IL VENTO DEL BRENTA 09-2003

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anno XXI - N° 2 Settembre 2003 Direzione, Amministrazione, Redazione: Casella Postale n.1 - Campolongo sul Brenta (VI) - C.C.P.N. 10971364 - Spedizione in abbonamento postale Taxe percue - Tassa riscossa - Ufficio Postale - PT VICENZA- PAR AVION - ART. 2 COMMA20/C L. 662/96

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anno XXI - N° 2 Settembre 2003 Direzione, Amministrazione, Redazione: Casella Postale n.1 - Campolongo sul Brenta (VI) - C.C.P.N. 10971364 - Spedizione in abbonamento postale Taxe percue - Tassa riscossa - Ufficio Postale - PTVICENZA- PAR AVION - ART. 2 COMMA20/C L. 662/96

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anno XXI - N° 2 Settembre 2003

Direzione, Amministrazione, Redazione: Casella Postale n.1 - Campolongo sul Brenta (VI) - C.C.P.N. 10971364 - Spedizione in abbonamento postaleTaxe percue - Tassa riscossa - Ufficio Postale - PT VICENZA - PAR AVION - ART. 2 COMMA 20/C L. 662/96

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IL VENTO DEL BRENTAanno XXI - n° 2 Settembre 2003

Periodico di informazionee di cultura

edito dalla Pro Locodi Campolongo sul Brenta

Presidente della Pro Loco:Ruggero Rossi

Direttore responsabile:Giandomenico Cortese

Comitato di redazione:Ruggero Rossi Fiorenzo VialettoNatalino Ziliotto

Redazione:Casella Postale n° 1Campolongo sul Brenta

Autorizzazione:Tribunale di Bassano del Grappa n° 1/83

Stampa:Grafica Effe2 - Romano d’Ezzelino (VI)

Hanno collaborato: don Paolo Pizzolotto,Lorans Vialetto e fratelli Bonato, fratelTarcisio Bonato, Giuseppe Cianseren

Questo numero è stato inviato a 1.068 famiglie, delle quali 321 residenti a Campolongo, 667 nel resto d’Italia, 80 all’estero.

Alcune variazioni alle con-venzioni che regolano letariffe postali hanno compli-cato anche le procedure nellaspedizione del “Vento”.Per questi motivi, oltre ad uncerto ritardo nella spedizio-ne, non è stato possibile spe-dire il n°1 del 2003 ai lettoriresidenti all’estero. Non appena completate alcu-ne procedure burocraticheprovvederemo alla spedizio-ne del numero arretrato.Ai lettori chiediamo un po’ dicomprensione e di pazienza. Grazie.

Il Vento del Brenta ringrazia isostenitori,

i soci, i collaboratori e quanti contribuiscono

alla realizzazionedel giornale e delle attività

della Pro Loco.

La Redazione

Alcuni flash sul Concerto tenuto in occasione dellaAlcuni flash sul Concerto tenuto in occasione dellaFesta della Madonna del Carmine, durante il quale ilFesta della Madonna del Carmine, durante il quale ilComplesso Bandistico di Campolongo ha dato provaComplesso Bandistico di Campolongo ha dato prova

delle proprie abilità, apprezzate e riconosciute dadelle proprie abilità, apprezzate e riconosciute datempo anche fuori dal paese.tempo anche fuori dal paese.

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Potrà sembrare ripetitivo e poco originale pubblicare, a corredo dell’articolo della Pro Loco nel numero che seguela Festa in Brenta, le foto di alcuni momenti rubati al lavo-ro di chi, dietro le quinte, ha consentito lo svolgimentodella manifestazione.Certo, è vero che la festa la “fa” il tempo, che quest’anno èstato particolarmente propizio e benevolo... forse a ripagar-ci delle questioni che hanno visto tirata in ballo anche la Pro Loco nella fase in cui la Festa stava per essere allesti-ta. Ma non è su questo che vale la pena soffermarci, al momento, anche se lo stupore prima, l’amarezza poi, hannoun po’ annebbiatol'entusiasmo efatto stringereancor di più identi.L’importante è ilbuon esito dellafesta, non soloperchè la cucinaha saputo regge-re a qualche mo-mento di particolare affluenza, o perchè al banco del barhanno resistito anche a costo di far saltare tutte le pauseprogrammate nella giornata: in ogni settore ognuno dei col-laboratori si è dato da fare con impegno e disponibilità. Qualche novità ha caratterizzato l’edizione 2003: allagestione del parcheggio si sono impegnati i volontari dellaSquadra Antincendio Boschivo di Campolongo, che hannocoinvolto gli ospiti della festa nelle loro attività racco-gliendo un libero contributo che andrà a favore delle pros-sime iniziativedell’Associazione.Si è anche rivista la baracca della Pesca perraccogliere fondi a favo-re della locale ScuolaMaterna: anche dietro lelamiere di questa struttu-ra c’è il lavoro di mesi dialcuni genitori che credono valga la pena di dare un po’ delproprio tempo a beneficio dei propri figli e di quelli deglialtri.Ritornando alla festa, una nuova serata è stata inserita,

rispetto alle precedenti edizioni: ha fatto tappa anche aCampolongo il concorso “Voci nuove in Valbrenta”, seratadi Karaoke, che ha visto parecchi partecipanti: la primaclassificata della serata, Barbara Lorenzato, è stata poianche la vincitrice della fase finale del Festival che si ètenuta a fine agosto presso la sede della Comunità Montanadi Carpanè.Altra novità musica-le è arrivata nellapenombra delBrenta quando, intarda serata, sonogiunti a suon dimusica e di vogate,a bordo di alcunigommoni, i com-ponenti dellabanda di Campo-longo: uno scenarioinconsueto, anzi unico, che ha fatto apprezzare ancor di piùle note che si rincorrevano sulle onde del Brenta.È motivo di soddisfazione per tutti vedere una così nume-rosa partecipazione e condivisione di impegno; soddisfa-zione soprattutto perchè l’impegno di tutte queste personericade immediatamente nel paese: a partire dalle uscite edalle opere della Squadra antincendio, all’impegno delComitato della Scuola materna, all’importante lavoro chela Banda svolge specialmente con le nuove generazioni,

alle attività della Proloco.E se la Festa in Brenta,per le polemiche di cuisi diceva, non fosse statafatta? Niente di grave, certo,ma sicuramente qualcheiniziativa, a favore diuna o di un’altra realtà

del paese, ne sarebbe rimasta condizionata ... a partire daquelle realizzate dalla Pro Loco, per non parlare del valoredella collaborazione.

Per fortuna, ci sono personeche a questi valori dannoancora una certa importan-za.

Ruggero Rossi

Una caldaestate...

L a n o s t r a A s s o c i a z i o n e

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GR.EST. 2003 due settimane di amicizia.

INNO DEL GREST

Sveglia è mattina, zaino in spalla e andiam,riempilo della fantasia che haiinizia un viaggio intermondiale e fischia un treno sopra il mar.È un po’ gioco, un po’ missione, ma è pura libertà.Vieni e ti divertirai!

