GibaPress 10

Post on 12-Mar-2016

215 views 1 download

description

Il magazine dell'Associazione GIocatori Basket

Transcript of GibaPress 10

ALL STAR ITALY Bargnani e Gallinari nelle liste All Star Game

CASSÌRisponde ai giornalisti

PENNESTRÌnuovo presidente della Lega Basket Femminile

Su iniziativa del “Fondo di Fine RappoRto” naScerà alla fine di maggio 2011FutuRe Job pRogRamil primo percorSo formativoper l’inSerimentonel mondodel lavorodei giocatori di pallacaneStro

NumERo 10 · DICEmBRE 2010/GENNAIo 2011

inviare leadeSioni a:giba@giba.it

Corso di formazioneFuture Job Program

Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news del Fondo di Fine RAPPoRTo PRoFeSSioniSTi PALLACAneSTRo

Ennio DorisPresidente di Banca Mediolanum

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K

pag_pubb210x297_stampa.pdf 1 19/10/10 16.54

2

3

DDal 1985 è costituito il Fondo di Fine rapporto per i giocatori professionisti di pallacanestro. Nei primi anni e fino all’avvento del professionismo (1994) il Fondo è stato alimentato su base volontaria: versando una determinata quota uguale per tutti, gli atleti di se-rie a/1 e a/2 costringevano le ri-spettive società al versamento di un’altra quota fissa, e ciò in base ad una precisa convenzione tra gIba e Lega Serie a. Dal mo-mento in cui anche nel basket, dopo il calcio, è stato riconosciuto un set-tore professionistico, il Fondo è diventato obbligatorio: si tratta in pratica del tFr di soggetti cui è riconosciuto per legge lo status di lavoratori subordinati. Le società devono versarvi una somma che cor-risponde al 7,5% del salario lordo dell’atleta, fino ad un massimale cresciuto negli anni, e che oggi am-monta a circa 67.000 euro. Per la parte di salario che eventualmente eccede il superiore importo, non è previsto alcun versamento. Di tale somma, l’1,25% proviene da una trattenuta in busta paga e quindi è in pratica pagato dall’atleta, men-tre il 6,25% è pagato dal club in aggiunta al salario concordato. Il Fondo è gestito, per come previ-sto dalla legge (art. 4 legge 91/81), da rappresentanti delle asso-ciazioni rappresentative degli atleti e delle società. In base agli

accordi dell’epoca il consiglio di am-ministrazione del Fondo è composto da 4 componenti, di cui 3 di no-mina gIba e 1 di nomina Lega. Il controllo contabile e gestionale è esercitato da un comitato di sor-veglianza composto da 3 profes-sionisti che agiscono in completa autonomia, e che da quest’anno po-tranno avvalersi della collabora-zione di un revisore contabile. La supremazia numerica dei rap-presentati dei giocatori si giustifica con il fatto che, fermo restando che i parametri per stabilire l’ammontare dei versamenti sono frutto di un pat-to GIBA / Lega inserito nell’Accordo Collettivo e quindi modificabili solo previo accordo tra le parti, la gestio-ne del Fondo riguarda essenzialmen-te gli atleti. E tuttavia, da quando è stato costituito, tutte le decisioni ri-guardanti la gestione, il bilancio, le liquidazioni, ed in genere gli aspetti rilevanti della vita del Fondo, sono state assunte con il parere favorevole del rappresentante della Lega.I giocatori associati al Fondo maturano il diritto alla liqui-dazione nello stesso momento in cui lasciano il settore pro-fessionistico, indipendentemente dalla loro età, e ciò rappresenta un chiaro vantaggio al confronto con gli altri lavoratori ai quali il TFR spetta all’età della pensione. La maturazio-ne del diritto di credito ha però come risvolto l’inizio della decorrenza del

termine di prescrizione del di-ritto medesimo, che in base all’art. 2948 Codice Civile ed allo Statuto del Fondo è fissato in 5 anni. Dalla costituzione del Fondo sono cadu-ti in prescrizione crediti per circa 2 milioni, a fronte di versamenti com-plessivamente effettuati, pari a circa 20 milioni.La prescrizione di un diritto di credi-to rappresenta certamente una ano-malia del sistema, ed è allo studio una procedura standard più incisiva da attivare all’approssimarsi della scadenza del termine prescrizionale al fine di sollecitare gli aventi dirit-to, ovunque si trovino, a formulare la necessaria istanza di liquidazione. Ma il fenomeno ha inciso fino ad oggi per circa il 10% del mo-vimento economico comples-sivo, percentuale che può essere considerata fisiologica in un conte-sto nel quale molti atleti stranieri si fermano in Italia anche solo per po-chi mesi prima di tornare all’estero e non lasciare traccia.La sensibilizzazione degli atleti alla consapevolezza dei propri dirit-ti e doveri parte però da prima, da quando escono dal settore giovanile o, per gli stranieri, da quando arri-vano in Italia. E per riuscire meglio nell’intento informativo è necessaria la collaborazione di tutti, anche del-le società che oggi, dopo 25 anni di cogestione, contestano senza ragione l’operato del Fondo.

Il Fondo di Fine Rapportodei Giocatori Professionistidi Giuseppe Cassì

L`editoriale

Il Fondo di Fine Rapporto dei Giocatori Professionisti 3

Il basket che verrà 4

Bilancio 2010 del Fondo di Fine Rapporto 8

All Star Italy 9

Future job program 10

GIBA risponde Speciale procuratori 12

Giocare per crescere 14

Le regole dello svizzero 16

Più tutela per tutte 17

A Piccoli passi 18

Studio sulle condizioni di lavoro nella UE (2°) 20

Study on the working condition in the UE (2°) 21

Verso nuovi orizzonti 22

Sommario

iL baSketche verra,à

in primo piano

Il tema più discusso negli ultimi tem-pi è il reale impiego dei giocatori ita-liani nel massimo campionato nazio-nale di pallacanestro. Di seguito pub-blichiamo le domande di alcuni tra i più autorevoli giornalisti in materia e le risposte del presidente GIBA, Giu-seppe Cassì.

luca chiabottide “La Gazzetta dello Sport”

Chiabotti: “al di là delle percen-tuali in crescita di qualche mezzo punto percen-tuale non signi-ficative e comun-que vanificate dalla mancanza

di nuovi giocatori italiani che si stanno affermando in serie a, non credete che sarebbe positi-vo anche per gli stessi giocatori italiani ridiscutere il concetto di quote, che sta fallendo, cercan-do una strada che valuti la qua-lità più che la quantità dell’im-pegno dei nostri giocatori in serie a? Più chiaramente, avere meno minuti totali ma veri non ha più senso che pretendere 6 italiani per squadra di cui 2-3 non mettono mai piede in cam-po o a risultato acquisito o com-promesso?”

Cassì: “La percentuale di crescita dell’impiego di Italiani, che pure c’è e non di misura trascurabile, non è il dato secondo me più significativo.

Quello che conta è che c’è stata una indiscutibile inversione di tendenza rispetto al passato, favorita anche dalle nuove regole. Nessuno, penso, poteva aspettarsi che dal 23-24 % si passasse al 30 o 35% senza tappe intermedie di crescita. Per tornare ad una situazione accettabile ci vorranno anni, ma la cosa peg-giore che si può fare oggi è di cambiare nuovamente le rego-le, dando oltretutto un segnale di debolezza e di precarietà. Quanto all’impiego effettivo ed ai minuti di qualità, che sono certamente meglio delle quo-te, l’unico sistema che mi viene in mente è quello di prevedere che uno o due giocatori italia-ni siano per regola sempre in campo. Credo si tratti di misu-ra che in situazione di emergenza possa essere adottata, ed oltretutto il campionato femminile la propone già da qualche anno. Le difficoltà tecniche della norma hanno tutta-via indotto il legislatore federale a cercare altre strade, certamente meno incisive. Non credo che ci troviamo dinanzi al fallimento del concetto di quote. Sono viceversa certo che sia fallita, non prima di aver lasciato le attuali macerie tecniche ed economiche, la teo-ria della deregulation, tanto cara ai club”.Chiabotti: “e se quote devo-no essere, non credete che sarebbe uno scambio positi-vo per tutte le componenti, accettare che gli stranieri siano stranieri e basta, sen-za suddivisione tra europei e

Le risposte del presidente GIBA, Giuseppe Cassì, alle domande dei giornalisti sulle conseguenze delle nuove regole federali in tema di contingentamento dei giocatori stranieri e sulle prospettive della riforma dei campionati

IL BASKETCHE VERRÀ

4

extra, in cambio magari di un 50% italiano ma su un roster di 10 giocatori?”

Cassì: “Credo che una distinzione tra americani ed europei sia ancora molto utile, e che un campionato più euro-peo porti benefici sotto ogni punto di vista, come la Spagna insegna. Quanto al roster a 10, il fatto che già 8 squadre su 16 abbiano scelto questa soluzio-ne consentita dai regolamenti, e sulla quale insistiamo da tempo, dimostra che si tratta della strada giusta, che può anche arrecare vantaggi tecnici ed economici”.

Chiabotti: “Visto che una delle armi che le società utilizzano per opporsi a regole sull’utilizzo de-gli italiani è l’accusa che così co-stano troppo rispetto a giocatori di pari valore stranieri, non è venuto il momento di pretende-re e sostenere la pubblicazione degli stipendi dei giocatori pro-fessionisti in modo da verificare se questo è vero o solo una scusa dei club per giustificare il loro disimpegno nella produzione dei nostri giocatori?”

Cassì: “Il ritornello degli italiani che costano troppo rispetto agli stranieri di pari valore è diventato ormai uno slogan consunto: potrei fare nume-rosi esempi del contrario. Insisto sul fatto che in Italia esiste una regola che permette ai club di trattenere con contratti vicini al minimo salariale atleti fino a 22 - 23 anni, a condizione che provengano dal vivaio. Non dico i top club, che hanno particolari esi-genze anche in campo europeo, ma se nemmeno le società di medio valore riescono a sfruttare questa possibi-lità, credo ci sia un problema nella qualità dirigenziale. La qualità dei giocatori italiani non può crescere a prescindere dalla qualità dei dirigen-ti, e non mi pare che in Italia si fac-cia molto in questa direzione. L’idea di rendere pubblici i compensi degli atleti professionisti non è sbagliata in linea di principio. Considerate però le italiche abitudini, il lassismo norma-tivo, ed il senso di impunità che ac-compagna la violazione delle norme fiscali, temo che questo favorirebbe il proliferare di accordi poco chiari e non garantiti, tendenti a nascondere il reale valore dei contratti”.Chiabotti: “Quando scadrà l’at-tuale convenzione e ci si troverà

col solito 25% di minuti italiano totali in serie a, cosa pensate di fare o di chiedere alla Fip? Siete soddisfatti e volete andare avanti così?”

