Post on 04-Jul-2020
RENDICONTAZIONE SOCIALE E COINVOLGIMENTO DEGLI
STAKEHOLDER PER UNA GOVERNANCE PARTECIPATA.
ANALISI EMPIRICA SULLE IMPRESE SOCIALI
(G. BRONZETTI, R. MAZZOTTA, M.T. NARDO - UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA)*
SOMMARIO: - 1. LE IMPRESE SOCIALI: PREMESSA. – 2. GOVERNANCE MULTISTAKEHOLDER, COSTO DELLA PARTECIPAZIONE E ACCOUNTABILITY. – 3. L’IMPRESA SOCIALE NELL’ORDINAMENTO ITALIANO. – 4. LA RICERCA: OBIETTIVI E METODOLOGIA. 4.1 – IL CAMPIONE - 5. ESPERIENZE DI RENDICONTAZIONE SOCIALE E DI COINVOLGIMENTO DEGLI STAKEHOLDER – 6. CONCLUSIONI. BIBLIOGRAFIA.
ABSTRACT
Le imprese sociali sono imprese orientate alla produzione di servizi di utilità sociale con un carattere marcatamente imprenditoriale. Le loro caratteristiche identitarie sono il fine solidaristico, i processi produttivi relazionali e la governance multistakeholder attraverso la quale attuare la partecipazione attiva dei portatori di interessi. Un sistema di governance tradizionale non appare adeguato alle specificità dell’impresa sociale, solo una governance partecipata è in grado di migliorare le performance aziendali. Tuttavia, il governo partecipato è complesso e oneroso e non segue regole valide per tutte le imprese. Nell’ambito della governance partecipativa è, infatti, indispensabile essere accountable (agire in modo responsabile e comunicare in maniera trasparente) e condividere con gli interlocutori (interni ed esterni) le regole e gli obiettivi che l’impresa sociale si pone ma anche il sistema di misurazione. È di tali aspetti che il presente contributo si occupa. In particolare, con l’analisi della letteratura nazionale e internazionale e con l’osservazione di casi reali indaga gli aspetti relativi al coinvolgimento degli stakeholder e alle modalità di rendicontazione del valore sociale prodotto dall’impresa e distribuito ai portatori di interessi.
* Seppur frutto di un lavoro comune sono da attribuire i par. 1, 3 e 4 a Giovanni Bronzetti, i par. 2 e 4.1 a Romilda Mazzotta e i par. 5 e 6 a Maria Teresa Nardo.
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1. Le imprese sociali: premessa
L’impresa sociale (IS) è una organizzazione che svolge attività produttive a carattere
marcatamente imprenditoriale che, a differenza delle imprese convenzionali, persegue una
esplicita finalità sociale (OECD, 1999; Commissione Europea, 1993) che si traduce nella
produzione di benefici diretti a favore di una intera comunità o di soggetti svantaggiati. In
tali entità, la sopravvivenza e il successo sono garantiti da forme di governo democratico e
partecipato in cui il processo decisionale prende forma e si concreta incorporando e
tenendo in considerazione anche il punto di vista, gli interessi e le richieste di attori
tradizionalmente considerati estranei alle dinamiche di decisionali - governance
multistakeholder (GMS). Affinché gli stakeholder possano compiere scelte motivate
sull’attività d’impresa, è necessario che le IS siano accountable, riducendo così anche le
asimmetrie informative tra portatori di interessi interni ed esterni (Bernardoni, 2008).
Gli aspetti qualificanti dell’IS (governance multistakeholder – GMS - e
accountability) sono ripresi dal legislatore nel momento in cui con il Dlgs 155/06 introduce
la qualifica di IS, una nuova forma giuridica alla quale possono accedere gli enti senza
scopo di lucro disciplinati dal Libro I e dal Libro V del Codice Civile.
Partendo dal presupposto che il coinvolgimento degli stakeholder genera migliori
performance sociali ed economiche, il contributo sviluppa nel paragrafo che segue i limiti e
le potenzialità di una GMS, il costo della partecipazione e la necessità delle imprese sociali
di essere accountable, per poi presentare nei paragrafi successivi il quadro normativo di
riferimento e una statistica descrittiva sulle imprese in esame che spesso sono confuse e
identificate nelle ricerche quantitative con le cooperative sociali (Borzaga-Zandonai,
2009). Nella parte finale del lavoro si analizzano casi reali di coinvolgimento degli
stakeholder e di comunicazione agli stessi del valore sociale generato attraverso un’analisi
documentale (bilancio sociale, statuto, codice etico, regolamenti, relazione di missione,
ecc.). L’obiettivo è di verificare se e in che termini gli stakeholder sono coinvolti e, quindi,
di definire alcuni elementi essenziali di un corretto processo di coinvolgimento degli
stakeholder.
1
2. Governance multistakeholdership, costo della partecipazione e accountability
L’IS, è una impresa “non profit” che svolge un’attività economica volta alla
produzione o allo scambio di beni e servizi. Essa agisce in un contesto di mercato e
sostiene la propria attività attivando un mix di risorse (donazioni, lavoro volontario) che le
permettono di operare anche in ambiti in cui la domanda è scarsa (Bronzetti, 2007). L’IS
non persegue finalità lucrativa ma si pone al servizio dei membri della collettività e
persegue obiettivi che vanno di là degli specifici interessi dei proprietari
dell’organizzazione, pur nel rispetto del vincolo economico (Matacena, 2000 e 2002). In
queste imprese utenti, volontari, ecc. collaborano nello svolgimento dell’attività di impresa
e in esse produrre reddito significa produrre valore per le persone che direttamente o
indirettamente traggono le loro opportunità di tipo economico e non solo dall’esistenza
dell’impresa (Borgonovi, 2009).
Un sistema di governance tradizionale non permette però il coinvolgimento di
persone diverse per eterogeneità di interessi e visioni rappresentate. Ciò induce le IS a
spostarsi verso sistemi gestionali non focalizzati su interessi particolari quanto sul
riconoscimento reciproco e contemperato di interessi (Rusconi, Signori; 2007), si sposta
cioè verso forme di governo multistakeholder.1 (Oecd, 2003).
