IL VENTO DEL BRENTA 12-2003

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DEL BRENTA DEL BRENTA TRIMESTRALE DELLA PRO LOCO DI CAMPOLONGO SUL BRENTA anno XXI - N° 3 Dicembre 2003 Direzione, Amministrazione, Redazione: Casella Postale n.1 - Campolongo sul Brenta (VI) - C.C.P.N. 10971364 - Spedizione in abbonamento postale Taxe percue - Tassa riscossa - Ufficio Postale - PTVICENZA- PAR AVION - ART. 2 COMMA20/C L. 662/96

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IL VENTOIL VENTODEL BRENTADEL BRENTA

T R I M E S T R A L EDELLA PRO LOCODI CAMPOLONGOS U L B R E N T A

anno XXI - N° 3 Dicembre 2003

Direzione, Amministrazione, Redazione: Casella Postale n.1 - Campolongo sul Brenta (VI) - C.C.P.N. 10971364 - Spedizione in abbonamento postaleTaxe percue - Tassa riscossa - Ufficio Postale - PT VICENZA - PAR AVION - ART. 2 COMMA 20/C L. 662/96

IL VENTO DEL BRENTAanno XXI - n° 3 Dicembre 2003

Periodico di informazionee di cultura

edito dalla Pro Locodi Campolongo sul Brenta

Presidente della Pro Loco:Ruggero Rossi

Direttore responsabile:Giandomenico Cortese

Comitato di redazione:Ruggero Rossi Fiorenzo VialettoNatalino Ziliotto

Redazione:Casella Postale n° 1Campolongo sul Brenta

Autorizzazione:Tribunale di Bassano del Grappa n° 1/83

Stampa:Grafica Effe2Romano d’Ezzelino (VI)

Hanno collaborato: Giuseppe Cian Seren,Domenico Tolio, Mario Antonio Vialetto,Liliana Corso, Alfio Mocellin, GiancarloBianco, Valerio Bonato, Luciano Bonato,

Questo numero è stato inviato a 1.068 famiglie, delle quali 321 residenti a Campolongo, 667 nel resto d’Italia, 80 all’estero.

DON EUGENIOTOLDO

tutto dedicato al ministero

Don Eugenio Toldo si è spentoall’età, di 90 anni, il 19 novem-bre scorso a Sarmeola di Rubano(PD) dove era ricoverato. Hasvolto il suo servizio pastorale aCampolongo dall’anno 1953 al1971, per ben 18 anni, vivendo lasua missione in povertà e adisposizione dei parrocchiani.Una deferente preghiera vadaindirizzata alla sua anima assie-me ad un pensiero di omaggio edi sentito ringraziamento.

“Mercoledì 19 novembre, nel pome-riggio, è passato alla vita eterna donEugenio Toldo, uno dei sacerdoti piùanziani della Diocesi. Già in giugno,quando la malattia si era aggravata,fino all’impossibilità di camminareaveva espresso un sereno lamento:quanto è difficile morire. Ha atteso il grande passaggio damesi, compiendo intanto 90 anni.Don Toldo aveva voluto essereaccolto all’Opsa (Opera dellaProvvidenza di Sarmeola), dove eraarrivato a fine ottobre.Per prima cosa disse:”sono tre mesiche non vado a messa” e dal giornoseguente ha potuto concelebrarecome son soliti fare i sacerdoti ospi-ti della casa, con la presidenza delvescovo Martino Gomiero.Nato a Castrano nel 1913, donEugenio era stato ordinato prete nel’37. fu cooperatore a Carrè, poi a

Lugo e a Villadelbosco. Nel 1946venne nominato curato di Mortisadi Lugo e, quindi, nel 1953, parrocodi Campolongo sul Brenta. Vi rimase fino al 1971, quando sen-tendosi impari al compito di parrocoin tempi di cambiamenti rapidi,aveva chiesto di svolgere il ministe-ro di cappellano prima nell’ospedalee poi nella casa di riposo diCrespano.Ha servito gli ospiti finché le forzeglielo hanno permesso; in seguito fului stesso ricoverato e assistito concura nella stessa casa. Solo l’ultimobreve periodo lo ha passatoall’Opsa, anche per un desiderio divita spirituale.I funerali si sono svolti sabato 22novembre nel duomo di Crespanodel Grappa, presieduti dal vicariogenerale mons. Danilo Serena. Nell’omelia don Renato Marangoni,che ben conosceva il defunto, ne hamesso in luce il servizio ministerialee il cammino personale:<<un pretedi quello stampo diventato uomofino in fondo>>.Don Eugenio è stato un rete riccod’amore di Dio e del prossimo. I fedeli di Campolongo ricordano lasua attenzione affinché tutti, dai piùpiccoli ai più grandi, potessero aversempre presenti gli impegni dellavita cristiana. Teneva moltissimo aldecoro della chiesa e alla caritàverso i poveri, arrivando a rimetter-ci di tasca propria. Incoraggiava i giovani allo studio, sidava da fare per i prigionieri italianiin Russia, battagliava contro ildivorzio anche scrivendo ai parla-mentari italiani.Aveva una non comune attenzione aipreti soli o che erano nel bisogno, hasempre testimoniato attenzione egenerosità verso le missioni, in par-ticolare “adottando” seminaristi perla loro formazione.È stato un uomo tutto d’un pezzo eun prete di zelo grande, con i conno-tati d’altri tempi.Possa godere della gioia della vitasenza tempo.”

da “La Difesa del Popolo”del 30 novembre 2003

Un pensiero riconoscentea tutti i cadutiper la pace.

Le recenti novità intro-dotte in tema di tariffepostali per la spedizionedei periodici rischiano,quantomeno, di creareulteriori problemi perchi pubblica rivistecome “Il Vento delBrenta”, edite da asso-ciazioni senza scopo dilucro come le Pro Loco.In poche parole le tariffee le modalità di spedi-zione di tali riviste sonostate equiparate a quellepreviste per i periodiciediti dalle società com-merciali: ciò significa unconsistente incrementodei costi (addiritturaall’estero il giornaleviene spedito con latariffa della “PostaPrioritaria”).Stiamo tentando di farciinserire in una fascia diabbonamento meno one-rosa, ma i tempi tecnici

della Regione, prepostaa valutare la domanda ea definire la situazione,si rivelano molto lunghi.Una soluzione potrebbeessere quella di effettua-re la spedizione dietropagamento di un abbo-namento da parte dei let-tori della rivista e com-pilazione di un modulodi sottoscrizione: in talcaso i costi sarebberoabbattuti fino alla metà,ma ciò verrebbe anche acancellare il rapporto dilibera e spontanea ade-sione alle proposte dellaPro Loco (come lo è ilsostegno del giornale). Per il momento lasciamole cose come stanno; piùavanti decideremo inbase alla risposta che cidarà l’ufficio regionale.

La Redazione

A TUTTIA TUTTI

TANTI AUGURI TANTI AUGURI

DI BUON NATALE DI BUON NATALE

E SERENO E SERENO

ANNO NUOVOANNO NUOVO

Per la Pro Loco l’anno di attività associativa 2003si è concluso con un momento conviviale (vedifoto) che ha visto partecipare quanti, con diversiruoli, sostengono le attività dell’Associazione.A tutti rinnovo il grazie, mio e del Consiglio dellaPro Loco, per la disponibilità dimostrata. Con il 2003 scade anche il mandato biennale diquesto Consiglio: il rinnovo del prossimo sarà unmomento per confermare l’impegno che ha carat-terizzato le varie iniziative finora realizzate e perproporre nuove idee e progetti. A tutti giunga un augurio di buone feste.

Il Presidentedella Pro Loco di Campolongo s.B.

Ruggero Rossi

L a n o s t r a A s s o c i a z i o n e

3 IL VENTO DEL BRENTA 3

4 IL VENTO DEL BRENTA 4

Riportiamo il “resoconto” dell’atti-vità della Squadra AntincendiBoschivi di Campolongo, attiva nelnostro paese da più di 25 anni, cheda “gruppo” dedito alla pulizia disentieri e alla salvaguardia delpatrimonio boschivo, si sta evolven-do in un’Associazione con compitipiù articolati come richiede il nuovomillennio, sempre mantenendofermo il medesimo spirito, nell’af-frontare gli impegni che si presenta-no, di amicizia e di giovialità.

Il nuovo anno è iniziato subito con il“botto”: a Gianfranco Giusto, dopo 25anni di ininterrotta presidenza dellaSquadra Antincendi, succedeFrancesco Bianchin. A Gianfranco vanno i più vivi ringra-ziamenti, da parte di tutti, per l’impe-gno costante e l’entusiasmo profuso intutti questi anni di attività; al nuovopresidente Francesco Bianchin, va unsincero augurio di buon lavoro.

