le isole.

10 agosto, lunedì. Il mare stamattina verso le 12 era eccezionale.Sièformatoinmezzoall’acquacomeuncerchio bianco. Il mare cambia spesso colore. Di solito è blu scuro, con chiazze verdi. Sulla parte più vicina alla riva ci sono macchie scure, diverse dalle verdi. Di mattina,quandoècalmo,leisoleappaionotuttebian-che e sul mare si stendono sentieri lucenti. Li hanno tracciati sicuramente degli spiriti di notte, o dei trito-ni,pattinandosulleonde.Avoltequestechiazzesonoveramentetanteequandoèpiattosembranounfiume

sfociatonelmare.Venerdìc’èstatounfortevento,qua-si una tempesta. Il mare si è scurito e tutte le chiazze si sono raccolte sullo stesso lato. Quando comincia ad agitarsi le onde creano una schiuma bianca che in un attimoèvisibilefindalontano.

12 agosto, mercoledì. Stamattina alle 7 siamo partiti da Ischia. I padroni di casa sembravano molto com-mossiperlapartenza.Maparechequestasensibilitàfossepiùchealtroapparente.Nunziola,lafigliadellapadrona, mi ha chiesto di farle un regalo. Le richieste quinonsignificanoniente,quindiilrifiutononoffen-de. Al molo ci siamo andati in asino. Ragazzini e ra-gazzine gridavano per strada “bajono” e “grano!“ <?> Da lontano si vedeva benissimo il Vesuvio. Nuvo-lebasseloavvolgevanoaipiedi,cosicchélacimaeilmonte Somma sembravano sospesi in aria. Messici in barca ci siamo diretti a Miliscola passando vicino Procida. Lo chiamano tragitto ‘secco’ (per ter-ra). Qui ci aspettava una carrozza. Ischia l’ho lasciata conunsentimentodigratitudine,perchéquihovissutounperiodotranquilloeindustrioso,sonostatobene.Lanatura ogni giorno mi ha nutrito di nuove bellissime impressioni. La vicinanza del mare è stata una bellissi-manovitàequihoappresoilcaratteredelmioamico.Il mare ha rinfrescato le nostre occupazioni: freschez-zaindispensabileperquellamentale.ARomanonl’hoavuta. Qui ho terminato Vadim, ho scritto due drammi, ne holettitanti.QuicolprincipehofinitoilFaust, due atti del Piccolomini, tutta l’aritmetica, la metà di un canto di Virgilio, traduzione e trascrizione di Vaudeville, tra letantecose.Siamostatiquiunmeseesatto. Siamopassatiaccantoal‘MarMorto’[LagoMiseno,NdT]presso ilqualec’erano i ‘CampiElisi’.Questolago, prima unito al mare, fungeva da molo, ma ades-so necessita di una pulizia per non infettare l’aria dei paraggi. Siamo andati vicino ai colombari: sono i resti delle tombe, poste abitualmente dai romani lungo le grandi strade. A un miglio dal Mar Morto abbiamo visto il lago Fu-saro,l’anticoAcheronte.Adessoquisicoltivanoostri-che, si macerano lino e zafferano. Questo è la ‘prome-nade’ degli italiani nel mese di settembre e in inverno. Ilpostoinsénonhanientedispecialemadalontanosiammirano Ischia, Procida e tutto il resto. Da lì abbiamo proseguito per una strada piuttosto scomoda, lungo un vigneto.Lavitequiècoltivataall’altezzadeglialberi,lasciandola arrampicare su pali o enormi pioppi. Sem-branoigiardinidiFirenze,maquièpiùfolto. Abbiamovistoirestidell’anfiteatrodiCuma,com-pletamente invaso dalla vegetazione e siamo usciti per l’Arco Felice, la porta dell’antica Cuma: un’opera meravigliosa. È la più grande porta antica. Poi siamo

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saliti più in alto: una veduta meravigliosa sul verde lago d’Averno, racchiuso nella cornice delle montagne ricopertedicespuglieboschetti.Daquisonovisibilitutte le attrazioni del luogo: di fronte la grotta e sulla sinistra il Tempio di Diana. Questo luogo conserva an-coratraccediquell’atmosferacupacheispiròipoetidell’antichità. Lontani si vedono Capo Miseno, Baia e Pozzuoli. Costeggiando Baia e la villa di Cicerone, dove si vedo-no solo le misere rovine, abbiamo raggiunto Pozzuoli e da lì, lungo le rocce che si frantumano crollando in mare, la grotta di Posillipo. La strada da Cuma che abbiamo seguito portava a Roma attraverso la grotta di Posillipo, e la tomba di Virgilio - che per sua volontà e per ordine di Augu-sto fu seppellito nella sua amata Partenope, nella casa dovevilleggiavailriccoPollione-sitrovavasuquestastrada. Ora c’è una strada che passa attraverso la galle-ria di Posillipo che deve la sua esistenza alla pietra vul-canica e alla sua conformazione funzionale all’edilizia. Questa via è sempre illuminata. Uscendo da essa sulla destra si vedono dei cunicoli scavatiaquestoscopo.Appenaesci,seguardiindietrosulla cima della roccia, sotto gli alberi spioventi vedi la tomba di Virgilio, un’apertura nella grotta. Siamo usci-ti davanti a Palazzo Satriano.

