Emozioni da Saltimbanco

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Antologia poetica del Forum dei giovani spoletini

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Quaderni del volontariato

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Centro Culturale “Città Nuova”

Forum dei Giovani Spoletini "Una Finestra sul Futuro"

Emozioni da Saltimbanco

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CesvolCentro Servizi Volontariatodella Provincia di Perugia

Via Sandro Penna 104/106Sant’Andrea delle Fratte06132 Perugiatel.075/5271976fax.075/[email protected]@pgcesvol.net

Pubblicazione a cura di

Con il patrocinio

della Regione Umbria

Con il patrocinio del

Comune di Spoleto

Con il Patrocinio della

Provincia di Perugia

Copertina di Esmeralda (Cristina Marchionni)

Progetto grafico e videoimpaginazione

Chiara Gagliano

© 2008 CESVOL2008 FUTURA soc.coop.

ISBN 88-95132-38-6

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I quaderni del volontariato, un viaggio attraverso un libro nel mondo del sociale

Il CESVOL, centro servizi volontariato per la Provincia diPerugia, nell’ambito delle proprie attività istituzionali, ha definitoun piano specifico nell’area della pubblicistica del volontariato.

L’obiettivo è quello di fornire proposte ed idee coerenti rispettoai temi di interesse e di competenza del settore, di valorizzare ilpatrimonio di esperienze e di contenuti già esistenti nell’ambitodel volontariato organizzato ed inoltre di favorire e promuoverela circolazione e diffusione di argomenti e questioni che possonoritenersi coerenti rispetto a quelli presenti al centro della rifles-sione regionale o nazionale sulle tematiche sociali.

La collana I quaderni del volontariato presenta una serie di pro-duzioni pubblicistiche selezionate attraverso un invito periodicorivolto alle associazioni, al fine di realizzare con il tempo unavera e propria collana editoriale dedicata alle tematiche sociali,ma anche ai contenuti ed alle azioni portate avanti dall’associa-zionismo provinciale.

I Quaderni del volontariato, inoltre, rappresentano un utile sup-porto per chiunque volesse approfondire i temi inerenti il socialeper motivi di studio ed approfondimento.

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Introduzione

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EMOZIONI DA SALTIMBANCO1

Oh! Questa vita sterile, di sogno!

Meglio la vita ruvida concreta

del buon mercante inteso alla moneta,

meglio andare sferzati dal bisogno,

ma vivere di vita! Io mi vergogno,

sì, mi vergogno d'essere un poeta!2

La presente antologia poetica, dal titolo Emozioni da saltimban-

co, nasce dalla necessaria esigenza di far conoscere la voce poe-tica del mondo giovanile, o meglio, di far conoscere ai lettori lavoce dei giovani poeti.La condizione esistenziale e materiale di un poeta oggi, nellasocietà post-moderna, sembra uguale e, per certuni aspetti, diver-sa da quella dei poeti del primo novecento, dei “poeti novissimi”,dei “poeti innamorati” ed, infine, dei “poeti-poeti”. La diversità èdata dalle contingenze storico-temporali che differenziano lacostituzione di tali linee poetiche, l’egualità è invece prodotta dauna medesima e molteplice istanza: lo smarrimento del poeta e lacrisi del linguaggio poetico. La poesia contemporanea vive un’ epoca di crisi, all’interno diuna sfera società-mondo che versa in uno stato di forte decaden-za, poiché colpita da una devastante deriva culturale e morale.

1 L’espressione “Emozioni da saltimbanco” nasce da un verso della poesia “Il fogliodelle poesie” inserita all’interno della presente antologia, cfr. p. 22 crf. anche, S. Fagioli,Un poeta: l’ombra della sua città, Alberti Editore, Arezzo 2003, p. 19; ID, in AA.VV.,Dossier poesia 2004, Book Editore, Bologna 2004, p. 150.2 G. Gozzano, La Signorina Felicità ovvero La Felicità, in Poeti italiani del Novecento,a cura di P. V. Mengaldo, Mondadori, Milano 200519, P. 114.

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Introduzione

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Nella società post-moderna, la figura del poeta non viene ricono-sciuta come tale e, molto spesso, il poeta è considerato un artistadi second'ordine che scrive per un ristretto numero di appassio-nati lettori di poesia.I versi di Gozzano citati in exergo alla presente introduzione, cheesprimono la vergogna del poeta di vivere una vita fatta di illu-sioni e di fantasticherie, e non una vita concreta, volta all'agirepratico ed al guadagno, non sorprendono affatto, anzi, esprimonouna condizione quanto mai vera ed attuale e pongono in essere unimportante quesito esistenziale. Quale è il valore e il ruolo delpoeta nella società contemporanea? È ancora possibile essere un“poeta”3?.Sì, è ancora possibile parlare della poesia e di colui che scrive inversi, del poeta. Crediamo fortemente che un poeta, un intellet-tuale, o comunque, un artista, sia una risorsa utile per la società eper la comunità nella quale vive. Il poeta non è solamente coluiche scrive in versi, ma è colui che scrive per trasmettere le pro-prie intime emozioni affinché il lettore in esse possa immedesi-marsi; egli scrive non solo per il semplice bisogno di poetare, maper meravigliare il lettore nella consapevolezza, sia di esprimerela bellezza dell'anima, sia di produrre la conoscenza dell’essere.La poesia, come del resto la filosofia, sono le cure dell'anima.

3Naturalmente, con l’espressione “poeta” intendiamo l’immagine del “poeta di profes-

sione”, ovvero, di un poeta che abbia un ruolo ed una funzione all’interno della società.

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Introduzione

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Nella fattispecie, appare di vitale importanza dar voce ai giovanipoeti, alla loro visione del mondo che raffigura l’effettivo status

quaestionis della realtà nella quale viviamo.I loro versi, la loro voce giovane ma disincantata, sciolta da qual-siasi sovrastruttura sociale e/o culturale è il modo migliore perconoscersi e per riflettere sulle contemporanee relazioni umane.Noi, “poeti disincantati”, consapevoli delle sorti del mondo e delnostro destino, delle nostre ragioni del cuore e della ragione, nondimentichiamo, però,«[...] che per esser detto: poeta, conviene /viver ben altra vita!»4. Noi non siamo poeti di professione, nonsiamo professionisti della parola, non viviamo dell'onesto lavorodel poeta: anche se vorremo vivere del semplice pane della poe-sia, un simile privilegio non ci è concesso.Proprio per questa considerazione, possiamo ben dire di essere e,parimenti, di non essere, poeti: «Chi sono? / Sono forse un poeta?/ No certo. / Non scrive che una parola, ben strana, / la penna del-l’anima mia: / follìa»5.Tuttavia, crediamo di non poter essere definiti “non poeti”, per-chè tale definizione snaturerebbe la natura dei versi che ognigiorno facciamo vivere all'interno di bianchi fogli di emozioni.Naturalmente i caratteri essenziali che contraddistinguono la gio-vane poesia italiana sono ben diversi da quelli che si sono rincor-si lungo la storia della poesia novecentesca. Ad esempio, nellapresente antologia non riscontriamo un carattere unitario cheaccomuni diverse modalità espressive: ogni autore non possiedeancora una propria voce ed un soggettivo timbro stilistico che locontraddistingue, ma utilizza ugualmente una metodologia pro-pria che cerca di esprimere al meglio tutto ciò che egli sente6 .

4 S. Corazzini, Desolazione del povero poeta sentimentale, in Poeti italiani del Novecento,cit., p. 385 A. Palazzeschi, Chi sono?, in Poeti italiani del Novecento, cit., p. 526 Per una ricognizione sulla nuovissima poesia italiana, cfr. Nuovissima poesia italia-

na, a cura di M. Cucchi e A. Riccardi, Mondadori, Milano 20041

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Introduzione

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I temi che frequentemente ricorrono all’interno del volume nonsono volti ad una analisi generale dell'essere e della vita, ma cia-scun autore analizza i propri vissuti, il proprio cosmo personale ele singolari esperienze di vita. Troviamo affrontate le problema-tiche, spesso controverse, dell'esserci, dell’amore e del sentimen-to; ogni lirica assume, così, una cifra personale, emozionale, sen-timentale, intima. Sotto tale rispetto, i protagonisti diventano imedesimi autori che narrano di oggetti di vita quotidiana, diriflessioni interiori, di immaginazioni, di situazioni visionarie, didifficoltà relazionali.I poeti raccolti nella presente antologia hanno certamente speri-mentato quel “male di vivere”7 che sovente è la scaturigine del-l'ispirazione poetica, tuttavia, la poesia sembra essere un efficacemedicamento della malattia dell’anima e una via preferenzialed'indagine esistenziale.

