Post on 01-Oct-2015
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Antica Pieve di Montereale
La Pieve di Montereale uno dei luoghi di culto del Friuli occidentale sui quali doveroso richiamare lattenzione.
Le tracce del tempo sono in essa, e nei suoi dintorni, numerose e significati-ve. Ricerche gi concluse o in corso porteranno nuove e puntuali conoscenze.
Questo quaderno si propone come rapido inventario di temi non ancora sufficientemente esplorati.
anche un invito ad andare a vedere con occhio attento e curioso.Ci si augura che associazioni, enti e privati sappiano dare concretezza di
iniziative a un progetto che, tenendo conto di quanto gi fatto in passato e negli ultimi anni in particolare, racconti, dellantica Pieve di Montereale, vicende e contesti storici artistici e ambientali, valorizzi e faccia conoscere limportanza religiosa, culturale e di incontro.
Alessio Belgrado Angelo Santarossa Commissario Pievano della Parrocchia della IV Comunit Montana di S. Maria Assunta Meduna-Cellina di Montereale Valcellina
()la luce marea prosciugataaffiora dai greti,d ali a un greve rosso di terrea un blu oltremarino:qualche frutto aciduloun cardellino sparutoe il bisbiglio dei mortisi aggregano in segreta costellazioneper sostenere lo spazio pacificatodi una cappellalibrata sulla pianura
Lionello Fioretti
Foto Antonio Bertoja - Montereale Valcellina (Pordenone), pp. 4, 11, 32a, 64 e IV di cop.Elio Ciol - Casarsa (Pordenone), pp. 10, 17, 25, 30, 31, 33, 60/61Antonio Cossutta - Montereale Valcellina (Pordenone), pp. 1, 23Pietro De Rosa - Spilimbergo (Pordenone), pp. 3, 32b, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 57, 58/59, 62, 63 e copertinaCartolibreria E. Fignon - Montereale Valcellina (Pordenone), pp. 12/13Foto Martinelli - Montereale Valcellina (Pordenone), pp. 26, 27Riccardo Viola - Mortegliano (Udine), pp. 22, 24, 28, 34, 35, 36, 37
GraficiChiara Petracco - S. Vito al Tagliamento (Pordenone)
Collaborazione redazionaleAldo Colonnello, Rosanna Paroni Bertoja
Coordinamento editorialeCircolo culturale Menocchio - Montereale Valcellina (Pordenone)
ImpaginazioneInterattiva - Spilimbergo (Pordenone)
StampaGrafiche Tielle - Sequals (Pordenone)
Antica Pievedi Montereale
Paolo Goi
Tracce darte e di storia
Ci che periferico o marginale ha possibilit di essere pi antico.
Si pu invocare questa specie di legge della marginalit per intendere la realt della chiesa di Montereale Valcellina, detta del Cimitero o di San Rocco.
Ubicata poco prima della stretta di Ravedis e decentrata rispet-to allattuale abitato, reca in s i segni di una sospetta antichit. Confermata subito dalla presenza del cimitero comera di costu-me nelle vecchie pievi, dallampiezza dellaula consona ad una chiesa parrocchiale ed anzi madre, piuttosto che ad una suc-cursale (il confronto planimetrico con San Vigilio di Pieve di Palse in tal senso illuminante) e dalla verifica del titolo, il qua-le risponde a Santa Maria Assunta non gi a San Rocco imposto-si in epoca recente. Ne viene pertanto che ledificio, oggi cimite-riale, corrisponde allantica pieve di Montereale.
Troviamo questa pieve (di Calaresio) nominata nel 1186 nella bolla di papa Urbano III: un fatto che viene a sancire una situa-zione antica ed anzi antichissima, risalente in forza anche del titolo mariano allepoca della diffusione e consolidamento del Cristianesimo nella diocesi di Concordia (sec. V).
Una veneranda antichit circonda dunque ledificio, tanto pi rispettabile dal momento che la pieve di Montereale avrebbe svolto secondo alcuni storici un ruolo di primo piano nelle-
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dalla pieve di Santa Maria.Un quadro di riferimenti che potr sostanziarsi di nuovi ap-
porti dovuti ad auspicabili interventi di scavo nella chiesa e adiacenze come si verificato a Pieve di Palse.
Unoccasionale indagine nel 1969 ha infatti individuato nel presbiterio ben quattro strati pavimentali.
