ZERO10 ieri oggi domani

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per passione & dintorni PERIODICO DI CONTAMINAZIONE LOCALE concept & impaginazione: Print Studio Grafico snc via Martiri di Belfiore, 19 . 46026 Quistello (MN) tel. 0376 618 382 . www.printstudiografico.it contenuti: TuttoQui&dintorni associazione di volontariato www.tuttoqui.info | [email protected] FREE PRESS € ZERO con il Patrocinio di Comune di Quistello con il Patrocinio di Provincia di Mantova www.facebook.com/TuttoQuiedintorni @TuttoQuie20 tuttoquiedintorni ZERO10 21 settembre | 20 DICEmbre 2014 Virgom Store ieri oggi domani ieri oggi domani CONCEPT & PHOTO © EVENTfool Per l’esame di maturità avevo deciso di dedicare la mia tesina al tempo. Mi sembrava un argomento sufficientemente astratto ed impalpabile da facilitare ogni possibile collegamento logico, storico, filosofico, matematico, perfino artistico e poetico. Insomma, una garanzia per diventare sulla carta matura, abile e arruolata. C’è voluta la vita dopo a farmi capire quanto il tempo sia un protagonista tanto assoluto quanto concreto delle nostre esistenze. Tutto è avvolto dal tempo, come fosse una pellicola trasparente per cibi, di quella che si appiccica e conserva, finchè può. Io penso al tempo e lo visualizzo mentre morde, punge, accarezza, scivola. Non so se ieri morda più del domani, non so se l’oggi abbia mani per accompagnarci o occhi rivolti all’indietro. Però so che il tempo non è solo un ruga sul volto - “Le rughe non coprirle, che ci ho messo una vita a farmele venire” diceva Anna Magnani al trucco - è anche nelle gambe di un bambino che impara a camminare, in una storia che finisce, in 30 giorni densi passati in una città lontana da casa. Sgranocchio il tempo se sono in vacanza, ma da biscotto si trasforma in gel che rallenta il nuoto del mio movimento, nell’attesa di qualcosa che non arriva. Non esiste nulla di più tremendamente tangibile di un bel momento che assaporiamo e finisce, o di un dolore che ci ruba ore, giorni, mesi, per fare il suo corso. Non so se stanotte avete dormito bene, io si, ma lo scrittore Walter Finch (un meraviglioso Robin Williams in Insomnia) dice che “Per me questo è il momento peggiore della notte: troppo tardi per ieri, troppo presto per domani“. continua a pagina 2

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magazine trimestrale di contaminazione locale a cura di TUTTOQUi&dintorni associazione di volontariato.

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per passione

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PERIODICO DI CONTAMINAZIONE LOCALE concept & impaginazione: Print Studio Grafico snc via Martiri di Belfiore, 19 . 46026 Quistello (MN)

tel. 0376 618 382 . www.printstudiografico.itcontenuti: TuttoQui&dintorni associazione di volontariato

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Comune di Quistello

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ZERO1021 settembre | 20 DICEmbre 2014

Virgom Store

ieri oggi domaniieri oggi domani

CON

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Per l’esame di maturità avevo deciso di dedicare la mia tesina

al tempo. Mi sembrava un argomento sufficientemente

astratto ed impalpabile da facilitare ogni possibile

collegamento logico, storico, filosofico, matematico, perfino

artistico e poetico. Insomma, una garanzia per diventare

sulla carta matura, abile e arruolata.

C’è voluta la vita dopo a farmi capire quanto il tempo sia un

protagonista tanto assoluto quanto concreto delle nostre

esistenze. Tutto è avvolto dal tempo, come fosse una pellicola

trasparente per cibi, di quella che si appiccica e conserva,

finchè può. Io penso al tempo e lo visualizzo mentre morde,

punge, accarezza, scivola. Non so se ieri morda più del

domani, non so se l’oggi abbia mani per accompagnarci o

occhi rivolti all’indietro. Però so che il tempo non è solo un

ruga sul volto - “Le rughe non coprirle, che ci ho messo una

vita a farmele venire” diceva Anna Magnani al trucco - è

anche nelle gambe di un bambino che impara a camminare,

in una storia che finisce, in 30 giorni densi passati in una città

lontana da casa.

Sgranocchio il tempo se sono in vacanza, ma da biscotto si

trasforma in gel che rallenta il nuoto del mio movimento,

nell’attesa di qualcosa che non arriva. Non esiste nulla

di più tremendamente tangibile di un bel momento che

assaporiamo e finisce, o di un dolore che ci ruba ore, giorni,

mesi, per fare il suo corso. Non so se stanotte avete dormito

bene, io si, ma lo scrittore Walter Finch (un meraviglioso

Robin Williams in Insomnia) dice che “Per me questo è il

momento peggiore della notte: troppo tardi per ieri, troppo

presto per domani“.

continua a pagina 2

Page 2: ZERO10 ieri oggi domani

via A. Pitentino, 24 • 46010 Curtatone (MN) Italy

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Ieri, oggi, domani (1963, diretto da Vittorio De Sica, vincitore

dell'Oscar al miglior film straniero nel 1965)

Sofia Loren e Marcello Mastroianni. L’Italia degli anni ‘60.

Dal 1963 ad oggi sono cambiate tante cose,

ma certi temi,

per certe persone,

no.

EVENTfool con questa provocazione vuole sottolineare la

naturalezza di ogni singolo individuo,

sperando in un DOMANI diverso da IERI e da OGGI.

C EVENTfool

ieri oggi domani

Chi ha ragione? Tutti, perchè il tempo è democratico e

aperto, di tutti e di nessuno, e si lascia tirare per la giacca

da chi dice che è tiranno o che è denaro. E mi viene in mente

una domanda che mi ha fatto qualche giorno fa un’amica:

“Come immaginavi la tua vita?”.

Partendo dal presupposto - lo dico a voi lettori per darvi un

contesto - che non sono in età pensionabile (pensione, una

parola che sta sparendo dal vocabolario di domani) e ancora

parecchia strada ho da fare, la mia risposta è stata “Non

così, ma va bene lo stesso”. C’è una linea sottile che separa

ieri dall’oggi e l’oggi dal domani, ed è una linea che scorre

inesorabile, non importa come riempiamo il nostro tempo.

Possiamo immaginarla o fare in modo che non esista, ma se

la facciamo nostra amica scopriremo che può darci infinite

possibilità di scelta, concatenate l’una all’altra, che spesso

fanno amabilmente a pugni con le nostre aspettative.

A questo punto regalo un paio di righe a Bob Marley, che in

36 anni di vita ci ha lasciato più di quanto altri non possano

fare in tre volte tanto: “Non aver paura del domani. Perché

in fondo, oggi è il giorno che ti faceva paura ieri”.

Buona lettura, e se farete in modo che questo numero di

TuttoQui&dintorni vi accompagni oggi e domani, sarà già un bel

ricordo di ieri da tenere sullo scaffale.

Valeria Dalcore

Un passato di verdure e/é un futuro migliore.Chi combatte per la liberazione animale viene spesso definito

“animalista”.

Chi porta avanti questa causa, generalmente, non ama essere

definito tale.

Gli “-ismi” spesso sono indicati come una casta, una condizione

denigrante e “da esaltati sociali”. Eppure non esistono definizioni

così discriminatorie per chi sostiene la liberazione dalla violenza dei

bambini, o il miglioramento della condizione infantile nel mondo: i

“bambinisti” non esistono.

Un movimento di liberazione che lotta pacificamente per i diritti

degli sfruttati e degli oppressi non dovrebbe mai essere visto come

un estremismo -purché non usi violenza a sua volta, sia chiaro-.

Non ci sono motivi giusti o sbagliati, non ci sono cause concrete o

lotte contro i mulini a vento, ognuno di noi, ogni giorno, combatte

per ciò che ritiene giusto e per il rispetto.

Il movimento di liberazione animale è composto semplicemente

da persone che oltre a combattere le loro cause personali

quotidianamente, si occupano anche degli altri. Ciò non significa

mettere il paraocchi e preferire individui ad altri, ma prefissarsi

obiettivi e combattere ideologicamente ogni giorno per la libertà.

Ieri, oggi e domani, ci battiamo per un futuro migliore: di pensiero e di qualità della vita.Che i nostri figli imparino il rispetto e la bellezza, che tutti possano

con-vivere in libertà.

Eravamo, siamo e saremo sempre sognatori – siamo attivisti.

"150 anni fa, avrebbero considerato assurdo se tu avessi sostenuto

fine alla schiavitù.

100 anni fa ti avrebbero preso in giro se tu avessi proposto che le

donne potessero avere il diritto al voto.

50 anni fa avrebbero obiettato all'idea che gli afroamericani

potessero avere eguali diritti per legge.

25 anni fa ti avrebbero chiamato un pervertito se avessi sostenuto i

diritti degli omosessuali.

Oggi ridono di te perché proponi di porre fine alla schiavitù animale.

Un giorno non rideranno più." (Gary Smith)

Associazione Z O E • [email protected]

GRAZIE!!!

In questi ultimi mesi noi di TUTTOQUi abbiamo organizzato

alcuni eventi per promuovere il nostro progetto di comunicazione

e contaminazione e per raccogliere fondi indispensabili per poter

proseguire questa bella avventura che coinvolge tante persone

appassionate e con tanta voglia di fare e dire.

Noi della redazione vorremmo ringraziare tutti i nostri

collaboratori volontari che donano il loro tempo, ognuno come

può, alla nostra associazione, e vorremmo anche ringraziare

coloro che pur non essendo dell'associazione, ci sostengono e

ci aiutano nel nostro percorso.

Oltre ovviamente ai nostri sostenitori fissi, che con le loro

sponsorizzazioni annuali ci danno un grande aiuto, e che potete

vedere sfogliando ogni numero del nostro amato magazine,

vorremmo ringraziare chi in qualsiasi modo ci ha sostenuto

durante i nostri eventi estivi.

Grazie di cuore da tutto lo staff di TUTTOQUi&dintorni.

mirÓ cafÉ

KRAV MAGA QUISTELLO

Page 3: ZERO10 ieri oggi domani

SPORT

liBEROtempo

The game DoctorINGA, l'assistente di

Quando penso al “Ieri, oggi e domani” in termini di videogiochi

esclamo “Mamma mia!”, una delle frasi celebri di uno dei più

iconici e conosciuti personaggi di videogiochi: Super Mario.

