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1
di don Sandro
Carissimi,
l'altro giorno, andando a fare la spesa al supermercato,
la cassiera, molto gentile, mi ha salutato ed io le ho
risposto, come spesso mi capita, lodando la bontà del
Signore. Lei ha commentato dicendo che non sempre il
Signore fa le cose giuste: ad esempio la morte
improvvisa per meningite di una ragazza di Meda non é
stata una cosa giusta, così come accade in tanti altri
casi. Io ho cercato di farle capire che dobbiamo partire
da un dato di fatto evidente: la nostra vita non é nelle
nostre mani; ciò che è giusto e ciò che è sbagliato nella
vita non dipende dai nostri criteri: a noi é dato di vedere
solo una parte della realtà, mentre il Signore vede
anche ciò che noi non riusciamo a cogliere. Nulla capita
“a caso": tutto é dentro ad un disegno misterioso e
divino. Poiché insisteva sullo stesso criterio, allora ho
sbottato: " Allora occorre chiamare il Dio del cielo per
darGli delle lezioni per governare meglio il mondo".
In quel momento mi è venuto in mente un mio carissimo
amico che ebbe un figlio morto anche lui per una
meningite fulminante. Essendo un uomo di fede, questo
momento di prova lo rese ancora più profondamente
convinto della grandezza del Signore. Ho compreso
allora che mentre per alcuni le prove della vita rendono
più forte la fede, per altri invece esse allontanano il loro
cuore dal Signore. Tutto dipende da una posizione
"recondita" del cuore umano: dalla sua libertà. O il
cuore dell’uomo si pone davanti al Signore con un
atteggiamento di apertura e di stupore, oppure è la sua
ragione che decide il criterio del bene e del male, di ciò
che esiste e di ciò che non esiste, per cui anche
l'operato del Signore é succube di questo giudizio.
Ci si dimentica che l'uomo vive perché il Signore
continuamente gli dona la vita.
Si crede che "la persona" abbia un'autonomia capace di
consistere senza una dipendenza dal Signore.
L'Avvento che stiamo per vivere ci invita a un cammino
di fede, ossia ad avere uno sguardo sulla realtà che ci
faccia cogliere non solo quello che "si vede e si tocca",
ma anche il senso delle cose che accadono. In uno
sguardo di fede ci è dato di cogliere nei fatti della vita
una Presenza misteriosa del Signore che dà senso a
tutto quello che accade, anche alla croce ed al dolore.
Chi ha fede vede di più e affronta la vita cercandone
anche il senso. Questa fede fa cambiare ed affrontare
tutto in un modo diverso.
Mi diceva un barista, nel cui locale stavo bevendo un
caffè, lui che raramente partecipa alle funzioni in
chiesa, che capisce subito fra i suoi clienti chi ha fede e
chi non l'ha. "Che cosa li differenzia?" chiesi io. Mi
rispose: "Chi ha fede non é mai disperato". Questo é il
segno della Presenza del Signore vivo nei cuori di
coloro che si aprono a Lui. Questa diversità, che
manifesta la presenza di Cristo vivo in noi, diventa la
testimonianza di Cristo presente.
Fra pochi giorni inizierò a suonare i campanelli per
portare la benedizione del Signore nelle case; come
vorrei che il mio passaggio non fosse solo un gesto
compiuto ed accolto com'è tradizione nel nostro paese,
ma veramente un'occasione per testimoniarci
vicendevolmente il miracolo del nostro cambiamento:
Cristo ci è contemporaneo nella nostra vita!
IN COMUNIONEIN COMUNIONE
BarlassinaBarlassina Avvento, cammino di Fede
NOVEMBRE 2012NOVEMBRE 2012
2
Vita in Parrocchia
“Voliamo” la pace
di Antonietta Porro
Il signor Mario Turati, classe 1919 con lo spirito
di un quarantenne, che ha tra i suoi tanti meriti quello di
essere stato uno dei fondatori dell'attuale BCC Barlassi-
na, mi ha regalato un pezzo della sua vita attraverso il
dono di un memoriale, da lui scritto in anni recenti, ri-
guardante la sua esperienza di combattente nella secon-
da guerra mondiale. Si tratta di pagine fitte, dense di
avvenimenti molto interessanti, che si inquadrano nella
cornice dei fatti della Storia con l'iniziale maiuscola, ma
che assumono spesso i contorni delle storie di tutti i gior-
ni: rapporti coi commilitoni e coi superiori, i problemi le-
gati alla fame, al freddo e soprattutto alla paura, che in
certe circostanze turba non poco l'animo anche dei gio-
vani più audaci.
In questi giorni in cui, insieme ai nostri defunti,
ricordiamo coloro che sono morti in tutte le guerre per
difendere la nostra Italia, mi sembra quanto mai opportu-
no ricordare, attraverso la voce di chi ha vissuto in prima
persona giorni difficili e ha visto in faccia anche espe-
rienze estreme, quanto sia bello poter godere del dono
della pace. Il signor Mario non introduce molti commenti
ai fatti nelle sue pagine: certi fatti parlano da sé. E' per
questo che le considerazioni e le riflessioni che qua e là
emergono pesano come i macigni e fanno sentire forte
tutta la loro importanza. A partire da quello che viene
detto in apertura: «Non so neanche esattamente perché
proprio ora … mi sono deciso a scrivere e a rammenta-
re, dopo che ho passato tutti questi anni cercando di
dimenticare».
