Post on 23-Oct-2021
Vista su Piana degli AlbanesiView on Piana degli Albanesi
Piana degli AlbanesiHora e Arbëreshëvet6.200 abitanti circa
Si affaccia a 725 m slm,sull’omonimo la-
go,a una quindicina di chilometri da Pa-
lermo.Oltre ad essere all’interno della
Riserva Naturale Serre della Pizzuta,
Piana ricade all’interno dei Siti
Naturalistici di Interesse Comunitario
“Lago di Piana degli Albanesi” e di “Mon-
te Pizzuta, Costa del Carpineto, Moarda”.
Nel XV secolo i coloni albanesi trovarono
un accordo con l’Arcivescovato monrealese
e ottennero il permesso di costruire un loro
centro abitativo nelle campagne dell’en-
troterra palermitano.
Il primo villaggio sorse alle falde di Monte
Pizzuta, ma nel 1487 l’insediamento venne
spostato più a valle, proprio dove ora sorge
il paese di Hora e Arbëreshëvet, la Piana dei
Greci per i contadini indigeni.
(about 6,200 inhabitants)
It is 725 metres above sea level, and
looks out on the lake of the same name,
about fifteen kilometres from Palermo.
As well as being in the Serre della Pizzu-
ta Nature Reserve, Piana is in the “Piana
degli Albanesi Lake” and “Monte Pizzuta,
Costa del Carpineto and Moarda” Nature
Sites of Community Interest.
In the 15th century the Albanian settlers
reached an agreement with the Archbishopric
of Monreale and obtained permission to build
a village in the countryside of the Palermo
hinterland.
The first village came into being on the slopes
of Monte Pizzuta, but in 1487 the settlement
was moved down the hill, to where there is
now the village of Hora and Arbëreshëvet,
Piana dei Greci for the native farmers.
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PIANA DEGLI ALBANESI - GUIDA AI COMUNI COMMUNES GUIDE
SP89
SP89
SP5b
SP5b
SP120
SP5b SP38
SP38
SP34
SP5b
SP5b
SP68b
SP102
S. Martino delle Scale
Santuario Madonnadel Balzo
Madonnadi Tagliavia
Madonnadelle Grazie
Madonnadella Dayna
Madonna della Provvidenza
Santa Mariadel Bosco
Torre del Bosco
La Montagnola
Montagnola
Castello diCalatamauro
Castello Gristia
Castellaccio
Castello diMaranfusa
Real Casinadi Ficuzza
PalazzoFilangeri
Castellaccio
Palazzo Principidi Camporeale
Gibilrossa
Pulpitodel Re
Pietra diSalomone
Jetas
Ponte diCalatrasi
Adranone
Makella
TermeArabe
Rocca di Entella
AltofonteBelmonte
Mezzagno
Bisacquino
Bolognetta
Campofiorito
Marineo
Piana degli AlbanesiPiana degli Albanesi
S. Cristina GelaS. Cristina Ge
Monreale
San Giuseppe Jato
San Cipirello
Godrano
Cefalà Diana
Villafrati
Mezzojuso
Prizzi
Palazzo AdrianoChiusa SclafaniGiuliana
Contessa Entellina
Roccamena
Camporeale
Corleone
RISERVA MONTE CÁRCACI
RISERVA MONTI DI PALAZZO ADRIANOE VALLE DEL SOSIO
RISERVA DI MONTE GENUARDOE SANTA MARIA DEL BOSCO
RISERVA DI SERRERISERVA DI SERREDELLA PIZZUTADELLA PIZZUTA
RISERVA NATURALEGROTTA DI ENTELLA
RISERVA DI BOSCO DELLA FICUZZA, ROCCA BUSAMBRABOSCO DEL CAPPELLIERE E GORGO DEL DRAGO
RISERVA DI BAGNIDI CEFALÀ DIANAE CHIARASTELLA
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M. dei Cavalli
M. Leardo1016
M. Rossella1029
M. Giuhai968
M. Maganoce902
M. Pizuta1333
M. Kumeta1233
Grottadel Garrone
Il lago artificiale di PianaThe artificial lake of Piana
La storia della città si legge nella sua stes-
sa topografia. Infatti, quando nel XV secolo
si dovette provvedere alla costruzione del
paese, visto che il luogo avrebbe dovuto
ospitare già 2000 anime, si iniziò con lo
strutturare un assetto urbano che rispon-
desse alle esigenze dell’organizzazione
sociale già conformata. Così il primo nucleo
della cittadina, formato dai quartieri S.Vi-
to, S.Giorgio e S.Demetrio, suddivide la
zona abitata per famiglie appartenenti alla
stessa stirpe, suddivisi in aree che prendo-
no il nome dalle chiese.
