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Vita dei campi : "Jeli il pastore" (dopo "Fantasticheria" è con "Rosso Malpelo" la novella con cui si apre la raccolta) - Jeli è, nel suo Eden, in contatto con la natura una divinità ubiqua ed eterna, che affascina tutti, compreso Alfonso, che ne diventa amico e complice. Il suo modo di ragionare procede spontaneamente per analogia, perché si sente un tutt'uno con gli animali ai quali vive accanto. - Quando, licenziato, deve cercare lavoro in paese, perde la libertà: da figlio diventa padre ed entra nell'età adulta, ma cerca comunque di mantenere il ricordo della sua precedente condizione. Mara, invece, dimentica il loro amore: quando poi si sposano, per Jeli lei è ancora la ragazza pura che ha conosciuto. Il fatto che si sia concessa ad Alfonso la rende indegna: può ancora salvarsi non uscendo dal mondo dei ricordi e rifiutando l'invito a ballare rivoltole da Alfonso. Ma lei risponde, costringendo Jeli a uccidere Alfonso e a smettere di parlare. L'afasia è la regressione all'infanzia, il segnale della scelta di difendere il proprio Eden. "Rosso Malpelo" - Rosso, considerato malvagio per il colore dei capelli e dall'aspetto bestiale, è emarginato dalla famiglia (che lo aspetta il sabato solo per riscutore i soldi) e dall'ambiente di lavoro. Anche il padre, con cui vive in simbiosi, è per così dire una bestia, ma buona, che non reagisce. - Morto il padre, come Amleto, Rosso esce dalla normalità: diventa un pensatore, alla ricerca della comunicazione col mondo ctonio, oltre la soglia rappresentata dalla frana che ha sepolto il genitore. La cava diviene simbolo della psiche umana. - Le sue riflessioni e la sua presa di coscienza sono trasferite all'amico Ranocchio, al quale spiega che la natura obbedisce alla legge del più forte e, poi, dopo il ritrovamento della carcassa del Grigio, che la morte è la fine del dolore. Nella sua filosofia di vita, c'è l'orgoglio del personaggio tragico che cede alla catastrofe, perché rassegnato a subire il proprio destino. - La sciara è un simbolo della vita, come dimostra la storia del minatore che vi si addentra da giovane e ne esce da vecchio, e della incomunicabilità tra gli uomini, come svela la leggenda di quello che vi s'è perso e che nessuno ha mai più sentito. - La morte di Ranocchio coincide con la perdita, da parte di Rosso, della funzione paterna e con la dissoluzione della famiglia. "Cavalleria rusticana" - Turiddu è un estraneo nel paese, per via della sua uniforme e dei suoi atteggiamenti spavaldi, per i quali è mitizzato dai ragazzi. Anche la sua filosofia è estranea a quella degli altri personaggi, perché si illude di realizzare un rapporto d'amore secondo la logica dei sentimenti e non quella economica. - Diventa così un martire, un Salvatore alla rovescia, il quale muore il giorno di Pasqua, baciato da Alfio-Giuda e ucciso a tradimento dopo l'incontro a tavola (l'Ultima Cena) da tre coltellate (allusione alla Trinità). Novelle rusticane: "La roba"

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Vita dei campi: "Jeli il pastore" (dopo "Fantasticheria" è con "Rosso Malpelo" la novella con cui si apre la raccolta)- Jeli è, nel suo Eden, in contatto con la natura una divinità ubiqua ed eterna, che affascina tutti, compreso Alfonso, che ne diventa amico e complice. Il suo modo di ragionare procede spontaneamente per analogia, perché si sente un tutt'uno con gli animali ai quali vive accanto. - Quando, licenziato, deve cercare lavoro in paese, perde la libertà: da figlio diventa padre ed entra nell'età adulta, ma cerca comunque di mantenere il ricordo della sua precedente condizione. Mara, invece, dimentica il loro amore: quando poi si sposano, per Jeli lei è ancora la ragazza pura che ha conosciuto. Il fatto che si sia concessa ad Alfonso la rende indegna: può ancora salvarsi non uscendo dal mondo dei ricordi e rifiutando l'invito a ballare rivoltole da Alfonso. Ma lei risponde, costringendo Jeli a uccidere Alfonso e a smettere di parlare. L'afasia è la regressione all'infanzia, il segnale della scelta di difendere il proprio Eden.

"Rosso Malpelo"- Rosso, considerato malvagio per il colore dei capelli e dall'aspetto bestiale, è emarginato dalla famiglia (che lo aspetta il sabato solo per riscutore i soldi) e dall'ambiente di lavoro. Anche il padre, con cui vive in simbiosi, è per così dire una bestia, ma buona, che non reagisce. - Morto il padre, come Amleto, Rosso esce dalla normalità: diventa un pensatore, alla ricerca della comunicazione col mondo ctonio, oltre la soglia rappresentata dalla frana che ha sepolto il genitore. La cava diviene simbolo della psiche umana. - Le sue riflessioni e la sua presa di coscienza sono trasferite all'amico Ranocchio, al quale spiega che la natura obbedisce alla legge del più forte e, poi, dopo il ritrovamento della carcassa del Grigio, che la morte è la fine del dolore. Nella sua filosofia di vita, c'è l'orgoglio del personaggio tragico che cede alla catastrofe, perché rassegnato a subire il proprio destino. - La sciara è un simbolo della vita, come dimostra la storia del minatore che vi si addentra da giovane e ne esce da vecchio, e della incomunicabilità tra gli uomini, come svela la leggenda di quello che vi s'è perso e che nessuno ha mai più sentito. - La morte di Ranocchio coincide con la perdita, da parte di Rosso, della funzione paterna e con la dissoluzione della famiglia.

