Yield n°2 anno VII

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yield! Periodico Universitario “La tanto attesa cura Monti è fi- nalmente arrivata. Tutto è anda- to come da copione, i pazienti non hanno avuto il coraggio di con- traddire il luminare con esperien- za internazionale che ha proposto loro una cura davvero difficile da sopportare”.... segue a pag 6 Numero 2 Anno VII Dicembre 2011

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Periodico d'ateneo del sindacato universitario ricomincio dagli studenti

Transcript of Yield n°2 anno VII

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yield!Periodico Universitario

“La tanto attesa cura Monti è fi-nalmente arrivata. Tutto è anda-to come da copione, i pazienti non hanno avuto il coraggio di con-traddire il luminare con esperien-za internazionale che ha proposto loro una cura davvero difficile da sopportare”.... segue a pag 6

Numero 2 Anno VIIDicembre 2011

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Giovani poveri e arrabbiati, anche se sa-rebbe d’obbligo dire incazzati, la foto in copertina potrebbe essere la sintesi

del sentimento di molti giovani italiani davanti alle lacrime del Ministro Fornero, durante la conferenza stampa di presentazione della ma-novra salva-Italia.L’Italia è uscita, almeno formalmente, da un incubo politico e culturale durato più di di-ciassette anni, in cui il berlusconismo e la pia illusione che il nostro Paese potesse essere go-vernato con un sistema bipolare, hanno finito di affossare un Paese paragonabile ad un ma-lato endemico.La fine del regno di Berlusconi è stata salutata da molti come l’inizio di un nuovo corso, più trasparente, più equo e soprattutto dalla parte di chi in questi anni si è sentito abbandonato salvo poi essere chiamato in causa solo quan-do c’era da pagare il conto. La manovra pre-sentata da Monti ha dimostrato a tutti coloro che pensavano di essere finalmente tornati alla repubblica dopo anni di monarchia si sbaglia-va, e anche di molto. Re Silvio ha abdicato, per adesso, ma il suo trono non è stato rimosso, è stato solo occupato da un altro sovrano, dalle sembianze bonarie e amichevoli di Super Ma-rio Monti ma dall’anima oscura delle banche. Le misure salva-Italia dimostrano che il nuovo re ha avuto più di un occhio di riguardo per gli istituti di credito e tutti coloro che in essi ripon-

gono i loro immensi ca-pitali, senza dimenticare di non urtare la Chiesa che ha concesso il rico-noscimento del potere temporale del nuovo monarca. I sacrifici an-cora una volta vengono richiesti a quei cittadini che pur non essendo rei

IN QUESTO NUMERO• BILANCIO UNIVERSITÀ........pag 4• IL PROF.MONTI E LA CURA

SALVA ITALIA...............pag 6• L’EVASIONE FISCALE.....pag 8• L’ITALIA SI SFALDA......pag10• LA FORMAZIONE...........pag11• KANSAS CITY 1927.......pag12• LARTE MAGGIORE.........pag13• LA SFIDA ALL’ORACOLO......pag14

Morto un Re se ne fa un altro...

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di questa crisi sono costretti inspiegabilmente a pagarne le conseguenze. L’equità promessa è stata palesemente dimenticata, il popolo deve rimanere tale. Non ci sono forconi e torce ai cancelli del palazzo, il nuovo sovrano può dun-que dormire sonni tranquilli. Dimentica però che non è necessaria una moderna presa della Bastiglia per cambiare il corso degli eventi. Il primo passo per interrompere il susseguirsi di sovrani, e instaurare la democrazia infatti è trasformare le proprie critiche in proposte e soprattutto far si che ogni cittadino, citando De Andrè, smetta di farsi scegliere ma finalmente sceglierà il proprio destino.

Walter DiegoMarco Salfi

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Incontro con l’Europa

Intervengono:on. Gianni Pittella Primo vice presidente del Parlamento europeo

Clara AlbaniDirettrice a Roma della sede del Parlamento europeo

Brando BeninfeiVice presidente ECOSY, giovani socialisti europei

Prof. Paolo Benvenuti Preside Facoltà di Giurisprudenza, Docente di diritto internazionale

Prof.ssa Claudia Morviducci Docente di diritto dell’Unione europea

Uno spazio europeo per i giovani

Coordina:Marco Salfi

Rappresentante degli studenti

Introducono:Alberto Belloni, Alberto Venditti

Ricomincio dagli Studenti Giurisprudenza

mer 21 dicembreh 16:00 aula 3

Facoltà di Giurisprudenza

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I tagli e le vessazioni a cui è stata sottoposta l’università pubblica non accennano a finire, mentre

con l’arrivo del mese di dicembre è tempo anche per il nostro ateneo di fare i conti e di discutere il bilan-cio. Il quadro della situazione che si prospetta, tuttavia, non ci lascia il benché minimo motivo per festeg-giare, malgrado il periodo natalizio. Nell’esercizio finanziario 2012, in-fatti, risultano chiari ed inequivoca-bili i terribili effetti della legge Gel-mini, riguardanti il taglio di oltre un miliardo e trecento milioni di euro all’università pubblica. La drastica riduzione del FFO (Fondi di Finan-ziamento Ordinario), costringerà il nostro ateneo a dover ritoccare in maniera significativa alcuni capito-li di spesa riguardanti la didattica, la manutenzione ordinaria dei dipartimenti e dei rimanenti locali, l’innovazione tecnologica. Questi sono solo alcuni, ma i più significativi, tra i dati amari che il consiglio d’amministrazione di Roma Tre si ritroverà ad affrontare.Per quanto ci riguarda, Ricomincio Dagli Studenti opererà un attento controllo in questa delicata fase di definizione del bilancio, al fine che in nessun modo vengano intaccati i diritti, già molto preca-

ri, degli studenti del nostro Ateneo. Da anni Rds è al fianco degli studenti, e continuerà ad esserlo, specialmente in una fase così critica per il nostro Ateneo e per chi ogni giorno opera al suo interno.Per conoscere a fondo gli effetti dei tagli e del bi-lancio, leggi la scheda tecnica accanto.