Questa avventura ti appassionerà,a volte ti stende per la gioia che dà;se ti senti solo e nella noia prendi e party con me,gli altri tuoi amici puoi incontrare nel Grest,non te ne pentirai.

Se verrai qui con noiti accorgeraiche è come un bel viaggio verso lui,e quando tutto finito saràqualcosa di nuovo in te resteràin te resterà.

Gli Animatori raccontano l’esperienza estiva vissuta con i ragazzi…

DIARIO del GRE.ST. (GRuppo ESTivo Parrocchiale)*

Campolongo sul Brenta23 giugno – 4 luglio 2003

23.06.2003Il primo giorno è iniziato con la presentazione delregolamento, e un primo tentativo di cantare l’in-no del GR. EST. di quest’anno. Stefano Bianchinha poi presentato una piccola storia per giustifica-re le varie attività che si sarebbero svolte durantele due settimane di GR. EST., l’idea era quella dicostruire un museo per raccogliere delle vere eproprie opere d’arte costruite dai ragazzi stessi.Successivamente abbiamo creato le quattro squa-dre, affidando a loro un diverso colore e il compi-

to di creare lo stemma della propria squadra.La squadra rossa si è rappresentata disegnando ungrande pesce e scegliendo di chiamarsi I PesciRossi. La squadra gialla invece, si è basata sullarappresentazione di una grande stella e di conse-guenza il loro nome è All Stars. La squadra bian-ca ha scelto il nome Cobra 9 disegnando un gran-de albero con un cobra; il numero nove rappresen-ta i componenti del gruppo. La squadra verde, ispi-randosi alla canzone Chihuahua alla musicametallica si è denominata Metal dog, disegnandoun cane.La giornata si è conclusa con il gioco Bandieragenovese.

24.06.2003Nella seconda giornata il tempo non ci ha aiutatonello svolgimento completo delle attività esterneprogrammate (il gioco palla base), il secondogruppo di squadre ha dovuto ripiegare sul giocoFazzoletto. Per quanto riguarda invece i lavori, siè iniziato con il laboratorio delle “Teste sempreverdi” (collant, segatura e semi vari), assieme allacolorata creazione delle magliette da parte di cia-scun ragazzo presente, adoperando per questolavoro pennarelli e colori a tempera. Ora aspettia-mo con ansia che i capelli crescano…

C o s e d i c a s a n o s t r a

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C o s e d i c a s a n o s t r a25.06.2003Nel terzo giorno i ragazzi del GR. EST. hanno affron-tato nuove prove e nuovi laboratori. In questa giorna-ta per il museo, abbiamo realizzato delle figure con lapasta di sale, che i ragazzi hanno “pescato” nella loro

fantasia,visto cheil temaera libe-ro. Lesquadrenel tempodei gio-chi, sisono sfi-

date nel torneo di palla mano. Purtroppo neanche inquesta giornata il tempo ha aiutato le attività esternedei giochi.

26.06.2003Il quarto giorno è stato affrontato con impegno e diver-timento da parte di tutti i ragazzi. Le sfide, calcio sedu-to e gioco del re, sono terminate con una situazione diparità per vittorie e sconfitte di ciascuna squadra. Illaboratorio, invece, che consisteva nel colorare delsale, per poi creare con questo delle sfumature colora-te in piccole bottiglie di vetro, ha suscitato in tutti,molto interesse. Questi momenti sono stati allietati dauna bella giornata di sole e dal gelato che don Paoloci ha gentilmente offerto.

27.06.2003Nel quinto giorno i ragazzi hanno concluso la primasettimana del GR. EST. con queste attività: nei labora-tori, con materiali di riciclo, i ragazzi hanno costruitodegli acquari, seguendo i preziosi consigli di Alber-to,con botti-glie diplastica,c a r t a ,bava dapesca eun fonda-le di se-g a t u r a .Durantelo svolgi-

mento l’entusiasmo è sempre stato alto e i ragazzi sisono divertiti a vedere il risultato finale. Nei giochi disquadra ci si è sfidati al gioco delle spugne e con altrigiochi con la palla in palestra.

30.06.2003È il giorno della prima uscita del GR. EST.: visitaalle Grotte di Oliero e al Museo Speleologico, condiscesa in gommone finale. Dopo aver scoperto lastruttura delle grotte di tipo carsico e le varie attrez-zature degli speleologi nel corso degli anni, prima dientrare nelle Grotte di Oliero, abbiamo visitato unapiccola mostra con la riproduzione in legno e sughe-ro delle varie Contrade di S. Nazario e dintorni e poisiamo entrati nelle grotte di Oliero a contemplarestalattiti e stalagmiti. Infine è arrivato ilmomento tanto atteso:salvagente, pagaia eVIA! Il ritorno a casa,via fiume è iniziato!Con due bolle d’aria ( igommoni) siamo partitiper affrontare le miticherapide del River Brenta!Così abbiamo ingag-giato una furiosa batta-glia navale che ci hacoinvolti e bagnati tutti(don Paolo compreso).Arrivati a destinazione non ci è rimasto che salutarci eandare a casa ad asciugarci.

01.07.2003Il settimo giorno è stato all’insegna del mal tempo,però la voglia di giocare e di stare insieme non è maiandata via. I giochi della giornata sono stati: il giocodelle coppie con la musica e il gioco dei quadrati con-centrici, apprezzato e giocato da tutti con entusiasmo.Nei laboratori è stato usato il DAS con il quale i ragaz-zi si sono espressi nella loro creatività dando vita aoggetti e forme diverse e originali.

02.07.2003L’ottavo giorno è stato dedicato all’uscita in monta-gna, al Villaggio Tabor. Dopo essere partiti con un pic-colo autobus, abbiamo raggiunto la meta tanto deside-rata e abbiamo cominciato a giocare lasciando libero

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sfogo ai ragazzi e agli animatori.Dopo aver mangiato tutti assiemeuna buona pastasciutta e la miticapizza dell’Angelina, abbiamocominciato nuovamente a giocareper poi intraprendere la discesafaticosa ma gratificante fino aCampolongo con i nostri piedi. Ladiscesa è stata lunga, ma abbiamofatto anche delle soste: allaMadonneta per ringraziare laMamma di Gesù e accendere lecandele che le mamme e le nonnedi Campolongo ci avevano conse-gnato. Poi un’altra sosta l’abbia-mo fatta in Forcella, da Alfio per

mangiare anguria e correre dietroai conigli. Infine per la strada, siamo arriva-ti fino a Campolongo, stanchi, macontenti di avercela fatta. Un gra-zie a Giovanni, Secondina eAngelina per la pizza; e ad Alfio eSilvana per l’ospitalità.

03.07.2003Il nono giorno ha visto i ragazzipreparare i vari lavori per l’espo-sizione finale di venerdì 4, tutte levarie composizioni fatte con ilDAS e con la pasta di sale sonostate “finemente decorate” emesse ad asciugare per il granfinale. Nel contempo si completa-vano le varie classifiche con gliultimi giochi. Ora non resta cheattendere il gran finale.