Il simpatico idraulico ha attraversato indenne un decennio

legando indissolubilmente il suo nome alla casa creatrice

Nintendo, e ancora non sembra finita; la serie è composta,

per ora, da oltre 200 videogiochi, la maggior parte dei quali

appartiene al genere platform e contiene nel titolo la dicitura

Super Mario, nome del filone principale della serie.

I nostalgici come me però, ricorderanno il primo Super Mario Bros, uscito in Europa nel 1987 con l'opzione giocatore

singolo o multyplayer alternati, dove fa la comparsa

l'altrettanto famoso fratello di Mario, Luigi. Il tipo di gioco

rientra nel genere platform diventandone uno dei classici;

il personaggio attraversa vari livelli sconfiggendo nemici,

risolvendo puzzle e raccogliendo oggetti il tutto senza morire,

possibilmente. Solitamente il personaggio è anche in grado

di aumentare progressivamente le proprie capacità, per

via del passaggio di livello o per aver trovato alcuni oggetti

speciali.

Uno schema che, anche se si è ripetuto nel tempo nei vari

giochi ufficiali della saga, ha mantenuto intatto il suo fascino

e la sua capacità di divertire i videogiocatori rinnovandosi

sempre, aggiungendo sempre quel qualcosa in più in grado di

far apprezzare il titolo a diverse generazioni. Il tutto oltre alla

leggenda e fama di Mario stesso e di tutti i vari personaggi

corollari che si sono via via affiancati al protagonista tra cui la

Principessa Peach, Yoshi, Toad, Bowser, ecc.

In attesa delle avventure per il domani di Mario & Co. vi

consiglio di scovare il primo Super Mario Bros. Sebbene il

gioco sia datato, scommetto che ci sarà chi ci perderà ancora

le giornate! E altrettanto spassosi sono gli altri giochi della

serie prodotti per tutte le piattaforme della Nintendo... in

pratica, non avete che l'imbarazzo della scelta!!!

http://www.nintendo.it/Giochi/Portale-Nintendo/Portale-di-

Super-Mario/Portale-di-Super-Mario-627604.html

SUPER mario 4ever! di Linda Dal Pan

Oggi più che mai, l’uomo moderno vive immerso in una particolare

corsa a ostacoli che cronometra al millesimo di secondo e che

determina la propria esistenza; la fretta diviene l’unico andamento

conosciuto e praticato. La velocità molto spesso impedisce di

vedere, rende difficile la conoscenza e l’assimilazione, allontana

il piacere e il gusto.

Lentezza, altresì, significa scoprire una meta con andamento

lento. Significa avere il tempo per assaporare ciò che di unico una

destinazione ha da offrire senza l’ansia di una rigida scaletta di

marcia. Camminare slow significa esplorare quei luoghi meno

battuti e lontani dal turismo di massa, significa gustare prodotti

a chilometro zero e prediligere quelle attività che mettono in

diretto contatto con la natura, con la cultura, con le tradizioni di

località forse meno famose, ma che meritano di essere vissute,

con se stessi e l’altro. Il nostro Paese merita di essere conosciuto,

valutato e apprezzato per le sue straordinarie sfaccettature:

arte, cultura, storia, enogastronomia, ambiente fanno di questa

nazione strapazzata e tanto criticata un territorio unico e sempre

diverso. Scoprire l’Italia da un punto di vista slow è un'esperienza

interessante - nuova (?) per noi uomini del postmoderno,

soprattutto per chi ha già visitato le grandi capitali europee, le

sempre gettonatissime spiagge tropicali e ha ormai toccato le

coste oltreoceano.

Questo è il lusso che può concedersi chiunque, perfino chi ha già

frequentato la movida delle località più turistiche e forse crede di

non aver più nulla per cui stupirsi e meravigliarsi, ma anche chi

pensa di non potersi permettere alcun viaggio: questo è un lusso

per chi è in grado di cambiare totalmente la propria prospettiva.

La filosofia dello slow travel può trasformare il turista (anche chi

ha pochissimo tempo e risorse) da vacanziere a viaggiatore, un

viaggiatore in grado di cogliere e far suo il territorio e tutto ciò che

lo circonda.

Lentezza e Movimento – ieri e oggi.

Questi due vocaboli apparentemente in contrasto tra di loro,

in realtà rappresentano l’esatto ossimoro che abbraccia in sé il

senso di questo nuovo andare.

L’idea nasce dall’osservazione di un territorio in grado di

offrire molteplici spunti e opportunità. L’opportunità in gioco

è quella di muoversi, di spostarsi con estrema lentezza, calma

e pace. Tuttavia la filosofia della lentezza sta facendo scuola,

ritrovandosi ormai in molteplici ambiti, in questa prospettiva il

rischio di massificazione infatti potrebbe farsi alto. La chiave di

volta risiede proprio nel concetto del camminare, dell’andar per

via recuperando la consapevolezza di tutto ciò che ci circonda

– a partire dal nostro corpo, esplorando poi tutti i nostri cinque

sensi, fino a raggiungere la totalità del contesto che ci abbraccia.

Lentezza e Movimento - ieri e oggi. Percezione e Consapevolezza - oggi e domani.

Il nostro corpo è una macchina perfetta inserita in un contesto

di inestimabile valore, perché nel suo perenne divenire e mutare

rimane sempre unico agli occhi del singolo osservatore.

Percezione e Consapevolezza – oggi e domani.

Attraverso un turismo diverso, altro, è possibile promuovere

l’identità culturale del nostro territorio. Solo attraverso

determinate condizioni si è in grado di percepire nella sua

pienezza la totalità di un fenomeno. Ecco quindi che in questa

precisa direzione si possono inserire le capacità di osservazione,

conoscenza e appropriazione. Enogastronomia, arte, botanica,

scienze, storia, religione, sport, benessere fisico e psichico,

tradizioni rurali e contadine, tecnologia: il viandante può scoprire

e far suo tutto ciò, nel suo cammino. Un cammino che da fisico

– attraverso strade, sentieri, argini, spiagge, campagne e paesi,

progressivamente diventa sempre più astratto, interiore e

metafisico – il movimento della conoscenza e della scoperta, della

crescita e dell’incontro.

In questa prospettiva solo chi avrà piedi veloci, cuore aperto, occhi

pronti e il lusso di lasciarsi scivolare addosso il tempo sarà in

grado di cogliere con lentezza ogni sfumatura che gli verrà donata

dal nostro territorio.

L’andare lento, magari anche non troppo lontano, magari anche

solo appena fuori dalla porta di casa, spinto dal solo movimento

del proprio corpo e della propria mente, è il solo in grado di

cogliere e accogliere in pieno i valori tipici che sono la guida del

nostro dna culturale: cultura, comunità e territorio. Il camminare,

nel suo lento movimento, permette la piena interazione tra questi

tre elementi, esprimendo così in pieno il loro massimo potenziale.

Credo che nella frenesia della nostra società, nel caotico nostro

oggi, questo tipo di movimento possa rappresentare la risposta

per avvicinarci alla piena consapevolezza in ciò che stiamo

facendo, osservando, toccando, gustando, bevendo e mangiando.

Nel nostro domani in tutti dovrebbe esistere ed essere proprio il

lusso dell’essenziale: il contatto diretto con una realtà altra, con

un territorio diverso e autentico.

L’obiettivo sarebbe quindi quello di raggiungere la persona,

allontanandosi sempre di più dalla proposta massificante e

standardizzata. Il viandante, sia durante sia al termine della sua

strada, dovrà sentirsi parte integrante dell’identità del territorio e,

al tempo stesso, vivere un’esperienza unica. La Sua Esperienza.

È solo muovendoci in questa direzione, anche di approccio

alla conoscenza, che un domani (non troppo lontano) si potrà

raggiungere la piena identificazione tra camminatore lento e

territorio.

Margherita Faroni

© TAVOLESTRETTEwww.tavolestrette.it

COME IERI...

... ANCHE OGGI È COSÌ: CON L'AIUTO DEL SEDERE

DI UN GIOCATORE... VAI CON IL PERCORSO!

E DOMANI? ... DOMANI SARÀ UGUALE. E NON ESCLUDO CHE IN UN PROSSIMO EVENTO DEL GIORNALE NON SI ORGANIZZI...

QUESTA VOLTA NON VI FARÒ DISCORSI FILOSOFICI E FORBITI SUL TEMA DI QUESTO NUMERO (LI LASCIO AD ALTRI A CUI VENGONO MEGLIO). IO VOGLIO PARLARE DI UN EPISODIO SEMPLICE, LEGGERO E MOLTO DIVERTENTE CHE MI È SUCCESSO AL MARE QUEST'ESTATE...

... QUELLO DI RITROVARMI DOPO TRENT'ANNI A GIOCARE CON LE

BIGLIE SULLA SABBIA. LE COSE NON SEMBRANO AFFATTO

CAMBIATE DA ALLORA!

Page 4: ZERO10 ieri oggi domani

Sei arrivato.

Con fatica, sotto il sole, sei arrivato.

La gente che è già lì e quella che arriva dopo di te ha

quell'espressione soddisfatta e gioiosa.

Ti fa bene guardarli, pensi al tuo sorriso quando finalmente hai

smesso di sudare, i muscoli si sono rilassati e davanti a tutta

quella bellezza, che è lì da sempre, hai sorriso.

E poi arriva quella sensazione, quella necessità, di allontanarti

dalle voci, dai sorrisi e cercarti un angolino tutto tuo.

Rannicchi le gambe, rallenti i pensieri, cerchi il silenzio.

Stringi gli occhi e cerchi di vedere l'orizzonte, ti metti una mano

sulla fronte e tocchi le piccole cose vicino a tuoi piedi.

Ti svuoti, togli la quotidianità di questo anno, che come tutti gli

altri è stato più faticoso del previsto.

Cerchi la solitudine e alzi la coperta di madre natura, quella

distesa di vita e secoli che ti trovi davanti.

Non vuoi nulla, non pensi a nulla. Contempli il mondo e contempli

te stesso.

Tocchi terra con le mani e cerchi, ad occhi chiusi, di assorbire le

energie.

PH

OTO

© JU

RI B

AD

ALI

NI

metti una sera per GIOCO... di Serena Lucia Gallini

INTERVISTA A MAXSTIRNERDJ: QUANDO LA PASSIONE PER LA

MUSICA FA BALLARE COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI!

Ho conosciuto Max Stirner Dj un paio di anni fa durante una bella

serata in cui lui metteva su un po' di dischi, e io non riuscivo a

smettere di ballare. L'ho rivisto di recente, per un evento TUTTOQUi

ed è nata l'idea dell'intervista, per togliermi qualche curiosità!