La governance multistakeholder (GMS): potenzialità e costi
L’adozione di forme di GMS si esplicita, dunque, con la presenza nella base sociale
dell’organizzazione dei portatori di interessi (Borzaga-Santuari, 2000). Il processo
decisionale, vista tale presenza, prende forma e si rende concreto incorporando e tenendo
in considerazione la costellazione di interessi (Danaldson-Preston, 1995), i punti di vista,
gli interessi e le richieste di questi attori La letteratura, conferma, che il coinvolgimento
degli stakeholder ha significative ricadute sulla performance economica e sociale
dell’impresa sociale. Esso, infatti, permette all’organizzazione che la promuove di
assumere decisioni sulla base di informazioni rilevanti, se non altro per la maggiore
1 Per un approfondimento sulla teoria degli stakeholder si rinvia a Freeman (1984) e Clarkson (1995). Sul coinvolgimento degli stakeholder si veda anche lo standard AA1000.
2
vicinanza con l’ambiente di riferimento. Se gli stakeholder sono poi i lavoratori, la
maggiore partecipazione, consente loro di comprendere meglio la relazione tra sforzo e
risultati e di sviluppare una più alta motivazione con un conseguente maggiore impegno a
lavoro (Michell-Agle-Wood, 1997; Frey-Jegen 2001; Borzaga-Tortia, 2006). Un maggior
coinvolgimento degli stakeholder è, inoltre, correlato positivamente a una maggiore
capacità di acquisire donazioni e raccogliere fondi (Sargeant et al. 2006). Allo stesso tempo
le organizzazioni che investono tempo e denaro nelle relazioni con gli stakeholder sono
quelli che più delle altre riescono a reclutare lavoratori volontari e risorse umane a costo
limitato.
Dal punto di vista delle performance sociali, il coinvolgimento degli stakeholder
rende dinamici i flussi informativi con l’esterno e facilita la ricognizione dei bisogni
emergenti e delle problematiche sociali del territorio e, in linea generale, permette di
trovare più facilmente soluzioni a problemi complessi (Locke, 1997). Il coinvolgimento
dell’utente contribuisce a migliorare l’efficacia organizzativa e il livello qualitativo del
servizio offerto, perché l’utente coinvolto invece di non acquistare più il bene o il servizio
in caso di prezzo alto e/o qualità bassa può “fare ricorso alla voce, invece che all’uscita” e
ciò implica che “il cliente o membro tenta di cambiare le pratiche, gli indirizzi e i prodotti
dell’azienda da cui acquista o dell’organizzazione di cui fa parte” (Hirschman, 1970, pag.
30).
Il governo partecipato sembra dunque la scelta obbligata delle imprese sociali al fine
di migliorare le proprie performance (Modena, 2006; Pestoff, 2007). L’adozione di un
assetto multistakeholder implica, però, la necessità di individuare gli stakeholder e le
modalità di partecipazione degli stessi. Per quanto attiene al primo punto, partendo dal
presupposto che se anche l’impresa riuscisse ad identificare tutti gli stakeholder non
potrebbe relazionarsi con tutti, il problema si può risolvere con la “selezione” da parte
dell’impresa dei soggetti da coinvolgere, ovvero da informare e consultare. E’ in tale ottica
che trova spazio la “mappatura degli stakeholder”2. Gli stakeholder, una volta individuati,
2 La mappatura degli stakeholder può avere diverse rappresentazioni grafiche quella che più delle altre evidenzia la forza dell’alleanza che si crea tra i diversi stakeholder è quella ad orbite ellittiche proposta da
3
sono coinvolti con una o più modalità quali, ad esempio, informazione, consultazione,
collaborazione, co-progettazione, co-decisione. Ciascuna modalità di coinvolgimento
incide in modo diverso sul processo decisionale, minimo nel caso della sola informazione
massimo laddove il coinvolgimento si spinga anche alla co-decisione.
La presenza di più stakeholder, ognuno con i propri interessi talvolta anche
divergenti, è però più impegnativo e costoso (in termini di tempo, investimenti e
informazione del personale) rispetto a uno stile tradizionale o gerarchico. In linea generale
tanto maggiore è il coinvolgimento quanto più esso impatta sul processo decisionale e tanto
più lo stesso sarà costoso3.
L’IS, quindi, deve a priori definire il livello di partecipazione da sviluppare e
mantenere all’interno dell’organizzazione sapendo che le diverse forme di coinvolgimento
hanno ripercussioni diverse sul versante dei costi di realizzazione, sulle modalità di
gestione dell’organizzazione e sulle percezioni degli stakeholder stessi.
Coinvolgimento degli stakeholder e accountability
Tutte le scelte attuate dall’impresa (missione socio-economica, forma di governo,
obiettivi), in una ottica di impresa socialmente responsabile, devono essere comunicate
all’interno e all’esterno dell’organizzazione (Matacena-Marano, 2006). L’adottare
comportamenti socialmente responsabili, in altre parole, vuol dire che l’impresa sceglie di
adottare un sistema di governo aperto, capace di conciliare gli interessi delle varie parti
interessate (Commissione delle Comunità Europee, 2001). Partendo da tale assunto
Sacconi definisce la responsabilità sociale dell’impresa come “un modello di governance
allargata, in base al quale chi governa l’impresa ha responsabilità che si estendono
dall’osservanza dei doveri fiduciari nei riguardi della proprietà ad analoghi doveri fiduciari
in generale di tutti gli stakeholder” (Sacconi, 2004 pag. 5).
L’esigenza di rendicontare, di fatto, non è da ricollegare solo alla crescente domanda
di accountability quanto anche al riconoscimento che una organizzazione accountable ha Werhane (WERHANE, 2008, 463-474).3 Un eccessivo coinvolgimento dei lavoratori, ad esempio, è più difficile da gestire (Frey, 2005), perché ciò può aumentare nel lavoratore la percezione del “se” e del ruolo rivestito con il rischio di eccessive pretese.
4
maggiori benefici (Molteni, 2003) in termini di visibilità (Fombrun, 1996), competitività
(Nicholls, 2007) e reputazione verso l’esterno (stakeholder) e verso l’interno (dipendenti)
(Fombrun Van Riel, 2003).
