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di don Sandro
Carissimi,
in questo periodo di vacanza ho letto con grande letizia
la lettera apostolica del nostro Papa intitolata: "Porta
Fidei" che ci invita a dedicare il prossimo anno
ecclesiale ad approfondire e a meditare il tema della
fede.
La fede è uno dei punti più decisivi nella vita della
Chiesa. Troppo spesso, dice papa Benedetto XVI, nella
Chiesa la si è data per scontata e ci si è gettati nelle
sue conseguenze sociologiche, creando una grande
confusione.
La preoccupazione più grande che ho sempre avuto è
quella di un annuncio della fede, ossia ho sempre
invitato tutti a cogliere la presenza viva di Cristo fra noi
ed in noi e a farne un'esperienza positiva.
Fino a quando la nostra fede non diventa un'esperienza
di pienezza, sarà sempre gracile in un mondo dove
tutto spinge a ignorare Gesù. A qualcuno questo
discorso potrà sembrare astratto; invece per molte
persone la scoperta della presenza di Gesù vivo fra noi
è stata l'occasione di una rinascita, di una nuova letizia
nella vita e di un aiuto a cominciare iniziative nuove e a
continuare gli impegni con una determinazione e una
chiarezza superiori.
Nella sua lettera pastorale il papa dice che "Fin
dall’inizio del mio ministero come successore di Pietro
ho ricordato l’esigenza di riscoprire il cammino della
fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza
la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con
Cristo".
La Chiesa diventerà missionaria solo se in noi si
compie questo cammino di fede per vivere la gioia ed il
rinnovato entusiasmo dell'incontro con Cristo.
Siamo in un'epoca in cui è venuta meno la tradizione e
una cultura della fede. Questo è evidente nelle nuove
generazioni e vuol dire che se vi è un punto di ripresa
deve essere nella tua persona, nel tuo "io".
Se guardiamo alla nostra vita, quanti miracoli sono
accaduti e accadono! La vita stessa è un miracolo di
cui stupirsi. Quello che manca non é la presenza del
Signore, ma quell'atteggiamento di semplicità del
bambino che ti fa cogliere la Sua Presenza viva.
Questo è "il lavoro di conversione" cui siamo chiamati
quest'anno: stupirci invece che calcolare.
E' grande, nella nostra parrocchia, il desiderio di
compiere questo cammino. Ci aiuterà quest'anno con
la sua presenza Padre Patrizio, il nuovo vicario
episcopale, che ho invitato a Barlassina. Il fatto di
averlo fra noi e di poterlo seguire per approfondire la
nostra fede sarà un grande dono.
Vivere la fede vuol dire riconoscere nella vita la
presenza di Gesù che ci accompagna verso il Padre.
Perché la fede cresca, occorre avere e sperimentare
un profondo rapporto con Gesù. In questa estate mi ha
aiutato tanto meditare questa preghiera che mi fortifica
nella fede. Gesù dice: «Tu sei mio e io sono tuo, ti ho
comprato a caro prezzo, a prezzo di tutto il mio sangue
versato, sii mio come io sono tuo. Siamo una sola
cosa, un solo corpo, un solo spirito. Ricevi ciò che sei,
il mio corpo e permettimi di continuare a camminare
sulla terra in mezzo agli uomini grazie a te, al tuo cuore
donato a me, al tuo spirito abitato e trasformato dal mio
amore. Sono venuto nella carne non per abbandonare
poi la carne ma per fare di tutta l’umanità il mio corpo.
Tu sei assieme ai tuoi e miei amici la profezia del
destino di tutti. Che tutti siano uno».
Sto pregando perché cresca fra noi un'amicizia che ci
aiuti a vivere questo cammino.
IN COMUNIONEIN COMUNIONE
BarlassinaBarlassina In cammino attraverso la “Porta Fidei”
SETTEMBRE 2012SETTEMBRE 2012
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Vita in Parrocchia
La nostra comunità celebra la festa della Madonna della Cintura
Istantanee da una giornata di festa
Domenica 9 settembre la nostra comunità ha celebrato la festa della Madonna della Cintura, copatrona della nostra
parrocchia insieme a San Giulio Prete. Nel guardare a Lei come modello, abbiamo invocato la sua protezione sulla
nostra chiesa locale e, all’inizio di questo anno pastorale che il Papa ha voluto dedicato alla Fede, abbiamo anche
festeggiato gli anniversari di ordinazione di alcuni sacerdoti, nativi di Barlassina o che qui hanno operato. Purtroppo
non tutti hanno potuto essere fisicamente presenti.
Oltre al 20° di don Marcello Grassi, nativo di Barlassina, di cui abbiamo ampiamente trattato nel numero di giugno,
abbiamo ricordato il 60° di don Enrico Vago (nativo di Barlassina), il 55° di don Dante Crippa (Arciprete dal 1978 al
2009), il 35° di don Adriano Valagussa (coadiutore dal 1979 al 1992) e il 20° di don Stefano Dolci (coadiutore dal 1999
al 2005). A tutti loro rinnoviamo i nostri auguri, la nostra riconoscenza e la promessa di ricordarli nelle nostre preghiere.
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Vita in Parrocchia
Festa della Madonna della Cintura - Anniversari di sacerdozio
Don Stefano, da vent’anni prete
di Antonietta Porro
Don Stefano Dolci, che ha dedicato alla nostra parroc-
chia sei anni del suo ministero sacerdotale, fino al 2005,
è prete da vent'anni. Insieme con don Marcello e con
una quarantina di nuovi sacerdoti, nel giugno 1992, si
sentì dire, durante l'omelia, dalla voce del card. Martini:
«Siete pastori-medici, inviati a una società malata da
guarire con i rimedi della grazia, una società che ha bi-
sogno di giudizi morali forti, ma anche di una misericor-
dia immensa per essere tirata fuori dalle secche del pan-
tano in cui è immersa». Se penso a don Stefano e al suo
sacerdozio tra noi, non riesco a non vedervi la declina-
zione di queste due dimensioni.
Don Stefano non ci ha fatto mai mancare la forza di un
giudizio, e non solo di un giudizio morale. Non ci ha fatto
mai mancare – anche quando poteva dar fastidio a qual-
cuno – la limpidezza di una parola vera, detta con vigore
e anche … ad alta voce (questa è un dono che Dio non
gli ha negato!), la franchezza di un richiamo all'essenzia-
le, a ciò di cui la nostra vita aveva bisogno. E ha cercato
di insegnare a giudicare la vita alla luce dell'essenziale
ai giovani che lo hanno seguito: tutti ricordiamo la bella
iniziativa di FBL, il giornalino dell'oratorio, un'esperienza
culturale nel senso più alto del termine.
Ma don Stefano non ha mai cessato di mostrarci anche
l'infinita misericordia del Padre, attraverso la compagnia
cordiale con cui si è preso cura di ciascuno di noi: dei
ragazzi e dei giovani, ma anche degli adulti, degli anzia-
ni e degli ammalati. Il suo spiccato senso dell'umorismo
traduceva in comprensione e in indulgenza umanissime i
giudizi che la fede gli faceva pronunziare; la sua intelli-
genza brillante si piegava alla conversazione amichevo-
le e sorridente con chiunque lo desiderasse.