Nel corso del Cinque-Seicento vennero
costruiti gli edifici pubblici, edificati in
modo tale da dare forza alla Strada
Grande, ovvero il corso Castriota, l’asse via-
rio principale della cittadina.
La città si completa nel suo disegno alla
fine del Settecento, tanto che anche per
tutto l’Ottocento si svilupperà secondo lo
schema cinquecentesco.
Persino la costruzione della diga sul brac-
cio destro del Belice (1921) non influenze-
rà più di tanto la vita di Piana, e il lago così
The history of the place can be read in its
topography.When in the 15th century the vil-
lage was to be built, considering that it would
already have to contain 2000 people, they
started by structuring an urban layout that
responded to the demands of the social
organization already conformed.Thus the first
nucleus of the town, formed by the San Vito,
San Giorgio and San Demetrio districts, subdi-
vided the dwelling area by families belonging
to the same stock, subdivided into areas that
took their names from the churches.
In the sixteenth-seventeenth centuries the pub-
lic buildings were put up, in such a way as to
give strength to the Strada Grande (Big Road)
or Corso Castriota, the main street in the village.
The layout of the place was completed at the
end of the eighteenth century, and indeed
throughout the nineteenth century develop-
ment was to continue according to the six-
teenth-century scheme.
Even the construction of the dam on the right
arm of the Belice (1921) hardly influenced the
life of Piana, and the lake thus formed was
inserted in a harmonious way in the history of
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GUIDA AI COMUNI - PIANA DEGLI ALBANESI COMMUNES GUIDE
La Chiesa di San NicolaThe Church of San Nicola
formato si inserisce in modo armonico
nella storia della città: la ricchezza d’acqua
della piana era stata alla base della scelta
originaria del sito.
Da vedere
In questa cittadina l’indentità originaria
albanese poggia sulla lingua e sul rito reli-
gioso greco. Il nostro percorso inizierà quin-
di dalle chiese che fanno capo all’Eparchia
cattolico-greca di Piana degli Albanesi,
estesa anche agli altri quattro comuni di
origine albanese e alla famosa parrocchia
della Martorana di Palermo, dove si officia
con lo stesso rito greco.
In corso Giorgio Castriota, nella Chiesa di
San Nicola, edificata alla fine del XVI
secolo, si custodiscono icone del Seicento e
del Settecento provenienti dalla palermita-
na chiesa di San Nicola. Qui, però, sono da
vedere soprattutto le icone settecentesche
realizzate da Ioannichios, monaco dell’ab-
bazia di Mezzojuso, il più famoso artista di
icone dell’Italia meridionale secentesca. A
lui si deve la cosiddetta “scuola siculo-cre-
tese”, riconoscibile per la lavorazione del
fondo in argento a mecca.
La chiesa custodisce anche un bel taberna-
colo ligneo del XVIII secolo e una statua in
legno dorato raffigurante l’Immacolata
(XVII secolo). Le due opere sono state
restaurate con il progetto Mirabile
Artificio e fanno parte del Museo
Diffuso dell’Alto Belice Corleonese.
Sempre sul corso intitolato all’eroe albane-
se, sulla destra si incontra, la Cattedrale
di San Demetrio Megalomartire, edifi-
cata nel 1498, poi rimaneggiata, e affre-
scata da Pietro Novelli nella prima metà
the place: the abundance of water in the plain
had been at the basis of the original choice of
the site.
