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1 di don Sandro Carissimi, l'altro giorno, andando a fare la spesa al supermercato, la cassiera, molto gentile, mi ha salutato ed io le ho risposto, come spesso mi capita, lodando la bontà del Signore. Lei ha commentato dicendo che non sempre il Signore fa le cose giuste: ad esempio la morte improvvisa per meningite di una ragazza di Meda non é stata una cosa giusta, così come accade in tanti altri casi. Io ho cercato di farle capire che dobbiamo partire da un dato di fatto evidente: la nostra vita non é nelle nostre mani; ciò che è giusto e ciò che è sbagliato nella vita non dipende dai nostri criteri: a noi é dato di vedere solo una parte della realtà, mentre il Signore vede anche ciò che noi non riusciamo a cogliere. Nulla capita “a caso": tutto é dentro ad un disegno misterioso e divino. Poiché insisteva sullo stesso criterio, allora ho sbottato: " Allora occorre chiamare il Dio del cielo per darGli delle lezioni per governare meglio il mondo". In quel momento mi è venuto in mente un mio carissimo amico che ebbe un figlio morto anche lui per una meningite fulminante. Essendo un uomo di fede, questo momento di prova lo rese ancora più profondamente convinto della grandezza del Signore. Ho compreso allora che mentre per alcuni le prove della vita rendono più forte la fede, per altri invece esse allontanano il loro cuore dal Signore. Tutto dipende da una posizione "recondita" del cuore umano: dalla sua libertà. O il cuore dell’uomo si pone davanti al Signore con un atteggiamento di apertura e di stupore, oppure è la sua ragione che decide il criterio del bene e del male, di ciò che esiste e di ciò che non esiste, per cui anche l'operato del Signore é succube di questo giudizio. Ci si dimentica che l'uomo vive perché il Signore continuamente gli dona la vita. Si crede che "la persona" abbia un'autonomia capace di consistere senza una dipendenza dal Signore. L'Avvento che stiamo per vivere ci invita a un cammino di fede, ossia ad avere uno sguardo sulla realtà che ci faccia cogliere non solo quello che "si vede e si tocca", ma anche il senso delle cose che accadono. In uno sguardo di fede ci è dato di cogliere nei fatti della vita una Presenza misteriosa del Signore che dà senso a tutto quello che accade, anche alla croce ed al dolore. Chi ha fede vede di più e affronta la vita cercandone anche il senso. Questa fede fa cambiare ed affrontare tutto in un modo diverso. Mi diceva un barista, nel cui locale stavo bevendo un caffè, lui che raramente partecipa alle funzioni in chiesa, che capisce subito fra i suoi clienti chi ha fede e chi non l'ha. "Che cosa li differenzia?" chiesi io. Mi rispose: "Chi ha fede non é mai disperato". Questo é il segno della Presenza del Signore vivo nei cuori di coloro che si aprono a Lui. Questa diversità, che manifesta la presenza di Cristo vivo in noi, diventa la testimonianza di Cristo presente. Fra pochi giorni inizierò a suonare i campanelli per portare la benedizione del Signore nelle case; come vorrei che il mio passaggio non fosse solo un gesto compiuto ed accolto com'è tradizione nel nostro paese, ma veramente un'occasione per testimoniarci vicendevolmente il miracolo del nostro cambiamento: Cristo ci è contemporaneo nella nostra vita! IN COMUNIONE IN COMUNIONE Barlassina Barlassina Avvento, cammino di Fede NOVEMBRE 2012 NOVEMBRE 2012

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1

di don Sandro

Carissimi,

l'altro giorno, andando a fare la spesa al supermercato,

la cassiera, molto gentile, mi ha salutato ed io le ho

risposto, come spesso mi capita, lodando la bontà del

Signore. Lei ha commentato dicendo che non sempre il

Signore fa le cose giuste: ad esempio la morte

improvvisa per meningite di una ragazza di Meda non é

stata una cosa giusta, così come accade in tanti altri

casi. Io ho cercato di farle capire che dobbiamo partire

da un dato di fatto evidente: la nostra vita non é nelle

nostre mani; ciò che è giusto e ciò che è sbagliato nella

vita non dipende dai nostri criteri: a noi é dato di vedere

solo una parte della realtà, mentre il Signore vede

anche ciò che noi non riusciamo a cogliere. Nulla capita

“a caso": tutto é dentro ad un disegno misterioso e

divino. Poiché insisteva sullo stesso criterio, allora ho

sbottato: " Allora occorre chiamare il Dio del cielo per

darGli delle lezioni per governare meglio il mondo".

In quel momento mi è venuto in mente un mio carissimo

amico che ebbe un figlio morto anche lui per una

meningite fulminante. Essendo un uomo di fede, questo

momento di prova lo rese ancora più profondamente

convinto della grandezza del Signore. Ho compreso

allora che mentre per alcuni le prove della vita rendono

più forte la fede, per altri invece esse allontanano il loro

cuore dal Signore. Tutto dipende da una posizione

"recondita" del cuore umano: dalla sua libertà. O il

cuore dell’uomo si pone davanti al Signore con un

atteggiamento di apertura e di stupore, oppure è la sua

ragione che decide il criterio del bene e del male, di ciò

che esiste e di ciò che non esiste, per cui anche

l'operato del Signore é succube di questo giudizio.

Ci si dimentica che l'uomo vive perché il Signore

continuamente gli dona la vita.

Si crede che "la persona" abbia un'autonomia capace di

consistere senza una dipendenza dal Signore.

L'Avvento che stiamo per vivere ci invita a un cammino

di fede, ossia ad avere uno sguardo sulla realtà che ci

faccia cogliere non solo quello che "si vede e si tocca",

ma anche il senso delle cose che accadono. In uno

sguardo di fede ci è dato di cogliere nei fatti della vita

una Presenza misteriosa del Signore che dà senso a

tutto quello che accade, anche alla croce ed al dolore.

Chi ha fede vede di più e affronta la vita cercandone

anche il senso. Questa fede fa cambiare ed affrontare

tutto in un modo diverso.

