Non è crisi è truffa

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NON È CRISI, È TRUFFA! COMITATO ITALIANO POPOLO SOVRANO

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NON È CRISI, È TRUFFA!

COMITATOITALIANO P O P O L OSOVRANO

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IL DEBITO NELLA STORIAÈ fondamentale attraversare la cortina fumogena della storia raccontata dai creditori e ristabilire la verità storica. Annullamenti generalizzati del debito hanno avuto luogo ripetutamente nella storia.

Hammurabi, re di Babilonia, e gli annullamenti del debito

Il Codice di Hammurabi [nella foto un particolare] si trova nel Museo del Louvre di Parigi. In realtà il termine “codice” è inappropriato, perché Hammurabi ci ha tramandato piuttosto un insieme di regole e di giudizi sulle relazioni tra i poteri pubblici e i cittadini. Il regno di Hammurabi, “re” di Babilonia (situata nell’attuale Iraq), iniziò nel 1792 avanti Cristo e durò 42 anni. Quello che la maggior parte dei manuali di storia non dice è che Hammurabi, come altri governanti delle città-Stato della Mesopotamia, proclamò in varie occasioni un annullamento generale dei debiti dei cittadini con i poteri pubblici, i loro alti funzionari e dignitari. Quello che stato chiamato il Codice di Hammurabi fu scritto probabilmente nel 1762 avanti Cristo. Il suo epilogo proclamava che “il potente non può opprimere il debole, la giustizia deve proteggere la vedova e l’orfano (…) al fine di rendere giustizia agli oppressi”. Grazie alla decifrazione dei numerosi documenti scritti in caratteri cuneiformi, gli storici hanno trovato la traccia incontestabile di quattro annullamenti generali del debito durante il regno di Hammurabi (nel 1792, 1780, 1771 e 1762 A. C.).

All’epoca di Hammurabi, la vita economica, sociale e politica si organizzava intorno al tempio e al palazzo. Queste due istituzioni, molto legate, costituivano l’apparato dello Stato, l’equivalente dei nostri poteri pubblici di oggi, nei quali lavoravano numerosi artigiani e operai, senza dimenticare gli scriba. Tutti erano alloggiati e nutriti dal tempio e dal palazzo. Ricevevano razioni di cibo che gli garantivano due pasti completi al giorno. I lavoratori e i dignitari del palazzo erano nutriti grazie all’attività di una classe contadina a cui i poteri pubblici fornivano (affittavano) le terre, gli strumenti di lavoro, gli animali da tiro, il bestiame, acqua per l’irrigazione. I contadini producevano in partico-lare orzo (il cereale di base), olio, frutta e legumi. Dopo il raccolto, i contadini dovevano consegna-re una parte di questo allo Stato come quota per l’affitto. In caso di cattivi raccolti, accumulavano debiti. Oltre al lavoro nelle terre del tempio e del palazzo, i contadini erano proprietari delle loro terre, della loro casa, delle loro greggi e degli strumenti da lavoro. Un’altra fonte di debiti dei conta-

dini era costituita dai prestiti concessi a titolo privato da alti funzionari e dignitari al fine di arricchirsi e di appropriarsi dei beni dei contadini in caso di mancato pagamento di questi debiti. L’impossibili-tà nella quale si trovavano i contadini di pagare il debito poteva portare anche alla loro riduzione in schiavitù (anche membri della loro famiglia potevano essere ridotti in schiavitù per debiti). Al fine di garantire la pace sociale, in particolare evitando un peggioramento delle condizioni di vita dei contadini, il potere annullava periodicamente tutti i debiti [2] e ripristinava i diritti dei contadini.Gli annullamenti generali del debito si sono susseguiti in Mesopotamia per 1000 anni

Le proclamazioni di annullamenti generali dei debiti non si limitarono al regno di Hammurabi: cominciarono prima di lui e si prolungarono dopo di lui. C’è la prova di annullamenti del debito che risalgono all’anno 2400 A. C., cioè sei secoli prima del regno di Hammurabi, nella città di Lagash (Sumer), i più recenti risalgono al 1400 A. C., a Nuzi. In totale, gli storici hanno identificato con precisione una trentina di annullamenti generali del debito in Mesopotamia tra il 2400 e il 1400 A. C.. Si può concordare con Michael Hudson [3] quando afferma che gli annullamenti generali del debito costituiscono una delle caratteristiche principali delle società dell’Età del Bronzo in Meso-potamia. Si trovano d’altronde nelle diverse lingue mesopotamiche espressioni che designano questi annullamenti per cancellare il debito e riportare i conti a zero: amargi a Lagash (Sumer), nig-sisa a Ur, andurarum ad Ashur, misharum a Babilonia, shudutu a Nuzi.

Queste proclamazioni di annullamento del debito erano occasione di grandi festeggiamenti, generalmente nella festa annuale della primavera. Sotto la dinastia della famigia di Hammurabi fu instaurata la tradizione di distruggere le tavolette sulle quali erano scritti i debiti. In effetti, i poteri pubblici avevano una contabilità precisa dei debiti su tavolette che erano conservate nel tempio. Hammurabi muore nel 1749 A. C., dopo 42 anni di regno. Il suo successore, Samsuiluna, annulla tutti i debiti con lo Stato e decreta la distruzione di tutte le tavolette dei debiti salvo quelle che si riferiscono a debiti commerciali.

Quando Ammisaduqa, l’ultimo governante della dinastia Hammurabi, accede al trono nel 1646 A. C., l’ annullamento generale dei debiti che proclama è molto dettagliato. Si tratta manifestamente di evitare che certi creditori si approfittino di alcune carenze. Il decreto di annullamento precisa che i creditori ufficiali e gli esattori di imposte che hanno espulso contadini debbano indennizzarli e restituire i loro beni pena la morte. Se un creditore ha accaparrato un bene facendo pressioni, deve restituirlo e/o pagarlo per intero, se non lo fa è condannato a morte.

In conseguenza di questo decreto, furono create commissioni al fine di controllare tutti i contratti immobiliari ed eliminare quelli che rientravano nella proclamazione di annullamento del debito e di ripristino della situazione precedente, statu quo ante. La messa in pratica di questo decreto era facilitato dal fatto che, in generale, i contadini spossessati dai creditori continuavano a lavorare nelle loro terre anche se queste erano diventate proprietà del creditore. A partire da qui, annullan-do i contratti e obbligando i creditori a indennizzare le vittime, i poteri pubblici ripristinavano i diritti dei contadini. La situazione peggiorerà un po’ due secoli dopo.

I limiti degli atti di annullamento dei debiti

In Mesopotamia, durante l’Età del Bronzo, gli schiavi per debiti erano liberati, ma non gli altri tipi di schiavi (in particolare quelli che erano prigionieri di guerra).

Gli atti di annullamento del debito non devono essere presentati come decisioni che promuoves-sero l’emancipazione sociale, si trattava di restaurare l’ordine precedente, che comprendeva diverse forme di oppressione. Tuttavia senza esaltare l’organizzazione di queste società di 3000 o 4000 anni fa, bisogna sottolineare che i governanti tentavano di mantenere una coesione sociale evitando la costituzione di grandi proprietà private, prendendo provvedimenti perché i contadini mantenessero accesso diretto alla terra, limitando l’aumento delle disuguaglianze, vigilando sulla

manutenzione e lo sviluppo dei sistemi di irrigazione. Michael Hudson sottolinea, da parte sua, che la decisione di dichiarare guerra spettava all’assemblea generale dei cittadini e che il “re” non aveva il potere di prenderla.

Sembra che, nella cosmovisione dei mesopotamici dell’età del bronzo, non ci fosse stata una creazione originaria da parte di un dio. Il governante (ruler), di fronte al caos, riorganizzò il mondo per ristabilire l’ordine normale e la giustizia.Dopo il 1400 A. C., non si è trovato nessun atto di annullamento del debito. Le disuguaglianze si rafforzarono e svilupparono fortemente. Le terre furono accaparrate dai grandi proprietari privati, la schiavitù per debiti si radicò. Una parte importante della popolazione emigrò verso il nordest, verso Canaan con incursioni verso l’Egitto (i faraoni si lamentavano di questo).

Nel corso dei secoli che seguirono, considerati dagli storici della Mesopotamia come tempi bui, (Dark Ages) -a causa della riduzione delle tracce scritte-, si hanno tuttavia prove di lotte sociali violente tra creditori e indebitati.

Egitto: la stele di Rosetta conferma la tradizione degli annullamenti del debito

La stele di Rosetta della quale si appropriarono membri dell’esercito napoleonico nel 1799 durante la campagn d’Egitto fu decifrata nel 1822 da Jean-François Champollion. Si trova oggi nel British Museum di Londra. Il lavoro di traduzione fu facilitato dal fatto che la pietra presenta lo stesso testo in tre lingue: l’ egizio antico, l’egizio popolare e il greco dei tempi di Alessandro Magno. Il contenuto della stele di Rosetta conferma la tradizione dell’annullamento dei debiti che fu instaurata nell’Egi-tto dei faraoni a partire dall’VIII secolo avanti Cristo, prima della sua conquista da parte di Alessan-dro Magno nel IV secolo A. C.. Vi si legge che il faraone Tolomeo V, nel 196 avanti Cristo, annullò i debiti verso il trono del popolo dell’Egitto e oltre.

Anche se la società egizia dell’epoca dei faraoni era molto diversa dalla società mesopotamica dell’Età del Bronzo, si trova traccia evidente di una tradizione di proclamazioni di amnistia che precede gli annullamenti generali del debito. Ramsete IV (1153-1146 A. C.) proclamò che chi era fuggito poteva rientrare nel Paese. Chi era in carcere veniva liberato. Suo padre Ramsete III (1184-1153 A. C.) fece la stessa cosa. Bisogna segnalare che nel 2º millennio sembra che non ci fosse schiavitù per debiti in Egitto. Gli schiavi erano prigionieri di guerra. Le proclamazioni di Ramsete III e IV riguardavano l’annullamento dei ritardi nel pagamento di imposte dovute al faraone, la liberazione dei prigionieri politici, la possibilità per le persone condannate all’esilio di tornare.

