Vento del Brenta giugno 2011

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Direzione, Amministrazione, Redazione: Casella Postale n.1 - Campolongo sul Brenta (VI) C.C.P.N. 10971364 - Spedizione in abbonamento postale - Taxe percue - Tassa riscossa Ufficio Postale - PT VICENZA - PAR AVION - ART. 2 COMMA 20/C L. 662/96 Il ento del Brenta trimestrale della pro loco di campolongo sul brenta anno XXIX - n° 1 MAGGIO 2011

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periodico della proloco di campolongo sul brenta

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Direzione, Amministrazione, Redazione:Casella Postale n.1 - Campolongo sul Brenta (VI)

C.C.P.N. 10971364 - Spedizione in abbonamento postale - Taxe percue - Tassa riscossaUfficio Postale - PT VICENZA - PAR AVION - ART. 2 COMMA 20/C L. 662/96

Il ento del Brentatrimestrale della pro loco di campolongo sul brenta

anno XXIX - n° 1MAGGIO 2011

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Campolongo in cifre:i dati nel 2010

Tempo di sostegno

MASCHI FEMMINE TOTALERESIDENTI all’01.01.2010 413 414 827NATI 04 07 11MORTI 00 03 03IMMIGRATI 05 17 22EMIGRATI 14 14 28RESIDENTI al 31.12.2010 408 421 829differenza -5 +7 +2FAMIGLIE all’01.01.2010 328FAMIGLIE al 31.12.2010 328

MATRIMONI: 1, civile

CITTADINI STRANIERI residenti al 31.12.2010

STRANIERI MASCHI FEMMINE TOTALERegno Unito 1 1 2Spagna 0 1 1Romania 0 3 3Albania 4 7 11Bosnia-Erzegovina 1 2 3Serbia e Montenegro 1 0 1Moldavia 0 4 4Macedonia 2 3 5Costa d’Avorio 2 2 4Ghana 1 0 1Marocco 8 12 20Senegal 4 1 5Perù 0 2 2Cina 3 3 6RESIDENTI AL 31.12.2010 27 41 68Residenti al 31.12.2009 30 39 69differenza -3 +2 -1

CENTO ANNI FA (anno 1910) i nati furono 43, i morti 24 ed i matrimoni 11.

IL VENTO DEL BRENTAanno XXIX - n° 1 Maggio 2011

Periodico di informazione e di cultura edito dalla Pro Loco di Campolongo sul Brenta

Presidente della Pro Loco:Ruggero RossiDirettore responsabile: Giandomenico CorteseComitato di redazione: Ruggero Rossi, Fiorenzo VialettoIndirizzo: Casella Postale n.1, Campolongo sul BrentaAutorizzazione: Tribunale di Bassano del Grappa n.1/83Impaginazione e stampa: Dario Zannini

Hanno collaborato:Giovanni Lovato, Valerio Bonato, Remo Ceccon, Orfeo Giusto

Questo numero è stato inviato a 1.028 famiglie, delle quali 310 residenti a Campolongo, 643 nel resto d’Italia, 75 all’estero.

La redazione del “Vento del Brenta” ringrazia i soci, i collaboratori e quanti contribuiscono alla realizzazione del giornale e delle attività della Pro Loco.

Alleghiamo un bollettino di Conto Corrente, confidando nella sensibilità dei nostri lettori nel contribuire alle spese di stampa e di spedizione di questo periodico.

Riportiamo i dati principali che riassumono, dal punto di vista finanziario, l’attività della Pro Loco nel 2010.ENTRATE EUROQuote associative 480,00Festa in Brenta 14.783,00Contributi da Enti Pubblici 1.050,00Erogazioni da privati 4.150,00Varie ...TOTALE 20.505,00USCITE EUROManifestazioni 11.554,00Acquisto attrezzature 3.135,00Spese per “Il Vento del Brenta” 3.296,00Imposte, tasse, ... 1.205,00TOTALE 19.191,00

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Il 17 marzo scorso si è celebrato il 150° anniversario dell’unità d’Italia, e anche nel nostro paese non sono mancate manifestazioni ufficiali, ma anche individuali, di partecipazione a questa festa, an-che se per l’annessione del Veneto si dovette aspettare il 1866. Sarebbe interessante ripercorrere le tappe del Risorgimento rivissute alla luce degli avvenimenti che coinvolsero anche i nostri paesi (chissà che non sia oggetto di un articolo per il prossimo numero del Vento?). Semplice e partecipata la cerimo-nia davanti al pennone dove la bandiera italiana ha sventolato in segno di festa e quale simbolo di unità, assieme a tanti altri tricolori che per più giorni hanno richiama-to l’attenzione su questa importan-te tappa della nostra Italia.

Come anticipato nel precedente numero, la Pro Loco di Cam-polongo sul Brenta festeggia quest’anno 30 anni di attività.Grazie ad un impegno condiviso da più parti si stanno organizzan-do alcune iniziative, alcune delle

quali richiedono anche la parteci-pazione dei nostri paesani, lettori, sostenitori.Mi riferisco al Concorso (già pub-blicato nel numero di dicembre) avente per tema “Campolongo sul Brenta: volti ed emozioni, luoghi, ambienti, paesaggi”Suddiviso in due sezioni, (e non tre, come precedentemente ripor-tato): narrativa-poesia e fotografia. Ci auguriamo che questa inizia-tiva, al di là dei premi che sono in palio, trovi riscontro prima di tutto nei nostri lettori, che già in altre occasioni hanno dimostrato disponibilità e interesse quando si parla del nostro paese.

Altra iniziativa riguarda quanti hanno un orto e si cimentano con ortaggi, frutta e altro: in settembre prevediamo di allestire una Mostra dei prodotti agricoli locali a cui tutti potranno partecipare esi-bendo i prodotti del loro campo. Intanto pensateci: ulteriori notizie saranno fornite in seguito.

Ruggero Rossi

2011un anno da festeggiare

Pro Loco

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Nel pomeriggio dell’otto gennaio del 2003, passate le feste natalizie, mi sono messo a “disfare” l’albero di Natale; e, mentre toglievo dai rami di quell’albero le palline di color giallo-oro, le stelle di perle lucenti, le candeline e gli angiolet-ti di legno, che con le loro trombe annunciavano la buona novella della nascita di Gesù, mi è venuto di pensare a ciò che provavo nel periodo natalizio quand’ero ragazzino.Allora le feste natalizie avevano un valore puramente religioso: alla vigilia di Natale tutti, o quasi tutti, andavano a confessarsi; nel giorno di Natale, poi, alla “messa grande” la chiesa era piena, come in nessun altra festa, e noi ragazzini venivamo impressionati, oltre che dalla quantità di fedeli, dai canti, dal coro, dal suono dell’organo, dai paramenti delle funzioni so-lenni, dalle nuvole e dal profumo dell’incenso; allora l’atmosfera di Natale non era inquinata dalla moda profana dei regali e i pen-sieri della gente erano tutti rivolti a quel grande evento religioso; e nel giorno dell’Epifania, che è una delle ricorrenze più importanti della Chiesa cristiana, noi ragazzi-ni, non capivamo il significato di “manifestazione” (della divinità di Gesù) e vedevamo in quella festa solo la storia dei Re Magi che, dopo un lungo percorso e guidati da una stella cometa, giungevano nella stalla dove era nato Gesù; e, quasi increduli di quella storia affascinante, andavamo nell’Ora-torio della chiesa, dove veniva allestito un grande presepio, a renderci conto che i tre Re Magi fossero effettivamente arrivati. Ma nel giorno dell’Epifania noi ragazzini provavamo altre due sensazioni forti, delle quali una positiva e l’altra negativa. La prima ci arrivava la mattina presto quando andavamo a vedere, nel camino, ciò che la Befana ci aveva