Un episodio, tra quelli riguardanti la permanenza
del signor Mario in Albania, suona così: «Di notte arriva
un alpino con un soldato greco fatto prigioniero e che
avrebbe portato al nostro Comando per un interrogato-
rio. Mi è rimasta impressa la paura di questo prigioniero
che, per commuoverci, ci mostrava le foto della sua fa-
miglia, dei figli. Credo che, oltre a una sigaretta, ci sia
stata anche qualche pacca sulla spalla di incoraggia-
mento. Ci si domandava perché si faceva la guerra. Per-
ché avremmo dovuto ucciderci a vicenda. Io avevo un
disperato desiderio di vivere e credo che tutti la pensas-
sero così». L'assurdità della guerra, l'insensatezza della
parola 'nemico' emerge da molte pagine delle memorie.
Dopo essersi imbattuto in soldati greci e avere evitato lo
scontro, così commenta: «Il mio dovere era di sparare e
uccidere il nemico, ma non l'ho fatto e sono più che con-
tento».
Ciò che più colpisce è che la guerra ha voluto
dire in qualche caso il suo esatto opposto, cioè la solida-
rietà e l'amore fraterno. Così, dopo lo sbarco nell'isola
greca di Samo nel luglio 1941, per effetto della cocente
calura estiva qualche soldato italiano non ce la faceva
più, ma «veniva trascinato all'ombra e rinfrescato dalla
popolazione greca». In cambio, poiché in Grecia «c'era
una grave crisi alimentare e tanti sono morti di fame», il
Turati racconta che «i nostri Comandi ci hanno dato or-
dine di prendere in consegna e adottare un bambino.
Ogni quattro o cinque militari eravamo ben contenti di
sfamare un bambino». E, dopo aver dato questa notizia,
commenta tra parentesi: «Perché si faceva la guer-
ra????». Viene in mente una frase che ancora oggi si
può leggere in una grotta del Carso, scritta dalla mano di
un soldato della prima guerra mondiale, con un evidente
errore di ortografia che trasforma il verbo "volere" in
"volare" generando un'espressione di autentica poesia:
Voliamo la pace!
Impressionanti le pagine in cui il signor Mario
racconta della prigionia in Germania, fino all'arrivo delle
truppe alleate. Suscita commozione una delle ultime
pagine, relativa al termine del conflitto: «La guerra per
noi era finita. Ora si doveva tornare a casa. Ci si doman-
dava perché eravamo ancora vivi. Non voglio descrivere
le centinaia di volte in cui ho visto la morte. Quando ti
sparavano o bombardavano, non era certo per allegria o
per far festa, bensì per mandarti all'altro mondo e questo
specialmente in Albania, al fronte; era la scommessa di
tutti i giorni. Come ho fatto, o meglio chi mi ha tenuto in
buona salute?».
Questa domanda pesa più di qualunque rispo-
sta, perché porta in sé la sola risposta che si può dare.
Lo scrigno della memoria
3
Vita in Parrocchia
Così come tutto il resto del racconto contenuto
nel memoriale: si ha l'impressione che, anche nei mo-
menti più bui della storia dell'umanità, una mano sapien-
te guidi i comportamenti di alcuni uomini, impedendo
che essi divengano qualcosa di più simile a una belva
che ad un essere umano.
Grazie, signor Mario, per averci raccontato la
sua storia: ha fatto proprio bene a non dimenticare. Ci
ha aiutato così a capire ciò che è accaduto ai nostri non-
ni e a comprendere che si può imparare persino dalle
esperienze peggiori che possano accadere all'uomo.
Lo scrigno della memoria
ABBONAMENTI ANNO 2013
Fino al 31 dicembre sarà possibile rinnovare o sottoscrivere un nuovo ab-
bonamento al giornale parrocchiale “In Comunione” presso la Segreteria
parrocchiale o tramite gli incaricati secondo la duplice modalità:
“Il Segno + inserto “In Comunione” € 25,00
Solo l’inserto “In Comunione” € 11,00
Auguri don Dante !!
Il 14 novembre don Dante compie 82 anni.
A lui i più affettuosi auguri da parte della redazione e di tutta la comunità.
Approfittiamo anche per fare gli auguri di pronta guarigione ad Adele, che
lo serve fedelmente da tanti anni
Rinnovo adozioni India
E’ possibile rinnovare le adozioni a distanza dei bambini dell’India.
Per info rivolgersi a Don Dante, via Assunzione 7 — tel. 0362/566086
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Vita in parrocchia
“Non siete oggetto, ma progetto”
Celebrazione della S. Cresima
cogliere i suoi grandi doni che vi aiutano, nel cammino
della vita, a diventare testimoni fedeli e coraggiosi di
Gesù. I doni dello Spirito sono realtà stupende, che vi
permettono di formarvi come cristiani, di vivere il Vange-
lo e di essere membri attivi della comunità.>
Dunque: non oggetto, ma progetto! Grazie al dono dello
Spirito Santo ricevuto in abbondanza durante la celebra-
zione del sacramento della Cresima i nostri preadole-
scenti possono guardare al loro futuro con gioia. Con il
dono del CONSIGLIO essi sono sostenuti nella ricerca e
nella scoperta del loro Progetto di vita. Un progetto per-
sonale e comunitario insieme. E Mons. Gestori ha offer-
to loro le sapienti coordinate per costruire un vero pro-
getto cristiano. Lo ha fatto utilizzando una simpatica me-
tafora, quella della “guida” e del “mezzo” da guidare.
Ogni mezzo di trasporto che si vuol guidare presuppone
una conoscenza e una competenza.
Può sembrare banale l’esempio, ma i ragazzi ne hanno
ben compreso il senso… e continuano il cammino di
formazione ogni mercoledì, coscienti della necessità di
prepararsi a vivere la loro fede in una società complessa
e spesso indifferente di fronte al cristianesimo.
di Suor Alma
Quasi come uno slogan sono risuonate le parole di
Mons. Gervasio Gestori lo scorso 21 ottobre, durante la
celebrazione della S. Cresima a quarantaquattro prea-
dolescenti della nostra parrocchia.