Stefano RoccaConsigliere d’Amministrazione di Roma 3

Coordinatore di Ricomincio Dagli Studenti

Bilancio Univesitario

Cambia Roma Tre, partecipa a Ricomincio dagli Studenti!

Contattaci a: [email protected] facebook.com/rds.uniroma3

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88%Stipendi

12%Didattica e Servizi

135 mln

-4 milionidi Fondo di Finanziamento Ordinario per Roma Tre

FFO

2011

2010

2012

131 mln

127 mln

Le tassedegli studenti non possono superare il 20% dell FFO*. Il tetto raggiunto da Roma Tre è:2011: 18,6%2012: 19,6%

+3%Con il taglio al FFO

il nostro tetto si alza fino quasi alla

soglia massima.rispetto al 2010 *DPR 306/97

Destinazione di spesa del Fondo di Finanziamento Ordinario:

Non potendo tagliare gli stipendi, la mancanza di fondi peggiorerà didattica, servizi agli studenti, manutenzione spazi

I governi vanno, i tagli restanoL’eredità della Riforma a Roma Tre

Innovazione:acquisto di pc e

software interrotto per 5-6 anni

per ridurre i costi di manutenzione.

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La tanto attesa cura Monti è finalmente arri-vata. Tutto è andato come da copione, i pa-zienti non hanno avuto il coraggio di con-

traddire il luminare con esperienza internazionale che ha proposto loro una cura davvero difficile da sopportare. Se fosse stato uno dei tanti medici che hanno dispensato cure e rimedi negli ultimi vent’anni, nessuno avrebbe accettato le condizioni e soprattutto, gli stessi medici avrebbero perso con-senso tra i loro elettori, pardon, ammalati. Prima di tutto sono state eliminate parole come “lacrime” e “sangue” che fanno tanto impaurire chi sa di star male, poi è bastato aggiungere qualche lacrima di umanità ed ecco che l’ospedale Italia si ritrova pie-no di pazienti fiduciosi nel loro recupero. Il dottor Monti ha prescritto una cura da 30 miliardi al lor-do, un intervento perfettamente riuscito grazie ad una manovra che in pillole può essere sintetizzata nello schema della pagina seguente.Una manovra che mostrata così sembra essere equa, con provvedimenti che ad eccezione della Imu, l’aumento dell’IVA e delle accise sui carbu-ranti, mira a chiedere uno sforzo soprattutto a chi può permettersi qualcosa in più della maggior par-te degli italiani. Il dottor Monti però non è Super Mario. Molte testate giornalistiche e televisive lo hanno spesso chiamato in questo modo, proba-bilmente per mettere in risalto il ruolo che gli è stato assegnato, quello di novello salvatore della patria; l’accostamento produce inoltre un colle-gamento con un idraulico baffuto dal cappello

rosso, protagonista di uno dei videogame più famosi di sempre, il che rende in-consciamente gradevole e simpatica la figura del dot-tor Monti. Super Mario e il dottor Monti, la strana coppia che in comune in realtà hanno solo il nome visto che del pugno chiuso

di Mario non c’è traccia nel dottor Monti che tende una mano aperta alle banche in difficoltà (lo Stato si fa garante sulle passività delle banche italiane e sulle loro obbligazioni per gli istituti di credito che ne faranno richiesta in seguito al vaglio della Ban-ca d’Italia) e lascia fuori dalla manovra i patrimoni ingenti, le spese militari, la Chiesa e soprattutto i costi della politica. La manovra non prevede un innalzamento dell’Irpef, quindi chi ha un reddi-to molto alto stia tranquillo, il dottor Monti non vi chiederà di dare qualcosa in più alla comuni-tà; non prevede uno stop all’acquisto di armi né tantomeno tagli ai costi gravosi della casta; non si azzarda nemmeno ad addentrarsi nel campo minato delle imposte sulle proprietà del Vaticano in territorio italiano. Di contro si è deciso di rive-dere le pensioni con l’aumento anticipato dell’età di vecchiaia per le donne del settore privato, l’abo-lizione delle finestre mobili, nuova regolamenta-zione sull’anzianità e aumento delle aliquote per i lavoratori autonomi. La cura del dottor Monti sembra dunque tradire le speranze di chi credeva

Il ministro del Welfare Elsa Fornero si commuove durante la conferenza stampa di presentazione della manovra. Il ministro non termina la frase che si riferiva ai sacrifici

chiesti sul versante della deindicizzazione delle pensione. Sulla parola “sacrifici” si blocca e si scioglie in lacrime. A togliere il minisro Fornero dall’imbarazzo e’ lo stesso

premier Mario Monti, che prende la parola per continuare l’illustrazione delle misure previdenziali. Lo fa con grande disinvoltura e padronanza della materia ma poi si rivolge

alla Fornero e aggiunge: “commuoviti ma correggimi”.

