Lorenzo e la Grande Guerra

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Un racconto al tempo della Prima Guerra Mondiale Marco Tomatis con notizie e curiosità storiche Lorenzo e la Grande Guerra

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La Prima Guerra MondialeLa durezza e la miseria della guerra rivissute attraverso gli occhi di un ragazzo undicenne.ContenutoTorino, autunno 1917.Mentre infuriano i tumulti di protesta contro la guerra, Lorenzo, un ragazzo di undici anni, si scontra con un uomo a cui cade una misteriosa borsa. Il ragazzo la afferra e, inseguito dalla polizia, fugge su un treno diretto al fronte.Lorenzo si ritrova, dapprima, sul Carso, vicino ai soldati in trincea, poi viene coinvolto nella disastrosa ritirata dell’esercito dopo la sconfitta di Caporetto.Verrà così a contatto con la durezza e la miseria della guerra, terribile per tutti, amici e nemici, italiani e austriaci, militari e civili. E capirà che l’onore e la crudeltà, come il fanatismo e la comprensione, non dipendono dalla bandiera, dalla lingua che si parla e dall’esercito in cui si combatte.Argomenti da sviluppare• Le motivazioni che spingono il protagonista al furto: positive e/o negative• L’inutilità e l’ingiustizia della guerra: un meccanismo perverso di cui fanno le spese soprattutto le persone più deboli• Un soldato anche nemico, in guerra, è solo una persona umana che combatte per la sua Patria• Distruzione, fame e miseria, conseguenti la guerra• Lavoro delle donne e dei minori• La pietà verso i feriti, a prescindere dalla nazionalità cui essi appartengono• Sprezzo per la vita umana in nome di una guerra assurda• L’importanza dell’amicizia e della comprensione per superare momenti difficili come la lontananza dagli affetti familiari• Le scoperte e le invenzioni degli scienziati messi al servizio dell’umanità: aspetti positivi e/o negativi• La speranza di ricostruire un mondo migliore alla fine della guerraPercorsi storici• La propaganda sulla guerra nei regimi totalitari visti dagli scrittori del ’900• I poeti “cantano” la guerra• Canti sulla Prima Guerra Mondiale• Scienza e tecnica al servizio della guerraMarco TomatisÈ nato e vive in provincia di Cuneo, dove ha insegnato in una scuola secondaria di primo grado.Ha pubblicato numerosi libri di narrativa per ragazzi vincendo diversi premi letterari. Ha lavorato per anni come sceneggiatore di fumetti.

Transcript of Lorenzo e la Grande Guerra

  • I SBN 978-88-472-1141-4

    9 7 8 8 8 4 7 2 1 1 4 1 4

    Questo volume sprovvisto del talloncinoa fronte da considerarsi copia diSAGGIO-CAMPIONE, GRATUITO, fuoricommercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n 633, art. 2 lett. d).

    Lorenzo e la G

    rande Guerra

    Titoli pubblicati

    MEDIOEVO Luciano Nardelli

    I Cavalieri della Quinta Luna

    RINASCIMENTO Sofia Gallo

    Sii forte, Adelasia

    SCOPERTE GEOGRAFICHE Luciano Marasca

    Da un altro mondo

    ILLUMINISMO Elisabetta Marchetti

    Il mistero dellEnciclopedia

    RISORGIMENTO Annamaria Piccione

    Niente campana per Cunebardo

    PRIMAGUERRA MONDIALE Marco Tomatis

    Lorenzo e la Grande Guerra

    FASCISMO Roberta Fasanotti

    Il fascismo dalla mia finestra

    SECONDAGUERRA MONDIALE Rossana Guarnieri

    Bombe e sofferenza

    PROBLEMI DI OGGI(sbarchi di clandestini) Claudio Elliott

    Il barcone della speranza

    Torino, autunno 1917.

    Mentre infuriano i tumulti di protesta contro la guerra,Lorenzo, un ragazzo di undici anni, si scontra con unuomo a cui cade una misteriosa borsa. Il ragazzo la affer-ra e, inseguito dalla polizia, fugge su un treno diretto alfronte.Lorenzo si ritrova dapprima sul Carso, vicino ai soldatiin trincea, poi viene coinvolto nella disastrosa ritiratadellesercito dopo la sconfitta di Caporetto.Verr cos a contatto con la durezza e la miseria dellaguerra, terribile per tutti, amici e nemici, italiani eaustriaci, militari e civili. E capir che lonore e lacrudelt, come il fanatismo e la comprensione, nondipendono dalla bandiera, dalla lingua che si parla e dal-lesercito in cui si combatte.

    Marco Tomatis nato e vive in provincia di Cuneo, dove hainsegnato in una scuola secondaria di primo grado.

    Ha pubblicato numerosi libri di narrativa per ragazzi, vincendo diversipremi letterari. Ha lavorato per anni come sceneggiatore di fumetti.

    Ciak... si gir

    a

    Ciak... si gira

    UNO SGUARDOSULLA PRIMA

    GUERRAMONDIALE

    Un racconto al tempodella Prima Guerra Mondiale

    Marco Tomatis

    con not iz i e e cur io s i t s tor i cheA8,80

    Lorenzo ela Grande Guerra

    Lorenzo e la Grande Guerra

    MARCO TOM

    ATIS

    ISBN 978-88-472-1141-4

    Copertina:Layout 1 17-12-2007 14:11 Pagina 1

  • Copertina:Layout 1 17-12-2007 14:12 Pagina 2

  • Al tempo dellaPrima

    Guerra Mondiale

    Collana di narrat iva s tor icadiret ta da

    Luigino Quares ima

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  • assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.

    Ia Edizione 2008

    Ristampa

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    Tutti i diritti sono riservati

    2008

    E. Mail: [email protected]

    http://www.raffaelloeditrice.itPrinted in Italy

    Direttore di collana: Luigino QuaresimaRedazione: Emanuele RaminiProgetto Grafico e Impaginazione: Letizia FavilloCopertina: Letizia Favillo

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  • Marco Tomatis

    Lorenzoe la Grande Guerra

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  • Torino, fine settembre 1917

    Lorenzo Bramati usc di casa guardandosi attorno e strin-gendosi nella giacchetta militare che la mamma gli aveva com-

    prato per pochi soldi su una bancarella del Balon, il mercato

    delle pulci di Torino.

    Quella giacca gli piaceva, lo faceva quasi assomigliare a un

    soldato, anche perch era molto alto per i suoi undici anni.

    Il gesto per fu inutile. Il vento, scendendo dalle Alpi, spazza-

    va gelido Corso Vittorio e lo fece rabbrividire nella pallida luce

    del sole che stava per tramontare.

    Lorenzo sent una manina tiepida afferrare fiduciosa la sua.

    Si gir e sorrise a Valentina, sua sorella, tre anni compiuti, quasi

    quattro.

    - Andiamo da mamma? - gli disse.

    Il ragazzo si sent pieno di tenerezza per la sorellina: lo sape-

    va benissimo che stavano andando incontro alla mamma e evi-

    dentemente la piccola aveva solo desiderio di parlargli, di senti-

    re la sua voce. Le strinse la mano con dolcezza e le rispose:

    - Certo! E poi andiamo ad aiutarla a fare la spesa.

    - Far le patate fritte stasera?

    Lorenzo scroll la testa come per togliersi ogni illusione. Da

    un po di tempo non le mangiava. Le patate cerano, poche ma

    cerano, ma mancava lolio per friggerle. Troppo caro, anche se

    quello era giorno di paga.

    Tutti i sabati Lorenzo e Valentina andavano ad aspettare la

    5

    Capitolo 1

    In citt

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  • mamma ai cancelli della Fiat, dove lei lavorava, perch in quel

    giorno di solito faceva la spesa per la settimana e aveva bisogno

    di aiuto per portare tutto a casa.

    Andavano al mercato di Porta Palazzo, dove la roba costava

    meno. Una spesa povera: patate, porri, rape, cavoli, fagioli, qual-

    che volta anche una gallina da fare lessa per la domenica e

    magari qualche dolcino.

    Prima, erano solo due anni fa ma sembrava la preistoria,

    veniva anche pap. Adesso, invece, come troppi altri padri,

    mariti, fratelli e fidanzati, era in guerra. Una guerra lontana, di

    cui Lorenzo non capiva nulla, in luoghi che lui non aveva mai

    sentito nominare ma che in poco tempo gli erano diventati tri-

    stemente celebri: Carso, Pasubio, Isonzo, Altipiano di Asiago,

    Ortigara... Adesso sapeva benissimo dove si trovavano perch

    tutte le mattine il maestro, a scuola, prima di cominciare la

    lezione, faceva dire una preghiera per i valorosi soldati italiani

    che combattevano eroicamente per la Patria.

