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Il diritto fondamentale di cittadinanza: il voto

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Il diritto fondamentale di

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Le date del voto alle donne nel

mondo

Wyoming 1869

Nuova Zelanda 1893

Australia 1902

Finlandia 1906

Islanda 1915

Russia sovietica e Canada 1917

Gran Bretagna 1918

Germania 1919

Stati Uniti 1920

Francia 1945

Jugoslavia e Giappone 1945

Italia, Argentina e Messico 1946

Cina 1947

Belgio 1948

Svizzera (elezioni federali) 1971

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A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, soprattutto

nel mondo anglosassone, e in particolare per opera di

John Stuart Mill, riprende vigore la battaglia per

l’eguaglianza uomo/donna, non solo intesa come

eguaglianza giuridica ma anche come diritto

all’indipendenza economica e culturale.

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23 ottobre 1859 (decreto Rattazzi) a esteso al nuovo Stato

unitario

Art. 26.

Non sono né elettori, né eleggibili gli analfabeti, quando resti nel comune un numero di elettori doppio di quello dei consiglieri; le DONNE, gl’interdetti, o provvisti di consulente giudiziario; coloro che sono in istato di fallimento dichiarato, o che abbiano fatto cessione di beni, finché non abbiano pagati intieramente i creditori; quelli che furono condannati a pene criminali, se non ottennero la riabilitazione; i condannati a pene correzionali od a particolari interdizioni, mentre le scontano; finalmente i condannati per furto, frode o attentato ai costumi.

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Salvatore Morelli (Carovigno, 1 maggio 1824 – Pozzuoli, 22 ottobre 1880) Nell’Italia preunitaria si era levata qualche solitaria voce maschile favorevole all’emancipazione anche politica delle donne. Non stupisce dunque che i due soli progetti di legge per il voto politico femminile presentati al Parlamento italiano prima del Novecento (1867 e 1877), entrambi a firma di Salvatore Morelli, protagonista del risorgimento si risolsero in un nulla di fatto il «deputato delle donne» chiedeva la completa parificazione giuridica tra il maschile e il femminile

«Art.1. Riconoscendo nella donna identità di tipo e facoltà eguali all’uomo, giustizia vuole che

essa sia eguagliata al medesimo nei diritti civili e politici. Quindi le donne italiane, dalla

pubblicazione di questa legge, sono facultate ad esercitare i diritti civili e politici nello stesso

modo e con le medesime condizioni che li esercitano gli altri cittadini del regno d’ Italia.

Di lui scriveva Garibaldi il 6 luglio 1867

“Egli è stato il primo rappresentante, in Europa e nel mondo intero, che ha osato con audacia

senza pari sfidare i pregiudizi dei secoli, e specialmente di quello inetto e ridicolo nel quale

vegetiamo, portando sul campo legale il fulcro delle questioni sociali, che si realizza

nell’emancipazione della donna, della coscienza e dell’umano pensiero”.

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CAMERA DEI DEPUTATI

TORNATA DEL 26 GENNAIO 1877

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CRISPI

La seduta è aperta alle ore 2 pomeridiane.

(Il Segretario PISSAVINI dà lettura del processo verbale della tornata precedente, che è approvato.)

IL PRESIDENTE. Gli uffici avendo ammesso alla lettura una proposta d’iniziativa dell’Onorevole Deputato SALVATORE MORELLI, vi si procederà.

PISSAVINI, segretario. (Legge)

“Considerando, che la interdizione alle donne Italiane di Testimoniare nei testamenti ed in altri atti, costituisce una ingiustificabile contraddizione con ciò che è statuito nei Codici del Regno, i quali le riconoscono capaci della patria potestà, di far parte dei Consigli di famiglia, di testare, di contrattare di garantire innanzi al magistrato civile e penale, la verità dei fatti”;

“Considerando, che questo divieto, mentre offende l’entità morale e la personalità giuridica delle donne, in mancanza di testimoni maschi, specialmente nei luoghi abbondanti di analfabeti, arreca difficoltà alla stipulazione degli atti, mi faccio il dovere di sottoporre al voto della Camera il seguente progetto di legge”:

“Art. 1. Le donne Italiane sono riconosciute capaci a fare da testimoni in tutti gli atti ammessi dalle leggi dello Stato”.