Solo a partire dall’VIII secolo avanti Cristo si trovano in Egitto proclamazioni di annullamento dei debiti e di liberazione degli schiavi per debiti. È il caso del regno del faraone Bocchoris (717-711 avanti Cristo), il cui nome fu ellenizzato.

Una delle motivazioni fondamentali degli annullamenti del debito era che il faraone voleva disporre di una classe contadina capace di produrre sufficienti alimenti e disponibile quando fosse neces-sario per campagne militari. Per queste due ragioni, era necessario evitare che i contadini fossero espulsi dalle loro terre a causa dell’influenza dei creditori.

In un’altra parte della regione, si constata che anche gli imperatori siriani del primo millennio avanti Cristo adottarono la tradizione dell’annullamento dei debiti. Lo stesso successe a Gerusalemme, nel V secolo avanti Cristo. Come prova, nel 432 avanti Cristo, Neemia, certamente influenzato dall’antica tradizione mesopotamica, proclama l’annullamento dei debiti degli ebrei indebitati verso i loro ricchi compatrioti. È a quell’epoca che si redige la Torah. La tradizione degli annullamenti generalizzati del debito farà parte della religione ebraica e dei primi testi del cristianesimo tramite il Levitico che proclama l’obbligo di annullare i debiti ogni sette anni e in ogni giubileo, cioè ogni 50 a n n i .

Conclusione

Oggi la restituzione del debito costituisce innegabilmente un tabù. È presentata dai capi di Stato e di governo, dalle banche centrali, dal FMI e dalla stampa dominante come inevitabile, indiscutibile, obbligatoria. I cittadini e le cittadine dovrebbero rassegnarsi al pagamento del debito. L’unica discussione possibile è sul modo di modulare la ripartizione dei sacrifici necessari per ottenere risorse di bilancio sufficienti per mantenere gli impegni presi dalla nazione indebitata. I governi che hanno chiesto prestiti sono stati eletti democraticamente, gli atti che hanno realizzato sono pertan-to legittimi. Bisogna pagare.

È essenziale attraversare la cortina di fumo della storia raccontata dai creditori e ristabilire la verità storica. Annullamenti generalizzati del debito hanno avuto luogo ripetutamente nella storia. Questi annullamenti sono situati in diversi contesti. Nel caso che abbiamo appena citato, le proclamazioni di annullamento generalizzato del debito erano prese su iniziativa di governanti preoccupati di preservare la pace sociale. In altri casi, gli annullamenti furono risultato di una lotta sociale esacer-bata dalla crisi e dall’aumento delle disuguaglianze. È il caso della Grecia e Roma antiche. Bisogna prendere in considerazione anche altri scenari: l’annullamento del debito decretato da Paesi indebitati che deliberano un atto sovrano in modo unilaterale, l’annullamento del debito concesso dai vincitori a un Paese sconfitto e/o alleato... Una cosa è certa: dal punto di vista storico, il debito gioca un ruolo motore in numerosi grandi cambiamenti sociali e politici.

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È fondamentale attraversare la cortina fumogena della storia raccontata dai creditori e ristabilire la verità storica. Annullamenti generalizzati del debito hanno avuto luogo ripetutamente nella storia.

Hammurabi, re di Babilonia, e gli annullamenti del debito

Il Codice di Hammurabi [nella foto un particolare] si trova nel Museo del Louvre di Parigi. In realtà il termine “codice” è inappropriato, perché Hammurabi ci ha tramandato piuttosto un insieme di regole e di giudizi sulle relazioni tra i poteri pubblici e i cittadini. Il regno di Hammurabi, “re” di Babilonia (situata nell’attuale Iraq), iniziò nel 1792 avanti Cristo e durò 42 anni. Quello che la maggior parte dei manuali di storia non dice è che Hammurabi, come altri governanti delle città-Stato della Mesopotamia, proclamò in varie occasioni un annullamento generale dei debiti dei cittadini con i poteri pubblici, i loro alti funzionari e dignitari. Quello che stato chiamato il Codice di Hammurabi fu scritto probabilmente nel 1762 avanti Cristo. Il suo epilogo proclamava che “il potente non può opprimere il debole, la giustizia deve proteggere la vedova e l’orfano (…) al fine di rendere giustizia agli oppressi”. Grazie alla decifrazione dei numerosi documenti scritti in caratteri cuneiformi, gli storici hanno trovato la traccia incontestabile di quattro annullamenti generali del debito durante il regno di Hammurabi (nel 1792, 1780, 1771 e 1762 A. C.).

All’epoca di Hammurabi, la vita economica, sociale e politica si organizzava intorno al tempio e al palazzo. Queste due istituzioni, molto legate, costituivano l’apparato dello Stato, l’equivalente dei nostri poteri pubblici di oggi, nei quali lavoravano numerosi artigiani e operai, senza dimenticare gli scriba. Tutti erano alloggiati e nutriti dal tempio e dal palazzo. Ricevevano razioni di cibo che gli garantivano due pasti completi al giorno. I lavoratori e i dignitari del palazzo erano nutriti grazie all’attività di una classe contadina a cui i poteri pubblici fornivano (affittavano) le terre, gli strumenti di lavoro, gli animali da tiro, il bestiame, acqua per l’irrigazione. I contadini producevano in partico-lare orzo (il cereale di base), olio, frutta e legumi. Dopo il raccolto, i contadini dovevano consegna-re una parte di questo allo Stato come quota per l’affitto. In caso di cattivi raccolti, accumulavano debiti. Oltre al lavoro nelle terre del tempio e del palazzo, i contadini erano proprietari delle loro terre, della loro casa, delle loro greggi e degli strumenti da lavoro. Un’altra fonte di debiti dei conta-

dini era costituita dai prestiti concessi a titolo privato da alti funzionari e dignitari al fine di arricchirsi e di appropriarsi dei beni dei contadini in caso di mancato pagamento di questi debiti. L’impossibili-tà nella quale si trovavano i contadini di pagare il debito poteva portare anche alla loro riduzione in schiavitù (anche membri della loro famiglia potevano essere ridotti in schiavitù per debiti). Al fine di garantire la pace sociale, in particolare evitando un peggioramento delle condizioni di vita dei contadini, il potere annullava periodicamente tutti i debiti [2] e ripristinava i diritti dei contadini.Gli annullamenti generali del debito si sono susseguiti in Mesopotamia per 1000 anni

Le proclamazioni di annullamenti generali dei debiti non si limitarono al regno di Hammurabi: cominciarono prima di lui e si prolungarono dopo di lui. C’è la prova di annullamenti del debito che risalgono all’anno 2400 A. C., cioè sei secoli prima del regno di Hammurabi, nella città di Lagash (Sumer), i più recenti risalgono al 1400 A. C., a Nuzi. In totale, gli storici hanno identificato con precisione una trentina di annullamenti generali del debito in Mesopotamia tra il 2400 e il 1400 A. C.. Si può concordare con Michael Hudson [3] quando afferma che gli annullamenti generali del debito costituiscono una delle caratteristiche principali delle società dell’Età del Bronzo in Meso-potamia. Si trovano d’altronde nelle diverse lingue mesopotamiche espressioni che designano questi annullamenti per cancellare il debito e riportare i conti a zero: amargi a Lagash (Sumer), nig-sisa a Ur, andurarum ad Ashur, misharum a Babilonia, shudutu a Nuzi.

Queste proclamazioni di annullamento del debito erano occasione di grandi festeggiamenti, generalmente nella festa annuale della primavera. Sotto la dinastia della famigia di Hammurabi fu instaurata la tradizione di distruggere le tavolette sulle quali erano scritti i debiti. In effetti, i poteri pubblici avevano una contabilità precisa dei debiti su tavolette che erano conservate nel tempio. Hammurabi muore nel 1749 A. C., dopo 42 anni di regno. Il suo successore, Samsuiluna, annulla tutti i debiti con lo Stato e decreta la distruzione di tutte le tavolette dei debiti salvo quelle che si riferiscono a debiti commerciali.

Quando Ammisaduqa, l’ultimo governante della dinastia Hammurabi, accede al trono nel 1646 A. C., l’ annullamento generale dei debiti che proclama è molto dettagliato. Si tratta manifestamente di evitare che certi creditori si approfittino di alcune carenze. Il decreto di annullamento precisa che i creditori ufficiali e gli esattori di imposte che hanno espulso contadini debbano indennizzarli e restituire i loro beni pena la morte. Se un creditore ha accaparrato un bene facendo pressioni, deve restituirlo e/o pagarlo per intero, se non lo fa è condannato a morte.

In conseguenza di questo decreto, furono create commissioni al fine di controllare tutti i contratti immobiliari ed eliminare quelli che rientravano nella proclamazione di annullamento del debito e di ripristino della situazione precedente, statu quo ante. La messa in pratica di questo decreto era facilitato dal fatto che, in generale, i contadini spossessati dai creditori continuavano a lavorare nelle loro terre anche se queste erano diventate proprietà del creditore. A partire da qui, annullan-do i contratti e obbligando i creditori a indennizzare le vittime, i poteri pubblici ripristinavano i diritti dei contadini. La situazione peggiorerà un po’ due secoli dopo.

I limiti degli atti di annullamento dei debiti

In Mesopotamia, durante l’Età del Bronzo, gli schiavi per debiti erano liberati, ma non gli altri tipi di schiavi (in particolare quelli che erano prigionieri di guerra).

Gli atti di annullamento del debito non devono essere presentati come decisioni che promuoves-sero l’emancipazione sociale, si trattava di restaurare l’ordine precedente, che comprendeva diverse forme di oppressione. Tuttavia senza esaltare l’organizzazione di queste società di 3000 o 4000 anni fa, bisogna sottolineare che i governanti tentavano di mantenere una coesione sociale evitando la costituzione di grandi proprietà private, prendendo provvedimenti perché i contadini mantenessero accesso diretto alla terra, limitando l’aumento delle disuguaglianze, vigilando sulla

manutenzione e lo sviluppo dei sistemi di irrigazione. Michael Hudson sottolinea, da parte sua, che la decisione di dichiarare guerra spettava all’assemblea generale dei cittadini e che il “re” non aveva il potere di prenderla.