portato durante la notte (sem-pre che nell’anno precedente il nostro comportamento fosse stato buono!); di solito trovavamo un calzettone riempito di carrube, noci, mele, mandarini e di qualche arancia, un calzettone che le no-stre madri ci avevano preparato in maniera appariscente attaccando-vi, all’esterno, delle caramelle di vari colori; era poco ma sufficiente per farci felici (forse più di quanto non possano esserlo i ragazzi di oggi che hanno già tutto!).L’altra sensazione dell’Epifania era determinata dal fatto che quella festa, ultimo giorno di vacanza, ci ricordava che l’indo-mani avremmo dovuto ritornare a scuola; e, nonostante che durante le vacanze mia madre mi avesse ripetuto che “chi ha tempo non aspetti tempo”, a volte arrivavo a quel momento con l’acqua alla gola e allora mi sentivo pervaso da un senso di colpa per i compiti che non avevo ancora fatti e da un senso di tristezza per la fine della vacanze.Così pensavo nel pomeriggio di quell’otto gennaio del 2003, mentre toglievo dall’albero di Natale i vari aggeggi con i quali lo avevamo addobbato; ma, tornando al presente, mi domandavo quali fossero state le sensazioni che avevo provato durante le feste na-talizie appena passate; e pensavo che quelle feste erano incomin-ciate addirittura un anno prima e cioè quando ci eravamo messo d’accordo con i figli che il Natale del 2002 lo avremmo passato tutti assieme a Bassano; da allora ave-vamo vissuto una lunga, gioiosa attesa; a volte avevo il timore che qualcosa potesse andare nel verso sbagliato e, invece, tutto è filato nel migliore dei modi: dapprima sono arrivati, da San Francisco, gli americani (Walter, sua moglie Patrice, e la loro figlia Mercedes) e poi, da Parigi, i francesi (Rainer,

sua moglie Ela, il loro figlio Kosta, e il loro cagnolino Mex). La casa si è riempita di voci, di allegria, e ogni giorno, anzi ogni momento, ci ha dispensato sensa-zioni piacevoli.Il 22 dicembre, in particolare, abbiamo partecipato al battesi-mo di Mercedes, che - con una cerimonia intima, familiare - ha avuto luogo nella bella chiesa di Campese. La sera della vigilia di Natale, poi, l’abbiamo passata un po’ a tavola, conversando, e per la maggior parte di fronte e attorno all’albe-ro di Natale (che, con una stella cometa nella punta più alta e con gli angeli annuncianti la buona novella, fungeva da presepio) in un’atmosfera di grande armonia. Ad un certo punto della serata c’è stato uno scambio di doni che, date le distanze che ci separano, sarebbero serviti a ricordarci gli uni degli altri e a mantenerci idealmente vicini.Può sembrare che questi momenti di famiglia avessero solo un carat-tere laico; ma in effetti non erano altro che un preludio di armonie per entrare tutti insieme nelle festività di Natale.Durante le feste natalizie del 2002 tutti i membri della “fami-glia allargata” hanno concorso - non fosse altro che con la loro presenza - a rendere piacevole l’atmosfera di casa; ma a renderla particolare sono stati i più piccoli e cioè Mercedes, Kosta e Mex.Mercedes, con 14 mesi, era com-pletamente diversa da come l’ave-vamo vista in luglio in America del Nord, a Denis; a Bassano non camminava ancora ma partecipava a tutto, aveva i suoi gusti e un suo carattere ben definito; quando è arrivata non ho voluto accennare a prenderla in braccio per non subire la delusione che non volesse veni-re con me; ho preferito mettermi a quattro zampe (o, come si diceva una volta a Campolongo, a “gatto-miao”; lei ha fatto lo stesso, mi ha seguito e ne è nata subito una reciproca simpatia.Kosta era diverso; lui, avendo solo

sei mesi, non aveva le capacità di reazione di Mercedes ma si è conquistato la simpatia di tutti non solo per i suoi occhioni sorridenti ma anche per la sua bontà; si faceva sentire solo quando aveva fame ma una volta sfamato non faceva altro che dispensare sorrisi o dormire.E Mex, il cagnolino, correva un po’ da tutti, sorvegliava Kosta e andava ad accovacciarsi vicino a chi era disponibile a dare o riceve-re compagnia.Forse nella descrizione dei miei nipotini non sarò stato del tutto obiettivo; ma a me sembra natura-le che chi ama una persona tenda ad esaltarne gli aspetti positivi, e i nonni hanno tutto un partico-lare affetto per i loro nipoti; ora anch’io sono un nonno e, diamine, che tipo di nonno sarei se non avessi questo debole, questa sim-patia e quindi questa benevolenza di giudizio nei confronti dei miei nipotini? L’ultimo dell’anno Walter e Rainer, con le loro mogli, sono andati a passare le feste di fine 2002 ad Iseo, in casa degli amici Nulli. Rainer ed Ela si sono portati via Kosta il quale, sia pure in casa di altri, non ha fatto altro che dormire in santa pace; mentre Walter e Patrice, con buon senso e dimostrandoci fiducia, ci hanno lasciato a casa Mercedes la quale non ci ha dato alcun problema, anzi ci ha tenuto compagnia ed ha giocato con Mex (lei che prima di arrivare in Bassano aveva paura dei cani!)La tarda sera dell’ultimo dell’anno mia moglie ed io l’abbiamo passa-to da soli; a mezzanotte temevamo che i botti dei fuochi d’artificio potessero svegliare Mercedes che invece ha continuato a dormire; ma quei botti hanno spaventato Mex che è venuto ad accovac-ciarsi tra noi tutto tremante; lo abbiamo accarezzato a lungo e ci è sembrato che a un certo punto si fosse calmato; ma la mattina dopo ci siamo accorti che durante la notte era venuto a dormire sotto il nostro letto!

Le mie feste natalizie:ieri e oggi.

Momenti di vita

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Il tre di gennaio Walter e Patrice sono andati a Milano e ci hanno lasciato a casa la figlia. A Bassano c’era nebbia e allora con lei e i parigini (compreso Mex) sono andato a Rubbio dove c’era un bel sole e l’aria tersa; le strade erano libere anche lassù e allora abbia-mo fatto una passeggiata verso le montagne di Campolongo. Ad un certo punto siamo saliti sulla cima di un colle dalla quale potevamo vedere, verso sud-ovest, i monti del Pasubio e, verso nord-est, le Dolomiti, per noi maggiorenni quelle montagne innevate e ben il-luminate dal sole erano uno spetta-colo meraviglioso, per i minorenni invece non dicevano nulla: Kosta continuava a dormire beato; Mex correva qua e la felice di poter sfo-garsi in piena libertà, e Mercedes dimostrava interesse solo per le corse e per lo scodinzolare del suo amico Mex. Il 4 di gennaio sono incominciati i distacchi; i parigini doveva-no rientrare e noi li abbiamo accompagnati all’aeroporto di Venezia. Tornati a casa ci siamo resi conto di quella che sarebbe stata l’atmosfera di famiglia in un paio di giorni: erano scomparsi gli scherzi, le canzonature, i ricordi - tra fratelli - delle birbonate fatte da giovani; ma potevamo conso-larci pensando che, tutto sommato, Parigi non era poi così lontana e che in un paio d’ore di aereo avremmo potuto rivederci; e poi a casa c’erano ancora gli americani.Il sei di gennaio, il giorno dell’Epifania, è stata una bella festa; c’erano ancora Walter, Patrice e Mercedes ma se da una parte provavamo un gran piacere per la loro presenza dall’altra parte sentivamo già un gran “magone” nello stomaco perché il giorno dopo anche loro ci avrebbero lasciati. E infatti, il giorno succes-sivo, alle sei della mattina, sono partiti e quel distacco lo abbiamo accusato ancora di più perché San Francisco è una città bella ma per noi molto lontana. Dopo di esserci accomiatati da loro all’aeroporto di Venezia, siamo tornati a casa

