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I SBN 978-88-472-1141-4
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Questo volume sprovvisto del talloncinoa fronte da considerarsi copia diSAGGIO-CAMPIONE, GRATUITO, fuoricommercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n 633, art. 2 lett. d).
Lorenzo e la G
rande Guerra
Titoli pubblicati
MEDIOEVO Luciano Nardelli
I Cavalieri della Quinta Luna
RINASCIMENTO Sofia Gallo
Sii forte, Adelasia
SCOPERTE GEOGRAFICHE Luciano Marasca
Da un altro mondo
ILLUMINISMO Elisabetta Marchetti
Il mistero dellEnciclopedia
RISORGIMENTO Annamaria Piccione
Niente campana per Cunebardo
PRIMAGUERRA MONDIALE Marco Tomatis
Lorenzo e la Grande Guerra
FASCISMO Roberta Fasanotti
Il fascismo dalla mia finestra
SECONDAGUERRA MONDIALE Rossana Guarnieri
Bombe e sofferenza
PROBLEMI DI OGGI(sbarchi di clandestini) Claudio Elliott
Il barcone della speranza
Torino, autunno 1917.
Mentre infuriano i tumulti di protesta contro la guerra,Lorenzo, un ragazzo di undici anni, si scontra con unuomo a cui cade una misteriosa borsa. Il ragazzo la affer-ra e, inseguito dalla polizia, fugge su un treno diretto alfronte.Lorenzo si ritrova dapprima sul Carso, vicino ai soldatiin trincea, poi viene coinvolto nella disastrosa ritiratadellesercito dopo la sconfitta di Caporetto.Verr cos a contatto con la durezza e la miseria dellaguerra, terribile per tutti, amici e nemici, italiani eaustriaci, militari e civili. E capir che lonore e lacrudelt, come il fanatismo e la comprensione, nondipendono dalla bandiera, dalla lingua che si parla e dal-lesercito in cui si combatte.
Marco Tomatis nato e vive in provincia di Cuneo, dove hainsegnato in una scuola secondaria di primo grado.
Ha pubblicato numerosi libri di narrativa per ragazzi, vincendo diversipremi letterari. Ha lavorato per anni come sceneggiatore di fumetti.
Ciak... si gir
a
Ciak... si gira
UNO SGUARDOSULLA PRIMA
GUERRAMONDIALE
Un racconto al tempodella Prima Guerra Mondiale
Marco Tomatis
con not iz i e e cur io s i t s tor i cheA8,80
Lorenzo ela Grande Guerra
Lorenzo e la Grande Guerra
MARCO TOM
ATIS
ISBN 978-88-472-1141-4
Copertina:Layout 1 17-12-2007 14:11 Pagina 1
Copertina:Layout 1 17-12-2007 14:12 Pagina 2
Al tempo dellaPrima
Guerra Mondiale
Collana di narrat iva s tor icadiret ta da
Luigino Quares ima
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assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.
Ia Edizione 2008
Ristampa
7 6 5 4 3 2 1 2015 2014 2013 2012 2011 2010 2009
Tutti i diritti sono riservati
2008
E. Mail: info@raffaelloeditrice.it
http://www.raffaelloeditrice.itPrinted in Italy
Direttore di collana: Luigino QuaresimaRedazione: Emanuele RaminiProgetto Grafico e Impaginazione: Letizia FavilloCopertina: Letizia Favillo
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Marco Tomatis
Lorenzoe la Grande Guerra
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Torino, fine settembre 1917
Lorenzo Bramati usc di casa guardandosi attorno e strin-gendosi nella giacchetta militare che la mamma gli aveva com-
prato per pochi soldi su una bancarella del Balon, il mercato
delle pulci di Torino.
Quella giacca gli piaceva, lo faceva quasi assomigliare a un
soldato, anche perch era molto alto per i suoi undici anni.
Il gesto per fu inutile. Il vento, scendendo dalle Alpi, spazza-
va gelido Corso Vittorio e lo fece rabbrividire nella pallida luce
del sole che stava per tramontare.
Lorenzo sent una manina tiepida afferrare fiduciosa la sua.
Si gir e sorrise a Valentina, sua sorella, tre anni compiuti, quasi
quattro.
- Andiamo da mamma? - gli disse.
Il ragazzo si sent pieno di tenerezza per la sorellina: lo sape-
va benissimo che stavano andando incontro alla mamma e evi-
dentemente la piccola aveva solo desiderio di parlargli, di senti-
re la sua voce. Le strinse la mano con dolcezza e le rispose:
- Certo! E poi andiamo ad aiutarla a fare la spesa.
- Far le patate fritte stasera?
Lorenzo scroll la testa come per togliersi ogni illusione. Da
un po di tempo non le mangiava. Le patate cerano, poche ma
cerano, ma mancava lolio per friggerle. Troppo caro, anche se
quello era giorno di paga.
Tutti i sabati Lorenzo e Valentina andavano ad aspettare la
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Capitolo 1
In citt
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mamma ai cancelli della Fiat, dove lei lavorava, perch in quel
giorno di solito faceva la spesa per la settimana e aveva bisogno
di aiuto per portare tutto a casa.
Andavano al mercato di Porta Palazzo, dove la roba costava
meno. Una spesa povera: patate, porri, rape, cavoli, fagioli, qual-
che volta anche una gallina da fare lessa per la domenica e
magari qualche dolcino.
Prima, erano solo due anni fa ma sembrava la preistoria,
veniva anche pap. Adesso, invece, come troppi altri padri,
mariti, fratelli e fidanzati, era in guerra. Una guerra lontana, di
cui Lorenzo non capiva nulla, in luoghi che lui non aveva mai
sentito nominare ma che in poco tempo gli erano diventati tri-
stemente celebri: Carso, Pasubio, Isonzo, Altipiano di Asiago,
Ortigara... Adesso sapeva benissimo dove si trovavano perch
tutte le mattine il maestro, a scuola, prima di cominciare la
lezione, faceva dire una preghiera per i valorosi soldati italiani
che combattevano eroicamente per la Patria.
Cera una cartina appesa alla parete dellaula, su cui le zone
di guerra erano segnalate da una fila serpeggiante di bandierine
tricolori infilate su uno spillo. Ogni tanto il maestro, consultan-
do il giornale, le spostava leggermente verso il bordo destro.
Mai pi di un centimetro, per.
Lorenzo si chiedeva dove sarebbero dovute arrivare le ban-
dierine perch la guerra finisse e il pap tornasse finalmente a
casa. Carico di gloria e di onore, ripeteva in continuazione il
maestro.
Pochi giorni prima, il maestro aveva spostato le bandierine,
che da giugno non toccava pi, di parecchi millimetri e aveva par-
lato di una grande vittoria in un altro di quei luoghi che lui non
aveva mai sentito nominare prima. Laltipiano della della
ecco, della Bainsizza gli sembrava di ricordare.
Poi il maestro aveva nuovamente parlato per mezzora della
gloria conquistata dai soldati.
Capitolo 1
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Lorenzo non sapeva che cosa fosse questa gloria per cui suo
padre stava combattendo. Sapeva solo che era partito pi di due
anni prima, nel maggio del 1915, e che da allora laveva visto una
volta sola, un anno dopo, quando era tornato a casa per la licen-
za di Natale.
Lo aveva trovato stanco, con poca voglia di giocare con lui e
con lo sguardo triste. Aveva trascorso le ore accanto alla stufa
guardando le fiamme e parlando fitto fitto con la mamma, fino
a quando lei non lo aveva abbracciato.