NOME: -Alessandro

IN ARTE?: -MaxStirnerDj

PERCHÉ?: -É un omaggio a Max Stirner, pseudonimo di Johann

Caspar Schmidt, filosofo e anarchico tedesco dell'800, radicale

sostenitore di posizioni anti-stataliste. Il soprannome gli era stato

dato dai compagni di scuola a motivo della sua alta fronte (fronte,

in tedesco, è Stirn). Per me è una leggenda, un personaggio rude,

un pensatore che ha dovuto fare i conti con l'ostilità dei suoi tempi.

"L'Unico e la sua proprietà" è il suo massimo scritto, ce l'ho qui con

me, è stata una lettura illuminante. Stirner affronta temi come la

religione, il nazionalismo, il liberalismo etc... da libero pensatore

controcorrente per i suoi tempi. Ritengo le sue posizioni tuttora

attuali. Quando ho cominciato a fare il Dj mi piaceva l'idea di trovare

uno pseudonimo non banale, da qui l'omaggio a Schmidt alias Stirner.

DEFINISCI CHI SEI IN TRE PAROLE: -Immaturo, musicale, introverso.

QUANDO NASCE LA TUA PASSIONE PER I VINILI?: -Sono nato in

una famiglia dove si è sempre ascoltata un sacco di musica. Sono

del '79, i vinili erano molto diffusi, mio padre ne aveva tanti e aveva

piacere che li toccassi e li ascoltassi, stando attento a non rovinarli,

ovvio. Mia madre poi ci ha sempre permesso di ascoltarli ad alto

volume, non si è mail lamentata. I dischi quindi mi sono piaciuti da

subito, e da sempre sono un ascoltatore vorace di musica.

Come Dj ho cominciato relativamente tardi rispetto all'età media

di chi si approccia a questo mondo. Sei o sette anni fa, una mia

amica, conoscendo la mia passione e sapendo che io ero quello

che consigliava sempre a tutti un sacco di musica da ascoltare,

mi ha detto: "Perchè invece di ascoltarla e basta, non provi anche

a metterla? Organizzo la festa per la mia laurea, vieni?!". Ho fatto

qualche ricerca sul web sul mondo dei Dj, mi sono comprato un

controller MP3 e dopo una settimana ho messo musica alla festa,

e mi è piaciuto tanto!. É iniziato tutto così, per gioco. Sono poi

andato in soffitta dei miei a recuperare i loro vinili e non mi sono

più fermato.

LE TUE ANNATE PREFERITE? -Beh, il ventennio '60/'70. Degli anni

'60 oltre i Beatles e The Rolling Stones anche tutto il resto. È la

musica che più mi emoziona. E gli anni '50 dove trovi le radici di un

certo tipo di musica rock, che mi piace assai.

CONSIGLIAMI LA CANZONE GIUSTA PER: LA DOCCIA AL MATTINO,

UNA SERATA ROMANTICA, UN MOMENTO DOWN E UNO UP!

-Mmmmmm, così a bruciapelo, devo pensarci un attimo, non

voglio risultare scontato... allora, per la doccia del mattino, "You've got me" dei The Prodigal ti giro il link, http://www.youtube.com/

watch?v=SNz6NkmRrLU, mentre per la serata romantica "She's a rainbow" dei Rolling Stones, già il titolo dice tutto! (http://

www.youtube.com/watch?v=Ya4R7ZswMwA). Per il momento

down "Paranoid" dei Black Sabbath (http://www.youtube.com/

watch?v=MSbfqCO8XBI) e per quello up i Love con "7 and 7 is"

(http://www.youtube.com/watch?v=6An7KGK6U3c).

MOLTO BENE, GRAZIE! ORA, ALLA MARZULLO, FATTI UNA

DOMANDA E DATTI UNA RISPOSTA: -Ok, la domanda che mi faccio

è: "Pensi di farlo tutta la vita?" Il Dj intendo. E mi rispondo come ho

risposto ad una ragazza durante un mio Dj set, che mi chiedeva

quanti vinili avrei ancora messo su: "Fino a quando tu continuerai a

ballare!". Il mio problema è smettere, quando condivido i miei dischi

e vedo che le persone ballano... io non smetterei mai. Quindi mi sa

che finchè qualcuno ballerà io continuerò! :)

I VINILI SONO UNA MERAVIGLIOSA EREDITÀ DI IERI, OGGI SI STANNO

RISCOPRENDO, ALCUNI ARTISTI DECIDONO DI PUBBLICARE SU

VINILE... E DOMANI? -Domani, vinili!!! Credo che continueranno

ad esserci. Ok per la tecnologia, non sono contro; voglio sperare

che domani sempre più gente continuerà ad acquistare i vinili e ad

apprezzarli, perchè il vinile è bello, la gestualità di ascoltare musica

su vinile è fantastica, la musica la tocchi, ti porta belle vibrazioni. Io nel solco del vinile ho trovato la mia strada. WOW!!! GRAZIE MAXSTIRNERDJ PER LA TUA BELLA ENERGIA!

PROSSIMI APPUNTAMENTI? -Io sono un Dj indipendente, non ho

alle spalle un'agenzia, un calendario con date stabilite. Trovi i miei

appuntamenti sulla mia pagina facebook.

QUINDI SU FACEBOOK MAX STIRNER DJ e STAY TUNED!!!P

HO

TO: M

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I BO

Z

Page 5: ZERO10 ieri oggi domani

Siviaggiare

PH

OTO

: SA

RA

FER

RA

RI .

OU

I DA

RLI

NG

Ti vedi piccolissimo dall'alto, minuscolo in modo insignificante,

pieno di poderosi e grandi slanci d'animo.

Lo accetti e resti lì.

Sulla cima di una montagna, ad annusare le nuvole e guardare

il vento.

I giorni sono assenti ed allo stesso momento sono tutti lì.

Sospeso.

Sei Ieri, Oggi e Domani.

Non perderti.

Ritorna

oggi.

Resta

domani.

Sara Ferrari . OUI DARLING

I Pellegrini.La gente, le persone e i popoli con le loro culture e le loro merci,

da quando esistono le gambe... si spostano. Spesso camminando

quando non esisteva o non ci si poteva permettere un mezzo di

trasporto diverso.

Un particolare tipo di viaggiatori sono i pellegrini, coloro che si

spostano a piedi per il mondo. Se ne ha notizia sin dall'epoca

paleocristiana.

Su Wikipedia si legge "Un pellegrinaggio è un viaggio compiuto per

devozione, ricerca spirituale o penitenza verso un luogo considerato

sacro."

I Cammini più famosi per noi, sono quello per Santiago de

Compostela e la Via Francigena che hanno quasi mille anni ormai,

ma molto probabilmente ribattono percorsi tracciati da altre

popolazioni precedenti.

Il primo e il più famoso tra i quali arriva a Compostela (ce ne sono

diversi in Spagna e anche uno Portoghese che parte da Fatima, in

Portogallo appunto). Ufficialmente parte in Francia sui Pirenei da

San Jean Pied de Port, li scavalla entrando nei Paesi Baschi (guai a

chiamarli spagnoli!) per attraversare tutto il nord della Spagna tra

sentieri, boschi, città, vigneti, montagne, pianure... fino a 90 km

dall'Oceano Atlantico, in Galizia (bella quasi come la Toscana!) a

Santiago de Compostela.

Da li si può proseguire per la fine del mondo, per Finis Terrae.

Al faro. SJPdP-Santiago, 800 km. Santiago - Finis Terrae 90 Km.

Non mi dilungo in ricordi che poi mi commuovo.

Il secondo parte da Canterbury in Inghilterra, è stato tracciato circa

nel milleduecento dall'Arcivescovo di Canterbury, Sigerico. Era la

via per andare a Roma dal Papa e nel complesso è lungo duemila

chilometri.

In Italia entra al Gran San Bernardo in Valle d'Aosta, attraversa il

Piemonte, la Lombardia a Pavia, entra in Emilia a Piacenza, poi

Parma sulla Cisa, un pezzo di Liguria, Aulla e Sarzana, si entra in

Toscana a Massa e Carrara, Lucca, un pezzo di Pisa a S. Miniato,

poi la splendida provincia di Siena passando per Montalcino, Siena,

San Giminiano, la Val d'Orcia poi, dopo Radicofani si entra nel Lazio

con Viterbo, la splendida Sutri e giù a Roma per San Pietro.

Le mete Cristiane, quelle che per la nostra Cultura sono le più

importanti, sono Santiago de Compostela, Roma e Gerusalemme,

unite da un Cammino, un pellegrinaggio di oltre 5000 chilometri.

A Roma si andava dal Papa e forse come per Santiago (San Giacomo)

spesso ci finivano oltre che i fedeli, anche coloro che dovevano fare

penitenza, mandati da una qualunque autorità ecclesiastica perchè

meditassero sui propri peccati e si pentissero.

Capitava anche che la partenza di un peccatore, fosse agevolata

dal signorotto locale se la fidanzata dell'empio era particolarmente

attraente oppure, se sacca e bastone era il signorotto a doverli

imbracciare, pagava un servo per andare a Santiago de Compostela

al posto suo.

Come provare che effettivamente il Cammino è stato compiuto?

Riportando la conchiglia, la concha, il simbolo del Cammino di

Santiago che si trovava solo in una spiaggia precisa sull' Atlantico.

Ho fatto il Cammino di Santiago nell'ottobre del 2012 (circa 890

km) e la Francigena (quella che arriva a Roma) a ottobre-novembre

del 2013 (700 km abbondanti) uscendo da casa a piedi (Poggio

Rusco) e raggiungendo la Francigena all'Abbazia di Chiaravalle

della Colomba ad Alseno, provincia di Piacenza. Da li sono sceso

per Roma.

Cammini molto diversi per paesaggi e strutture, per l'accoglienza

degli abitanti dei centri nei quali si passava.

Un pellegrino lo vedi... Scarpe da trekking, d'estate calzini appesi allo zaino perchè si asciughino se c'è il sole, poncho se piove e generalmente sorridente.Mai fare l'errore, in Italia, di avere un ombrello appeso al braccio che

altrimenti viene più veloce l'associazione mentale con un barbone.

Tipo me, prima di Altopascio, dopo un acquazzone.

Impossibile chiedere informazioni al semaforo... probabilmente

pensavano stessi chiedendo monetine.

Ma i pellegrini invece, sono pellegrini in tutto il mondo. Sulla

Francigena, sul Cammino di Santiago o su qualunque altro

Cammino.

