Post on 22-Feb-2019
Il diritto fondamentale di
cittadinanza: il voto
Le date del voto alle donne nel
mondo
Wyoming 1869
Nuova Zelanda 1893
Australia 1902
Finlandia 1906
Islanda 1915
Russia sovietica e Canada 1917
Gran Bretagna 1918
Germania 1919
Stati Uniti 1920
Francia 1945
Jugoslavia e Giappone 1945
Italia, Argentina e Messico 1946
Cina 1947
Belgio 1948
Svizzera (elezioni federali) 1971
A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, soprattutto
nel mondo anglosassone, e in particolare per opera di
John Stuart Mill, riprende vigore la battaglia per
l’eguaglianza uomo/donna, non solo intesa come
eguaglianza giuridica ma anche come diritto
all’indipendenza economica e culturale.
23 ottobre 1859 (decreto Rattazzi) a esteso al nuovo Stato
unitario
Art. 26.
Non sono né elettori, né eleggibili gli analfabeti, quando resti nel comune un numero di elettori doppio di quello dei consiglieri; le DONNE, gl’interdetti, o provvisti di consulente giudiziario; coloro che sono in istato di fallimento dichiarato, o che abbiano fatto cessione di beni, finché non abbiano pagati intieramente i creditori; quelli che furono condannati a pene criminali, se non ottennero la riabilitazione; i condannati a pene correzionali od a particolari interdizioni, mentre le scontano; finalmente i condannati per furto, frode o attentato ai costumi.
Salvatore Morelli (Carovigno, 1 maggio 1824 – Pozzuoli, 22 ottobre 1880) Nell’Italia preunitaria si era levata qualche solitaria voce maschile favorevole all’emancipazione anche politica delle donne. Non stupisce dunque che i due soli progetti di legge per il voto politico femminile presentati al Parlamento italiano prima del Novecento (1867 e 1877), entrambi a firma di Salvatore Morelli, protagonista del risorgimento si risolsero in un nulla di fatto il «deputato delle donne» chiedeva la completa parificazione giuridica tra il maschile e il femminile
«Art.1. Riconoscendo nella donna identità di tipo e facoltà eguali all’uomo, giustizia vuole che
essa sia eguagliata al medesimo nei diritti civili e politici. Quindi le donne italiane, dalla
pubblicazione di questa legge, sono facultate ad esercitare i diritti civili e politici nello stesso
modo e con le medesime condizioni che li esercitano gli altri cittadini del regno d’ Italia.
Di lui scriveva Garibaldi il 6 luglio 1867
“Egli è stato il primo rappresentante, in Europa e nel mondo intero, che ha osato con audacia
senza pari sfidare i pregiudizi dei secoli, e specialmente di quello inetto e ridicolo nel quale
vegetiamo, portando sul campo legale il fulcro delle questioni sociali, che si realizza
nell’emancipazione della donna, della coscienza e dell’umano pensiero”.
CAMERA DEI DEPUTATI
TORNATA DEL 26 GENNAIO 1877
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CRISPI
La seduta è aperta alle ore 2 pomeridiane.
(Il Segretario PISSAVINI dà lettura del processo verbale della tornata precedente, che è approvato.)
IL PRESIDENTE. Gli uffici avendo ammesso alla lettura una proposta d’iniziativa dell’Onorevole Deputato SALVATORE MORELLI, vi si procederà.
PISSAVINI, segretario. (Legge)
“Considerando, che la interdizione alle donne Italiane di Testimoniare nei testamenti ed in altri atti, costituisce una ingiustificabile contraddizione con ciò che è statuito nei Codici del Regno, i quali le riconoscono capaci della patria potestà, di far parte dei Consigli di famiglia, di testare, di contrattare di garantire innanzi al magistrato civile e penale, la verità dei fatti”;
“Considerando, che questo divieto, mentre offende l’entità morale e la personalità giuridica delle donne, in mancanza di testimoni maschi, specialmente nei luoghi abbondanti di analfabeti, arreca difficoltà alla stipulazione degli atti, mi faccio il dovere di sottoporre al voto della Camera il seguente progetto di legge”:
“Art. 1. Le donne Italiane sono riconosciute capaci a fare da testimoni in tutti gli atti ammessi dalle leggi dello Stato”.