Il dottor Monti e la cura salva Italia

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È necessario chiedersi se l’esperienza del Governo del prof. “Super”Mario Monti serva più a far dimenticare le

malefatte delle buie annate berlusconiane, che a fare scelte impopolari da governo tec-nico. Il rischio è evidente, si fosse andati al voto subito dopo la caduta del Governo Berlusconi (scelta discutibile), il confronto si sarebbe forse concentrato sulla condotta antisociale, ad personam e anticulturale del mandato; a fine legislatura, invece, il ricor-do dell’esperienza governativa appena con-clusa sarà flebile e la corta memoria di noi italiani potrà riabilitare anche chi al timone del nostro Paese c’è stato per tanti anni.Questo dubbio, è reso più evidente ascol-tando le parole del giovane candidato in pectore alla Presidenza del Consiglio An-gelino Alfano, che innocentemente lancia proposte e iniziative come fosse un novizio degli ambienti di governo, non un privile-giato che a soli 38 anni è diventato Guarda-sigilli promuovendo politiche non innova-tive ma tipiche dei metodi più vecchi.

Pierdanilo Melandro

LE MISURE

PrevidenzaCONTRIBUTIVO

ImmobiliPRIMA CASA

Dal 2012 questo siste-ma vale per tutti e per-mette una uscita flessi-bile fino a 70 anni

VECCHIAIAUOMINI dadipendenti 66 anni

UOMINI 66 anniautonomi e mezzo

DONNE 62 annidipendenti

UOMINI 62 anniautonome e mezzo

ANZIANITÀUOMINI 42 annidipendenti e 1 mese

UOMINI 42anniautonomi e 7 mesi

DONNE 41 annidipendenti e 1 mese

UOMINI 41 anniautonome e 7 mesi

ALIQUOTEINPSPER GLI AUTONOMI: Più 0,3 punti ogni anno per arrivare al 22%SCALA MOBILEPer 2 anni scatterà so-lo per quelle inferiori a 934 euro

Torna ad essere tassa-ta con la nuova Imu. Gli estimi catastali salgono del 60%SECONDA CASALe aliquote attuali aumenteranno

Evasione fiscaleCAPITALISCUDATIUna tantum del 1,5 sui capitali rientrati dall’e-stero che anno utiliz-zato lo scudo fiscale versando una quota del 5%

IvaAUMENTODa settembre 2012 le aliquote del 10% e del 21% saliranno di 2 pun-ti.

PROVINCEPer 2 anni scatterà so-lo per quelle inferiori a 934

Costi della politica

FARMACILe parafarmacie ven-deranno alcune medi-cine prescrivibili con ricetta

Liberalizzazioni

che un governo tecnico potesse dettare un cambio di passo all’insegna di sacrifici suddivisi in manie-ra equa, dai quali nessuno sarebbe stato esentato. La realtà dice che questo non è avvenuto, il gover-no tecnico non si è dimostrato completamente al di fuori degli interessi delle lobby chiedendo uno sforzo solamente agli italiani che questa crisi non l’hanno creata ma soltanto subita. E’ ora di rim-boccarsi le maniche per risollevare questo Paese, è l’ora dei sacrifici per costruire il nostro futuro, per farlo si deve solo lavorare e iniziare ad avere una coscienza che ci permetta di capire che il dottor Monti, non è Super Mario.

Walter Diego

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Uno degli elementari doveri della vita collettiva dovrebbe essere quello di contribuire ai carichi sociali. Purtroppo

l’italiano medio è percorso da uno spirito eccessivamente individualistico e un’avversione incondizionata verso tutto ciò che ha sapore di Stato. Questa tendenza trova una delle sue espressioni più evidenti nella diserzione dai carichi pubblici e denota un profondo deficit democratico da parte dei nostri connazionali. Gli italiani si lamentano dell’evasione fiscale pur chiudendo un occhio, per esempio, se un commerciante non fornisce lo scontrino o un professionista esige un prezzo maggiore per la ricevuta fiscale.Insomma appare chiaro che in Italia non si vuole combattere l’evasione fiscale!Sarebbe sufficiente, come già avviene in Francia, permettere al cittadino di scaricare tutte le spese sostenute con scontrini, ricevute fiscali o fatture. Del resto, oltre a pagare le tasse sul reddito, si pagano tasse sui carburanti, sul caffè, sul pane, sull’auto nuova, sul telefono, su acqua e gas. C’è da dire, poi, che i contribuenti preferiscono la diserzione individuale, confidando nella mancata diserzione degli altri, così da continuare a godere dei frutti a spese di terzi che continueranno a fare il loro dovere di cittadini. Sono queste le forze perturbatrici del

sistema economico, queste le metastasi latenti che si propagano diffusamente nell’organismo dello Stato. Chi evade ci deruba personalmente. Non si può guardare favorevolmente con l’occhio destro alla proprietà privata ed essere allo stesso tempo ostili con l’occhio sinistro al pagamento dei tributi, poiché simili forme di strabismo compromettono l’intero sistema economico. Per queste ragioni, forse, colui che viene considerato il padre della scienza economica, Adam Smith, andrebbe un po’ rivalutato: egli sosteneva che il meglio per un sistema economico non si raggiungesse con la ricerca del meglio per sé, ma piuttosto del meglio “per sé e per il gruppo”. Servirebbe un’opera di rieducazione morale, ma l’onestà è solo in parte un processo morale, in larga parte è diventata, nostro malgrado, un calcolo economico. Il nostro è un paese geneticamente feudale, incapace per natura a rinunciare ai privilegi. Già dal Medioevo i nobili, avvalendosi dell’autopragia, riuscivano a sfuggire ai controlli degli esattori fiscali. Non a caso, per scrivere oggi tutte le esenzioni fiscali che concede il nostro legislatore, non basterebbero dei volumi, considerando che nessuna esenzione concessa è mai stata revocata. Un altro responsabile non trascurabile è sicuramente l’amministrazione finanziaria, poiché nell’accertamento complessivo

L'EVASIONE FISCALEUna norma consuetudinaria e consolidata.