“Art. 2. Le disposizioni contrarie alla presente legge rimangono abrogate”.

TORNATA DEL 26 MARZO 1877 “il Segretario Quartieri fa l’appello nominale”. Annunzia il risultato della votazione a scrutinio segreto del progetto di legge.

L’esito della votazione del progetto di legge: “Ammissione delle donne a testimoniare negli atti pubblici e privati,” è il seguente:

Presenti e votanti ………..204

Maggioranza …………….. .103

Voti favorevoli ………136

Voti contrari ………… 68

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Cimbali: «quale idea potente la tua di invirare ossia rendere uomini le donne, e di infemminire gli uomini! Tu stesso, già, dovevi avere in te il primo germoglio di questa grande trasformazione; e se la natura, matrigna, ti aveva messo addosso organi virili, forse quegli organi alla fine diventarono tutt’altro, e moristi femmina»

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Anna Maria Mozzoni, mazziniana, nel 1864 scriveva La donna e i suoi rapporti sociali 4

Il da farsi

Lo Stato nega alla donna l’istruzione, mentre la fa contribuente.

Il codice le nega la capacità in faccia al diritto, mentre ve ne afferma la responsabilità in faccia alle contravvenzioni.

Lo Stato respinge la donna dalla vita politica, mentre ve la fa concorrere coi sacrifici.

Più, chiude ogni via alla sua intelligenza e le sbarra la strada ad ogni professione, disconoscendo così in lei il diritto di lavoro e d’attività.

La donna deve dunque protestare contro la sua attuale condizione, invocare una riforma e chiedere:

Che le sia impartita un’istruzione nazionale, con larghi programmi

Che sia parificata agli altri cittadini nella maggiorità

Che le sia concesso il diritto elettorale, e sia almeno elettore, se non eleggibile

Che l’equilibrio sia ristabilito tra i coniugi

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Zanardelli alla Commissione per la Riforma della legge

elettorale, in Atti parlamentari, Legislatura XIV, 1a sessione

1880 dichiarava:Non rendasi alla donna il cattivo servizio

di trascinarla in una arena ove perderebbe la sua vera

dignità, la sua grazia, la sua forza. Questa forza irresistibile,

per la quale ben disse il poeta che ad essa «il ferro e il

foco domar fu dato», non la troverebbe nei Comizi

elettorali, e nemmeno in un Senato di donne, quale lo

aveva posto Eliogabalo a sedere al Quirinale, ma bensì in

quell’impero onnipossente che rese indimenticabili í nomi

della moglie di Temistocle, della madre di Coriolano e di

quella dei Gracchi.

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Anna Kulischoff

Gli uomini fanno il soldato le donne no.

Ma se è vero che le donne non fanno il soldato è anche vero che fanno i soldati.

E non solo li fanno, ma li allevano, li nutrono, inculcano in essi il sentimento della disciplina, la capacità di abnegazione e di sacrificio, qualità che valgono non meno in guerra che in pace.

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Sentenza della Corte di Appello di Ancona del 25

luglio 1906 estensore il presidente Ludovico

Mortara in «Giurisprudenza Italiana», LVIII (1906),

III, coll. 389-394

Secondo la vigente legge elettorale politica, le

donne che possiedono gli altri requisiti di capacità,

hanno diritto di essere iscritte nelle liste

elettorali1.

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Fascistizzazione della società Tutto nello Stato, nulla al di fuori dello Stato

Tutto e tutti dovevano entrare nel modello fascista.