e abbiamo trovato un vuoto e un silenzio che ci hanno infuso tanta tristezza.Invero qua e là, nell’appartamen-to, c’erano ancora dei giocattoli, in cucina c’era ancora un seggiolone e nella camera da letto e nella camera da letto c’erano ancora un lettino per bambini e una culla che ci davano l’impressione che “i nostri” fossero ancora là con noi; sapevamo che quell’impres-sione era solo un’illusione ma la accettavamo e anzi la coltivava-mo, perché ci aiutava a lenire quel senso di solitudine.Nel pomeriggio dell’otto gen-naio del 2003, mentre smontavo l’albero di Natale, pensavo dunque alle mie feste natalizie del passato remoto e a quelle del passato recente e mi sono detto che quelle appena finite erano state molto belle ma mi erano volate via come un baleno e che ora il mio stato d’animo di afflizione - che durava solo da un paio di giorni - mi sembrava insopportabile e intermi-nabile; e allora, per non lasciarmi prendere dalla malinconia, ho reagito, mi sono detto che tutto sommato, anche tenendo conto della sensazione di tristezza che in quel momento provavo, il bilancio finale delle mie feste natalizie, era di gran lunga positivo, che era meglio pensare alla fortuna che avevamo avuto di passare quelle feste tutti insieme e in armonia; e ho pensato che, facendo leva sulla memoria, e su qualche fotografia, avremmo potuto godere ancora di quei momenti piacevoli e che era meglio pensare al futuro, con fiducia nella buona sorte, con la speranza che “Colui che tutto può”, voglia essere ancora beni-gno con noi. La sera di quell’otto di gennaio del 2003 sono andato a letto presto; e, spenta la luce, ho riassaporato alcuni momenti delle mie feste na-talizie; e con le immagini di quei momenti e con il pensiero della speranza mi sono addormentato e ho dormito a lungo, beatamente.

Giovanni Lovato

Momenti di vita

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Siamo tornati da Torino dove ieri, alle 8.05 siamo entrati in Duomo, dopo 2 ore di meditazione in camera. Vi abbiamo cercato il Si-gnore, non lo vedevamo sull’altare maggiore. Era, invece, su quello laterale di destra. Faccio per andarci, ipotizzando che la Sindone fosse riposta, na-scosta, non visibile, non tanto nel luogo lì ma magari in cassaforte, dentro in sacristia. Mi bastava, però, fare una meditazione in quella chiesa là dove sapevo che, in qualche parte, era riposta. E, invece, nel mentre che mi giro per andare verso quell’altare, La vedo!

Vedo, infatti, un parallelepipedo prolungato alto come un tavolo da cucina, su cui la famiglia può pranzare. Poteva essere lungo come quello dell’Ultima Cena. Ci potevano stare i 12 Apostoli con Gesù, tranquillamente.

C’erano, poi, scritte ricamate in oro sul mentre esterno costituito da tovaglia bianca, da una parte e dall’altra, a destra e a sinistra, con in centro la parola - DOMINE - scritta sempre in oro su damasco rosso sovrastante con tre bordi dorati a decoro ulteriore.

Sullo sfondo, infine, un complesso di spine aculei disposti dietro, per tutto lo sviluppo del tavolo. Sul davanti una croce sempre inscritta sul damasco rosso con tre chiodi - tre - ricamati alla base.

Rimango come stordito! Basi-to. Leggo le parole in latino, le rileggo nella mente, me le ripasso nel cuore e vedo proprio che La Sindone è lì, presente, lì dentro, lì davanti a me, vicino a me. Ne sento la Presenza.

No, non ne vedo lo sviluppo della Persona. Di Lei è solo rappre-sentato in alto il Capo, il Volto, il Viso di Quella Persona, in una Icona appesa proprio lì sopra. La guardo, la continuo a guardare. Sono muto, ammutolito. Mi accor-go di essere rigido, come bloccato, ingroppato, dal di dentro.

C’è scritto Silenzio in alto sulla porta a destra, in più lingue.

Ma, a quell’ora di mattina, sono

le 8.10, non c’è nessuno in chiesa che io veda. Tranne Lei e niente più. Contenuta in quella Teca prolungata a forma di tavola, a forma di altare, a forma di tavolata di Proloco in cui tutti si siedono in compagnia, a mangiare, magari lungo il Brenta.

Ma il Silenzio in chiesa è ancora grande. Anzi, grandissimo, som-mo, solenne!

La Presenza è lì. Sono in piedi, lì in mezzo. Mi giro, come per se-dermi, per guardarLa meglio. Non ci sono sedie. C’è però una serie di banche a sedere di legno, con poggia schiena rigido, disposte a quadrangolo attorno all’altare. Mi siedo, Sto muto, attonito, in si-lenzio. Guardo fuori, poi dentro di me. Riguardo il Volto, lo riguardo, poi chiudo gli occhi.

Scruto se mai quel Volto lo vedes-si impresso pure dentro di me. Da qualche parte ci deve pur essere. “C’è dentro in ogni Persona” - mi dico - “Gran fatto mai che non ci sia dentro di me” - mi interrogo. Insisto a guardare. Gli occhi chiu-si, si aprono, si richiudono. Mi sembra di sentire quello stesso trasporto che ho sentito verso quelle povere ossa di mio padre quando, qualche anno fa, fu riesumato. Un trasporto come di parte a me vicina, prossima, anzi vicinissima, come di Persona viva, vivente, che supera l’evidenza, la trascende, la rende videnza, Persona che vede, che ti guarda, ti consola, ti rassicu-ra, ti parla.

Il Silenzio si mantiene grande nella chiesa.

Provo a scrivere un sms a tutti e a ciascuno come a chiedere loro di condividere con me quel Silenzio, solenne, grande, sovrastante, in maniera da alleggerirlo un po’, di distribuirlo, diffonderlo, stempe-rarlo, trasformarlo in Parola, in Verbo, in Logos, in carne. Scrivo:

Sono davanti alla Sindone

Metto tutti gli indirizzi, chiamati uno per uno, per nome pensati, ognuno evocato di Persona. Dò l’invio! E metto giù il portatile e

riprendo il mio silenzio, lì davanti. Dopo un po’, emergo, guardo il portatile. I messaggi non mi appa-iono, infatti, inviati. Non ne per-cepisco, interiormente, riscontro. Cerco e vedo che sono tutti - pure loro - in attesa, fermi, in uscita. Riportano le ore 8.18. Li guardo. Non partono. Sono an-che loro in adorazione. E’ come se le Persone chiamate in adorazione con me, siano lì ferme, immobili, in preghiera davanti quell’Icona, quel simbolo, Quella Persona. Lì!

Mi domando perché non abbiano a partire, quei messaggi!

Il campo c’era tutto, la batteria era regolare, i messaggi erano in uscita, pronti. Ma niente partiva. Tutto e tutti erano fermi là in contemplazione. “E’ mai possibi-le?!” - mi domando. Vado con il pensiero agli indirizzi, vedo che me ne ero dimenticato uno, quello del mio Collaboratore, il più diret-to, il più vicino, quello che mi dà il più diligentemente possibile una mano nella mia fatica quotidiana. Amata, si chiama!

Ri-quoto il messaggio anche a lui utilizzando l’sms predisposto per mia suocera. Dò l’invio! Questi due partono subito, senza esitazio-ne alcuna. Erano le 8.32. A seguire, senza nulla fare, gli altri - come d’incanto - partono. Riportano questi ultimi mantenuto però l’orario 8.18, quello di primo invio. 14 i minuti di differenza tra l’invio e la effettiva loro partenza. “ 14 “- annoto la mattina dopo - “ come le Stazioni della Via Crucis “ - mi dico.