Così una persona non più giovanissima una volta mi
disse, stigmatizzando con una battuta la forza della testi-
monianza di fede di quel giovane prete: «Quando vedo
don Stefano, mi si risveglia la fede!».
Il buon Dio, che sa di cosa abbiamo bisogno, ci ha fatto
il regalo di una testimonianza così viva e limpida. Con
infinita gratitudine, gli chiediamo di continuare ad ac-
compagnare don Stefano – ora Reverendo Parroco! –
per tutte le strade su cui vorrà condurlo.
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Via Volta, 14 - 20824 Lazzate (MB) 02 / 96.72.95.38
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Vita in Parrocchia
Grazie, don Adriano!
Festa della Madonna della Cintura - Anniversari di sacerdozio
di Laura Prada
Che bello poter ringraziare insieme per il trentacinquesi-
mo anniversario di sacerdozio di Don Adriano!
Sì, in noi che negli anni Ottanta eravamo adolescenti o
giovani e che abbiamo percorso insieme a lui un lungo
tratto di strada, il sentimento dominante è senza dubbio
quello della gratitudine.
Far festa oggi con Don Adriano non significa ricordare
una storia ormai trascorsa, ma gustare insieme, con stu-
pore, la presenza di Gesù dentro le nostre vite, presen-
za che in quegli anni lui ci ha insegnato a cercare e ad
amare sopra ogni cosa. Sempre più spesso ci sorpren-
diamo a riscoprire la grazia che ha accompagnato il no-
stro cammino di allora, dentro i gesti quotidiani e sempli-
ci di un’amicizia condivisa nel Suo nome e dentro il desi-
derio di imparare uno stile di vita evangelico, fatto di pre-
ghiera, di condivisione, di attenzione agli altri, di servizio
umile, di gioia profonda, di libertà…
Carissimo Don Adriano, non abbiamo proprio dimentica-
to niente di ciò che abbiamo vissuto insieme, anzi, tutto
è diventato presenza interiore, ricchezza inestimabile
che ogni giorno ci riporta a Gesù. Per questo continuia-
mo ad amare e a raccontare ai nostri figli le albe con-
template dalla cima dei monti, le Messe vissute con
grande intensità, le allegre cantate serali, le catechesi, le
grandi domande su ciò che succedeva nel mondo, gli
oratori feriali, le scuole della Parola, le esperienze del
campeggio, i cineforum, i teatri, le mostre che ci hanno
insegnato la ricerca del bello…, non per la nostalgia di
queste singole esperienze, ma perché questi sono stati i
gesti precisi e concreti attraverso i quali Gesù si è fatto
presente a noi.
Le siamo grati per gli straordinari spunti formativi e cultu-
rali che ha saputo regalarci! La lettura e la meditazione
di testi che spaziavano da Martini a Eliot, da Giussani a
Claudel, da Giovanni Paolo II a Sant’Agostino ci hanno
insegnato ad essere persone libere, desiderose di cer-
care la verità al di là di ogni schema.
I semi che lei con tanta bontà e pazienza ha gettato in
quei lunghi anni non sono venuti meno, sono germoglia-
ti, sono cresciuti diventando grandi alberi che non hanno
mai cessato di dare, nel tempo opportuno, i loro frutti …,
perché il Signore, come spesso ci ripeteva allora, è fe-
dele e porta sempre a compimento in ciascuno di noi la
Sua sorprendente opera.
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Festa della Madonna della Cintura - Anniversari di sacerdozio
Don Enrico Vago: 60 anni al servizio del Vangelo
a cura di Paola Visconti
Se don Marcello è il più giovane sacerdote barlassinese,
don Enrico Vago, classe 1929, con i suoi 83 anni di cui
60 di sacerdozio è il più anziano ancora vivente.
Non è semplice parlare di Don Enrico, perché ormai a
Barlassina pochi lo ricordano, mancando ormai a lungo
dal paese: gli anni di seminario, poi l’ordinazione sacer-
dotale il 7 giugno del 1952 da parte del Cardinal Schu-
ster, le varie destinazioni e infine l’approdo a Concorez-
zo, dove è stato per lunghi anni parroco e dove ancora
risiede.
Eppure, anche se apparentemente la storia di don Enri-
co sembra essere “lontana” per molti di noi, in realtà con
gli occhi della fede ha molto da dirci: innanzitutto don
Enrico è un frutto della storia di fede della nostra comu-
nità, esattamente come don Marcello ed è singolare ed
anche per certi versi un dono speciale poter festeggiare
contemporaneamente questi due anniversari.
Volendo conoscere e farvi conoscere un pochino don
Enrico, abbiamo pensato di interpellare chi lo ha meglio
conosciuto, ovvero i suoi parrocchiani di Concorezzo
che ci hanno fatto avere alcune testimonianze e alcuni
suoi testi.
Da questi documenti don Enrico emerge innanzitutto
come un sacerdote innamorato della Parola, capace di
farla conoscere ed apprezzare.
Proprio da questo amore per la Parola deriva certamen-
te una grande dote di don Enrico da tutti apprezzata:
l’intensità, la profondità e la chiarezza della sua predica-
zione (se ne volete una prova vi basterà collegarvi al
sito: http://www.parolebuone.it/testimoni e cliccare “don
Enrico Vago”).
Emergono poi la sua grande carica umana, la sua capa-
cità di ascolto, la sua grande voglia di vivere (in occasio-
ne del suo ottantesimo compleanno ha scritto una bella
poesia intitolata “Ottanta — Ho — t — tanta voglia di
vivere”) con la capacità di cogliere il buono e il bello di
ogni istante, ma anche l’affidamento totale al Signore e il
desiderio di arrivare a contemplarne il volto.
Ci piace pensare che le basi di queste doti don Enrico le
abbia poste un po’ anche nella “sua” Barlassina, in fami-
glia e in oratorio. Gli chiediamo di ricordarci nelle sue
preghiere e vogliamo concludere con alcune sue parole
sul sacerdozio, pronunciate proprio celebrando a Conco-
rezzo i suoi 60 anni di ordinazione:
“[…]importa che il prete si lasci prendere tutto dal miste-
ro del giovedì santo, nella vita di ogni giorno, nel suo
cammino con tutti gli uomini senza distinzione né riserve
e sappia incarnare l’agonia di Cristo, la sua sofferenza,
la sua disponibilità senza eccezioni, l’angoscia bevuta
fino all’ultima goccia e la certezza di fare la volontà del
Padre, che è soltanto e sempre amore e amore infinito.
Il prete quindi dovrebbe essere questo scandalo: lo
scandalo dell’uomo che volutamente resta solo per con-
dividere tutto se stesso con tutti e non soltanto con una
persona; lo scandalo di chi vuole dire, come con Cristo
“Prendete e mangiate, questo è il mio corpo” e così offri-
re la propria vita perché sia sempre di tutti.”