Things to see
In this town the original Albanian identity is
founded on the language and on the Greek
religious rite. Our itinerary will therefore begin
from the churches coming under the Greek
Orthodox Eparchy of Piana degli Albanesi, also
extending to the four other communes of
Albanian origin and the famous Martorana
parish in Palermo, where the service is officiat-
ed with the same Greek rite.
In Corso Giorgio Castriota, at the San Nicola
Church, built at the end of the 16th century,
there are seventeenth-century and eighteenth-
century icons coming from the San Nicola
church in Palermo.Here, however, one should
see the eighteenth-century icons done by
Ioannichios, a monk at the Mezzojuso abbey,
the most famous icon artist in southern Italy in
the seventeenth century.To him we also owe
the so-called “Sicilian-Cretan school”, recogniza-
ble for workmanship of a silver background
with mecca (transparent lacquer).
The church also has a beautiful eighteenth-
century wooden tabernacle and a statue in
gilded wood depicting the Immaculate Virgin
(17th century).The two works have been
restored with the Mirabile Artificio project
and belong to the Alto Belice Corleonese
Diffused Museum.
Also in the street named after the Albanian
hero, on the right you meet the San
Demetrio Megalomartire Church, built in
1498, then altered, and frescoed by Pietro
Novelli in the first half of the 17th century. In
the left aisle there is the beautiful sixteenth-
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PIANA DEGLI ALBANESI - GUIDA AI COMUNI COMMUNES GUIDE
La Cattedrale dedicata a SanDemetrio Megalomartire e la
Fontana Fusha e PontitSan Demetrio Megalomartire
Cathedral and the Fountain Fusha e Pontit
del XVII secolo. Nella navata di sinistra, la
bella icona cinquecentesca della Vergine
con il Bambino, realizzata con la tecnica
della tempera ad uovo tipica della scuola
senese. Bellissimo il gruppo ligneo policro-
mo -ottocentesco -raffigurante S. Demetrio
di Tessalonica e S. Nestore, di Girolamo
Bagnasco e bottega; si ammira anche la
Madonna di Trapani, in marmo alabastrino,
realizzata da scuola tosco-lombarda tra il
XV e il XVI secolo. Nella facciata, i due
mosaici di scuola monrealese (1960).
Percorrendo tutto il corso, verso l’alto, si
deve svoltare a sinistra per visitare, sulla
via Barbato, la Chiesa di San Giorgio
Megalomartire, la più antica di Piana
degli Albanesi (originaria del 1495). La
volta è interamente affrescata dal Cresta-
doro (1759) che dipinge San Giorgio in
Gloria, mentre all’abside occidentale c’è -
dipinto con la tecnica del falso mosaico - il
Cristo Pantocrate. A sinistra, la nicchia con
la statua di San Giorgio che trafigge il
drago, opera tra le più riprodotte nella
cesellatura dei brezi, le fibbie degli abiti
tradizionali femminili. In fondo, l’affresco
che raffigura Sant’Antonio Abate, da molti
attribuito ai Novelli, padre e figlio.
Qualche metro più su, sempre sulla destra,
si incontra la Fontana ad una Bocca,
testimonianza della ricchezza d’acqua
della zona. È la più antica della cittadina,
sulla lapide è riportata la data del 1567, ed
è stata restaurata di recente. Particolare il
fatto che, mentre le altre fontane hanno
impresso lo stemma delle due spighe lega-
te con un nastro e con una stella in centro,
questa fontana è stata “sigillata” con un
giglio, simile nel disegno a quello fiorenti-
century icon of the Virgin with Child, done with
the egg tempera technique typical of the Siena
school.There is a very beautiful polychrome
wooden group – nineteenth-century – depict-
ing St. Demeter of Thessalonica and San Nestore,
by Girolamo Bagnasco and coworkers; you can
also admire the Madonna of Trapani, in alabas-
trine marble, done by an artist of the Tuscan-
Lombard school in the 15th or 16th century. In the
façade, there are two mosaics by artists of the
Monreale school (1960).