Il tempo libero era occupato dalle organizzazioni

fasciste

La scuola doveva creare “l’uomo (e la donna) fascista”

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Donne nella Resistenza

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Donne nella Resistenza

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Nell’Italia liberata, nell’autunno inverno del 1944, si

lanciava la Settimana Pro-voto che prevedeva, tra l’altro,

una petizione, realizzata solamente in alcune delle città

già liberate. (2 giugno 1946: una giornata memorabile di

Patrizia Gabrielli)

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• Dopo le prime consultazioni amministrative (parziali, perché per i consigli comunali e provinciali le elezioni si tennero in due tornate, nella primavera e nell’autunno del 1946), alla votazione simultanea del 2 giugno 1946, per il Referendum istituzionale tra monarchia e repubblica e per le elezioni all’Assemblea costituente, la presenza delle elettrici fu altissima, con interessanti differenziazioni:

• Nord: 91,3% uomini e 90,3% donne;Centro: 89,7 % uomini e 88,0% donne;Sud 84,8% uomini e 86,2% donne; Sicilia: 84.8% uomini e 86,2% donne; Sardegna: 84,4% uomini e 87,3% donne. Risulta che al Sud e nelle Isole l’elettorato femminile fu più numeroso di quello maschile: questo a causa del grande esodo migratorio postbellico che impedì a molti uomini di tornare subito indietro, per il 2 giugno, ma ciò rende ancora più significativa la massiccia

• partecipazione, in quelle zone, dell’elettorato femminile, che andava volontariamente e con entusiasmo al voto, come ovunque, senza alcuna pressione, anzi dimostrando una grande maturità

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• Eleggere ed essere elette

• . Le elette alla Costituente, su un totale di 556 deputati, furono 21: 9 erano della Democrazia cristiana e del Partito comunista, 2 del Partito socialista e una dell’Uomo Qualunque.

• Ai fini di un più efficiente svolgimento del proprio lavoro, l’Assemblea deliberò la nomina di una Commissione per la Costituzione, composta di 75 membri scelti dal presidente sulla base delle designazioni dei vari gruppi parlamentari in modo da garantire la partecipazione della totalità delle forze politiche, con l’incarico di predisporre un progetto di Costituzione da sottoporre al plenum dell’Assemblea. Le donne fra i 75 membri della Commissione furono: Maria Federici, Lina Merlin, Teresa Noce e Nilde Iotti, il 6 febbraio 1947 si aggiunse Angela Gotelli.

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Lunghissima attesa davanti ai seggi elettorali. Sembra di essere tornate alle code per

l’acqua, per i generi razionati.

Abbiamo tutti nel petto un vuoto da giorni d’esame, ripassiamo mentalmente la

lezione: quel simbolo, quel segno, una crocetta accanto a quel nome. Stringiamo le

schede come biglietti d’amore. Si vedono molti sgabelli pieghevoli infilati al braccio

di donne timorose di stancarsi e molte tasche gonfie per il pacchetto della

colazione. Le conversazioni che nascono fra uomini e donne hanno un tono diverso,

alla pari.

(Anna Garofalo, L’italiana in Italia, Bari, Editori Laterza, 1956,)

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Il Papa «Ora qual’è appunto la conclusione che noi dobbiamo trarre da

queste osservazioni? Voi donne e giovani cattoliche dovete mostrarvi

ritrose al movimento che vi trascina nella vita pubblica, sociale e politica?

Tutt’altro! Voi dovete anzi entrare nella vita sociale e politica. Ogni

donna ha il dovere di coscienza di non mantenersi lontana dalla vita

pubblica e di entrare in azione nelle forme e nei modi confacenti a ciascuna

di voi, appunto per contenere i movimenti che vorrebbero distruggere

la vita sociale e familiare, che vorrebbero scalzare le fondamenta di

questa vita. E appunto per contenerli, dovete prendere parte attiva a

questa vita sociale. E questa collaborazione effettiva all’opera dell’uomo

nella vita sociale non altera per nulla il carattere proprio dell’azione

normale della donna. Essa collaborerà coll’uomo in tutta la materia in

cui si richiede specialmente tatto, finezza, vita interiore. Chi meglio della

donna potrà, ad esempio, meglio comprendere ciò che esige la dignità

della donna, l’educazione dei giovani e la protezione dei bambini?