La poesia è un’ emozione, o meglio, ogni poesia nasce da un’emo-zione. Le nostre, sebbene “da saltimbanco”, sono e resteranno,comunque, “emozioni”.

Simone Fagioli

7 Cfr. E. Montale, Spesso il male di vivere ho incontrato, in Tutte le poesie, a cura diG. Zampa, Mondadori, Milano 200417 p. 35.

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GIOVANI POETI UMBRI

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Chiara De Santis

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CHIARA DE SANTIS

Chiara De Santis è nata nel 1982 a Perugiadove ha completato gli studi, laureandosicon lode nel 2004 in Filosofia. Ha conseguito la Laurea Magistrale in“Filosofia teoretica, morale, politica edestetica” con la votazione 110/110 conlode. È dal 2008 Dottore di Ricerca in Filosofiapresso l’Università degli Studi di Verona,dove si occupa del pensiero di B.Lonergan. Collabora con diverse importanti rivistefilosofiche. Alle attività didattiche svoltepresso le Università degli Studi di Perugia

e di Verona, unisce l’impegno formativo, collaborando con l’équi-pe di formazione in campo sociale legata all’Associazione “Mi fidodi te”. Esordisce nella presente antologia poetica con i suoi versi giovani-li, composti nel periodo compreso tra gli anni 1996-2000.

foto di Giovanni Guadagnoli

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Chiara De Santis

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GABBIANO

Volare nel sole, librarsi sul mare,specchiarmi nel cielo.Gabbiano che si libra nell’aria,che vuole volare più in alto,disposto a morire pur di vivere.Libera finalmente,anche se sola, anche se ormai forse per sempre, disperatamente sola.

NOTTE DI NATALE

È la vigilia di Natale,la città è illuminata da mille luci

e risuona delle risate delle persone.Un uomo cammina solo nella neve,vicino a lui la gente ride ed è felice,

gli passa accanto ma non lo vede.Dalle finestre delle case

vede i bambini che scherzano contentisotto gli occhi raggianti dei genitori;

tanti pacchetti sotto l’alberoe un bel presepe nell’angolo.

Tutti ridono e sono felicimentre fuori un uomo,

alla vigilia di Natale,passeggia da solo nella neve.

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Chiara De Santis

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DISATTENZIONE - ATTENZIONE

Una ragazza sbattuta contro un murosotto gli occhi di persone che passano oltre;amici che decidono di morire sotto i nostri occhi che preferiscono chiudersi;occhi di madri che hanno visto morire i figliche si volgono verso i nostri...troppo occupati a restare fissi al suolo.Una voce grida:“Attenzione!”.Ma nessun orecchio la sente esu nessuna bocca rimbalza il suo grido.Nessun occhio cerca di vedere da dove giunga,nessuna mano apre quella porta per liberarla.E la vita scompare,pian piano, lentamente se ne vamentre del suo gridonon resta che un sussurroe di noi nient’altroche spettatori impotenti.Persone sedute in un cinemache non si preoccupano di vedere, di saperechi seduto al loro fianco.Occhi fissi allo schermo,per captare suoni e dialoghie fuori dal cinemaun’ombra lentamente si avviaverso l’orizzonte e si fonda con esso.Il film è finito,e con lui la vita.

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Chiara De Santis

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INCONTRO

Lo vidi lì, seduto che contemplavale nuvole con uno sguardo incantato,stupito; quando di alzò lo seguiisenza neanche capirne perché,forse volevo solo capire, sapere cosa guardasse,cosa riuscisse a vedere...Lo seguii con lo sguardo mentre lenostre due strade si separavanoe lo vidi allontanarsi da me......Forse per sempre!Chi fosse non ho mai saputo.

ONDE

Seduta davanti allafinestra guardò per un’ultima

volta il suo mare, nelle cuiacque tante volte si era

specchiata e riconosciuta.Il mare la salutò rombandoe correndo verso gli scogli

cercando di riafferrarlaquasi scongiurandola di

non partire!

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Simone Fagioli

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SIMONE FAGIOLI

Nato a Spoleto (PG) il 08-05-1983. Laureato in “Filosofia”presso l’Università degli Studi diPerugia con la votazione di110/110 con lode, con una tesidal titolo “La struttura dell’argo-mentazione nella ‘Retorica’ diAristotele”, sotto la guida del Prof.A. Pieretti. Socio Corrispondentedell’Accademia Internazionaled’Arte Moderna (A.I.A.M.). Laureando in “Etica delle Relazioniumane” (Laurea Magistrale) pressol’Università degli Studi di Perugia.Ha svolto l’attività di tutorato perl’Insegnamento di Epistemologiaper l’A.A. 2007/2008 pressol’Università degli Studi di Perugia.

Collabora in esclusiva con i portali http://www.spoletoclick.it ehttp://www.umbriaclick.it. Ha ricevuto importanti premi letterarinazionali ed internazionali.Ha recentemente pubblicato la raccolta di poesie Un poeta: l’om-

bra della sua città, Casa Editrice Alberti & C. Editori (Arezzo,2003). Il volume ha vinto il II Premio Trofeo Internazionale“Medusa Aurea XXVIII Edizione” dell’Accademia Internazionaled’Arte Moderna (Roma, 2005).Sue poesie figurano in prestigiose antologie e volumi collettivi.Del suo lavoro si sono occupati vari critici, tra cui Maurizio Cucchi,Sergio Mazzetelli, Maurizio Terzetti, Roberto Rizzoli, MarcelloTucci, Carmen Moscariello, Anna Maria Cioffi, Elio Picardi,Giuseppe Martella.

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Simone Fagioli

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CHIARA, TÒ TÌ ESTI…

A Chiara

Sensazioni instabili nel tempoprendono forma sullo spazio della ragione, intuizioni intuite, poi immaginateconvergono nei disegni stabili del tempo.

È chiaro il progetto, indecidibile il fine;impronunciabili le parole, non-scritti i versi,ambigui i segni, le coincidenze e le epifaniesi susseguono in meraviglie infinite.

È come un quadro dipinto e non pensato,come un fiore mai nato e già fiorito,come un giorno di sole senza sole,come un filo nel cielo senza aquilone.

Ora dimmi, Chiara,perché tutto questo esseresenza un perché,perché tutto questo esserciche respiro, vivo e sento in te...Che cos’è?

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Simone Fagioli

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VENERE DI RIMMEL

A Chiara

Mostruosa è la solitudine su questo trenogià troppe volte verso casa,sotto un buio cielo non verosi nasconde una luna dolcemente rosa.

Forse è solo arrossita, emozionataperché ha visto l’amore vero per me,ho scoperto Chiara in una fredda giornata,divino lampo d’amore nella mia vita.

E cade una lacrima d’amore per tesu questa ingiallita pagina di Aristotele,coi pensieri mi perdo nei tuoi occhi,nei tuoi capelli mi confondo, siamo solo noi.

Venere di Rimmel, venere silenziosa e tremante, venere,dolce visione di vivere, veneredi sogni e di emozioni eteree, Venere di Rimmel.

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Simone Fagioli

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SERATA JAZZ

Luci rosse soffusesu quel piccolo spazio d’artista,sax e fisarmonica insiemerimbalzano note sul vetro del bicchiere.

È il muro arancione di fronteil viso riflesso della mentee Lei ancora la protagonistache diventa per un eterno istantela bella ragazza di Ipanema.

La musica riempie della tua assenza il silenzioe la candela tremula di luceè una stella solitaria che tremasui bordi di microcosmi vitali.

Le ragazze intorno diventano ombraalla luce chiara del tuo sorrisoe non solo per i Martini-Colache scivolano come la tua persona.

Pensiero e volontà vorrebbero orasvestire ogni tuo dubbio assolutoe forse qualche retorica parolaricorre sui destini senza tempo.

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Simone Fagioli

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FOGLIE

Il frusciare di secche foglie addormentate sotto il peso melanconico di tristi figure;

il rubare col pensiero giorno ai giornimentre i sogni cadono a terra come spezzati;il rivederti in versi uguali, omonimi, discretie pensare un sorriso che non potrò baciare mai;

è la vita, che lascia il posto all’invernomentre il sole scalda appena il mattinoe la notte gela la notte, gela la vita.

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Simone Fagioli

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IL FOGLIO DELLE POESIE

Il foglio delle poesieincompiute a metàcerca ancora inchiostro,vorrebbe un altro verso.