    Cera una cartina appesa alla parete dellaula, su cui le zone

    di guerra erano segnalate da una fila serpeggiante di bandierine

    tricolori infilate su uno spillo. Ogni tanto il maestro, consultan-

    do il giornale, le spostava leggermente verso il bordo destro.

    Mai pi di un centimetro, per.

    Lorenzo si chiedeva dove sarebbero dovute arrivare le ban-

    dierine perch la guerra finisse e il pap tornasse finalmente a

    casa. Carico di gloria e di onore, ripeteva in continuazione il

    maestro.

    Pochi giorni prima, il maestro aveva spostato le bandierine,

    che da giugno non toccava pi, di parecchi millimetri e aveva par-

    lato di una grande vittoria in un altro di quei luoghi che lui non

    aveva mai sentito nominare prima. Laltipiano della della

    ecco, della Bainsizza gli sembrava di ricordare.

    Poi il maestro aveva nuovamente parlato per mezzora della

    gloria conquistata dai soldati.

    Capitolo 1

    6

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  • Lorenzo non sapeva che cosa fosse questa gloria per cui suo

    padre stava combattendo. Sapeva solo che era partito pi di due

    anni prima, nel maggio del 1915, e che da allora laveva visto una

    volta sola, un anno dopo, quando era tornato a casa per la licen-

    za di Natale.

    Lo aveva trovato stanco, con poca voglia di giocare con lui e

    con lo sguardo triste. Aveva trascorso le ore accanto alla stufa

    guardando le fiamme e parlando fitto fitto con la mamma, fino

    a quando lei non lo aveva abbracciato.

    I suoi occhi erano rossi, come di pianto.

    Ma questo a Lorenzo non sembrava possibile. Gli uomini non

    piangono. Specialmente, poi, non piangono i pap. E soprattut-

    to, dicevano tutti, non piangono i soldati che combattono meri-

    tandosi di essere chiamati eroi.

    Lorenzo non sapeva neanche che faccia avesse un eroe, ma

    sicuramente non doveva avere quella di Pietro Grimaldi, il loro

    vicino di casa, che era tornato senza una gamba e passava la

    giornata seduto sul balcone ad imprecare contro la guerra e con-

    tro quei porci, cos diceva, che lavevano voluta.

    La mamma tutte le volte lo guardava quasi con spavento. E,

    anche se non diceva niente, gli occhi le si riempivano di lacrime.

    Per fortuna, pensava Lorenzo, lei era quasi tutto il giorno

    fuori: usciva al mattino e rientrava alla sera. Come tante altre

    donne lavorava alla Fiat perch gli uomini erano tutti in guerra.

    Quasi, perch di uomini alla Fiat ce ne erano tanti: qualcuno li

    chiamava imboscati.

    Lorenzo non sapeva bene cosa volesse dire, fino a quando la

    mamma non glielaveva spiegato: imboscati erano gli uomini

    che, pur potendolo fare, non andavano in guerra. Qualcuno li

    chiamava anche vigliacchi .

    Girava tra la gente una canzonetta, glielaveva cantata anche

    il pap in uno dei pochi momenti in cui aveva riso e giocato con

    lui.

    In citt

    7

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  • Da Cividale a Udine ci stanno gli imboscati

    hanno gambali lucidi e capelli profumati.

    Il maestro, per, diceva sempre che tutti collaboravano per

    vincere la guerra e che quegli uomini erano indispensabili per

    costruire e far funzionare le macchine, i camion e le armi con

    cui i soldati combattevano. Stavano a casa o nelle retrovie, sem-

    plicemente perch sapevano fare cose che altri non erano in

    grado di fare.

    Lorenzo, per, ultimamente aveva cominciato a sospettare

    che il maestro dicesse cos perch anche suo figlio lavorava alla

    Fiat. E non capiva perch suo pap era partito lasciando la

    moglie e due figli a casa, mentre il figlio del maestro, che era pi

    giovane e non era nemmeno sposato, fosse rimasto a Torino.

    Non capiva nemmeno perch il figlio del maestro si vedesse

    sempre in giro con amici e donne, mentre suo padre gli aveva

    detto che i soldati in licenza avevano lordine di non entrare nei

    caff e di non farsi vedere in strada con donne che non fossero

    parenti strette.

    - Mamma! - url ad un tratto la sua sorellina.

    Lorenzo la sent sfuggirgli di mano e la vide correre verso una

    figura che era appena apparsa allangolo dellisolato.

    Era proprio lei: la mamma, negli abiti da lavoro che sapeva-

    no dolio e di grasso, le mani sempre pi simili a quelle di pap,

    uno sbaffo nero sulla faccia.

    Nello stesso momento Lorenzo sent delle voci, prima indi-

    stinte, poi sempre pi chiare.

    - Vogliamo pane! Vogliamo pane!

    - Abbasso la guerra!

    - A Natale tutti a casa!

    - Abbasso la guerra! Abbasso la guerra!

    Le urla scomposte gli arrivarono alle orecchie allimprovviso.

    Un attimo dopo cap. Dal fondo del corso stava avanzando

    Capitolo 1

    8

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  • verso di loro un corteo, una lunga fila di persone. Uno dei tanti

    cortei che ogni tanto percorrevano la citt per protestare contro

    la fame e la povert causate dalla guerra.

    Il corteo in un attimo fu alla sua altezza. Lorenzo si scost

    per non essere travolto e si addoss al muro.

    - Lorenzo! Stai attento! Vieni qua!

    Sent la voce della mamma, ma non riusc a vederla, tra tutte

    quelle braccia e quelle gambe.

    - Sono qui! Mamma! Sono qui!

    Non riusc quasi a sentire la sua voce. Allora si guard attor-

    no, cercando di passare tra la folla che sfilava accanto a lui.

    Capiva quelle persone, le capiva a fondo: la guerra durava

    ormai da pi di due anni e la gente sopportava sempre meno le

    ristrettezze e la fame.

    La loro famiglia, per certi versi, era fortunata. La mamma lavo-

    rava e guadagnava abbastanza per dare da mangiare a tutti; i

    nonni, i genitori di pap, abitavano in campagna e ogni tanto arri-

    vavano con burro, salami e magari un coniglio da fare al forno.

    Ma cera un sacco di gente che non aveva i soldi nemmeno per

    il pane.

    - Lorenzo! Dove sei?

    Ancora la voce della mamma. Pi lontana.

    - Sono qui - ripet lui.

    Poi si accorse che la cosa migliore da fare era lasciar passare

    il corteo e tornare a casa tranquillamente da solo. La spesa

    avrebbero anche potuta farla pi tardi o al massimo lindomani

    mattina, anche se ci avrebbe voluto dire alzarsi prima.

    Altre voci, pi allarmate, gli giunsero per in quel momento

    allorecchio.

    - I soldati!

    - Scappate! Scappate!

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  • Se fino a quel momento Lorenzo non si era spaventato,improvvisamente ebbe paura. La gente cess di marciare lenta-

    mente e compostamente e cominci a correre disordinatamente

    qua e l.

    Poi Lorenzo ud distintamente unesplosione.

    Poi unaltra.

    Spari. Dovevano essere spari.

    Si ritrov improvvisamente solo.

    Dallaltra parte della strada vide dei soldati: qualcuno a caval-

    lo, la maggior parte a piedi con i fucili imbracciati.

    La paura gli strinse la bocca dello stomaco.

    Si guard attorno.

    Era rimasto veramente solo. Anche la mamma era sparita.

    Sent un rumore, si gir e vide una cosa strana.

    A una decina di metri da lui era comparso un uomo di una

    certa et, elegantemente vestito e con una borsa di pelle in

    mano. Sembrava un avvocato o un medico. Si guardava attorno,

    come se stesse fuggendo da qualcuno o da qualcosa.

    Allimprovviso si udirono delle voci concitate.

    - Melli! Stai fermo l! Non ti muovere!

    Due uomini vestiti tutti di nero erano usciti dalle schiere dei

    soldati e stavano venendo verso di loro. In mano avevano degli

    oggetti anchessi neri. Lorenzo guard meglio: erano pistole e le

    stavano puntando verso quelluomo.