Mi diceva un barista, nel cui locale stavo bevendo un

caffè, lui che raramente partecipa alle funzioni in

chiesa, che capisce subito fra i suoi clienti chi ha fede e

chi non l'ha. "Che cosa li differenzia?" chiesi io. Mi

rispose: "Chi ha fede non é mai disperato". Questo é il

segno della Presenza del Signore vivo nei cuori di

coloro che si aprono a Lui. Questa diversità, che

manifesta la presenza di Cristo vivo in noi, diventa la

testimonianza di Cristo presente.

Fra pochi giorni inizierò a suonare i campanelli per

portare la benedizione del Signore nelle case; come

vorrei che il mio passaggio non fosse solo un gesto

compiuto ed accolto com'è tradizione nel nostro paese,

ma veramente un'occasione per testimoniarci

vicendevolmente il miracolo del nostro cambiamento:

Cristo ci è contemporaneo nella nostra vita!

IN COMUNIONEIN COMUNIONE

BarlassinaBarlassina Avvento, cammino di Fede

NOVEMBRE 2012NOVEMBRE 2012

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Vita in Parrocchia

“Voliamo” la pace

di Antonietta Porro

Il signor Mario Turati, classe 1919 con lo spirito

di un quarantenne, che ha tra i suoi tanti meriti quello di

essere stato uno dei fondatori dell'attuale BCC Barlassi-

na, mi ha regalato un pezzo della sua vita attraverso il

dono di un memoriale, da lui scritto in anni recenti, ri-

guardante la sua esperienza di combattente nella secon-

da guerra mondiale. Si tratta di pagine fitte, dense di

avvenimenti molto interessanti, che si inquadrano nella

cornice dei fatti della Storia con l'iniziale maiuscola, ma

che assumono spesso i contorni delle storie di tutti i gior-

ni: rapporti coi commilitoni e coi superiori, i problemi le-

gati alla fame, al freddo e soprattutto alla paura, che in

certe circostanze turba non poco l'animo anche dei gio-

vani più audaci.

In questi giorni in cui, insieme ai nostri defunti,

ricordiamo coloro che sono morti in tutte le guerre per

difendere la nostra Italia, mi sembra quanto mai opportu-

no ricordare, attraverso la voce di chi ha vissuto in prima

persona giorni difficili e ha visto in faccia anche espe-

rienze estreme, quanto sia bello poter godere del dono

della pace. Il signor Mario non introduce molti commenti

ai fatti nelle sue pagine: certi fatti parlano da sé. E' per

questo che le considerazioni e le riflessioni che qua e là

emergono pesano come i macigni e fanno sentire forte

tutta la loro importanza. A partire da quello che viene

detto in apertura: «Non so neanche esattamente perché

proprio ora … mi sono deciso a scrivere e a rammenta-

re, dopo che ho passato tutti questi anni cercando di

dimenticare».

Un episodio, tra quelli riguardanti la permanenza

del signor Mario in Albania, suona così: «Di notte arriva

un alpino con un soldato greco fatto prigioniero e che

avrebbe portato al nostro Comando per un interrogato-

rio. Mi è rimasta impressa la paura di questo prigioniero

che, per commuoverci, ci mostrava le foto della sua fa-

miglia, dei figli. Credo che, oltre a una sigaretta, ci sia

stata anche qualche pacca sulla spalla di incoraggia-

mento. Ci si domandava perché si faceva la guerra. Per-

ché avremmo dovuto ucciderci a vicenda. Io avevo un

disperato desiderio di vivere e credo che tutti la pensas-

sero così». L'assurdità della guerra, l'insensatezza della

parola 'nemico' emerge da molte pagine delle memorie.

Dopo essersi imbattuto in soldati greci e avere evitato lo

scontro, così commenta: «Il mio dovere era di sparare e

uccidere il nemico, ma non l'ho fatto e sono più che con-

tento».

Ciò che più colpisce è che la guerra ha voluto

dire in qualche caso il suo esatto opposto, cioè la solida-

rietà e l'amore fraterno. Così, dopo lo sbarco nell'isola

greca di Samo nel luglio 1941, per effetto della cocente

calura estiva qualche soldato italiano non ce la faceva

più, ma «veniva trascinato all'ombra e rinfrescato dalla

popolazione greca». In cambio, poiché in Grecia «c'era

una grave crisi alimentare e tanti sono morti di fame», il

Turati racconta che «i nostri Comandi ci hanno dato or-

dine di prendere in consegna e adottare un bambino.

Ogni quattro o cinque militari eravamo ben contenti di

sfamare un bambino». E, dopo aver dato questa notizia,

commenta tra parentesi: «Perché si faceva la guer-

ra????». Viene in mente una frase che ancora oggi si

può leggere in una grotta del Carso, scritta dalla mano di

un soldato della prima guerra mondiale, con un evidente

errore di ortografia che trasforma il verbo "volere" in

"volare" generando un'espressione di autentica poesia:

Voliamo la pace!

Impressionanti le pagine in cui il signor Mario

racconta della prigionia in Germania, fino all'arrivo delle

truppe alleate. Suscita commozione una delle ultime

pagine, relativa al termine del conflitto: «La guerra per

noi era finita. Ora si doveva tornare a casa. Ci si doman-

dava perché eravamo ancora vivi. Non voglio descrivere

le centinaia di volte in cui ho visto la morte. Quando ti

sparavano o bombardavano, non era certo per allegria o

per far festa, bensì per mandarti all'altro mondo e questo

specialmente in Albania, al fronte; era la scommessa di

tutti i giorni. Come ho fatto, o meglio chi mi ha tenuto in

buona salute?».

Questa domanda pesa più di qualunque rispo-

sta, perché porta in sé la sola risposta che si può dare.

Lo scrigno della memoria

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Vita in Parrocchia

Così come tutto il resto del racconto contenuto

nel memoriale: si ha l'impressione che, anche nei mo-

menti più bui della storia dell'umanità, una mano sapien-

te guidi i comportamenti di alcuni uomini, impedendo

che essi divengano qualcosa di più simile a una belva

che ad un essere umano.