“Art. 2. Le disposizioni contrarie alla presente legge rimangono abrogate”.
TORNATA DEL 26 MARZO 1877 “il Segretario Quartieri fa l’appello nominale”. Annunzia il risultato della votazione a scrutinio segreto del progetto di legge.
L’esito della votazione del progetto di legge: “Ammissione delle donne a testimoniare negli atti pubblici e privati,” è il seguente:
Presenti e votanti ………..204
Maggioranza …………….. .103
Voti favorevoli ………136
Voti contrari ………… 68
Cimbali: «quale idea potente la tua di invirare ossia rendere uomini le donne, e di infemminire gli uomini! Tu stesso, già, dovevi avere in te il primo germoglio di questa grande trasformazione; e se la natura, matrigna, ti aveva messo addosso organi virili, forse quegli organi alla fine diventarono tutt’altro, e moristi femmina»
Anna Maria Mozzoni, mazziniana, nel 1864 scriveva La donna e i suoi rapporti sociali 4
Il da farsi
Lo Stato nega alla donna l’istruzione, mentre la fa contribuente.
Il codice le nega la capacità in faccia al diritto, mentre ve ne afferma la responsabilità in faccia alle contravvenzioni.
Lo Stato respinge la donna dalla vita politica, mentre ve la fa concorrere coi sacrifici.
Più, chiude ogni via alla sua intelligenza e le sbarra la strada ad ogni professione, disconoscendo così in lei il diritto di lavoro e d’attività.
La donna deve dunque protestare contro la sua attuale condizione, invocare una riforma e chiedere:
Che le sia impartita un’istruzione nazionale, con larghi programmi
Che sia parificata agli altri cittadini nella maggiorità
Che le sia concesso il diritto elettorale, e sia almeno elettore, se non eleggibile
Che l’equilibrio sia ristabilito tra i coniugi
Zanardelli alla Commissione per la Riforma della legge
elettorale, in Atti parlamentari, Legislatura XIV, 1a sessione
1880 dichiarava:Non rendasi alla donna il cattivo servizio
di trascinarla in una arena ove perderebbe la sua vera
dignità, la sua grazia, la sua forza. Questa forza irresistibile,
per la quale ben disse il poeta che ad essa «il ferro e il
foco domar fu dato», non la troverebbe nei Comizi
elettorali, e nemmeno in un Senato di donne, quale lo
aveva posto Eliogabalo a sedere al Quirinale, ma bensì in
quell’impero onnipossente che rese indimenticabili í nomi
della moglie di Temistocle, della madre di Coriolano e di
quella dei Gracchi.
Anna Kulischoff
Gli uomini fanno il soldato le donne no.
Ma se è vero che le donne non fanno il soldato è anche vero che fanno i soldati.
E non solo li fanno, ma li allevano, li nutrono, inculcano in essi il sentimento della disciplina, la capacità di abnegazione e di sacrificio, qualità che valgono non meno in guerra che in pace.
Sentenza della Corte di Appello di Ancona del 25
luglio 1906 estensore il presidente Ludovico
Mortara in «Giurisprudenza Italiana», LVIII (1906),
III, coll. 389-394
Secondo la vigente legge elettorale politica, le
donne che possiedono gli altri requisiti di capacità,
hanno diritto di essere iscritte nelle liste
elettorali1.
Fascistizzazione della società Tutto nello Stato, nulla al di fuori dello Stato
Tutto e tutti dovevano entrare nel modello fascista.