C’è stato anche un avvicendamentonell’ambito delle altre cariche, ai vice-presidenti uscenti: lo stesso FrancescoBianchin e Domenico Bonato (Nico),sono subentrati i neo eletti RenatoMocellin e Nicola Bonato; l’avvicen-damento non ha riguardato la carica disegretario, che anzi all’unanimità l’as-

semblea ha riconfermato nella personadi Alfio Mocellin.Il rinnovamento della SquadraAntincendi, non si è fermato alle solecariche dirigenziali interne, ma hariguardato un più vasto contestodovendo l’Associazione accogliere lenuove direttive regionali, trasforman-dosi e allargando così i propri compiti.Oltre agli incendi boschivi,

l’Associazione ha assunto anche com-piti di Protezione Civile, entrando afar parte del più vasto CoordinamentoBrenta-Monte Grappa di Romanod’Ezzelino alla cui presidenza vi èGraziano Marin. Pertanto, quali com-ponenti della Squadra, abbiamo dovu-to partecipare a corsi di aggiornamen-to e studio delle varie metodiche diintervento nelle più svariate situazioni.La Regione, con questo programma,intende disporre sul territorio di perso-nale qualificato pronto, nel più brevetempo possibile, ad intervenire in casodi incendi e di calamità naturali, per-sonale addestrato ad effettuare i primiinterventi, e all’altezza di predisporretutti i servizi essenziali per fronteggia-re l’emergenza.A noi volontari non è chiesto l’impos-sibile, ma ci è chiesto di dare un primoconforto, sicurezza, esperienza e tem-pestività, sia nel proprio territorio, siafuori Regione ed in taluni casi ancheall’estero. All’inizio dell’anno, anche alla nostraSquadra, è stato chiesto di intervenire

nelle zone terremotate del Molise, cosìda contribuire fattivamente all’ultima-zione di un fabbricato, atto ad ospitarequattro nuclei famigliari; è così cheanch’io (Luciano) e Floriano Bonato,ci siamo avventurati in questa nuovaesperienza. Oltre a noi, il gruppo dilavoro era formato da altri tre membridella Squadra di Nove, fra i qualiDavide che fungeva da capogruppo ecoordinatore dei lavori, e ancora duevolontari della Squadra di Valdagno, eAlessia, una ragazza volonterosa ven-titreenne di Zanè che fra gli altri com-piti aveva anche quello reporter e tut-tofare, e ancora il gruppo annoveravaquattro componenti della Squadra diPadova e due pensionati di Cismon:Silvano Vanin, nostro capo muratori, eGaetano Bruni con il compito di elet-tricista. Era una gran bella Squadra,che ha subito trovato il giusto affiata-mento.Il paese meta dell’intervento era“Monacilioni”, situato a 10 Km dall’e-picentro del terremoto, individuato aSan Giuliano, e ad una quindicina dichilometri da Campobasso; un paesedi settecento abitanti situato ad un’al-tezza di ottocento metri s.l.m. Il nostroviaggio è cominciato di buon ora daNove, indicato come punto di ritrovoper la partenza, e siamo giunti a desti-nazione verso le quattro del pomerig-gio. Quasi dieci ore di pulmino, conpoche e brevi fermate intermedie, perla fretta di arrivare sul posto; un pran-zo veloce a Toro, paese vicino alladestinazione e che ospitava la baselogistica, per poi subito dopo prenderela strada per la destinazione finale pervisitare il cantiere e per poter pro-grammare, fin da subito, la giornata dilavoro seguente. Abbiamo visto pocoo niente del paese, mi sembrava di

UN 2003 DA RICORDARENuovi compiti per la squadra antincendi

V i t a d e l l e A s s o c i a z i o n i

essere tornato indietro negli anni, aquando ero militare; sveglia alle 6,30per essere già in cantiere alle 7,30 – 8,il pranzo veniva consumato sul postoper non perdere tempo e dopo unagiornata di intenso lavoro, si rientravaverso le 18,30 alla base, qualche seraanche dopo all’orario prefissato.Rientravamo nelle scuole di Toro, che

ci avevano destinato quale nostro

alloggio; Toro era un paesino arrocca-to su di una collina, anche questo paeseaveva subito dei danni dal terremoto.Si consumava una cena in compagnia;Davide il caposquadra, faceva il puntosull’avanzamento dei lavori, interval-lato da << quattro bussolotti de vin bon>> una cantata, da qualche barzellettae poi tutti a letto << o meglio in bran-da >>. Non ho mai sentito << segartanta legna >> (russare) come inquelle aule trasformate in dormi-torio.Abbiamo fatto una settimana conquesti ritmi, pochi contatti con lagente del posto, a parte il Sindacodel paese Enrico, un giovane sem-plice e cordiale, che una sera ci hafatto da cicerone per una fugacevisita dei luoghi. I nostri compitidi lavoro li abbiamo terminatiprima dei tempi previsti (un mar-ciapiede, una fioriera, l’imbianca-tura di alcuni locali, costruzione dibagni e impianti elettrici ecc.), forse èstata una fortuna perché proprio ilvenerdì, giorno libero che avevamodestinato alla visita dei luoghi, ècominciata l’emergenza acqua, constrade allagate, smottamenti, deviazio-ni come anche riportato dai telegiorna-

li in cronaca nazionale, di quel perio-do. In tutta fretta si è deciso, vista lasituazione, di fare i preparativi per lavia del ritorno.Certamente un’esperienza positiva, econ queste righe ringrazio il Moliseche ci ha dato (pur nella disgrazia) lapossibilità di lavorare per un benecomune e vada anche un arrivederci apresto, augurando che sia l’inizio diuna vita più serena e tranquilla, dopo legravi disavventure di quest’ultimoperiodo.È un anno da ricordare per la nostraAssociazione, anche perché è statomolto impegnativo per tanti altri lavo-ri terminati o iniziati o affrontatisecondo le necessità: la tabellazionedell’alta Via del Tabacco (da Tornà –Maragnona – Gualiva – Aste deColtegno fino a Prè Ronchetto), piùaltre varie segnalazioni di casare-mal-ghe, in un vasto territorio che va dallePozzette al Col de Mattio ai Giavarinial Palazzon, per un totale di circa ses-santa tabelle.All’inizio dell’anno, in collaborazioneanche con la Comunità Montana delBrenta, la Squadra Antincendi diCampolongo si è assunta l’impegno diprogrammare l’uscita annuale di tutto

il Coordinamento Brenta-MonteGrappa, coinvolgendo le Squadre diCismon, San Nazario, Solagna,Campese, Colline Bassanesi, Pove eRomano d’Ezzelino. Il lavoro, che cisiamo preposti di fare, è stata la puliziae il ripristino della mulattiera che sitrova in prossimità dello sbocco in

località Bocca di Vallerana, che neces-sitava di un impegnativo intervento. Ilpersonale a disposizione (circa un cen-tinaio) ha fatto si che si sia potutointervenire anche in altre due località eprecisamente: nel Trodoeo dei Grisonie nell’imbocco della mulattiera diguerra che dai Trinceroni scende versoCol Tornà.Per quan-to riguar-da altrilavori, diun nonc e r t om e n oimportan-za, c’èstata lap u l i z i adella ValD r i t t a ,l a v o r ofatto invari perio-di secondo le necessità di intervento;in Via XI Dicembre è stata collocatauna rete paramassi, questo a seguito dialcuni fenomeni franosi che potevanorisultare pericolosi per l’incolumità dipersone e di cose; in collaborazione

con il Consorzio Tabacchi (presie-duto dal nostro amico AmpelioPizzato) si è provveduto all’allesti-mento di una piccola piantagionedi tabacco in una “banchetta” inlocalità Capitello di Gualiva.Questo lavoro, rientrava in un piùampio contesto di valorizzazionedel territorio all’interno del sentie-ro didattico “Antonia Dal Sasso”,percorso durante l’anno da circacinquecento bambini di variescuole, motivo certamente di sod-

disfazione sia da parte nostra, che per inostri colleghi ed amici del GruppoNaturalistico CAI di Bassano edell’Amministrazione Comunale, prin-cipale promotrice e finanziatrice delprogetto.Questi sono alcuni dei più importantiimpegni di lavoro, portati a termine

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5 IL VENTO DEL BRENTA 5

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durante l’anno, ma bisogna dire chesiamo stati impegnati anche in variincendi sviluppatisi nella zona, inoltresiamo stati impegnati nel servizio divigilanza durante il passaggio perCampolongo del 86° Giro d’Italia.Numerosi componenti, della nostraAssociazione, hanno anche parte-cipato ad un’imponente esercita-zione unitaria per la simulazione diun’alluvione a Mussolente.Durante la festa in Brenta, in colla-borazione con la locale Pro Loco,vari componenti sono stati impe-gnati nell’allestimento della festastessa, mentre altri si sono occupa-ti della sorveglianza e sistemazio-ne dei parcheggi. Come può salta-re all’occhio, per la buona riuscita ditutti questi impegni o manifestazioni,ci deve sempre essere un accuratolavoro di pianificazione, di organizza-zione, concertato durante le periodicheriunioni; il solo impegno nel acquista-re i materiali e le attrezzature occor-renti, richiede un lavoro oscuro, comeanche quello di riordinare il magazzi-no, come fare la periodica manutenzio-ne dei decespugliatori, per garantire labuona riuscita delle uscite per la puli-zia dei sentieri. Tutte queste attività,hanno impegnato, qualche componen-te, per cinquanta e più giornate lavora-tive, giornate dedicate volontariamen-te, come per quelle dedicate da tutti icomponenti dell’Associazione,

comunque sempre sacrificando il pro-prio tempo libero per il bene di tutti.Per quanto riguarda il programma futu-ro, non facciamo grandi progetti, cer-cheremo di collaborare, nel miglior

modo possibile, conl’Amministrazione Comunale perquanto riguarda la pulizia di sentieri edi mulattiere, della Val Dritta, dellungo Brenta o di adoperarci per altrilavori che a seconda delle necessità citroveremo ad affrontare. Il nostroobiettivo primario, sarà di ultimare ilavori già iniziati, con particolareriguardo alla << Madonetta >>. Sonocerto che con la collaborazione e l’im-pegno di tutti i componenti dellaSquadra, il lavoro che periodicamenteci si presenta di fronte, non sia certo unpeso, una noia, ma sia bensì motivo estimolo per ritrovarci, per discutere,parlare, dialogare, programmare cosenuove. Per fare in modo che non solo

quando operiamo a Campolongo, maanche quando siamo chiamati fuori dalnostro comune, il lavoro che svolgia-mo sia motivo di soddisfazione peraver fatto qualcosa di utile per la

società e per il territorio.All’inizio di questa carrellata dinotizie, più o meno importanti,ho parlato di Squadra che sievolve, devo dire anche che ilgruppo si sta ringiovanendo;dall’inizio dell’anno, sono cin-que i giovani nuovi membridella compagnia; a loro vadal’augurio di un immediato inse-rimento, a tutti i livelli, e che sitrovino a loro agio in questa“comunità” di persone.