L’interesse per la rendicontazione sociale ha origini antiche, una più ampia diffusione
del tema quale campo di studio si ha dagli anni ’904. In questi anni l’oggetto di studio, non
più indirizzato in via principale a definire la più generale convenienza della
rendicontazione sociale (concetto ormai acquisito), si volge verso l’identificazione di come
rendicontare al fine di migliorare il proprio vantaggio competitivo rispondendo alle
domande degli stakeholder (business case). Il metodo di analisi si sposta verso i casi
studio (Molteni, 2006). L’avvio del business case si ricollega ai primi studi sulla relazione
tra Corporate Social Performance (CSP)5 e Corporate Financial Performance (CFP). Tali
studi evidenziano, in linea generale, una relazione tra CSP e CFP (Griffin-Mahon, 1997);
Margolis-Walsh, 2003) e nei limitati casi in cui ciò non avviene la giustificazione è
ricollegabile alle diverse assunzioni di base e a situazioni contingenti (Carroll- Shabana,
2010; Barnett, 2007). In Italia gli studi in materia di rendicontazione sociale si sviluppano
alla fine degli anni ’70 (Superti Furga, 1977; Cavalieri, 1981; Bandettini, 1983) e solo in
tempi recenti iniziano a interessarsi del mondo non profit (Matacena, 1984 e 2005;
Rusconi, 1988; Andreaus, 1996 e 2003, Ecchia-Viviani, 2006, Sacconi 2006).
Per le imprese sociali la rendicontazione è un must attraverso la quale palesare i
propri valori etici (Napolitano, 1999; Ricci, 2006) e riflettere l’efficacia della loro attività,
rispondendo così a un dovere informativo ben più ampio e complesso (Matacena, 2005). Il
consenso che ne deriva è per l’IS una condizione necessaria per la sua esistenza.
Il principale documento di rendicontazione sociale per le IS è il bilancio sociale, se
non altro perché costituisce anche obbligo normativo. Tale documento oltre a contenere,
coerentemente con l’approccio multistakeholder, informazioni sugli stakeholder deve
essere partecipato e diffuso. I punti di vista e le raccomandazioni provenienti dal
4 Negli anni ’90, si individuano quattro filoni di studio: 1) business case; 2) contributo della responsabilità nel legittimare l’impresa; 3) sostenibilità e bilanciamento delle tre dimensioni fondamentali (Triple bottom line) e 4) Social Audit. 5 Concetto introdotto da Carroll (CARROL, 1979).
5
coinvolgimento degli stakeholder devono essere riportati nel bilancio sociale. L’oggetto
dell’accountability non devono essere le modalità del coinvolgimento bensì gli esiti dello
stesso.
3. L’impresa sociale nell’ordinamento italiano
Nel corso degli anni Ottanta il settore non profit italiano assume sempre più caratteri
imprenditoriali (Borgonovi, 1995) al punto che nel 1991, con la legge n. 381, nascono le
cooperative sociali, prima vera forma d’impresa senza fine di lucro disciplinata dal nostro
ordinamento6. Da allora, il tentativo di conciliare le finalità sociali di una organizzazione
con l’esercizio di un’azione economica diretta a produrre beni e servizi che possano essere
venduti sul mercato ha dato origine ad un disposto normativo sull’impresa sociale (Tav. 1).
L’impresa sociale nasce, infatti, nel 2006 con il decreto legislativo n. 155 indirizzato a
rendere organica la disciplina contenuta nella legge delega n. 118/20057. Con tale
provvedimento il termine cooperativa sociale e impresa sociale non possono più essere
utilizzati in modo indifferente.
L’impresa sociale, così come concepita dal d.lgs. n. 155/06, è, infatti, una qualifica
alla quale possono accedere gli enti senza scopo di lucro disciplinati dal Libro I
(associazioni riconosciute e non e fondazioni) e gli enti commerciali la cui disciplina
risiede nel Libro V del Codice Civile (società lucrative e cooperative). Il legislatore,
mediante questo intervento, rende possibile l’utilizzo delle forme societarie per l’esercizio
di attività commerciali anche per quei settori tipicamente caratterizzati da fini assistenziali,
sociali e culturali. Il principio cardine delle imprese sociali, così come per tutte le
organizzazioni non profit, rimane comunque il vincolo di destinazione degli utili e degli
avanzi di gestione allo svolgimento dell’attività statutaria o ad incremento del patrimonio
dell’impresa. Il fine ultimo dell’impresa non può mai essere il lucro e l’attività principale
6 Legge 8 novembre 1991, n. 381 e decreto legislativo 24 marzo 2006, n. 155.7 Nel 2005 con la Legge del 13 giugno, n. 118 “Delega al Governo concernente la disciplina dell’impresa sociale” il legislatore individua i principi sulla base dei quali il Governo, mediante uno o più decreti legislativi, è delegato ad adottare una disciplina organica relativa alle IS.
6
dell’organizzazione deve determinare almeno il 70% dei ricavi complessivi. Le imprese
sociali possono pertanto esercitare attività diverse, purché la voce dei relativi ricavi sia,
comunque, inferiore al 30% di quelli complessivi.
Ai nostri fini, due sono le principali novità introdotte dal legislatore:
1) la partecipazione allargata ai processi decisionali da parte dei portatori di
interesse, sia essa nella forma d’informazione, consultazione o di partecipazione alle
attività dei lavoratori e dei destinatari delle attività8, la quale deve essere necessariamente
prevista nei regolamenti aziendali o negli atti costitutivi;
2) l’obbligatorietà del Bilancio sociale, nel quale fra le altre cose specificare come
sono coinvolti i lavoratori e gli utenti.
4. La ricerca: obiettivi e metodologia
Obiettivi della ricerca
La ricerca, condotta sull’universo delle imprese sociali italiane iscritte al registro
delle imprese on-line ha un duplice obiettivo:
1) quantificare il fenomeno “imprese sociali” in Italia, utilizzando quale fonte
esclusiva il registro delle imprese;
2) verificare, attraverso l’analisi di casi reali, le modalità di coinvolgimento degli
stakeholder e le modalità di distribuzione, ai diversi portatori di interessi, del valore sociale
prodotto nelle imprese sociali.