Cassì: “Come ho detto, non siamo pronti per eliminare il concetto di “quote”. Ricordo con orrore quello che successe all’indomani della sentenza Sheppard, che sancì la fine di ogni re-gola di contingentamento dei giocatori stranieri. Credo che quello sia il perio-do più buio della nostra pallacanestro nel quale, non per caso, possono rinve-nirsi le origini della crisi attuale. Credo però che la Federazione abbia le risor-se per mandare un segnale forte, non solo al basket professionistico: il club che adotti strategie funzionali anche agli interessi generali del movimento, abbia un chiaro vantaggio economico. Esiste già un montepremi da riparti-re tra le squadre che danno maggiore spazio agli Italiani. Insisterei per affi-nare il meccanismo già previsto, per renderlo più sofisticato e più ricco”.

angelo costa de “Il Resto del Carlino”

Costa: “D’accordo la legge bosman, la globalizzazio-ne e, volendo, pure l’inflazione. ma ormai siamo al punto di non ritorno: il ba-sket deve fare in

fretta per tornare ad essere un prodotto appetibile, cercato dal pubblico. La ricetta, anche in questo caso, è quella della non-na, cioè antica: che nello sport di oggi servano facce italiane non lo dicono i nostalgici, ma il mer-cato. La gente si innamora del prodotto locale: Valentino rossi, Federica Pellegrini, Francesca Schiavone e giuliano razzoli, per citare alcuni che fanno noti-zia più dei loro stessi sport, non sono nati in oregon né hanno un passaporto bulgaro o romeno. La strada esiste anche nel basket italiano: sarà anche vero che gli italiani quest’anno giocano di più approfittando degli infortu-ni degli stranieri, come sostiene la Lega, ma che sappiano stare in campo e vincano le partite è un fatto sotto gli occhi di tutti. mezzo campionato scarso basta

e avanza per porsi un interro-gativo forse decisivo: anziché scatenare la fantasia in formule algebriche (quattropiùdue, tre-piùtre, seipigrecoallaseconda) e arrampicarsi sulle statistiche dei minutaggi, la migliore delle regole non sarebbe non farne al-cuna?

Cassì: “Se qualcuno in Lega sostiene veramente che il maggiore impiego degli italiani rispetto al passato derivi dagli infortuni degli stranieri, penso sia a corto di argomentazioni serie. Potrei ribattere che due giocatori ita-liani da 30 minuti a partita (Gigli e Datome) hanno perso per infortunio tutta la prima parte della stagione. Ma a che serve ragionare in questi termi-ni? Io credo che le nuove regole siano state utili a provocare una inversione di tendenza sull’impiego degli italia-ni, che è testimoniata dai numeri: più spazio agli italiani, più europei e meno americani. Sul discorso delle quote ho già detto; mi limito a due ulteriori considerazioni: 1) tutti i paesi europei con importante tradizione di basket le prevedono; 2) all’indomani della can-cellazione delle quote assisteremmo nuovamente a partite tra americani, come accadeva sino a pochi anni fa”.

Costa: “Seconda questione: il campionato di formazione, in arrivo dalla prossima stagione. Siamo davvero sicuri che sia uno strumento utile a far crescere i giocatori, che storicamente sono stati svezzati dal confronto ai massimi livelli, oppure il rischio è di creare una riserva con una grande quantità di giocatori ma la stessa qualità dei tornei giova-nili?”

Cassì: “Non c’è dubbio che per com-pletare la loro formazione tecnica, i giovani devono poter giocare, ma la so-luzione adottata di ridurre le squadre del primo e del secondo campionato dilettante e di imporre la presenza di giovani, è secondo me sbagliata. Non è stato dato il giusto peso al fatto che con questa riforma il basket sparirà da molte piazze. Non è detto che per rag-giungere il risultato di formare nuovi talenti si debba stravolgere il sottobo-sco pulsante del basket minore, da cui

in primo piano

nella pagina accanto, sopra, il Presidente GiBa, Giuseppe Cassì. sotto, a sinistra, angelo Gigli, a destra, Gigi datome

5

magari non verrà fuori alcun atleta di livello europeo, ma che rappresenta comunque il polmone del movi-mento. Trovo incomprensi-bile che la Federazione, che pure dispone di risorse economiche importanti, non agi-sca piuttosto sulla leva economica. Il basket periferico muore di stenti ed il bilancio centrale si chiude con un atti-vo milionario... qual è il senso? Per far sì che i giovani trovino spazio, ba-sterebbe prevedere, ad esem-pio, che ogni club che conceda almeno 30 minuti a partita ad un ra-gazzo di 18-19 anni senza retrocedere, abbia un premio in denaro. Il dirigen-te avveduto che dovesse beneficiare di questa somma rafforzerebbe il settore giovanile, attivando un meccanismo virtuoso di crescita”.

Costa: “Per non mettere troppa carne al fuoco: quanto sono di-sposti a sacrificare in termini economici i giocatori italiani, meno competitivi rispetto ai co-munitari quando si parla di sti-pendi?”

Cassì: “Se la domanda è se sia giusto che un giocatore italiano di pari valo-re di uno straniero guadagni di più, la risposta non può che essere negativa. Ma la storia degli italiani che costano più del loro valore non regge più. Le regole favoriscono l’impiego di ita-liani, ma con 7 stranieri schierabili si può anche fare senza. Ci sono club che giocano quasi esclusivamente con stranieri e che spendono più di altri nei quali gli italiani sono invece pro-tagonisti. È inoltre una notizia molto incoraggiante che il club che da anni domina il campionato abbia scelto di puntare su un mix tra italiani, ameri-cani ed europei, senza perdere qualità, e senza variazioni di budget”.

Piero Guerrini di “Tuttosport”

Guerrini: “L’av-vio della nuova convenzione ha portato qualche

vantaggio ai giocatori italia-ni, in termini di impiego per

quelli pronti (penso a Hackett, gentile, persino D’ercole). ora bisogna ampliare il numero di italiani in grado di gioca-re al massimo livello. Come?”

Cassì: “Un giocatore giovane (tra 18 e 20 anni) potenzialmente vali-do può diventare un buon giocatore solo se rimane a lungo in campo, se si ha pazienza e si accettano i suoi er-rori. Avere in campo tanti ragazzi in erba abbasserebbe il livello? Forse sì e forse no. Di sicuro ci sarebbe una riduzione di costi. La crisi economi-ca attuale potrebbe favorire questo scatto in avanti, ma anche i dirigen-ti e gli allenatori devono fare la loro parte, e avere più coraggio. Non ci si può limitare a dire sempre e solo che “non ci sono giocatori italiani di qua-lità”. Galli Della Loggia dice che noi Italiani siamo affetti da un “invinci-bile provincialismo culturale, il qua-le tende troppe volte a farci apparire bello ciò che non è italiano”. Mi pare che questo atteggiamento si manifesti anche nello sport”. Guerrini: “Da anni si parla di campionato propedeutico per i giovani, ora pare venuto il mo-mento, ineludibile. Cosa ne pen-sate?”Cassì: “L’Italia non è l’America, dove si impara a giocare nelle scuole. Pen-sare di creare un campionato in stile NCAA in mezzo tra i campionati di-lettanti e quelli professionistici mi sembra una utopia. Allora, coerente-

mente, bisognerebbe abolire le pro-mozioni e le retrocessioni, cosa che la nostra cultura sportiva non consente. Più semplice, a mio avviso, agire sugli incentivi economici: la FIP ha le ri-sorse per premiare economicamente i club che rischiano facendo giocare i giovani, e che in questo modo arreca-no un vantaggio al movimento”.Guerrini: “Ipotesi alternativa: una Legadue tutta italiana, ora che la promozione in a è ri-dotta di fatto a una? magari anche assegnando lo scudetto del campionato degli italiani?”

Cassì: “La Legadue ha un senso solo se evita di essere una copia sbiadita della Serie A. Tre stranieri sono in effetti troppi. Una Legadue con solo italiani o con al massimo uno stranie-ro non avrebbe meno seguito o meno appeal rispetto a quella attuale. La percentuale di impiego degli Italiani in Legadue non arriva al 50%: troppo poco”.Guerrini: “alternativa all’alterna-tiva: un’under 23, ma dove? In quale categoria?Cassì: “Ci ostiniamo a considerare giovane un atleta di 23 o addirittu-ra 24 anni. Il buco nella formazione avviene in realtà tra i 18 ed i 19 anni, quando succedono 2 fatti in qualche modo traumatici nella vita di un ra-gazzo, che lo allontanano dallo sport: la fine dei campionati giovanili e l’iscrizione all’università. Io non sce-glierei una categoria, ma darei un in-

in primo piano

6

centivo ai club di qualsiasi campiona-to (per cifre ovviamente diverse) che facciano giocare atleti di quell’età. Nei campionati minori l’incentivo può essere costituito anche dall’abbatti-mento di qualsiasi tassa federale”.Guerrini: “Contratto collettivo, il punto in Italia...”

Cassì: “L’ultima versione risale al 2003. Abbiamo dato da tempo

alle Leghe professionistiche la nostra disponibilità a ridi-scuterlo, dato che in effetti in questi anni molte cose

sono cambiate. Attendia-mo risposta”.

claudio limardidi “Superbasket” e de “Il Corriere dello Sport – Stadio”