04.07.2003È l’ultimo giorno e cominciamale. Il mal tempo impedisceagli animatori di preparare lagrande Caccia al Tesoro e cosìsi ripiega sul giocoRischiatutto con campanella diprenotazione, preceduta dauna complicatissima chicane.Le domande, spesso un po’dif-ficili portano ad una piccolarivoluzione in classifica.La premiazione vede così al terzoposto a pari merito, medaglia dibronzo, i Pesci Rossi con i MetalDog, poi al secondo posto, meda-

glia d’argento, gli All Stars evincitori risultano i Cobra 9con medaglia d’oro eCoppa. Un lauto rinfrescoconclude il GR. EST., anzi iltutto è concluso dall’im-mancabile acquazzone contemporale e pioggia sempresul più bello.

Per dovere di cronaca, ildiario fino al giorno 2 luglio èstato redatto dagli Animatori,poi per loro è iniziato ilCaposcuola a Rubbio; e la crona-ca è stata completata da donPaolo che continua con un pensie-ro:l’esperienza del GR. EST. è statabella e stimolante, ben condottadagli Animatori e supportata dalvolontariato di alcune Famiglie edalla presenza della Amministra-

zione Comunale che ha dato alcu-ni spazi. Se vogliamo ripetere l’e-sperienza è bene partire da un con-cetto di collaborazione fattiva chenon deve restare legato alle parolescritte, ma deve aprirsi ad una veraintesa di dialogo e di proposta, da

parte di tutti senza pretendere diavere qualche particolare prece-denza. Oppure se pensiamo che laParrocchia sia semplicemente ilparcheggio a tempo per i Ragazzi(tempo del Catechismo, tempoEstivo, Campiscuola) che si puògestire a piacimento, facilmentequesta bella realtà finora mantenu-ta sarà gravemente danneggiata datroppo egoismo. Sarebbe vera-mente brutto vedere che tutto illavoro dei ragazzi e degliAnimatori va perso per via di certapiccineria adulta…

* per distinguere dal C.R.E.C.(Centro Ricreativo EstivoComunale)

don Paolo

C o s e d i c a s a n o s t r a

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Colle Don Bosco, Colle Don Bosco, 29 29 Aprile 2003Aprile 2003

Gentile don Paolo,la pace del Signore sia sempre conLei e con i suoi Cari.Campolongo è venuta al Colle!Sia ringraziato il Signore per que-sto avvenimento che ha entusia-smato alcuni, riempito il cuore diletizia altri, meravigliato quantinon pensavano realizzabile questaidea da grantempo da noi pen-sata, invocata,desiderata.È venuta laCantoria: si è fattamolto onore. Hancantato moltobene e hanno avutouna risonanza confortevole diincoraggiamenti, approvazioni... epoi la chiesa (fonicamente) harisposto bene ai loro accenti.L’organo è stato grandioso...spero non si sia trovata male lagiovane organista. Non ho piùpotuto avvicinarla: troppe cose sidovevano fare e bisognava farepresto perchè il tempo si accorcia-va più ancora delle nostre forze.Siamo stati assieme in agape: spi-rituale in chiesa, materiale a tavo-la. Un incontro di cuori che trova-no la loro origine e la loro forzanella “Mille volte benedetta” chesempre ci ha accompagnati nelnostro cammino.E avrà certamente gioito il nostrocaro Padre don Bosco... Anchealtri Salesiani sono usciti da

Campolongo. Metto in primopiano il nostro don FrancescoZannini... Ma quanti “Lovato” e“Zannini” e altri cognomi diCampolongo si trovano nel cata-logo nostro: dei vivi e dei morti.Certo, i loro antenati, magari, ocertamente, venivano dal paese.Personalmente sono in relazionecon don Franco Vialetto, missio-nario Comboniano nelle zonepovere del Brasile.

A quando un veropellegrinaggio dipersone più avantinell’età, che ven-gano per visitare lanostra Opera diTorino Valdocco,la Consolata,

Superga... dormiree, il giorno dopo, tutto al Colle?Spero vivamente che si potrà rea-lizzare molto presto.La ringraziamo per quanto ha invia-to di ricordo religioso: è stato unbellissimo pensiero: il Signore labenedica e la guarisca dai suoimalanni affinchè possa lavorare conmaggior forza la vigna del Signore.Nell’assicurarla del nostro ricordopresso la Casetta di don Bosco, ciaffidiamo ai suoi fervori ai piedidella sempre “mille volte benedet-ta”.Un caro ringraziamento anche aibandisti che ci hanno rallegratodurante il pranzo. Speriamo dirisentirli. Devotamente

Lorans Vialetto Mario Bonato e fratelli.

Saluti e apprezzamentida Colle Don Bosco

IL GIRO D’ITALIA ÈSEMPRE UNA

NOVITÀ.

M o m e n t i d i v i t a

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Quel mattino di settembre la famiglia Bin Scarparoto(Bernardino Bonato detto Scarparoto) era intenta avendemmiare – spiccavano i biondi grappoli di garga-nega – sulle “banche” di Toni Macia o Toni Dasiaro(Antonio Scramoncin).Papà Bin teneva in affitto la parte alta delle cosiddetteGiare, a nord della Val di Tofano: appezzamenti di ter-reno a terrazzamento, le “banche”, sostenute da muria secco (“masgere”), coltivate a tabacco e con aridosso dei muretti, filari di viti. Tabacco….. e un po’d’uva: magre risorse per quella parte della sua fami-glia – un tempo numero-sa (sette figli) – da tirarsu. I figli più grandi, infatti,erano lontani. Paolo, ilpiù anziano, prigionieroin Francia. Mario, ilsecondo (sposato), incampo di concentramen-to a Dortmund-Westfalia(Germania). Pietro –detto Piereto – presso ildistretto militare diVicenza.Papà Bin, geloso del suo lavoro e dei suoi frutti, segui-va la raccolta con amore e trepidazione. Pretendeva che i grappoli di bionda garganega, taglia-ti con rudimentali forbici, venissero posti in recipienticon grande delicatezza e dopo essere stati accurata-mente ripuliti.Quel mattino, al lavoro, oltre a Papà, c’ero io – redu-ce dalla fuga di Costozza-, la sorella Carmelina eBernardino Bonato (Fuma). Era, allora “buona usan-za” offrire la propria collaborazione nei lavori di sta-gione, come la vendemmia o la raccolta del tabacco.La ragione specifica era però un’altra. Bernardino “stava dietro” a Carmela, orgogliosa,quella mattina di mostrarsi al suo “moroso”, in gonnanera e camicetta rossa. Colore che sarebbe potutoessere fatale.Erano, quelli, i giorni della paura e dell’odio…