Io ho finito di parlarenon ho parole e cerco voce;la mano inizia a tremaree la mente corre veloce.

Tu sei lontana da qui,cerchi amore e poesia;nuovo cantore e follia;nobil cuore e fantasia.

Il foglio resta ora biancodi idee e mie astrazioni,geniali e futili distrazionied emozioni da saltimbanco.

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PAOLA GUBBINI

Nata a Foligno il 28-9-1986,residente a Castel Ritaldi dallanascita.Ha frequentato per due anni illiceo linguistico, ha svoltodiversi tipi di lavoro ma tutti acontatto con la gente, dallaparrucchiera alla barista perconcludere con lo svolgimentodel servizio civile nazionalepresso alcuni asili nido.Attualmente lavora in un bar eed è in cerca di un lavoro

migliore, del resto come molti dei suoi coetanei. Ha iniziato afamiliarizzare con lo scrivere versi dall'età di dieci anni.Il periodo in cui ha visto iniziar fiorire la sua attitudine alla poe-sia è stata l'adolescenza, fase in cui ha appena transitato, unperiodo abbastanza burrascoso, legato a molte domande, a perio-di bui ma anche a tanta adrenalina e forza!“Ogni forma d'espressione artistica dovrebbe aver come risultatodisegnare un' immagine, creare un'emozione; lo spazio in cuitutto riesce a fermarsi, in cui tutto riesce a vibrare in un unicostruggente brivido, quello spazio dove corpo anima e natura dia-logano nell'ormai troppo spesso dimenticata 'comunicazione delsilenzio' ”In tali considerazioni autobiografiche emerge la sua forte curio-sità ed attrazone verso l’arte. Tra i suoi tanti interessi, ricordiamoquello per le danze caraibiche.La sua vita è stata riassunta a grandi linee; il suo spirito sarannoi versi a raccontarlo.Il mio indirizzo e mail è: [email protected]

Paola Gubbini

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Paola Gubbini

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EVA

Troppe notti ho perso a piangere su quel muretto chenon alimentava altro che i miei se,troppi tramonti ho consumato dietro alla fotografiadi un lucifero incastrato nella mia poesia.Troppi stormi di farfalle ho lasciato volar via,ignara che erano i miei sogni e non solo fantasia.Poi lampade interrotte,sanguinose lotte...volai su un cielo che accettava pure me.Eva, scappata dagli abissi di un poderoso impero;credeva nei califfi e rinnegava il clero.Peccatrice resa celebre dalle sue curiosità,ottenne un “non c’è posto e non puoi restare qua”.Un satana ripudiato dal suo stesso malee smarrita iniziò a vagare nelle nuvole di sale.Solo perché coltivava gli incubi ed osservava il Fuoco,le dissero “tu voli, non basta così poco”.Strega ardente tra i ruderi dei suoi ricordi,nuotò sublime tra i pensieri sordi.Mentre un monaco maledì il suo circondario,lei stupida fissava ancora quel lacero diario.Aspettava il calare delle Ombreper poi gustare la paura di averle addosso,per sentire la precarietà pungerle la pelle,per guardare in alto e vedere solo stelleo forse per giacere in un brivido;volare nel nulla gelido e lasciare al mondo un gemito.Aspettava la Notte, persa nell'Immenso,per strappare alla vita solo un morso di silenzio.

2003

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Paola Gubbini

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FARFALLE DI GOMMA

Non le fermo perché sudanoqueste parole senza macchia né pudore questi brandelli della mia coscienza che escono dalla forma di un taciuto.Non le accolgo, le lascio solo sviscerare dalle stanze in cui non vivonosenza saper che dicono.Non ho la mente che le firma col consenso ma le sputo come farfalle di gomma sul cemento.

Non le ascolto e le assecondo con il volto di uno straniero,senza badar all'occhio di chi legge,senza soddisfare le carezze amiche;senza bandirne alcuna al pugno di chi scrive.

Le osservo solo perdersi in una notte con qualche sasso che non conosce la precarietà del gesso.Non le guardai schiudersi alla vittoria dei cammini persi ma le ammiro scorrere stanotte attraverso i versi.

Le conobbi quando al mio petto si chiusero gli occhile ho dimenticate all'indomani rileggendone il descrittole ho continuate sentendone battere i riflessie le cito ora non pronunciandole in questo scritto.Sono vecchia e mai arrangiata nei miei giorni persi mi riconosco non riconosciuta nel mio irto cammino zitto.

La propaganda alle mie illusioni non fu demagogica,vivo avvolta dalle mie passioni avvelenando l’irregolare sequenza logica.

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Paola Gubbini

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Lavano le mie parolela seta bianca su troppa cenere.Le lascio scivolar via sulla trama di una bandiera mai stancadi riscaldare il candido corpo di una Venere.

Ti scrivo carta, che scrivi le mie paroleche citi la loro storiain questi attimi di sudore.

Mentre ne lambisci la perdizione ne rafforzi costituendone perfezione,per questo io ti ci perdo scriverne dentro affinché la lingua non ne perda mai.

È col cuore che nel mio attraverso senza pensieri te ne concedo il senso,è senza macchia che le codifico alla tua sintassi come se io stessa diaframmatica mi cingessi.

E come nel tuo riverbero mi specchio senza formaè a te che abbandono le mie pure farfalle di gomma.

9/4/2006 h, 3:13'

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SARA

Fate di carta straccia e foglie dietro un angolo cieco, vedono come minaccia tra le tante voglie un fiore che le coglie.

Le facce nascoste di sbiadito candore corrottole osservo d'obliquo ne scorgo il profilo che sa di fumo,volti di tanto nessuno.Residui di fondotinta sfruttato gettato sfumato dietro il tuo sorriso cristallocicatrizzato.Susine di rosa mattone falsari che ricompongono un nome,sono tra i muri più stretti sotto le gocce che stanno lasciando i tetti le ho viste specchiarvi dentro i propri difetti nascosti nei loro corpetti mentre scendevano le scale quasi fossero dispetti che in fondo fanno male.

Sono le pulci del nostro momento le fate di carta riciclata specializzate nel darsi tormentobiglie di mozzarella con cui gioca una bambina monella.Fu lei a rivelarmi quanto vi ho detto non voleva le cercassi gli occhi ma l’ho fatto.Non sa che l'ho seguita con il capo volto

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Paola Gubbini

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mente raggiungeva il murettoscivolavano a tentoni lei e la sua ombra al tetto e mi accorsi che sapeva anche essere bella col corpo diritto.

Così l’ho lasciata, dopo averle parlato dopo averle invano il viso cercato ma fu il fondo degli occhi a rivelarmi quanto vi ho detto non voleva glieli cercassi ma l’ho fatto.

5/11/2007

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Paola Gubbini

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SENZA CHE CHIEDO

È per me prezioso ciò che affido al ventocome una foglia d’alloro che cade dallo zigomo al mento e non erge altre strade.

È un velo idrofilo che si stende sulle gote inumidite dal siderale unguentocome sentire ciò che non si attende tutto in un solo momento.

È così che sentii per un attimo utile il mio temponel percepirmi schiudersi gli occhi al venusto corredo l'unico ente che sa recapitar la mia epistola in un lampo e che ascolta il mio sentor senza che chiedo.

12/4/2008

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STRANOTTE

Strana, la gente percossadi niente che spara arance sulla mosca che piange.Nel pianto rimpiangeil suo amato regressoosservando un bicchiere che è sempre lo stesso(né vuoto né pieno).Se ne resta lì fermacercando nel veleno la dolce conferma.Resta così sospesa come nebbia in inverno,risucchiata dal nulla gira intorno al suo perno;che fisso la osserva ridendo con scherno mentre vende il suo sangue per un una conferma.

Strana la gente cosparsa di larveche spara sui bossoli delle farfalle.Arancia marcita con l'odor della vitache rifiutando l'ha resa fallita...Per evitare di piangere per bucce e animali,la gente Strana ha perso le ali.