Alle 09.00, poi, mi sono alzato e, salutato con lo sguardo anche il Sepolcro Nuovo sull’Altare accan-to, mi sono diretto verso l’uscita del Duomo. Lì, sulla sinistra, un pensiero alla Madonna, poi subito al lavoro. Alle 09.30, infatti, si ri-cominciava, come da programma. Il cuore - sgroppato - gorgoglia di gioia. Amen!

lì, 6 febbraio 2011racconta

Valerio Bonato

La Sindoneracconto di un viaggio a Torino in 36 ore

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Il 27 gennaio scorso, in occasione della “Giornata della Memoria” il prefetto di Vicenza Melchior-re Fallica ha consegnato a 59 vicentini, deportati nei campi di concentramento e di lavoro dai Te-deschi durante la seconda guerra mondiale, la medaglia d’onore del presidente della Repubblica.

La cerimonia si è svolta presso il museo del risorgimento e della resistenza di Vicenza.

Anche a due nostri compaesani, alla memoria Antonio Giusto (già sindaco di Campolongo) ed Emi-lio Vialetto, sono stati insigniti di questa onorificenza.

Accompagnati dal vicesindaco del nostro paese Carlo Mocellin, il cav. Emilio Vialetto e il figlio di Antonio Giusto, da anni dece-duto, Gianfranco hanno ricevuto dalle mani del prefetto il dovuto riconoscimento. La commozione, ricordando quei periodi tristi e bui, era palpabile tra i superstiti ed i parenti presenti alla cerimonia.

Italienische Militar Internnierten I.M.I. era il nome ufficiale dato dai Tedeschi ai soldati italiani catturati rastrellati e deportati nei territori del Terzo Reich nei giorni immediatamente successivi all’ar-mistizio di Cassibile (8 settembre 1943).

Dopo il disarmo, soldati ed ufficiali vennero posti davanti alla scelta di continuare a combattere nelle file dell’esercito tedesco o della Repubblica di Salò o, in caso contrario, essere inviati in campi di detenzione in Germania; solo il 10% accettò l’arruolamento.

Gli altri vennero considerati “prigionieri di guerra”. In seguito cambiarono status diventando “in-ternati militari” (per riconoscere loro le garanzie della convenzione di Ginevra), ed infine, dall’autun-no del 1944 alla fine della guerra, “lavoratori civili” in modo da essere sottoposti a lavori pesanti senza godere delle tutele della Croce Rossa loro spettanti.

Le Medaglie d’onoreagli Internati Militari Italiani

Il cav. Emilio Vialetto, accompagnato dal vicesindaco Carlo Mocellin, riceve dal prefetto la medaglia.

Il vicesindaco di Campolongo Carlo Mocellin assieme ad Emilio Vialetto e Gianfranco Giusto.

Un gruppo di militari italiani mentre si sta avviando verso la prigionia nello Stalag III B di Fürstenberg (Germania) dove anche Emilio Vialetto è stato “ospite”.

La nostra storia

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Il CappuccinoLa valigia di cartone

Ri-capitano oggi i giorni in cui mio padre se ne andato.

Sono oramai 32 anni, era molto freddo quei giorni. Era venuta la neve e il ghiaccio percorreva le strade. Quest’anno, a differenza degli altri anni, non sono venuto su all’Uffizio di mio padre ma il suo ricordo rimane sempre fermo nel mio cuore. Anzi, forse mai come quest’anno, ho capito la sof-ferenza di quel mio padre che, per mandarmi a scuola, è partito con la valigia di cartone in mano per la Svizzera, senza sapere una parola né di tedesco, né di francese, né d’italiano.

Allora da noi si parlava solo il dialetto stretto, infatti, e niente più. Dopo 30 anni da quei giorni di migrazione all’estero - io trovandomi a lavorare a Roma - parlare in italiano mi era come parlare una lingua straniera. Bisognava pensarci per esprimersi con le parole giuste visto che le corrispondenti parole in dialetto, immediatamente disponibili, non erano lì applicabili. E avevo una laurea e i miei profes-sori mi avevano ben insegnato e le contingenze della vita mi avevano portato ripetutamente fuori da quei monti, là dove l’italiano era come oggi l’inglese, la lingua che ti consentiva di relazionarti senza parlare a motti, o assentire a finta di aver capito dai gesti senza nulla aver in effetti inteso dalla parola parlata o detta dalla persone che davanti ti stavano.

Lui, invece, è partito non per Roma ma per la Svizzera. E come lui tanta Gente del mio Paese la cui bravura, grandezza ed eroismo sono iscritti a caratteri d’oro in ogni aura leggera del Vento del Brenta.

Il giro delle piazze

Ecco che oggi mi capita di far un giro per le piazze di Bassano con mia figlia Veronica che aveva accettato, essendo io in ferie, di andare a prendere insieme un tè in Piazza Bassano. Raramente mi capita di farlo e perché normalmente sono a Venezia o perché sono fuori sede o perchè, più semplicemente, sono a casa a ritemprarmi spirito, anima e cuore. Raro che vada per bar, anche per-ché vengo dalla scuola antica della mia famiglia in cui il sociale lo si sviluppava in chiesa e nelle sue adiacenze, riservando al bar e alle osterie solo presenze accidentali o di residuo.

Ma quest’oggi si è fatta un’ ecce-zione.

Con a braccetto mia figlia, ho girato tutte le piazze di Bassano, Piazza Libertà, Via Matteotti, il Terraglio, Piazza Garibaldi, via Museo per fermarci al Caffè Museum dove ci fu servito un tè caldo, bollente, con i fiocchi. Era caldo là dentro e l’atmosfera ele-gante, famigliare ed accogliente.

Era la prima volta che vi entravo e la prima volta che facevo questo giro di proposito con mia figlia e il mio cuore di padre era veramente felice. Finalmente appagato. Nei suoi contenti. Così vedevo essere mia figlia, contenta anche lei e meravigliata di avere il suo papà tutto per lei, almeno una volta, forse la prima. I suoi occhi erano luminosi, felici, contenti.

La sorpresa

E il mio pensiero, a quella luce di sguardo, è andato immediata-mente a 50 anni prima. Era una mattina. Erano le 7.40. Era subito prima di Natale. Era freddo, molto freddo fuori. Scendo dalla corriera di scuola che a quell’ora arri-va - tiepida di calore umano - da Campolongo a Bassano, giusto per iniziare le lezioni alle 08.10. Al Vittorelli. Ero in seconda media, se non ricordo male.

Scendo con la mia cartella dalla scaletta della corriera, dalla porta davanti. Prima di me, uno. Poi un altro e un altro ancora. Nel frat-tempo, come di consueto, guardo dove metto i piedi. Il pensiero al saggio - l’ultimo del primo trimestre - che ti aspettava quella mattina.

Quand’ecco, nel guardare verso l’uscita della corriera, ancora dal corridoio, alto vedo mio padre. No, non ci credevo, non era il suo posto lì. Era sì quasi Natale ma normalmente arrivava da Solagna e direttamente a casa. Che fosse la mia immaginazione che me lo raffigurava davanti? Invece no. Era lì! Mi sorrideva. Mi aspettava. A parti invertite, contento lui di vedermi arrivare.