I suoi occhi erano rossi, come di pianto.
Ma questo a Lorenzo non sembrava possibile. Gli uomini non
piangono. Specialmente, poi, non piangono i pap. E soprattut-
to, dicevano tutti, non piangono i soldati che combattono meri-
tandosi di essere chiamati eroi.
Lorenzo non sapeva neanche che faccia avesse un eroe, ma
sicuramente non doveva avere quella di Pietro Grimaldi, il loro
vicino di casa, che era tornato senza una gamba e passava la
giornata seduto sul balcone ad imprecare contro la guerra e con-
tro quei porci, cos diceva, che lavevano voluta.
La mamma tutte le volte lo guardava quasi con spavento. E,
anche se non diceva niente, gli occhi le si riempivano di lacrime.
Per fortuna, pensava Lorenzo, lei era quasi tutto il giorno
fuori: usciva al mattino e rientrava alla sera. Come tante altre
donne lavorava alla Fiat perch gli uomini erano tutti in guerra.
Quasi, perch di uomini alla Fiat ce ne erano tanti: qualcuno li
chiamava imboscati.
Lorenzo non sapeva bene cosa volesse dire, fino a quando la
mamma non glielaveva spiegato: imboscati erano gli uomini
che, pur potendolo fare, non andavano in guerra. Qualcuno li
chiamava anche vigliacchi .
Girava tra la gente una canzonetta, glielaveva cantata anche
il pap in uno dei pochi momenti in cui aveva riso e giocato con
lui.
In citt
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Da Cividale a Udine ci stanno gli imboscati
hanno gambali lucidi e capelli profumati.
Il maestro, per, diceva sempre che tutti collaboravano per
vincere la guerra e che quegli uomini erano indispensabili per
costruire e far funzionare le macchine, i camion e le armi con
cui i soldati combattevano. Stavano a casa o nelle retrovie, sem-
plicemente perch sapevano fare cose che altri non erano in
grado di fare.
Lorenzo, per, ultimamente aveva cominciato a sospettare
che il maestro dicesse cos perch anche suo figlio lavorava alla
Fiat. E non capiva perch suo pap era partito lasciando la
moglie e due figli a casa, mentre il figlio del maestro, che era pi
giovane e non era nemmeno sposato, fosse rimasto a Torino.
Non capiva nemmeno perch il figlio del maestro si vedesse
sempre in giro con amici e donne, mentre suo padre gli aveva
detto che i soldati in licenza avevano lordine di non entrare nei
caff e di non farsi vedere in strada con donne che non fossero
parenti strette.
- Mamma! - url ad un tratto la sua sorellina.
Lorenzo la sent sfuggirgli di mano e la vide correre verso una
figura che era appena apparsa allangolo dellisolato.
Era proprio lei: la mamma, negli abiti da lavoro che sapeva-
no dolio e di grasso, le mani sempre pi simili a quelle di pap,
uno sbaffo nero sulla faccia.
Nello stesso momento Lorenzo sent delle voci, prima indi-
stinte, poi sempre pi chiare.
- Vogliamo pane! Vogliamo pane!
- Abbasso la guerra!
- A Natale tutti a casa!
- Abbasso la guerra! Abbasso la guerra!
Le urla scomposte gli arrivarono alle orecchie allimprovviso.
Un attimo dopo cap. Dal fondo del corso stava avanzando
Capitolo 1
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verso di loro un corteo, una lunga fila di persone. Uno dei tanti
cortei che ogni tanto percorrevano la citt per protestare contro
la fame e la povert causate dalla guerra.
Il corteo in un attimo fu alla sua altezza. Lorenzo si scost
per non essere travolto e si addoss al muro.
- Lorenzo! Stai attento! Vieni qua!
Sent la voce della mamma, ma non riusc a vederla, tra tutte
quelle braccia e quelle gambe.
- Sono qui! Mamma! Sono qui!
Non riusc quasi a sentire la sua voce. Allora si guard attor-
no, cercando di passare tra la folla che sfilava accanto a lui.
Capiva quelle persone, le capiva a fondo: la guerra durava
ormai da pi di due anni e la gente sopportava sempre meno le
ristrettezze e la fame.
La loro famiglia, per certi versi, era fortunata. La mamma lavo-
rava e guadagnava abbastanza per dare da mangiare a tutti; i
nonni, i genitori di pap, abitavano in campagna e ogni tanto arri-
vavano con burro, salami e magari un coniglio da fare al forno.
Ma cera un sacco di gente che non aveva i soldi nemmeno per
il pane.
- Lorenzo! Dove sei?
Ancora la voce della mamma. Pi lontana.
- Sono qui - ripet lui.
Poi si accorse che la cosa migliore da fare era lasciar passare
il corteo e tornare a casa tranquillamente da solo. La spesa
avrebbero anche potuta farla pi tardi o al massimo lindomani
mattina, anche se ci avrebbe voluto dire alzarsi prima.
Altre voci, pi allarmate, gli giunsero per in quel momento
allorecchio.
- I soldati!
- Scappate! Scappate!
In citt
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Se fino a quel momento Lorenzo non si era spaventato,improvvisamente ebbe paura. La gente cess di marciare lenta-
mente e compostamente e cominci a correre disordinatamente
qua e l.
Poi Lorenzo ud distintamente unesplosione.
Poi unaltra.
Spari. Dovevano essere spari.
Si ritrov improvvisamente solo.
Dallaltra parte della strada vide dei soldati: qualcuno a caval-
lo, la maggior parte a piedi con i fucili imbracciati.
La paura gli strinse la bocca dello stomaco.
Si guard attorno.
Era rimasto veramente solo. Anche la mamma era sparita.
Sent un rumore, si gir e vide una cosa strana.
A una decina di metri da lui era comparso un uomo di una
certa et, elegantemente vestito e con una borsa di pelle in
mano. Sembrava un avvocato o un medico. Si guardava attorno,
come se stesse fuggendo da qualcuno o da qualcosa.
Allimprovviso si udirono delle voci concitate.
- Melli! Stai fermo l! Non ti muovere!
Due uomini vestiti tutti di nero erano usciti dalle schiere dei
soldati e stavano venendo verso di loro. In mano avevano degli
oggetti anchessi neri. Lorenzo guard meglio: erano pistole e le
stavano puntando verso quelluomo.
Uno dei due uomini url nuovamente.
- Melli! Non rendere tutto pi difficile. Fermati!
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Capitolo 2
La borsa
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Luomo non rispose e improvvisamente si mise a correre.
Fece appena qualche passo. Risuon un colpo secco e Lorenzo
quasi contemporaneamente lo vide cadere con un grido. La
borsa gli sfugg dalle mani e scivol sul selciato fino ad arrivare
davanti ai suoi piedi. Lurto la fece aprire: ne usc una manciata
di biglietti di banca che svolazzarono prima di adagiarsi sul
marciapiede.
Lorenzo non riflett, ag distinto: prese la borsa, se la strinse
al petto e cominci a correre verso langolo della strada. Non
sapeva nemmeno lui perch lavesse presa. Invece no, lo sapeva
benissimo: soldi! Dentro cerano dei soldi! E il denaro voleva
dire legna per la stufa, vestiti pesanti per linverno e un po meno
cavoli bolliti, fagioli e patate lesse appena condite con un po di
sale, a colazione, pranzo e cena.
- Fermati ragazzo! - sent dietro di s.
- Lascia la borsa!
I due uomini gli stavano urlando dietro.
Non ascolt. Sent un bang e accanto a lui il muro sembr
quasi esplodere in mille schegge che lo colpirono su un braccio.