«In tutta questa materia quanti problemi si presentano alla considerazione

dei governanti e dei legislatori! Armida Barelli, La Sorella Maggiore racconta...

Storia della Gioventù femminile di Azione Cattolica dal 1918 al 1948, Milano,

Società Editrice di Vita e Pensiero

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Maria Zevi

Non c’era più fascismo e antifascismo,

c’era da ricomporre nuovamente i nuclei familiari e gli

uomini volevano riprendere le redini. Per la seconda volta (la

prima era stata nel primo dopoguerra) le donne dovevano

riprendere un ruolo subalterno, dovevano essere sottomesse

all’autorità maschile. I partiti di sinistra collaboravano a questa

“restaurazione” e nel PCI si formavano gruppi separati di donne,

perché all’ora di cena dovevano stare a casa. Poi venne il voto alle donne che io consideravo

un atto. dovuto. Ero più interessata ad un’uguaglianza sostanziale tra

uomini e donne, fondata sull’autonomia femminile. Quando si

avvicinava il giorno delle votazioni e si profilò il pericolo di una

vittoria monarchica, ricordando quello che avevamo sofferto per

colpa del re e di Mussolini, non ci furono più per me né marito né

figli, e tutto il giorno ero in strada a far comizi volanti, per spiegare

perché doveva vincere la Repubblica.

Io non avevo mai visto un seggio elettorale, ma neanche molti

uomini miei coetanei, visto che il regime fascista aveva abolito le

consultazioni elettorali. Quando deposi la prima scheda della mia

vita nell’urna elettorale ebbi una grande emozione. Fu allora che

mi sentii veramente liberata.

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«La mia prima esperienza in fatto di voto fu un’emozione

incredibile: mi tremavano le mani, le gambe, le braccia, non

sapevo come reggere mio figlio, avevo timore di sbagliare,

di sporcare la scheda, di rendere nullo il mio primo,

importantissimo, utilissimo voto. Il voto alle donne era la

prima, grande conquisa che ci metteva allo stesso livello

degli uomini»

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Furono elette 21 donne su 556 deputati

BEI CIUFOLI Adele (PCI)

Collegio di Ancona

Segretario Terza Commissione per esame ddl

BIANCHI Bianca (PSI)

Collegio di Firenze

BIANCHINI Laura (DC)

Collegio di Brescia

CONCI Elisabetta (DC)

Collegio di Trento

DE UNTERRICHTER JERVOLINO Maria (DC)

Collegio Unico Nazionale

DELLI CASTELLI Filomena (DC)

Collegio di L’Aquila

FEDERICI AGAMBEN Maria (DC)

Collegio Unico Nazionale

Componente Commissione dei 75 (Terza Sottocommissione)

GALLICO SPANO Nadia (PCI)

Collegio di Roma

GOTELLI Angela (DC)

Collegio di Genova

Componente Commissione dei 75 (Prima Sottocommissione)

GUIDI CINGOLANI Angela Maria (DC)

Collegio di Roma

Componente di Commissione speciale per il ddl sull’elezione Senato della Repubblica e Commissione speciale per esame bozzetti emblema della Repubblica

IOTTI (Leonilde) Nilde (PCI)

Collegio di Parma

Segretario Giunta elezioni, Componente Commissione dei 75 (Prima

Sottocommissione) e Componente Prima Commissione per esame ddl

MATTEI Teresa (PCI)

Collegio di Firenze

Segretario di Assemblea

MERLIN Angelina (PSI)

Collegio Unico Nazionale

Componente Commissione dei 75 (Terza Sottocommissione)

MINELLA MOLINARI Angiola (PCI)

Collegio di Genova

MONTAGNANA TOGLIATTI Rita (PCI)

Collegio di Bologna

NICOTRA VERZOTTO Maria (DC)

Collegio di Catania

NOCE LONGO Teresa (PCI)

Collegio di Parma

Componente Commissione dei 75 (Terza Sottocommissione)

