I campanili di Città della Pieve

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Guida ricca di testimonianze storiche, artistiche architettoniniche ma anche antropologiche di Città della Pieve affinchè nulla della tradizione pievese vada smarrito, svalutato o peggio ancora, dimenticato.

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Quaderni del volontariato

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I campanilidi Città della Pieve

Michela CasodiGaetano Fiacconi

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Pagine 10-11: elaborazione grafica da un’immagine di Marco Possieri Archivio EFFE Fabrizio Fabbri Editore

Coordinamento editorialeChiara Gagliano

© 2007 CESVOL2007 EFFE Fabrizio Fabbri Editore srl

ISBN: 978-88-89298-43-5

Progetto grafico e videoimpaginazioneStudio Fabbri, Perugia

StampaGraphic Masters, Perugia

Cesvol Centro Servizi Volontariato della Provincia di Perugia

Via Sandro Penna, 104/106Sant’Andrea delle Fratte06132 Perugiatel. 075/5271976 fax: 075/[email protected]@pgcesvol.net

Pubblicazione a cura di

Con il Patrocinio della Regione Umbria

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Il CESVOL, centro servizi volontariato per la Provincia di Perugia, nell’am-bito delle proprie attività istituzionali, ha definito un piano specifico nell’a-rea della pubblicistica del volontariato.

L’obiettivo è quello di fornire proposte ed idee coerenti rispetto ai temi diinteresse e di competenza del settore, di valorizzare il patrimonio di espe-rienze e di contenuti già esistenti nell’ambito del volontariato organizzatoed inoltre di favorire e promuovere la circolazione e diffusione di argomentie questioni che possono ritenersi coerenti rispetto a quelli presenti al cen-tro della riflessione regionale o nazionale sulle tematiche sociali.

La collana I quaderni del volontariato presenta una serie di produzionipubblicistiche selezionate attraverso un invito periodico rivolto alle asso-ciazioni, al fine di realizzare con il tempo una vera e propria collana edito-riale dedicata alle tematiche sociali, ma anche ai contenuti ed alle azioniportate avanti dall’associazionismo provinciale.

I quaderni del volontariato, inoltre, rappresentano un utile supporto perchiunque volesse approfondire i temi inerenti il sociale per motivi di studioed approfondimento.

I quaderni del volontariato:un viaggio attraverso un libro nel mondo del sociale

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Indice

Presentazione

Introduzione

Sezione PrimaLe chiese urbane

Il campanile della Cattedraledei Santi Gervasio e Protasio

Il campanile della chiesa del Gesù

Il campanile della chiesa di Santa Maria Maddalena

Sezione SecondaLe chiese extra urbane

Il campanile della chiesa di Sant’Antonio

Il campanile della chiesa del Beato Giacomo

Il campanile della chiesa di Santa Maria degli Angeli

Sezione TerzaGli ordini monastici

Il campanile della chiesa di Sant’Agostino

Il campanile della chiesa di Santa Maria dei Servi

Il campanile della chiesa di San Francesco

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Allo scadere delle manifestazioni dedicate al “Divin Pittore il Perugino”,nasce a Città della Pieve una Accademia intitolata al celebre maestro pie-vese, l’Accademia “Pietro Vannucci”.Molto diversa dalle accademie dell’antica Grecia, individuate come luogodi incontro per le riunioni dei filosofi, l’Accademia “Pietro Vannucci”ripercorre le finalità di quelle sette-ottocentesche dove i soci si incontrava-no per discutere: di arte, letteratura, poesia, rivolgendosi ad un pubblico ilpiù possibile eterogeneo, uomini e donne di qualunque età e cultura chevogliano condividere interessi e passioni.L’idea di questa prima guida è legata al bisogno, sempre crescente, di rac-cogliere, documentare e far rivivere testimonianze storiche, artistiche,architettoniche ma anche antropologiche di Città della Pieve, affinchénulla della tradizione pievese vada smarrito, svalutato o peggio ancoradimenticato. L’Accademia Pietro Vannucci, che comunque si prefigge di proporre ai suoiiscritti un nuovo modo di vivere la città, oggi propone una lettura del tessu-to urbano “con gli occhi all’insù” osservando i numerosi e preziosi manu-fatti architettonici presenti dentro e fuori dalle mura urbane.La volontà di Marcella Binaretti fondatrice dell’Accademia, condivisa conaltri amici, è di approfondire aspetti della storia della nostra città ancora inombra.Il nostro motto è “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver comebruti ma per seguir virtude e conoscenza”.