Grazie, signor Mario, per averci raccontato la

sua storia: ha fatto proprio bene a non dimenticare. Ci

ha aiutato così a capire ciò che è accaduto ai nostri non-

ni e a comprendere che si può imparare persino dalle

esperienze peggiori che possano accadere all'uomo.

Lo scrigno della memoria

ABBONAMENTI ANNO 2013

Fino al 31 dicembre sarà possibile rinnovare o sottoscrivere un nuovo ab-

bonamento al giornale parrocchiale “In Comunione” presso la Segreteria

parrocchiale o tramite gli incaricati secondo la duplice modalità:

“Il Segno + inserto “In Comunione” € 25,00

Solo l’inserto “In Comunione” € 11,00

Auguri don Dante !!

Il 14 novembre don Dante compie 82 anni.

A lui i più affettuosi auguri da parte della redazione e di tutta la comunità.

Approfittiamo anche per fare gli auguri di pronta guarigione ad Adele, che

lo serve fedelmente da tanti anni

Rinnovo adozioni India

E’ possibile rinnovare le adozioni a distanza dei bambini dell’India.

Per info rivolgersi a Don Dante, via Assunzione 7 — tel. 0362/566086

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Via Volta, 14 - 20824 Lazzate (MB) 02 / 96.72.95.38

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Vita in parrocchia

“Non siete oggetto, ma progetto”

Celebrazione della S. Cresima

cogliere i suoi grandi doni che vi aiutano, nel cammino

della vita, a diventare testimoni fedeli e coraggiosi di

Gesù. I doni dello Spirito sono realtà stupende, che vi

permettono di formarvi come cristiani, di vivere il Vange-

lo e di essere membri attivi della comunità.>

Dunque: non oggetto, ma progetto! Grazie al dono dello

Spirito Santo ricevuto in abbondanza durante la celebra-

zione del sacramento della Cresima i nostri preadole-

scenti possono guardare al loro futuro con gioia. Con il

dono del CONSIGLIO essi sono sostenuti nella ricerca e

nella scoperta del loro Progetto di vita. Un progetto per-

sonale e comunitario insieme. E Mons. Gestori ha offer-

to loro le sapienti coordinate per costruire un vero pro-

getto cristiano. Lo ha fatto utilizzando una simpatica me-

tafora, quella della “guida” e del “mezzo” da guidare.

Ogni mezzo di trasporto che si vuol guidare presuppone

una conoscenza e una competenza.

Può sembrare banale l’esempio, ma i ragazzi ne hanno

ben compreso il senso… e continuano il cammino di

formazione ogni mercoledì, coscienti della necessità di

prepararsi a vivere la loro fede in una società complessa

e spesso indifferente di fronte al cristianesimo.

di Suor Alma

Quasi come uno slogan sono risuonate le parole di

Mons. Gervasio Gestori lo scorso 21 ottobre, durante la

celebrazione della S. Cresima a quarantaquattro prea-

dolescenti della nostra parrocchia.

Iniziando la sua omelia il vescovo si è rivolto in modo

diretto ai ragazzi, instaurando con loro un bellissimo dia-

logo. Ma il suo messaggio non era rivolto solo ai ragazzi,

bensì ai genitori, padrini e madrine presenti. Subito la

curiosità di comprendere il senso del messaggio che

veniva offerto ha coinvolto l’assemblea. Si percepiva

l’interesse dei presenti dall’atmosfera di grande silenzio

e dall’attenzione con cui i cresimandi partecipavano.

Il Vescovo puntualmente ci offre le ragioni del suo inizia-

le esordio.

«Cari ragazzi – dice – voi non siete “oggetto” di una

educazione passiva, ma “progetto”. Con la Cresima

diventate adulti nella fede. Perciò siete chiamati a

riappropriarvi del vostro Battesimo e trasformarlo in

scelta personale, cosciente e responsabile. Voi ave-

te un progetto da realizzare, il vostro progetto di vi-

ta.»

Per i nostri preadolescenti le parole del Vescovo erano

molto chiare perché durante l’anno che precede la cele-

brazione del sacramento della Cresima tutta la catechesi

è impostata sulla presa di coscienza del proprio essere

battezzati e del significato profondo del dono del Battesi-

mo. Si erano preparati anche all’incontro col Santo Pa-

dre lo scorso 2 giugno e durante i colloqui personali con

gli educatori avevano espresso la gioia profonda di que-

sto incontro. Vorrei citare solo un breve passo delle pa-

role del papa per dimostrare quanto sia rispettosa della

persona umana la voce dei pastori all’interno della Chie-

sa. Benedetto XVI così si è rivolto ai cresimandi:

< Ora siete cresciuti, e potete voi stessi dire il vostro

personale «sì» a Dio, un «sì» libero e consapevole. Il

sacramento della Cresima conferma il Battesimo ed ef-

fonde su di voi con abbondanza lo Spirito Santo. Voi

stessi ora, pieni di gratitudine, avete la possibilità di ac-

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Vita in Parrocchia

A cura di una catechista

A testimonianza di quanto scritto sulla celebrazione del

sacramento della Cresima lo scorso 21 ottobre nella no-

stra parrocchia riportiamo qualche stralcio dalla viva vo-

ce dei ragazzi.

Scrive G. un preadolescente molto impegnato e vivace:

“…il giorno della mia Confermazione è stato per me tan-

to importante, perché ho potuto dire il mio “SI” al Signo-

re. Emozione e felicità abitavano il mio cuore, colmo di

gratitudine per tutti coloro che mi hanno aiutato a rag-

giungere questo traguardo. Vorrei dire ai miei amici più

piccoli che si stanno preparando a ricevere la Cresima:

«Ricordatevi, essa non è la meta ultima del vostro cam-

mino, ma è il punto di partenza dal quale si inizia ad es-

sere cristiani PER SCELTA!» Io sono molto contento per

aver fatto questa scelta.”

E una ragazza scrive: “ …il giorno della Cresima è stato

il più bello della mia vita! Presa da forti emozioni e an-

che da un po’ di paura attendevo con ansia il momento

della crismazione. Ma quando il Vescovo mi ha unto la

fronte

mi sono sentita trasformata. La paura è diventata gioia

grande e i timori si sono cambiati in felicità. Grazie al

Signore per questo dono.”

