Lorenzo e la Grande Guerra

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Marco Tomatis (autore)

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Marco Tomatis (autore)

Questo libro è ambientato a Torino nell’autunno del 1917. Il protagonista si

chiama Lorenzo. È un bambino di undici anni, vive con la sorellina di tre anni e

con la madre che lavorava nella Fiat. Suo padre era in guerra come tutti gli

uomini italiani in quel periodo storico. Un giorno due signori vestiti di nero

persero una borsa, contenente diecimila lire, la quale fu trovata da Lorenzo. A

quel tempo trovare diecimila lire era come essere ricchi, perché erano davvero

tanti soldi. Ora invece diecimila lire non valgono nulla. Quando Lorenzo prese la

borsa vide due signori vestiti di nero, che lo stavano seguendo. Decise, quindi, di

scappare. Salì su un treno e cercò di nascondersi sotto la paglia, poi si

addormentò. Si svegliò in un luogo di guerra, appena scese era un po’

disorientato. Dopo aver iniziato a lavorare venne rapito. Dopo essere stato

liberato, padre Joseph lo portò alla casa Arcobaleno, dove trovò sua madre e sua

sorella e le abbracciò.

Secondo Lorenzo la Guerra è una cosa inutile, perché le cause che l’avevano

determinata, si potevano risolvere senza spargimento di sangue. Dal nostro punto

di vista, la guerra si poteva evitare, poiché non ha risolto nulla, ma ha causato la

morte di migliaia di persone.

Un soldato nemico, in guerra, è solo una persona

che combatte per la sua patria

Quando si è in guerra ti insegnano ad odiare il nemico perché è

la persona che devi distruggere. I soldati non sono consapevoli di

quello che stanno facendo. Pensano di fare la cosa giusta. Ritengono che, concluso il

conflitto, saranno fieri di loro poiché hanno combattuto per la propria patria.

Durante la guerra le donne e i minori erano costretti a lavorare. Le donne si

dividevano tra le cure della casa e dei figli e il loro lavoro in fabbrica. I ragazzi

tra gli 11 e i 18 anni si arruolavano nell’esercito per lavorare nelle retrovie.

Questa responsabilità li faceva crescere più in fretta.

NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

LA GRANDE GUERRA

La Grande Guerra fu lo scontro armato che implicò le principali potenze

mondiali e molti altri paesi tra l’estate del 1914 e la fine del 1918.

Il nome iniziale, che le avevano dato i contemporanei, era “guerra

europea”, venne poi cambiato in “guerra mondiale” o “Grande Guerra”

quando, vennero coinvolte anche le colonie dell’impero britannico e altri

Paesi extraeuropei come gli Stati Uniti d’America e l’impero giapponese.

Il conflitto iniziò il 28 luglio 1914, quando l’impero austro-ungarico

dichiarò guerra al Regno di Serbia a causa dell’assassinio dell’arciduca

Francesco Ferdinando e di sua moglie a opera di Gavrilo Princip,

studente serbo. Gavrilo Princip

Arciduca Francesco Ferdinando e sua

moglie

Quando i Tedeschi occuparono il Belgio e arrivarono nella Francia nord-orientale, i Francesi erano

praticamente assediati. Solo alla fine si ripresero, mettendo fine alla guerra-lampo trasformandola in una

guerra di trincea.

4. La linea tratteggiata

indica il piano tedesco

della guerra-lampo:

entrare a Parigi e

prendere alle spalle

l’esercito francese

schierato lungo il

confine.

3. I Tedeschi

arrivano a soli 25

km. Da Parigi.

1. Passando dal

Belgio (neutrale) i

Tedeschi non

incontrano

resistenza.

2. La linea di difesa

della Francia corre

solo lungo il confine

con la Germania.

5. Questa freccia

indica l’evento che

fece fallire la

guerra-lampo

tedesca: alcune

divisioni dovettero

lasciare il Fronte

occidentale (contro

la Francia) per

accorrere sul fronte

orientale (contro la

Russia).

6. La partenza di alcune

divisioni tedesche per la Russia

diede ai Francesi il tempo di

spostarsi sulle rive del fiume

Marna e di bloccare i Tedeschi.

La guerra durò altri quattro anni. Si concluse con la battaglia di Vittorio Veneto, iniziata il 24 ottobre 1918

e terminata il 4 novembre 1918 con l’armistizio firmato da Italia e Austria.

CHE COS’È

La propaganda, si dice, è vecchia quanto il mondo e si dava da fare per arrivare al popolo.

Propaganda è una parola al “femminile” ed è un termine che conferma la regola che “è l’uomo che

propone, ma è la donna che dispone”.

La propaganda serve a disseminare idee e informazioni; essa presenta i fatti in modo selettivo, anche a

costo di mentire.

Con la Prima Guerra Mondiale si può assistere a un’attività propagandistica nella quale la materia

principale è la componente storica.