Dante, Inferno, canto 27 versi 118/121La Presidente

Marcella Binaretti

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Presentazione

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Parlare del profilo di Città della Pieve è un po’ come percorrerne le tradizio-ni, la storia e la cultura in particolare quella ecclesiastica. La “calda coro-na” di mattoni che si avvista dalle “vie d’arrivo” è sempre e comunquecaratterizzata da manufatti mirabili che vi spiccano: i campanili.

Arrivando dalla Pievaiola, dopo essersi lasciati alle spalle Piegaro, Cittàdella Pieve appare due volte, la prima ben distesa sul crinale nella sua inte-rezza ed è possibile distinguere la parte della città protesa verso il monaste-ro di Santa Lucia. Eccoli preziosi baluardi di storia e cultura si distinguono iprimi campanili, quello del santuario, quello di Santa Maria dei Servi eanche quello della Cattedrale. Proseguendo ancora la città compare unaseconda volta, dopo l’ultima curva sotto il cimitero, inconfondibile il campa-nile di San Pietro.

Arrivando dalla Toscana, come anche dal Trasimeno, la vista è poco diversa,sulla cinta muraria che inanella il centro abitato svetta la torre civica e ilcampanile della Cattedrale, avanzando ancora un po’ si scorge quello diSant’Agostino.

A valle l’impressione è identica, forse anche più pronunciata, dalla Val diChiana le guglie dei campanili lasciano il segno sul cielo.Così la città sembra annunciare da subito la sua tradizione e forse anche lasua vocazione di piccolo scrigno di tesori architettonici ed artistici.

“Era dunque un castello romano il nostro Paese, quando ricevette la primaluce del cristianesimo”. Esordisce così monsignor Fiorenzo Canuti quandoparla dell’epoca cristiana a Città della Pieve. Nel Medioevo poi la cittàdivenne un importante centro religioso, ne sono testimonianza conventi, col-legi e monasteri, tutto si consolidò poi con l’elevazione a diocesi agli inizidel 1600.

Numerosi fiorirono nei secoli i siti religiosi che oggi contraddistinguono ilprofilo cittadino, quasi una città dei campanili.L’intento di questa breve guida è quello di costruire un percorso attraversol’opera di alcuni architetti che hanno lasciato un segno tangibile, realizzan-do manufatti che si intrecciano inevitabilmente con la storia della città eche la segnano ancora oggi.

Primo nome che spicca è sicuramente quello del perugino Giovanni Santini

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Introduzione

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architetto impregnato dello stile neoclassico che ritroviamo nella progetta-zione del teatro comunale Avvaloranti. Con lui in città si susseguono scuolediverse, alcuni manufatti sono attribuiti prima dal Canuti e poi da ValerioBittarello ora a fratel Benedetto di San Nicolò di Manduria, ora al più famo-so architetto romano Andrea Vici, allievo del Vanvitelli che successe adAntonio Canova nella prestigiosa carica di Presidente della romanaAccademia di Santa Luca.

Potrebbe sembrare un modo singolare di ricostruire la storia, eppure la pre-senza di detti elementi di architettura urbanistica, alcuni anche molto anti-chi, sottolinea ed evidenzia il potere ecclesiastico e l’appartenenza dellacittà, da sempre, allo Stato Pontificio.

Molti campanili, rielaborati successivamente, sono l’espressione di unmomento storico e politico che corrisponde agli anni successivi al 1601quando Città della Pieve venne elevata a diocesi. Tale riconoscimento con-tribuì ad incrementare il potere degli ecclesiastici già determinante nei ter-ritori del pievese.