Alcune frasi espresse a viva voce:

“Sento che qualcosa è cambiato in me, spero di conser-

vare questo dono per sempre”.

“Avrei voluto che la celebrazione non finisse mai. Senti-

vo il Signore così vicino che mi sembrava di toccarlo…”

“…Quanta gioia ho provato. Spero di riuscire ad essere

davvero testimone della mia fede soprattutto a scuola.”

“Di tutto quello che il Vescovo ci ha detto ricordo bene la

parola “progetto”: Si, voglio continuare a frequentare

l’Oratorio per farmi aiutare a costruire il mio progetto di

vita da cristiano.”

Posso comunque assicurare che la volontà di tutti i ra-

gazzi era quella di continuare il loro cammino di fede nel

gruppo dei PREADOLESCENTI.

Celebrazione della S. Cresima

Le testimonianze dei ragazzi

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Il nuovo logo dell’Unità di Pastorale Giovanile Lentate-Barlassina

di don Andrea

Il nostro amico Davide (alias Fish) di Cimnago ha dise-

gnato questo bellissimo logo che ac-

compagnerà le proposte che faremo

per i nostri oratori dell’UPG: i cinque

oratori della Comunità Pastorale S.

Stefano di Lentate s/S e l’oratorio Bea-

ta Vergine Immacolata di Barlassina.

Al centro un’ immagine dice bene il

senso dell’UPG: sei realtà diverse,

ognuna con la propria storia (vedi i co-

lori diversi), unite insieme da una coro-

na.

I sei ragazzi stilizzati sono in cerchio e si guardano in

faccia: rappresentano i sei oratori, ma anche la realtà

giovanile.

La gioventù è la nostra prima preoccupazione, è il centro

delle nostre cure.

Al primo posto ci sono i ragazzi con le loro esperienze di

vita e con i loro volti, con i loro desideri e i loro bisogni.

Un cerchio crea l’unione: è il cerchio della fede in Gesù.

Il nostro stare insieme nell’amicizia,

percorrendo lo stesso cammino, ha

come meta l’ideale cristiano che è

“Vivere PER Cristo, CON Cristo e IN

Cristo”. L’UPG raccoglie le proposte

fatte a Preadolescenti (2^ e 3^ media),

Adolescenti (1^, 2^, 3^ superiore),

18/19enni (4^ e 5^ superiore) e Giovani

(dai 18 ai 30 anni). Le proposte nasco-

no da delle équipes di educatori che

lavorano insieme proponendo ai ragaz-

zi un cammino formativo con l’obiettivo

di integrare la fede e la vita.

Forse alla nostra UPG manca un nome o uno slogan.

Potresti proporne uno tu!

Scrivi al don: [email protected].

Un cerchio che unisce intorno a Gesù

Vita in Parrocchia

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Due giorni pre-ado UPG a Gravedona e Lentate Vita in Parrocchia

(Ri)partiamo insieme con Pietro

A meno di una settimana dalla celebrazione della S.Cresima i ragazzi di seconda media sono stati invitati a partecipare all’espe-

rienza di una due giorni con i loro coetanei dell’UPG e a continuare il cammino di sequela di Gesù all’interno del gruppo pre-ado.

Tanti di loro hanno aderito alla proposta e sabato 27 e domenica 28 ottobre hanno partecipato con entusiasmo e vivacità. Ecco

alcune impressioni dei vari momenti vissuti.

Nella prima tappa al Santuario della Madonna delle Lacrime di Dongo abbiamo ascoltato le parole e risposto alle do-

mande di un frate francescano del convento. Intorno a noi una “vista spettacolare” con affreschi e sculture lignee.

Sull’altare abbiamo ammirato l’icona della Madonna con in braccio Gesù Bambino. Maria è vestita di porpora: a quei

tempi un segno per far vedere che le persone sono importanti e ricche, in questo caso di Grazia. Questa icona mi è

piaciuta per il fascino del suo sguardo e per l’intensità dei colori.

Sebastiano

In Oratorio a Gravedona abbiamo pranzato al sacco e giocato liberamente. Poi ci siamo divisi in quattro gruppi e ab-

biamo partecipato a due giochi organizzati. Li abbiamo trovati divertenti e un po’ diversi dai soliti. C’era un significato:

stare insieme e fidarsi degli altri.

Letizia e Eleonora

Nel Battistero di S. Giovanni di fianco alla chiesa di S. Maria del Tiglio don Andrea ci ha spiegato come si svolgeva

una volta il rito del battesimo: ci si immergeva in una vasca e si indossava una veste bianca da portare per una setti-

mana. Si entrava nella vasca da ovest e si usciva da est: una creatura nuova, della luce. Abbiamo pregato e cantato.

Alla fine abbiamo posto otto ceri accesi su un ottagono al centro del battistero: sette rappresentavano i doni dello Spi-

rito, l’ottavo era un dono da chiedere allo Spirito che ciascuno doveva pensare per sé, in silenzio. Questo momento mi

è piaciuto tantissimo.

Gloria

Prendendo spunto dallo slogan “(Ri)partiamo insieme con Pietro” siamo scesi sulla riva del lago e abbiamo fatto un

momento di riflessione. Il don ci ha raccontato l’episodio di Gesù e Pietro “il pescatore”. Nel frattempo è venuto a pio-

vere; il don ci ha fatto aprire gli ombrelli e, nonostante il tempo, non abbiamo interrotto lo splendido momento. E’ stato

un modo insolito e serio di riflettere. Ascoltavamo i “rumori” della natura: la pioggia, le onde … Finita la riflessione ci

siamo divertiti lanciando i sassi nel lago!

Giorgia

Ci hanno colpito due frasi nel momento del lavoro a gruppi a Lentate: “prendere il largo” come Pietro e “diventare pe-

scatori di uomini”. E’ importante vivere la Parola di Dio e testimoniarla ai nostri amici! Abbiamo capito l’importanza di

continuare il cammino dopo il Sacramento della Cresima.