Going all the way along the thoroughfare,
towards the top you have to turn left to visit, in
Via Barbato, the San Giorgio Megalomar-
tire Church, the oldest one in Piana degli
Albanesi (originally built in 1495).The ceiling
was entirely frescoed by Crestadoro (1759),
who painted St. George in Glory, while in the
western apse, painted with the false mosaic
technique, there is Christ Pantocrator.To the left
there is a niche with the statue of St. George
slaying the dragon, one of the works most
reproduced in the engraving of brezi, the buck-
les of traditional female dresses. At the back
there is a fresco of St. Anthony Abbot, by many
attributed to the Novellis, father and son.
A few metres further on, on the right, you
meet the Fountain with one Mouth, testi-
fying to the abundance of water in the area. It
is the oldest fountain in the town: the tablet
bears the date 1567; it was recently restored. A
peculiarity is that while the other fountains
bear the coat-of-arms of two ears of corn tied
with a ribbon, with a star in the centre, this
fountain was “sealed” with a lily, similar in
design to the Florentine one, and with the
coat-of-arms of the Monreale archbishopric.
Going back down, you make a halt in Piazza
Vittorio Emanuele (to the right of the Corso) to
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GUIDA AI COMUNI - PIANA DEGLI ALBANESI COMMUNES GUIDE
Madonna Odigitria all’interno della omonima chiesaThe Madonna Odigitria inside the homonymous church
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PIANA DEGLI ALBANESI - GUIDA AI COMUNI COMMUNES GUIDE
La Fontana dei Tre CannoliThe Fountain with Three Spouts
no, e con lo stemma dell’Arcivescovado
monrealese.
Tornando verso valle, si fa tappa in piazza
Vittorio Emanuele (a destra del corso) per
visitare la Chiesa della Madonna Odi-
gitria (XVIII secolo), unica testimonianza
dell’opera di Pietro Novelli come architet-
to: le tre navate sono suddivise da quattro
colonne che sorreggono la grande cupola
ottagonale che, contrariamente a quanto
succede nelle chiese barocche, risulta più
vicina all’ingesso che all’altare maggiore.
Qui si ammira, incassato in una statua
secentesca, il quadro della Vergine Odigitria
che la tradizione dice essere stato portato
fin qui dai primi coloni albanesi.
Quasi di fronte alla chiesa, la Fontana dei
Tre Cannoli. Costruita tra il 1608 e il 1609,
è composta da una vasca che si alza su una
base a tre gradini e sulla quale si affacciano
tre bocche zoomorfe. Su queste bocche è
stata posta nel 1659 una lapide, a ricordare
la data in cui alla fontana è stata aggiunta
la parte superiore a forma di tempio.
Dalla piazza, voltando a sinistra, ci si
immette in via Padre Guzzetta, dove sorge
il Museo “Nicola Barbato”, ospitato nei
locali settecenteschi dell’ex Oratorio S.
Filippo Neri. Al suo interno, alcuni abiti tra-
dizionali completi dei gioielli, e la mostra
della cultura materiale contadina, ovvero
una serie di ambienti in cui sono state
riprodotte le antiche attività rurali.
Tornando nella piazza Vittorio Emanuele,
risalendo prima la via Barbato e poi via
Amendola si raggiunge corso Umberto I.
Ecco la Chiesa di San Vito, cinquecentesca
e di rito latino, perfetto esemplare di arte
visit the Madonna Odigitria Church (18th
century), the only testimony of the work of
Pietro Novelli as an architect: the nave and two
aisles are divided by four columns supporting
the big octagonal dome that, unlike what hap-
pens in Baroque churches, is closer to the
entrance than to the high altar. Here you can
admire, enclosed in a seventeenth-century
statue, the picture of the Virgin Odigitria, which
according to the tradition was brought here by
the first Albanian settlers.
Almost opposite the church there is the
Fountain with Three Spouts. Built
between 1608 and 1609, it is made up of a
tub rising on a base with three steps; on it
there are three zoomorphic mouths. A tablet
was placed on these mouths in 1659, to mark
the date when the upper part was added to
the fountain, the shape of a temple.