Il 19 dicembre scorso, giorno dedicatoa Santa Barbara nostra patrona, abbia-mo cercato di festeggiare nel miglioremodo possibile, come ringraziamentoper l’anno trascorso e per l’impegnoprofuso, senza aver avuto nessun inci-dente di rilievo e per l’augurio per un2004 altrettanto ricco di un proficuolavoro e di tante soddisfazioni.

Per la Squadra Antincendi Boschivi e Protezione civile di Campolongo

Luciano Bonato (de Pompeo)

R o v i s t a n d o n e i c a s s e t t i20 maggio 1946, dai Bicioete.

Sopra da sinistra: Bortolo Bonato

Andoetin, Nicola Zannini Brenton,

Vigilio Bonato Candoea.

Sotto da sinistra: Narciso Bonato Fuma,

don Bruno Zannini Brenton,

Bernardino Secco.

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Un problema che riguarda anche il nostro paese

Riflessione-intervista trattada un articolo pubblicato sul periodico dell’UMCE,

Unione Mandamentale dei Commercianti ed Esercenti.

“Sono rimasti in pochi e, se hanno deciso di non get-tare la spugna, è perché la passione e l’entusiasmocon cui lavorano li ripagano dei sacrifici.Sono gli ultimi alimentaristi della ValBrenta, soprav-vissuti alle difficoltà legate alla crisi economica, allaconcorrenza delle grandi superfici distributive, aicambiamenti delle abitudini e dei gusti dei residentiche rimangono i loro principali clienti.Tra prospettive incerte e note congiunturali altrettan-to instabili, ogni mattina li ritrovi puntuali dietro ilbanco del loro negozio senza piangersi addosso, ani-mati dalla buona volontà e anche dalla consapevolez-za di essere, comunque, un punto di riferimento

importante per la gente delle vallata.Ma come questi operatori vivono la fragilità dellasituazione?Quali strategie e risorse hanno sviluppato per rimane-re a galla a differenza di tanti loro colleghi che in que-sti difficili anni hanno preferito abbassare la serran-da?(…) meno ottimista di altri suoi colleghi appareGiovanni Tosin di Campolongo sul Brenta. Un po’ per via dell’età che avanza, un po’ perché sco-raggiato da fattori esterni, per il negoziante l’orizzon-te si prospetta negativo.<Da mezzo secolo faccio questo mestiere, prima a

Cartigliano, da 40 anni a Campolongo, ma ormai stogiungendo al capolinea. Molte cose sono cambiate da quando ho iniziato e lasituazione è sempre andata peggiorando. Prima l’apertura dei grandi supermercati che ci hamesso in grave difficoltà, ora, complicando ulterior-mente le cose, è arrivato il mercato settimanale. Anche poche bancarelle, in un paese di 800 anime,com’è Campolongo, hanno il loro peso. E noi lo avvertiamo tutto. Le spese, tuttavia, non diminuiscono, e si fa fatica afar quadrare i conti.Non dico che 50 anni fa fosse tutto più facile, ma ilsacrificio era ripagato. Adesso, invece, si lavora, si paga, ed i risultati sonoscarsi.Di fronte a questi scenari i figli hanno deciso di dedi-carsi ad altre attività; pertanto, quando deciderò dismettere, abbasserò la serranda definitivamente>”.

articolo di Raffaella Forin

LA PAROLAAGLI ULTIMI

ALIMENTARISTI

In questa foto dei primi anni ’40 ritrovia-

mo la famiglia di Francesco Lazzarotto

(Chichi Carantan) e Giustina Bonato al

completo.

I nomi dei 12 figli, dal più vecchio, sono:

Giuseppe, Annetta, Angelina, Piero,

Olindo, Letizia, Bernardino, Walter, Maria,

Belfiore, Gemma, Coronetta.

C o s e d i c a s a n o s t r a

7 IL VENTO DEL BRENTA 7

8 IL VENTO DEL BRENTA 8

Appunti di viaggio di un alpino

che ha partecipato all’avvenimento

Rossosch. Questa località dal nome malamente pronunciabile geo-graficamente si trova a circa 900 kilometri a sud diMosca, dopo Voronezh, a nord – ovest rispetto aStalingrado (oggi ribattezzata Volgograd) ed in prossi-mità della riva destra del Don.Qui, sul pennone antistante l’asilo infantile, accanto allabandiera russa, sventola il tricolore italiano. Perché qui ilgrande cuore della solidarietà alpina dieci anni fa ha con-segnato alla comunità di Rossosch una scuola realizzatasui resti di quello che era stato il Comando generale delCorpo d’Armata Alpino. Per non dimenticare l’immanetragedia che si è consumata nel gennaio 1943 durantel’ultimo conflitto mondiale. Per non dimenticare lemigliaia e migliaia di penne mozze che hanno lasciato lavita in questa terra lontana, tutti giovani dei nostri montie delle nostre valli molti dei quali sono ancora qui,dispersi. Per non dimenticare quanti di altri reparti edegli avversari sono rimasti vittime della stessa sciagura.A causa della follia umana.

Attraverso la sezione ANA di Firenze vengo a conoscen-za che l’Associazione Nazionale Alpini ha organizzatoun viaggio in occasione del 10° anniversario di attivitàdell’asilo di Rossosch. Forse un sogno si avvera, penso.Tanto ne ho sentito parlare e tanto ne ho letto che nonposso perdere l’occasione e, nonostante le avversità, inci-tato anche dai familiari, confermo la mia adesione. Percompletare la mia conoscenza dei luoghi e dei fatti, nelfrattempo, mi documento leggendo l’ultima pubblicazio-ne in materia: “Tutti i vivi all’assalto” di Alfio Caruso,una ricostruzione completa di quella che è stata laRitirata di Russia.

E così, lo scorso 11 settembre, giovedì, alle ore 21.45,assieme ad altri 300 circa (altrettanti seguiranno due gior-ni dopo), mi ritrovo sul treno speciale notturno, carrozzanumero 6 scompartimento 3 con 4 cuccette, che da unadelle 9 stazioni di Mosca parte con destinazione

Rossosch e con fermata intermedia a Liski da dove unaparte di noi, io compreso, sarà trasferita alla strutturaalberghiera di appoggio, mentre l’altra parte proseguiràfino a Rossosch.

Ormai la notte è scesa; il buio ha avvolto ogni cosa e nonconsente di scrutare oltre il limite di qualche luce fioca chesi incrocia di tanto in tanto; così assieme ai malcapitaticoinquilini dello scompartimento (che non conosconoancora i miei celebri concerti notturni), tre trentini di BorgoValsugana, mi do alle chiacchiere finchè, dopo la visitapastorale del Presidente Parazzini accompagnato dal mio

presidenteG i a n c a r l oRomoli, gliocchi non cela fanno piùa restareaperti.

A l l ’ a l b asono giàsveglio e,sollevandola tendina

oscurante, cerco di sbirciare fuori dal finestrino ma unanebbiolina bassa impedisce di vedere. Dopo un supple-mento di relax e dopo una precaria e sommaria sistema-zione, incurante che la mia valigia se ne sia andata per ifatti suoi e stia ancora volando per i cieli di mezzaEuropa, mi incollo al finestrino. Ormai la nebbia si è dis-solta e la campagna russa appare nella sua realtà: grandicampi delimitati da filari di betulle e macchie di bosco aperdita d’occhio in un saliscendi di colline basse e avval-lamenti (quisi chiamanobalke) chesi perdonone l l ’ o r i z -zonte daq u a l s i a s iparte si vol-ga lo sguar-do. La terra è

ROSSOSCH OPERAZIONE “SORRISO”

M o m e n t i d i v i t a

scura e si notano coltivazioni di grano, mais, rape,miglio, barbabietole, patate e dei celebri girasoli ormaiappassiti. Di montagne come le intendiamo noi non c’ètraccia. Qua e là qualche villaggio di isbe, casupolebasse perlopiù in legno, protette da una recinzione, coltetto di lamiera o di eternit (un tempo era di paglia); ognitanto qualche centro urbano di più ampie dimensioni lacui periferia è costellata da gruppi di dacie con annessoorticello.