30/05/04

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Carlo Loreti

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CARLO LORETI

Ho 12 anni e frequenterò la classe terza alla scuola media Statale“Dante Alighieri” di Spoleto.Mi piace molto stare in compagnia, sia dei miei 5 fratelli, sia deimiei amici. Amo la mountain bike e la musica. Da circa 2 anni stu-dio batteria col mio maestro Roberto, e nel tempo libero suono latastiera elettrica riproducendo le mie melodie preferite. Prendendospunto dagli argomenti che trattiamo a scuola o dai fatti di attuali-tà, mi piace scrivere poesie per comunicare le mie impressioni e imiei sentimenti. La mia passione sono i cani, specie il mio Pippo.Dallo scorso anno, grazie all'aiuto e alle indicazioni di mamma(anche lei scrive poesie e racconti) ho cominciato a partecipare aConcorsi Letterari, vincendo i seguenti premi:con la poesia“Acqua”, I Premio al Concorso Letterario Nazionale “Il fuoco”2007 della Ass. Culturale “I giardini dell’anima”; Premio Specialedella giuria al Premio Internazionale di Poesia Teramo 2007 GinoRecchiuti; III Classificato al I concorso Nazionale di Poesia“Poesie in barca a vela” Comune di Terrasini, XI Classificato al

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Carlo Loreti

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VII Premio Nazionale di Poesia Italo Carretto 2008. Con la poe-sia “Qui e là”, I Classificato al Premio Letterario ed Artistico “Icolori della vita” 2008 della Ass. Culturale I giardini dell’anima -Roma; Menzione d’onore al Premio Internazionale di poesia“Poseidonia Paestum” XIV Edizione.

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Carlo Loreti

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ACQUA

Acqua nostra più grande risorsaAcqua donata a noi dalla natura Acqua che ora stiamo finendoAcqua delle lacrime che non stiamo piangendoAcqua nelle grida che non stiamo ascoltandoAcqua nei sogni in Africa di bimbi che Acqua magari sognano ma non sanno com’è.Acqua nei nostri lussi di idromassaggi terme e piscineAcqua!, che il deserto chiede al cielo sere e mattine.Acqua ma poche paroleAcqua in azioni e fatti!Acqua che abbraccia il mondoNei grandi oceani e nelle più piccole partiAcqua non nei discorsi vuoti, senza coloriAcqua per un futuro senza più sete, cari Signori.Acqua per un battesimo di uguaglianza Acqua, disseta i cuori!Acqua, bagno di pace e di speranza.

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Carlo Loreti

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AMORE

Amore che sbocciaCome un fioreChe rinasce

Amore che non saiDove andare

FinalmenteIncontri due personeChe ti possono ospitareNel loro cuore

14 Febbraio 2006

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QUI E LÀ

Qui vedo bambini che ridendo acqua si tiranoLà li vedo che urlando disperati se la litigano.

Qui vedo cene abbondanti con antipasto, primo e secondoLà vedo pugni di riso per un intero giorno.

Qui vedo obesi e bimbi che non vogliono mangiareLà vedo gente che ci muore per fame.

Qui vedo bimbi che giocano con pistole a palliniLà li vedo che uccidono con mitraglie già da piccolini.

Qui vedo politici, senatori e ministri che in cambio di voti cambieranno il mondo. Là vedo volti tristiche in cambio di nulla chiedono un sogno.

Carlo Loreti

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Aristide Loria

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ARISTIDE LORIA

Nasce ad Ancona il 5 Settembre 1981.Cresce a Spoleto e si trasferisce dueanni a Perugia per frequentare la Facoltàdi Lingue e Letteratura Straniera.Successivamente si trasferisce a Firenzedove frequenta due anni la Facoltà diDisegno Industriale, inizia a dipingere equesta sarà la sua attività principale. Resta a Firenze cinque anni compresoun breve soggiorno a Montevarchi e dinuovo a Perugia. Torna a Spoleto nel2006 dove farà la sua prima mostra per-sonale, patrocinata dal Comune di

Spoleto e curata dall'Assessore alla Cultura Giorgio Flamini. Farà una seconda mostra personale a Spoleto ed una a Pisa.I suoi lavori sono visionabili sul sito internet: http://aristideloria.goo-glepages.com

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Aristide Loria

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UNTITLED/1

Volge al termine un altro giorno di famee il catrame come madre ci veste con tatto,e il contatto di un caneconclude il miraggio.Vorrei essere l’inizio di un viaggio,l'assenza di colpe,un abbraccio d’amoreuno sguardo,ma non quel presagioche toglieal futuro il suo pane.Mentre il cielo ci stava schiacciandostavamo contandoi riquadri di pietra che schiacciavamoe in quel grigio, di nuovo,mi sono meravigliatodi essermi sentito un uomo.

UNTITLED/2

Il resoconto puzzava,era sazio e non concedevaa nessuno il minimo sconto.Sotto il lampione mi abbuffodi luce, alla fineil sapore rimane di insettiche a branchi affollavanoil cono di lucenel quale rinchiuso rimangolo stesso.

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Aristide Loria

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UNTITLED/3

Era assetata d’amore e di vitaMinerva Jones,di cui ho lettole sue ultime grida postume.Disteso sul lettocontavo i miei passi di fantasia,il libro sul petto,questa è la miamaternità indesiderata.E rimane assetata la mia bocca,cerco di bere non da un calice ma da una misera broccache vuota delude le mie aspettative,come nella vita di un'emigrata.E Minerva rimane lì, a guardarmi,e nei suoi occhi scorgo una sortadi calda empatia, contorta e assetatadi armi.

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FEDERICA MOSCA

Nata il 21 Giugno del 1991 aFirenze, ma ora abito con i mieigenitori in località la Bruna neipressi di Spoleto. Ho diciassette anni e frequentoil terzo anno del Liceo SocioPsicopedagogico. Ho iniziato a scrivere per giocotre anni fa, grazie alla mia inse-

gnante di lettere e partecipando ad un concorso a Vallo di Nera, dalì è partito tutto: ho iniziato la mia folle corsa, il mio volo e non misono più fermata. Ormai la scrittura si è tramutata nella mia amicapiù vera, la mia più intima confidente. Quello che segue è l'elencodei Concorsi ai quali sono stata premiata o segnalata al merito: Ilracconto del nonno (Vallo di Nera) - Menzione al merito; VIClassificata Premio di Poesia Intervallo (Siena); I ClassificataPremio letterario “Sentieri di Pace” VIII Edizione (Marciano);Menzione al merito - Premio internazionale di poesia “Il Fuoco”(Roma); III Classificata Premio letterario Città di Montieri IIEdizione (Boccheggiano); Menzione al merito - Concorso lettera-rio Ama Rossella (Roma); VI Classificata Concorso internaziona-le di poesia “Arnaldo da Brescia” (Brescia); III ClassificataPremio di poesia Città di Montieri III ediz (Boccheggiano); IClassificata - Premio di poesia e narrativa Poestrillo (Spoleto);Pubblicazione poesia inedita nell' Antologia. “Verrà il mattino eavrà un tuo verso” Aletti Editore (Roma); II Classificata Premioletterario “Sentieri di Pace” X Edizione (Marciano).

Federica Mosca

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Federica Mosca

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IL SEGRETO DEI FOGLI BIANCHI

Tutto mi sembrava doloroso, disperato, difficile. Ero lì, armata soltan-to delle mie idee e la spada di una matita.I fogli erano davanti a me. Bianchi , immacolati, puri. Cos'era quellacosa che mi attirava verso di loro? Perché li fissavo come fossero libriantichissimi mai letti da nessuno? Perché mi facevano piangere e tor-nare alla mente i tristi ricordi? E soprattutto, perché non riuscivo più ascrivere? Perché quella ‘follia’ mi aveva abbandonata?Continuai a fissare i fogli ancora per molto, gli occhi rossi per le lacri-me la testa leggermente china.Cosa nascondevano quei fogli apparentemente puri e immacolati?

“Ohimé di che genere di terre devo ancora vedere?Sono passata dal Monte OlimpoE arrivata ormai nell'isola di Disperazione.Come una pazza vagavo,per mari e per monti erravo.Son passati ormai trenta giorni ePer trenta giorni la mia mente è stata dominatadalla dea Persuasione”come infuriato il dio del vento ululavae la mente mia si agitava.“Oh, da che genere di idee mi devo ancor liberare?Forse violente, orrende o disperate.Cosa potrei fare,se non lasciarmi andare?”

E fu così che arrivò, con l’ultima offerta,la Ninfa Persuasione.Mi venne incontro, lo sguardoda felino e la mente laboriosa.“Fidarmi non posso:chissà a che genere di trucco possa far ricorso?”Mi dissi;così, seguita dalla sua follia, ohimé,per mari se ne andò.