Iniziando la sua omelia il vescovo si è rivolto in modo
diretto ai ragazzi, instaurando con loro un bellissimo dia-
logo. Ma il suo messaggio non era rivolto solo ai ragazzi,
bensì ai genitori, padrini e madrine presenti. Subito la
curiosità di comprendere il senso del messaggio che
veniva offerto ha coinvolto l’assemblea. Si percepiva
l’interesse dei presenti dall’atmosfera di grande silenzio
e dall’attenzione con cui i cresimandi partecipavano.
Il Vescovo puntualmente ci offre le ragioni del suo inizia-
le esordio.
«Cari ragazzi – dice – voi non siete “oggetto” di una
educazione passiva, ma “progetto”. Con la Cresima
diventate adulti nella fede. Perciò siete chiamati a
riappropriarvi del vostro Battesimo e trasformarlo in
scelta personale, cosciente e responsabile. Voi ave-
te un progetto da realizzare, il vostro progetto di vi-
ta.»
Per i nostri preadolescenti le parole del Vescovo erano
molto chiare perché durante l’anno che precede la cele-
brazione del sacramento della Cresima tutta la catechesi
è impostata sulla presa di coscienza del proprio essere
battezzati e del significato profondo del dono del Battesi-
mo. Si erano preparati anche all’incontro col Santo Pa-
dre lo scorso 2 giugno e durante i colloqui personali con
gli educatori avevano espresso la gioia profonda di que-
sto incontro. Vorrei citare solo un breve passo delle pa-
role del papa per dimostrare quanto sia rispettosa della
persona umana la voce dei pastori all’interno della Chie-
sa. Benedetto XVI così si è rivolto ai cresimandi:
< Ora siete cresciuti, e potete voi stessi dire il vostro
personale «sì» a Dio, un «sì» libero e consapevole. Il
sacramento della Cresima conferma il Battesimo ed ef-
fonde su di voi con abbondanza lo Spirito Santo. Voi
stessi ora, pieni di gratitudine, avete la possibilità di ac-
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Vita in Parrocchia
A cura di una catechista
A testimonianza di quanto scritto sulla celebrazione del
sacramento della Cresima lo scorso 21 ottobre nella no-
stra parrocchia riportiamo qualche stralcio dalla viva vo-
ce dei ragazzi.
Scrive G. un preadolescente molto impegnato e vivace:
“…il giorno della mia Confermazione è stato per me tan-
to importante, perché ho potuto dire il mio “SI” al Signo-
re. Emozione e felicità abitavano il mio cuore, colmo di
gratitudine per tutti coloro che mi hanno aiutato a rag-
giungere questo traguardo. Vorrei dire ai miei amici più
piccoli che si stanno preparando a ricevere la Cresima:
«Ricordatevi, essa non è la meta ultima del vostro cam-
mino, ma è il punto di partenza dal quale si inizia ad es-
sere cristiani PER SCELTA!» Io sono molto contento per
aver fatto questa scelta.”
E una ragazza scrive: “ …il giorno della Cresima è stato
il più bello della mia vita! Presa da forti emozioni e an-
che da un po’ di paura attendevo con ansia il momento
della crismazione. Ma quando il Vescovo mi ha unto la
fronte
mi sono sentita trasformata. La paura è diventata gioia
grande e i timori si sono cambiati in felicità. Grazie al
Signore per questo dono.”
Alcune frasi espresse a viva voce:
“Sento che qualcosa è cambiato in me, spero di conser-
vare questo dono per sempre”.
“Avrei voluto che la celebrazione non finisse mai. Senti-
vo il Signore così vicino che mi sembrava di toccarlo…”
“…Quanta gioia ho provato. Spero di riuscire ad essere
davvero testimone della mia fede soprattutto a scuola.”
“Di tutto quello che il Vescovo ci ha detto ricordo bene la
parola “progetto”: Si, voglio continuare a frequentare
l’Oratorio per farmi aiutare a costruire il mio progetto di
vita da cristiano.”
Posso comunque assicurare che la volontà di tutti i ra-
gazzi era quella di continuare il loro cammino di fede nel
gruppo dei PREADOLESCENTI.
Celebrazione della S. Cresima
Le testimonianze dei ragazzi
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Il nuovo logo dell’Unità di Pastorale Giovanile Lentate-Barlassina
di don Andrea
Il nostro amico Davide (alias Fish) di Cimnago ha dise-
gnato questo bellissimo logo che ac-
compagnerà le proposte che faremo
per i nostri oratori dell’UPG: i cinque
oratori della Comunità Pastorale S.
Stefano di Lentate s/S e l’oratorio Bea-
ta Vergine Immacolata di Barlassina.
Al centro un’ immagine dice bene il
senso dell’UPG: sei realtà diverse,
ognuna con la propria storia (vedi i co-
lori diversi), unite insieme da una coro-
na.
I sei ragazzi stilizzati sono in cerchio e si guardano in
faccia: rappresentano i sei oratori, ma anche la realtà
giovanile.
La gioventù è la nostra prima preoccupazione, è il centro
delle nostre cure.
Al primo posto ci sono i ragazzi con le loro esperienze di
vita e con i loro volti, con i loro desideri e i loro bisogni.
Un cerchio crea l’unione: è il cerchio della fede in Gesù.