Limardi: “Hai la sensazione che le nuove regole ab-

biano portato come effetto più rilevante il proliferare di passa-porti europei per giocatori ame-ricani così vanificando il princi-pio base dell’operazione ovvero mettere gli italiani in competi-zione per i minuti con giocatori europei?”Cassì: “Il triste fenomeno del prolife-rare dei passaporti europei ottenuti da atleti americani è iniziato ben pri-ma della introduzione delle nuove re-gole. I numeri dicono comunque che i giocatori americani incidono meno che in passato, anche considerati quelli che hanno cambiato passapor-to, e che i giocatori italiani sono più coinvolti in tutte le squadre. Uno dei dati più significativi è che rispetto al passato non ci sono club completa-mente sprovvisti di Italiani. In nessun club si scende sotto al 10% di impiego effettivo. Gli esperti sostengono che si gioca meglio, e questo secondo me deriva proprio dal fatto che il campio-

nato è diventato più europeo”.Limardi: “trovi che il princi-pio della formazione sia an-cora valido e abbia avuto dei benefici?”Cassì: “Secondo i suoi detratto-

ri, il principio della formazio-ne sarebbe stato spazzato via dalle sentenze dei Tribunali, che invece lo hanno ripe-tutamente considerato le-galmente sostenibile; e non avrebbe avuto conseguenze

sull’impiego dei giocatori italiani, che invece oggi giocano più che in pas-sato. Chi critica la regola dovrebbe almeno rico-

noscere che la stessa ha debellato il fenomeno insulso della corsa al passaporto italiano attraverso percorsi e procedure non sem-pre leciti e spesso moralmente ripro-vevoli (si pensi ai cosiddetti matri-

moni di interesse). Se regola protezioni-

stica deve esserci, ed è evidente che in questo particolare periodo storico non se ne può fare a meno, (come non ne fanno a meno in Spagna, in Grecia, in Francia ed ovunque si giochi a ba-sket ad alto livello), è naturale che di essa deve poter beneficiare solo chi è riferibile alla nostra scuola di basket, chi ha acquisito abitudini e stili di vita che ci sono propri, chi ha frequentato le nostre scuole e parla la nostra lin-gua. La tutela non spetta all’italiano in quanto cittadino, ma al giocatore titolare di un particolare percorso formativo sviluppato all’interno del nostro sistema sportivo. L’obiettivo federale è incentivare i vivai e pro-muovere la formazione, non incorag-giare la ricerca di un passaporto”. Limardi: “La Lega sbandiera l’inefficacia delle nuove norme. Cosa accadrebbe se chiedesse di ridiscuterle?”Cassì: “La Lega ha storicamente con-trastato qualsiasi tentativo della FIP di stabilire regole di contingentamen-to dei giocatori stranieri, sempre so-stenendone l’inefficacia. Ricordo che anche dopo la sentenza Sheppard cercò sempre ed in ogni modo di con-trastare il graduale reinserimento di limitazioni per i giocatori americani. La Lega sembra avere come model-lo di riferimento in tema di tessera-menti la deregulation. Mi limito ad un paio di considerazioni: 1) se fosse passata negli anni la linea della Lega, saremmo ancora alle regole dei cam-pionati dei primi anni 2000, quelli giocati da americani contro ameri-cani. 2) l’avvento della deregulation è coinciso con la perdita di competi-tività di nostri club a livello europeo; con la perdita di pubblico e spazio sulla stampa; con l’accentuarsi della crisi economica (rispetto alla quale la deregulation avrebbe dovuto rappre-sentare un rimedio); con la perdita di appeal dell’intero movimento. La convenzione FIP / Lega è frutto di un compromesso tra le componen-ti in gioco ed ha scadenza nel 2012. Modificarla prima sarebbe un grave errore”.

in primo piano

a sinistra, daniel Hackett. nella pagina accanto, alessandro Gentile

7

STATO PATRIMONIALE

ATTIVO 30/06/2010 30/06/2009

A) Crediti verso associati per versamenti quote 0 0

B) Immobilizzazioni

I Immobilizzazioni immateriali

2) Concessioni, licenze marchi e simili 23.248 18.508

- Fondo Ammortamento (16.622) (14.661)

Totale immobilizzazioni immateriali 6.626 3.847

II Immobilizzazioni materiali

1) Terreni e fabbricati 639.223 639.223

2) Altri beni 98.241 93.537

- Fondi Ammortamento (85.135) (81.256)

Totale immobilizzazioni materiali 652.329 651.504

III Immobilizzazioni finanziarie

3) Altri titoli 9.316.501 7.626.035

- Fondo svalutazione titoli (95.298) (620.675)

Totale immobilizzazioni finanziarie 9.221.203 7.005.360

Totale immobilizzazioni 9.880.158 7.660.711

*****AL 30 GIUGNO 2010

BILANCIO DELL'ESERCIZIO CHIUSO

FONDO DI FINE RAPPORTOPROFESSIONISTI PALLACANESTROSede legale in Bologna, Via Mezzofanti n. 79

Cod. Fisc. e Part. I.V.A. n. 92009560373

*****

Fondo di Fine Rapporto Professionisti Pallacanestro - Bilancio dell'esercizio chiuso al 30.06.2010 Pag. 1

ATTIVO 30/06/2010 30/06/2009

C) Attivo circolante

I Rimanenze 0 0

II Crediti

- Esigibili entro l’esercizio successivo 184.325 81.372

- Esigibili oltre l’esercizio successivo 179 253

- Fondo svalutazione crediti 0 0

Totale crediti 184.504 81.625

III Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni: 0 0

IV Disponibilità liquide

1) Depositi bancari 1.046.656 2.673.363

3) Denaro e valori in cassa 355 691

Totale disponibilità liquide 1.047.011 2.674.054

Totale attivo circolante 1.231.515 2.755.679

D) Ratei e risconti attivi 23.132 33.756

TOTALE ATTIVO 11.134.805 10.450.146

Fondo di Fine Rapporto Professionisti Pallacanestro - Bilancio dell'esercizio chiuso al 30.06.2010 Pag. 2

PASSIVO 30/06/2010 30/06/2009

A) Patrimonio netto

I Patrimonio libero

1) Risultato gestionale esercizio in corso 966.337 56.273

2) Risultato gestionale da esercizi precedenti (48.978) (105.251)

3) Riserve statutarie 0 0

4) Contributi in conto capitale liberamente utilizzabili 0 0

II Fondo di dotazione 0 0

III Patrimonio vincolato

1) Fondi vincolati destinati da terzi 0 0

2) Fondi vincolati per decisioni degli organi istituzionali 1.024.491 1.024.779

3) Contributi in conto capitale vincolati da terzi 0 0

4) Contributi in conto capitale vincolati dagli organi istituzionali 0 0

5) Riserva ordinaria vincolata 409.710 409.710

Totale Patrimonio netto 2.351.560 1.385.511

B) Fondi per rischi ed oneri 0 0

C) Trattamento di Fine Rapporto di lavoro subordinato 35.697 32.118

D) Debiti

Esigibili entro l'esercizio successivo 8.714.226 9.000.885

Esigibili oltre l’esercizio successivo 5.599 5.599

Totale debiti 8.719.825 9.006.484

E) Ratei e risconti passivi 27.723 26.033

TOTALE PASSIVO e NETTO 11.134.805 10.450.146

Fondo di Fine Rapporto Professionisti Pallacanestro - Bilancio dell'esercizio chiuso al 30.06.2010 Pag. 3

RENDICONTO GESTIONALE 30/06/2010 30/06/2009

A) Proventi

1. Proventi da attività tipica 416.719 461.072

2. Proventi da raccolta fondi 0 0

3. Proventi da attività accessorie 0 0

3.1 Altri proventi 12 0

Totale 416.731 461.072

B) Oneri

6. Acquisti 4.871 3.552

7. Servizi 111.052 107.941

8. Godimento beni di terzi 0 0

9. per il personale:

a) salari e stipendi 77.306 79.494

b) oneri sociali 20.905 19.287

c) trattamento di fine rapporto 6.121 5.910

d) altri costi per il personale 1.766 220

10. ammortamenti e svalutazioni:

a) amm.to delle immobilizzazioni immateriali; 1.961 1.013

b) amm.to delle immobilizzazioni. materiali; 3.879 3.581

c) altre svalutazioni delle immobilizzazioni; 0 0

d) svalutazione dei crediti compresi nell’attivo circolante e

delle disponibilità liquide; 0 0

11. variazione delle rimanenze di materie prime, sussidiarie,

di consumo e di merci; 0 0

12. accantonamenti per rischi; 0 0

13. altri accantonamenti; 0 0

14. oneri diversi di gestione: 39.674 55.149

Totale oneri 267.535 276.147

Differenza tra proventi e oneri della gestione tipica e accessoria (A-B) 149.196 184.925

Fondo di Fine Rapporto Professionisti Pallacanestro - Bilancio dell'esercizio chiuso al 30.06.2010 Pag. 4

RENDICONTO GESTIONALE 30/06/2010 30/06/2009

C) Proventi e oneri finanziari:

15 Proventi da partecipazioni, con separata indicazione di

quelli relativi ad imprese controllate e collegate; 0 0

16 Altri proventi finanziari:

a) da crediti iscritti nelle immobilizzazioni 0 0

b) da titoli iscritti nelle immobilizzazioni 0 0

c) da titoli iscritti nell’attivo circolante che non costituiscono

partecipazioni; 0 0

d) proventi diversi dai precedenti, con separata indicazione di

quelli da imprese controllate e collegate e da controllanti; 6.070 51.374

17 Interessi ed altri oneri finanziari, con separata indicazione di

quelli verso imprese controllate e collegate e verso controllate (45) (39)

Totale Proventi e oneri finanziari 6.025 51.335

D) Rettifiche di valore di attività finanziarie

18 Rivalutazioni 338.524 176.655

19 Svalutazioni (46.656) (343.654)

Totale delle rettifiche di valore delle attività finanziarie 291.868 (166.999)

E) Proventi e oneri straordinari

20 Proventi 526.380 558

21 Oneri (1.087) (8.907)

Totale delle partite straordinarie 525.293 (8.349)

Risultato prima delle imposte (A-B+C+D+E) 972.382 60.912

22 Imposte sul reddito dell’esercizio:

a) Imposte correnti 6.045 4.639

b) Imposte differite 0 0

Totale imposte dell'esercizio 6.045 4.639

Risultato gestionale dell’esercizio 966.337 56.273

Fondo di Fine Rapporto Professionisti Pallacanestro - Bilancio dell'esercizio chiuso al 30.06.2010 Pag. 5

FoNDo DI FINe raPPorto ProFeSSIoNIStI PaLLaCaNeStro Sede legale in Bologna, Via Mezzofanti n. 79 - Cod. Fisc. e Part. I.V.A. n. 92009560373BILANCIO DELL’ESERCIZIO CHIUSO AL 30 GIUGNO 2010

8

nba

ALL ITALY

di Damiano Montanari

Bargnani e Gallinari sono stati inseritinella lista dei potenziali protagonistidel prossimo All Star Game

Due italiani alla tavola dei più grandi nel campionato migliore del mondo. Mai nella storia della NBA due gio-catori nostrani erano arrivati tanto in alto, ma il mago ed il gallo, al secolo andrea bargnani e Danilo galli-nari, ce l’hanno fatta. Per entrambi il riconoscimento di una crescita ai massimi livelli, per l’Italia la soddisfa-zione – solo quella per ora – di avere partorito due campioni in grado di fare la differenza nell’Olimpo della pallacanestro.

il canto del GalloLe preferenze del pubblico america-no non lasciano indifferenti i diret-ti interessati, a partire da Danilo gallinari che afferma: “Per me è un onore essere stato inserito nella lista e poter essere a Los angeles sareb-be un’emozione particolare, ma-gari insieme ad andrea bargnani che è un giocatore molto forte e che si merita l’all Star game”. Nono-stante il prestigioso riconoscimento il Gallo non si siede sugli allori. “La mia avventura negli Stati Uniti finora