Un pellegrino in Cammino avrà sempre un sorriso da regalare, avrà sempre rispetto del tuo passo, che tu sia più lento o più veloce non ti forzerà mai ad accelerare o rallentare. Sii te stesso e va bene così.Un pellegrino non corre, cammina, va al passo del proprio cuore, a quella velocità che permette di comprendere le situazioni. Quella velocità che è sinonimo di presente. Il pellegrino si muove alla velocità dell'uomo, cinque chilometri l'ora

con un buon allenamento, non di più. Il pellegrino si abitua a gioire

di tutte le erbe e i fiori del ciglio della strada, di tutti i profumi dell'

aria, tutti i colori delle montagne, della pianura, del cielo, di come

cambia la stagione... alla stressa nostra velocità.

Si abitua ad ascoltare il silenzio, a stupirsi di quanti siano i suoni

della Vita che riempiono il silenzio.

Alla stranezza che diventano i rumori della città.

I pellegrini sanno che c'è un oltre, anche senza necessità di costruire

templi se non dentro se stessi.

I pellegrini sui cammini sono di ogni nazionalità, ma non importa la

lingua, tra pellegrini ci si legge negli occhi.

Tra pellegrini, vedi l'altro in te stesso e te stesso nell' altro. Lo zaino è pesante per tutti, i km sono per tutti di 1000 passi. Raramente si è alla ricerca di qualcosa che arrivi dall'esterno, più

verosimilmente ci si mette all'ascolto di cosa nasce dentro.

E non è una decisione quella di partire.È una chiamata alla quale non si può dire di no. È incredibile come per quasi tutti quelli con cui ho parlato sui Cammini (tanti!), sia stata un'esigenza personale anche senza perchè, ma che andava fatta!Molti, tra cui anch' io, ci siamo accorti che invece di avere pensieri

illuminifici, camminando si svuota la mente. E diventa stranamente

una sorta di droga.

Chi parte solo, chi in compagnia, chi trova

altri pellegrini sul Cammino, chi si separa da

quelli che ha per starsene un pò da solo, per

raggiungere gente più avanti o aspettare chi

è più indietro.

Forse questa è la metafora del Cammino. Vai

al tuo passo e non preoccuparti, un sacco

e mezzo di persone va allo stesso tuo e

contestualmente si impara a lasciare andare

o lasciare indietro chi non è al tuo passo, sia

nel rispetto del suo che del tuo.

Credo che questa dimensione del camminare

sarà una parte del futuro, un'esigenza, la ricerca di un contatto

con se stessi lontano dalla velocità della tecnologia, la volontà di

riscoprire i propri tempi, che sono solo propri e di nessun altro, il

piacere di camminare tra la natura.

Sono sicuro che questo ci si possa aspettare per il domani, i cui

primi passi stanno già lasciando orme oggi, si penseranno cammini

nuovi, anche con logiche forse diverse, anche con significati diversi,

ma la costante resterà che se vai a piedi, qualcosa dentro di te succede.E sarà quello che dovrà succedere a sussurrarti di allacciarti le scarpe e partire.

Mago di Boz

05

PH

OTO

: MA

GO

DI B

OZ

Page 6: ZERO10 ieri oggi domani

letteraLMente

Nella lingua italiana, al modo indicativo, esistono 8 forme verbali

per declinare il passato, una sola per declinare il presente e due per

indicare il futuro.

Al di là dell’aspetto puramente linguistico, risulta evidente che del

PASSATO, di ciò che è accaduto, si può parlare in modo articolato

e disteso, con dovizia di particolari e sfumature. Questo succede

perché “ciò che è stato”, è conosciuto o comunque è conoscibile

attraverso un racconto, sempre che la memoria regga.

Parlare del FUTURO, invece, è qualcosa di più complesso. Di ciò

che deve ancora avvenire, infatti, poco si può dire se non nel campo

dell’ipotesi, a meno che non si viva nella realtà di un vecchio film in

bianco e nero “Accadde domani”.

Viene da se che il PRESENTE, è il tempo inequivocabile. Tra

l’incertezza complessa o fumosa della memoria e l’ipotesi di un

futuro ancora inespresso emerge con forza il “Qui, adesso, ora, in

questo momento” dove non può accadere altro se non ciò che sto

vivendo.

Ecco allora il “cogli l’attimo”, il buddhismo zen e un’altra infinità di

religioni o pensieri filosofici che sostengono questo assioma.

Quello che vale la pena di sottolineare è che il presente non esclude passato e futuro ma li comprende, infatti, solo ciò che attivamente facciamo nell’attimo presente della nostra vita costruisce l’uno e l’altro. Il futuro infatti, non è che un presente che ho appena immaginato e che poi, inevitabilmente si trasformerà in passato.

ieri, oggi, domani di Davide Longfils

Non ho mai capito come si possa riuscire a travasare una qualunque cosa liquida da una damigiana ad una bottiglia senza che almeno una goccia, almeno una dico, non vada perduta.

Quand'ero piccola avevo paura di mettermi le scarpe. Pensavo

che tutte quelle stringhe incrociate avrebbero imprigionato il mio

piede senza permettergli mai più di uscire e io non avrei potuto

decidere dove andare, che sarebbero state loro a orientare il passo

e io alla fine mi sarei dovuta accontentare soltanto di stabilirne il

ritmo. Ricordo ancora la santa pazienza della maestra Cecilia, che

all'epoca credevo avesse gli stessi anni di quello che chiamavo 'il

grillo con le ragnatele', personaggio scoperto in un pomeriggio di

febbre con mio fratello e la tv (anni dopo venne fuori che si trattava di

Yoda di Guerre Stellari). La decana delle precettrici dell'Asilo Luisella

assisteva ogni volta con calma shintoista alle mie dichiarazioni di

Guerra alle Scarpe, e sempre, manco a farlo apposta, nell'ora in cui

all'asilo si facevano i lavoretti col punteruolo. Probabilmente per

questo, dal momento che giravano armi appuntite in classe mentre

dichiaravo al mondo il mio odio Anti-Calzaturiero, mi permetteva

di mostrare i miei alluci nudi a tutti gli altri bambini purché finissi

di bucherellare da brava l'orsacchiotto di cartoncino. O per la

precisione la sua sagoma, per la futura gioia degli sceneggiatori

di Dexter. Quasi sempre volevo tornare a casa scalza, e mia nonna

mi rincorreva per due corridoi e un cortile prima di riuscirmi ad

infilare almeno una delle due nemiche lacciute. Alla fine, col

sopraggiungere dell'invidia per le bionde trecce altrui e della brama

di possesso per le gonne sfarfallose, sono riusciti a convincermi

che una signorinella coi capelli da cartone animato e sottane da

bambola edizione limitata si doveva accollare anche sta faccenda

di andare in giro coi piedi abbigliati. E così vinsero le scarpe.

Ma non mi sono mai fidata di loro.

Quand'ero un pochino più cresciutella, per confondere il nemico,

ho cominciato a diventare campionessa olimpica di Scarpiere.

Negli anni dell'adolescenza ne avrò riempite con la sapiente arte

del Tetris tante quante almeno tutte le falangi dei miei due piedi,

e se andavo in un posto bello mi compravo delle scarpe (perfino

al supermercato) purché fossero una copertura per piedi. Così, per

'ricordo'. Gli altri compravano oggetti tipici e inviavano cartoline,

io compravo ciabatte e riportavo in dono calzini. Evidentemente

ignara ai bei tempi di un fenomeno chiamato globalizzazione, e

di un fenomeno ancora peggiore per tutte le donne con reddito

medio-triste tra i 12 e i 40 anni chiamato, a seconda dei paesi di

residenza, H&M, Zara o Primark.

Insomma, intorno ai 17 anni con una maglietta ci facevo pigiama

e divisa scolastica per l'intera settimana compresa funzione di

vestito buono per le orecchiette della domenica da nonna, ma con

le scarpe che collezionavo potevo metterne una diversa per piede

per ogni giorno dell'anno, confidando sempre nel febbraio bisesto.

Eppure non lo facevo. Le lasciavo lì a fare la muffa per intere ere

geologiche continuando ad alternare sempre quelle due paia di

scarpe da ginnastica d'ordinanza, che alla fine si sequestravano da

sole le stringhe per non cedere alla tentazione di suicidarcisi.

Ancora non mi fidavo di loro, era evidente.

Quando sono diventata quasi del tutto cresciuta, e avevo già

traslocato almeno cinque case in una decina d'anni, ho cominciato

a perdere traccia di alcune delle decine e decine di scatole che

erano state aperte per la prima e l'ultima volta da una di quelle

commesse meticolose che alla cassa controllano tu non sia riuscita

ad imboscarci dentro anche un secondo paio. Che tu le guardi

anche con una punta di superego avvinazzato perché, oh, pensarmi

capace di far entrare quattro pinne quaranta di numero in un

rettangolo di cartone 34x19 automaticamente mi dichiara persona

informata sui fatti circa il quarto segreto di Fatima. Sicché ho

smesso di comprare scarpe, ho continuato a girare scalza ogni volta

che ho potuto e ho iniziato a trentanni a mettermi le scarpe che mi

ero comprata a diciassette, con degli effetti collaterali abbastanza

prevedibili tranne che di Martedì Grasso.

Ma avevo cominciato a fidarmi di loro.

Domattina presto mi parte l'aereo. Vado in un posto dove dovrò

camminare molto, e in valigia ho messo un bel paio di scarpe

comode che in verità sono un abominio del senso estetico, ma

tant'è. Ai piedi mi tengo quelle carine ma inutili, tanto in aereo starò

scalza, che sennò quando arrivo esporto la sagra dello zampone

dall'altra parte del mondo.

Ancora non mi fido di loro con tutte e dieci le dita,

ma (ci) stiamo camminando.

Marina Berarducci

Camminando. Ieri, Oggi e pure Domani.

Isol

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IND

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PH

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I

Studiare architettura era un piacere.

Anche se l’aspetto più decisivo per me

è stata l’opportunità di viaggiare.

(Santiago Calatrava)

Mi succede, quando scrivo, di fermarmi. Ci sono tanti motivi:

troppo lavoro, altro da fare, vacanze. Perché non si vive di

sole parole… anche se ormai mi sembra impossibile riuscire a

sopravvivere senza.

A volte non ho nulla da scrivere.

Troppe cose per la testa, mi dico. Poca concentrazione.