Il nostro stare insieme nell’amicizia,
percorrendo lo stesso cammino, ha
come meta l’ideale cristiano che è
“Vivere PER Cristo, CON Cristo e IN
Cristo”. L’UPG raccoglie le proposte
fatte a Preadolescenti (2^ e 3^ media),
Adolescenti (1^, 2^, 3^ superiore),
18/19enni (4^ e 5^ superiore) e Giovani
(dai 18 ai 30 anni). Le proposte nasco-
no da delle équipes di educatori che
lavorano insieme proponendo ai ragaz-
zi un cammino formativo con l’obiettivo
di integrare la fede e la vita.
Forse alla nostra UPG manca un nome o uno slogan.
Potresti proporne uno tu!
Scrivi al don: [email protected].
Un cerchio che unisce intorno a Gesù
Vita in Parrocchia
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Due giorni pre-ado UPG a Gravedona e Lentate Vita in Parrocchia
(Ri)partiamo insieme con Pietro
A meno di una settimana dalla celebrazione della S.Cresima i ragazzi di seconda media sono stati invitati a partecipare all’espe-
rienza di una due giorni con i loro coetanei dell’UPG e a continuare il cammino di sequela di Gesù all’interno del gruppo pre-ado.
Tanti di loro hanno aderito alla proposta e sabato 27 e domenica 28 ottobre hanno partecipato con entusiasmo e vivacità. Ecco
alcune impressioni dei vari momenti vissuti.
Nella prima tappa al Santuario della Madonna delle Lacrime di Dongo abbiamo ascoltato le parole e risposto alle do-
mande di un frate francescano del convento. Intorno a noi una “vista spettacolare” con affreschi e sculture lignee.
Sull’altare abbiamo ammirato l’icona della Madonna con in braccio Gesù Bambino. Maria è vestita di porpora: a quei
tempi un segno per far vedere che le persone sono importanti e ricche, in questo caso di Grazia. Questa icona mi è
piaciuta per il fascino del suo sguardo e per l’intensità dei colori.
Sebastiano
In Oratorio a Gravedona abbiamo pranzato al sacco e giocato liberamente. Poi ci siamo divisi in quattro gruppi e ab-
biamo partecipato a due giochi organizzati. Li abbiamo trovati divertenti e un po’ diversi dai soliti. C’era un significato:
stare insieme e fidarsi degli altri.
Letizia e Eleonora
Nel Battistero di S. Giovanni di fianco alla chiesa di S. Maria del Tiglio don Andrea ci ha spiegato come si svolgeva
una volta il rito del battesimo: ci si immergeva in una vasca e si indossava una veste bianca da portare per una setti-
mana. Si entrava nella vasca da ovest e si usciva da est: una creatura nuova, della luce. Abbiamo pregato e cantato.
Alla fine abbiamo posto otto ceri accesi su un ottagono al centro del battistero: sette rappresentavano i doni dello Spi-
rito, l’ottavo era un dono da chiedere allo Spirito che ciascuno doveva pensare per sé, in silenzio. Questo momento mi
è piaciuto tantissimo.
Gloria
Prendendo spunto dallo slogan “(Ri)partiamo insieme con Pietro” siamo scesi sulla riva del lago e abbiamo fatto un
momento di riflessione. Il don ci ha raccontato l’episodio di Gesù e Pietro “il pescatore”. Nel frattempo è venuto a pio-
vere; il don ci ha fatto aprire gli ombrelli e, nonostante il tempo, non abbiamo interrotto lo splendido momento. E’ stato
un modo insolito e serio di riflettere. Ascoltavamo i “rumori” della natura: la pioggia, le onde … Finita la riflessione ci
siamo divertiti lanciando i sassi nel lago!
Giorgia
Ci hanno colpito due frasi nel momento del lavoro a gruppi a Lentate: “prendere il largo” come Pietro e “diventare pe-
scatori di uomini”. E’ importante vivere la Parola di Dio e testimoniarla ai nostri amici! Abbiamo capito l’importanza di
continuare il cammino dopo il Sacramento della Cresima.
Giacomo e Giacomo
Dopo cena abbiamo fatto un bellissimo giocone organizzato dagli educatori. Il gioco più buffo e divertente è stato quel-
lo della mela in cui due componenti di ogni squadra dovevano finire una mela ricoperta di Nutella. E’ stato bello condi-
videre questa serata con i miei amici e scoprire che dietro questi giochi c’erano delle persone che avevano pensato a
noi e al nostro divertimento.
Eleonora
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Due giorni pre-ado UPG a Gravedona e Lentate
La notte è stata indimenticabile! Abbiamo scherzato, giocato e parlato … Ci siamo addormentate tardissimo. Alla matti-
na ci siamo svegliate, preparate e siamo scese per la colazione. Dopo la preghiera in cappella ci siamo divisi in gruppi
per preparare la Messa. Noi abbiamo provato i canti.
Chiara e Silvia
I video dei ragazzi di terza che ci invitavano a continuare il cammino della catechesi nel gruppo pre-ado sono stati di-
vertenti. E’ stato un modo di accoglierci insolito e stimolante.
Edoardo
DONAZIONI 2012 DONAZIONI 2012
Barlassina Barlassina
2 Dicembre2 Dicembre
Vita in Parrocchia
10
Banco Alimentare: incontro con Ambrogio Rizzi
di Gianandrea Maggio
"La crisi continua a cambiare la vita di molte persone.
L'unica possibilità è sopravvivere, sperando che tutto prima
o poi passi? Perché riproporre proprio oggi la Colletta Ali-
mentare? Che novità ci attendiamo?