    Uno dei due uomini url nuovamente.

    - Melli! Non rendere tutto pi difficile. Fermati!

    10

    Capitolo 2

    La borsa

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  • Luomo non rispose e improvvisamente si mise a correre.

    Fece appena qualche passo. Risuon un colpo secco e Lorenzo

    quasi contemporaneamente lo vide cadere con un grido. La

    borsa gli sfugg dalle mani e scivol sul selciato fino ad arrivare

    davanti ai suoi piedi. Lurto la fece aprire: ne usc una manciata

    di biglietti di banca che svolazzarono prima di adagiarsi sul

    marciapiede.

    Lorenzo non riflett, ag distinto: prese la borsa, se la strinse

    al petto e cominci a correre verso langolo della strada. Non

    sapeva nemmeno lui perch lavesse presa. Invece no, lo sapeva

    benissimo: soldi! Dentro cerano dei soldi! E il denaro voleva

    dire legna per la stufa, vestiti pesanti per linverno e un po meno

    cavoli bolliti, fagioli e patate lesse appena condite con un po di

    sale, a colazione, pranzo e cena.

    - Fermati ragazzo! - sent dietro di s.

    - Lascia la borsa!

    I due uomini gli stavano urlando dietro.

    Non ascolt. Sent un bang e accanto a lui il muro sembr

    quasi esplodere in mille schegge che lo colpirono su un braccio.

    Gli avevano sparato!

    Aument la corsa e svolt langolo. Rallent alla ricerca di un

    portone o di un androne qualsiasi dove infilarsi. Avrebbe aperto

    la borsa, preso i soldi e sarebbe scappato verso casa.

    Non ci riusc. Sent ancora la voce dietro di s.

    - Fermati!

    Poi un altro scoppio e un sibilo accanto al suo orecchio: una

    pallottola laveva mancato di pochissimo.

    Si mise a correre disperatamente. A un centinaio di metri

    intravide la stazione di Porta Nuova. Doveva raggiungerla e cac-

    ciarsi in mezzo alla folla. Magari avrebbe corso tra i binari,

    facendo sparire le sue tracce.

    Inutile. I due correvano pi veloci di lui. E, come se non

    bastasse, si erano messi a urlare.

    La borsa

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  • - Al ladro!

    - Fermatelo! Fermatelo!

    Vide gente venire verso di s per sbarrargli il passo, poi...

    accadde limprevisto: un frate sbuc da un portone e si ferm

    dietro di lui, come sorpreso dallinseguimento.

    Con la coda dellocchio Lorenzo vide distintamente i due

    inseguitori franargli addosso e cadere per terra.

    Lattenzione della gente per qualche secondo fu attratta dal

    groviglio di gambe e braccia sul marciapiede e dalle imprecazio-

    ni dei due.

    Lorenzo acceler ancora.

    Davanti a lui comparve, ora, lingresso laterale della stazione,

    pieno di gente tra cui confondersi. Pass in mezzo a un gruppo

    di soldati che evidentemente stavano partendo per il fronte e

    raggiunse i binari. Scivol dietro a una locomotiva che stava

    arrivando e riusc a nascondersi.

    Aveva guadagnato qualche secondo, doveva approfittarne.

    Vide un vagone, un carro bestiame, che aveva una scritta sul

    fianco: CAVALLI 7 UOMINI 40.

    Il portellone era aperto e vi sal in fretta. Era vuoto: cera solo

    un po di paglia per terra e un mucchio di fieno in un angolo. Vi

    si infil dentro. Appena in tempo. Attraverso gli steli del fieno

    intravide una sagoma affacciarsi al vagone. Poi una voce.

    - Qui non c!

    Non si mosse. Cerc addirittura di non respirare.

    Poi sent le voci allontanarsi.

    Stette ancora un po sotto il fieno aspettando che il cuore si

    calmasse, stringendo la borsa. Pens di lasciarla l e di allonta-

    narsi ma sarebbe stato inutile. Quegli uomini ormai ce laveva-

    no proprio con lui!

    Capitolo 2

    12

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  • Non si mosse per un tempo che gli parve infinito. Intu che il sole era tramontato e che ormai era tarda sera.

    Chiss come sarebbe stata preoccupata la mamma non

    vedendolo tornare a casa!

    Finalmente si decise: usc fuori dal mucchio di fieno e si

    affacci cautamente dal portellone che era rimasto aperto.

    Era buio tutto intorno, appena rotto dal riflesso di qualche

    lampione proveniente dallesterno. Improvvisamente per sent

    delle voci avvicinarsi. In un attimo fu nuovamente nascosto tra

    il fieno.

    Il portellone si apr sferragliando, poi seguirono incitamenti

    e rumori strani.

    - Vai Moro!

    Il grido arriv dopo un paio di minuti di silenzio e immedia-

    tamente si sent un rumore di zoccoli.

    Un animale riemp il vano del portellone mentre lodore di

    stallatico divenne intenso.

    Sbirci dal suo mucchio di fieno ed ebbe la conferma di quel-

    lo che aveva capito: sul vagone stavano caricando dei muli.

    Subito dopo salirono anche due soldati. Uno teneva per mano

    la cavezza del mulo, laltro indic la parte del vagone diretta-

    mente opposta al mucchio di fieno.

    - No. Non metterli l dove c il fieno, altrimenti se lo mangia-

    no tutto. Glielo daremo domattina - disse allaltro.

    Beh, pens Lorenzo, almeno non avrebbe avuto un mulo ad

    alitargli in faccia.

    13

    Capitolo 3

    Gli uomini in nero

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  • I soldati caricarono altri sei muli.

    Poi si allontanarono.

    Il portellone rest aperto.

    Lorenzo sent gli animali muoversi per sistemarsi meglio:

    qualche raglio e molti sbuffi accompagnati dal rumore degli zoc-

    coli che risuonavano sul pavimento di legno del vagone, nono-

    stante la paglia che lo ricopriva.

    Il ragazzo tir il naso fuori dal mucchio di fieno e sbirci

    nuovamente dal portellone rimasto aperto.

    Non cera nessuno in vista. In un angolo vide per una figura

    vestita con quello che gli sembr un saio da frate che guardava

    da unaltra parte.

    Non pot trattenere un sospiro di contentezza. Da l a casa

    sua non cera molto. Un quarto dora a piedi. Addirittura meno

    se si fosse messo a correre. Si sent meglio. Usc completamen-

    te fuori dal fieno, si accost con cautela al portellone e sbirci

    fuori. Ancora nessuno.

    Bene.

    Strinse al petto la borsa e si prepar a saltare gi. Proprio in

    quellistante sent una voce che lo terrorizz.

    - Deve essere qui! Non pu essere andato da unaltra parte.

    Cera solo questo treno fermo alla stazione e dalle altre parti

    abbiamo guardato dappertutto!

    La voce lo blocc. Sbirci con pi attenzione verso lesterno.

    Il frate intravisto prima era sparito, ma i due uomini vestiti di

    nero, quelli che avevano sparato a lui e alluomo con il cappotto

    marrone, erano l, a pochi metri di distanza. Ed evidentemente

    lo stavano ancora cercando.

    Neanche a parlarne di scendere. Non in quel momento alme-

    no: lo avrebbero sicuramente visto.

    Torn nellinterno del vagone e si rintan per la terza volta

    sotto al mucchio di fieno.

    - Dai! Se fosse nascosto qui i soldati lavrebbero visto. Ci

    Capitolo 3

    14

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  • hanno caricato i muli. Se veramente ha preso questo treno sar

    da qualche altra parte - sent.

    - Ehi! Cosa fate l?...

    La voce risuon distintamente nel vagone e continu.

    - ... Non sono ammessi borghesi intorno a un treno militare.

    Lorenzo si azzard a sbirciare tra i fili di fieno che gli faceva-

    no pizzicare il naso. Ci sarebbe proprio mancato che si fosse

    messo a starnutire.

    Alla incerta luce dei lampioni intravide i due uomini che sta-

    vano rispondendo a un soldato che li teneva sotto mira con un

    fucile. Accanto a lui cera un uomo alto, in divisa, ma con un

    atteggiamento che suggeriva un che di diverso, come se non si

    trattasse di un soldato vero e proprio. Fu lui a ripetere la doman-

    da gi fatta.

    - Che cosa ci fate qui?

    - Niente di male. Cercavamo un amico. Il capitano Franceschi.

