Post on 30-Jun-2020
Siam come le lucciole La nostra società è sempre più attenta ai risparmi, alle fonti d’energia rinnovabile quali sole, mare, vento e calore
della Terra, ovvero a quelle fonti il cui utilizzo attuale non ne pregiudica la disponibilità nel futuro e non
delimitano un tempo d’esaurimento. È da questo presupposto che nasce il progetto SIAM COME LE LUCCIOLE che
si propone di indagare la poetica di alcuni artisti che, attraverso l’utilizzo della vernice luminescente, utilizzano
la luce come espressione artistica.
Questo modo di fare pittura sconvolge i canoni mentali dello spettatore di fronte a un dipinto: il buio
normalmente annulla la percezione ma, in questo caso, la rende possibile. Questa inversione fa sì che il
fondamento della visibilità dell’opera diventi il principio attivo della tecnica artistica. Questa avventura ha
stuzzicato la Famiglia Zingarelli a tal punto da porre la loro attenzione sulla luce e sugli artisti che in questi anni
hanno utilizzato la pittura di luce come mezzo per comunicare.
Siam come le lucciole
a cura di Simona Gavioli
Nel 1558 Giovan Battista della Porta scrive il Naturalis Magiae, raccontando di “meravigliosi fenomeni” che si
verificano in natura e interrogandosi su “come si possa fare a far risplendere una oggetto nelle tenebre”.
Studiando assiduamente risponde con una ricetta a base di lucciole distillate e seccate dalla quale si ricava
una “polvere magica” nota nell’ambiente del teatro per la sua peculiarità, incline a produrre effetti
sbalorditivi. Della Porta studia e risponde al quesito ignaro del fatto che, qualche decennio dopo,
Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, genio inquieto dall’intelligenza fervida e acuta, presterà attenzione
proprio a quel passo descritto nel suo testo. Sedotto dalle potenzialità del “composto incantato”, Caravaggio lo
applica nella sua agitata sperimentazione tesa allo studio della luce e all’impiego della camera ottica della
quale si avvale per dipingere dal naturale. Nella magica miscela del pittore si rileva la presenza di argento,
arsenico, zolfo, iodio, magnesio, materiali fotosensibili che accrescevano la luminosità del dipinto,
migliorandone la profondità spaziale e permettendogli di lavorare anche al buio. Questi, usando distillato di
lucciole dall’effetto fluorescente, fissava temporaneamente l’immagine in un tempo compreso tra i cinque
minuti e le due ore dando inizio, cosi, al suo operato che oltrepassava la soglia dell’oscurità. Più recente è,
invece, la scoperta fatta sull’acquerello di Van Gogh, Les bretonnes set le pardon de Pont Aven del 1888, in cui
l’autore fece brillare le sue opere utilizzando alcuni colori fosforescenti. Sulla superficie del dipinto è stato
rivelato un inconsueto splendore verdastro in corrispondenza delle macchie bianche. Pare che, per ottenere
questo effetto, Van Gogh si servisse di un pigmento formato da ossido di zinco, tracce di solfuro di zinco e altri
elementi metallici. Ne risulta che il colore si comporta come un materiale semiconduttore generando una
fluorescenza verde. Le recenti scoperte, fatte da studiosi di varie università tra cui Roberta Lapucci per
Caravaggio, hanno reso ancor più compatta e salda la ricerca sull’utilizzo del pigmento di luce in pittura.