Gli avevano sparato!
Aument la corsa e svolt langolo. Rallent alla ricerca di un
portone o di un androne qualsiasi dove infilarsi. Avrebbe aperto
la borsa, preso i soldi e sarebbe scappato verso casa.
Non ci riusc. Sent ancora la voce dietro di s.
- Fermati!
Poi un altro scoppio e un sibilo accanto al suo orecchio: una
pallottola laveva mancato di pochissimo.
Si mise a correre disperatamente. A un centinaio di metri
intravide la stazione di Porta Nuova. Doveva raggiungerla e cac-
ciarsi in mezzo alla folla. Magari avrebbe corso tra i binari,
facendo sparire le sue tracce.
Inutile. I due correvano pi veloci di lui. E, come se non
bastasse, si erano messi a urlare.
La borsa
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- Al ladro!
- Fermatelo! Fermatelo!
Vide gente venire verso di s per sbarrargli il passo, poi...
accadde limprevisto: un frate sbuc da un portone e si ferm
dietro di lui, come sorpreso dallinseguimento.
Con la coda dellocchio Lorenzo vide distintamente i due
inseguitori franargli addosso e cadere per terra.
Lattenzione della gente per qualche secondo fu attratta dal
groviglio di gambe e braccia sul marciapiede e dalle imprecazio-
ni dei due.
Lorenzo acceler ancora.
Davanti a lui comparve, ora, lingresso laterale della stazione,
pieno di gente tra cui confondersi. Pass in mezzo a un gruppo
di soldati che evidentemente stavano partendo per il fronte e
raggiunse i binari. Scivol dietro a una locomotiva che stava
arrivando e riusc a nascondersi.
Aveva guadagnato qualche secondo, doveva approfittarne.
Vide un vagone, un carro bestiame, che aveva una scritta sul
fianco: CAVALLI 7 UOMINI 40.
Il portellone era aperto e vi sal in fretta. Era vuoto: cera solo
un po di paglia per terra e un mucchio di fieno in un angolo. Vi
si infil dentro. Appena in tempo. Attraverso gli steli del fieno
intravide una sagoma affacciarsi al vagone. Poi una voce.
- Qui non c!
Non si mosse. Cerc addirittura di non respirare.
Poi sent le voci allontanarsi.
Stette ancora un po sotto il fieno aspettando che il cuore si
calmasse, stringendo la borsa. Pens di lasciarla l e di allonta-
narsi ma sarebbe stato inutile. Quegli uomini ormai ce laveva-
no proprio con lui!
Capitolo 2
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Non si mosse per un tempo che gli parve infinito. Intu che il sole era tramontato e che ormai era tarda sera.
Chiss come sarebbe stata preoccupata la mamma non
vedendolo tornare a casa!
Finalmente si decise: usc fuori dal mucchio di fieno e si
affacci cautamente dal portellone che era rimasto aperto.
Era buio tutto intorno, appena rotto dal riflesso di qualche
lampione proveniente dallesterno. Improvvisamente per sent
delle voci avvicinarsi. In un attimo fu nuovamente nascosto tra
il fieno.
Il portellone si apr sferragliando, poi seguirono incitamenti
e rumori strani.
- Vai Moro!
Il grido arriv dopo un paio di minuti di silenzio e immedia-
tamente si sent un rumore di zoccoli.
Un animale riemp il vano del portellone mentre lodore di
stallatico divenne intenso.
Sbirci dal suo mucchio di fieno ed ebbe la conferma di quel-
lo che aveva capito: sul vagone stavano caricando dei muli.
Subito dopo salirono anche due soldati. Uno teneva per mano
la cavezza del mulo, laltro indic la parte del vagone diretta-
mente opposta al mucchio di fieno.
- No. Non metterli l dove c il fieno, altrimenti se lo mangia-
no tutto. Glielo daremo domattina - disse allaltro.
Beh, pens Lorenzo, almeno non avrebbe avuto un mulo ad
alitargli in faccia.
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Capitolo 3
Gli uomini in nero
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I soldati caricarono altri sei muli.
Poi si allontanarono.
Il portellone rest aperto.
Lorenzo sent gli animali muoversi per sistemarsi meglio:
qualche raglio e molti sbuffi accompagnati dal rumore degli zoc-
coli che risuonavano sul pavimento di legno del vagone, nono-
stante la paglia che lo ricopriva.
Il ragazzo tir il naso fuori dal mucchio di fieno e sbirci
nuovamente dal portellone rimasto aperto.
Non cera nessuno in vista. In un angolo vide per una figura
vestita con quello che gli sembr un saio da frate che guardava
da unaltra parte.
Non pot trattenere un sospiro di contentezza. Da l a casa
sua non cera molto. Un quarto dora a piedi. Addirittura meno
se si fosse messo a correre. Si sent meglio. Usc completamen-
te fuori dal fieno, si accost con cautela al portellone e sbirci
fuori. Ancora nessuno.
Bene.
Strinse al petto la borsa e si prepar a saltare gi. Proprio in
quellistante sent una voce che lo terrorizz.
- Deve essere qui! Non pu essere andato da unaltra parte.
Cera solo questo treno fermo alla stazione e dalle altre parti
abbiamo guardato dappertutto!
La voce lo blocc. Sbirci con pi attenzione verso lesterno.
Il frate intravisto prima era sparito, ma i due uomini vestiti di
nero, quelli che avevano sparato a lui e alluomo con il cappotto
marrone, erano l, a pochi metri di distanza. Ed evidentemente
lo stavano ancora cercando.
Neanche a parlarne di scendere. Non in quel momento alme-
no: lo avrebbero sicuramente visto.
Torn nellinterno del vagone e si rintan per la terza volta
sotto al mucchio di fieno.
- Dai! Se fosse nascosto qui i soldati lavrebbero visto. Ci
Capitolo 3
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hanno caricato i muli. Se veramente ha preso questo treno sar
da qualche altra parte - sent.
- Ehi! Cosa fate l?...
La voce risuon distintamente nel vagone e continu.
- ... Non sono ammessi borghesi intorno a un treno militare.
Lorenzo si azzard a sbirciare tra i fili di fieno che gli faceva-
no pizzicare il naso. Ci sarebbe proprio mancato che si fosse
messo a starnutire.
Alla incerta luce dei lampioni intravide i due uomini che sta-
vano rispondendo a un soldato che li teneva sotto mira con un
fucile. Accanto a lui cera un uomo alto, in divisa, ma con un
atteggiamento che suggeriva un che di diverso, come se non si
trattasse di un soldato vero e proprio. Fu lui a ripetere la doman-
da gi fatta.
- Che cosa ci fate qui?
- Niente di male. Cercavamo un amico. Il capitano Franceschi.
Ci hanno detto che dovrebbe essere da queste parti. Magari voi lo
conoscete.
- Qui non c nessun capitano Franceschi - ribad il soldato.
Poi punzecchi il pi vicino dei due uomini con la punta della
baionetta.
- Forza! Muovetevi. Andiamo dal tenente. Ci penser lui a voi.
Uno dei due tent di protestare.
- Stai commettendo un errore. Noi
Il soldato non lo lasci finire.
- Nessun errore. Siete dei borghesi in un luogo in cui ai bor-
ghesi proibito stare. Potrei spararvi immediatamente e maga-
ri mi darebbero pure una medaglia. Quindi zitti e camminate!
Luomo in divisa gli pos una mano sul braccio.
- Beppino, non esagerare.
Uno degli uomini in nero gli fece eco.
