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Visite mediche effettuate nella popolazione >65 anni Significato. L’indicatore misura l’utilizzo della consultazione medica, nell’ultimo mese, da parte delle persone di età superiore ai 65 anni. Numeratore Visite mediche effettuate dalle persone >65 anni Denominatore Numero di persone >65 anni Validità e limiti. Non risultano evidenziate la tipologia e le motivazioni della consul- tazione. Si tratta di un dato grezzo che approssima l’attitudine verso la consultazione da parte della fascia di popolazione considerata. Benchmark. Non si ritiene di suggerire un benchmark di riferimento. Ove si consideri il ricorso ai servizi territoriali un importante livello di intervento in linea con gli obiet- tivi del Piano Sanitario Nazionale, si dovrebbe considerare come riferimento il valore più elevato. In carenza di ulteriori elementi tale impostazione si ritiene suscettibile di distorsione. Fonte dei dati e anni di riferimento: ISTAT - Indagine Multiscopo. Anno 2000. REGIONI Anno 2000 Valle d’Aosta 0,52 Lombardia 0,64 Piemonte 0,65 Trentino-Alto Adige 0,67 Friuli-Venezia Giulia 0,68 Veneto 0,71 Liguria 0,76 Marche 0,77 ITALIA 0,79 Toscana 0,82 Puglia 0,82 Umbria 0,83 Molise 0,84 Emilia-Romagna 0,85 Sicilia 0,85 Abruzzo 0,86 Lazio 0,87 Campania 0,87 Sardegna 0,89 Basilicata 1,04 Calabria 1,16 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2003 182

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Visite mediche effettuate nella popolazione >65 anni

Significato. L’indicatore misura l’utilizzo della consultazione medica, nell’ultimo mese,da parte delle persone di età superiore ai 65 anni.

Numeratore Visite mediche effettuate dalle persone >65 anni

Denominatore Numero di persone >65 anni

Validità e limiti. Non risultano evidenziate la tipologia e le motivazioni della consul-tazione. Si tratta di un dato grezzo che approssima l’attitudine verso la consultazione daparte della fascia di popolazione considerata.

Benchmark. Non si ritiene di suggerire un benchmark di riferimento. Ove si consideriil ricorso ai servizi territoriali un importante livello di intervento in linea con gli obiet-tivi del Piano Sanitario Nazionale, si dovrebbe considerare come riferimento il valorepiù elevato. In carenza di ulteriori elementi tale impostazione si ritiene suscettibile didistorsione.

Fonte dei dati e anni di riferimento: ISTAT - Indagine Multiscopo. Anno 2000.

REGIONI Anno 2000

Valle d’Aosta 0,52Lombardia 0,64Piemonte 0,65Trentino-Alto Adige 0,67Friuli-Venezia Giulia 0,68Veneto 0,71Liguria 0,76Marche 0,77ITALIA 0,79Toscana 0,82Puglia 0,82Umbria 0,83Molise 0,84Emilia-Romagna 0,85Sicilia 0,85Abruzzo 0,86Lazio 0,87Campania 0,87Sardegna 0,89Basilicata 1,04Calabria 1,16

RAPPORTO OSSERVASALUTE 2003182

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Descrizione dei Risultati

Il valore medio si attesta su 0,79 visite per mese e si colloca in un intervallo compre-so tra 0,52 (Valle d’Aosta) e 1,16 (Calabria). Con le eccezioni dell’Emilia-Romagna daun lato e della Puglia dall’altro, il ricorso alla consultazione appare maggiormente carat-terizzante le aree meridionali del Paese.

LA SALUTE DELLE PERSONE ANZIANE 183

Numero di visite mediche effettuate nella popolazione >65 anni

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Assistenza domiciliare integrata: tasso di casi trattati per 10.000 residentiper regione

Significato. L’indicatore misura la presa in carico da parte dei servizi di assistenzadomiciliare integrata delle ASL, in rapporto alla popolazione residente e la percentua-le attribuibile alla componente anziana. Consente, pertanto, di acquisire maggiore con-sapevolezza rispetto all’effettivo utilizzo di questo rilevante punto della rete socio assi-stenziale.

Numeratore N. anziani trattati in ADI x 10.000

Denominatore Popolazione residente

Validità e limiti. Rappresenta un indicatore rilevante ai fini della valutazione della effet-tiva presa in carico e trattamento al domicilio. L’indicatore, tuttavia, è riferito a tutta lapopolazione residente. La percentuale di rilevazione copre il 93,5% del totale delle ASLche hanno dichiarato di avere servizio attivo. Popolazione Residente ISTAT al 1° gen-naio 2001

Benchmark. In analogia con altri indicatori di analogo significato può essere utilizzatoil valore medio nazionale.

Fonte dei dati e anni di riferimento: Ministero della Salute. Anno 2001.

Numero di anziani trattati in ADI nell’anno 2001

REGIONI Tasso per 10.000 residenti Di cui % anziani

Trentino AA 6,6 54,7Sardegna 9,9 82,7Sicilia 11,6 87,7Calabria 12,4 79,0Campania 13,7 82,4Puglia 18,8 88,4Abruzzo 27,5 66,9Lazio 33,0 89,9Umbria 39,2 83,0Piemonte 46,2 62,9Toscana 47,2 87,8ITALIA 47,2 79,2Emilia-Romagna 56,3 74,5Lombardia 59,9 71,5Basilicata 62,5 76,4Veneto 71,2 76,7Liguria 92,5 95,0Marche 100,9 86,4Molise 128,3 92,5Friuli Venezia Giulia 186,9 86,6Valle d’Aosta 1173,4 75,0

RAPPORTO OSSERVASALUTE 2003186

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Descrizione dei Risultati

La distribuzione geografica appare assai diso-mogenea. A fronte di un valore medio pari a47.2 casi trattati ogni 10.000 residenti, si evi-denzia una variabilità sul territorio nazionaleche va dai 6,6 del Trentino Alto Adige ai 186,9del Friuli Venezia Giulia, prescindendo dal datorelativo alla Valle d’Aosta. È inoltre prevalen-te l’utilizzo mirato sulla popolazione anzianadel servizio, considerando sia il dato medionazionale (79,2%), sia la distribuzione nelle sin-gole regioni con le vistose eccezioni rappre-sentate dal Trentino Alto Adige, Piemonte edall’Abruzzo.La completezza della rete socio-assistenziale èun prerequisito perché possa essere data pienaattuazione sia alle raccomandazioni della WHOin materia di cure domiciliari per questo seg-mento della popolazione, sia alle indicazioni divolta in volta inserite nell’ambito dei Progettiobiettivo nazionali e regionali e dei PianiSanitari. Anche il Piano Sanitario Nazionale2003-2005 prevede la promozione di una rete integrata di servizi sanitari e sociali perl’assistenza ai pazienti anziani, cronici e disabili come progetto per la strategia del cam-biamento. Pur nel modificarsi degli approcci, il sostegno alla rete dei servizi esistentiattraverso il miglioramento dei livelli di efficacia ed efficienza trova risalto tra gli obiet-tivi specifici proposti. Si ritiene che gli sforzi intrapresi in tale ambito e le esperienzepiù significative e di maggior successo attuate a livello delle diverse regioni debbanospingere ad una riflessione sui modelli di intervento caratterizzati da migliori esiti e suirelativi costi.

LA SALUTE DELLE PERSONE ANZIANE 187

Percentuale degli anziani trattati in ADI

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Percentuale di ASL che hanno sviluppato attività di assistenza domiciliareintegrata

Significato. L’assistenza domiciliare integrata (ADI) è un insieme di interventi di assi-stenza primaria che consentono di assicurare al domicilio del paziente servizi e/o pre-stazioni:– di medicina generale– di medicina specialistica – infermieristiche domiciliari e di riabilitazione– di aiuto domestico da parte di familiari o del servizio competente – di assistenza sociale Le ipotesi di attivazione dell’intervento si riferiscono a malati terminali, interventi vasco-lari acuti, gravi fratture in anziani, forme psicotiche acute gravi, riabilitazione di vascu-lopatici, malattie acute temporaneamente invalidanti nell’anziano e dimissioni protetteda strutture ospedaliere. Per valutare quantitativamente la percentuale di ASL che nelterritorio regionale hanno sviluppato l’attività di assistenza domiciliare integrata è statocostruito il seguente indicatore che considera il numero di ASL sul territorio che hannosviluppato questa attività.

Numeratore Numero ASL con attivazione ADIx 100

Denominatore Numero ASL della regione

Validità e limiti. La percentuale di ASL che hanno sviluppato attività di assistenza domi-ciliare integrata fornisce indicazione sul potenziale di offerta di tali servizi nel territo-rio. L’indicatore non fornisce informazioni specifiche in merito al numero di program-mi domiciliari per tipologie cliniche di destinatari dell’intervento e riguardo alle dimen-sioni del bacino di utenza. Un altro limite è l’impossibilità di definire le diverse moda-lità di erogazione, direttamente dalla ASL o da un servizio esternalizzato. Di conse-guenza anche nelle regioni in cui è presente il 100 % di ASL con attività ADI, non èpossibile valutare completamente l’adeguatezza del dimensionamento dell’offerta. Il con-fronto regionale sull’attivazione dell’ADI nelle ASL rappresenta, in ogni caso, un primoparametro quantitativo per caratterizzare l’impegno delle regioni nell’attivazione dei pro-grammi di assistenza domiciliare.

Benchmark. Il valore di 0 indica una totale inerzia della regione nell’attivazione deiservizi di assistenza domiciliare e rappresenta un valore assolutamente indesiderabile.Non è possibile utilizzare una scala di valori come parametro di valutazione dell’ade-guatezza del dimensionamento strutturale, dati i limiti dell’indicatore precedentementeesplicitati.

Fonte dei dati e anni di riferimento: ISTAT - Health for all Italia. Anno 2000.

L’ASSISTENZA TERRITORIALE 263

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Percentuale di ASL che hanno sviluppato Assistenza Domiciliare Integrata sul territorio

Piemonte 100Valle d’Aosta 100Lombardia 100Trentini A.A. 100Friuli V.G. 100Marche 100Molise 100Basilicata 100Veneto 95Toscana 92Lazio 92Puglia 92ITALIA 90Sicilia 89Emilia R. 85Liguria 80Campania 77Umbria 75Sardegna 75Calabria 73Abruzzo 50

Descrizione dei Risultati

La percentuale di ASL italiane che hanno sviluppato ADI è pari al 90%. Il Piemonte, laValle d’Aosta, la Lombardia, il Trentino Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia, le Marche,il Molise e la Basilicata hanno attivato nel 100% delle ASL l’assistenza domiciliare inte-grata. Per le altre regioni è presente una notevole variabilità nel dato. La regione conuna più bassa percentuale è l’Abruzzo, con il 50% di attivazione di ADI nelle ASL delproprio territorio.

Raccomandazioni di Osservasalute

Tutte le regioni potrebbero sviluppare al meglio i servizi di assistenza domiciliare inte-grata, attraverso un processo di riordino che garantisca un elevato livello di coordina-mento dei diversi servizi sociali e sanitari e realizzare percorsi assistenziali integratisecondo le indicazioni del PSN 2003-2005. Tale obiettivo può essere ottenuto attraver-so il riequilibrio di risorse finanziarie e organizzative tra l’ospedale e il territorio.Parallelamente nell’arco del triennio 2003-2005, le regioni, secondo linee di coordina-mento comuni e condivise, potrebbero contribuire a costruire ed alimentare un sistemainformativo in grado di caratterizzare le linee di intervento per l’ADI, la dimensione deibacini di utenza dei destinatari e le caratteristiche degli erogatori.

RAPPORTO OSSERVASALUTE 2003264

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ASSISTENZA TERRITORIALE 293

Dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per complicanze a lungo termi-ne del Diabete Mellito e per Asma Bronchiale

Significato. Il Diabete Mellito e l’Asma Bronchialesono patologie cronico-degenerative che riconosconofattori di rischio, meccanismi patogenetici, quadro cli-nico e complicanze distinte. Ciononostante, la rileva-zione dei ricoveri associati a queste patologie è utiliz-zata per valutare l’appropriata gestione delle stesse,soprattutto in ambito territoriale (in termini di “conti-

nuità di cura” e atti formativi-educativi del paziente,rivolti alla prevenzione e alla diagnosi precoce dellecomplicanze acute e croniche). Infatti questi ricoveripossono essere considerati, potenzialmente, “evitabi-li” in presenza di un’adeguata rete di servizi territoria-li.

Tasso standardizzato di dimissione ospedaliera potenzialmente evitabile per complicanze a lungo termine del Diabete Mellito

Numeratore Numero dimissioni con codice di diagnosi principale per Complicanze a Lungo Termine delDiabete Mellito (CLTD) in residenti di età 18 anni e oltre

x 1.000Denominatore Popolazione media residente di età 18 anni e oltre

Tasso standardizzato di dimissione ospedaliera potenzialmente evitabilieper Asma

Numeratore Numero dimissioni con codice di diagnosi principale per Asma in residenti di età 18 anni e oltrex 1.000

Denominatore Popolazione media residente di età 18 anni e oltre

Validità e limiti. A supporto della scelta delle CLTDnegli adulti riportiamo un’affermazione dall’ultima“Relazione sullo Stato Sanitario del Paese”: “una pre-cisa fotografia del diabete in Italia non può prescinde-re da un’analisi delle complicanze croniche tardivedella malattia che, in un’epoca in cui è ormai raro ildecesso per cause acute, ne rappresentano il vero,principale, costo umano ed economico” (MinisteroSalute, 2002). E’ stato calcolato il tasso standardizza-to medio annuo nel periodo 2001-2003 per ricoveriospedalieri con diagnosi principale per CLTD (com-plicanze renali: ICD-9-CM cod 250.40-43, oculari:ICD-9-CM cod 250.50-53, neurologiche: ICD-9-CMcod 250.60-63, circolatorie: ICD-9-CM cod 250.70-73 o complicanze non meglio specificate: ICD-9-CMcod 250.80-83 e ICD-9-CM cod 250.90-93) e perAsma (ICD-9-CM cod 493) nella popolazione di etàoltre i 18 anni, nella corrispondente popolazionemedia regionale residente. Per i ricoveri sono statiutilizzati dati derivati dalle Schede di DimissioneOspedaliera, ricavati dai flussi informativi delMinistero della Salute. I dati relativi alle popolazionisono stati ricavati da fonte Istat per gli anni 2001-2003. La standardizzazione per età è stata effettuata inmaniera diretta, utilizzando come standard la popola-zione del Censimento 2001. Per tutti i dati sono staticalcolati i relativi Intervalli di Confidenza al 95%.

Valore di riferimento. In assenza di un valore di rife-rimento legislativo per questi indicatori è stato utiliz-zato il valore medio nazionale del tasso standardizza-to di ricoveri per Asma (0,25 per mille) e CLTD (0,54per mille) nel periodo 2001-2003.

Descrizione dei risultati

Nel triennio 2001-2003, in Italia il tasso standardizza-to medio annuo di ricoveri per Asma è stato pari a0,25 (I.C. 95%: 0,25 – 0,26) e 0,54 (I.C. 95%: 0,53 –0,54) per CLTD ogni 1.000 adulti residenti. La Valled’Aosta è la regione con il più basso tasso standardiz-zato di ricoveri per Asma 0,12 (I.C. 95%: 0,08 – 0,16),mentre la Sardegna ha presentato il valore più alto0,46 (I.C. 95%: 0,44 – 0,48). Le Marche mostrano ilvalore più basso di ricoveri per CLTD pari a 0,22 rico-veri per 1.000 adulti residenti (I.C. 95%: 0,21 – 0,24),mentre la regione Puglia presenta il valore più eleva-to: 1,01 (I.C. 95%: 0,99 – 1,03) per 1.000 residenti. Iricoveri per queste categorie evidenziano un gradien-te geografico Sud-Nord. Tale risultato è efficacemen-te rappresentato nel diagramma a dispersione nellafigura 1, in cui l’origine degli assi coincide con i valo-ri medi nazionali di Asma e CLTD. La rappresentazio-ne congiunta dei tassi standardizzati per le due patolo-gie in esame consente di collocare le differenti realtàregionali in ognuno dei quadranti del diagramma. Inparticolare, le regioni che evidenziano, per i ricoveridi entrambe le patologie, tassi standardizzati superio-ri al valore nazionale sono Puglia, Sicilia, Basilicata,Calabria, Campania, Molise, P. A. Bolzano e Abruzzo.Nel quadrante opposto si posizionano regioni comeLombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte,Emilia-Romagna, Toscana, Valle d’Aosta e Marcheche presentano, per entrambe le categorie di ricovero,valori inferiori al valore nazionale. Le altre regioni,che presentano valori intermedi (P.A. Trento e Lazio;Liguria, Umbria e Sardegna), sono rappresentate neirestanti quadranti.

G. DAMIANI, A.G. DE BELVIS, F. TRANI, M.T. MAINELLI, R. SILIQUINI

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294 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2005

Tabella 1 - Tassi standardizzati di ospedalizzazione medi annui per Asma e complicanze a lungo termine per

diabete (CLTD), con età > 18 anni, per regione. (tassi x 1000 abitanti, IC al 95%)

Regioni Asma CLTD

Tasso std I.C. 95% Tasso std I.C. 95%

Piemonte 0,15 0,14-0,16 0,38 0,37-0,39Valle d'Aosta 0,12 0,08-0,16 0,31 0,25-0,37Lombardia 0,25 0,24-0,25 0,44 0,43-0,45Bolzano- Bolzen 0,36 0,32-0,39 0,59 0,54-0,64

Trento 0,18 0,16-0,21 0,60 0,56-0,65

Veneto 0,22 0,21-0,23 0,43 0,42-0,44Friuli-Venezia Giulia 0,18 0,17-0,20 0,39 0,37-0,42Liguria 0,28 0,26-0,29 0,34 0,32-0,35Emilia-Romagna 0,19 0,18-0,20 0,36 0,34-0,37Toscana 0,21 0,20-0,22 0,33 0,32-0,34Umbria 0,28 0,26-0,30 0,33 0,31-0,36Marche 0,18 0,17-0,20 0,22 0,21-0,24Lazio 0,23 0,22-0,24 0,54 0,53-0,55Abruzzo 0,28 0,26-0,30 0,56 0,53-0,58Molise 0,33 0,29-0,37 0,74 0,68-0,80Campania 0,30 0,29-0,31 0,76 0,74-0,77Puglia 0,34 0,33-0,35 1,01 0,99-1,03Basilica 0,36 0,33-0,39 0,86 0,82-0,91Calabria 0,39 0,37-0,41 0,81 0,78-0,83Sicilia 0,29 0,28-0,29 0,94 0,93-0,96Sardegna 0,46 0,44-0,48 0,41 0,39-0,43Italia 0,25 0,25-0,26 0,54 0,53-0,54

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero della Salute – SDO. Anno 2005.

Grafico 1 - Tassi standardizzati di ospedalizzazione medi annui per Asma e complicanze a lungo termine per dia-

bete (CLTD), età 18 anni e oltre, per regione. (tassi x 1000 abitanti, IC al 95%)

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero della Salute – SDO. Anno 2005.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 295

Raccomandazioni di Osservasalute

L’analisi ha confermato la variabilità tra regioni neitassi standardizzati per ricovero ospedaliero nellapopolazione adulta, sia per Asma che complicanzetardive del Diabete, con un gradiente che si riduceprogressivamente da Sud verso le regioni del Centro-Nord.Certamente la diversa prevalenza a livello regionale diAsma e Diabete potrebbe aver influenzato il numerodi ricoveri ospedalieri. Tuttavia, il contemporaneoposizionamento della maggior parte delle regioni,rispetto alla media italiana, per i ricoveri delle duepatologie – che pure riconoscono eziologia multifatto-riale completamente distinta - rappresenta un punto diforza per la metodica utilizzata nella caratterizzazionedell’appropriatezza organizzativa dei servizi distret-tuali.La necessità di creare un’integrazione tra assistenzaprimaria e assistenza ospedaliera comporta la revisio-ne dei punti focali del percorso del paziente affetto dapatologie croniche, soprattutto per le regioni nellequali si è evidenziato un elevato numero di ricoveriper patologie quali Asma e Diabete. In questo modoè possibile ridurre le evoluzioni di queste patologie,che causano ricoveri ospedalieri prevenibili, offrendoun percorso che consenta di prendere in cura l’assisti-to a livello territoriale sin dalle prime fasi della pato-logia o ancor prima che questa si manifesti. Una pri-ma possibile soluzione prevede un passaggio dallacosiddetta “medicina d’attesa”, nella quale il medicodi medicina generale aspetta nel suo ambulatorio cheil paziente manifesti un bisogno di salute, alla “medi-cina d’iniziativa”.

Riferimenti bibliografici

Damiani G, Pinnarelli L, Mainelli M T, Trani F, Ricciardi G.L’appropriatezza organizzativa nella gestione delle patolo-gie croniche in Italia: la situazione dei ricoveri evitabili nel-le regioni, una opportunità per lo sviluppo della rete dei ser-vizi territoriali. In: Atti del terzo Congresso Nazionale Card“Il Distretto tra governo e governance”. Bari 18-20Novembre 2004. Roma: Iniziative Sanitarie s.r.l., 2005:237-46.Istat. GeoDemo. www.demo.istat.it (ultimo accesso 30 giu-gno 2005).Ministero della Salute. Relazione sullo stato sanitario delPaese 2001-2002. www.ministerosalute.it (ultimo accesso30 giugno 2005).

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ASSISTENZA TERRITORIALE 327

Dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per asma

Significato. L’Asma è una patologia infiammatoria

cronica delle vie aeree, la cui eziologia è legata

all’esposizione di soggetti suscettibili a sostanze irri-

tanti ambientali ed “occupazionali” scatenanti (polli-

ni, fumo di sigaretta, ecc...).

Se non adeguatamente trattata può essere causa di una

progressiva riduzione della funzionalità respiratoria e

di malattia broncopneumonica cronica ostruttiva.

Tra i “Prevention Quality Indicators” dell’AHRQ, le

dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per

Asma tra gli adulti valutano l’appropriata gestione in

ambito territoriale della patologia, intesa come pre-

venzione, con l’individuazione dei soggetti a maggior

rischio, diagnosi precoce, monitoraggio periodico del-

la funzionalità respiratoria, terapia farmacologica ed

educazionale.

Infatti, questi ricoveri possono essere considerati

potenzialmente “evitabili” in presenza di un’adeguata

rete di servizi territoriali.

Tasso standardizzato di dimissione ospedaliera potenzialmente evitabile per asma

Numeratore Dimissioni ospedaliere per asma di età 18 anni e oltre

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di età 18 anni e oltre

Validità e limiti. L’indicatore si riferisce ai ricoveri per

acuti di 18 anni e oltre con diagnosi principali per asma

(Codici ICD-9-CM: 493.00-02; 493.10-12; 493.20-22;

493.81-82; 493.90-92), avvenuti negli istituti pubblici e

privati accreditati nel periodo 2001-2004. Data la bassa

prevalenza del fenomeno, e la necessità di eliminare

eventuali oscillazioni dei risultati dovuti alla bassa

numerosità dei casi, si è considerata la media del qua-

driennio. Sono state utilizzate le fonti ufficiali dei dati,

quali le Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) del

Ministero della Salute per i ricoveri, e l’Istat per la

popolazione media residente. Il tasso è stato standardiz-

zato con il metodo diretto, considerando come standard

la popolazione italiana al censimento del 2001. La pos-

sibilità di disporre di dati relativi esclusivamente ai rico-

veri di pazienti residenti consente di valutare, in manie-

ra più precisa, il grado di inappropriatezza delle struttu-

re territoriali regionali. Per tale indicatore potrebbe esse-

re presente un bias determinato dalla diversa prevalenza

della malattia nelle varie regioni.

Valore di riferimento/Benchmark. In assenza di un

valore di riferimento legislativo, è stata considerata la

suddivisione in terzili della distribuzione regionale

del tasso standardizzato.

Descrizione dei risultatiLa Valle d’Aosta presenta il valore più basso del tasso

(0,13) mentre la Sardegna il più alto (0,45).

Nell’intervallo che va dal valore minimo al primo terzi-

le incluso (0,13-0,20) troviamo le regioni: Valle

d’Aosta, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Marche,

Emilia-Romagna, Provincia Autonoma di Trento e

Toscana; dal primo terzile escluso al secondo terzile

(0,22-0,27) Veneto, Lazio, Lombardia, Umbria, Liguria,

Sicilia e Campania; dal secondo terzile escluso al valo-

re massimo (0,28-0,45) Abruzzo, Puglia, Molise,

Basilicata, Provincia Autonoma di Bolzano, Calabria e

Sardegna. Si osserva quindi un gradiente Nord-Sud: tut-

te le regioni del Nord, tranne la Provincia Autonoma di

Bolzano, e quelle del Centro, si posizionano prima del

secondo terzile e sono le regioni che presentano i livelli

più bassi del tasso. La presenza di “intervalli di posizio-

ne” facilita un confronto tra gruppi di regioni in una

logica tesa al miglioramento dell’appropriatezza in ogni

singola regione.

Tabella 1 - Tasso standardizzato di dimissioni ospe-daliere per asma e per regione (tassi per 1.000 abi-tanti) - Anni 2001-2004

RegioniTasso standardizzato

per asma

Piemonte 0,14

Valle d'Aosta 0,13

Lombardia 0,23

Bolzano-Bozen 0,33Trento 0,18Veneto 0,22

Friuli-Venezia Giulia 0,16

Liguria 0,26

Emilia-Romagna 0,17

Toscana 0,20

Umbria 0,26

Marche 0,17

Lazio 0,22

Abruzzo 0,28

Molise 0,32

Campania 0,27

Puglia 0,32

Basilicata 0,32

Calabria 0,35

Sicilia 0,27

Sardegna 0,45

Italia 0,24

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero della Salute –

Banca Dati SDO, per i ricoveri. Anni 2001-2004. Banca dati

www.demo.ista.it per la popolazione. Anni 2001-2004.

G. DAMIANI, A.G. DE BELVIS, S. RINALDI, A. D’ERRICO

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328 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2006

Raccomandazioni di OsservasaluteLa variabilità tra le regioni dei tassi standardizzati dei

ricoveri ospedalieri nella popolazione adulta per

Asma conferma la necessità di sviluppare soluzioni di

integrazione tra i diversi ambiti assistenziali, territo-

riale ed ospedaliero, e le diverse professionalità che

intervengono nella gestione del medesimo paziente.

La continuità assistenziale sarà garantita dalla elabo-

razione e attuazione dei percorsi clinico-assistenziali

condivisi che sappiano calare le linee guida scientifi-

che, validate e condivise, nel peculiare contesto orga-

nizzativo locale o regionale in cui i professionisti si

trovano ad operare, come espresso dal vigente Piano

Sanitario Nazionale.

L’analisi di tale indicatore, oltre a rappresentare un

proxy della misura dell’appropriatezza dell’assistenza

territoriale nella gestione della specifica patologia, è

utile anche in una lettura combinata con il tasso stan-

dardizzato di dimissione ospedaliera potenzialmente

evitabile per complicanze a lungo termine del Diabete

Mellito per una comprensione complessiva dell’assi-

stenza primaria.

Riferimenti bibliograficiAHRQ Quality Indicators. Guide to Prevention QualityIndicators: Hospital Admission for Ambulatory CareSensitive Conditions. Department of Health and HumanServices. Agency for Healthcare Research and Quality.October 2001Version 3.0a (February 20, 2006). http://www.qualityindica-tors.ahrq.gov (ultimo accesso: 20 aprile 2006).Damiani G, Ricciardi G. Manuale di Programmazione eOrganizzazione Sanitaria. Napoli: Ildeson-Gnocchi, 2005.Ministero della Salute. Piano Sanitario Nazionale 2006-2008. Decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile2006. Gazzetta Ufficiale 8 giugno 2006, Serie Generale, n.131.Damiani G, de Belvis AG, Siliquini R, Trani F, Mainelli MT.Appropriatezza organizzativa della gestione delle cronicitàed integrazione ospedale-territorio: asma bronchiale inpazienti di età maggiore di 18 anni e diabete mellito concomplicanze tardive (CLT). In: Osservatorio Nazionale sul-la salute nelle Regioni Italiane. Rapporto Osservasalute2005; PREX, Milano.

Tasso standardizzato medio annuo di dimissioni ospedaliere per

asma e per regione. Media 2001-2004

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ASSISTENZA TERRITORIALE 329

Dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per complicanze a lungo termi-ne del diabete mellito

Significato. Il Diabete Mellito è una malattia endocri-

na multifattoriale ad eziologia sconosciuta, ha un

decorso cronico-degenerativo ed è causa di numerose

e gravi complicanze acute e croniche.

Tra i “Prevention Quality Indicators” dell’AHRQ, il

tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evita-

bili per complicanze a lungo termine del Diabete

Mellito (CLTD) valuta l’appropriata gestione in ambi-

to territoriale della patologia diabetica, intesa come

prevenzione, con l’individuazione dei soggetti a mag-

gior rischio, diagnosi precoce, monitoraggio periodi-

co della compliance del paziente, del profilo glicemi-

co e delle possibili complicanze.

Tasso standardizzato di dimissione ospedaliera potenzialmente evitabile per Complicanze a Lungo Termine del DiabeteMellito

Numeratore Dimissioni ospedaliere per Complicanze a Lungo Termine del Diabete Mellito (CLTD)

di età 18 anni e oltre

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di età 18 anni e oltre

Validità e limiti. L’indicatore si riferisce ai ricoveri per

acuti di 18 anni e oltre con diagnosi principali per CLTD

(Codici ICD-9-CM: 250.40-43, 250.50-53, 250.60-63,

250.70-73, 250.80-83 e 250.90-93), avvenuti negli isti-

tuti pubblici e privati accreditati nel periodo 2001-2004.

Data la bassa prevalenza del fenomeno, e la necessità di

eliminare eventuali oscillazioni dei risultati dovuti alla

bassa numerosità dei casi, si è considerata la media del

quadriennio. Sono state utilizzate le fonti ufficiali dei

dati, quali le Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO)

del Ministero della Salute per i ricoveri, e l’Istat per la

popolazione media residente. Il tasso è stato standardiz-

zato con il metodo diretto, considerando come standard

la popolazione italiana al censimento del 2001. L’analisi

dei dati riferiti esclusivamente ai ricoveri di pazienti

residenti consente di valutare, in maniera più precisa, il

livello di inappropriatezza delle strutture territoriali

regionali, anche se potrebbe essere presente un bias

determinato dalla diversa prevalenza della malattia nel-

le varie regioni.

Valore di riferimento/Benchmark. In assenza di un

valore di riferimento legislativo, è stata considerata la

suddivisione in terzili della distribuzione regionale

del tasso standardizzato.

Descrizione dei risultatiLe Marche presenta il valore più basso del tasso (0,20)

mentre la Puglia il valore più alto (0,98).

Nell’intervallo che va dal valore minimo al primo terzi-

le incluso (0,20-0,37) troviamo le regioni: Marche, Valle

d’Aosta, Toscana, Liguria, Umbria, Emilia-Romagna e

Piemonte; dal primo terzile escluso al secondo terzile

(0,38-0,57) le regioni: Sardegna, Friuli-Venezia Giulia,

Veneto, Lombardia, Abruzzo, Lazio, Provincia

Autonoma di Bolzano; dal secondo terzile escluso al

valore massimo (0,58-0,98) la Provincia Autonoma di

Trento, Campania, Molise, Calabria, Basilicata, Sicilia e

Puglia. Si evidenzia quindi un gradiente Nord-Sud,

infatti la maggior parte delle regioni del Sud, si posizio-

nano dopo il 2° terzile e presentano i livelli più alti del

tasso.

La presenza di gruppi di regioni classificate secondo

intervalli di posizione consente un confronto interregio-

nale, teso al miglioramento dell’appropriatezza dell’as-

sistenza territoriale.

Tabella 1 - Tasso standardizzato di dimissioni ospe-daliere per Complicanze a Lungo Termine del Diabe-te (CLTD) e per regione (tassi per 1.000 residenti) –Anni 2001-2004

Tasso standardizzato medio annuo per

Regioni Complicanze a Lungo Termine

del Diabete Mellito (CLTD) (>18anni)

Piemonte 0,37

Valle d'Aosta 0,30

Lombardia 0,44

Bolzano-Bozen 0,57Trento 0,58Veneto 0,44

Friuli-Venezia Giulia 0,39

Liguria 0,33

Emilia-Romagna 0,34

Toscana 0,31

Umbria 0,33

Marche 0,20

Lazio 0,55

Abruzzo 0,52

Molise 0,75

Campania 0,71

Puglia 0,98

Basilicata 0,88

Calabria 0,79

Sicilia 0,94

Sardegna 0,38

Italia 0,53

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero della Salute –

Banca Dati SDO, per i ricoveri. Anni 2001-2004. Banca dati

www.demo.ista.it per la popolazione. Anni 2001-2004.

G. DAMIANI, A.G. DE BELVIS, S. RINALDI, A. D’ERRICO

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330 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2006

Raccomandazioni di OsservasaluteL’attuale pattern epidemiologico, caratterizzato da un

aumento della prevalenza delle malattie cronico-dege-

nerative, impone una crescente attenzione alla preven-

zione e diagnosi precoce di patologie come il Diabete

Mellito e delle relative complicanze.

Il Piano Nazionale della Prevenzione Attiva 2005 pre-

vede l’applicazione a livello regionale di strumenti

per una rapida individuazione dei pazienti affetti da

diabete, l’iscrizione in appositi registri, l’implementa-

zione dei sistemi informativi, l’attuazione di interven-

ti proattivi e la costruzione di percorsi integrati e coor-

dinati tra assistenza primaria e ospedaliera, proprio

allo scopo di prevenire le complicanze di tale patolo-

gia. L’analisi dell’indicatore proposto può essere,

insieme ad altri di processo ed esito, di supporto alla

valutazione delle politiche regionali di disease mana-

gement del Diabete Mellito, avviate dal 2005 in attua-

zione del Piano Nazionale della Prevenzione Attiva, e

delle altre misure organizzative e gestionali nell’assi-

stenza primaria e secondaria.

Riferimenti bibliograficiAHRQ Quality Indicators. Guide to Prevention QualityIndicators: Hospital Admission for Ambulatory CareSensitive Conditions. Department of Health and HumanServices. Agency for Healthcare Research and Quality.October 2001Version 3.0a (February 20, 2006). http://www.qualityindica-tors.ahrq.gov (ultimo accesso: 20 aprile 2006).Damiani G, Ricciardi G. Manuale di Programmazione eOrganizzazione Sanitaria. Napoli: Ildeson-Gnocchi, 2005.Damiani G, De Belvis A.G., Colosimo S., Sicuro L.,Ricciardi G. Politiche sanitarie regionali e modelli organiz-zativi distrettuali. Evidenze epidemiologiche dai RapportiOsservasalute. In : Atti del Congresso CARD “Welfare,Devolution, Distretto. Percorsi, continuità delle cure, inte-grazione sociosanitaria per l’equità dell’accesso, per l’uni-formità degli esiti”, San Marino, 28/30 Settembre 2006 (incorso di stampa). Ministero della Salute. Piano Nazionale della Prevenzione2005-2007 dell’Intesa Stato-Regioni del 23 Marzo 2005.

Tasso standardizzato medio annuo per complicanze a lungo ter-

mine del diabete mellito per regione. Media 2001-2004

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390 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2007

Assistenza Domiciliare Integrata (ADI)

Significato. I cambiamenti demografici ed epidemio-

logici della popolazione, associati all’aumento della

domanda di salute e alla necessità di contenere i costi

dell’assistenza ospedaliera, hanno favorito il rafforza-

mento di professionalità, strutture e reti assistenziali

facenti capo al territorio.

In questo contesto, tra le modalità di cura domiciliare

che si sono sviluppate negli ultimi anni, l’Assistenza

Domiciliare Integrata (ADI) rappresenta la forma più

complessa e diffusa. La prima definizione di ADI si

ritrova nel Progetto Obiettivo “Tutela della salute

degli anziani 1991-1995”, nel quale si afferma che

“l’ADI è costituita da un complesso di prestazioni

mediche, infermieristiche, riabilitative, socio-assi-

stenziali, rese al domicilio dell’ammalato, nel rispetto

di standard minimi di prestazione in forma integrata e

secondo piani individuali programmati di assistenza,

definiti con la partecipazione delle figure professiona-

li interessate al singolo caso”.

Nell’ultimo decennio, l’ADI ha trovato ampio spazio

nei documenti di programmazione del Ministero della

Salute (Progetto Obiettivo “Tutela degli anziani”; Il

Piano Sanitario Nazionale, PSN, per il triennio 1998-

2000), in disposizioni legislative atte a promuovere lo

sviluppo delle cure domiciliari (Decreto Legislativo

229/99 “Norme per la razionalizzazione del Servizio

Sanitario Nazionale”; Legge 328 dell’8 novembre 2000

“Legge quadro per la realizzazione del sistema integra-

to di interventi e servizi sociali”) e negli Accordi

Collettivi Nazionali con i medici di medicina generale,

con i Pediatri di Libera Scelta e con i medici specialisti

ambulatoriali, rispettivamente approvati tramite il DPR

28 luglio 2000, n. 270, 272 e 271. Dal 2001 l’assisten-

za territoriale domiciliare, l’ospedalizzazione domici-

liare e l’assistenza domiciliare programmata e integra-

ta rientrano nei Livelli essenziali e uniformi di assisten-

za (DPCM del 29 novembre 2001).

I PSN 2003-2005 e 2006-2008 pongono tra i loro

obiettivi prioritari la necessità di promuovere il terri-

torio quale primaria sede di assistenza e di governo

dei percorsi sanitari e socio-sanitari, garantendo

all’anziano non autosufficiente la permanenza al pro-

prio domicilio, laddove le condizioni sanitarie, socia-

li, abitative e di solidarietà sociale lo rendano appro-

priato. Gli stessi PSN, inoltre, propongono la collabo-

razione tra le istituzioni e i gruppi formali ed informa-

li che concorrono all’assistenza socio-sanitaria di tali

soggetti.

Tasso di assistibili in ADI

Numeratore Assistibili che hanno iniziato il trattamento di assistenza domiciliare

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Tasso di assistibili anziani in ADI

Numeratore Assistibili di età > 65 anni che hanno iniziato il trattamento di assistenza domiciliare

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di età > 65 anni

Tasso di ore di assistenza erogata per singolo caso trattato

Numeratore Totale ore di assistenza domiciliare erogate

Denominatore Assistibili che ha iniziato il trattamento di assistenza domiciliare

Validità e limiti. I dati per la costruzione degli indicato-

ri sono stati ricavati dal modello FLS.21 di rilevazione

delle attività gestionali ed economiche delle unità sani-

tarie locali (Decreto Ministeriale del 23/12/1996) e

dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat). Trattandosi di

indicatori di attività, non è possibile alcuna riflessione

sulla qualità dell’assistenza domiciliare integrata eroga-

ta dalle ASL nè sulla tipologia dei casi trattati.

La mancanza di un sistema di classificazione omogeneo

e condiviso a livello nazionale può limitare la validità di

un confronto inter-regionale.

Valore di riferimento/Benchmark. In assenza di un

valore di riferimento legislativo e di omogeneità nei

modelli organizzativi, gli indicatori analizzati posso-

no essere considerati in riferimento al valore medio

nazionale.