    Ci hanno detto che dovrebbe essere da queste parti. Magari voi lo

    conoscete.

    - Qui non c nessun capitano Franceschi - ribad il soldato.

    Poi punzecchi il pi vicino dei due uomini con la punta della

    baionetta.

    - Forza! Muovetevi. Andiamo dal tenente. Ci penser lui a voi.

    Uno dei due tent di protestare.

    - Stai commettendo un errore. Noi

    Il soldato non lo lasci finire.

    - Nessun errore. Siete dei borghesi in un luogo in cui ai bor-

    ghesi proibito stare. Potrei spararvi immediatamente e maga-

    ri mi darebbero pure una medaglia. Quindi zitti e camminate!

    Luomo in divisa gli pos una mano sul braccio.

    - Beppino, non esagerare.

    Uno degli uomini in nero gli fece eco.

    - Ecco padre Tommaso, glielo dica anche lei che non stavamo

    facendo nulla di male.

    Gli uomini in nero

    15

    Lorenzo e la Grande Guerra:Layout 1 8-11-2007 16:08 Pagina 15

  • Padre? Improvvisamente Lorenzo cap. Laltro era un cappel-

    lano militare, uno di quei sacerdoti che andavano anche loro in

    guerra.

    Il soldato, Lorenzo ora sapeva che si chiamava Beppino, lo

    guard.

    - Io non esagero, ma se scopro che ci sono dei civili qui e io

    non li fermo, nei pasticci ci vado io.

    Il cappellano guard i due uomini.

    - Ha ragione, gli ordini sono precisi.

    Poi si rivolse a Beppino.

    - Portali dal tenente. Ci penser lui.

    Immediatamente dopo, il gruppo usc dal campo visivo di

    Lorenzo che aspett ancora qualche minuto prima di uscire dal

    suo nascondiglio. Sbirci nuovamente fuori. Niente da fare: il

    cappellano si era allontanato e stava parlando con un frate sulla

    porta della stazione, ma il soldato e i due uomini si erano ferma-

    ti poco pi in l e discutevano animatamente.

    Dallaltra parte del marciapiede, invece, decine di militari

    erano in attesa di salire sul treno. Evidentemente quella era una

    tradotta, uno delle centinaia di treni che portavano i soldati alla

    guerra.

    Se fosse sceso, lo avrebbero visto decine di persone e non

    sarebbe potuto sfuggire. Sarebbero piovute le domande e i due

    uomini in nero lo avrebbero di sicuro riconosciuto. Sarebbe

    stato nei guai senza rimedio. Magari lo avrebbero addirittura

    portato in prigione!

    Consider la situazione per qualche minuto. Niente da fare.

    Non poteva uscire.

    La cosa migliore sarebbe stata nuovamente nascondersi nel

    fieno e aspettare. Se la fortuna lo avesse assistito, nel corso della

    notte avrebbe potuto allontanarsi. Non era tardi. Un enorme

    orologio appeso ai pilastri della pensilina sovrastante il marcia-

    piede segnava appena le otto di sera.

    Capitolo 3

    16

    Lorenzo e la Grande Guerra:Layout 1 8-11-2007 16:08 Pagina 16

  • Pens a sua madre che in quel momento sicuramente sareb-

    be stata in pena. In pi aveva fame. Erano passate ormai parec-

    chie ore dalla poca pasta scotta che aveva mangiato a pranzo.

    Improvvisamente per locchio gli cadde su un tascapane

    appoggiato sul pavimento del vagone, vicino allapertura del

    portellone. Dovevano avercelo lasciato i soldati che avevano

    caricato i muli.

    Dallapertura spuntava il collo di una bottiglia e una borrac-

    cia era legata alla tracolla. Magari dentro ci sarebbe stato anche

    del cibo.

    Lorenzo non esit. Allung una mano, si impadron del tasca-

    pane e immediatamente dopo si rifugi nuovamente nel fieno.

    Appena in tempo. Stavano avvicinandosi dei soldati.

    Poi sent una voce forte e imperiosa.

    - Ehi tu! Chiudi quel vagone!

    Un attimo dopo lordine venne ripetuto per tutto il marciapie-

    de con un tono che non ammetteva repliche.

    - Chiudete!

    - Chiudete!

    - Chiudete!

    Il portellone si rinchiuse.

    Ci fu ancora qualche rumore, qualche saluto, un attimo di

    silenzio, un fischio acuto e il treno si mise in moto.

    Gli uomini in nero

    17

    Lorenzo e la Grande Guerra:Layout 1 8-11-2007 16:08 Pagina 17

  • Lorenzo si sent perso. Pens alla mamma che a quel punto sarebbe stata veramente

    preoccupata, poi ai due uomini in nero che lo stavano inseguen-

    do. Se anche loro fossero saliti su quel treno?

    Gli venne voglia di urlare e di piangere. Maledisse il momen-

    to in cui aveva seguito listinto e aveva preso la borsa. Poi pens

    ai soldi. Quelli che la mamma guadagnava non bastavano mai.

    Al buio cerc di aprirla, ma non ci riusc. Si abbandon nel fieno

    e chiuse gli occhi.

    Il treno procedeva monotono, rallentando ogni tanto alle sta-

    zioni. O almeno a quelle che Lorenzo pensava fossero stazioni,

    dato che un pallido barlume di luce entrava a tratti dai quattro

    finestrini posti in alto e illuminava linterno del vagone e i muli

    che respiravano tranquilli, legati alle loro cavezze.

    Improvvisamente sent i morsi della fame. Si ricord allora

    del tascapane che aveva preso e lo apr. Immediatamente lo

    colp un profumo di pane, formaggio e salame.

    A tentoni afferr la prima cosa che gli venne fra le mani.

    Divor mezza pagnotta con il formaggio, lasciando laltra mezza

    e il salame per dopo.

    Cerc poi nel buio la borraccia. Conteneva acqua fresca.

    Bevve con attenzione. Non poteva finirla. Non riusc invece ad

    aprire la bottiglia, cera un tappo piantato ben in fondo.

    Probabilmente ci sarebbe stato bisogno di un cavatappi, ma il

    profumo che sentiva era inequivocabilmente di vino.

    Un po meno triste si sdrai nel fieno, riscaldato dal cibo e dal

    18

    Capitolo 4

    In treno

    Lorenzo e la Grande Guerra:Layout 1 8-11-2007 16:08 Pagina 18

  • calore animale. Sent le palpebre farsi pesanti e, cullato dal don-

    dolio del treno, si addorment.

    Lo risvegli un raggio di sole che lo colp sugli occhi. Panico.

    Per un attimo non riusc a capire dove potesse essere. Poi il

    rumore del treno sempre in movimento e lo zoccolo dei muli,

    un po innervositi dalla sua presenza, lo riportarono alla

    realt.

    Si alz e controll il portellone. Niente da fare. Era chiuso

    dallesterno, probabilmente con un robusto chiavistello. Torn

    al mucchio di fieno.

    Laria del vagone adesso era pesante per lodore aspro dei

    muli e dei loro escrementi che avevano trasformato la paglia

    pulita in letame.

    Si chiese cosa potesse fare e concluse che non doveva far altro

    che aspettare. Il suo sguardo cadde sulla borsa: la causa di tutto.

    Stavolta riusc ad aprirla senza nessuna difficolt.

    Vi infil una mano, sent un fruscio di fogli di carta ed estras-

    se una busta, piuttosto voluminosa. Era semiaperta e la apr del

    tutto. Un tuffo al cuore, il respiro pi affannoso. Banconote.

    Nella busta cera un mucchio di banconote. Le estrasse e le

    cont. Poi le ricont pi attentamente. Le ricont una terza

    volta e gli venne il singhiozzo come tutte le volte che era troppo

    emozionato.

    Diecimila lire. Nella busta cerano diecimila lire, in bancono-

    te da cinquanta lire. Una cifra che lui non riusciva neppure a

    concepire.

    Calcol quanto guadagnava per aiutare il fornaio a portare il

    pane ai clienti la domenica mattina, pedalando su una specie di

    triciclo a pedali pesantissimo. Almeno fino a quando la mancan-

    za di pane aveva eliminato anche le consegne a domicilio.

    Venticinque centesimi per una mattinata di lavoro. Avrebbe

    dovuto lavorare quarantamila mattinate per guadagnare la

    somma che aveva tra le mani.