Turning left from the piazza, you get into Via
Padre Guzzetta, where there is the “Nicola
Barbato” museum, in the former eigh-
teenth-century San Filippo Neri Oratory. Inside
it, there are some traditional costumes com-
plete with jewels, and a country life exhibition,
i.e. a series of rooms in which old rural activi-
ties have been reproduced.
Returning to Piazza Vittorio Emanuele, first
going back up Via Barbato and then Via
Amendola, you reach Corso Umberto I. Here
there is the sixteenth-century San Vito
Church with the Latin rite, a perfect example
of late Baroque art, rich in altars in polychrome
marbles and friezes.There is a fine gilded stat-
ue of San Vito, from the first half of the six-
teenth century.
At the opposite end of Via Umberto I, in Piazza
Nino Bixio, there is another old fountain: it is
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GUIDA AI COMUNI - PIANA DEGLI ALBANESI COMMUNES GUIDE
� Museo “Nicola Barbato”
Nicola Barbato museum
via Guzzetta, 11
tel. 091 8575668
La Chiesa di San VitoThe San Vito Church
tardo-barocca, ricca di altari in marmi poli-
cromi e fregi. Bella la statua dorata di San
Vito, della prima metà del Cinquecento.
Al capo opposto di via Umberto I, in piazza
Nino Bixio, ancora una antica fontana: è la .
Fontana Fusha e Pontit, del 1765.
Nel centro cittadino, però, sono molte
le fontane presenti, tutte in attività,
ancorché riadattate per una più moderna
fruizione.
the Fusha and Pontit Fountain, done in
1765.
In the town centre, however, there are a lot of
fountains, all active although modified for
more modern use.
Feasts and Festivals
Particularly alluring are the liturgical solemni-
ties for Epiphany and Easter: the former is
seen as “theophany”, i.e. the appearance of the
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PIANA DEGLI ALBANESI - GUIDA AI COMUNI COMMUNES GUIDE
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GUIDA AI COMUNI - PIANA DEGLI ALBANESI COMMUNES GUIDE
Il patrimonio tradizionale
Piana degli Albanesi, si diceva all’inizio, ha mantenuto i propri usi e costumi: la lingua
d’origine è di uso quotidiano, impiegata nelle insegne e nelle indicazioni urbane
accanto a quella italiana.
A proposito dei costumi, caratteristico è l’abito femminile. Oggi viene indossato solo
quello dei giorni di festa, mentre si è lasciato negli armadi delle nonne il vestito gior-
naliero, realizzato con una gonna di panno nero su cui si indossava un busto di velluto
(anch’esso generalmente di colore scuro) che aveva ampie maniche strette ai polsi.
L’abito tradizionale delle feste è ricamato con fili d’oro,e si compone di una gonna (nci-
lona) tenuta stretta alla vita da una altrettanto preziosa cintura (brezi) ricamata d’ar-
gento che raffigura al centro, di solito, l’immagine di San Giorgio. Sulla gonna si indos-
sa una camicia bianca (linja), un corpetto (krahët) anch’esso rosso e ricamato in oro su
cui si affibbiano le maniche.Si può portare anche uno scialle (mandilina).L’abito nuzia-
le prevede anche un velo (sqepi), un fiocco (shkoka përpara) tra gonna e corpetto.
La preparazione rigorosamente artigianale di questi abiti può richiedere molti mesi, se
non addirittura degli anni, e, una volta confezionati, entrano a far parte del patrimonio
della componente femminile della famiglia. Alcuni abiti sono esposti al Museo “Nicola
Barbato”.
Agli abiti tradizionali si accoppia l’artigianato orafo. I gio-
ielli, infatti, sono tutti realizzati secondo il gusto bizantino.
Ci sono orecchini (pindajet), collane di granati (rrusarji),
pendenti e battipetto (kriqja e kurçetës), tutto rigorosa-
mente realizzato secondo sistemi tradizionali; belli ed ele-
ganti,non mancano di completare l’abbigliamento nei dì di
festa.
In centro si trovano sia botteghe orafe, sia laboratori di
icone, le raffigurazioni sacre che a Piana degli Albanesi ven-
gono ancora prodotte secondo un preciso studio dei mate-
riali, dei procedimenti e dei caratteri stilistici.