Città della Pieve con le sue quindici chiese ancora consacrate dentro e fuorile mura (l’elenco comprende chiese, cappelle e oratori) e una decina sconsa-crate e destinate ad altri usi, si può certamente definire la città dei campa-nili come del resto il suo profilo urbano lascia subito indovinare.Stando al volume di monsignor Fiorenzo Canuti molte altre chiese e annessicampanili erano presenti nella patria del Perugino, soppressioni, terremoti ealtre vicende ne hanno fatto perdere le tracce quasi del tutto.

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Sezione Prima

e chiese urbane

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Nel 1601 l’antica Castel della Pieve diventa città, è il papa ad elevarla aDiocesi e la chiesa, già dedicata ai martiri milanesi Gervasio e Protasio,diventa Cattedrale. Subito iniziano le prime modifiche architettoniche estrutturali e fin dalla fine del 1700, accanto alla Torre Civica con le suequattro campane, svetta il raffinato campanile in mattoni.Di particolare impatto le eleganti cornici che partiscono l’intera lunghezzadel campanile quasi a “frammentarlo” ogni volta per ripartire verso l’alto.

Le campane, posizionate nella grande cella campanaria, sono quattro: la“grossa”, il “mezzanotto” e la “mezzana” sono state donate da monsignorGaetano Fraccagani e riportano il suo stemma inciso, che fu vescovo dellacittà dal 15 ottobre 1748, dopo essere stato vicario generale del cardinalePico della Mirandola. In ultimo vi è la “piccola” aggiunta successivamente.

La progettazione di questo simbolo della città, fu affidata nel 1738, comericorda monsignor Fiorenzo Canuti nella sua storia cittadina, all’architettoAndrea Angelelli che realizzò l’agile e snella struttura in mattoni rossi tipicidella zona, con linee regolari ed eleganti. Valerio Bittarello ipotizza un’attri-buzione diversa poiché, intorno al 1737 era presente a Città della Pieve perla costruzione della chiesa di Sant’Anna degli Scolopi, l’architetto fratelBenedetto di San Nicolò di Manduria.Tale attribuzione sembra avvalorata dalle caratteristiche di altri manufattidell’architetto che ricordano il campanile pievese.

Il campanile della Cattedrale dei Santi Gervasio e Protasio

Le chiese urbane

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Posta nel cuore del centro storico, a pochi metri dalla Cattedrale e a pochipassi dall’antica porta di San Francesco, la chiesa del Gesù risente degliinflussi settecenteschi e degli stili di quel periodo nel quale fu interamenteriedificata per renderla più ampia.Così anche il campanile che fu ricostruito dalle fondamenta, sulle proprietàche erano dell’antico spedale della Misericordia.Fra i documenti di proprietà della Confraternita della Misericordia, ancoraoggi è conservato il progetto di rifacimento della chiesa a firma di ClementeMoghini architetto al quale fu affidata anche la direzione dei lavori.Il lungo carteggio fra i priori e il Moghini denota numerose difficoltà nel pro-cedere dei lavori, prima fra tutte l’assenza del tecnico dal luogo della fabbri-ca.I lavori terminarono intorno al 1796, gli anni sono quelli della presenza incittà dell’architetto ed ingegnere idraulico Andrea Vici, allievo del Vantivelli,la città era diventata il centro dei lavori dello Stato della Chiesa sulla ChianaRomana, con l’insediamento della Prefettura delle Acque e dunque probabil-mente anche sede del soggiorno del Vici.È ancora Valerio Bittarello che ipotizza all’ambiente “viciano” gli influssiche caratterizzano oggi la chiesa del Gesù, legandogli alcuni elementi dellachiesa di San Luigi e di Santa Maria dei Bianchi ideati dall’architetto.Il piccolo campanile è lineare, non più alto degli altri, non termina conguglie o cuspidi, ma al di sopra della cella campanaria eleganti corniciaccolgono tegole in cotto rosso.Le cornici di mattoni che lo intervallano riprendono il regolare andamentodei tetti che lo circondano, quasi volesse inserirvisi senza rumore.Dall’apertura della cella campanaria tre campane: la “grande”, la “mezzana”e la “piccola” annunciavano le adunanze della Venerabile Compagnia dellaMisericordia che aveva ed ha tutt’oggi sede nella chiesa del Gesù.