Aveva la camicia bianca, bordata il collo di sudore, tipico di persona che aveva viaggiato almeno per tutta la notte in treno preso dopo una giornata di lavoro. Sgualcita quella camicia, consunto quel col-letto, non sbarbate quelle guance. “Upà“ - gli dico - “tu qui!?“ Lui non parla. Mi guarda scendere come contento nel veder confer-mate che le sue fatiche seguono la strada che supponeva seguissero. Io con la cartella, mi domando: “E, adesso, cosa faccio? Non posso non andare a scuola! Ma c’è il mio papà!” Ed era sempre festa grande quando arrivava. Se ne ri-scopriva l’odore, il profumo, la fragranza di persona del dopo barba che usava al radersi presto la mattina.

Il cappuccino

Ma il mio papà non perde tempo, mi solleva da ogni dubbio e mi dice: “ Dai che è freddo. Andiamo a prendere un cappuccino qui nel bar di sotto e poi vai subito a scuola.” “Un cappuccino?!” - gli domando. Non sapevo cosa fosse allora un cappuccino. Per me era-no uno di quei frati che d’autunno passavano regolarmente da noi con asino e carretto per la questua di legna che serviva a riscaldare il convento dei frati. Niente più.

Invece, lui non risponde, sicuro di sé mi prende per mano e mi ac-compagna dal Bar Alfredo giusto sotto le Scuole Elementari. Entria-mo. L’ambiente non è più caldo di fuori. Ordina, meglio chiede - mio padre - due cappuccini. Ci si siede. Ascolto il freddo. Si aspetta. Io no so cosa fare nell’attesa. Nè cosa dire, talmente la situazione mi è nuova e assolutamente impre-vista. Normalmente a casa, infatti, mi preparavo la scodella, il pane, guardavo che il latte, messo a bollire sul gas, non venisse su. Lì, invece, dovevo solo aspettare. Ti servono loro di barba e cappelli. Senti un frullar di vapore, uno schioccar di filtro sulla fondaia e finalmente, su tazze ancora gelide, arriva il famoso cappuccino.

É tutto schiuma, cerco sotto, con il cucchiaio. Ancora schiuma. Ha un po’ di cacao sul sopra quella schiuma. Poi, ancora più sotto, un po’ di caffé-latte tiepido, se non freddo. Sorbisco questo e quella. Con devozione, in silenzio. Vo-lentieri. Rimango però come quei cappuccini i cui piedi un tempo camminavano nudi nel freddo della strada.

Ma, mentre tornavamo a casa - io e mia figlia - dopo quell’ottimo tè, siamo passati davanti a quel “Bar Alfredo” che vedo si chiama “dell’Amicizia”, i piedi ora caldi, frutto ora maturo del freddo di un cappuccino di un padre. Amen!

Bassano, 11.01.11racconta

Valerio Bonato

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Mercoledì 16 Marzo 2011, BASSANO - (R.F.) Fedeli ad una devozione secolare, anche quest'anno sono numerosi i pellegrini che, in questo mese, raggiungono la chiesa della Beata Giovanna per rendere omaggio alla benedettina copatrona della città. Era il primo marzo del 1670 quando Maria Giovanna Bonomo morì e da allora, il terzo mese dell'anno è stato dedicato a questa figura che ha fatto molto per la città; a lei ancora oggi si rivolgono molti bassanesi e non solo chie-dendo una grazia.Immancabili poi

i pellegrinaggi dei fedeli. Come quello che ogni anno parte da Campolongo sul Brenta. Un rito ripetutosi anche quest'anno sotto la guida di Annarita Bonato Via-letto e che non si interrompe nem-meno in presenza del maltempo. I fedeli di età differenti, sulla spinta della devozione pregano e cantano fino a raggiungere, a piedi, la chiesa intitolata alla Beata, dove sono raccolte le sue spoglie. Ma c'è anche chi arriva da lontano per raccogliersi in preghiera davanti alla benedettina (Il Gazzettino di Bassano del 16 marzo 2011)

Essere vecchi è aver vissuto molti anni,ma sentirsi vecchi è aver perduto la gioiadi sentirsi vivi.

Essere vecchi rende un pò più lenti,ma sentirsi vecchi soffoca i sogni dello spirito…Essere vecchi è chiedersi: Ne vale davvero la pena?Sentirsi vecchi è rispondere: ”No”,senza nemmeno pensarci.

Essere vecchi è sognare ad occhi aperti,sentirsi vecchi è non riuscire quasia chiudere occhio.Essere vecchi significa avere ancora tante coseda imparare e da scoprire,sentirsi vecchi è smettere di impararee di insegnare.

Essere vecchi è allenare il corpo,elevare lo spirito, coltivare i sogni,sentirsi vecchi è rimanere incollati alla tivù,sprofondati nel divano, oggi… domani…e dopodomani.

Essere vecchi significa avere davanti un futuroe dei progetti,sentirsi vecchi significa avere l’agenda vuota ericordare solo ”i bei tempi andati”.

Essere vecchi vuol dire provare ogni giornoqualcosa di nuovo, rinnovare se stessi, puntaregli occhi sull’orizzonte cercando di scoprireche cosa c’è oltre, lontano.Sentirsi vecchi è iniziare a pensare che forse oggi èl’ultimo giorno che resta da vivere, e chiudersiancora una volta nel proprio”guscio di certezze”.

(Tratto da ”Lettera a mio figlio sulla felicità” di Sergio Bambarén)

La seconda fotografia, a sinistra, mostra Teresa e Giovanni Secco con i due nipotini grandi Gianvincenzo e Mimina e le nipotine Armida, Maria Teresa e Andreina.

Le due fotografie sono state riprese in Contrà Vialetti negli anni Cinquanta e sono state

gentilmente fornite da Andreina Perin.

La prima fotografia, a destra, ritrae Giovanna

e Teresa Secco con le figlie Bianca e Antonia e le nipotine Maria Teresa,

Armida e Andreina.

Beata Giovannameta di pellegrini in marzo

Essere vecchi Cosa di casa nostra

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Condoglianze

Annetta Lazzarotto vedova Bo-nato, di anni 96, è venuta meno il 18 dicembre scorso. Alle figlie ed ai parenti vada il nostro cordoglio.

Maria Bonato in Zannini, è man-cata il 15 gennaio scorso. Aveva 88 anni e da tempo risiedeva a Mestre (VE). Al marito e alle figlie vadano le nostre condo-glianze.

Modesta Bonato (vedova Cec-con), è mancata il 15 gennaio scorso. Nata nel 1913, risiedeva a Valstagna. Ai figli e parenti giun-gano le nostre condoglianze.

L’undici maggio scorso è venuto meno Baldassarre (Baldino) Lazzarotto di anni 71. Da tempo risiedeva a Mussolente. Alla sua famiglia ed ai parenti le nostre più sentite condoglianze.

Angelina Vialetto, vedova Bona-to, di anni 91, è mancata il quattro maggio scorso. Ai figli e parenti giungano le nostre condoglianze.

Nozze

Sabato 21 maggio si sono uniti in matrimonio Lisa Orlando (figlia di Mariano e Martina) e Marco Vianello. Ai due neosposi giungano tutti i nostri auguri per un futuro sereno e felice.

Nozze d’argento

Mariano Orlando e Martina Amadio hanno festeggiato, domenica 13 febbraio, i venticin-que anni di matrimonio. Dopo la messa di ringraziamento, celebrata dal parroco don Paolo, gli sposi attorniati dai loro tre figli e dai pa-renti hanno festeggiato degnamen-te le nozze d’argento. Agli sposi vadano i nostri più sentiti auguri perché possano continuare per tanti, tanti, tanti... anni a vivere serenamente la loro avventura.

Nozze d’oro

Lo scorso 14 gennaio Rosalia Bonato e Antonio Scremin (è stato il primo presidente della Pro Loco) hanno festeggiato i loro cin-quant’anni di matrimonio. Dopo la messa di ringraziamento celebrata dal parroco don Paolo gli sposi hanno festeggiato l’avvenimento assieme alle figlie, ai generi, ai nipoti ed ai parenti. Auguriamo a Rosalia e ad Antonio di prosegui-re nella loro avventura, in salute ed in serenità, per lungo tempo ancora.