Il tempo libero era occupato dalle organizzazioni
fasciste
La scuola doveva creare “l’uomo (e la donna) fascista”
Donne nella Resistenza
Donne nella Resistenza
Nell’Italia liberata, nell’autunno inverno del 1944, si
lanciava la Settimana Pro-voto che prevedeva, tra l’altro,
una petizione, realizzata solamente in alcune delle città
già liberate. (2 giugno 1946: una giornata memorabile di
Patrizia Gabrielli)
• Dopo le prime consultazioni amministrative (parziali, perché per i consigli comunali e provinciali le elezioni si tennero in due tornate, nella primavera e nell’autunno del 1946), alla votazione simultanea del 2 giugno 1946, per il Referendum istituzionale tra monarchia e repubblica e per le elezioni all’Assemblea costituente, la presenza delle elettrici fu altissima, con interessanti differenziazioni:
• Nord: 91,3% uomini e 90,3% donne;Centro: 89,7 % uomini e 88,0% donne;Sud 84,8% uomini e 86,2% donne; Sicilia: 84.8% uomini e 86,2% donne; Sardegna: 84,4% uomini e 87,3% donne. Risulta che al Sud e nelle Isole l’elettorato femminile fu più numeroso di quello maschile: questo a causa del grande esodo migratorio postbellico che impedì a molti uomini di tornare subito indietro, per il 2 giugno, ma ciò rende ancora più significativa la massiccia
• partecipazione, in quelle zone, dell’elettorato femminile, che andava volontariamente e con entusiasmo al voto, come ovunque, senza alcuna pressione, anzi dimostrando una grande maturità
• Eleggere ed essere elette
• . Le elette alla Costituente, su un totale di 556 deputati, furono 21: 9 erano della Democrazia cristiana e del Partito comunista, 2 del Partito socialista e una dell’Uomo Qualunque.
• Ai fini di un più efficiente svolgimento del proprio lavoro, l’Assemblea deliberò la nomina di una Commissione per la Costituzione, composta di 75 membri scelti dal presidente sulla base delle designazioni dei vari gruppi parlamentari in modo da garantire la partecipazione della totalità delle forze politiche, con l’incarico di predisporre un progetto di Costituzione da sottoporre al plenum dell’Assemblea. Le donne fra i 75 membri della Commissione furono: Maria Federici, Lina Merlin, Teresa Noce e Nilde Iotti, il 6 febbraio 1947 si aggiunse Angela Gotelli.
Lunghissima attesa davanti ai seggi elettorali. Sembra di essere tornate alle code per
l’acqua, per i generi razionati.
Abbiamo tutti nel petto un vuoto da giorni d’esame, ripassiamo mentalmente la
lezione: quel simbolo, quel segno, una crocetta accanto a quel nome. Stringiamo le
schede come biglietti d’amore. Si vedono molti sgabelli pieghevoli infilati al braccio
di donne timorose di stancarsi e molte tasche gonfie per il pacchetto della
colazione. Le conversazioni che nascono fra uomini e donne hanno un tono diverso,
alla pari.
(Anna Garofalo, L’italiana in Italia, Bari, Editori Laterza, 1956,)
Il Papa «Ora qual’è appunto la conclusione che noi dobbiamo trarre da
queste osservazioni? Voi donne e giovani cattoliche dovete mostrarvi
ritrose al movimento che vi trascina nella vita pubblica, sociale e politica?
Tutt’altro! Voi dovete anzi entrare nella vita sociale e politica. Ogni
donna ha il dovere di coscienza di non mantenersi lontana dalla vita
pubblica e di entrare in azione nelle forme e nei modi confacenti a ciascuna
di voi, appunto per contenere i movimenti che vorrebbero distruggere
la vita sociale e familiare, che vorrebbero scalzare le fondamenta di
questa vita. E appunto per contenerli, dovete prendere parte attiva a
questa vita sociale. E questa collaborazione effettiva all’opera dell’uomo
nella vita sociale non altera per nulla il carattere proprio dell’azione
normale della donna. Essa collaborerà coll’uomo in tutta la materia in
cui si richiede specialmente tatto, finezza, vita interiore. Chi meglio della
donna potrà, ad esempio, meglio comprendere ciò che esige la dignità
della donna, l’educazione dei giovani e la protezione dei bambini?