Metodologia
La metodologia applicata nella ricerca è di tipo quantitativo, per quanto riguarda il
primo obiettivo, e di tipo qualitativo, con l’utilizzo di casi reali (Yin, 1994; Scapens, 2004),
per quanto riguarda il secondo obiettivo. La “metodologia dei casi” è spesso proposta
quando gli studi rispetto a una tematica di ricerca sono limitati per numero e per
dimensione spaziale indagata (Siggelkow, 2007 e Eisenhardt, 1989). Nel nostro caso le
imprese sociali rappresentano delle realtà rispetto alle quali il coinvolgimento degli
8 Le IS sono libere di scegliere in che modo coinvolgere gli stakeholder, di fatto, tale scelta è condizionata dalla tipologia di attività svolta e dalla dimensione aziendale
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Tav. 1 – Distruzione regionale IS
stakeholder è stato introdotto obbligatoriamente solo nel 2008 quando sono state emanate
le linee guida sull’elaborazione del Bilancio sociale. Anche le analisi di tipo quantitativo
condotte da altri studi evidenziano difficoltà oggettive nel reperimento dei dati sulle
imprese sociali (Melis, 2009; Grande, 2007; Borzaga e Zandonai, 2009). Ne deriva da ciò
l’esigenza e l’utilità della metodologia dei case study (Otley, Berry, 1998) affiancata, nel
nostro caso, ad una analisi di quantificazione del fenomeno. L’analisi dei casi reali è
propedeutica alla definizione di un processo ideale di coinvolgimento degli stakeholder che
li vede quali soggetti attivi non solo nella fase di rendicontazione ma soprattutto in quella
di pianificazione, programmazione e controllo degli obiettivi raggiunti.
4.1 Il campione
La ricerca ha coinvolto l’intero universo delle imprese sociali, pari a 547 aziende
iscritte al registro delle imprese on-line al 30 aprile 2010. Il nuovo modello societario, dal
punto di vista geografico, è diffuso
soprattutto in Campania, la quale con 267
imprese sociali rappresenta da sola il 48,81%
del totale. Segue la Lombardia con 38 soggetti
registrati (il 6,95%), il Lazio e il Piemonte
(6,76%) e quindi la Sardegna (il 6,07%). In
coda si collocano il Molise e la Val d’Aosta,
con una sola impresa (Tav.1).
La qualifica di IS per enti di nuova
istituzione o che hanno adottato le regole del
Dlgs 155/06, è presente per il 39,12% in Srl,
non manca poi nelle SAS (il 18,65%) e nelle
cooperative sociali (il 16,09%). In quasi tutte le regioni (Tav. 2) prevale la forma giuridica
della Srl, costituiscono un’eccezione, la regione Friuli, Lombardia e Piemonte, nelle quali
predominano le cooperative sociali. In sette regioni (Abruzzo, Campania, Friuli, Lazio,
8
Puglia, Piemonte, Veneto, Trentino e Toscana) vi sono aziende nate quali imprese sociali.
Le imprese analizzate operano soprattutto nell’ambito dell’istruzione e della formazione, in
particolare scuole paritarie, circa il 60% localizzate essenzialmente in Campania. Il 15%
circa del campione è rappresentato da imprese svolgono attività che prevedono
l’inserimento di lavoratori disabili e svantaggiati.
Tav. 2 – Forma giuridica per regione delle imprese sociali
Fonte: nostra elaborazione su dati registro imprese on-line
Tali imprese sono localizzate in Lombardia, il 22%, e nel Lazio, il 18%. Il 10% delle
imprese opera, invece, nel campo dell’assistenza sociale e sono localizzate maggiormente
in Piemonte, il 30%, e in Campania, il 15%. In via residuale le IS svolgono poi le altre
tipologie di attività previste dal decreto. Si evidenzia, in particolare, che mentre nel nord si
prediligono attività connesse all’inserimento lavorativo e all’assistenza sociale nel centro e
nell’Italia meridionale prevalgono le attività educative e di formazione. Partendo da tale
fonte di dati le IS sono state contattate telefonicamente e talvolta per posta elettronica per
chiedere loro una copia del Bilancio sociale e degli altri documenti contenenti le modalità
di partecipazione degli stakeholder. Dai bilanci raccolti ne sono stati selezionati alcuni tra
quelli che maggiormente presentavano elementi di buone pratiche.
5. Esperienze di rendicontazione sociale e di coinvolgimento degli stakeholder
Con l’analisi di casi reali si è cercato di indagare nelle imprese sociali le tendenze, le
criticità e gli elementi di buona pratica rispetto alle metodologie di coinvolgimento degli
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stakeholder. Per raggiungere tale obiettivo sono stati presi in esame alcuni bilanci sociali
elaborati nei periodi 2008 e 2009 (si tratta di bilanci raccolti contattando tutte le imprese
del nostro campione) gli statuti, gli atti costitutivi, i regolamenti, le relazioni di missione, i
codici etici (ove presenti) e altri documenti ritenuti necessari. L’analisi documenti
documentale ha riguardato 16 imprese (tav. 3 in allegato).
L’analisi dei documenti ha avuto come focus:
1) le modalità di coinvolgimento degli stakeholder e quindi le modalità di
formalizzazione di tale aspetto nei documenti aziendali (statuto, regolamenti,
codici ecc.);
2) la rappresentazione nel Bilancio sociale del valore sociale prodotto e distribuito
agli stakeholder.
L’analisi dei documenti e i risultati sono stati interpretati tenendo conto che per le IS la
legge:
- dispone che il Bilancio sociale deve essere strutturato in 5 sezioni comprendenti un
contenuto “minimo”;
- non prevede l’obbligo del calcolo del valore aggiunto (neppure nella sezione d)
Esame situazione finanziaria e quindi della sua redistribuzione agli stakeholder;
- non prevede nel Bilancio sociale una sezione dedicata al rapporto con gli
stakeholder, anche se è da molti riconosciuto che la sezione e) Altre informazioni
opzionali è la sede più appropriata per rendicontare le modalità di coinvolgimento
dei portatori di interesse (CNDC&C, 2009);
- prevede espressamente il “coinvolgimento dei lavoratori e dei destinatari delle
attività nella gestione” anche se sono rimesse comunque all’autonomia aziendale le
concrete modalità di coinvolgimento degli stakeholder.
I risultati dell’analisi dei bilanci sociali e degli altri documenti aziendali delle 16 imprese
che hanno aderito alla ricerca possono essere raggruppati in due macro aree, corrispondenti
ai 2 focus sopra individuati.
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Risultati prima macro area di indagine
Relativamente al punto “modalità di coinvolgimento degli stakeholder”, nei documenti
aziendali emerge che le imprese sociali spesso formalizzano strumenti e modalità di
coinvolgimento dei portatori di interesse. Gli statuti e gli atti costitutivi sono generalmente
i documenti dove più di altri l’IS fa riferimento al coinvolgimento dei portatori di interesse
e dei lavoratori. Il documento di Bilancio sociale, invece, non presenta veri modelli di
governance partecipata. In esso, infatti, le imprese si limitano a riportare la mappatura
degli interessi e mere dichiarazioni di coinvolgimento degli stakeholder (Tav. 4).