Anche dentro le difficoltà, io esisto e non mi sto dando la
vita da solo, sono fatto e voluto in questo istante da Dio:
questo, come disse Don Giussani, è il tempo della perso-
na. Solo la riscoperta di questo rapporto originario permet-
te di vivere ogni cosa da uomini: perché tutto è occasione
per incontrare Chi mi sta dando la vita ora. Questa è la
novità che attendiamo: poterLo incontrare ancora"
Consigliandoci di riflettere su queste dieci righe Ambrogio
Rizzi, responsabile della Colletta Nazionale del Banco Ali-
mentare per la Lombardia, e Don Sandro hanno concluso
l'incontro sul Banco Alimentare che si e' tenuto martedì 16
ottobre scorso. Incontro voluto innanzi tutto per darci le
ragioni di un gesto che non si limita solo alla Colletta stes-
sa, ma per darci le ragioni di un gesto di carità.
Quello che colpisce della testimonianza di Ambrogio è lo
stupore che le sue parole generano in lui, ancor prima che
in chi le ascolta.
Questo testimonia che quando si fa un gesto di carità ver-
so qualcuno è la mia persona a mettersi in gioco, è il no-
Aprire il cuore per incontrare Cristo e farlo incontrare
stro IO che si stupisce ogni volta del fatto, come ci testi-
monia Ambrogio, "che quello che più ci interessa è che
sia evidente lo Scopo, il Significato, la Bellezza di un
grande gesto di umanità e di solidarietà"
Rizzi ci ha raccontato cos'e' il Banco Alimentare in Italia
(più di 8700 sedi che aiutano un milione e settecentomi-
la persone), dei miracoli che accadono durante la Collet-
ta e di come tutto questo non potrebbe accadere se l'a-
micizia tra di noi non fosse "costantemente sostenuta e
accompagnata da una Presenza Viva".
Ci si rende conto quindi da questa testimonianza di Fe-
de che veramente bisogna rendersi capaci di aprire il
nostro cuore a Cristo per riuscire a testimoniarLo agli
altri scatenando in essi un desiderio di amicizia e con-
temporaneamente di solidarietà.
"Non abbiate paura, aprite le porte a Cristo" ci ha esorta-
to il Beato Giovanni Paolo II all'inizio del suo pontificato.
Ecco: non dobbiamo avere paura di chiedere il sostegno
di Colui che ci esorta a vivere la nostra vita come testi-
monianza di Fede e di carità.
Arrivederci quindi al 24 novembre con queste ragioni
chiare nel cuore, per fare la spesa per chi più ne ha bi-
sogno al supermecato Iperal e al Superdi' di via Longoni
che hanno aderito alla Colletta.
Vita in parrocchia
11
Benvenuta Suor Cinzia!!!
La nostra comunità accoglie Suor Cinzia
di Ilaria Sironi
Il giorno 30 luglio di quest’anno è arrivata nella nostra
comunità suor Cinzia. A distanza di un paio di mesi dal
suo arrivo ciascuno di noi ha iniziato a conoscerla, ma
con il desiderio di saperne un po’ di più della sua vita e
della sua vocazione, una sera mi sono recata da lei per
farle un’intervista o meglio una piacevolissima chiacchie-
rata.
Suor Cinzia è la maggiore di tre figli; ha un fratello e una
sorella e due nipoti. Ha frequentato gli studi di assistente
di comunità infantile. Da giovane andava in oratorio e
faceva l’aiuto-catechista ai ragazzi dell’iniziazione cri-
stiana.
Come nella nostra comunità anche a Bollate, il suo pae-
se nativo, c’erano le Suore della Carità di Santa Giovan-
na Antida Touret. Ad un certo punto nel pieno della sua
giovinezza le suore hanno incrociato il suo cammino,
anzi il cammino di Cinzia ha incrociato le Suore.
Un giorno, infatti, la Superiora l’ha invitata ad andare a
Brescia perché una ragazza di Bollate prendeva i voti.
Cinzia tornando a casa, disse ai suoi genitori che avreb-
be voluto andare e così fece.
Quella giornata fu davvero particolare… Cinzia, come
tanti altri giovani, era in un momento in cui si stava inter-
rogando sulla sua vita, su ciò che voleva fare, su ciò che
il Signore le stava chiedendo… Durante la professione
iniziò a piangere, continuando per tutto il resto della S.
Messa e quel giorno tornò a casa più dubbiosa di prima
e con molte più domande.
Da quel momento s’interrogava sempre più e la presen-
za della sua guida spirituale, la Scuola della Parola in
oratorio e i ritiri a Brescia, tutto era occasione per riflette-
re. In particolare, mi ha raccontato di un avvenimento
davvero significativo per la scelta della sua vocazione.
Durante un incontro di catechesi in cui si lesse il brano
del giovane ricco, Cinzia rimase davvero colpita del fatto
che questo giovane se ne andò via triste; anche il sacer-
dote se ne accorse e qualche giorno dopo le chiese se
era tutto a posto e se anche lei voleva giocare la sua
vita come quel giovane. Da quel momento quella do-
manda continuava a risuonarle dentro; fino a quando ad
un ritiro a Brescia dalle suore decise di provare a dare
una risposta. Disse così alla sua guida spirituale:
“E se mi facessi suora?”
Dopo averci pensato bene, Cinzia fece una settimana di
prova in una delle comunità delle suore della Carità e
dopo questo breve periodo, sempre più convinta disse:
“Va bene, Signore, mi arrendo, se vuoi ti seguo!”
(segue a pag.12)
Vita in Parrocchia
12
Ebbe così inizio il nuovo cammino di Cinzia: il postulato
a Corsico, il noviziato a Roma, la prima professione
all’età di 26 anni e nel 1994 i voti perpetui.
Prima destinazione Fagnano, dove, oltre allo studio,
suor Cinzia si dedicò all’oratorio.