- Ecco padre Tommaso, glielo dica anche lei che non stavamo
facendo nulla di male.
Gli uomini in nero
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Padre? Improvvisamente Lorenzo cap. Laltro era un cappel-
lano militare, uno di quei sacerdoti che andavano anche loro in
guerra.
Il soldato, Lorenzo ora sapeva che si chiamava Beppino, lo
guard.
- Io non esagero, ma se scopro che ci sono dei civili qui e io
non li fermo, nei pasticci ci vado io.
Il cappellano guard i due uomini.
- Ha ragione, gli ordini sono precisi.
Poi si rivolse a Beppino.
- Portali dal tenente. Ci penser lui.
Immediatamente dopo, il gruppo usc dal campo visivo di
Lorenzo che aspett ancora qualche minuto prima di uscire dal
suo nascondiglio. Sbirci nuovamente fuori. Niente da fare: il
cappellano si era allontanato e stava parlando con un frate sulla
porta della stazione, ma il soldato e i due uomini si erano ferma-
ti poco pi in l e discutevano animatamente.
Dallaltra parte del marciapiede, invece, decine di militari
erano in attesa di salire sul treno. Evidentemente quella era una
tradotta, uno delle centinaia di treni che portavano i soldati alla
guerra.
Se fosse sceso, lo avrebbero visto decine di persone e non
sarebbe potuto sfuggire. Sarebbero piovute le domande e i due
uomini in nero lo avrebbero di sicuro riconosciuto. Sarebbe
stato nei guai senza rimedio. Magari lo avrebbero addirittura
portato in prigione!
Consider la situazione per qualche minuto. Niente da fare.
Non poteva uscire.
La cosa migliore sarebbe stata nuovamente nascondersi nel
fieno e aspettare. Se la fortuna lo avesse assistito, nel corso della
notte avrebbe potuto allontanarsi. Non era tardi. Un enorme
orologio appeso ai pilastri della pensilina sovrastante il marcia-
piede segnava appena le otto di sera.
Capitolo 3
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Pens a sua madre che in quel momento sicuramente sareb-
be stata in pena. In pi aveva fame. Erano passate ormai parec-
chie ore dalla poca pasta scotta che aveva mangiato a pranzo.
Improvvisamente per locchio gli cadde su un tascapane
appoggiato sul pavimento del vagone, vicino allapertura del
portellone. Dovevano avercelo lasciato i soldati che avevano
caricato i muli.
Dallapertura spuntava il collo di una bottiglia e una borrac-
cia era legata alla tracolla. Magari dentro ci sarebbe stato anche
del cibo.
Lorenzo non esit. Allung una mano, si impadron del tasca-
pane e immediatamente dopo si rifugi nuovamente nel fieno.
Appena in tempo. Stavano avvicinandosi dei soldati.
Poi sent una voce forte e imperiosa.
- Ehi tu! Chiudi quel vagone!
Un attimo dopo lordine venne ripetuto per tutto il marciapie-
de con un tono che non ammetteva repliche.
- Chiudete!
- Chiudete!
- Chiudete!
Il portellone si rinchiuse.
Ci fu ancora qualche rumore, qualche saluto, un attimo di
silenzio, un fischio acuto e il treno si mise in moto.
Gli uomini in nero
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Lorenzo si sent perso. Pens alla mamma che a quel punto sarebbe stata veramente
preoccupata, poi ai due uomini in nero che lo stavano inseguen-
do. Se anche loro fossero saliti su quel treno?
Gli venne voglia di urlare e di piangere. Maledisse il momen-
to in cui aveva seguito listinto e aveva preso la borsa. Poi pens
ai soldi. Quelli che la mamma guadagnava non bastavano mai.
Al buio cerc di aprirla, ma non ci riusc. Si abbandon nel fieno
e chiuse gli occhi.
Il treno procedeva monotono, rallentando ogni tanto alle sta-
zioni. O almeno a quelle che Lorenzo pensava fossero stazioni,
dato che un pallido barlume di luce entrava a tratti dai quattro
finestrini posti in alto e illuminava linterno del vagone e i muli
che respiravano tranquilli, legati alle loro cavezze.
Improvvisamente sent i morsi della fame. Si ricord allora
del tascapane che aveva preso e lo apr. Immediatamente lo
colp un profumo di pane, formaggio e salame.
A tentoni afferr la prima cosa che gli venne fra le mani.
Divor mezza pagnotta con il formaggio, lasciando laltra mezza
e il salame per dopo.
Cerc poi nel buio la borraccia. Conteneva acqua fresca.
Bevve con attenzione. Non poteva finirla. Non riusc invece ad
aprire la bottiglia, cera un tappo piantato ben in fondo.
Probabilmente ci sarebbe stato bisogno di un cavatappi, ma il
profumo che sentiva era inequivocabilmente di vino.
Un po meno triste si sdrai nel fieno, riscaldato dal cibo e dal
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Capitolo 4
In treno
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calore animale. Sent le palpebre farsi pesanti e, cullato dal don-
dolio del treno, si addorment.
Lo risvegli un raggio di sole che lo colp sugli occhi. Panico.
Per un attimo non riusc a capire dove potesse essere. Poi il
rumore del treno sempre in movimento e lo zoccolo dei muli,
un po innervositi dalla sua presenza, lo riportarono alla
realt.
Si alz e controll il portellone. Niente da fare. Era chiuso
dallesterno, probabilmente con un robusto chiavistello. Torn
al mucchio di fieno.
Laria del vagone adesso era pesante per lodore aspro dei
muli e dei loro escrementi che avevano trasformato la paglia
pulita in letame.
Si chiese cosa potesse fare e concluse che non doveva far altro
che aspettare. Il suo sguardo cadde sulla borsa: la causa di tutto.
Stavolta riusc ad aprirla senza nessuna difficolt.
Vi infil una mano, sent un fruscio di fogli di carta ed estras-
se una busta, piuttosto voluminosa. Era semiaperta e la apr del
tutto. Un tuffo al cuore, il respiro pi affannoso. Banconote.
Nella busta cera un mucchio di banconote. Le estrasse e le
cont. Poi le ricont pi attentamente. Le ricont una terza
volta e gli venne il singhiozzo come tutte le volte che era troppo
emozionato.
Diecimila lire. Nella busta cerano diecimila lire, in bancono-
te da cinquanta lire. Una cifra che lui non riusciva neppure a
concepire.
Calcol quanto guadagnava per aiutare il fornaio a portare il
pane ai clienti la domenica mattina, pedalando su una specie di
triciclo a pedali pesantissimo. Almeno fino a quando la mancan-
za di pane aveva eliminato anche le consegne a domicilio.
Venticinque centesimi per una mattinata di lavoro. Avrebbe
dovuto lavorare quarantamila mattinate per guadagnare la
somma che aveva tra le mani.
In treno
19
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Rimise le banconote nella busta di tela cerata e se la infil
sotto la maglia di lana a contatto con la pelle. Con quei soldi
avrebbe potuto evitare alla mamma di lavorare e avrebbero
potuto aspettare pap con molta pi tranquillit e serenit.
Cominci anche a pensare alla storia da raccontare se laves-
sero visto scendere dal treno. Avrebbe potuto dire che era salito
per curiosare, che lavevano chiuso dentro e nonostante le urla e
i richiami non lavevano sentito e
Certo, una bella sgridata non glielavrebbe levata nessuno, ma
poi sarebbero stati costretti a lasciarlo andare. Lunico problema
era evitare gli uomini in nero.