Tav. 4 - Stralci dei documenti aziendali che formalizzano principi di governance partecipata
La sezione e) dei bilanci sociali analizzati, deputata ad informare sul coinvolgimento degli
stakeholder, ha contenuti scarsi di mera elencazione degli incontri svolti soprattutto con i
portatori interni di interessi (lavoratori, volontari, soci). Poche, infatti, sono le imprese che
evidenziano modalità di coinvolgimento degli stakeholder esterni (collettività, concorrenti,
pubblica amministrazione ecc.) (BS 2007 Vedogiovane pag. 11-16). Gli strumenti più
frequentemente utilizzati ai fini del coinvolgimento dei soggetti interni sono, dunque, le
riunioni e le assemblee (BS 2008, “Francesco e Chiara s.r.l.”, pag. 21 e BS 2009
11
“Partecipazione- l’associazione favorisce la partecipazione di lavoratori, collaboratori, volontari e destinatari delle attività alla vita associativa, promuovendo il confronto e la collaborazione interne ed esterne, anche attraverso forme di valutazione e rendicontazione sociale e ambientale del proprio operato” art. 19.
StatutoLunariaAssociazione diPromozione Sociale eImpresa Sociale
“E’ nostro dovere perseguire un basilare obiettivo di trasparenza, non solo riguardo al quadro economico-finanziario ma anche delle diverse attività. Intendiamo fornire ai soci, ai donatori, ai partners, nonché alle istituzioni e ai cittadini interessati, uno strumento attraverso cui poter valutare la profondità e la qualitàdelle nostre attività” pag. 13.
“forme di coinvolgimento dei lavoratori e dei beneficiari delle attività: A tutti i beneficiari viene consegnato un questionario che informa anonima costituisce la base per l’anali della soddisfazione dell’utente rispetto alla qualità del servizio ricevuto” pag. 29 .
“Le attività di comunicazione svolte dall’ufficio stampa nel corso dell’anno sono state improntate alla diffusione dei servizi disponibili tra i cittadini di Firenze. Il primo gruppo di potenziali beneficiari è costituito dagli oltre 11.000 ascritti delle diverse categorie della Ven. Arc. della Misericordia di Firenze verso i quali viene svolta la diffusione di materiale stampato relativo all’attività degli Ambulatori. In tutta la città di Firenze viene distribuito il trimestrale San Sebastiano che in oltre 12.000 copie espone anche tutti i dati per la scelta e la conoscenza dei servizi offerti. […] L’impresa sociale dà ampia pubblicità al bilancio sociale approvato, attraverso tutti i canali di comunicazione a disposizione, sia cartacei che telematici”. pag. 40.
Bilancio sociale 2008
Ambulatori dellaMisericordia Srl – ImpresaSociale
“i destinatari delle attività possono esercitare un’influenza sulle decisioni che devono essere adottate nell’ambito dell’impresa, almeno in relazione alle questioni che incidano direttamente sulla qualità dei beni e dei servizi prodotti o scambiati, mediante procedure di informazione e/o consultazione”. art. 5, pag. 5.
“I lavoratori dell’impresa sociale, a qualunque titolo prestino la loro opera, hanno i diritti di informazione, consultazione e partecipazione nei termini e con le modalità specificate nei regolamenti aziendali o concordati dagli organo di amministrazione con loro rappresentanti. degli esiti del coinvolgimento deve essere fatta menzione nel bilancio sociale di cui all’art. 10, c. 2, del D.Lgs. 155 del 2006” art. 18, pag. 14.
Statuto n. 14746
“l’obiettivo futuro è di arricchire le prossime edizioni del BS con informazioni e indicatori […] per potenziare il dialogo con i portatori di interesse” (pag. 5);
“Gli stakeholder esterni e interni indiretti Partecipano alla determinazione delle scelte o possono orientarle. Quelli interni ed esterni diretti determinano le scelte e/o ne sono influenzati” (pag. 11);
“il valore aggiunto è operativamente utile nella misurazione della ricchezza prodotta dall’azienda nell’esercizio e, in particolare, evidenzia la sua distribuzione tra gli stakeholder” (pag. 47).
BS 2008 A.Fo.Ri.S –Agenzia (Impresa Sociale )
Stralcio Documenti Impresa sociale (forme giuridica)
“Partecipazione- l’associazione favorisce la partecipazione di lavoratori, collaboratori, volontari e destinatari delle attività alla vita associativa, promuovendo il confronto e la collaborazione interne ed esterne, anche attraverso forme di valutazione e rendicontazione sociale e ambientale del proprio operato” art. 19.
StatutoLunariaAssociazione diPromozione Sociale eImpresa Sociale
“E’ nostro dovere perseguire un basilare obiettivo di trasparenza, non solo riguardo al quadro economico-finanziario ma anche delle diverse attività. Intendiamo fornire ai soci, ai donatori, ai partners, nonché alle istituzioni e ai cittadini interessati, uno strumento attraverso cui poter valutare la profondità e la qualitàdelle nostre attività” pag. 13.
“forme di coinvolgimento dei lavoratori e dei beneficiari delle attività: A tutti i beneficiari viene consegnato un questionario che informa anonima costituisce la base per l’anali della soddisfazione dell’utente rispetto alla qualità del servizio ricevuto” pag. 29 .
“Le attività di comunicazione svolte dall’ufficio stampa nel corso dell’anno sono state improntate alla diffusione dei servizi disponibili tra i cittadini di Firenze. Il primo gruppo di potenziali beneficiari è costituito dagli oltre 11.000 ascritti delle diverse categorie della Ven. Arc. della Misericordia di Firenze verso i quali viene svolta la diffusione di materiale stampato relativo all’attività degli Ambulatori. In tutta la città di Firenze viene distribuito il trimestrale San Sebastiano che in oltre 12.000 copie espone anche tutti i dati per la scelta e la conoscenza dei servizi offerti. […] L’impresa sociale dà ampia pubblicità al bilancio sociale approvato, attraverso tutti i canali di comunicazione a disposizione, sia cartacei che telematici”. pag. 40.
Bilancio sociale 2008
Ambulatori dellaMisericordia Srl – ImpresaSociale
“i destinatari delle attività possono esercitare un’influenza sulle decisioni che devono essere adottate nell’ambito dell’impresa, almeno in relazione alle questioni che incidano direttamente sulla qualità dei beni e dei servizi prodotti o scambiati, mediante procedure di informazione e/o consultazione”. art. 5, pag. 5.