è stata molto po-sitiva. Spero di continuare così, ma so che devo essere ancora più costante di quanto lo sono ades-so”. Poi un p e n s i e r o sul basket i tal iano . “E’ diverso rispetto a dieci anni fa, co-munque mi au-

guro che possano continuare a nascere nuovi talenti e che a loro venga data la possibilità di gioca-re. Ora voglio stare qui in NBA il più possibile, ma mi piacerebbe conclu-dere la mia carriera a milano. La Nazionale? Non mi sento un leader, piuttosto un giocatore importante e ho tanta voglia di giocare l’euro-peo con i miei compagni di squa-dra”. Non dimenticando i ragazzi che scalpitano per costruirsi un futuro nel basket. “Giocate – incita Danilo – e divertitevi col pallone e con i vostri compagni di squadra”.

ai piedi del magoDiverso il consiglio di andrea bar-gnani, eletto tra i migliori centri della NBA: “L’importante è al-lenarsi tanto, soprattutto sul-le cose che si riescono a fare peggio”. Un concetto che è alla base del successo del Mago. “Per raggiungere l’apice ci vuole ancora un po’ – racconta Andrea – anche se non sono rimaste tante tappe. Continuo a lavorare e ad im-parare, cercando di aggiungere qualcosa ogni anno. E’ per questo che i miei numeri migliorano di anno in anno. Adesso vorrei magari vincere qualche partita in più, visto che il no-stro bilancio non è dei migliori”. No-nostante il cammino di Toronto, An-drea è comunque ad un passo dall’All Star Game. “E’ una bella sensazione, meritata sul campo. giocare l’all Star game sarebbe un sogno, ma ora penso solo a migliorare, sen-za farmi distrarre dalle voci”. E dalla possibilità di ritrovarsi accanto Gal-linari. “Danilo è un ottimo gioca-tore e con New York sta disputando una grande stagione. Essendo un gran tiratore, è nella squadra ideale. Sono contento per lui”. Alle porte del so-

gno Andrea non dimentica l’Italia e sogna il futuro: “In Nazionale c’è un gruppo fan-tastico, in cui non vedo l’ora di tornare. So che possiamo fare bene. tor-nare a gioca-re in Italia? Un giorno, se accadrà, vor-rei giocare a roma, nella squadra del-la mia città”.

9

FuTuRE JoB PRogRAm

di Damiano Montanari

Su iniziativa del “Fondo di Fine Rapporto” sta per nascereil primo percorso formativo per l‘inserimento nel mondo del lavoro dei giocatori di pallacanestro

E’ una novità assoluta, un input pio-nieristico destinato a cambiare i momenti difficili che spesso molti giocatori attraversano quando si tro-vano a dover appendere le scarpette al chiodo. Da un’idea del Fondo di Fine Rapporto e della GIBA, realizzata con la professionalità e l’esperienza di Stageup – Sport & Leisure busi-ness, nascerà alla fine di maggio 2011 “Future Job Program”, il primo percorso formativo per l’inserimento nel mondo del lavoro dei giocatori di pallacanestro.

senza precedentiA spiegare l’importanza dell’iniziativa è giovanni Palazzi, presidente di

Stageup e docente di business planning, strategia e marke-ting alla LuISS, alla Scuola dello Sport del CoNI, al Politecnico di milano ed alle università di bologna e Parma. “StageUp – af-ferma Palazzi – si occupa di ricerca, consulenza e formazione nel busi-ness per lo sport e del leisure time. Conosciamo approfonditamente il basket, in cui operiamo, tra l’altro, come advisor per le due Leghe pro-fessionistiche. La nostra azienda, ol-tre a realizzare insieme all’Università di Parma il master moSS (il primo rivolto specificamente alla formazio-ne di professionalità manageriali per la pianificazione e la gestione degli impianti sportivi di nuova genera-

zione) è leader nella formazio-ne a distanza utilizzata da cen-tinaia di manager appartenenti alle maggiori società e federazioni spor-tive. Siamo molto lieti che il Fondo di Fine Rapporto si sia rivolto a noi per questo pro-getto anche per il suo carattere innovativo: non ha precedenti, in Italia, un percorso specifico rivolto alla preparazione degli atleti al post-agonismo”.

nuovo mondoSu quali basi intende operare StageUp considerando l’idea del mondo del la-voro che un giocatore professionista ha al termine della carriera? “Gli atleti professionisti – spiega Palazzi – co-noscono dall’interno le logiche dello sport di vertice, il cosiddetto sport/intrattenimento. Questo settore ha un grande impatto economico, ma produce solo il 5-6% dell’oc-cupazione complessiva in questo comparto. Il sistema sportivo ita-liano, nella sua interezza, è molto più vasto e, oltre allo sport intrat-tenimento, comprende la pratica sportiva di base e non agonisti-ca, il wellness, le sponsorizzazio-ni, gli impianti sportivi, il mondo dei media legato alla sport e altro ancora. Nel suo insieme si tratta di un comparto che genera un Prodot-to Interno Lordo di 30 miliardi di euro all’anno, collocandosi tra i primi 10 mercati italiani. Un atleta ha avuto l’opportunità di avere a che fare solo con una parte di que-sto mercato e pertanto, solitamente e comprensibilmente, vede il suo futuro lavorativo rivolto solo verso la punta “della ipotetica piramide sportiva”, quasi sempre all’interno dei club o a supporto del gioco in senso stretto: al-lenatore, direttore sportivo, team ma-nager, procuratore. Certo un’opportu-nità, ma un’opportunità per pochi. Un percorso formativo deve quindi creare maggiori occasioni di collocamento ma, ancor prima, fornire gli strumenti per comprendere il mondo del lavo-ro oltre il campo da gioco. Oggi, ad

post attivita,

10

esempio, esistono moltissime altre figure professionali legate al mondo dello sport che esulano dal gioco in senso stretto: dagli operatori della comunicazione sportiva ai gestori, a quelli della valorizzazione dell’imma-gine degli atleti; dai responsabili di impianti sportivi, di centri wellness e parchi a temi agli specialisti di li-censing, merchandising e di esercizi commerciali a tema sportivo. Il tutto, ovviamente, senza considerare le grandi possi-bilità dell’imprenditoria. Ba-sta pensare alle considerevoli opportunità di riuscita che ha un atleta nel caso in cui avvii un esercizio commerciale nella città in cui è stato uno dei protagonisti. Allargando l’orizzonte, l’atleta deve com-prendere cosa significa la-vorare al di fuori del campo, come è strutturata una realtà aziendale e quali obiettivi si ponga, le criticità da risolve-re per avviare un’impresa an-che micro, come è costituito il mondo dello sport a 360° e quali fronti possa aprire. Il tutto con la consapevolez-za che il proprio “bagaglio” di esperienze può essere co-munque sempre utile per avere soddisfazioni anche in una attività lavorativa tradi-zionale”.

Valutazione e formazioneUn concetto utile da ricordare nel mo-mento in cui l’attività in campo diven-ta un ricordo. “Bisogna rendersi conto che il passaggio ad una attività lavo-rativa tradizionale – conferma infatti Palazzi - è per l’atleta un momento de-licato. In alcuni casi comporta rinun-ciare ad alcuni privilegi e avviarsi ad una vita, oltre che ad una professione, che, nella stragrande maggioranza dei casi, è completamente diversa da quella precedente. Quello che la per-sona deve fare è reinventarsi. Questo, in assenza di strumenti preparatori adeguati, può essere complesso sia da un punto di vista razionale, sia da un punto di vista emozionale. Il per-corso che abbiamo progettato preve-de quindi che il processo formativo sia affiancato da colloqui con esperti di obiettivo Lavoro (la maggiore agenzia di lavoro a capitale italiano)

che favoriscano una autovalutazio-ne dei partecipanti in termini di talento, capacità ed interessi e per-mettano loro di costruire una visio-ne del proprio futuro lavorativo sia in termini di ruolo, sia in termini di competenze necessarie. Allo studio per acquisire competenze professio-nali (organizzazione, strategia, mar-keting, vendite, gestione di impianti

sportivi) si affianca un servizio per capire le proprie qualità, immaginare la propria vita dopo il campo e creare il necessario motivazionale. In poche parole, un affiancamento per com-prendere che la vita non termina con la fine dell’attività agonistica ma, al contrario, per certi versi è possibile un nuovo e coinvolgente inizio”.

open UniversityUn messaggio chiaro ai tanti giocatori che ancora sono in attività e che, si au-gura Palazzi, “potranno capire i propri talenti per tempo, rendendo meno complesso il passaggio dal campo al mondo del lavoro”. Il percorso forma-tivo si terrà a Bologna dalla fine di maggio alla fine di giugno e, per quanto riguarda la formazione, dopo i primi tre giorni in aula destinati ad un primo inserimento e alla sco-perta delle basi del management, sarà

realizzato con il metodo della forma-zione a distanza. “Si tratterà – racconta Palazzi - di un processo che permetterà ad ogni partecipante di apprendere da casa propria o ovunque si troverà, senza vincoli di orario, attraverso un per-corso strutturato e guidato da

Stageup, con una forte personalizzazione della mo-dalità di comprensione del-le materie senza trascurare l’interazione e il confronto con gli altri studenti grazie ai moderni strumenti elet-tronici, dalla mail al forum passando, laddove occorre-rà, dal telefono. Il metodo trae le sue basi dall’open university inglese, creata per i figli del corpo diplo-matico lontani dalla madre patria per avere un’adegua-ta preparazione ed accedere successivamente ad atenei prestigiosi come quello di Oxford, ed è incentrato su un mix di 4 strumenti:- un manuale di riferimento prodotto ad hoc e realizzato con le più evolute tecniche di formazione che guida il per-corso didattico, l’apprendi-mento dei contenuti, lo svol-gimento delle esercitazioni con utilizzo abbondante di

casi e materiali aziendali;- una piattaforma informatica che co-stituisce una vera e propria aula vir-tuale che facilita il contatto e lo scam-bio di esperienze tra partecipanti e tra questi e tutor; - un tutor didattico che presidia l’ap-prendimento sia in aula che on-line;- incontri in aula tra tutor e parteci-panti da realizzare all’inizio e alla fine di ogni modulo didattico (marketing, vendite, gestione degli impianti spor-tivi) con l’obiettivo di chiarire ogni dubbio e permettere ad ogni parteci-pante di capire il livello di preparazio-ne raggiunto”.

post attivita,

nella pagina accanto, Giovanni Palazzi, presidente di stageUp. sopra, riccardo Pittis ai tempi della Benetton e oggi

11

?Quali sono le novità in-trodotte dal nuovo regolamento dei

procuratori?La novità principale, che ri-

guarda centinaia di atleti e di società, rap-presenta una

svolta stori-ca ed un taglio netto

con il passato: dalla sta-gione 2011/2012 sarà

disciplinata dalla fip anche l’attività dei procuratori nel settore

non professionistico. La Federa-zione negli anni passati ha sempre

preferito ignorare che tra club ed atleti dilettanti

ci fossero accordi anche di natu-ra economica,

ed in particolare ha evitato di disci-

plinare il fenomeno dirompente della delega a terze persone della gestione dei loro rapporti. Si è oggi operata una scelta diversa, certamente più lungimi-rante ed opportuna. Il fenomeno esiste, è in crescita, e riguarda ormai la quasi

totalità dei giocatori di A, B e C Dilettan-ti e di A/1 e A/2 femminile (ma anche tanti altri

delle serie minori). Tanto vale allora disciplinarlo, porre delle regole e stabilire delle sanzioni in caso

di violazione. Anche i procuratori che operano nel settore dilettantistico dovranno avere

una licenza federale ed iscriversi ad un albo (o registro), e per ottene-

re ciò dovranno superare un esame. Tutto questo dovrebbe

contribuire a garantire più cor-rettezza e più efficienza, nell’in-teresse di tutto il movimento, ed anche nell’interesse di coloro che svolgono la attività di procu-ratore con serietà e competenza.