Descrizione dei risultatiLa tabella 1 riassume i dati relativi ai casi trattati in

ADI nel corso del 2005: in totale sono stati assistiti al

proprio domicilio 396.757 pazienti. Il tasso di casi

trattati in ADI è ampiamente variabile nelle regioni

S. TARDIVO, C. COPPO, P. SUPERBI, W. MANTOVANI, A. POLI, A. AZARA, G. ROMANO

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ASSISTENZA TERRITORIALE 391

(32 casi per 100.000 abitanti in Valle d’Aosta; 2.196

per 100.000 in Friuli-Venezia Giulia). La percentuale

di anziani trattati in ADI si conferma estremamente

elevata, attestandosi all’84,2%, valore in linea con

quello degli anni precedenti (84,1% nel 2004 e 82,5%

nel 2003); analizzando i dati regionali si passa dal

52,2% della Provincia Autonoma di Trento al 97,1%

della Liguria.

La stessa variabilità è presente nel numero di anziani

trattati in ADI riferiti alla stessa popolazione anziana

(1,5 casi per 1.000 abitanti di età superiore a 65 anni in

Valle d’Aosta; 79,5 casi in Friuli-Venezia Giulia); il dato

complessivo nazionale è pari a 29,1 casi trattati.

Mediamente a ciascun paziente sono state dedicate cir-

ca 23 ore di assistenza, erogate in gran parte da persona-

le infermieristico (16 ore). Anche per questi dati si evi-

denziano ampie differenze regionali: in Valle d’Aosta

vengono dedicate a ciascun caso complessivamente 332

ore, erogate principalmente da altri operatori (290 ore),

mentre nella Provincia Autonoma di Bolzano solo 8

(erogate solo da personale infermieristico).

Il grafico 1 illustra il numero di pazienti trattati in ADI

per 100.000 abitanti dal 1998 al 2005: dai 359 casi del

1998 si è giunti ai 677 casi del 2005, con un incremen-

to medio annuo del 10% circa.

Una indagine conoscitiva del 2004 condotta capillar-

mente dal Ministero della Salute su tutte le Aziende

Sanitarie Locali (ASL) del territorio nazionale relati-

va alla “Ricognizione ed analisi di modelli organizza-

tivi innovativi per l’erogazione di cure primarie”

riporta i seguenti risultati:

- il 91,7% delle ASL hanno organizzato l’ADI nei

confronti di pazienti bisognosi dell’intervento integra-

to di servizi sanitari e sociali;

- in ambito nazionale, il Medico di Medicina Generale

(MMG) è presente nell’Unità di Valutazione

Multidimensionale (UVM) nell’86,7% delle ASL;

- nel 44,4% delle Aziende è stato previsto, per il

MMG, un compenso aggiuntivo con accordo integra-

tivo (rispetto al compenso di cui al DPR 270/2000).

L’elevata percentuale di risposta all’indagine delle

aziende interpellate (181 ASL su 195, 92,8%), rende

tali risultati attendibili.

Tabella 1 - Casi trattati e ore di assistenza erogata per caso trattato in ADI – Anno 2005

Casi trattati Ore di assistenza erogata per caso trattato

Regionix 100.000 Di cui >65 x 1.000 Terapisti Infermieri Altri

N ab >65 (%) residenti >65 della professionali operatori Totale

riabilitazione

Piemonte 21.890 505 79,7 18,0 2 14 7 23

Valle d’Aosta 40 32 92,5 1,5 6 36 290 332

Lombardia 68.186 723 86,2 32,3 4 12 4 20

Bolzano-Bozen 275 57 86,9 3,0 n.d. 8 n.d. 8Trento 1.491 298 52,2 8,4 n.d. 21 n.d. 21Veneto 59.031 1251 76,1 50,0 1 8 1 10

Friuli-Venezia Giulia 26.499 2196 81,0 79,5 2 8 1 11

Liguria 13.807 862 97,1 31,6 4 20 4 28

Emilia-Romagna 57.107 1370 89,1 53,8 0 21 3 24

Toscana 21.298 590 81,1 20,7 1 13 6 20

Umbria 10.174 1178 81,7 41,4 0 12 2 14

Marche 13.609 893 84,2 33,5 6 23 3 32

Lazio 37.017 700 89,7 33,1 6 12 3 21

Abruzzo 5.598 430 86,2 17,5 14 26 0 40

Molise 4.798 1493 89,1 60,8 5 11 1 17

Campania 13.416 232 90,3 13,8 9 30 3 42

Puglia 16.401 403 86,0 20,3 23 23 2 48

Basilicata 5.529 929 83,0 39,1 19 25 3 47

Calabria 6.900 344 86,1 16,3 9 16 1 26

Sicilia 9.372 187 76,0 8,0 10 26 1 37

Sardegna 4.319 261 72,3 10,9 15 66 1 82

Italia 396.757 677 84,2 29,1 4 16 3 23

n.d. = non disponibile.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica -

Annuario statistico del Servizio Sanitario Nazionale. Anno 2005.

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392 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2007

Grafico 1 - Pazienti trattati in ADI (per 100.000) - Anni 1998-2005

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica -

Annuario statistico del Servizio Sanitario Nazionale. Anni 1998-2005.

Raccomandazioni di OsservasaluteSi può rilevare come nell’ultimo decennio si sia assi-

stito, trasversalmente alle diverse regioni, con impor-

tanti differenze che vanno gradualmente colmandosi,

ad una fase di progressiva espansione dell’ADI.

Tuttavia permane una forte disomogeneità nei criteri

che definiscono le attività assistenziali proprie

dell’ADI, sia sul piano dell’accesso che su quello del

trattamento. Un recente documento della

Commissione per la definizione e l’aggiornamento

dei Livelli Essenziali di Assistenza, istituita dal

Ministero della Salute, sottolinea questa necessità, al

fine di stabilire standard qualitativi e quantitativi e

definire le modalità di remunerazione degli erogatori.

Un ulteriore indicazione potrà derivare dalla definizione

e successiva applicazione della scheda di flusso naziona-

le per l’assistenza domiciliare concepita all’interno degli

obiettivi del Progetto Mattoni del SSN ”Assistenza pri-

maria e prestazioni domiciliari”, pagg. 418-421.

Riferimenti bibliografici(1) Attività gestionali ed economiche delle ASL e AziendeOspedaliere. Annuario statistico del Servizio SanitarioNazionale. 1998-2005.(2) ASSR. L’assistenza domiciliare è la nuova frontiera.Monitor, Anno II numero 6 settembre-ottobre 2003: 24-31.(3) ASSR. Meno ospedale e più territorio: il trend continua.Monitor, Anno III numero 10 ottobre 2004: 34-49.(4) Marceca M. Assistenza domiciliare. Parole chiave. Care3, 2003.(5) Ministero della salute. Dipartimento della qualità.Direzione generale della programmazione sanitaria, deilivelli di assistenza e dei principi etici di sistema - uff. V:Ricognizione ed analisi di modelli organizzativi innovativiper l’erogazione di cure primarie. Analisi Nazionale.Dicembre 2004. Ultimo accesso internet giugno 2007:www.ministerosalute.it/imgs/C_17_pubblicazioni_472_allegato.pdf.(6) Ministero della Salute. Commissione Nazionale per ladefinizione e l’aggiornamento dei Livelli Essenziali diAssistenza. Nuova caratterizzazione dell’assistenza territo-riale domiciliare e degli interventi ospedalieri a domicilio.Ultimo accesso internet giugno 2007:http://www.fedcp.org/documenti/C_17_pubblicazio-ni_572_allegato.pdf.

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404 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2007

Dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per asma

Significato. L’asma è una malattia infiammatoria cro-

nica che interessa le vie aeree. È caratterizzata da

ricorrenti riacutizzazioni che, nei soggetti suscettibili,

possono essere causate da infezioni respiratorie, espo-

sizione ad allergeni oppure ad agenti sensibilizzanti

professionali.

Le riacutizzazioni, la progressiva riduzione della fun-

zionalità respiratoria e l’insorgenza della broncopneu-

mopatia cronica ostruttiva possono essere attribuibili

ad una non corretta gestione del paziente asmatico.

Tali pazienti necessitano, per una corretta gestione

della patologia, della definizione del profilo di rischio,

dell’individuazione di una terapia farmacologica effi-

cace ed educazionale, mirata all’autogestione, e di un

follow-up regolare e sistematico.

Tra i Prevention Quality Indicators dell’AHRQ le

dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per

asma tra gli adulti valutano indirettamente la presenza

di un’adeguata rete di servizi territoriali per l’appro-

priata gestione dell’asma.

Tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per asma

Numeratore Dimissioni ospedaliere per asma di 18 anni e oltre

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di 18 anni e oltre

Validità e limiti. L’indicatore si riferisce ai ricoveri

per acuti di 18 anni e oltre con diagnosi principale

per asma (ICD-9-CM: 493.00-02; 493.10-12;

493.20-22; 493.90-92) in regime di ricovero ordina-

rio, avvenuti negli istituti pubblici e privati accredi-

tati nell’anno 2005.

Sono state utilizzate le fonti ufficiali dei dati, quali le

Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) del

Ministero della Salute per i ricoveri e l’Istat per la

popolazione media residente. La standardizzazione

dei tassi è stata eseguita con il metodo diretto, consi-

derando come standard la popolazione media residen-

te in Italia nel 2001.

La possibilità di disporre di dati relativi esclusivamen-

te ai ricoveri di pazienti residenti consente di valutare,

in maniera più precisa, il grado di inappropriatezza

delle strutture territoriali regionali.

Per tale indicatore potrebbe essere presente un bias

determinato dalla diversa prevalenza della malattia

nelle varie regioni.

La rappresentazione di “intervalli di posizione” forni-

sce elementi preliminari di confronto tra regioni e nei

diversi anni, in una logica tesa al miglioramento del-

l’appropriatezza in ogni singola regione.

Valore di riferimento/Benchmark. In assenza di un

valore di riferimento legislativo si è considerata la

suddivisione in terzili dei tassi regionali. Tale scelta è

legata alle distribuzione dei tassi ed è il massimo gra-

do di disaggregazione utile ai fini della valutazione.

Descrizione dei risultatiPer l’anno 2005, nell’intervallo che va dal valore

minimo al primo terzile incluso (0,10-0,15) troviamo:

Valle d’Aosta, Piemonte, Marche, Basilicata,

Provincia Autonoma di Trento, Emilia-Romagna,

Friuli-Venezia Giulia; dal primo terzile escluso al

secondo terzile (0,15-0,20): Toscana, Liguria, Sicilia,

Lazio,Veneto, Lombardia, Umbria; dal secondo terzi-

le escluso al valore massimo (0,24-0,39): Puglia,

Calabria, Campania, Provincia Autonoma di Bolzano,

Abruzzo, Molise e Sardegna.

È stata valutata negli anni 2001-2005 la rilevante

modifica di posizione delle regioni, identificata dal

passaggio da un terzile ad un altro.

Presentano uno spostamento dal secondo al terzo ter-

zile l’Abruzzo (0,26, 95% IC: 0,25-0,27; 0,30, 95%

IC: 0,29-0,31) ed il Molise (0,29, 95% IC: 0,27-0,31;

0,32, 95% IC: 0,30-0,34).

Il Veneto pur presentando una riduzione del tasso da

0,25 (95% IC: 0,24-0,25) a 0,19 (95% IC: 0,19-0,20),

si è spostato dal primo al secondo terzile.

Le regioni che hanno presentato un miglioramento del-

la posizione nei terzili sono la Basilicata dal terzo

(0,50, 95% IC: 0,48-0,53) al primo terzile (0,13, 95%

IC: 0,12-0,13) e la Sicilia dal terzo (0,31, 95% IC:

0,30-0,31) al secondo terzile (0,17, 95% IC: 0,17-

0,17).

La situazione italiana è nel complesso migliorata.

Tutte le variazioni indicate sono statisticamente signi-

ficative.

G. DAMIANI, A.G. DE BELVIS, S. RINALDI, C. BIANCHI, L. MURIANNI, C. CECCOLINI

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ASSISTENZA TERRITORIALE 405

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406 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2007

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ASSISTENZA TERRITORIALE 407

Raccomandazioni di OsservasaluteLa sinergia programmatoria, organizzativa, operativa

e di valutazione, a livello strategico, per il trattamen-

to di specifiche patologie croniche quali l’asma, rap-

presenta uno degli impegni principali di una visione

evoluta di primary care a cui fornisce utili spunti di

supporto il chronic care model (5).

Tale modello riguarda l’adozione di principi, logiche

e strumenti secondo una visione sistematica del tratta-

mento dei pazienti.

Esso è caratterizzato da un’adeguata informazione dei

pazienti, dalla promozione dell’auto-assistenza, dal-

l’adozione di percorsi assistenziali secondo logiche di

disease management e dall’attivazione di team pluri-

professionali, integrati e dedicati, necessari al fine di

migliorare l’assistenza dei malati cronici.

L’analisi dell’andamento regionale nell’arco di un

quinquennio consente una iniziale valutazione del-

l’evoluzione delle politiche sanitarie attuate nel perio-

do considerato.

Alla luce di questi dati si osserva ancora un elevato

utilizzo a livello ospedaliero e, quindi, la necessità di

potenziare l’assistenza territoriale e l’integrazione

ospedale territorio.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ Quality Indicators. Guide to Prevention QualityIndicators: Hospital Admission for Ambulatory CareSensitive Conditions. Department of Health and HumanServices. Agency for Healthcare Research and Quality.October 2001 Version 3.1 (March 2007). http://www.quali-tyindicators.ahrq.gov (ultimo accesso: Aprile 2007).(2) Damiani G, Ricciardi G. Manuale di Programmazione eOrganizzazione Sanitaria. Napoli: Ildeson-Gnocchi, 2005.(3) Ministero della Salute. Piano Sanitario Nazionale2006-2008. Decreto del Presidente della Repubblica 7aprile 2006. Gazzetta Ufficiale 8 giugno 2006, SerieGenerale, n. 131.(4) Damiani G, de Belvis AG, Siliquini R, Trani F, MainelliMT. Appropriatezza organizzativa della gestione delle cro-nicità ed integrazione ospedale-territorio: asma bronchialein pazienti di età > 18 anni e diabete mellito con complican-ze tardive (CLT). In: Osservatorio Nazionale sulla salutenelle Regioni Italiane. Rapporto Osservasalute 2005;PREX, Milano.(5) Wagner E.H., Davis C., Schaefer J., et al., 1999: A sur-vey of leading chronic disease management programs: are they consistent with the literature? Managed care quarterly;7: 56-66.

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408 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2007

Dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per complicanze a lungo termi-ne del diabete mellito

Significato. Il diabete mellito è una patologia endo-

crina, le cui cause sono sconosciute, caratterizzata da

alterazioni del metabolismo glucidico; presenta un

decorso cronico-degenerativo con tendenza a manife-

stare complicanze a breve ed a lungo termine.

Un corretto trattamento di tale patologia a livello ter-

ritoriale dovrebbe tradursi nella individuazione dei

soggetti maggiormente a rischio, nella sistematica

attuazione di interventi di prevenzione, nella diagnosi

precoce, nella definizione di una appropriata terapia e

di un adeguato trattamento delle complicanze.

Il tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evi-

tabili per Complicanze a Lungo Termine del Diabete

mellito (CLTD) presentato nei “Prevention QualityIndicators” dell’AHRQ, consente di valutare indiret-

tamente l’appropriatezza della gestione territoriale del

diabete.

Tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabile per complicanze a lungo termine del diabete mellito

Numeratore Dimissioni ospedaliere per CLTD di 18 anni e oltre

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di 18 anni e oltre

Validità e limiti.L’indicatore si riferisce ai ricoveri

per acuti di 18 anni e oltre, con diagnosi principali per

CLTD (Codici ICD-9-CM: 250.40-43, 250.50-53,

250.60-63, 250.70-73, 250.80-83 e 250.90-93) in

regime di ricovero ordinario, avvenuti negli istituti

pubblici e privati accreditati nel 2005.

È stato valutato, inoltre, per gli anni 2001-2005 la

distribuzione in terzili dei tassi standardizzati delle

diverse regioni italiane, con relativo intervallo di con-

fidenza al 95%.

Sono state utilizzate le fonti ufficiali dei dati, quali le

Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) del

Ministero della Salute per i ricoveri e l’Istat per la

popolazione media annua residente. La standardizza-

zione dei tassi è stata eseguita con il metodo diretto,

considerando come standard la popolazione media

residente in Italia nel 2001.

La rappresentazione di “intervalli di posizione” forni-

sce elementi preliminari di confronto tra regioni e nei

diversi anni, in una logica tesa al miglioramento del-

l’appropriatezza in ogni singola regione.

Valore di riferimento/Benchmark. In assenza di un

valore di riferimento legislativo si è considerata la

suddivisione in terzili dei tassi regionali. Tale scelta è

legata alle distribuzione dei tassi ed è il massimo gra-

do di disaggregazione utile ai fini della valutazione.

Descrizione dei risultatiPer l’anno 2005, nell’intervallo che va dal valore

minimo assunto dal tasso standardizzato per CLTD al

primo terzile incluso (0,13-0,32) troviamo le regioni:

Marche, Valle d’Aosta, Umbria, Toscana, Sardegna,

Liguria e Piemonte; dal primo terzile escluso al secon-

do terzile (0,37-0,51) le regioni: Emilia-Romagna,

Abruzzo, la Provincia Autonoma di Trento, Lazio,

Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Veneto; dal secon-

do terzile escluso al valore massimo (0,52-0,85)

Campania, Provincia Autonoma di Bolzano, Calabria,

Molise, Basilicata, Sicilia e Puglia.

Sono state valutate nel corso del quinquennio le più

rilevanti modifiche di posizione delle regioni, rappre-

sentate dal passaggio da un terzile ad un altro.

L’Emilia-Romagna è passata dal primo terzile nel

2001 al secondo nel 2005, variando da 0,35 (95% IC:

0,34-0,35) a 0,37 (95% IC: 0,37-0,38); la Sardegna

dal secondo al primo terzile, con un tasso che è passa-

to da 0,44 (95% IC: 0,43-0,45) a 0,31 (95% IC: 0,30-

0,32). Entrambe le variazioni sono statisticamente

significative.

G. DAMIANI, A.G. DE BELVIS, S. RINALDI, C. BIANCHI, L. MURIANNI, C. CECCOLINI

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ASSISTENZA TERRITORIALE 409

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410 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2007

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ASSISTENZA TERRITORIALE 411

Raccomandazioni di OsservasaluteL’adozione di strategie di chronic care model (5),

calate nelle realtà regionali e locali, potrebbe rappre-

sentare un utile strumento per migliorare l’assistenza

territoriale delle cronicità e fornire un modello di

gestione integrata al fine di controllare la malattia

diabetica, migliorare la qualità di vita dei pazienti e

ridurre i costi.

Rappresentano aspetti fondamentali per un sistema di

gestione integrato della patologia, volto alla tutela

della salute: la creazione di un team sanitario multi-

disciplinare, l’informazione ed il sostegno dei

pazienti, l’attuazione di Linee Guida in percorsi assi-

stenziali specifici per il trattamento del diabete, la

definizione ed il monitoraggio di indicatori di proces-

so e di esito (valori Hb A1c, glicemia, lipidi ematici

e creatinemia, microalbuminuria, monitoraggio pres-

sione arteriosa, esame del fondo dell’occhio).

L’effettuazione partecipata ed attiva di follow-upregolari e sistematici, con intensità differenti a secon-

da della gravità clinica, contribuisce al controllo del-

la malattia.

Alla luce di questi dati si osserva ancora un elevato

utilizzo a livello ospedaliero e, quindi, la necessità di

potenziare l’assistenza territoriale e l’integrazione

ospedale territorio.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ Quality Indicators. Guide to Prevention QualityIndicators: Hospital Admission for Ambulatory CareSensitive Conditions. Department of Health and HumanServices. Agency for Healthcare Research and Quality.October 2001 Version 3.1 ( March 2007). http://www.quali-tyindicators.ahrq.gov (ultimo accesso: Aprile 2007).(2) Damiani G, Ricciardi G. Manuale di Programmazione eOrganizzazione Sanitaria. Napoli: Ildeson-Gnocchi, 2005.(3) Ministero della Salute. Piano Nazionale dellaPrevenzione 2005-2007 dell’Intesa Stato-Regioni del 23Marzo 2005.(4) Damiani G, de Belvis A.G., Colosimo S., Sicuro L.,Ricciardi G. Politiche sanitarie regionali e modelli organizza-tivi distrettuali. Evidenze epidemiologiche dai RapportiOsservasalute. In: Atti del Congresso CARD “Welfare,Devolution, Distretto. Percorsi, continuità delle cure, integra-zione sociosanitaria per l’equità dell’accesso, per l’uniformi-tà degli esiti”, San Marino, 28/30 Settembre 2006 pg 29-40.(5) Wagner E.H., Davis C., Schaefer J., et al., 1999: A sur-vey of leading chronic disease management programs: arethey consistent with the literature? Managed care quarterly;7: 56-66.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 371

Assistenza Domiciliare Integrata

Significato. Negli ultimi anni lo sviluppo del ServizioSanitario Nazionale si è orientato progressivamenteverso un incremento dell’assistenza territoriale, laquale assorbe ormai il 50% delle risorse generali inmedia nazionale, riconoscendo all’ospedale prevalen-temente il ruolo di erogatore di interventi assistenzia-li per acuti ad alto contenuto tecnologico e professio-nale. Tale inversione di tendenza si è determinata perrispondere in maniera più adeguata ai bisogni di salu-te di una popolazione sempre più anziana ed affetta dapolipatologie croniche, e per ottenere una razionaliz-zazione della spesa sanitaria.Tra le molteplici modalità assistenziali territoriali,l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) rappresentauna delle forme più diffuse e complesse: può esseredefinita come un insieme di attività mediche, infer-mieristiche, riabilitative e socio-assistenziali rese aldomicilio del paziente sulla base di un piano assisten-ziale individualizzato, integrate fra loro tramite unapproccio multidisciplinare (clinico, organizzativo,gestionale), erogate con il fine di migliorare, mantene-re o recuperare lo stato di salute o ottimizzare il livel-lo di indipendenza, minimizzando gli effetti di handi-cap o malattie, incluse quelle terminali.

In base a quanto previsto dall’Accordo CollettivoNazionale per la disciplina dei rapporti con i Medicidi Medicina Generale, le ipotesi di attivazionedell’ADI si riferiscono a: malati terminali, patologieinvalidanti a carattere progressivo, incidenti vascolariacuti, gravi fratture in anziani, forme psicotiche acutegravi, dimissioni protette da strutture ospedaliere, ria-bilitazione in neurolesi e vasculopatici, neoplasie,malattie acute temporaneamente invalidanti nell'an-ziano (forme respiratorie e altro).La richiesta di attivazione dell’intervento in ADI puòprovenire dal medico (di assistenza primaria o dalresponsabile del reparto ospedaliero all'atto delledimissioni) oppure dai servizi sociali del comune diresidenza. Il caso segnalato è esaminato da una Unitàdi Valutazione Multiprofessionale costituita dalMedico di Medicina Generale del paziente (MMG),dal medico del Distretto responsabile dell’ADI, dal-l’infermiere professionale del Distretto, dall’assisten-te sociale del Comune di residenza. Alla valutazionesegue l'elaborazione del piano di cure personalizzatesulle esigenze del paziente (“Progetto di assistenzaindividuale”).

Tasso di assistibili in ADI

Numeratore Assistibili che hanno iniziato il trattamento di assistenza domiciliarex 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Tasso di assistibili anziani in ADI

Numeratore Assistibili di età >65 anni che hanno iniziato il trattamento di assistenza domiciliarex 1.000

Denominatore Popolazione media residente di età >65 anni

Tasso di ore di assistenza erogata per singolo caso trattato

Numeratore Totale ore di assistenza domiciliare erogate

Denominatore Assistibili che hanno iniziato il trattamento di assistenza domiciliare

Validità e limiti. I dati per la costruzione degli indica-tori sono stati ricavati dal modello FLS.21 di rilevazio-ne delle attività gestionali ed economiche delle UnitàSanitarie Locali (Decreto Ministeriale del 23/12/1996) edall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat). Trattandosi diindicatori di attività, non è possibile alcuna riflessionesulla qualità dell’ADI erogata dalle ASL nè sulla tipolo-gia dei casi trattati. La mancanza di un sistema di classificazione omogeneoe condiviso a livello nazionale può limitare la validità diun confronto inter-regionale.

Valore di riferimento/Benchmark. In assenza di unvalore di riferimento legislativo e di omogeneità neimodelli organizzativi, gli indicatori analizzati posso-no essere considerati in riferimento al valore medionazionale.

Descrizione dei risultatiIn Italia nel corso del 2006 sono stati assistiti al pro-prio domicilio 414.153 pazienti. Il Grafico 1 illustra ilnumero di pazienti trattati in ADI per 100.000 abitan-ti dal 1998 al 2006: dai 359 casi del 1998 si è giunti ai

S. TARDIVO, C. COPPO, W. MANTOVANI, G. ROMANO, A. POLI

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372 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2008

703 casi del 2006, con un incremento medio annuodel 9% circa.Se si analizza tale indicatore a livello regionale siriscontra una notevole variabilità: si va da un valoreminimo di 53 ADI per 100.000 abitanti in Valled’Aosta, ad un valore massimo di 2.159 in FriuliVenezia Giulia (Tabella 1). Globalmente la percentuale di ADI erogata a soggettianziani è stata pari all’84,8%, valore in leggeroaumento rispetto agli anni passati (84,2% nel 2005,84,1% nel 2004 e 82,5% nel 2003): tutte le regioni, adeccezione del Molise (57%), presentano una percen-tuale superiore al 75%. Una notevole variabilità regionale è presente nelnumero di anziani trattati in ADI riferito alla stessapopolazione anziana residente: si passa, infatti, da 2,1

casi per 1.000 ab. di età superiore a 65 anni in Valled’Aosta a 80 casi in Friuli-Venezia Giulia. Il datocomplessivo nazionale è pari a 31,9 per 1.000, inaumento se confrontato al 2005 (29,1 per 1.000).Accorpando i dati per macroaree emergono evidentidifferenze tra Nord e Sud: nelle regioni settentrionali ilnumero di ADI per 100.000 ab è oltre due volte e mez-zo superiore rispetto a quello del Sud (943 vs 365) etali differenze sono ancora più accentuate se si analiz-za il numero di anziani trattati in ADI rispetto ai resi-denti della stessa classe di età (Nord 40,6 vs Sud 18,0). Mediamente a ciascun paziente sono state dedicate cir-ca 24 ore di assistenza, prevalentemente da personaleinfermieristico (17 ore): tali dati non si discostano daquelli dell’anno precedente (23 ore complessive di assi-stenza, di cui 16 da parte di personale infermieristico).

Grafico 1 - Pazienti trattati in ADI (per 100.000) - Anni 1998-2006

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali (ex Salute). Direzione Generale del SistemaInformativo. Ufficio di Direzione Statistica - Annuario statistico del Servizio Sanitario Nazionale. Anno 2008.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 373

Raccomandazioni di OsservasaluteComplessivamente anche nel 2006 è riscontrabileun’espansione dell’ADI a livello nazionale: in particola-re si evidenzia come, in maniera pressoché omogenea,tale servizio si stia sempre più rivolgendo alla popolazio-ne di età superiore a 65 anni.Tuttavia, permangono notevoli differenze territoriali neivalori degli indicatori utilizzati, soprattutto tra le regionisettentrionali e quelle del Mezzogiorno: a tal proposito,il Quadro Strategico Nazionale 2007-2013, pubblicatodal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo delMinistero dello Sviluppo Economico, pone come “obiet-tivo di servizio” per il Sud, l’incremento della percentua-le di anziani beneficiari di ADI rispetto alla popolazioneanziana dall'attuale 1,6% al 3,5% (valore dell’area set-tentrionale del Paese). I dati pubblicati, suggeriscono, inoltre, una forte disomo-geneità nei criteri che definiscono le attività assistenzialiproprie dell’ADI, sia sul piano dell’accesso che su quel-lo del trattamento. Al momento della stesura del presen-te Rapporto, si auspica che la prossima pubblicazionedella revisione dei Livelli Essenziali di Assistenza possa

costituire un possibile avvio al processo di standardizza-zione del servizio di ADI a livello nazionale. Inoltre, ladefinizione e successiva applicazione della scheda diflusso nazionale per l’assistenza domiciliare concepitaall’interno degli obiettivi del Progetto Mattoni del SSN“Assistenza primaria e prestazioni domiciliari”, potràsenz’altro rappresentare un ulteriore significativo passoverso l’uniformità qualitativa e quantitativa del servizio.

Riferimenti bibliografici(1) Ancona A. Le cure primarie: una priorità per il serviziosanitario. Monitor 2008; 20: 3-5.(2) Benetollo PP. Valutazione multidimensionale e svilup-po del modello organizzativo dell’assistenza domiciliareveneta. Convegno “Le cure domiciliari nel Veneto”, Thiene(VI) 2007. (3) Accordo Collettivo Nazionale per la disciplina dei rap-porti con i Medici di Medicina Generale ai sensi dell’art. 8del d.lgs. n. 502 del 1992 e successive modificazioni edintegrazioni.(4) Attività gestionali ed economiche delle ASL e AziendeOspedaliere. Annuario statistico del Servizio SanitarioNazionale. 1998-2006.(5) Quadro Strategico Nazionale per la politica regionale disviluppo 2007-2013. Dipartimento per le Politiche diSviluppo. Ministero dello Sviluppo Economico. Giugno 2007.

Tabella 1 - Assistibili in ADI (valori assoluti e tassi) e ore di assistenza erogata per caso trattato in ADI, perregione ed area geografica - Anno 2006

Tassi di Tassi di Assistibili Ore di assistenza erogata per caso trattato

Regioni Assistibili assistibili assistibili anziani Terapisti Infermieri Altri

ed aree geografiche in ADI per anziani (per 1.000 della professionali operatori Totale

100.000 % residenti >65) riabilitazione

Piemonte 19.890 458 75,1 16,2 2 17 6 25Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 66 53 75,8 2,1 8 32 144 184Lombardia 76.641 806 84,5 37,1 4 11 3 18Bolzano-Bozen 357 74 90,2 4,2 n.d. 15 n.d. 15Trento 1.572 311 79,6 14,0 n.d. 22 n.d. 22Veneto 54.556 1.147 85,6 54,1 1 12 2 15Friuli-Venezia Giulia 26.133 2.159 79,0 80,0 2 12 2 16Liguria 13.858 861 94,5 32,3 5 16 4 25Emilia-Romagna 59.093 1.405 90,0 58,8 0 20 2 22Nord 252.166 943 85,2 40,6 2 14 3 19Toscana 20.092 554 89,1 22,4 2 17 7 26Umbria 9.881 1.135 83,0 42,6 1 13 3 17Marche 14.595 952 86,6 38,5 5 21 2 28Lazio 41.719 773 85,8 36,6 5 14 2 21Centro 86.287 755 86,4 32,4 4 16 3 23Abruzzo 11.314 865 84,8 36,2 10 22 1 33Molise 6.723 2.098 57,0 57,1 3 8 1 12Campania 11.785 204 87,3 12,3 13 43 3 59Puglia 13.556 333 84,5 17,2 20 31 1 52Basilicata 5.873 991 87,4 45,7 14 26 3 43Calabria 11.252 562 81,1 26,2 5 12 0 17Sicilia 10.701 213 81,3 10,2 10 24 3 37Sardegna 4.496 271 83,5 13,6 14 56 1 71Sud ed Isole 75.700 365 81,7 18,0 11 27 2 40Italia 414.153 703 84,8 31,9 4 17 3 24

n.d. = non disponibile.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali (ex Salute). Direzione Generale del SistemaInformativo. Ufficio di Direzione Statistica - Annuario statistico del Servizio Sanitario Nazionale. Anno 2008.

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374 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2008

Dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per Asma

Significato. L’asma è una patologia infiammatoriacronica delle vie aeree. Non esiste oggi alcun tratta-mento risolutivo dell’asma, ma è possibile controllar-ne il decorso riducendo gli episodi di crisi e le loroconseguenze. In tal senso la terapia dell'asma non puòprescindere dall'educazione sanitaria del paziente chedeve essere in grado di evitare i fattori di rischio, valu-tare la gravità delle crisi, modulare la terapia secondoil piano terapeutico personale e autosomministrarsifarmaci d'emergenza in caso di attacco grave. La

gestione del paziente asmatico attraversoun’appropriata assistenza territoriale può consentireun controllo delle crisi asmatiche evitando così ilricorso alle cure ospedaliere. Tra i Prevention QualityIndicators dell’Agency for Health Research andQuality (AHRQ) il tasso di dimissioni ospedalierepotenzialmente evitabili per asma consente di valuta-re indirettamente l’appropriatezza della gestione terri-toriale della malattia.

Tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per asma*

Numeratore Dimissioni per asma di 18 anni ed oltrex 1.000

Denominatore Popolazione media residente di 18 anni ed oltre

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonte dei dati”.

Validità e limiti. L’indicatore si riferisce ai ricoveriper acuti di 18 anni e oltre con diagnosi principaleper asma (Codici ICD-9-CM: 493.00-02; 493.10-12;493.20-22; 493.90-92) in regime di ricovero ordina-rio, avvenuti negli istituti pubblici e privati accredi-tati nell’anno 2006. Sono state utilizzate le fonti uffi-ciali dei dati, quali le Schede di DimissioneOspedaliera (SDO) del Ministero della Salute per iricoveri e le indagini demografiche dell’IstitutoNazionale di Statistica (Istat) per la popolazioneresidente. I tassi sono stati standardizzati con ilmetodo diretto considerando come standard la popo-lazione italiana al censimento 2001.

Valore di riferimento/Benchmark. Terzili delladistribuzione regionale dei tassi standardizzati.Mediana dei tassi standardizzati del 2006 (0,13 per1.000) e mediana della differenza tra i tassi standar-dizzati 2006-2004 (-0,07).

Descrizione dei risultatiIl tasso standardizzato di dimissioni ospedaliere perasma per l’anno 2006 varia da 0,06 (per 1.000) nella

Provincia Autonoma di Trento a 0,32 (per 1.000) inSardegna. L’andamento temporale 2004-2006 è gene-ralmente in diminuzione (Tabella 1). Distribuendo le regioni in quattro gruppi a secondadelle mediane dei tassi di dimissioni ospedaliere per il2006 e dell’andamento temporale, definito come ladifferenza dei tassi tra il 2006 ed il 2004, osserviamocome le PA di Bolzano e Trento, la Liguria, il Venetoe la Lombardia presentino tassi più bassi della media-na e andamento temporale in forte diminuzione.Basilicata, Sicilia, Abruzzo, Molise e Sardegna sonocaratterizzate da tassi più alti della mediana e anda-mento stabile o in riduzione. Tra le regioni che vedo-no diminuire più lentamente il proprio tasso troviamonel quadrante superiore sinistro Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Marche e Toscanacon tassi 2006 più bassi della mediana; nel quadrantesuperiore destro osserviamo, invece, regioni con tassi2006 più alti della mediana: Valle d’Aosta, Umbria,Campania, Calabria e Puglia. Il Lazio si posiziona sul-la linea mediana sia per la differenza dei tassi 2006-2004, sia per il tasso 2006 (Grafico 1).

G. DAMIANI, A. G. DE BELVIS, C. B. N. A. BIANCHI, A. RONCONI, A. SFERRAZZA, L. MURIANNI

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ASSISTENZA TERRITORIALE 375

Tabella 1 - Tassi standardizzati (per 1.000) di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per asma perregione - Anni 2004-2006

Regioni 2004 Regioni 2005 Regioni 2006

Piemonte 0,10 Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 0,10 Trento 0,06Friuli-Venezia Giulia 0,13 Piemonte 0,11 Piemonte 0,08Marche 0,13 Marche 0,12 Marche 0,09Emilia-Romagna 0,14 Basilicata 0,13 Friuli-Venezia Giulia 0,10Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 0,15 Trento 0,14 Toscana 0,10Toscana 0,16 Emilia-Romagna 0,14 Emilia-Romagna 0,11Trento 0,16 Friuli-Venezia Giulia 0,15 Veneto 0,12Lazio 0,20 Toscana 0,15 Liguria 0,12Lombardia 0,20 Liguria 0,17 Bolzano-Bozen 0,12Veneto 0,21 Sicilia 0,17 Lombardia 0,12Umbria 0,21 Lazio 0,18 Lazio 0,13Sicilia 0,22 Veneto 0,19 Sicilia 0,14Campania 0,23 Lombardia 0,19 Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 0,14Liguria 0,23 Umbria 0,20 Basilicata 0,16Basilicata 0,23 Puglia 0,25 Umbria 0,18Calabria 0,25 Calabria 0,26 Campania 0,20Bolzano-Bozen 0,26 Campania 0,27 Puglia 0,21Puglia 0,28 Bolzano-Bozen 0,27 Calabria 0,21Abruzzo 0,31 Abruzzo 0,30 Molise 0,22Molise 0,33 Molise 0,32 Abruzzo 0,23Sardegna 0,42 Sardegna 0,39 Sardegna 0,32Italia 0,21 Italia 0,19 Italia 0,14

Note: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione italiana al censimento del 2001;gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero della Salute. SDO - Istat. www.demo.istat.it per la popolazione. Anno 2008.

Grafico 1 - Distribuzione delle regioni per livelli dei tassi standardizzati di dimissioni ospedaliere per asma edandamento temporale - Anno 2006

Nota: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione italiana al censimento del 2001.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero della Salute. SDO - Istat. www.demo.istat.it per la popolazione. Anno 2008.

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376 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2008

Raccomandazioni di OsservasaluteIl trattamento dei pazienti affetti da patologie cronichequali l’asma necessita di oculate strategie di integra-zione tra diversi attori sulla scena dell’assistenza ter-ritoriale. L’associazionismo medico, la medicina spe-cialistica ed il distretto possono collaborare nella rea-lizzazione di adeguati percorsi assistenziali secondologiche di disease management inserito in una pro-grammazione di offerta di servizi istituzionali checoinvolga in maniera attiva i pazienti. L’analisi della variabilità dei tassi standardizzati deiricoveri ospedalieri per asma osservabili tra le regioniconferma la necessità di incrementare l’assistenza ter-ritoriale, con l’obiettivo di garantire una continuitàassistenziale dei pazienti in ogni fase della malattia.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ Quality Indicators. Prevention QualityIndicators: Technical Specifications. Department of Healthand Human Services. Agency for Healthcare Research andQuality. October 2001 Version 3.2 (February 2008).http://www.qualityindicators.ahrq.gov (ultimo accesso:ottobre 2008).(2) Damiani G, Ricciardi G. Manuale di Programmazione eOrganizzazione Sanitaria. Napoli: Ildelson-Gnocchi, 2005.(3) Ministero della Salute. Piano sanitario Nazionale 2006-2008. Decreto del Presidente della repubblica 7 aprile 2006.Gazzetta Ufficiale 8 giugno 2006, Serie Generale, n. 131.(4) Damiani G, de Belvis AG, Siliquini R, Trani F, MainelliMT. Appropriatezza organizzativa della gestione delle cro-nicità ed integrazione ospedale-territorio: asma bronchialein pazienti di età > di 18 anni e diabete mellito con compli-canze tardive (CLT). In: Osservatorio Nazionale sulla Salutenelle Regioni Italiane. Rapporto Osservasalute 2005;PREX, Milano.(5) Haggerty JL, Reid RJ, Freeman GK, et al., 2003:Continuity of care: a multidisciplinary review. BritishMedical Journal; 327: 1.219-1.221.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 377

Dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per complicanze a lungo ter-mine del Diabete Mellito

Significato. Il diabete è una malattia cronica caratteriz-zata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel san-gue (iperglicemia) ed è dovuta ad un’alterata quantità ofunzione dell’insulina. Il diabete può determinare com-plicanze croniche che possono essere prevenute o di cuisi può rallentare la progressione attraverso uno strettocontrollo di tutti i fattori di rischio. La gestione dellecomplicanze a lungo termine del diabete (CLTD) puòessere realizzata attraverso un’assistenza territoriale

che fornisca al paziente informazioni e mezzi per unadeguato controllo metabolico così da evitarel’emergere di quadri di diabete scompensato che rende-rebbero necessaria l’ospedalizzazione. Tra i PreventionQuality Indicators dell’Angecy for HealthcareResearch and Quality (AHRQ) il tasso di dimissioniospedaliere potenzialmente evitabili per CLTD consen-te di valutare indirettamente l’appropriatezza dellagestione territoriale del diabete.

Tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per complicanze a lungo termine del diabete mellito*

Numeratore Dimissioni per CLTD di 18 anni ed oltre x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di 18 anni ed oltre

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonte dei dati”.

Validità e limiti. L’indicatore si riferisce ai ricoveriper acuti di 18 anni e oltre con diagnosi principale perCLTD (Codici ICD-9-CM: 250.40-43; 250.50-53;250.60-63; 250.70-73; 250.80-83 e 250.90-93) inregime di ricovero ordinario, avvenuti negli istitutipubblici e privati accreditati nel 2006. Sono state uti-lizzate le fonti ufficiali dei dati, quali le Schede diDimissioni Ospedaliere (SDO) del Ministero delLavoro, della Salute e delle Politiche Sociali (exSalute) per i ricoveri e le indagini demografichedell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) per la popo-lazione residente. I tassi sono stati standardizzati conil metodo diretto considerando come standard lapopolazione italiana al censimento 2001.

Valore di riferimento/Benchmark. Terzili delladistribuzione regionale dei tassi standardizzati.Mediana dei tassi standardizzati del 2006 (0,39 per1.000) e mediana della differenza tra i tassi standar-dizzati 2006-2004 (-0,05).

Descrizione dei risultatiIl tasso standardizzato di dimissioni ospedaliere

potenzialmente evitabili per CLTD per l’anno 2006varia da 0,19 (per 1.000) nelle Marche a 0,94 (per1.000) in Molise (Tabella 1). Distribuendo le regioni in quattro gruppi a secondadelle mediane dei tassi di dimissioni ospedaliere per il2006 e dell’andamento temporale, definito come ladifferenza dei tassi tra il 2006 ed il 2004, osserviamocome Veneto, Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Valled’Aosta e Piemonte abbiano tassi più bassi dellamediana e andamento temporale in forte diminuzione.Abruzzo, PA di Trento, Calabria, Basilicata e Siciliasono caratterizzate, invece, da tassi superiori allamediana ed andamento stabile o in diminuzione. Nelquadrante superiore sinistro Toscana, Sardegna,Marche e Emilia-Romagna presentano tassi 2006 piùbassi rispetto alla mediana e andamento temporalestabile o in lieve aumento; nel quadrante superioredestro Lazio, Campania, Puglia, Lombardia e Moliseoccupano una posizione sfavorevole con tassi 2006superiori alla mediana ed andamento stabile o inaumento. Si posizionano sulla linea mediana per ladifferenza dei tassi 2006-2004 PA di Bolzano eLiguria, per i tassi 2006 Abruzzo (Grafico 1).

G. DAMIANI, A. G. DE BELVIS, C. B. N. A. BIANCHI, A. RONCONI, A. SFERRAZZA, L. MURIANNI

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378 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2008

Grafico 1 - Distribuzione delle regioni per livelli dei tassi standardizzati di dimissioni ospedaliere per CLTD edandamento temporale - Anno 2006

Nota: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione italiana al censimento del 2001.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali (ex Salute). SDO - Istat. www.demo.istat.itper la popolazione. Anno 2008.

Tabella 1 - Tassi standardizzati (per 1.000) di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per CLTD perregione - Anni 2004-2006

Regioni 2004 Regioni 2005 Regioni 2006

Marche 0,17 Marche 0,13 Marche 0,19Toscana 0,27 Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 0,14 Umbria 0,19Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 0,30 Umbria 0,21 Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 0,22Sardegna 0,31 Toscana 0,26 Toscana 0,24Liguria 0,32 Sardegna 0,31 Veneto 0,27Emilia-Romagna 0,33 Liguria 0,31 Liguria 0,27Umbria 0,34 Piemonte 0,32 Sardegna 0,29Piemonte 0,36 Emilia-Romagna 0,37 Friuli-Venezia Giulia 0,31Friuli-Venezia Giulia 0,40 Abruzzo 0,41 Piemonte 0,31Lombardia 0,44 Trento 0,44 Emilia-Romagna 0,36Abruzzo 0,45 Lazio 0,44 Abruzzo 0,39Veneto 0,46 Friuli-Venezia Giulia 0,45 Trento 0,43Trento 0,55 Lombardia 0,45 Lombardia 0,48Bolzano-Bozen 0,57 Veneto 0,51 Bolzano-Bozen 0,52Campania 0,58 Campania 0,52 Lazio 0,54Lazio 0,58 Bolzano-Bozen 0,55 Campania 0,55Calabria 0,76 Calabria 0,71 Calabria 0,68Molise 0,78 Molise 0,76 Basilicata 0,77Puglia 0,91 Basilicata 0,80 Sicilia 0,79Basilicata 0,92 Sicilia 0,82 Puglia 0,88Sicilia 0,95 Puglia 0,85 Molise 0,94Italia 0,51 Italia 0,47 Italia 0,47

Note: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione italiana al censimento del 2001;gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali (ex Salute). SDO - Istat. www.demo.istat.itper la popolazione. Anno 2008.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 379

Raccomandazioni di OsservasaluteIl sistema di servizi che si propone di rispondere aibisogni dei pazienti diabetici dovrebbe articolarsisecondo logiche di tipo Chronic Care Model che pre-vedono, da un lato la gestione delle complicanze a lun-go termine grazie ad équipe territoriali, dall’altro ilmiglioramento della qualità di vita dei pazientimediante lo sviluppo della medicina di iniziativa attua-ta attraverso l’educazione e l’informazione sanitaria.Studiando l’andamento dei tassi standardizzati deiricoveri ospedalieri per CLTD nelle diverse regioni sipuò osservare come lo sviluppo dell’assistenza prima-ria nel territorio non sia ancora consolidato e si auspi-ca, perciò, un impegno da parte di istituzioni e profes-sionisti per migliorare ulteriormente l’offerta sanitariavolta al trattamento ed alla gestione della cronicità.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ Quality Indicators. Prevention Quality Indicators:Technical Specifications. Department of Health and HumanServices. Agency for Healthcare Research and Quality.October 2001 Version 3.2 (February 2008).http://www.qualityindicators.ahrq.gov (ultimo accesso: otto-bre 2008).(2) Damiani G, Ricciardi G. Manuale di Programmazione eOrganizzazione Sanitaria. Napoli: Ildelson-Gnocchi, 2005.(3) Ministero della Salute. Piano sanitario Nazionale 2006-2008. Decreto del Presidente della repubblica 7 aprile 2006.Gazzetta Ufficiale 8 giugno 2006, Serie Generale, n. 131.(4) Damiani G, de Belvis AG, Siliquini R, Trani F, MainelliMT. Appropriatezza organizzativa della gestione delle croni-cità ed integrazione ospedale-territorio: asma bronchiale inpazienti di età > di 18 anni e diabete mellito con complican-ze tardive (CLT). In: Osservatorio Nazionale sulla Salute nel-le Regioni Italiane. Rapporto Osservasalute 2005; PREX,Milano.(5) Wagner EH, Davis C, Schaefer J, et al.,1999: A survey ofleading chronic disease management programs: are they con-sistent with literature? Managed care quarterly; 7: 55-66.

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380 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2008

Ospedalizzazione per Broncopneumopatia Cronico Ostruttiva

Significato. La broncopneumopatia cronico ostruttiva(BPCO) è una condizione cronica che determina unelevato carico di malattia nella popolazione adulta esoprattutto anziana. Incluso tra i Prevention QualityIndicators dell’AHRQ (1), il tasso di ospedalizzazio-

ne per questa condizione “sensibile alle cure ambula-toriali” intende misurare la qualità dei servizi territo-riali in termini di prevenzione e di cura presupponen-do che, al migliorare di queste, diminuisca il ricorsoall’ospedale.

Tasso di dimissioni ospedaliere per broncopneumopatia cronico ostruttiva*

Numeratore Dimissioni di età superiore ai 64 anni con diagnosi di BPCO (ICD-9-CM 490, 491.x, 492.x, 496.x)x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di 64 anni ed oltre

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonte dei dati”.

Validità e limiti. La riproducibilità e l’accuratezzadella misurazione di questo indicatore, basato sul flus-so SDO, sono elevate. La standardizzazione per etàaggiusta per le differenti strutture delle popolazioni. Ilprincipale limite è un sub-ottimale rapporto segna-le/rumore. Infatti, se il miglioramento della qualità deiservizi territoriali può ridurre il rischio di dimissioniospedaliere (segnale), tale rischio è influenzato daaltri determinanti non controllabili da parte del siste-ma sanitario o non associati alla qualità dei servizi ter-ritoriali (rumore), come le caratteristiche socio-econo-miche della popolazione, disomogenee a livello regio-nale e i criteri di ammissione ospedaliera, che potreb-bero determinare variazioni dei tassi di dimissioniospedaliere indipendentemente dalla qualità dei servi-zi territoriali. Da qui, le necessarie cautele nell’inter-pretazione e l’opportunità di utilizzo nel contesto disistemi di valutazione che tengano conto anche deiprocessi assistenziali a livello territoriale.

Valore di riferimento/Benchmark. Come valore diriferimento si possono considerare i terzili dei tassiregionali.

Descrizione dei risultatiIl tasso standardizzato di dimissioni ospedaliere perBPCO per l’anno 2006, riportato in ordine crescentecon distribuzione in terzili, varia da 2,52 ricoveri (per1.000) nella PA di Trento a 13,18 ricoveri (per 1.000)in Puglia con un evidente gradiente Nord-Sud(Tabella 1). I trend temporali sono generalmente indiminuzione. Distribuendo le regioni in quattro grup-pi a seconda delle mediane dei tassi di dimissioniospedaliere per il 2006 e del trend temporale, definitocome la differenza tra il 2006 ed il 2004, osserviamoregioni, come il Lazio, con tassi standardizzati didimissioni ospedaliere più bassi della mediana e trendtemporale in forte diminuzione e regioni, come laPuglia, con tassi di dimissioni ospedaliere più alti del-la mediana e trend temporale in debole diminuzione(Grafico 1).

P. FRANCESCONI, G. MACIOCCO, R. GINI, R. CALDERONI

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ASSISTENZA TERRITORIALE 381

Tabella 1 - Tassi standardizzati di dimissioni ospedaliere (per 1.000) per BPCO per regione - Anni 2004-2006

Regioni 2004 Regioni 2005 Regioni 2006

Trento 3,02 Trento 3,08 Trento 2,52Piemonte 4,33 Piemonte 4,52 Piemonte 3,82Lombardia 5,20 Liguria 5,14 Toscana 4,23Liguria 5,42 Lombardia 5,29 Liguria 4,31Emilia-Romagna 5,64 Toscana 5,91 Lombardia 4,69Toscana 5,66 Emilia-Romagna 6,18 Lazio 5,00Veneto 6,55 Veneto 6,60 Emilia-Romagna 5,17Friuli-Venezia Giulia 7,01 Marche 7,09 Veneto 5,17Umbria 7,06 Umbria 7,22 Umbria 5,67Bolzano-Bozen 7,21 Lazio 7,27 Marche 5,70Marche 7,40 Friuli-Venezia Giulia 7,41 Friuli-Venezia Giulia 6,13Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 7,87 Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 7,74 Molise 6,55Lazio 8,15 Bolzano-Bozen 7,92 Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 6,67Molise 8,35 Basilicata 8,30 Bolzano-Bozen 6,83Basilicata 8,38 Molise 8,76 Basilicata 7,01Campania 10,17 Sicilia 10,15 Sardegna 7,97Sardegna 10,47 Sardegna 10,22 Sicilia 8,23Sicilia 10,53 Campania 10,34 Campania 8,95Abruzzo 12,35 Abruzzo 12,03 Abruzzo 9,28Puglia 13,90 Calabria 14,06 Calabria 12,10Calabria 14,35 Puglia 14,97 Puglia 13,18

Note: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione media residente in Italia nel 2001;gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali (ex Salute). SDO - Istat. Health For All-Italia per la popolazione. Anno 2008.

Grafico 1 - Distribuzione delle regioni per livelli dei tassi standardizzati di dimissioni ospedaliere per BPCO edandamento temporale - Anno 2006

Nota: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione media residente in Italia nel 2001.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali (ex Salute). SDO - Istat. Health For All-Italia per la popolazione. Anno 2008.

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382 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2008

Raccomandazioni di OsservasaluteLa BPCO è una condizione cronica la cui gestionepotrebbe beneficiare di modalità innovative incentra-te sull’interazione tra team assistenziali preparati eproattivi e pazienti informati e attivi secondo le indi-cazioni del Chronic Care Model (2). Per questa condi-zione risultano peraltro di fondamentale importanzagli interventi di prevenzione dell’abitudine al fumo ditabacco, soprattutto se multisettoriali e integrati congli interventi curativi (3).

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Guide to prevention qualityindicators: hospital admission for ambulatory care sensitiveconditions [version 3.1]. Rockville (MD): Agency forHealthcare Research and Quality (AHRQ); 2007 Mar 12. 59p.(AHRQ Pub; no. 02-R0203).(2) Wagner EH, Austin BT, Davis C, Hindmarsh M,Schaefer J, Bonomi A. Improving Chronic Illness Care:translating evidence into action. Health Affairs. 20 (6) 64-78. Nov-Dec 2001.(3) Barr VJ, Robinson S, Marin-Link B, Underhill L, Dotts A,Ravensdale D, Salivaras S. The expanded Chronic CareModel: an integration of concepts and strategies from popu-lation health promotion and the Chronic Care Model. HospQ. 2003; 7 (1): 73-82.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 383

Ospedalizzazione per Insufficienza Cardiaca senza procedure cardiache

Significato. L’insufficienza cardiaca è una condizionecronica che determina un elevato carico di malattianella popolazione adulta e soprattutto anziana. Inclusotra i Prevention Quality Indicators dell’AHRQ (1), iltasso di dimissioni ospedaliere senza procedure car-

diache per questa condizione “sensibile alle cureambulatoriali” intende misurare la qualità dei serviziterritoriali in termini di prevenzione e di cura presup-ponendo che, al migliorare di queste, diminuisca ilricorso all’ospedale.

Tasso di dimissioni ospedaliere per insufficienza cardiaca senza procedure cardiache*

Numeratore Dimissioni di età superiore ai 64 anni con diagnosi di insufficienza cardiaca (ICD-9-CM 428.x,398.91, 402.01, 402.11, 402.91, 404.01, 404.03, 404.11, 404.13, 404.91, 404.93)

senza procedure cardiache (ICD-9-CM 35.xx-37.xx)x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di 64 anni ed oltre

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonte dei dati”.

Validità e limiti. La riproducibilità e l’accuratezzadella misurazione di questo indicatore, basato sul flus-so SDO, sono elevate (2). La standardizzazione peretà aggiusta per le differenti strutture delle popolazio-ni. Il principale limite è un sub-ottimale rapportosegnale/rumore. Infatti, se il miglioramento della qua-lità dei servizi territoriali può ridurre il rischio didimissioni ospedaliere (segnale), tale rischio èinfluenzato da altri determinanti non controllabili daparte del sistema sanitario o non associati alla qualitàdei servizi territoriali (rumore), come le caratteristichesocio-economiche della popolazione, disomogenee alivello regionale e i criteri di ammissione ospedaliera,che potrebbero determinare variazioni dei tassi didimissioni ospedaliere indipendentemente dalla quali-tà dei servizi territoriali. Da qui, le necessarie cautelenell’interpretazione e l’opportunità di utilizzo nelcontesto di sistemi di valutazione che tengano contoanche dei processi assistenziali a livello territoriale.

Valore di riferimento/Benchmark. Come valore diriferimento si possono considerare i terzili dei tassiregionali.

Descrizione dei risultatiIl tasso standardizzato di dimissioni ospedaliere perinsufficienza cardiaca senza procedure cardiache perl’anno 2006, riportato in ordine crescente con distri-buzione in terzili, varia da 10,09 ricoveri (per 1.000)in Piemonte a 20,16 ricoveri (per 1.000) in Calabria(Tabella 1). I trend temporali sono in diminuzione peralcune regioni ed in aumento per altre. Distribuendole regioni in quattro gruppi a seconda delle medianedei tassi standardizzati di dimissioni ospedaliere per il2006 e del trend temporale, definito come la differen-za tra il 2006 ed il 2004, osserviamo regioni, come laValle d’Aosta, con tassi standardizzati di dimissioniospedaliere più bassi della mediana e trend temporalein diminuzione e regioni, come la Calabria, con tassistandardizzati di dimissioni ospedaliere più alti dellamediana e trend in ulteriore aumento (Grafico 1).

P. FRANCESCONI, G. MACIOCCO, R. GINI, R. CALDERONI

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384 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2008

Tabella 1 - Tassi standardizzati di dimissioni ospedaliere (per 1.000) per insufficienza cardiaca senza procedurecardiache per regione - Anni 2004-2006

Regioni 2004 Regioni 2005 Regioni 2006

Piemonte 9,82 Piemonte 10,05 Piemonte 10,09Umbria 12,65 Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 12,09 Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 12,34Sardegna 12,73 Umbria 12,19 Umbria 12,91Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 13,86 Sardegna 13,17 Sardegna 13,22Liguria 13,93 Lombardia 14,24 Liguria 13,83Trento 14,20 Liguria 14,41 Lombardia 14,38Campania 14,25 Lazio 14,61 Campania 14,53Lombardia 14,30 Campania 14,73 Lazio 15,43Lazio 14,89 Sicilia 15,28 Sicilia 15,63Toscana 15,55 Trento 15,31 Bolzano-Bozen 15,83Abruzzo 15,56 Bolzano-Bozen 15,58 Puglia 15,90Puglia 15,68 Puglia 15,68 Toscana 15,92Sicilia 16,07 Abruzzo 15,70 Trento 16,17Bolzano-Bozen 16,48 Toscana 16,59 Abruzzo 16,24Basilicata 16,78 Veneto 16,69 Basilicata 16,61Emilia-Romagna 16,84 Basilicata 16,76 Emilia-Romagna 16,65Veneto 17,37 Emilia-Romagna 16,84 Veneto 16,90Marche 17,84 Marche 17,73 Marche 17,29Calabria 19,35 Molise 19,20 Molise 19,86Molise 20,43 Calabria 19,83 Friuli-Venezia Giulia 20,11Friuli-Venezia Giulia 20,85 Friuli-Venezia Giulia 20,33 Calabria 20,16

Note: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione media residente in Italia nel 2001;gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali (ex Salute). SDO - Istat. Health For All-Italia per la popolazione. Anno 2008.

Grafico 1 - Distribuzione delle regioni per livelli dei tassi standardizzati di dimissioni ospedaliere per insufficien-za cardiaca senza procedure cardiache ed andamento temporale - Anno 2006

Nota: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione media residente in Italia nel 2001.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali (ex Salute). SDO - Istat. Health For All-Italia per la popolazione. Anno 2008.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 385

Raccomandazioni di OsservasaluteL’insufficienza cardiaca è una condizione cronica lacui gestione potrebbe beneficiare di modalità innova-tive incentrate sull’interazione tra team assistenzialipreparati e proattivi e pazienti informati e attivi secon-do le indicazioni del Chronic Care Model (3).

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Guide to prevention qualityindicators: hospital admission for ambulatory care sensitive

conditions [version 3.1]. Rockville (MD): Agency forHealthcare Research and Quality (AHRQ); 2007 Mar 12. 59p.(AHRQ Pub; no. 02-R0203).(2) Peter S. Hussey, Soeren Mattke, Lindsey Morse, And M.Susan Ridgely. Evaluation of the Use of AHRQ and OtherQuality Indicators:http://www.ahrq.gov/about/evaluations/qualityindicators/qualityindicators.pdf.(3) Wagner EH, Austin BT, Davis C, Hindmarsh M,Schaefer J, Bonomi A. Improving Chronic Illness Care:translating evidence into action. Health Affairs. 20 (6) 64-78. Nov-Dec 2001.

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386 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2008

Posti letto nelle Residenze alberghiere protette

Significato. Il tema dell’articolazione complessiva delsistema di offerta è stato ripetutamente oggetto diinterventi normativi e di provvedimenti sia da parte dellivello centrale del nostro servizio sanitario sia da par-te delle autorità regionali. Nell’ambito del PianoSanitario Nazionale 2006-2008, con riferimento allapiù vasta problematica della integrazione dei diversilivelli di assistenza, si sostiene che “la componente diresidenzialità della rete deve essere limitata quanto piùpossibile ai casi con rilevante compromissione dell’au-tosufficienza e, preso atto dell’ampia variabilità deibisogni, le Residenze dovrebbero prevedere nuclei confinalità specifiche: luoghi di sollievo per la personadisabile e la famiglia, nuclei per preminenti esigenzeriabilitative o per problematiche cliniche temporanee,etc.” coerentemente con l’obiettivo di garantire conti-

nuità di cure secondo i principi della appropriatezza edella economicità. Dal canto loro le diverse regionihanno operato rispetto alla residenzialità scelte diver-se, funzionali, evidentemente, ai contesti specifici eche tuttavia rendono molto frastagliato e disomogeneoil panorama. Pertanto, riconoscendo in accordo con ilPiano Sanitario la necessità di rendere evidenti ledimensioni dell’offerta, l’indicatore sviluppato includetutta la residenzialità alberghiera protetta ricompren-dendo al numeratore i posti letto relativi alle Residenzeassistenziali per anziani, alle Residenze socio-sanita-rie, alle RSA e alle comunità socio-riabilitative. Ildenominatore considera la popolazione residente di etàsuperiore ai 65 anni, ritenuta la fascia a maggior biso-gno di tale tipologia di offerta.

Tasso di posti letto nelle Residenze alberghiere protette

Numeratore Posti letto nelle Residenze alberghiere protettex 100.000

Denominatore Popolazione media residente di 65 anni ed oltre

Validità e limiti. Come indicato in precedenza, nellacostruzione dell’indicatore sono state incluse delibe-ratamente diverse tipologie di strutture, compresealcune non dedicate in maniera esclusiva alla popola-zione anziana. In particolare, le comunità socio-riabi-litative possono accogliere, oltre ad anziani con limi-tata autosufficienza, anche portatori di handicap fisicio psichici, tossicodipendenti, alcolisti, dimessi dalcarcere, mentre le RSA possono ospitare anziani nonautosufficienti, ma anche persone disabili. D’altrocanto, pur nei limiti indicati, i dati relativi ai posti let-to residenziali sono stati raccolti con buone caratteri-stiche di continuità temporale e completezza di rileva-zione; pertanto, si ritiene che l’indicatore al momentosia in grado di fornire almeno un quadro comparativorelativamente a un profilo di offerta essenziale perdisegnare la mappa dei servizi.

Valore di riferimento/Benchmark. Pur non poten-dosi individuare un valore di riferimento, dal momen-to che il rapporto ideale tra posti letto residenziali epopolazione anziana dipende dall’offerta di tipologiedi assistenza alternative all’istituzionalizzazione edall’orientamento delle singole regioni, si ritiene dipoter attuare un confronto rispetto al dato medionazionale.

Descrizione dei risultatiIl tasso dei posti letto di tipo residenziale mostra pro-fonde differenze tra le diverse realtà regionali, pur inpresenza di una relativa omogeneità fra le macroareedel Nord, Centro e Sud.Considerando l’ultimo dato disponibile, relativoall’anno 2004, si può notare come la grande maggio-ranza delle regioni del Nord si attesti su livelli decisa-mente superiori al valore nazionale con la sola e, peraltro, parziale eccezione dell’Emilia-Romagna.Particolarmente elevato appare il tasso di posti lettorelativo alla Provincia Autonoma di Trento.Condizione opposta si osserva tra le regioni delCentro e del Sud dove solamente le Marche e ilMolise presentano tassi paragonabili a quello nazio-nale, mentre particolarmente bassi appaiono quelli diCampania, Basilicata e Calabria.La disponibilità di dati relativi a tre anni consecutivipermette alcune considerazioni anche sul trend pre-sentato dall’indicatore nelle diverse regioni. Mentre alNord si è di fronte ad una pressoché costante riduzio-ne del tasso di posti letto residenziali (ad eccezionedella Provincia Autonoma di Trento), per il Centro e ilSud non si individua altrettanto facilmente un anda-mento comune.

F. AUXILIA, R. CURCI, A. P. CANTÙ

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ASSISTENZA TERRITORIALE 387

Tabella 1 - Tassi di posti letto (per 100.000) nelle Residenze alberghiere protette e tendenza triennale per regio-ne - Anni 2002-2004

Regioni 2002 2003 2004 Tendenza 2002-2004

Piemonte 4.559,89 4.631,95 4.408,24 �Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 4.670,40 4.057,76 4.470,89 �Lombardia 3.293,27 3.104,11 3.176,28 �Bolzano-Bozen 4.744,20 4.502,86 3.489,57 �Trento 5.810,14 5.922,19 6.080,81 �Veneto 4.025,83 4.332,09 3.756,91 �Friuli-Venezia Giulia 4.176,98 4.729,36 4.160,63 �Liguria 3.182,24 3.371,15 3.163,88 �Emilia-Romagna 3.166,43 3.162,91 2.804,63 �Toscana 2.087,78 1.886,06 1.985,85 �Umbria 1.801,54 1.816,27 1.556,08 �Marche 2.672,76 2.658,01 2.506,27 �Lazio 1.506,94 1.446,02 1.544,85 �Abruzzo 2.113,24 2.089,21 1.908,14 �Molise 2.391,40 2.497,09 2.616,15 �Campania 724,48 739,58 660,86 �Puglia 1.412,36 1.577,74 1.455,05 �Basilicata 713,80 745,30 602,18 �Calabria 627,81 694,68 666,61 �Sicilia 1.119,19 1.242,36 1.214,16 �Sardegna 801,30 734,95 1.029,23 �Italia 2.518,19 2.538,43 2.424,78 ��

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istat. Health For All-Italia. Giugno 2008.

Raccomandazioni di OsservasalutePer poter meglio valutare i dati presentati bisognereb-be prendere in considerazione per ogni singola regio-ne sia la domanda di residenzialità sia l’offerta com-plessiva anche di forme di assistenza alternative rivol-te alla popolazione anziana, quali l’assistenza domici-liare. Le singole regioni possono, infatti, avere daquesto punto di vista orientamenti anche molto diver-si, ai quali concorrono valutazioni anche di tipo eco-nomico e di appropriatezza.

Si ravvisa la opportunità che il sistema di rilevazionesia più coerente ed omogeneo per questa tipologia diofferta a partire dalla chiarezza ed univocità dei profi-li di utilizzo delle diverse tipologie di strutture.

Riferimenti bibliografici(1) Istat. Health For All-Italia. Anno 2008.(2) Ministero della Salute. Piano Sanitario Nazionale2006-2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia: man-dato e classificazione. Tendenze nuove. 2008; 2: 199-232.

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388 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2008

Anziani nei Presidi residenziali socio-assistenziali

Significato. Tra le strutture residenziali che, notoria-mente, comprendono istituzioni che offrono assisten-za a diversi livelli di intensità, assumono un ruolo pre-dominante quelle per anziani, i cui fruitori, in primaistanza, sono soggetti fragili affetti da pluripatologiecroniche e con limitazioni funzionali. La focalizzazio-ne sui processi di integrazione della rete dei serviziorientati alla continuità delle cure, attualmente in cor-so nell’ambito sia della programmazione nazionalesia di quella regionale, accresce l’attenzione su questonodo critico. Ne deriva un primario interesse a valu-

tarne l’evoluzione negli anni, con confronti tra levarie realtà regionali sia per quanto riguarda il sistemadi offerta rapportato ad altre possibili alternative, siaper quanto riguarda i livelli di utilizzo. L’indicatoreproposto tende proprio ad evidenziare il profilo di uti-lizzo di queste tipologie di strutture, ponendo atten-zione a quanti ne sono considerati i principali fruitori.Al fine di individuare possibili linee di tendenza,tenuto anche conto delle oscillazioni annuali dellanumerosità della popolazione considerata, l’indicatoreè tracciato nell’arco del triennio 2002-2004.

Tasso di anziani nei Presidi residenziali socio-assistenziali

Numeratore Anziani (>=65 anni) presenti nei Presidi residenziali socio-assistenzialix 100.000

Denominatore Popolazione media residente di 65 anni ed oltre

Tasso di anziani non autosufficienti nei Presidi residenziali socio-assistenziali

Numeratore Anziani (>=65 anni) non autosufficienti presenti nei Presidi residenziali socio-assistenzialix 100.000

Denominatore Popolazione media residente di 65 anni ed oltre

Validità e limiti. La fonte utilizzata si riferisce siaagli anziani (65 anni ed oltre), senza ulteriori specifi-cazioni, che a quelli non autosufficienti. Il secondogruppo è verosimilmente compreso nel primo, ma, inassenza di indicazioni specifiche, sono stati costruitidue indicatori distinti. Peraltro, non è disponibilealcun dato relativo alla popolazione media residentenon autosufficiente per fasce di età, per cui in entram-bi i casi è stata utilizzata al denominatore la popola-zione media residente di età superiore ai 65 anni.D’altro canto, pur nei limiti indicati, i dati necessarialla costruzione degli indicatori sono stati raccolticon buone caratteristiche di continuità temporale ecompletezza di rilevazione; pertanto si ritiene cheessi siano in grado di fornire almeno un quadro com-parativo relativamente al profilo di utilizzo dell’of-ferta. La loro analisi, in associazione con altri indica-tori, risulta essenziale per monitorare nel tempo glieffetti di politiche e provvedimenti adottati in questosettore strategico dell’assistenza.

Valore di riferimento/Benchmark. Pur non poten-dosi individuare un valore di riferimento, si ritiene dipoter attuare un confronto rispetto al dato medionazionale.

Descrizione dei risultatiIl tasso di anziani presenti nei Presidi residenziali

socio-assistenziali mostra alcune differenze tra le diver-se realtà regionali. Considerando l’ultimo dato disponi-bile, relativo all’anno 2004, nonché il valore medio deltriennio, si può notare come la grande maggioranza del-le regioni del Nord si attesti su livelli decisamentesuperiori al dato nazionale (in particolare ProvincieAutonome di Trento e Bolzano e Valle d’Aosta), men-tre tutte le regioni del Centro e del Sud presentano tas-si inferiori (in particolare Campania, Basilicata eCalabria). Il trend tra il 2002 e il 2004 appare però com-plessivamente in leggera riduzione in tutte le regionidel Nord, dato che riflette anche la tendenza a livellonazionale, ad eccezione della Provincia Autonoma diTrento, mentre per il Centro e il Sud non si individua unandamento comune. Appare tuttavia evidente come, adeccezione della Sicilia, le regioni che presentano valorigià bassi in partenza manifestino nel triennio una situa-zione sostanzialmente stabile o in ulteriore flessione.Più problematica risulta la lettura del tasso riferito agliospiti anziani non autosufficienti; gli andamenti inalcuni casi sono sovrapponibili a quanto descritto inprecedenza, in particolare confermando il diverso livel-lo di utilizzo tra regioni del Nord e Centro-Sud, in altrise ne discostano. Tuttavia appare estremamente diffici-le estrapolare possibili considerazioni circa i livelli diappropriatezza del profilo di utilizzo dalla semplicecomparazione dei due indicatori proposti.

F. AUXILIA, R. CURCI, A. P. CANTÙ

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ASSISTENZA TERRITORIALE 389

Tabella 1 - Tassi di anziani (65 anni ed oltre) nei Presidi residenziali socio-assistenziali (per 100.000 anziani)per regione - Anni 2002-2004

Regioni 2002 2003 2004 Valore medio

Piemonte 3.653,25 3.813,33 3.544,12 3.670,23Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 4.235,24 3.732,64 4.185,78 4.051,22Lombardia 2.851,39 2.765,33 2.753,26 2.789,99Bolzano-Bozen n.d. 4.198,94 4.129,82 4.164,38Trento n.d. 4.952,35 5.011,87 4.982,11Veneto 3.632,55 3.676,30 3.262,35 3.523,73Friuli-Venezia Giulia 3.668,14 3.500,17 3.574,56 3.580,96Liguria 2.495,67 2.643,75 2.568,30 2.569,24Emilia-Romagna 2.654,51 2.667,28 2.366,13 2.562,64Toscana 1.752,42 1.583,35 1.659,49 1.665,09Umbria 1.236,29 1.228,87 1.130,59 1.198,58Marche 1.889,04 1.990,03 1.881,18 1.920,08Lazio 1.047,55 1.008,48 1.066,01 1.040,68Abruzzo 1.500,18 1.543,94 1.431,29 1.491,80Molise 1.710,66 1.818,71 1.898,86 1.809,41Campania 465,61 467,01 446,92 459,85Puglia 874,90 867,10 870,21 870,74Basilicata 547,37 628,08 546,18 573,88Calabria 535,77 612,00 482,06 543,28Sicilia 821,37 872,77 862,84 852,33Sardegna 1.386,37 1.172,38 1.414,65 1.324,47Italia 2.009,08 2.063,70 1.986,06 2.019,61

n.d. = non disponibile.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istat. Health For All-Italia. Giugno 2008.

Tabella 2 - Tassi di anziani (65 anni ed oltre) non autosufficienti nei Presidi residenziali socio-assistenziali (per100.000 anziani) per regione - Anni 2002-2004

Regioni 2002 2003 2004 Valore medio

Piemonte 1.956,98 2.166,79 2.081,39 2.068,39Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 3.459,72 3.141,49 3.776,70 3.459,30Lombardia 2.540,08 2.525,35 2.554,96 2.540,13Bolzano-Bozen 3.680,40 3.587,09 3.636,32 3.634,60Trento 4.466,09 4.502,75 4.539,46 4.502,77Veneto 2.617,76 2.685,32 2.472,35 2.591,81Friuli-Venezia Giulia 2.477,45 2.466,82 2.582,42 2.508,90Liguria 1.358,12 1.534,35 1.511,52 1.468,00Emilia-Romagna 2.015,01 2.048,61 1.861,24 1.974,95Toscana 1.082,33 978,17 1.061,65 1.040,72Umbria 903,14 899,38 784,85 862,46Marche 1.250,50 1.348,38 1.335,09 1.311,32Lazio 347,51 358,43 402,08 369,34Abruzzo 992,22 999,04 905,02 965,43Molise 881,74 960,20 1.039,27 960,40Campania 121,25 124,49 110,74 118,83Puglia 401,44 383,40 438,85 407,90Basilicata 300,83 351,66 267,06 306,52Calabria 260,53 352,03 275,42 295,99Sicilia 345,74 380,70 373,49 366,64Sardegna 583,18 498,56 605,76 562,50Italia 1.387,99 1.417,86 1.396,01 1.400,62

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istat. Health For All-Italia. Giugno 2008.

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390 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2008

Raccomandazioni di OsservasaluteLa quota di anziani istituzionalizzati dipende innanzi-tutto dall’offerta di posti letto in Presidi residenzialisocio-assistenziali. In diverse regioni il sistema diofferta è giudicato tuttora carente rispetto ai bisognidella popolazione, con il rischio che vengano utilizza-te forme di assistenza inappropriate, portando adesempio ad un allungamento della degenza in struttu-re per acuti. Occorre, però, considerare chel’indicatore può essere influenzato anche da fattoriculturali, legati alle caratteristiche dei nuclei familiarie più in generale dell’assetto sociale che circondal’anziano, che possono portare ad una maggiore o

minore tendenza a ricorrere all’istituzionalizzazione.Infine, la presenza più o meno accentuata di formealternative di assistenza può influenzare sensibilmen-te l’interpretazione dei dati. Sono, ad esempio, moltele regioni che esprimono, nell’ambito dei PianiSanitari Regionali, l’orientamento verso un potenzia-mento dell’assistenza domiciliare. Al fine di acquisireelementi utili per la programmazione e per la valuta-zione delle politiche, occorrerebbe approfondirel’analisi della domanda espressa dalla popolazione,partendo dal livello di coerenza tra sistema di offertae profilo di occupazione dei posti letto residenziali.

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284 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Assistenza Domiciliare Integrata

Significato. Nell’ultimo decennio il progressivoinvecchiamento della popolazione con il conseguenteincremento delle patologie cronico-degenerative edella disabilità (secondo gli ultimi dati resi disponibi-li dall’Istat, in Italia le persone non autosufficientisono 2 milioni e 609 mila di cui il 77% persone anzia-ne), hanno fatto sì che la rete dei percorsi assistenzia-li offerti dal Servizio Sanitario Nazionale si sia sem-pre più sviluppata a livello territoriale, lasciandoall’ospedale principalmente il compito di garantire lecure per le malattie acute.Uno dei nodi più importanti di tale rete è rappresenta-to dall’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), moda-lità assistenziale che negli ultimi anni si è andata dif-fondendo in maniera disomogenea, su tutto il territo-rio nazionale. I diversi profili assistenziali dell’ADI, che si distin-guono per la maggiore o minore intensità di cura, peril numero e la competenza professionale specificadegli operatori coinvolti e per il profilo di perso-na/paziente a cui si rivolgono, hanno l’obiettivo digarantire alla persona fragile e/o non autosufficientela permanenza presso il proprio domicilio, mediantel’applicazione di un progetto di cura e assistenzasocio-sanitaria personalizzato e multiprofessionale.Solitamente, la presa in carico del paziente può avve-nire a seguito della segnalazione del Medico diMedicina Generale (MMG), del medico ospedaliero,

dei servizi sociali del comune, dei familiari o deldiretto interessato. Qualora il caso risulti complesso siattiva l’Unità di Valutazione Multidimensionale(UVM) che prende in considerazione, per la redazio-ne del piano individuale di assistenza, sia gli aspettisanitari, cognitivi e funzionali e sia il contesto socio-abitativo della persona fragile e/o non autosufficiente.In genere, tra gli stessi componenti dell’équipe multi-professionale dell’UVM, si individua il case manageril quale, in stretta collaborazione con il MMG, coordi-na gli interventi e verifica l’andamento del piano assi-stenziale. Il raggiungimento dell’obiettivo prefissato nel pianoAssistenziale, il peggioramento delle condizioni clini-che che determinano il ricovero ospedaliero o ildecesso del paziente, l’inserimento in altro program-ma assistenziale (ad esempio Day Service ambulato-riale o servizio semiresidenziale/residenziale), causa-no la cessazione del servizio di ADI.Gli indicatori presentati forniscono, sulla base dei daticorrenti, una descrizione dell’adozione dell’Assisten-za Domiciliare Integrata nelle diverse regioni con par-ticolare attenzione alla quota rivolta ai pazienti anzia-ni ed a quelli terminali. In quest’ultimo caso ciascundato risente del modello organizzativo per le cure pal-liative attivato in ciascuna regione ed, in particolare,dell’offerta di assistenza nella rete degli Hospice.