«In tutta questa materia quanti problemi si presentano alla considerazione
dei governanti e dei legislatori! Armida Barelli, La Sorella Maggiore racconta...
Storia della Gioventù femminile di Azione Cattolica dal 1918 al 1948, Milano,
Società Editrice di Vita e Pensiero
Maria Zevi
Non c’era più fascismo e antifascismo,
c’era da ricomporre nuovamente i nuclei familiari e gli
uomini volevano riprendere le redini. Per la seconda volta (la
prima era stata nel primo dopoguerra) le donne dovevano
riprendere un ruolo subalterno, dovevano essere sottomesse
all’autorità maschile. I partiti di sinistra collaboravano a questa
“restaurazione” e nel PCI si formavano gruppi separati di donne,
perché all’ora di cena dovevano stare a casa. Poi venne il voto alle donne che io consideravo
un atto. dovuto. Ero più interessata ad un’uguaglianza sostanziale tra
uomini e donne, fondata sull’autonomia femminile. Quando si
avvicinava il giorno delle votazioni e si profilò il pericolo di una
vittoria monarchica, ricordando quello che avevamo sofferto per
colpa del re e di Mussolini, non ci furono più per me né marito né
figli, e tutto il giorno ero in strada a far comizi volanti, per spiegare
perché doveva vincere la Repubblica.
Io non avevo mai visto un seggio elettorale, ma neanche molti
uomini miei coetanei, visto che il regime fascista aveva abolito le
consultazioni elettorali. Quando deposi la prima scheda della mia
vita nell’urna elettorale ebbi una grande emozione. Fu allora che
mi sentii veramente liberata.
«La mia prima esperienza in fatto di voto fu un’emozione
incredibile: mi tremavano le mani, le gambe, le braccia, non
sapevo come reggere mio figlio, avevo timore di sbagliare,
di sporcare la scheda, di rendere nullo il mio primo,
importantissimo, utilissimo voto. Il voto alle donne era la
prima, grande conquisa che ci metteva allo stesso livello
degli uomini»
Furono elette 21 donne su 556 deputati
BEI CIUFOLI Adele (PCI)
Collegio di Ancona
Segretario Terza Commissione per esame ddl
BIANCHI Bianca (PSI)
Collegio di Firenze
BIANCHINI Laura (DC)
Collegio di Brescia
CONCI Elisabetta (DC)
Collegio di Trento
DE UNTERRICHTER JERVOLINO Maria (DC)
Collegio Unico Nazionale
DELLI CASTELLI Filomena (DC)
Collegio di L’Aquila
FEDERICI AGAMBEN Maria (DC)
Collegio Unico Nazionale
Componente Commissione dei 75 (Terza Sottocommissione)
GALLICO SPANO Nadia (PCI)
Collegio di Roma
GOTELLI Angela (DC)
Collegio di Genova
Componente Commissione dei 75 (Prima Sottocommissione)
GUIDI CINGOLANI Angela Maria (DC)
Collegio di Roma
Componente di Commissione speciale per il ddl sull’elezione Senato della Repubblica e Commissione speciale per esame bozzetti emblema della Repubblica
IOTTI (Leonilde) Nilde (PCI)
Collegio di Parma
Segretario Giunta elezioni, Componente Commissione dei 75 (Prima
Sottocommissione) e Componente Prima Commissione per esame ddl
MATTEI Teresa (PCI)
Collegio di Firenze
Segretario di Assemblea
MERLIN Angelina (PSI)
Collegio Unico Nazionale
Componente Commissione dei 75 (Terza Sottocommissione)
MINELLA MOLINARI Angiola (PCI)
Collegio di Genova
MONTAGNANA TOGLIATTI Rita (PCI)
Collegio di Bologna
NICOTRA VERZOTTO Maria (DC)
Collegio di Catania
NOCE LONGO Teresa (PCI)
Collegio di Parma
Componente Commissione dei 75 (Terza Sottocommissione)
PENNA BUSCEMI Ottavia (Fronte Liberale Democratico dell’Uomo Qualunque*)
Collegio di Catania
Componente Commissione dei 75
(fino al 24 luglio 1946)