    In treno

    19

    Lorenzo e la Grande Guerra:Layout 1 8-11-2007 16:08 Pagina 19

  • Rimise le banconote nella busta di tela cerata e se la infil

    sotto la maglia di lana a contatto con la pelle. Con quei soldi

    avrebbe potuto evitare alla mamma di lavorare e avrebbero

    potuto aspettare pap con molta pi tranquillit e serenit.

    Cominci anche a pensare alla storia da raccontare se laves-

    sero visto scendere dal treno. Avrebbe potuto dire che era salito

    per curiosare, che lavevano chiuso dentro e nonostante le urla e

    i richiami non lavevano sentito e

    Certo, una bella sgridata non glielavrebbe levata nessuno, ma

    poi sarebbero stati costretti a lasciarlo andare. Lunico problema

    era evitare gli uomini in nero.

    Poi frug di nuovo dentro la borsa e trov un altro pacchetto,

    legato con un cordino e sigillato con la ceralacca. Strapp un

    angolo della confezione per vedere se dentro cerano altri soldi.

    No. Sembravano piuttosto dei fogli scritti con formule difficili e

    strani disegni.

    Impaurito si nascose anche quel pacchetto sotto il maglione

    che indossava. Quindi decise di liberarsi della borsa, cos non

    avrebbero potuto accusarlo di furto. Si guard attorno e pens

    al finestrino in alto! Si avvicin pi che pot, prese accurata-

    mente la mira e la scagli lontano.

    Pochi minuti dopo il treno cominci a rallentare. Poi si

    ferm.

    Lorenzo stette indeciso qualche minuto. Cosa avrebbe potuto

    fare? Nascondersi nel fieno o cercare di uscire? Non ebbe il

    tempo di prendere una decisione. Il portellone si apr e un sol-

    dato si affacci.

    Capitolo 4

    20

    Lorenzo e la Grande Guerra:Layout 1 8-11-2007 16:08 Pagina 20

  • - Ehi! Guarda cosa abbiamo qui.Chi aveva parlato era un soldato gi di una certa et che a

    Lorenzo ricord suo padre. Anche la faccia gli era familiare. Poi

    lo riconobbe. Era Beppino, quello che aveva caricato i muli e

    che aveva visto discutere con gli uomini in nero e con il cappel-

    lano.

    Luomo continu fissando il tascapane ai suoi piedi.

    - Cavoli! Ecco dovera finito!

    Lorenzo nel frattempo stava respirando a pieni polmoni laria

    fresca che improvvisamente era entrata nel vagone. Sapeva di

    fumo di locomotiva e di fuliggine, ma era sempre meglio di quel-

    la stagnante e impregnata dellodore di mulo e di letame che

    aveva respirato nelle ultime ore. E prov una grande sensazione

    di sollievo. Avrebbe potuto spiegare, parlare, tornare a casa.

    Il soldato a questo punto gli rivolse direttamente la parola.

    - Chi sei?

    Lorenzo esit un attimo, poi snocciol sicuro la storia che si

    era preparata accuratamente durante le lunghe ore del viaggio.

    - Mi chiamo Lorenzo. Sono salito sul treno a Torino. Cos...

    per curiosit... E la porta si chiusa. Adesso voglio tornare a

    casa.

    - Non sar facile, siamo vicino a Monfalcone, in zona di guer-

    ra - gli rispose una voce sconosciuta.

    Si volt e riconobbe immediatamente chi aveva parlato. Era

    il cappellano militare, che un momento dopo gli porse la mano.

    - Sono padre Tommaso.

    21

    Capitolo 5

    Beppino e padre Tommaso

    Lorenzo e la Grande Guerra:Layout 1 8-11-2007 16:08 Pagina 21

  • Lorenzo lo guard bene: era alto, magro, e aveva gli occhi

    scuri che ispiravano fiducia. Non avrebbe saputo dire perch,

    ma si sent rassicurato, come se non potesse accadergli nulla di

    male finch lui gli fosse stato vicino.

    Beppino nel frattempo aveva preso in mano il tascapane che

    Lorenzo aveva lasciato sul pavimento del vagone e ci stava fru-

    gando dentro.

    - Bravo! Ti sei mangiato un bel po di pane! E anche il formag-

    gio. E pensare che doveva durarmi fino a stasera. Il rancio che

    ci danno fa schifo.

    Lorenzo lo guard.

    - Avevo fame. Mi scusi.

    Padre Tommaso intervenne.

    - Ha ragione! Non poteva mica morire di fame.

    Poi cacci una mano in tasca, ne tir fuori qualche moneta e

    le porse a Beppino.

    - Prendi questi. Appena fuori dalla stazione c un negozio.

    Vai a comprare qualcosa da mangiare. Anche io ho un po di

    appetito.

    Lorenzo lo guard riconoscente. Tutto stava andando meglio

    del previsto.

    Pregust il momento in cui sarebbe potuto tornare a casa

    carico di soldi. Quei soldi che sentiva a contatto con la pelle

    nella loro busta e di cui ovviamente non avrebbe parlato a nes-

    suno.

    Improvvisamente pass lento un treno sul binario vicino, pro-

    prio accanto a loro. Poi si ferm.

    I finestrini erano oscurati da pesanti tendine, tanto che era

    impossibile vedere dentro, ma, tra il rumore ritmico degli stan-

    tuffi della locomotiva, proveniva un sordo lamento, inframmez-

    zato da qualche urlo di dolore.

    Sul marciapiede comparvero dei carri e delle ambulanze,

    mentre una serie di barelle vennero fatte scendere.

    Capitolo 5

    22

    Lorenzo e la Grande Guerra:Layout 1 8-11-2007 16:08 Pagina 22

  • Su ognuna di esse cera un uomo bendato.

    Beppino, che nel frattempo era tornato con un involto in

    mano, guard la scena con lo sguardo triste.

    - Sono i feriti di questa guerra.

    Un uomo con un camice bianco tutto sporco di sangue scese

    dal treno. Lo accompagnava un altro, anche lui in camice bian-

    co, con in mano un mazzetto di cartoni rossi e verdi.

    Il primo cominci a chinarsi su una barella e a visitare breve-

    mente il ferito che vi era sopra. Diceva qualcosa a quello che lo

    seguiva e questi posava sulla barella uno dei cartoncini: quello

    verde o quello rosso.

    Fece cos fino alla fine della fila. Poi le barelle con il carton-

    cino verde vennero caricate sul treno che, dopo qualche minuto,

    ripart.

    Gli altri feriti, invece, furono portati sotto una tettoia, mentre

    padre Tommaso che li aveva raggiunti, cercava di parlare con

    loro, limitandosi a benedirli quando non apparivano coscienti.

    Lorenzo si sentiva male: stava sudando, aveva brividi di fred-

    do e lo stomaco stretto in una morsa di ferro.

    Ma cosa stava succedendo?

    Beppino colse il suo sguardo pieno dorrore.

    - un treno ospedale - spieg, - uno di quelli che trasporta i

    feriti.

    - E i cartoncini verdi e rossi?

    - Segnalano la gravit delle ferite. Se ti danno un cartoncino

    verde hai possibilit di guarire e allora ti curano. Infatti quelli li

    hanno caricati sul treno.

    - E i rossi?

    - Segnalano quelli che non possibile curare.

    - E allora?

    Beppino scroll la testa.

    - Moriranno, sono destinati a morire.

    Poi continu, sempre con lo sguardo triste.

    Beppino e padre Tommaso

    23

    Lorenzo e la Grande Guerra:Layout 1 8-11-2007 16:08 Pagina 23

  • - Medici e infermieri sono troppo pochi per il macello che

    sta capitando e allora curano solo i feriti che possono guarire.

    Lorenzo guard padre Tommaso che stava parlando con uno

    degli uomini in barella.

    Chiss quali parole si potevano dire a uno che stava per

    morire.

    Gli vennero le lacrime agli occhi.

    Capitolo 5

    24

    Lorenzo e la Grande Guerra:Layout 1 8-11-2007 16:08 Pagina 24

  • La Prima Guerra Mondiale

    A cura di Marco Tomatis

    NOTIZIE e CURIOSIT STORICHE

    Ciak... si gira

    Lorenzo e la Grande Guerra:Layout 1 8-11-2007 16:09 Pagina 101

  • Ciak... si gir

    a

    PanoramicaUno sguardo sulla Prima Guerra Mondiale

    Nel 1914 in una Europa che vive in pace dal 1870, anno della

    guerra che ha visto la Germania prevalere sulla Francia, si fron-

    teggiano contrapposti due grandi blocchi di nazioni. Da un lato

    la Triplice Alleanza, comprendente Francia, Inghilterra e

    Russia, dallaltro la Triplice Intesa, in cui sono alleate

    Germania, Impero austroungarico e Italia.