Anche la nostra piccola comunità ebbe i suoi momen-ti tristi. Alla “Passerella” (lo sbarramento del fiume subito asud di contrà Vialetti) era di pattuglia un reparto diRepubblichini (gli aderenti alla Repubblica di Salò), apresidio della valle.Due militi – forse in seguito ad una soffiata – lascianoil gruppo e si mettono in perlustrazione. Dal prato deiCarantani (Lazzarotto), si avviano verso “casaradee Pute”, da dove sarebbe stato facile accorgersidella nostra presenza. Mia sorella Carmina, vigile sen-

tinella per il fidanzato eil fratello, qual leggeragazzella, percorre velo-cemente il tragitto versoil vigneto, indicandocosì involontariamente,la nostra presenza (lacamicetta rossa nonpoteva sfuggire….all’at-tenzione).Il grido, quasi soffocatodallo sforzo e dall’ansia,di “Scampa via, xe

qua i tedeschi”, ci feceschizzare via, cercando salvezza verso la montagna. Un breve sentiero e poi i resti di quanto rimane dellamulattiera che interseca il ripido pendio della monta-gna che si arresta presso le banche dei “Onge”(Volpe), ci sembrava l’unica via di salvezza verso ilbosco. Ma un’altra “masgera” diroccata si interpose sullanostra strada. Le altre vie ci esponevano troppo al tirodei segugi. La vegetazione e la presenza di una piantadi fico ci nascose (la pianta c’è ancora). Gli inseguitori, passando poco lontano dal nostro rifu-gio, scaricarono una raffica di mitra verso la nostradirezione. Proseguirono poi attraverso i campi finoalla Val Dritta, smarrendo le nostre tracce.Per noi, appiattiti per terra, nascosti dalla vegetazione,furono quelli momenti di angoscia e di terrore. Unica speranza affidarci alla fortuna e al Cielo. Quali

24 SETTEMBRE 1944: UN ALTRO GIORNO DI PAURA

T e s t i m o n i a n z e

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9 IL VENTO DEL BRENTA 9

T e s t i m o n i a n z ee quanti santi, segretamente abbiamo invocato, nonricordo.Frattanto i militari, delusi per la mancata cattura, ritor-nano alla nostra abitazione di contrà Orlandi – indice,forse, questo di una soffiata – e minacciano di metteretutto a ferro e fuoco, se non viene trovata la ragazza“dalla camicetta rossa”.Carmela intanto si rifugia da nonna “Jeja” (TeresaCosta), in Via Bonatoni. Abbandona i vestiti, strappaaddirittura la camicetta rossa, riveste i panni dellanonna e si rifugia – racconterà poi – nel pollaio.Frattanto i due militari si impossessano di due vecchiebiciclette e raggiungono il comando.Al loro ritorno in contrà Orlandi con i rinforzi trovanoad aspettarli un distinto signore che essi affrontano convigliacco disprezzo. La decisa risposta: “Sono il capi-tano degli Alpini, in pensione, Giuseppe MarioBonato. Abito qui, questa è la mia casa…”, smor-

za la loro protervia… e fanno ritorno alla loro posta-zione, rinunciando la caccia all’uomo.Noi due intanto eravamo sempre li, rannicchiati controil muro, nascosti tra la vegetazione, sotto quel prover-biale fico, stremati, quasi inebetiti dallo spavento. Sulfar della sera… una voce: “Tarcisio Bernardino….dove sio… vegnì fora… i xe ‘ndati via”. Era la vocedel cugino Bortolo Bonato. Si poteva finalmente tornare a casa.Due giorni dopo, il 26 settembre, dagli alberi del VialeVenezia <Via XX Settembre (ndr)> (oggi Viale deiMartiri) di Bassano del Grappa pendevano i corpisenza vita di decine di giovani, rastrellati nei paesidella pedemontana e sulle pendici del Grappa, inno-cente tributo per la riconquistanda libertà…Potevano esserci anche giovani vite della nostra comu-nità di Campolongo.

fratel Tarcisio Bonato

S o s t e n i t o r iProseguiamo la pubblicazione dei nominativi di coloro che con il loroindispensabile aiuto economico concor-rono, concretamente, alle spese di stam-pa e spedizione del giornale. Versamenti pervenuti a tutto il 21 set-tembre 2003.

84) Angelo Bonato – Cortina (BL)85) Egidio Costa – Valstagna (VI)86) Narcisa Mocellin – Campolongo S.B.87) Emilio Vialetto – Campolongo S.B.88) Caterina Rovere – Pove del Grappa (VI)89) Luciano Bonato – Campolongo S.B.90) Giovanni Silvio Secco – Campolongo S.B.91) Elena Cavallin – Solagna (VI)92) Giuseppe Benacchio– Carpanè di S.Nazario93) Giovanna Scramoncin – Campolongo S.B.94) Silvia Zannoni – Campolongo S.B.95) Maria Volpe Cecchin – Marostica (VI)96) Fernanda Sgrinzato – Bassano del Grappa 97) Luciano Negrello Castiglione Stiviere (BS)98) Sebastiano Pellizzari e Angela Bonato Sestri P. (GE)99) Brando Lazzarotto S. Giuseppe di Cassola 100) Gaspare e Paolo VialettoCampolongo S.B.101) Mario Paolini – Valstagna (VI)102) Valerio Bonato – Bassano del Grappa (VI)103) Luciana Zannoni Conte – Bassano d.G104) Elisa Vialetto Rossi – Clusone (BG)105) Genoveffa Raffagnato – Solagna (VI)106) Antonio Lazzarotto – Bassano del Grappa 107) Letizia Zannoni – Rosa’ (VI)108) Paolo Zannini – Campolongo S.B.109) Jole Zannoni – Torino 110) Maurizio Vialetto – Campolongo S.B.

111) Maria Zannini Tramarin Campolongo S.B.112) Gasparina Vialetto – Thiene (VI)113) Mirta Bonato Montagna – Monteviale 114) Marisa Volpe – Campolongo S.B.115) Andreina Perin – Montebelluna (TV)116) Margherita Bonato Chini – Valganna (VA)117) Maria e Angelina Bonato – Venezia118) Graziosa Zannoni – Pinerolo (TO)119) Benedetto Zannini – Goiania (Brasile)120) Flossie Bonato – Ganna (VA)121) Lorenzo Zannoni – Verbania 122) Giovanni Zannoni – Torino123) Ines Bombieri – Bassano D.G. (VI)124) Caterina Stevanin – Bassano D.G.(VI)125) Caterina Vialetto – Lugano (Svizzera)126) Romano Vialetto – Campolongo S.B.127) Italo Vialetto – Campolongo S.B.128) Nicolo’ Giusto – Bassano D.G.(VI)129) Tilde Zannoni Vialetto – Milano130) Giampietro Zannoni – Bassano D.G.(VI)131) Pierangelo Bonato – Mestre Venezia132) Dario Bonato – Mestre Venezia133) Jole Zannoni Damiani – Peschiera (VR)134) Elio Zannoni – Torino135) Nicolino Vialetto – Campolongo S.B.136) Lina Volpe –Aosta (AO)137) Marco Pellizzari – Campolongo S.B.138) Diala Ricci Celli – Roma139) Elsa Malvezzi – Molvena (VI)140) Susanna Bonato – Campolongo S.B.141) Rosa Canzian – Montaner (TV)142) Angela Vialetto – S. Zenone Ezzelini (TV)143) Luigi Cavallin – Montebelluna (TV)144) Sebastiano e Ortensia Zannini – Milano145) Malvezzi - Solaro (MI)146) Virginio Vialetto – Roma