"Cavalleria rusticana"- Turiddu è un estraneo nel paese, per via della sua uniforme e dei suoi atteggiamenti spavaldi, per i quali è mitizzato dai ragazzi. Anche la sua filosofia è estranea a quella degli altri personaggi, perché si illude di realizzare un rapporto d'amore secondo la logica dei sentimenti e non quella economica.- Diventa così un martire, un Salvatore alla rovescia, il quale muore il giorno di Pasqua, baciato da Alfio-Giuda e ucciso a tradimento dopo l'incontro a tavola (l'Ultima Cena) da tre coltellate (allusione alla Trinità).

Novelle rusticane: "La roba"- Mazzarò è un personaggio favolistico (il povero che ha costruito dal niente una enorme fortuna), epico (tanto ricco da identificarsi con la campagna) e perfino religioso, perché può essere considerato un sacerdote della roba, parsimonioso e immune dai vizi. - Alla fine, costretto dalle circostanze, non riflette sulla vita, ma sulla roba che dovrà lasciare morendo.

"Libertà"- Tema è l'illusione dei contadini che gli ideali del Risorgimento possano identificarsi con la libertà dai padroni. - La folla è come una marea che tutto sommerge e nella quale si scatenano istinti primordiali. - Dopo l'intervento delle truppe di Bixio, il paese torna all'ordine: chi rimane vivo fa la pace, perché la legge della natura è che la sopravvivenza è garantita dalla cooperazione (apologo di Menenio Agrippa).

I Malavoglia- il romanzo racconta una storia che si svolge tra 1865 e 1878. I luoghi dove si svolge l'azione sono interni al paese: la strada, la bottega di Vanni Pizzuto, la farmacia, l'osteria, il sagrato. - l'italiano usato presenta una patina dialettale, soprattutto a livello sintattico: 1. periodi brevi, 2. uso del che, 3. unione del discorso diretto e del discorso indiretto libero (non è introdotto da verba dicendi, è in terza persona, riproduce il parlato), che riflette, ambiguamente, i pensieri dei personaggi e del narratore.- antitesi tra paese e i M.: i paesani si comportano secondo la logica economica, i M. secondo i valori dell'onore e del lavoro => contraddizione tra la società tradizionale e quella nuova che è in formazione. - antitesi, tra i M., tra chi è integrato nella religione della famiglia (Padron 'Ntoni, Mena, Alessi) e chi è insofferente dei limiti familiari ('Ntoni, Lia) => contraddizione tra dovere e desiderioCap. I

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- i personaggi sono descritti tramite le loro parole e comportamenti (descrizione interna). - nomi antifrastici: M. indica la dedizione al lavoro, ma anche il cattivo desiderio di miglioramento. Anche il nome della barca, Provvidenza, è antifrastico. - Padron 'Ntoni è depositario di una saggezza antica, ormai inutile nel nuovo mondo, fatta di proverbi in cui crede ciecamente. V. raccoglie centinaia di proverbi (un esempio della poetica della distanza). - la famiglia è in lotta con la natura (la cattiva annata) e la storia (la partenza di 'Ntoni per il servizio militare). Cap. II- l'azione si svolge sul mare, ma è solo raccontata, filtrata dalle ansie dei M. La natura è un organismo vivente: il mare si può definire come un personaggio. - V. costruisce un romanzo-tragedia in cui agiscono gli eroi protagonisti (i M.) e un coro (il paese), che spesso non si limita a commentare. Cap. IV- i funerali di Bastianazzo sono celebrati solo formalmente dal paese, che dimostra la propria superficialità. In particolare zio Crocifisso (che in realtà crocifigge gli altri ed è detto Campana di legno, perché è sordo ad ogni preghiera) è un uomo-roba che pensa e agisce solo in un'ottica economicistica. Cap. IX- l'abbandono della casa è una vergogna: la casa è profanata, il suo rifacimento distrugge un mondo fatto di ricordi, affetti, esperienze. Cap. XV- Alfio e 'Ntoni tornano a casa, ma entrambi, anche se hanno fatto scelte diverse (di integrazione e di esclusione), verificano la vanità delle loro speranze: sono destinati alla sconfitta e possono, al limite, solo ricordare. - 'Ntoni è il ribelle, che sperimenta l'esperienza del diverso fino alla autodistruzione. Rappresenta il tempo lineare che si oppone a quello ciclico del paese.

Mastro Don Gesualdo.Il romanzo è ambientato tra 1820 e 1848. Le due parti sono costituite dai primi 12 cc., incentrati sull'ascesa di G. Motta (un anno) e dagli ultimi nove che narrano il suo declino (40 anni). Il protagonista filtra il racconto, focalizzato su un narratore esterno. G. è schiavo di una logica economica, che lo rende un vinto sotto il profilo sentimentale: l'ansia di realizzarsi oltre i limiti della propria classe sociale gli fa perdere di vista l'importanza della propria umanità. Il paesaggio stesso, quando è secco e brullo, riflette l'aridità dell'uomo condannato, se accetta la legge della roba. I I- la scena è grottesca: la gente morbosamente curiosa, tutto frenetico, solo G. e Bianca hanno spessore umano, nonostante la rabbia e l'isteria che li colgono. - i Trao, rappresentanti di una antica nobiltà feudale, diversa da quella cittadina del duca di Leyra e da quella recente dei Rubiera, appaiono, da subito, completamente isolati, perchè incuranti di ogni ragione economica.