Manca anche unanalisi delle strutture murarie delledificio attuale che sembra ricalcare limpianto del sec. XII, a differenza del coro sopraelevato rispetto al corpo principale e pertanto po-steriore (inizi sec. XVI). Ponendosi cos i pochi fatti, si avrebbero le seguenti fasi edilizie:- paleocristiana (sec. V), invocata dallantichit del titolo maria-
no del tempio che verosimilmente avrebbe soppiantato un culto pagano;
- medievale (sec. XII), richiesta dal ruolo di chiesa plebana (1186);- rinascimentale (sec. XVI, inizi), segnata dalla attuale configura-
vangelizzazione del territorio montano.Una situazione che non poteva nascere dal nulla e che a sua
volta presuppone un insediamento di et romana e magari pre-romana, comprensiva di una realt cultuale esaugurata in segui-to dalla nuova religione.
Ipotesi accertata dalla messa in luce di abitazioni e necropoli dalla et del bronzo a quella romana, di oggetti ritualistici e di una piccola ara al dio Timavo nei pressi dellarea occupata poi
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Pavimento attuale (calce e graniglia levigata)Calcinacci e ruderiResti di pavimento (calce e graniglia non levigata)Calcinacci e ruderiResti di pavimento (calce e graniglia non levigata)Letto di sabbiaPavimento in calce lisciata
Vecchio altarein pietra e mattoni
Muro in pietra
Pavimento attuale della navata
Pavimento attuale dellabside
Gradinoin pietralevigatodallusura
50 cm 40 cm 30 cm
Pavimentiprecedenti
66 cm
G. Bandelli - G. Righi (disegno), 1990.
Bertolini, 1884 Reisch, 1908
zione.
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"Ad 15 settembre 1768. Io Giovanni Nascimbeni Pub. Perito fatto il presente dissegno" (Archivio del Circolo Culturale Menocchio)
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La morfologia delledificio, gi affiancato dal campanile demo-lito nel 1893, si affida ad una breve scheda redatta da Giuseppe Marchetti nel volume Le chiesette votive del Friuli (Udine 1972) la quale riferisce dellaula rettangolare; dei due ingressi; del tetto in coppo a doppio spiovente con travatura interna a vista; del mo-tivo decorativo in cotto corrente sottogronda; del coro sopraele-vato introdotto da un arcone a sesto acuto; della finestratura; del corpo della sacrestia pi tardi aggiunto e di altri aspetti minori: descrizione da accogliere con qualche correzione, relativa prima di tutto alla natura plebana, non gi votiva, del sacro edificio.
La cui immagine odierna unimmagine linda ed essenziale quale determinata dalla moderna impresa di restauro non d ragione delle trasformazioni succedutesi nel tempo che hanno inciso pi o meno profondamente sulla facies del monumento secondo i criteri liturgici ed estetici volta a volta imperanti.
Esclusi da particolareggiato discorso i primi due momenti, quel-lo paleocristiano e medievale, restituibili se non per generalissimi
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e dunque nel concreto inefficaci parametri (ma andr almeno as-sicurata unicona con limmagine della titolare), si accenna ad una terza fase protorinascimentale. Suggerita dallosservazione del tema della Morte (Dormizione) della Vergine svolto nella parete di fondo del coro secondo un modello iconografico antiquato, tanto nei Funebri (gli Apostoli chiamati dalla Vergine morente accanto al proprio letto), sia nel Cristo apocalittico, che si suppone possa aver costituito il precedente (in una probabile soluzione ad anco-na lignea) dellaffresco del Calderari perduto nella rifabbrica del coro. Ipotesi rafforzata dalla curiosa immagine di Santo Stefano titolare della cattedrale di Concordia e patrono della diocesi, im-magine spesa dai presuli concordiesi a documento di giurisdizio-ni temporali e spirituali in pi parti del territorio e che pertanto non pu essere stata inventata ai tempi del Calderari, anche se pre Stefano Decano da Grizzo sotto la cui rettoria dovrebbe essersi realizzata limpresa pittorica pu avere favorito la scelta. In ogni caso, a fugare incertezze la situazione del travo del coro con il Crocifisso (databile agli inizi del sec. XVI) e le sagome della Ma-donna e San Giovanni evangelista (oli su tavola di Giovanni Pi-tau, 1673 in sostituzione delle precedenti effigi del tutto consunte) ancora al loro posto fino a una cinquantina danni fa (p. 12/13) in obbedienza a un sistema ovunque praticato e che deve essere fat-to risalire avanti appunto limpresa del Calderari.