Sembra che, nella cosmovisione dei mesopotamici dell’età del bronzo, non ci fosse stata una creazione originaria da parte di un dio. Il governante (ruler), di fronte al caos, riorganizzò il mondo per ristabilire l’ordine normale e la giustizia.Dopo il 1400 A. C., non si è trovato nessun atto di annullamento del debito. Le disuguaglianze si rafforzarono e svilupparono fortemente. Le terre furono accaparrate dai grandi proprietari privati, la schiavitù per debiti si radicò. Una parte importante della popolazione emigrò verso il nordest, verso Canaan con incursioni verso l’Egitto (i faraoni si lamentavano di questo).

Nel corso dei secoli che seguirono, considerati dagli storici della Mesopotamia come tempi bui, (Dark Ages) -a causa della riduzione delle tracce scritte-, si hanno tuttavia prove di lotte sociali violente tra creditori e indebitati.

Egitto: la stele di Rosetta conferma la tradizione degli annullamenti del debito

La stele di Rosetta della quale si appropriarono membri dell’esercito napoleonico nel 1799 durante la campagn d’Egitto fu decifrata nel 1822 da Jean-François Champollion. Si trova oggi nel British Museum di Londra. Il lavoro di traduzione fu facilitato dal fatto che la pietra presenta lo stesso testo in tre lingue: l’ egizio antico, l’egizio popolare e il greco dei tempi di Alessandro Magno. Il contenuto della stele di Rosetta conferma la tradizione dell’annullamento dei debiti che fu instaurata nell’Egi-tto dei faraoni a partire dall’VIII secolo avanti Cristo, prima della sua conquista da parte di Alessan-dro Magno nel IV secolo A. C.. Vi si legge che il faraone Tolomeo V, nel 196 avanti Cristo, annullò i debiti verso il trono del popolo dell’Egitto e oltre.

Anche se la società egizia dell’epoca dei faraoni era molto diversa dalla società mesopotamica dell’Età del Bronzo, si trova traccia evidente di una tradizione di proclamazioni di amnistia che precede gli annullamenti generali del debito. Ramsete IV (1153-1146 A. C.) proclamò che chi era fuggito poteva rientrare nel Paese. Chi era in carcere veniva liberato. Suo padre Ramsete III (1184-1153 A. C.) fece la stessa cosa. Bisogna segnalare che nel 2º millennio sembra che non ci fosse schiavitù per debiti in Egitto. Gli schiavi erano prigionieri di guerra. Le proclamazioni di Ramsete III e IV riguardavano l’annullamento dei ritardi nel pagamento di imposte dovute al faraone, la liberazione dei prigionieri politici, la possibilità per le persone condannate all’esilio di tornare.

Solo a partire dall’VIII secolo avanti Cristo si trovano in Egitto proclamazioni di annullamento dei debiti e di liberazione degli schiavi per debiti. È il caso del regno del faraone Bocchoris (717-711 avanti Cristo), il cui nome fu ellenizzato.

Una delle motivazioni fondamentali degli annullamenti del debito era che il faraone voleva disporre di una classe contadina capace di produrre sufficienti alimenti e disponibile quando fosse neces-sario per campagne militari. Per queste due ragioni, era necessario evitare che i contadini fossero espulsi dalle loro terre a causa dell’influenza dei creditori.

In un’altra parte della regione, si constata che anche gli imperatori siriani del primo millennio avanti Cristo adottarono la tradizione dell’annullamento dei debiti. Lo stesso successe a Gerusalemme, nel V secolo avanti Cristo. Come prova, nel 432 avanti Cristo, Neemia, certamente influenzato dall’antica tradizione mesopotamica, proclama l’annullamento dei debiti degli ebrei indebitati verso i loro ricchi compatrioti. È a quell’epoca che si redige la Torah. La tradizione degli annullamenti generalizzati del debito farà parte della religione ebraica e dei primi testi del cristianesimo tramite il Levitico che proclama l’obbligo di annullare i debiti ogni sette anni e in ogni giubileo, cioè ogni 50 a n n i .

Conclusione

Oggi la restituzione del debito costituisce innegabilmente un tabù. È presentata dai capi di Stato e di governo, dalle banche centrali, dal FMI e dalla stampa dominante come inevitabile, indiscutibile, obbligatoria. I cittadini e le cittadine dovrebbero rassegnarsi al pagamento del debito. L’unica discussione possibile è sul modo di modulare la ripartizione dei sacrifici necessari per ottenere risorse di bilancio sufficienti per mantenere gli impegni presi dalla nazione indebitata. I governi che hanno chiesto prestiti sono stati eletti democraticamente, gli atti che hanno realizzato sono pertan-to legittimi. Bisogna pagare.

È essenziale attraversare la cortina di fumo della storia raccontata dai creditori e ristabilire la verità storica. Annullamenti generalizzati del debito hanno avuto luogo ripetutamente nella storia. Questi annullamenti sono situati in diversi contesti. Nel caso che abbiamo appena citato, le proclamazioni di annullamento generalizzato del debito erano prese su iniziativa di governanti preoccupati di preservare la pace sociale. In altri casi, gli annullamenti furono risultato di una lotta sociale esacer-bata dalla crisi e dall’aumento delle disuguaglianze. È il caso della Grecia e Roma antiche. Bisogna prendere in considerazione anche altri scenari: l’annullamento del debito decretato da Paesi indebitati che deliberano un atto sovrano in modo unilaterale, l’annullamento del debito concesso dai vincitori a un Paese sconfitto e/o alleato... Una cosa è certa: dal punto di vista storico, il debito gioca un ruolo motore in numerosi grandi cambiamenti sociali e politici.

Page 4: Non è crisi è truffa

È fondamentale attraversare la cortina fumogena della storia raccontata dai creditori e ristabilire la verità storica. Annullamenti generalizzati del debito hanno avuto luogo ripetutamente nella storia.

Hammurabi, re di Babilonia, e gli annullamenti del debito

Il Codice di Hammurabi [nella foto un particolare] si trova nel Museo del Louvre di Parigi. In realtà il termine “codice” è inappropriato, perché Hammurabi ci ha tramandato piuttosto un insieme di regole e di giudizi sulle relazioni tra i poteri pubblici e i cittadini. Il regno di Hammurabi, “re” di Babilonia (situata nell’attuale Iraq), iniziò nel 1792 avanti Cristo e durò 42 anni. Quello che la maggior parte dei manuali di storia non dice è che Hammurabi, come altri governanti delle città-Stato della Mesopotamia, proclamò in varie occasioni un annullamento generale dei debiti dei cittadini con i poteri pubblici, i loro alti funzionari e dignitari. Quello che stato chiamato il Codice di Hammurabi fu scritto probabilmente nel 1762 avanti Cristo. Il suo epilogo proclamava che “il potente non può opprimere il debole, la giustizia deve proteggere la vedova e l’orfano (…) al fine di rendere giustizia agli oppressi”. Grazie alla decifrazione dei numerosi documenti scritti in caratteri cuneiformi, gli storici hanno trovato la traccia incontestabile di quattro annullamenti generali del debito durante il regno di Hammurabi (nel 1792, 1780, 1771 e 1762 A. C.).

All’epoca di Hammurabi, la vita economica, sociale e politica si organizzava intorno al tempio e al palazzo. Queste due istituzioni, molto legate, costituivano l’apparato dello Stato, l’equivalente dei nostri poteri pubblici di oggi, nei quali lavoravano numerosi artigiani e operai, senza dimenticare gli scriba. Tutti erano alloggiati e nutriti dal tempio e dal palazzo. Ricevevano razioni di cibo che gli garantivano due pasti completi al giorno. I lavoratori e i dignitari del palazzo erano nutriti grazie all’attività di una classe contadina a cui i poteri pubblici fornivano (affittavano) le terre, gli strumenti di lavoro, gli animali da tiro, il bestiame, acqua per l’irrigazione. I contadini producevano in partico-lare orzo (il cereale di base), olio, frutta e legumi. Dopo il raccolto, i contadini dovevano consegna-re una parte di questo allo Stato come quota per l’affitto. In caso di cattivi raccolti, accumulavano debiti. Oltre al lavoro nelle terre del tempio e del palazzo, i contadini erano proprietari delle loro terre, della loro casa, delle loro greggi e degli strumenti da lavoro. Un’altra fonte di debiti dei conta-

dini era costituita dai prestiti concessi a titolo privato da alti funzionari e dignitari al fine di arricchirsi e di appropriarsi dei beni dei contadini in caso di mancato pagamento di questi debiti. L’impossibili-tà nella quale si trovavano i contadini di pagare il debito poteva portare anche alla loro riduzione in schiavitù (anche membri della loro famiglia potevano essere ridotti in schiavitù per debiti). Al fine di garantire la pace sociale, in particolare evitando un peggioramento delle condizioni di vita dei contadini, il potere annullava periodicamente tutti i debiti [2] e ripristinava i diritti dei contadini.Gli annullamenti generali del debito si sono susseguiti in Mesopotamia per 1000 anni

Le proclamazioni di annullamenti generali dei debiti non si limitarono al regno di Hammurabi: cominciarono prima di lui e si prolungarono dopo di lui. C’è la prova di annullamenti del debito che risalgono all’anno 2400 A. C., cioè sei secoli prima del regno di Hammurabi, nella città di Lagash (Sumer), i più recenti risalgono al 1400 A. C., a Nuzi. In totale, gli storici hanno identificato con precisione una trentina di annullamenti generali del debito in Mesopotamia tra il 2400 e il 1400 A. C.. Si può concordare con Michael Hudson [3] quando afferma che gli annullamenti generali del debito costituiscono una delle caratteristiche principali delle società dell’Età del Bronzo in Meso-potamia. Si trovano d’altronde nelle diverse lingue mesopotamiche espressioni che designano questi annullamenti per cancellare il debito e riportare i conti a zero: amargi a Lagash (Sumer), nig-sisa a Ur, andurarum ad Ashur, misharum a Babilonia, shudutu a Nuzi.