    Si tratta di due coalizioni divise da feroci inimicizie e da inte-

    ressi completamente contrapposti, che hanno portato le singole

    nazioni a una forsennata corsa agli armamenti trasformando

    lEuropa in un immenso arsenale militare.

    In questa situazione sufficiente una

    scintilla perch tutto esploda. E la scintil-

    la scocca il 28 giugno 1914 a Sarajevo, in

    Bosnia Erzegovina, dove in programma

    la visita di Francesco Ferdinando, lerede

    al trono dellImpero austroungarico.

    Uno studente serbo, Gavrilo Princip,

    in un attentato, lo uccide a colpi di pisto-

    la insieme alla moglie Sofia.

    Per tutto il successivo mese di luglio, pur se in parte si cerca

    la strada delle trattative, si assiste a preparativi militari sempre

    pi accentuati, fino a quando lAustria dichiara guerra alla

    Serbia. Immediatamente la Russia interviene a fianco di que-

    stultima. Gli si contrappone la Germania che si mobilita contro

    la Russia e il 3 agosto dichiara guerra anche alla Francia.

    102

    Lassassinio di Sarajevo

    Lorenzo e la Grande Guerra:Layout 1 8-11-2007 16:09 Pagina 102

  • Per questo viene provocato anche lintervento dellInghilterra.

    Il perverso meccanismo delle alleanze ha funzionato cos

    bene che in pochi giorni tutta lEuropa sta combattendo.

    E quanto il conflitto fosse preparato da tempo, lo dimostra il

    fatto che lattacco della Germania alla Francia, compiuto inva-

    dendo il Belgio per aggirare le poderose fortificazioni francesi

    sul confine tra i due Stati, stato effettuato secondo un piano

    che i tedeschi avevano preparato da decenni.

    E lItalia? Per il momento resta neutrale avvalendosi di una

    clausola del trattato della Triplice Alleanza che impone linter-

    vento in guerra a fianco di un alleato solo nel caso che questi sia

    aggredito. LAustria-Ungheria invece ha attaccato per prima la

    Serbia, quindi lalleanza pot non essere rispettata dallItalia.

    In realt in Italia non risulta molto popolare lingresso in

    guerra a fianco dellAustria-Ungheria dopo le vicende che hanno

    visto i due paesi combattere pi volte fra di loro durante tutto il

    Risorgimento.

    Immediatamente quindi nasce un

    forte movimento di opinione pubblica

    favorevole allentrata in guerra pro-

    prio contro gli austriaci, a fianco di

    Inghilterra e Francia. Lo costituisco-

    no i cosiddetti interventisti.

    Ne fanno parte il re, gli alti gradi

    dellesercito, alcuni settori della poli-

    tica, gli industriali che vedono nella

    guerra loccasione di grandi guada-

    gni, molti studenti di famiglie agiate.

    Con gli interventisti si schierano

    anche gli irredentisti, le persone cio che considerano la guerra

    come loccasione per annettere allItalia le citt di Trento e

    Trieste con i territori vicini, ancora parte dellImpero austroun-

    garico.

    103

    Corteo interventista

    Lorenzo e la Grande Guerra:Layout 1 8-11-2007 16:09 Pagina 103

  • 104

    Gli si oppone un altro movi-

    mento, a favore della neutralit

    dellItalia, i cui aderenti si chiamano

    neutralisti.

    Ne fanno parte un uomo politico

    importante, Giovanni Giolitti, con i suoi

    sostenitori, la maggior parte del partito

    socialista, quei cattolici che seguono gli

    insegnamenti del papa Benedetto XV,

    molto critico verso la guerra, e, in gene-

    rale, verso la parte pi povera del paese.

    I due movimenti si fronteggiano con manifestazioni e scontri

    di piazza.

    La situazione interna e internazionale tale che finiscono

    per prevalere gli interventisti.

    Il 26 aprile, quindi, il re Vittorio Emanuele III firma il cosid-

    detto Patto di Londra, che obbliga lItalia a intervenire a fianco

    delle potenze dellIntesa entro un mese. In caso di vittoria

    otterr il Trentino, lAlto Adige, tutta lIstria, oltre a piccoli van-

    taggi territoriali nel mare Egeo e nellAdriatico.

    Il 24 maggio 1915 vengono sparati i primi colpi di fucile e la

    guerra ha inizio.

    La sua ampiezza e crudelt, la quantit degli uomini coinvol-

    ti, il numero dei morti, dei feriti, dei mutilati, dei dispersi, le

    cifre enormi spese per gli armamenti e le conseguenze che avr,

    hanno fatto s che questo conflitto sia passato alla storia come

    la Prima Guerra Mondiale o pi semplicemente come la

    Grande Guerra.

    Ciak... si gir

    a

    Giovanni Giolitti

    Lorenzo e la Grande Guerra:Layout 1 8-11-2007 16:09 Pagina 104

  • 105

    ZoomUn nuovo modo di combattere

    La Prima Guerra Mondiale fu completamente diversa da

    quelle combattute fino a quel momento, anche se allinizio nes-

    suno lo poteva prevedere. Gli eserciti che si affrontavano, anzi,

    erano convinti che la guerra sarebbe durata al massimo qualche

    mese.

    Negli ultimi decenni, per, erano cambiate parecchie cose

    nel campo degli armamenti: fucili pi moderni, polvere da

    sparo che non produceva fumo e permetteva quindi sempre una

    buona visibilit sul campo di battaglia, aeroplani in grado di

    colpire gli avversari dallalto e di effettuare ricognizioni precise

    sul territorio nemico.

    I campi di battaglia, poi, poterono essere illuminati da poten-

    ti riflettori elettrici; inoltre, se luso della radio era ancora agli

    inizi, era per possibile ai reparti impegnati in combattimento

    comunicare abbastanza agevolmente fra di loro, grazie al telefo-

    no da campo.

    Anche lartiglieria aveva fatto passi da gigante e luso dei can-

    noni aveva raggiunto una perfezione tecnica

    notevole, tanto che ogni esercito era in grado

    di scagliare sugli avversari, in poco tempo e

    da grande distanza, migliaia di colpi dalla

    potenza distruttiva enorme.

    Particolarmente pericolosi erano gli

    shrapnel, micidiali proiettili dartiglieria che

    esplodevano a mezzaria spargendo intornoShrapnel

    Lorenzo e la Grande Guerra:Layout 1 8-11-2007 16:09 Pagina 105

  • 106

    centinaia di pallottole di piombo o dadi di ferro.

    Altri proiettili poi venivano caricati con gas tossico e asfissian-

    te in grado di uccidere in pochi minuti una grande quantit di

    uomini.

    Soprattutto, per, aveva raggiunto

    una perfezione notevole una nuova

    arma, la mitragliatrice, che permetteva

    a pochi soldati di sparare migliaia di

    colpi in brevissimo tempo.

    Venne anche perfezionato luso del

    filo spinato, posto in maniera tale da

    rallentare nei suoi terribili grovigli (i reticolati), qualsiasi assal-

    to, tanto da diventare nel corso di tutta la guerra una delle armi

    difensive pi efficaci.

    Il risultato che la guerra si impantana nel vero senso della

    parola. Da guerra di movimento come era stata per millenni,

    quando gli eserciti contrapposti manovravano e si muovevano

    prima di affrontarsi in battaglie campali, diventa guerra di posi-

    zione: una guerra in cui le forze in campo si equivalgono al

    punto che nessuna delle due riesce a vincere, perdendo migliaia

    di uomini per conquistare spazi

    ristrettissimi.

    Naturalmente si tenta, per tutti gli

    anni del conflitto, di creare armi e

    congegni in grado di superare e scon-

    figgere il nemico; uno, in particolare,

    risulter una nuova micidiale arma,

    il carro armato, un veicolo che poteva procedere su cingoli e

    superare i reticolati.

    I primi a realizzarli furono gli inglesi.

    I nuovi mezzi sono chiamati tanks e fanno la loro comparsa

    in Francia, durante la battaglia della Somme, il 15 settembre

    1916.