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“Oh, sono ormai diciassette i giorni passati in mare!Il cielo è cupo e desolatoCome cupo e desolato è il mio animo”Nell’Abisso delle lacrime era incorso una violenta tempesta.“Lampi, tuoni, il Dio del Mare solo sapràSe da quest’inferno mi salverà.”Così invocandoloPassò selvaggio il tempo:cupi e violenti erano i giorni.“Ohimé, cosa di male ho fattoper meritarmi questo?”

Quella così pensandoUn lungo grido gettò: e si destò, riposata...viva!La dea Saggezza l'aveva aiutataE nell’isola di Concorso riportata.Intorno a me il sole alzò la testa trale spalle della notte e i fiorisi aprirono come un libro,quand’ecco che udii, e dico sul serio,una voce in lontananza.Forse un infante, o un cantore, chissà?L’aedo venne verso di me cantando.Giammai avrei pensato di intendere quelle parole.“Navigò su fragili vascelliPer affrontar...” l’aedo cantò.“...del mondo la burrasca. Ombre di facce,facce di ciclopi.” Continuai.“Come questo canto riesci a sapere?” Il probo uomo disse.

E quella, con i rossi occhi colmi di lacrime,semplicemente rispose:“questa è la Guerra delle Idee,ora tu la stai raccontandoe io l’ho vissuta.”

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L’aedo, sgranando gli occhi, chiese:“qual è il nome vostro?”Ma non ebbe risposta alcuna:la Ragazza Senza Nome le spalle gli voltòe verso castelli inargentati se ne andò.“Aspettate! Pria di partire,cantatemi la storia vostra.”Ma nulla accadde.“Quanti innocenti all'orrenda agoniaVotaste decidendone la sorte, e...”L’aedo non finì la frase:La Ragazza Senza Nome verso di lui si voltò.“...e ogni più ambito sogno cancellaste...Va bene, se la storia mia vuoi, l’avrai.”Così pensando le parve cosa migliore cominciare.(Il probo uomo si sedette.)

“E vidi la terra: tutto intorno a me eraarido e secco: la terra di Sconfortomi aveva ospitata.Era ormai il settimo giorno di Novembre,quando, una violenta tempesta,mi spinse sino alla terra degli Speròfagi.Ogni mio desio venne cancellatoE le idee abbandonate, quand’ecco cheLa dea della Scrittura nell’isola di Auxilium mi portò.

Mi svegliai nel chiarore antelucanoQuando la luce ha un piede in maree l’altro in terra.Mi svegliai stremata, con un libro nella manoE tante idee in testa.Mi svegliai, quand’ecco che qualcunoDal dio Follia mi portò.Codesto era della dea Saggezza il padre.Sereno, venne verso di me.

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“Accomodati in quella sedia”Smarrita e intimorita, ciò che disse feci.Con le dita, il libro che avevo in mano sfiorò,un bagliore lo avvolse.“Ora tienilo. Questo è il libro nel quale tutte le ideePer tornare a scrivere sono racchiuse.Se non lo aprirai, come prima tornerai,in contrario caso, per sempre le Grandi Idee perderai.Adesso prosegui il viaggio tuo.”Ciò detto se ne andò.

Nove sono i giorni passati nel Mare delle RiflessioniCome nove sono state del libro le tentazioni.Nell’ultima, la dea Angoscia,ad aprire il libro mi spinse:tutte le Grandi Idee uscirono,scatenando una violenta tempesta.Tutto era perduto.Ogni speranza mia avevo abbandonatoE il desio di tornare a scrivere in aria si dileguò.

E fu così, che quando la mente miaGli apogei della disperazione toccò,la dea Speranza, con i suoi consigli mi carezzò.“Codesto è il destino tuo” mi disse.“Torna in patria e scrivi: io ti aiuterò.”Ciò addusse la mia decisione:“Per mari partirò: la Terra dei Racconti mi aspetta.”

Difficile fu del ritorno il viaggio.Un tuono brontolò con voce d’orco,quand’ecco che la patria mia scorsi, o così mi sembrò.Giammai avrei pensato di scorger simili cose:la Terra dei Racconti,racconti non ospitava più,di fogli non ne vidi,soltanto cialtroni popolavano ormai la mia patria.

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Di insulti e risa mi coprirono,nell’orgoglio mi colpirono,ma l’ultima prova rimaneva:la Ragazza Senza Nome scriver doveva.Tutti di lei si fecero beffe, maLa spada di una matita sfoderòE la forza della Scrittura rivelò.Aveva vinto.

L’aedo mi osservò, e con un selenico manto mi avvolse.Tutto intorno a me era luminoso, bello...Il probo uomo mi guardò, disse qualcosa...

... Poi mi svegliai, guardai i fogli e capii: si può scrivere anche ciò chenon si riesce a scrivere.Sorrisi, ora tutto era come prima: ero ancora in viaggio, ancora armatadi una matita. C’ero riuscita!Anche i fogli più bianchi hanno in sé una storia.“Resta quella che seiNon arrenderti maiCredi in te e guarda avanti.C’è chi ti giudicherà, chi ti deriderà,non importa:tu sogna.”Queste sono le parole che il probo uomo mi sussurrò poco prima di sve-gliarmi, o forse sto ancora sognando?!L’aedo mi sorrise ancora...

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PER NON PERDERTI

Penso a te:vedo un viburnio,è bello, leggiadrocon la sua leggera chioma.

Ripenso a te:ritorno con i piedi a terra.Spero non soffi vento...

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PETALI

Guarda gli occhi d’un bimbo:vedrai il volo di un uccello.Ascolta il canto del ventoE scrivilo su petali di fiori:il mare li cullerà, li porterà lontano...guarda le mani dei bimbi:vedrai, in ognuna un petaloportato dal mare, dal vento, dai sogni...guarda le tue mani:anche tu hai un petalo: questo.

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Paolo Parigi

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PAOLO PARIGI

Nato a Chieri in provincia diTorino, in arte Pablos, inizia ascrivere i primi versi nel 1998in seguito ad un litigio con unamico. Quei versi diventeran-no la sua prima canzone. Da quel momento ogni situa-zione, diventa fonte di ispira-zione sia per la scrittura dipoche righe, sia per la compo-sizione di una canzone, oppu-re semplicemente per confes-sare al suo libretto tutti i pen-

sieri. L’attività “letteraria” è quasi sempre accompagnata damusiche appositamente composte per i suoi testi, con l'accompa-gnamento della chitarra e specialmente del pianoforte, strumentoche suona fin dall'età di otto anni. Nasce così negli anni l'esigen-za di sperimentare e conoscere a fondo gli artifici letterari e figu-re retoriche nonché le forme più utilizzate dalla tradizione poeti-co-letteraria. La vena musicale si trasformerà sempre più in poe-sia con l'arrivo dell'autore a Spoleto. Lasciando Torino e trovan-do nuove ispirazioni, si cimenta nella scrittura di un libretto ope-ristico “Fuori dal Tempo” scritto di concerto all'altro autore spo-letino Jacopo Feliciani. Nel febbraio del 2007, ottiene la primavolta la pubblicazione di una sua poesia “Pianoforte” pubblicatada Aletti Editore di Roma. Nel viaggio a Berlino dell'aprile 2008scrive un ciclo di poesie, che nasce dalla suggestione di luoghievocanti la Grande Guerra e il dramma dell’Olocausto, pensiericonfusi e dispersi nella moderna Città.

a cura di Jacopo Feliciani

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SCHEGGE DI VIAGGIO

20 Aprile 2008

Parti per un viaggioAmato contento e prontoSei deciso a sentireLontano dal tuo solito avvertire...

Vedo i tuoi occhi, da un misero spiraglio in un papavero rosso.

Voli con un siluro meccanizzatoA svariate mila piedi da paure piegato,la terra dall'alto come una bamboladi pezza, di colori, fango, di fiori...

Sento il tuo cuore attraverso un bosco nero di marmoree lapidi.

Cammino su un tappeto di belle avventureStringo la tua mano forte calda, sicura,ancora più avanti tra nuove esperienzeal tuo corpo sinuoso mi aggrappo, tremo...

Tra poche ore, la voce di un piccolo gioielloMi guiderà nel cielo a teIn una teca di zinco mi avvolgerà eCome uno schermo d'oro

Mi accompagnerà e proteggerà...Da schegge di bei ricordi.

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BERLINO VISTA I21 Aprile 2008

Dal freddo sole BerlineseRipari i tuoi occhi chiariCon scure lenti grosse ed ovaliAccarezzi la guancia rossaScaldando la tua creatura.