Il momento rinascimentale rappresentato dalla decorazione del coro da parte come detto di Gio. Maria Zaffoni detto il Calderari tra 1560-1563.
Il piano decorativo congegnato secondo un modello costante che prevede sulla facciata lannuncio veterotestamentario del sacrificio di Cristo; nel sottarco e nello sguincio dellarcone pro-feti e sante o santi patroni (Lucia, Caterina dAlessandria, Agata, Barbara, Apollonia, Geremia, Isaia, Daniele); nella volta sibille, profeti, evangelisti e dottori della Chiesa in dipendenza dalla disponibilit di spazio; sulle pareti e sul fondo storie del/della titolare accompagnate da quelle della vita di Cristo.
La fonte costituita dai testi sacri, pi spesso dai vangeli apo-15
crifi cui da aggiungere una lunga tradizione che tra laltro con-templa sulla fronte il Sacrificio di Caino e Abele, in seguito surro-gato dallAnnunciazione. Cosa che si verifica anche a Montereale con le storie della vita della Vergine (derivano dagli Apocrifi le raffigurazioni dello Sposalizio e della Presentazione di Maria al tempio) e la duplice scena dellofferta sacrificale di Caino e Abele al Demonio e a Dio; dettaglio questo che ha dato luogo a imma-ginazioni come se si trattasse di echi del dualismo cataro quando invece esso si inscrive in un sistema ben antico.
Il grafico composto per la circostanza aiuta alla lettura dei sin-goli aspetti dispensando da prolissa descrizione.
Si insiste piuttosto sulla volta (pp. 16 e 17) apparentemente confusa per indicarne invece la rispondenza a preciso paradig-ma quanto allabbinamento di sibille e profeti trasmesso dalla trattatistica (ricostruibile solo il nesso Libica-Daniele e Simeone-Persica; incerti i rimanenti a ragione della caduta delle lettere) e la distribuzione degli evangelisti per cui a Giovanni e Luca che pi hanno celebrato la Vergine Maria di Giovanni si rammenti la Donna vestita di sole dellApocalisse vengono riservate le vele di ingresso al coro e lopposta, soprastante la Morte della Vergine, con il Cristo apocalittico.
Unaltra osservazione riguarda il ruolo occupato dalle figure le quali si dispongono in primo e secondo piano a segnare le tappe della Rivelazione: dai barlumi del mondo pagano (sibille) e dallannuncio veterotestamentario (i profeti Davide, Mos, Da-niele e Simeone curiosamente mitrato annoverato in epoca
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Gli affreschi della volta del coro (1560-1563)
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Analoga inquadratura osservano i due altaroli ai lati dellarco-santo che completano il partito decorativo, impaginati secondo diverso ordine di visione prospettica a muovere dal centro dellaula.
Se la tematica mariana dipende dal titolo della chiesa ed i sog-getti di facciata, sottarco e volta, pi santo Stefano, trovano mo-tivazione in programmi e prescrizioni secolari, i restanti beati rispondono ai patrocini popolarmente loro affidati: Agata pro-tettrice dalle malattie/dolori al seno (tessitrici, puerpere), Lucia dal male agli occhi, Barbara dalle folgori, Rocco e Sebastiano dalla peste e malattie infettive, Antonio abate custode del bestia-me, Francesco dAssisi difensore dai lupi, Caterina dAlessan-dria avvocata dei mugnai, Nicola da Bari patrono invece di naviganti e traghettatori e delle donzelle da marito (da ricordare anche la presenza di San Cristoforo in una delle lastre tombali).
Lanalisi stilistica del complesso facilmente individua le matrici nellarte di Gio. Antonio Pordenone e Pomponio Amalteo; fonti che il Calderari interpreta in termini agresti con evidenziazione di cose e persone (impegno ritrattistico, mimica espressiva, resti-tuzione di ambienti, delineazione di strumenti musicali) e insi-stenza sui dettagli trattati spesso a secco: un mondo non eroico, ma casalino (da rinascimento minore), cui contribuiscono le tinte rossastre peraltro accentuate dalle cadute del colore.