Giacomo e Giacomo

Dopo cena abbiamo fatto un bellissimo giocone organizzato dagli educatori. Il gioco più buffo e divertente è stato quel-

lo della mela in cui due componenti di ogni squadra dovevano finire una mela ricoperta di Nutella. E’ stato bello condi-

videre questa serata con i miei amici e scoprire che dietro questi giochi c’erano delle persone che avevano pensato a

noi e al nostro divertimento.

Eleonora

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Due giorni pre-ado UPG a Gravedona e Lentate

La notte è stata indimenticabile! Abbiamo scherzato, giocato e parlato … Ci siamo addormentate tardissimo. Alla matti-

na ci siamo svegliate, preparate e siamo scese per la colazione. Dopo la preghiera in cappella ci siamo divisi in gruppi

per preparare la Messa. Noi abbiamo provato i canti.

Chiara e Silvia

I video dei ragazzi di terza che ci invitavano a continuare il cammino della catechesi nel gruppo pre-ado sono stati di-

vertenti. E’ stato un modo di accoglierci insolito e stimolante.

Edoardo

DONAZIONI 2012 DONAZIONI 2012

Barlassina Barlassina

2 Dicembre2 Dicembre

Vita in Parrocchia

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Banco Alimentare: incontro con Ambrogio Rizzi

di Gianandrea Maggio

"La crisi continua a cambiare la vita di molte persone.

L'unica possibilità è sopravvivere, sperando che tutto prima

o poi passi? Perché riproporre proprio oggi la Colletta Ali-

mentare? Che novità ci attendiamo?

Anche dentro le difficoltà, io esisto e non mi sto dando la

vita da solo, sono fatto e voluto in questo istante da Dio:

questo, come disse Don Giussani, è il tempo della perso-

na. Solo la riscoperta di questo rapporto originario permet-

te di vivere ogni cosa da uomini: perché tutto è occasione

per incontrare Chi mi sta dando la vita ora. Questa è la

novità che attendiamo: poterLo incontrare ancora"

Consigliandoci di riflettere su queste dieci righe Ambrogio

Rizzi, responsabile della Colletta Nazionale del Banco Ali-

mentare per la Lombardia, e Don Sandro hanno concluso

l'incontro sul Banco Alimentare che si e' tenuto martedì 16

ottobre scorso. Incontro voluto innanzi tutto per darci le

ragioni di un gesto che non si limita solo alla Colletta stes-

sa, ma per darci le ragioni di un gesto di carità.

Quello che colpisce della testimonianza di Ambrogio è lo

stupore che le sue parole generano in lui, ancor prima che

in chi le ascolta.

Questo testimonia che quando si fa un gesto di carità ver-

so qualcuno è la mia persona a mettersi in gioco, è il no-

Aprire il cuore per incontrare Cristo e farlo incontrare

stro IO che si stupisce ogni volta del fatto, come ci testi-

monia Ambrogio, "che quello che più ci interessa è che

sia evidente lo Scopo, il Significato, la Bellezza di un

grande gesto di umanità e di solidarietà"

Rizzi ci ha raccontato cos'e' il Banco Alimentare in Italia

(più di 8700 sedi che aiutano un milione e settecentomi-

la persone), dei miracoli che accadono durante la Collet-

ta e di come tutto questo non potrebbe accadere se l'a-

micizia tra di noi non fosse "costantemente sostenuta e

accompagnata da una Presenza Viva".

Ci si rende conto quindi da questa testimonianza di Fe-

de che veramente bisogna rendersi capaci di aprire il

nostro cuore a Cristo per riuscire a testimoniarLo agli

altri scatenando in essi un desiderio di amicizia e con-

temporaneamente di solidarietà.

"Non abbiate paura, aprite le porte a Cristo" ci ha esorta-

to il Beato Giovanni Paolo II all'inizio del suo pontificato.

Ecco: non dobbiamo avere paura di chiedere il sostegno

di Colui che ci esorta a vivere la nostra vita come testi-

monianza di Fede e di carità.

Arrivederci quindi al 24 novembre con queste ragioni

chiare nel cuore, per fare la spesa per chi più ne ha bi-

sogno al supermecato Iperal e al Superdi' di via Longoni

che hanno aderito alla Colletta.

Vita in parrocchia

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Benvenuta Suor Cinzia!!!

La nostra comunità accoglie Suor Cinzia

di Ilaria Sironi

Il giorno 30 luglio di quest’anno è arrivata nella nostra

comunità suor Cinzia. A distanza di un paio di mesi dal

suo arrivo ciascuno di noi ha iniziato a conoscerla, ma

con il desiderio di saperne un po’ di più della sua vita e

della sua vocazione, una sera mi sono recata da lei per

farle un’intervista o meglio una piacevolissima chiacchie-

rata.

Suor Cinzia è la maggiore di tre figli; ha un fratello e una

sorella e due nipoti. Ha frequentato gli studi di assistente

di comunità infantile. Da giovane andava in oratorio e

faceva l’aiuto-catechista ai ragazzi dell’iniziazione cri-

stiana.

Come nella nostra comunità anche a Bollate, il suo pae-

se nativo, c’erano le Suore della Carità di Santa Giovan-

na Antida Touret. Ad un certo punto nel pieno della sua

giovinezza le suore hanno incrociato il suo cammino,

anzi il cammino di Cinzia ha incrociato le Suore.

Un giorno, infatti, la Superiora l’ha invitata ad andare a

Brescia perché una ragazza di Bollate prendeva i voti.

Cinzia tornando a casa, disse ai suoi genitori che avreb-

be voluto andare e così fece.

Quella giornata fu davvero particolare… Cinzia, come

tanti altri giovani, era in un momento in cui si stava inter-

rogando sulla sua vita, su ciò che voleva fare, su ciò che

il Signore le stava chiedendo… Durante la professione

iniziò a piangere, continuando per tutto il resto della S.

Messa e quel giorno tornò a casa più dubbiosa di prima

e con molte più domande.