Sono poco più delle 10 del mattino di venerdì 12 ed iltreno si ferma come previsto a Liski dopo oltre 12 ore diviaggio.Intruppato in un gruppo di 25 salgo sull’autobus numero7 con destinazione “il sanatorio”, ovvero la Casa di curaZiurupa, un complesso alberghiero capace di ospitare700 persone e che potrebbe essere meglio definito comecentro per il benessere perché vi si curano varie patologiee non si trascura anche il relax ed il divertimento. Sorgein aperta campagna, al limite di un bosco di abeti, immer-so in un parco ben curato con tanto di bar, ristorante,discoteca, biliardo, impianti sportivi, sauna,piscine,mas-saggi,parrucchiere, farmacia,edicola, biblioteca ed altroancora.La mia sistemazione è un lusso da queste parti; la miacamera è spaziosa con tanto di TV, frigo, telefono, servizipersonali con acqua calda (…se non fosse per il lavandi-no che mi è rimasto in mano…). Da un volantino in un ita-liano un po’ incerto rilevo che una giornata di permanen-za qui, comprese le cure, costa quanto una sosta in pizze-ria da noi. Dalla nostra accompagnatrice vengo a saperepoi che questo posto ai tempi del regime era frequentato eriservato agli alti papaveri della nomenklatura.

L’autobus, con evidenti segni di vetustà e di stanchezza,inizia la sua marcia verso quelle località che furono tea-tro delle operazioni militari. L’ambiente intorno è quellogià visto: alture basse e balke; campi e macchie di vege-tazione. La strada, abbastanza agibile, è un continuo elento saliscendi con qualche tratto di piano. Il traffico,scarso, è costituito soprattutto da qualche mezzo pesantee da auto vecchie e logore: la versione sovietica delleFIAT 124 e 125. E’abbastanza frequente vederle fermesul ciglio della strada col cofano alzato. Raramente sfrec-cia via veloce qualche auto europea di grossa cilindratacon i vetri rigorosamente oscurati. In prossimità di qual-che incrocio dei contadini offrono prodotti della loroterra e miele in certi barattoli di vetro che hanno la par-venza di essere riciclati.Segni evidenti di una economia povera che stenta adecollare. La perestroika, ovvero la riconversione attua-

ta oltre una diecina d’anni fa, ha avviato un nuovo corsopiù somigliante ai modelli di democrazia occidentale mail costo sociale ed economico che ne sta sopportando lapopolazione è elevato ed è per questo che Gorbaciov quinon è molto amato. Certe immagini mi riportano alnostro primo dopoguerra quando anche la mia famiglia èsopravvissuta grazie a vari espedienti che è meglio nonricordare. Guardacaso, poichè sono ancora orfano dellamia valigia, cerco qualcosa per risolvere dei piccoli pro-blemi di emergenza, ma non trovo nulla da acquistare. Al termine di una breve discesa dove il bus riprende un

po’ di fiato,l ’ a u t i s t aparlotta conla guida chea n n u n c i a :Siamo sulDon.L’atmosferafino a quelm o m e n t ovacanzierasi fa d’un

tratto silenziosa. Eccolo il famoso Don, il placido Don. Ilsuo letto è abbastanza ampio; l’acqua di un colore gri-gioverde sembra immobile in mancanza di pendenze cheaccelerino la sua corsa e il Mar d’Azov dove sfocia èancora molto lontano. Qui, sulla riva sinistra erano dislo-cate le truppe russe e sulla riva destra erano schierati glialpini. L’emozione mi prende ed un groviglio di pensierimi frullano per la testa con tanti perché…che mi accom-pagneranno per il resto del viaggio.Perché tanti dei nostri alpini furono mandati qui? A com-battere chi e che cosa? Per quale causa?Ma era proprio necessario? E perché non erano attrezza-ti adeguatamente? Come mai furono utilizzati gli alpiniin un ambiente quasi piatto visto che sono allenati alleasperità della montagna?

Poco lonta-no si trovaBelogorje ,un piccolovillaggio diisbe allorap r e s i d i a t od a l l aTridentina.

continua apag. 11

M o m e n t i d i v i t a

9 IL VENTO DEL BRENTA 9

10 IL VENTO DEL BRENTA 10

“Tu solo il Santo, tu solo il Signore, tusolo l’Altissimo” recita – verso la fine– il Gloria che si dice, giusto dopo ilKirie, in ogni messa di festa. Ed è que-sto il pensiero che mi sovviene allarichiesta di scrivere qualcosa su DonEugenio. Subito ho detto di no. Anche in maniera brusca e me nescuso. Poi, al pensarci, ho cominciato ascrivere.

Mi ha insegnato la fede, quel prete –da piccolo facendomi inginocchiareinsieme con lui davanti un muro arre-dato di candele, di angeli, di tovaglie edi fiori. C’era un’asola dorata – in quelmuro – con porta che, aperta, aveva unatendina e al di dentro vasi rotondi,dorati pure loro, con dentro tanti cer-chietti di pane. Si cantava davanti aquel pane, lo s’incensava, per toccarloci si vestiva di cotta, di stola, di pivialee di velo omerale, si suonava il campa-nello, finanche la campana quando lo sialzava. Lo si portava ai malati copertoperfino di ombrello. Sono cresciuto, hoscordato tante cose, ma quelle non leho mai dimenticate.

Mi ha insegnato la fede, quel prete –andando, infatti, lontano da casa, pen-

sandomi importante e bastante a mestesso, mi sono perduto nei meandridella vita non ritrovandone che lacorsa, l’affanno e l’angoscia.Avevo il cuore canterino quando eropiccolo e cantavo, cantavo, cantavo.Non era solo un canto di voce, eraespressione del cuore. Ma, diventatogrande, non cantavo più, me ne ero per-fino dimenticato, non sentivo più ilcuore che, pur battendo tutti i giorni,

sembrava come battere a vuoto. La sua campana, una voltaargentina, era diventata stonata,sorda, scordata.Vado come un automa da quelprete - era quasi vent’anni chenon lo vedevo, non lo sentivo,non lo cercavo - lo trovo dovenon poteva non essere: in chie-sa, ne camminava i muri con ilRosario in mano, quello stessoche mi aveva insegnato a recita-re con lui la sera dei giorni dimaggio e ad ogni passo nelle

strade di montagna dellaBenedizione delle Malghe.

Mi ha insegnato la fede, quel prete –andavo ogni tanto a trovarlo, mi senti-vo anche bravo nel farlo. Gli racconta-vo le mie bravure, le mie sofferenze,mai ascoltando le sue. Mi sembravaeterno quel prete. Con il suo breviario,i suoi libri e gli oli santi sempre a por-tata di mano.A un certo punto l’ho visto vecchioquel prete. Silenzioso, seduto, sofferen-te, muto, quasi disperato di quelladisperazione che è propria dei santi.L’ho visto solo quel prete in quel lettocosì grande per una persona oramaicosi piccola, consunta, sfinita, consu-mata.L’ho visto altissimo quel prete quando,seduto sulla sedia a rotelle, aveva fred-do e gli ho messo il mio cappotto

addosso quasi piviale e il suo cappelloin testa quasi triregno.Siamo andati davanti al Santissimoesposto. Lui – il capo reclino - alza losguardo, vede quel pane, si cava il cap-pello. Io mi sono messo in ginocchiocome da bambino – Lui il Prete io ilsuo chierichetto – canto con lui, con lavoce, con gli occhi e con il cuore“Adoriamo il Sacramento che DioPadre ci donò”. Terminato, mi dice:“Adesso andiamo, ci stanno aspettan-do”. Sì! Il Tu solo il Santo, il Tu solo ilSignore, il Tu solo l’Altissimo lo stavaaspettando.

Sia lodato Gesù Cristo, Reverendo -e mi saluti il Padre nostro che è neicieli, la Mille Volte Benedetta e…miopapà. Sì! Stanno aspettando anche me.Stanno aspettando anche noi, tutti noi,per cantare insieme con Loro il Glorianel Giorno Eterno della Vita.Amen.

3 dicembre 2003racconta Valerio Bonato

Invitiamo quanti hanno dei ricordi legati alla

figura di don Eugenio a comunicarli alla

Redazione del “Vento”:anche poche righe saranno

un gradito contributo che pubblicheremo

con piacere.Grazie.