A coloro che sono stati in grado di dimostrare di avere svolto la attività

di procuratore tra i dilettanti ne-gli anni passati, è stata data

la opportunità di ottenere la licenza e l’iscrizione all’albo

solo a seguito della partecipazione ad un seminario di aggiornamento, nel corso del quale esperti di leggi federali e rappresentanti delle varie componen-ti hanno fatto il punto della situazione e fornito nozioni utili. Per il futuro, chiunque intenda acquisire la licenza dovrà sostene-re un esame, previa partecipazione ad un seminario obbligatorio di aggiornamen-to. Si pensa in futuro di estendere l’ob-bligo di partecipazione a seminari di aggiornamento periodici anche a coloro che sono già dotati di licenza, quale condizione di mantenimento della iscrizione nell’apposito regi-stro dei procuratori. La FIP e tutte le sue componenti han-

gIBA RISPondELa nostra rubrica di questo numero è dedicata alle domande più frequenti dei giocatori al nuovo regolamento dei Procuratori, approvato dal Consiglio Federale della FIP lo scorso 20 novembre

infoGiba

QuALI SonoLE noVITÀ

InTRodoTTEdAL nuoVo

REgoLAmEnTodEI PRoCuRAToRI?

Speciale procuratori

12

??

no infatti il chiaro interesse a che lo standard di conoscen-za e competenza della intera categoria dei procuratori si mantenga elevato.Nel nuovo regolamento dei procuratori viene tra l’altro ri-badito il divieto di stipula di accordi di procura con atleti minorenni, viene indicato in 2 anni il pe-riodo massimo di durata del rapporto (rinno-

vabili), e vengono regolamen-tate le modalità per operare la

disdetta. Il procuratore ha inoltre l’obbligo di comu-nicare alla commissio-ne procuratori i nuovi contratti di procura e fornire periodicamen-te la lista dei propri

clienti, che la fip provvederà a rendere pubblica. Per i gioca-

tori ed i club che si avvarranno della assistenza di sog-getti non iscritti nell’albo (o registro, come viene definito

nel regolamento), sono previste sanzioni.

Le eventuali controversie tra

atleti e società e procura-tori, o tra procuratori tra loro, saranno definite da col-legio arbitrale che opererà secondo le stesse regole previste dal Regolamento di Giustizia della FIP per la definizione delle contro-versie tra atleti e club.Altra importante novità è rappresenta-ta dal fatto che è stato per la prima volta previsto il riconosci-mento reciproco con i procu-ratori dotati di licenza inter-nazionale fiBa. Vuol dire che un procuratore straniero che ha la licenza FIBA può liberamente operare in Italia e che i procuratori con licenza FIP pos-sono operare ovunque nel mondo sia ri-chiesta la licenza FIBA (a parte l’NBA dove sono previste regole particolari). La defi-nizione delle eventuali controversie tra procuratori non italiani e atleti o club che partecipano ai campionati italiani può essere devoluta anche al fat (fiba arbi-tral tribunal), laddove ciò sia espressamente previsto nel contratto di procura.

infoGiba

!SEVERAnCE PAY SETTLEmEnT APPLICATIon

LIQuIdAZIonI Fondo dI FInE RAPPoRTo

This SettLement appLiCation should be sent before the end of February (following the last “Serie A” or “Legadue” championship played) to the FoNDo DI FINE RAPPoRTo (END oF SERVICE FuND) by REGISTERED mAIL WITH ADVICE oF DELIVERY. The net sum due will be paid before the following 31st march. Please fill in the form below clearly, especially the part regarding bank details. The fund will accept no responsibility for mistakes made in the bank codes supplied by the player.impoRtant: This settlement application must be made within 5 years of the player terminating employment relations as otherwise the right to settlement will lapse (Art. 2948 Civil Code and Art. 22 End of Service Fund Statute)

La domanda di LiQuidaZione va inviata entro il mese di febbraio (successivo all’ultimo campionato disputato da professionista in serie A o Legadue) al FoNDo DI FINE RAPPoRTo con RACComANDATA A/R. La somma netta spettante viene liquidata entro il 31 marzo successivo. Si richiede la massima chiarezza nella compilazione del modulo, soprattutto per la parte concernente i dati bancari. In caso di errori nei codici bancari forniti dal giocatore, il Fondo è esonerato da ogni responsabilità.attenZione: La richiesta di liquidazione deve pervenire entro 5 anni dalla cessazione del rapporto di lavoro professionistico a pena di prescrizione (Art. 2948 C. C. e Art. 22 Statuto Fondo di Fine Rapporto)

13

gIoCARE PER CRESCERE

di Andrea Spiezio

Reati, Baldi Rossi e Bonfiglio sono solo tre dei giovani che si stanno mettendo in luce nei campionati dilettantistici

In un momento in cui è caldo il tema del minutaggio degli italiani nei campionati professionistici, regala speranza vedere i tanti giovani che stanno facendo bene nei campionati dilettantistici. Nel gruppo abbiamo scelto i profili di tre ragazzi ai quali sono state date responsabilità e che, con impegno ed entusiasmo, hanno risposto positivamente alle aspettati-ve. Un segnale importante, un mes-saggio che arriva forte e chiaro dai ta-lenti di domani: giocare per crescere. Provare per credere.

a dilettanti Girone nord

DaVIDe reatISquadra: Co.Mark Treviglio Data di nascita: 16-09-1988 altezza: 193 cmruolo: GuardiaNumero: 8Provenienza: Cernusco (MI)

Lo chiamano “la mano de dios”, Davide reati, 22 anni, guardia di treviglio (bg), e, a giudicare dal suo ruolino di marcia nel girone Nord del campionato di A Dilettanti, non si può certo dare torto ai tifosi. Una carriera, quella di Davide, cominciata a 12 anni a Cernusco, nel milane-se, sognando in grande. “Da piccolo – racconta Reati - il mio modello era michael Jordan, ma man mano che cresci, capisci che campionissi-mi come lui nascono una volta ogni cent’anni. Ora cerco di imparare solo dall’allenatore”. Per Davide determi-nazione e impegno a testa bassa in un’inizio di carriera sbocciato a pochi passi da casa. “a 16 anni mi sono trasferito al treviglio e questo è il mio sesto anno in b1 con la socie-tà, il quinto di fila, dopo una parente-si di un anno a Cernusco”. Un tempo che ha fatto maturare Reati, che oggi

si può considerare come uno dei mi-gliori giovani della A Dilettanti giro-ne Nord, guardando le sue statistiche con il 46% da 3 ed il 90% nei libe-ri, nonostante un’estate particolare. “Avevo espresso alla società il deside-rio di passare ad una squadra di ca-tegoria superiore, sebbene mancasse un anno di contratto. Non è avvenuto e sono ancora qui a Treviglio, per cui ho deciso di rispettare il contratto”. Alla fine del girone d’andata, con Tre-viglio sesto a -4 dal vertice, c’è spazio per i sogni: “Sono contento, spero di poter diventare presto un giocatore professionista, magari già la pros-sima estate”. Nel frattempo Davide continua a coltivare i suoi interessi - “ascoltare musica, faccio spesso il deejay alle feste di amici e poi il cal-cio ed il milan” - e a lavorare duro per raggiungere il suo obiettivo.

FILIPPo baLDI roSSISquadra: Liomatic Perugia BasketData di nascita: 21-10-1991altezza: 207 cmruolo: Ala / Centro Numero: 8Provenienza: Vignola (MO)

Una stagione in prestito a Perugia sembra la scelta giusta per Filip-po baldi rossi, giovane promessa espressa nel settore giovanile della Virtus bologna.“Arrivai nel vivaio delle Vu nere all’età di 13 anni – racconta Filippo - e grazie a giordano Consolini ho giocato in under 19, facendo qual-che comparsa anche in prima squa-dra”. L’avventura perugina può rap-presentare una svolta per la maturità tecnica e caratteriale di un giocatore giovane e talentuoso. “Dicono di me – afferma Baldi Rossi - che sono un buon tiratore sia dalla media che dalla lunga distanza, con un buon passaggio unito alla visione di gioco. Dovevo rivedere la mia te-nuta atletica e qui a Perugia il pre-

basket dilettanti

14

paratore mi tiene sempre d’occhio”. Con buoni risultati, come conferma il campionato di vertice di Perugia, dove Filippo si è già perfettamen-te ambientato. “Mi son trovato veramente bene qui a Perugia, con i compagni, con la società e con mi-ster Paolini che ha molta esperienza nella crescita dei giovani. Il bilancio stagionale è positivo: abbiamo avu-to una flessione prima di Natale, soprattutto psicologica, ma siamo comunque riusciti a stare davanti insieme a Trento”. Non mancano i sogni nel cassetto: “Voglio raggiun-gere la serie a, ma senza fare i passi troppo velocemente. Ho amici che con troppa rapidità si sono bru-ciati toccando il vertice. Penso a fare bene in questa stagione e ad ottene-re la promozione per disputare l’A2 con Perugia. Bologna mi manca, ma qui mi sento a casa”. Pur con delle regole. “Dopo gli allenamenti adoro andare al cinema e anche qui a Pe-rugia ho trovato amici. Il tutto senza fare tardi, perchè qui il preparatore mi controlla!”.

a dilettanti Girone sUd

SImoNe boNFIgLIo Squadra: Asd Ruvo di Puglia BasketData di nascita: 14-04-1988 Provenienza: Bolognaaltezza: 178 cm ruolo: PlaymakerNumero: 9