147) Franco Orlando – Vicenza148) Livio Secco – Solagna (VI)149) Clara Zannini – Possagno (TV)150) Don Paolo Pizzolotto – Campolongo S.B.151) Giuseppe Bonato – Padova152) Angelina Vialetto – Campolongo S.B.153) Bernardino Bonato – Cervignano (UD)154) Marina Zannini – Treviglio (BG)155) Gilio Bonato – Solagna (VI)156) Stefano Bonato – Fellette di Romano (VI)157) Flora Vialetto Zannini – S.Aimè (Francia)158) Bertilla Pellizzari – Campolongo S.B.159) Angelo Cavallin– Cassina de’ Pecchi (MI)160) Tartaglia Venezia – Loranzè (TO)161) Piero Gandini – Lainate (MI)162) Elisabetta Tessarolo Rech – Lusiana (VI)163) Sergio Vialetto – Campolongo S.B.164) Rita Vialetto – Marostica (VI)165) Grazia Vialetto – Campolongo S.B.166) Chantale Lovato – Le Syndicat (Francia)167) Maria Negrello – Campolongo S.B.168) Dante Vialetto – Lainate (MI)169) Dina Pellizzari – Forlì 170) Orietta e Maurizio Vidale Campolongo 171) Nadia Bonato Cavallin- Campolongo S.B.172) Paola Cavallin – Cassola (VI)173) Mina Cavallin – Cassola (VI)174) Claudia Bonato Carusi – Roma175) Margherita Bonato – Pinerolo (TO)176) Graziosa Zannoni – Pinerolo (TO)177) Paola Bonato Kaufmann Zurigo (CH)178) Graziella Zannini – Venezia179) Silvano Zannini – Campolongo S.B.180) Antonia Vialetto Orlando Campolongo

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10 IL VENTO DEL BRENTA 10

Premessa e alcuni ricordi degli anni ’30

È detto anche il “Lago di Campolongo” ma, fin dal rila-scio della concessione, il nome ufficiale è “Sbarramentosul Brenta a Mignano di Solagna”. Esso è in attività da oltre sessant’anni allo scopo precipuodi produrre energia elettrica, marginalmente interessaanche la fornitura di acqua per usi agricoli; a partire dallezone alte di Bassano, Romano basso, Cassola, ecc.Andando a ritroso, siamo alla metà degli anni trenta(1935), l’acqua del fiume è principalmente utilizzata daivalligiani per fare il bucato (anche per gli usi domestici)

per abbeverare gli animali, per fare qualche bagno ristora-tore in estate (di norma i maschi e molto raramente le fem-mine). Un altro uso, in certi periodi siccitosi, era l’abbeverata deltabacco, nei primi giorni della messa a dimora e degli orti;sempre se le distanze dal fiume fossero accettabili.Le Brentane erano ben temute a Valstagna, a Campolongo,a San Nazario, a Solagna e in certe borgate di Pove,Campese, ecc.Ma anche quelle eccezionali erano dai più vissute comeuna curiosità e… in buona sostanza lo stesso avviene anco-ra oggi.La mobilità dei residenti era molto marginale se paragona-ta al presente e se consideriamo Bassano, città simbolo per

noi, era pressochè nulla. La sinistra Brenta era la più favo-rita, oltre alla “Statale Imperiale”, diventata la SS.47, incontinuo ammodernamento, e con il piano viario asfaltatoin molti tratti, disponeva della ferrovia da oltre venticinqueanni. La nostra destra Brenta invece aveva solo la strada bianca,quasi sempre sconnessa, che collegava paesi e borgate conla citata Bassano del Grappa.I mezzi di locomozione erano le biciclette e non tutte lefamiglie ne possedevano una. La bicicletta simbolo era laBianchi. Transitavano rari camion per il trasporto dellemerci che rifornivano i negozi, che a quel tempo bensopperivano alle necessità vitali dei residenti.

LO SBARRAMENTO SUL BRENTAA CAMPOLONGO

una storia nostrana

Un pezzo di storia in qualche vecchia foto

Un giorno, sbirciando frettolosamente fra le vecchie cartedi una bancarella, l’attenzione viene attirata da una car-tellina su cui è stata applicata una fotografia che inquadrazone già viste: all’interno una decina di foto, senza dida-scalia, che tentano di documentare la costruzione della“diga” di Mignano. Più di una volta si era cercata una qualsiasi documenta-zione fotografica, presso alcuni Enti pubblici, sullo sbar-ramento di Mignano, ma senza alcun successo.Questo improvviso colpo di fortuna ci ha dato l’occasio-ne per parlare della “diga”, di quale ruolo ha svolto nelcontesto ambientale e sociale del territorio in cui è sita.Abbiamo chiesto, in questa analisi, la collaborazione delgeom. Giuseppe Cianseren, che con grande disponibilitàsi è offerto di dare il suo contributo.Lo ringraziamo fin d’ora per il prezioso aiuto; inutilericordare che il lavoro non pretende di essere esaustivo ecompleto: è una bella riflessione, fatta di ricordi, sensa-zioni, dati, che ci auguriamo possa far rivivere ai nostrilettori ricordi sopiti nel tempo.

La Redazione

I l B r e n t a

La foto di copertina del fascicolo riproduce iltratto di valle a sud dello sbarramento.

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I l B r e n t aIl mezzo di trasporto imperante eraperò il carro trainato dal cavallo,dall’asino o dal mulo. Per i singoliil mezzo più utilizzato erano lescarpe (molte prodotte a casa inproprio) e per raggiungere i varipaesi e per “andar a Bassan”.Per accedere alla via sinistra c’era-no i passi o barche che consentiva-no l’attraversamento del Brentanelle ore diurne, raramente inquelle notturne, sempre che ilfiume non fosse in magra e conmorbide accettabili. Valstagnaaveva il suo ponte, ma era l’unicodal Tombion a Bassano. Per Campolongo, il passo era aiVialetti, in prospetto allaborgata Mignano diSolagna. Allora c’eraun’abitazione a valle dellastrada, sita un po’ più anord dell’osteria “DaCaile”. Sul lato sud della medesi-ma c’era una rampa sel-ciata a gradoni che la col-legava alla strada conl’approdo della barca: inadiacenza all’approdoc’erano i “Posti” per lava-re i panni. In caso dipiena, il natante venivatirato in secca ed era una preoccu-pazione per il proprietario che“viveva“ le piene. Scendendo avalle, tra la strada e il fiume nonc’erano estesi terreni coltivabili,fino al confine con Bassano(Campese).Nelle aree demaniali delle due rivecrescevano spontaneamente salga-ri, robinie e pioppi, ben utilizzatianche come legna da ardere daiproprietari dei terreni adiacenti,che in tal modo tenevano “pulito ilfiume”.Quel passo scomparve con la

costruzione dello sbarramento, l’a-bitazione rimase con la pare-te est emergente dall’acqua del“lago” che si era formato.L’alluvione catastrofica delnovembre 1966, lo distrusse e ilsuccessivo allargamento della stra-da diventata provinciale la cancel-lò in toto.Detto passo, e quello sito più avalle, in contrada Fietto della cam-pesana, consentiva il collegamentocon la stazione F. S. di Solagna eun po’ di socializzazione tra resi-denti delle due rive del fiume.In buona sostanza, per iCampolonghesi a partire da