Poi frug di nuovo dentro la borsa e trov un altro pacchetto,
legato con un cordino e sigillato con la ceralacca. Strapp un
angolo della confezione per vedere se dentro cerano altri soldi.
No. Sembravano piuttosto dei fogli scritti con formule difficili e
strani disegni.
Impaurito si nascose anche quel pacchetto sotto il maglione
che indossava. Quindi decise di liberarsi della borsa, cos non
avrebbero potuto accusarlo di furto. Si guard attorno e pens
al finestrino in alto! Si avvicin pi che pot, prese accurata-
mente la mira e la scagli lontano.
Pochi minuti dopo il treno cominci a rallentare. Poi si
ferm.
Lorenzo stette indeciso qualche minuto. Cosa avrebbe potuto
fare? Nascondersi nel fieno o cercare di uscire? Non ebbe il
tempo di prendere una decisione. Il portellone si apr e un sol-
dato si affacci.
Capitolo 4
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- Ehi! Guarda cosa abbiamo qui.Chi aveva parlato era un soldato gi di una certa et che a
Lorenzo ricord suo padre. Anche la faccia gli era familiare. Poi
lo riconobbe. Era Beppino, quello che aveva caricato i muli e
che aveva visto discutere con gli uomini in nero e con il cappel-
lano.
Luomo continu fissando il tascapane ai suoi piedi.
- Cavoli! Ecco dovera finito!
Lorenzo nel frattempo stava respirando a pieni polmoni laria
fresca che improvvisamente era entrata nel vagone. Sapeva di
fumo di locomotiva e di fuliggine, ma era sempre meglio di quel-
la stagnante e impregnata dellodore di mulo e di letame che
aveva respirato nelle ultime ore. E prov una grande sensazione
di sollievo. Avrebbe potuto spiegare, parlare, tornare a casa.
Il soldato a questo punto gli rivolse direttamente la parola.
- Chi sei?
Lorenzo esit un attimo, poi snocciol sicuro la storia che si
era preparata accuratamente durante le lunghe ore del viaggio.
- Mi chiamo Lorenzo. Sono salito sul treno a Torino. Cos...
per curiosit... E la porta si chiusa. Adesso voglio tornare a
casa.
- Non sar facile, siamo vicino a Monfalcone, in zona di guer-
ra - gli rispose una voce sconosciuta.
Si volt e riconobbe immediatamente chi aveva parlato. Era
il cappellano militare, che un momento dopo gli porse la mano.
- Sono padre Tommaso.
21
Capitolo 5
Beppino e padre Tommaso
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Lorenzo lo guard bene: era alto, magro, e aveva gli occhi
scuri che ispiravano fiducia. Non avrebbe saputo dire perch,
ma si sent rassicurato, come se non potesse accadergli nulla di
male finch lui gli fosse stato vicino.
Beppino nel frattempo aveva preso in mano il tascapane che
Lorenzo aveva lasciato sul pavimento del vagone e ci stava fru-
gando dentro.
- Bravo! Ti sei mangiato un bel po di pane! E anche il formag-
gio. E pensare che doveva durarmi fino a stasera. Il rancio che
ci danno fa schifo.
Lorenzo lo guard.
- Avevo fame. Mi scusi.
Padre Tommaso intervenne.
- Ha ragione! Non poteva mica morire di fame.
Poi cacci una mano in tasca, ne tir fuori qualche moneta e
le porse a Beppino.
- Prendi questi. Appena fuori dalla stazione c un negozio.
Vai a comprare qualcosa da mangiare. Anche io ho un po di
appetito.
Lorenzo lo guard riconoscente. Tutto stava andando meglio
del previsto.
Pregust il momento in cui sarebbe potuto tornare a casa
carico di soldi. Quei soldi che sentiva a contatto con la pelle
nella loro busta e di cui ovviamente non avrebbe parlato a nes-
suno.
Improvvisamente pass lento un treno sul binario vicino, pro-
prio accanto a loro. Poi si ferm.
I finestrini erano oscurati da pesanti tendine, tanto che era
impossibile vedere dentro, ma, tra il rumore ritmico degli stan-
tuffi della locomotiva, proveniva un sordo lamento, inframmez-
zato da qualche urlo di dolore.
Sul marciapiede comparvero dei carri e delle ambulanze,
mentre una serie di barelle vennero fatte scendere.
Capitolo 5
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Su ognuna di esse cera un uomo bendato.
Beppino, che nel frattempo era tornato con un involto in
mano, guard la scena con lo sguardo triste.
- Sono i feriti di questa guerra.
Un uomo con un camice bianco tutto sporco di sangue scese
dal treno. Lo accompagnava un altro, anche lui in camice bian-
co, con in mano un mazzetto di cartoni rossi e verdi.
Il primo cominci a chinarsi su una barella e a visitare breve-
mente il ferito che vi era sopra. Diceva qualcosa a quello che lo
seguiva e questi posava sulla barella uno dei cartoncini: quello
verde o quello rosso.
Fece cos fino alla fine della fila. Poi le barelle con il carton-
cino verde vennero caricate sul treno che, dopo qualche minuto,
ripart.
Gli altri feriti, invece, furono portati sotto una tettoia, mentre
padre Tommaso che li aveva raggiunti, cercava di parlare con
loro, limitandosi a benedirli quando non apparivano coscienti.
Lorenzo si sentiva male: stava sudando, aveva brividi di fred-
do e lo stomaco stretto in una morsa di ferro.
Ma cosa stava succedendo?
Beppino colse il suo sguardo pieno dorrore.
- un treno ospedale - spieg, - uno di quelli che trasporta i
feriti.
- E i cartoncini verdi e rossi?
- Segnalano la gravit delle ferite. Se ti danno un cartoncino
verde hai possibilit di guarire e allora ti curano. Infatti quelli li
hanno caricati sul treno.
- E i rossi?
- Segnalano quelli che non possibile curare.
- E allora?
Beppino scroll la testa.
- Moriranno, sono destinati a morire.
Poi continu, sempre con lo sguardo triste.
Beppino e padre Tommaso
23
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- Medici e infermieri sono troppo pochi per il macello che
sta capitando e allora curano solo i feriti che possono guarire.
Lorenzo guard padre Tommaso che stava parlando con uno
degli uomini in barella.
Chiss quali parole si potevano dire a uno che stava per
morire.
Gli vennero le lacrime agli occhi.
Capitolo 5
24
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La Prima Guerra Mondiale
A cura di Marco Tomatis
NOTIZIE e CURIOSIT STORICHE
Ciak... si gira
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Ciak... si gir
a
PanoramicaUno sguardo sulla Prima Guerra Mondiale
Nel 1914 in una Europa che vive in pace dal 1870, anno della
guerra che ha visto la Germania prevalere sulla Francia, si fron-
teggiano contrapposti due grandi blocchi di nazioni. Da un lato
la Triplice Alleanza, comprendente Francia, Inghilterra e
Russia, dallaltro la Triplice Intesa, in cui sono alleate
Germania, Impero austroungarico e Italia.
Si tratta di due coalizioni divise da feroci inimicizie e da inte-
ressi completamente contrapposti, che hanno portato le singole
nazioni a una forsennata corsa agli armamenti trasformando
lEuropa in un immenso arsenale militare.
In questa situazione sufficiente una
scintilla perch tutto esploda. E la scintil-
la scocca il 28 giugno 1914 a Sarajevo, in
Bosnia Erzegovina, dove in programma
la visita di Francesco Ferdinando, lerede
al trono dellImpero austroungarico.