2003 Celebrazione per il centenario dell’Oratorio
Don Enrico con il Vescovo ausiliare Mons. Mascheroni
Vita in Parrocchia
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Vita in Parrocchia
Festa della Madonna della Cintura - Anniversari di sacerdozio
Don Dante: presenza preziosa e fedele
a cura della Redazione
Dulcis in fundo, direbbero i latini:in questo momento di
festa come dimenticare il nostro caro don Dante che
festeggia i suoi 55 anni di sacerdozio?
Lo ricordiamo con queste immagini che richiamano alla
memoria alcuni dei tanti momenti vissuti insieme a lui
nel lungo cammino percorso con noi (dei 55 anni di sa-
cerdozio ben 32 li ha spesi come Arciprete di Barlassi-
na!) Ringraziamo il Signore per avercelo reso compagno
e padre nella fede per un così lungo periodo e siamo
grati a don Dante perché anche ora continua ad essere
tra di noi testimone instancabile nella celebrazione dei
Sacramenti e nell’aiuto alla nostra Parrocchia.
Grazie don!
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Campestrin: un’esperienza indimenticabile
Speciale vacanze 2012 Vita in Parrocchia
La vacanza da animatrice del primo turno a Campestrin
è stata per me un’esperienza bellissima. Inizialmente
non avevo molta voglia di partire, perché ero stanca do-
po l’oratorio feriale e le serate per preparare la vacanza,
ma poi mi sono accorta che ne valeva la pena. Vedere
tutti i ragazzi contenti ed entusiasti durante le serate, le
gite, i pomeriggi e il tempo libero mi ha reso davvero
felice e soddisfatta! Ho conosciuto nuovi ragazzi e ho
imparato ad essere più responsabile; soprattutto abbia-
mo creato un gruppo forte tra noi animatori, anche se
prima non ci conoscevamo tutti. Sono tornata a casa
con una grande gioia e spero di poter rivivere
un’esperienza fantastica come questa.
Sara Schiavetto
Quest’anno è stata la mia prima esperienza come ani-
matrice dei ragazzi che hanno partecipato alla vacanza
in montagna a Campestrin di Fassa in Trentino. Questa
vacanza ha contribuito ad accrescere il mio senso di
responsabilità e mi ha regalato delle bellissime esperien-
ze che ho vissuto con i ragazzi e che hanno lasciato un
segno indelebile nel mio cuore. Un grazie speciale a don
Andrea che ci ha dato la possibilità di brillare, accenden-
do la nostra vita!
Anita Ballottari
Con queste poche righe io, Filippo, e mia sorella Letizia
vorremmo raccontarvi la nostra vacanza a Campestrin.
Per me non era la prima volta, mentre per mia sorella sì.
Tutti e due eravamo impazienti di partire. Abbiamo avuto
modo di stringere amicizia con molti ragazzi, anche di
altri oratori, ed è stato divertente condividere la camera,
le lunghe chiacchierate e i simpatici scherzi con i nostri
amici. Ogni giorno don Andrea e tutti gli animatori orga-
nizzavano sempre qualche cosa di nuovo per farci diver-
tire e passare una bella giornata, dalle gite ai giochi in
comune. Le gite in particolare ci davano la possibilità di
vivere in mezzo alla natura; i prati immensi, il verde o-
vunque ti giravi, le montagne così imponenti e gli avvi-
stamenti di animali selvatici, come le marmotte, oppure
quasi domestici, come gli Yak. Quando poi ci sorprende-
vano i temporali ci divertivamo a correre sotto l’acqua
alla ricerca di un riparo! L’ultimo giorno tanti di noi erano
tristi perché la vacanza era finita, ma ci siamo ripromessi
di reincontrarci tutti l’anno prossimo per rivivere ancora
questa esperienza bellissima. Ringraziamo tutti gli ani-
matori e gli adulti che ci accompagnano ogni anno in
queste avventure e grazie alla Parrocchia che permette
che queste esperienze vengano vissute in armonia e
fratellanza.
Filippo e Letizia Lussana
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Vita in Parrocchia
Speciale vacanze 2012
Lizzola: una stupenda sorpresa!
La vacanza a Lizzola è stata una vacanza che mai mi sarei potuto aspettare. Nonostante non ci fossero ragazzi della
mia età sono riuscito a relazionarmi con gli altri e a creare nuove amicizie superando la difficoltà di intraprendere un
cammino con ragazzi più piccoli. Mi è dispiaciuto tanto che alcuni miei amici non abbiano vissuto questa bella espe-
rienza e auguro a tutti di continuare a viverle nei prossimi anni.
Giacomo Ienco
Che dire della vacanza? Semplicemente stupenda!
Anche se ad essere uno dei più grandi può far pensare a una difficile relazione con gli altri, invece, devo ammettere
che questa vacanza, forse agevolata dal gruppo ristretto di partecipanti, ha permesso di creare un gruppo solido tra i
diversi oratori e di rafforzare ed incrementare le proprie amicizie. Il lavoro in gruppo è stato molto importante per poter
affrontare la vacanza nel giusto modo, e le gite sono state basate sull’aiuto reciproco per superare ogni difficoltà sul
sentire. Un esempio si ha dalla gita di 2 giorni, dove ognuno doveva aiutare chi lo succedeva per superare gli ostacoli
senza fare troppa fatica. Mi sono davvero trovato bene e spero di poter rifare un’esperienza simile l’anno prossimo.
Un grazie molto sincero va agli organizzatori a partire da Don Andrea, per arrivare a tutti gli educatori perché senza di
loro tutto questo non sarebbe mai accaduto. Grazie!!!
Samuele Cairoli
Dal giorno 17 al 25 luglio noi ragazzi dell’UPG Lentate - Barlassina, ci siamo recati a Lizzola per la nostra vacanza
comunitaria.
Per noi ragazzi di terza media è stata la prima occasione in cui abbiamo passato del tempo con i più grandi; e pensia-
mo che sia stata un’esperienza veramente unica. Questa vacanza con la visione di “The Last Song”, un film che de-
scrive l’amore nelle sue varie forme, ed è stato usato come traccia per tutto il nostro cammino spirituale dei giorni se-
guenti. Le nostre giornate sono state sempre intense, tra camminate, giochi a squadre, tornei, preghiere e messe.
Solitamente la sveglia era intorno alle 8:00, poi la giornata poteva svilupparsi in due modi: gita o riflessione a gruppi in
albergo. Abbiamo trovato entrambe le attività molto interessanti, ci hanno arricchito spiritualmente e nello stesso tem-
po hanno creato moltissimi legami di amicizie tra noi ragazzi, ma anche tra ragazzi ed educatori.
Grazie a questa vacanza comunitaria, abbiamo approfondito ed appreso l’argomento dell’amore capendo i suoi valori
e scoprendolo in tutte le sue forme.
Infine, ci sentiamo di dire che questa è stata proprio un’esperienza indimenticabile, che ricorderemo per tutta la vita e
che sicuramente vorremmo ripetere l’anno prossimo.