Queste proclamazioni di annullamento del debito erano occasione di grandi festeggiamenti, generalmente nella festa annuale della primavera. Sotto la dinastia della famigia di Hammurabi fu instaurata la tradizione di distruggere le tavolette sulle quali erano scritti i debiti. In effetti, i poteri pubblici avevano una contabilità precisa dei debiti su tavolette che erano conservate nel tempio. Hammurabi muore nel 1749 A. C., dopo 42 anni di regno. Il suo successore, Samsuiluna, annulla tutti i debiti con lo Stato e decreta la distruzione di tutte le tavolette dei debiti salvo quelle che si riferiscono a debiti commerciali.

Quando Ammisaduqa, l’ultimo governante della dinastia Hammurabi, accede al trono nel 1646 A. C., l’ annullamento generale dei debiti che proclama è molto dettagliato. Si tratta manifestamente di evitare che certi creditori si approfittino di alcune carenze. Il decreto di annullamento precisa che i creditori ufficiali e gli esattori di imposte che hanno espulso contadini debbano indennizzarli e restituire i loro beni pena la morte. Se un creditore ha accaparrato un bene facendo pressioni, deve restituirlo e/o pagarlo per intero, se non lo fa è condannato a morte.

In conseguenza di questo decreto, furono create commissioni al fine di controllare tutti i contratti immobiliari ed eliminare quelli che rientravano nella proclamazione di annullamento del debito e di ripristino della situazione precedente, statu quo ante. La messa in pratica di questo decreto era facilitato dal fatto che, in generale, i contadini spossessati dai creditori continuavano a lavorare nelle loro terre anche se queste erano diventate proprietà del creditore. A partire da qui, annullan-do i contratti e obbligando i creditori a indennizzare le vittime, i poteri pubblici ripristinavano i diritti dei contadini. La situazione peggiorerà un po’ due secoli dopo.

I limiti degli atti di annullamento dei debiti

In Mesopotamia, durante l’Età del Bronzo, gli schiavi per debiti erano liberati, ma non gli altri tipi di schiavi (in particolare quelli che erano prigionieri di guerra).

Gli atti di annullamento del debito non devono essere presentati come decisioni che promuoves-sero l’emancipazione sociale, si trattava di restaurare l’ordine precedente, che comprendeva diverse forme di oppressione. Tuttavia senza esaltare l’organizzazione di queste società di 3000 o 4000 anni fa, bisogna sottolineare che i governanti tentavano di mantenere una coesione sociale evitando la costituzione di grandi proprietà private, prendendo provvedimenti perché i contadini mantenessero accesso diretto alla terra, limitando l’aumento delle disuguaglianze, vigilando sulla

manutenzione e lo sviluppo dei sistemi di irrigazione. Michael Hudson sottolinea, da parte sua, che la decisione di dichiarare guerra spettava all’assemblea generale dei cittadini e che il “re” non aveva il potere di prenderla.

Sembra che, nella cosmovisione dei mesopotamici dell’età del bronzo, non ci fosse stata una creazione originaria da parte di un dio. Il governante (ruler), di fronte al caos, riorganizzò il mondo per ristabilire l’ordine normale e la giustizia.Dopo il 1400 A. C., non si è trovato nessun atto di annullamento del debito. Le disuguaglianze si rafforzarono e svilupparono fortemente. Le terre furono accaparrate dai grandi proprietari privati, la schiavitù per debiti si radicò. Una parte importante della popolazione emigrò verso il nordest, verso Canaan con incursioni verso l’Egitto (i faraoni si lamentavano di questo).

Nel corso dei secoli che seguirono, considerati dagli storici della Mesopotamia come tempi bui, (Dark Ages) -a causa della riduzione delle tracce scritte-, si hanno tuttavia prove di lotte sociali violente tra creditori e indebitati.

Egitto: la stele di Rosetta conferma la tradizione degli annullamenti del debito

La stele di Rosetta della quale si appropriarono membri dell’esercito napoleonico nel 1799 durante la campagn d’Egitto fu decifrata nel 1822 da Jean-François Champollion. Si trova oggi nel British Museum di Londra. Il lavoro di traduzione fu facilitato dal fatto che la pietra presenta lo stesso testo in tre lingue: l’ egizio antico, l’egizio popolare e il greco dei tempi di Alessandro Magno. Il contenuto della stele di Rosetta conferma la tradizione dell’annullamento dei debiti che fu instaurata nell’Egi-tto dei faraoni a partire dall’VIII secolo avanti Cristo, prima della sua conquista da parte di Alessan-dro Magno nel IV secolo A. C.. Vi si legge che il faraone Tolomeo V, nel 196 avanti Cristo, annullò i debiti verso il trono del popolo dell’Egitto e oltre.

Anche se la società egizia dell’epoca dei faraoni era molto diversa dalla società mesopotamica dell’Età del Bronzo, si trova traccia evidente di una tradizione di proclamazioni di amnistia che precede gli annullamenti generali del debito. Ramsete IV (1153-1146 A. C.) proclamò che chi era fuggito poteva rientrare nel Paese. Chi era in carcere veniva liberato. Suo padre Ramsete III (1184-1153 A. C.) fece la stessa cosa. Bisogna segnalare che nel 2º millennio sembra che non ci fosse schiavitù per debiti in Egitto. Gli schiavi erano prigionieri di guerra. Le proclamazioni di Ramsete III e IV riguardavano l’annullamento dei ritardi nel pagamento di imposte dovute al faraone, la liberazione dei prigionieri politici, la possibilità per le persone condannate all’esilio di tornare.

Solo a partire dall’VIII secolo avanti Cristo si trovano in Egitto proclamazioni di annullamento dei debiti e di liberazione degli schiavi per debiti. È il caso del regno del faraone Bocchoris (717-711 avanti Cristo), il cui nome fu ellenizzato.

Una delle motivazioni fondamentali degli annullamenti del debito era che il faraone voleva disporre di una classe contadina capace di produrre sufficienti alimenti e disponibile quando fosse neces-sario per campagne militari. Per queste due ragioni, era necessario evitare che i contadini fossero espulsi dalle loro terre a causa dell’influenza dei creditori.

In un’altra parte della regione, si constata che anche gli imperatori siriani del primo millennio avanti Cristo adottarono la tradizione dell’annullamento dei debiti. Lo stesso successe a Gerusalemme, nel V secolo avanti Cristo. Come prova, nel 432 avanti Cristo, Neemia, certamente influenzato dall’antica tradizione mesopotamica, proclama l’annullamento dei debiti degli ebrei indebitati verso i loro ricchi compatrioti. È a quell’epoca che si redige la Torah. La tradizione degli annullamenti generalizzati del debito farà parte della religione ebraica e dei primi testi del cristianesimo tramite il Levitico che proclama l’obbligo di annullare i debiti ogni sette anni e in ogni giubileo, cioè ogni 50 a n n i .

Conclusione

Oggi la restituzione del debito costituisce innegabilmente un tabù. È presentata dai capi di Stato e di governo, dalle banche centrali, dal FMI e dalla stampa dominante come inevitabile, indiscutibile, obbligatoria. I cittadini e le cittadine dovrebbero rassegnarsi al pagamento del debito. L’unica discussione possibile è sul modo di modulare la ripartizione dei sacrifici necessari per ottenere risorse di bilancio sufficienti per mantenere gli impegni presi dalla nazione indebitata. I governi che hanno chiesto prestiti sono stati eletti democraticamente, gli atti che hanno realizzato sono pertan-to legittimi. Bisogna pagare.

È essenziale attraversare la cortina di fumo della storia raccontata dai creditori e ristabilire la verità storica. Annullamenti generalizzati del debito hanno avuto luogo ripetutamente nella storia. Questi annullamenti sono situati in diversi contesti. Nel caso che abbiamo appena citato, le proclamazioni di annullamento generalizzato del debito erano prese su iniziativa di governanti preoccupati di preservare la pace sociale. In altri casi, gli annullamenti furono risultato di una lotta sociale esacer-bata dalla crisi e dall’aumento delle disuguaglianze. È il caso della Grecia e Roma antiche. Bisogna prendere in considerazione anche altri scenari: l’annullamento del debito decretato da Paesi indebitati che deliberano un atto sovrano in modo unilaterale, l’annullamento del debito concesso dai vincitori a un Paese sconfitto e/o alleato... Una cosa è certa: dal punto di vista storico, il debito gioca un ruolo motore in numerosi grandi cambiamenti sociali e politici.

Page 5: Non è crisi è truffa

È fondamentale attraversare la cortina fumogena della storia raccontata dai creditori e ristabilire la verità storica. Annullamenti generalizzati del debito hanno avuto luogo ripetutamente nella storia.

Hammurabi, re di Babilonia, e gli annullamenti del debito

Il Codice di Hammurabi [nella foto un particolare] si trova nel Museo del Louvre di Parigi. In realtà il termine “codice” è inappropriato, perché Hammurabi ci ha tramandato piuttosto un insieme di regole e di giudizi sulle relazioni tra i poteri pubblici e i cittadini. Il regno di Hammurabi, “re” di Babilonia (situata nell’attuale Iraq), iniziò nel 1792 avanti Cristo e durò 42 anni. Quello che la maggior parte dei manuali di storia non dice è che Hammurabi, come altri governanti delle città-Stato della Mesopotamia, proclamò in varie occasioni un annullamento generale dei debiti dei cittadini con i poteri pubblici, i loro alti funzionari e dignitari. Quello che stato chiamato il Codice di Hammurabi fu scritto probabilmente nel 1762 avanti Cristo. Il suo epilogo proclamava che “il potente non può opprimere il debole, la giustizia deve proteggere la vedova e l’orfano (…) al fine di rendere giustizia agli oppressi”. Grazie alla decifrazione dei numerosi documenti scritti in caratteri cuneiformi, gli storici hanno trovato la traccia incontestabile di quattro annullamenti generali del debito durante il regno di Hammurabi (nel 1792, 1780, 1771 e 1762 A. C.).

