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SUSANNA PARIGI ANDREA PEDRINELLI

IL SALTIMBANCO E LA LUNALe canzoni, il giornalismo, Enzo Jannacci

CONCERTO TEATRALE

Una produzione ECCENTRICI DADARO’Da un’idea di ANDREA PEDRINELLI

Canzoni tratte dai repertori di ENZO JANNACCI e SUSANNA PARIGI,arrangiate ed eseguite dal vivo da SUSANNA PARIGI

Testi ANDREA PEDRINELLI - Consulenza artistica DARIO ZIGIOTTORegia ROSSELLA RAPISARDA

Allestimento scenico e regia luci FABRIZIO VISCONTI - Costumi MIRELLA SALVISCHIANI - Foto di scena ANGELO REDAELLI - Grafica e locandine GIUSEPPE SPADA - Disegno GIANNI RONCO

Contatti Associazione Eccentrici Dadarò (Tel. +39 02 9659196) – [email protected]

Il progetto “Il Saltimbanco e la Luna” è nato nel 2011 dalla voglia di Andrea Pedrinelli di approfondire l’arte di Enzo Jannacci. Si è sviluppato adagio adagio, dopo aver informato l’artista ed avendone ricevuto un cenno di gratificazione, proprio per rispetto. E per calibrare bene come proporre in scena sia l’arte di Jannacci, usando prospettive non scontate né commerciali, che le sue parole, riferimenti morali capaci di riportare protagonisti e pubblico in un alveo di valori sempre più, oggi, sviliti. E però necessari, nella vita dell’uomo, come lo sono stati nella vita del Saltimbanco (definizione che Jannacci diede di sé già negli anni Settanta). E come hanno dimostrato le varie prove aperte tenutesi in più città dal 2012, l’arte di Jannacci è tuttora coinvolgente e profonda, e risulta efficace quanto decisivo provare tramite essa a riflettere su noi, uomini e donne di oggi. Dal 29 marzo 2013 “Il Saltimbanco e la Luna” è diventato, doverosamente, anche un omaggio a Jannacci: ma non ha cambiato né contenuti, né linguaggio (molto divertente) né spirito. In fondo abbiamo scelto di parlare dell’uomo del Duemila usando l’arte di Jannacci proprio perché la consideriamo classica, universale. E i classici, si sa, aiutano sempre; ma, soprattutto, non muoiono mai: semmai sta a noi tenerli vivi. Anche da un palcoscenico, con pudore.

In scaletta monologhi originali di Andrea Pedrinelli sul giornalismo e il mondo dello spettacolo, innervati da parole raccolte dal giornalista nei suoi incontri con Enzo Jannacci; Susanna Parigi esegue dal vivo brani propri e le canzoni che rappresentano il centro poetico del repertorio jannacciano (fra esse “Come gli aeroplani”, “Vincenzina e la fabbrica”, “El portava i scarp del tennis”, “Io e te”, “La fotografia”).

(Dal libretto dell’opera – Note sul testo)Primo protagonista: un Saltimbanco. Che, a dispetto di come viene considerato dalle antologie, ha saputo raccontare la vita, davvero e tutta: il comico e il tragico, le realtà più dure e le vicende più surreali. E che, già che c’era, quello che ha raccontato lo ha vissuto: non dentro una casa di vetro, ma sulla strada. Da medico: da Dottore. Secondo (co)protagonista: un giornalista musicale che cerca di capire se oggi abbia ancora senso la sua voglia di raccontare storie che pochi conoscono, e guardando le distorsioni del proprio mestiere dietro (e davanti) le quinte arriva a domandarsi se abbiano ancora senso – in fondo – le canzoni stesse, di cui scrive e parla da vent’anni. Terza (co)protagonista, un’artista. Che percorrendo inconsuete strade musicali e di scrittura inevitabilmente si è scontrata coi meccanismi della musica del Duemila. Sino a chiedersi, anche lei, in che modo far canzoni possa ancora aver a che fare con l’essere e non con l’apparire, col donarsi e non col cercare applausi. “Il Saltimbanco e la Luna” è l’incontro, al crocevia delle emozioni, sotto la Luna della vita, fra il Saltimbanco-Dottore, il giornalista e l’artista. Il Saltimbanco e quello che ha cantato, ma anche il Dottore e quello che ha detto. Il giornalista e le sue domande, che fra le canzoni e gli appunti dei suoi incontri col Dottore trovano risposte. E l’artista che, osando mescolare il proprio essere autrice con un nuovo, coraggioso essere interprete (del Saltimbanco), ridà voce a emozioni da tenere strette e grazie al cielo conferma che sì, basare le canzoni sulle parole della vita è ancora tanta roba. Il viaggio di questo “concerto