Anna Colombo, Giulia Colombo, Sara Filosa
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Speciale vacanze 2012 Vita in Parrocchia
17 Luglio 2012. Il gruppo 3a media Ado 18/19 enni
dell’UPG Barlassina/Lentate, l’espressione dell’anno,
partì per le vacanze oratoriane, con destinazione Lizzo-
la, in alta Val Seriana. Visti i raggiunti limiti di età, io salii
come educatore, non da solo ovviamente e grazie al
cielo non ero solo. Era la prima volta che facevo una
vacanza in veste di educatore, con anche dei ragazzi
che fino all’anno prima erano dalla stessa parte delle
barricate. Le mie aspettative erano nere. E invece, tac, lì
cascò, non il buon asinello, ma io. Le mie aspettative,
correggiamo il tiro va, non erano nere, di un buon grigio
scuro. Il perché era, almeno per me, semplice. Ho sem-
pre pensato che fare l’educatore fosse faticoso, (ora
capisco i miei educatori) e lo è, perché ti scontri con dei
ragazzini che
pensi siano il
diavolo, ma che
in realtà non
sono molto di-
versi da com’eri
tu alla loro età.
Ma non è per
questo che è
faticoso fare
l’educatore; è
faticoso perché ti
devi mettere in
gioco corpo e
spirito. Tre mo-
menti ricordo
con particolare
emozione di questa mia prima, e spero non ultima, va-
canza da educatore. Il primo riguarda gli spazi di forma-
zione cristiana. Era la prima volta che tenevo da solo un
incontro simil-catechismo e non sapevo proprio da che
parte iniziare. C’era da riflettere sul brano biblico riguar-
dante Sansone. Prendendo spunto da un frase detta
precedentemente da don Andrea “è Dio che mette la
forza in Sansone”, sono partito. Da lì è stato tutto più
semplice, anche grazie al mio gruppo che era fantastico
come compagno di una discussione, che è stata più che
altro un monologo, ma tant’è. Da lì ho incominciato ha
comprendere un pochino, ma ino ino, cosa significa te-
nere un incontro di catechismo. Vorrei ringraziare il mio
gruppo per avermi aiutato, e anche sopportato, con una
frase di Sant’Agostino che spero ricordino e che, ripen-
sandoci, era un po’ la mia situazione di quel momento:
“Signore sei Tu che vivi in me, o sono io che vivo in Te”.
Il secondo momento è stato importante per me perché
mi ha fatto sentire parte di questo gruppo.
Domenica 22 luglio. Si parte per la famigerata gita di
due giorni con notte in rifugio. Durante la salita si arriva
ad un “gradino” che bisogna salire facendosi aiutare da
chi precede (non necessariamente, ma se non sei una
marmotta o non hai una gamba di 1,50 m, è tosta).
Casualmente, e anche abbastanza stranamente, ero tra
i primi. Tac. Salgo con l’aiuto di quello davanti e poi aiu-
to anche io. E
allora? Allora il
fatto è che ho
dovuto aiutare
anche colei che
stava dietro a
quella che era
dietro di me, … e
poi rimasi
“fregato”. Il moti-
vo è semplice:
diventai l’addetto
alla scavalcata
del gradino. Però
nello svolgere
questo compito,
mi è sembrato come se stringessi un legame con tutti:
da quelli che conoscevo meglio a quelli di cui non mi
ricordavo nemmeno il nome. Il terzo momento invece è
successo l’ultima sera. Finita la bella serata, con con-
nesse cibarie e beveraggi, il don fa mettere noi educatori
sulle scale, e poi tutti i ragazzi, ovviamente uno alla volta
o se no non sarei qui a scrivere, ci hanno abbracciato, e
ci siamo scambiati delle battute. Fu un momento bellissi-
mo e pieno di emozioni. Non potevo chiedere niente di
meglio al Signore per questa prima esperienza da edu-
catore, ora che so anche cosa significa fare l’educatore.
Federico Galimberti
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Vita in Parrocchia
Mostar: incontri ed esperienze che provocano
Speciale vacanze 2012
di don Andrea
Un ex mobilificio come chiesa. Un bagno adibito a sacrestia. Una croce di colore rosso si erge sul tetto circondata da
numerosi tondini di ferro, richiamo per un futuro piano superiore. Un parroco semplice, che si dà molto da fare! Questa
è la parrocchia che ci ha ospitato, intitolata a san Tommaso. Una comunità nuova, nata da appena 8 mesi. Con il no-
stro spirito giovanile portiamo l'esperienza delle nostre comunità parrocchiali, alcune secolari, con alle spalle decine di
anni di tradizione. Subito ci accorgiamo che questo incontro è molto promettente: da una parte il gusto e la fatica di
iniziare una cosa tutta nuova, dall'altra il gusto e la fatica di continuare una storia ... di sempre.
Ci accoglie una chiesa povera, una chiesa umile, una chiesa sobria. È una comunità all'inizio della sua storia. Anche la
mia parrocchia di Cinisello iniziò i primi passi negli anni '60 nello scantinato di viale Emilia.
Il parroco, Don Kreŝo Puljic’, è stato chiamato dal Vescovo a guidare questa comunità: un uomo cordiale, accogliente,
amichevole, sorridente, un uomo certamente segnato dalla vita e dalla tragedia della guerra degli anni '90, mentre lui
era responsabile della Caritas diocesana di Mostar. Un uomo, un prete. Innamorato dei giovani e dei poveri. Una testi-
monianza di sacerdozio che mi ha nutrito e che mi ha provocato.
Durante il regime comunista del dittatore Tito, dal 1945 al 1980, i preti erano confinati nelle sacrestie. I sacerdoti pote-
vano fare "le loro cose" in chiesa e non fuori in luogo pubblico. Il regime, certamente per paura, cercava di ridurre al
minimo l'influenza della chiesa sulle masse; con la scusa di garantire al popolo una presunta libertà scevra da perico-
losi condizionamenti, si impediva agli uomini di chiesa di manifestare la propria fede liberamente. Questa situazione ha
concretamente confinato i sacerdoti nelle chiese e nelle sacrestie, diventate ormai quasi una prigione per il Vangelo,
che invece è nato per essere annunziato al mondo. Di fatto il clero croato si è abituato ad una pastorale molto limitata,
tra l'azione liturgica e qualche cenno di catechesi. Negli ultimi 20 anni, soprattutto dopo la guerra, il clero croato e, con
esso l'intera comunità cristiana, è dovuto uscire allo scoperto, andare verso la gente, entrare nelle loro case per cono-
scere le loro situazioni di vita, i loro drammi, i loro bisogni e necessità. I sacerdoti sono stati chiamati ad un inedito im-
pegno sociale a cui non erano abituati, un servizio di carità verso la gente sintomo di una libertà conquistata. Molti pre-
ti, dice Don Kreŝo, oggi fanno ancora molta fatica a rinnovarsi.
Don Kreŝo ha dato a me e ai giovani una profonda testimonianza di un prete che ha accettato la sfida ad uscire, che
ha accolto la chiamata millenaria di Cristo agli apostoli a portare il Vangelo dappertutto.
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Vita in Parrocchia
Speciale vacanze 2012
Innamorato dei giovani!