Imposta evasa stimata:100 miliardi di euro (15% PIL)

Imponibile evaso:270 miliardi di euro

Esempi di evasione in italia-Contribuente dichiara 12mila euro ma possiede 5 Ferrari

-Proprietario di una villa di 481 mq dichiara 547 euro-Titolare di un ristorante, dichiara zero redditi ma acquista

imbarcazione e immobile per oltre 750mila euro-Proprietario di 42 immobili non presenta dichiarazione dei redditi

Esempi di evasione in Italia: alcune cifre

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del pagamento dei tributi, si persiste con un lavoro troppo grossolano e superficiale. Queste circostanze di inefficienza consentono ai contribuenti di fornire meno elementi possibili, confidando nelle complici disattenzioni e mancati approfondimenti degli uffici preposti. A questi controlli difficilmente possono sfuggire i dipendenti pubblici, i quali si vedono detratte a monte dallo stipendio le tasse, diventando dunque i soggetti più colpiti dalla pressione fiscale. Il Governo Monti nella nuova manovra sembra preoccuparsi del problema della tracciabilità dei pagamenti, abbassando il limite del pagamento in contanti a 1000€ e richiedendo per gli altri pagamenti la via elettronica o per iscritto; in molti però sembrano essere decisamente contrari all’innalzamento dell’IVA previsto dalla manovra.

L’ IVA è un’imposta indiretta, cioè “indifferente” verso chi ha di più e chi ha di meno, finendo così per pesare maggiormente sui meno abbienti, avendo ben poco a che fare con il principio di equità che il nuovo premier ha dichiarato di perseguire. Oggi la ripresa dipende molto anche dalla coesione sociale e su questa linea, sarebbe opportuno seguire il criterio della progressività dei tributi proporzionati al reddito, fissato peraltro nell’articolo 53 della nostra Costituzione.

Giordano Bozzanca

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Alle strazianti notizie dei Tg riguardo ai disastri naturali degli ultimi mesi, la reazione di molti si traduce in un

atteggiamento distante, di non appartenenza, come se tutto ciò stesse accadendo dall’altra parte del globo. E invece non solo accade nel nostro Paese, ma incombe su ognuno di noi, molto più imminente di quanto pensiamo.Da molti anni l’Italia è vittima del“dissesto idrogeologico”: frane, erosioni ed alluvioni sono solo alcuni dei fenomeni che lo provo-cano e l’uomo, che ne è la vittima, ne è al tem-po stesso la causa. Politiche di disboscamento selvaggio per la costruzione di edifici, spesso abusivi, nelle zone montuose,trasformano il terreno in devastanti colate di fango, ogniqualvolta si verifichino abbondanti piogge. Sarno e i comu-ni limitrofi sono state vittime di questo fenomeno nel 1998: fu la montagna, infatti, ad aprirsi in più punti, provocando “lingue” di fango e detriti che travolsero le città. Il bilancio fu di 160 morti.La rottura degli argini, la deviazione e la cemen-tificazione dei letti di fiumi e torrenti sono un ul-teriore fenomeno legato al dissesto idrogeologico. Uno dei casi più recenti è quello di Genova: lo scorso 4 novembre i due torrenti Sturla e Ferreg-giano, in piena per l’eccessiva pioggia, hanno rotto gli argini, invadendo e devastando diversi quartieri del capoluogo ligure; ai comuni della provincia di Messina è toccata la stessa sorte, solo qualche gior-no dopo.

Legambiente parla chiaro: due comuni su tre sono a rischio dissesto idrogeologico e, per scongiurare ulteriori tragedie, propone soluzioni per limitare o schivare inondazioni e alluvioni, come per esem-pio “adeguare lo sviluppo territoriale alle mappe del rischio” o “rivolgere una particolare attenzione all’immenso reticolo di corsi d’acqua minori”.Fondamentale, poi, risulta chiaramente la lotta all’abusivismo, pietra miliare del progetto caldeg-giato dall’associazione ambientalista: si basereb-be, tra le altre cose, sulla vitale collaborazione tra istituzioni ed imprenditori dell’edilizia locale, con l’obiettivo, arduo, di riuscire a far rinunciare all’a-gognata montagna dei profitti per non finire sotto quella dei detriti.

Francesca Moramarco

L'Italia si sfaldaTutte le cause e le conseguenze del dissesto idrogeologico

Ecosia: il concorrente “verde” di GoogleForse pochi sanno che ogni volta che si effettua una ricerca con Google vengono emessi all’incirca sette grammi di CO2. Se questo numero venisse moltiplicato per tutte le ricerche effettuate tutti i giorni nel mondo con Google, si otterrebbe un risultato spaventoso. Il web, però, è un luogo ricco di sor-prese ed alternative, tra cui troviamo Ecosia. Infatti, non solo una ricerca con questo motore compensa le emissioni di CO2, ma ogni click sul link sponsorizzato si trasforma in soldi per il ripopolamento delle foreste pluviali, anche grazie alla par-tenership con WWF.