RICORDO DI DON EUGENIO

“...mi ha insegnato la fede”

Don Eugenio assieme al parroco eal sindaco durante la festa per il

65° di ordinazione sacerdotale(vedi “Il Vento del Brenta”

n.° 2, agosto 2002)

T e s t i m o n i a n z e

continua da pag. 9

Ai limiti di un piazzale in terra battuta troneggia unmonumento al soldato russo che stranamente sul cinturo-ne ha riprodotta in rilievo una sigla: E I. Che sarà mai ?Nessuno mi sa dare una spiegazione. Poche sono le per-sone in giro con l’immancabile gruppo di ragazzini che ciavvicina e ci osserva con una espressione di meraviglia;qualcuno ha individuato una specie di gazebo di legnodove si può bere, ma c’è da fare la fila perché in più ditre in piedi non ci si sta. E poi, più di vodka e birra nonc’è. Nel frattempo vado a curiosare dentro a un edificiobasso che sembra essere la casa comunale con la com-piacenza di due signore giovani e graziose che fanno dacontrasto stridente con l’ambiente vecchio e obsoleto. Alla tappa successiva il bus fa una sosta sulla piazza anti-stante la stazione ferroviaria di Podgornoje che fungeva da centro logistico e magazzino materiali.La cittadina è abbastanza animata ed è un po’ più evolu-ta rispetto ai piccoli villaggi di isbe finora incontrati. Difronte, il monumento ai caduti ben curato e ornato di fiori(artificiali) . Poco discosto mi attira una lunga fila digrandi foto applicate a un pannello di cemento, lungo ilperimetro di una fabbrica. La guida mi spiega che cosìvengono premiati e segnalati i dipendenti giudicati i piùbravi. (Evidentemente lo stakanovismo è ancora dimoda) Ma non chiamateli più “tabaresc” (= compagno)perché questo termine invece non è più di moda.

Nei pressidi Opyt las i g n o r aLidia stazappettandol’ orto enello stessotempo tienesotto con-trollo la suamucca checomunque è legata ad una catena ancorata al terreno. E’una donna solida e massiccia dallo sguardo fiero che halavorato molto nella sua vita e nonostante ciò, spiega,deve ancora lavorare per sopravvivere. Italianski ? Unsorriso le illumina il viso. Lei era ancora giovincella allo-ra e non ricorda molto ma suo marito gliene parla sem-pre: gli alpini erano gentili e buoni con la gente. Laggiù( e indica una piccola macchia di betulle ) ne sono sepol-ti forse 60.Nel gruppo che sta seguendo questo percorso c’è ancheDon Sergio, il continuatore dell’Opera Don CarloGnocchi, quel cappellano che svolse il suo apostolato fra

gli alpini e condivise insieme a loro le immani sofferen-ze della ritirata. Chiama tutti a raccolta per un momentodi raccoglimento e di preghiera. Le sue parole colpisco-no; la tensione è alta e si legge nel luccichio di tantiocchi. Anch’io devo farmi forza per leggere la preghieradell’alpino. Spero che il Padre Eterno raccolga i tantimessaggi che gli arrivano da qui. Spero che alle anime diquesti sventurati abbia riservato un posto d’onore inParadiso visto che quaggiù, nel pieno della giovinezza laloro vita si è spenta, spezzata in maniera violenta e nonhanno avuto nemmeno il privilegio di una tomba, abban-donati in una terra lontana senza che una madre, unasposa, un fratello, un figlio abbiano potuto prendersi curadi loro.

Sabato 13. Si prosegue verso ovest, nella stessa direzio-ne che presero le truppe alpine alla ricerca della salvez-za. I nomi con tante w e tante k delle località che si incon-trano come Krawzowka, Charkowka, Warwarowka,Nikitowka si incrocianocon quelli di Julia,Tridentina, Cuneense,Vicenza e del lungoelenco dei battaglioniche le componevano. Ovunque monumenti aicaduti imponenti e bencurati. E non è raro tro-vare anche in apertacampagna qualche can-none o qualche T 34che fa bella mostra dise, lungo la strada.Mi tornano in mente leimmagini dei lunghiserpentoni scuri di soldati infagottati, affardellati eaccompagnati dagli inseparabili muli su una coltre dineve bianca.Qui, fra queste alture e queste balke, fra questi villaggi diisbe, quegli italiani hanno scritto una pagina di storia, dieroismi e di sacrifici sovrumani narrati in numerosi volu-mi, da “Centomila gavette di ghiaccio” di GiulioBedeschi in poi. Qui, quegli alpini, per mantenere fede aldovere e per cercare una via di salvezza hanno dovutocombattere contro gli avversari molto bene armati eattrezzati, ma anche contro la mancanza di mezzi ade-guati ed il gelo implacabile che in quel periodo avevasuperato abbondantemente i 40 gradi sottozero e facevapiù vittime del fuoco nemico.

l’alpino Ten. Giancarlo Bianco(continua)

M o m e n t i d i v i t a

11 IL VENTO DEL BRENTA 11

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UN PO’UN PO’ DI STDI STORIAORIA

La storia della cosiddetta “acqua potabile” del nostropaese non è dissimile da quella dei tanti insediamenti abi-tati del lontano passato.Limitando la carrellata al secondo millennio forse convie-ne volgere l’attenzione al tratto di destra Brenta che com-prende Campese, Campolongo, Oliero e Valstagna. Lanascita e lo sviluppo degli insediamenti abitati, nucleiprincipali e relative borgate, non è di facile ricostruzione.I dati più validi, tramandatici dagli storici, si concentranosulla costruzione dei manufatti dedicati alla devozione(chiese, oratori, monasteri, ospizi, cimiteri). Partendo dallafine dell’anno 1100 abbiamo che a Campese era già stataeretta la chiesa di S. Martino.Essa fungeva da oratorio pergli abitanti dispersi nellerealtà site più a nord fino allaPiovega, compresa ancheFoza.Dalla storia rileviamo che aS. Martino c’era il “fontebattesimale” per tutta lacomunità. Fonte che vi rima-se fino al 1477, quandovenne trasferito nella chiesadi S. Croce, costruita daiBenedettini a partire dal1124.La chiesa di S. Croce, con il relativo monastero benedetti-no, divenne la chiesa madre, per secoli, di tutte le chiesecostruite successivamente in destra Brenta. Ad Oliero.Ezzelino il monaco costruì una cappella in onore delloSpirito Santo con adiacente ospizio per i viandanti, e lacedette al Monastero di Campese nel 1221. Valstagna nel 1475 ebbe la sua prima chiesetta funzionan-te, dedicata a S. Antonio Abate, patrono del bestiame edelle stalle.Nel nostro paese solo nel 1628 si decise di costruire lachiesa e la prima pietra fu posta nel 1637A valle di questa sintetica panoramica abbiamo che, nel

periodo precedente il 1500, i nuclei abitati, dalla strettoiaa nord del Vallison, dove iniziava il territorio di Campese,fino a Valstagna centro, sita sulle rive della Val Frenzela inadiacenza al Brenta, erano: Campese; la contrada Orlandi

(a sud di Campolongo); Campolongo centro, la contradaPellizzari (a nord); Oliero di Sotto; la contrada Londa e lacontrada Lora, subito a sud di Valstagna centro.I disboscamenti, le coltivazioni, l’allevamento del bestia-me, lo sfruttamento delle proprietà montane di Campese,Campolongo, Oliero e Valstagna seguirono le tante vicis-situdini legate al concetto di proprietà, dei soliti pochi sin-goli, delle tante liti in materia di amministrazione pubbli-ca, di aggregazione (non sempre stabile) tra i quattro paesie, in special modo, di sudditanza.Sudditanza nel senso che si era sempre sudditi, non citta-dini: vedi gli Ezzelini, Padova, Vicenza, la Serenissima,l’Austria,, Napoleone, e ancora l’Austria; poi venne l’unitàd’Italia.

Seguirono l’emigrazione, laPrima Guerra Mondiale, ilprofugato, la ricostruzione,la seconda grande emigrazio-ne e, nel 1940-45, la SecondaGuerra Mondiale: anche que-sta guerra regalò, poi, ancoraemigrazione.In questo periodo di circa850 anni si converrà che levarie amministrazioni locali,sia pure variamente aggrega-te tra loro, ben poco o nullaottennero dai poteri domi-

nanti e/o dai governi per rea-lizzare opere pubbliche, per l’assistenza pubblica e perpoter godere di quel bene che chiamiamo “acqua potabi-le”.Forse giova ricordare che, ad esempio, nel 1550, i residen-ti di Campese, Campolongo, Oliero e Valstagna eranocirca 1750. Nel 1404, da Campese a Oliero c’era un solocomune; dopo tale data Oliero e Valstagna si staccarono ecostituirono un comune a parte. Nel 1808 Campolongo,Oliero e Valstagna formavano un solo comune. Nel 1815Campolongo, Campese e Valrovina formarono un unicocomune.Dopo la metà del ‘700 la popolazione da Campese aValstagna superava le 3000 unità.

Giuseppe Cian SerenNella seconda parte “il Brenta e l’utilizzo delle sue acque- le cisterne e il trasporto dell’acqua nelle case”.

L’ACQUA POTABILE A CAMPOLONGO ENELLE COMUNITA’ LIMITROFE

PRIMA PARTE

T e s t i m o n i a n z e

S o s t e n i t o r iProseguiamo la pubblicazione dei nominativi di coloro che con il loroindispensabile aiuto economico concor-rono, concretamente, alle spese di stam-pa e spedizione del giornale. Versamenti pervenuti a tutto il 6dicembre 2003.