“I lavoratori dell’impresa sociale, a qualunque titolo prestino la loro opera, hanno i diritti di informazione, consultazione e partecipazione nei termini e con le modalità specificate nei regolamenti aziendali o concordati dagli organo di amministrazione con loro rappresentanti. degli esiti del coinvolgimento deve essere fatta menzione nel bilancio sociale di cui all’art. 10, c. 2, del D.Lgs. 155 del 2006” art. 18, pag. 14.
Statuto n. 14746
“l’obiettivo futuro è di arricchire le prossime edizioni del BS con informazioni e indicatori […] per potenziare il dialogo con i portatori di interesse” (pag. 5);
“Gli stakeholder esterni e interni indiretti Partecipano alla determinazione delle scelte o possono orientarle. Quelli interni ed esterni diretti determinano le scelte e/o ne sono influenzati” (pag. 11);
“il valore aggiunto è operativamente utile nella misurazione della ricchezza prodotta dall’azienda nell’esercizio e, in particolare, evidenzia la sua distribuzione tra gli stakeholder” (pag. 47).
BS 2008 A.Fo.Ri.S –Agenzia (Impresa Sociale )
Stralcio Documenti Impresa sociale (forme giuridica)
Vedogiovane, pag. 5). In alcuni casi per misurare la soddisfazione degli stakeholder è fatto
uso di un questionario che solitamente costituisce un allegato del Bilancio sociale. Pochi
comunque sono le imprese che, come l’associazione Lunaria, pubblicano i risultati dei
questionari somministrati.
Le imprese indagate presentano nei bilanci sociali una suddivisione tra stakeholder interni
ed esterni, diretti e indiretti, e/o primari e secondari e in qualche caso s’individuano altre
tipologie quali gli stakeholder di missione.
Nell’ambito delle metodologie di partecipazione e di comunicazione delle attività aziendali
agli stakeholder, si osserva che molte imprese sociali non pubblicano il BS o lo statuto sul
sito web (Mussari- Steccolini, 2006), ciò vale anche per le realtà che presentano un
bilancio sociale ben strutturato. Si ricorda a tal proposito che l’accountability richiede non
solo la disponibilità e l’attendibilità delle informazioni, ma anche la loro accessibilità,
diffusione e distribuzione (Firentini, 1997; Steccolini 2004; Herrzlinger, 1996; Agenzia
Onlus, 2008).
Dalla nostra analisi emerge che solo il 37% delle IS oggetto di analisi pubblica sul proprio
website il Bilancio sociale (aggiornato a giugno 2010) .
Sintetizzando, rispetto alla problematica del coinvolgimento degli stakeholder, è
interessante osservare che in tutti gli statuti e gli atti costitutivi è fatto esplicito riferimento
agli stakeholder. Alcune imprese formalizzano atti di semplice comunicazione altre
sanciscono che i portatori di interessi devono essere messi nelle condizioni di influire sul
processo decisionale. Tutto ciò non corrisponde, come si è visto, con quanto emerge
dall’analisi dei documenti di rendicontazione sociale. Si è, dunque, alla presenza di un
coinvolgimento formale degli stakeholder e non dinanzi ad un vero modello di governance
partecipata.
Da nessun documento analizzato, emerge un reale coinvolgimento degli stakeholder ai
processi decisionali, soprattutto se si tratta di stakeholder esterni. E’ pertanto evidente
l’elaborazione del bilancio sociale ai soli fini normativi.
12
In nessuna realtà si evidenzia un reale controllo sul grado di partecipazione dei portatori di
interessi e quindi sul processo seguito, non esistono, infatti, forme di social audit. C’è da
notare che solo un’impresa presenta nel Bilancio sociale l’asseverazione e/o il parere del
collegio sindacale. La mancata asseverazione può dipendere principalmente da due fattori:
1) la legge nulla prescrive in materia; 2) da molti soggetti istituzionali (banche, enti
pubblici ecc.) è ancora attribuita scarsa importanza al bilancio sociale ai fini della
valutazione o attribuzione di finanziamenti all’impresa.
Risultati seconda macro area di indagine
Per quanto riguarda il secondo punto di analisi, “rappresentazione del Valore sociale
prodotto e distribuito agli stakeholder”, si evidenzia che il valore sociale non è sempre
calcolato è quando lo si individua spesso è rappresentato nel Bilancio sociale quale calcolo
del Valore aggiunto prodotto e distribuito agli stakeholder (Tav. 3 in allegato). Le imprese
evidenziano nello stesso bilancio sociale la difficoltà, non solo a coinvolgere i portatori di
interessi ma anche a misurare il valore sociale generato e distribuito e, quindi, a
rendicontare in merito. Le imprese che presentano il calcolo del valore aggiunto sono, in
realtà, quelle che seguono la metodologia GBS9 e comunque le imprese che per forma
giuridica adottano una configurazione contabile economico-patrimoniale (Anselmi, 2007;
Mussari, 2006; Ferrero- Dezzani-Pisoni-Puddu, 2006). Le associazioni, per esempio, anche
se imprese sociali riportano nel Bilancio sociale i soli dati e indici finanziari (Mussari-
Lapsley-Paulsson, 2009). Il valore aggiunto è la differenza fra il valore dei beni e servizi
prodotti ed il valore dei beni e servizi acquistati all’esterno. Tale differenziale rappresenta
per gli enti non profit il valore distribuito fra i diversi soggetti portatori di interessi
(Farneti-Pozzoli, 2005). Per l’impresa sociale costituisce la ricchezza creata in un
determinato periodo dall’attività d’impresa a vantaggio di tutti gli stakeholder, compresi i
dipendenti e i soci. Nelle aziende non profit è difficile misurare le performance attraverso il
valore aggiunto, tale valore spesso non incrementa la base conoscitiva dei portatori di
9 Molte IS dichiarano nel BS di seguire le linee guida del d.lgs 24.01.08. Nessuna IS dichiara segue le linee guida per la rendicontazione sociale dell’Agenzia per le ONLUS.
13
interessi. Per le imprese sociali che hanno come finalità l’inserimento lavorativo di persone
svantaggiate è ovvio che la maggior parte del valore generato è assorbito dal personale
(Nardo, 2005). Inoltre non si dimentichi che nelle IS ai costi sostenuti spesso non si
contrappone il valore della produzione generata ma i trasferimenti pubblici e/o le donazioni
ricorrenti (Pezzani, 1997).