Tasso di assistibili in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistibili che hanno iniziato il trattamento di assistenza domiciliarex 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Tasso di assistibili anziani in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistibili di età >65 anni che hanno iniziato il trattamento di assistenza domiciliarex 1.000

Denominatore Popolazione media residente di età >65 anni

Tasso di assistibili in Assistenza Domiciliare Integrata in fase terminale

Numeratore Assistibili in fase terminale che hanno iniziato il trattamento di assistenza domiciliarex 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Numero medio di ore di assistenza erogata per singolo caso trattato

Numeratore Totale ore di assistenza domiciliare erogate

Denominatore Assistibili che hanno iniziato il trattamento di assistenza domiciliare

S. TARDIVO, C. COPPO, W. MANTOVANI, A. POLI, G. ROMANO

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ASSISTENZA TERRITORIALE 285

Validità e limiti. I dati per la costruzione degli indica-tori sono stati ricavati dal modello FLS.21 di rilevazio-ne delle attività gestionali ed economiche delle UnitàSanitarie Locali (Decreto Ministeriale del 05/12/2006) edall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat). Trattandosi diindicatori di attività, non è possibile alcuna riflessionesulla qualità dell’assistenza domiciliare integrata eroga-ta dalle ASL nè sulla tipologia dei casi trattati. La mancanza di un sistema di classificazione omogeneoe condiviso a livello nazionale limita sensibilmente lavalidità di un confronto inter-regionale.

Valore di riferimento/Benchmark. In assenza di unvalore di riferimento legislativo e di omogeneità neimodelli organizzativi, gli indicatori analizzati posso-no essere considerati in riferimento al valore medionazionale.

Descrizione dei risultatiComplessivamente nel 2007 sono stati assistiti al pro-prio domicilio 474.567 pazienti. Il numero di pazientitrattati in ADI per 100.000 abitanti continua il trend increscita, attestandosi ad un valore pari a 799 casi, conun incremento rispetto al 2006 del 13,7% (incrementomedio annuo del 9,3%) (Grafico 1). Tale indicatore,anche nel 2007, registra una notevole variabilità regio-nale: si va, infatti, da un valore minimo di 117 ADI per100.000 abitanti della Valle d’Aosta (peraltro raddop-piato rispetto all’anno precedente) ad un valore massi-mo di 2.250 del Friuli-Venezia Giulia (Tabella 1).Globalmente, la percentuale di ADI erogata a sogget-ti anziani è stata pari all’81,2%, valore in lieve flessio-ne rispetto agli ultimi tre anni per i quali sono stateregistrate percentuali costantemente superioriall’84%: a livello regionale il Molise presenta il valo-re più basso (45,4%), mentre la Liguria supera addirit-tura il 90% (93,5%).Un’elevata disomogeneità è presente nel numero di

anziani trattati in ADI riferito alla stessa popolazioneanziana residente: si passa, infatti, da 3,2 casi per1.000 abitanti di età superiore a 65 anni in Valled’Aosta a 76,8 casi per 1.000 in Friuli-Venezia Giulia.Il dato nazionale, pari a 34,3 casi per 1.000 trattati, èin aumento rispetto al 2006 (31,9 per 1.000).La percentuale di ADI erogata a soggetti in fase termi-nale è complessivamente pari a 8,8%, con valoriregionali che variano da 2,4% (Friuli-Venezia Giulia)a 39,7% (Provincia Autonoma di Trento).Nell’interpretazione di tale variabilità va consideratala differente struttura delle reti per le cure palliativeesistenti nelle diverse realtà e, in particolare, la pre-senza di un’offerta assistenziale di posti letto inHospice.A livello nazionale il numero di soggetti in fase termi-nale trattati in ADI è risultato pari a 70,4 per 100.000.Anche per questo indicatore si evidenziano notevolidifferenze a livello regionale passando da 24 per100.000 soggetti in Puglia a 212,8 per 100.000 inBasilicata.Accorpando i dati per macroaree emergono anche nel2007 evidenti differenze tra Nord e Sud: nelle regionisettentrionali il numero di ADI per 100.000 abitanti èoltre due volte e mezzo superiore rispetto a quello delSud (1.060 vs 423 per 100.000) e tali differenze, sep-pur meno marcate, si presentano anche per gli altriindicatori presi in considerazione. Mediamente a ciascun paziente sono state dedicatecirca 22 ore di assistenza, prevalentemente da perso-nale infermieristico (15 ore) (Tabella 2): tali dati nonsi discostano di molto da quelli dell’anno precedente(24 ore complessive di assistenza, di cui 17 da parte dipersonale infermieristico). Le ore dedicate a ciascun paziente anziano risultanomediamente 21 (14 da parte di personale infermieristi-co), mentre quelle dedicate a ciascun paziente in faseterminale risultano essere 28.

Numero medio di ore di assistenza erogata per singolo caso trattato di soggetto anziano

Numeratore Totale ore di assistenza domiciliare erogate a soggetti di età >65 anni

Denominatore Assistibili di età >65 anni che hanno iniziato il trattamento di assistenza domiciliare

Numero medio di ore di assistenza erogata per singolo caso trattato di soggetto in fase terminale

Numeratore Totale ore di assistenza domiciliare erogate a soggetti in fase terminale

Denominatore Assistibili in fase terminale che hanno iniziato il trattamento di assistenza domiciliare

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286 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Grafico 1 - Pazienti trattati in ADI (per 100.000) - Anni 1998-2007

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Direzione Generale del SistemaInformativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2009.

Tabella 1 - Assistibili trattati in ADI (valori assoluti e tassi) per regione e macroarea - Anno 2007

Tassi di Tassi di

Tassi di Anziani assistibiliPazienti

pazienti

RegioniAssistibili

assistibili trattati in ADI anzianiterminali

terminaliin ADI

(per 100.00) % (per 1.000 trattati in ADI

assistibili

residenti >65 aa)%

(per 100.000)

Piemonte 24.300 555,2 71,8 18,5 16,9 93,8Valle d`Aosta-Vallée d’Aoste 147 117,2 53,1 3,2 27,2 31,9Lombardia 81.174 846,1 84,8 38,5 9,2 77,7Bolzano-Bozen 683 139,2 66,2 5,8 * *Trento 1.742 341,4 56,0 10,7 39,7 135,4Veneto 73.431 1.528,9 81,0 67,5 6,4 98,3Friuli-Venezia Giulia 24.958 2.050,2 81,1 76,8 2,4 50,2Liguria 14.829 921,7 93,5 33,9 3,6 33,4Emilia-Romagna 64.666 1.521,7 85,0 59,9 8,5 129,5Nord 285.930 1.059,9 82,7 43,8 8,3 87,7Toscana 22.122 604,8 81,4 22,2 13,0 78,8Umbria 10.814 1.230,7 81,5 45,2 3,7 45,4Marche 15.883 1.028,3 84,9 40,6 10,2 105,3Lazio 51.877 938,6 79,7 40,7 5,3 50,1Centro 100.696 867,5 81,1 34,7 7,6 66,1Abruzzo 12.705 964,8 80,7 38,2 8,0 77,2Molise 5.790 1.806,8 45,4 38,9 4,3 77,1Campania 17.707 305,3 82,9 17,2 11,3 34,5Puglia 13.882 340,8 83,3 17,0 7,1 24,0Basilicata 6.774 1.145,9 75,6 45,2 18,6 212,8Calabria 13.071 652,6 77,9 28,9 13,3 87,0Sicilia 12.784 254,5 72,4 10,7 19,3 49,2Sardegna 5.228 314,5 68,4 12,6 14,5 45,5Sud ed Isole 87.941 423,0 76,5 19,3 11,9 50,4Italia 474.567 799,3 81,2 34,3 8,8 70,4

*Valore inferiore a 0,5.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Direzione Generale del SistemaInformativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2009.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 287

Raccomandazioni di OsservasaluteI dati sono suggestivi di una progressiva e continuaespansione dell’Assistenza Domiciliare Integrata neimodelli organizzativi delle cure primarie delle regioniitaliane. Tuttavia, permane una evidente disomogeneitàsul territorio nazionale con notevoli differenze tra Nord eSud. In tale scenario l’aggiornamento del flusso informa-tivo mediante il DM del 5 dicembre 2006 ha permessol’introduzione nell’attuale Rapporto Osservasalute, dinuovi indicatori che consentono una visione più comple-ta del complesso fenomeno dell’Assistenza DomiciliareIntegrata. In particolare, migliora la descrivibilità dell’at-tività erogata nella fascia dei soggetti anziani e deipazienti terminali. Quest’ultimo aspetto può sottendereun progressivo ingresso delle cure palliative domiciliarinei modelli di trattamento della fase ultima della patolo-gia neoplastica. Permangono, tuttavia, ancora grandi dif-ferenze nei criteri che definiscono le attività assistenzia-li proprie dell’ADI, in particolare per l’assenza di uninserimento nei LEA. Il nuovo flusso informativo istitui-to per il 2009 con DM 17 dicembre 2008 (Istituzione delsistema informativo per il monitoraggio dell’assistenzadomiciliare), che fornisce indicazioni sulla raccolta deidati circa la presa in carico dell’assistito, la sua valutazio-

ne multidimensionale, la definizione del piano/proget-to/programma di assistenza individuale, la responsabilitàclinica in capo ai MMG, Pediatri di Libera Scelta o aimedici competenti per la terapia del dolore, purchè affe-renti al distretto/ASL, potrà sicuramente costituire unvalido supporto per una migliore valutazione dei proces-si assistenziali svolti in ADI nella realtà italiana.

Riferimenti bibliografici(1) Istat. Disabilità in cifre. Ultimo accesso agosto 2009:http://www.disabilitaincifre.it/index.asp.(2) Ancona A. Le cure primarie: una priorità per il serviziosanitario. Monitor 2008; 20: 3-5.(3) La Conferenza Permanente per i Rapporti tra lo Stato, leRegioni e le Province Autonome di Trento e di BolzanoAccordo ai sensi dell’art. 4 del decreto legislativo 28 agosto1997, n. 281, tra il Governo, le Regioni e le ProvinceAutonome di Trento e Bolzano sulle linee progettuali perl’utilizzo da parte delle Regioni delle risorse vincolate ai sen-si dell’art.1, commi 34 e 34 bis, della legge 23 dicembre 1996,n. 662 per la realizzazione degli obiettivi di carattere priorita-rio e di rilievo nazionale per l’anno 2009. 26 febbraio 2009.(4) Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.Progetto Mattoni SSN. Assistenza primaria e prestazionidomiciliari “Relazione Finale”. 2007.(5) Attività gestionali ed economiche delle ASL e AziendeOspedaliere. Annuario statistico del Servizio SanitarioNazionale. 1998-2007.(6) DM 17 dicembre 2008. Istituzione del sistema informati-vo per il monitoraggio dell’assistenza domiciliare.

Tabella 2 - Ore di assistenza erogata per caso in ADI per regione, macroarea e tipologia di operatore - Anno 2007

Terapisti della Infermieri Altri operatori Totale ore

riabilitazione

Per Per Per Per

RegioniPer

Per casoPer

Per casoPer

Per casoPer

Per caso

casocaso in

casocaso in

casocaso in

casocaso in

anziano fase anziano fase anziano fase anziano fase

terminale terminale terminale terminale

Piemonte 1 1 * 12 11 14 8 8 3 21 20 17Valle d`Aosta-Vallée d’Aoste 4 6 4 18 24 20 130 147 191 152 177 215Lombardia 4 4 1 11 11 13 2 2 4 17 17 18Bolzano-Bozen n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.Trento n.d. n.d. n.d. 20 21 13 n.d. n.d. n.d. 20 21 13Veneto 1 1 * 8 7 15 1 1 3 10 9 18Friuli-Venezia Giulia 1 1 1 6 6 13 * * 3 7 7 17Liguria 5 5 7 16 14 61 4 2 31 25 21 99Emilia-Romagna * * * 20 19 19 2 2 1 22 21 20Nord 2 2 0 12 12 16 2 2 4 16 16 20Toscana 2 2 1 15 13 15 7 8 5 24 23 21Umbria 1 1 1 19 20 41 13 14 13 33 35 55Marche 6 6 3 19 19 20 2 2 1 27 27 24Lazio 5 6 6 13 11 15 1 1 1 19 18 22Centro 4 4 3 15 14 17 4 4 3 23 22 23Abruzzo 8 7 9 19 13 36 * * * 27 20 45Molise 4 5 6 10 13 20 1 1 1 15 19 27Campania 7 7 4 28 27 40 25 9 18 60 43 62Puglia 16 16 4 32 31 56 2 1 2 50 48 62Basilicata 13 14 13 24 25 26 3 3 4 40 42 43Calabria 3 3 * 11 10 11 1 1 * 15 14 11Sicilia 9 10 6 19 17 24 4 2 13 32 29 43Sardegna 12 12 10 58 54 82 2 1 3 72 67 95Sud ed Isole 9 9 6 24 23 33 6 3 7 39 35 46Italia 4 4 2 15 14 21 3 3 5 22 21 28

*Valore inferiore a 0,5; n.d. = non disponibile.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Direzione Generale del SistemaInformativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2009.

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288 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Presidi e posti letto residenziali per long-term care

Significato. Secondo la definizione dell’OECD(Organizzazione per la Cooperazione e lo SviluppoEconomico) i presidi residenziali per long-term care (ltc)sono presidi dedicati a soggetti che necessitano di assi-stenza continua a causa di patologie croniche e di ridot-to grado di autonomia nelle attività quotidiane (1).Rappresentano un nodo fondamentale della rete dell’as-sistenza come confermato dalle linee di indirizzo deiPiani Sanitari Regionali che, così come riportato dalPiano Sanitario Nazionale 2006-2008, convergono neldelineare strategie di rafforzamento del profilo di offertanel circuito dell'assistenza: “dalle cure a domicilio all'as-sistenza ai malati terminali alla lungodegenza” (2).

Ai fini di una rappresentazione il più possibile rispon-dente alla definizione di ltc, tenuto conto delle diffor-mità esistenti tra le diverse tipologie di presidio, sonostate incluse tutte le Residenze Sanitarie Assistenziali(RSA), le Residenze socio-sanitarie per anziani e leComunità socio-riabilitative; per quanto riguarda leResidenze assistenziali per anziani autosufficienti, leComunità alloggio, le Comunità familiari e la tipolo-gia. Altre strutture, sono state incluse solo quellecaratterizzate da una componente sanitaria (presenzadi personale medico o infermieristico) o finanziate daparte del Servizio Sanitario Nazionale.

Tasso di presidi residenziali per long-term care

Numeratore Presidi residenziali per long-term carex 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Tasso di posti letto per long-term care

Numeratore Posti letto per long-term carex 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Validità e limiti. Al fine di fornire una lettura coe-rente dell’indicatore, il profilo di offerta è statoposto in relazione con la popolazione media residen-te totale e non con la sola popolazione anziana. In talmodo si ritiene di offrire un’analisi comparata dellaricettività di tale tipologia di strutture che è, coeren-temente con la definizione scelta, aperta a diversefasce di popolazione. La scelta pone, tuttavia, pro-blemi di confrontabilità con analoghi indicatoriOECD (1) che prendono in considerazione la solapopolazione anziana ed, esclusivamente, i posti lettoospedalieri di lungodegenza e le Residenze SanitarieAssistenziali rilevate dal Ministero del Lavoro, dellaSalute e delle Politiche Sociali.I dati provengono dalla Rilevazione dell’Istat suipresidi residenziali socio-assistenziali. Il dato dirisposta per la rilevazione si attesta intorno al 75%,ma i dati qui presentati sono riportati all’universo.

Valore di riferimento/Benchmark. Difficoltoso risul-ta individuare un valore di riferimento, poiché il rap-porto ideale tra presidi/posti letto residenziali e popola-zione dipende dall’offerta di forme di assistenza alter-native e dall’orientamento delle singole regioni.

Descrizione dei risultatiI presidi residenziali per long-term care (ltc) ammon-tano a 6.548 unità per un totale di circa 300 mila postiletto.Il tasso complessivo relativo ai presidi residenziali,pari a 11,2 strutture ogni 100.000 abitanti, presentadifferenze marcate tra le regioni e, tranne alcune ecce-zioni, un gradiente Nord-Sud dai valori più alti aivalori più bassi. Particolarmente elevato appare il tas-so di strutture nella Provincia Autonoma di Trento edin Valle d’Aosta. Tra le regioni del Centro e del Sud,solo Toscana, Marche e Molise presentano un valoresuperiore alla media nazionale.Tale gradiente appare ancora più evidente consideran-do l’offerta in termini di posti letto per ltc. Tutte leregioni del Nord presentano un tasso di posti letto per100.000 abitanti più elevato della media nazionale(511,5), mentre al Centro-Sud solo Marche e Molisesuperano tale valore. Più complessa risulta, invece, l’analisi dei dati relati-vamente alle singole tipologie di strutture selezionate;non si individua chiaramente un modello di offertacomune nelle diverse realtà territoriali.

F. AUXILIA, G. DAMIANI, A. BATTISTI, A. BURGIO, A. P. CANTÙ

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ASSISTENZA TERRITORIALE 289

Tabella 1 - Tassi di presidi residenziali (per 100.000) per long-term care per regione e tipologia di struttura -Anno 2005

ComunitàResidenza

familiare,assistenziale

Residenza

Regioni Comunitàper anziani

socio-sanitaria RSA Altro Totale

socio-riabilitativa,autosufficienti

per anziani

Comunità alloggio

Piemonte 4,98 10,66 5,14 1,82 0,44 23,04Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 3,24 3,24 18,64 5,67 0,81 31,60Lombardia 2,37 0,30 0,29 5,89 0,31 9,16Bolzano-Bozen 0,43 0,00 13,42 2,13 0,21 16,19Trento 17,04 0,00 0,00 11,29 0,00 28,34Veneto 3,14 1,25 5,04 1,19 0,21 10,83Friuli-Venezia Giulia 6,38 3,81 7,21 2,90 0,50 20,80Liguria 7,24 1,06 10,24 3,25 0,56 22,36Emilia-Romagna 5,80 6,09 8,35 1,58 0,00 21,83Toscana 1,52 2,36 1,03 6,84 0,33 12,08Umbria 3,13 1,62 3,01 0,69 0,12 8,57Marche 3,68 5,18 3,68 3,74 0,00 16,28Lazio 3,23 3,23 0,34 1,12 0,23 8,15Abruzzo 2,99 1,84 2,61 1,23 0,08 8,75Molise 7,47 2,18 5,60 0,31 0,00 15,56Campania 1,54 1,24 0,35 0,50 0,09 3,71Puglia 1,08 1,82 1,13 0,20 0,15 4,37Basilicata 2,69 1,85 1,01 0,00 0,00 5,54Calabria 1,79 0,80 0,50 1,30 0,25 4,63Sicilia 3,03 1,79 1,54 0,44 0,28 7,08Sardegna 6,66 1,82 0,54 1,39 0,18 10,59Italia 3,29 2,63 2,61 2,41 0,23 11,17

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istat. Indagine sui presidi residenziali socio-assistenziali. Anno 2008.

Tabella 2 - Tassi di posti letto (per 100.000) per long-term care per regione e tipologia di struttura - Anno 2005

ComunitàResidenza

familiare,assistenziale

Residenza

Regioni Comunitàper anziani

socio-sanitaria RSA Altro Totale

socio-riabilitativa,autosufficienti

per anziani

Comunità alloggio

Piemonte 69,30 552,94 306,99 140,50 12,48 1.082,21Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 56,72 42,94 589,84 119,91 19,45 828,86Lombardia 40,62 13,74 29,57 537,07 10,55 631,55Bolzano-Bozen 100,73 0,00 301,88 537,72 1,22 941,55Trento 8,73 0,00 630,05 116,72 2,56 758,06Veneto 34,56 130,17 487,93 104,28 7,78 764,72Friuli-Venezia Giulia 90,01 118,61 616,41 141,65 12,35 979,03Liguria 113,98 42,34 559,70 170,62 13,68 900,31Emilia-Romagna 63,51 189,69 426,27 51,54 0,00 731,01Toscana 26,82 72,40 46,80 298,77 10,14 454,94Umbria 99,49 53,86 148,37 33,12 2,32 337,15Marche 40,03 212,17 204,75 97,06 0,00 554,01Lazio 108,37 130,06 20,24 77,71 5,62 342,00Abruzzo 89,00 69,95 156,34 61,35 5,38 382,02Molise 212,49 75,60 317,95 6,22 0,00 612,26Campania 31,24 60,16 11,11 17,62 1,26 121,38Puglia 51,23 80,27 63,57 7,40 9,88 212,34Basilicata 49,22 57,95 41,66 0,00 0,00 148,83Calabria 49,38 20,18 16,94 57,65 6,03 150,19Sicilia 62,15 67,81 84,44 18,15 9,63 242,19Sardegna 154,28 89,00 22,08 71,63 8,41 345,40Italia 60,55 116,37 163,16 163,35 7,30 511,49

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istat. Indagine sui presidi residenziali socio-assistenziali. Anno 2008.

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290 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Raccomandazioni di OsservasaluteAl fine di avere una visione complessiva dei dati pre-sentati occorrerebbe prendere in considerazione perogni singola regione sia la domanda di residenzialitàsia l’offerta complessiva anche di forme di assistenzaalternative rivolte alla popolazione, quali l’assistenzadomiciliare. Le singole regioni possono, infatti, avereda questo punto di vista orientamenti molto diversi, aiquali concorrono valutazioni anche di tipo economicoe di appropriatezza.Si sottolinea, inoltre, come in diversi casi i profili diutilizzo delle singole strutture non siano univoci nel-l’ambito di realtà regionali diverse (3).Coerentemente con quanto già evidenziato nell’ambi-to dei Rapporti Osservasalute precedenti, si sottolinea

l’importanza di una revisione del sistema di rilevazio-ne riferito a questa specifica area per la quale continuaad essere difficile studiare la relazione tra sistema diofferta e bisogni assistenziali della popolazione.Nell’ambito delle politiche, sarebbe apprezzabilemaggiore chiarezza nella definizione degli appropria-ti profili di utilizzo, anche attraverso processi diaccreditamento basati sul possesso di requisiti.

Riferimenti bibliografici(1) Health at a Glance 2009: OECD Indicators:www.oecd .org.(2) Ministero del Lavoro, della Salute e delle PoliticheSociali. Piano Sanitario Nazionale 2006-2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2: 199-232.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 291

Ospiti nei presidi residenziali per long-term care

Significato. Secondo la definizione dell’OECD(Organizzazione per la Cooperazione e lo SviluppoEconomico) gli ospiti nei presidi residenziali per long-term care (ltc) sono i soggetti che necessitano di assi-stenza continua a causa di patologie croniche e di ridot-to grado di autonomia nelle attività quotidiane (1).Ai fini di una rappresentazione il più possibile rispon-dente alla definizione di ltc, tenuto conto delle diffor-mità esistenti tra le diverse tipologie di presidio, sono

state incluse tutte le Residenze Sanitarie Assistenziali(RSA), le Residenze socio-sanitarie per anziani e leComunità socio-riabilitative; per quanto riguarda leResidenze assistenziali per anziani autosufficienti, leComunità alloggio, le Comunità familiari e la tipologiaAltre strutture, sono state incluse solo quelle caratteriz-zate da una componente sanitaria (presenza di persona-le medico o infermieristico) o finanziate da parte delServizio Sanitario Nazionale.

Tasso di ospiti minori e adulti nei presidi residenziali per long-term care

Numeratore Ospiti minori e adulti dei presidi residenziali per ltcx 100.000

Denominatore Popolazione media residente della stessa classe di età

Tasso di ospiti anziani nei presidi residenziali per long-term care

Numeratore Ospiti anziani dei presidi residenziali per ltc x 100.000

Denominatore Popolazione media residente della stessa classe di età

Validità e limiti. Nell’indagine Istat sui presidi resi-denziali socio-assistenziali la definizione di disabilitàvaria al variare dell’età degli ospiti. Per i minori di 18anni si considerano ospiti con disabilità coloro chepresentano una disabilità fisica, psichica, sensoriale oplurima. Per gli adulti tra 18 e 64 anni si consideranoospiti con disabilità oltre a coloro che presentano unadisabilità descritta precedentemente, anche coloro chehanno una disabilità di tipo psichiatrico. Tra la popo-lazione anziana, invece, sono considerati anziani nonautosufficienti gli ospiti con più di 65 anni in stato diinvalidità permanente o affetti da malattia cronica,con conseguente riduzione dell'autonomia personaletale da richiedere l'aiuto di altre persone in modo con-tinuo per svolgere funzioni importanti della vita quo-tidiana. Questo pone dei problemi di confrontabilitàcon analoghi indicatori dell’OECD (1) in quanto i cri-teri di selezione utilizzati per il calcolo di questo indi-catore appena descritti, sono sicuramente più ampirispetto a quelli utilizzati dall’OECD, che considera-no la sola popolazione anziana. Gli scostamenti neidiversi contesti regionali possono dipendere non soloda una diversa capacità di risposta a condizioni di fra-gilità e bisogni tipicamente molto variegati e comples-si, ma anche da un diverso livello di offerta residen-ziale presente sul territorio e/o da una diversa organiz-zazione della rete socio-assistenziale.I dati provengono dalla Rilevazione dell’Istat sui pre-sidi residenziali socio-sanitari. Il tasso di risposta perla rilevazione si attesta intorno al 75%, ma i dati quipresentati sono riportati all’universo.

Valore di riferimento/Benchmark. Difficoltosorisulta individuare un valore di riferimento, poiché laquota di soggetti istituzionalizzati dipende dal diversolivello di offerta residenziale presente sul territorio eda una diversa organizzazione della rete socio-assi-stenziale.

Descrizione dei risultatiGli ospiti nei presidi residenziali di ltc sono circa6.000 per i minori, quasi 39.000 per gli adulti e circa223.000 per gli anziani. Di questi 268.000 ospiti piùdi 181.000 (68%) presentano una disabilità.I dati evidenziano, per tutti gli indicatori considerati,un maggior ricorso all’istituzionalizzazione nelleregioni del Nord rispetto a quelle del Sud. Tale varia-bilità regionale risente della distribuzione territorialedell’offerta residenziale.Il tasso di ospiti minori è pari a 57,4 ogni 100.000residenti minori. Le regioni che si discostano dal gra-diente Nord-Sud per questa tipologia di utenza sono laProvincia Autonoma di Bolzano ed il Friuli-VeneziaGiulia, per quanto concerne le regioni del Nord, men-tre il Molise e la Sicilia per il Mezzogiorno. Il gra-diente non è confermato se si considerano gli ospitiminori con disabilità: i tassi risultano significativa-mente più elevati della media in Piemonte, Liguria,Emilia-Romagna, Lazio, Abruzzo e Sardegna.Risultati analoghi si ottengono dall’analisi degli indi-catori sugli ospiti adulti, anche se le regioni con untasso elevato di ospiti adulti con disabilità sonoPiemonte, Provincia Autonoma di Trento, Friuli-Venezia Giulia, Liguria e Molise.

F. AUXILIA, G. DAMIANI, A. BATTISTI, A. BURGIO, A. P. CANTÙ

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292 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Tabella 1 - Tassi di ospiti minori e adulti (per 100.000 ab della stessa età) dei presidi residenziali per ltc perregione e presenza di disabilità - Anno 2005

RegioniMinori Adulti

Con disabilità Senza disabilità Totale Con disabilità Senza disabilità Totale

Piemonte 20,37 29,08 49,45 111,55 78,38 189,93Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 0,00 0,00 0,00 52,97 31,53 84,50Lombardia 5,64 61,75 67,39 46,68 64,32 111,00Bolzano-Bozen 0,00 18,89 18,89 28,74 50,47 79,21Trento 3,43 70,84 74,27 166,62 142,13 308,75Veneto 9,51 46,93 56,44 72,41 67,74 140,15Friuli-Venezia Giulia 7,55 34,27 41,82 98,90 71,95 170,86Liguria 12,27 76,43 88,70 112,48 85,01 197,49Emilia-Romagna 10,15 71,21 81,35 27,21 77,88 105,09Toscana 8,60 44,31 52,91 36,70 52,47 89,17Umbria 8,46 3,08 11,54 55,78 39,63 95,40Marche 2,08 14,57 16,65 89,05 37,19 126,24Lazio 10,60 60,08 70,68 53,43 57,29 110,72Abruzzo 18,61 11,63 30,24 81,57 21,32 102,88Molise 5,59 121,14 126,73 91,13 156,45 247,58Campania 3,52 36,39 39,91 16,09 23,38 39,47Puglia 2,90 29,00 31,90 24,37 14,45 38,82Basilicata 0,00 64,59 64,59 38,71 4,60 43,31Calabria 2,07 49,68 51,75 11,22 32,79 44,01Sicilia 4,67 83,64 88,31 66,41 16,09 82,50Sardegna 14,22 29,56 43,79 45,70 22,49 68,19Italia 7,52 49,87 57,39 53,82 50,42 104,25

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istat. Indagine sui presidi residenziali socio-assistenziali. Anno 2008.

Ancora più marcate appaiono le differenze territorialiper quanto riguarda gli ospiti anziani, i quali rappre-sentano circa l’83% del totale degli ospiti considerati.In Italia sono 1.944 gli anziani istituzionalizzati ogni

100.000 anziani, con un chiaro gradiente Nord-Sudsia per il totale degli ospiti che per quelli non autosuf-ficienti.

Tabella 2 - Tassi di ospiti anziani (per 100.000 ab della stessa età) dei presidi residenziali per ltc per regione epresenza di autosufficienza - Anno 2005

Regioni Autosufficienti Non autosufficienti Totale

Piemonte 1.449,86 2.244,38 3.694,24Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 452,52 3.264,58 3.717,10Lombardia 193,39 2.496,91 2.690,29Bolzano-Bozen 447,89 3.944,39 4.392,28Trento 259,00 4.648,53 4.907,53Veneto 728,12 2.488,08 3.216,20Friuli-Venezia Giulia 828,99 2.637,37 3.466,37Liguria 981,25 1.620,82 2.602,07Emilia-Romagna 506,33 1.843,00 2.349,33Toscana 496,34 1.026,46 1.522,80Umbria 229,95 861,08 1.091,04Marche 501,66 1.344,37 1.846,03Lazio 681,02 462,80 1.143,82Abruzzo 480,86 749,94 1.230,80Molise 818,39 943,64 1.762,04Campania 304,92 112,52 417,44Puglia 348,03 394,15 742,18Basilicata 245,14 186,41 431,55Calabria 282,29 212,75 495,04Sicilia 397,73 295,09 692,82Sardegna 624,15 710,83 1.334,98Italia 546,57 1.397,49 1.944,06

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istat. Indagine sui presidi residenziali socio-assistenziali. Anno 2008.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 293

Raccomandazioni di OsservasaluteLa quota di soggetti istituzionalizzati dipende innan-zitutto dall’offerta di posti letto per long-term care.Da questo punto di vista le regioni presentano sistemidi offerta molto diversificati ed, in alcuni casi, giudi-cati carenti rispetto ai bisogni della popolazione (2).In particolar modo, nel caso dei soggetti anziani, que-sta situazione potrebbe determinare un utilizzo nonappropriato dei diversi setting assistenziali. Questo asua volta potrebbe tradursi, ad esempio, in un allunga-mento della durata della degenza in strutture per acu-ti. Occorre, inoltre, considerare che l’indicatore puòessere influenzato da fattori legati all’assetto sociale eculturale che circonda l’anziano, elemento chepotrebbe riflettersi in una maggiore o minore propen-sione al ricorso alla istituzionalizzazione. Più com-

plessa risulta la lettura del dato relativo agli ospitiminori e adulti, anch’esso, peraltro, potenzialmentelegato alla presenza più o meno accentuata di formealternative di assistenza nonché a fattori di ordinesociale e culturale. Si sottolinea che molte regioniesprimono, nell’ambito dei Piani Sanitari Regionali,un orientamento verso un potenziamento dell’assi-stenza domiciliare. Tale indicazione potrebbe rifletter-si in possibili variazioni del quadro descritto, seppurenel medio-lungo periodo.

Riferimenti bibliografici(1) Society at a Glance/OECD2005: OECD Indicators(www.oecd.org/els/social/indicators).(2) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2: 199-232.

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294 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per Complicanze a Lungo Terminedel Diabete mellito

Significato. Il diabete è una malattia cronica caratte-rizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nelsangue (iperglicemia) e dovuta ad un’alterata quanti-tà o funzione dell’insulina. Il diabete può determina-re complicanze croniche che possono essere prevenu-te o di cui si può rallentare la progressione attraversouno stretto controllo di tutti i fattori di rischio. Lagestione delle Complicanze a Lungo Termine delDiabete mellito (CLTD) può essere realizzata attra-verso un’assistenza territoriale che fornisca al pazien-te informazioni e mezzi per un adeguato controllo

metabolico, così da evitare l’emergere di quadri didiabete scompensato che renderebbero necessarial’ospedalizzazione. Incluso tra i “Prevention QualityIndicators” dell’AHQR (Agency for HealthcareResearch and Quality) (1), il tasso di ospedalizzazio-ne per queste condizioni “sensibili alle cure ambula-toriali” intende misurare la qualità dei servizi territo-riali in termini di prevenzione e di cura presupponen-do che, al migliorare di queste, diminuisca il ricorsoall’ospedale.

Tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per Complicanze a Lungo Termine del Diabete mellito*

Numeratore Dimissioni di persone di 18 anni ed oltre per CLTD(ICD-9-CM: 250.40-43; 250.50-53; 250.60-63; 250.70-73; 250.80-83; 250.90-93)

x 1.000Denominatore Popolazione media residente di 18 anni ed oltre

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.

Validità e limiti. L’indicatore si riferisce ai ricoveriper acuti di 18 anni ed oltre con diagnosi principaleper CLTD in regime di ricovero ordinario, avvenutinegli istituti pubblici e privati accreditati nel 2007. Seil miglioramento della qualità dei servizi territorialipuò ridurre il rischio di ospedalizzazione (segnale),tale rischio è influenzato da altri determinanti noncontrollabili da parte del sistema sanitario o non asso-ciati alla qualità dei servizi territoriali (rumore), comele caratteristiche socio-economiche della popolazione,disomogenee a livello regionale e i criteri di ammis-sione ospedaliera, che potrebbero determinare varia-zioni dei tassi di ospedalizzazione indipendentementedalla qualità dei servizi territoriali. Da qui, le necessa-rie cautele nell’interpretazione e sull’opportunità diutilizzo di questo indicatore nel contesto di sistemi divalutazione che tengano conto anche dei processi assi-stenziali a livello territoriale. La popolazione in anali-si è quella di tutti gli adulti.

Valore di riferimento/Benchmark. Come valore diriferimento si possono considerare i terzili della distri-buzione regionale dei tassi standardizzati. La medianadei tassi standardizzati è 0,37 per 1.000, mentre quel-la della differenza tra i tassi standardizzati 2007-2005è -0,05 per 1.000.

Descrizione dei risultatiIl tasso standardizzato di ospedalizzazione per CLTDper l’anno 2007 varia da 0,17 ricoveri per 1.000 ultra18enni residenti in Umbria e Marche a 0,83 ricoveriper 1.000 ultra 18enni residenti in Puglia che, quindi,mostra un valore di cinque volte maggiore rispetto alvalore più basso (Tabella 1). I trend temporali sono indiminuzione per alcune regioni ed in aumento peraltre. Distribuendo le regioni in quattro gruppi aseconda delle mediane dei tassi di ospedalizzazioneper il 2007 e del trend temporale, definito come ladifferenza tra il 2007 ed il 2005, osserviamo regioni,come il Veneto, con tassi di ospedalizzazione più bas-si della mediana e trend temporale in ulteriore dimi-nuzione e regioni, come la Puglia, con tassi di ospe-dalizzazione più alti della mediana e trend stabile(Grafico 1).

P. FRANCESCONI, G. MACIOCCO, R. GINI, A. SFERRAZZA

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ASSISTENZA TERRITORIALE 295

Tabella 1 - Tassi standardizzati di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per CLTD (per 1.000) perregione - Anni 2005, 2007

Regioni 2005 Regioni 2007

Marche 0,13 Umbria 0,17Valle d'Aosta-Vallé d’Aoste 0,14 Marche 0,17Umbria 0,21 Toscana 0,20Toscana 0,26 Veneto 0,24Sardegna 0,31 Liguria 0,24Liguria 0,31 Friuli-Venezia Giulia 0,25Piemonte 0,32 Sardegna 0,25

Emilia-Romagna 0,37 Abruzzo 0,30Abruzzo 0,41 Piemonte 0,32Trento 0,44 Valle d'Aosta-Vallée d'Aoste 0,33Lazio 0,44 Trento 0,37Friuli-Venezia Giulia 0,45 Emilia-Romagna 0,38Lombardia 0,45 Calabria 0,47Veneto 0,51 Lombardia 0,48

Campania 0,52 Lazio 0,49Bolzano-Bozen 0,55 Basilicata 0,56Calabria 0,71 Bolzano-Bozen 0,57Molise 0,76 Campania 0,57Basilicata 0,80 Molise 0,72Sicilia 0,82 Sicilia 0,74Puglia 0,85 Puglia 0,83Italia 0,47 Italia 0,44

Nota: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione italiana al censimento del 2001.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. SDO - Istat. www.demo.istat.it per la popo-lazione. Anno 2009.

Grafico 1 - Distribuzione regionale per livelli dei tassi standardizzati di dimissioni ospedaliere per CLTD (per1.000) e trend temporali - Anno 2007

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. SDO - Istat. www.demo.istat.it per la popo-lazione. Anno 2009.

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296 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Raccomandazioni di OsservasaluteLe CLTD sono una condizione cronica la cui gestio-ne potrebbe beneficiare di modalità innovative incen-trate sull’interazione tra team assistenziali preparati eproattivi e pazienti informati e attivi secondo le indi-cazioni del Chronic Care Model (2). Per questa con-dizione risultano, peraltro, di fondamentale importan-za gli interventi di prevenzione dell’obesità, soprat-tutto se multisettoriali e integrati con gli interventicurativi (3).

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ Quality Indicators. Prevention Quality Indicators:Technical Specifications. Department of Health and HumanServices. Agency for Healthcare Research and Quality.October 2001 Version 3.2 (February 2008):http://www.qualityindicators.ahrq.gov (ultimo accesso: otto-bre 2008).(2) Wagner EH, Austin BT, Davis C, Hindmarsh M, SchaeferJ, Bonomi A. Improving chronic illness care: translating evi-dence into action. Health Aff (Millwood). 2001; 20: 64-78.(3) Davis N, Forges B, Wylie-Rosett J. Role of obesity andlifestyle interventions in the prevention and management oftype 2 diabetes. Minerva Med. 2009 June; 100 (3): 221-8.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 297

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per BroncoPneumopatia CronicoOstruttiva

Significato. La BroncoPneumopatia CronicoOstruttiva (BPCO) è una condizione cronica chedetermina un elevato carico di malattia nella popola-zione adulta e soprattutto anziana. Incluso tra i“Prevention Quality Indicators” dell’AHQR (Agencyfor Healthcare Research and Quality) (1), il tasso di

ospedalizzazione per questa condizione “sensibile allecure ambulatoriali” intende misurare la qualità deiservizi territoriali in termini di prevenzione e di curapresupponendo che, al migliorare di queste, diminui-sca il ricorso all’ospedale.

Tasso di dimissioni ospedaliere per BroncoPneumopatia Cronico Ostruttiva*

Numeratore Dimissioni di persone di 65 anni ed oltre per BPCO(ICD-9-CM 490, 491.x, 492.x, 496.x)

x 1.000Denominatore Popolazione media residente di 65 anni ed oltre

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.