Fatta colazione e riposatici, alle 6 siamo andati a ve-dere i manufatti di lava e corallo che rivelano il poco gusto dei napoletani e abbiamo pranzato ottimamente all’Albergo Reale. Di sera al San Carlino. Ma ancora prima abbiamo visto nei pressi del molo una comme-dia di burattini dove si era riunita una gran folla. Non lontanodaqui,propriosulmolo,quasituttiigiorniperdue ore ci sono letture popolari. La folla di lazzaroni si raccoglie intorno al lettore che racconta loro in dialetto napoletano Ariosto o Tasso. Essi partecipano vivamen-teallesofferenzeealleimpresedell’eroeequandoildestino e la lira gli si mostrano avversi allora impre-cano con le peggiori parole. A volte si ascoltano storie raccontate da uno di loro. Al San Carlino davano uno stupido dramma, Il diavolo sotto il letto. Ci sono molte farse assurde e stupidaggini.

13 agosto, giovedì.Perquasituttalamattinatasonoandato per via Toledo, ho pranzato all’Albergo del Gi-glio, di sera sono stato a teatro e ho provato una grande stanchezza.

14 agosto, venerdì. Stamane mi sono svegliato am-malato. La testa terribilmente pesante, un bruciore agli occhi e lo stomaco scombussolato.

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Testimonianze

Martin Wolf Premio Ischia di gionalismo 20121

(…) Tutto è stato straordinario nei nostri tre giorni ad Ischia: l’ospitalità, il calore, l’eleganza dell’albergo e la bellezza dell’isola. Si è trattato di una meravigliosa ed indimenticabile pausa nella mia vita frenetica. Inol-trequestaèunapartedell’Italiachenonconoscomoltobene, infatti noi abbiamo un appartamento in Liguria, perciò le impressioni sono state nuove e di conseguen-za molto ricche. Aparteilpremio,qualisonostatiimomentipiùvivi-di del nostro soggiorno? Direi che sono stati due. La visita al museo di Villa Arbusto per vedere la Coppa di Nestore che era stata ritrovata negli scavi di Pithekoussai. Prima di studiare economia, avevo stu-diato lingue classiche all’Università di Oxford. Come tutte le cose che si fanno prima di raggiungere i ven-tuno anni, il ricordo della lettura dell’Iliade è ancora fresco. Il pensiero che l’iscrizione euboica sulla coppa è l’antenata dell’alfabeto latino che è poi l’alfabeto di tutte le lingue europee è stato molto emozionante. Mi sono ricordato ancora che non solo la Grecia, ma anche

1 Dal sito www.premioischia.it

le colonie greche dell’Italia meridionale, conosciute come Magna Graecia, sono le progenitrici della nostra comune civiltà europea. L’altro momento clou è stata la visita ai giardini “La Mortella” creati da Susana Walton insieme all’architet-toingleseRussellPage.Igiardiniinsésonounacrea-zionemagica.MaSirWilliamWaltonstessosignificamolto per me, soprattutto per la musica indimenticabi-lechehacompostoperilfilmEnrico V diretto ed inter-pretato da Laurence Oliver nel 1944. Mio padre era un drammaturgo e amava Shakespeare. Questo fu il primo filmdiunacommediadiShakespearecheioabbiavi-sto. Naturalmente è stato un grande successo artistico, non ultimo per la sua musica grandiosa. Vedere la casa dei Walton mi ha riportato alla memoria mio padre e la mia iniziazione alle opere del grande drammaturgo. Sono grato agli organizzatori del premio, soprattutto alla famiglia Valentino, alla giuria che mi ha assegnato il premio e a tutti coloro che hanno reso il nostro sog-giorno ad Ischia un’esperienza magica, in particolare a Lesley Morton. La vita offre raramente esperienze più gradevoli che l’essere festeggiato in un luogo magico. Il Premio Ischiamiharegalatoquestaesperienza.Nonlodimen-ticherò.

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