Generalmente il Valore aggiunto, se calcolato, è inserito nella sezione d) del Bilancio
sociale. Esso è esplicitato attraverso una riclassificazione degli schemi di conto economico,
di calcolo e di distribuzione dello stesso, o con indici di dipendenza dell’IS dall’esterno per
la remunerazione degli interlocutori sociali (proventi da attività istituzionale/totale
proventi) e di composizione delle remunerazioni (tot. remunerazione risorse umane/tot.
valore aggiunto).
Un aspetto interessante da osservare è, come nel caso A.Fo.Ri.S, il ruolo che le imprese
sociali attribuiscono al Valore aggiunto: “[…]l’analisi della distribuzione del valore
aggiunto diventa un criterio di lettura per valutare l’impegno concreto da parte
dell’impresa nella responsabilità sociale” (BS 2008 A.Fo.Ri.S, pag. 48-50). La palese
difficoltà di rappresentare il Valore sociale generato ha condotto alcune imprese a
utilizzare metodologie singolari alternative a quelle puramente contabili (tav. 5). Per
ovviare a tale problematica, invece, potrebbe essere più utile determinare con chiarezza gli
obiettivi che l’impresa intende perseguire, e dopo una fase di concertazione con gli
stakeholder chiave degli stessi, formalizzarli in un bilancio sociale preventivo che permette
in fase di consuntivazione di attuare un reale riscontro tra quando deciso nel processo
partecipato e quanto realmente raggiunto (governance partecipata).
Tav. 5 - Alcune modalità alternative di rappresentazione del valore aggiunto
14
ALLEGATO TAV. 3
6. CONCLUSIONI
15
-
Linee guida Ministero
Linee guida Ministero
-
Linee guida Ministero
-
Linee guida Ministero
Linee guida Ministero
Linee guida Ministero
Linee guida Ministero
-
Linee guida Ministerodecreto 24/1/2008
Linee guida Ministerodecreto 24/1/2008
GBSGRI
Linee guida Ministerodecreto 24/1/2008
Metodologia seguita e Struttura BS
-
-
-
-
X
X
-
-
X
X
-
X
-
X
-
X
Calcolo e distribuzione del V.A. agli stakeholder
Animazione Sociale e Culturale
servizi per la tutela, ricerca e promozione dell’ambiente e dell’ecosistema, per la valorizzazione del patrimonio culturale
Attività educative, culturali,editoriali
Assistenza Socio-Sanitaria
Riabilitazione e cura tossicodipendenti e malati di AIDS
Servizi all’infanzia
Servizi socio-assistenziali
Pulizia, Cura del Verde, Trasporto, Servizi di Raccolta Differenziata, Traslochi a altri Servizi
Impianti Civili Industriali
Assistenza socio-sanitaria persone anziane (Residenza Sanit. Assist, centro diurno, poliambulatorio)
Assistenza socio-sanitaria a favore di anziani
Gestione servizi socio-sanitari; pulizia industriale; organizzazione eventi, trasporto
Integrazione Sociale, Interventi Socio-Sanitari ed Educativi indirizzati prevalentemente ai giovani
Formazione Professionale, Editoria
Assistenza Socio-Sanitaria
Formazione e Consulenza Ambientale
Attività
NovaraBilancio sociale 2008-2009, Statuto
Vedogiovane – Cooperativa Impresa Sociale S.P.A
16
Roma Nota Integrativa al Bilancio d’esercizio 2008 contenente un paragrafo dedicato al BS e al raggiungimento della Mission; Atto costitutivo.
VAS ambiente e Ricerca -Impresa Sociale Ambiente e Ricerca - S.R.L. socio Unico
15
RomaBilancio sociale esercizio 2007-2008; Statuto; Regolamento; Atto Costitutivo.
Lunaria Associazione di Promozione Sociale e Impresa Sociale
14
Siena Bilancio Sociale 2009, Statuto
Lega Tumori Siena – Impresa Sociale – Onlus
13
Novara Bilancio Sociale 2008, Statuto
La Terra Promessa2 -Cooperativa Sociale Impresa Sociale Onlus
12
Paola Bilancio sociale 2009, Atto Costitutivo; Statuto.
L’isola Che Non C’è11
Ancona Relazione di missione 2008
ISEAF-Impresa Sociale-Srl10
Novara Bilancio Sociale 2008; Statuto
Il Frutteto SocietàCooperativa Sociale, Impresa Sociale, Onlus
9
TorinoBilancio Sociale 2008; Statuto (aggiornato al 28.05.2007)
I.C.I. Arca - CoperativaSociale Onlus, Impresa Sociale Cooperativa Sociale
8
RodengoSaiano (BS)
Bilancio Sociale 2008, Statuto
Genesi Impresa Sociale Società Coop. Sociale Onlus
7
Pavullo nel Frignano
Bilancio Sociale 2008; Statuto
Francesco E Chiara”S.R.L.6
BagnaraCalabra
Bilancio Sociale 2008; Realzione sulla Gestione Bilancio d’esercizio 2007; Atto Costitutivo.
Cooperativa Sociale VitasìImpresa Sociale
5
Novara Bilancio sociale 2008, Statuto
Comunita’ Educativa Giovanile Cooperativa Sociale - Impresa Sociale –O.N.L.U.S.
4
ComoBilancio sociale 2008, Statuto
Cias Formazione Professionale Impresa Sociale – Srl
3
FirenzeBilancio sociale 2008, Statuto
Ambulatori della Misericordia Srl - Impresa Sociale
2
Foggia BS 2008; StatutoA.Fo.Ri.S - Agenzia -Impresa Sociale
1
SedeDocumenti analizzatiNome E Ragione Sociale
N.