181) Anna Gabrielli Lovato - Pero (MI)182) Nicoletta Lovato - Due Carrare (PD)183) Stefania Orlando - Lainate (MI)184) Irma Papini Giusto - Ginevra CH185) Pierino Bastita - Campolongo S.B.186) Lidia Bonato - Rossano Veneto (VI)

187) Annetta Lazzarotto - Campolongo 188) Rino e Domenica Bianchin - Solagna 189) Mariano Orlando - Campolongo S.B.190) Ermida Costa - Campolongo S.B.191) Primo Costa - Campolongo S.B.192) Jean Roland Costa - Pringy (Francia)193)GiovanniVialetto"Ninin"Campolongo194) Angelo Tartaglia - Vidigulfo (PV)195) Caterina Giusto - Treviso (TV)196) Maddalena Volpe - Rivalta (TO)197) Caterina Colpo Sacchi - Milano (MI)198) Giuseppina Illesi - Bassano d.G.199) Bernardino Luciano Vialetto-Bassano200) Leonardo Cavalli - Padova (PD)

201) Brando Scremin - Campolongo S.B.202) Ivana Marinoni - Bassano del Grappa 203) Lina Zannoni - Bassano del Grappa 204 )Iva Negrello - Tavarnuzze (FI)205) Luciana Zannini in Cremasco - Tezzes.B.(VI)206) Roberto Zannini - Firenze (FI)207) Pietro Bonato - Torino (TO)208) Maria Colpo - Campolongo S.B.209) Domenico Tolio - Bassano delGrappa (VI)210) Egidio Vialetto - Campolongo S.B.211) Pietro Pellizzari - Campolongo S.B

Il 2003 è stato per la nostra banda musica-le un anno ricco di momenti importanti.All’inizio dell’anno ci sono state le vota-zioni per il rinnovo delle cariche sociali.Dopo un lungo periodo di proficuo lavoroil Presidente uscente Ziliotto Natalinolascia le redini del commando a IllesiMauro. Nel direttivo assieme alvice presidente Mangia Angelo cisono il segretario Marini Cristina ei consiglieri Simone Vigo,Raffaele Bianchin, MirkoBianchin Giacomo Signori,Giacomo Todesco, GiorgioZannini. La direzione tecnico arti-stica è stata affidata al M° AlviseZannini e al vice Luigino Illesi.Dicevamo un anno intenso di atti-vità, iniziato con il carnevale aCampolongo e proseguito con altrimomenti importanti come la rasse-gna bandistica di Romanod’Ezzelino, il concerto a Valstagnainsieme al coro Valbrenta, il Palio dellezattere a Valstagna assieme alle majoret-tes di Nove, il concerto in piazza aCampolongo in occasione della sagra pae-sana, la chiusura del torneo Topolino dicalcio a Pove, per concludere con i con-certi di Natale.Quest’anno saremo presenti nella chiesaparrocchiale di San Nazario in concerto

con il coro “Gruppo Esperienze Vocali” ea Campolongo con il Coro Parrocchiale.Ma il momento più significativo è statocertamente rendere omaggio a dei nostricompaesani a Colle don Bosco. E’ statauna giornata intensa condivisa con il Coroparrocchiale, dove abbiamo potuto porta-

re una ventata di gioia e musica per rin-graziare dei nostri compaesani che festeg-giavano 210 anni di professione religiosaa servizio degli ideali propri di donBosco. E’ stata una giornata intensa maalla fine ricca di messaggi positivi per ilnostro gruppo.Oltre a questi servizi c’è stato anche unmomento di svago; una giornata in rafting

sulle rive del Brenta in collaborazione conIvanteam. Una giornata indimenticabileche ha visto la presenza di quasi tutta labanda scendere il fiume tra le rapide. Chespettacolo vedere i nostri gommoni scen-dere a valle tra il divertimento di tutti.Alla sera poi con il buio siamo scesi con igommoni suonando in mezzo al fiumementre lungo la riva si stava svolgendo latradizionale festa in riva al Brenta. Questi momenti di festa hanno rinforzatoil nostro gruppo e portato entusiasmospecialmente nei più giovani. Intanto ad ottobre è iniziato il nuovo corso

di Orientamento Musicale, con lapartecipazione di una quindicinadi allievi. Gli insegnanti dei corsisono Zannini Alvise, MariniCristina, Mangia Angelo e IllesiLuigino.L’importanza del corso èfondamentale per dare nuovalinfa alla banda musicale.Infine a settembre durante il con-gresso regionale svoltosi aRomano d’Ezzelino il nostroPresidente Illesi Mauro è statoeletto Vice Presidente Regionaledell’AMBAC (Associazionemusicale bande assiemi comples-si), segnale che anche una piccola

realtà come la nostra può diventareimportante. Auspicando che il 2004 possaessere un anno ricco di altre soddisfazio-ni, ringraziamo tutte quelle persone checon sacrificio e impegno portano avantiquella tradizione che i nostri anziani daoltre cento anni ci hanno lasciato.

Il Complesso Bandistico di Campolongo

UN 2003 DI GRANDI SODDISFAZIONI

Il Complesso Bandistico di Campolongo sul Brenta

L e n o s t r e A s s o c i a z i o n i

13 IL VENTO DEL BRENTA 13

14 IL VENTO DEL BRENTA 14

Nel maggio scorso siamo andati, con un gruppo di 43persone, fra cui anche alcune coppie di Campolongo, aCracovia e dintorni.

Il ricordo dell’attuale Papa si trova ovunque, special-mente nelle belle chiese che abbiamo visitato.La piazza del mercato, nel centro storico di Cracovia, èancora oggi un centro di scambi ed affari, come lo eraquando la città era capitale della Polonia e Varsavia unpiccolo borgo circondato da campagne.Qui si può trovare di tutto: prodotti tipici e artigianali,oggetti in legno, cristallo, gioielli in ambra e tanti, tantifiori.La grande chiesa che sta di fronte è dedicata alla Madredi Dio: anche qui il silenzio è assoluto, e c’è chi pregamuovendosi inginocchiato.Dalla alta torre campanaria ad ogni ora del giorno untrombettiere intona un motivo musicale molto melodio-so, ma solo le prime note, poi il silenzio.Secondo la leggenda nel XII secolo la città fu assediatadai Tartari e si salvò solo grazie al sacrificio di una sen-tinella che, accortasi del pericolo, iniziò a suonare con latromba una musica concordata per il segnale di allarme,ma venne subito colpita da una freccia che gli trapassò lagola: ecco la ragione per cui ad ogni ora viene solo into-nato il motivo musicale.

A Wadowice, città natale dell’attuale Papa quando siamo arrivati sistava svolgendo una processione, e di questa celebrazio-ne ci ha colpito l’assoluto silenzio, le persone tutte inginocchio (dai più vecchi fino ai bambini) che assiepava-no perfino i gradini del sagrato, compresa una bambina

che chiedeva l’elemosina.Su un lato della chiesa un’incisione riguardante il Papa,riportante le varie date che hanno scandito le tappe dellasua vita. Abbiamo visto la sua casa natale, anche se ilgiovane Carol ha avuto più residenze, essendo il, padrearruolato nell’esercito. Per tutti noi, cattolici italiani,quella compostezza e partecipazione è stata una veralezione.Siamo passati successivamente a visitare Nova Huta,quartiere operaio dove le case sono dei veri “scatoloni”(i progetti erano di tecnici russi), annneriti dal fumo, deiforni d’estate e frigoriferi d’inverno; anche qui c’era unachiesa, costruita su tre piani, gremita di persone, quasitutti contadini che negli anni ’60 abbandonarono le cam-pagne per venire a lavorare nelle fabbriche: tra questioperai c’erano anche molte persone che avevano studia-to. Alla costruzione di questa chiesa contribuirono tantipolacchi emigrati nelle Americhe, in Australia, e anche ilPapa si recò tra questi emigrati per raccogliere fondi.Persino i bambini contribuirono ad abbellire la chiesa,raccogliendo, quando uscivano dalla scuola, sassolininel greto del fiume, che poi servirono per i rivestimenti.

Sulla colli-na diDawel,in posizionedominantesul resto delt e r r i t o r io ,con ai piedila Vistola(il fiume diC r a c o v i a )sorge que-sta millena-ria cattedrale,terza costruzione sovrapposta a quella originaria.Accanto si erge il castello dove gli antichi sovrani ave-vano la loro residenza, ora sede del Vescovado. A rende-re tutto il complesso così solenne contribuì anche ilgenio di artisti italiani, a cui si devono gli elementi deco-rativi.In questa cattedrale, che ha una cupola rivestita d’oro,venivano incoronati i re di Polonia: ancora adesso si pos-sono ammirare il trono, lo scettro e la corona, qui gelo-samente custoditi.I re vi trovavano pure sepoltura; qui si trova sepoltaanche Bona Sforza, una principessa italiana, il cui ricor-do è ancora vivo nel popolo polacco: il genio italiano losi trova proprio da ogni parte.