All’epoca di Hammurabi, la vita economica, sociale e politica si organizzava intorno al tempio e al palazzo. Queste due istituzioni, molto legate, costituivano l’apparato dello Stato, l’equivalente dei nostri poteri pubblici di oggi, nei quali lavoravano numerosi artigiani e operai, senza dimenticare gli scriba. Tutti erano alloggiati e nutriti dal tempio e dal palazzo. Ricevevano razioni di cibo che gli garantivano due pasti completi al giorno. I lavoratori e i dignitari del palazzo erano nutriti grazie all’attività di una classe contadina a cui i poteri pubblici fornivano (affittavano) le terre, gli strumenti di lavoro, gli animali da tiro, il bestiame, acqua per l’irrigazione. I contadini producevano in partico-lare orzo (il cereale di base), olio, frutta e legumi. Dopo il raccolto, i contadini dovevano consegna-re una parte di questo allo Stato come quota per l’affitto. In caso di cattivi raccolti, accumulavano debiti. Oltre al lavoro nelle terre del tempio e del palazzo, i contadini erano proprietari delle loro terre, della loro casa, delle loro greggi e degli strumenti da lavoro. Un’altra fonte di debiti dei conta-

dini era costituita dai prestiti concessi a titolo privato da alti funzionari e dignitari al fine di arricchirsi e di appropriarsi dei beni dei contadini in caso di mancato pagamento di questi debiti. L’impossibili-tà nella quale si trovavano i contadini di pagare il debito poteva portare anche alla loro riduzione in schiavitù (anche membri della loro famiglia potevano essere ridotti in schiavitù per debiti). Al fine di garantire la pace sociale, in particolare evitando un peggioramento delle condizioni di vita dei contadini, il potere annullava periodicamente tutti i debiti [2] e ripristinava i diritti dei contadini.Gli annullamenti generali del debito si sono susseguiti in Mesopotamia per 1000 anni

Le proclamazioni di annullamenti generali dei debiti non si limitarono al regno di Hammurabi: cominciarono prima di lui e si prolungarono dopo di lui. C’è la prova di annullamenti del debito che risalgono all’anno 2400 A. C., cioè sei secoli prima del regno di Hammurabi, nella città di Lagash (Sumer), i più recenti risalgono al 1400 A. C., a Nuzi. In totale, gli storici hanno identificato con precisione una trentina di annullamenti generali del debito in Mesopotamia tra il 2400 e il 1400 A. C.. Si può concordare con Michael Hudson [3] quando afferma che gli annullamenti generali del debito costituiscono una delle caratteristiche principali delle società dell’Età del Bronzo in Meso-potamia. Si trovano d’altronde nelle diverse lingue mesopotamiche espressioni che designano questi annullamenti per cancellare il debito e riportare i conti a zero: amargi a Lagash (Sumer), nig-sisa a Ur, andurarum ad Ashur, misharum a Babilonia, shudutu a Nuzi.

Queste proclamazioni di annullamento del debito erano occasione di grandi festeggiamenti, generalmente nella festa annuale della primavera. Sotto la dinastia della famigia di Hammurabi fu instaurata la tradizione di distruggere le tavolette sulle quali erano scritti i debiti. In effetti, i poteri pubblici avevano una contabilità precisa dei debiti su tavolette che erano conservate nel tempio. Hammurabi muore nel 1749 A. C., dopo 42 anni di regno. Il suo successore, Samsuiluna, annulla tutti i debiti con lo Stato e decreta la distruzione di tutte le tavolette dei debiti salvo quelle che si riferiscono a debiti commerciali.

Quando Ammisaduqa, l’ultimo governante della dinastia Hammurabi, accede al trono nel 1646 A. C., l’ annullamento generale dei debiti che proclama è molto dettagliato. Si tratta manifestamente di evitare che certi creditori si approfittino di alcune carenze. Il decreto di annullamento precisa che i creditori ufficiali e gli esattori di imposte che hanno espulso contadini debbano indennizzarli e restituire i loro beni pena la morte. Se un creditore ha accaparrato un bene facendo pressioni, deve restituirlo e/o pagarlo per intero, se non lo fa è condannato a morte.

In conseguenza di questo decreto, furono create commissioni al fine di controllare tutti i contratti immobiliari ed eliminare quelli che rientravano nella proclamazione di annullamento del debito e di ripristino della situazione precedente, statu quo ante. La messa in pratica di questo decreto era facilitato dal fatto che, in generale, i contadini spossessati dai creditori continuavano a lavorare nelle loro terre anche se queste erano diventate proprietà del creditore. A partire da qui, annullan-do i contratti e obbligando i creditori a indennizzare le vittime, i poteri pubblici ripristinavano i diritti dei contadini. La situazione peggiorerà un po’ due secoli dopo.

I limiti degli atti di annullamento dei debiti

In Mesopotamia, durante l’Età del Bronzo, gli schiavi per debiti erano liberati, ma non gli altri tipi di schiavi (in particolare quelli che erano prigionieri di guerra).

Gli atti di annullamento del debito non devono essere presentati come decisioni che promuoves-sero l’emancipazione sociale, si trattava di restaurare l’ordine precedente, che comprendeva diverse forme di oppressione. Tuttavia senza esaltare l’organizzazione di queste società di 3000 o 4000 anni fa, bisogna sottolineare che i governanti tentavano di mantenere una coesione sociale evitando la costituzione di grandi proprietà private, prendendo provvedimenti perché i contadini mantenessero accesso diretto alla terra, limitando l’aumento delle disuguaglianze, vigilando sulla

manutenzione e lo sviluppo dei sistemi di irrigazione. Michael Hudson sottolinea, da parte sua, che la decisione di dichiarare guerra spettava all’assemblea generale dei cittadini e che il “re” non aveva il potere di prenderla.

Sembra che, nella cosmovisione dei mesopotamici dell’età del bronzo, non ci fosse stata una creazione originaria da parte di un dio. Il governante (ruler), di fronte al caos, riorganizzò il mondo per ristabilire l’ordine normale e la giustizia.Dopo il 1400 A. C., non si è trovato nessun atto di annullamento del debito. Le disuguaglianze si rafforzarono e svilupparono fortemente. Le terre furono accaparrate dai grandi proprietari privati, la schiavitù per debiti si radicò. Una parte importante della popolazione emigrò verso il nordest, verso Canaan con incursioni verso l’Egitto (i faraoni si lamentavano di questo).

Nel corso dei secoli che seguirono, considerati dagli storici della Mesopotamia come tempi bui, (Dark Ages) -a causa della riduzione delle tracce scritte-, si hanno tuttavia prove di lotte sociali violente tra creditori e indebitati.

Egitto: la stele di Rosetta conferma la tradizione degli annullamenti del debito

La stele di Rosetta della quale si appropriarono membri dell’esercito napoleonico nel 1799 durante la campagn d’Egitto fu decifrata nel 1822 da Jean-François Champollion. Si trova oggi nel British Museum di Londra. Il lavoro di traduzione fu facilitato dal fatto che la pietra presenta lo stesso testo in tre lingue: l’ egizio antico, l’egizio popolare e il greco dei tempi di Alessandro Magno. Il contenuto della stele di Rosetta conferma la tradizione dell’annullamento dei debiti che fu instaurata nell’Egi-tto dei faraoni a partire dall’VIII secolo avanti Cristo, prima della sua conquista da parte di Alessan-dro Magno nel IV secolo A. C.. Vi si legge che il faraone Tolomeo V, nel 196 avanti Cristo, annullò i debiti verso il trono del popolo dell’Egitto e oltre.

Anche se la società egizia dell’epoca dei faraoni era molto diversa dalla società mesopotamica dell’Età del Bronzo, si trova traccia evidente di una tradizione di proclamazioni di amnistia che precede gli annullamenti generali del debito. Ramsete IV (1153-1146 A. C.) proclamò che chi era fuggito poteva rientrare nel Paese. Chi era in carcere veniva liberato. Suo padre Ramsete III (1184-1153 A. C.) fece la stessa cosa. Bisogna segnalare che nel 2º millennio sembra che non ci fosse schiavitù per debiti in Egitto. Gli schiavi erano prigionieri di guerra. Le proclamazioni di Ramsete III e IV riguardavano l’annullamento dei ritardi nel pagamento di imposte dovute al faraone, la liberazione dei prigionieri politici, la possibilità per le persone condannate all’esilio di tornare.

Solo a partire dall’VIII secolo avanti Cristo si trovano in Egitto proclamazioni di annullamento dei debiti e di liberazione degli schiavi per debiti. È il caso del regno del faraone Bocchoris (717-711 avanti Cristo), il cui nome fu ellenizzato.

Una delle motivazioni fondamentali degli annullamenti del debito era che il faraone voleva disporre di una classe contadina capace di produrre sufficienti alimenti e disponibile quando fosse neces-sario per campagne militari. Per queste due ragioni, era necessario evitare che i contadini fossero espulsi dalle loro terre a causa dell’influenza dei creditori.

In un’altra parte della regione, si constata che anche gli imperatori siriani del primo millennio avanti Cristo adottarono la tradizione dell’annullamento dei debiti. Lo stesso successe a Gerusalemme, nel V secolo avanti Cristo. Come prova, nel 432 avanti Cristo, Neemia, certamente influenzato dall’antica tradizione mesopotamica, proclama l’annullamento dei debiti degli ebrei indebitati verso i loro ricchi compatrioti. È a quell’epoca che si redige la Torah. La tradizione degli annullamenti generalizzati del debito farà parte della religione ebraica e dei primi testi del cristianesimo tramite il Levitico che proclama l’obbligo di annullare i debiti ogni sette anni e in ogni giubileo, cioè ogni 50 a n n i .