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Il campanile della chiesa del Gesù

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È ancora monsignor Canuti a sciogliere i dubbi su questa piccola chiesa ubi-cata di fronte a quella di San Luigi al Seminario; il canonico parla di unasovrapposizione all’antica chiesa di Sant’Egidio intorno al 1777 sempre adopera dell’architetto Clemente Moghini; detta teoria fu ribaltata poi dal dot-tor Valerio Bittarello che la attribuisce ad Andrea Vici, spostando la data dicostruzione intorno al 1780. Alla chiesa era annesso un piccolo spedale finoagli anni dell’Unità d’Italia. L’interno è stato completamente ristrutturato nelcorso dei secc. XIX e XX. Il campanile di Santa Maria Maddalena, è forse ilpiù “fantasioso” di tutti gli altri; definito dal Bittarello in stile “barocchetto”,si eleva nella parte del profilo urbano che conduce verso la Toscana e siaffaccia sul Trasimeno. È probabilmente quello meno alto, ma la sua formacilindrica quasi incassata in quattro colonne quadrangolari, è particolarmen-te gradevole. Dette colonne che terminano con fregi a ricciolo, ricordano lecolonne classiche di ispirazione dorica e accompagnano il profilo del manu-fatto in mattoni fino a tutta la cella campanaria. All’interno di quest’ultimasono ancora conservate le tre campane, la piccola, la mezzana e la grossa. Inalto numerose cornici di varie misure creano piani diversi fra ombre e luci.Culmina, come molti altri in città, in forme decorative tondeggianti che gliconferiscono ulteriore grazia.Le tre campane, la “grossa”, la “mezzana” e la “piccola” sono forse rifusesostiene il Canuti, in particolare l’ultima porta inciso il nome del Vescovopievese Filippo Angelico Becchetti. Il Becchetti personaggio eccentrico ediscusso in città, resse la diocesi dal 1800 per tutto il periodo napoleonicotanto da abbracciare le dottrine filofrancesi. Insignito della legione d’Onore,ebbe il titolo di barone dell’Imperio e partecipò al celebre concilio di Pariginel luglio del 1809, nel quale Napoleone stesso pretendeva di ratificare,senza la presenza del pontefice, decisioni circa le nomine vescovili, divorzioed altro. Già nel 1809 il prelato aveva sobillato dal pulpito il popolo pievesein occasione dell’anniversario dell’incoronazione di Bonaparte. Dette conni-venze politiche lo portarono con la restaurazione ad un esilio coatto a Roma,dove morì nel 1814 senza alcun onore. A tutt’oggi non si conosce dove sia ilsuo sepolcro.

Il campanile della chiesa di Santa Maria Maddalena

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Sezione Seconda

e chiese extra urbane

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La storia della chiesa di Sant’Antonio, si lega indissolubilmente a quelladella chiesa di San Pietro ove in origine risiedeva la parrocchia dei SantiPietro e Paolo.Fabbricata sopra le mura castellane nei pressi della porta detta del Castello,è appoggiata su di uno splendido belvedere, a ridosso della rupe diSansalvatico.Intorno 1815, dopo il definitivo crollo della chiesa parrocchiale sulla piazzasovrastante, vi fu traslata la suddetta parrocchia e con lei tutti i beni dellastessa insieme alla Confraternita dei Santi Sebastiano e Rocco.L’elevazione a parrocchia fece della piccola chiesa appena fuori le mura l’og-getto di numerose modifiche: lavori, ampliamenti e restauri che le portaronola veste che attualmente vediamo.Il grande campanile è estremamente semplice, le linee in elevazione sonoessenziali e regolari; interamente realizzato in mattoni la sua essenzialità lofa sembrare una torre.È la cuspide, coronamento ultimo che lo distingue da tutti gli altri; una sortadi piramide a più lati, svetta sopra il corpo centrale e sopra la chiesa.Un elemento architettonico che si differenzia da tutti gli altri della cittàriproponendo come nel corpo centrale linee rette e regolari.Dette linee della cuspide finale, ricordano il medesimo coronamento che sitrova nel campanile dell’omonima abbazia benedettina di Perugia: la chiesadi San Pietro.Le tre campane che ancora oggi richiamano all’adunanza i fedeli in occasio-ne delle feste patronali, la “grossa”, la “mezzana” e la “piccola”, sembrano,dalle iscrizioni, tutte frutto di donazioni e lasciti.Il campanile è nel profilo urbano il più esterno, oramai fuori della cintamuraria.