PENNA BUSCEMI Ottavia (Fronte Liberale Democratico dell’Uomo Qualunque*)

Collegio di Catania

Componente Commissione dei 75

(fino al 24 luglio 1946)

(* fino al 15 novembre 1947, poi Gruppo Unione Nazionale fino al termine del mandato, il 31 gennaio 1948)

POLLASTRINI Elettra (PCI)

Collegio di Perugia

ROSSI Maria Maddalena (PCI)

Collegio di Verona

Componente Commissione trattati internazionali

TITOMANLIO Vittoria (DC)

Collegio di Napoli

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• Nella Commissione dei 75 furono elette 5 donne:

• Maria Federici (D.C.), Teresa Noce (P.C:I.), Angelina Merlin (PSI), Nilde Iotti (PCI) e Ottavia Penna

• Buscemi (UOMO QUALUNQUE) entrarono a far parte della Commissione Speciale incaricata di elaborare e proporre il progetto di Costituzione da discutere in aula, divenuta nota con il nome di Commissione dei 75

• In particolare lavorarono nella Prima Commissione (Diritti e doveri dei cittadini) Nilde Iotti, e nella

• Terza Sottocommissione (Diritti e doveri economici e sociali) Maria Federici, Angelina Merlin Teresa Noce Longo (cfr. allegati con date delle riunioni e argomenti a cui parteciparono le donne elette come da resoconti originali dell'Assemblea Costituente disponibili sul sito della

• Camera dei Deputati all'indirizzo http://legislature.camera.it/.

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• Nadia Gallico Spano:

• «Ed è con speranza ed emozione che noi

varcammo la soglia di Montecitorio, ma anche con

un forte senso di responsabilità nei confronti delle

donne. Avevano votato per la prima volta e per la

prima volta delle donne le rappresentavano. Noi lo

sentivamo ed eravamo consce di dover esprimere

tutte le speranze delle donne anche aldilà […]

degli orientamenti dei singoli partiti»

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• Durante i lavori dell’Assemblea vennero affidati alle

parlamentari temi, ancora una volta, considerati femminili:

l’assistenza, la scuola, la cura: nella Commissione dei

Settantacinque o in seduta plenaria, esse parlarono di

assistenza in 145 occasioni, di famiglia in 146, di istruzione

in 147, di pace in 148, di donne lavoratrici in 149, di donne

nei pubblici uffici150. A questo stato di fatto vi furono due

sole eccezioni: il 1 febbraio 1947 Nilde Iotti parlò alla

Commissione dei Settantacinque di autonomie locali e il 3

maggio Angela Cingolani Guidi interviene in Assemblea in

materia di partecipazione dell’Italia ad organizzazioni

internazionali.

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• Nella Costituzione italiana possiamo rintracciare vari articoli che riguardano in modo specifico le donne e in particolar modo l’eguaglianza con l’uomo anche nel campo del lavoro. Prima di tutto vi è l’articolo 3 in cui si enuncia il principio di pari dignità sociale e dell’eguaglianza di fronte alla legge «senza distinzione di sesso»: fu proprio una donna, la socialista Lina Merlin a proporre l’introduzione di questo termine, temendo che l’uso di «cittadino» per comprendere entrambi i generi, maschile e femminile, non garantisse davvero l’eguaglianza e la parità

• molti di voi sono insigni giuristi e io no, però conosco la storia. Nel 1789 furono solennemente proclamati in Francia i diritti dell’uomo e del cittadino, e le costituzioni degli altri paesi si uniformarono a quella proclamazione che, in pratica, fu solamente platonica, perché cittadino è considerato solo l’uomo con i calzoni, e non le donne, anche se oggi la moda consente loro di portare i calzoni Insisto sul mio emendamento anche in vista degli sviluppi d’ordine legislativo che ne seguiranno.

• Citato in A. ROSSI DORIA, Diventare cittadine. Il voto alle donne in Italia, cit., p. 14. L. Merlin, La mia vita, cit., pp. 93-94

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Donne elette al Senato

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