Conclusione

Oggi la restituzione del debito costituisce innegabilmente un tabù. È presentata dai capi di Stato e di governo, dalle banche centrali, dal FMI e dalla stampa dominante come inevitabile, indiscutibile, obbligatoria. I cittadini e le cittadine dovrebbero rassegnarsi al pagamento del debito. L’unica discussione possibile è sul modo di modulare la ripartizione dei sacrifici necessari per ottenere risorse di bilancio sufficienti per mantenere gli impegni presi dalla nazione indebitata. I governi che hanno chiesto prestiti sono stati eletti democraticamente, gli atti che hanno realizzato sono pertan-to legittimi. Bisogna pagare.

È essenziale attraversare la cortina di fumo della storia raccontata dai creditori e ristabilire la verità storica. Annullamenti generalizzati del debito hanno avuto luogo ripetutamente nella storia. Questi annullamenti sono situati in diversi contesti. Nel caso che abbiamo appena citato, le proclamazioni di annullamento generalizzato del debito erano prese su iniziativa di governanti preoccupati di preservare la pace sociale. In altri casi, gli annullamenti furono risultato di una lotta sociale esacer-bata dalla crisi e dall’aumento delle disuguaglianze. È il caso della Grecia e Roma antiche. Bisogna prendere in considerazione anche altri scenari: l’annullamento del debito decretato da Paesi indebitati che deliberano un atto sovrano in modo unilaterale, l’annullamento del debito concesso dai vincitori a un Paese sconfitto e/o alleato... Una cosa è certa: dal punto di vista storico, il debito gioca un ruolo motore in numerosi grandi cambiamenti sociali e politici.

Page 6: Non è crisi è truffa

Il presidente Kennedy fu assassinato a Dallas il 22 novembre 1963.

Attraverso tale arti�zio, le banche rimangono sempre proprietariecreditrici (nei confronti degli Stati) non solo del «capitale» iniziale (fatto di pura carta straccia!), ma anche dei relativi «interessi» che, di anno in

anno, crescono considerevolmente. Con il tempo,questo sistema truffaldino ha creato quel debito inestinguibile, eterno, che va sotto il nome di Debito

Pubblico e che sta rendendo i popoli schiavi.

Capire la crisi«Signore e signori, la parola “segretezza” è ripugnante in una società libera e aperta, e

noi, come popolo, ci siamo opposti, intrinsecamente e storicamente, alle società segrete,ai giuramenti segreti e alle riunioni segrete. Siamo di fronte, in tutto i mondo, ad una

cospirazione monolitica e spietata, basata soprattutto su mezzi segreti, per espandere lasua sfera d’in�uenza sull’in�ltrazione anziché sull’invasione, sulla sovversione anziché

sulle elezioni, sull’intimidazione anziché sulla libera scelta. È un sistema che ha reclutatoampie risorse umane e materiali nella costruzione di una macchina af�atata, altamenteef�ciente, che combina operazioni militari, diplomatiche, di intelligence, economiche,

scienti�che e politiche. Le sue azioni non vengono diffuse, ma tenute segrete. I suoi errorinon vengono messi in evidenza, ma vengono nascosti. I suoi dissidenti non sono elogiati,

ma ridotti al silenzio. Nessuna spesa viene contestata. Nessun segreto viene rivelato.Ecco perché il legislatore ateniese Solone decretò che evitare le controversie fosse un

crimine per ogni cittadino. Sto chiedendo il vostro aiuto nel dif�cilissimo compito diinformare e allertare il popolo americano. Sono convinto che con il vostro aiuto l’uomo

diventerà ciò che per cui è nato: un essere libero e indipendente».Così si espresse John Fitzgerald Kennedy nel 1961.

Queste dinastie sono a capo di potentissime organizzazioni che controllano il sistema mondiale delle Banche Centrali ed il petrolio.

Le Banche Centrali stampano dei biglietti di carta �ligranata – recanti le varie cifre dei valori monetari aventi corso legale – e li prestano agli Stati per un importo pari al loro valore nominale. In questo modo,

grazie alla complicità dei governanti, quella cartastracciadiventa moneta corrente, peraltro gravata da interessi annui che devono essere pagati alle stesse

banche prestatrici.

“Una sovranità sovranazionale esercitata da una élite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione delle nazioni come avveniva nei secoli scorsi”

David Rockefeller

LA TRUFFA, GLI ULTIMI ANNI

Page 7: Non è crisi è truffa

IL GOLPE FINANZIARIO IN ITALIA E GRECIA

crederci o meno, ci sono dei fatti che non trovano altra spiegazione: tanto il governo tecnico di Papademos in Grecia, quanto il governo tecnico di Monti in Italia, sono subentrati a governi democraticamente elettiad una riunione dei grandi del mondo, abbiamo assistito alla resa di due governi entrambi euroscettici, infatti Berlusconi aveva rifiutato i diktat del Fondo Monetario Internazionale come ampiamente documentato nel libro confessione del primo ministro spagnolo Zapatero mentre Papandreou in Grecia voleva addirittura indire un referendum entrambi

inspiegabilmente entrambi danno le dimissioni a favore di un governo tecnico.Ma chi sono realmente Mario Monti e Lucas Papademos? Da dove provengono? Che

fornite?

membri della Commissione Trilateraleappartenente ad una delle dinastie (alcuni dicono tredici famiglie) che da sempre hanno

membro della Commissione, ma ne è stato il Presidente Europeo. Questo, a noi, nessuno

commissioni, quale appunto la Trilaterale, non governativa e non partitica (cosa questa che permette di tenere segreti i temi trattati), che comprende una rappresentanza dei

nome di Trilaterale).

(1) Come mai hanno scelto un semplice Rettore come rappresentante del Continente

1 Il grande golpe globale, in www.byoblu.com.

Page 8: Non è crisi è truffa

Europeo in una commissione di tale importanza? E come mai questo suo ruolo non ci è mai stato debitamente spiegato?

Sia Monti che Papademos appartengono anche al tanto discusso Club Bilderberg, quel

Direttivo di questo che è considerato il più controverso Gruppo di potere del mondo, che ha tra i suoi ideatori e finanziatori sempre le dinastie dei magnati della finanza mondiale, Rockefeller e Rothschild.

Ed è proprio nelle riunioni del Bilderberg che si dice che abbiano deciso la strategia della

Ma tornando a Monti e Papademos ci accorgiamo anche che chiamati casualmente a risollevare le sorti di due Paesi in crisi, hanno in comune ancora molte altre cose.

International Advisoramericana Goldman Sachs, dalla quale proviene, guarda caso, anche Papademos. E pensare che la Goldman Sachs è stata una delle banche messe sotto inchiesta e costrette a patteggiare la pena dal governo americano per aver causato, insieme ad altri istituti bancari, la crisi sui mercati finanziari in America, legata ai mutui subprime.(2) Una crisi

(3 )

dello spreadsuo posto.

2

settembre 2011.3

Page 9: Non è crisi è truffa

In quei giorni la Goldman Sachs emise il suo diktat e, come riportato da quello stesso

sostenuto da una coalizione più ampia, lo spread si sarebbe attestato intorno ai 400-450 punti, quindi sempre a livelli pericolosi, mentre le elezioni anticipate sarebbero state lo

(4) dovevamo mettere da parte la nostra democraziaandate le cose. In pratica, la Goldman Sachs induce la crisi sui mercati e poi pretende di mandare i propri uomini a gestire i governi dei paesi in crisi.La Goldman Sachs è anche la banca che ha aiutato proprio Papademos, quando era Governatore della Banca di Grecia (poi diventato Vice Presidente della Banca Centrale Europea), a truccare i conti della Grecia(5)

Grecia dalla crisi? Hanno scelto proprio lo stesso Papademos della Goldman Sachs; in pratica, i responsabili della crisi in Grecia si sono poi trovati a gestire il debito pubblico ellenico. Sembra uno scherzo, ma è tutto documentato, tutto ufficiale.Le similitudini tra Italia e Grecia sono davvero incredibili ed è assolutamente evidente come abbiano bancarie al potere.

Aspen Instituteorganizzazione internazionale no profit sempre finanziata da David Rockefeller e sempre oscurata dai media, nonostante che il suo Presidente mondiale sia anche Presidente della

4 Crisi: Goldman Sachs... ibidem.5

marzo 2012.6 www.aspeninstitute.it e www.aspeninstitute.org.

leadership illuminate (6) ma chi sono gli

invece, ne abbiamo ben due: uno è proprio Enrico Letta (Bilderberg 2012 e membro della

Commissione Trilaterale); nel Comitato Esecutivo troviamo, invece, i due immancabili uomini delle lobby: Mario Monti (Bilderberg, Commissione Trilaterale, Goldman Sachs) e Romano Prodi (Bilderberg, Commissione Trilaterale, Goldman Sachs). Abbiamo anche Enrico Tommaso Cucchiani, CEO di Intesa Sanpaolo (Bilderberg 2013, Commissione Trilaterale) e Gianfelice Rocca, Presidente di Techint (Bilderberg 2013, Commissione

Sembra che queste lobby si scambino la lista dei partecipanti alle rispettive riunioni ed il

Chi gestisce il nostro sistema monetario? La Banca Centrale Europea. Ma pochi sanno

del Club Bilderberg ed è stato Vicepresidente e membro del Committee Worldwide proprio della Goldman Sachs (ai tempi in cui questa banca truccava i conti della Grecia) e prima di

tutto un sistema. Tutto collegato. Ma nessuno ne parla. Se lo fai ti censurano, con la

Europea, ha gestito il cambio lira/euro, è stato poi Presidente della Commissione Europea, ed ha infine firmato quella ghigliottina per i Paesi europei chiamata Trattato di Lisbona?

Page 10: Non è crisi è truffa

riunioni del Bilderberg. Romano Prodi ha avuto rapporti, fin dagli inizi, con la Commissione Trilaterale, è stato membro del Comitato Direttivo del Club Bilderberg, membro del

di italiani che hanno avuto un ruolo alla Goldman Sachs.