Da quel momento s’interrogava sempre più e la presen-

za della sua guida spirituale, la Scuola della Parola in

oratorio e i ritiri a Brescia, tutto era occasione per riflette-

re. In particolare, mi ha raccontato di un avvenimento

davvero significativo per la scelta della sua vocazione.

Durante un incontro di catechesi in cui si lesse il brano

del giovane ricco, Cinzia rimase davvero colpita del fatto

che questo giovane se ne andò via triste; anche il sacer-

dote se ne accorse e qualche giorno dopo le chiese se

era tutto a posto e se anche lei voleva giocare la sua

vita come quel giovane. Da quel momento quella do-

manda continuava a risuonarle dentro; fino a quando ad

un ritiro a Brescia dalle suore decise di provare a dare

una risposta. Disse così alla sua guida spirituale:

“E se mi facessi suora?”

Dopo averci pensato bene, Cinzia fece una settimana di

prova in una delle comunità delle suore della Carità e

dopo questo breve periodo, sempre più convinta disse:

“Va bene, Signore, mi arrendo, se vuoi ti seguo!”

(segue a pag.12)

Vita in Parrocchia

12

Ebbe così inizio il nuovo cammino di Cinzia: il postulato

a Corsico, il noviziato a Roma, la prima professione

all’età di 26 anni e nel 1994 i voti perpetui.

Prima destinazione Fagnano, dove, oltre allo studio,

suor Cinzia si dedicò all’oratorio.

In seguito venne trasferita a Gorgonzola come inse-

gnante della scuola materna e per occuparsi degli adole-

scenti dell’oratorio. Dopo Gorgonzola ci fu il trasferimen-

to a Milano nella comunità per minori “Fanciullezza Ab-

bandonata”. Questa esperienza, per tante ragioni, è sta-

ta sicuramente quella più impegnativa ma allo stesso

tempo la più bella (senza nulla togliere alle altre!), quella

che le ha lasciato qualcosa di indelebile.

Dopo 11 anni intensi in Fanciullezza suor Cinzia è stata

mandata in una scuola materna a Vercelli, la sua opera

era incentrata poco sull’oratorio perché purtroppo in Pie-

monte non c’è molto ancora la mentalità di questo am-

biente. Infine, prima di giungere da noi a Barlassina, è

stata a Cesana dove ricopriva il ruolo di coordinatrice e

di insegnante della scuola materna.

La nostra comunità accoglie suor Cinzia

Se vuoi collaborare o diventare uno dei sostenitori del giornale di vita

parrocchiale “In Comunione”, puoi farlo nei seguenti modi:

Invia una e-mail all’indirizzo: [email protected]

Telefona direttamente al numero: 0362 / 566.750

Nella nostra chiacchierata ho chiesto a Suor Cinzia se

aveva un ricordo speciale che voleva condividere con

tutti noi; ovviamente mi ha detto che ce ne sono stati

tanti, ma il più speciale di tutti è legato all’esperienza

della Fanciullezza con una bambina del suo gruppo, in

seguito adottata. Questo ricordo è così forte che ogni

volta, anche questa, la fa commuovere. Il rapporto che

c’era tra loro era molto profondo e la bambina seppur

contenta di andare in adozione non voleva lasciarla;

quando si deve lasciare qualcuno è sempre difficile ma è

la certezza di non perdersi mai e che si resterà sempre

legate l’una all’altra anche se distanti che fa superare la

nostalgia.

Nella nostra chiacchierata ho chiesto a Suor Cinzia an-

che cosa le piace più fare e, oltre al suo impegno in am-

bito educativo, giovanile e familiare, mi ha detto che le

piace stare in mezzo alla gente, andare in montagna nel

periodo estivo e leggere tantissimo, infatti sul suo como-

dino non manca mai un buon libro. Inoltre, mi ha confi-

dato che le piace moltissimo il cioccolato fondente!!!

FilialiFiliali Milano, Arese (Mi), Lainate (Co), Rovello Porro (Co), Saronno (Va), Caronno P.lla(Va), Milano, Arese (Mi), Lainate (Co), Rovello Porro (Co), Saronno (Va), Caronno P.lla(Va),

Misinto (Mb), Cogliate (Mb), Lentate s/S (Mb), Meda (Mb), Seveso (Mb), Misinto (Mb), Cogliate (Mb), Lentate s/S (Mb), Meda (Mb), Seveso (Mb),

Sede Centrale: Barlassina (Mb) Sede Centrale: Barlassina (Mb) -- Via C. Colombo 1/3Via C. Colombo 1/3

Tel. 0362 / 5771.1 Tel. 0362 / 5771.1 -- Fax 0362 / 564276 Fax 0362 / 564276 -- Mail: [email protected]: [email protected]

Vita in Parrocchia

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Benedetto XVI ha aperto l’Anno della Fede

Uscire dalla desertificazione spirituale

a cura di Suor Alma

Un reportage sulla storia della

Chiesa oggi.

«Oggi più che mai evangelizzare

vuol dire testimoniare una vita nuo-

va, trasformata da Dio, e così indica-

re la strada».

Il giorno 11 ottobre è iniziato per i

cattolici l’Anno della fede voluto da Benedetto XVI a cui

ha fatto seguito per il mese di ottobre il “Sinodo dei

vescovi per la nuova evangelizzazione”.

A 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II fino al

28 novembre 2013, i cattolici sono chiamati a

«ravvivare in tutta la Chiesa quella positiva tensione,

quell’anelito a riannunciare Cristo all’uomo contempo-

raneo» ha detto il Papa durante l’omelia della Messa di

apertura. Benedetto XVI ha ricordato commosso la sua

partecipazione all’evento conciliare nel 1962 con

«quella tensione nei confronti del comune compito di

far risplendere la verità e la bellezza della fede nell’og-

gi del nostro tempo, senza sacrificarla alle esigenze del

presente né tenerla legata al passato: nella fede risuo-

na l’eterno presente di Dio, che trascende il tempo e

tuttavia può essere accolto da noi solamente nel nostro

irripetibile oggi».