Quanto alla suppellettile e agli effetti liturgici, si ricordano la sostituzione del fonte battesimale (altomedievale?) con un ma-nufatto di lapicidi medunesi nellavanzato Cinquecento e le do-tazioni registrate dai vari presuli e visitatori apostolici nel perio-do 1517-1584 annoveranti in particolare una croce bella e orna-tissima, la medesima forse retta dallapostolo ai piedi della Vergine, venuta a sostituire quella trafugata dai Turchi nel 1499, nonch due angeli lignei dorati allaltar maggiore.
Il passaggio successivo determinato dalla Controriforma, percepibile attraverso le disposizioni vescovili e la poca suppel-lettile esistente. Un periodo che non si chiude con il tardo Cin-quecento o il primo Seicento ma che a scavalco delle epoche
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medievale), al suo adempimento (evangelisti) e alla autentica interpretazione da parte della Chiesa (i dottori Gregorio papa, Girolamo, Ambrogio, Agostino).
Il programma si completava con la pala dellAssunta (p. 4), ora in controfacciata, ma un tempo troneggiante allaltar maggiore in modo da proclamare lultimo atto della vicenda di Maria conclu-sasi non con la corruzione nel sepolcro, ma con lassunzione corporea in cielo.
Dai grafici che si allegano si ricava anche lordine della sequen-za la quale muove da sinistra a destra e dallalto in basso per concludere al centro secondo uno schema detto ad avvolgimen-to, con lanomalia dello Sposalizio della Vergine posticipato ri-spetto ai tempi della narrazione evangelica ed apocrifa per mo-tivo di economia spaziale e conseguente resa estetica.
Tale distribuzione d ragione delle diversit di direzione pro-spettica come dipendenti da un punto di vista non unico e fisso bens mobile in una veduta trascorrente: aspetto non riconosciu-to dalla critica che ha rimproverato troppo facilmente al pittore luso maldestro della prospettiva.
La narrazione si snoda entro un telaio architettonico emergen-te da un alto basamento a sporto per cui le scene si costituiscono ad di l di un parapetto sottolineato dalla presenza di fiori, frut-ta e volatili di valenza simbolica.
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Santa Barbara
Il profeta Geremia
SantAgata
Santa Lucia
Loffertadi Abele
San Rocco e i santiSebastiano e Francesco dAssisi
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Il profeta Isaia
SantApollonia
Il profeta Daniele
Santa CaterinadAlessandria
Loffertadi Caino
Santo Stefano e i santiAntonio abate e Nicola da Bari
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stilistiche prosegue in et barocca e rococ.In base alla normativa stabilita a fine 500 si determina lordi-
namento dellinvaso e delle adiacenze secondo un indirizzo ben preciso anche se attuato per gradi. Il quale anzitutto si preoccu-pa di incentrare lattenzione sullaltar maggiore, luogo della ce-lebrazione e conservazione eucaristica; da cui lordine di provve-dere un tabernacolo in legno dorato, di completare la pala gran-de (si intende negli ornamenti) lasciata imperfetta per il
decesso del Calderari, escludendone la sostituzione.Di pari passo limpegno per gli altri sacramenti: del Battesimo,
esaltato attraverso il ricavo a sinistra dellingresso di una corta cappella timpanata con curiosa immagine di mascherone (p. 22) nella quale si inserisce il fonte cimato da una copertura lignea piramidale (oggi rimossa) e lintroduzione di confessionali.
Mancano sussidi di natura archivistica per seguire dappresso la trafila delle operazioni, peraltro ricostruibile sulla base delle comuni normativa e prassi.
Da ci la recinzione degli spazi sacri (coro, altari laterali, fonte battesimale) mediante balaustrate dapprima lignee e in seguito lapidee come quella del coro dovuta a maestranza medunese (Tommaso Casella?) nel 1676, recinzione continuata allesterno per cimitero e sagrato con accesso sottolineato da due cippi pira-midali; la riserva della sepoltura in chiesa (avanti il coro) ai soli sacerdoti-parroci (unica eccezione nota per la famiglia dei Mar-
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gnani proveniente dal cantone dei Grigioni); il generale repulisti dellaula da ogni tipo di pittura devozionale; lerezione di appo-sita cappella per la nuova devozione del Rosario in modo da non interferire con il culto maggiore; la provvista di due nuove pale (oli su tela) per gli altari laterali (a soli trentanni dalla prima realizzazione ad affresco) che dal lato iconografico dobbiamo intendere intonate a contrizione dal momento che non si ritiene pi confacente il sereno clima rinascimentale delle precedenti (il visitatore apostolico Cesare de Nores aveva avuto a ridire anche della pala grande): pale che dovettero trovar posto in due nuove strutture in legno dorato con alzata a portale e architrave spez-
zato come si pu vedere nell'oratorio di San Floriano.Parallelo corre il ricambio del guardaroba con paramenti nei
cinque colori (bianco, rosso, verde, viola e nero), e del vasellame pi semplice e pratico.