Page 11: Non è crisi è truffa

Grazie a questi rapporti trasversali tra il Gruppo Bilderberg, la Commissione Trilaterale,

Il sistema messo a punto dalla UE è un sistema che spoglia i Paesi membri della

cui provengono proprio questi uomini. A questo punto, credo di poter affermare, senza Unione Europea sia avvenuta con

gruppi di potere, in modo che i paesi europei fossero costretti a fare politiche economiche gradite

(7) I nuovi governanti imposti, infatti, partecipano a tutte le riunioni organizzate segretamente dai fondatori ed

accusati di aver frodato gli investitori, ritenute responsabili delle maggiori crisi sui mercati finanziari e colpevoli di aver fatto perdere il lavoro a milioni di persone, investendo anche i mercati europei. Queste notizie sono rinvenibili in sentenze ed in atti processuali.(8) Se parliamo della banca dalla quale provengono Prodi, Draghi, Monti e Papademos,

legati ai mutui subprimestata diffusa dal New York Times.(9)

scelto come Presidente del Consiglio, era stata quella del 2011, ossia pochi mesi prima di diventare capo del governo tecnico.Nel 2012 un solo politico italiano venne invitato a sostituire Monti alla riunione Bilderberg in America ed, inspiegabilmente, fu proprio Letta.

7 Il grande golpe globale, in www.byoblu.com.

8

ottobre 2012.

9

Page 12: Non è crisi è truffa

più: che i due Presidenti del Consiglio in argomento si stessero organizzando potevamo

nome è quello dato ai messaggi scambiati tra i mafiosi con questa tecnica) a Mario Monti. Facendo uno zoom

sia ufficialmente sia riservatamente. Per ora mi sembra tutto un miracolo! Ed allora i miracoli esistono! Enrico (10 )

10

Page 13: Non è crisi è truffa

imperialista delle multinazionali finanziarie, sul fronte interno, invece, equivale al passaggio dalla seconda Repubblica, caratterizzata dal bipolarismo, alla terza Repubblica,

Page 14: Non è crisi è truffa

Tutto torna, i nomi sono sempre gli stessi, i potenti sono sempre gli stessi. I padroni del mondo sono sempre gli stessi. Decidono le nostre sorti e le sorti dei nostri Paesi, mentre noi ignoriamo persino la loro esistenza. In Italia, ovviamente, queste cose nessuno le dice; invece, la TV tedesca ha mandato in onda un servizio intero(12) per mettere in evidenza le

patrimoni italiani e, come Vicepresidente Goldman Sachs, nei guai della Grecia: poco

11 www.group30.org.12 Il video è disponibile sul blog www.francescoamodeo.net.

adatto, quindi, a ricoprire incarichi pubblici in maniera trasparente.(13 ) Nel servizio in questione si conferma che Draghi debba il suo successo ad una riunione che si tenne nel

esponenti della finanza anglo-americana e della Goldman Sachs. Su quella nave furono

che Draghi deve tutto ai favori che ha fatto a Goldman Sachs proprio a partire dalle svendite delle aziende di Stato come la stessa Eni, avvenute su quella nave inglese agli

A chi giova tutto questo?

ultimamente agli italiani, soffocati dalle tasse indispensabili per racimolare miliardi di euro,

Monte dei Paschi ed Antonveneta. Leggendo poi gli atti, ci si accorge che nella questione del Monte dei Paschi è implicata ed indagata anche la J.P. Morgan, che è peraltro azionista della Fondazione Monte dei Paschi. Ma a chi appartiene la J.P. Morgan/Chase? Ai Rockefeller/Rothschild, ossia agli ideatori e membri del direttivo del Bilderberg, della

ci troviamo sotto una cappa soffocante.

Capo dello Stato, dei partiti politici e dei media.Oggi le banche impongono le linee ai Governi. Infatti, Mario Draghi arriva alla BCE e la

spazzato via. La tempistica ci fa capire che, ormai, non hanno neanche più interesse a nascondere i loro piani, tanto il popolo è anestetizzato, non vede, non sente, non reagisce. Mario Draghi, oltre al ruolo di prestigio che ha avuto nella Goldman Sachs, è da tempo membro del Group of Thirty (GOT), il gruppo dei trenta banchieri e finanzieri più potenti del mondo.(11) Questo gruppo segue le stesse ideologie e gli stessi scopi dei vari gruppi come Bilderberg e Trilaterale di cui Draghi fa parte, ma è ancor meno conosciuto, ancora più esclusivo, e racchiude i trenta membri più potenti del mondo nel campo prettamente bancario. In questa lobby, presieduta guarda caso proprio dal predecessore di Draghi alla BCE, Jean-Claude Trichet, troviamo grandi banchieri come Jacob A. Frenkel della J.P. Morgan dei Rothschild, ed ovviamente E. Gerald Corrigan della Goldman Sachs,

economisti di fama internazionale. Il Gruppo è stato fondato nel 1978 da personaggi come David Rockefeller, per essere una lobby dove impunemente i grandi banchieri si mischiano a pubblici funzionari di altissimo livello, e dove quindi la presenza di Draghi segna il più

, dato che in esso, come scrive il famoso giornalista Paolo Barnard, si mischiano i lobbisti della finanza bancaria più criminosa della Storia e i pubblici controllori delle medesime banche.

13

Page 15: Non è crisi è truffa

Mario Monti e le sue lobby di appartenenza

emissione della cartamoneta Euro appartiene alla Banca

Azioni. Gli azionisti sono le singole Banche Centrali Nazionali dei Paesi membri che si dividono i profitti secondo le percentuali che detengono. Quasi tutte le Banche Centrali Nazionali sono a loro volta, più o meno segretamente, possedute da altre banche e

vorrebbe far credere, ma privata. In pratica, la Banca Centrale privata emette la carta-

sulla banconota) agli Stati nazionali attraverso le banche, in cambio di titoli di debito pubblico gravati da interesse annuo. In poche parole, anche se ci vogliono 30 centesimi di spese, tra inchiostro e carta per stampare una banconota, se sopra ci scrivono 100 euro, questi soggetti privati la prestano pretendendo in cambio 100 euro più interessi, invece dei pochi centesimi che hanno speso per produrla.I titoli del Debito Pubblico, quindi, vengono scambiati per nuovo denaro emesso per conto della BCE, con la quale, in questo modo, siamo tutti automaticamente indebitati. Questo è il debito che ricade sul popolo sotto il nome di Debito Pubblico, ma sono le banche private a creare (dal nulla!) con le proprie mani questo debito che noi cittadini siamo poi chiamati a rimborsare. Per pagare questo debito, divenuto pubblico, il nostro patrimonio ed il nostro reddito, faticosamente guadagnati, vengono tassati con IVA, IRPEF, IMU, IRAP, ACCISE, ADDIZIONALI, UNA TANTUM, etc., e viene svenduto il nostro patrimonio statale, a causa proprio di questa pratica fraudolenta, usuraria, immorale e devastante. Un sistema incostituzionale che viene gestito dalle maggiori Banche Centrali private del mondo e, per quel che ci riguarda, dalla Banca Centrale Europea, la quale delega per

in oro o in altri beni. Quindi, dei soggetti privati creano denaro (e, pertanto, la propria ricchezza) dal nulla.Questo denaro, le banche non solo lo creano, ma lo prestano, pretendendone la restituzione maggiorato degli interessimai emesso il denaro poi necessario per dare copertura agli interessi. E allora, come si fa a pagare? Soltanto con un nuovo prestito, che crea un nuovo debito, che genera

.

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italiano ha materialmente preso in prestito dalle banche (indebitandosi con loro ) ed ha immesso in

circolazione sul territorio nazionale, si aggira intorno ai 1.200/1.300 miliardi, il Debito Pubblico totale, comprensivo degli interessi maturati e non ancora pagati, ammonta a ben 2.074 miliardi di euro. La differenza di circa 800/900 miliardi (di carta-moneta che materialmente non esiste!) è dovuta al fatto che lo Stato italiano vede annualmente incrementare il suo debito di circa 100 miliardi di interessi passivi, destinati ad affluire nelle casse delle citate Banche private prestatrici/creditrici.Ora mi chiedo: ma la soluzione più ovvia ed intelligente non sarebbe invece quella lo Stato emettesse in proprio, e quindi accreditandolo ai cittadini invece di addebitarlo il denaro

dei soggetti privati e scongiurando quindi una delle truffe più ingegnose per la manipolazione sociale che sia stata mai inventata ?

grossi problemi ed era assolutamente fallimentare per i paesi più deboli come ampiamente

europeo), perchè mai i governi europei hanno deciso di rientrare in questa trappola ?.

mettevano in guardia sul fatto che le politiche di austerity in un periodo di recessione sono una scelta letale per le economie dei paesi ?

che non sono state investite dal consenso popolare e prese al di fuori dei parlamenti?

dell'Italia dallo Sme si ebbe una svalutazione del 20% che non fu seguita da una inflazione

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ha prestato fondi a molti debitori (pigs).

Perchè non si prende in esame il fatto che tutti i precedenti picchi di svalutazione (1976, 1981,1993) seguono e non precedono quelli di inflazione ? e non si prende in

cresciuta allo stesso ritmo di quella tedesca ? Perchè non si racconta chiaramente che a

il potere di acquisto dei lavoratori ? Perchè gli stessi terroristi mediatici sbandierano anche il legame tra crisi e debito pubblico se anche questo è ampiamente smentito dai dati reali che dimostrano che prima dell'Italia sono stati colpiti dalla crisi paesi con debito pubblico molto piccolo come Spagna e Portogallo o comunque di dimensioni comparabili a quelle del debito pubblico tedesco o francese come il Portogallo. Perchè questi dati vengono ignorati nei salotti televisivi e viene invece fatto credere che ci sia un legame diretto tra la crisi ed il debito pubblico ?

principali partner commerciali avvantaggiando soprattutto la Germania (Bagnai. tramonto come dimostrato da tutti i grafici macroeconomici del Fondo Monetario

Internazionale che mostrano che al surplus della Germania corrispondono i deficit dei

Ed ecco perchè tutti i grafici macroeonomici sulla disoccupazione, sull’insolvenza dello stato nei confronti delle aziende, sulle esportazioni mostrano una corrispondenza perfettamente inversa tra gli indici della Germania che migliora notevolmente tutte le sue posizioni e gli indici dei paesi periferici che invece mostrano un complessivo ed inarrestabile peggioramen-to. Una crisi quindi che ha favorito la Germania che invece nel periodo di gestazione della crisi (1999-2007) aveva una crescita che i dati mostrano essere fra le più basse dell’Eurozo-na. Ma allora perchè se la nostra crisi economica avvantaggia la Germania noi accettiamo i diktat economici proprio dalla Germania stessa che avrebbe tutto da perdere da una nostra eventuale ripresa e che ha giocato sporco implementando una riforma del mercato del lavoro che ha determinato attraverso la precarizzazione (mini-job) e la sottocupazione di milioni di tedeschi un crollo dei salari reali di circa il 6% dal 2003 al 2009 avvantaggiando solo la competitività di prezzo dei prodotti tedeschi ai nostri danni ?