Confetti rossi

“Se puoi sognarlo puoi farlo!” È un aforisma di Walt Disney usato da Maria Luisa Parolin nella sua tesi che pare sia proprio il suo motto per raggiungere determinati obiettivi.Marialuisa, figlia di Toni e Armida, ha conseguito una seconda laurea presso l’Università di Bologna, facoltà di Lettere e Filosofia. Da sempre interessata di Arte, con una tesi dal titolo “Didattica e tecnologia digitale interattiva applicata al sistema museo” ha studiato e proposto percorsi e sviluppi didattici in particolare su Antonio Canova, scultore neoclas-sico nativo di Possagno.Congratulazioni a Maria Luisa per questo doppio traguardo … non mancheremo di far riferimento a lei per le sue consulenze artisti-che e magari per un museo della nostra Campolongo!Quando nacqui forse la prima

parola che pronunciai fu “mamma”!Quando la mamma si ammalò ed entrò in ospedale dissi “Mamma, non mi lasciare”!Quando morì implorai “Mamma, mamma. Su, svegliati, non fare scherzi … mamma”! Purtroppo non si svegliò più.Novantasette anni aveva la mia mamma.Cara mamma, in questi ultimi dieci anni in cui avevi bisogno di aiuto e della nostra presenza, quante volte ci hai ringraziato per quello che facevamo per te. Oggi siamo noi che ti ringraziamo per tutto il bene e

l’amore che ci hai dato.Si potrebbe scrivere un bel libro su di te e sulla tua vita, ma in questo momento il ricordo va ai tuoi ultimi giorni di ospedale.Quando i dottori e gli infermieri entravano nella tua stanza ci rimanevano per tanto tempo e noi, che aspettavamo fuori, non capivamo il perché. Solo dopo, parlando con le tue compagne di camera, abbiamo capito che le loro attenzioni erano rivolte soprattutto a te , mamma: sei stata trattata e curata come una regina!Dopo la tua morte sono tornato in ospedale a salutarle: tra loro c’era una suora molto ammalata

che mi ha detto “Vedendo come avete assistito e coccolato vostra madre, da te Remo e dalla tua famiglia, noi tutte abbiamo ricevuto una lezione di vita”. Tutto questo lo dobbiamo a te, mamma, che ci hai insegnato cos’è l’amore.Quando di notte avevi bisogno, umilmente mi chiamavi. Chi mi sveglierà più adesso che io ho bisogno di te? Per abbozzare e scriverti queste due righe quanto ho pianto!

Mamma, ci manchi tanto.

Remo

Rinnoviamo l’ap-pello ai lettori a comunicarci date e nomi di eventi familiari che si desidera siano riportati fra le notizie del Vento. Se qual-cuno lo gradi-sce pubblichia-mo anche la foto della persona di cui si tratta.

Notizie Flash

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Al termine del corso di nuoto svoltosi lo scorso inver-no presso il “Centro Acqua di Fellette” i partecipanti si sono ritrovati a recuperare le forze attorno ad una buona pizza presso la Trattoria “Alla Nave”.

Proseguiamo la pubblicazione dei nominativi di coloro che con il loro indispensabile aiuto economico concorrono, concretamente, alle spese di stampa e spedizione del giornale. Versamenti registrati a tutto il 18/05/2011.

Anno 2011Livio Vialetto - Campolongo S.B.Massimo Vialetto - Campolongo S.B.Barbara e Mariella Vialetto - Campolongo sul BrentaAnonimo - Campolongo S.B.Angelo Cavallin - Cassina de’ Pecchi (MI)Domenico Zannoni - Pove del GrappaSilvano Zannini - Campolongo S.B.Leopoldina Bonato - Marostica (VI)Lena Bonato - Villafranca Verona (VR)Edi Bonato - Pove del Grappa (VI)Anna Frigo - Solagna (VI)Teresa Lazzarotto - Tezze S.B. (VI)Sebastiano Pellizzari - S.Mauro Torinese (TO)Luciano Negrello - Castiglione delle Stiviere (MN)Matilde Zamboni Vialetto - MilanoGino Bonato - Bassano D.G.Elena Vialetto - Breganze (VI)Paolina Zannoni - Bassano D.G.Gianfranco Zannini - MilanoGermana Cavallin - Campagnari Sergio Bonato - Campolongo S.B.Liliana Vialetto - Romano d’EzzelinoGregoriana Vialetto - Bassano D.G.Emilio Scramoncin - Campolongo S.B.Narciso Bonato - Campolongo S.B.Carlo Bonato - Campolongo S.B.Sebastiano Bonato - Campolongo S.B.Caterina Bonato - Campolongo S.B.Bortolo Bonato - Campolongo S.B.Mirco Bonato - Campolongo S.B.Roberto Negrello - Campolongo S.B.Pietro Zannini - Campolongo S.B.Natascia Zannini - S.Nazario (VI)Fabiola Zannini - Campolongo S.B.Giuseppina Bonato - S.Nazario (VI)Maria Grazia Bonato - S.GiacomoGiacomina Bonato - Valstagna (VI)Giacomo Bonato - Fellette Paolo Zannini - Campolongo S.B.Severino Vialetto - Campolongo S.B.Paola Colpo - Campolongo S.B.Teresa Colpo - Campolongo S.B.Cavallin Bruno - Bassano D.G.Elena Cavallin - Solagna (VI)Giuseppe Vedrasco - Campolongo S.B.Bertilla Pellizzari - Campolongo S.B.Nadia Bonato - Campolongo S.B.Maurizio Vidale - Campolongo S.B.Mina Cavallin - Cassola (VI)Paola Cavallin - Cassola (VI)Rina Bonato Pizzato - ValrovinaAnna Maria Vialetto - Tezze S.B.Giorgio Zannini - Campolongo S.B.Vialetto Gasparina - Thiene (VI)Ceccon Armando c/o Bazzotti LauraDon Paolo Pizzolotto - CampolongoMargherita Chini - Valganna (VA)Rosa Canzian - Montaner (TV)Antonio Volpe - S.Donato Milanese (MI)Anna Cavallin - Campolongo S.B.Natalino Vialetto - Campolongo S.B.Tolio Domenico - Bassano D.G.Antonia Vialetto Orlando - Campolongo Giangiuseppe Bonato - Valstagna (VI)Giampietro Zannoni - Bassano D.G.Jole Zannoni - TorinoMaria Rosa Scremin - Tezze S.B. /VI)Morena Scremin - Bassano D.G.Antonio Scremin - Campolongo S.B.Modesta Bonato - Valstagna (VI)Marco Scramoncin - Campolongo S.B.Gemma Lazzarotto - Bassano D.G.Mariano Orlando - Campolongo S.B.Gian Antonio Zannini - Bassano D.G.Ronny Cuman - Campolongo S.B.Rina Bonato - ValrovinaLoredana Vialetto - Fregona (TV)Francesco Vialetto - Campolongo S.B.Dino Lazzarotto - Bassano D.G.

Seconda edizione del torneo tenutosi in Sala giochi durante il periodo invernale. Questa volta le coppie di giocatori (genitore-figlio/a) si sono sfidate in un triatlon che richiedeva abilità e fortuna: freccette, calcetto e briscola! Tante le coppie che si sono affrontate nelle fasi di eliminazione: alla fine la coppia Gloria-Luigino Illesi ha sopraffatto le rimanenti aggiudicandosi l’ambita coppa.Il torneo ha dato la possibilità ai ragazzi di trascorrere alcuni pomeriggi in allegria, ai più grandi di scambiare quattro chiacchiere e di divertirsi in modo semplice assieme ai propri figli.“Bravi” a tutti i concorrenti e complimenti agli organizzatori.