Una forte rivendicazione del sacro ed accentuazione del ruolo gerarchico quello che emerge dalla serie degli interventi. Agli stessi criteri si informa lazione pastorale che sempre su pres-sione dallalto d vita alle confraternite del Sacramento e del Rosario (1634) le quali parrocchializzano e clericalizzano le libe-re forme di associazione laicale religiosa del passato.
Dal lato artistico ci ha riflesso nelle dotazioni della lanterna
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centrale con il gruppo della titolare.Fastoso il partito decorativo formato da cartelle, protomi fem-
minili e angeliche, festoni, girali, angioletti agli spioventi e ai plinti di coronamento. Complesso anche lapparato iconografico consegnato a sculture, intagli e pitture rappresentati nellordine dalla Madonna col Bambino (moderna riproduzione dellorigi-nale rubato per laddietro) ed i santi Domenico e Caterina da
processionale (p. 34) in metallo un tempo dorato del Sacramento con vaso e cupolino costolonati e cimati di un calice con lostia, e nellaltare ligneo del Rosario (p. 25). Costituito questo da unal-zata a doppia coppia di colonne avvolte da viticci e tralci di rose e contornate da due orecchie a triplice voluta, doppio frontone spezzato (triangolare e arcuato), cimasa con ali inarcate e spez-zate a mezzo delle quali si colloca un vaso acroteriale, nicchia
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Siena, la sottostante rappresentazione delle Anime Purganti, gli ovati della cornice con i misteri del Rosario entro ovati su rame.
Dal lato dello stile si tratta di unopera del bellunese Giovanni Battista Auregne responsabile di altri lavori nel territorio (Claut, Cimolais, Maniago, Pasiano) contrassegnati dallo sviluppo in termini barocchi di un apparato di marca manierista.
Pur nel cambiamento di stile, lassetto del tempio viene rispet-tato dal sopravveniente rococ.
Gli interventi di maggior peso sono costituiti dagli altari lapi-dei che vengono a sostituire quelli lignei che pi non incontrano il nuovo gusto e che perci al solito vengono bollati come cariolatie fatiscenti s da poterne giustificare la sostituzione.
Lopera principale costituita dallaltar maggiore con le statue dellAssunta titolare e di San Giuseppe (pp. 36 e 37) pi taber-nacolo e paliotto. Rimontata con non felice soluzione nella nuo-va parrocchiale, imputabile ad altaristi portogruaresi, rispetti-vamente Gio. Battista Bettini per la parte plastica e ad anonimo altarista forse Pietro Balbi o meglio Gio. Maria Savio per il tabernacolo con cupolino a cipolla e il dossale svasato con ovato a soggetto eucaristico al mezzo: fragile luno di struttura (quasi un ninnolo), povero laltro di disegno.
Ad un terzo maestro che si crede di identificare in Antonio Nardi pordenonese spettano i due altari a lato del coro gi rac-chiudenti le pale secentesche (sparite di circolazione) e ora smontati a accatastati dietro il coro della nuova chiesa.
Qualche altro tocco di grazia spande il rococ: nella volticina a stucco dellaltare del Rosario con angioletti e colomba dello Spirito Santo e nel dossale del medesimo in sostituzione di quel-lo ligneo rimosso perch consunto, assegnabile sempre a Gio. Maria Savio di Portogruaro di cui presenta la stessa maniera di turgida rocaille incontrata a Morsano al Tagliamento.
Il biancore e la lucentezza derivanti da queste scelte nellaula, scrostata e ritinteggiata, ha modo di accrescersi con la brillan-tezza degli argenti di cui il tempio si va dotando: calici (p. 35), reliquiari, croci astili, paci (p. 24), incensieri, frutto di botteghe
3130
3332
veneziane; in un luccichio esaltato dai filamenti argentei e dora-ti dei tessuti fra i quali si annovera una pianeta con paesaggi, architetture e rovine ed un terzo (pianeta e tunicelle) con es-senze arboree distribuite a isolotto, entrambi di manifattura veneziana della prima met del 700.