    Mitragliatrice

    Carro armato

    Ciak... si gir

    a

    Lorenzo e la Grande Guerra:Layout 1 8-11-2007 16:09 Pagina 106

  • 107

    I tanks erano, per, fragili, lentissimi e per niente manegge-

    voli. Met di loro fu distrutta o si ruppe a pochi metri dalle basi

    di partenza e laltra met non riusc ad ottenere risultati apprez-

    zabili.

    I carri quindi vennero perfezionati e cominciarono a dimo-

    strare la loro efficacia gi pochi mesi pi tardi, nel corso della

    battaglia di Cambrai, sempre sul fronte francese. Anche i tede-

    schi si misero a studiare la nuova arma e un anno dopo, il 17

    dicembre 1917, il loro primo carro armato fece la sua compar-

    sa sui campi di battaglia.

    Nonostante i progressi tecnici e il

    loro numero sempre maggiore,

    per, nemmeno i carri armati, che

    sul fronte italiano non vennero mai

    usati a causa del terreno montuoso

    e accidentato, riuscirono a cambia-

    re le caratteristiche della guerra.

    Il luogo principale di conflitto

    rimase quindi la trincea.

    Allinizio essa non era altro che

    uno scavo effettuato perch gli uomini potessero avere un mini-

    mo riparo dai colpi del nemico, poi, lentamente, vennero

    costruite trincee di prima linea, a diretto contatto con il nemi-

    co, e altre pi arretrate, destinate a contenere gli attacchi nel

    caso in cui la prima linea venisse superata. Tutte erano protette

    da formidabili grovigli di filo spinato attraverso cui era molto

    difficile passare.

    Le varie trincee erano collegate da centinaia di chilometri

    di camminamenti, sempre scavati nella terra e nella roccia,

    attraverso cui gli uomini potevano muoversi senza esser visti e

    colpiti.

    Nelle trincee si combatteva, si mangiava, si dormiva, ci si

    lavava...

    Vita di trincea

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  • 108

    Le condizioni igieniche, molte volte disastrose per

    limpossibilit di spostare in qualsiasi modo i rifiuti, provocava-

    no sovente casi di malattie infettive anche gravi, come colera e

    tifo.

    Tra le opposte trincee cera la cosiddetta terra di nessuno, in

    cui avvenivano gli scontri e i combattimenti e in cui i cadaveri

    venivano abbandonati per giorni e giorni nellimpossibilit di

    recuperarli.

    Ancora dietro al sistema

    di trincee si trovavano poi

    le retrovie: magazzinieri,

    cuochi, calzolai, tutti colo-

    ro che si occupavano del

    vestiario, macellai e addet-

    ti ai trasporti.

    Per mettere un esercito

    in condizioni di combatte-

    re efficacemente occorreva, infatti, una quantit di viveri e di

    materiali enorme, oltre alle munizioni e alle armi, tanto da

    riempire ogni giorno 80 vagoni ferroviari.

    Un ruolo importante lo svolgevano poi i medici e gli infer-

    mieri, che quasi sempre lavoravano in situazioni di emergenza

    e durante le battaglie non erano in grado di poter curare tutti i

    feriti, nonostante laiuto importante che fornivano loro le dieci-

    mila crocerossine.

    Carovana in movimento

    Ciak... si gir

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    Lorenzo e la Grande Guerra:Layout 1 8-11-2007 16:09 Pagina 108

  • 109

    Colpo di scenaCronologia degli avvenimenti pi importanti

    della Prima Guerra Mondiale

    Fine luglio, primi di agosto 1914: scoppia la guerra in

    Europa. LItalia resta neutrale.

    26 aprile 1915: Patto di Londra.

    LItalia si impegna ad entrare in guerra a fianco di Francia e

    Inghilterra.

    24 maggio 1915: lItalia inizia a combattere.

    Il fronte italiano va dal

    massiccio dellOrtles al

    mare Adriatico passando

    per Riva del Garda,

    Rovereto, Folgaria, Asiago,

    P a s s o

    C i n q u e

    Croci, Cortina, Tre Cime, Monte Peralba,

    Monte Zermula, Pontebba, Monte Nero,

    Gorizia, Monfalcone.

    A capo dellesercito c il generale Luigi

    Cadorna.

    23 giugno - 7 luglio 1915: Prima battaglia

    dellIsonzo.

    Si combatte duramente, ma, al termine, le

    posizioni restano come erano. 25.000 sono

    per gli uomini fuori combattimento tra le

    due parti, tra morti feriti e dispersi.

    Articolo sullentratain guerra dellItalia

    Luigi Cadorna

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  • 110

    18 luglio - 4 agosto 1915: Seconda battaglia

    dellIsonzo.

    Gli italiani riescono a conquistare una fascia di terreno

    profonda da 200 a 600 metri. Per avanzare e per difendersi, i

    due eserciti sacrificano circa 90.000 uomini.

    18 ottobre - 4 novembre 1915: Terza battaglia dellIsonzo.

    Due settimane di duri combattimenti lasciano sul terreno

    110.000 uomini. Le posizioni dei due eserciti restano quelle che

    erano allinizio.

    10 novembre - 2 dicembre 1915: Quarta battaglia dellIsonzo.

    Gli italiani riescono a conquistare il piccolo villaggio di

    Oslavia. La battaglia mette per fuori combattimento comples-

    sivamente 75.000 uomini.

    11 - 19 marzo 1916: Quinta battaglia dellIsonzo.

    Un contrattacco permette agli austriaci la riconquista del vil-

    laggio di Oslavia. Il maltempo ostacola non poco lo svolgimen-

    to delle operazioni militari, per cui la battaglia si esaurisce in

    pochi giorni, senza nessun cambiamento territoriale e 11.000

    uomini perduti complessivamente.

    14 maggio - 16 giugno 1916: la Strafexpedition.

    Strafexpedition, in tedesco vuol dire Spedizione punitiva

    ed loffensiva che gli austriaci scatenano in Trentino contro le-

    sercito italiano.

    Gli austriaci riescono ad avan-

    zare e vengono fermati soltanto

    dopo un mese di violenti combatti-

    menti, proprio allultimo momen-

    to, quando ormai stanno per arri-

    vare in pianura. Si assiste ad epi-

    sodi di grande valore da ambedue

    le parti, ma alla fine il costo in termini umani altissimo: com-

    plessivamente, infatti, sono circa 121.000 gli uomini che resta-

    no sul terreno.

    Assalto austriaco

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  • 111

    29 giugno 1916: attacco con i gas nella zona del Monte S.

    Michele.

    Allalba del 29 giugno 1916, nella zona del Monte S. Michele,

    approfittando delle condizioni meteorologiche favorevoli, gli

    austriaci effettuano un attacco con i gas asfissianti causando

    moltissimi morti.

    4 - 16 agosto 1916: Sesta battaglia dellIsonzo.

    Lesercito italiano dopo oltre un anno di tentativi riesce final-

    mente ad entrare a Gorizia. Per la prima volta nella guerra il

    Comando Supremo pu vantare una vittoria. Il costo comples-

    sivo di questultima battaglia per molto alto. Pi di 90.000

    uomini persi da entrambe le parti.

    14 - 16 settembre 1916: Settima battaglia dellIsonzo.

    Battaglia breve e terribile cui pone fine il maltempo. Non

    prima per che siano messi fuori combattimento reciprocamen-

    te 40.000 uomini.

    9 - 12 ottobre 1916: Ottava battaglia dellIsonzo.

    Lesercito italiano riesce ad ottenere un leggero avanzamento,

    ma le perdite ammontano a 50.000 uomini complessivamente.

    31 ottobre - 4 novembre 1916: Nona battaglia dellIsonzo.

    Altro piccolo avanzamento italiano di qualche chilometro

    nella zona del Carso. Il bilancio finale in termini di perdite

    altissimo. Oltre 55.000 uomini.

    6 aprile 1917: intervento in guerra degli Stati Uniti.

    Gli Stati Uniti allinizio della guerra avevano scelto la neutra-

    lit, ma quando la marina tedesca scatena la guerra sottomari-

    na contro tutte le navi dirette verso i porti nemici nel tentativo

    di bloccare il flusso dei rifornimenti che dagli Stati Uniti diret-

    to verso lEuropa, essi dichiarano guerra alla Germania e

    allAustria-Ungheria.

    12 maggio - 6 giugno 1917: Decima battaglia dellIsonzo.

    Anche gli italiani usano le bombe a gas ma le conquiste otte-

    nute sono marginali: 187.000 uomini le perdite complessive.