In seguito venne trasferita a Gorgonzola come inse-
gnante della scuola materna e per occuparsi degli adole-
scenti dell’oratorio. Dopo Gorgonzola ci fu il trasferimen-
to a Milano nella comunità per minori “Fanciullezza Ab-
bandonata”. Questa esperienza, per tante ragioni, è sta-
ta sicuramente quella più impegnativa ma allo stesso
tempo la più bella (senza nulla togliere alle altre!), quella
che le ha lasciato qualcosa di indelebile.
Dopo 11 anni intensi in Fanciullezza suor Cinzia è stata
mandata in una scuola materna a Vercelli, la sua opera
era incentrata poco sull’oratorio perché purtroppo in Pie-
monte non c’è molto ancora la mentalità di questo am-
biente. Infine, prima di giungere da noi a Barlassina, è
stata a Cesana dove ricopriva il ruolo di coordinatrice e
di insegnante della scuola materna.
La nostra comunità accoglie suor Cinzia
Se vuoi collaborare o diventare uno dei sostenitori del giornale di vita
parrocchiale “In Comunione”, puoi farlo nei seguenti modi:
Invia una e-mail all’indirizzo: [email protected]
Telefona direttamente al numero: 0362 / 566.750
Nella nostra chiacchierata ho chiesto a Suor Cinzia se
aveva un ricordo speciale che voleva condividere con
tutti noi; ovviamente mi ha detto che ce ne sono stati
tanti, ma il più speciale di tutti è legato all’esperienza
della Fanciullezza con una bambina del suo gruppo, in
seguito adottata. Questo ricordo è così forte che ogni
volta, anche questa, la fa commuovere. Il rapporto che
c’era tra loro era molto profondo e la bambina seppur
contenta di andare in adozione non voleva lasciarla;
quando si deve lasciare qualcuno è sempre difficile ma è
la certezza di non perdersi mai e che si resterà sempre
legate l’una all’altra anche se distanti che fa superare la
nostalgia.
Nella nostra chiacchierata ho chiesto a Suor Cinzia an-
che cosa le piace più fare e, oltre al suo impegno in am-
bito educativo, giovanile e familiare, mi ha detto che le
piace stare in mezzo alla gente, andare in montagna nel
periodo estivo e leggere tantissimo, infatti sul suo como-
dino non manca mai un buon libro. Inoltre, mi ha confi-
dato che le piace moltissimo il cioccolato fondente!!!
FilialiFiliali Milano, Arese (Mi), Lainate (Co), Rovello Porro (Co), Saronno (Va), Caronno P.lla(Va), Milano, Arese (Mi), Lainate (Co), Rovello Porro (Co), Saronno (Va), Caronno P.lla(Va),
Misinto (Mb), Cogliate (Mb), Lentate s/S (Mb), Meda (Mb), Seveso (Mb), Misinto (Mb), Cogliate (Mb), Lentate s/S (Mb), Meda (Mb), Seveso (Mb),
Sede Centrale: Barlassina (Mb) Sede Centrale: Barlassina (Mb) -- Via C. Colombo 1/3Via C. Colombo 1/3
Tel. 0362 / 5771.1 Tel. 0362 / 5771.1 -- Fax 0362 / 564276 Fax 0362 / 564276 -- Mail: [email protected]: [email protected]
Vita in Parrocchia
13
Benedetto XVI ha aperto l’Anno della Fede
Uscire dalla desertificazione spirituale
a cura di Suor Alma
Un reportage sulla storia della
Chiesa oggi.
«Oggi più che mai evangelizzare
vuol dire testimoniare una vita nuo-
va, trasformata da Dio, e così indica-
re la strada».
Il giorno 11 ottobre è iniziato per i
cattolici l’Anno della fede voluto da Benedetto XVI a cui
ha fatto seguito per il mese di ottobre il “Sinodo dei
vescovi per la nuova evangelizzazione”.
A 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II fino al
28 novembre 2013, i cattolici sono chiamati a
«ravvivare in tutta la Chiesa quella positiva tensione,
quell’anelito a riannunciare Cristo all’uomo contempo-
raneo» ha detto il Papa durante l’omelia della Messa di
apertura. Benedetto XVI ha ricordato commosso la sua
partecipazione all’evento conciliare nel 1962 con
«quella tensione nei confronti del comune compito di
far risplendere la verità e la bellezza della fede nell’og-
gi del nostro tempo, senza sacrificarla alle esigenze del
presente né tenerla legata al passato: nella fede risuo-
na l’eterno presente di Dio, che trascende il tempo e
tuttavia può essere accolto da noi solamente nel nostro
irripetibile oggi».
Desertificazione spirituale: un vuoto diffuso
Benedetto XVI ha poi sottolineato che l’anniversario
che la Chiesa festeggia «non è per onorare una ricor-
renza, ma perché ce n’è bisogno, ancor più che 50
anni fa», ed è entrato nella specifico parlando di
“desertificazione spirituale”: un «vuoto diffuso» in conti-
nuo aumento negli ultimi
decenni. «Ma è proprio
a partire dall’esperienza
di questo deserto, da
questo vuoto che pos-
siamo nuovamente sco-
prire la gioia di credere,
la sua importanza vitale
per noi uomini e donne.
Nel deserto si riscopre il valore di ciò che è essenziale
per vivere; così nel mondo contemporaneo sono innu-
merevoli i segni, spesso espressi in forma implicita o
negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita.
E nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede
che, con la loro stessa vita, indicano la via verso la
Terra promessa e così tengono desta la speranza. La
fede vissuta apre il cuore alla Grazia di Dio che libera
dal pessimismo. Oggi più che mai evangelizzare vuol
dire testimoniare una vita nuova, trasformata da Dio, e
così indicare la strada».