Accontentati, no? Non è un lavoro. Cinque romanzi (quasi sei) in

sei anni, un esercito di racconti… Ma mi prende l’angoscia, magari

solo perché ho visto un concorso letterario interessante o qualche

editore mi ha chiesto un raccontino da mettere in un’antologia e

io… non ho niente di decente da scrivere.

Provo a pensare a una storia, cavoli, dopo tanto allenamento non

sarà difficile…

No. Niente. Mi vengono in mente solo cretinate senza capo né

coda.

Panico.

E una constatazione: “Ecco, non scrivo più, la vena si è esaurita”.

Così, quando una domenica mi siedo a pranzo in un’osteria della

bassa reggiana, non ci sto pensando per niente, alla scrittura.

Work in progressCose che passano per la testa (a me)

di Anna Giraldo

Page 7: ZERO10 ieri oggi domani

c'era una volta... di Francesca Battisti

C’erano una volta tre fratelli,

si chiamavano Ieri, Oggi e Domani.

Per la loro bizzarra natura, non potevano mai incontrarsi: Ieri

camminava all’indietro, Domani camminava in avanti e Oggi se

ne stava quasi fermo, guardandosi le punte dei piedi, per la paura

di inciampare. Ognuno invidiava qualcosa dell’altro, e non erano

felici.

Ieri avrebbe voluto essere come Oggi: non si rassegnava ad essere

passato, finito. Ieri non riusciva ad afferrare le emozioni: gli istanti

che gli accadevano, subito gli scivolavano via dalle mani. La vita lo

sfiorava appena, già lontana, come uno spettacolo che si può solo

guardare. Avrebbe voluto lasciarsi travolgere dall’emozione nel

momento in cui divampa, sentirla presente, come era per Oggi.

Oggi, era stanco di stare sempre ad occhi fissi sui suoi piedi, per

evitare i pericoli che poteva incontrare sulla strada. Procedeva

così cauto e lentamente, che pareva fermo. Al contrario di Ieri,

sentiva ogni sensazione più forte degli altri fratelli: quello che gli

accadeva, accadeva adesso e tante volte sentiva molto dolore.

Oggi invidiava Domani, perché il fratello aveva la fortuna di nutrirsi

continuamente di speranze e di non conoscere quindi delusione,

almeno così egli immaginava.

Domani, al contrario, era tutt’altro che tranquillo: vedeva indistinta

la vita all’orizzonte, non conosceva emozioni se non il timore di

non sapere cosa stava per accadere. Non provava speranza, come

immaginava il fratello, ma paura. Avrebbe voluto essere come Ieri,

invidiava la sua quiete, e la possibilità di gustarsi tutto alla giusta

distanza dalla quale nulla può ferirti.

I tre fratelli desideravano incontrarsi per conoscersi e condividere

almeno un istante insieme, ma la loro stessa natura non poteva

concedere loro questo privilegio. Così Ieri continuava a camminare

all’indietro guardando triste le sue impronte svanire, Oggi

fissando timoroso le punte dei suoi piedi e Domani, sbirciando

confuso l’orizzonte.

Un giorno però, qualcosa cambiò.

Per primo fu Ieri, ad incontrare una fanciulla delicata e bellissima:

si chiamava Ombra. Se ne innamorò al primo sguardo. Come tutte

le cose, non poteva afferrarla davvero, ma camminava sempre al

suo fianco; quando si sedeva poteva toccarla, e questo gli bastava

per sentire l’amore invadergli l’anima.

Poi fu il turno di Oggi: conobbe Lacrima che era pura, vera e di

una bellezza sconvolgente. Oggi la teneva sulla punta di un dito

e non poteva fare altro che ammirarla perché, se avesse provato

a toccarla, avrebbe rischiato di farla scivolare via. Ma Lacrima

brillava di un’energia così bella, che ad Oggi bastava guardarla

per sentirsi felice.

Infine Domani, da lontano, un giorno rimase folgorato dal fascino

di una fanciulla misteriosa che si chiamava Miraggio. Non riusciva

a distinguerla chiaramente, ma sembrava la cosa più bella che

avesse mai visto. Era così luminosa che tutta la strada davanti a

Domani prese a splendere ed egli finalmente le poteva correre

incontro, senza alcuna paura.

I tre fratelli avevano finalmente qualcosa che li accomunava:

conobbero l’amore.

In realtà, le tre fanciulle erano sempre state al loro fianco, ma

l’invidia per gli altri e la paura impedivano ai tre fratelli di vedere

ciò che di bello la vita poteva offrire.

Ombra insegnò a Ieri la dolcezza delle cose passate che non ti

lasciano mai solo e continuano a tenerti per mano. Egli imparò che

passato non significa “finito”: il nostro vissuto è linfa che continua

a nutrirci e a scorrere dentro di noi, se vogliamo accorgercene,

guizzante e vivace come il presente.

Lacrima insegnò a Oggi la struggente bellezza delle cose vere,

la fragile felicità degli istanti più belli e la catartica e inattesa

possibilità di rinascita che sanno offrire solo i momenti più tristi.

Oggi smise così di fissare timoroso la punta dei suoi piedi e imparò

ad osservare ciò che di prezioso aveva tra le mani: la sua Lacrima,

che era la più bella sia nei giorni luminosi, sia in quelli più bui.

Miraggio, insegnò a Domani ad avere meno paura dell’ignoto, a

guardare con fiducia a ciò che ancora deve arrivare: ogni giorno, da

lontano, lo rassicurava promettendogli che se lui avesse imparato

ad avere più coraggio, lei sarebbe sempre rimasta davanti a lui

per guidarlo, come fa un faro con la sua nave. Domani, imparò a

vivere esattamente nel modo in cui lo aveva sempre immaginato

il fratello: più ricco di speranza e meno di incertezza.

Così l’amore, che, solo, batte lo stesso tempo da sempre, regalò

ai tre fratelli l’immanenza dell’istante che desideravano, ed essi

capirono che l’amore è oggi nello ieri, ieri nel domani e domani

nell’oggi.

Ordino tortelli speck e funghi. C’è la panna, signora?

Un filino.

Eh, cara mia, un filino lungo un chilometro, potevi dirlo.

Sarà la panna (o i funghi un tantino allucinogeni?) fatto sta che quei

tortelli proprio non li digerisco. Mi viene un mal di testa come non ne

avevo più da anni, devo scappare a casa e mettermi a letto.

Inizia così, con un pensiero, tra deliri di tortelli e un tamburo che

batte in testa.

Reggio Emilia è una città interessante. Se lo meriterebbe un

romanzo. Se solo avessi qualcosa da dire… Dai, tipo una storia un

po’ fantastica, ma non troppo, come piace a me.

Da dove comincio? Anna, hai esaurito la vena, ricordi?

Eppure due immagini di Reggio continuano ad alternarsi nella mia

mente. Fanno a pugni tra di loro.

La prima è scontata, la percorro quasi ogni giorno lavorativo… la

Statale 9, ovvero la Via Emilia. Costruita dal Console Marco Emilio

Lepido dopo avere fatto piazza pulita di tutti gli insediamenti celtici

in zona, la strada collegava Placentia ad Ariminum. E Reggio? Era

Regium Lepidi, poco più di una stazione di posta. La sua storia con

la S maiuscola inizierà secoli e secoli dopo.

Sbuffo mentre mi rigiro nel letto scatenando una nuova ondata di

mal di testa.

Qui arriva la seconda immagine. Le Vele di Calatrava.

Sono i tre ponti bianchi che vediamo svettare come spine dorsali di

avveniristici dinosauri quando arriviamo a Reggio Emilia da Bagnolo

in Piano o dall’autostrada del Sole, li ha progettati un certo Santiago

Calatrava, noto architetto di Valencia, che vanta un ricco portfoglio

di strutture eleganti e un tantino azzardate in giro per il mondo.

Un architetto discusso, Calatrava, che progetta cose belle, è vero,

ma spesso poco funzionali e molto costose.

Allora scatta la scintilla. Una città situata su una arteria strategica

dell’Impero Romano e, oltre due millenni dopo, tre ponti che si

elevano come dal nulla nella campagna a nord della stessa città.

Un bel salto.

Un bellissimo salto, direi!

Sì, perché basta fare un po’ di ricerche su internet per scoprire che

Calatrava non progetta nemmeno, butta giù uno schizzo che poi

qualcun altro, nel suo ufficio, mette in opera. E spesso le sue idee

sono al limite della realizzabilità… come se lui vedesse… cose che gli

altri non sono in grado nemmeno di immaginare. Sarà quello che

sto vedendo io?

Se attraverso le strutture di Calatrava si viaggiasse nel tempo?

Reggio Emilia e Regium Lepidi sarebbero separate da una semplice

porta: le Vele.

No, impossibile. Insomma se fosse tanto facile tornare indietro nel

passato grazie a una struttura di Calatrava, qualcuno ci avrebbe già

provato, rovinandomi la sorpresa.

Quasi casco dal letto per recuperare il portatile. Devo, devo

assolutamente sapere come continua questa storia. Ringrazio la

Musa Wikipedia quando, dopo avere digitato a caso per qualche

minuto, mi offre l’illuminazione!

Abracadabra, è proprio il caso di dirlo.

Già perché questa parola non se l’è inventata il mago Silvan, ma un

medico romano, tale Quintus Serenus Sammonicus, che la faceva

scolpire su pietre triangolari.

Bene, quindi un talismano millenario attiva le Vele e apre il varco

temporale. Ci saranno anche altri orpelli, ovviamente, per attivare

altre strutture: dove porterà, per esempio, il Quarto Ponte sul Canal

Grande di Venezia? O la Stazione d’Oriente di Lisbona?

Non è affar mio, adesso. Se ne occuperà qualcun altro.

Io, una storia da scrivere, ce l’ho già.

… it ain’t over.

Nota dell’autrice:

Per metà sono ragioniere, quindi mi sembra

doveroso dire che il signor Calatrava, quello

vero, non è al corrente delle mie elucubra-

zioni. Molto probabilmente nemmeno legge

fantasy, lui.

Inoltre mi sembra il caso di avvisarvi: non

provate a viaggiare nel tempo attraverso i

tre cavalcavia di Reggio Emilia, nemmeno

se siete in possesso del talismano con

scritto “Abracadabra”. Già perché, per aprire

il varco, manca ancora un ingrediente

fondamentale…

Nel corso del tempo

di Patrizio Guandalini

Scopro l'amore.Da giovane scoprivo

tracce d'amore,

da vecchio saròcosì ricco d'amoreche la mia mano

stringerà il sole,

la mia bocca baceràl'ultima luce.

