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Alessandro Manzoni:

Contesto storico Biografia

Alessandro Manzoni nasce a Milano da una presunta relazione extraconiugale tra Giulia Beccaria, figlia di Cesare Beccaria e Pietro Manzoni. Nasce in un periodo storico abbastanza tumultuoso: era appena trascorsa l’era degli illuministi; periodo caratterizzato dall’esaltazione della ragione la quale è uno strumento ideale per non avere a che fare con l’ignoranza. L’illuminismo in Italia è movimento culturale e filosofico ,caratterizzato dalla discussione sui temi gnoseologici, etici e politici. In Italia i principali centri di diffusione dell'illuminismo furono Napoli e Milano: in entrambe le città gli intellettuali assunsero cariche pubbliche e collaborarono con le amministrazioni borboniche e asburgiche.Comunque, l'illuminismo napoletano rimase quasi sempre in campo teorico. A Milano, invece, il movimento si sforzò di trovare concrete soluzioni ai problemi. Centro delle discussioni era la rivista “Il caffè”. Negli anni precedenti si era opposta in un clima nuovo una classe sociale detta Borghesia. La figura del borghese si afferma sempre più per la sua ricchezza e potenza economica, anche se inizialmente doveva rappresentare la classe più umile. Gli illuministi sono per la maggior parte borghesi e iniziano a mettere in atto una violenza critica al passato, per affermarsi anche politicamente. Si devono perciò, eliminare tutte quelle strutture, quelle istituzioni giuridiche, quelle consuetudini che ne bloccano lo sviluppo. Questo processo di “svecchiamento” viene realizzato principalmente in due modi: attraverso rivoluzioni pacifiche, messe in atto da alcuni sovrani europei, oppure per mezzo di uno sconvolgimento violento come la Rivoluzione Francese. All'età di 15 anni Manzoni scrive una poesia in onore della rivoluzione francese "Il trionfo della libertà", un poemetto che celebra la sconfitta del dispotismo e della superstizione per opera della libertà diffusa da Napoleone nella repubblica cisalpina.Manzoni ebbe come vero padre Giovanni Verri, che fu amante della madre. I genitori del Manzoni si separarono quando erano ancora molto giovani, per questo motivo dovette trascorrere l’infanzia e a prima giovinezza in collegi di Padri Somaschi dove rimase per 5 anni furono anni duri, in quanto il piccolo Alessandro risentiva della mancanza della madre e perché soffriva del difficile rapporto con i suoi compagni di scuola, violenti tanto quanto gli insegnanti che lo punivano di frequente. La letteratura era già una consolazione e una passione: durante la

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ricreazione si chiudeva spesso in una stanza e componeva versi. Nell'aprile del 1796 passò al collegio di Sant'Antonio, a Lugano, gestito ancora dai Somaschi, per rimanervi fino al settembre del 1798. Nello stesso 1796, il somasco Francesco Soave, celebre erudito e pedagogista .Per quanto sia del tutto improbabile che Manzoni l'abbia avuto come maestro (se non per qualche giorno), la sua figura esercitò sul bambino una notevole influenza. Vecchio e prossimo alla morte, Manzoni mostrava un grande affetto per questa persona. Passò, alla fine del '98, al collegio Longone di Milano, gestito dai Barnabiti. Non è chiaro quanto l'adolescente rimanesse dai Barnabiti, anche se l'ipotesi più accreditata lo fa supporre allievo della scuola fino al giugno 1801. Alessandro, nonostante l'isolamento cui era costretto per colpa dell'ambiente chiuso e bigotto, riuscì a stringere alcune amicizie che resteranno durature nel corso degli anni a venire. Un giorno imprecisato dell'anno scolastico 1800-1801, poi, gli scolari ricevettero una visita che suscitò in Manzoni una grande emozione: l'arrivo di Vincenzo Monti, che leggeva avidamente e considerava il più grande poeta vivente. Nei collegi ricevette una educazione classica, ma subì anche l’ardo formalismo della regola tipica di quegli ambienti. Usci dal collegio nel 1801 all’età di sedici anni e aveva idee liberaliste e libertarie. Si inserì presto nell’ambiente culturale milanese (periodo Napoleonico), strinse amicizia con i profughi napoletani Cuoco e Lo Monaco, frequentò poeti già affermati e noti come Foscolo e Monti. Comincio, però, presto a stufarsi di quell’ambiente e quindi nel 1805 lasciò la casa paterna e raggiunse la madre a Parigi. Carlo Imbonati, compagno della madre, era ormai morto e Manzoni in suo ricordo, scrisse un carme, in 242 versi sciolti, intitolato: “In morte di Carlo Imbonati”. Egli non aveva mai avuto un rapporto stretto con la madre, ma tra loro si creò ben presto una affettività intensa che cambiò la vita dello scrittore. A Parigi frequentò ambienti popolari e persone di posizioni liberali e forte rigore morale. Il rapporto più stretto fu quello con Claude Fauriel: attraverso un fitto scambio epistolare durato qualche anno, divenne infatti per Manzoni un importante punto di riferimento nella sua attività di scrittore. A Parigi, il contatto con ecclesiastici di orientamento giansenista incise anche sulla conversione religiosa. Sul suo ritorno alla fede cattolica, Manzoni mantenne sempre un certo riserbo e, per questo motivo, è quasi vano tentare di ricostruirne le fasi interiori. Dovette essere importante l’influsso della giovane moglie Enrichetta Blondel, anche lei avvicinatasi al cattolicesimo, prima con il battesimo della primogenita ed inseguito con la celebrazione di un matrimonio con rito cattolico.Nel 1810 lo scrittore lasciò Parigi per tornare definitivamente a Milano. La sua visione della realtà era ormai completamente improntata al cattolicesimo. Il mutamento si ripercosse anche sulla sua attività letteraria: smise di comporre versi dal tono classicheggiante per dedicarsi alla stesura di Inni Sacri, che aprirono la