Anzitutto Don Kreŝo vive la sua missione per la gioventù. Ha iniziato a Mostar il primo oratorio della Bosnia-
Erzegovina nella parrocchia di san Giovanni, dove lui, negli anni della guerra, gestiva il magazzino degli aiuti umanita-
ri. Ha istituito due movimenti per l'educazione dei ragazzi: Duga (che significa arcobaleno in croato) e Bios (che signifi-
ca vita). Duga è il movimento per i ragazzi delle elementari e medie, Bios per gli adolescenti, 18/19enni e giovani. Con
questi due movimenti viene costruita la proposta educativa dell'Oratorio, luogo di attenzione alla gioventù. Don Kreŝo
investe molto in progetti educativi per i ragazzi e per gli adolescenti. Da un paio di anni propone l'esperienza del Grest
che dura una settimana, a causa degli elevati costi. Gli adolescenti vengono preparati ad essere animatori con due
settimane di corso, tutte le sere.
Ci ha fatto piacere vedere il parroco giocare con i ragazzi, stare con loro sui campi dell'oratorio, proprio con quello stile
di presenza che è tipico anche del prete ambrosiano. Don Kreŝo conosce i suoi ragazzi, sa come sono le loro famiglie,
conosce i loro problemi. È un prete ... che c'è!
Innamorato dei poveri!
L'esperienza devastante della guerra certamente ha segnato l'animo di questo prete. Durante la guerra, essendo re-
sponsabile della Caritas, ha visto da vicino più di altri i drammi della gente e il pericolo della morte. La ferita provocata
da questo conflitto è in lui ancora aperta. Ma questa ferita sofferente porta questo parroco di periferia ad essere vicino
ai poveri della sua comunità, a conoscerli, ad aiutarli e ad amarli, e nello stesso tempo a fare giustamente fatica ad
amare i suoi nemici, ovvero quelli che durante la guerra erano suoi nemici, i musulmani e i serbi. Nella sua parrocchia
Don Kreŝo cerca di coinvolgere alcune persone in difficoltà come collaboratori, dando loro la possibilità di coltivare
buone relazioni e sostenere anche le famiglie. Altri poveri vengono raggiunti nelle loro case attraverso la caritas par-
rocchiale, come da noi.
Sono rimasto colpito positivamente dal fatto che la povertà incontrata modella il suo ministero.
In conclusione ringrazio il Signore, e anche il mio parroco (non è captatio benevolentiae) che me lo ha permesso, per
l'esperienza straordinaria che ho vissuto con i nostri giovani nella quale ho trovato nutrimento per il mio ministero, ho
trovato diversi stimoli e provocazioni al mio modo di essere prete. Spero di riprendere nei primi mesi dell'anno pastora-
le gli scritti e le memorie di questo viaggio-pellegrinaggio per poter far crescere ciò che in questi giorni è stato semina-
to. Grazie (anche) a questa esperienza ... voglio essere un prete migliore!
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Mostar: le testimonianze dei giovani
Speciale vacanze 2012
Una delle novità di quest'anno è stata la proposta per i
Giovani di vivere insieme una vacanza diversa dagli altri
anni. Destinazione Mostar - Bosnia. Il 29 luglio partendo
da Lentate abbiamo iniziato il nostro viaggio, salutati da
tutti gli amici che non hanno potuto partecipare. L'entu-
siasmo era così forte che non ci hanno spaventato le 14
ore in pullmino per raggiungere don Krešo, il parroco
che ci ha ospitato. Tra canti, spuntini notturni, risate e
preghiere il viaggio prometteva bene senza però dimen-
ticare l'importanza della meta scelta. Finalmente, dopo
aver visto tramontare e sorgere il sole, siamo arrivati
nella parrocchia di don Krešo. Dopo un benvenuto molto
accogliente con grappa (racchia) e un pranzo squisito
(gulasch) abbiamo subito fatto conoscenza con i ragazzi
del posto. Grazie all'incontro con loro abbiamo potuto
confrontarci sulle nostre esperienze di vita, dal punto di
vista religioso, culturale e sociale, scoprendo quante
cose in comune si possono avere. Ogni giorno ci mo-
stravano la loro vita, le loro fatiche e le loro gioie. Mostar
è una città segnata dalla guerra, una guerra religiosa
che ancora oggi segna la popolazione e i suoi giovani.
Per loro non è semplice scegliere di essere cattolici, non
è solo uno stile, ma una scelta di vita.
Con orgoglio ci hanno portato a visitare la loro Mostar,
fatta di chiese e Caritas, ci hanno mostrato le loro croci
e la Croce (monumento) che sovrasta la città da una
montagna. Di nostra spontanea volontà siamo andati a
vedere anche l'altra faccia di Mostar fatta di moschee,
simboli musulmani e turismo.
Grazie ai giovani che abbiamo conosciuto, abbiamo visi-
tato la città di Dubrovnik e ammirato e nuotato nelle ca-
scate di Kravice. Sapendo poi che in quei giorni ci sa-
rebbe stato il Festival dei Giovani a Medjugorje non po-
tevamo mancare! Due giorni emozionanti tra fede, testi-
monianze e prove fisiche, come la Via Crucis sul monte
Krizevac per raggiungere la croce e la salita sulla collina
delle apparizioni. Tanta era
l'emozione: i canti e i balli che
hanno animato il Festival, le
preghiere in tutte le lingue del
mondo e lo stupore di vedere
così tante persone riunite insie-
me. Le giornate sono passate
velocemente ed era già arrivato
il momento di ritornare a casa.
Tra pianti, risate, balli, preghie-
re, canti e scambi di contatti
abbiamo salutato don Krešo e i
giovani di Mostar, un saluto
davvero sincero per ringraziarli
di tutti i bei momenti passati
insieme e le amicizie nate. Sia-
mo grati di questa bellissima
esperienza che abbiamo vissu-
to e che ci ha insegnato a non
dare niente per scontato, soprattutto la nostra fede e le
nostre scelte di vita impegnandoci a viverle fino in fondo.
Speriamo di rivedere presto i ragazzi di Mostar, magari
questa volta qui in Italia e di rivivere un'altra bellissima
vacanza insieme. Grazie di cuore (hvala!)
Elisa Benetti e Sharon Loise
Vita in parrocchia
14
FilialiFiliali Milano, Arese (Mi), Lainate (Co), Rovello Porro (Co), Saronno (Va), Caronno P.lla(Va), Milano, Arese (Mi), Lainate (Co), Rovello Porro (Co), Saronno (Va), Caronno P.lla(Va),
Misinto (Mb), Cogliate (Mb), Lentate s/S (Mb), Meda (Mb), Seveso (Mb), Misinto (Mb), Cogliate (Mb), Lentate s/S (Mb), Meda (Mb), Seveso (Mb),
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Sede Centrale: Barlassina (Mb) Sede Centrale: Barlassina (Mb) -- Via C. Colombo 1/3Via C. Colombo 1/3
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Avevo sentito parlare della città di Mostar all'inizio degli
anni '90, in TV, quando raccontavano la guerra in Jugo-
slavia. Passati vent'anni, ormai ricostruito il suo famoso
ponte, mi aspettavo di trovare una città non troppo diver-
sa da altre che si possono vedere in giro per l'Europa.