Vernazza- 5 terre Liguria

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L’entusiasmo di una matricola che varca per la prima volta l’ingresso dell’università è para-gonabile a poche cose nella vita: un mondo

nuovo, composto dalle persone più diverse e dall’e-tà più svariata. Finalmente i problemi burocratici che hanno accompagnato l’immatricolazione sem-brano essere stati lasciati alle spalle, ma questa convinzione svanisce non appena si inizia a fare i conti con le realtà che caratterizzano le diverse facoltà. Per capire meglio la realtà con cui siamo quotidia-namente a contatto basta fare un esempio: facoltà di scienze della formazione, terza lezione di labo-ratorio di psicologia, la prima per molti studenti. Al lezione precedente era stato chiesto di portare i propri pc per effettuare il lavoro in aula, coloro i quali ne fossero stati sprovvisti avrebbero lavorato in coppia con chi era in possesso di un laptop. Ritengo opportuno premettere che ogni corso di laurea dell’università degli studi di Roma Tre di-spone di un sito web attraverso il quale vengono comunicati gli avvisi agli studenti, quindi la do-manda sorge spontanea: perché comunicazioni importanti come questa non vengono inserite? Perché bisogna venirne a conoscenza solo nel gruppo creato dagli studenti su facebook?Ma torniamo alla lezione. Ore 15.00: una buon parte del corso di SDE del primo anno della fa-coltà di scienze della formazione si trova in aula con il proprio pc, in attesa di direttive. Sempre per mancanza di comunicazione la maggior parte de-gli studenti aveva portato un Notebook e non un Netbook. La differenza tra i due non sta solo nelle dimensioni ma, cosa ben più importante, nel fatto che per l’attività in programma quel giorno pro-fessoressa e assistente richiedevano espressamente ed unicamente l’utilizzo del Netbook. Tutti coloro che ne erano provvisti sono stati fatti accomodare in un’altra aula, dove, dopo aver dato spiegazio-ni sullo svolgimento del laboratorio, è stato dato per scontato che i portatili degli studenti sarebbe-ro rimasti in quell’aula fino alla fine dell’attività, consentendo in questo modo a tutti di svolgere l’esperimento che si è rivelato prettamente indivi-

duale e non un lavoro di coppia come si era stati erroneamente informati.Questo esempio è sufficiente per far comprendere alla matricola cosa comporta la realtà universitaria e prendere atto della disorganizzazione che regna nella nostra facoltà. Da questa situazione sorgono alcune riflessioni come: perché uno studente, pro-prietario di un computer portatile deve metterlo a disposizione di un numero non ben definito di studenti, rischiando a causa di piccole distrazioni, o mani poco pratiche, che dati personali vengano persi o il laptop danneggiato? Quali garanzie ha uno studente che qualsiasi cosa succeda non deb-ba poi rinunciare al proprio portatile? L’università dovrebbe essere un luogo dove vengono messi a nostra disposizione strumenti necessari alla nostra crescita formativa. Sembra paradossale che in una facoltà come quella di scienze della formazione, gli studenti siano costretti ad una didattica che per essere veramente completa necessiti della loro col-laborazione nel reperire quei mezzi che risultano indispensabili per lo svol-gimento delle lezioni.La soluzione per noi stu-denti è una e semplice: se non si hanno i mezzi ne-cessari, la soluzione non è l’annullamento delle at-tività, piuttosto si devono cercare attività alternative.

Gioa Tomasello

La formazione...senza informazione, a carico degli studenti

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A Roma il calcio viene definito una religione: questo concetto basta per trovare la ragio-ne d’esistere della pagina facebook sul tifo

giallorosso chiamata Kansas city 1927. La pagina facebook è nata nell’agosto scorso a seguito della clamorosa eliminazione della Roma dall’ Europa League avvenuta per mano dello Slo-van Bratislava, dopo la quale gli autori della pagina hanno avuto l’ idea di raccontare il nuovo corso della Roma americana.Gli autori di questa pagina hanno dimostrato di avere una notevole conoscenza calcistica, soprat-tutto sulle vicende riguardanti il club giallorosso, ma la loro bravura sta nel modo in cui vengono raccontate le vicende, infatti uno smodato senso dell’umorismo e del dialetto romanesco hanno portato la pagina ad avere da agosto ad oggi oltre diecimila fans.Si tratta di un vero e proprio fenomeno sociale del momento, che ha alle spalle un lavoro minuzioso e di elevata qualità (infatti andando a guardare la pagina troviamo un’attenta analisi sulle avversarie dei giallorossi in cui vengono decantate le caratte-ristiche tecniche dei giocatori).Il capolavoro sono le pagelle del Lunedì, denomi-nate “le vite degli altri”, dove viene raccontato il delirio pallonaro degli italiani tra citazioni colte e musicali.Quindi ci si ritrova a sentire parlare dell’ allenatore giallorosso Luis Enrique, come “Luigi Enrico”, l’a-sturiano, nonché esegeta della “posesiòn del balòn e della remuntada”; l’attaccante italo -argentino Pablo Daniele Osvaldo,rappresentante del nuovo corso, detto “Er cipolla” mobile come Adriano ove

mobile non è inteso come aggettivo ma come una li-breria “Expedit de Ikea”.Il fenomeno Kansas city