E tu Fortuna

apri promesse alateagiti torce

distendi per mecieli vertiginosinotti di luce…

Oh, io ci sarò

quando il rombo del sanguescuoterà forte

tenui pareti

e allagherà la mentedi fango nero,

relitti sparsi,

arazzi e tesori di untempio abbattuto.

Page 8: ZERO10 ieri oggi domani

Graphic Designer - Illustrator

Vj Visual Performer

Pop Culture Expert - Song Writer - Poet

Change Maker

Leonardo da Vinci, fece solo la Gioconda.

I Beatles, fecero soltanto Yesterday.

Il passato,

non è solo una soffitta piena di ricordi

o una remota biblioteca

di noiosissimo sapere.

Il presente,

deve essere la chiave per accedere,

per scoprire il passato.

Un motore per agire.

Un motore per cambiare.

Addentrarsi nel passato,

per conoscere il futuro.

Berg.ART©2014

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L'EROE NEL TEMPO E NELLO SPAZIOLa capacità di ragionare rende l’uomo diverso da qualsiasi altra

specie, in quanto gli permette di scegliere.

Il cane, il cavallo, il falco sanno sempre qual è la cosa giusta da

fare, basta seguire l’indiscutibile "Codice di sopravvivenza".

Per noi invece la vita non è così semplice. La nostra più ricca

biblioteca contiene anche un altro volume da affiancare al codice

di sopravvivenza: la morale.

Quest’ultimo libro è assai più complesso, perché è soggettivo:

ognuno potrebbe scriverlo in modo diverso in quanto la moralità

di ciascuno di noi si basa su principi differenti o addirittura

contrastanti. Ciò avviene perché la ragione ci permette di scegliere

in quale modo noi possiamo raggiungere la realizzazione morale.

È una scelta per niente facile e scontata, per questo ci serviamo di

una guida, di un idolo che personifica i valori da noi ritenuti giusti,

e che possiede la forza ed il coraggio di metterli in pratica: l’EROE.

Egli è pronto a tutto per raggiungere il suo scopo: migliorare il mondo intorno a lui. L’obbiettivo è sempre questo, ma gli eroi

che aspirano ad esso sono numerosissimi e straordinariamente

diversi tra loro. Questa sorta di biodiversità eroistica è dovuta ai

fattori che li hanno principalmente circondati, e forgiati: i costumi

e il tempo.

L’idea di giusto o sbagliato, di perfezione, e quindi di conseguenza anche di eroe varia a seconda dello spazio e dell’epoca di riferimento.Andando a ritroso, basti pensare agli eroi letterari per antonomasia

delle due più grandi potenze del mondo antico: Enea per i romani

e Ulisse per i greci. Essi personificavano i più grandi valori delle

rispettive civiltà: mentre Enea, carico di pietas, era disposto

a rinunciare a tutto, anche all’amore, per portare a termine la

missione ordinatagli dagli dei -fondare una nuova Troia a Roma-,

Ulisse, aiutato dalla sua innata astuzia, compie innumerevoli atti

eroici solo per soddisfare la sua inarrestabile curiosità e la voglia di

viaggiare. Curiosità e astuzia, considerati valori primari in Grecia,

sono invece disprezzati dai romani, in quanto riducono l’uomo ad

un essere meschino che si allontana dai suoi primi doveri verso la

"De' libri che 'nsegnan precettiI corpi sanz'anima ci daranno con lor sentenzie precetti utili al ben morire.

Leonardo Da Vinci, Profezie.

La nostra memoria oggi è sempre più opacizzata e la nostra percezione è sempre più satura; perché l'uomo di oggi è costantemente a caccia del presente e dell'immediato, senza veramente rendersi conto di cosa sia il presente e di quanta intuizione ci voglia per cogliere l'immediato. Quest'inverno partecipai ad un incontro con Massimo Sgroi,

il curatore del saggio "F FOR FAKE", fu interessante ascoltarlo

raccontare un episodio capitatogli nel quartiere di Scampia

a Napoli. Il suo intento era di intervistare alcuni residenti del

quartiere, testimoni del degrado di Scampia. Dopo alcune

conversazioni notò che nelle risposte della gente ricorrevano due

elementi comuni: quando alla maggior parte delle persone veniva

chiesto di descrivere la loro settimana passata, questi parevano

come non interessati a quello che era avvenuto o peggio ancora,

alcuni proprio non ricordavano granché; quando invece a loro

veniva chiesto di raccontare quello che avrebbero voluto fare in

futuro, molti di questi si mostravano disillusi e incuranti di quello

che sarebbe potuto avvenire.

21.38 - 23.57 - 00.30Dopo il racconto di Sgroi mi resi conto che il vivere alla giornata, che

spesso attribuivo allo spirito della vita meridionale, cominciava ad

assumere un altro significato; quindi pensai di dedicare a questo

significato qualche pagina di futuro.

Oggi eccomi qui, di fronte a questo foglio di carta, cerco di unire

pezzi della mia conoscenza e del mio istinto, senza smettere di

amare il mio esercizio e rispettando ogni situazione di disagio nel

mondo, e soprattutto, cercando di amare l'uomo.

Hannah Arendt, una fra le più grandi pensatrici del nostro secolo,

nel saggio "La banalità del male" sostiene che l’assenza di

radici, di memoria e l’assenza del “potere di ritornare sui propri

passi” in un dialogo con se stessi, sia la causa dello sviluppo dei

famigerati "geni del male"; è così che ribalta alcune delle cause

che portarono a uno dei più grandi totalitarismi: il Nazismo. Questi

geni non si svilupperebbero radicando il loro male in una società,

ma esploderebbero in una società priva di radici, una società che

perde di vista il passato ed il futuro.

Una società che non mette a fuoco il suo passato non è

capace di leggere il proprio presente e ne consegue che non

possa costruire il proprio futuro.

Il nostro presente è certamente differente da quello degli anni

quaranta, ma l'assenza di valori, di passato e la dissipazione

del "due in uno" (il dialogo con noi stessi di cui parla la Arendt)

sono comunque presenti e pronti a dar terreno fertile al male.

La velocità con la quale comunichiamo da una parte del mondo

all'altra, la rapidità con cui otteniamo informazioni tramite il

web, vanno a definire i nostri anni come età del "Nozionismo".

Nozionismo è solamente un termine, ma di certo la mancanza

generale di esercizio, oggigiorno, è un fatto sostenuto da prove

tangibili. Dobbiamo essere capaci di osservare anche questa

faccia della medaglia per essere vivi!

Sono i nostri stati di coscienza che ci permettono di osservare ciò che accade nella nostra vita e che ci permettono di riconoscere un passato, ma il bombardamento di immagini

odierno ci satura di leggi che presumiamo siano quelle che

funzionano, così abbiamo l'impressione di avere raggiunto il

giusto equilibrio per proseguire la nostra vita. Questa tempesta

fa si che i tempi si contraggano fino ad arrivare al trapasso della

memoria; vero è che si dovrebbe vivere il più possibile, vedere più

cose possibili, ma non è importante cosa si vede o si sente ecc.

l'importante è il come si vede o si sente! Possiamo sapere tutta

l'enciclopedia di Wikipedia e vedere tutto il mondo attraverso

lo schermo, eppure non sapere niente della nostra terra e della

conoscenza dell'uomo. Dobbiamo cogliere noi stessi nel presente di questo mondo e di questa vita, per capire chi siamo e cosa cerchiamo. Ma il presente del 2014 è un crimine,

di Federico Aprile

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Domani, Ieri, Oggi di Armando Araldi

Curiosamente le iniziali di ieri, oggi, domani, opportunamente

ordinate ci rimandano a Dio.

Il Domani, paradossalmente, viene prima; in effetti, in questi

tempi di scossoni ed incertezze varie, chi non si preoccupa del

domani?

Però, non a caso, la I di ieri sta al centro, a conferma della

centralità della memoria, del passato, dell’esperienza in ogni

campo, anche il più creativo.

Non ci si inventa dal “nulla”; anche inconsapevolmente noi

cerchiamo ancoraggi nella storia, più o meno recente.

Basta vedere quanto sia seguita una piccola rubrica televisiva

come “Techetechete” che, con sapienti tuffi nel passato, si sforza

di mostrarci il nostro ieri, bello o brutto non importa.

Per finire la O di oggi, l’ora e qui (TUTTOQUi&dintorni?), è, in

definitiva, ciò che importa veramente: vivere la quotidianità,

facendo tesoro del passato, con uno sguardo al futuro.

famiglia e l’impero. Persino Dante nella sua ‘Commedia’ condannò

per queste ragioni l’intraprendente figlio di Itaca all’inferno.

Insomma, due antiche visioni completamente diverse della

moralità.

Veniamo ai giorni nostri, a quel famoso 11 settembre. Ciascun

terrorista schiantatosi con un aereo contro le Torri Gemelle

viene considerato un eroe dai membri della sua organizzazione

terroristica. Ma per quella bambina intrappolata al primo piano,

penso che il vero eroe sia stato il pompiere che l’ha estratta dalle

macerie.

Gli eroi esistono per essere ammirati o addirittura imitati, ma bisogna prestare molta attenzione alla scelta del nostro modello. È essenziale valutare se è giusto seguire ed emulare un idolo con

certi valori, e quindi lottare per essi, piuttosto che per altri.

Interessante analizzare anche l’epico scontro tra eroi narrato

nell’Iliade: Ettore a difesa di Troia contro Achille che a nome di

tutti i greci vuole conquistarla. I loro obbiettivi di giustizia, e quindi

anche loro stessi, arrivano addirittura a scontrarsi. Lo scrittore

Omero chiede implicitamente al lettore di scegliere una delle loro

missioni, quella che riteniamo più giusta, e quindi di schierarsi

dalla parte dell’eroe che sta combattendo per essa.

Ora, tralasciando gli scopi dei due eroi che possono essere

considerati entrambi giusti, soffermiamoci sui personaggi.

In realtà il vero eroe sarebbe dovuto essere Achille: forte,

invulnerabile (eccezion fatta per il tallone) e sostenuto dagli dei.

Praticamente invincibile. Tuttavia con il tempo i lettori si sono

lentamente spostati maggiormente dalla parte del vulnerabile

Ettore. La mentalità è cambiata, ora non si tifa più per il favorito.

Un parallelismo lampante è presente nel mondo dei comics, dove

Superman è stato il leader indiscusso dei supereroi del fumetto

per generazioni. “Perché?” –Ovvio, era il più forte di tutti.