Notizie Flash

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Un compaesano che si è fatto onore

Sindaci e Onorevoli a confronto

Sabato 2 aprile presso lo Stadio “Dal Molin” di Arzignano, in una splendida giornata di sole, si è svolta la partita di calcio tra la nazionale dei Parlamentari, e la rappresentativa dell’Anci (sindaci del Veneto) a favore del comune di Caldogno, per favorire il rifa-cimento degli impianti sportivi di Cresole, danneggiati dall’alluvio-ne di novembre.Nelle file dell’Anci da segnalare la presenza del Sindaco di Solagna Carlo Nervo, il quale può vantare una lunga carriera in serie A e alcune convocazioni in Nazionale, e il Sindaco di Campolongo sul Brenta Mauro Illesi, anche lui ex calciatore. Oltre la presenza dei sindaci di vari comuni del Veneto, da segnalare la presen-za del sindaco di Verona Flavio Tosi, dimostratosi molto atletico e allenato.La partita è terminata con il risul-tato di 4 a 2 per i sindaci.Tra i parlamentari la presenza del sottosegretario Giorgetti e dell’on. Paniz. Allenatore della nazionale parlamentari il famoso “Picchio” De Sisti.Alla fine della partita sono state messe in premio diverse maglie autografate da campioni del calcio ancora in attività, il tutto a benefi-cio della lodevole iniziativa.

Giovanni Negrello alla testa del “Re-parto Donatori di Sangue M. Grappa”

Il 23 marzo, presso l’Ospedale “San Bassiano” si sono radunati i Capigruppo ed i delegati dei 53 Gruppi del “Reparto Donatori di Sangue M. Grappa” per eleggere il nuovo Consiglio Direttivo del Reparto, i Probiviri e i Revisori dei conti.Successivamente, l’11 aprile sono stati eletti, dai Consiglieri e dai Capi Mandamento, il Presidente, i due Vicepresidenti e il Tesoriere del Reparto rispettivamente nelle persone di Giovanni Negrello, Mario Sonda, Ferruccio Campa-gnolo e Amelio Celi.Complimenti a Giovanni per l’im-portante carica a cui è stato eletto e auguri sinceri di buon lavoro!

Borsa di studio

Sono stati assegnati ad alcuni gio-vani studenti del nostro comune gli incentivi allo studio promossi dall’Amministrazione comunale di Campolongo sul Brenta. Al termine di una seduta del Con-siglio Comunale, Luca Vialetto, Elisa Vendrasco, Dario e Clau-dio Lazzarotto, Marco Mocel-lin, Francesco Lorenzato sono stati premiati dal sindaco Mauro Illesi assieme a Pier Paolo Bonato, canoista che si è particolarmente distinto nel corso dell’anno (bron-zo ai Campionati Europei Juniores in Serbia). Complimenti a tutti!

Nel ringraziarvi ancora per aver ricordato nel vostro periodico del Dicembre 2005 la figura di mio padre, (ucciso in un’imboscata nel 1945,n.d.r.) costretto da giova-ne a lasciare il suo Paese natale per arruolarsi nella Guardia di Finanza, desidero ancora una volta segnalarvi e portare a conoscenza dei Compaesani quanto alti siano stati ancora i riconoscimenti che le Autorità della Guardia di Finanza e della città di Vigevano gli hanno riservato, culminati nel 2010 con l’intitolazione di una importante strada di questa città.

Desidero fare questo perché mio padre è sempre rimasto affettiva-mente legato a CAMPOLONGO e non perdeva occasione per ricor-dare con tanta nostalgia e dovizia

di informazioni a noi, suoi figli, la povertà e i sacrifici che aveva dovuto sopportare per le difficoltà del periodo tra le due guerre.Ora la situazione economica di Campolongo è notevolmente cambiata, tuttavia le nuove gene-razioni non devono dimenticare gli eventi passati e le difficoltà che hanno accompagnato la storia del nostro Paese.Ringrazio per l’attenzione e porgo un cordiale saluto

Orfeo Giusto

Riconoscinemti al Maresciallo magg. Bernardino Giusto1995: viene istituita la Fondazione “M.M. Bernardino Giusto”, Ente riconosciuto per l’assegnazione di borse di studio a favore di studenti universitari, figli di pensionati e militari della Guardia di Finanza di Pavia.

1998: la Sezione dell’Ass. Naz. Finanzieri d’Italia di Vigevano gli viene intitolata.

2003: la Caserma della Guardia di Finanza di Tenenza di Vigevano viene dedicata a B. Giusto.

2010: una strada comunale in un nuovo ed importante centro residenziale di Vigevano prende il nome di B. Giusto.

Notizie Flash

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Sabato 18 dicembre , organizzata dall’Amministrazione Comunale e dalla Pro Loco di Campolongo, è stato presentato il libro di Fioren-zo Vialetto “La furia delle acque dal Polesine alla Valbrenta”. Introdotto dal Direttore Respon-sabile de “Il Vento del Brenta”, Giandomenico Cortese, e mode-rata dal Presidente della Pro Loco Ruggero Rossi, la serata ha visto la partecipazione di un buon nu-mero di persone che hanno ascol-tato con interesse l’illustrazione del contesto storico e culturale che fa da sfondo ala storia che il libro racconta. Ospiti graditi della serata sono stati la signoria Cesarina Tecchiati (con i figli Annalisa e Alessandro) ed il fratello Antonio Tecchiati, che hanno vissuto a Campolongo per quasi due anni.A loro è giunto il cordiale

benvenuto del sindaco Mauro Illesi a nome di tutta la comunità, mentre le finalità dell’Associa-zione “Adottiamo una scuola per i bambini di strada di Bahia” è stata bene illustrata da Giovanni Negrello. Alla fine della serata la signora Cesarina ha ringraziato , com-mossa, tutti i presenti con questi pensieri… “Con grande piacere ringrazio il sig. Vialetto per avermi invitata alla presentazione del suo libro. Sono veramente commossa e ono-rata perché oggi ho la possibilità di ringraziare tutta la comunità di Campolongo sul Brenta per l’ospitalità che io e la mia fami-glia ricevemmo, circa 60 anni fa, nel triste periodo dell’alluvione del Polesine, che nel corso di un ventennio fece scendere la popo-lazione di Adria da 34000 a circa

21000 abitanti.Fu grazie all’intervento

di tante perso-

ne generose e altruiste che la mia famiglia, così come tante altre, poté superare il difficile momen-to e ritornare nei luoghi abitati ricostruendosi una vita, trovando lavoro e serenità.A distanza di anni il Polesine ed il delta del Po, cui appartiene la città di Adria, grazie alla costatnte e tenace opera dell’uomo volta al controllo delle acque, sono riu-sciti a riscattarsi valorizzando un territorio unico per le sue bellezze naturali e paesaggistiche,dove dal 1997 è stato istituito il Parco Regionale del Delta del Po.Di tutto ringrazio ancora la fami-glia del sig. Vialetto e tutta Cam-polongo, invitandovi a visitare la città di Adria ed il suo Delta.”Anche la stampa ha dato un certo risalto al libro di Fiorenzo. La Difesa del Popolo così ne parla con il commento di Cristina Bellemo: “..una scrittura sempli-ce, uno stile lineare e sobrio, tra cronaca ed emozioni, quello di

F.V., da sempre appassionato di storia locale. Tra le pagine la paura, che suona così familiare e attuale, nono-stante il lungo periodo di tempo trascorso,… e quella solidarietà che le genti venete continuano incessantemente a dimostrare,… e ancora la dignità, il coraggio, la forza della vita che prevale e che spinge a coltivare il desiderio di futuro.”Un libro, per dirlo con le parole di Giandomenico Cortese, da passare ad altri dopo averlo letto; un libro non solo per quelli di Campolongo e di Adria, ma per tutti.