Ai giorni nostri, ci sono artisti che sono riusciti ad oltrepassare il confine della notte con la loro pittura, sono stati
capaci di scardinare i canoni convenzionali della semplice visione diurna di un’opera d’arte consentendoci di
trovare il visibile in ciò che prima si mostrava invisibile. La luce si è amalgamata con l’oscurità, il giorno con la
notte, il percettibile con l’impercettibile, tutti a braccetto mettendo da parte i preconcetti della visione consueta a
favore di un nuovo credo in cui le tenebre hanno svelato realtà inaspettate. La pittura di luce ci svela una nuova
dimensione percettiva. Guardando il lavoro di alcuni artisti che hanno dipinto con questa tecnica, si sviluppa la capacità di percepire
l’ignoto (percettività) e ci si aggancia immediatamente all’illusione immaginaria dell’immagine e alla formazione
stessa della visione, attraverso quello che Deleuze chiama l’interstizio o spazio vuoto che riconosciamo come spazio
di emozione che separa il momento di passaggio dalla luce all’oscurità. Nel cinema di Godard, secondo Deleuze,
l’interstizio tra le immagini è “l’assunzione ontologica di un non visto, di un invisibile che passa ‘tra’ un’immagine e
l’altra e che riscatta l’immagine dalla sua illusione inscrivendola in un processo di svelamento”. Nella pittura di luce
l’interstizio/spiraglio è la nostra commozione, l’attesa, lo stupore e, se vogliamo, anche la paura del passaggio
vedo/non vedo o meglio vedo e poi mi accorgo di presenze oltre la luce. “Il colore non esiste” esclama l’artista
Raimondo Galeano (grande conoscitore e studioso di questa tecnica) “perché in assenza di luce nessuno di noi
sarebbe in grado di distinguerne alcuno”. In effetti, il colore non è una caratteristica fisica ma è una sensazione
elaborata dal cervello quando i nostri occhi percepiscono fotoni di una certa lunghezza d’onda. Secondo la fisica, siamo noi esseri umani ad avere un determinato sistema visivo dando una percezione personale del mondo. Ne
deriva che il colore è una creazione umana e la vera natura delle cose è il buio. Ogni oggetto in realtà è oscuro e
non emette un colore di per sé. La luce è sempre alla base di tutto. Così, imprigionando la realtà con la pittura
luminescente, ci si apre un mondo sconosciuto dove le sagome prendono vita e si animano d’emozioni e
sentimenti che corrono attraverso l’oscurità e rendono percepibile ciò che prima era nascosto. Un dialogo con
l’universo al quale l’artista invia immagini che viaggiando a trecentomila chilometri al secondo vivranno nello
spazio all’infinito. A tale proposito mi viene spontaneo ricordare un’affermazione del noto scrittore britannico Terry Pratchett per cui “La luce crede di viaggiare più veloce di tutto, ma si sbaglia. Per quanto sia veloce, la luce
scopre sempre che il buio è arrivato prima di lei, e l'aspetta”.
Ma le opere prodotte con questa vernice non si limitano ad essere solo pittoriche e rimanere appese alle pareti,
al contrario assoggettano anche l’oggetto. Sono innumerevoli gli oggetti decontestualizzati e fatti divenire opere
d’arte tridimensionali tra cui vasi, anfore, orci, ventagli, bauli, rami ed elementi della natura che attraverso la
vernice si guadagnano l’immortalità.
I soggetti di alcune opere della mostra fuoriescono dal limite della bidimensionalità e addirittura paiono mutare
man mano che ci si appresta a starvi di fronte, l’opera che vedremo sarà diversa da quella dell’attimo prima. Di
fronte ai nostri occhi si manifesta un fenomeno a dir poco incredibile: mutano con il tempo. Come ne Il ritratto di
Dorian Gray in cui il protagonista chiede che il quadro regalatogli da un artista “possa invecchiare al posto suo” in
quanto “il pensiero del tempo che passa lo distrugge”, così nella desolazione del buio di una stanza, immersi
nell’oscurità più totale, ci si riproporrà esattamente ciò che Wilde sembrava aver predetto scrivendo uno dei
romanzi più importanti per l’estetismo letterario decadente: “Aveva espresso un pazzo desiderio: che potesse lui
rimanere giovane, e il ritratto invecchiare; la sua bellezza restare intatta, e il viso dipinto sulla tela portare il peso
delle sue passioni e dei suoi peccati. [...] Pareva mostruoso persino pensarci…”
DOVE Riserva di Fizzano Rocca delle Macìe – Loc. Le Macìe 45, Castellina in Chianti (SI)
Rocca delle Macìe nasce nel 1973 quando Italo Zingarelli acquista la tenuta dando vita all’azienda vitivinicola.
Tutt’ora appartiene alla famiglia Zingarelli ed è amministrata dai figli Sandra e Sergio con la moglie Daniela.
La Riserva di Fizzano è un antico borgo medievale dell’XI secolo che sorge sulla cima della collina nel cuore del
Chianti Classico. La ristrutturazione, curata dagli architetti Fabio Zingarelli e Lucia Peretti, ha valorizzato la
struttura archietettonica preesistente e il Relais è oggi composto da sei edifici che comprendono 19
appartamenti, ognuno dei quali sarà dedicato agli artisti in mostra.
QUANDO 14 maggio 2015 – data da concordare con organizzazione
Orario inaugurazione da concordare con organizzazione
ARTISTI Karin Andersen
Matteo Basilè
Blue&Joy
Fabrizio Campanella
Francesco Casolari
Massimo Catalani
Marc Egger
Raimondo Galeano
Michael Gambino
Alessandro Lupi
Giorgio Luppattelli
Vincenzo Marsiglia
Luigi Mastrangelo
Yari Miele (da confermare)
Luca Moscariello
Massimiliano Pelletti
Omar Ronda
Nicola RotiRoti
Veronica Santandrea
Franco Savignano
Cristiano Tassinari