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strada ad una successiva produzione di stampo romantico, oltre che storico e religioso. Gli Inni Sacri riflettono l’entusiasmo di un alto senso della vita. Il progetto prevedeva dodici componimenti, uno per ogni festività liturgica dell’anno, ma Manzoni ne portò a termine solo cinque, tra il 1812 e il 1822: La Restaurazione, Il nome di Maria, Il Natale, La Passione e La Pentecoste. Gli Inni Sacri illustrano quella che fin dall’inizio è la concezione della fede in Manzoni, soprattutto gli aspetti morali e i contenuti sociali del cristianesimo.Una volta tornato in Italia, Manzoni condusse la vita del possidente dividendosi tra la casa milanese e la villa di Brusiglio. Dedicò la sua vita allo studio, alla scrittura, alle pratiche religiose e alla famiglia numerosa. Anche nella politica ebbe un atteggiamento di sinceri sentimenti patriottici e unitari, seguì con entusiasmo gli avvenimenti del 1820-1821. Sono questi gli anni di più intenso fervore creativo, in cui nacquero le Odi Civili, la Pentecoste, le Tragedie,(Il Conte di Carmagnola e l’Adelchi) in cui narra di due episodi storici che lui ha studiato a fondo, il problematico rapporto tra i principi della fede e la loro realizzazione nella società, e le prime due stesure de “I promessi Sposi”, oltre alle Osservazioni sulla morale cattolica. Con la pubblicazione de “I promessi Sposi” nel 1827, si può definire concluso il periodo creativo di Manzoni in quanto successive stesure rimangono incompiute.Negli anni della maturità, la vita di Manzoni fu funestata da crisi epilettiche, una serie interminabile di lutti e dalla condotta dissipatrice dei figli maschi. Nel 1837 si risposò con Teresa Borri Stampa, che morì poi nel 1861. Scrisse in questo periodo nel 1842 “Storia della colonna infame” evitando qualsiasi spunto narrativo, lasciando così al lettore ogni giudizio.Ormai lo scrittore era divenuto un personaggio pubblico, nonostante il suo atteggiamento sempre schivo e appartato. Durante le Cinque giornate, nel 1848, seguì con vigore gli eventi politici senza parteciparvi attivamente e diede alle stampe una delle odi civili :Marzo 1821, per anni tenuta nascosta. Quest’opera rievoca momenti eroici e sventurati dei tentativi politico-militari di ribellarsi contro l’oppressione austriaca, per la costituzione dell’unità di Italia. Il cinque maggio è un'altra ode scritta da Alessandro Manzoni nel 1821, in occasione della morte di Napoleone Bonaparte in esilio sull'isola di Sant’Elena.Nell'opera, scritta di getto in tre giorni dopo aver appreso dalla Gazzetta di Milano del 16 luglio 1821 le circostanze della morte di Napoleone, Manzoni mette in risalto le battaglie e le imprese dell'ex imperatore, nonché la fragilità umana e la misericordia di Dio. Quando il regno di Italia si ricostituì nel 1860, fu nominato senatore. Pure essendo profondamente cattolico era contrario a potere temporale della Chiesa e favorevole a Roma capitale.

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Nel 1861 infatti, votò a sfavore del trasferimento della capitale da Torino a Firenze come tappa intermedia verso Roma. Negli anni della sua lunga vecchiaia fu circondato dalla venerazione della borghesia italiana, che vedeva in lui non solo il grande scrittore, ma anche un maestro, una guida intellettuale, morale e politica. Soprattutto il suo romanzo fu assunto nella scuola con tale funzione.Morì a Milano nel 1873, a ottantotto anni, nella casa di Via del Morone, in seguito a una caduta che gli aveva provocato gravi sofferenze per due mesi. Gli furono tributati solenni funerali, alla presenza del principe ereditario Umberto. Verdi gli dedicò la sua Messa da Requiem al primo anniversario della morte. Fu sepolto nel cimitero monumentale della città.

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