Tra la restante dotazione si annovera il pennello processionale dellAssunta (p. 28) in legno dorato non comune segnacolo con limmagine della titolare inalberato con sussulto dorgoglio nel momento in cui la pieve era costretta dai tempi ad abdicare ai propri diritti e il tempio stesso andava incontro alla dismissione.
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3736
4140
Offerta di CainoI/3
Santo Stefanoe i santiAntonio abatee Nicola da BariI/5
Offerta di AbeleI/2
San Roccoe i santi
Sebastiano eFrancesco dAssisi
I/4
4342
Santa BarbaraII/4
Il profeta GeremiaII/3
SantAgataII/2
Santa LuciaII/1
4544
Il profeta IsaiaII/8
SantApolloniaII/7
Il profeta DanieleII/6
Santa Caterina dAlessandria
II/5
4746
Vela della voltacon Sibilla(non identificabile), il profeta Davide, levangelistaGiovanni, il dottore della ChiesaSan GirolamoIII/3
Vela della voltacon Sibilla(non identificabile),il profeta Mos,levangelista Matteo,il dottoredella ChiesaSantAmbrogioIII/4
Vela della voltacon la Sibilla Libica,
il profeta Daniele,levangelista
Marco, il dottoredella Chiesa
SantAgostinoIII/2
Vela della voltacon la Sibilla Persica
il profeta Simeone,levangelista Luca,
il dottoredella Chiesa
San Gregorio papaIII/1
4948
La Presentazionedi Maria al tempioIV/2
Angelo musicanteIV/2
La Nascitadella Vergine,
la Presentazionedi Maria al tempio,
lo Sposaliziodella Vergine,
la Nascita di GesIV/1-4
La nascitadella Vergine
IV/1
5150
La visita di Mariaa ElisabettaIV/6
La visita di Mariaa ElisabettaIV/6
LAnnunciazione,la Visitazione,
la Fuga in Egitto,Ges al tempio
fra i dottoriIV/5-8
LAnnunciazioneIV/5
5352
Il Sommo SacerdoteIV/3
Lo Sposaliziodi Maria e Giuseppe
IV/3
San GiuseppeIV/3
Ritratto del parrocopre Stefano Decanoda GrizzoIV/3
5554
La Fuga in EgittoIV/7
La Fuga in EgittoIV/7
LAdorazionedei Magi
IV/4
LAdorazionedei Magi
IV/4
5756
Dottoredel tempioIV/8
Dottoredel tempioIV/8
La Disputa di Gescon i dottori
del tempioIV/8
Dottoridel tempio
IV/8
6160
CristodellApocalisse
IV/9
CristodellApocalisseIV/9
AngeliIV/9
Angeli IV/9
6362
Intervento realizzato con il contributo dellUnione EuropeaIniziativa comunitaria Leader II da
con la collaborazione dellaParrocchia di S. Maria Assunta di Montereale Valcellina
Notep. 4. Pala dellAssunta. Lasciata incompiuta (1563) da Gio. Maria Zaffoni detto Calderari; fotografata prima del restauro (2000) p. 7. Strati pavimentali dellabside. Da rilievo in scala di Valentino Bertoja (1969)p. 9. Disegno di Giuseppe Marchetti, pubblicato in Le chiesette votive del Friuli, Societ Filologica Friulana, Udine 1971p. 11. Parete destra della navata. Cristo del travo, e sagome lignee di Maria e Giovanni (copia di Piero Del Vesco, 2001) pp. 26 e 27. 1968. Altari laterali prima del restauro del 1969p. 32a. Fronte del corop. 64. Maggio 1976. Puntellatura della volta subito dopo il terremoto.
Indicazione bibliograficaPer una panoramica pi ampia si veda P. Goi, La chiesa di Menocchio, in LInquisizione romana: metodologia delle fonti e storia isituzionale, Atti del Seminario internazionale (Montereale Valcellina, 23 e 24 settembre 1999, a cura di A. Del Col e G. PAolin, Trieste, Montereale Valcellina, 2000, pagg. 297-325).
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