Dalle Due Torri a Ruvo, ne ha fatta di strada “l’uomo volante” Simo-ne Bonfiglio, 22enne playmaker cresciuto a basket City sognando Pozzecco e myers, fino a debut-tare a 17 anni in serie a con la Virtus, una grande vetrina. “Sono cresciuto nelle giovanili ad Argelato. L’esordio in serie A lo devo a marko-vski, che alla Virtus mi diede questa grande occasione, anche se quell’an-no, l’allenarsi con grandi campioni, era già stata una grande emozione”. Nel 2008-2009 Bonfiglio approda a Castelfiorentino alla corte di coach giulio Cadeo che, passan-do l’anno dopo a ruvo di Puglia, convince Simone a seguirlo in questa avventura che lo ha reso attualmente uno dei migliori giovani della A Di-lettanti girone Sud. “Il mister è una gran persona – racconta Bonfiglio -. Vado in palestra rilassato, sapendo

che devo dare il 100% e che sono for-tunato ad avere trovato un allenato-re che mi fa crescere sia come atleta sia come uomo. Ci sono tanti bravi allenatori in campo, ma bravi anche fuori ce ne sono pochi. Io non ho mo-delli, se non mio padre. E Cadeo è per me come un secondo padre”. Un legame che giustifica la crescita e la motivazione del Bonfiglio-uomo che traccia il bilancio della sua stagione: “avevamo come obiettivo inizia-le la salvezza e ora siamo primi! Voglio vincere la a Dilettanti e continuare a giocare con Ruvo di Puglia per seguire coach Cadeo, poi-ché qui ho trovato davvero un gran calore, una grande accoglienza. E poi ho conquistato un minutaggio importante, mentre in altre squadre, che non hanno una politica volta a promuovere i giovani, rischierei di non trovare quegli spazi che sono ne-cessari per maturare ancora”. E se in campo non si stanca mai di correre, “l’Uomo volante” nel tempo libero ci soprende: “Mi piace riposare, adoro leggere e stare in famiglia, mi defini-sco un pantofolaio”.

basket dilettanti

15

LE REgoLEdELLo SVIZZERo

di Damiano Montanari

Stefano Pennestrì, nuovo presidente della Lega Basket Femminilesi presenta e fissa i primi obiettivi della sua gestione

Giovane, ma navigato nell’ambiente, affabile, ma deciso. E soprattutto con le idee chiare. E’ il profilo di Stefano Pennestrì, nuovo presidente del-la Lega basket Femminile, eletto lo scorso 26 giugno con oltre il 90% delle preferenze. E’ l’uomo chiamato a cambiare le cose, portan-do una ventata di novità, ripartendo da quanto di buono è stato costruito fino ad oggi.

età record

“Era il momento di portare un po’ di ordine in Lega – commenta Pen-nestrì –, un punto a cui tengo molto. Non per niente da sempre sono soprannominato “lo svizzero”, perchè credo molto nelle rego-le, sono il primo che le rispetta e voglio che tutti le rispettino. Quando ho proposto la mia candi-datura ho subito messo per iscritto che, se mi volevano, dovevano volere anche il rispetto delle regole. Visto il largo consenso con cui sono stato eletto, credo che questa sia un’idea condivisa un po’ da tutti”. A partire da Pennestrì che, a soli 34 anni, è

probabilmente il più giovane presidente di Lega di sem-pre. “Direi che è un record – conferma il diretto inte-ressato -. Sono giovane, ma conosco bene il mondo del basket femmi-nile. Entrai in Comense, la squadra della mia città, nel 1996 nel set-tore giovanile

e nel 2000 passai nella dirigenza della prima squadra. Dal 2001 al 2005 sono stato in Lega come consigliere e vice presidente del settore a1 e dal 2005 al 2007, anno in cui mi sono dimesso, ho rico-perto il ruolo di vice presidente vi-cario della Lega basket Femmi-nile, di cui, dallo scorso giugno, sono presidente”.

reclutamento e pubblicità

Commercialista di professione, Pen-nestrì fa un’analisi positiva dell’at-tuale situazione del basket femmi-nile italiano. “Negli ultimi dieci anni – afferma infatti il neopresi-dente – lo scudetto è stato vinto da sei società diverse che oggi sono ancora tutte in a1. Questo è un segnale positivo, che dimostra quanto il campionato sia compe-titivo e quanto le società sappia-no gestirsi. Quest’anno le squadre impegnate nelle Coppe stanno an-dando molto bene e la Nazionale italiana under 18 ha vinto il titolo europeo. Non mi sembra un quadro negativo”. Anche se qualcosa da mi-

gliorare c’è. “Sicuramente. Principal-mente mancano il ricambio ed un certo numero di tesserate. La strada da seguire? un grande e feroce reclutamento da parte delle società ed una impegnati-va campagna pubblicitaria da parte della Federazione”. Con-cetti chiari e precisi. Proprio come Pennestrì, che fa il punto anche sulla Nazionale. “Tutte le ragazze hanno un forte attaccamento alla maglia azzurra, che è vista dalle società e da tutte le componenti come un vei-colo di traino importantissimo per l’intero movimento. Guardiamo quello che è successo al rugby, che in Italia è esploso dopo l’ingresso della nostra Nazionale nel Sei Nazioni. E lo stesso accade anche nella pallavolo. I successi della Nazionale sono fonda-mentali per la crescita di una discipli-na sportiva”.

apertura alla Giba

Che non può prescindere dalla tutela degli atleti e delle atlete, i soggetti a cui si rivolge la gIba. “Ho incontrato Peppe Cassì la pri-ma volta nel 2004 – racconta Penne-strì – in una commissione di lavoro voluta dall’allora presidente Maifre-di. Per raggiungere l’accordo su un tema importante come lo svincolo ci servirono solo dieci minuti. Stimo tantissimo Cassì e penso che anche lui nutra un pochino di stima anche per me. Nessuno di noi due vuole fare il politico, ma pensiamo ed abbia-mo sempre pensato agli inte-ressi delle atlete. Se i rapporti si manterranno in questo modo, senza prese di posizioni inutili, continuere-mo ad andare d’amore e d’accordo. La gIba? Può essere un supporto, l’idea giusta perchè le ragazze si sentano tutelate”.

basket femminileFo

to

Cas

telli

f K

99

16

PIù TuTELAPER TuTTE

di Damiano Montanari

E’ la richiesta delle giocatrici di Como e di Parma che il presidente della GIBA ha incontrato personalmente

E’ la voce delle ragazze di due delle migliori squadre italiane, è l’espres-sione di una categoria che da troppo tempo subisce ingiustamente una disparità di trattamento rispetto ai “colleghi maschi” e che ora vuole che i propri diritti siano finalmente rico-nosciuti. “Vogliamo più tutela”, è il coro unanime che si è levato. E che la GIBA ha prontamente colto.

differenza ingiusta Sono stati fruttuosi gli incontri che il presidente dell’assocazione giocatori, giuseppe Cassì, insie-me al suo collaboratore Pasquale Iracà, hanno avuto con le gioca-trici di Como e di Parma, imma-gini di un basket femminile che sta maturando, a partire dalla presa di coscienza di quanto deve essere ga-rantito ad ogni tesserata. “Abbiamo trovato una buona disponibilità da parte delle atlete – commenta il pre-sidente Cassì - a recepire un sistema di definizione dei rapporti che già da tempo esiste nel maschile. In particolare abbiamo illustrato alle ragazze la differenza che esiste a li-vello giuridico tra i rapporti contrat-tuali dei giocatori di serie A e quelli delle giocatrici della stessa categoria, una diversità di trattamento che, in base ai principi di parità e di ugua-glianza, non dovrebbe esserci”.

accordo economico tipoDa qui l’esigenza delle giocatrici di avere una maggiore regolamentazio-ne della propria attività, a comincia-re dalla parte economica. “Dalla di-scussione – racconta infatti Cassì – è emersa la volontà delle giocatrici di fare dei passi avanti per vedere il ri-conoscimento di alcuni elemen-tari diritti che, allo stato attuale delle cose, sono lasciati al buon senso

delle parti, senza essere regola-mentati. Per questo abbiamo avu-to mandato di cercare di importa-re un accordo economico tipo che possa andare bene per tutti e che, se recepito dalla Lega Basket Femminile e dalla FIP, potrà di-ventare un modello contrattuale da utilizzare in tutti i rapporti tra atlete e società”. Un’operazione che la GIBA sta portando avanti anche per i giocatori dilettanti, che potrebbero avere una rego-lamentazione contrattuale tipo simile a quella delle giocatrici. “Ci sembra corretto – prosegue il presidente dell’Associazione Gio-catori - che in uno stesso cam-pionato tutti i rapporti siano gestiti alla stessa maniera con gli stessi presupposti. Non mi riferisco soltanto alla parte eco-nomica, ma anche alla sfera sa-nitaria e a quelle assicurativa, disciplinare e della definizione di eventuali controversie. Su questi aspetti ho trovato la disponi-bilità e l’attenzione del presidente della Lega basket Femminile, Pennestrì, che ha dimostrato di-sponibilità ed apertura menta-le su alcuni aspetti che spesso sono guardati con sospetto, dalle società e dai dirigenti federali, ma che invece sarebbero importanti per un migliore sviluppo dell’intero movimento”.

Professionismo e tutelaChe si avvia ad affrontare tematiche importanti. “A volte – spiega Cassì – alcune giocatrici possono avere la sensazione di essere trattate come la parte debole del rapporto contrat-tuale, dovendo, sempre e comunque, sottostare ed aderire alle proposte contrattuali che derivano dalle socie-tà. E’ chiaro che ci debba essere un vincolo disciplinare tra le socie-

tà e le atlete, ma è opportuno che questo venga regolamentato in modo che che ci sia lo stesso trat-tamento per tutte in ogni situa-zione”. Ci si avvia verso un profes-sionismo del basket femminile? “Non si nutre tanto interesse per questo aspetto, quanto per l’innalzamento generale delle tutele per le gioca-trici. La loro è un’attività a tempo pieno, che non permette lo svolgi-mento di altri lavori. Se non si può arrivare allo status di professionista, è quanto meno fondamentale che ci siano norme volte a tutelare meglio la loro attività”.

basket femminile

dall‘alto in basso, la Pool Comense e la Lavezzini Parma

17

C’è il cambiamento che ha lo stes-so passo del fulmine: è improvviso, inaspettato, folgorante. E c’è il cam-biamento con il ritmo della lumaca: lento, prudente e riflessivo. Il suo destino Davide Piccoli l’ha scritto piano, tassello dopo tassello. L’ha eretto mattone su mattone, facendo in modo che l’edificio reggesse e mai crollasse. giocava a basket e in-tanto studiava, segnava canestri e già pensava al dopo, a quello che avrebbe fatto non quando sarebbe stato grande, ma mentre grande lo

diventava. Nelle idee prima che nell’età. oggi ha una laurea in tasca e tre lin-gue in più in boc-ca (inglese, spa-gnolo e francese), una società sua e una storia da rac-contare, con lo sguardo all’indie-tro e solo un vago di rimpianto nel cuore.

mamma guarda come mi divertoL’inizio è folgo-rante, è quel-lo che per tanti

coinciderebbe con il perfetto arrivo, con il lieto fine: settore

giovanile della benetton, poi il salto in prima squadra. Trofei al-zati o sfiorati: uno Scudetto, una Coppa Italia, una finale di Cop-pa dei Campioni sfumata. Di un soffio, si dice così. Finché l’occasione non bussa alla porta. È inaspettata, tentatrice, è impossibile dirle di no. Davide fa le valige e cambia fuso ora-rio, abitudini, continente. Finisce a giocare negli Stati uniti, in North Dakota, per sei mesi. E di quel pe-riodo la sintesi è la più scontata pos-sibile: “mi ha cambiato la vita”.