Mi sbagliavo. I segni della guerra sono ancora molto
evidenti: palazzi pieni di fori dei proiettili, lapidi di soldati
morti così recentemente, i bossoli sui sentieri, i gradini
dell'altare della cattedrale ancora scheggiati dalle grana-
te. Ancor più presenti sono i segni nelle menti e nei cuori
delle persone: le sofferenze di chi ha vissuto la guerra e
visto morire persone care non se ne vanno facilmente, si
sente ancora molto l'astio nei confronti dell'"avversario".
Per fortuna non si sparano più, ma, pur avendo voglia di
venirne fuori e di modernizzarsi, non si può ancora dire
che tra gli abitanti di Mostar ci sia la pace. "Come faccio
a essere amico di quella persona se so che i suoi geni-
tori sparavano ai miei?" ci dicevano i ragazzi; e quando
ci accompagnavano in giro per la città, a fatica attraver-
savano il fiume per andare nella parte musulmana; a
metà ponte... si tornava indietro: "Di là non c'è niente di
interessante, abbiamo tutto di qua."
Durante la nostra permanenza eravamo ospitati in una
parrocchia cattolica-croata... Croata? Ma Mostar è in
Bosnia-Erzegovina! Sì, ma ho imparato che la Bosnia
quasi "non esiste", è solo "un'invenzione" disegnata sul-
le cartine geografiche. Infatti all'interno di questo Stato
abitano persone di tre nazioni diverse: i serbi (cristiani
ortodossi), i croati (cristiani cattolici) e i musulmani molto
legati ai paesi arabi (e da questi ben finanziati). Tutti
abitano in queste terre da secoli, sono a casa loro, ma
lontani dai loro connazionali. A Mostar in particolare i
croati e i musulmani hanno scacciato i serbi del regime
comunista di Tito e si sono spartiti la città: a est del fiu-
me i musulmani, a ovest i croati. Ci hanno raccontato
che i musulmani vorrebbero prendere il predominio su
tutta la città (le moschee e i minareti sono molto più nu-
Speciale vacanze 2012
Se vuoi collaborare o diventare uno dei sostenitori del giornale di vita
parrocchiale “In Comunione”, puoi farlo nei seguenti modi:
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merosi che le chiese e i campanili) e i croati-cattolici ov-
viamente non hanno nessuna intenzione di lasciare le
loro terre, le loro case, la loro appartenenza e la loro
fede.
Con i ragazzi del posto è nato in pochissimo tempo un
legame forte. Voglia di conoscersi tra persone lontane
ma con qualcosa in comune. Ragazzi della loro età, ma
con una grande consapevolezza della loro situazione: ci
hanno colpito per il loro forte senso di appartenenza, per
l’orgoglio con cui vivono il loro essere croati-cattolici,
senza vergogna e senza nasconderlo, pur se questo è
stato la causa di tanta sofferenza per la loro gente. An-
che se, per me, non è facile vivere a Mostar, alla fine ci
è dispiaciuto doverli lasciare per tornare a casa; siamo
ripartiti convinti che li rivedremo e che a Mostar ci torne-
remo perché questa vacanza diversa ha lasciato il se-
gno.
Marco Lanzani
Vita in parrocchia
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Giuseppe lascia la nostra comunità per entrare in Seminario Vita in parrocchia
di don Sandro
Quanta gioia ho provato quando ho appreso la notizia
che la domanda di Giuseppe di entrare in Seminario di
Milano a Seveso era stata accolta! Dopo un lungo per-
corso incomincia per lui un cammino in cui si chiariscono
i segni di Dio nella sua vita.
Quando l'ho invitato a Barlassina ero sicuro della sua
persona, perché stava cercando la sua strada vocaziona-
le, ma l'ho invitato a fare una verifica della sua vocazione
buttandosi totalmente dentro alla realtà dell'Oratorio. Al-
lora gli ho detto "Se la tua strada é quella del sacerdote,
te ne accorgerai se ti butti nella vita dell'oratorio con i
ragazzi e li accosterai con questo sguardo paterno”.
Questa esperienza l'ha riempito di gioia ed é stata la ve-
rifica della sua vocazione. Questo fatto accaduto mi con-
ferma nella certezza che anche oggi il Signore chiama
attraverso la strada della verginità consacrata, donando
DONAZIONI 2012 DONAZIONI 2012
Barlassina Barlassina
2 Settembre2 Settembre
2 Dicembre2 Dicembre
Una gioia colma di gratitudine
gioia; occorre avere il coraggio di ascoltarlo. Spero che
Giuseppe sia il primo di altri che lo seguiranno.
Ringraziamo Giuseppe perché non si é risparmiato in
questo anno, donando generosamente il suo tempo e se
stesso. Egli è entrato nel nostro cuore e certamente non
lo dimenticheremo.
17
detto: "Ti butto nella mischia e vediamo cosa ne viene
fuori!"
Al termine di un anno di lavoro al fianco di Don Sandro,
Don Andrea - che nel frattempo aveva preso il posto di
Don Claudio - Suor Alma, Suor Maurizia (alla quale
auguro un sereno cammino nella sua nuova avventura)
nonchè tutti i vari collaboratori ed i ragazzi che mi han-
no sostenuto nelle varie attività prestando spesso una
preziosa opera perché l’oratorio “funzionasse”, posso
dire che il Don aveva visto giusto. Gesù aveva fatto in
me ciò che io non pensavo di poter fare.
Da tale considerazione l’uomo deve partire per ricono-
scere che è sempre l'azione dello Spirito Santo che
agisce sulle nostre vite, cambiandole e non la nostra
personale presunzione.
Ricordo così la risposta che l'ex segretario di stato Va-
ticano Navarro Valls diede al suo intervistatore quando
gli fu chiesto di quanto avesse appreso dalla vicinanza
con Papa Wojtyla: "Ho imparato tante cose, ho vissuto
momenti splendidi accanto al Santo Padre, ma non si
deve mai dimenticare di come si può morir di sete an-
che stando accanto ad un torrente d'acqua pura". Au-
tentiche parole di un uomo di fede!
Nel mio caso se da un lato il "lavoro" in oratorio è stata
un esercizio quotidiano della fede che ha richiesto pas-
sione e spirito di servizio, dall'altro ha donato alla mia
vita molto più di quanto pensassi. I sacrifici e le rinunce
m'han fatto comprendere che, pur all'inizio del mio
cammino di fede, la letizia d'animo e l'esperienza nei
rapporti umani che se ne ricava nello stare con i ragaz-
zi, hanno generato in me la consapevolezza ad aderire
alla figura di prete-padre che ama il suo prossimo co-
me Gesù sa fare e che è in grado di regalare il
"centuplo" di quanto dato.
Ringrazio tutti, religiosi e laici ma uno speciale saluto
voglio riservarlo ai ragazzi dell'oratorio di Barlassina:
che possano scoprire la bellezza di rapporti umani
"veri" secondo la verità che Cristo ci offre quotidiana-
mente.