Contarini con ogni tempo si eracostretti ad arrivare alla stazione F.S. di Bassano, base di “partenza”certa anche per gli emigranti.Nel 1935, mentre il nostro reVittorio stava diventando ancheimperatore dell’Etiopia ecc. sicominciò a parlare della costruen-da “diga”. In più occasioni si eranovisti tecnici impegnati ad eseguiresondaggi e a fare rilievi in entram-be le rive e giù giù nella piana diCampese, di Pove e a nord diBassano fino alla storica CàErizzo. Si iniziò a parlare di con-

cessione dei terreni, di espropri, didanni, di remunerazioni, di posti dilavoro a due passi da casa e didanni alla coltura principe, “iltabacco”.Qualcuno insisteva ad opporsi allacostruzione di nuove opere ma,tutti erano consapevoli di essere inpratica cittadini senza voce. Imugugni rimanevano entro lepareti di casa, e solo raramente sene parlava nelle osterie alla dome-nica. La Società che voleva realizzare leopere ben sapeva di avere il plausodel partito dominante (era l’unicoe lo finanziava fin dalla sua nasci-

ta), e l’autorità prepostanon avrebbe bocciato ilprogetto, tanto che moltilavori iniziarono benprima della stesura uffi-ciale dello stesso.Chi si opponeva alla S AD E ? (Società Adriaticadi Elettricità). Il governoera favorevole, la fame dielettricità era in crescita,la monarchia era immersain ben altri “nobili interes-si”. Il re, detto molto sot-tovoce “sciaboletta”, eramolto impegnato a “cer-

care monete rare”. Il concetto didemocrazia era ormai ignoto aipiù, il voto dato prima per censo,era stato esteso anche ai maschidei ceti bassi, ma doveva sempreessere unanime. E ben si sa che ipiù abbienti vogliono la tranquil-lità e tranquillità di norma vuoldire anche rinuncia a qualsivogliaopposizione.

Giuseppe Cianseren

(continua)

Lo scavo per le fondazioni dello sbarramento.

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M o m e n t i d i v i t a

Quest’anno, nello scorso mese di gennaio, sono ricorsi isessanta anni dalla ritirata delle nostre truppe mandate acombattere in terra di Russia da chi aveva dichiarato “hobisogno di un migliaio di morti per sedermi al tavolo dellapace “ (Benito Mussolini).Anche diversi giovani di allora, provenienti daCampolongo, hanno calcato il terreno di quel paese cosìlontano, così sconosciuto, dai nomi delle località così osti-ci e quasi impronunciabili. Alcuni sono tornati; altri sonorimasti là, per sempre, vittime di un destino amaro eimperscrutabile.Quando sono venuto a conoscenza delle proposta, pubbli-cata dai giornali, che l’Associazione Nazionale Alpini diVerona, aveva in mente di organizzare un pellegrinaggiocon la possibilità di percorrere a piedi il tragitto della riti-rata, l’idea di andarci è maturata quasi all’istante e subito,di buon grado, ho trovato una convinto e prezioso compa-gno di viaggio nell’alpino Natalino Vialetto. Per troppotempo, fin da bambino, avevo sentito narrare racconti,inframmezzati da parole in russo “spasiba” (grazie),“dasvidania” (arrivederci), “karasciò” (va bene), rievocatida mio padre, alpino della Tridentina e della Julia, che par-lavano di freddo, di fame, di paura, di morti per non sen-tirmi attratto da questa proposta. Dai racconti di mio padre e con gli occhi di adesso hocompiuto un tragitto (all’incirca 200 chilometri a piedi,poco più, poco meno) sospeso tra passato e presente, trapresente e futuro. Ho visto Rossosch, la cittadina presso laquale aveva sede il comando delle truppe alpine. Ora, alsuo posto, è stato edificato dagli Alpini d’Italia la “Casadel sorriso” (foto sotto) l’asilo che ospita più di centobambini russi. Di questa costruzione, visibile testimonian-

za della col-laborazioneitalo-russa,tutti coloroche hannocollaborato,a qualsiasititolo, posso-no andarnegiustamente

fieri.Finalmente, abbiamo visto il fiume Don, quello celebratodallo scrittore russo Sciokolov nel suo libro “Il placidoDon”, quello, soprattutto,accarezzato con gli occhi digiorno e di notte temuto perle insidie portate dai parti-giani e dai soldati russi sullasua crosta ghiacciata, difesodai nostri militari nelle variequote “Monte Bianco”,“Pisello”, “Cividale”…“Salutami quelle che sonorimasti lungo la strada”, miaveva raccomandato miopadre prima di partire.E lungo la strada ne sonorimasti molti, maciullati daimastodontici carri armatiT34 sovietici, impietriti dai meno 40 sotto zero, uccisidurante la ritirata, o semplicemente rimasti là perché nonce la facevano più ad andare avanti, sfiniti dalla fatica edemotivati nel morale. Sì perché “la meglio gioventù” erastata mandata allo sbaraglio, senza mezzi bellici consisten-ti, senza scarpe adeguate, senza equipaggiamento, senzacarte topografiche aggiornate, con la sola speranza dipoter, come magistralmente descritto da Mario RigoniStern nel suo “Sergente della neve”, un giorno, “tornare abaita…”. Ad Opyt, in un bosco di betulle disegnato a mo’ di croceortodossa, è stata celebrata una messa. Sotto di noi c’erauna fossa comu-ne con circa sei-cento soldati ita-liani.L’emozione simisurava, inten-sa, negli occhi enei volti dei pre-senti. A qualche centi-naio di metric’era il comandodelle truppe alpine (foto sopra), dopo lo spostamento daRossosch a seguito dell’attacco sovietico. Lo stabile, ester-namente, era ancora intatto, edificato in legno. Sul tettofacevano bella mostra di sé le antenne radio. Nella seraincombente era facile intravedere il marconista trafelato eincalzato dagli avvenimenti che, ancora, si affannava adavvisare la Julia di non andare verso Valuyki ma versoNikolajewka, verso l’unica possibile salvezza per sfuggireall’accerchiamento…. Ma le radio non funzionavano…non si riusciva a comunicare e bisognava fuggire: i russi

Dopo 60 anni, sui luoghi della ritirata di Russia

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M o m e n t i d i v i t a

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stavano sopraggiungendo e la Julia andava incontro allasua distruzione.Piano, piano le donne del villaggio accorrono, ascoltano lacerimonia religiosa; qualche anziana, timidamente, accen-na a frammenti di ricordi…Quando stiamo per andarcenequalcuno ci corre dietro, ci consegna delle borse di mele: èun segno del loro benvenuto.La marcia continua. Quando piove il terreno, nero come latorba e senza il minimo sassolino, si attacca agli scarponi;sembra sia colla. Il pensiero va ai nostri soldati di 60 annifa che nelle marce di avvicinamento al fronte rimanevanoimpantanati con i loro carriaggi nei trattori in mezzo allasteppa.Il paesaggio èdolce e quasimonotono: leimmense distesedi girasoli, ormaipronti per la rac-colta, si confon-dono con campidi barbabietole edi grano. Le strade sono intagliate in mezzo alla steppa inlinee rette che si perdono all’infinito, interrotte solo dabalke (depressioni del terreno) che davano la sensazione dirifugio per i nostri soldati in fuga verso la salvezza. Ognitanto un bosco di betulle o di abeti, piantati per spezzare lefolate di vento gelido dell’inverno, punteggia il paesaggiodi una tonalità di colore che spezza il quadro complessivo.