Continua scoperta questa pianuraQuesta parte dell’est Europa a me oscuraChe cresce cambia e lavoraDi forme assai lontaneDi parchi, di vie, di costumiDi Laghi, foreste e geometriche costruzioniRespirano vivono e non sentono rumori.

Interi quartieri di vetro ed acciaioInteri viali di prato e di fioriSolo le due ruote dominano la stradaLasciando poco spazio al rumore del motoreI colori teneri dei boschi e del fogliameCome leggere pennellate sull’anime umane.

L’uomo di poche parole detteCon sguardi fugaci e donne snelleNell’intima stanza danno alla vitaocchi azzurri come il cielo ghiacciocon andature decise fisse ed eretteportano le creature nella Natura come sola palestrain questa vita per l'uomo già da subito mesta.

Seduto sotto un raggio di Sole,

sento il mio cuore tra le viole.

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BERLINO VISTA II21 Aprile 2008 ore 22:32

Dal freddo sole BerlineseRipari i tuoi occhi chiariCon scure lenti grosse ed ovaliAccarezzi la livida guanciaScaldando la tua creatura.

Cubi squadratamente imperfettiRombi di erbe multi coloriricoperti di vivacissimi fioriPaludi di canne,laghi di marmocanali di lastre nero rivestitiricreano la Naturadove il cemento,l'umano lamentol'aveva cancellata,sepolta e sterilizzata.

Un platano di 160 anniresiste nel regno dell'erapost-modernadi cimeli metalli luminescenti,con la sua chioma verde tutto intorno riscalda,rigenera il germe dell'antico uomosolo Natura e superstizione.Via la superstizione, via la paura dell'ignotoUomo del medio europeoInsegnaci a rivelare la Nostra Natura.

Finestre geometricamente ripetuteCopiate ed incollateSu estese e magnifiche facciateViali di alberi fioritiVerso boschi dei parchi

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Di tanti coloriRespira l’aria del Mare del Nord,copia lo stile del normanno uomolascia l'auto inforca la biciclettae ritrova la tua forma più perfetta.

Seduto sotto un altro raggio di Sole,sento ancor di più il mio cuore tra le viole.

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KURFUSTENSTRASSE

24 Aprile 2008

Ciondolavo solo nella confusioneCon pensieri lontani e contortiHo visto i tuoi occhi, dipingereIn mezzo alla genteTi ho sentita parlare con quella tua vocein inglese chiara e nettaa quella bionda giovinetta.Ho visto i tuoi occhiDipingere l'animaHo sentito la tua voceChiamare il tuo piccoloChiamarlo a te e sentire il contattoUn abbraccio... . L’innesco per il tuo ritratto.

Sento la voce che mi chiamaSento la voceIn un coro di angeliVoci Spezzate di cattedrale, soprannaturale

L’organo suona riempie l’animoAccompagna il tuo pennelloChe dipinge nel cielo il settimoSulla fontana di marmoCon giochi di luce, ecco fatto,tu hai dipinto per l'eternoIl suo viso nel ritratto.

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Paolo Parigi

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OLOCAUSTO

23 Aprile 2008 ore 13.35

Scorre l’acqua sinuosaLambisce le sponde tanto odiateScorre l’acqua di scarichi umaniAccarezza le zolle con fatica lavorate.

Sana ora se stessa tra il vetro ed il cementoPorta lontane le anime insaneSana lo Spirito più violentoCon quello scorrere naturale, lento.

Sprea è il suo geografico nomeIn anni ed anni con fare incessanteUnisce, salda e guarisce dall’ottantanovePolitiche intolleranze gente ed usanze,

quelle ferree ed imponenti figure che le due Berlino han costruitovogliono dimenticare e con forza sotterrarequelle orrende e malefiche torture.

Alla memoria di quelle Anime

Nel cielo troppo presto volate

Umanamente violentate.

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Il museo ebraico visto attraverso la suggestiva visione dell'archi-tetto polacco Daniel Libeshind. La Germania cerca di impararedal proprio passato, affrontandolo invece di ignorarlo. Il Museo,inaugurato nel 2001 a Berlino ovest, è un impressionante monu-mento al dramma del popolo nel mondo e all'orrore chel'Olocausto vi ha lasciato.

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LORENZO PETRINI

Nato a Spoleto il 29/03/’90, sin da pic-colo ebbe passione per la musica e perla poesia, non da molto conciliatoredelle due arti in canzoni composte per ilsuo gruppo musicale; frequenta il corsosocio psicopedagogico del Liceo“Pontano Sansi” di Spoleto e ha unagrande passione per la filosofia, in par-ticolare per quella greca; la sua poesiaparla in particolare dell’amore, il senti-mento, “se puro”, più nobile e appagan-te fra tutti, e tratta della corruzione dellemaggiori istituzioni, in rapporto dicia-

mo con le mentalità, le varie mentalità che talvolta cedono troppospazio alla regola della sottomissione, in particolare fra padroni eservi inconsci di esserlo. In sintesi denuncia la corruzione dellasocietà odierna e pone come rimedio l'amore fra due persone, puntofocale delle poesie che seguono.

Lorenzo Petrini

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Lorenzo Petrini

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L’INNESTO FRA I DUE

Tutto ciò che è raro e inconsueto acquista e cede di più.Ciò che si vede spesso non dona attimi in più di vita,la dolce voce di un saxe il rassicurante suono di tetutto cede in due passaggi,il tuo secondo si è dimenticato di presentarsisin dalla genesi del tuo mito orfico,con a capo una stupenda donna,tu ne sei al di fuori,al di fuori il viso tuo,l'innesto fra un acanto e una fresia,nei tuoi anni assiomi di brividi e sorrisiche aspettano di inebriarti nuovamentenel nome del dolore e della felicità,perché l’orgasmo potrebbe essereil solo viverese solo uno morisse tutto il giorno... .

CLOROFILLA

Ancora di coccole materne in questa pianta autunnaleabbiamo bisogno;che ancora bisbigliamo all'orecchio del leopardo.Affluente di oceani troppo grandi da riempireTroppo grandi da colmare.E noi,gatti di una stessa razza, senza baffi.E tu, clorofilla alla luce perenne.

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TEMPO

Mi vieni in mente, corri spensierata tra bacchedi ginepro e fiori di lavanda,in campi dove con un salto spicchi il voloappena sfiorata dal vento con la dolcezzadi una carezza materna.Tu, che sdraiavi la tua testa sull’erba comeun neonato si addormenta sul seno appenaappoggiato ai contorni di una fogliaverde vivo.Ecco, guarda, c’è una fotografia di quandoPrendevi il sole, nella tua cittànatale, dove i ragazzi ammiravano i raggiche scaldavano le tue minute spalle didonna acerba;ora, sulla tua strada, che questo non tidebba dare malinconia,ma solo una sensazionedel tempo che è passato;tu sei sempre l’adolescente che piange sdraiatasul letto per un divieto da parte altrui.Ricorda che tu fai e farai sempre parte del grappolo d’uva.Ora sorridi.

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MONDI DISPERSI

Circuiti ad anello, ragnatele immense dalle quali nessuno può scappa-re; riecheggia un carillon nelle nostre menti, la voce interiore in eternocastigo in un angolo di felicità persa e intrisa tra fili di seta aggroviglia-ti dal tempo.Compromessi tra ego e pazzia, con l’indefinibile vincita del migliore;pelle di petali rosa, inumiditi dalla rugiada e freschi di giovinezza;inconsapevole omicidio di emozioni, talvolta indispensabili per lasopravvivenza delle nostre menti, che ne elogiano altre fantasma; noi,avvolti da veli opachi capaci di emergere solo in presenza di verità sen-sibile.Aghi nelle vene turgide questo Stato, e Chiesa che prospera in nomedell'ignoranza che come un'ombra attonita inebriata di comoda falsitàfissa il tempo che scorre, inconsapevole che nel frattempo sangue scor-re lento, ma veloce.Mi chiamano tempo, osservo che ondeggiate fra oleandri e rose, questeultime che alludono a plasma di vita morta, morta nell’anima, morta nelcuore, morto lo sguardo.Pagine ormai ingiallite di un futile libro, ammaliatore dell’innocenza,l’innocenza umana da cui traspare ignoranza, ben visibile e nitidaall'occhio della ragione, sconosciuto per gran parte delle persone.Risucchio di vita attraverso la storia e sofisticata trama di una societàtrama di una società ormai persa in sé stessa, con modelli troppo diver-si, troppo malati, che contagiano senza richiesta il pensiero umani e necondizionano i nostri rapporti; noi siamo i creatori e i distruttori di noistessi fino a quando le parti che sono proprie dell'uomo, ma mai emer-genti, non si trasformino in ragione, altruismo e amore. Parole troppoincomprese di un frastuono silenzioso, ultrasuoni che purtroppo riman-gono tali.Decessi precoci di fantasia, con cui a volte non solo si apre la mente masi concretizzano quei ragionamenti che altrimenti con la ragione sareb-bero impossibili da fare. Pensieri scissi in valvole non autosufficienti,mondi dispersi colmi di versamenti, speranze raggrumate da un man-tello pesante che copre l'intero universo, vane fuoriuscite le quali solola pura intelligenza sa trovare, o meglio, ritrovare, poiché c'è stato già