Curiosità/Curiosity
Tipici costumi femminili.Accanto, dettagli
della cintura e dei moniliTypical women clothes.
Right, details of the belt and jewels
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PIANA DEGLI ALBANESI - GUIDA AI COMUNI COMMUNES GUIDE
The traditional patrimony
Piana degli Albanesi, it was said at the beginning, has maintained
its lore and customs: the original language is used daily, employed
in signs alongside Italian.
Speaking of customs,something characteristic is the female cos-
tume.Today only the one for feast days is worn, while the every-
day dresses of the grandmothers are left in the closets. The old
dress was made with a black linen skirt on which a velvet corselet
was worn (also generally dark in colour) which had big sleeves
narrowing at the wrists.
The traditional dress for feasts is embroidered with gold threads,
and is made up of a skirt (ncilona) kept tight at the waist by a no
less fine belt (brezi) embroidered silver, usually with a depiction at
the centre of St.George.On the skirt a white blouse (linja) is worn,
and a red bodice (krahët) embroidered in gold on which the
sleeves are buckled. A woman can also wear a shawl (mandilina).
The wedding dress also involves a veil (sqepi) and a bow (shkoka
përpara) between the skirt and the bodice.
The rigorously non-industrial preparation of these dresses can take
many months, even years, and once they are made they become
part of the patrimony of the female members of the family. Some
dresses are exhibited at the Nicola Barbato Museum.
Alongside traditional dresses there is the goldsmith’s craft. The
jewels are all made according to the Byzantine tradition.There are
earrings (pindajet), garnet necklaces (rrusarji), pendants and
breast-pieces (kriqja and kurçetës) – everything rigorously made
according to traditional systems. These objects are beautiful and
elegant and complete the woman’s attire on feast days.
In the centre there are both goldsmith’s shops and icon workshops.
At Piana degli Albanesi these sacred objects are still produced
according to precise study of the materials, the procedures and the
stylistic characteristics.
La sfilata delle donne la domenica di PasquaThe parade of women
on Easter Sunday
Feste e Sagre
Particolarmente attraenti sono le solennità
liturgiche dell’Epifania e della Pasqua: la
prima è riguardata come “teofania”, cioè
l’appalesarsi dell’essenza divina in Gesù
nel battesimo del Giordano; è celebrata il 6
gennaio con la benedizione delle acque
alla Fontana dei Tre Cannoli in piazza Vit-
torio Emanuele e culmina nel volo della
colomba che simboleggia lo Spirito Santo.
La “Grande Settimana”di Pasqua prende
l’avvio dalla Domenica delle Palme, giorno in
cui l’Eparca percorre in groppa ad un asino le
vie principali del paese, rievocando l’ingresso
di Gesù a Gerusalemme.Per l’intera Settima-
na Santa si susseguono le funzioni solenni
con canti tradizionali in greco e in albanese.
Qui sopravvive l’antico uso peculiare dei
luoghi di rito orientale di cantare nelle case
il venerdì precedente la Domenica delle
Palme, per celebrare la resurrezione di Laz-
zaro come preludio della Resurrezione di
Cristo. I canti sono particolarmente poetici
e toccanti.
divine essence in Jesus in the baptism in the
Jordan; it is celebrated on 6 January with the
blessing of the water at the Fountain with
Three Spouts in Piazza Vittorio Emanuele and
it culminates in the flight of the dove symbol-
izing the Holy Spirit.
The “Great Week” of Easter starts from Palm
Sunday, the day when the Eparch goes on a
donkey through the principal streets in the
place, evoking the time when Jesus entered
Jerusalem.Throughout Easter Week there are
solemn functions with traditional songs in
Greek and in Albanian.
Here there survives the peculiar old custom of
places with the oriental rite of singing in hous-
es on the Friday before Palm Sunday to cele-
brate the resurrection of Lazarus as a prelude
to the Resurrection of Christ.The songs are
particularly poetic and touching.
On Easter Sunday, a crowded procession of
women dressed in the rich traditional cos-
tumes takes to the Odigitria Church the eggs
painted red that will be blessed and subse-
quently offered to visitors.