Ma oggi l’uomo d’acciaio, considerato ormai troppo perfetto ed

esageratamente lontano da noi persone comuni per conquistarci,

è stato spodestato dal suo trono di carta dal ben più umano

Batman. L’uomo pipistrello è amato perché il pubblico è stufo di

inverosimili eroi sorridenti e colorati, egli vuole immedesimarsi

nei suoi idoli, quindi sceglie campioni relativamente più vicini

alla realtà. Con un atteggiamento serio (perché aiutare gli altri

è sì giusto, ma non è per niente facile) ed una vita decisamente

problematica. I loro fan vogliono in qualche modo rispecchiarsi in

essi, autoconvincendosi che tutti, anche loro, possono diventare

eroi.

Dopotutto, non serve avere la super-forza, essere telepatici o creare campi di forza, basta lottare per portare avanti la propria idea di giustizia. Per farlo bisogna essere disposti a rinunciare a molte cose, a

volte anche alla vita, come ci insegnano i nostri Martiri di Belfiore.

Perché noi esseri umani, come sosteneva il filosofo tedesco

Hegel, non siamo altro che strumenti necessari a migliorare il

mondo, mentre “le idee sono a prova di proiettile” (cit. film ‘V

per Vendetta’).

Carlo Signorelli

o per meglio dire è divenuto un ismo massacrante: il presentismo.

Non fidiamoci del presente che ci viene proposto, perché il presente non si propone, il presente si intuisce!- « Buongiorno ragazzi. »

- « Buongiorno maestra. »

- « C'è Mario Rossi? »

- « Presente maestra! »

Il presente appella l'uomo ad esserci! E per esserci non dobbiamo

eliminare la riflessione, perché se così fosse, ed oggi si sta

dimostrando, si definirebbe il presente come "qui ora e subito"

in ogni istante, privo di ogni intuizione. Il presente non è più un

tempo da scoprire, ma un mezzo per sapere.

Questo tipo di sapere costruirà persone che diranno «conosco i

trucchi perciò sono un mago»; ovviamente non potremmo dare

torto a colui che affermerà ciò, ma non servono le scale per capire

che questo nozionismo manca di una magia, e quest'ultima sarà

destinata a perdersi del tutto se permettiamo che l'esercizio

venga defilato.

Oggi non esiste più un solo mago, ne esistono due tipi:

Il mago che esercita i trucchi che conosce (il mago di ogni tempo)

e il mago che conosce ogni trucco possibile ma non esercita mai

(il mago del 2014). Quale sarà il vero mago e il falso mago tra

cinquant'anni? Di sicuro lo spettacolo ne risentirà e anche il nostro

divertimento; non per niente oggi ridiamo molto meno rispetto a

quarant'anni fa.

Al giorno d'oggi in televisione ci sono programmi come "Breaking

Magic", che si occupano di svelare i trucchi dei prestigiatori. Basti

pensare a quanti telespettatori vedranno il canale, per capire che

tra non molto i maghi che non eserciteranno saranno sempre più

numerosi, mentre i maghi che eserciteranno verranno fagocitati

in massa dal sapere e di conseguenza verranno scherniti a

riguardo dell’inutilità del fare. Allora muterà anche il concetto di

mago! Aspettiamo solamente che svelino anche Babbo Natale

su DMAX... Cambierà la magia, ma cambieranno l’amore e anche

l’odio?

Poniamoci altre due domande: perché il mondo reale necessita

sempre più di racconti in reality? Perché "siamo sempre più

reali in contesti finti"? Forse perché dobbiamo trovarci di fronte

ad uno schermo che ci proponga vita reale, quotidiana? Allora

perché molti reality sono finti? A voi tutte le ulteriori domande ed

eventuali risposte.

Nel film "La palla numero 13" del 1929 diretto e interpretato da

Buster Keaton, tra le prime sequenze del film, il proiezionista

(Buster Keaton) entra fisicamente nel film che lui stesso proietta;

quella scena è di un'attualità incredibile, ma l'uomo, oggigiorno,

si trova a campeggiare in quella realtà che Buster Keaton ci

mostra nel 1929? Una realtà che si avvale di regole finte, alle quali

l’uomo soggiace passivo, e spaesato? L'uomo può commuoversi

guardando un film, ma quando nella sala si accendono le luci,

l'uomo deve riconoscere la propria vita e se stesso; per questo

lo spettacolo è importante, perché una volta terminato dona

un senso in più alla vita dell'uomo. A questo fine l'esercizio è

importantissimo, perché ci da l'opportunità di riconoscere le

nostre vocazioni e le nostre vocazioni sono la nostra libertà.

Lo spettacolo è un'esercizio e l'esercizio è una sorta di spettacolo, questi segnano il limite che separa, come abbiamo visto in precedenza, il “mago che esercita” dal "mago che conosce". "Privare la magia del suo mistero sarebbe assurdo come togliere il

suono alla musica" - Orson Welles.

anno 2214«Un giorno si svelarono i trucchi di ogni mago vivente e così la verità venne allo scoperto; e quel qualcosa di indefinibile, forse, si perse in un passato ormai lontano… somigliava a uno strano incantesimo, che non si è mai capito il motivo per il quale piaceva ad ogni persona presente sulla faccia della terra. Ma ora quel tempo è finito, lo spettacolo è fuori moda.Ora non si parla più di mago e nemmeno di artista, e i film sono le nostre famiglie. »

Giulia Casoni #TAVOLESTRETTE

www.printstudiografico.it

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PER ORGANIZZARE EVENTI IN [email protected]

"Riportare la cultura al centro dell’attenzione, sotto i riflettori, nel

ruolo che le compete nel mondo che cambia. Quattro giornate per

discutere, ascoltare, conoscere.

Dal 9 al 12 ottobre incontreremo a Mantova alcuni degli attori principali del cambiamento e dell’innovazione culturale, mescolando i temi, gli stili, le idee, in un processo virtuoso di contaminazione creativa.Sono molte e ambiziose le sfide da affrontare, ponendoci anzitutto

alcune domande: Come la cultura genera economia e inclusione

sociale? Come si trasforma un’idea creativa in un progetto di

successo? Come funziona un incubatore o un talent garden? Quali

sono le opportunità per le start up culturali? Come organizzare la

gestione condivisa dei beni culturali come beni comuni? Come si

attiva la ri-generazione di uno spazio urbano attraverso la cultura?

Sono solo alcuni dei quesiti ai quali tenteremo di fornire una

risposta, o più semplicemente di indicare un percorso; lo faremo

insieme a una vasta platea di ospiti, accompagnati da una serie di

partnerships che ci affiancano e ci sostengono. Al centro ci saranno,

soprattutto, le storie: casi concreti che hanno avviato esperienze

positive, in cui la cultura genera nuove opportunità.

Patrimonio, beni comuni, cittadinanza attiva, rigenerazione urbana,

innovazione culturale, imprese creative, cooperazione, smart

human cities… Queste saranno le parole-chiave che guideranno la

nostra esplorazione, alla ricerca dei fatti di cultura 2014."

Per informazioni e dettagli programma eventi:

www.fattidicultura.it

fb: Fattidicultura.social

#fattidicultura

#fattidicultura è un’idea di Pantacon impresa sociale per la cultura

KIT-CHEN. La tua passione in una scatola In tutto il mondo made in Italy è sinonimo di qualità dei materiali, cura del dettaglio e durevolezza. Anche noi siamo convinti che la difesa dell'italianità del prodotto sia un dovere, per sostenere l’economia nazionale, e per difendere la tradizione culturale di quei territori, storicamente legati alla produzione manifatturiera, che dal passato è arrivata fino ai giorni nostri e ci tutela come consumatori. Su questi concetti si fonda il progetto Kit-chen del Centro Casalinghi dal Toscano e Acqua&Menta. I Kit-chen sono sei kit di utensili da cucina, dedicati ognuno ad una preparazione (pasta, pane e focacce, pizze e schiacce, grill e hamburger, conserve e confetture, muffin e torte), confezionati solo con prodotti made in Italy in una pratica valigetta che ne facilita il trasporto e lo stoccaggio, oltre ad essere un’ottima confezione regalo. I prezzi, diversi per ogni Kit-chen, sono accessibili (da 19,90 a 39,90 euro) perché la nostra idea è che è avere sempre la qualità italiana, a prescindere dal prezzo, si può! Il progetto Kit-chen è stato presentato a ”Food Joy - donne, libri , cibo”, evento OFF di Festivaletteratura 2014 a Mantova dal 3 al 7 settembre scorsi, dove è stato donato alle sostenitrici dell’evento tra le quali Lisa Casali e Paola Maugeri. E non finisce qui, Kit-chen è multimediale: con l’ashtag #kit_chen, o nel menù “kit-chen” su www.acquaementa.com troverete tante ricette dedicate, mentre sul sito www.daltoscano.com potete visionare i Kit-chen e procedere all’acquisto on-line.PHOTO © JURI BADALINI

Siamo viandanti di passaggio nella storia del mondo, accomunati

dallo scorrere del tempo.

Arriviamo, transitiamo e ad un certo punto ce ne andremo.

Coscienti della nostra provenienza, alle volte titubanti nel nostro

transitare e assolutamente inconsapevoli del “dove” andremo a

finire.

Ieri, oggi e domani si susseguono inesorabili e inconsapevoli di noi.

Così siamo io e te nella storia del tempo.

IERI era un qualsiasi lunedi 19 Maggio, entrambi all’oscuro di noi,

le nostre esistenze scorrevano su binari le cui stazioni credevamo

di conoscere. Abitudini, consuetudini che ci accompagnano giorno

dopo giorno, automatismi collaudati, certezze e convinzioni

come fedeli compagne di viaggio. Ma anche ferite ancora vivide,

sofferenze non ancora superate. E poi… Oggi…

OGGI è un qualsiasi martedi 20 Maggio, forze a noi estranee

lavorano in segreto per deviare la traiettoria di quei binari sicuri,

portandoli ad incrociarsi, ferro contro ferro a produrre una scintilla,

IO e TE: IERI, OGGI e DOMANI

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OGGI É COME IERIOggi i viaggiatori di circostanza escono dalla provincia

e dagli schemi.

Oggi è come ieri.

Quando le salite ripide sembrano sentieri,

e non ti accorgi della fatica, oggi è come ieri.

Quando le minacce diventano pareri.

Oggi è come ieri.

E-Book non riuscirà mai a rubare il piacere ai lettori,

a togliere la penna, i fogli, i pensieri agli scrittori

perché domani è già oggi, se oggi è come ieri.

Io respiro profondamente e vengo incontro a te.