Nella foto sotto a sinistra alcuni dei protagonisti della serata: fra gli altri Emilio Vialetto,che nella casa della sua famiglia ospitò la fami-glia Tecchiati, i fratelli Tecchiati e Anita Crestani, costretta anch’essa ad abbandonare le zone allagate del Polesine dove viveva con la famiglia.

La furia delle acquedal Polesine alla Valbrenta

Cosa di casa nostra

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La Pro Loco di Campolongo sul Brenta, in occasione dei trenta anni dalla sua costituzione, indìce un concorso, a tema, con due sezioni: narrativa- poesia e fotografia.

Il concorso è aperto a tutti, senza limiti di età, in particolare ai ragazzi della Scuola Primaria e Secondaria I° grado del territorio della Valle del Brenta.

Tema del concorso:“Campolongo sul Brenta: volti ed emozioni, luoghi, ambienti, paesaggi”.

Regolamento

Per la partecipazione al concorso non è richiesta alcuna quota di iscrizione.

Ciascun concorrente (o classe di alunni) può partecipare a entrambe le sezioni.

Per partecipare è necessario inviare il materiale entro il 10 giugno 2011 al seguente indirizzo:

Associazione Pro Loco di Campolongo sul Brenta, Casella postale n.1, 36020 .

La selezione dei vincitori sarà effettuata, a suo insindacabile giudizio, da una Commissione appositamente nominata dall’Ente organizzatore.Le linee guida del criterio di selezione riguarderanno l’originalità, la qualità e la coerenza con il tema del bando.

Ad ogni opera si dovrà allegare una sintetica descrizione della stessa, nonché la scheda di partecipazione compilata e sottoscritta per accettazione, nella quale si dichiara la paternità dell’elaborato o della foto.

Le fotografie dovranno essere presentate in formato digitale (CD, in formato jpg, con risoluzione di 300 DPI) e stampa 20x30 su carta fotografica, non montate su alcun tipo di supporto.Saranno accettate foto a colori e in bianco e nero; non saranno ammessi fotomontaggi, foto manipolate o con scritte sovraimpresse.

Le opere di narrativa e poesia dovranno essere presentate su supporto informatico, in formato doc., allegando la stampa dei testi.Gli elaborati potranno essere scritti sia in lingua italiana sia in dialetto e dovranno essere sottoscritti con firma autografa dell’Autore.Le opere presentate non saranno restituite e potranno essere utilizzate dall’Associazione Pro Loco di Campolongo sul Brenta a titolo gratuito e a tempo indeterminato, I concorrenti con la loro richiesta di partecipazione, automaticamente, forniranno il loro assenso a questo utilizzo.

La premiazione dei vincitori avrà luogo nel prossimo mese di luglio in occasione dei festeggiamenti del Santo Patrono, la Madonna del Carmine. Il luogo e la data precisa saranno comunicati, per tempo, a tutti i concorrenti.

Questi i premi assegnati per ogni sezione:- 1° premio: € 250,00- 2° premio: € 150,00- 3° premio: € 100,00

La scheda si partecipazione ed ulteriori notizie saranno fornite con il prossimo numero del “Vento del Brenta” e tramite il sito www.procampolongosb.org

La partecipazione al concorso implica l’accettazione del presente regolamento.Inoltre ogni partecipante:- è responsabile delle opere pre-sentate e di quanto dichiarato nella scheda di partecipazione;- garantisce che le immagini, i ma-teriali e i relativi diritti che l’au-tore conferisce all’organizzazione non ledono alcun diritto di terzi e che, pertanto, per le immagini che ritraggono persone (minorenni) e/o cose per le quali è necessario ottenere uno specifico assenso, l’autore ha ottenuto l’assenso necessario per la partecipazione al presente concorso;- garantisce di aver ottenuto tutti i consensi e le liberatorie per l’uti-

lizzo e la diffusione del materiale inviato da tutte le persone coin-volte, e che pertanto né l’elaborato grafico, né la relativa riproduzione comporterà la violazione di diritti di terzi; Non sono ammessi elaborati che risultino lesivi dei diritti umani e sociali.

- L’Ente organizzatore garantisce che i diritti delle immagini non saranno trasferiti a terzi.Autorizzazione: ai sensi del D.P.R. n.430 del 26.10.2001, art. 6 il pre-sente concorso non è soggetto adautorizzazione ministeriale Nor-mativa sulla Privacy per l’utilizzo dei dati personali: nel rispetto del Codice della Privacy (Decreto Legislativo n.196/03) che prevede la tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali, questi saranno uti-lizzati per le sole finalità inerenti il Concorso stesso.

1° CONCORSOPro Loco di Campolongo sul Brenta

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Sabato 28 maggio, i bambini della scuola materna hanno festeggiato la fine dell’anno sco-lastico insieme alle loro famiglie, le maestre Silvia e Greta, Don Paolo e il Sindaco Mauro Illesi, e tutti le persone che ogni giorno danno il loro aiuto per il buon funzionamento della scuola.I bambini si sono esibiti in balli e canti coinvolgendo anche mamme e papà in una danza finale che ha visto esibirsi anche il nostro sindaco!

L’evento è servito anche per fare conoscenza con i bambini che l’anno prossimo entreranno all’asilo.Alla fine è stata anche fatta una piccola “cerimonia di laurea” con consegna dei diplomi per i bambini che lasciano l’asilo e a settembre inizieranno a frequenta-re la scuola primaria.Per chiudere la festa tutti quanti si sono poi ritrovati nel cortile dell’asilo per un rinfresco in alle-gra compagnia.

È on-line il nuovo sito internet della Pro Loco di Campolongo, un nuovo punto d’incontro per quanti sono legati al nostro paese ed al suo territorio: www.procampolongosb.orgVi chiediamo caldamente di visitarlo, leggerlo e soprattutto commentarlo, in maniera che possa diventare per tutti uno strumento di partecipazione e di condivisione di idee e proposte.Avete notizie, riflessioni, esperienze? Allora siete invitati a inviare fotografie, testi, racconti, video, ...materiale che troverà sicuramente uno spazio accogliente ...a portata di “clic”.

Festa di fine annoalla Scuola materna

Alcuni dei primi fioriche annunciano la primaveraa Erytronium dens-canis (Dente di cane) fam. Liliaceae.Dal greco “erythròs, rosso, dal colore dei fiori; si tratta di una pianta perenne e glabra la cui altezza varia da 10 a 20 cm.

b Helleborus viridis (Elleboro verde) fam. Ranunculaceae.Sono piante erbacee perenni la cui altezza totale varia da 10 a 40 cm, dai fiori tutti verdi.

c Leucojum vernum (Campanellino di primavera) fam. Amaryllidaceae.

Dal greco “leukòs, bianco, per il colore dei fiori. Velenosa.

d Daphne mezereum (Fior di stecco) fam Thymelaeaceae. Il nome Daphne significa “alloro”, per una lontana somiglianza delle foglie e dei frutti di alcune piante di questo genere con quelli dell’alloro.I suoi fiori , molto profumati, compaiono prima delle foglie. Pianta velenosa.

e Primula veris (Primula comune, Primavera) fam. Primulaceae.

Il nome Primula deriva da una antica locuzione italiana che significa fior di primavera . All’inizio del Rinascimento questo termine indicava indifferentemente qualsiasi fiore che sbocciasse appena finito l’inverno.

f Hepatica nobilis (Erba trinità, Fegatella) fam. Ranunculaceae.Dal greco “hepar”, fegato, perché la pianta era ritenuta efficace contro i mali di fegato.

(si veda pagina seguente)

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