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un periodo in cui si era più disponibili e vicini alla verità, al senso dellavita.E ancora oggi, con la consapevolezza di essere piccoli e deboli, che èeternamente in fondo all'anima ma sapientemente nascosta da un mantodi seta rossa, la gloria.Ora fermati, rilassati e cambia per una attimo la visuale; la ormai impo-sta prospettiva, falsa, ingannevole e portatrice di temporanea e vanafelicità. Non seguire gli ideali di qualcun altro, ognuno ha il suo secon-do senso di vita, un obiettivo biunivoco dove tu esisti perché esso esi-ste.L’ideale comune, o meglio la regola solenne che ogni essere viventedeve rispettare è la molteplice parola che è nascosta in ogni cosa cheappare ai nostri occhi, persa e intrisa tra fili di seta aggrovigliati daltempo, cercala, perché dove c’è vita c’è amore.

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TIGY ’86(ALIAS LORENZO RICCI)

Tigy’86, è il nome con cui scrive lesue poesie e con il quale si presenta alpubblico con la sua rock-band. Nasce il 21 settembre del 1986 aSpoleto.Si avvicina in modo molto particolarealla letteratura prima con l'approcciofilosofico tramite il libro “sull’utilitàed il danno della storia per la vita” delfilosofo tedesco F. Nietzsche, poicompleta il suo particolare modo discrittura con la passione per la musi-

ca hair-metal, in particolare usando forti immagini malinconichesimilari alle ballate anni ’80, nel quale riconosce il miglior modo diesprimere i propri sentimenti.Un modo di scrivere legato al dolore, e ai sentimenti scatenati,dallasua diretta esperienza.Molto importante è stata anche la profonda ammirazione per lecomposizioni del grande poeta cileno Pablo Neruda.

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PRIGIONE

A Margherita

Io guardo i tuoi occhiEd ho un sussultoQuando mi accorgo che essi sono......La prigione del mio cuore.

SENZA TITOLO

A Notre-Dame de Paris

Immensitàmaestosità,elogio a Dioo alla potenza dell'uomo?

Poca luce penetraal tuo interno,proiettandovi ombreche incutono soggezione.

Un intrigo di segretiavvolge la tua creazione,sapienza nascostaconosciuta da poche abili menti.

Ogni dubbio su di Tecontribuisce a rendertiperfetta forma d'arte,e specchio di ciò che è, da sempre,l’animo umano.

Parigi 18/03/2008 Ore 07:50 p. m.

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TEMPO

A Doriana

Guardare muovertifare i gesti più semplici,per poi fissare il mio sguardo sul tuo visoe i tuoi occhi,capaci di fermare il cuoree il tempo nell'anima di un uomo.

Solo allorain quel magico istante,trovo la pace dei sensie vorrei che,il mio tempo,si fermasse così per l’eternità.

Perchéalloraavrò trovato,in quell'immagine di Te,Il mio paradiso terrestre.

Spoleto 23/07/2006 Ore 21:30

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DELUSIONE DI UN SOGNO

A Michela

Sogno...... Sogno di camminare,su di un arido campo edopo tanto vagare,di scorgere al centro di esso,una stupenda creatura.

Bella, ma forte,abbastanza da sopravvivere là,dai lineamenti dolcieppure spinosa e rossa,come il sangue di un cuore spezzato da poco.

La colgo,per poter dimostrare a qualcunoche anche in un campo,arido e secco,come il mio cuore,può crescere qualcosa di bello.

Così camminando,con ritrovata forza d'animo,arrivo in vista del confine di quell'arida steppa ...... E lì la delusione.

La delusione di vedere un essere di suprema bellezzacamminare lungo quel confine,senza entrare.

Bella,a tal puntoda farmi cadere in ginocchio,

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e mandare la rosa nella polvere,dimenticata lì a seccare.

Grande è la delusione,la delusione di poter cogliere quella totale bellezza,solo con uno sguardo fugace,d’un uomo a lei incomprensibile...... Sperando di poterla di nuovo cogliere,nel prossimo sogno.

Spoleto 24/02/2006 Ore 03:15

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Lorenzo Ricci

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SENZA TITOLO

A Francesca

Tu dolce ragazza,il tuo pensiero scatena in meun tumulto di emozioni,come un’onda, che violenta, si scagliasull'impervia scogliera,addolcendone, con pazienza millenaria,i bordi taglienti.

Così tu poco a poco,avvicinandoti e ritraendoti, come l’onda,ti apri una stradaverso il mio cuore e la mia anima.

Vorrei che come l’onda,che accoglie in se ciò che scioglie dalla scogliera,i nostri corpi potessero fondersi.

Nel piacere della nostra unione,in un dolce violento amplesso,i nostri corpi imperlati di sudore, come gli scogli,sui quali l'onda lascia gocce salate,sarebbero fusi, per una manciata di minuti,rimanendo legati, per millenni,nello spirito,come l'onda alla scoglieranella terra del mio cuore.

Spoleto 26/01/2008 Ore 01:10 a.m.

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CRISTIAN SORDINI

Nato a Spoleto (Pg) il 18/10/1982.Dopo aver frequentato l'IstitutoTecnico Commerciale e per GeometriG. Spagna indirizzo amministrativo aSpoleto, ha conseguito la Laureain Comunicazione d’Impresa,Marketing e Pubblicità pressol'università L.U.M.S.A. di Roma,con una tesi sulla situazione delcinema americano nell'immediatoSecondo Dopoguerra dal titolo

“Easy Rider: alle soglie della nuova Hollywood”. Attualmente studiaper conseguire la Laurea Specialistica in Comunicazione d'Impresa,Pubblicità e Nuovi Media presso la stessa università. È la prima voltache pubblica delle poesie.Tra i suoi interessi maggiori, è parte attivadell’A.G.E.S.C.I. (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani)presso il gruppo Scout Spoleto. Ha studiato tastiera e chitarra e com-pone musica anche su richiesta. DJ da molti anni, ha lavorato per lopiù in feste e pub e per qualche occasione anche in discoteche locali;ha lavorato per la durata di tre anni presso una radio di Spoleto.Per ulteriori contatti: [email protected]

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Cristian Sordini

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TU NEL MIO PASSATO DEL PRESENTE

Dove sei?...Questa è la retorica domanda.Ora ti cerco e ti penso nell'aria che respironella lontana e distorta musica che proviene dal mio Natio Borgoche ora sento ed ora ancora più lieve odo...Stai forse anche tu a scrivere?

Magari stai sognandoo studiando...e io...perché sogno ancora?

Sebbene la data, per me è un illuso giornoche passa in piano come gli altri'che solo il tuo sordo abbraccio di ricattooggi, mi ha dato quell'emozioneche sta risfociando in Amorecome ricordo benein principio di quel giorno;...è il diciassette.

Io lo ricordo, pure come eri vestitasemplice e bella, e tu che rapisti il mio giovane cuoreche fai?

Potresti stare con i tuoio magari, nella speranza che c’è in me ancoralegger con te stessa quella lettera che fece tanto scalpore l'anno oramai passatoquando mi dicesti che tu eri felice come eriillusa come me, che il tutto era oramai per sempre

Ora la musica è finitae tutti se ne vanno a casadalle proprie amate persone;

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e mano a mano si dileguala voce di chi è nelle stradeal contrario del mio Amoreche si fa sempre più vivo... .

17 Novembre 00, Ore 07:15 p.m.

AL MIO AMORE (sogno)

Oh mio amore ti vedoe in me sei molto presenteforse perché d'amor vivo'che da te i miei occhi traggono la vera luce.