Oggi come ieri, oggi è come ieri, oggi, domani, sempre.

di Enea Araldi

un sussulto nel continuo tempo. E così le nostre vite entrano in

contatto trasformando io e te in un Noi. Il sussulto ci coglie alquanto

impreparati, tanto inatteso è in questo momento, e lo viviamo con

diffidenza e paura. È ieri che ci fa stare allerta, ieri ci sussurra di ferite

non del tutto rimarginate, ieri fa l’avvocato del diavolo. Ma oggi non

ci sta a questo gioco, oggi si intromette perché è convinto che tutto

ciò non sia un caso, oggi crede fermamente che un incontro come

questo abbia molto da esprimere e da dare a entrambi, oggi vuole

zittire ieri per darsi una possibilità di diventare domani.

E poi… Domani…

DOMANI è un qualsiasi giorno da qui in poi, dove noi è un libro

del quale proveremo a scriverne le pagine mentre le viviamo. Ieri

continuerà a sussurrarci all’orecchio le sue premure, oggi dal canto

suo erigerà le sue difese per darci la possibilità di scrivere il nostro

domani come meglio lo sentiamo.

Io e Te. Ieri, oggi e Domani. Matteo Pistoni

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Solenni riti religiosi con preti bardati che incedono gravi a capo di

una lenta processione.

Pastori in transumanza che guidano le proprie greggi con robusti

bastoni scelti tra i tanti rami del bosco.

Ex voto finemente agghindati attestanti il ringraziamento sincero

per una grazia ricevuta dal cielo.

File di giovani cipressi come lingue verdi tese verso sole e luna a

scandire il ciottolato del viottolo che porta al camposanto.

Ci crederesti?

Sono modi di essere ed atmosfere delle genti Etrusche vissute

nella nostra Italia a partire dal VII secolo A.C.

Ma come?

Anch’io ho inseguito una preghiera all’ombra di una statua adorna

di rose, ho visto bastoni e tabarri dirigere il traffico di pecore e

cani verso nuovi pascoli, appoggiato con cura un oggetto caro

sul pizzo candido di un altare nel silenzio di una chiesa vuota e

discreta, intonato i miei passi annoiati e pesanti con l’ombra dei

cipressi verso un ultimo saluto.

E in cucina?

Oh sì, anche in cucina avviene la magia: verdure appena lessate

condite con un filo d’olio d’oliva, carni selvatiche o di cortile

arrostite alla graticola o allo spiedo, pesci cotti sulla pietra, torte

di erbe di campo, dolci di frutta, creme di formaggi freschi e uova,

vino profumato di spezie da sorseggiare in compagnia.

Capisci?

Sono meccanismi vecchi di oltre 2000 anni che ancora vivono

nella nostra quotidianità di donne e uomini moderni come prova

che i gesti che toccano le corde dell’anima non subiscono in alcun modo la seduzione del tempo e si nascondono dentro il DNA di ognuno di noi come traccia profonda ed indelebile delle nostre origini.

Per sempre.

Clara Zaniwww.lapavona.blogspot.it

Il DNA se ne frega.

mezza cipolla mezza cipolla

olio e.v.o.

agliobesciamellasalsiccia

erbe di provenza

funghi

roquefortcipollamanzo

cavolfiore pepe nerolenticchiebesciamella

melanzanemozzarella

origanobasilicoricotta di pecorapomodoro

bacche gineprotimozucchineluccio

aglio peperoncino

pepe neroricottamozzarellaragù di maiale

parmigianopinoli

patate lessecozze

basilico

montanara

francese

veggy estiva

fishetarian

barese

napoletana

besciamella

noce moscataparmigianobesciamellaragù di manzo

pasta all’uovo

crepes

pasta all’uovo

pasta all’uovo

sarda

pane carasau

pasta all’uovo

pasta all’uovo

pasta all’uovo

pasta all’uovo

pasta all’uovo

bolognese

Di lagana erano ghiotti già Cicerone e Orazio, cent’anni prima di Cristo. Noi vi portiamo in giro per l’Italia, nel tempo e nello spazio, alla scoperta dei sapori regionali di ieri e di oggi, con interpretazioni attuali ed originali. La lasagna come macchina dello spazio/tempo, il cui nome evoca le ricette della nonna, e che fa ancora “casa” nella famiglia di oggi, dove abitano gli italiani di domani, magari nati chissà dove, che continueranno a modo loro la tradizione. Dieci proposte, dalla classica “bolognese” o “napoletana”, alle attualissime vegetariane (estiva ed inver-nale), alle sperimentali “francese” e “sarda”. Legati alla tradizione ma con uno sguardo in avanti, attenti alla stagionalità, al gusto, alle qualità nutrizionali e alla salute, come si richiede alla cucina di oggi, ma aperti a qualsiasi nuova variante, nazionale ed internazionale, che farà viaggiare nel futuro le lasagne!

genovese

veggy invernale

post

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Today is grey skies,tomorrow is tears,you’ll have to wait till yesterday is here.

Facciamo che io ero un poliziotto e tu eri un ladro?

E domani?

Domani facciamo un altro gioco.

Sono entrato in un negozio di dischi che adesso non c’è più. In

vetrina campeggiava, tra le altre, una copertina scura sulla quale

campeggiava, a disciplinate tinte oro, il volto di Tom Waits che

faceva capolino alle spalle di una fisarmonica.

Era il suo nuovo lavoro, Franks wild years. Canzoni predisposte

qualche tempo prima per una commedia che portava lo stesso

titolo. Un album (è così che si chiamavano i dischi) clamoroso.

Oggi sono cieli grigi,

domani lacrime,

dovrai aspettare finchè ieri arriverà.

Millenovecentottantasette e in realtà non rammento che tempo

facesse quel giorno ma mi ricordo di come, raggomitolato nella mia

stanza, guardando girare quelle note sul giradischi, la mia anima

iniziasse irreparabilmente a piangere.

Piangeva per quel suono, sghembo e scabro, per quelle parole

profetiche, scritte in parte anche da Kathleen Brennan (sua moglie),

per quelle obliquità, per quella forza purificatrice. Piangeva di

gratitudine.

A dire il vero l’anima non era più mia da quando questo sgangherato

divinatore, un paio d’anni prima, me l’aveva rubata stemperando un

capolavoro assoluto quale è “Rain dogs”.

Un invadente e imprudente inquilino del piano di sopra dedito

a stravizi fino a tarda notte, che, incomprensibilmente in grado

di intercettare le mie più approssimative necessità, si affacciava

sul pianerottolo a sguainare imprevedibili e fulgide gemme per

accaparrarsi il futuro, il mio futuro, porcatroia.

TUTTOQUI&dintorni associazione di volontariato onlusringrazia tutti i sostenitori che vogliono credere

nella creatività e nell’impegno giovanile che con coraggio, libertà e immaginazione

utilizzano anche questo stumento di divulgazione per esprime le loro passioni.

impa

gina

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rint s

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lupa

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vr

a.a.a. sostenitori cercasi...

Ti piace il nostro magazine?Vuoi aiutarci a proseguire la nostra appassionante avventura

e farti contaminare dal nostro entusiasmo?Sostieni TUTTOQUi&dintorni,

per informazioni: [email protected]

Gli anni selvaggi di Frank.Un ladro, un ladro professionista, allenato ed attrezzato anche per

le pareti più impraticabili.

Anni selvaggi, quelli di Frank. E quelli di cinque sventurati carabinieri

appena ventenni, condannati per direttissima da un tribunale

militare per essersi fatti scappare un altro ladro, questo ben più

nocivo e celebre. Evaporando da un oblò, era sparito dal traghetto

che lo stava portando in Sardegna ad espiare i peccati di una vita

nell’inferno dell’Asinara, un carcere medievale e purificatorio.

Nell’ambiente era conosciuto come il bel Renè e all’anagrafe risultava

essere Renato Vallanzasca Costantini da Lambrate di Milano. Venne

riacciuffato a Grado, qualche giorno dopo la romanzesca evasione

marittima, esausto, sporco e senza una lira. Prima di questa, di

evasioni, nella sua robusta carriera delinquenziale nata all’età di soli

otto anni, quando con un amichetto fidato provò a far scappare una

tigre del circo accampato sotto casa, ne riunì almeno un altro paio,

risoltesi con altrettanti spericolati successi.

Renè era così, sotto due baffi da guascone, non riusciva a star

fermo. Con la banda della Comasina, divenuta in brevissimo tempo

una delle più efferate compagini malavitose, scorrazzò in lungo

e in largo per l’hinterland milanese rapinando, mitra alla mano,

banche e supermercati, lasciandosi alle spalle il fragore del sangue

giovane di poliziotti, medici e impiegati ligi ad un dovere mai così

mal riposto.

Quando le acque iniziarono ad ingrossarsi il bel Renè, eseguendo

un carpiato con doppio avvitamento, degno del più consumato

avventore delle ingannevoli sinuosità del marketing, si gettò sui

sequestri di persona (quattro per l’esattezza). Ingenti fortune per un

congruo tenore di vita: vestiti firmati, gioielli, auto fiammeggianti,

bella vita e belle donne. Un eroe equivoco il tenebroso Renè dagli

occhi di ghiaccio.

Oggi sono cieli grigi, domani lacrime, dovrai aspettare finchè ieri

arriverà.

E ieri è arrivato, puntuale e severo.

Dall’inizio del nuovo secolo, Renato, ormai più che sessantenne

e narcotizzato da quattro ergastoli e 295 anni di galera, gode,

a fasi alterne, di semilibertà, permessi e precarie occupazioni

al di fuori delle mura carcerarie ma, sfrontatamente in barba a

queste caritatevoli concessioni, all’inizio di quest’ultima bugiarda

primavera duemilaequattordici, viene ribeccato in flagrante, in un

supermercato della sbiadita periferia milanese, nel tentativo di

fregarsi un paio di mutande e un innaffiatoio.

Forse un attimo di debolezza, un incerto déjà vù, forse un brivido di

vecchia data.

Forse ieri non se n’è mai andato, ritorna tutti i santi giorni, ostinato

e fedele.

Forse sotto il cielo grigio di oggi il lupo cambia l’abito e la postura

ma non riesce a smarrire il vizio.

Forse.

E domani?

Domani facciamo un altro gioco.

Grego Ricorso

"Passa il tempo sopra il tempoma non devi aver paurasembra correre come il ventoper il tempo non ha premura."

fabrizio de andré

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ARRIVEDERCI...

AL 21 DICEMBRE '14

CON LO ZERO11!

EVVIVA! & GRAZIE.