Professionalmente, ma soprattutto nella testa. Finché non ritorna, po-trebbe andare ovunque, “ma ho scel-to le leghe minori”. Poteva dedicare anima e corpo al basket, “ma mi sono impegnato a terminare gli studi in tempo”. “Il basket – spie-ga – è stato un grande amico: mi ha permesso di portare avanti una pas-sione e di essere pagato mentre lo facevo”.

l’alternativa alla finestra

Il basket non era tutto, non è tutto. C’era un mondo di opportunità che scorreva fuori dal parquet e Davide voleva fare parte di quel flusso più lungo di quattro quarti. “Così, quan-do gli impegni professionali sono diventati inconciliabili con le partite e gli allenamenti, quando mi sono accorto di non poter dare allo sport l’impegno che meritava, ho capito che era arrivato il momento di smettere”. Nessun pretesto, nessun infortunio serio che si era messo di traverso: “Era stata un’osmosi”. Usa proprio questa pa-rola, Piccoli. È un’immagine per-fetta: “Lavoratore e giocatore si ac-compagnavano, uno coesisteva con l’altro, uno lasciava l’altro”. È la sto-ria di un abbandono, un lungo addio che addio è stato fino a un certo pun-to. Perché la pagina successiva di Davide ha il senso della gratitudine e tante contaminazioni da spartire con il passato.

A PICCoLIPASSIIniziando a preparare il suo futuro quando ancora era giocatore, l‘ex ala della Benetton ha saputo costruirsi una professionalità ed oggi è esclusivista in Italia di “94fifty”, rivoluzionaria tecnologia al servizio dei giocatori

post carriera

di Marco Morello

sopra, davide Piccoli oggi. nella pagina accanto, sopra, Piccoli ai tempi della Benetton, sotto, il pallone-test “94 fifty”

18

ora che sono diventato grande

Piccoli ha una sua società: si chiama “Selling the sel-ling” e rende a meraviglia l’idea in inglese. In italiano il senso si capisce ma non suona be-nissimo, si traduce in “Vendere il ven-dere”. aiuta altri marchi a cresce-re, crea startup in outsourcing, che vuol dire la stes-sa cosa della frase precedente, ma il marketing si espri-me così. Soprat-tutto è esclusivista per l’Italia di “94fif-ty”, una tecnologia sviluppata negli usa, all’università del michi-gan, per misurare scienti-ficamente le abilità tecniche degli atleti. Cioè offre agli allenato-ri dei parametri precisi per valutare la coordinazione, il controllo di palla, la velocità di palleggio e così via dei loro giocatori, permet-

tendo di fissare degli obiettivi di miglioramento e verificare passo passo se sono stati capaci di rag-giungerli. “una rivoluzione”, la battezza con entusiasmo Davi-de, a metà strada tra l’enfasi del venditore e l’entusiasmo di chi ci crede davvero. Di sicuro è qualco-sa di nuovo, che vale la pena ap-profondire.

tutto scorre, ma tutto torna

Ognuno procede per la sua stra-da ma poi capita di incontrarsi a qualche incrocio. “94fifty” è stata sviluppata da uno degli atleti che Piccoli ha incontrato nella sua esperienza americana e con cui è rimasto in ottimi rapporti. Se non avesse lasciato l’Italia, se non aves-se accettato la sfida dell’altrove, probabilmente ora che ha 36 anni

starebbe chiedendo conforto a giun-ture e legamenti per giocare qualche partita in più. “Niente di sbagliato – sottolinea Davide - ci manchereb-

be. A me il basket ha insegnato tantissimo, è stato il mio vero maestro di vita. Oggi, a distanza, ne parlo con orgo-

glio. Mi ritengo estremamente fortu-nato ad avere praticato uno sport di squadra ad alto livello. Mi ha fatto capire che la competizione non è solo con gli avversari. Prima di tutto è con se stessi. Aiuta a superare la fatica fisica prima di quella mentale, nella vita quotidiana regala un passo in più rispetto agli altri. Mi ha consen-tito di conoscere tantissime persone, una diversa dall’altra, ognuna unica, a modo suo”.

ricordi e consigli

Allora c’è sempre una morale. Non è traumatico il passaggio da gio-catore a ex giocatore se non si smette e mai si è smesso di inve-stire su se stessi. “Abbi coscienza di ciò che vuoi fare dopo”, dice Davi-de rivolto a un io immaginario, che ha le sembianze di chi ancora calca il parquet. “Investi su te stesso, al-lenati pure in estate. e se puoi, dopo gli allenamenti, studia an-ziché passare le ore davanti ai videogiochi”. Poi fa una pausa Da-vide Piccoli: si accorge di avere fatto

la parte del trombone, del vecchio saggio che dà i consigli a quelli più giovani di lui che, di certo, non hanno la stessa consapevolezza. “Ma è più forte di me”, ammette. “Se penso al mio passato, i mo-menti che ricordo con maggiore soddisfazio-ne sono legati a situa-zioni precise, in cui i ragazzi sono riusciti a cogliere qualcosa che dicevo loro e lo hanno messo in pratica”. For-tuna che i ricordi non si fermano lì, vanno oltre,

più indietro. Arrivano al 1993: Davide aveva 19

anni e con tre suoi ca-nestri la benetton vinse

la Coppa Italia contro la Vir-tus Bologna. Perché si può cresce-

re, viaggiare e poi tornare, guardare avanti e voltarsi indietro solo di sfug-gita. Ma certe emozioni sono più for-ti. E non si dimenticano nemmeno se il basket è una parola al passato.

post carriera

19

Alcuni dati emersi dalla Ricerca UBE - UE nel Progetto sulle condizioni di Lavoro dei Giocatori di Pallacanestro nella Comunità Europea

contratti di lavoro e “secondi” contrattiL’esistenza dei “secondi” contratti nei professionisti del basket è un vero problema. Infatti spesso il secon-do contratto non ha tutele e garanzie come il primo. Nel totale degli intervistati l’11% ha dichiarato di avere se-condi contratti per i propri diritti d’immagine. Fra questi solo il 2% delle donne ha contratti di immagine. È interessante notare che il 23% dei giocatori di età compresa tra i 31 ed i 35 anni ha affermato di avere un secondo contratto. E’ così pure il 30% dei gioca-tori in Italia ha un secondo contratto e questo malgra-do in Italia esista un contratto collettivo in vigore tra i giocatori di basket (tramite l’associazione che li tutela, la GIBA) e la Lega italiana professionale. Tale accordo Col-lettivo prevede un modulo standard di contratto completo di tutte le tutele. La presenza di numerosi secondi contratti è fonte di instabilità per il mercato. Le implicazioni per i gio-catori non riguardano tanto il denaro ricevuto, quanto tutto ciò che concerne gli aspetti contributivi: e ovvia-mente vengono destinati meno soldi per i programmi di assicurazione sociale (pensioni, disoccupazione, ecc.). Dall’indagine emerge che gli agenti pretendono le loro commissioni sull’ importo complessivo sia del contratto di lavoro, sia del “secondo” contratto.

Pagamento delle imposte Siccome è prassi comune per i giocatori di basket nego-ziare il “netto” dei contratti (i.e. importo al netto delle im-poste), è stato chiesto ai giocatori chi ha pagato le tasse dovute, se loro o il datore di lavoro. In media, solo il 33% degli intervistati ha riferito di aver pagato di perso-na le proprie tasse. Ben diverse le risposte di Paese in Paese. Ad esempio l’81% dei giocatori in Francia ha dichiarato di aver pagato le loro proprie tasse, mentre solo il 25% dei giocatori in grecia, il 16% dei giocatori in germania ed il 10% dei giocatori in Italia paga le proprie tasse da sè.

istruzione Lo sport professionistico, ed in particolare quello della

pallacanestro, viene praticato soprattutto da giovani . La maggior parte dei giocatori attivi si trova nella fascia di età tra i 26 ed i 30 anni per i maschi e tra i 22 ed i 26 anni per le femmine. E’ quindi una carriera sportiva breve, alla quale dovrà seguire un reinserimento nel mercato del lavoro. L’accesso all’istruzione du-rante la carriera atletica è quindi fondamentale per preparare i giocatori al loro ingresso “nel nuovo mon-do del lavoro”.

livelli di istruzione e Programmi di formazioneIl 66 % dei giocatori europei dichiara di aver studia-to durante la propria carriera; il 45% sono uomini ed il 72% sono donne.Solo il 34% dei giocatori dice di essere stato au-torizzato dai datori di lavoro a partecipare a programmi di formazione al di fuori del basket. Si evidenzia che solo il 52% di età tra i 18 ed i 22 anni è autorizzato a partecipare a program-mi di formazione, un fatto che crea grande difficol-tà a questi ragazzi nel reinserimento nel mondo del lavoro una volta a fine carriera, inducendo una parte di loro a ricorrere in seguito ad un’assistenza sociale.

salute e sicurezza Si è sempre inclini a pensare che lo sport, essendo un gioco, sia fatto solo di momenti spensierati e leggeri, senza fatiche e problematiche di salute o sicurezza. In-vece scopriamo in questo sondaggio che salute e si-curezza sono fonte di preoccupazione per molti giocatori di basket, che vedono la lora attività come una pratica “dura e di grande lavoro fisico”.In questo studio una percentuale molto alta di intervista-ti, l’86%, ha dichiarato che la pallacanestro profes-sionale è un duro lavoro fisico: il 49% dei giocatori ritiene che la pallacanestro metta a rischio la salu-te, a fronte del 52% delle giocatrici che condividono questa opinione. Una percentuale altissima, se paragona-ta al sondaggio dell’eurofound dal quale è emerso che solo il 35% degli intervistati ritiene rischioso per la salute il proprio lavoro.

infoUbe

di Anne Marie Litt

20

A few data emerging from UBE - EUResearch in the Project on the Work Conditions of Basketball Players in the European Community

infoube

work contracts and “second” contractsThe existence of “second” contracts in the case of bas-ketball professionals is somewhat quite of a problem. In fact the second contract often does not have the same safeguards and guarantees as the first contract. Of all interviewees 11% have stated they have second contracts for their image rights. Among these only 2% of women have image contracts. It is interesting to note that 23% of players aged be-tween 31 and 35 have confirmed having a second contract. The same way 30% of players in Italy have a second contract and this notwithstanding that in Italy there is a collective contract in force between basketball players (through GIBA, their safeguarding association) and the Italian Professionals’ League. This Collective Agreement provides for a standard contract form com-plete with all safeguards. The fact that there are several second contracts is a source of instability for the market. The implications for players do not so much regard the money cashed, in-asmuch as all that relating to the contributory aspects, since obviously, less funds are addressed towards social insurance programmes (pensions, unemployment, etc.). It emerges from the investigation that the agents ex-pect their commissions on the total amount both of the work contract, and of the “second” contract.