Tu, che li rapisciche mi avvolgi con i tuoinon sai che dentro sto morendo per essie per lei, la tua bellezza che pare non passare mai…

Tu, perché non ascolti il mio corche dentro d'altro non vive:senza di te la mia età non è etàdi bellezza che deve essere in perpetua noia si tramuta.Giammai io penserò che avrò di te più grande amorenel mio aperto cuoreche ora certo non si guarirà maise della tua medicina non ne verrà a contatto:è del tuo amore a cui io mio riferisco.

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Cristian Sordini

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Però al mio crudo destino io ancor non mi rassegnosperando che un giorno migliore a me vengacome l'onda delle emozioni che mi travolge quando te ammiro mio caro e dolce amore.

Novembre 09.20 a.m.-12:40 p.m.

IL GIORNO DOPO LA NEVE

Piove...e il vento soffiamentre il mio pensiero vàverso le montagne dove ieri fu neve...e...poi viacome un gabbiano vola, sempre più in altoora stabile e poi giù ancoratra gli alberi bagnati

veloce tra i cespuglilibero e poi ancora in alto, verso l'amore infinitopiù profondo, quello veroe così in un attimo giunge da te il mio pensiero......e mentre soffia il ventofuori...piove.

28 Febbraio 01, Ore 09:50 a.m.

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Cristian Sordini

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LEGAME TRA LUCE ED OMBRE

Solo gli uccelli nell’ariasembrano i soli padroni del cieloe nient’altro intorno...Si odono i loro freschi e svegli cinguettii nella fresca mattinata estivae nient’altro osa disturbarli.Sono dei piccoli razzi pieni di energia che sfrecciano nell’esteso ed uniforme azzurroancora un po’bianco a spazi decorato:

è una tipica giornata tranquilla ancora frescache ama farti ricordare quanto è bello il mondo fuorie le cose che lo completano dentro.

In alto, però c’è ancora lei, la luna calanteche con il suo ultimo quartorappresenta ciò che ancora ci lega alla notte passatacome a voler ricordare che anche se ora è giornolei ancora esiste.

Ed ora, quando il mondo assume piano piano una diversa gradazione di favolose luci e poche ombreil nascere, dietro le ancora pallide eppur verdi collinedell’altra parte perpetua... .

15 Giugno 01 05:32 a.m.

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Cristian Sordini

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RIFLESSIONE SULLA VITA, UNA NOTTE...

Che buffa che è la vita.E’come un dado che rotola.Una volta ti mostra unocome un’altra volta ti può mostrare sei.Ciò non lo decidiamo noi.Queste sono le molteplici sfaccettature che si vengono a creare giorno per giorno.Dobbiamo accettarle qualunque sia la faccia, con filosofiaperché come a gente può dire sempre sei,a certa gente dice sempre e solo uno.

15 Maggio 02, Ore 01:00 a.m.

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FILIPPO TOCCHIO

Nato a Foligno (Pg) il 08-06-1983. Ha frequentato gli studi classici.Laureato triennale in “Economia-Management Internazionale” pres-so la LUISS Guido Carli di Romacon la votazione di 109/110 con

lode, ha conseguito nell’a.a. 2006/2007 anche la laurea specialisticain “Economia-Amministrazione d’impresa” presso la medesima uni-versità con la votazione di 110/110 e lode con una tesi dal titolo“Sviluppo strategico del mercato cinematografico italiano: il casoThe Business Street”, sotto la guida del Prof. P. Boccardelli. Lavora come barista a Roma e inoltre, lavora temporaneamente pres-so i festival cinematografici internazionali di Cannes di Roma e diVenezia, sempre nell'ambito organizzativo.Comincia tardi l’attività di scrittore, ha presentato le proprie opere let-terarie ad alcuni concorsi letterari tra cui quelli indetti da “GiulioPerrone Editore” e dall’ “Associazione Culturale Tapirulan”.

Filippo Tocchio

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Filippo Tocchio

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IL PIACERE NEL SUONO

L’essenza disprezzabile delle paroleci domina. È difficile pensare di tornare libericon loro.

La loro essenza ambigua ci perseguita, e non trovi mai la giusta, se non sai cosa è una strada.

L’essenza abbagliante rassicuranel buio, di una sicurezza che ci porterà fino in fondoalla fine.

L’essenza pura e sorgente ci lava, espugna con fango appiccicoso, solo cambiando pelle riusciremonell’ imbrogliarla.

Ne abbiamo creato l'essenza vuota ed essa ci schiaccia in bassoa soffocare.

Impossibile descrivere questo in fondo con le parole.

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Filippo Tocchio

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SALDI AL CENTRO COMMERCIALE

Mi hanno offerto un lavoro chenon esiste, ho accettatodi resistere, ed è facile per me

Mi hanno offerto una vita gratuitamente, ho accettatoe ne ho fatto un castello di vetro

Qual è il prezzo che gli dai tu alle cose?Ha un senso solo restare nudi, o è l'ennesimo regalo?

Abbiamo bisogno di conforto nel prendere strade coraggiose, così ho scoperto di non essere abbastanza forte.

Mi hanno offerto una vita gratuitamente, ho accettato e ne ho fatto un castello di sabbia(o rabbia)

Se puoi, solamente se puoi, fammi sapere

Qual è il prezzo che dai tu alla tua vita?Io mi regolerò di conseguenza.

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Filippo Tocchio

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L'IMPERO DEL TEMPO

Babilonia è nata, ha amato le sue gentile ha costrette a morire.

Da allora è morta,i suoi resti ritrovati a Uruk,esclusi dalla propria dimensione.

Sono refoli di vento,soffi solo la fine dei sognial calare del tempo.

Babilonia ancora è viva, neranel ricordo, opprimentedi chi l'ha sognata.

Le genti ammirano un fantasma ai piedi di una montagna di macerie,e lo chiamano impero.

BABÙ

Capitai nel buio sotto ai marginidella foresta. E la luce era talmente accecanteche persi la coscienza

Perché dovrei abbandonare, me stesso(il mio rifugio)la mia foresta?

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Filippo Tocchio

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ABITANTE PERDUTO IN CERCHIO

Ecco prendi il cielo d’estate,conta in cielo le stelle, mi sentivo più fortee il sole nel mezzo del mio cuore spento, pensavo fosse il mio sogno, invece è il tempo che passa e cerca un suo dio (altrove)

Ecco prendi il cielo d’autunno,le foglie cadere, non voglio restare (spiazzato), troppa gente ha cambiato il coloreimproprio, senza dirlomentre il resto intorno a me gira fermoPer questo odio il grigio del vento che dice che non torneremo,ma è dove il tempo passa e scuote le ore.

Ecco prendi il cielo d’inverno,bianco come tutti i miei sbagli, il colore dei monti,se non sei più al centroquando il tempo passato è la forma delviso, e senti che il gelo non gratterà indietro tutto quello che hai perso

Ho visto mio nonno sparire,mio padre cadere,cosciente il mio corpo impazzire, ed i miei occhi cambiati nel tono. La prospettiva di per sé la stessa, ma il tempo che passa cambia le mosse,il modo di agire,e come si ammira una bocca spenta

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Filippo Tocchio

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Cosa ne ho avuto da tutto il cercare?Brandelli

Aspettare la primavera vale da sola una vita venduta a una causa mai nata?

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Indice

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INTRODUZIONE p. 7

CHIARA DE SANTIS p. 12

GabbianoNotte di NataleDisattenzione - attenzioneIncontroOnde

SIMONE FAGIOLI p. 16

Chiara, tò tì esti...Venere di RimmelSerata jazzFoglieIl foglio delle poesie

PAOLA GUBBINI p. 22

EvaFarfalle di GommaSaraSenza che chiedoStranotte

CARLO LORETI p. 30

AcquaAmoreQui e Là

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Indice

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ARISTIDE LORIA p. 35

Untitled/1Untitled/2Untitled/3

FEDERICA MOSCA P. 38

Il segreto dei fogli bianchiPer non perdertiPetali

PAOLO PARIGI p. 46

Schegge di viaggioBerlino vista IBerlino vista IIKurfustenstrasseOlocausto

LORENZO PETRINI p. 54

L’innesto fra i dueClorofillaTempoMondi dispersi

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Indice

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TIGY’ 86 (Alias Lorenzo Ricci) p. 59PrigioneSenza titoloTempoDelusione di un sognoSenza titolo

CRISTIAN SORDINI p. 65

Tu nel mio passato del presenteAl mio amore (sogno)Il giorno dopo la neveLegame tra luce ed ombreRiflessione sulla vita, una notte

FILIPPO TOCCHIO p. 71

Il piacere nel suonoSaldi al Centro commercialeL’impero del tempoBabùAbitante perduto in cerchio

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