Un anno per crescere nella Fede
Per tutto l’anno il Santo Padre ha concesso ai fedeli
l’indulgenza plenaria. «Sarà molto utile il grande dono
delle Indulgenze, che la Chiesa, in virtù del potere con-
feritole da Cristo, offre a tutti coloro che con le dovute
disposizioni adempiono le speciali prescrizioni per con-
seguirle» viene detto nel decreto che spiega le modali-
tà per ottenere le indulgenze.
Tratto da “Tempi” dell’ 11 ottobre 2012
Anno della Fede
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Anno della Fede
desertificazione spirituale”». (La Repubblica, 12 Otto-
bre 2012)
Tutti i giornali, anche quelli meno “simpatizzanti” con il
Sommo Pontefice e con il Cristianesimo, hanno dato
notizia dell’apertura dell’Anno della Fede. Come è ac-
caduto anche in occasioni meno recenti – si veda il
viaggio del Papa a Londra oppure la settimana spa-
gnola della GMG – meraviglia rintracciare nella stampa
una sorpresa per le iniziative del Pontefice. Tale sor-
presa è testimoniata dall’attenzione con cui la carta
stampata ha riportato le frasi che documentano la perti-
nenza delle proposte del Papa alle urgenze del tempo
presente. In sintesi, in questo caso, la necessità di non
dare per scontata la fede e di riscoprirne l’attinenza al
vuoto e al deserto che caratterizza ciascun uomo con-
temporaneo. Su questa linea si collocano i riferimenti
sia al 50esimo anniversario del Concilio sia al Sinodo
dei vescovi.
Tuttavia mi sembra decisivo mettere in risalto un parti-
colare che, se osservato con attenzione, svela tutta la
sua importanza. È facile interpretare le parole del San-
to Padre come un’autocritica della Chiesa la quale,
rendendosi conto di “perdere terreno”, finalmente si
sarebbe decisa ad affrontare un problema etico e mo-
rale che sarebbe sotto gli occhi di tutti. Questo taglio
interpretativo è frutto di una logica che può avere la
sua pertinenza in altri contesti – politici, economici ecc.
– ma che risulta estranea alle preoccupazioni di Bene-
detto XVI. Il suo sguardo e le sue parole sono quelle di
un Padre che, con simpatia e certezza, riconosce nella
circostanza attuale una possibilità unica di crescita e di
maturazione per sé e per tutti i suoi figli. Uno sguardo
pieno di curiosità per ciò che il Signore, attraverso que-
sta situazione drammatica, chiede a ciascuno di noi
che, chiamati da Lui, formiamo la Sua Chiesa. La cosa
che fa più notizia, insomma, è proprio questo sguardo
amoroso, che esula da preoccupazioni politiche-
egemoniche.
Apertura Anno della Fede
Un po’ di rassegna stampa …
di Matteo Pirovano
«Sono passati 50 anni, ma come allora sono evidenti il
«vuoto» e il «deserto» di un mondo senza Dio. Erano
noti allora, durante la guerra fredda e il mondo diviso in
blocchi, e sono noti oggi, in piena globalizzazione. Per
questo il Papa invita a recuperare «anelito»,
«tensione» e «lettera» del Concilio ecumenico Vatica-
no II» (Il Messaggero, 11 Ottobre 2012)
«Papa Benedetto XVI ne è convinto più di tutti: il mon-
do, anche quello cristiano, soprattutto i fedeli del conti-
nente europeo, hanno bisogno più che di una "nuova
evangelizzazione" di una "ri-evangelizzazione". Una
preoccupazione che ha accompagnato gran parte del
pontificato di Paolo VI, tutto quello di Giovanni Paolo II,
e caratterizza anche la predicazione di Papa Ratzinger.
Basta seguire gli incontri del mercoledì in piazza San
Pietro e tutti gli atti di questo pontificato: Benedetto XVI
mette in campo tutte le sue capacità di docente di teo-
logia e di esperto della Sacra Scrittura per insegnare,
dalle fondamenta, il vero cristianesimo. Per riscoprire
la fede. Ritrovare e rivivere i contenuti della fede
"professata, celebrata, vissuta e pregata e riflettere
sullo stesso atto con cui si crede, è un impegno che
ogni credente deve fare proprio, soprattutto in questo
anno"». (La Nuova Sardegna – gruppo Editoriale L’E-
spresso –, 12 Ottobre 2012).
«”Anch' io sono stato in questa piazza 50 anni fa - ha
dichiarato il Papa, con parole suonate di critica alla
Chiesa - quella sera eravamo felici, pieni di entusia-
smo. In questi 50 anni abbiamo imparato che il peccato
originale esiste e si traduce in peccati personali. Abbia-
mo visto che nel campo del Signore c'è sempre la ziz-
zania, che nella rete di Pietro ci sono anche pesci catti-
vi, che la fragilità umana è presente anche nella Chie-
sa”. Nella messa al mattino, all'apertura solenne
dell'Anno della fede, Ratzinger aveva detto che nei
decenni che ci separano dal Concilio è “avanzata una
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facciamo qualcosa, ma l'entusiasmo di cui mi dicevano
è una cosa da adolescenti, crescendo si diventa smali-
ziati. Il segnale che si è sul sentiero in discesa è il com-
promesso, è quel fare due vite, il tenere il piede in due
scarpe per cui in certe situazioni ci si comporta in un
modo, in altre situazioni ci si comporta in un altro mo-
do. […] Ti si crede vivo invece sei morto, sempre come
dice l'Apocalisse».