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GUIDA AI COMUNI - PIANA DEGLI ALBANESI COMMUNES GUIDE
Dettaglio dell’abito tradizionale femminileDetail of the female traditional costume
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PIANA DEGLI ALBANESI - GUIDA AI COMUNI COMMUNES GUIDE
L’ottimo pane, famoso per il suogusto in tutta la provincia, e, in
basso, le pecore al pascolo: dal lorolatte, la rinomata ricotta
The excellent bread, wellknownaround the province for its taste,and, bottom, grazing sheep: from
their milk, the famous ricotta
La Domenica di Pasqua, un affollato corteo
di donne vestite dei ricchi abiti tradizionali
porta fino alla Chiesa dell’Odigitria le uova
dipinte di rosso che saranno benedette e
successivamente offerte ai visitatori.
Da comprare
Una tradizione tanto ricca non può pre-
scindere da una gastronomia altrettanto
ricca di sapori e profumi.
A cominciare dal pane, buka in lingua ori-
ginale, preparato con la farina ottenuta dai
grani duri locali, lasciato lievitare natural-
mente e cotto nei forni a legna con forme
in genere rotonde. Prodotti “dal grano” e
ancora oggi preparati dalle mamme, gli
strangujtë, gnocchi di farina che in genere
si cucinano per essere conditi con il sugo di
pomodoro.
Anche la produzione caseraria di Piana
degli Albanesi merita di essere menziona-
ta. Prima di parlare della ricotta, bisogna
fare cenno ai formaggi, prodotti con il
latte degli allevamenti ovini, da cui pro-
vengono anche squisite carni.
Things to buy
Such a rich tradition obviously involves gastron-
omy which is just as rich in tastes and scents.
It starts with the bread, buka in the original
language, made with flour from local durum
grain, leavened naturally and baked in fire-
wood ovens, generally with round shapes. Also
produced “from wheat” and still today pre-
pared by mothers are strangujtë, flour gnocchi
that are generally cooked to be eaten with a
condiment of tomato sauce.
Dairy production at Piana degli Albanesi also
deserves to be mentioned. Before speaking of
the ricotta, we must mention the cheeses,
made with milk from sheep, from which deli-
cious meats also originate.
Let us return to the ricotta and the most
appreciated sweetmeat: the cannolo.
Characteristic of the cannolos produced at
Piana degli Albanesi, in addition to the quality
of the ricotta, is the wafer, made with flour, salt
and lard plus a secret ingredient: a few drops
of wine.The shell thus gets a truly unique
taste, blending its perfection with that of the
ricotta beaten with sugar and candied fruits
with drops of chocolate.
There is a ricotta festival, held in the first
half of March, in which cannolos are also
offered in “pieces” that reach a kilo in weight.
Needless to say, a lot of people coming from
every part of the island participate in the can-
nolo festival!
In the very rich confectioners’ shops, in addi-
tion to modern production you can find tradi-
tional Sicilian sweetmeats and biscuits: the
tarallo, the sponge finger and buccellato, the
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GUIDA AI COMUNI - PIANA DEGLI ALBANESI COMMUNES GUIDE
I cannoli, simbolo della pasticceriadi Piana degli AlbanesiThe cannolos, symbol of the Pianadegli Albanesi confectionary
Torniamo alla ricotta e al dolce più apprez-
zato: il cannolo.
Caratteristica dei cannoli prodotti a Piana
degli Albanesi, oltre che qualità della ricot-
ta, è la cialda, ottenuta con farina, sale,
strutto più un ingrediente segreto: qualche
goccia di vino. La scorza così ottiene un
gusto davvero unico, che sposa alla perfe-
zione quello della ricotta battuta con lo
zucchero e candita con gocce di cioccolato.
A questo dolce è riservata una sagra, che si
svolge la prima metà di marzo, in cui i can-
noli vengono proposti anche in “pezzi” che
raggiungono il chilo di peso. Inutile dire che
alla sagra del cannolo partecipa moltissima
gente proveniente da ogni angolo dell’Isola!