I villaggi e le cit-tadine non sonomolto mutati daltempo di guerra:i tetti delle isbenon sono più dipaglia ma rico-perti di eternit; ilgas e l’energiaelettrica hannoraggiunto tutte leabitazioni. I voltidegli abitanti

riflettono la medesima fine e fiera bellezza, specie quellidelle ragazze, riscontrata dai nostri soldati. Il tenore di vitaè ancora molto basso.In quasi ogni paese esiste un monumento in ricordo aquella che i russi chiamano “guerra di liberazione”. Nelnostro cammino ci siamo fermati a Galbusowo. Ai latidella strada, verso la campagna, c’è un cippo che ricorda inostri caduti. E’ una semplice lapide con una croce: ricor-da che là sotto riposano centinaia di soldati Italiani, per lopiù alpini della Cuneense.

Da Pdgornoje a Postojalyi, da Postojalowka a NovaCarkowka, da Nova Carkowka a Nikolajewka Piccola finoal bivio di Rybalzin proseguendo fino a Nikitowka fino aNikolajewka tutto il percorso è costellato da fosse comunisenza nessun riferimento. Ogni tanto, raccontano, quando icampi sono arati, ancora adesso emergono residui di ossaumane, proiettili, gavette, rimasugli di equipaggiamentomilitare. Ci hanno riferito che nel marzo del 1943, all’ini-zio del disgelo, Stalin emise un proclama con il qualeobbligava le donne, i vecchi e i bambini a recuperare iresti dei moltissimi soldati deceduti ed a seppellirli infosse comuni per evitare le epidemie.In quella guerra noi, assieme ai tedeschi, ai rumeni, agliungheresi ai polacchi…, è bene ricordarlo, eravamo gliinvasori. Nonostante ciò i nostri soldati si comportavanocon i civili il più umanamente possibile, con piccoli gestidi cortesia che la gente non ha mai dimenticato, al contra-rio dei tedeschi che torturavano e fucilavano i civili. Lo ha confermato il professor Morozov storico locale, lohanno affermato le donne e gli uomini che hanno volutoconsegnare al gruppo dei marciatori, senza pretendere uncentesimo, una gavetta di un soldato di Forlì perché fossericonsegnata ai suoi parenti; lo ha testimoniato la personache ha donato una copia dell’icona con l’immagine dellaMadonna delle sette spade, appesa nella sua povera isba,quale segno di ricordo e di amicizia verso l’attendente delgenerale che soggiornava sotto il suo tetto e con il qualeaveva fraternizzato.Durante la marcia, nei momenti di silenzio, pur essendo incento persone non mancavano, veniva da interrogarsi suiperché di una guerra così inutile e sconsiderata. Quasi siriuscivano a percepire il canto triste degli alpini, le impre-cazioni perché mancava tutto, i gemiti di chi non ce lafaceva più. A tendere l’orecchio e il cuore si riusciva adaver sentore delle ansie ed aspirazioni di tanti giovani divent’anni o poco più; si riusciva ad intravedere i volti ras-segnati ed impauriti dei fanti della divisione Vicenza com-posta di molti meridionali, da giovanissimi e da anziani,che non avevano mai visto la neve, preposti a funzioni dipresidio e di retrovia ritrovatisi, invece, nell’anticameradell’inferno; si udivano gli incoraggiamenti di chi nonvoleva arrendersi; si sentiva il sacramentare di chi dovevafar funzionare le armi e mancava di tutto mentre i nostrimagazzini pieni di ogni ben di Dio erano stati dati allefiamme per non cadere in mano al nemico; si percepiva ilsalmodiare dei cappellani militari che dispensavano asso-luzioni collettive; si udiva la voce del capitano Reitani,quello del libro “Centomila gavette di ghiaccio” di GiulioBedeschi, che incitava gli uomini della sua compagniainfondendo loro coraggio, con i muli che scalciavano, gui-dati dal conducente Scudrera…E il vento faceva giungere più forti queste voci quando

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M o m e n t i d i v i t a

SOLDATI DI RUSSIANon dimenticarti, oh Dio,

di coloro che hanno attraversatol’inferno del gelo:

non dimenticarti dei morti delle notti di Russiadei sogni, dei pensieri chiusi in semplici cuori,

dei ricordi illuminati dalla fiamma di una candela.Non dimenticarti del loro cammino per il mondo, con ilfardello di una casa lontana persa in un mondo di colori

rinchiuso in un’immagine calda.Ricordati di quelle mille e mille penne nere

divenute bianche per il gelo,di quegli uomini abbracciati al suolo

ormai così vicini al cielo.Abbi cura dei loro sogni ora che fanno parte di te;

acquieta i loro aneliti,la loro sete e la loro fame di pace, la loro voglia di essereamati, il loro desiderio di non essere dimenticati, ora che

sono là nel loro sepolcro di ghiaccio su di una sponda dove un giorno è rispuntato il sole.

Non dimenticarti, o Dio, di quei tanti visi anonimi,

uomini e donne, figli di questa terra che, mossi da umanapietà, hanno riscaldato e rifocillato,

a volte rincuorato, condividendo quel poco che avevano,i nostri soldati.

Aiutaci ad elevare una preghiera ricordando i nomi diPietro Pellizzari (Bovo) e Severino Orlando

soldati dispersi in questa steppa,Emilio Vialetto dei Becari, alpino della 70ª Compagnia

del Battaglione Gemona, della Julia, uscito vivo dalla sacca,Giovanni Zannoni “Corona”, sergente del 79º Fanteriadella Divisione Torino, decorato di medaglia di bronzo“sul bacino del Don, quota 219, il 25 agosto 1942”,

Guerrino Bonato “Fuma” sergente degli alpini,Angelo Zannini “Bastianea”,

Bortolo Cortese “Moeago” tenente della DivisioneTorino,

arrivati da Campolongo sul Brentafin sulle rive del Don.