Desertificazione spirituale: un vuoto diffuso

Benedetto XVI ha poi sottolineato che l’anniversario

che la Chiesa festeggia «non è per onorare una ricor-

renza, ma perché ce n’è bisogno, ancor più che 50

anni fa», ed è entrato nella specifico parlando di

“desertificazione spirituale”: un «vuoto diffuso» in conti-

nuo aumento negli ultimi

decenni. «Ma è proprio

a partire dall’esperienza

di questo deserto, da

questo vuoto che pos-

siamo nuovamente sco-

prire la gioia di credere,

la sua importanza vitale

per noi uomini e donne.

Nel deserto si riscopre il valore di ciò che è essenziale

per vivere; così nel mondo contemporaneo sono innu-

merevoli i segni, spesso espressi in forma implicita o

negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita.

E nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede

che, con la loro stessa vita, indicano la via verso la

Terra promessa e così tengono desta la speranza. La

fede vissuta apre il cuore alla Grazia di Dio che libera

dal pessimismo. Oggi più che mai evangelizzare vuol

dire testimoniare una vita nuova, trasformata da Dio, e

così indicare la strada».

Un anno per crescere nella Fede

Per tutto l’anno il Santo Padre ha concesso ai fedeli

l’indulgenza plenaria. «Sarà molto utile il grande dono

delle Indulgenze, che la Chiesa, in virtù del potere con-

feritole da Cristo, offre a tutti coloro che con le dovute

disposizioni adempiono le speciali prescrizioni per con-

seguirle» viene detto nel decreto che spiega le modali-

tà per ottenere le indulgenze.

Tratto da “Tempi” dell’ 11 ottobre 2012

Anno della Fede

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Anno della Fede

desertificazione spirituale”». (La Repubblica, 12 Otto-

bre 2012)

Tutti i giornali, anche quelli meno “simpatizzanti” con il

Sommo Pontefice e con il Cristianesimo, hanno dato

notizia dell’apertura dell’Anno della Fede. Come è ac-

caduto anche in occasioni meno recenti – si veda il

viaggio del Papa a Londra oppure la settimana spa-

gnola della GMG – meraviglia rintracciare nella stampa

una sorpresa per le iniziative del Pontefice. Tale sor-

presa è testimoniata dall’attenzione con cui la carta

stampata ha riportato le frasi che documentano la perti-

nenza delle proposte del Papa alle urgenze del tempo

presente. In sintesi, in questo caso, la necessità di non

dare per scontata la fede e di riscoprirne l’attinenza al

vuoto e al deserto che caratterizza ciascun uomo con-

temporaneo. Su questa linea si collocano i riferimenti

sia al 50esimo anniversario del Concilio sia al Sinodo

dei vescovi.

Tuttavia mi sembra decisivo mettere in risalto un parti-

colare che, se osservato con attenzione, svela tutta la

sua importanza. È facile interpretare le parole del San-

to Padre come un’autocritica della Chiesa la quale,

rendendosi conto di “perdere terreno”, finalmente si

sarebbe decisa ad affrontare un problema etico e mo-

rale che sarebbe sotto gli occhi di tutti. Questo taglio

interpretativo è frutto di una logica che può avere la

sua pertinenza in altri contesti – politici, economici ecc.

– ma che risulta estranea alle preoccupazioni di Bene-

detto XVI. Il suo sguardo e le sue parole sono quelle di

un Padre che, con simpatia e certezza, riconosce nella

circostanza attuale una possibilità unica di crescita e di

maturazione per sé e per tutti i suoi figli. Uno sguardo

pieno di curiosità per ciò che il Signore, attraverso que-

sta situazione drammatica, chiede a ciascuno di noi

che, chiamati da Lui, formiamo la Sua Chiesa. La cosa

che fa più notizia, insomma, è proprio questo sguardo

amoroso, che esula da preoccupazioni politiche-

egemoniche.

Apertura Anno della Fede

Un po’ di rassegna stampa …

di Matteo Pirovano

«Sono passati 50 anni, ma come allora sono evidenti il

«vuoto» e il «deserto» di un mondo senza Dio. Erano

noti allora, durante la guerra fredda e il mondo diviso in

blocchi, e sono noti oggi, in piena globalizzazione. Per

questo il Papa invita a recuperare «anelito»,

«tensione» e «lettera» del Concilio ecumenico Vatica-

no II» (Il Messaggero, 11 Ottobre 2012)

«Papa Benedetto XVI ne è convinto più di tutti: il mon-

do, anche quello cristiano, soprattutto i fedeli del conti-

nente europeo, hanno bisogno più che di una "nuova

evangelizzazione" di una "ri-evangelizzazione". Una

preoccupazione che ha accompagnato gran parte del

pontificato di Paolo VI, tutto quello di Giovanni Paolo II,

e caratterizza anche la predicazione di Papa Ratzinger.

Basta seguire gli incontri del mercoledì in piazza San

Pietro e tutti gli atti di questo pontificato: Benedetto XVI

mette in campo tutte le sue capacità di docente di teo-

logia e di esperto della Sacra Scrittura per insegnare,

dalle fondamenta, il vero cristianesimo. Per riscoprire

la fede. Ritrovare e rivivere i contenuti della fede

"professata, celebrata, vissuta e pregata e riflettere

sullo stesso atto con cui si crede, è un impegno che

ogni credente deve fare proprio, soprattutto in questo

anno"». (La Nuova Sardegna – gruppo Editoriale L’E-

spresso –, 12 Ottobre 2012).

«”Anch' io sono stato in questa piazza 50 anni fa - ha

dichiarato il Papa, con parole suonate di critica alla

Chiesa - quella sera eravamo felici, pieni di entusia-

smo. In questi 50 anni abbiamo imparato che il peccato

originale esiste e si traduce in peccati personali. Abbia-

mo visto che nel campo del Signore c'è sempre la ziz-

zania, che nella rete di Pietro ci sono anche pesci catti-

vi, che la fragilità umana è presente anche nella Chie-

sa”. Nella messa al mattino, all'apertura solenne

dell'Anno della fede, Ratzinger aveva detto che nei

decenni che ci separano dal Concilio è “avanzata una

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facciamo qualcosa, ma l'entusiasmo di cui mi dicevano

è una cosa da adolescenti, crescendo si diventa smali-

ziati. Il segnale che si è sul sentiero in discesa è il com-

promesso, è quel fare due vite, il tenere il piede in due

scarpe per cui in certe situazioni ci si comporta in un

modo, in altre situazioni ci si comporta in un altro mo-

do. […] Ti si crede vivo invece sei morto, sempre come

dice l'Apocalisse».