Validità e limiti. La riproducibilità e l’accuratezzadella misurazione di questo indicatore, basato sul flus-so delle Schede di Dimissione Ospedaliera, sono ele-vate. La standardizzazione per età aggiusta per le dif-ferenti strutture delle popolazioni. Se il miglioramen-to della qualità dei servizi territoriali può ridurre ilrischio di ospedalizzazione (segnale), tale rischio èinfluenzato da altri determinanti non controllabili daparte del sistema sanitario o non associati alla qualitàdei servizi territoriali (rumore), come le caratteristichesocio-economiche della popolazione, disomogenee alivello regionale, e i criteri di ammissione ospedalie-ra, che potrebbero determinare variazioni dei tassi diospedalizzazione indipendentemente dalla qualità deiservizi territoriali. Da qui, le necessarie cautele nel-l’interpretazione e sull’opportunità di utilizzo nel con-testo di sistemi di valutazione che tengano contoanche dei processi assistenziali a livello territoriale.L’analisi si concentra sulla popolazione ultra 64enne,poiché è in questa fascia d’età che si concentra la pre-valenza della patologia e, quindi, l’indicatore ha valo-ri significativi.

Valore di riferimento/Benchmark. Come valore diriferimento si possono considerare i terzili dei tassiregionali. La mediana dei tassi standardizzati è 6,14per 1.000, mentre quella della differenza tra i tassistandardizzati 2007-2005 è -1,78 per 1.000.

Descrizione dei risultatiIl tasso standardizzato di dimissioni ospedaliere perBPCO per l’anno 2007 varia da 2,95 ricoveri per1.000 ultra 65enni residenti nella Provincia Autonomadi Trento a 12,48 ricoveri per 1.000 ultra 65enni resi-denti in Puglia: la regione Puglia presenta cioè un tas-so quattro volte maggiore rispetto alla ProvinciaAutonoma di Trento (Tabella 1). I trend temporalisono, generalmente, in diminuzione come atteso, con-siderata la progressiva diminuzione della percentualedi fumatori verificatesi nel corso delle ultime decadi.Distribuendo le regioni in quattro gruppi a secondadelle mediane dei tassi di ospedalizzazione per il 2007e del trend temporale, definito come la differenza trail 2007 ed il 2005, osserviamo regioni, come il Lazio,con tassi di ospedalizzazione più bassi della medianae trend temporale in ulteriore diminuzione e regioni,come la Puglia, con tassi di ospedalizzazione più altidella mediana e trend temporale in diminuzione(Grafico 1). Si assiste, cioè, a una diminuzione cheavviene ovunque, ma a due velocità: da un lato si hauna diminuzione lieve in tutte le regioni che presento-no tassi inferiori alla media nazionale, dall’altro latoci sono le regioni con tassi più elevati che, però, pre-sentano un maggior trend di diminuzione. Questofenomeno potrebbe essere il risultato dell’attivazione,negli ultimi anni, nelle regioni con tassi di ospedaliz-zazione più elevati, di politiche che hanno l’obiettivodi delocalizzare sul territorio l’assistenza ai malatiaffetti da BPCO.

P. FRANCESCONI, G. MACIOCCO, R. GINI, A. SFERRAZZA

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298 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Grafico 1 - Distribuzione regionale per livelli dei tassi standardizzati di dimissione ospedaliera per BPCO (per1.000) e trend temporali - Anno 2007

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. SDO. Anno 2009 - Istat. Health For All-Italia per la popolazione. Anno 2008.

Tabella 1 - Tassi standardizzati di dimissioni ospedaliere per BPCO (per 1.000) per regione - Anni 2005, 2007

Regioni 2005 Regioni 2007

Trento 3,08 Trento 2,95Piemonte 4,52 Piemonte 3,43Liguria 5,14 Toscana 3,60Lombardia 5,29 Liguria 4,19Toscana 5,91 Lazio 4,31Emilia-Romagna 6,18 Lombardia 4,42Veneto 6,60 Veneto 5,06

Marche 7,09 Marche 5,07Umbria 7,22 Emilia-Romagna 5,08Lazio 7,27 Umbria 5,74Friuli-Venezia Giulia 7,41 Basilicata 6,14Valle d'Aosta-Vallée d'Aoste 7,74 Friuli-Venezia Giulia 6,34Bolzano-Bozen 7,92 Molise 6,57

Basilicata 8,30 Bolzano-Bozen 6,91Molise 8,76 Sicilia 7,26Sicilia 10,15 Sardegna 7,46Sardegna 10,22 Valle d'Aosta-Vallée d'Aoste 7,59Campania 10,34 Abruzzo 8,03Abruzzo 12,03 Campania 8,56Calabria 14,06 Calabria 11,02Puglia 14,97 Puglia 12,48Italia 7,73 Italia 5,89

Nota: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione media residente in Italia nel 2001.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. SDO. Anno 2009 - Istat. Health For All-Italia per la popolazione. Anno 2008.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 299

Raccomandazioni di OsservasaluteLa BPCO è una condizione cronica la cui gestionepotrebbe beneficiare di modalità innovative incentra-te sull’interazione tra team assistenziali preparati eproattivi e pazienti informati e attivi secondo le indi-cazioni del Chronic Care Model (2). Per questa condi-zione risultano peraltro di fondamentale importanzagli interventi di prevenzione dell’abitudine al fumo ditabacco, soprattutto se multisettoriali e integrati congli interventi curativi (3).

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Guide to prevention qualityindicators: hospital admission for ambulatory care sensitiveconditions [version 3.1]. Rockville (MD): Agency forHealthcare Research and Quality (AHRQ); 2007 Mar 12. 59p. (AHRQ Pub; no. 02-R0203).(2) Wagner EH, Austin BT, Davis C, Hindmarsh M, SchaeferJ, Bonomi A. Improving chronic illness care: translating evi-dence into action. Health Aff (Millwood). 2001; 20: 64-78.(3) Barr VJ, Robinson S, Marin-Link B, Underhill L, Dotts A,Ravensdale D, Salivaras S. The expanded Chronic CareModel: an integration of concepts and strategies from popu-lation health promotion and the Chronic Care Model. HospQ. 2003; 7 (1): 73-82.

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300 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per Insufficienza Cardiaca senzaprocedure cardiache

Significato. L’insufficienza cardiaca è una condizionecronica che determina un elevato carico di malattianella popolazione adulta e soprattutto anziana. Inclusotra i “Prevention Quality Indicators” dell’AHQR(Agency for Healthcare Research and Quality) (1), iltasso di ospedalizzazione senza procedure cardiache

per questa condizione “sensibile alle cure ambulato-riali” intende misurare la qualità dei servizi territoria-li in termini di prevenzione e di cura presupponendoche, al migliorare di queste, diminuisca il ricorsoall’ospedale.

Tasso di dimissioni ospedaliere per Insufficienza Cardiaca senza procedure cardiache*

Numeratore Dimissioni di persone di 65 anni ed oltre per Insufficienza Cardiaca(ICD-9-CM 428.x, 398.91, 402.01, 402.11, 402.91, 404.01, 404.03, 404.11, 404.13, 404.91, 404.93)

senza procedure cardiache (ICD-9-CM 35.xx-37.xx) x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di 65 anni ed oltre

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.

Validità e limiti. La riproducibilità e l’accuratezzadella misurazione di questo indicatore, basato sul flus-so delle Schede di Dimissione Ospedaliera, sono ele-vate. Se il miglioramento della qualità dei servizi ter-ritoriali può ridurre il rischio di ospedalizzazione(segnale), tale rischio è influenzato da altri determi-nanti non controllabili da parte del sistema sanitario onon associati alla qualità dei servizi territoriali (rumo-re), come le caratteristiche socio-economiche dellapopolazione, disomogenee a livello regionale, e i cri-teri di ammissione ospedaliera, che potrebbero deter-minare variazioni dei tassi di ospedalizzazione indi-pendentemente dalla qualità dei servizi territoriali. Daqui, le necessarie cautele nell’interpretazione e sul-l’opportunità di utilizzo di questo indicatore nel con-testo di sistemi di valutazione che tengano contoanche dei processi assistenziali a livello territoriale.L’analisi si concentra sulla popolazione ultra 64ennepoiché è in questa fascia d’età che si concentra la pre-valenza della patologia e, quindi, l’indicatore ha valo-ri significativi.

Valore di riferimento/Benchmark. Come valore diriferimento si possono considerare i terzili dei tassiregionali. La mediana dei tassi standardizzati è 14,96per 1.000, mentre quella della differenza tra i tassistandardizzati 2007-2005 è -0,35 per 1.000.

Descrizione dei risultatiIl tasso standardizzato di ospedalizzazione per insuf-ficienza cardiaca senza procedure cardiache perl’anno 2007 varia da 9,91 ricoveri per 1.000 ultra65enni residenti in Piemonte a 19,81 ricoveri per1.000 ultra 65enni residenti in Molise: questa regionepresenta, quindi, un tasso doppio rispetto al valore piùbasso (Tabella 1). I trend temporali sono in diminuzio-ne per la maggior parte delle regioni con decrementiparticolarmente significativi per la Basilicata e laToscana. Distribuendo le regioni in quattro gruppi aseconda delle mediane dei tassi di ospedalizzazioneper il 2007 e del trend temporale, definito come la dif-ferenza tra il 2007 ed il 2005, osserviamo regioni,come l’Umbria, con tassi di ospedalizzazione più bas-si della mediana e trend temporale in ulteriore diminu-zione e regioni, come il Molise, con tassi di ospedaliz-zazione più alti della mediana e trend in ulterioreaumento (Grafico 1).

P. FRANCESCONI, G. MACIOCCO, R. GINI, A. SFERRAZZA

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ASSISTENZA TERRITORIALE 301

Grafico 1 - Distribuzione regionale per livelli dei tassi standardizzati di dimissione ospedaliera per insufficien-za cardiaca senza procedure cardiache (per 1.000) e trend temporali - Anno 2007

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. SDO. Anno 2009 - Istat. Health For All-Italia per la popolazione. Anno 2008.

Tabella 1 - Tassi standardizzati di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per insufficienza cardiaca sen-za procedure cardiache (per 1.000) per regione - Anni 2005, 2007

Regioni 2005 Regioni 2007

Piemonte 10,05 Piemonte 9,91Valle d'Aosta-Vallée d'Aoste 12,09 Umbria 11,13Umbria 12,19 Valle d'Aosta-Vallée d'Aoste 11,36Sardegna 13,17 Sardegna 12,56Lombardia 14,24 Liguria 12,88Liguria 14,41 Lombardia 13,44Lazio 14,61 Toscana 13,80

Campania 14,73 Campania 14,38Sicilia 15,28 Lazio 14,47Trento 15,31 Basilicata 14,69Bolzano-Bozen 15,58 Sicilia 14,96Puglia 15,68 Puglia 15,51Abruzzo 15,70 Bolzano-Bozen 15,82

Toscana 16,59 Emilia-Romagna 15,82Veneto 16,69 Trento 15,91Basilicata 16,76 Veneto 16,45Emilia-Romagna 16,84 Marche 16,47Marche 17,73 Abruzzo 17,01Molise 19,20 Friuli-Venezia Giulia 19,00Calabria 19,83 Calabria 19,78Friuli-Venezia Giulia 20,33 Molise 19,81Italia 15,21 Italia 14,53

Nota: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione media residente in Italia nel 2001.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. SDO. Anno 2009 - Istat. Health For All-Italia per la popolazione. Anno 2008.

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302 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Raccomandazioni di OsservasaluteL’insufficienza cardiaca è una condizione cronica lacui gestione potrebbe beneficiare di modalità innova-tive incentrate sull’interazione tra team assistenzialipreparati e proattivi e pazienti informati e attivi secon-do le indicazioni del Chronic Care Model (2).

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Guide to prevention qualityindicators: hospital admission for ambulatory care sensitiveconditions [version 3.1]. Rockville (MD): Agency forHealthcare Research and Quality (AHRQ); 2007 Mar 12. 59p. (AHRQ Pub; no. 02-R0203).(2) Wagner EH, Austin BT, Davis C, Hindmarsh M, SchaeferJ, Bonomi A. Improving chronic illness care: translating evi-dence into action. Health Aff (Millwood). 2001; 20: 64-78.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 337

Assistenza Domiciliare Integrata

Significato. Nell’attuale contesto sanitario il radicale

cambiamento dello stato generale di salute, caratteriz-

zato dall’incremento nella prevalenza delle patologie

croniche e della disabilità, sta rendendo necessari

nuovi percorsi assistenziali più prossimi al cittadino:

basti pensare che, secondo recenti dati dell’Istituto

Nazionale di Statistica (Istat), il numero di persone

non autosufficienti, in Italia, è pari a 2 milioni e 609

mila di cui quasi la metà (44%) ha un’età >80 anni.

Ciò, giustifica la necessità di progettare un approccio

multidisciplinare al paziente attraverso meccanismi di

integrazione delle prestazioni sanitarie e sociali; tali

meccanismi dovrebbero garantire efficacia della con-

tinuità delle cure, pur non potendo prescindere da

un’appropriata riorganizzazione del sistema di finan-

ziamento delle cure stesse.

In tale ambito, tutti i più recenti documenti di pro-

grammazione nazionale (Piano Sanitario Nazionale

2006-2008) e regionale, pongono l’accento su 2 aspet-

ti correlati: la riorganizzazione delle cure primarie e

l’integrazione tra i diversi livelli di assistenza. Il pri-

mo aspetto è volto al superamento di un’assistenza

primaria, prevalentemente, erogata dal Medico di

Medicina Generale (MMG) in “solo”, mentre il

secondo ha lo scopo di pianificare percorsi clinico-

assistenziali condivisi tra territorio ed ospedale.

In tale ottica, l’organizzazione transdisciplinare rac-

comandata dall’Organizzazione Mondiale della

Sanità (OMS) per contesti di complessità problemati-

ca, presenta peculiari aspetti nell’Assistenza

Domiciliare Integrata (ADI).

Tale modalità assistenziale, andata diffondendosi,

seppur in maniera disomogenea, su tutto il territorio

nazionale, è rivolta a soggetti in condizione di ridotta

o completa non autosufficienza o ridotta autosuffi-

cienza temporanea o protratta, o specificamente affet-

ti da patologie croniche a medio-lungo termine o da

patologie acute trattabili a domicilio. L’ADI risulta,

inoltre, rivolta anche a pazienti oncologici in fase cri-

tica e/o terminale.

I diversi profili assistenziali dell’ADI hanno l’obiettivo

di garantire, alla persona fragile e/o non autosufficien-

te, la permanenza presso il proprio domicilio, mediante

l’applicazione di un progetto di cura ed assistenza

socio-sanitaria personalizzato e multiprofessionale.

La situazione più frequente sul territorio nazionale e

più facilmente riproducibile, è quella che prevede

l’intervento dell’Azienda Sanitaria Locale (ASL) qua-

le fornitore di infermieri e di altri professionisti sani-

tari per l’assistenza a domicilio e di medici specialisti,

il coinvolgimento del MMG e di un gruppo di volon-

tariato organizzato. I percorsi assistenziali, seppur

molto variegati tra loro, sono caratterizzati dalla sod-

disfazione di alcuni requisiti di eleggibilità all’assi-

stenza domiciliare. Tali criteri ricomprendono: ridotta

autosufficienza, complessità clinica tale da richiedere

un’assistenza multidisciplinare, idoneità delle condi-

zioni socio-ambientali dell’assistito (supporto fami-

liare, alloggio idoneo) ed erogazione di cure che non

impongano il ricovero ospedaliero.

È ormai ampiamente condiviso che, il successo dei

servizi per la cura della fragilità, non può prescindere

da precisi requisiti di qualità e che tale approccio deve

tener conto delle risorse a disposizione e dei costi pre-

visti. In un’ottica di miglioramento continuo dei ser-

vizi prestati, sarà sempre più importante, attraverso

l’introduzione di sistemi di contabilità analitica, con-

siderare anche l’impatto economico delle decisioni di

cura e di assistenza.

Solo la rilevazione sistematica di indicatori di qualità

assistenziale permetterà di effettuare confronti all’in-

terno dello stesso servizio e fra servizi diversi, gene-

rando una più diretta responsabilità dei singoli profes-

sionisti e lo sviluppo di forme di confronto, reciproco

scambio di informazioni, collaborazione ed apprendi-

mento tra gli attori del sistema.

Tasso di assistibili in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistibili che hanno iniziato il trattamento di assistenza domiciliare

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Tasso di assistibili anziani in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistibili di età >65 anni che hanno iniziato il trattamento di assistenza domiciliare

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di età >65 anni

S. TARDIVO, C. COPPO, R. LOSS, W. MANTOVANI, A. POLI, G. ROMANO, A. SFERRAZZA

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338 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2010

Validità e limiti. I dati per la costruzione degli indi-

catori sono stati ricavati dal modello FLS.21 di rileva-

zione delle attività gestionali ed economiche delle

Unità Sanitarie Locali (DM 5 dicembre 2006) e

dall’Istat. Trattandosi di indicatori di attività, non è

possibile una esaustiva riflessione sulla qualità dell’

ADI erogata dalle ASL nè sulla tipologia dei casi trat-

tati, in ragione della difficoltà collegata alla valutazio-

ne dell’outcome finale. La mancanza di un sistema di

classificazione omogeneo e condiviso a livello nazio-

nale limita, sensibilmente, la validità di un confronto

inter-regionale.

Valore di riferimento/Benchmark. In assenza di un

valore di riferimento legislativo e di omogeneità nei

modelli organizzativi, gli indicatori analizzati posso-

no essere considerati in riferimento al valore medio

nazionale.

Descrizione dei risultatiA livello nazionale, nel corso del 2008, sono stati

assistiti al proprio domicilio 497.268 pazienti. Il

numero di pazienti trattati in ADI è in continua cre-

scita, attestandosi ad un valore pari a 834 casi per

100.000 abitanti, con un lieve incremento del 4,3%

rispetto al 2007 (l’incremento dell’anno precedente,

rispetto al 2006, era stato del 13,7%) (Grafico 1).

Permane, anche dal confronto con gli anni preceden-

ti, una notevole variabilità dell’indicatore legata alla

disomogeneità regionale: si va, infatti, da un tasso

minimo di 85 ADI per 100.000 abitanti della

Provincia Autonoma di Bolzano ad un valore massi-

mo di 1.944 ADI del Friuli Venezia Giulia.

Un’analisi temporale del tasso di ospedalizzazione

conferma la tendenza alla riduzione del ricovero

ospedaliero ed un corrispettivo aumento del numero

di pazienti assistibili in ADI; per esempio, per la

Provincia Autonoma di Bolzano, si è passati da 48

assistibili in ADI nel 2004 a 139 assistibili in ADI nel

2007 per 100.000 abitanti, con un tasso standardizza-

to di ospedalizzazione di 211,0‰ nel 2004 e di

199,0‰ nel 2008. Per il Friuli Venezia Giulia, inve-

ce, il numero di assistibili in ADI è passato da 2.161

nel 2004 a 2.050 assistibili nel 2007 per 100.000 abi-

tanti, con un tasso standardizzato di ospedalizzazione

passato da 155,2‰ nel 2004 a 148,5‰ nel 2008

(Tabella 1).

Tale disomogeneità emerge anche accorpando i dati

per macroaree: si passa, infatti, da un valore di 1.086

ADI per 100.000 abitanti nelle regioni settentrionali,

ad un tasso di 915 e 451 ADI per 100.000 abitanti del-

le regioni del Centro e del Sud. Tali valori sono di

poco aumentati rispetto all’anno precedente (868 e

423 ADI per 100.000 abitanti, rispettivamente, al

Centro ed al Sud) (Grafico 2).

Globalmente, la percentuale di ADI erogata a sogget-

ti anziani, è stata pari all’80,7% del totale, valore in

linea con il dato del 2007 ed in lieve diminuzione

rispetto ai dati del 2005 e 2006 (84,2% e 84,8% rispet-

tivamente). A livello regionale, il Molise presenta il

valore più basso (48,0%) di anziani assistibili in ADI,

mentre la Liguria (91,9%) ed il Friuli Venezia Giulia

(87,7%) registrano i valori più elevati (Tabella 2).

Una notevole variabilità è presente nel numero di

anziani trattati in ADI riferito alla stessa popolazione

anziana residente: si passa, infatti, da 4,5 casi per

1.000 abitanti di età >65 anni in Valle d’Aosta a 74,0

casi in Friuli Venezia Giulia. Il dato nazionale, pari a

33,6 casi trattati, è in diminuzione rispetto al 2007

(34,3 casi).

La percentuale di ADI erogata a soggetti in fase ter-

minale è, complessivamente, pari a 9,5%, conferman-

do un trend di crescita rispetto all’anno 2007 (8,8%).

I valori regionali variano da 2,5% (Friuli Venezia

Giulia) a 43,5% (Provincia Autonoma di Trento)

(Tabella 2).

Tasso di assistibili in Assistenza Domiciliare Integrata in fase terminale

Numeratore Assistibili in fase terminale che hanno iniziato il trattamento di assistenza domiciliare

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Tasso di dimissioni ospedaliere*

Numeratore Dimissioni ospedaliere

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 339

Grafico 1 - Tassi (per 100.000) di assistibili trattati in ADI - Anni 1998-2008

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2010.

Tabella 1 - Numero di assistibili trattati in ADI e tassi standardizzati di dimissioni ospedaliere (per 1.000) daistituti pubblici e privati accreditati, per regione - Anni 2004-2008

2004 2005 2006 2007 2008Tassi Tassi Tassi Tassi Tassi

Regioni Assistibili std di Assistibili std di Assistibili std di Assistibili std di Assistibili std ditrattati ospedaliz- trattati ospedaliz- trattati ospedaliz- trattati ospedaliz- trattati ospedaliz-in ADI zazione in ADI zazione in ADI zazione in ADI zazione in ADI zazione

‰ ‰ ‰ ‰ ‰

Piemonte 516 173,4 506 171,4 458 171,2 555 168,8 564 167,8

Valle d`Aosta 45 182,9 33 180,8 53 180,5 117 186,0 136 185,3

Lombardia 765 203,9 726 200,9 806 197,4 846 179,7 946 175,1

Bolzano-Bozen 48 211,0 58 207,6 74 204,3 139 205,5 85 199,0Trento 210 185,9 300 181,5 311 180,6 341 179,1 354 176,0Veneto 990 182,1 1.256 176,4 1.147 169,8 1.528 160,8 1.442 153,8

Friuli Venezia Giulia 2.161 155,2 2.200 152,8 2.159 151,2 2.050 149,6 1.944 148,5

Liguria 340 227,1 867 223,8 861 212,1 921 207,0 942 205,6

Emilia-Romagna 1.284 181,2 1.376 174,7 1.405 171,2 1.521 168,9 1.612 166,0

Toscana 724 165,2 592 161,6 554 158,1 604 154,1 579 151,3

Umbria 691 189,6 1.184 180,7 1.135 176,5 1.230 176,2 1.522 172,7

Marche 666 180,1 896 176,1 952 175,3 1.028 173,2 1.102 171,4

Lazio 863 240,3 702 247,0 773 227,8 938 204,2 998 198,0

Abruzzo 928 266,9 431 263,1 865 252,2 964 217,5 1.108 199,9

Molise 2.167 233,9 1.490 236,6 2.098 235,1 1.806 228,6 1.550 211,6

Campania 204 238,5 232 240,1 204 238,9 305 232,9 336 231,8

Puglia 259 213,0 403 215,9 333 220,6 340 220,4 410 216,3

Basilicata 959 210,5 927 203,3 991 205,4 1.145 195,7 1.052 192,8

Calabria 240 233,8 343 228,9 562 231,0 652 217,9 585 214,5

Sicilia 172 270,5 187 260,5 213 263,4 254 241,8 231 218,3

Sardegna 166 231,7 262 226,0 271 203,2 314 197,2 507 189,3

Nord 857 n.d. 938 n.d. 943 n.d. 1.060 n.d. 1.086 n.d.Centro 778 n.d. 730 n.d. 755 n.d. 868 n.d. 915 n.d.Sud ed Isole 305 n.d. 320 n.d. 365 n.d. 423 n.d. 451 n.d.Italia 645 210,5 679 207,8 703 203,6 799 193,1 834 187,3

n.d. = non disponibile.

Nota: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione media residente in Italia nel 2001.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2010.

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340 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2010

Grafico 2 - Tassi (per 100.000) di assistibili trattati in ADI per macroarea - Anni 2004-2008

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2010.

Tabella 2 - Assistibili trattati in ADI (per 100 e tassi per 1.000 residenti di 65 anni ed oltre) per regione e tipo-logia di assistenza - Anni 2007-2008

2007 2008

ADI rivolte Tassi di assistibili ADI rivolte ADI rivolte Tassi di assistibili ADI rivolteRegioni ad anziani anziani (per 1.000 a pazienti ad anziani anziani (per 1.000 a pazienti

% residenti >65 anni) terminali % residenti >65 anni) terminali% %

Piemonte 71,8 18,5 16,9 77,3 19,2 17,6

Valle d`Aosta-Vallée d’Aoste 53,1 3,2 27,2 67,8 4,5 25,7

Lombardia 84,8 38,5 9,2 84,2 40,1 7,7

Bolzano-Bozen 66,2 5,8 * * * *Trento 56,0 10,7 39,7 55,8 10,4 43,5Veneto 81,0 67,5 6,4 82,2 60,7 7,1

Friuli Venezia Giulia 81,1 76,8 2,4 87,7 74,0 2,5

Liguria 93,5 33,9 3,6 91,9 32,3 5,3

Emilia-Romagna 85,0 59,9 8,5 85,4 60,8 8,3

Toscana 81,4 22,2 13,0 81,1 20,2 15,6

Umbria 81,5 45,2 3,7 77,5 50,8 8,9

Marche 84,9 40,6 10,2 84,4 41,4 12,2

Lazio 79,7 40,7 5,3 68,9 35,1 6,3

Abruzzo 80,7 38,2 8,0 80,8 42,1 11,8

Molise 45,4 38,9 4,3 48,0 34,0 5,7

Campania 82,9 17,2 11,3 81,5 17,5 10,7

Puglia 83,3 17,0 7,1 80,8 18,6 10,7

Basilicata 75,6 45,2 18,6 76,4 40,1 22,6

Calabria 77,9 28,9 13,3 81,0 25,6 10,8

Sicilia 72,4 10,7 19,3 74,7 9,5 22,8

Sardegna 68,4 12,6 14,5 74,6 20,6 17,6

Italia 81,2 34,3 8,8 80,7 33,6 9,5

*Valore inferiore a 0,5.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2010.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 341

Raccomandazioni di OsservasaluteL’analisi dell’attività di ADI, relativa all’anno 2008,

ha confermato una progressiva espansione nei model-

li organizzativi delle cure primarie.

Permane, tuttavia, un’evidente disomogeneità tra le

varie regioni con notevoli differenze tra Nord e Sud.

La variabilità delle diverse condizioni locali e la com-

plessità organizzativa e gestionale in cui ci si trova ad

operare impongono un impegno continuo delle

Aziende Sanitarie finalizzato alla qualità dei servizi

per la protezione della fragilità.

In tale scenario, l’aggiornamento del flusso informati-

vo mediante il DM 5 dicembre 2006, ha permesso

l’introduzione di nuovi indicatori che consentono una

visione più completa del complesso fenomeno

dell’ADI. In particolare, migliora la descrivibilità del-

l’attività erogata nella fascia dei soggetti anziani e dei

pazienti terminali. Quest’ultimo aspetto può sottende-

re un progressivo ingresso delle cure palliative domi-

ciliari nei modelli di trattamento della fase ultima del-

la patologia neoplastica. Permangono, tuttavia, anco-

ra grandi differenze nei criteri che definiscono le atti-

vità assistenziali proprie dell’ADI nelle diverse regio-

ni, in particolare per l’assenza di una definizione

esplicita delle attività incluse ed escluse da tale moda-

lità assistenziale all’interno del DPCM sui Livelli

Essenziali di Assistenza. Il nuovo flusso informativo,

istituito per il 2009 con DM 17 dicembre 2008

(Istituzione del sistema informativo per il monitorag-

gio dell’assistenza domiciliare), che fornisce indica-

zioni sulla raccolta dei dati circa la presa in carico del-

l’assistito, la sua valutazione multidimensionale, la

definizione del piano/progetto/programma di assisten-

za individuale, la responsabilità clinica in capo a

MMG, Pediatri di Libera Scelta o al medico compe-

tente per la terapia del dolore purché afferenti al

distretto/ASL potrà, sicuramente, costituire un valido

supporto per una migliore valutazione dei processi

assistenziali svolti in ADI nella realtà italiana.

Riferimenti bibliografici(1) Istat. La disabilità in Italia. Il quadro della statistica uffi-ciale. Aprile 2010.(2) Cure palliative in medicina generale. Aspetti etici, rela-zionali, clinici, organizzativi delle cure palliative domicilia-ri. Cancian M, LoraAprile P. Pacini editore Medicina 2005;p.191-192.(3) SDA Bocconi. Progetto Benchmarking nel servizio diAssistenza Domiciliare Integrata. Rapporto di ricerca 2002.(4) Ancona A. Le cure primarie: una priorità per il serviziosanitario. Monitor 2008; 20: 3-5.(5) Conferenza Permanente per i Rapporti tra lo Stato, leRegioni e le Province Autonome di Trento e di BolzanoAccordo ai sensi dell’art. 4 del Decreto Legislativo 28 ago-sto 1997, n. 281, tra il Governo, le Regioni e le ProvinceAutonome di Trento e Bolzano sulle linee progettuali perl’utilizzo da parte delle Regioni delle risorse vincolate aisensi dell’art.1, commi 34 e 34 bis, della legge 23 dicembre1996, n. 662 per la realizzazione degli obiettivi di carattereprioritario e di rilievo nazionale per l’anno 2009. 26 febbra-io 2009.(6) Ministero della Salute. Progetto Mattoni SSN.Assistenza primaria e prestazioni domiciliari “RelazioneFinale”.(7) Attività gestionali ed economiche delle ASL e AziendeOspedaliere. Annuario statistico del Servizio SanitarioNazionale. 1998-2007.(8) DM 17 dicembre 2008, Istituzione del sistema informa-tivo per il monitoraggio dell’assistenza domiciliare.

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342 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2010

Presidi e posti letto residenziali per long-term care

Significato. Secondo la definizione dell’Organizzationfor Economic Co-operation and Development (OECD)

i presidi residenziali per long-term care (ltc) sono pre-

sidi dedicati a soggetti che necessitano di assistenza

continua a causa di patologie croniche e di ridotto gra-

do di autonomia nelle attività quotidiane (1).

Rappresentano un nodo fondamentale della rete del-

l’assistenza come confermato dalle linee di indirizzo

dei Piani Sanitari Regionali che, così come riportato dal

Piano Sanitario Nazionale 2006-2008, convergono nel

delineare strategie di rafforzamento del profilo di offer-

ta nel circuito dell’assistenza: “dalle cure a domicilio

all’assistenza ai malati terminali alla lungodegenza”(2).

Ai fini di una rappresentazione il più possibile rispon-

dente alla definizione di ltc, tenuto conto delle diffor-

mità esistenti tra le diverse tipologie di presidio, sono

state incluse tutte le Residenze Sanitarie Assistenziali

(RSA), le Residenze socio-sanitarie per anziani e le

Comunità socio-riabilitative; per quanto riguarda le

Residenze Assistenziali per anziani autosufficienti, le

Comunità alloggio, le Comunità familiari e la tipologia

“Altre strutture”, sono state incluse solo quelle caratte-

rizzate da una componente sanitaria (presenza di perso-

nale medico o infermieristico) o finanziate da parte del

Servizio Sanitario Nazionale.

Tasso di presidi residenziali per long-term care

Numeratore Presidi residenziali per long-term carex 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Tasso di posti letto per long-term care

Numeratore Posti letto per long-term carex 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Validità e limiti. Al fine di fornire una lettura coe-

rente dell’indicatore, il profilo di offerta è stato

posto in relazione con la popolazione media residen-

te totale e non con la sola popolazione anziana. In tal

modo, si ritiene di offrire un’analisi comparata della

ricettività di tale tipologia di strutture che è, coeren-

temente con la definizione scelta, aperta a diverse

fasce di popolazione. La scelta pone, tuttavia, un

problema nel confronto del dato a livello regionale

in quanto, gli indicatori, non tengono in considera-

zione la presenza di eventuali differenziali regionali

dovuti alle diverse strutture per età della popolazio-

ne. Inoltre, tali indicatori non sono confrontabili con

analoghi indicatori OECD (1), che prendono in con-

siderazione la sola popolazione anziana ed esclusi-

vamente i posti letto ospedalieri di lungodegenza e le

RSA rilevate dal Ministero della Salute.

I dati provengono dalla rilevazione dell’Istituto

Nazionale di Statistica (Istat) sui presidi residenziali

socio-assistenziali. Il tasso di risposta per la rileva-

zione si attesta intorno al 76%.

Valore di riferimento/Benchmark. Difficoltoso risul-

ta individuare un valore di riferimento poiché, il rap-

porto ideale tra presidi/posti letto residenziali e popola-

zione, dipende dall’offerta di forme di assistenza alter-

native e dall’orientamento dei singoli Paesi.

Descrizione dei risultatiI presidi residenziali per ltc ammontano a 7.577 unità

per un totale di circa 308 mila posti letto.

Il tasso complessivo relativo ai presidi residenziali,

pari a 12,86 strutture ogni 100.000 abitanti, presenta

differenze marcate tra le regioni e, tranne alcune ecce-

zioni, un gradiente Nord-Sud, dai valori più alti ai

valori più bassi. Particolarmente elevato appare il tas-

so di strutture in Valle d’Aosta, Emilia-Romagna e

Liguria (valori al di sopra di 25 strutture ogni

100.000). Tra le regioni del Centro e del Sud solo

Marche, Lazio e Molise presentano un valore superio-

re alla media nazionale (Tabella 1).

Tale gradiente appare ancora più evidente consideran-

do l’offerta in termini di posti letto per ltc. Tutte le

regioni del Nord presentano un tasso di posti letto per

100.000 abitanti più elevato della media nazionale

(522 per 100.000), mentre al Centro-Sud solo Marche

e Molise superano tale valore (Tabella 2).

Più complessa risulta, invece, l’analisi dei dati relati-

vamente alle singole tipologie di strutture selezionate;

non si individua chiaramente un modello di offerta

comune nelle diverse realtà territoriali. Si può osser-

vare come le RSA si concentrino in alcune regioni,

quali Toscana, Valle d’Aosta, Lombardia e PA di

Trento e presentino, con qualche eccezione, un tasso

anche molto al di sotto della media nazionale nelle

altre regioni.

F. AUXILIA, G. DAMIANI, R. AMATO, M. CANTONI, L. PAPACCI, A. P. CANTÚ

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ASSISTENZA TERRITORIALE 343

Tabella 1 - Tassi (per 100.000) di presidi residenziali per long-term care, per regione e tipologia di struttura -Anno 2006

Comunitàfamiliare, Residenza Residenza

Regioni Comunità assistenziale socio- RSA Altro Totalesocio- per anziani sanitariariabilitativa, autosufficienti per anziani

Comunità alloggio

Piemonte 5,24 10,90 5,22 1,73 0,46 23,55

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 1,61 2,41 19,29 6,43 0,80 30,55

Lombardia 3,13 0,43 0,21 5,73 0,25 9,76

Bolzano-Bozen n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.Trento 14,85 0,10 0,00 5,66 0,00 20,61Veneto 4,96 1,58 4,94 1,22 0,32 13,02

Friuli Venezia Giulia 6,44 8,01 6,20 2,15 0,00 22,80

Liguria 9,57 1,43 10,32 2,86 1,06 25,23

Emilia-Romagna 8,58 7,01 8,39 1,57 0,00 25,56

Toscana 2,12 2,73 0,88 6,48 0,28 12,48

Umbria 2,87 2,53 3,45 1,49 0,23 10,57

Marche 5,35 3,92 5,02 2,41 2,41 19,12

Lazio 9,46 4,69 0,06 1,11 0,04 15,35

Abruzzo 2,83 2,22 2,37 1,45 0,38 9,25

Molise 6,86 2,50 5,30 0,31 0,94 15,91

Campania 1,85 1,59 0,19 0,43 0,24 4,30

Puglia 1,33 1,89 1,42 0,10 0,20 4,94

Basilicata 3,21 2,19 1,18 0,00 0,00 6,58

Calabria 2,30 1,25 0,65 0,95 0,45 5,60

Sicilia 3,19 2,07 1,26 0,32 0,48 7,32

Sardegna 7,36 1,93 0,90 1,21 0,54 11,95

Italia 4,69 3,09 2,47 2,26 0,34 12,86

n.d. = non disponibile.

Fonte dei dati: Istat. Indagine "Presidi residenziali socio-assistenziali". Anno 2010.

Tabella 2 - Tassi (per 100.000) di posti letto per long-term care, per regione e tipologia di struttura - Anno 2006

Comunitàfamiliare, Residenza Residenza

Regioni Comunità assistenziale socio- RSA Altro Totalesocio- per anziani sanitariariabilitativa, autosufficienti per anziani

Comunità alloggio

Piemonte 70,60 565,18 323,26 115,24 29,70 1103,98

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 18,49 28,94 561,92 204,99 20,90 835,24

Lombardia 63,92 13,41 13,29 527,05 4,76 622,43

Bolzano-Bozen n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.Trento 178,30 1,62 0,00 478,42 0,00 658,34Veneto 49,39 153,53 492,37 105,26 14,00 814,56

Friuli Venezia Giulia 94,92 268,25 580,70 63,37 0,00 1007,24

Liguria 132,88 47,61 582,35 151,46 18,65 932,94

Emilia-Romagna 86,46 202,93 431,94 54,03 0,00 775,36

Toscana 33,31 67,04 36,73 303,03 4,99 445,10

Umbria 52,39 59,40 175,89 78,01 5,97 371,66

Marche 41,37 159,68 266,04 77,33 41,11 585,53

Lazio 125,54 182,16 2,78 83,96 0,41 394,85

Abruzzo 83,97 90,40 152,35 97,89 19,04 443,65

Molise 196,57 48,36 292,99 4,68 9,98 552,59

Campania 33,12 68,54 7,17 19,89 10,17 138,90

Puglia 20,00 73,13 75,83 4,25 11,60 184,81

Basilicata 58,71 64,45 36,11 0,00 0,00 159,27

Calabria 45,32 25,73 32,58 37,73 11,64 153,01

Sicilia 58,66 73,43 55,25 17,20 23,86 228,40

Sardegna 150,16 71,91 43,86 65,76 36,32 368,01

Italia 68,59 127,30 155,89 158,34 11,87 522,00

n.d. = non disponibile.

Fonte dei dati: Istat. Indagine "Presidi residenziali socio-assistenziali". Anno 2010.

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344 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2010

Raccomandazioni di OsservasaluteUna valutazione corretta dell’indicatore proposto ai

fini della programmazione e della valutazione dei ser-

vizi di ltc non dovrebbe prescindere dalla considera-

zione, per ogni singola regione, sia della domanda di

residenzialità che dell’offerta complessiva anche di

forme di assistenza alternative rivolte alla popolazio-

ne, quali l’assistenza domiciliare. Le singole regioni

possono, infatti, avere, da questo punto di vista, orien-

tamenti molto diversi ai quali concorrono valutazioni

anche di tipo economico e di appropriatezza.

Si sottolinea, inoltre, come in diversi casi i profili di

utilizzo delle singole strutture non siano univoci nel-

l’ambito di realtà regionali diverse (3).

Coerentemente con quanto già in passato sottolineato

nell’ambito dei Rapporti Osservasalute, si sottolinea

l’importanza di una revisione del sistema di rilevazio-

ne riferito a questa specifica area per la quale continua

ad essere difficile studiare la relazione tra sistema di

offerta e bisogni assistenziali della popolazione.

Nell’ambito delle politiche, sarebbe apprezzabile

maggiore chiarezza nella definizione degli appropria-

ti profili di utilizzo, anche attraverso processi di

accreditamento basati sul possesso di requisiti.