siamo giunti inprossimità diNikolajewka. Labalka che portavafuori della saccasembrava nera diuomini e animali,di carriaggi; siudiva il tuonare delcannone, le mitra-gliatrici sgranavanoil loro rosario dimorte; la neve erarossa di sangue…la vita di ogni uno

era appesa ad un filo…alla fatalità…ad un voto legato adun’immagine sacra…ad un miracolo. La divisioneTridentina era davanti…dietro di essa la massa informe eanonima di sbandati che cercavano solo cibo, caldo e sal-vezza. Il generale Riverberi sale sopra un carro armato elancia ad altissima voce un ordine disperato e accorato“Tridentina avanti!” Sotto la gragnola di colpi dei russi lamassa dei disperati sbanda, si arresta, s’impenna, avanza.Occorre sfondare prima che arrivi il buio. Il miracolo sicompie. Riescono ad attraversare il sottopassaggio (fotosopra): la via per l’Italia è aperta. Ora la distesa appare dolcemente illuminata dal sole.Diverse mucche stanno placidamente pascolando. Unafolta comitiva delle onnipresenti oche sta starnazzandonella pozza d’acqua lì vicino. Mentre si sta svolgendo lacerimonia in ricordo dei fatti di 60 anni fa, sui binari della

ferrovia passa un lunghissimo treno merci. Il macchinistarallenta ed emette tre fischi, quasi un omaggio postumoverso quei ragazzi che allora si sono sacrificati per unapatria che sconsideratamente li ha mandati al massacro.Ciascuno di noi, per ricordarli, ha lanciato nella nera terraun mazzo di fiori raccolti lungo la strada.Si attraversa il paese ci si ferma per pranzare. C’è ancorail campanile di quella chiesa dal quale un cecchino facevastrage di alpini della Tridentina che pensavano di avercelafatta. Arriviamo al cippo che ricorda i morti della batta-glia. E’ quasi nascosto in mezzo alla campagna. Il cappel-lano militare celebra la messa, sono deposti fiori e gagliar-detti. Il coro intona “Signore delle cime” e “Stelutis alpi-nis” c’è chi legge una preghiera, un pensiero di ricordo,chi medita in silenzio, chi si commuove.

Fiorenzo Vialetto

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N o t i z i e f l a s hCondoglianzeCondoglianze

Nel numero precedente è stata omessa lapubblicazione della notizia della scomparsa diSebastiano Zannini, avvenuta nel dicembre2002. Ce ne scusiamo di cuore con i lettori e par-ticolarmente con i familiari.

È deceduto, improvvisamente, il 30 giu-gno scorso all’età di 65 anni Arcangelo Cavallin“Nino”. Alla moglie Nadia e alle figlie e parentivadano il più vivo senso di partecipazione al loroprofondo lutto.

È defunto, il 21 luglio scorso, FrancescoBonato “Bortoina” di anni 94. Ai suoi figli e famigliari giungano le nostre con-doglianze.

Il 18 agosto scorso è mancata Pierina“Rina” Bonato vedova Stevanin. Aveva 82 anni.Alle figlie ed ai parenti giungano i sensi delnostro cordoglio.

Maria Teresa Bonato, già insegnantepresso le nostre scuole elementari, è mancataall’età di 75 anni, il 26 agosto scorso. Da moltianni risiedeva a Rossano Veneto. Ai figli giunga-no le nostre condoglianze.

95 anni portati bene95 anni portati bene

Elisabetta Scremin è nata a Campolongo sulBrenta il 2 febbraio 1908; è sorella di Francescoe Maria. Il giorno del compleanno di 95 anni l’arzilla vec-chietta, che risiede a San Nazario, è stata caloro-samente festeggiata dal figlio e dai nipoti. Ancheil sindaco del paese valligiano ha partecipato alla

festa porgendo gli auguri a nome di tutta la comu-nità. Da parte nostra formuliamo voti che lasignora Elisabetta raggiunga, almeno, il traguar-do dei cento anni, sempre in gamba come adesso.

Fiori d’arancioFiori d’arancio

Il 24 maggio scorso è convolato a giustenozze l’ing. Renzo Bonato (figlio di Luciano ePiera) con Sara Nervo, una giovane di Solagna. Alla giovane coppia giungano gli auguri per unfuturo sereno e felice.

Il sette settembre hanno coronato il lorosogno Elena e Giorgio Lunardi (figlio diGiuseppe e Angelina). Anche a loro i nostri auguri di tanta serenità.

Cinquant’anni ...perCinquant’anni ...per trtree

Quando vennero alla luce le tre gemelline feceronotizia, e non solo in paese. Nel mese di giugno, al compimento del mezzosecolo di età, i loro figli hanno loro regalato unviaggio turistico a Roma. Eccole ritratte sullo

sfondo del-l’arco di Tito edel Colosseo. Da sinistra,Grazia, Rita eAnna Vialettoancora vispe epimpanti. Da partenostra giungaun calorosoaugurio ed una r r i v e d e r c ialle prossimetappe lungo ilpercorso dellavita.

TRINCERONITRINCERONI

Organizzata dalla Comunità Montana del Brenta,Comune di Campolongo sul B., G.A.L. n° 3 eSquadra A.I.B. di Campolongo, sabato sette giu-gno si è tenuta l’inaugurazione dei Trinceroni di

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La famiglia Cavallin ringrazia.

Perdere una persona cara è sempre un drammanon facilmente superabile.Quando ci si trova di fronte ad una partecipazionecosì numerosa e sentita di tante persone del paesee non, come quella che è stata riservata al nostrocaro, il cuore riceve confor-to e stimolo per superare unmomento così difficile e,sopratutto, per continuarenel ricordo e sull’esempiodi chi ci ha lasciato. Un grazie sincero a tutti.La sua famiglia.

Nella foto sotto la processione per un funeralealla fine degli anni ’50 e, sullo sfondo, il chio-sco della frutta di Nino Cavallin.

Enego, 15 Giugno 2003

Ringraziamo di cuore per aver partecipato alnostro lutto attraverso il Vento del Brenta.La mamma apprezzava moltissimno il giornale,che leggeva avidamente, curiosa di ritrovare per-sone, famiglie, luoghi conosciuti durante gli annitrascorsi a Campolongo e di cui aveva ricordiancora vivi.Grazie ancora e auguri di biuon lavoro.

Gianna e Maria Grazia Dalla Palma.

Campolongo, dopo i recenti interventi di ripristi-no e restauro. Dopo i saluti delle autorità e la presentazione del-l’intervento è seguita la visita guidata ai trincero-ni, con l’illustrazione delle rilevanze storiche enaturalistiche.

Festa al villaggio Festa al villaggio TTaborabor

A conclusione del mese di maggio, quando lacalda estate aveva già iniziato a farsi sentire, si ètenuto un pellegrinaggio alla Madonnetta parten-do dal Villaggio Tabor. E’ stato anche un momento di festa per molti pae-sani che si sono dati appuntamento al villaggioper il pranzo.Per l’occasione è stato inaugurato il sentiero, dapoco ripristinatodalle SquadreAntincendio dellaVallata, che colle-ga le casare con lachiesetta.

(Nella foto, all’in-gresso della chie-setta, riconoscia-mo Ina Colpo;sotto, alcuniragazzi che hannopartecipato almomento di pre-ghiera).

Nella foto lavoridi ripristino dimulattiere,effettuati neipressi delmonteCampolongo, altermine dellaPrima Guerra.

L e t t e r e a l v e n t o