La propaganda nella Prima Guerra Mondiale fu dipendente dal livello politico del Paese.

Nel Regno Unito e negli Stati Uniti d’ America si ebbe la maggior percentuale di azioni

propagandistiche.

In Italia, gli interventisti dicevano che la guerra era una “guerra giusta”; anche se buona parte della

popolazione era neutralista.

Furono le manifestazioni degli interventisti a diffondere in Italia il pensiero che, se non avessero

partecipato alla guerra, non avrebbero potuto rivendicare le terre che un tempo erano italiane e che poi

furono “strappate” dall’Austria.

Furono quindi gli interventisti a convincere l’Italia ad entrare in guerra il 24 maggio 1915.

…COME NUOVA ARMA

Durante la Grande Guerra la propaganda aveva lo scopo di tenere

alto il morale dei soldati e della gente comune, pur mentendo.

La percentuale di azioni propagandistiche in Italia, si alzò dopo

Caporetto, si trattava, infatti, di infondere nuovamente fiducia, a

causa della terribile sconfitta.

Cominciarono ad essere stampati: cartoline, manifesti, opuscoli, libri

e giornali.

Furono molto importanti i giornali di trincea, che erano distribuiti

tra i combattenti.

Il nome dei giornali era legato agli eserciti, come: “Il giornale del

soldato” o “La trincea”, ed erano distribuiti in zone ben precise del

fronte.

I testi erano semplici perché i soldati non sapevano né leggere né

scrivere.

Vennero nominati presso l’esercito degli ufficiali che si occupavano

di migliorare lo stato d’animo dei soldati, controllando il cibo e le

condizioni di vita (ad esempio: impiantando campi sportivi e

diffondendo spettacoli cinematografici e teatrali).

Vennero diffusi quotidiani molti famosi come il “Corriere della

Sera” e sugli articoli, il controllo della censura era notevole.

La propaganda fu rivolta persino a quello che veniva chiamato il

“fronte interno”, ovvero la gente comune. Bisognava convincere tutti

che i sacrifici che la guerra richiedeva erano utili, che il nemico era

cattivo e che la guerra sarebbe stata vinta, anche se ognuno doveva

offrire il proprio contributo persino nelle piccole cose.

Il generale Luigi Cadorna, comandate

dell’ esercito italiano tentò una serie di

attacchi che fallirono, allora schierò le truppe

lungo il fiume Isonzo, sull’altopiano del

Carso, dove si svolse la guerra di trincea.

Tra il 24 ottobre e il 12 novembre 1917 le

truppe esauste furono travolte dall’esercito

austro-tedesco che sfondò le linee italiane a

Caporetto.

La disfatta di Caporetto suscitò

un’impressione sconvolgente nell’opinione

pubblica italiana.

Il generale Cadorna fu sostituito dal generale

Armando Diaz che risollevò il morale

dell’esercito italiano. Grazie a Diaz, i soldati

sentivano di dover combattere per uno scopo:

difendere la patria.

Il Mark I fu il primo carro armato, sviluppato dal

Regno Unito. I primi esemplari entrarono in

servizio sul Fronte Occidentale nel settembre

1916.

Sviluppato nel 1915, nasceva come strumento per

andare all’offensiva; inizialmente l’impiego del

Mark I non riportò successi significativi, perché

impiegato in piccole quantità.

Il modello di serie era identico al prototipo;

furono previste due varianti: maschio e femmina.

Il maschio aveva due cannoni e tre mitragliatori,

a cui ne fu aggiunto un quarto utilizzabile da

posizione frontale; mentre la femmina aveva

quattro mitragliatrici raffreddate ad acqua, più

due cannoni e risultò più leggero di quasi una

tonnellata.

I cingoli erano costituiti da 90 maglie e il motore

era un sei cilindri raffreddato ad acqua.

Il FIAT 2000 fu il primo carro armato progettato e

realizzato dall’Italia. Pesava quaranta tonnellate,

infatti, fu il mezzo più pesante prodotto durante il

primo conflitto mondiale. La FIAT ne iniziò la

costruzione nella metà del 1916 su ordine dei vertici

militari. Il prototipo venne presentato alle autorità

militari il 17 giugno 1917: la meccanica era quella

definita, ma la corazzatura e l’armamento vennero

migliorati nei mesi successivi; era dotato di un cannone

in torretta troncoconica, di quattro mitragliatrici e di

grandi feritoie non scudate.

Nel 1918 venne realizzato il secondo carro, ma verso la

fina della guerra si perse l’interesse per i mezzi

corazzati che poi andarono dispersi.

Il cannone da campagna è un tipo

di artiglieria progettata per

fornire il supporto in battaglia.

Durante la prima guerra

mondiale il cannone da

campagna fu ampiamente

utilizzato e, siccome, era facile da

spostare veniva classificato come

cannone da campo “leggero”.