Uno studente serbo, Gavrilo Princip,
in un attentato, lo uccide a colpi di pisto-
la insieme alla moglie Sofia.
Per tutto il successivo mese di luglio, pur se in parte si cerca
la strada delle trattative, si assiste a preparativi militari sempre
pi accentuati, fino a quando lAustria dichiara guerra alla
Serbia. Immediatamente la Russia interviene a fianco di que-
stultima. Gli si contrappone la Germania che si mobilita contro
la Russia e il 3 agosto dichiara guerra anche alla Francia.
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Lassassinio di Sarajevo
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Per questo viene provocato anche lintervento dellInghilterra.
Il perverso meccanismo delle alleanze ha funzionato cos
bene che in pochi giorni tutta lEuropa sta combattendo.
E quanto il conflitto fosse preparato da tempo, lo dimostra il
fatto che lattacco della Germania alla Francia, compiuto inva-
dendo il Belgio per aggirare le poderose fortificazioni francesi
sul confine tra i due Stati, stato effettuato secondo un piano
che i tedeschi avevano preparato da decenni.
E lItalia? Per il momento resta neutrale avvalendosi di una
clausola del trattato della Triplice Alleanza che impone linter-
vento in guerra a fianco di un alleato solo nel caso che questi sia
aggredito. LAustria-Ungheria invece ha attaccato per prima la
Serbia, quindi lalleanza pot non essere rispettata dallItalia.
In realt in Italia non risulta molto popolare lingresso in
guerra a fianco dellAustria-Ungheria dopo le vicende che hanno
visto i due paesi combattere pi volte fra di loro durante tutto il
Risorgimento.
Immediatamente quindi nasce un
forte movimento di opinione pubblica
favorevole allentrata in guerra pro-
prio contro gli austriaci, a fianco di
Inghilterra e Francia. Lo costituisco-
no i cosiddetti interventisti.
Ne fanno parte il re, gli alti gradi
dellesercito, alcuni settori della poli-
tica, gli industriali che vedono nella
guerra loccasione di grandi guada-
gni, molti studenti di famiglie agiate.
Con gli interventisti si schierano
anche gli irredentisti, le persone cio che considerano la guerra
come loccasione per annettere allItalia le citt di Trento e
Trieste con i territori vicini, ancora parte dellImpero austroun-
garico.
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Corteo interventista
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104
Gli si oppone un altro movi-
mento, a favore della neutralit
dellItalia, i cui aderenti si chiamano
neutralisti.
Ne fanno parte un uomo politico
importante, Giovanni Giolitti, con i suoi
sostenitori, la maggior parte del partito
socialista, quei cattolici che seguono gli
insegnamenti del papa Benedetto XV,
molto critico verso la guerra, e, in gene-
rale, verso la parte pi povera del paese.
I due movimenti si fronteggiano con manifestazioni e scontri
di piazza.
La situazione interna e internazionale tale che finiscono
per prevalere gli interventisti.
Il 26 aprile, quindi, il re Vittorio Emanuele III firma il cosid-
detto Patto di Londra, che obbliga lItalia a intervenire a fianco
delle potenze dellIntesa entro un mese. In caso di vittoria
otterr il Trentino, lAlto Adige, tutta lIstria, oltre a piccoli van-
taggi territoriali nel mare Egeo e nellAdriatico.
Il 24 maggio 1915 vengono sparati i primi colpi di fucile e la
guerra ha inizio.
La sua ampiezza e crudelt, la quantit degli uomini coinvol-
ti, il numero dei morti, dei feriti, dei mutilati, dei dispersi, le
cifre enormi spese per gli armamenti e le conseguenze che avr,
hanno fatto s che questo conflitto sia passato alla storia come
la Prima Guerra Mondiale o pi semplicemente come la
Grande Guerra.
Ciak... si gir
a
Giovanni Giolitti
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ZoomUn nuovo modo di combattere
La Prima Guerra Mondiale fu completamente diversa da
quelle combattute fino a quel momento, anche se allinizio nes-
suno lo poteva prevedere. Gli eserciti che si affrontavano, anzi,
erano convinti che la guerra sarebbe durata al massimo qualche
mese.
Negli ultimi decenni, per, erano cambiate parecchie cose
nel campo degli armamenti: fucili pi moderni, polvere da
sparo che non produceva fumo e permetteva quindi sempre una
buona visibilit sul campo di battaglia, aeroplani in grado di
colpire gli avversari dallalto e di effettuare ricognizioni precise
sul territorio nemico.
I campi di battaglia, poi, poterono essere illuminati da poten-
ti riflettori elettrici; inoltre, se luso della radio era ancora agli
inizi, era per possibile ai reparti impegnati in combattimento
comunicare abbastanza agevolmente fra di loro, grazie al telefo-
no da campo.
Anche lartiglieria aveva fatto passi da gigante e luso dei can-
noni aveva raggiunto una perfezione tecnica
notevole, tanto che ogni esercito era in grado
di scagliare sugli avversari, in poco tempo e
da grande distanza, migliaia di colpi dalla
potenza distruttiva enorme.
Particolarmente pericolosi erano gli
shrapnel, micidiali proiettili dartiglieria che
esplodevano a mezzaria spargendo intornoShrapnel
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centinaia di pallottole di piombo o dadi di ferro.
Altri proiettili poi venivano caricati con gas tossico e asfissian-
te in grado di uccidere in pochi minuti una grande quantit di
uomini.
Soprattutto, per, aveva raggiunto
una perfezione notevole una nuova
arma, la mitragliatrice, che permetteva
a pochi soldati di sparare migliaia di
colpi in brevissimo tempo.
Venne anche perfezionato luso del
filo spinato, posto in maniera tale da
rallentare nei suoi terribili grovigli (i reticolati), qualsiasi assal-
to, tanto da diventare nel corso di tutta la guerra una delle armi
difensive pi efficaci.
Il risultato che la guerra si impantana nel vero senso della
parola. Da guerra di movimento come era stata per millenni,
quando gli eserciti contrapposti manovravano e si muovevano
prima di affrontarsi in battaglie campali, diventa guerra di posi-
zione: una guerra in cui le forze in campo si equivalgono al
punto che nessuna delle due riesce a vincere, perdendo migliaia
di uomini per conquistare spazi
ristrettissimi.
Naturalmente si tenta, per tutti gli
anni del conflitto, di creare armi e
congegni in grado di superare e scon-
figgere il nemico; uno, in particolare,
risulter una nuova micidiale arma,
il carro armato, un veicolo che poteva procedere su cingoli e
superare i reticolati.
I primi a realizzarli furono gli inglesi.
I nuovi mezzi sono chiamati tanks e fanno la loro comparsa
in Francia, durante la battaglia della Somme, il 15 settembre
1916.
Mitragliatrice
Carro armato
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I tanks erano, per, fragili, lentissimi e per niente manegge-
voli. Met di loro fu distrutta o si ruppe a pochi metri dalle basi
di partenza e laltra met non riusc ad ottenere risultati apprez-
zabili.
I carri quindi vennero perfezionati e cominciarono a dimo-
strare la loro efficacia gi pochi mesi pi tardi, nel corso della
battaglia di Cambrai, sempre sul fronte francese. Anche i tede-
schi si misero a studiare la nuova arma e un anno dopo, il 17
dicembre 1917, il loro primo carro armato fece la sua compar-
sa sui campi di battaglia.
Nonostante i progressi tecnici e il
loro numero sempre maggiore,
per, nemmeno i carri armati, che
sul fronte italiano non vennero mai
usati a causa del terreno montuoso
e accidentato, riuscirono a cambia-
re le caratteristiche della guerra.