Giuseppe lascia la nostra comunità per entrare in Seminario Vita in Parrocchia
Un esercizio quotidiano della fede
di Giuseppe Pellegrino
Quando poco più di un anno fa giunsi a Barlassina da
Lecco, sembrava stesse iniziando tra tante incognite, un
ulteriore capitolo della mia vita, uno dei tanti da quando
nel 2005 avevo lasciato il mio paese – Maglie (Le) - alla
ricerca di un lavoro. Non pensavo assolutamente che una
cittadina come questa ed in particolare il suo oratorio po-
tessero rappresentare una tappa fondamentale del mio
percorso di vita: venivo da un periodo particolarmente
travagliato riguardo la salute ed il lavoro e Don Sandro mi
stava offrendo l'opportunità di confrontarmi con la vita
dell'oratorio.
Notai fin da subito, con il Grest 2011, il grado di organiz-
zazione che Don Claudio ed i suoi collaboratori avevano
dato alla struttura, osservando come si svolgessero nu-
merose attività ed ognuna con una passione ed un entu-
siasmo da parte soprattutto dei ragazzi, del tutto scono-
sciute negli oratori della mia terra d'origine.
Dal 2009, parallelamente al mio lavoro di ingegnere a
Lecco, dopo aver conosciuto Don Sandro in quel di Pe-
scarenico, avevo intrapreso un cammino vocazionale sot-
to la sua direzione spirituale che ora sarebbe stato messo
alla prova del fuoco come “lavoro”; non solo dal punto di
vista professionale quale “direttore laico” ma anche rela-
zionale e spirituale: un vero e proprio salto nel buio per
chi, fino a qualche mese prima operava in un settore qua-
le la Sicurezza sul lavoro del tutto estraneo a tali dinami-
che.
Non bisogna dimenticare come Barlassina negli anni ab-
bia suscitato numerosissime vocazioni al sacerdozio e
alla vita religiosa rispetto al numero dei suoi abitanti, qua-
si a voler confermare che nel recondito disegno che Gesù
aveva pensato per me, tutto questo dovesse rappresenta-
re il banco di prova della mia vocazione.
All'inizio non avevo alcuna idea di cosa volesse dire
"vivere" l'oratorio a tempo pieno, spendere il proprio tem-
po per gli altri. Anche le persone che lo frequentavano, si
trovavano di fronte ad una figura laica finora sconosciuta
che avrebbe potuto disorientarle, per il fatto che avevano
avuto sempre un prete come riferimento ad organizzare le
varie attività. Don Sandro, consapevole di ciò m'aveva
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di Antonietta Porro
Ricordi di scuola: questo era il titolo di una rac-
colta di racconti di Giovanni Mosca che leggemmo in
classe alla scuola media. Un titolo indovinato, non solo
perché il libro conteneva i ricordi di Mosca maestro, ma
soprattutto perché un titolo così attrae l'attenzione dei
potenziali lettori, visto che non c'è nessuno che non ab-
bia i suoi personali ricordi di scuola. E sono quasi sem-
pre ricordi positivi, anche per coloro per i quali la scuola
non stava in cima ai propri desideri, perché scuola è
sinonimo di gioventù e quindi non può che suscitare la
nostalgia di cose buone.
E' giusto richiamarlo alla mente, e magari anche
raccontarlo ai ragazzi, in questi giorni, in cui le scuole
hanno riaperto i battenti.
Tra i miei ricordi di scuola c'è l'ansia della ripre-
sa di ogni inizio d'anno, il desiderio di trovarmi in luoghi
che amavo e con persone che mi erano care. C'è la fati-
ca di un lavoro intenso e serio, addolcita dal gusto della
scoperta e dell'apprendimento, perché imparare è bello
sempre, ma lo è soprattutto quando, come accade da
bambini, coincide con l'appagamento di una curiosità
profonda, con il desiderio di sapere di più per sentirsi più
grandi. C'è poi, soprattutto, il volto di persone speciali,
come le mie compagne e la maestra, la signora Mariuc-
cia: anche quando, da adulta, sono arrivata a darle del
tu, ho sempre nutrito nei suoi confronti una venerazione
affettuosa, molto simile a quel rispetto incrollabile che si
prova nei confronti dei propri genitori. C'era una corri-
spondenza forte tra ciò che mi insegnavano i miei geni-
tori a casa e i valori che lei, a scuola, cercava di comuni-
carmi, quella corrispondenza che è la base di una vera
collaborazione tra scuola e famiglia nel processo educa-
tivo. Ricordo di avere più volte dato retta a mia madre
perché le sue indicazioni somigliavano a ciò che l'auto-
revolezza della maestra mi aveva insegnato: «Sì, mam-
ma, quel che dici è vero: lo ha detto anche la maestra!».
L'insegnante era qualcosa di più di colui che
trasmetteva dei contenuti disciplinari: era chi educava
alle cose della vita, e lo faceva insegnando la grammati-
ca, l'aritmetica, la storia.
Ho avuto la fortuna di fare anche in seguito e-
sperienze formative del genere, alle scuole medie, e, più
tardi, al liceo. Ho incontrato altri veri 'maestri' nella scuo-
la che ho frequentato. Sono sicura che molti possano
dire la stessa cosa, anche tra coloro che hanno lasciato i
banchi di scuola molto prima di me. Vorrei ricordare in
modo speciale una di queste figure di insegnanti, che a
Barlassina ha educato generazioni di bambini delle
scuole elementari, prima, e di ragazzi delle scuole me-
die, poi. Parlo della professoressa Galli, della signora
Lina: da lei ho imparato l'italiano, la storia, la geografia, il
latino, ma in modo speciale ho imparato ad aprire gli
occhi sul mondo, a interessarmi a ciò che mi accadeva
intorno, a leggere le cose nel profondo. Perché la signo-
ra Lina, con la sua arguzia (ricordo che aveva battezzato
la sua borsa 'la Gaetana', con grande divertimento di
noialtre!), con la sua comunicativa diretta e concreta, ci
ha sempre mostrato che ciò che si impara a scuola è per
la vita, che l'ablativo assoluto e la guerra del Vietnam
non fanno parte di due pianeti diversi. Qualche volta – lo
confesso ora, dopo più di quarant'anni – conoscendo noi
allieve la sua passione per l'attualità e volendo risolle-
varci un po' dalle fatiche delle due ore di latino poste in
coda alla mattinata del sabato, la sollecitavamo a
'distrarsi' dalle declinazioni e dagli esercizi austeri con
qualche domanda 'a tradimento': «Signora, che ne pen-
sa di quel che hanno detto ieri sera al telegiornale?». E,
se tutto andava come sperato, almeno un quarto d'ora di
latino si poteva schivare!
La signora Lina – mi perdonerà se infrango la
regola che impone di non dire mai l'età di una signora! -
compie in questi giorni novanta primavere: chi lo direbbe
mai, vedendola andare di buon passo per le nostre stra-
de o conversando con lei, che nulla ha perso del piglio
sicuro e della cordialità di un tempo? A lei dunque i no-
stri auguri più vivi, un grazie grandissimo e l'abbraccio
affettuoso di chi ha introdotto alla comprensione delle
cose della vita.
