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autori

spagine Periodico

culturaledell’AssociazioneFondo Verri

Un omaggioalla scritturainfinitadi F.S. Dòdaroe A.Verri

Lecce, 28 gennaio 2014 - anno IISpagine n°0 - Autori 13

al CaffèGreco

di Alessandra Peluso

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spagine

scrittore), è faticoso, perché è una grandefatica trovare la verità di tutti, ma ancora dipiù dirla a tutti. In un mondo che semprepiù rinuncia al proprio volto, che fa di tuttoper mistificarsi che tende all'appiattimentoe al livellamento universale fare il mestieredi poeta è sempre più difficile». Allora -siamo negli anni '80 come adesso nei primianni del nuovo millennio - la cultura tendead essere sempre di più livellata, sterile,strumentalizzata a fini utilitaristici dovel'unico scopo è quello del “divertissiment”,distrarre.

La poesia, la scrittura che tesse e ha tes-suto la storia del Salento, del Sud è invecequella sofferta, vissuta, di lotta e conquista,di dolore verso una terra che alle volte sem-brava indifferente alle grida di dolore.

Nonostante tutto c'è stato chi ha credutonel potere della poesia, della conoscenza ealeggia fortunatamente sulle nostre teste,veglia sulle nefandezze, sulla nullità italia-na.

Molti hanno creduto che essere poeti si-gnificava offrire versi per difendere il pro-letariato, i lavoratori, chi si sporcava le ma-ni con la terra. Ed oggi a favore di chi o co-sa si dovrebbe scrivere? Non esiste una po-litica, non esistono ideologie, non esistonocoloro che difendono i diritti, i valori uni-versali, la propria patria. O se ci sono non si

Ho un tesoro fra le mani,non posso non lasciarloparlare, gridare, la poesiamilitante, proletaria diAntonio Verri. Il fascico-lo unico di letteratura

“Caffè Greco” curato da Antonio Verriospita contributi di Rina Durante, LucioConversano, Pino Maggiore, Roberta Pap-padà, Giuseppe Ianne. Nomi sconosciuti aipiù, anche alla sottoscritta che legge e ri-legge affascinata e incantata nei confrontidi un passato che ha dato origini alla poesiasalentina, al Sud quello di dolore, guerre,lotta di classe, sofferenza, aridità - un Sudche voleva a tutti i costi cambiare e farsiamare.

Il Sud - il nostro Sud - deriso dimentica-to non certo dalla penna di Antonio Verri.

Si rabbrividisce a leggere i passi del“Caffè Greco”, sembra che i versi parlino,che ogni parola abbia un eco che ancora og-gi va ascoltato.

Scrive Rina Durante ai giovani del CaffèGreco, a noi giovani: «Della poesia houn'idea ecologica: esiste la comunità (Me-lendugno o New York, non fa differenza),fatta di gente che zappa, che fabbrica, checompra, che vende, che fa poesia. Fare ilpoeta è un mestiere. Chi lo sa fare bene è unpoeta collettivo. Fare il poeta, (ma anche lo

di Alessandra Peluso

Un tesoro tra le manivedono. Esistono però i poeti che scrivonola vita e cercano in qualche modo di daresperanza. «Come? Ora non conosci la co-nosci la vita neanche tu? … La tua compo-sizione di sangue e di ossa è la pietra / foca-ia che non incendia più neanche ipotetica-mente. / É cambiata la tua botte visualisti-ca? / Hai compresso senza scoppio e l'ade-renza / è pellurica». (Lucio Conversano).

Si leggono versi che parlano degli abi-tanti di un Sud emigrante, che descrivonola terra calda, l'odore buono del pane chebrucia, l'aspro arancio dell'orto. «E guardamuto / nell'infinito / mare d'aria / alla ricer-ca / degli affetti / che non moriranno / mai. /E soffrendo non s'appaga / e vive / ricordi /lontani / sempre vicini / giustizia sociale /chiedendo / senza / pietà».

C'è la sperimentazione di fare poesia cheappaia diversa nella forma con i dovuti spa-zi, i silenzi, ai quali solo il lettore ha il po-tere di dar forma, di darne un senso. (PinoMaggiore).

Ci sono molte altre voci nel fascicolo“Caffè greco” e c'è la bellezza disincantatadi una nota di Antonio Verri scritta il 12 ot-tobre del 1980 che si scusa di certe imper-fezioni, refusi o deficienze in sede di corre-zione di bozze. Che meraviglia!

Come si fa - mi chiedo - a dare retta alleimperfezioni, a tutte queste formalità de-

Il fascicolo unico di letteratura “Caffè Greco”dell’ottobre 1980, curato da Antonio L. Verri

scritte dal nostro Antonio quando - am-messo che ci siano - sono solo distrazioniche non possiamo permetterci di fronte amateria infuocata, a parole che parlano, tiarrivano, bruciano come magma incande-scente, sono un senso contro il quale nes-sun errore ortografico ha valore e signifi-cato di esistere. Forse adesso si dà più ret-ta alla forma perché la sostanza manca, eciò che si vuole dire non ha forse un pote-re, un'energia così devastante da confon-dere e credere all'esserci, a ciò che è e nonciò che si vuole dimostrare tra orpelli emaschere varie.

La poesia è vita: necessità, esigenza,idee, sensazioni, emozioni ed è di questoche occorre parlare, di vita e viverla ognu-no dando la propria testimonianza e il con-tributo perché tante morti di poeti (mi ri-volgo anche alle donne) salentini e non,non siano state inutili. Perché le loro mortisiano da monito per lottare con la penna, ocon i propri strumenti a rinnovarsi o me-glio a ritornare per fare una poesia mili-tante che distrugga le ragnatele dell'ipocri-sia e della menzogna, del perbenismo, cheracconti la verità e che sia ascoltata perchécambiare si può, deve esserci la speranzanon disillusa, ma sincera utile a dar forza ecoraggio alla vita che - nonostante tutto -va vissuta.

Lecce, 28 gennaio 2014 - anno IISpagine n°0 - Autori 13