Il luogo principale di conflitto
rimase quindi la trincea.
Allinizio essa non era altro che
uno scavo effettuato perch gli uomini potessero avere un mini-
mo riparo dai colpi del nemico, poi, lentamente, vennero
costruite trincee di prima linea, a diretto contatto con il nemi-
co, e altre pi arretrate, destinate a contenere gli attacchi nel
caso in cui la prima linea venisse superata. Tutte erano protette
da formidabili grovigli di filo spinato attraverso cui era molto
difficile passare.
Le varie trincee erano collegate da centinaia di chilometri
di camminamenti, sempre scavati nella terra e nella roccia,
attraverso cui gli uomini potevano muoversi senza esser visti e
colpiti.
Nelle trincee si combatteva, si mangiava, si dormiva, ci si
lavava...
Vita di trincea
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Le condizioni igieniche, molte volte disastrose per
limpossibilit di spostare in qualsiasi modo i rifiuti, provocava-
no sovente casi di malattie infettive anche gravi, come colera e
tifo.
Tra le opposte trincee cera la cosiddetta terra di nessuno, in
cui avvenivano gli scontri e i combattimenti e in cui i cadaveri
venivano abbandonati per giorni e giorni nellimpossibilit di
recuperarli.
Ancora dietro al sistema
di trincee si trovavano poi
le retrovie: magazzinieri,
cuochi, calzolai, tutti colo-
ro che si occupavano del
vestiario, macellai e addet-
ti ai trasporti.
Per mettere un esercito
in condizioni di combatte-
re efficacemente occorreva, infatti, una quantit di viveri e di
materiali enorme, oltre alle munizioni e alle armi, tanto da
riempire ogni giorno 80 vagoni ferroviari.
Un ruolo importante lo svolgevano poi i medici e gli infer-
mieri, che quasi sempre lavoravano in situazioni di emergenza
e durante le battaglie non erano in grado di poter curare tutti i
feriti, nonostante laiuto importante che fornivano loro le dieci-
mila crocerossine.
Carovana in movimento
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Colpo di scenaCronologia degli avvenimenti pi importanti
della Prima Guerra Mondiale
Fine luglio, primi di agosto 1914: scoppia la guerra in
Europa. LItalia resta neutrale.
26 aprile 1915: Patto di Londra.
LItalia si impegna ad entrare in guerra a fianco di Francia e
Inghilterra.
24 maggio 1915: lItalia inizia a combattere.
Il fronte italiano va dal
massiccio dellOrtles al
mare Adriatico passando
per Riva del Garda,
Rovereto, Folgaria, Asiago,
P a s s o
C i n q u e
Croci, Cortina, Tre Cime, Monte Peralba,
Monte Zermula, Pontebba, Monte Nero,
Gorizia, Monfalcone.
A capo dellesercito c il generale Luigi
Cadorna.
23 giugno - 7 luglio 1915: Prima battaglia
dellIsonzo.
Si combatte duramente, ma, al termine, le
posizioni restano come erano. 25.000 sono
per gli uomini fuori combattimento tra le
due parti, tra morti feriti e dispersi.
Articolo sullentratain guerra dellItalia
Luigi Cadorna
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18 luglio - 4 agosto 1915: Seconda battaglia
dellIsonzo.
Gli italiani riescono a conquistare una fascia di terreno
profonda da 200 a 600 metri. Per avanzare e per difendersi, i
due eserciti sacrificano circa 90.000 uomini.
18 ottobre - 4 novembre 1915: Terza battaglia dellIsonzo.
Due settimane di duri combattimenti lasciano sul terreno
110.000 uomini. Le posizioni dei due eserciti restano quelle che
erano allinizio.
10 novembre - 2 dicembre 1915: Quarta battaglia dellIsonzo.
Gli italiani riescono a conquistare il piccolo villaggio di
Oslavia. La battaglia mette per fuori combattimento comples-
sivamente 75.000 uomini.
11 - 19 marzo 1916: Quinta battaglia dellIsonzo.
Un contrattacco permette agli austriaci la riconquista del vil-
laggio di Oslavia. Il maltempo ostacola non poco lo svolgimen-
to delle operazioni militari, per cui la battaglia si esaurisce in
pochi giorni, senza nessun cambiamento territoriale e 11.000
uomini perduti complessivamente.
14 maggio - 16 giugno 1916: la Strafexpedition.
Strafexpedition, in tedesco vuol dire Spedizione punitiva
ed loffensiva che gli austriaci scatenano in Trentino contro le-
sercito italiano.
Gli austriaci riescono ad avan-
zare e vengono fermati soltanto
dopo un mese di violenti combatti-
menti, proprio allultimo momen-
to, quando ormai stanno per arri-
vare in pianura. Si assiste ad epi-
sodi di grande valore da ambedue
le parti, ma alla fine il costo in termini umani altissimo: com-
plessivamente, infatti, sono circa 121.000 gli uomini che resta-
no sul terreno.
Assalto austriaco
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29 giugno 1916: attacco con i gas nella zona del Monte S.
Michele.
Allalba del 29 giugno 1916, nella zona del Monte S. Michele,
approfittando delle condizioni meteorologiche favorevoli, gli
austriaci effettuano un attacco con i gas asfissianti causando
moltissimi morti.
4 - 16 agosto 1916: Sesta battaglia dellIsonzo.
Lesercito italiano dopo oltre un anno di tentativi riesce final-
mente ad entrare a Gorizia. Per la prima volta nella guerra il
Comando Supremo pu vantare una vittoria. Il costo comples-
sivo di questultima battaglia per molto alto. Pi di 90.000
uomini persi da entrambe le parti.
14 - 16 settembre 1916: Settima battaglia dellIsonzo.
Battaglia breve e terribile cui pone fine il maltempo. Non
prima per che siano messi fuori combattimento reciprocamen-
te 40.000 uomini.
9 - 12 ottobre 1916: Ottava battaglia dellIsonzo.
Lesercito italiano riesce ad ottenere un leggero avanzamento,
ma le perdite ammontano a 50.000 uomini complessivamente.
31 ottobre - 4 novembre 1916: Nona battaglia dellIsonzo.
Altro piccolo avanzamento italiano di qualche chilometro
nella zona del Carso. Il bilancio finale in termini di perdite
altissimo. Oltre 55.000 uomini.
6 aprile 1917: intervento in guerra degli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti allinizio della guerra avevano scelto la neutra-
lit, ma quando la marina tedesca scatena la guerra sottomari-
na contro tutte le navi dirette verso i porti nemici nel tentativo
di bloccare il flusso dei rifornimenti che dagli Stati Uniti diret-
to verso lEuropa, essi dichiarano guerra alla Germania e
allAustria-Ungheria.
12 maggio - 6 giugno 1917: Decima battaglia dellIsonzo.
Anche gli italiani usano le bombe a gas ma le conquiste otte-
nute sono marginali: 187.000 uomini le perdite complessive.
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10 giugno - 25 giugno 1917: Battaglia del Monte
Ortigara.
Cadorna cerca di riconquistare almeno in parte le posizioni
perdute.
I combattimenti pi violenti si concentrano attorno al monte
Ortigara, che viene riconquistato e poi perso. In sostanza non si
ottiene nulla, ma sul terreno restano 36.000 uomini, soprattut-
to alpini.
15 - 16 luglio 1917: ammutinamento di Santa Maria La
Longa. In una caserma di un villaggio vicino a Udine, S. Maria
La Longa, un gran numero di soldati si rifiuta di partire per il
fronte.