UN VIAGGIOIN POLONIA

M o m e n t i d i v i t a

Auschwitz.Chi ha varcato questa porta è entrato nella più raccapric-ciante bolgia infernale; ad ascoltare il racconto della gio-vane guida polacca viene un nodo alla gola, anche se gliavvenimenti risal-gono, ormai, asessant’anni fa.Questo luogo sichiama OSWIE-CIM, territorioche durante laSeconda GuerraMondiale i nazi-sti occuparono eche chiamarono AUSCHWITZ, suscitando nella popola-zione una grande sensazione di terrore.Inizialmente doveva essere un luogo di sterminio deipolacchi, ma poi vi arrivarono anche altri prigionieri:Cechi, Jugoslavi, Austriaci, Italiani,… Oltre agli ebreipolacchi vi erano prigionieri di guerra, zingari e gente dicultura. Il terrore durò per cinque anni: iniziò il 14 giugno del1940, con l’arrivo dei primi 728 prigionieri catturatidalla Ghestapo, che furono sistemati in una trentina diblocchi già esistenti, ex caserme in disuso circondate daboschi. Ben presto quella struttura si trasformò in unenorme complesso di sterminio.I primi a soccombere furono i vecchi, i bambini e quan-ti avevano malattie e problemi fisici: esperimenti ferocifurono effettuati sui loro corpi, mutilazioni… e poi lafame, il freddo (fino a 17 sotto zero).Di fronte alle camere a gas e al forno crematorio (rico-struito così com’era, dopo che i nazisti lo avevanodistrutto, all’arrivo dei soldati russi nel 1945, per can-cellare le prove dello sterminio), l’emozione è forte: ilsolo pensiero di quello che è successo sconvolge ancoraadesso.Rimangono ancora negli occhi una stufa, ancora intatta,con i nomi di tante persone incisi; i nudi soppalchi dovedormivano; gli spifferi delle baracche: mute testimo-nianze su cui riflettere.

Santuario di JasnaGora (Chiaromonte), meta del nostro viag-gio. Su una collinetta,circondato da possentimura, con un castelloconvento dei PadriPaolini, vestiti di bian-co, si trova la cattedra-le dedicata alla

Madonna Nera, Regina di Polonia. Vi è custodita un’an-tica Icona, si dice realizzata da S. Luca su un pezzo ditavola proveniente da Nazareth. La sua storia parte dalontano: il volto è scuro, impregnato dal fumo delle can-dele che nei secoli sono state accese vicino; due vistosifregi solcano il viso della Madonna e del Bambino,ricordo di antichi predoni (i Tartari) che con le loro scor-ribande giravano per l’Europa razziando ogni cosa.Da ogni parte della Polonia i fedeli vengono in pellegri-naggio a piedi, una volta l’anno, in religioso silenzio,strisciando sulle ginocchia, affidando il loro cuore nellemani di Maria.Nella sala del tesoro vi è racchiuso un grande patrimo-nio, offerto dagli antichi re di Polonia che qui venivanoper ringraziare per le vittorie ottenute; vi sono poi i donidel Papa, ma anche del Cardinale Roncalli, le onorifi-cenze di Lech Walesa… Tutti oggetti preziosi o signifi-cativi: vi sono; infatti, anche croci in filo spinato, calicidi latta, posseduti da preti perseguitati e sopravvissuti aicampi di concentramento o alle prigioni di Stato.

A Wieliczkameritano diessere visitate lem e r a v i g l i o s eminiere di sale.È stata l’ultimatappa del nostroviaggio: a picco-li gruppi,accompagna t ida una simpaticaguida, abbiamoiniziato la discesa nella miniera: 800 gradini fino a rag-giungere la prima sala, a 64 metri di profondità.qui vi èuna cappella dedicata a S. Antonio, e fin dal 1698 qui sipregava prima di iniziare il lavoro. Tutto qui è stato sca-vato e inciso nel sale, dall’altare alle sculture, che orasono un po’ consumate dal tempo: tutt’intorno caverne,laghetti di limpida acqua, di suggestiva bellezza per noituristi di oggi, ma temuta, allora, dai minatori. Abbiamocosì percorso circa tre chilometri, fino alla profondità di125 metri. Nella memoria brillano ancora i lampadarilucenti come cristalli di Boemia, i bassorilievi, le statuedei santi, quella del Papa, realizzata in occasione di unasua visita in Polonia.Questa miniera è stata segnalata dall’UNESCO comepatrimonio culturale dell’umanità e, nel 1994, il presi-dente polacco la volle monumento della storia del popo-lo polacco.

Liliana Corso

M o m e n t i d i v i t a

15 IL VENTO DEL BRENTA 15

16 IL VENTO DEL BRENTA 16

La scelta dell’ubicazione

Il Brenta dal luogo di nascita (laghi di Caldonazzo eLevico) sul tratto trentino e in quello vicentino nonconsentiva la costruzione di sbarramenti o dighe, perla formazione di bacini d’accumulo, trattenendo cioèparte dell’acqua di piena.I vincoli che impediscono tali soluzioni erano impostidall’orografia della valle e dagli insediamenti abitati-vi, che insistevano in tutto il percorso. Ben sapevanoi tecnici della SADE che le frequenti magre del fiume,a monte di Bassano, avevano portate minime di 12 –13 metri cubi al secondo. La portata di massima piena,a cui fare riferimento, era quella catastrofica del 1882.Così valutando i segnali lapidei riportati sui manufat-ti dai nostri avi, che indicavano il livello raggiunto,stimarono che quella piena aveva avuto un colmo dicirca 1800 metri cubi al secondo. Con questi due para-metri, allo scopo di produrre energia elettrica, le por-tate minime non consentivano di poter ottenere una

derivazione remunerativa, dovendo contare solo sullacosiddetta acqua fluente del fiume, per lunghissimiperiodi dell’anno. Ma quei tecnici sapevano inoltrequali potevano essere le possibilità di realizzare baci-

ni d’accumulo sul Cismon e suoi affluenti inarea trentina e bellunese. Nel 1935, da oltre25 anni, era in esercizio la centrale idroelet-trica di Pedesalto, in comune di Fonzaso, ali-mentata dal bacino di circa 4-5 milioni dimetri cubi, realizzato nella gola di ponteSerra. Quel “lago” per i nostri padri era con-siderato un mito, ma era anche temuto per-ché “se el se rompe el ne nega tuti”. Il fun-zionamento di detta centrale incrementava lemagre del Brenta di circa 3 metri cubi alsecondo; che così dal 1909 passarono da 12– 13 metri cubi/sec. ai 15 – 16 circa. Queitecnici inoltre ben conoscevano quali eranogli studi ed i programmi ai fini idroelettrici,sul fiume Brenta e nel Cismon, di altresocietà. Infatti erano già in programma, in

parte autorizzate, le seguenti opere. Sull’alto bracciodel torrente Grigno, affluente del Brenta, un serbatoiodi circa 5 milioni di metri cubi a quota 2100 m s.l.m.(era l’unico possibile per detto fiume). Detto serbatoiocon diga di ritenuta in muratura è in esercizio dal1935. Sul Cismon, la ben nota diga del Corlo; sulVanoi (affluente del Cismon), la diversione delleacque del Travignolo, tributario dell’Avisio che sfocianell’Adige a nord di Trento, comprendente: un bacinodi accumulo di 30 milioni di metri cubi a Fortebuso amonte di Predazzo e la galleria di circa 11 Km per tra-sferire le acque di quel lago alla centrale di Caoria,ecc. Dette acque avrebbero assicurato una portatacerta di altri 18 metri cubi/sec. al nostro Brenta. Studierano in essere anche su altri affluenti del Cismon,sempre a cura di altre società.Quelle opere furono poi completate dopo l’ultimaguerra.Il posizionamento della traversa di Mignano a

LO SBARRAMENTO SUL BRENTAA CAMPOLONGO

una storia nostrana seconda parte

I l n o s t r o F i u m e

Campolongo cadeva anche avalle di tutte le sorgenti, seescludiamo la Rea o Nassa diCampese. L’opera non avreb-be sommerso terreni o abita-zioni ed era di facile accessodalle strade delle due rive.Nelle adiacenze c’era lo spa-zio per impiantare il cantieree per la realizzazione delleopere accessorie.Campolongo sud, perdeva unpo’ di terreno e la StradaCampesana doveva subire un

leggero spostamento versomonte. Ma chi poteva lavora-re alla costruzione del com-plesso di opere? Bisognavaessere iscritti al partito unico.Chi non lo era poteva, un po’tacitamente, essere adibito alavori difficili o gravosi; oggiforse diremmo da extracomunitari.Erano arrivati gli anni1936/37, l’acquisizione deiterreni per posizionare leopere a valle era in corso, isondaggi avevano evidenzia-to che in quel sito il Brentascorreva sulle passate allu-

vioni di ghiaia e sabbia; nonesisteva cioè traccia di rocciasu cui ancorare l’opera. Ementre il progetto ufficialeera in elaborazione, si inizia-rono i lavori. Come già detto,chi fermava la SADE?Il condottiero del tempo offri-va “un posto al sole” perquanti volevano raggiungerela “quarta sponda”.L’emigrazione era ostacolataperché adombrava, agli occhidel modo, l’immagine della

grande Italia. Andava bene,semmai se si seguiva l’asseRoma-Berlino. Un po’ tutti siera ricchi di povertà e di tri-bolazioni e l’eventuale, siapur temporaneo, posto dilavoro vicino era ritenutocome valida speranza.Qualche nostra famiglia pote-va finalmente vedere e tocca-re la lira, anche in tagli carta-cei da 10 unità in su ecc. e lacolombina d’argento (mitica)da 5 lire.

Giuseppe Cian Seren(continua)

NATALE 2003

Col suo passo cadenzatoun altr'anno se n'è andato

e nell'aria c'è il segnaleche vicino è ormai il Natale.