(* fino al 15 novembre 1947, poi Gruppo Unione Nazionale fino al termine del mandato, il 31 gennaio 1948)
POLLASTRINI Elettra (PCI)
Collegio di Perugia
ROSSI Maria Maddalena (PCI)
Collegio di Verona
Componente Commissione trattati internazionali
TITOMANLIO Vittoria (DC)
Collegio di Napoli
• Nella Commissione dei 75 furono elette 5 donne:
• Maria Federici (D.C.), Teresa Noce (P.C:I.), Angelina Merlin (PSI), Nilde Iotti (PCI) e Ottavia Penna
• Buscemi (UOMO QUALUNQUE) entrarono a far parte della Commissione Speciale incaricata di elaborare e proporre il progetto di Costituzione da discutere in aula, divenuta nota con il nome di Commissione dei 75
• In particolare lavorarono nella Prima Commissione (Diritti e doveri dei cittadini) Nilde Iotti, e nella
• Terza Sottocommissione (Diritti e doveri economici e sociali) Maria Federici, Angelina Merlin Teresa Noce Longo (cfr. allegati con date delle riunioni e argomenti a cui parteciparono le donne elette come da resoconti originali dell'Assemblea Costituente disponibili sul sito della
• Camera dei Deputati all'indirizzo http://legislature.camera.it/.
• Nadia Gallico Spano:
• «Ed è con speranza ed emozione che noi
varcammo la soglia di Montecitorio, ma anche con
un forte senso di responsabilità nei confronti delle
donne. Avevano votato per la prima volta e per la
prima volta delle donne le rappresentavano. Noi lo
sentivamo ed eravamo consce di dover esprimere
tutte le speranze delle donne anche aldilà […]
degli orientamenti dei singoli partiti»
• Durante i lavori dell’Assemblea vennero affidati alle
parlamentari temi, ancora una volta, considerati femminili:
l’assistenza, la scuola, la cura: nella Commissione dei
Settantacinque o in seduta plenaria, esse parlarono di
assistenza in 145 occasioni, di famiglia in 146, di istruzione
in 147, di pace in 148, di donne lavoratrici in 149, di donne
nei pubblici uffici150. A questo stato di fatto vi furono due
sole eccezioni: il 1 febbraio 1947 Nilde Iotti parlò alla
Commissione dei Settantacinque di autonomie locali e il 3
maggio Angela Cingolani Guidi interviene in Assemblea in
materia di partecipazione dell’Italia ad organizzazioni
internazionali.
• Nella Costituzione italiana possiamo rintracciare vari articoli che riguardano in modo specifico le donne e in particolar modo l’eguaglianza con l’uomo anche nel campo del lavoro. Prima di tutto vi è l’articolo 3 in cui si enuncia il principio di pari dignità sociale e dell’eguaglianza di fronte alla legge «senza distinzione di sesso»: fu proprio una donna, la socialista Lina Merlin a proporre l’introduzione di questo termine, temendo che l’uso di «cittadino» per comprendere entrambi i generi, maschile e femminile, non garantisse davvero l’eguaglianza e la parità
•
• molti di voi sono insigni giuristi e io no, però conosco la storia. Nel 1789 furono solennemente proclamati in Francia i diritti dell’uomo e del cittadino, e le costituzioni degli altri paesi si uniformarono a quella proclamazione che, in pratica, fu solamente platonica, perché cittadino è considerato solo l’uomo con i calzoni, e non le donne, anche se oggi la moda consente loro di portare i calzoni Insisto sul mio emendamento anche in vista degli sviluppi d’ordine legislativo che ne seguiranno.
• Citato in A. ROSSI DORIA, Diventare cittadine. Il voto alle donne in Italia, cit., p. 14. L. Merlin, La mia vita, cit., pp. 93-94
Donne elette al Senato