Lo scrigno della memoria Vita in parrocchia
Ricordi di scuola
19
Vita in Parrocchia
L’Amore sconfigge la morte: San Massimiliano Kolbe
di Paola Visconti
Mercoledì 8 agosto; ormai da oltre un’ora stiamo visitan-
do Auschwitz, il più famoso e famigerato campo di ster-
minio nazista e arriviamo nei pressi del blocco 11, il co-
siddetto blocco della morte.
Entriamo in silenzio; nel buio, nella cella nr.18 risplende
un grande cero e ci sono dei fiori e una piccola immagi-
ne della Madonna di Czestochowa: è la cella dove il 14
agosto 1941 morì padre Massimilano Kolbe, frate minore
francescano, proclamato santo nel 1982 da Giovanni
Paolo II.
Qualche giorno prima un prigioniero era riuscito a fuggi-
re dal campo e i nazisti per ritorsione deci-
sero di mettere a morte dieci prigionieri; tra
i selezionati c’era un padre di famiglia con
figli, che si disperava, e a quel punto Padre
Kolbe si offrì di morire di fame e di sete nel
bunker della morte al suo posto. Dopo 14
giorni non era ancora morto (e non solo lui),
così il 14 agosto gli venne somministrata
un’iniezione di acido fenico per “chiudere la
pratica”. La testimonianza del medico che
praticò l’iniezione racconta che il francesca-
no tese il braccio con un sorriso e le sue
ultime parole furono “Ave Maria”.
La sua devozione per Maria del resto lo
aveva accompagnato fin da giovane e dopo
l’ordinazione sacerdotale a Roma, dove era stato man-
dato a studiare filosofia e teologia, tornò in Polonia e
ottenne dai superiori di poter fondare la “Milizia
dell’Immacolata”, per diffondere la devozione mariana
(essendo affetto da tubercolosi non poteva svolgere
compiti gravosi).
A Cracovia fonda un giornale “Il Cavaliere
dell’Immacolata”, che in pochi anni raggiunge la tiratura
di milioni di copie; a Varsavia, grazie anche alla donazio-
ne di un terreno da parte di un nobile, fonda
“Niepokalanow”, la ‘Città di Maria’, che conosce in poco
tempo un enorme sviluppo. Ottiene ad un certo punto
addirittura il permesso di recarsi in Giappone, dove dopo
Cercate ogni giorno il volto dei Santi
le prime incertezze poté fondare la “Città di Maria” a Na-
gasaki; il 24 maggio 1930 aveva già una tipografia e si
spedivano le prime diecimila copie de “Il Cavaliere” in
lingua giapponese.
Tornato in Polonia, ormai la tragedia della seconda
guerra mondiale incombe; dopo l’invasione da parte te-
desca nel 1939 i nazisti ordinano lo scoglimento di
“Niepokalanow” e ai suoi confratelli che partivano spar-
gendosi per il mondo, egli raccomandava “Non dimenti-
cate l’amore”. Rimangono circa 40 frati, lui compreso,
nella “sua” città, che viene trasformata in luogo di rifugio
per ammalati, feriti e profughi.
Viene internato una prima volta in un campo di concen-
tramento nel settembre del 1939, ma viene
rilasciato a dicembre. Torna a
“Niepokalanow” e riprende la sua attività di
carità e di apostolato, ma il 17 febbraio
1941 viene di nuovo imprigionato insieme
ad altri quattro frati e deportato ad Au-
schwitz, dove appunto offre la sua vita in
cambio di quella di un altro detenuto.
Quando usciamo dal blocco della morte e
riprendiamo la visita, certo quel misto di
angoscia e di rabbia che ti assale fin dal
primo istante non scompare improvvisa-
mente, eppure il sacrificio di quel prete non
lascia indifferenti. Se Auschwitz racchiude
in sé il mistero del male e fa paura, perché non è solo
l’abisso della storia, ma soprattutto quello dell’animo
umano (quegli aguzzini erano persone “normali” come
te, come il turista che ti sta accanto, eppure sono diven-
tate capaci di torturare e ammazzare senza pietà), quel-
la cella è la testimonianza vivente che il male non è
l’ultima parola; piccola goccia nell’orrore, ma più forte
dell’orrore.
Dio solo sa quanto anche questo nostro tempo, fatto di
massacri in Siria, di operai fucilati, di cristiani perseguita-
ti, di milioni di persone che muoiono di fame, ha bisogno
di posare lo sguardo su piccoli, ma significativi gesti
d’amore per ritrovare l’Amore che ne è la sorgente e
vince la morte.
20
ANAGRAFE PARROCCHIALE di Luglio-Agosto 2012
OFFERTE
FUNERALI € 1.315,00
BATTESIMI € 350,00
Segreteria ParrocchialeSegreteria Parrocchiale
c/o casa parrocchiale Via Don Speroni, 6 c/o casa parrocchiale Via Don Speroni, 6 -- BarlassinaBarlassina
Orari di apertura:
Martedì: 10.30 ÷ 11.30
Sabato: 09.30 ÷ 11.30
Servizi offertiServizi offerti
Prenotazioni di SS.MessePrenotazioni di SS.Messe
Richiesta di CertificatiRichiesta di Certificati
Raccolta abbonamenti ad “Il Segno” ed “In Comunione”Raccolta abbonamenti ad “Il Segno” ed “In Comunione”
Iscrizione al Corso per fidanzatiIscrizione al Corso per fidanzati
Iscrizioni ad altre iniziative parrocchialiIscrizioni ad altre iniziative parrocchiali
INFO: INFO: INFO: 366 / 715.36.86366 / 715.36.86366 / 715.36.86
(attivo solo negli orari (attivo solo negli orari (attivo solo negli orari di apertura della Segreteria)di apertura della Segreteria)di apertura della Segreteria)
BATTESIMI
23 GESTORI MATTEO di ROBERTO e GALBIATI KATIA
24 STORELLI MARTINA di SABINO e LO PRESTI GRETA
25 FARINA BEATRICE di MARCO e PATANE’ CINZIA
26 SCHIAVON MATTEO LUIGI di DAVIDE e INGRAO GIOVANNA
27 DESIDERATO MICHELA di ORAZIO e STILO MARIA GRAZIA
28 STILO ANTONIO GABRIELE di GAETANO e FLORESCU AURELIA GEORGETA
29 STILO DOMENICO di GAETANO e FLORESCU AURELIA GEORGETA
FUNERALI
38 DOZIO LUIGIA ANNA anni 89 45 GALLI ERNESTINA anni 90
39 TINNIRINO CARMELA anni 53 46 BASSANI LUIGIA MARIA anni 90
40 FRIGERIO LUCIANO anni 57 47 MANGHI MARIA anni 83
41 SANVITO GIUSEPPE anni 82 48 SILVESTRIN PIETRO anni 89
42 PURGHE’ ELIO ROMOLO anni 71 49 SAVINA RADICE anni 80
43 POTTI ROSINA anni 86 50 TRADATI ANTONIETTA anni 75
44 PAGANI LUCIANA anni 92 COLOMBO BAMBINA
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