Si tratta di una rivolta in piena regola che dura tutta la
notte.
1 agosto 1917: intervento del papa.
Il Papa Benedetto XV in una Nota ai capi dei popoli bellige-
ranti chiede lavvio di trattative di pace e definisce la guerra
una inutile strage. Il suo appello resta inascoltato.
18 agosto - 15 settembre 1917: Undicesima battaglia
dellIsonzo.
Gli italiani conquistano laltipiano della Bainsizza e avanza-
no di ben 7 chilometri sul Carso. Si tratta di uno dei risultati pi
eclatanti di tutta la guerra. Ancora una volta, per, la vittoria
non decisiva e soprattutto costa ai due contendenti 245.000
uomini, sempre tra morti, feriti e dispersi.
Estate 1917: tumulti popolari in varie citt dItalia.
Si scatena una serie di proteste contro la guerra a cui pren-
dono parte soprattutto le donne, visto che molti uomini sono al
fronte. Le manifestazioni pi violente avvengono a Torino in
agosto.
Ci vogliono quattro giorni perch la situazione si calmi e
deve intervenire lesercito che spara sulla gente anche con le
mitragliatrici.
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24 ottobre 1917: Caporetto.
Il 24 ottobre 1917 a Caporetto
(oggi Kobarid, in Slovenia) leser-
cito italiano subisce una delle pi
gravi sconfitte di tutta la sua sto-
ria. Per limpreparazione dei
nostri comandi il fronte sfonda-
to in breve tempo e austriaci e
tedeschi dilagano.
Lesercito italiano deve ritirarsi in un caos indescrivibile.
Il bilancio finale pesantissimo. I morti italiani sono 10.000,
i feriti 30.000, i prigionieri 300.000.
Novembre 1917: la Rivoluzione in Russia.
Le sconfitte subite dalla Russia causano una rivoluzione
popolare che porta al potere il Partito Comunista.
Immediatamente dopo la Russia si ritira dalla guerra.
6 novembre 1917: il Capo Supremo dellesercito, il generale
Cadorna, destituito per le sue responsabilit nella sconfitta di
Caporetto. Al suo posto viene nominato il generale Armando
Diaz, che attua subito una serie di misure per consentire alle-
sercito italiano di superare la crisi.
15 - 21 giugno 1918: Battaglia del Solstizio.
Lesercito italiano resiste allultimo grande sforzo degli
austriaci che attaccano per passare il Piave. Vengono cos poste
le basi per la vittoria finale, anche perch questa volta la mag-
gior parte delle perdite austriaca: circa 200.000 uomini tra
morti e feriti, mentre gli italiani ebbero 84.000 morti.
24 ottobre 1918: Battaglia di Vittorio Veneto.
Il 24 ottobre 1918 lesercito italiano attacca a Vittorio Veneto
e riesce a sconfiggere definitivamente gli austriaci. Il 4 novem-
bre 1918 viene firmato larmistizio e il generale Diaz pu emet-
tere il bollettino finale della guerra, riprodotto in mille lapidi in
tutte le citt dItalia.
Ritirata da Caporetto
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Indice
1 In citt
2 La borsa
3 Gli uomini in nero
4 In treno
5 Beppino e padre Tommaso
6 Tornano gli uomini in nero
7 Al lavoro
8 Sul monte San Michele
9 I soldati raccontano
10 Il generale
11 Alla stazione
12 Caporetto
13 Fucilazione
14 Il ponte sul Tagliamento
15 Prigionieri
16 Gli austriaci
17 Frate Joseph
18 Un incontro felice
19 La Casa dellArcobaleno
5
10
13
18
21
25
28
34
39
46
50
55
60
65
71
78
84
88
92
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Ciak... si gir
a
Ciak... si gira
- Panoramica: Uno sguardo sulla Prima Guerra Mondiale
- Zoom: Un nuovo modo di combattere
- Colpo di scena: Cronologia degli avvenimenti piimportanti della Prima Guerra Mondiale
- Dettaglio: Lesercito italiano
- Primo piano: Il lavoro delle donne e dei ragazzi
- Interpreti principali: I protagonistidella Prima Guerra Mondiale
- Interni ed Esterni: I luoghi della Prima Guerra Mondiale
- Sceneggiatura: La letteratura sullaPrima Guerra Mondiale
- Colonna sonora
- The end: Le conseguenze della guerra nel mondo
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Indice fotografico- Lassassinio di Sarajevo
- Corteo interventista
- Giovanni Giolitti
- Shrapnels
- Mitragliatrice
- Carro armato
- Vita di trincea
- Carovana in movimento
- Articolo sullentrata in guerra dellItalia
- Luigi Cadorna
- Assalto austriaco
- Ritirata da Caporetto
- Bollettino finale di guerra
- Elmetto di metallo
- Trincea
- Partenza dei soldati italiani
- Cartolina di fine guerra
- Manifesto bellico
- Manifesto bellico
- Officine meccaniche Breda
- Bambini al lavoro
- Cesare Battisti
- Francesco Baracca
- Altare della Patria
- Gabriele DAnnunzio
- Carlo Emilio Gadda
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Titoli pubblicati
MEDIOEVO
Luciano Nardelli - I Cavalieri della Quinta Luna
RINASCIMENTO
Sofia Gallo - Sii forte, Adelasia
SCOPERTE GEOGRAFICHE
Luciano Marasca - Da un altro mondo
ILLUMINISMO
Elisabetta Marchetti - Il mistero dellEnciclopedia
RISORGIMENTO
Annamaria Piccione - Niente campana per Cunebardo
PRIMA GUERRA MONDIALE
Marco Tomatis - Lorenzo e la Grande Guerra
FASCISMO
Roberta Fasanotti - Il fascismo dalla mia finestra
SECONDA GUERRA MONDIALE
Rossana Guarnieri - Bombe e sofferenza
PROBLEMI DI OGGI (sbarchi di clandestini)
Claudio Elliott - Il barcone della speranza
Collana di Narrativa StoricaScuola secondaria di primo grado
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Ciak... si gir
a
Lorenzoe
la
Grande
Guerra
Titoli pubblicati
Maria Mazzei - Il piccolo Cyrano
Nandina Muzzi - Un tipo poco raccomandabile
Nardelli, Mazzei - Storie di avventure e di amori
Luciano Nardelli - Lo scudo di Tranis
Loredana Frescura - La banda dei Vermi
Daniela Simonini - Chi ha paura della matematica?
Beppe Forti - Il tesoro di Thera
Miguel De Cervantes - Don Chisciotte della Mancia
Marco Polo - Il Milione
Daniel Defoe - Robinson Crusoe
Charles Dickens - Canto di Natale
Mark Twain - Le avventure di Tom Sawyer
Tiziana Ortelli - Il sottopassaggio
Nadia Vittori - Lapo, pellegrino romeo
Paola Valente - Suore da corsa
Paolo Marenghi - Ragazzi in guerra: paura e coraggio
Marco Tomatis - La crociata di Margherita
Luciano Nardelli - Locchio del deserto
Elena Frontaloni - Nel mondo dei miti greci
Annarita Verzola - Il mistero dellaltopiano
Elena Frontaloni - Le novelle di Verga
Loredana Frescura - La rospa, limbranato e la fata
Antonella Sacco - Un evento memorabile
Maurizio Giannini - Lenigma di pagina 100
Giuliana Facchini - Perduti fra le montagne
Collana Il Mulino a Vento Scuola secondaria di primo grado
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