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meno forti se proprio gli economisti del Fondo Monetario Internazionale stabiliscono che

A chi giova tutto questo ? Siamo sicuri che tutti quelle regole che abbiamo elencato e che

alcuni politici o di cattive valutazioni nella scelta delle politiche economiche e non di un piano invece perfettamente costruito ed organizzato per arrivare alla dissoluzione degli

consegnarla nelle mani di una ristretta oligarchia finanziaria che dalla crisi dei popoli ha

gli artefici ?

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DIFENDERSI:

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Il CIPS, Comitato Italiano Popolo Sovrano, è un Organismo politico popola-re, a scopo ed a tempo, che esaurirà la sua funzione nel momento in cui saranno realizzati gli obiettivi che si pre�gge. A questo Organismo saranno chiamati a partecipare tutte le organizzazioni, le associazioni, i movimenti, i singoli cittadini che condividono i punti per i quali il Comitato viene costi-tuito, ognuno con la propria identità, con la propria bandiera, con la propria formazione e cultura politica. Per il raggiungimento degli obiettivi il Comitato potrà presentarsi ad elezioni e potrà collaborare e lavorare con qualsiasi istituzione, carica, forza politica che si renda disponibile a favorire questo percorso in maniera chiara ed inconfutabile. Una volta raggiunti gli obiettivi potrà contribuire esso stesso, qualora necessario, a riscrivere le regole democratiche ed a stilare un programma di governo, ma non parte-ciperà ad elezioni ed a governi successivi.

Il Comitato Popolo Sovrano è tra i promotori di un’Alleanza tra persone ed associazioni che condividono una nuova ideologia, denominata Antropia, ed una strategia operativa, Comune Sovrano

Cosa è il CIPS, Comitato Italiano Popolo Sovrano

Il CIPS e l’Allenza per la Vita

AntropìaAntropìa è un neologismo, la cui etimologia va fatta risalire al termine greco anthropos, che signi�ca uomo.

Antropìa è la volontà dell’Uomo di agire responsabilmente, acquisendo consapevolezza, �nalizzata alla cura del Creato e degli altri Uomini, per un pieno sviluppo di tutti gli aspetti umani di ciascun individuo.

Antropìa rappresenta l’energia derivante dall’Amore, dalla passione per la ricerca, dall’abnegazione in favore di una causa altruistica, dalla creatività al servizio delle s�de sociali, dal tempo investito nel coinvolgimento di altre persone, invece che nell’esclusione.

Antropìa signi�ca aver rispetto della sacralità della natura e della sua stupefacente bellezza e averne cura, attraverso la Politica, nella sua fase progettuale e attraverso l’Economia, nei suoi aspetti realizzativi.

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Ovunque si attui una presa di coscienza, non vi sarà uomo che possa sottrarsi alla testimonianza.

Le leggi sono fatte per essere osservate, ma la coscienza è sempre chiamata a scegliere la legge che non fa subire all’uomo vessazioni e ingiustizie.

Il mezzo principale per tornare a vivere è la consapevolezza. Una volta che si è consapevoli di vivere in una condizione di assenza di Libertà, la causa comune diventa quella del riscatto per una Liberazione autentica, interiore e collettiva.

Una Liberazione che dobbiamo ottenere, avendo come riferimento pochi ideali di base che riconducano al Bene Comune:

E pochi strumenti da utilizzare ed esercitare:

La strategia operativa si snoda su azioni ed attività di tre tipologie:

Azioni ed attività da modulare e pianificare sia a breve che a medio periodo.

Nel breve periodo si dovrà tenere conto di un principio semplice ed immediato: senza chiedere permesso. Tutte le tipologie di azione e di attività sopra riportate dovranno rispondere al principio di utilizzo di regole vigenti, scritte e non scritte, elaborando ed attuando il “nostro gioco”, cercando di tradurre in atti concreti gli ideali di riferimento per una Rivoluzione per la Vita.

Una grande rivoluzione pacifica che parte innanzitutto dai territori e dalle comunità locali, eserci-tando un’obiezione di coscienza che faccia riferimento alla sovranità individuale e che individui, nella consapevolezza, il diritto e le leggi a cui fare riferimento.

“La Politica come Obiezione di Coscienza” vuole essere l’insieme di riferimenti e di strumenti grazie ai quali ognuno può attivarsi affinché le Comunità e gli Amministratori possano avviare un percorso immediato verso l’autogoverno del territorio: benessere, lavoro, sviluppo, gestione delle risorse.

BREVE MANIFESTO POLITICO PROGRAMMATICO

1) Sacralità della Vita2) Centralità dell’Uomo2) Supremazia del Diritto naturale su Economia e Finanza

1) Sovranità Individuale, Politica, Monetaria, Alimentare

divulgazione ed informazione;

2) Azzeramento del Debito Pubblico verso gli organismi finanziari2) Istituzione di Banca Nazionale di proprietà popolare

impegno e responsabilità;

provocazione e partecipazione politica.

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L’attivazione immediata di Tavoli di Lavoro, su temi urgenti, sarà per le comunità il segnale forte che “sentire l’urgenza significa mettersi al servizio e lavorare costantemente per cambiare le visioni, le coscienze, le cose”.

La partecipazione attiva alla politica territoriale, e quindi nazionale, è una responsabilità storica alla quale non ci si può sottrarre e che indichiamo a tutti come percorso di riavvicinamento alla consapevolezza ed all’impegno, per riappropriarsi di ciò da cui per decenni, scientificamente, ci hanno allontanato. Con questo spirito le persone, le associazioni, i movimenti, i partiti che sentono l’urgenza lavoreranno costantemente ad alleanze di contenuto, strategiche e solide per provare ad affrontare, nel breve e nel lungo termine, le competizioni elettorali locali e nazionali.

“La Politica è ogni azione che un Uomo compie per dare una direzione alla propria Vita”.

Le attività permanenti, che saranno aperte a tutti i contributi, sono:

- adeguare la Carta Costituzionale alle evoluzioni del contesto sociale, tecnologico e internazio-nale, mantenendone gli originari valori etici fondamentali, riducendo il numero dei Parlamentari, abolendo qualunque forma di finanziamento pubblico dei partiti e istituendo una "commissione popolare permanente" per il controllo dell’operato dei rappresentanti;

- per definire i requisiti e I profili dei nuovi rappresentanti, affinché abbiano integrità morale, affidabilità, senso etico e capacità riconosciuta di leadership, nonché le competenze e le capacità di guidare ed attuare il cambiamento in tempi rapidi;

L’esigenza primaria per poter costantemente coinvolgere, informare e partecipare organizzazioni e persone in numero importante e crescente, ci spinge ad avviare raccolte fondi a carattere nazio-nale ed internazionale, per obiettivi prioritari, quali una Televisione popolare di informazione ed un Polo di ricerca e sperimentazione per la Vita.

Parallelamente, e costantemente, ognuno è chiamato alla responsabilità di avviare un lavoro di informazione e presentazione sul proprio territorio, innanzitutto con l’attivazione di sedi locali e punti di divulgazione e di erogazione di servizi alle persone ed alle aziende (un progetto dedicato è in corso di definizione), con gli obiettivi prioritari di nuove adesioni e raccolta disponibilità (dona-zioni e quote, lavoro e servizi, altro).

La strategia politica e sociale punterà, parallelamente, a sviluppare ed organizzare azioni e provo-cazioni di ampio respiro, locali e nazionali, volte a sensibilizzare il Popolo e ad unire persone ed organizzazioni che già lavorano, anche inconsapevolmente, nella stessa direzione: apriamo le finestre, le porte, i portoni; apriamo il cuore e l’anima; perché ci sia condivisione, rispetto, fratellan-za, amore.

“Cosa è la Libertà senza un atto di Amore?”

il Tavolo di Lavoro per la Vita (Alimentazione, Salute, Medicina);

il Tavolo di Lavoro per l’Uomo (Cultura, Istruzione, Scuola, Famiglia);

il Tavolo di Lavoro per lo Sviluppo (Risorse, Impresa, Territorio);

il Tavolo di Lavoro per le Riforme Istituzionali per:

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DAL “MANIFESTO DELLA TESTIMONIANZA”

- Le vere riforme sono atti illuminati di amore e giustizia

- Esci dagli automatismi e chiediti chi sei, quale è il tuo potenziale e quale veramente il tuo contri-buto al cambiamento sociale

- Allontanati dal mondo del denaro e riscopri quello delle risorse

- Riappropriati della tua dignità

- Fai della tua vita un impegno politico e delle politica un impegno di vita: spenditi

- Assumi sempre una posizione di fronte alle situazioni: saremo ciò che avremo fatto.

- La tortura si basa sull’indifferenza: senti la responsabilità del giudizio e dell’azione, sempre

- Non aver paura di richiedere coerenza alle persone, specialmente agli amministratori delle sorti del tuo territorio: la disciplina deve cominciare dall'alto se si vuole che sia rispettata dal basso

L’arte del vivere richiede una nuova capacità di elaborare ciò che siamo abituati a considerare realtà, allenandosi a rivivere consapevolmente il proprio sentire e la propria capacità e funzione di testimonianza.

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CIPS - COMITATO ITALIANO POPOLO SOVRANOPER ADESIONI ED INFORMAZIONI SCRIVERE A:

[email protected]

COMITATOITALIANO P O P O L OSOVRANO