Il campanile della chiesa di Sant’Antoniogià parrocchia di San Pietro

Le chiese extra urbane

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La chiesa del Beato Giacomo Villa è ubicata appena fuori la porta del Vec-ciano frutto di numerosi lavori che trasformarono la preesistente cappelladedicata a San Giovanni Battista nel monumento sepolcrale al pieveseGiacomo Villa, morto assassinato mentre difendeva i diritti dei poveri e inseguito canonizzato beato.Soprattutto al’interno numerose furono le opere di abbellimento già intornoal 1500, fino a quelle del 1717 con stucchi e decori che trasformarono lapianta della fabbrica.L’andamento perimetrale appare dall’esterno rettangolare, mentre l’internopresenta una pianta ellissoidale, da riferire ai modelli romani del Bernini edel Borromini. Esternamente la chiesa sembra non aver subito grandi opere di abbellimen-to, come ricorda lo stesso Canuti, così come probabilmente accadde per ilpiccolo campanile che sembra ancora quello di una cappella e non di unachiesa settecentesca.Composto da una grande bifora con colonne quadrangolari appena rigate dauna cornice in mattoni, il campaniletto è sormontato da un timpano triango-lare sul quale si apre al centro una ulteriore monofora. Nelle aperture dellamonofora risiedono le due campane.Sebbene il Bolletti, storico della città antecedente al Canuti, ricordi le fami-glie Bandini, Cesarini, Vitelli e Pepoli fra le benemerite della chiesa, le duecampane non riportano incisioni di lasciti gentilizi, bensì in una delle due silegge:

Simon Canonicus de Valentibus Fieri Curavit Ex Elemosinis IT AD MDCXXXVII

JOH. BAPTISTA CRESCUS NEAPOL

Per le sue dimensioni ridotte, non supera nemmeno la cupola dell’edificostesso, non se ne rintraccia la sagoma nel profilo cittadino generale se non inalcuni punti; è diventato però nel tempo piccolo segno di una grande devo-zione cittadina.

Il campanile della chiesa del Beato Giacomo

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Fra le chiese extraurbane sarebbe ingiusto dimenticare la bellissima chiesacampestre dedicata alla Madonna degli Angeli. Lasciando la strada asfalta-ta per recarci in campagna si può godere di quel piccolo gioiello che mon-signor Canuti attribuisce al secolo XIII.La chiesa campestre era di pertinenza dei padri Eremiti dell’ordineFrancescano che risiedevano nel romitorio attiguo. Le opere pittoricheall’interno sono datate 1357; la forma gotica dell’edificio, sostiene ancoraCanuti, conferma la data indicata e “ci riporta a quelle antichissime epo-che”.Caratteristica di questo gradevole edificio immerso nella campagna è pro-prio il campaniletto che sormonta direttamente la facciata. Elegante e snel-lo, sembra la naturale continuazione del corpo avanzato che contiene laporta d’ingresso. È sormontato da una bifora dalle forme gotiche che con-tiene ancora le due campane, la “maggiore” e la “piccola”.