Riferimenti bibliografici(1) Health at a Glance 2007: OECD Indicators(www.oecd.org).(2) Ministero della Salute. Piano Sanitario Nazionale 2006-2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2: 199-232.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 345

Ospiti nei presidi residenziali per long-term care

Significato. Secondo la definizione dell’Organizationfor Economic Co-operation and Development(OECD), gli ospiti nei presidi residenziali per long-term care (ltc) sono i soggetti che necessitano di assi-

stenza continua a causa di patologie croniche e di ridot-

to grado di autonomia nelle attività quotidiane (1).

Ai fini di una rappresentazione il più possibile rispon-

dente alla definizione di ltc, tenuto conto delle diffor-

mità esistenti tra le diverse tipologie di presidio, sono

state incluse tutte le Residenze Sanitarie Assistenziali

(RSA), le Residenze socio-sanitarie per anziani e le

Comunità socio-riabilitative; per quanto riguarda le

Residenze assistenziali per anziani autosufficienti, le

Comunità alloggio, le Comunità familiari e la tipologia

“Altre strutture”, sono state incluse solo quelle caratte-

rizzate da una componente sanitaria (presenza di perso-

nale medico o infermieristico) o finanziate da parte del

Servizio Sanitario Nazionale.

Tasso di ospiti minori e adulti nei presidi residenziali per long-term care

Numeratore Ospiti minori e adulti dei presidi residenziali per long-term carex 100.000

Denominatore Popolazione media residente della stessa classe di età

Tasso di ospiti anziani nei presidi residenziali per long-term care

Numeratore Ospiti anziani dei presidi residenziali per long-term carex 100.000

Denominatore Popolazione media residente della stessa classe di età

Validità e limiti. Nell’indagine dell’Istituto Nazionale di

Statistica (Istat) sui presidi residenziali socio-assistenzia-

li, la definizione di disabilità varia al variare dell’età

degli ospiti. Per i minori di 18 anni si considerano ospiti

con disabilità coloro che presentano una disabilità fisica,

psichica, sensoriale o plurima. Per gli adulti, tra 18 e 64

anni, si considerano ospiti con disabilità, oltre a coloro

che presentano una delle disabilità descritte precedente-

mente, anche coloro che hanno una disabilità di tipo psi-

chiatrico. Tra la popolazione anziana, invece, sono con-

siderati anziani non autosufficienti gli ospiti con più di

65 anni in stato di invalidità permanente o affetti da

malattia cronica, con conseguente riduzione dell’autono-

mia personale tale da richiedere l’aiuto di altre persone in

modo continuo per svolgere funzioni importanti della

vita quotidiana. Questo pone dei problemi di confronta-

bilità con indicatori analoghi dell’OECD (1) in quanto, i

criteri di selezione utilizzati per il calcolo di questo indi-

catore e appena descritti, sono sicuramente più ampi

rispetto a quelli utilizzati dall’OECD che considerano la

sola popolazione anziana.

Gli scostamenti nel numero di ospiti assistiti nei diver-

si contesti regionali possono dipendere non solo da una

diversa capacità di risposta a condizioni di fragilità e

bisogni tipicamente molto variegati e complessi, ma

anche da un diverso livello di offerta residenziale pre-

sente sul territorio e/o da una diversa organizzazione

della rete socio-assistenziale.

I dati provengono dalla rilevazione dell’Istat sui presi-

di residenziali socio-sanitari. Il tasso di risposta alla

rilevazione si attesta intorno al 76%.

Valore di riferimento/Benchmark. Difficoltoso risul-

ta individuare un valore di riferimento poiché, la quota

di soggetti istituzionalizzati, dipende dal diverso livello

di offerta residenziale presente sul territorio e da una

diversa organizzazione della rete socio-assistenziale.

Descrizione dei risultatiGli ospiti nei presidi residenziali di ltc sono circa 6.109

per i minori, quasi 37.000 per gli adulti e circa 224 mila

per gli anziani. Di questi 267.109 ospiti, più di 181 mila

(68%) presentano una disabilità.

I dati evidenziano, per tutti gli indicatori considerati, un

maggior ricorso all’istituzionalizzazione nelle regioni

del Nord rispetto a quelle del Sud. Tale variabilità

regionale risente della distribuzione territoriale dell’of-

ferta residenziale.

Il tasso di ospiti minori è pari a 60,70 ogni 100.000

residenti minori (Tabella 1). Le regioni che si disco-

stano dal gradiente Nord-Sud, per questa tipologia

di utenza, sono il Lazio, il Molise e la Sicilia con

tassi al di sopra di 90,00 per 100.000 abitanti. Il gra-

diente non è confermato se si considerano gli ospiti

minori con disabilità: i tassi risultano significativa-

mente più elevati della media in Piemonte, Umbria,

Liguria e Lazio. Risultati analoghi si ottengono dal-

l’analisi degli indicatori sugli ospiti adulti, anche se

le regioni con un tasso elevato di ospiti adulti con

disabilità sono la Provincia Autonoma di Trento, il

Molise e la Liguria. Ancora più marcate appaiono le

differenze territoriali per quanto riguarda gli ospiti

anziani che rappresentano circa l’84% del totale

degli ospiti considerati (Tabella 2). In Italia sono

F. AUXILIA, G. DAMIANI, R. AMATO, M. CANTONI, L. PAPACCI, A. P. CANTÚ

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346 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2010

Tabella 1 - Tassi (per 100.000 abitanti della stessa età) di ospiti minori ed adulti dei presidi residenziali per long-term care, per regione e presenza di disabilità - Anno 2006

Regioni Minori AdultiCon disabilità Senza disabilità Totale Con disabilità Senza disabilità Totale

Piemonte 22,47 32,94 55,41 114,46 75,82 190,28

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 0,00 0,00 0,00 47,83 25,18 73,01

Lombardia 7,79 69,88 77,67 41,88 62,96 104,83

Bolzano-Bozen n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.Trento 3,26 53,26 56,52 155,79 140,68 296,47Veneto 10,37 49,44 59,81 73,74 74,27 148,01

Friuli Venezia Giulia 1,14 64,59 65,73 76,39 59,56 135,95

Liguria 12,07 77,98 90,05 129,88 89,90 219,78

Emilia-Romagna 9,73 71,49 81,23 31,80 77,71 109,52

Toscana 4,70 34,60 39,30 46,97 43,95 90,93

Umbria 16,69 9,86 26,55 58,63 39,40 98,02

Marche 1,65 27,59 29,23 84,05 33,28 117,33

Lazio 10,59 85,70 96,29 42,09 34,99 77,08

Abruzzo 7,47 8,40 15,87 82,99 21,12 104,11

Molise 1,90 92,99 94,89 96,82 135,34 232,16

Campania 5,01 44,37 49,38 19,09 24,94 44,04

Puglia 0,38 18,90 19,29 23,58 10,66 34,24

Basilicata 0,00 49,96 49,96 33,11 22,53 55,64

Calabria 0,00 26,40 26,40 13,47 24,55 38,02

Sicilia 7,83 84,47 92,30 57,46 17,46 74,92

Sardegna 3,41 32,22 35,64 49,60 24,39 74,00

Italia 7,52 53,17 60,70 52,52 47,17 99,69

n.d. = non disponibile.

Fonte dei dati: Istat. Indagine "Presidi residenziali socio-assistenziali". Anno 2010.

1.914 gli anziani istituzionalizzati ogni 100.000

anziani, con un chiaro gradiente Nord-Sud sia per il

totale degli ospiti che per quelli non autosufficienti

(con la parziale eccezione delle Marche).

Tabella 2 - Tassi (per 100.000 abitanti della stessa età) di ospiti anziani dei presidi residenziali per long-termcare, per regione e presenza di autosufficienza - Anno 2006

Regioni Autosufficienti Non autosufficienti Totale

Piemonte 1.480,16 2.312,09 3.792,25

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 439,13 3.378,57 3.817,70

Lombardia 214,31 2.390,66 2.604,97

Bolzano-Bozen n.d. n.d. n.d.Trento 270,48 4.428,63 4.699,11Veneto 678,76 2.674,53 3.353,29

Friuli Venezia Giulia 735,53 2.545,61 3.281,14

Liguria 894,75 1.626,90 2.521,65

Emilia-Romagna 508,50 1.945,84 2.454,33

Toscana 448,87 970,66 1.419,53

Umbria 239,89 810,79 1.050,68

Marche 507,40 1.345,93 1.853,33

Lazio 682,51 496,64 1.179,15

Abruzzo 517,17 938,59 1.455,76

Molise 616,89 764,38 1.381,27

Campania 317,84 109,91 427,75

Puglia 354,68 384,73 739,41

Basilicata 263,96 176,82 440,78

Calabria 219,43 208,01 427,44

Sicilia 362,27 280,94 643,21

Sardegna 627,64 664,58 1.292,21

Italia 533,91 1.380,10 1.914,01

n.d. = non disponibile.

Fonte dei dati: Istat. Indagine "Presidi residenziali socio-assistenziali". Anno 2010.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 347

Raccomandazioni di OsservasaluteLa quota di soggetti istituzionalizzati dipende, innan-

zitutto, dall’offerta di posti letto per ltc. Da questo

punto di vista, le regioni presentano sistemi di offer-

ta molto diversificati ed, in alcuni casi, giudicati

carenti rispetto ai bisogni della popolazione (2). In

particolar modo, nel caso dei soggetti anziani, questa

situazione potrebbe determinare un utilizzo non

appropriato dei diversi setting assistenziali e questo a

sua volta potrebbe tradursi, ad esempio, in un allun-

gamento della durata della degenza in strutture per

acuti.

Occorre, inoltre, considerare che l’indicatore può

essere influenzato da fattori legati all’assetto sociale

e culturale che circonda l’anziano, elemento che

potrebbe riflettersi in una maggiore o minore propen-

sione al ricorso alla istituzionalizzazione. Più com-

plessa risulta la lettura del dato relativo agli ospiti

minori ed adulti, anch’esso, peraltro, potenzialmente

legato alla presenza più o meno accentuata di forme

alternative di assistenza nonché a fattori di ordine

sociale e culturale. Si sottolinea che molte regioni

esprimono, nell’ambito dei Piani Sanitari Regionali,

un orientamento verso un potenziamento dell’assi-

stenza domiciliare. Tale indicazione potrebbe riflet-

tersi in possibili variazioni del quadro descritto, sep-

pure nel medio-lungo periodo.

Riferimenti bibliografici(1) Society at a Glance/OECD 2005: OECD Indicators(www.oecd.org/els/social/indicators).(2) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2: 199-232.

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348 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2010

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per Complicanze a Lungo Terminedel Diabete mellito

Significato. Il diabete è una malattia cronica caratte-

rizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel

sangue (iperglicemia) ed è dovuta ad un’alterata quan-

tità o funzione dell’insulina. Il diabete può determina-

re complicanze croniche che possono essere prevenu-

te o di cui si può rallentare la progressione attraverso

uno stretto controllo di tutti i fattori di rischio. La

gestione delle Complicanze a Lungo Termine del

Diabete (CLTD) può essere realizzata attraverso

un’assistenza territoriale che fornisca al paziente

informazioni e mezzi per un adeguato controllo meta-

bolico così da evitare l’emergere di quadri di diabete

scompensato che renderebbero necessaria l’ospeda-

lizzazione. Tra i Prevention Quality Indicators (PQI)

dell’Agency for Healthcare Research and Quality(AHRQ) il tasso di dimissioni ospedaliere potenzial-

mente evitabili per CLTD consente di valutare, indiret-

tamente, l’appropriatezza della gestione territoriale del

diabete.

Tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per Complicanze a Lungo Termine del Diabete mellito*

Numeratore Dimissioni di persone di 18 anni ed oltre per Complicanze a Lungo Termine del Diabete mellito

(ICD-9-CM: 250.40-43; 250.50-53; 250.60-63; 250.70-73; 250.80-83; 250.90-93)

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di 18 anni ed oltre

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.

Validità e limiti. La riproducibilità e l’accuratezza

della misurazione di questo indicatore, basato sul flus-

so delle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO),

sono elevate. La standardizzazione per età aggiusta le

differenti strutture delle popolazioni. Il principale

limite è un sub-ottimale rapporto segnale/rumore.

Infatti, se il miglioramento della qualità dei servizi

territoriali può ridurre il rischio di ospedalizzazione

(segnale), tale rischio è influenzato da altri determi-

nanti non controllabili da parte del sistema sanitario o

non associati alla qualità dei servizi territoriali (rumo-

re), come le caratteristiche socio-economiche della

popolazione, disomogenee a livello regionale, ed i cri-

teri di ammissione ospedaliera che potrebbero deter-

minare variazioni dei tassi di ospedalizzazione indi-

pendentemente dalla qualità dei servizi territoriali. Un

secondo limite è la dipendenza del valore del tasso

dalla prevalenza età-specifica della patologia che può

variare da regione a regione. Tuttavia, si può conside-

rare scarsa la variabilità nell’arco di un biennio della

prevalenza di questa patologia cronica, per cui il com-

mento dei trend può in prima approssimazione pre-

scindere da questo limite.

Valore di riferimento/Benchmark. I valori naziona-

li medio e mediano tra le 21 unità di osservazione del

2008 sono, rispettivamente, di 0,42 e di 0,35 ricoveri

ogni 1.000 residenti di 18 anni ed oltre. Il valore pre-

scelto, come benchmark per le variazioni 2006/2008,

è lo 0 che separa le unità di osservazione in aumento

da quelle in diminuzione.

Descrizione dei risultatiIl tasso standardizzato di dimissioni ospedaliere

potenzialmente evitabili per CLTD per l’anno 2008

varia da 0,15 per 1.000 nelle Marche al valore quasi 5

volte maggiore di 0,84 per 1.000 nella Provincia

Autonoma di Bolzano ed in Puglia (Tabella 1). Gli

autori hanno stimato la prevalenza standardizzata di

diabete mellito nei maggiorenni dall’Indagine

Multiscopo del 2008 su tutte le unità di osservazione

escluse le Province Autonome di Trento e di Bolzano

e la Valle d’Aosta (dati non riportati), rilevando valo-

ri variabili dal 3% all’8%, con un chiaro gradiente

Nord-Sud. Applicando un modello di regressione

lineare è stato stimato che, la variabilità nella preva-

lenza, spieghi il 36% della variabilità tra i tassi di

ospedalizzazione nello stesso anno.

I trend dal 2006 sono, sostanzialmente, in diminuzio-

ne in tutte le unità di osservazione, tranne nelle

Province Autonome di Bolzano e Trento. In particola-

re, osservando il Grafico 1 si nota che, le regioni con

basso tasso di ospedalizzazione, restano sostanzial-

mente stabili, mentre quelle con tasso più alto della

mediana si dividono in un gruppo con tasso in dimi-

nuzione (Calabria, Basilicata e Molise), in un gruppo

con tasso sostanzialmente stabile (Lazio, Sicilia,

Puglia, Campania e Lombardia) ed in un gruppo con

tasso in aumento (Province Autonome di Trento e

Bolzano).

P. FRANCESCONI, G. MACIOCCO, R. GINI, A. SFERRAZZA

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ASSISTENZA TERRITORIALE 349

Tabella 1 - Tassi standardizzati di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili (per 1.000 residenti adulti) perCLTD, per regione - Anni 2006, 2008

Regioni 2006 Regioni 2008

Marche 0,19 Marche 0,15

Umbria 0,19 Toscana 0,20

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 0,22 Veneto 0,20

Toscana 0,24 Umbria 0,21

Veneto 0,27 Liguria 0,22

Liguria 0,27 Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 0,22

Sardegna 0,29 Friuli Venezia Giulia 0,26

Friuli Venezia Giulia 0,31 Sardegna 0,27

Piemonte 0,31 Abruzzo 0,27

Emilia-Romagna 0,36 Piemonte 0,31

Abruzzo 0,39 Emilia-Romagna 0,35

Trento 0,43 Lazio 0,45

Lombardia 0,48 Calabria 0,47

Bolzano-Bozen 0,52 Lombardia 0,51

Lazio 0,54 Molise 0,53

Campania 0,55 Basilicata 0,54

Calabria 0,68 Campania 0,57

Basilicata 0,77 Trento 0,70Sicilia 0,79 Sicilia 0,71

Puglia 0,88 Puglia 0,84

Molise 0,94 Bolzano-Bozen 0,84Italia 0,47 Italia 0,42

Nota: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione italiana al censimento del 2001.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. www.demo.istat.it per la popolazione. Anno 2010.

Grafico 1 - Distribuzione regionale per livelli dei tassi di ospedalizzazione (per 1.000 residenti adulti) per CLTDe trend temporali - Anno 2008

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. www.demo.istat.it per la popolazione. Anno 2010.

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350 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2010

Raccomandazioni di OsservasaluteIl valore dell’indicatore mostra una persistente varia-

bilità spiegata, in parte, con le differenze di prevalen-

za e con una tendenza alla stabilità, se si eccettua un

miglioramento delle regioni meridionali con tasso più

alto ed un peggioramento delle 2 Province Autonome.

Il calcolo di questi indicatori su coorti di pazienti

potrebbe eliminare il confondimento dovuto alle dif-

ferenze di prevalenza nel loro utilizzo per valutare la

qualità dei servizi di cura territoriali. L’utilizzo di

indicatori di processo calcolato su coorti di pazienti

permetterebbe una lettura ancora più chiara delle dif-

ferenze di qualità dei servizi territoriali, prescindendo

dai confondimenti dovuti alle differenze nella preva-

lenza ed anche nel tasso di ospedalizzazione generale.

Il sistema di servizi che si propone di rispondere ai

bisogni dei pazienti diabetici dovrebbe articolarsi

secondo logiche di tipo Chronic Care Model che pre-

vedono, da un lato la gestione delle complicanze a

lungo termine grazie a équipe territoriali e, dall’altro,

il miglioramento della qualità di vita dei pazienti

mediante lo sviluppo della medicina di iniziativa

attuata attraverso l’educazione e l’informazione sani-

taria. Modalità di assistenza di questi tipi sono in via

di sperimentazione in varie regioni (6) con un impat-

to atteso per i prossimi anni.

Per questa condizione risultano, peraltro, di fonda-

mentale importanza gli interventi di prevenzione del-

l’obesità, soprattutto se multisettoriali ed integrati con

gli interventi curativi (7).

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ Quality Indicators. Prevention QualityIndicators: Technical Specifications. Department of Healthand Human Services. Agency for Healthcare Research andQuality. October 2001 Version 3.2 (February 2008):http://www.qualityindicators.ahrq.gov (Accesso: ottobre2008).(2) Damiani G, Ricciardi G. Manuale di Programmazione eOrganizzazione Sanitaria. Napoli: Ildelson-Gnocchi, 2005.(3) Ministero della Salute. Piano sanitario Nazionale 2006-2008. Decreto del Presidente della repubblica 7 aprile 2006.Gazzetta Ufficiale 8 giugno 2006, Serie Generale, n. 131.(4) Damiani G, de Belvis AG, Siliquini R, Trani F, MainelliMT. Appropriatezza organizzativa della gestione delle cro-nicità ed integrazione ospedale-territorio: asma bronchialein pazienti di età > di 18 anni e diabete mellito con compli-canze tardive (CLT). In: Osservatorio Nazionale sullaSalute nelle Regioni Italiane. Rapporto Osservasalute 2005;PREX, Milano.(5) Wagner EH, Davis C, Schaefer J, et al.,1999: A survey ofleading chronic disease management programs: are they con-sistent with literature? Managed care quarterly; 7: 55-66.(6) Stato di attuazione dei modelli innovativi di assistenzaprimaria nelle Regioni italiane. Rapporto finale del Progettodi ricerca corrente finanziato dal Ministero del Lavoro, del-la Salute e delle Politiche Sociali. AgeNas, Maggio 2009:www.agenas.it/agenas_pdf/convegno_modelli_costi_anziani_assist_primaria/Relazione_finale_Stato_attuazione_modelli_innovativi_assistenza_primaria.pdf (Accesso:luglio 2010).(7) http://diabetes.niddk.nih.gov/dm/pubs/prevention pro-gram/. (Accesso: luglio 2010).

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ASSISTENZA TERRITORIALE 351

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per BroncoPneumopatia CronicoOstruttiva

Significato. La BroncoPneumopatia Cronico

Ostruttiva (BPCO) è una condizione cronica che

determina un elevato carico di malattia nella popola-

zione adulta e, soprattutto, anziana. Incluso tra i

Prevention Quality Indicators dell’Agency forHealthcare Research and Quality (AHQR) (1), il tas-

so di ospedalizzazione per questa condizione “sensi-

bile alle cure ambulatoriali” intende misurare la qua-

lità dei servizi territoriali in termini di prevenzione e

di cura presupponendo che, al migliorare di queste,

diminuisca il ricorso all’ospedale.

Tasso di dimissioni ospedaliere per BroncoPneumopatia Cronico Ostruttiva*

Numeratore Dimissioni di persone di 65 anni ed oltre per BroncoPneumopatia Cronico Ostruttiva

(ICD-9-CM 490, 491.x, 492.x, 496.x)

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di 65 anni ed oltre

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.

Validità e limiti. La riproducibilità e l’accuratezza

della misurazione di questo indicatore, basato sul flus-

so delle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO),

sono elevate. La standardizzazione per età aggiusta le

differenti strutture delle popolazioni. Il principale limi-

te è un sub-ottimale rapporto segnale/rumore. Infatti,

se il miglioramento della qualità dei servizi territoriali

può ridurre il rischio di ospedalizzazione (segnale),

tale rischio è influenzato da altri determinanti non con-

trollabili da parte del sistema sanitario o non associati

alla qualità dei servizi territoriali (rumore), come le

caratteristiche socio-economiche della popolazione,

disomogenee a livello regionale, ed i criteri di ammis-

sione ospedaliera che potrebbero determinare variazio-

ni dei tassi di ospedalizzazione indipendentemente

dalla qualità dei servizi territoriali. Da qui, le necessa-

rie cautele nell’interpretazione e l’opportunità di utiliz-

zo nel contesto di sistemi di valutazione che tengano

conto anche dei processi assistenziali a livello territo-

riale. Un secondo limite è la dipendenza del valore del

tasso dalla prevalenza età-specifico della patologia,

che può variare da regione a regione. Tuttavia, si può

considerare scarsa la variabilità nell’arco di un biennio

della prevalenza di questa patologia cronica, per cui il

commento dei trend può, in prima approssimazione,

prescindere da questo limite.

L’analisi si concentra sulla popolazione ultra 64enne,

poiché è in questa classe di età che si concentra la pre-

valenza della patologia e, quindi, l’indicatore ha valo-

ri significativi.

Valore di riferimento/Benchmark. I valori naziona-

li medio e mediano tra le 21 unità di osservazione del

2008 sono, rispettivamente, di 5,31 e di 5,27 ricoveri

ogni 1.000 residenti di 65 anni ed oltre. Il valore pre-

scelto, come benchmark per le variazioni 2006/2008,

è lo 0 che separa le unità di osservazione in aumento

da quelle in diminuzione.

Descrizione dei risultatiIl tasso standardizzato di ospedalizzazione per BPCO

per l’anno 2008 varia da 2,79 ricoveri per 1.000 in

Toscana ad un tasso più che triplo di 10,72 ricoveri

per 1.000 in Puglia (Tabella 1). Gli autori hanno sti-

mato la prevalenza standardizzata di BPCO negli ultra

64enni dall’Indagine Multiscopo del 2008, su tutte le

unità di osservazione escluse le Province Autonome

di Trento e di Bolzano e la regione Valle d’Aosta (dati

non riportati), rilevando valori variabili dal 10% al

27%. Applicando un modello di regressione lineare

hanno stimato che, la variabilità nella prevalenza,

spieghi il 34% della variabilità tra tassi di ospedaliz-

zazione nello stesso anno. I trend temporali sono tutti

in diminuzione o in crescita lievissima, tranne nel

caso della Provincia Autonoma di Trento, che è pas-

sata, comunque, dal tasso migliore del 2006 (2,52 per

1.000) ad un tasso discretamente maggiore 2 anni

dopo (3,08 per 1.000). Distribuendo le regioni in un

grafico dei tassi di ospedalizzazione per il 2008 e del

trend temporale, definito come la differenza tra il

2008 ed il 2006, osserviamo un andamento decrescen-

te, ovvero nelle regioni con tassi di ospedalizzazione

elevati si hanno diminuzioni più ampie, a indicare una

convergenza delle regioni verso valori più bassi del-

l’indicatore (Grafico 1).

P. FRANCESCONI, G. MACIOCCO, R. GINI, A. SFERRAZZA

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352 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2010

Grafico 1 - Distribuzione regionale per livelli dei tassi standardizzati di dimissioni ospedaliere (per 1.000 resi-denti ultra 64enni) per BPCO e dei trend temporali - Anno 2008

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Health For All-Italia per la popolazione. Anno 2010.

Tabella 1 - Tassi standardizzati di dimissioni ospedaliere (per 1.000 residenti ultra 64enni) potenzialmente evi-tabili per BPCO, per regione - Anni 2006, 2008

Regioni 2006 Regioni 2008

Trento 2,52 Toscana 2,79

Piemonte 3,82 Piemonte 2,85

Toscana 4,23 Trento 3,08Liguria 4,31 Lazio 3,59

Lombardia 4,69 Liguria 4,14

Lazio 5,00 Lombardia 4,21

Emilia-Romagna 5,17 Marche 4,65

Veneto 5,17 Veneto 4,71

Umbria 5,67 Basilicata 4,91

Marche 5,70 Emilia-Romagna 5,20

Friuli Venezia Giulia 6,13 Molise 5,27

Molise 6,55 Umbria 5,74

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 6,67 Abruzzo 6,14

Bolzano-Bozen 6,83 Bolzano-Bozen 6,20

Basilicata 7,01 Friuli Venezia Giulia 6,27

Sardegna 7,97 Sicilia 6,40

Sicilia 8,23 Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 7,00

Campania 8,95 Sardegna 7,24

Abruzzo 9,28 Campania 7,98

Calabria 12,10 Calabria 9,71

Puglia 13,18 Puglia 10,72

Italia 6,33 Italia 5,31

Nota: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione media residente in Italia nel 2001.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Health For All-Italia per la popolazione. Anno 2010.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 353

Raccomandazioni di OsservasaluteIl valore dell’indicatore mostra una persistente varia-

bilità spiegata, in parte, con le differenze di prevalen-

za e con una diffusa tendenza alla diminuzione, parti-

colarmente alta nelle regioni con tasso maggiore.

Il calcolo di questi indicatori su coorti di pazienti

potrebbe eliminare il confondimento dovuto alle dif-

ferenze di prevalenza nel loro utilizzo per valutare la

qualità dei servizi di cura territoriali. L’utilizzo di

indicatori di processo, calcolato su coorti di pazienti,

permetterebbe una lettura ancora più chiara delle dif-

ferenze di qualità dei servizi territoriali, prescindendo

dai confondimenti dovuti alle differenze nella preva-

lenza ed anche nel tasso di ospedalizzazione generale.

La BPCO è una condizione cronica la cui gestione

beneficia di modalità innovative incentrate sull’inte-

razione tra team assistenziali preparati e proattivi e

pazienti informati ed attivi secondo le indicazioni del

Chronic Care Model (2). Modalità di assistenza di

questo tipo sono in via di sperimentazione in varie

regioni (3) con un impatto atteso per i prossimi anni.

Per questa condizione risultano, peraltro, di fonda-

mentale importanza gli interventi di prevenzione del-

l’abitudine al fumo di tabacco, soprattutto se multiset-

toriali ed integrati con gli interventi curativi (4).

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Guide to prevention qualityindicators: hospital admission for ambulatory care sensitiveconditions [version 3.1]. Rockville (MD): Agency forHealthcare Research and Quality (AHRQ); 2007 Mar 12. 59p. (AHRQ Pub; no. 02-R0203).(2) Wagner EH, Austin BT, Davis C, Hindmarsh M,Schaefer J, Bonomi A. Improving chronic illness care: tran-slating evidence into action. Health Aff (Millwood). 2001;20: 64-78.(3) Stato di attuazione dei modelli innovativi di assistenzaprimaria nelle Regioni italiane. Rapporto finale del Progettodi ricerca corrente finanziato dal Ministero del Lavoro, del-la Salute e delle Politiche Sociali. AgeNas, Maggio 2009:www.agenas.it/agenas_pdf/convegno_modelli_costi_anziani_assist_primaria/Relazione_finale_Stato_attuazione_modelli_innovativi_assistenza_primaria.pdf (Accesso:luglio 2010).(4) Barr VJ, Robinson S, Marin-Link B, Underhill L, DottsA, Ravensdale D, Salivaras S. The expanded Chronic CareModel: an integration of concepts and strategies from popu-lation health promotion and the Chronic Care Model. HospQ. 2003; 7 (1): 73-82.

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354 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2010

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per Insufficienza Cardiaca senzaprocedure cardiache

Significato. L’insufficienza cardiaca è una condizio-

ne cronica che determina un elevato carico di malat-

tia nella popolazione adulta e, soprattutto, anziana.

Incluso tra i Prevention Quality Indicators (PQI)

dell’Agency for Healthcare Research and Quality(AHQR) (1), il tasso di ospedalizzazione senza pro-

cedure cardiache per questa condizione “sensibile

alle cure ambulatoriali” intende misurare la qualità

dei servizi territoriali in termini di prevenzione e di

cura presupponendo che, al migliorare di queste,

diminuisca il ricorso all’ospedale.

Tasso di dimissioni ospedaliere per Insufficienza Cardiaca senza procedure cardiache*

Numeratore Dimissioni di persone di 65 anni ed oltre per Insufficienza Cardiaca senza procedure chirurgiche

(ICD-9-CM 428.x, 398.91, 402.01, 402.11, 402.91, 404.01, 404.03, 404.11, 404.13, 404.91, 404.93)

senza procedure cardiache (ICD-9-CM 35.xx-37.xx)

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di 65 anni ed oltre

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.

Validità e limiti. La riproducibilità e l’accuratezza del-

la misurazione di questo indicatore, basato sul flusso

Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO), sono eleva-

te (2). La standardizzazione per età aggiusta le differen-

ti strutture delle popolazioni. Il principale limite è un

sub-ottimale rapporto segnale/rumore. Infatti, se il

miglioramento della qualità dei servizi territoriali può

ridurre il rischio di ospedalizzazione (segnale), tale

rischio è influenzato da altri determinanti non control-

labili da parte del sistema sanitario o non associati alla

qualità dei servizi territoriali (rumore), come le caratte-

ristiche socio-economiche della popolazione, disomo-

genee a livello regionale, ed i criteri di ammissione

ospedaliera che potrebbero determinare variazioni dei

tassi di ospedalizzazione indipendentemente dalla qua-

lità dei servizi territoriali. Da qui, le necessarie cautele

nell’interpretazione e l’opportunità di utilizzo nel con-

testo di sistemi di valutazione che tengano conto anche

dei processi assistenziali a livello territoriale. Un secon-

do limite è la dipendenza del valore del tasso dalla pre-

valenza età-specifico della patologia, che può variare

da regione a regione. Di questa variabilità non sono

disponibili stime periodiche (tramite l’Indagine

Multiscopo o il sistema “Progressi delle Aziende

Sanitarie per la Salute in Italia-PASSI”), né gli autori

sono a conoscenza di stime recenti da letteratura. La

percentuale della varianza, dovuta alle differenze di

prevalenza di scompenso, può essere al momento sti-

mata unicamente utilizzando i dati del database della

Società Italiana di Medicina Generale Health Search.

Peraltro, si può considerare scarsa la variabilità nell’ar-

co di un biennio della prevalenza di questa patologia

cronica, per cui il commento dei trend può in prima

approssimazione prescindere da questo limite.

L’analisi si concentra sulla popolazione ultra 64enne,

poiché è in questa fascia di età che si concentra la pre-

valenza della patologia e, quindi, l’indicatore ha valori

significativi.

Valore di riferimento/Benchmark. I valori naziona-

li medio e mediano del 2008 sono, rispettivamente, di

14,34 e di 14,75 ricoveri ogni 1.000 residenti di 65

anni ed oltre. Il valore prescelto, come benchmark per

le variazioni 2006/2008, è lo 0 che separa le unità di

osservazione in aumento da quelle in diminuzione.

Descrizione dei risultatiIl tasso standardizzato di ospedalizzazione per

Insufficienza Cardiaca senza procedure cardiache per

l’anno 2008, varia da 9,39 ricoveri per 1.000 in

Piemonte ad un valore quasi doppio di 19,79 ricoveri

per 1.000 in Calabria (Tabella 1). La Società di

Medicina Generale ha fornito agli autori una stima del-

la prevalenza standardizzata negli ultra 64enni per il

2009, basata su un campione dei Medici di Medicina

Generale che partecipano al Health Search-CSD

Longitudinal Patient Database. La stima è disaggrega-

ta per regione, ma alcune coppie di regioni (Abruzzo e

Molise; Basilicata e Calabria) presentano un dato

aggregato; la stima per la regione Friuli Venezia Giulia

è aggregata a quella per il Trentino-Alto Adige e quel-

la per il Piemonte è aggregata alla Valle d’Aosta (dati

non riportati). Applicando un modello di regressione

lineare a questi dati, escludendo le Province Autonome

di Trento e Bolzano e la Valle d’Aosta, risulterebbe

che la variabilità nella prevalenza spieghi il 59% della

variabilità tra tassi di ospedalizzazione nel 2008.

Questo dato rappresenta una stima incompleta, dal

momento che l’aggregazione dei dati di prevalenza, in

alcune unità territoriali, è stata ritenuta necessaria a

causa della sottorappresentatività di 2 regioni (Molise

e Calabria). Essa viene considerata dagli autori utile a

titolo indicativo.

I trend temporali dell’indicatore di ospedalizzazione,

rispetto al 2006, sono in diminuzione ovunque, tranne

P. FRANCESCONI, G. MACIOCCO, R. GINI, A. SFERRAZZA

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ASSISTENZA TERRITORIALE 355

Grafico 1 - Distribuzione regionale per livelli dei tassi standardizzati di dimissioni ospedaliere (per 1.000 resi-denti ultra 64enni) per Insufficienza Cardiaca senza procedure cardiache e dei trend temporali - Anno 2008

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Health For All-Italia per la popolazione. Anno 2010.

Tabella 1 - Tassi standardizzati di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili (per 1.000 residenti ultra64enni) per Insufficienza Cardiaca senza procedure cardiache, per regione - Anni 2006, 2008

Regioni 2006 Regioni 2008

Piemonte 10,09 Piemonte 9,39

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 12,34 Umbria 11,14

Umbria 12,91 Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 11,16

Sardegna 13,22 Toscana 11,45

Liguria 13,83 Sardegna 12,29

Lombardia 14,38 Lombardia 13,55

Campania 14,53 Liguria 13,56

Lazio 15,43 Lazio 14,33

Sicilia 15,63 Bolzano-Bozen 14,66Bolzano-Bozen 15,83 Trento 14,70Puglia 15,90 Campania 14,75

Toscana 15,92 Sicilia 15,21

Trento 16,17 Puglia 15,22

Abruzzo 16,24 Emilia-Romagna 15,70

Basilicata 16,61 Abruzzo 16,55

Emilia-Romagna 16,65 Marche 16,56

Veneto 16,9 Veneto 16,67

Marche 17,29 Basilicata 16,68

Molise 19,86 Friuli Venezia Giulia 18,30

Friuli Venezia Giulia 20,11 Molise 19,25

Calabria 20,16 Calabria 19,79

Italia 15,29 Italia 14,34

Nota: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione media residente in Italia nel 2001.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Health For All-Italia per la popolazione. Anno 2010.

in Campania, Abruzzo e Basilicata, dove l’aumento è,

comunque, minore di 0,4 ricoveri per 1.000.

Particolarmente evidente il trend in Toscana, dove si

registra una diminuzione nel biennio di quasi 4,5 rico-

veri per 1.000, più del doppio delle altre 2 regioni

(Umbria e Friuli Venezia Giulia) in cui l’indicatore

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356 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2010

Raccomandazioni di OsservasaluteIl valore dell’indicatore mostra una persistente varia-

bilità. I valori dell’indicatore, tuttavia, sono condizio-

nati dalla prevalenza della patologia ed una stima

indicativa mostra che, tale condizionamento, potrebbe

essere molto ampio. Sarebbe opportuno inserire nei

sistemi di rilevazione corrente la stima della prevalen-

za di questa patologia per pervenire ad una misura

disaggregabile per unità territoriale.

Il calcolo di questi indicatori, su coorti di pazienti,

potrebbe eliminare il confondimento dovuto alle dif-

ferenze di prevalenza nel loro utilizzo per valutare la

qualità dei servizi di cura territoriali. L’utilizzo di

indicatori di processo, calcolato su coorti di pazienti,

permetterebbe una lettura ancora più chiara delle dif-

ferenze di qualità dei servizi territoriali, prescindendo

dai confondimenti dovuti alle differenze nella preva-

lenza ed anche nel tasso di ospedalizzazione generale.

Il tasso di ospedalizzazione per questa condizione è

stabile o in diminuzione in tutte le regioni. Si eviden-

zia l’interesse di verificare quali modifiche organizza-

tive sottostiano ai miglioramenti più ampi.

L’insufficienza cardiaca è una condizione cronica la

cui gestione beneficia, stando ai risultati di letteratura,

di modalità innovative incentrate sull’interazione tra

team assistenziali preparati e proattivi e pazienti infor-

mati ed attivi secondo le indicazioni del Chronic CareModel (3). Modalità di assistenza di questo tipo sono

in via di sperimentazione in varie regioni (4) con un

impatto atteso per i prossimi anni.

RingraziamentiSi ringrazia la Società di Medicina Generale ed, in partico-

lare, Claudio Cricelli, Giampiero Mazzaglia e Monica

Simonetti per aver, cortesemente, fornito agli autori le stime

di prevalenza basate sui dati del database Health Search-

CSD Longitudinal Patient Database.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Guide to prevention qualityindicators: hospital admission for ambulatory care sensitiveconditions [version 3.1]. Rockville (MD): Agency forHealthcare Research and Quality (AHRQ); 2007 Mar 12. 59p.(AHRQ Pub; no. 02-R0203).(2) Peter S. Hussey, Soeren Mattke, Lindsey Morse, And M.Susan Ridgely. Evaluation of the Use of AHRQ and OtherQuality Indicators. Disponibile sul sito:http://www.ahrq.gov/about/evaluations/qualityindicators/qualityindicators.pdf.(3) Wagner EH, Austin BT, Davis C, Hindmarsh M,Schaefer J, Bonomi A. Improving Chronic Illness Care:translating evidence into action. Health Affairs. 20 (6) 64-78. Nov-Dec 2001.(4) Stato di attuazione dei modelli innovativi di assistenzaprimaria nelle Regioni italiane. Rapporto finale del Progettodi ricerca corrente finanziato dal Ministero del Lavoro, del-la Salute e delle Politiche Sociali. AgeNas, Maggio 2009.www.agenas.it/agenas_pdf/convegno_modelli_costi_anziani_assist_primaria/Relazione_finale_Stato_attuazione_modelli_innovativi_assistenza_primaria.pdf (Accesso:luglio 2010).

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ASSISTENZA TERRITORIALE 293

Assistenza Domiciliare Integrata

Significato. La transizione epidemiologica avvenuta

nel corso del XX secolo nel nostro Paese, interessa-

to oggi da profondi mutamenti demografici, su tutti

il crescente invecchiamento della popolazione, com-

porta la necessità di un approccio integrato nella

gestione delle patologie cronico-degenerative, che

rappresentano, attualmente, la prima causa di morta-

lità e di morbosità.

Oggi, in Italia, le persone di età >65 anni rappresenta-

no oltre il 20% della popolazione con una tendenza in

costante e continua crescita nei prossimi anni.