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teatrale” è questo. Fuori dagli schemi, dirà qualcuno. Con riflessioni che di solito non si dicono, troveranno altri. E del resto il Saltimbanco-Dottore, si sa, è sempre stato definito un po’ matto: ma anche il giornalista e l’artista non scherzano mica, statene certi. Perché di questi tempi, che sviliscono tutto, forse essere un po’ matti e mettersi in gioco è l’unica via per ridare senso a quanto facciamo. Tanto, nel viaggio, giornalista e artista sono confortati e non sono senza bussola: il Saltimbanco è conforto e bussola insieme. Quindi, se avete voglia di partire con loro, crediamo proprio che non ve ne pentirete.

Andrea Pedrinelli

(Dal libretto dell’opera – Note di regia)Siamo partiti dal “caos”. Da un bisogno di raccontare che non riusciva a trovare argini. Appunti, spartiti, interviste e ritagli di giornale che riempivano tavoli e divani e poi pensieri, immagini e parole, tantissime parole che, comunque, sembravano non bastare mai. Siamo arrivati a togliere tutto: un palco vuoto, una cantante e il suo pianoforte, un giornalista e il suo taccuino rosso. E una giacca rossa, sul fondo. Non sono una regista, sono un’attrice. So cosa significhi dover rinunciare a un pezzo musicale studiato per ore o a un testo scritto per settimane. A ricominciare sempre da capo. Ma tutto ciò era necessario, per cercare davvero una risposta. La risposta alla “domanda motore” di tutto il nostro lavoro: “Ma vale tanto una canzone?”. Che significa anche “Ma cosa vuol dire ESSERE artisti?”. E cercandola, questa risposta, attraverso l’incontro con Enzo Jannacci, le sue canzoni, i lati “B” dei suoi dischi e dei suoi pensieri, il confronto sincero con la sua opera, tutto diventava conseguenza. Andrea e Susanna sono stati meravigliosi, nell’affidarsi, nell’interrogarsi, nell’essere disponibili a cambiare tutto, a trovare nuove strade, a trasformare in continuazione la composizione della scena… E anche a uscire dai loro ruoli abituali di cantante e scrittore, per ritrovarsi anche attori, pronti a giocare con il teatro. Un lavoro in sottrazione, dunque, a cercare. Si ride, ci si emoziona, ci si arrabbia. Tutto è vita, tutto è teatro. Uno scavare, uno spogliare, un inseguire il profumo che un vero artista lascia sulla sua strada. Un lavoro che, inseguendo questo “uomo a metà” di cui siamo innamorati, diviso tra ospedale e palcoscenico, ci ha portato a riflettere proprio sul senso del mestiere dell’artista, un lavoro troppo spesso confuso con il semplice apparire. E allora vengono in mente le ultime parole di Nina, nel “Gabbiano” di Cechov, parole che ogni volta fanno venire le lacrime agli occhi… “Nel nostro lavoro, non importa se scriviamo o se recitiamo, quello che conta non è la gloria, non è il lustro, ma la capacità di soffrire… Sappi portare la tua croce e abbi fede. Io ho fede e quando penso alla mia vocazione, non ho paura della vita”.