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  • 112

    10 giugno - 25 giugno 1917: Battaglia del Monte

    Ortigara.

    Cadorna cerca di riconquistare almeno in parte le posizioni

    perdute.

    I combattimenti pi violenti si concentrano attorno al monte

    Ortigara, che viene riconquistato e poi perso. In sostanza non si

    ottiene nulla, ma sul terreno restano 36.000 uomini, soprattut-

    to alpini.

    15 - 16 luglio 1917: ammutinamento di Santa Maria La

    Longa. In una caserma di un villaggio vicino a Udine, S. Maria

    La Longa, un gran numero di soldati si rifiuta di partire per il

    fronte.

    Si tratta di una rivolta in piena regola che dura tutta la

    notte.

    1 agosto 1917: intervento del papa.

    Il Papa Benedetto XV in una Nota ai capi dei popoli bellige-

    ranti chiede lavvio di trattative di pace e definisce la guerra

    una inutile strage. Il suo appello resta inascoltato.

    18 agosto - 15 settembre 1917: Undicesima battaglia

    dellIsonzo.

    Gli italiani conquistano laltipiano della Bainsizza e avanza-

    no di ben 7 chilometri sul Carso. Si tratta di uno dei risultati pi

    eclatanti di tutta la guerra. Ancora una volta, per, la vittoria

    non decisiva e soprattutto costa ai due contendenti 245.000

    uomini, sempre tra morti, feriti e dispersi.

    Estate 1917: tumulti popolari in varie citt dItalia.

    Si scatena una serie di proteste contro la guerra a cui pren-

    dono parte soprattutto le donne, visto che molti uomini sono al

    fronte. Le manifestazioni pi violente avvengono a Torino in

    agosto.

    Ci vogliono quattro giorni perch la situazione si calmi e

    deve intervenire lesercito che spara sulla gente anche con le

    mitragliatrici.

    Ciak... si gir

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  • 113

    24 ottobre 1917: Caporetto.

    Il 24 ottobre 1917 a Caporetto

    (oggi Kobarid, in Slovenia) leser-

    cito italiano subisce una delle pi

    gravi sconfitte di tutta la sua sto-

    ria. Per limpreparazione dei

    nostri comandi il fronte sfonda-

    to in breve tempo e austriaci e

    tedeschi dilagano.

    Lesercito italiano deve ritirarsi in un caos indescrivibile.

    Il bilancio finale pesantissimo. I morti italiani sono 10.000,

    i feriti 30.000, i prigionieri 300.000.

    Novembre 1917: la Rivoluzione in Russia.

    Le sconfitte subite dalla Russia causano una rivoluzione

    popolare che porta al potere il Partito Comunista.

    Immediatamente dopo la Russia si ritira dalla guerra.

    6 novembre 1917: il Capo Supremo dellesercito, il generale

    Cadorna, destituito per le sue responsabilit nella sconfitta di

    Caporetto. Al suo posto viene nominato il generale Armando

    Diaz, che attua subito una serie di misure per consentire alle-

    sercito italiano di superare la crisi.

    15 - 21 giugno 1918: Battaglia del Solstizio.

    Lesercito italiano resiste allultimo grande sforzo degli

    austriaci che attaccano per passare il Piave. Vengono cos poste

    le basi per la vittoria finale, anche perch questa volta la mag-

    gior parte delle perdite austriaca: circa 200.000 uomini tra

    morti e feriti, mentre gli italiani ebbero 84.000 morti.

    24 ottobre 1918: Battaglia di Vittorio Veneto.

    Il 24 ottobre 1918 lesercito italiano attacca a Vittorio Veneto

    e riesce a sconfiggere definitivamente gli austriaci. Il 4 novem-

    bre 1918 viene firmato larmistizio e il generale Diaz pu emet-

    tere il bollettino finale della guerra, riprodotto in mille lapidi in

    tutte le citt dItalia.

    Ritirata da Caporetto

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  • 140

    Indice

    1 In citt

    2 La borsa

    3 Gli uomini in nero

    4 In treno

    5 Beppino e padre Tommaso

    6 Tornano gli uomini in nero

    7 Al lavoro

    8 Sul monte San Michele

    9 I soldati raccontano

    10 Il generale

    11 Alla stazione

    12 Caporetto

    13 Fucilazione

    14 Il ponte sul Tagliamento

    15 Prigionieri

    16 Gli austriaci

    17 Frate Joseph

    18 Un incontro felice

    19 La Casa dellArcobaleno

    5

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    Ciak... si gir

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    Ciak... si gira

    - Panoramica: Uno sguardo sulla Prima Guerra Mondiale

    - Zoom: Un nuovo modo di combattere

    - Colpo di scena: Cronologia degli avvenimenti piimportanti della Prima Guerra Mondiale

    - Dettaglio: Lesercito italiano

    - Primo piano: Il lavoro delle donne e dei ragazzi

    - Interpreti principali: I protagonistidella Prima Guerra Mondiale

    - Interni ed Esterni: I luoghi della Prima Guerra Mondiale

    - Sceneggiatura: La letteratura sullaPrima Guerra Mondiale

    - Colonna sonora

    - The end: Le conseguenze della guerra nel mondo

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  • Indice fotografico- Lassassinio di Sarajevo

    - Corteo interventista

    - Giovanni Giolitti

    - Shrapnels

    - Mitragliatrice

    - Carro armato

    - Vita di trincea

    - Carovana in movimento

    - Articolo sullentrata in guerra dellItalia

    - Luigi Cadorna

    - Assalto austriaco

    - Ritirata da Caporetto

    - Bollettino finale di guerra

    - Elmetto di metallo

    - Trincea

    - Partenza dei soldati italiani

    - Cartolina di fine guerra

    - Manifesto bellico

    - Manifesto bellico

    - Officine meccaniche Breda

    - Bambini al lavoro

    - Cesare Battisti

    - Francesco Baracca

    - Altare della Patria

    - Gabriele DAnnunzio

    - Carlo Emilio Gadda

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    Titoli pubblicati

    MEDIOEVO

    Luciano Nardelli - I Cavalieri della Quinta Luna

    RINASCIMENTO

    Sofia Gallo - Sii forte, Adelasia

    SCOPERTE GEOGRAFICHE

    Luciano Marasca - Da un altro mondo

    ILLUMINISMO

    Elisabetta Marchetti - Il mistero dellEnciclopedia

    RISORGIMENTO

    Annamaria Piccione - Niente campana per Cunebardo

    PRIMA GUERRA MONDIALE

    Marco Tomatis - Lorenzo e la Grande Guerra

    FASCISMO

    Roberta Fasanotti - Il fascismo dalla mia finestra

    SECONDA GUERRA MONDIALE

    Rossana Guarnieri - Bombe e sofferenza

    PROBLEMI DI OGGI (sbarchi di clandestini)

    Claudio Elliott - Il barcone della speranza

    Collana di Narrativa StoricaScuola secondaria di primo grado

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  • Ciak... si gir

    a

    Lorenzoe

    la

    Grande

    Guerra

    Titoli pubblicati

    Maria Mazzei - Il piccolo Cyrano

    Nandina Muzzi - Un tipo poco raccomandabile

    Nardelli, Mazzei - Storie di avventure e di amori

    Luciano Nardelli - Lo scudo di Tranis

    Loredana Frescura - La banda dei Vermi

    Daniela Simonini - Chi ha paura della matematica?

    Beppe Forti - Il tesoro di Thera

    Miguel De Cervantes - Don Chisciotte della Mancia

    Marco Polo - Il Milione

    Daniel Defoe - Robinson Crusoe

    Charles Dickens - Canto di Natale

    Mark Twain - Le avventure di Tom Sawyer

    Tiziana Ortelli - Il sottopassaggio

    Nadia Vittori - Lapo, pellegrino romeo

    Paola Valente - Suore da corsa

    Paolo Marenghi - Ragazzi in guerra: paura e coraggio

    Marco Tomatis - La crociata di Margherita

    Luciano Nardelli - Locchio del deserto

    Elena Frontaloni - Nel mondo dei miti greci

    Annarita Verzola - Il mistero dellaltopiano

    Elena Frontaloni - Le novelle di Verga

    Loredana Frescura - La rospa, limbranato e la fata

    Antonella Sacco - Un evento memorabile

    Maurizio Giannini - Lenigma di pagina 100

    Giuliana Facchini - Perduti fra le montagne

    Collana Il Mulino a Vento Scuola secondaria di primo grado

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