La Grande Guerra iniziò come combattimenti di movimenti (cioè di conquista e avanzamento) e diventò una guerra

di posizione (cioè combattuta nelle trincee)

Che cosa sono le trincee? La trincea è uno stretto fossato scavato per circa due metri di profondità e altrettanti di larghezza che si estende per

diversi chilometri lungo il territorio di guerra.

La vita in trincea fu molto difficile e precaria: la maggior parte dei soldati al fronte si ammalò a causa del freddo,

per l'assenza di ripari, per la completa mancanza di igiene personale per diverse settimane, per il cibo mal

conservato e consumato in mezzo alla sporcizia assoluta e infine per la mancanza di latrine.

Tra le malattie più diffuse negli anni della guerra ci furono il tifo, il colera e la dissenteria. Inoltre molti soldati

contrassero patologie legate alle vie respiratorie (basti immaginare un soldato zuppo d'acqua sul Carso sferzato

dal gelido vento di bora o un alpino a 2000 metri di altitudine). È stato calcolato che tra gli Italiani almeno 100 mila

uomini morirono per malattia. Nel 1918, come se non bastasse, giunse in Europa la terribile epidemia

dell'influenza "Spagnola" che decimò l'intera popolazione (anche quella civile).

Inoltre molti soldati al fronte, minacciati costantemente dalla morte, contrassero malattie psichiche dovute ai lunghi

periodi passati sul fronte. Chiunque fosse schierato in prima linea era consapevole che, in qualsiasi momento,

sarebbe potuto morire: i bombardamenti dell'artiglieria nemica furono incessanti ed i cecchini non mancavano mai

di vigilare e di sparare sugli obiettivi. Anche un solo gesto imprudente, come alzarsi dalla trincea o accendere una

sigaretta, poteva costare la vita ad un soldato, per cui si diffonde tra i soldati il sentimento della precarietà e della

fugacità della vita soprattutto tra i giovani che non riescono a progettare il loro futuro.

La vista costante di cadaveri non aiutava certo a migliorare la situazione resa ancora più tragica dal duro

atteggiamento tenuto dagli ufficiali. Ogni battaglia, come si legge in molti diari dei protagonisti, era attesa con un

silenzio irreale. Privati della possibilità di ribellarsi, i soldati uscivano dalle trincee rassegnati e alle volte in lacrime

sapendo che, chiunque avesse esitato, sarebbe stato punito.

Fu in questi anni che nacque l'espressione "Scemo di guerra" per indicare tutti quegli uomini che, durante o dopo la

Grande Guerra, furono colpiti da patologia mentale.

Andare all’assalto

Nel libro Lorenzo e la grande guerra si legge:

-Esci dalla trincea, dove più o meno stai riparato, e vai verso quella nemica per cercare di conquistarla.

Cercando di passare dove l’artiglieria ha distrutto i reticolati, se ci è riuscita. Solo che gli austriaci non sono

scemi. I buchi li vedono anche loro e allora sparano dove i soldati si ammucchiano per passare.

-E se invece i varchi nei reticolati non ci sono devi cercare di farli tu con le pinze tagliafili. Sotto il fuoco

delle mitragliatrici.

-Io spero di non andarci mai più. O di andarci il più tardi possibile. Ero al Podgora: la nostra artiglieria

avrebbe dovuto aprirci i varchi nei reticolati a cannonate, ma non ci è riuscita, e della mia compagnia siamo

tornati in dietro meno della metà.

-A me è capitato di andare all’ assalto correndo sui corpi dei compagni morti.

L’alimentazione nelle trincee

Un grande problema durante la Grande Guerra fu quello dell’alimentazione; le famiglie sono state

vittime di carestie, epidemie e malattie gravi (come la pellagra). Anche il pasto dei soldati diventava

sempre più scadente.

La scarsa qualità del cibo era condizionata dalla scelta di cucinarlo nelle retrovie e nella notte

trasportarlo verso le trincee.

In questo modo la pasta o il riso messi nei grandi pentoloni arrivavano in trincea simili a della colla.

Anche la scelta di scaldare il cibo una seconda volta peggiorava la situazione rendendolo immangiabile.

Un altro problema era la razione di cibo da distribuire ai soldati. L’esercito italiano dava ai suoi uomini:

•600 grammi di pane,

•100 grammi di carne e pasta,

• frutta e verdura ( a volte), un quarto di vino e del caffè.

L’acqua potabile era un grosso problema e pochissime volte superava il mezzo litro al giorno.

Prima degli assalti venivano distribuite anche delle dosi più consistenti di cibo come:

•gallette,

•scatole di carne,

•cioccolato e liquori.

Oggi in diversi musei si possono ammirare i contenitori di metallo che contenevano 220 grammi di carne

o di alici sott’ olio e frutta candita. Ogni scatola era decorata con motti patriottici come “Savoia!” o

“Antipasto finissimo Trento e Trieste”

CLASSE 2^B

“E. P. PRANDONI”