1927 è stato apprezzato anche dai tifosi non roma-nisti, per il modo di ironizzare sul mondo del cal-cio che il più delle volte va sopra le righe.Anche gli “odiati cugini” laziali, sui loro forum, non hanno potuto far altro che constatare la genia-le intuizione di questi ragazzi, seppur con il classico e irrinunciabile “sfottò” del derby della capitale. L’ ambiente della stampa e del calcio romano vive con la curiosità il dilemma sull’identità dei creatori di questa pagina. Vengono fatte decine di nomi: dai nickname di animatori più o meno noti dei vari

forum (come Johnny Palomba, Diego Bianchi, Valerio Ma-strandrea, Mimmo Ferretti) al sognare addirittura che si tratti di Totti e De Rossi in persona.La speranza è che il mistero ri-manga tale, per mantenere sem-

pre viva l’attenzione su questa pagina, fantastico esempio della cultura popolar-calcistica romana.

Riccardo Viola

Kansas City 1927Le vicende della roma raccontate con ironia

Kansas City 1927 Roma-Lecce 3-1Come l’impressione che stamattina la parola più pronunciata a Roma sia “guardalinee”21 novembre alle ore 10.40

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Chi non ha mai letto in una classifica dei migliori artisti rock di sempre anche dei Queen, Chicago, Guns ‘n’ Roses, Michael

Jackson, Prince, Bowie, Johnny Cash? Artisti che hanno venduto milioni di copie, osannati dalla critica, definiti fenomeni rock di grande impatto. Eppure il giudizio positivo dei critici su questi arti-sti per me mediocri, orientato dalla pubblicità, dal marketing e dai giornali di gossip, pesa come un macigno. Rischia di svilire l’essenza del rock.Genere musicale nato attorno gli anni 50 , deriva-zione del blues, come musica da ballo, il rock diven-ta un’arte raffinata a metà degli anni Sessanta. Ide-ato da Chuck Berry, Bo Diddley e altri bluesmen di grande calibro, affinato da Rolling Stones, Animals, Kinks, Beatles, Yardbirds, Velvet Underground e tanti altri. E’ un’arte che ha un sostrato popolare ed è basato sulla ripetizione ossessiva di un accor-do di fondo, il riff. Si differenzia dal pop perché le sue canzoni hanno non solo arrangiamenti diver-si, ma spesso stile vocale diverso. Gli artisti rock vanno spesso oltre la canzonetta, non rispettano la struttura strofa-ritornello e dalla metà degli anni Sessanta allungano a dismisura i loro pezzi. Goin’ Home dei Rolling Stones, European Son dei Velvet Underground, Interstellar Overdrive dei Pink Floyd ne sono esempi.Il rock è molto simile al jazz, con jam sessions ca-ratterizzate da lunghe improvvisazioni. Come le leggendarie esecuzioni dei Led Zeppelin. La loro versione dal vivo di Dazed and Confused, 35 mi-nuti di litanie, lamenti e urla ossessive, rimane nella storia della musica contemporanea. Il virtuosismo barocco dei musicisti degli anni Sessanta potrebbe ricordare benissimo Vivaldi. Il rock è sofferenza, lamento, ma anche ottimismo, leggerezza e simbolo nella speranza in un futuro mi-gliore e ameno, come nella musica di Beatles, Byrds e Jefferson Airplane. E’ anche musica impegnate nel sociale, critica all’ipocrita perbenismo della middle class, con Kinks e gli Who.Il rock vero, quello di qualità, non è canzonetta. Le sue origini popolari non escludono che molti mu-sicisti le abbiano conferito dignità di arte maggio-

re, come per il jazz. Il rock puro, lontano dagli ibridismi, è un fenomeno di grande ri-lievo culturale. Ma purtroppo non esistono ancora studi e testi in grado di rendere il giusto valore a questo genere. Rimane ancora difficile valuta-re i meriti ar-tistici di molti autori in una storia spesso viziata.Molti critici so-no condizionati nella valutazione degli artisti rock dal numero di dischi da loro venduti. La pubblicità ingannevole tende a convincere molti critici dell’effettiva supe-riorità di artisti mediocri a scapito di altri, meno conosciuti ma di grandissimo spessore. Purtroppo il rock, in quanto arte d’élite, ha dovuto spesso scen-dere a compromessi, perdere la purezza originaria e tentare la via commerciale per poter ottenere vi-sibilità come fenomeno. Molti artisti da cabaret e da piano-bar hanno anche finto di fare questo ti-po di musica per ottenere profitti, soldi ottenuti in un’operazione di pubblicità ingannevole.Il marketing ha ucciso il rock, ne ha mostrato il ca-davere putrido in piazza. Ma riconosciamo in quel cadavere le sue vere sem-bianze. La musica di Chuck Berry è arte maggiore.

Marco Di Caprio

Musicista, cantante e artista inglese, cofondatore dei Pink Floyd e primo leader dal 1965 al 1968. Dopo il ‘68, Barrett abbandonò il gruppo a causa di un esaurimento nervoso esacerbato dall’uso di droghe pesanti come l’LSD.