«Poi c'è il terzo sentiero: io lo chiamo il sentiero pia-
neggiante che è il simbolo della mediocrità, di chi si
accontenta, di chi fa della sufficienza la filosofia della
sua vita: a me basta stare a galla, non chiedermi di più,
io mi accontento di rimanere ad un certo livello, vedo
che la vita presenta delle salite che mi dicono interes-
santi, perché più si va in alto e più si scopre il panora-
ma ma io mi accontento di questo mio panorama. […]
Diceva S.Bernardo: si comincia ad arretrare non appe-
na si cessa di avanzare».
«il quarto sentiero […] è il sentiero in salita che vi dice
che siete in cammino e si capisce da due segnali: dal
desiderio e dallo stupore che sono due atteggiamenti
della persona fondamentali. Il desiderio che è il “non
accontentarsi mai”, non mi accontento di quello che
son oggi, voglio di più perché l'esperienza che uno fa è
davvero che “su tutte le cose – come scriveva Montale
– sembra ci sia scritto: più in là, più in là”. […] Il deside-
rio è davvero la molla della vita. E poi lo stupore, un
atteggiamento tipicamente umano. Lo stupore è di chi
si accorge della realtà, della grandezza della vita che
sente pulsare dentro, della grandezza del proprio io»
Queste immagini hanno colpito tutti. È raro poter senti-
re descritti, senza scandalo, sia le nostre domande sia
il giudizio che formuliamo sulla nostra vita.
Il sentiero degli incontri dell’Anno della Fede è traccia-
to, non resta che percorrerlo.
Il nuovo Vicario Episcopale ci introduce nell’Anno della Fede Anno della Fede
Il caso serio della vita
di Matteo Pirovano
Il 13 Ottobre si è svolto il primo incontro con il Vicario
Episcopale Padre Patrizio Garascia sull’Anno della
Fede, dal titolo: “Chi è l’uomo perché mai te ne curi?
(Sal 8) Il caso serio della vita”.
Riportiamo qui di seguito le quattro immagini utilizzate
dal Vicario per aiutarci a rispondere alla domanda «Io
come sto in questo momento? Quale è la mia situazio-
ne ora? Io non voglio perdere la mia vita, e allora
com’è che sto?». Queste domande sono state poste
come decisive per vivere «il caso serio che è la vita».
«Si può essere sul sentiero che io chiamo sentiero op-
posto, che sta portando da un'altra parte rispetto alla
meta ed è l'immagine di chi tra noi sta fuggendo, scap-
pando dalla vita. Si può anche vivere così, non pren-
dendo sul serio la vita ma cercando nella distrazione e
nella banalità, nel divertimento, un qualcosa che ci aiu-
ta a non pensare; la fuga dalla vita è data dal fatto che
uno non è più pensieroso, cosciente di sé, e il segnale
che si è su questo sentiero è la noia, è la perdita del
gusto di vivere. […] Scriveva un grande teologo che il
pericolo maggiore che possa temere l'umanità oggi non
è una catastrofe, neanche la fame né la peste, è inve-
ce quella malattia spirituale, la più terribile perché è il
più umano tra i flagelli, che è la perdita del gusto di
vivere».
«Oppure ci si può ritrovare «su un secondo sentiero, il
sentiero in discesa […] che vuole alludere a chi tra noi
fa tante cose belle, quindi non sta fuggendo dalla vita,
ma in un attimo di sincerità dice: non è più come pri-
ma. Per usare un'espressione dell'Apocalisse, “hai ab-
bandonato l'amore di un tempo”. Sei partito qualche
anno fa con entusiasmo però cammin facendo hai per-
so la creatività, è entrata l'abitudine, non c'è più la grin-
ta, c'è invece quel menefreghismo, scetticismo di chi
dice: tanto è tutto inutile, non cambia niente, né nel
mondo né in me, per cui con un po' di buona volontà
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ANAGRAFE PARROCCHIALE di Ottobre 2012
Segreteria ParrocchialeSegreteria Parrocchiale
c/o casa parrocchiale Via Don Speroni, 6 c/o casa parrocchiale Via Don Speroni, 6 -- BarlassinaBarlassina
Orari di apertura:
Mercoledì 9.30 ÷ 11.00
Sabato: 09.30 ÷ 11.30
Servizi offertiServizi offerti
Prenotazioni di SS.MessePrenotazioni di SS.Messe
Richiesta di CertificatiRichiesta di Certificati
Raccolta abbonamenti ad “Il Segno” ed “In Comunione”Raccolta abbonamenti ad “Il Segno” ed “In Comunione”
Iscrizione al Corso per fidanzatiIscrizione al Corso per fidanzati
Iscrizioni ad altre iniziative parrocchialiIscrizioni ad altre iniziative parrocchiali
INFO: INFO: INFO: 366 / 715.36.86366 / 715.36.86366 / 715.36.86
(attivo solo negli orari (attivo solo negli orari (attivo solo negli orari di apertura della Segreteria)di apertura della Segreteria)di apertura della Segreteria)
BATTESIMI
35 MASCALI AURORA di OMAR e PERISSOTTO CINZIA
36 ORFANO RICCARDO di LUCA e FERRI CINZIA
37 PANDOLFINI ANNA di MASSIMO e GENNARO GIOVANNA
FUNERALI
53 ZORZETTO RINA PIA anni 84
54 POLITANO’ GRAZIA anni 46
55 BESTETTI ATTILIO anni 87
56 BONFANTI GIOVANNI anni 88
OFFERTE
BATTESIMI € 150,00
FUNERALI € 450,00
RACCOLTA GIORNATA MISSIONARIA € 700,00
€ 460,00 RACCOLTA GIORNATA PER IL SEMINARIO
OFFERTE VARIE € 200,00