Nelle ricchissime pasticcerie, oltre a una
moderna produzione si possono trovare
dolci e biscotti tradizionali siciliani: il tarallo,
il savoiardo e il buccellato, quest’ultimo un
dolce natalizio che può avere varie forme
(da quella del piccolo biscotto fino alla
ciambella da 250 grammi al mezzo chilo),
ma sempre riempito di marmellata di fichi.
Particolari di Piana degli Albanesi i loshkat
e petullat, ovvero dolcetti di pasta lievitata
di forma rotonda, fritti e zuccherati che si
preparano per il carnevale, e i pani di
Pasqua (panaret), pani a cui viene data la
forma di un cesto e dentro i quali viene
messo a cuocere un uovo.
Nel territorio comunale di Piana degli
Albanesi si trova la Riserva Naturale
Orientata Serre della Pizzuta, un piccolo
sistema montuoso che si specchia nell’oasi
WWF del lago artificiale di Piana. Della
Riserva e del lago si tratta nella sezione
naturalistica di questa guida da pag. 238
latter being a Christmas sweetmeat that can
be various shapes (from the small biscuit up to
the bun weighing from 250 grams to half a
kilo), but always filled with fig jam.
Some things which are peculiar to Piana degli
Albanesi are loshkat and petullat, round sweet-
meats of leavened dough, fried and sweet-
ened, made for Carnival, and Easter loaves
(panaret) given the shape of a basket, inside
which an egg is cooked.
In the municipal territory of Piana degli
Albanesi there is the Serre della Pizzuta
Special Nature Reserve, a small mountain
system that is mirrored in the WWF oasis of
the artificial lake.The reserve and the lake are
dealt with in the nature section of this guide
from page 238.
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PIANA DEGLI ALBANESI - GUIDA AI COMUNI COMMUNES GUIDE
Portella delle Ginestre
Proprio all’interno della riserva, e facilmente raggiungibile anche
in auto dalla provinciale 34 (dopo Altofonte, si attraversa
Giacalone e si seguono le indicazioni), si trova la località di Portella
delle Ginestre. Qui il memoriale realizzato tra il 1979 e il 1980
ricorda il 1° maggio del 1947, data in cui circa 2000 contadini si
riunirono quassù da Piana degli Albanesi, San Giuseppe Jato e San
Cipirello per festeggiare la conquista del “diritto di occupare e
avere in concessione le terre incolte o mal coltivate del latifondo”.
Quando iniziò a parlare il primo oratore, la banda di Salvatore
Giuliano scatenò sulla Portella tutta la sua capacità di fuoco: la
mafia riaffermò il proprio potere, uccidendo 27 persone (tra cui
donne e bambini) e ferendone una cinquantina. La strage di
Portella delle Ginestre è stata rappresentata nel bel film-inchiesta di
Francesco Rosi, Salvatore Giuliano (1961), premiato dalla stampa estera nel
1962 come “miglior film italiano”. Nei titoli di testa, il regista specifica che il
film è stato girato in Sicilia “nelle case, nelle strade, nelle montagne” dove
Salvatore Giuliano “regnò per sette anni”.
Murales commemorativoMemorial wall-painting
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Portella delle Ginestre
Inside the reserve, easy to get to by car from provincial highway 34 (after
Altofonte, you go through Giacalone and follow the signs) you find Portella delle
Ginestre. Here the memorial done between 1979 and 1980 refers to 1 May 1947,
when about 2000 farm labourers came up here from Piana degli Albanesi, San
Giuseppe Jato and San Cipirello, to celebrate the conquest of the “right to occupy
and have in concession the uncultivated or ill-cultivated lands of the latifundium.”
When the first speaker began, the gang of Salvatore Giuliano unleashed on the
Portella all its firepower: the mafia reaffirmed its own power, killing 27 people
(including women and children) and wounding about fifty.The slaughter at
Portella delle Ginestre was portrayed in the beautiful film-investigation by
Francesco Rosi, Salvatore Giuliano (1961), hailed by the foreign press in 1962 as
the “best Italian film.”In the credits,the director specifies that the movie was made
in Sicily “in the houses, in the roads, in the mountains” where Salvatore Giuliano
“reigned for seven years.”