L'arte MaggioreProcesso al mercato del riff

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Un libro. Dico, chi è che a Natale regala ancora li-bri? Avevo comprato casa da pochi mesi e Gia-como sapeva bene che era ancora mezza vuota,

avrebbe potuto regalarmi un forno a microonde, uno stereo, un computer, o qualsiasi altra cosa che potesse far sembrare quel tugurio di quaranta metri quadrati un po’ meno spoglio – e invece no. Il mio migliore amico mi ave-va regalato uno di quei patetici libri che si trovano vicino alle casse di qualsiasi libreria, di fianco ai segnalibri e alle lampadine a batteria per leggere di notte. Lo presi in mano e lo scrutai con attenzione: stavo cer-cando di illudermi che fosse il miglior regalo del mondo e che fossi io a non capirne il significato. L’oracolo - edi-zione 2011: apri per ottenere le risposte alle tue doman-de. Null’altro si leggeva sulla copertina, né sulla quarta di copertina né sulle bianche pagine di cui era composto quell’insulso libro. Era vuoto, bianco come la neve; una gi-gantesca e banale metafora cartacea per dire che nessuno ha la risposta a tutto. Il telefono di Giacomo suonava a vuoto. E’ vero che un re-galo non si rifiuta mai, ma in quel caso sarei stato disposto a fare un’eccezione, d’altronde non gli sarebbe costato nul-la tornare in libreria e cambiarlo con qualsiasi altra cosa, fosse stato anche uno di quei peluche che probabilmente si trovava nei pressi dei segnalibri e delle lampade e delle Moleskine. Lo richiamai dopo mezz’ora, ma ancora nulla. Dove diavolo era finito?Dopo altri due tentativi decisi di desistere. In fondo sareb-be stato un po’ scortese chiamarlo il giorno di Natale solo per dirgli che il suo regalo non mi era piaciuto. Presi in mano il libro, che avevo lasciato aperto a faccia in giù sul divano dopo averlo osservato con attenzione, per riporlo sull’unico scaffale del salotto dove sarebbe stato dimenti-cato per molti anni a venire. Mentre lo richiudevo mi ac-corsi che verso la fine c’era scritto qualcosa che mi doveva essere sfuggito; lo cercai, un po’ spazientito, e dopo averlo ritrovato a pagina trecentoventi trovai scritto: Se cerchi

Giacomo prova a richiamarlo tra due ore. Sta ancora dor-mendo. Rimasi immobile per qualche secondo. Anche mia sorella aveva da qualche parte un ge-nerico Libro delle risposte, ma lì avevo trovato solo dei delu-denti consigli come Segui il tuo cuore, o Non è il momen-to opportuno, o al massimo Riprova e sarai più fortunato.

Possibile che mi avesse letto nel pensiero?Cercai su internet L’oracolo – edizione 2011, ma non tro-vai nulla se non la voce di Wikipedia sull’Oracolo di Delfi. In effetti non c’era traccia sulla copertina né di una casa editrice, né tantomeno di un autore che avesse avuto l’i-dea di pubblicare un libro vuoto, non c’era nemmeno il codice a barre. Riguardandolo ancora una volta, tuttavia, notai una piccola sbavatura di colla sul dorso. Mi accorsi che le pagine non erano allineate perfettamente: alcune sporgevano rispetto ai margini della copertina, altre erano più piccole e lasciavano intravedere uno spiraglio di quelle successive, segno che doveva essere stato rilegato a mano. Chi aveva eseguito quel lavoro era senza dubbio un tipo in gamba – la copertina lucida e la qualità delle pagine non erano per nulla diverse da quelle di un libro stam-pato da una casa editrice professionale - , ma trattandosi di un lavoro artigianale c’erano alcune piccole, inevitabili imperfezioni. Che tipo Giacomo... aveva scelto quel regalo sapendo che non mi sarebbe piaciuto affatto, sapeva che lo avrei chia-mato e per questo aveva lasciato il telefono spento spe-rando che leggessi quella noticina a pagina trecentoventi. Non era la prima volta che provava a prendermi in giro (un anno fa stavo quasi per credere che un meteorite fosse caduto nel giardino del mio condominio, ma era soltanto un sasso qualunque che aveva arroventato mettendolo sul fuoco), ma stavolta non ci sarei cascato. Chissà quanto ci aveva impiegato per architettare il tutto, chissà quanto tempo aveva perso per rilegare quel librone pagina dopo pagina. Lo aprii di nuovo alla ricerca delle esatte parole con le quali Giacomo aveva cercato di farmi impazzire, ma non appena arrivai alla fatidica pagina trecentoventi quasi mi venne un colpo. Era vuota. Le parole che ave-vo letto poco prima, sparite. Non solo, ma era comparsa un’altra scritta sulla pagina successiva: Ha perso solo il tempo necessario per comprare questo libro in libreria. Lo richiusi istintivamente. Com’era possibile che fosse comparsa quella frase che prima non c’era? Ne ero dan-natamente sicuro, trenta secondi prima quella pagina era bianca! Il cuore mi batteva a mille, il respiro mi si era bloccato in gola e le mani mi tremarono così forte che il maledetto libro mi cadde per terra. Lo raccolsi e lo riaprii - magari avevo letto male - ed ecco che a pagina due trovai un’altra sorpresa: Certo che è possibile, sono un oracolo, non un semplice libro. Per ogni tua domanda io contengo la risposta: ti basterà aprirmi per trovarla. La faccenda andava affrontata con molta, molta calma. Andai in cucina e stappai una birra, e solo dopo una ven-tina di minuti trovai il coraggio per tornare in salotto ed