Payment of levies Since it is common practice for basketball players to deal on the “net amount” of their contracts (i.e. total amount less levies), the players were asked who paid the taxes due, whether themselves or their employer. On average, only 33% of interviewees has stated having person-ally paid their own taxes. Answers coming from other countries are very different. For example 81% of French players have stated that they have paid their own taxes, while only 25% of greek players, 16% of german players and 10% of Italian players pay taxes them-selves.

retraining Professional sport, and particularly basketball, is above all practised by young persons. The greater part of ac-tive players come from the age group between 26 and 30 years for males and between 22 and 26 years for females. It is so a short sporting career, following which a person would have to re-enter the labour market. Ac-cess to retraining during an athletic career is thus fundamental to prepare players enter “the new working world”.Instruction levels and Formation Programmes66 % of european players state they have pursued studies during their career; of these, 45% are male and 72% are female.Only 34% of players say they had been allowed by their employers to participate in for-mation programmes other than basketball. It is seen that only 52% who are between 18 and 22 years old are allowed to take part in for-mation programmes, and this fact gives rise to great difficulty for these youths when getting back to the working world once their career is over, causing some of them to resort after that to social assistance.

Health and safety One is always inclined to think that sport, being play, consists only of light-hearted and carefree instants, without any health and safety pains or problems. We otherwise discover in this survey that health and safety are a source of concern for many bas-ketball players, who see their activities as an exer-cise in “hard and extensive physical duress”.In this study a very high percentage of interviewees, 86%, stated that professional basketball causes hard physical exertion: 49% of players consider basketball to be a health risk, against 52% of play-ers who share this opinion. This is a very high percent-age if compared with the survey made by eurofound from which it has emerged that only 35% of interview-ees consider their work to be of risk for their health.

by Anne Marie Litt

21

basket e solidarieta,

Un viaggio, dentro e fuori di sè, per scoprire ed incontrare l’altro, per esportare l’essenza più nobile del ba-sket, che è gioco, ma anche la possi-bilità di fare del bene. Shisong, nella regione di Kumbo, nel nord ovest del Camerun. E’ là che, quattro anni fa, tutto è cominciato. E’ là che Stefano bizzozi, tecnico del Settore Squadre Nazionali ma-schili, e la sua associazione onlus Sport in progress – orizzonti Sportivi, puntualmente ritornano. Perchè certe esperienze restano den-tro per sempre.

coscienza diversa

“La prima volta che entrai in contatto con quelle realtà – racconta Bizzozi – fu insieme ad un amico cardio-chirurgo pediatrico, che mi invitò a scoprire il mondo dell’Africa attra-verso l’associazione dei bambi-ni cardiopatici nel mondo. Fu un’esperienza forte, che non dimen-ticai più. Tornato a casa domandai al mio amico: ho visto cosa fai per i

bambini malati. Cosa si potrebbe fare per quelli sani? Decisi di provare a dare una coscienza diversa a quei ragazzini, che, fondamental-mente, non conoscevano il gio-co del basket e che giocavano da soli, con giochi costruiti da loro, vi-cino alla capanna o alla casupola di mattoni di fango che la loro famiglia aveva costruito. Alla mattina i geni-tori uscivano a lavorare nei campi, per fare ritorno alla sera. Durante la giornata i bambini restavano lì, a far passare il tempo, da soli. Sentivo di dover fare qualcosa, di poter fare qualcosa”. Un desiderio di riscatto per i bambini più bisognosi che, in un primo tempo, partorì l’associazio-ne onlus Sport in progress – Orizzon-ti Sportivi, producendo, in seconda battuta, i suoi primi effetti positivi.

Un canestro tira l’altro

“Iniziammo a costruire un campo in cemento con i canestri ed i ta-belloni a Shisong – ricorda Bizzozi – e l’iniziativa ebbe un successo tale

che, ben presto, replicammo l’idea in altre tre villaggi della regione, sce-gliendo luoghi che, dal punto di vista loggistico, avrebbero potuto servire il maggior numero di persone possi-bile”. In un mondo così lontano dal nostro. “Il campo più lontano da Shi-song – sottolinea Bizzozi - è a circa un’ora e mezza di macchina, pratica-mente lo stesso che i ragazzi ci met-tono a piedi tagliando per la foresta”. Tutti ansiosi di poter sperimentare quel nuovo modo di stare insie-me. “molti di loro non avevano mai visto un pallone da basket. Si costruivano con degli stracci quello da calcio, ma non avevano mai avuto tra le mani una palla che rimbalzasse per terra e che si dovesse poi tirare in un canestro”. Guardando sempre più in alto, come l’assocazione Sport in progress, che, da allora, ha continua-to a costruire altri campi, un quinto a bamenda, a 120 km da Shisong, in un carcere che ospita insieme uomini, donne e bambini, ed un sesto all’estremo nord del pae-se, vicino al lago Chad, a Zou-zoui. “E’ nella savana – ricorda Biz-

VERSo nuoVI oRIZZonTI SPoRTIVIL’associazione onlus di Stefano Bizzozi si impegna da anni per promuovere il basket come strumento di riscatto sociale per tanti bambini meno fortunati

di Damiano Montanari

22

organo uff iciale delfondo di fine rapporto Professionisti PallacanestroVIA MEZZOFANTI N. 79 40137 BOLOGNA Tel. 051/623.80.82 Fax. 051/623.75.42Cell. 348.4729169giba@giba.it

Registrazione del Tribunale di Bologna n. 5323 in data 2/1/1986Distribuzione gratuita

Numero 10dicembre 2010/gennaio 2011

Direttore responsabileMaurizio Ragazzi

Direttore editorialeDamiano Montanari

CollaboratoriAnne Marie Litt, Marco Morello, Andrea Spiezio

Progetto grafico e impaginazione Zonamista.it · Modena

Fotografie Ciamillo&Castoria

Stampa Grafiche Picmar s.r.l.via Bellini 640050 Villanova di Castenaso (BO)

Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news dell’ASSoCiAzione GioCAToRi BASkeT e del Fondo di Fine CARRieRA

Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news del Fondo di Fine rapporto Professionisti Pallacanestro

basket e solidarieta,

zozi – immerso nella natura. Ci sono le capanne fatte con mattoni di fango. E’ un posto meraviglioso con gente meravigliosa”.

Progetto strutturato

Che grazie all’associazione Sport in progress – Orizzonti Sportivi sta spe-rimentando una nuova fase della pro-pria vita. “Il nostro progetto – spiega Bizzozi – parte dalla formazione degli allenatori e dalla costru-zione del campo, e prosegue con il reperimento di tutto quello che serve per fare gli allenamenti. La nostra associazione elargisce agli allenatori, che sono camerunen-si, uno stipendo di insegnante di scuola, e loro fanno attività nelle scuole al mattino e quella che po-tremmo chiamare “scuola basket” al pomeriggio. Abbiamo poi forma-to delle commissioni sportive e la no-stra “banca” sono un religioso o una missione, che ci aiutano a reggere le fila di tutta l’organizzazione”. Che non è sfuggita all’università di mo-dena. “Siamo diventati onlus su loro richiesta specifica e la scorsa estate Paolo Lucattini, specialista nel rapporto tra sport e disabilità, ha chiuso un master sulla coope-razione internazionale operando con noi attraverso un lavoro sportivo e sul basket con bambini ciechi, sordi e con problemi neurologici nella zona di Zouzoui”.

Grazie ragazzi

Un lavoro di muscoli, mente e cuore che, nel tempo, è maturato, portan-do grandi frutti. “Il nostro primo campo di Shisong – conferma in-

fatti Bizzozi – oggi è diventato una polisportiva in cui si gioca anche a calcio e a pallavolo ed in cui si alle-nano i maratoneti. Per questo, con la nostra missione partita a novembre, si sono aggregati alla spedizione il grande allenatore di pallavolo Franco bertoli e Paolo Laddo-mada, allenatore di una piccola società di calcio nelle mar-che”. Che insieme a giovanni albanesi, renato borocci ed Ilaria gaudenzi hanno dato il loro contributo ad un’iniziativa che ha radici importanti. “Il nostro mot-to è preso dall’articolo 31/34 delle Nazioni unite per i diritti dell’in-fanzia, in base al quale ogni bam-bino ha diritto a poter giocare”. Scatenando un mix di emozioni asso-lutamente speciale. “Ci sono bambini che giocano scalzi sul cemento e ra-gazzi che schiacciano, come se volas-sero. Un giorno, uno che avrà avuto 15 anni, guardò la figura stilizzata di Jordan che schiacciava nel logo delle scarpe Nike. “te lo rifaccio uguale”, mi disse. Pensai che fosse impossibile. Lui prese la palla e mi lasciò a bocca aperta (vedi foto). In quei ragazzi c’è qualcosa di speciale. Quando regali loro una maglietta, la baciano, come se avessero ricevuto un dono incommensurabile. Non hanno niente, ma vogliono sde-bitarsi e così la mattina dopo ti portano arachidi e patate, tutto ciò che hanno. Loro ci sono gra-ti, ma ogni volta che torniamo a casa riceviamo molto più noi di quanto possiamo dare a loro”. Un messaggio forte, che ha coinvol-to anche alcuni cestisti come Luca Vitali, che ha dedicato uno spazio all’iniziativa sul suo sito web, e Nico-lò melli, che si è impegnato a rega-lare delle scarpe e che ora si è messo

in contatto con qualche ditta di cui è testimonial per reperire materiale per quest’iniziativa che, ultimamente, si è allargata fino a comprendere anche progetti scolastici. Ricordando che la persona viene prima di tutto. “Vivono in condizioni di povertà estrema – conferma Bizzozi - ma sono sempre sorridenti e felici, perchè i valori umani sono al centro della vita di ognuno”.

23

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K

210x297_SOLIDARIETA_31_marzo_2011_print.pdf 1 22/12/10 14.54