Nelle scuole, le vetrate sono tutte colorate

con graziosi disegninipreparati dai bambini.

E nel centro cittadinogià funziona il mercatino,

mentre passa lungo il vialeanche il buon Papà Natalecon un sacco pien di donida portare ai bimbi buoni.

E con la speranza in cuoreche il domani sia migliore

ci scambiamo con gli amicitanti auguri e mille auspici.

Ma a far vivere il Nataleè l'annuncio universale

che il Signore del Creatocome un bimbo s'è incarnato,

e con umiltà infinitanel presepe ebbe la vita.

E per noi con grande zeloinsegnò nel suo Vangelo:

"..con la mente e con il cuoredevi amare il tuo Signore

e a seguir, concretamente,devi amare la tua gente".

E se questa sua parolaaccogliamo con calore,tornerà nel nostro cuorea rinascere il Signore.

Domenico Tolio

I l n o s t r o F i u m e

17 IL VENTO DEL BRENTA 17

18 IL VENTO DEL BRENTA 18

IL MUFLONECACCIA DEL FUTURO

Nelle nostre montagne le forme stanziali quali icaprioli, le lepri, coturnici, francolino,… sono ormaiscomparse e altra selvaggina, non autoctona, si èstanziata, come i cinghiali ed il muflone.Quest’ultimo nel nostro comune è arrivato circa treanni fa trovando un habitat ideale: vi è stato, infatti,un incremento del 35-40 %.Si è cominciato così a censirli e, dato il numero,sono stati inseriti nel Piano di abbattimento.In primavera sono stati contati 150 capi, senza tenerconto dei piccoli che di lì a poco dovevano nascere.Così, in sintonia con l’Amministrazione Provincialedi Vicenza, quest’anno è stato concesso di abbattere10 esemplari di muflone.

In questi giorni si è iniziato a cacciarli ed il primo adavere la soddisfazione dell’abbattimento è stato ilnostro Sergio Bonato. Complimenti!

Alfio Mocellin

Nella foto Sergio Bonato con il bel esemplare di muflone.

CALCIO CAMPOLONGO

Nuovo Consigliodell’Associazione

Per la prima volta “giocatori” in Consiglio

Una significativa e simpatica novità ha contraddistintol’elezione del nuovo consiglio dell’Associazione CalcioCampolongo, avvenuto nello scorso mese di maggio:l’inserimento di quatto consiglieri scelti tra i giocatori. Una corresponsabilità che potrà favorire il dialogo e ilconfronto e portando, di conseguenza, una maggiore

coesione tra i giocatori e dirigenti.Questi i giocatori nel nuovo consiglio: Denis Pontarollo,Denis Moro, Silvio Todesco e Luciano Temperato, cheaffiancheranno gli altri consiglieri Antonio Scremin,Giovanni Vialetto, Riccardo Zannoni, Carlo Mocellin,Mauro Illesi e Luca Zanchetta.Presidente Mario Antonio Vialetto (presidente “onora-rio” Germano Vialetto), vice presidente LeonardoPontarollo, segretario Ruggero Zannoni, direttore sporti-vo Domenico Bonato, accompagnatore Bruno Zannini.Molte le persone coinvolte. Per alcuni, con impegnoquasi quotidiano per problemi di ordine finanziario,organizzativo, tecnico e di manutenzione degli impianti;e per altri, con impegno saltuario in occasione del consi-glio, ma pur sempre di grande responsabilità nella con-duzione della società, sempre con tanti problemi orga-nizzativi e finanziari.Il problema finanziario è certamente il più assillante. Lespese infatti sono tante: iscrizione, assicurazione, manu-tenzione, spese conviviali…. Un bilancio il nostro che siaggira attorno agli 11 mila euro (22 milioni delle vecchielire). Che sarebbe molto superiore se pagassimo i gioca-tori come avviene per tutte le altre società di terza cate-goria. Un’altra nostra caratteristica – da sottolineare convigore -, che sta ad indicare che lavoriamo per lo sport,e per quello che esso può dare di positivo. Senza dimen-ticare il giusto orgoglio – personale e di comunità – diavere un’Associazione – giocatori e dirigenti – che,

(continua in ultima pagina)

C o s e d i c a s a n o s t r a

Condoglianze

È venuta meno, all’età di 82 anni, Clara Vialetto dei“Becari”, vedova Bonato, il 22 ottobre scorso. Aisuoi figli e parenti giungano i sensi del nostro cor-doglio.

Cinquantacinque anni vissuti assieme

Il 29 maggio scorso, festeggiati da figli e nipoti,hanno ricordato i 55 anni di matrimonio i coniugiTeresa Zannini e Giovanni Vialetto “Ninin”. A loro giungano i nostri auguri per tanti anni ancoradi serena vita assieme.

Giovedì 30 ottobre il cav. Emilio Vialetto e lamoglie Paola Colpo hanno festeggiato i 55 anni dimatrimonio. Durante la messa di ringraziamento,all’omelia, don Paolo ha rivolto agli sposi caldeparole di congratulazioni, molto apprezzate. La serata si è conclusa con una cena consumataassieme ai figli e nipoti in un ristorante del paese.

Fiori d’arancio

Francesco Mocellin (figlio di Giannino, autorevolemembro della Pro Loco, e di Grazia), assieme aGiovanna, ha coronato il loro sogno d’amore nellaparrocchia di Valle San Floriano, in quel diMarostica, il 25 ottobre scorso. Alla giovane coppia che, prossimamente, si stabiliràin paese auguriamo un futuro sereno e felice.

TELEVENETO“La voce della Valle”

Nell’ambito del piano di potenziamento della rice-zione televisiva nella vallata del Brenta, attuatodalla Comunità Montana locale, sono stati attivati icanali per l’irradiazione dei programmi diTeleveneto.Tale emittente televisiva sta da tempo attivando unarubrica settimanale dal titolo “La voce della valle”che tratta delle problematiche e degli avvenimentidel nostro territorio.L’iniziativa rappresenta un ottimo canale di pubbli-cizzazione della nostra valle e consentirà di farneconoscere le iniziative anche nelle regioni limitrofe,oltre ovviamente a Veneto, ponendosi altresì comecanale di divulgazione di iniziative promosse daEnti e Associazioni.La voce della valle va in onda due volte alla setti-mana con i seguenti orari: il martedì alle ore 22.00e, in replica, il mercoledì alle ore 12.00.

Confetti rossi

Ada Vialetto, figlia di Mario Antonio e Marilena, siè laureata in matematica presso l’Università degliStudi di Padova, alla fine di ottobre. Ci congratulia-mo vivamente con la neo dottoressa, ma anche con isuoi genitori che nel corso degli anni l’hanno, sicuramente, sostenuta e incoraggiata. Che il suofuturo lavorativo sia ricco di soddisfazione.

N o t i z i e f l a s h

19 IL VENTO DEL BRENTA 19

Si è laureata in Economia e Commercio, con corsotriennale, verso la fine di novembre, pressol’Università degli Studi di Trento, Sandra Pontarollofiglia di Aldo e Francesca, con i quali ci congratu-liamo calorosamente. Auguriamo a Sandra un sod-disfacente e brillante proseguimento dei suoi studiin vista di un futuro lavorativo appagante.

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Eccoci arrivati! Sembra impossibile… ma siamo arrivati al mezzosecolo!Sono passati come un lampo asilo, scuole elementa-ri e medie, morosi e morosette, e ora qualcuna èanche suocera e nonna.Traguardo che sembrava lontanissimo, giorno tantoatteso per essere con gioia festeggiato.Ed è così che il 18 ottobre ci siamo ritrovati, nonproprio tutti, anche se i 50 anni sono passati ancheper gli assenti, per una S. Messa di ringraziamento edi seguito per cenare in allegria in un locale dellazona. E che la gioia di questo giorno ci accompagniancora tanti anni, cantando tutti insieme …

.....W IL 1953!!

IV Novembre

Si è svolta domenica 9 novembre la commemorazio-ne dei caduti di tutte le guerre. Con la tradizionale e sentita partecipazione della cit-tadinanza, davanti il monumento dei caduti il parro-co don Paolo Pizzolotto, il sindaco Comm. GilbertoBonato e il Cav. Emilio Vialetto hanno ricordatoquanti si sono sacrificati per la patria; le poesie deibambini delle Elementari hanno contribuito a riflet-tere sull’importanza di credere e lavorare per la pace.E’ seguito un rinfresco presso la locale sede degliAlpini.

“insieme” lavorano, si confron-tano (vedi l’entrata in consiglio

dei giocatori)… con l’ambizione, ovviamente, di ottenereil massimo dei risultati. Che per noi avrebbe ancora mag-gior valore per la passione nel lavoro e per l’impegno per-sonale (anche pecuniario) di dirigenti e giocatori.Certo che anche il vostro contributo, diventando “soci” o“abbonati” (sono aperte infatti le iscrizioni), sarebbeimportante per dare ulteriore slancio e vigore a tutte quel-le persone che credono nel valore dello sport, e che perquesto si impegnano.

Il presidente dell’Associazione Calcio Campolongo

Mario Antonio Vialetto

(continua da pag.18)

N o t i z i e f l a s h