-
Linee guida Ministero
Linee guida Ministero
-
Linee guida Ministero
-
Linee guida Ministero
Linee guida Ministero
Linee guida Ministero
Linee guida Ministero
-
Linee guida Ministerodecreto 24/1/2008
Linee guida Ministerodecreto 24/1/2008
GBSGRI
Linee guida Ministerodecreto 24/1/2008
Metodologia seguita e Struttura BS
-
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X
X
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X
X
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X
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X
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X
Calcolo e distribuzione del V.A. agli stakeholder
Animazione Sociale e Culturale
servizi per la tutela, ricerca e promozione dell’ambiente e dell’ecosistema, per la valorizzazione del patrimonio culturale
Attività educative, culturali,editoriali
Assistenza Socio-Sanitaria
Riabilitazione e cura tossicodipendenti e malati di AIDS
Servizi all’infanzia
Servizi socio-assistenziali
Pulizia, Cura del Verde, Trasporto, Servizi di Raccolta Differenziata, Traslochi a altri Servizi
Impianti Civili Industriali
Assistenza socio-sanitaria persone anziane (Residenza Sanit. Assist, centro diurno, poliambulatorio)
Assistenza socio-sanitaria a favore di anziani
Gestione servizi socio-sanitari; pulizia industriale; organizzazione eventi, trasporto
Integrazione Sociale, Interventi Socio-Sanitari ed Educativi indirizzati prevalentemente ai giovani
Formazione Professionale, Editoria
Assistenza Socio-Sanitaria
Formazione e Consulenza Ambientale
Attività
NovaraBilancio sociale 2008-2009, Statuto
Vedogiovane – Cooperativa Impresa Sociale S.P.A
16
Roma Nota Integrativa al Bilancio d’esercizio 2008 contenente un paragrafo dedicato al BS e al raggiungimento della Mission; Atto costitutivo.
VAS ambiente e Ricerca -Impresa Sociale Ambiente e Ricerca - S.R.L. socio Unico
15
RomaBilancio sociale esercizio 2007-2008; Statuto; Regolamento; Atto Costitutivo.
Lunaria Associazione di Promozione Sociale e Impresa Sociale
14
Siena Bilancio Sociale 2009, Statuto
Lega Tumori Siena – Impresa Sociale – Onlus
13
Novara Bilancio Sociale 2008, Statuto
La Terra Promessa2 -Cooperativa Sociale Impresa Sociale Onlus
12
Paola Bilancio sociale 2009, Atto Costitutivo; Statuto.
L’isola Che Non C’è11
Ancona Relazione di missione 2008
ISEAF-Impresa Sociale-Srl10
Novara Bilancio Sociale 2008; Statuto
Il Frutteto SocietàCooperativa Sociale, Impresa Sociale, Onlus
9
TorinoBilancio Sociale 2008; Statuto (aggiornato al 28.05.2007)
I.C.I. Arca - CoperativaSociale Onlus, Impresa Sociale Cooperativa Sociale
8
RodengoSaiano (BS)
Bilancio Sociale 2008, Statuto
Genesi Impresa Sociale Società Coop. Sociale Onlus
7
Pavullo nel Frignano
Bilancio Sociale 2008; Statuto
Francesco E Chiara”S.R.L.6
BagnaraCalabra
Bilancio Sociale 2008; Realzione sulla Gestione Bilancio d’esercizio 2007; Atto Costitutivo.
Cooperativa Sociale VitasìImpresa Sociale
5
Novara Bilancio sociale 2008, Statuto
Comunita’ Educativa Giovanile Cooperativa Sociale - Impresa Sociale –O.N.L.U.S.
4
ComoBilancio sociale 2008, Statuto
Cias Formazione Professionale Impresa Sociale – Srl
3
FirenzeBilancio sociale 2008, Statuto
Ambulatori della Misericordia Srl - Impresa Sociale
2
Foggia BS 2008; StatutoA.Fo.Ri.S - Agenzia -Impresa Sociale
1
SedeDocumenti analizzatiNome E Ragione Sociale
N.
Dall’analisi del fenomeno “impresa sociale” si possono trarre delle considerazioni generali
rispetto a due principali problematiche che l’impresa si trova oggi ad affrontare:
- individuazione degli stakeholder e modalità di partecipazione degli stessi;
- rendicontazione del valore generato e distribuito agli stakeholder.
Le modalità di coinvolgimento, nelle realtà, sono diverse e possono variare
dall’informazione alla partecipazione con un conseguente diverso impatto sul processo
decisionale, minimo nel caso della sola informazione più alto nel caso in cui il
coinvolgimento si spinga anche partecipazione e massimo se la partecipazione si traduce
anche in co-decisione.
Le modalità di coinvolgimento non possono essere predefinite per tutte le imprese ma di
certo si possono individuare fondanti alcuni principi del processo partecipativo:
- definire la mission e lo scopo delle attività sottese alla sua realizzazione;
- mappare gli stakeholder e individuare quelli chiave che maggiormente dovrebbero
incidere sul processo decisionale;
- definire come e quando consultare gli stakeholder e su cosa;
- raccogliere, durante l’esercizio, i punti di vista degli stakeholder per identificare i
punti chiave sui quali l’organizzazione deve agire, e nel caso rivedere obiettivi,
attività e valori;
- quantificare il costo della governance partecipata e rapportarla al valore generato in
termini di maggiore raccolta fondi e risultati ottenuti;
- controllare e certificare (social audit) che il processo partecipativo sia correttamente
eseguito (Pearce, 2003).
Dalla ricerca condotta, invece, emerge che nelle realtà la partecipazione è solo formale e
non anche sostanziale e mentre negli statuti si prevede tale coinvolgimento, lo stesso non
trova alcuna esplicitazione nel bilancio sociale o nei report sociali: gli strumenti appunto
deputati ad accogliere i risultati del coinvolgimento (Fiorentini-Preite, 2002). Per quanto
riguarda il secondo punto “rendicontazione del valore generato e distribuito agli
16
stakeholder” si è evidenziato quanto è difficile calcolare il valore generato e distribuito agli
stakeholder dalle imprese sociali.
L’indicatore più utilizzato nelle imprese è il Valore aggiunto ma questo presenta dei limiti
informativi soprattutto nei casi in cui l’impresa sociale non ha una contabilità accrual basis
e dove lo scopo principale è l’inserimento lavorativo, poiché la maggior parte del valore
generato è assorbito dai costi del personale.
Per ovviare a tale problematica potrebbe essere utile determinare con chiarezza gli obiettivi
che l’impresa sociale intende perseguire attraverso un bilancio sociale preventivo in cui
definire anche i sistemi di misurazione delle performance con relativi valori standard.
Per assicurare la validità di questo processo, il coinvolgimento degli stakeholder e la
rendicontazione sociale devono essere predisposti regolarmente per divenire cultura
dell’impresa.
Nell’interesse dell’accountability e della trasparenza, sia il bilancio sociale preventivo che
consuntivo devo essere resi pubblici e diffusi tra gli stakeholder e i componenti della
comunità che voglio avere informazioni.
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20