«Poi c'è il terzo sentiero: io lo chiamo il sentiero pia-

neggiante che è il simbolo della mediocrità, di chi si

accontenta, di chi fa della sufficienza la filosofia della

sua vita: a me basta stare a galla, non chiedermi di più,

io mi accontento di rimanere ad un certo livello, vedo

che la vita presenta delle salite che mi dicono interes-

santi, perché più si va in alto e più si scopre il panora-

ma ma io mi accontento di questo mio panorama. […]

Diceva S.Bernardo: si comincia ad arretrare non appe-

na si cessa di avanzare».

«il quarto sentiero […] è il sentiero in salita che vi dice

che siete in cammino e si capisce da due segnali: dal

desiderio e dallo stupore che sono due atteggiamenti

della persona fondamentali. Il desiderio che è il “non

accontentarsi mai”, non mi accontento di quello che

son oggi, voglio di più perché l'esperienza che uno fa è

davvero che “su tutte le cose – come scriveva Montale

– sembra ci sia scritto: più in là, più in là”. […] Il deside-

rio è davvero la molla della vita. E poi lo stupore, un

atteggiamento tipicamente umano. Lo stupore è di chi

si accorge della realtà, della grandezza della vita che

sente pulsare dentro, della grandezza del proprio io»

Queste immagini hanno colpito tutti. È raro poter senti-

re descritti, senza scandalo, sia le nostre domande sia

il giudizio che formuliamo sulla nostra vita.

Il sentiero degli incontri dell’Anno della Fede è traccia-

to, non resta che percorrerlo.

Il nuovo Vicario Episcopale ci introduce nell’Anno della Fede Anno della Fede

Il caso serio della vita

di Matteo Pirovano

Il 13 Ottobre si è svolto il primo incontro con il Vicario

Episcopale Padre Patrizio Garascia sull’Anno della

Fede, dal titolo: “Chi è l’uomo perché mai te ne curi?

(Sal 8) Il caso serio della vita”.

Riportiamo qui di seguito le quattro immagini utilizzate

dal Vicario per aiutarci a rispondere alla domanda «Io

come sto in questo momento? Quale è la mia situazio-

ne ora? Io non voglio perdere la mia vita, e allora

com’è che sto?». Queste domande sono state poste

come decisive per vivere «il caso serio che è la vita».

«Si può essere sul sentiero che io chiamo sentiero op-

posto, che sta portando da un'altra parte rispetto alla

meta ed è l'immagine di chi tra noi sta fuggendo, scap-

pando dalla vita. Si può anche vivere così, non pren-

dendo sul serio la vita ma cercando nella distrazione e

nella banalità, nel divertimento, un qualcosa che ci aiu-

ta a non pensare; la fuga dalla vita è data dal fatto che

uno non è più pensieroso, cosciente di sé, e il segnale

che si è su questo sentiero è la noia, è la perdita del

gusto di vivere. […] Scriveva un grande teologo che il

pericolo maggiore che possa temere l'umanità oggi non

è una catastrofe, neanche la fame né la peste, è inve-

ce quella malattia spirituale, la più terribile perché è il

più umano tra i flagelli, che è la perdita del gusto di

vivere».

«Oppure ci si può ritrovare «su un secondo sentiero, il

sentiero in discesa […] che vuole alludere a chi tra noi

fa tante cose belle, quindi non sta fuggendo dalla vita,

ma in un attimo di sincerità dice: non è più come pri-

ma. Per usare un'espressione dell'Apocalisse, “hai ab-

bandonato l'amore di un tempo”. Sei partito qualche

anno fa con entusiasmo però cammin facendo hai per-

so la creatività, è entrata l'abitudine, non c'è più la grin-

ta, c'è invece quel menefreghismo, scetticismo di chi

dice: tanto è tutto inutile, non cambia niente, né nel

mondo né in me, per cui con un po' di buona volontà

16

ANAGRAFE PARROCCHIALE di Ottobre 2012

Segreteria ParrocchialeSegreteria Parrocchiale

c/o casa parrocchiale Via Don Speroni, 6 c/o casa parrocchiale Via Don Speroni, 6 -- BarlassinaBarlassina

Orari di apertura:

Mercoledì 9.30 ÷ 11.00

Sabato: 09.30 ÷ 11.30

Servizi offertiServizi offerti

Prenotazioni di SS.MessePrenotazioni di SS.Messe

Richiesta di CertificatiRichiesta di Certificati

Raccolta abbonamenti ad “Il Segno” ed “In Comunione”Raccolta abbonamenti ad “Il Segno” ed “In Comunione”

Iscrizione al Corso per fidanzatiIscrizione al Corso per fidanzati

Iscrizioni ad altre iniziative parrocchialiIscrizioni ad altre iniziative parrocchiali

INFO: INFO: INFO: 366 / 715.36.86366 / 715.36.86366 / 715.36.86

(attivo solo negli orari (attivo solo negli orari (attivo solo negli orari di apertura della Segreteria)di apertura della Segreteria)di apertura della Segreteria)

BATTESIMI

35 MASCALI AURORA di OMAR e PERISSOTTO CINZIA

36 ORFANO RICCARDO di LUCA e FERRI CINZIA

37 PANDOLFINI ANNA di MASSIMO e GENNARO GIOVANNA

FUNERALI

53 ZORZETTO RINA PIA anni 84

54 POLITANO’ GRAZIA anni 46

55 BESTETTI ATTILIO anni 87

56 BONFANTI GIOVANNI anni 88

OFFERTE

BATTESIMI € 150,00

FUNERALI € 450,00

RACCOLTA GIORNATA MISSIONARIA € 700,00

€ 460,00 RACCOLTA GIORNATA PER IL SEMINARIO

OFFERTE VARIE € 200,00