Il campanile della chiesa di Santa Maria degli Angeli

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Sezione Terza

li ordinimonastici

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Come ricorda il dottor Valerio Bittarello, studioso della storia e dell’artedella città, la chiesa di sant’Agostino costruita fuori la porta Fiorentinaintorno alla metà del sec. XIII, fu teatro delle contrattazioni e poi dei pattirelativi al “Concordato idraulico” tra papa Pio VI e Pietro Leopoldo gran-duca di Toscana per la definitiva bonifica della Valdichiana del 1780.Il caratteristico campanile che svetta quasi a fianco della torre del vescovo,fu costruito nel 1741 con attribuzione a fratel Benedetto di San Nicolò ed èsormontato da elementi architettonici particolarmente ricchi, quasi a ricor-dare la “potenza” dell’ordine dei frati agostiniani.Inoltre, gli elementi sferici sulla sommità e quelli simmetrici più in basso,le cornici, le dentellature ricordano chiaramente il campanile della chiesaCattedrale già attribuito allo stesso architetto.La cella campanaria custodisce quattro campane: la “grossa”, il “mezzanot-to”, la “mezzana” e la “piccola”.

Il campanile della chiesa di Sant’Agostino

Gli ordini monastici

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La chiesa sorge fuori della porta Romana e fu edificata unitamente al con-vento dai Servi di Maria che nel 1343 inglobarono la vicina chiesa dedicataalla Madonna della Stella. Dalle continue elaborazioni uscì l’edifico cheancora oggi vediamo e, come sostiene Valerio Bittarello, fu GiovanniSantini a progettare l’ultima versione del campanile negli anni dopo il1821. Con la caduta di Napoleone e la ripresa dei lavori di bonifica, inizia-rono anche una serie di lavori di abbellimento della città che videro oltre aquesto campanile anche il Teatro degli Avvaloranti, Palazzo Giorgi-Taccini,Palazzo Cartoni, edificati nello splendido stile neoclassico del qualeSantini si fece saggio interprete. Diviso da fasce regolari di cornici, il cam-panile è sormontato da una grande calotta semi-sferica che lo distinguedagli altri descritti; possiede, al di sotto della cella campanaria, una ulte-riore apertura a monofora che vuole imitare la cella, ma è sprovvista dicampane.Anche questo grande campanile è provvisto di quattro campane: la“grossa”, il “mezzanotto”, la “mezzana” e la “piccola”.

Il campanile della chiesa di Santa Maria dei Servi

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La chiesa di San Francesco situata fuori della porta Perugina e l’annessoconvento sede dei Francescani conventuali, che ospitò fra gli altriBonaventura da Bagnoregio, generale dell’ordine Francescano chiamatoper processare Giovanni da Parma, sospettato di eresia furono più volte rie-dificati. All’interno del convento è ancora visibile una porzione della chie-sa benedettina donata ai francescani, oggi trasformata in oratorio nel qualeè visibile il Pianto degli Angeli, dipinto dal senese Jacopo di Mino delPellicciaio (metà sec. XIV), uno tra i più importanti divulgatori dei modulifigurativi dei Lorenzetti e di Simone Martini. Del campanile o dei campani-li originari, edificati sicuramente entro il 1290 visto che Nicolò V concede-va indulgenze a chi vi faceva visita, non v’è più alcuna traccia. Documentiparlano di notevoli trasformazioni intorno al 1766, quando nella riedifica-zione proposta da Andrea Vici lo stesso progettò anche l’annesso campani-le. Ulteriori modifiche alla struttura si ebbero fra il 1845 e il 1860. Quelloattuale, particolarmente semplice e sobrio rispetto a tutti gli altri della cittàè regolare, alternato da poche cornici, ha una copertura di coppi e tegolesopra la cella campanaria. Sembra accennare alla singolare povertà france-scana di cui anche la chiesa era un bell’esempio.

Il campanile della chiesa di San Francesco(oggi santurio della Madonna di Fatima)

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Michela CasodiNata a Città della Pieve nel 1979, formata presso lo studio artistico dei MaestriAntonio e Mario Marco Marroni si è diplomata presso l’Istituto d’Arte di Orvieto.

Gaetano FiacconiNato a Città della Pieve nel 1975, si è laureato in Lettere presso l’ateneo peruginodiscutendo una tesi in Storia del Risorgimento Italiano. Giornalista Pubblicista,collabora con alcune riviste locali, ha scritto la “Storia del collegio dei Geometri diPerugia” ed ha collaborato alla stesura del volume La Storia delle Confraternite diCittà della Pieve dal Medio Evo ad oggi.

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giugno 2007