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affrontare di nuovo l’oracolo. Che cosa avrei dovuto fare? La tentazione di bruciarlo e bere fino a dimenticare quello che era accaduto era for-te, ma ancora più forte era la curiosità di continuare quel gioco perverso. Dopo un lento avvicinamento dettato dal mio timore re-verenziale decisi di metterlo alla prova sul serio, ero sicu-ro che sarei riuscito a trovare una spiegazione razionale all’apparente follia. “Che ore sono?” - dissi a voce alta mentre sfogliavo le pa-gine. Ottanta. Le dieci e trentadue. “Che giorno è oggi?”Centouno. Venticinque dicembre duemilaeundici, il gior-no di Natale. “Dove andrò stasera con Giacomo?”Duecentosedici. Da Giampi in Via del Santo. Giacomo ti aspetta alle dieci e mezza a casa di sua madre. Tornai in cucina sconsolato e presi un’altra birra, sperando che ci fosse un briciolo di verità anche nel luppolo oltre che nel vino. La verità arrivò puntuale allo scoccare del mezzogiorno insieme al suono delle campane: non c’era nessun mefisto-felico arcano dietro a quella situazione paradossale, quel libro era davvero un oracolo, per quanto inspiegabile e ir-razionale la cosa mi potesse sembrare. In fondo gli antichi credevano che l’arcobaleno fosse una manifestazione di Dio, magari nel giro di mille anni la scienza sarebbe riu-scita a spiegare come un inutile ammasso di carta riuscisse a spiegare il passato e prevedere il futuro. Ma in fondo non me ne importava granché. Come poteva importarmene, ora che le risposte a tutte le mie domande erano improv-visamente racchiuse nelle mie mani? Decisi di non perdere tempo: presa per buona l’assenza di una spiegazione apparente (che tuttavia, ne ero sicuro, la scienza avrebbe trovato nel giro di qualche secolo) la mia sete di verità crebbe a tal punto che continuai a consultare l’oracolo per tutto il pomeriggio, fino a consumarmi le dita a forza di sfogliare le pagine, fino a consumarmi gli occhi e il cervello, fino a mettere a nudo tutti quei dubbi che mi attanagliavano da anni. Angela mi aveva lasciato perché era innamorata del suo migliore amico. Al lavoro sarei finalmente riuscito ad ottenere una promozione e un con-tratto a tempo indeterminato., mio padre mi considerava un fallito, nonostante mamma si sforzasse ogni giorno di convincerlo del contrario. E ancora, i miei amici mi vo-levano davvero bene e mi avrebbero accompagnato fino alla vecchiaia, anche se non tutti; se all’università mi fossi impegnato un pochino di più il mio stipendio sarebbe più che raddoppiato, e come se non bastasse avrei dovuto smettere di fumare. Etc, etc, etc. . Bilancio finale: trent’anni di una vita che avevo sempre considerato incredibilmente problematica, in poco meno di cinque ore erano stati ap-

piattiti in modo imbarazzante. Posai il libro sul tavolo con un gesto pieno di flemma che avrei voluto durasse in eterno; avevo paura di quello che sarebbe successo dopo, ora che avevo capito tutto della mia vita avevo paura di ritrovarmi seduto in poltrona sen-za che alcuna domanda occupasse la mia mente nell’infi-nito scorrere del tempo.“Posso sapere proprio qualunque cosa?”, chiesi nuova-mente all’oracolo. Pagina trentadue. Qualunque cosa. Era quello che avevo sempre sognato, vivere senza in-certezze, avere la risposta a tutto, sapere come sarebbero andate le cose prima che queste accadessero. Ma non era affatto come me l’ero immaginato. Rannicchiato sulla mia poltrona, potevo sentire i secondi scorrere uno alla volta come infiniti granelli di sabbia dentro a una gigantesca clessidra; avevo esaurito le domande e non mi rimaneva niente se non un inesorabile senso di vuoto che mi stava anestetizzando. La mia vita era stata srotolata come una pergamena, la mia esistenza ridotta a una passeggiata su un piatto marciapiede illuminato a giorno che potevo soltanto percorrere con insofferenza, sapendo già dove avrei incontrato degli ostacoli, dove alcune piccole ma inestimabili gioie, e dove si sarebbe bruscamente inter-rotto come una cattedrale mai terminata nel deserto. Che senso potevano avere quegli ostacoli senza il dolore per una tragedia improvvisa, quelle piccole gioie senza il dolce gusto della novità? Il mio sogno si era realizzato, è vero, ma al caro prezzo di una vita squallida e insignificante. Non potevo accettarlo, non potevo arrendermi al grigiore che mi attendeva. Ripresi in mano l’oracolo, sicuro che stavolta avrei vinto, e mi diressi rapido verso il balcone tenendolo saldamente in mano, aperto esattamente a metà. Potevo ancora sfuggire all’esistenza miserabile che mi aspettava oltre le quattro mura del mio appartamento. Tra lo stupore dei miei vicini, salii su una sedia e guardai con aria trionfante i sette piani che mi separavano dalla vittoria sul destino. “Cos’hai da dire adesso?” - urlai con tutto il fiato che avevo in corpo - “Pensavi di sapere tutto, eh? E ora? Se davvero avevi ragione, se tutto quello che mi hai detto è vero, come lo spieghi questo?”. Non smisi di fissare l’oracolo nemmeno per un secondo. Ma l’oracolo non mi rispose. Le pagine di quel maledetto libro erano vuote, bianche co-me la neve, come la prima vol-ta che lo avevo preso in mano.

Marcello Moi

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