Rossella Rapisarda

SUSANNA PARIGINata a Firenze, Susanna Parigi è diplomata in pianoforte ed ha studiato canto lirico, canto jazz, teatro, elettronica musicale. Insegna canto moderno privatamente e al Conservatorio Bonporti di Trento. Cantautrice capace anche di arrangiare le proprie composizioni, dal 1996 si distingue in Italia come chansonnier raffinata, attenta ai temi sociali e caratterizzata dalla coraggiosa prospettiva femminile di una scrittura colta ma di impatto, chiamata anche “pop letterario”. Nei suoi cinque album ha collaborato con personaggi prestigiosi quali Vince Tempera, Kaballà, Piero Milesi, Umberto Galimberti, Tony Levin, Pat Metheny, Lella Costa, Pasquale Panella, Ottavia Piccolo; e dal vivo ha spesso proposto la sua musica tramite spettacoli innovativi, con le foto di Salgado o recitando Calvino, Garcia Lorca, Montale, Brecht. Inoltre Susanna Parigi ha composto musiche per il teatro e la televisione, è stata direttrice artistica ai cori di vari programmi tv, ha aperto i concerti italiani di Noa e Bruce Cockburn, ha dato voce a una delle favole del pluripremiato libro “Storie dei cinque elementi” di Elena Torre e Anna Marani: assieme a colleghi quali Fiorello, Elisa, Aldo Giovanni e Giacomo. Dando seguito a canzoni sempre attente al sociale, Susanna Parigi si è inoltre distinta per attività solidali, collaborando con Medici senza frontiere, Angsa Lombardia, Amnesty, Cuamm Medici con l’Africa e WWF Italia. Nel corso della sua carriera Susanna ha ricevuto molti riconoscimenti: fra essi la vittoria come cantautrice ne “La fabbrica dei sogni” di RaiTre, il primo premio del Festival della canzone d’autore 2000, il premio dedicato a Giorgio Lo Cascio del 2010 e il Premio Slow Music 2012 attribuitole con la motivazione dell’aver “saputo fin dagli esordi coniugare arte e responsabilità sociale, fuggendo lo spettro della retorica e percorrendo un sentiero improntato alla più pura onestà intellettuale”.

ANDREA PEDRINELLINato a Milano nel 1970, è giornalista e saggista nei campi del teatro e della musica, e sul piccolo schermo ha ideato format culturali inediti. Collabora con il quotidiano “Avvenire”, e dal 2003 porta Giorgio Gaber nelle scuole (medie inferiori e superiori) con il primo progetto italiano di incontro-spettacolo, un progetto pensato per divulgare il Signor G a chi non ha avuto l’opportunità di conoscerne l’arte dal vivo. A Gaber ha dedicato anche una biografia critica autorizzata (“Non fa male credere-La fede laica di Giorgio Gaber”) e dell’artista milanese ha curato l’opera omnia video, edita in quattro cofanetti (composti di doppio Dvd più libro saggistico) e più volte ristampata. A livello editoriale

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ha dato alle stampe anche un volume di analisi del linguaggio cantautorale di Claudio Baglioni (“Quel gancio in mezzo al cielo”), il libro-intervista ufficiale del quarantennale di carriera del cantautore Ron (“Ron si racconta”) e la più approfondita ricerca mai fatta in Italia sulle molteplici tradizioni del Natale in musica (“La musica del Natale”). Con i Pooh ha infine realizzato “Pooh Legend”, cofanetto di quattro Dvd e altrettanti libri di approfondimento che si segnala come la prima opera critica dedicata, in quasi cinquant’anni di storia, al più importante gruppo pop-rock italiano.

Un ampio programma di sala a colori sarà a disposizione durante le repliche; è in lavorazione per l’autunno anche il libro-Cd dell’opera.

ESIGENZE TECNICHE:

Spazio minimo richiesto larghezza 6 metri, profondità 4 metriCarico elettrico minimo 6 KWLa compagnia è autonoma dal punto di vista di impianto luci e audio, e delle strumentazioni tecniche e musicaliMontaggio: 2 oreSmontaggio: 1 ora

Durata spettacolo: 1.20’ atto unico (divisibile in due atti a seconda delle esigenze del teatro) più eventuali bis comprendenti ulteriori monologhi e altre canzoni di Enzo Jannacci e di Susanna Parigi