L’indagine Multiscopo 2004-2005 dell’Istituto

Nazionale di Statistica (Istat) “Condizione di salute

e ricorso ai servizi sanitari” ha rilevato che il 18,5%

degli ultra 65enni (2,1 milioni di persone) riporta

una condizione di totale mancanza di autosufficien-

za per almeno una delle funzioni essenziali della vita

quotidiana.

Secondo il Rapporto “Stato di salute e prestazioni

sanitarie nella popolazione anziana” realizzato dal

Ministero della Salute, la popolazione italiana di età

>65 anni determina il 37,0% dei ricoveri ospedalieri

ordinari, il 49,0% delle giornate di degenza ed i rela-

tivi costi stimati, come riportato dal sito Epicentro a

cura del Centro Nazionale di Epidemiologia,

Sorveglianza e Promozione della Salute. La recente

bozza di Piano Sanitario Nazionale 2011-2013 con-

ferma la persistenza, nel servizio sanitario italiano, di

alcune criticità quali un elevato grado di inappropria-

tezza dei ricoveri ospedalieri e degli accessi in Pronto

Soccorso dovuta all’organizzazione, ancora spesso

insufficiente, del sistema delle cure primarie, dei ser-

vizi territoriali e di cui l’Assistenza Domiciliare

Integrata (ADI) rappresenta una delle principali

modalità assistenziali. Nell’ottica di una risoluzione

di tali criticità è previsto il potenziamento di una rete

assistenziale territoriale che contempli la possibilità di

una gestione delle riacutizzazioni delle patologie cro-

nico-degenerative a domicilio mendiante l’ADI,

garantita da gruppi multidisciplinari che offrano con-

sulto immediato, organizzino la presa in carico strut-

turata sulla base di un piano terapeutico individuale ed

integrino l’offerta di servizi sul territorio.

A partire dalla sua emanazione (DPCM 29 novembre

2001 “Definizione dei Livelli Essenziali di

Assistenza”) l’assistenza domiciliare ha subito un

processo di progressiva articolazione e strutturazione

per affrontare la sempre maggiore complessità dei

bisogni e delle patologie: dall’iniziale ed esclusiva

gestione delle cronicità è stata estesa alla gestione del-

le disabilità complesse (ad esempio la Sclerosi

Laterale Amiotrofica) e delle patologie oncologiche e

terminali. L’ADI, intorno alla quale esistono tuttora

etereogeneità terminologiche tra le regioni, si rivolge

ai pazienti che necessitano maggiormente di continui-

tà delle cure, tra questi: pazienti post-acuti dimessi

dall’ospedale che, ove non adeguatamente assistiti a

domicilio, potrebbero incorrere a breve in un secondo

ricovero ospedaliero e pazienti cronici stabilizzati sul

territorio, con elevati bisogni assistenziali a rischio di

ricoveri inappropriati, per i quali il percorso di cura

richiede una forte integrazione tra team multidiscipli-

nari. In questa prospettiva, l’assistenza a domicilio,

particolarmente per le forme di cronicità, si presenta

come valida alternativa per contrastare il fenomeno

dei ricoveri ospedalieri inappropriati e come forma

assistenziale da preferire per i vantaggi in termini di

qualità di vita del paziente, a cui vanno aggiunti anche

benefici economici rispetto a forme di ricovero anche

di carattere extraospedaliero.

Tasso di assistibili in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistibili che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Tasso di assistibili anziani in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistibili di età >65 anni che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di età >65 anni

Tasso di assistibili in Assistenza Domiciliare Integrata in fase terminale

Numeratore Assistibili in fase terminale che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente

S.TARDIVO, C. COPPO, R. LOSS, W. MANTOVANI, A. POLI, G. ROMANO

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294 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2011

Validità e limiti. I dati per la costruzione degli indica-

tori sono stati ricavati dal modello FLS.21 di rilevazio-

ne delle attività gestionali ed economiche delle Unità

Sanitarie Locali (DM 5 dicembre 2006) e dall’Istat.

Trattandosi di indicatori di attività, non è possibile

un’esaustiva riflessione sulla qualità dell’ADI erogata

dalle Aziende Sanitarie Locali (ASL) né sulla tipolo-

gia dei casi trattati, in ragione della difficoltà collega-

ta alla valutazione dell’outcome finale. La mancanza

di un sistema di classificazione omogeneo e condiviso

a livello nazionale limita sensibilmente la validità di

un confronto interregionale.

Valore di riferimento/Benchmark. In assenza di un

valore di riferimento legislativo e di omogeneità nei

modelli organizzativi, gli indicatori analizzati posso-

no essere considerati in riferimento al valore medio

delle regioni che presentano valori superiori al dato

nazionale.

Descrizione dei risultatiA livello nazionale, nel corso del 2009, sono stati assi-

stiti al proprio domicilio 533.461 pazienti. Il numero

di pazienti trattati in ADI è in continua crescita, atte-

standosi ad un valore pari a 886 casi per 100.000 abi-

tanti, con un incremento del 6,2% rispetto al 2008

(l’incremento rispetto al 2007 era stato del 4,4%)

(Grafico 1). Permane, anche dal confronto con gli

anni precedenti, una notevole variabilità dell’indicato-

re legata alla disomogeneità regionale: si va, infatti,

da un tasso minimo di 130 ADI (per 100.000) della

PA di Bolzano ad un valore massimo di 2.064 ADI

(per 100.000) dell’Emilia-Romagna che supera per la

prima volta il Friuli Venezia Giulia (2.034 pazienti

trattati in ADI) (Tabella 1). Un’analisi temporale del

tasso di ospedalizzazione conferma la tendenza alla

riduzione del ricovero ospedaliero ed un corrispettivo

aumento del numero di pazienti assistibili in ADI; per

esempio, per la PA di Bolzano si è passati da un tasso

minimo di 74 ADI nel 2006 a 130 ADI nel 2009 (per

100.000), con un tasso standardizzato di ospedalizza-

zione di 204,7 nel 2006 e di 190,4 nel 2009 (per

1.000). Per l’Emilia-Romagna, invece, il tasso di ADI

è passato da 1.405 assistibili nel 2006 a 2.064 assisti-

bili nel 2009 (per 100.000), con un tasso standardizza-

to di ospedalizzazione passato da 171,2 nel 2006 a

163,6 nel 2009 (per 1.000) (Tabella 1).

Tale disomogeneità emerge anche accorpando i dati

per macroaree: si passa, infatti, da un valore di 1.170

ADI (per 100.000) nelle regioni settentrionali, ad un

tasso di 920 e 493 ADI (per 100.000), rispettivamen-

te, nel Centro e nel Sud. Tali valori sono di poco

aumentati rispetto all’anno precedente (Centro 915 e

Sud 451 ADI per 100.000) (Grafico 2).

Globalmente, la percentuale di ADI erogata a sogget-

ti anziani è stata pari all’84,1% del totale, valore in

crescita rispetto al 2008 ed in lieve diminuzione

rispetto ai dati del 2005 e 2006 (84,2% e 84,8%,

rispettivamente). A livello regionale, la PA di

Bolzano presenta il valore più basso (55,4%) di anzia-

ni assistiti in ADI, mentre la Liguria e l’Emilia

Romagna registrano i valori più elevati (rispettiva-

mente, 91,7% e 90,6%) (Tabella 2).

Una notevole variabilità è presente nel numero di

anziani trattati in ADI riferito alla stessa popolazio-

ne anziana residente: si passa, infatti, da 4 casi (per

1.000) di età >65 anni in Valle d’Aosta a 87,3 casi

(per 1.000) in Emilia-Romagna. Il dato nazionale,

pari a 38,9 casi (per 1.000), è in aumento rispetto al

2007 ed al 2008 (rispettivamente, 34,3 e 33,6 casi

per 1.000).

Permane una marcata differenza fra le regioni del

Nord e del Centro rispetto alle regioni del Sud in rela-

zione al numero di ADI per pazienti terminali per

100.000 (rispettivamente, 89,6%, 86,5% e 61,0%)

come mostrato nel Grafico 3.

Tasso di dimissioni ospedaliere*

Numeratore Dimissioni ospedaliere

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 295

Grafico 1 - Tasso di assistibili (per 100.000) trattati in ADI - Anni 1998-2009

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2011.

Grafico 2 - Tasso di assistibili (per 100.000) trattati in ADI per macroarea - Anni 2004-2009

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2011.

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296 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2011

Tabella 1 - Numero di assistibili (per 100.000) trattati in ADI e tasso standardizzato (per 1.000) di dimissioniospedaliere, da istituti pubblici e privati accreditati, per regione - Anni 2006-2009

2006 2007 2008 2009Tassi Tassi Tassi Tassi

Regioni Assistibili std di Assistibili std di Assistibili std di Assistibili std ditrattati ospedaliz- trattati ospedaliz- trattati ospedaliz- trattati ospedaliz-in ADI zazione in ADI zazione in ADI zazione in ADI zazione

(‰) (‰) (‰) (‰)

Piemonte 458 171,2 555 168,8 564 167,8 678 160,1

Valle d’Aosta 53 180,5 117 186,0 136 185,3 130 178,5

Lombardia 806 197,4 846 179,7 946 175,1 958 171,9

Bolzano-Bozen 74 204,3 139 205,5 85 199,0 130 190,4Trento 311 180,6 341 179,1 354 176,0 367 177,4Veneto 1.147 169,8 1.528 160,8 1.442 153,8 1.301 149,5

Friuli Venezia Giulia 2.159 151,2 2.050 149,6 1.944 148,5 2.034 147,2

Liguria 861 212,1 921 207,0 942 205,6 1.007 200,4

Emilia-Romagna 1.405 171,2 1.521 168,9 1.612 166,0 2.064 163,6

Toscana 554 158,1 604 154,1 579 151,3 659 149,4

Umbria 1.135 176,5 1.230 176,2 1.522 172,7 2.014 168,9

Marche 952 175,3 1.028 173,2 1.102 171,4 956 168,8

Lazio 773 227,8 938 204,2 998 198,0 908 189,6

Abruzzo 865 252,2 964 217,5 1.108 199,9 1.264 185,5

Molise 2.098 235,1 1.806 228,6 1.550 211,6 658 197,1

Campania 204 238,9 305 232,9 336 231,8 386 220,9

Puglia 333 220,6 340 220,4 410 216,3 441 193,8

Basilicata 991 205,4 1.145 195,7 1.052 192,8 1.252 184,1

Calabria 562 231,0 652 217,9 585 214,5 583 180,7

Sicilia 213 263,4 254 241,8 231 218,3 292 211,7

Sardegna 271 203,2 314 197,2 507 189,3 581 176,2

Nord 943 n.d. 1.060 n.d. 1.086 n.d. 1.170 n.d.Centro 755 n.d. 868 n.d. 915 n.d. 920 n.d.Sud ed Isole 365 n.d. 423 n.d. 451 n.d. 493 n.d.Italia 703 203,6 799 193,1 834 187,3 886 179,4

n.d. = non disponibile.

Nota: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione media residente in Italia nel 2001.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2011.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 297

Tabella 2 - Assistibili trattati in ADI (valori assoluti e tasso per 100.000) ed assistibili anziani in ADI (per 100e tasso per 1.000 ) per regione - Anno 2009

Assistibili Anziani trattati Tassi di assistibili Tassi di assistibiliRegioni in ADI in ADI (%) (per 100.000) anziani (per 1.000

residenti >65 aa)

Piemonte 30.096 77,2 677,9 24,2

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 166 60,8 130,2 4,0

Lombardia 93.766 85,2 958,3 43,1

Bolzano-Bozen 650 55,4 129,7 4,3Trento 1.915 57,4 366,6 11,6Veneto 63.722 83,0 1.300,7 57,8

Friuli Venezia Giulia 25.069 88,1 2.034,0 81,3

Liguria 16.273 91,7 1.007,3 36,2

Emilia Romagna 89.933 90,6 2.063,8 87,3

Toscana 24.505 78,3 658,9 23,3

Umbria 18.074 87,0 2.013,8 79,5

Marche 15.043 85,0 955,9 38,2

Lazio 51.324 86,2 907,7 41,9

Abruzzo 16.892 80,2 1.263,6 50,1

Molise 2.108 81,3 657,7 25,5

Campania 22.434 76,7 385,5 19,6

Puglia 17.991 83,7 440,8 21,5

Basilicata 7.382 81,5 1.251,7 53,0

Calabria 11.708 81,4 582,8 26,7

Sicilia 14.697 67,9 291,6 11,4

Sardegna 9.713 76,2 581,0 24,9

Nord 321.590 85,8 1.170,3 49,7Centro 108.946 84,4 919,8 38,1Sud ed Isole 102.925 78,2 493,2 22,6Italia 533.461 84,1 886,3 38,9

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2011.

Grafico 3 - Numero di ADI (per 100.000) per pazienti terminali per macroarea - Anno 2009

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2011.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’analisi dell’attività svolta dall’ADI e relativa all’an-

no 2009 conferma, sostanzialmente, un progressivo

ricorso a tale forma assistenziale, che può essere

ricondotta ad una maggiore espansione nei modelli

organizzativi delle cure primarie.

Permane, tuttavia, un’evidente disomogeneità tra le

varie regioni, con notevoli differenze tra Nord e Sud.

La variabilità delle diverse condizioni locali e la

complessità organizzativa e gestionale in cui ci si

trova ad operare impongono un impegno continuo

delle ASL finalizzato alla qualità dei servizi per la

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298 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2011

protezione della fragilità.

Sul piano del governo clinico, una corretta impostazio-

ne dell’assistenza domiciliare potrebbe consentire la

presa in carico fondata su criteri di eleggibilità dei

pazienti da assistere, la continuità assistenziale con

gestione coordinata nei piani di cura delle diverse pre-

stazioni incluse nelle cure primarie e nell’assistenza

specialistica ed ospedaliera (dimissioni programmate,

dimissioni protette, assistenza infermieristica, riabilita-

tiva, prestazioni farmaceutiche e protesiche adeguate),

oltre che la gestione integrata con le prestazioni di sup-

porto domiciliare da parte delle amministrazioni locali

e la collaborazione tra diverse figure professionali.

Nella quasi totalità delle regioni le cure domiciliari

sono inserite nelle Cure Primarie e l’ambito territoria-

le elettivo in cui si collocano è il Distretto socio-sani-

tario, che rappresenta per la sua dimensione territoria-

le anche il luogo ottimale di realizzazione delle attivi-

tà integrate con il comparto sociale. In ambito di assi-

stenza territoriale, anche a livello regionale si avverte

l’esigenza di definire nuovi modelli assistenziali

caratterizzati da un approccio multidisciplinare in gra-

do di attuare meccanismi di integrazione delle presta-

zioni sanitarie e sociali, territoriali ed ospedaliere,

favorendo la presa in carico, la continuità delle cure e

ricorrendo a misure assistenziali ed organizzative di

chiara evidenza scientifica ed efficacia. Volendo, infi-

ne, esemplificare un modello regionale, il sistema del

Veneto con la bozza del nuovo Piano Sanitario

Regionale 2012-2014, riconoscendo una priorità nel-

l’assistenza domiciliare, si è orientato verso un

modello di assistenza integrato, basato sull’organizza-

zione in team multiprofessionali composti da medici,

infermieri ed altri professionisti, strutturata su una

chiara divisione del lavoro e fondata sulla pianifica-

zione delle attività e del follow up, garantendo

l’integrazione attraverso l’implementazione di appo-

siti Percorsi Diagnostici Terapeutici ed Assistenziali.

Per un’appropriata gestione dei pazienti si rendono,

inoltre, indispensabili un buon funzionamento del

sistema informativo delle cure domiciliari ed

un’analisi sistematica dell’intensità e complessità

degli interventi erogati per la verifica delle attività

svolte, dei risultati e dei costi sostenuti.

In tale scenario, l’aggiornamento del flusso informati-

vo mediante il DM 5 dicembre 2006 ha permesso, nel

Rapporto attuale, l’introduzione di nuovi indicatori

che consentono una visione più completa del comples-

so fenomeno dell’ADI. In particolare, migliora la

descrivibilità dell’attività erogata nella fascia dei sog-

getti anziani e dei pazienti terminali. Quest’ultimo

aspetto può sottendere un progressivo ingresso delle

cure palliative domiciliari nei modelli di trattamento

della fase ultima della patologia neoplastica.

Permangono, tuttavia, ancora grandi differenze nei cri-

teri che definiscono le attività assistenziali proprie

dell’ADI nelle diverse regioni, in particolare per

l’assenza di una definizione esplicita delle attività

incluse ed escluse da tale modalità assistenziale all’in-

terno del DPCM sui Livelli Essenziali di Assistenza. Il

nuovo flusso informativo istituito per il 2009 con DM

17 dicembre 2008 (Istituzione del sistema informativo

per il monitoraggio dell’assistenza domiciliare), che for-

nisce indicazioni sulla raccolta dei dati circa la presa in

carico dell’assistito, la sua valutazione multidimensio-

nale, la definizione del piano/progetto /programma di

assistenza individuale, la responsabilità clinica al

Medico di Medicina Generale, al Pediatra di Libera

Scelta o al medico competente per la terapia del dolore,

purché afferenti al Distretto/ASL, non risulta ancora

avviato a livello nazionale. Tutte le regioni sembrano in

attesa del termine dell’obbligo di legge che scade a gen-

naio 2012, evidenziando, peraltro, una criticità di siste-

ma del Servizio Sanitario Nazionale ad organizzare ed

avviare flussi informativi complessi, in particolare a

livello territoriale in contrasto con quanto previsto

anche all’interno del nuovo Patto per la Salute per gli

anni 2010-2012, adottato nel dicembre 2009 in seno alla

Conferenza Stato-Regioni, laddove viene chiaramente

promosso nell’articolo n. 9, tra le specifiche strategie

per la razionalizzazione dell’assistenza ai pazienti

anziani e non autosufficienti, l’attivazione di flussi

informativi relativi alle prestazioni di assistenza domici-

liare integrata e di assistenza residenziale.

Riferimenti bibliografici(1) Istat. La disabilità in Italia. Il quadro della statistica uffi-ciale. Aprile 2010.(2) Cure palliative in medicina generale. Aspetti etici, rela-zionali, clinici, organizzativi delle cure palliative domicilia-ri. Cancian M, LoraAprile P. Pacini editore Medicina 2005;p.191-192.(3) SDA Bocconi. Progetto Benchmarking nel servizio diAssistenza Domiciliare Integrata. Rapporto di ricerca 2002.(4) Ancona A. Le cure primarie: una priorità per il serviziosanitario. Monitor 2008; 20: 3-5.(5) Conferenza Permanente per i Rapporti tra lo Stato, leRegioni e le Province Autonome di Trento e di BolzanoAccordo ai sensi dell’art. 4 del Decreto Legislativo 28 ago-sto 1997, n. 281, tra il Governo, le Regioni e le ProvinceAutonome di Trento e Bolzano sulle linee progettuali perl’utilizzo da parte delle Regioni delle risorse vincolate aisensi dell’art.1, commi 34 e 34 bis, della legge 23 dicembre1996, n. 662 per la realizzazione degli obiettivi di carattereprioritario e di rilievo nazionale per l’anno 2009. 26 febbra-io 2009.(6) Ministero della Salute. Progetto Mattoni SSN.Assistenza primaria e prestazioni domiciliari “RelazioneFinale”.(7) Attività gestionali ed economiche delle ASL e AziendeOspedaliere. Annuario statistico del Servizio SanitarioNazionale. 1998-2007.(8) DM 17 dicembre 2008, Istituzione del sistema informa-tivo per il monitoraggio dell’assistenza domiciliare.(9) Istat. Il sistema di indagini sociali multiscopo. Contenutie metodologia delle indagini. Metodi e norme n.31. Roma2006.(10) Bozza Piano Sanitario Nazionale 2011-2013.Disponibile sul sito: www.salute.gov.it.(11) Bozza PSSR Regione Veneto 2012-2014. Disponibilesul sito: www.regione.veneto.it.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 299

Posti letto residenziali di tipo socio-sanitario per anziani e per persone disabili

Significato. Una delle grandi sfide del Piano Sanitario

Nazionale 2010-2012 è quella di affrontare i problemi

di assistenza socio-sanitaria connessi alla non auto-

sufficienza. Il tema dell’assistenza agli anziani ed ai

disabili assume, nel nostro Paese, dimensioni preoc-

cupanti a causa del progressivo invecchiamento della

popolazione e della conseguente espansione della cro-

nicità, cui la disabilità è spesso associata.

L’inadeguatezza delle attuali risposte al problema

determina la necessità di implementare un sistema

integrato di interventi volti a contenere l’incremento

della cronicità ed, al contempo, a fornire servizi di

assistenza adeguati. L’obiettivo è favorire lo sviluppo

di forme di assistenza domiciliare e/o incrementare

l’assistenza residenziale nei casi in cui il paziente

necessiti di particolari trattamenti o quando risulti in

gravi condizioni di salute, ridimensionando in tal

modo il ricorso all’ospedalizzazione.

L’indagine sui presidi residenziali socio-assistenziali

e socio-sanitari permette di indagare sulla disponibili-

tà di servizi residenziali che rispondono ad una

domanda di assistenza legata alla non autosufficienza

ed alla disabilità.

La ristrutturazione dell’Indagine sui presidi residen-

ziali socio-assistenziali e socio-sanitari per l’anno

2009, avvenuta in collaborazione con il Ministero del-

la Salute, il Ministero del Lavoro e delle Politiche

Sociali ed il Centro Interregionale per il Sistema

Informatico ed il Sistema statistico ha previsto una

serie di modifiche nelle definizioni e nelle classifica-

zioni adottate, che permettono di indagare più appro-

fonditamente sulle diverse tipologie di servizio eroga-

te da uno stesso presidio. Con la nuova indagine si

introduce il concetto di “modulo” inteso come unità di

servizio del presidio caratterizzato da una tipologia di

assistenza per un determinato target di utenza. Il nuo-

vo criterio classificatorio permette di individuare più

accuratamente il numero di posti letto destinati a spe-

cifici target di utenza.

Per descrivere l’offerta di residenzialità ad anziani e

disabili si è ritenuto opportuno selezionare tutti i

moduli caratterizzati da una componente sanitaria

(presenza di almeno una figura che svolge attività di

tipo socio-sanitario oltre al Medico di Medicina

Generale) destinati, prevalentemente, ad anziani

(persone di età >65 anni, autosufficienti e non) ed a

persone con disabilità (persone di età <65 anni con

disabilità fisica, psichica, sensoriale o con problemi

di salute mentale).

Tasso di posti letto per anziani e persone con disabilità

Numeratore Posti letto per target di utenza

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Validità e limiti. L’indicatore è stato costruito per

due diversi target d’utenza: anziani (persone di età

>65 anni) e persone con disabilità; l’assegnazione dei

posti letto al target di utenza è stata effettuata sulla

base di quanto riferito dalle strutture rispetto agli

utenti, prevalentemente, assistiti nei singoli moduli.

Al fine di fornire una lettura coerente dell’indicato-

re, il profilo di offerta è stato posto in relazione con

la popolazione media residente totale e non con la

sola popolazione di riferimento (anziani/disabili). In

tal modo si ritiene di offrire un’analisi comparata

della ricettività di tale tipologia di strutture che è

aperta a diverse fasce di popolazione.

L’indagine condotta sui presidi residenziali socio-

assistenziali e socio-sanitari ha fatto registrare un

tasso di risposta di circa il 70%. Al fine di tener con-

to delle mancate risposte, i posti letto sono stati sti-

mati sulla base di un modello di regressione lineare,

dopo aver stratificato i presidi rispondenti secondo il

numero di utenti medio osservato per struttura.

Pertanto, nel valutare i risultati occorre tener presen-

te l’errore di stima che varia tra regioni.

Il coefficiente di variazione percentuale, che rappre-

senta la quota percentuale dell’errore sulla stima

puntuale, è la misura utilizzata per indicare la preci-

sione della stima.

Valore di riferimento/Benchmark. Difficoltoso risul-

ta individuare un valore di riferimento, poiché il rap-

porto ideale tra posti letto residenziali e popolazione

dipende dall’offerta di forme di assistenza alternative e

dall’orientamento dei singoli Paesi.

Descrizione dei risultatiIl tasso di posti letto per 100.000 abitanti relativo

alle tipologie di utenza anziani e disabili, in Italia, è

pari a 553,1. La maggior parte dei posti letto rileva-

ti sono specificatamente dedicati agli anziani, men-

tre solo quote residuali sono destinate ad utenti di età

<65 anni con disabilità (rispettivamente, 478,4 e

74,7 per 100.000).

L’analisi territoriale evidenzia una sensibile differen-

A. SOLIPACA, C. DI PRIAMO, A. PUGLIESE, F. AUXILIA, A.P. CANTÙ, G. DAMIANI

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300 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2011

Tabella 1 - Tasso di posti letto residenziali (per 100.000) per anziani e disabili per regione - Anno 2009

Regioni Disabili Anziani Totale

Piemonte 76,6 796,4 873,0

Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 55,5 796,1 851,7

Lombardia 120,8 780,0 900,9

Bolzano-Bozen 103,9 756,8 860,7Trento 106,7 867,0 973,7Veneto 91,4 768,9 860,3

Friuli Venezia Giulia 72,8 860,0 932,8

Liguria 146,4 736,4 882,8

Emilia-Romagna 56,7 670,4 727,1

Toscana 51,9 439,0 490,9

Umbria 72,5 250,4 322,9

Marche 56,4 475,2 531,6

Lazio 62,6 241,0 303,6

Abruzzo 68,6 397,5 466,1

Molise 166,8 626,4 793,2

Campania 30,2 30,7 60,9

Puglia 30,4 181,4 211,8

Basilicata 129,6 141,6 271,2

Calabria 42,2 179,4 221,6

Sicilia 80,3 242,8 323,1

Sardegna 73,6 272,0 345,6

Italia 74,7 478,4 553,1

Fonte dei dati: Istat. “Indagine sui presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari”. Anno 2011.

za tra le regioni del Nord e quelle del Mezzogiorno:

tassi superiori a 727,1 (per 100.000) nel Nord, con

punte di 973,7 (per 100.000) nella PA di Trento; nel-

le regioni del Sud la dotazione più bassa si registra in

Campania (60,9 per 100.000), mentre il livello di

offerta più alto in Molise (793,2 per 100.000). Le

regioni del Centro si collocano mediamente in una

situazione intermedia, con dati migliori per Marche e

Toscana (rispettivamente, 531,6 e 490,9 per 100.000)

rispetto a quelli di Umbria e Lazio (rispettivamente,

322,9 e 303,6 per 100.000).

Per quanto riguarda gli anziani, il tasso più elevato si

registra nella PA di Trento con 867,0 (per 100.000),

mentre l’offerta più bassa si osserva in Campania con

30,7 (per 100.000). I posti letto dedicati alle persone

con disabilità con età <65 anni raggiungono la quota

più alta in Molise, dove ammontano a 166,8 (per

100.000), mentre il livello più basso di offerta di posti

letto si registra in Campania e in Puglia con tassi,

rispettivamente, di 30,2 e 30,4 (per 100.000).

Raccomandazioni di OsservasaluteUna valutazione corretta dell’indicatore proposto ai

fini della programmazione e valutazione dei servizi di

assistenza socio-sanitaria non dovrebbe prescindere

dalla considerazione, per ogni singola regione, sia del-

la domanda di residenzialità che dell’offerta comples-

siva che consideri anche forme di assistenza alternati-

ve rivolte alla popolazione, quali l’assistenza domici-

liare. Le singole regioni possono, infatti, avere, da

questo punto di vista, orientamenti molto diversi ai

quali concorrono valutazioni anche di tipo economico

e di appropriatezza.

Si sottolinea, inoltre, come in diversi casi i profili di

utilizzo delle singole strutture non siano univoci nel-

l’ambito di realtà regionali diverse. Coerentemente

con quanto evidenziato nelle ultime edizioni del

Rapporto Osservasalute, si sottolinea l’importanza di

individuare nuovi strumenti di analisi per questa spe-

cifica area, per la quale continua ad essere difficile

studiare la relazione tra sistema di offerta e bisogni

assistenziali della popolazione, non essendo, questi

ultimi, limitati a quelli tipici dell’età anziana, ma rife-

ribili ad un’ampia gamma di bisogni assistenziali dif-

ficili da circoscrivere. Nell’ambito delle politiche,

sarebbe apprezzabile maggiore chiarezza nella defini-

zione degli appropriati profili di utilizzo, anche attra-

verso processi di accreditamento basati sul possesso

di specifici requisiti.

Riferimenti bibliografici(1) Ministero della Salute. Piano Sanitario Nazionale 2010-2011.(2) Giannakouris K, Population and social conditions,Eurostat, statistics in focus 72/2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2:199-232.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 301

Ospiti anziani e con disabilità nei presidi residenziali

Significato. Nel nostro Paese la quota di anziani e di

persone con disabilità continua a crescere considere-

volmente a causa del progressivo invecchiamento del-

la popolazione e del conseguente aumento della croni-

cità di alcune patologie. Il tema desta particolare pre-

occupazione in campo sanitario a causa della mancan-

za di risposte adeguate ad una domanda di assistenza

destinata a crescere nel tempo. Le soluzioni finora

proposte mirano a favorire lo sviluppo di forme di

assistenza domiciliare ed ad incrementare l’assistenza

residenziale nei casi in cui le cure a domicilio risulti-

no poco appropriate.

La presente sezione prende in considerazione l’attività

di assistenza socio-sanitaria erogata a favore degli

anziani (di età >65 anni, autosufficienti e non) e delle

persone minori ed adulte con disabilità (di età <65

anni con disabilità fisica, psichica, sensoriale o con

problemi di salute mentale).

La ristrutturazione dell’Indagine sui presidi residen-

ziali socio-assistenziali e socio-sanitari per l’anno

2009, avvenuta in collaborazione con gli esperti del

Ministero della Salute, del Ministero del Lavoro e del-

le Politiche Sociali e del Centro Interregionale per il

Sistema Informatico ed il Sistema statistico ha previ-

sto una serie di modifiche nelle definizioni e nelle

classificazioni adottate, al fine di permettere di inda-

gare più approfonditamente sulle diverse tipologie di

servizio erogate da uno stesso presidio. Con la nuova

indagine si introduce il concetto di “modulo”, inteso

come unità di servizio del presidio e caratterizzato da

una tipologia di assistenza per un determinato targetdi utenza.

Le strutture considerate sono state quelle erogatrici di

assistenza con una rilevante componente sanitaria.

Pertanto, sono stati selezionati i presidi residenziali

caratterizzati dalla presenza di almeno una figura pro-

fessionale, oltre al Medico di Medicina Generale, che

svolge attività di tipo socio-sanitario.

Tasso di ospiti minori ed adulti nei presidi residenziali

Numeratore Ospiti minori ed adulti con disabilità dei presidi residenziali

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente della stessa classe di età

Tasso di ospiti anziani nei presidi residenziali

Numeratore Ospiti anziani dei presidi residenziali

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente della stessa classe di età

Validità e limiti. La variabilità osservata nei diversi con-

testi regionali può dipendere non solo da una diversa

capacità di risposta a condizioni di bisogno, ma anche ad

un diverso livello di offerta residenziale presente sul ter-

ritorio e/o ad una diversa organizzazione della rete socio-

assistenziale. L’indagine condotta sui presidi residenzia-

li socio-assistenziali e socio-sanitari ha fatto registrare un

tasso di risposta di circa il 70%. Al fine di tener conto

delle mancate risposte, gli ospiti sono stati stimati sulla

base di un modello di regressione lineare, dopo aver stra-

tificato i presidi rispondenti secondo il numero di utenti

medio osservato per struttura. Pertanto, nel valutare i

risultati, occorre tener presente l’errore di stima - valuta-

to con il coefficiente di variazione - tra le regioni. A tale

riguardo il tasso relativo ai minori con disabilità ospitati

in Calabria non viene pubblicato, in quanto il coefficien-

te di variazione è superiore al 75,0%. Il coefficiente di

variazione percentuale, che rappresenta la quota percen-

tuale dell’errore sulla stima puntuale, è la misura utiliz-

zata per indicare la precisione della stima.

Valore di riferimento/Benchmark. Difficoltoso risul-

ta individuare un valore di riferimento, poiché la quota

di soggetti istituzionalizzati dipende dal diverso livello

di offerta residenziale presente sul territorio e da una

diversa organizzazione della rete socio-assistenziale.

Descrizione dei risultatiGli ospiti anziani, i minori e gli adulti disabili dei pre-

sidi residenziali sono, complessivamente, 330.749.

Gli anziani rappresentano l’84,0% del totale degli

ospiti considerati e sono, nella maggior parte dei casi,

non autosufficienti. A livello nazionale il tasso di

ospiti anziani non autosufficienti istituzionalizzati

ogni 100.000 anziani residenti è pari a 1.743. Molte

meno sono le persone con disabilità presenti nelle

strutture residenziali, nel complesso 50.310 adulti e

2.517 minori. Per quanto concerne gli adulti disabili e

gli anziani, i dati evidenziano un maggior ricorso

all’istituzionalizzazione nelle regioni del Nord rispetto

a quelle del Sud. Tale variabilità regionale risente della

distribuzione territoriale dell’offerta residenziale.

Per gli anziani non autosufficienti si riscontrano i più

alti livelli dei tassi nelle PA di Trento e Bolzano, in

A. SOLIPACA, C. DI PRIAMO, A. PUGLIESE, F. AUXILIA, A.P. CANTÙ, G. DAMIANI

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302 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2011

Valle d’Aosta, in Lombardia, in Veneto ed in Friuli

Venezia Giulia, mentre nelle regioni del Sud i tassi si

riducono considerevolmente. Particolarmente basso è il

livello di istituzionalizzazione riscontrato in Campania,

dove gli anziani non autosufficienti nei presidi residen-

ziali sono soltanto 85,9 (per 100.000) (Tabella 1).

Risultati analoghi si ottengono dall’analisi degli indica-

tori sugli ospiti adulti con disabilità: le regioni con tas-

si elevati sono Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria e le

PA di Trento e Bolzano, l’unica eccezione è rappresen-

tata dal Molise dove si osserva il più alto tasso

d’istituzionalizzazione degli adulti con disabilità. La

dicotomia Nord-Sud è confermata anche per quanto

riguarda gli ospiti minori con disabilità. Infatti, se si

esclude la Sicilia nella quale il tasso assume il valore

massimo, il valore più elevato si registra in Veneto,

Lombardia e PA di Trento, mentre i tassi più bassi si

riscontrano in Sardegna, Puglia e Marche.

Tabella 1 - Tasso di ospiti anziani, adulti e minori (per 100.000) con disabilità delle strutture socio-sanitarie ecoefficiente di variazione percentuale per regione - Anno 2009

Anziani Anziani non autosufficienti Adulti disabili Minori disabiliAnziani Coefficiente Anziani Coefficiente Anziani Coefficiente Minori CoefficienteRegioni auto- di ∆∆ % non auto- di ∆∆ % con di ∆∆ % con di ∆∆ %sufficienti* sufficienti* disabilità* disabilità*

Piemonte 1.172,7 3,2 2.223,2 3,1 148,7 4,4 23,1 14,8

Valle d’Aosta 322,9 8,8 3.262,4 8,2 176,9 10,9 23,9 19,9

Lombardia 333,2 14,6 3.456,9 2,8 201,8 5,3 27,0 17,9

Bolzano-Bozen 497,3 5,2 3.724,6 1,9 165,0 3,5 0,0 n.c.Trento 237,2 0,0 4.017,2 0,0 253,2 0,0 31,2 0,0Veneto 627,4 4,8 3.090,9 3,5 156,7 6,1 26,7 20,1

Friuli Venezia Giulia 648,8 6,0 3.028,9 5,7 156,5 6,5 6,0 30,0

Liguria 847,2 4,2 1617,2 5,5 195,7 5,6 15,3 31,3

Emilia-Romagna 430,3 4,3 2.242,1 2,3 105,4 3,1 8,0 13,4

Toscana 528,1 7,0 1.305,2 4,8 118,9 9,4 6,9 32,3

Umbria 246,0 8,4 863,7 4,5 129,1 4,6 11,6 19,8

Marche 438,0 4,3 1.369,4 3,4 84,3 4,9 4,0 31,2

Lazio 571,6 5,7 622,4 8,7 99,5 11,6 16,7 39,8

Abruzzo 777,8 16,1 1.178,9 13,0 117,0 27,8 7,5 65,3

Molise 1.112,7 18,7 1.359,2 17,2 395,6 32,7 0,0 n.c.

Campania 131,4 29,9 85,9 40,9 45,7 33,3 14,5 22,8

Puglia 380,1 8,2 586,3 10,7 86,5 26,4 3,3 38,8

Basilicata 358,5 9,5 558,0 10,0 158,8 19,1 12,1 42,1

Calabria 378,2 27,4 570,9 20,7 61,1 19,8 .. ..

Sicilia 609,4 8,4 685,8 15,4 163,6 17,5 115,6 67,0

Sardegna 747,5 8,1 700,2 7,5 117,5 11,9 2,0 45,1

Italia 533,6 2,3 1.743,2 1,6 132,7 2,5 24,6 11,7

*Dati provvisori.

n.c. = non classificabile.

Fonte dei dati: Istat. “Indagine sui presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari”. Anno 2011.

Raccomandazioni di OsservasaluteLa quota di soggetti istituzionalizzati dipende, innanzi-

tutto, dall’offerta di posti letto destinati all’assistenza a

lungo termine. Da questo punto di vista le regioni pre-

sentano sistemi di offerta molto diversificati ed, in

alcuni casi, giudicati carenti rispetto ai bisogni della

popolazione. In particolar modo, nel caso dei soggetti

anziani, questa situazione potrebbe determinare un uti-

lizzo non appropriato dei diversi setting assistenziali.

Questo a sua volta potrebbe tradursi, ad esempio, in un

inappropriato, meno sicuro per l’ospite e relativamen-

te più dispendioso per il Servizio Sanitario Nazionale,

allungamento della durata della degenza in strutture

per acuti. Occorre, inoltre, considerare che l’indicatore

analizzato può essere influenzato da fattori legati

all’assetto sociale e culturale che circonda l’anziano,

elemento che potrebbe riflettersi in una maggiore o

minore propensione al ricorso all’istituzionalizzazio-

ne. Più complessa risulta la lettura del dato relativo

agli ospiti minori ed adulti, anch’esso, peraltro, poten-

zialmente legato alla presenza più o meno accentuata

di forme alternative di assistenza nonché a fattori di

ordine sociale e culturale. Si sottolinea che molte

regioni esprimono, nell’ambito dei Piani Sanitari

Regionali, un orientamento verso un potenziamento

dell’assistenza domiciliare. Tale indicazione potrebbe

riflettersi in possibili variazioni del quadro descritto,

seppure nel medio-lungo periodo.

Riferimenti bibliografici(1) Ministero della Salute. Piano Sanitario Nazionale 2010-2011.(2) Giannakouris K, Population and social conditions,Eurostat, statistics in focus 72/2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2: 199-232.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 303

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per Complicanze a Lungo Terminedel Diabete mellito

Significato. Il diabete è una malattia cronica caratte-

rizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel

sangue (iperglicemia) ed è dovuta ad un’alterata quan-

tità o funzione dell’insulina. Il diabete può determina-

re complicanze croniche che possono essere prevenu-

te, o di cui si può rallentare la progressione, attraver-

so uno stretto controllo di tutti i fattori di rischio. La

gestione delle Complicanze a Lungo Termine del

Diabete (CLTD) può essere realizzata attraverso

un’assistenza territoriale che fornisca al paziente

informazioni e mezzi per un adeguato controllo meta-

bolico, al fine di evitare l’insorgenza di quadri di dia-

bete scompensato che renderebbero necessaria

l’ospedalizzazione. Tra i Prevention QualityIndicators dell’Agency for Healthcare Research andQuality il tasso di dimissioni ospedaliere potenzial-

mente evitabili per CLTD consente di valutare, indi-

rettamente, l’appropriatezza della gestione territoriale

del diabete. L’analisi ottenuta attraverso tale indicato-

re è da considerarsi in maniera integrata con quanto

descritto, a proposito dell’ospedalizzazione per diabe-

te mellito, nel Capitolo “Malattie metaboliche” del

presente Rapporto.

Tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per Complicanze a Lungo Termine del Diabete mellito*

Numeratore Dimissioni di persone di 18 anni ed oltre per Complicanze a Lungo Termine del Diabete mellito

(ICD-9-CM: 250.40-43; 250.50-53; 250.60-63; 250.70-73; 250.80-83; 250.90-93)

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di 18 anni ed oltre

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.

Validità e limiti. La validità di questo indicatore,

come misuratore della qualità dell’assistenza territo-

riale, è stata negli ultimi anni oggetto di critiche speci-

fiche. Da un lato, questa medesima scheda pubblicata

nel Rapporto Osservasalute 2010 riporta che il 36,0%

della variabilità intraregionale dell’indicatore è spiega-

ta da differenze nella prevalenza della patologia (3).

Dall’altro lato, in un approfondimento pubblicato nel-

lo stesso volume, è riportato uno studio sull’ospedaliz-

zazione evitabile, in cui si evidenzia come i trend tem-

porali nell’ospedalizzazione evitabile siano fortemente

influenzati dai trend dell’ospedalizzazione generale

(4). Infine, un recente articolo (5) sviluppa un modello

binomiale negativo per interpretare l’ospedalizzazione

evitabile al netto di un gran numero di confondenti che

portano un contributo significativo al modello stesso.

Il semplice tasso di dimissioni ospedaliere potenzial-

mente evitabili per CLTD risulta molto indebolito da

questa successione di osservazioni.

Valore di riferimento/Benchmark. Media del terzi-

le migliore: 0,21 per 1.000.

Descrizione dei risultatiNel 2009, il tasso ha registrato una variazione geogra-

fica ampia, con la Puglia che presenta un valore più di

cinque volte maggiore rispetto alle Marche (rispetti-

vamente, 0,79 e 0,15 per 1.000). Il terzile con il dato

più alto (0,45-0.79 per 1.000) è costituito, prevalente-

mente, da regioni meridionali, il terzile centrale (0,27-

0,42 per 1.000) da regioni settentrionali ed il terzile

con dato più basso (0,15-0.24 per 1.000) da diverse

aree geografiche. Rispetto al 2008, quasi un terzo del-

le regioni hanno mantenuto il tasso stabile o sono peg-

giorate, anche se tra queste solo la Lombardia e la PA

di Trento sono passate nel terzile inferiore. Due terzi

delle regioni hanno registrato un miglioramento e tra

queste tutte le regioni meridionali e centrali.

Apparentemente si osserva, quindi, una saturazione

della capacità delle regioni più virtuose di migliorare

ulteriormente, mentre prosegue il trend positivo delle

altre regioni, con poche eccezioni.

P. FRANCESCONI, G. MACIOCCO, R. GINI, G. DAMIANI, M. AVOLIO

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304 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2011

Tabella 1 - Tasso standardizzato di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili tra gli adulti (per 1.000) perCLTD e variazione percentuale per regione - Anni 2008, 2009

∆∆ %Regioni 2008 Regioni 2009 Regioni (2008-2009)

Marche 0,15 Marche 0,15 Sicilia -18,0

Veneto 0,21 Toscana 0,18 Molise -17,2

Toscana 0,21 Umbria 0,19 Sardegna -15,4

Umbria 0,22 Veneto 0,22 Toscana -13,3

Valle d’Aosta 0,22 Valle d’Aosta 0,23 Umbria -12,9

Liguria 0,23 Sardegna 0,23 Lazio -11,6

Friuli Venezia Giulia 0,27 Abruzzo 0,24 Abruzzo -11,1

Sardegna 0,27 Friuli Venezia Giulia 0,27 Calabria -9,4

Abruzzo 0,27 Liguria 0,28 Campania -7,4

Piemonte 0,32 Piemonte 0,31 Puglia -6,4

Trento 0,36 Emilia-Romagna 0,36 Basilicata -6,1

Emilia-Romagna 0,36 Bolzano-Bozen 0,39 Bolzano-Bozen -5,8Bolzano-Bozen 0,42 Lazio 0,40 Piemonte -3,9

Lazio 0,45 Calabria 0,42 Marche -0,8

Calabria 0,47 Molise 0,45 Friuli Venezia Giulia -0,1

Lombardia 0,52 Trento 0,48 Emilia-Romagna 0,5

Basilicata 0,55 Basilicata 0,51 Lombardia 1,0

Molise 0,55 Campania 0,52 Valle d'Aosta 1,7

Campania 0,56 Lombardia 0,53 Veneto 7,7

Sicilia 0,72 Sicilia 0,59 Liguria 21,9

Puglia 0,85 Puglia 0,79 Trento 34,2

Italia 0,43 Italia 0,41 Italia -5,5

Nota: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione italiana al censimento del 2001.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

Raccomandazioni di OsservasaluteAlla luce, da un lato, del crescente peso dell’impor-

tanza dell’assistenza territoriale e, dall’altro, dei chia-

ri limiti emersi dall’utilizzo dei semplici tassi di ospe-

dalizzazione evitabile per leggerne la qualità dell’as-

sistenza, risulta prioritario sviluppare nuovi metodi di

misurazione. Si rinnova la raccomandazione a svilup-

pare indicatori di processo calcolati su coorti di

pazienti che prescindano dai confondimenti dovuti

alle differenze nella prevalenza e nel tasso di ospeda-

lizzazione generale. Per conseguire questo obiettivo è

necessario dotare il Servizio Sanitario Nazionale del-

la capacità di effettuare record-linkage con metodi

omogenei in tutte le regioni: il progetto Matrice

(“Integrazione dei contenuti informativi per la gestio-

ne sul territorio di pazienti con patologie complesse o

con patologie croniche”), portato avanti dall’Agenzia

Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali con la col-

laborazione del Ministero della Salute, sviluppa stru-

menti in questa direzione.

Contemporaneamente, è necessario adottare metodi

statistici maggiormente sofisticati per interpretare gli

indicatori disponibili (5).

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ Quality Indicators. Prevention QualityIndicators: Technical Specifications. Department of Healthand Human Services. Agency for Healthcare Research andQuality. October 2001 Version 3.2 (February 2008).Disponibile sul sito:http://www.qualityindicators.ahrq.gov (Accesso: ottobre2008).(2) Damiani G, Ricciardi G. Manuale di Programmazione eOrganizzazione Sanitaria. Napoli: Ildelson-Gnocchi, 2005.(3) Francesconi P, Maciocco G, Gini R, Sferrazza A.Ospedalizzazione potenzialmente evitabile perComplicanze a Lungo Termine del Diabete mellito. In:Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane.Rapporto Osservasalute 2010; PREX, Milano.(4) Rosano A, de Belvis AG, Sferrazza A, Burgio A. Analisidell’ospedalizzazione evitabile nelle regioni italiane: anni2001-2008. In: Osservatorio Nazionale sulla Salute nelleRegioni Italiane. Rapporto Osservasalute 2010; PREX,Milano.(5) Rosano A, Lauria L, Viola G, Burgio A, de Belvis AG,Ricciardi W, Guasticchi G, van der Zee J. Hospitalizationfor ambulatory care sensitive conditions and the role of pri-mary care in Italian regions. Italian Journal of PublicHealth. 2011 8 (1) 77-88.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 305

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per BroncoPneumopatia CronicoOstruttiva

Significato. La BroncoPneumopatia Cronico

Ostruttiva (BPCO) è una condizione cronica che

determina un elevato carico di malattia nella popola-

zione adulta e soprattutto anziana. Incluso tra i

Prevention Quality Indicators dell’Agency forHealthcare Research and Quality (1), il tasso di ospe-

dalizzazione per questa condizione “sensibile alle

cure ambulatoriali” intende misurare la qualità dei

servizi territoriali in termini di prevenzione e di cura

presupponendo che, al migliorare di queste, diminui-

sca il ricorso al ricovero in ospedale.

Tasso di dimissioni ospedaliere per BroncoPneumopatia Cronico Ostruttiva*

Numeratore Dimissioni di persone di 65 anni ed oltre per BroncoPneumopatia Cronico Ostruttiva

(ICD-9-CM 490, 491.x, 492.x, 496.x)

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di 65 anni ed oltre

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.

Validità e limiti. La validità di questo indicatore,

come misuratore della qualità dell’assistenza territo-

riale, è stata negli ultimi anni oggetto di critiche speci-

fiche. Da un lato, questa medesima scheda pubblicata

nel Rapporto Osservasalute 2010 riporta che il 34,0%

della variabilità intraregionale dell’indicatore è spiega-

ta da differenze nella prevalenza della patologia (3).

Dall’altro lato, in un approfondimento pubblicato nel-

lo stesso volume, è riportato uno studio sull’ospedaliz-

zazione evitabile, in cui si evidenzia come i trend tem-

porali nell’ospedalizzazione evitabile siano fortemente

influenzati dai trend nell’ospedalizzazione generale

(4). Infine, un recente articolo (5) sviluppa un modello

binomiale negativo per interpretare l’ospedalizzazione

evitabile al netto di un gran numero di confondenti che

portano un contributo significativo al modello stesso.

Il semplice tasso di dimissioni ospedaliere potenzial-

mente evitabili per BPCO risulta molto indebolito da

questa successione di osservazioni.

Valore di riferimento/Benchmark. Media del terzi-

le migliore: 3,26 per 1.000.

Descrizione dei risultatiIl tasso standardizzato di ospedalizzazione per BPCO

ha registrato, nel 2009, un’ampia variabilità geografi-

ca, con il valore più alto registrato in Puglia (9,97 per

1.000) pari a quasi cinque volte il valore più basso

registrato in Toscana (2,19 per 1.000). L’indicatore

presenta un pattern Nord-Sud abbastanza chiaro: il

terzile più alto (5,68-9,97 per 1.000) è occupato quasi

esclusivamente da regioni meridionali, in quello cen-

trale (4,3-5,41 per 1.000) si collocano regioni apparte-

nenti alle diverse aree geografiche ed in quello più

basso (2,19-4,22 per 1.000) regioni settentrionali. Tra

il 2008 ed il 2009 tutte le regioni, tranne la PA di

Bolzano, hanno registrato un miglioramento, più mar-

cato nelle regioni centro-settentrionali.

P. FRANCESCONI, G. MACIOCCO, R. GINI, G. DAMIANI, M. AVOLIO

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306 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2011

Tabella 1 - Tasso standardizzato di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili (per 1.000) per BPCO evariazione percentuale per regione - Anni 2008, 2009

∆∆ %Regioni 2008 Regioni 2009 Regioni (2008-2009)

Toscana 2,79 Toscana 2,19 Valle d’Aosta -23,2

Piemonte 2,85 Piemonte 2,51 Toscana -21,2

Trento 3,08 Trento 2,78 Friuli Venezia Giulia -13,9

Lazio 3,59 Lazio 3,24 Basilicata -12,2

Liguria 4,14 Liguria 3,72 Piemonte -11,8

Lombardia 4,21 Lombardia 4,15 Veneto -10,6

Marche 4,65 Veneto 4,22 Liguria -10,1

Veneto 4,71 Marche 4,30 Trento -9,9Basilicata 4,91 Basilicata 4,31 Lazio -9,9

Emilia-Romagna 5,20 Emilia-Romagna 4,85 Calabria -8,0

Molise 5,27 Molise 5,19 Marche -7,5

Umbria 5,74 Valle d’Aosta 5,37 Abruzzo -7,4

Abruzzo 6,14 Friuli Venezia Giulia 5,40 Campania -7,1

Bolzano-Bozen 6,20 Umbria 5,41 Sardegna -7,1

Friuli Venezia Giulia 6,27 Abruzzo 5,68 Puglia -7,0

Sicilia 6,40 Sicilia 6,00 Emilia-Romagna -6,9

Valle d’Aosta 7,00 Bolzano-Bozen 6,59 Sicilia -6,3

Sardegna 7,24 Sardegna 6,73 Umbria -5,6

Campania 7,98 Campania 7,41 Molise -1,5

Calabria 9,71 Calabria 8,93 Lombardia -1,2

Puglia 10,72 Puglia 9,97 Bolzano-Bozen 6,2

Italia 5,31 Italia 4,90 Italia -8,9

Nota: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione italiana al censimento del 2001.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2010.

Raccomandazioni di OsservasaluteAlla luce, da un lato, del crescente peso dell’impor-

tanza dell’assistenza territoriale e, dall’altro, dei chia-

ri limiti emersi dall’utilizzo dei semplici tassi di ospe-

dalizzazione evitabile per leggerne la qualità dell’as-

sistenza, risulta prioritario sviluppare nuovi metodi di

misurazione. Si rinnova la raccomandazione a svilup-

pare indicatori di processo calcolati su coorti di

pazienti che prescindano dai confondimenti dovuti

alle differenze nella prevalenza e nel tasso di ospeda-

lizzazione generale. Per conseguire questo obbiettivo

è necessario dotare il Servizio Sanitario Nazionale

della capacità di effettuare record-linkage con metodi

omogenei in tutte le regioni: il progetto Matrice

(“Integrazione dei contenuti informativi per la gestio-

ne sul territorio di pazienti con patologie complesse o

con patologie croniche”), portato avanti dall’Agenzia

Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali con la col-

laborazione del Ministero della Salute, sviluppa stru-

menti in questa direzione.

Contemporaneamente, è necessario adottare metodi

statistici maggiormente sofisticati, quali quelli svilup-

pati da Rosano et al (5), per intepretare gli indicatori

disponibili.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Guide to prevention qualityindicators: hospital admission for ambulatory care sensitiveconditions [version 3.1]. Rockville (MD): Agency forHealthcare Research and Quality (AHRQ); 2007 Mar 12. 59p. (AHRQ Pub; no. 02-R0203).(2) Wagner EH, Austin BT, Davis C, Hindmarsh M,Schaefer J, Bonomi A. Improving chronic illness care: tran-slating evidence into action. Health Aff (Millwood). 2001;20: 64-78.(3) Francesconi P, Maciocco G, Gini R, Sferrazza A.Ospedalizzazione potenzialmente evitabile perBroncoPneumopatia Cronico Ostruttiva. In: OsservatorioNazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane. RapportoOsservasalute 2010; PREX, Milano.(4) Rosano A, De Belvis AG, Sferrazza A, Burgio A.Analisi dell’ospedalizzazione evitabile nelle regioni italia-ne: anni 2001-2008. In: Osservatorio Nazionale sulla Salutenelle Regioni Italiane. Rapporto Osservasalute 2010;PREX, Milano.(5) Rosano A, Lauria L, Viola G, Burgio A, de Belvis AG,Ricciardi W, Guasticchi G, van der Zee J. Hospitalizationfor ambulatory care sensitive conditions and the role of pri-mary care in Italian regions. Italian Journal of PublicHealth. 2011 8 (1) 77-88.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 307

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per Insufficienza Cardiaca senzaprocedure cardiache

Significato. L’insufficienza cardiaca è una condizio-

ne cronica che determina un elevato carico di malat-

tia nella popolazione adulta e soprattutto anziana.

Incluso tra i Prevention Quality Indicatorsdell’Agency for Healthcare Research and Quality(1), il tasso di ospedalizzazione senza procedure car-

diache dei soggetti di 65 anni ed oltre per questa con-

dizione “sensibile alle cure ambulatoriali” intende

misurare la qualità dei servizi territoriali in termini di

prevenzione e di cura presupponendo che, al miglio-

rare di queste, diminuisca il ricorso al ricovero in

ospedale.

Tasso di dimissioni ospedaliere per Insufficienza Cardiaca senza procedure cardiache*

Numeratore Dimissioni di persone di 65 anni ed oltre per Insufficienza Cardiaca senza procedure chirurgiche

(ICD-9-CM 428.x, 398.91, 402.01, 402.11, 402.91, 404.01, 404.03, 404.11, 404.13, 404.91, 404.93)

senza procedure cardiache (ICD-9-CM 35.xx-37.xx)

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di 65 anni ed oltre

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.

Validità e limiti. La validità di questo indicatore, come

misuratore della qualità dell’assistenza territoriale, è

stata negli ultimi anni oggetto di critiche specifiche. Da

un lato, questa medesima scheda pubblicata nel

Rapporto Osservasalute 2010 riporta che il 59,0% del-

la variabilità intraregionale dell’indicatore è spiegata da

differenze nella prevalenza della patologia (2).

Dall’altro lato, in un approfondimento pubblicato nello

stesso volume, è riportato uno studio sull’ospedalizza-

zione evitabile, in cui si evidenzia come i trend tempo-

rali nell’ospedalizzazione evitabile siano fortemente

influenzati dai trend nell’ospedalizzazione generale (2).

Infine, un recente articolo (4) sviluppa un modello

binomiale negativo per interpretare l’ospedalizzazione

evitabile al netto di un gran numero di confondenti che

portano un contributo significativo al modello stesso. Il

semplice tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmen-

te evitabili per Insufficienza Cardiaca risulta molto

indebolito da questa successione di osservazioni.

Valore di riferimento/Benchmark. Media del terzi-

le migliore: 12,13 per 1.000.

Descrizione dei risultatiIl tasso ha mostrato, nel 2009, una variabilità geo-

grafica non eccessivamente ampia, con il valore più

basso registrato in Piemonte (9,67 per 1.000) pari a

quasi la metà del valore più alto registrato in

Calabria (18,13 per 1.000). Rispetto al 2008,

l’indicatore è rimato stabile o è aumentato in un ter-

zo delle regioni, quasi tutte del Centro-Nord. Nelle

altre regioni si è registrata una diminuzione che ha

raggiunto punte del 9,0%.

P. FRANCESCONI, G. MACIOCCO, R. GINI, G. DAMIANI, M. AVOLIO

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308 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2011

Tabella 1 - Tasso standardizzato di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili (per 1.000) per InsufficienzaCardiaca senza procedure cardiache e variazione percentuale per regione - Anni 2008, 2009

∆∆ %Regioni 2008 Regioni 2009 Regioni (2008-2009)

Piemonte 9,39 Piemonte 9,67 Molise -9,0

Umbria 11,14 Toscana 11,10 Calabria -8,4

Valle d’Aosta 11,16 Sardegna 11,78 Puglia -4,9

Toscana 11,45 Valle d’Aosta 12,70 Friuli Venezia Giulia -4,7

Sardegna 12,29 Umbria 12,78 Sardegna -4,1

Lombardia 13,55 Lombardia 13,34 Campania -3,1

Liguria 13,56 Liguria 13,58 Toscana -3,0

Lazio 14,33 Lazio 14,27 Veneto -1,8

Bolzano-Bozen 14,66 Campania 14,28 Lombardia -1,6

Trento 14,70 Puglia 14,47 Marche -1,5

Campania 14,75 Trento 14,51 Trento -1,3Sicilia 15,21 Bolzano-Bozen 15,06 Emilia-Romagna -0,7

Puglia 15,22 Emilia-Romagna 15,60 Abruzzo -0,5

Emilia-Romagna 15,70 Sicilia 15,75 Lazio -0,4

Abruzzo 16,55 Marche 16,32 Basilicata 0,1

Marche 16,56 Veneto 16,37 Liguria 0,2

Veneto 16,67 Abruzzo 16,47 Bolzano-Bozen 2,8Basilicata 16,68 Basilicata 16,70 Piemonte 2,9

Friuli Venezia Giulia 18,30 Friuli Venezia Giulia 17,44 Sicilia 3,6

Molise 19,25 Molise 17,52 Valle d’Aosta 13,8

Calabria 19,79 Calabria 18,13 Umbria 14,8

Italia 14,34 Italia 14,16 Italia -1,3

Nota: la standardizzazione è stata effettuata considerando come popolazione di riferimento la popolazione italiana al censimento del 2001.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2010.

Raccomandazioni di OsservasaluteAlla luce, da un lato, del crescente peso dell’impor-

tanza dell’assistenza territoriale e, dall’altro, dei chia-

ri limiti emersi dall’utilizzo dei semplici tassi di ospe-

dalizzazione evitabile per leggerne la qualità dell’as-

sistenza , risulta prioritario sviluppare nuovi metodi di

misurazione. Si rinnova la raccomandazione a svilup-

pare indicatori di processo calcolati su coorti di

pazienti che prescindano dai confondimenti dovuti

alle differenze nella prevalenza e nel tasso di ospeda-

lizzazione generale. Per conseguire questo obbiettivo

è necessario dotare il Servizio Sanitario Nazionale

della capacità di effettuare record-linkage con metodi

omogenei in tutte le regioni: il progetto Matrice

(“Integrazione dei contenuti informativi per la gestio-

ne sul territorio di pazienti con patologie complesse o

con patologie croniche”), portato avanti dall’Agenzia

Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali con la col-

laborazione del Ministero della Salute, sviluppa stru-

menti in questa direzione.

Contemporaneamente, è necessario adottare metodi

statistici maggiormente sofisticati, quali quelli svilup-

pati da Rosano et al (4), per interpretare gli indicatori

disponibili.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Guide to prevention qualityindicators: hospital admission for ambulatory care sensitiveconditions [version 3.1]. Rockville (MD): Agency forHealthcare Research and Quality (AHRQ); 2007 Mar 12. 59p. (AHRQ Pub; no. 02-R0203).(2) Francesconi P, Maciocco G, Gini R, Sferrazza A.Ospedalizzazione potenzialmente evitabile perBroncoPneumopatia Cronico Ostruttiva. In: OsservatorioNazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane. RapportoOsservasalute 2010; PREX, Milano.(3) Rosano A, De Belvis AG, Sferrazza A, Burgio A.Analisi dell’ospedalizzazione evitabile nelle regioni italia-ne: anni 2001-2008. In: Osservatorio Nazionale sulla Salutenelle Regioni Italiane. Rapporto Osservasalute 2010;PREX, Milano. (4) Rosano A, Lauria L, Viola G, Burgio A, de Belvis AG,Ricciardi W, Guasticchi G, van der Zee J. Hospitalizationfor ambulatory care sensitive conditions and the role of pri-mary care in Italian regions. Italian Journal of PublicHealth. 2011 8 (1) 77-88.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 285

Assistenza Domiciliare Integrata

Significato. La crescente prevalenza di malattie cro-

niche, attualmente prima causa di mortalità e morbo-

sità nel nostro Paese, rappresenta una delle conse-

guenze della transizione demografica avvenuta nella

seconda metà del XX secolo, caratterizzata dal pro-

gressivo invecchiamento della popolazione legato al

miglioramento delle condizioni socio-sanitarie.

In Italia, la popolazione di età >65 anni rappresenta il

20,3% del totale e, secondo le previsioni, raggiungerà

il 32% nel 2043. In particolare, si assiste ad

un’aumentata longevità di pazienti affetti da condizio-

ni croniche multiple che richiedono un’assistenza

continuativa per tutta la durata della loro vita.

Il progressivo invecchiamento della popolazione e la

contemporanea esigenza di razionalizzare

l’organizzazione del sistema socio-sanitario, in un

contesto caratterizzato da una sempre più limitata

disponibilità di risorse, hanno favorito lo sviluppo di

forme alternative di assistenza di lungo periodo, in

grado di fornire una tipologia di servizi sempre più

mirata ai problemi legati alla perdita di autonomia tra

le persone anziane e le persone con disabilità.

I principali documenti di programmazione sanitaria,

compresa la recente bozza del Piano Sanitario

Nazionale (PSN) 2011-2013, sottolineano, tra le criti-

cità tuttora presenti all’interno del servizio sanitario

italiano, l’inappropriatezza dei ricoveri ospedalieri e

degli accessi in Pronto Soccorso dovuta all’organizza-

zione, ancora spesso insufficiente, del sistema delle

cure primarie, dei servizi territoriali e dell’Assistenza

Domiciliare Integrata (ADI). Il PSN, nel ribadire la

centralità delle cure primarie, prevede il potenziamen-

to di una rete assistenziale territoriale che consenta

una gestione a domicilio delle fasi di riacutizzazione

delle patologie croniche.

L’ADI, introdotta per la prima volta dal DPCM 29

novembre 2001 “Definizione dei Livelli Essenziali di

Assistenza”, viene attualmente definita dal Ministero

della Salute come l’assistenza domiciliare erogata sul-

la base di un piano assistenziale individuale, attraver-

so la presa in carico multidisciplinare e multiprofessio-

nale del paziente, principalmente anziano, per presta-

zioni di medicina generale, di medicina specialistica,

di carattere infermieristico e riabilitativo, ma anche per

prestazioni di assistenza sociale (aiuto domestico da

parte dei familiari o del competente servizio delle

aziende).

Le ipotesi di attivazione dell’intervento si riferiscono,

generalmente, a malati terminali, incidenti vascolari

acuti, gravi fratture in anziani, forme psicotiche acute

gravi, riabilitazione di vasculopatici, malattie acute

temporaneamente invalidanti dell’anziano e dimissio-

ni protette da strutture ospedaliere.

L’ADI si configura, quindi, come valida alternativa

per contrastare il fenomeno dei ricoveri ospedalieri

inappropriati e come forma assistenziale vantaggiosa

in termini di qualità di vita del paziente che compor-

ta, inoltre, benefici economici rispetto anche ad altre

forme di ricovero extraospedaliero.

Tasso di assistibili in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistibili che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Tasso di assistibili anziani in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistibili di età >65 anni che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di età >65 anni

Tasso di assistibili in Assistenza Domiciliare Integrata in fase terminale

Numeratore Assistibili in fase terminale che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente

S.TARDIVO, C. COPPO, M. BOCCHI, W. MANTOVANI, A. POLI, G. ROMANO

Validità e limiti. I dati per la costruzione degli indi-

catori sono stati ricavati dal modello FLS.21 di rileva-

zione delle attività gestionali ed economiche delle

Unità Sanitarie Locali (DM 5 dicembre 2006) e

dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat). Trattandosi

di indicatori di attività, non è possibile un’esaustiva

riflessione sulla qualità dell’ADI erogata dalle

Aziende Sanitarie Locali né sulla tipologia dei casi

trattati, in ragione della difficoltà collegata alla valu-

tazione dell’outcome finale. La mancanza di un siste-

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286 DECIMO RAPPORTO OSSERVASALUTE

ma di classificazione omogeneo e condiviso a livello

nazionale limita sensibilmente la validità di un con-

fronto interregionale.

Valore di riferimento/Benchmark. In assenza di un

valore di riferimento legislativo e di omogeneità nei

modelli organizzativi, gli indicatori analizzati possono

essere considerati in riferimento al valore delle regioni

che presentano valori superiori al dato nazionale.

Descrizione dei risultatiA livello nazionale, nel corso del 2010, sono stati assi-

stiti complessivamente al proprio domicilio 597.151

pazienti. Il numero di pazienti trattati in ADI è in con-

tinua crescita, attestandosi ad un valore pari a 990 casi

(per 100.000), con un incremento dell’11,7% rispetto

al 2009 (Grafico 1). Permane, dal confronto con gli

anni precedenti, una notevole variabilità dell’indicato-

re legata alla disomogeneità regionale: si va, infatti,

da un tasso minimo di 141 assistibili in ADI (per

100.000) della PA di Bolzano ad un valore massimo

di 2.867 (per 100.000) dell’Emilia-Romagna, cui

seguono Umbria e Friuli Venezia Giulia (2.030 e

1.820 per 100.000, rispettivamente) (Tabella 1).

L’accorpamento per macroaree dei dati relativi al tas-

so di assistibili in ADI mostra notevoli disomogenei-

tà: si passa, infatti, da un valore di 1.305 (per 100.000)

delle regioni settentrionali, ad un tasso di 987 (per

100.000) e 547 (per 100.000), rispettivamente del

Centro e del Sud (in aumento rispetto all’anno prece-

dente) (Grafico 2).

Globalmente, la percentuale di ADI erogata a sogget-

ti anziani è stata pari all’84,0% del totale, valore inva-

riato rispetto al 2009. A livello regionale, la PA di

Bolzano presenta il valore più basso (52,8%) di anzia-

ni assistiti in ADI, mentre la Liguria e l’Emilia-

Romagna registrano i valori più elevati (entrambe

90,7%) (Tabella 1).

Una notevole variabilità è presente nel numero di

anziani trattati in ADI riferito alla stessa popolazione

anziana residente: parlando di soggetti di età >65 anni

assistiti in ADI si passa, difatti, da 0,4 casi (per 1.000)

nella PA di Bolzano ed in Valle d’Aoste a 11,6 (per

1.000) casi in Emilia-Romagna.

Per quanto riguarda il numero di ADI rivolte ai

pazienti terminali, si evidenzia come nelle regioni del

Centro vi sia il tasso più elevato (107,4 per 100.000)

rispetto al Nord ed al Sud (rispettivamente, 79,7 e

87,7 per 100.000) (Grafico 3). Tali valori risultano

sensibilmente diversi da quelli registrati nel 2009:

89,6 (per 100.000) al Nord, 86,5 (per 100.000) al

Centro e 61,0 (per 100.000) al Sud.

Grafico 1 - Tasso (per 100.000) di assistibili trattati in ADI - Anni 1998-2010

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2012.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 287

Grafico 2 - Tasso (per 100.000) di assistibili trattati in ADI per macroarea - Anni 2004-2010

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2012.

Tabella 1 - Assistibili (valori assoluti e tasso per 100.000) ed assistibili anziani (per 100 e tasso per 1.000) trat-tati in ADI per regione - Anno 2010

Regioni Assistibili Assistibili anziani Tassi di Tassi diassistibili assistibili anziani

Piemonte 28.409 77,1 639 2,2

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 192 59,4 150 0,4

Lombardia 99.146 84,9 1.009 4,3

Bolzano-Bozen 712 52,8 141 0,4Trento 5.094 71,0 971 3,6Veneto 64.536 84,0 1.314 5,5

Friuli Venezia Giulia 22.462 87,2 1.820 6,9

Liguria 16.535 90,7 1.023 3,5

Emilia-Romagna 126.033 90,7 2.867 11,6

Toscana 26.413 76,0 708 2,3

Umbria 18.283 87,5 2.030 7,7

Marche 15.466 80,0 992 3,5

Lazio 59.571 87,2 1.048 4,6

Abruzzo 17.101 81,8 1.277 4,9

Molise 2.934 79,0 916 3,3

Campania 27.729 70,9 476 2,1

Puglia 17.185 78,2 421 1,8

Basilicata 6.953 85,5 1.181 5,0

Calabria 12.648 83,8 629 2,8

Sicilia 18.882 74,1 374 1,5

Sardegna 10.873 74,.0 650 2,5

Nord 363.113 86,2 1.305 5,3Centro 119.733 83,8 987 3,9Sud ed Isole 114.305 76,9 547 2,3Italia 597.151 84,0 990 4,1

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2012.

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288 DECIMO RAPPORTO OSSERVASALUTE

Grafico 3 - Assistenza Domiciliare Integrata (per 100.000) per pazienti terminali per macroarea - Anno 2010

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2012.

Raccomandazioni di OsservasaluteSi conferma anche per l’attività dell’anno 2010 un

sostanziale incremento dell’ADI, in tutte le macroaree,

peraltro in linea con gli obiettivi posti alle regioni per la

diminuzione dell’ospedalizzazione, anche alla luce di

quanto previsto dalla legge n. 135/2012, la cosiddetta

Spending Review della sanità (tasso di ospedalizzazio-

ne complessivo pari a 160/1.000, durata media di

degenza per i ricoveri ordinari inferiore a 7 giorni, tas-

so di occupazione dei posti letto di almeno il 90%).

Anche il recente Rapporto Annuale Istat 2012 sottoli-

nea, difatti, come il numero di anziani di 65 anni ed

oltre trattati in ADI sia fortemente aumentato nel tem-

po (il dato nazionale è passato da 2,0 nel 2001 a 3,4 nel

2007 sino a 4,1 per 1.000 nel 2010), nonostante il per-

manere di una forte discrepanza tra Nord (5,3 per

1.000), Centro (3,9 per 1.000) e Sud ed Isole (2,3 per

1.000). Al fine di ridurre tale disparità, nell’ambito

degli “Obiettivi di servizio” previsti nel Quadro strate-

gico nazionale (Qsn) 2007-2013 per le regioni del

Mezzogiorno si è stabilito che la quota di anziani bene-

ficiari di ADI dovrebbe diventare pari a 3,5 anziani (per

1.000) di 65 anni ed oltre. Ad eccezione di Abruzzo e

Basilicata, in cui il numero di anziani trattati in ADI è

pari, rispettivamente, a 4,9 (per 1.000) e 5,0 (per

1.000), tutte le regioni meridionali presentano valori al

di sotto del target. In particolare, in Puglia e Sicilia gli

anziani di 65 anni ed oltre trattati in ADI sono, rispetti-

vamente, 1,8 e 1,5 (per 100), pari a circa la metà rispet-

to all’obiettivo fissato.

In tale scenario permane, quindi, una marcata disomo-

geneità con un gradiente Nord-Sud che testimonia un

sostanziale mancato raggiungimento del target del Qsn

per le regioni del Sud.

La mancanza, infine, di una comune definizione

dell’ADI all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza

e dell’avvio del nuovo flusso informativo, inficia signi-

ficativamente la possibilità di una esaustiva valutazio-

ne delle differenze rilevate.

Riferimenti bibliografici(1) Istat, Il futuro demografico del Paese, 2011.(2) Istat. La disabilità in Italia. Il quadro della statistica uffi-ciale. Aprile 2010.(3) Cure palliative in medicina generale. Aspetti etici, rela-zionali, clinici, organizzativi delle cure palliative domicilia-ri. Cancian M, LoraAprile P. Pacini editore Medicina 2005;p. 191-192.(4) SDA Bocconi. Progetto Benchmarking nel servizio diAssistenza Domiciliare Integrata. Rapporto di ricerca 2002(5) Ancona A. Le cure primarie: una priorità per il serviziosanitario. Monitor 2008; 20: 3-5.(6) Conferenza Permanente per i Rapporti tra lo Stato, leRegioni e le Province Autonome di Trento e di BolzanoAccordo ai sensi dell’art. 4 del Decreto Legislativo 28 ago-sto 1997, n. 281, tra il Governo, le Regioni e le ProvinceAutonome di Trento e Bolzano sulle linee progettuali perl’utilizzo da parte delle Regioni delle risorse vincolate aisensi dell’art.1, commi 34 e 34 bis, della legge 23 dicembre1996, n. 662 per la realizzazione degli obiettivi di carattereprioritario e di rilievo nazionale per l’anno 2009. 26 febbra-io 2009.(7) Ministero della Salute. Progetto Mattoni SSN.Assistenza primaria e prestazioni domiciliari “RelazioneFinale”.(8) Attività gestionali ed economiche delle ASL e AziendeOspedaliere. Annuario statistico del Servizio SanitarioNazionale. 1998-2007.(9) DM 17 dicembre 2008, Istituzione del sistema informa-tivo per il monitoraggio dell’assistenza domiciliare.(10) Istat Il sistema di indagini sociali multiscopo.Contenuti e metodologia delle indagini. Metodi e norme n.31. Roma 2006.(11) Bozza Piano Sanitario Nazionale 2011-2013.Disponibile sul sito: www.salute.gov.it.(12) Bozza PSSR Regione Veneto 2012-2014. Disponibilesul sito: www.regione.veneto.it.(13) Intesa, ai sensi dell’art. 8, comma 6, della Legge 5 giu-gno 2003, n. 131, tra il Governo, le Regioni e le Province

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ASSISTENZA TERRITORIALE 289

autonome di Trento e di Bolzano concernente il NuovoPatto per la salute per gli anni 2010-2012. (Repertorio n.243/CSR). (09A15603) (G.U. Serie Generale n. 3 del 5 gen-naio 2010).(14) DPCM 29 novembre 2001 “Definizione dei LivelliEssenziali di Assistenza” (G.U. 8 febbraio 2002, n.33).(15) Epicentro - Il portale dell’epidemiologia per la sanitàpubblica. Disponibile sul sito:http://www.epicentro.iss.it/problemi/anziani/anziani.asp,

ultimo accesso 14 novembre 2011.(16) Regolamento recante: “Definizione degli standard qua-litativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assi-stenza ospedaliera, in attuazione dell’art. 1, comma 169 del-la Legge 30 dicembre 2004, n. 311” e dell’articolo 15, com-ma 13, lettera c) del DL 6 luglio 2012, n. 95 convertito, conmodificazioni, dalla Legge 7 agosto 2012, n. 135.(17) Istat, Rapporto Annuale 2012.

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290 DECIMO RAPPORTO OSSERVASALUTE

Posti letto residenziali di tipo socio-sanitario per anziani e per persone con dis-abilità

Significato. Le strutture residenziali socio-sanitarie

svolgono un ruolo importante nell’ambito del proces-

so d’integrazione tra assistenza sanitaria ed assistenza

sociale: la loro attività è, infatti, finalizzata a fornire

assistenza di mantenimento o lunga assistenza a

pazienti non autosufficienti o con elevata necessità di

tutela sanitaria (cure mediche ed infermieristiche quo-

tidiane, trattamenti di recupero funzionale, sommini-

strazione di terapie etc.), oppure a svolgere attività di

lungo periodo, con una intensità di assistenza sanita-

ria più elevata, destinata, per esempio, a pazienti in

stato vegetativo, coma prolungato o con malattie neu-

rovegetative progressive.

L’indicatore proposto permette di confrontare l’entità

dell’offerta di residenzialità destinata agli anziani ed

alle persone con disabilità; i dati sono stati rilevati con

l’indagine dell’Istituto Nazionale di Statistica sui pre-

sidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari.

Le strutture considerate sono quelle caratterizzate da

una significativa componente sanitaria (presenza di

almeno una figura che svolge attività di tipo socio-

sanitario oltre al Medico di Medicina Generale) che

forniscono, in prevalenza, ospitalità ad anziani ed a

persone con disabilità.

Tasso di posti letto per anziani e persone con disabilità

Numeratore Posti letto per target di utenza

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Validità e limiti. I dati forniscono una “fotografia” al

31 dicembre 2010 dei posti letto disponibili nelle

strutture residenziali. L’indicatore è stato costruito per

due diversi target di utenza: anziani (persone di età

>65 anni) e persone con disabilità (persone di età <65

anni con disabilità fisica, psichica, sensoriale o con

problemi di salute mentale); l’assegnazione dei posti

letto al target di utenza è stata effettuata sulla base

delle prevalenze di assistiti dichiarate dalle strutture

censite, pertanto non si esclude che i posti letto possa-

no essere utilizzati anche per altre tipologie di utenti.

I dati sulla base dei quali è stato costruito l’indicatore

sono stati ponderati per tenere conto del numero di

strutture che non hanno risposto alla rilevazione, cir-

ca il 30% dell’universo di riferimento. Al fine di valu-

tare l’effetto sulla precisione dell’indicatore delle

mancate risposte, è stato calcolato il coefficiente di

variazione percentuale, che rappresenta la quota per-

centuale dell’errore sulla stima puntuale.

Valore di riferimento/Benchmark. Difficoltoso

risulta individuare un valore di riferimento, poichè il

rapporto ideale tra posti letto residenziali e popolazio-

ne dipende dall’offerta di forme di assistenza alterna-

tive e dall’orientamento delle singole regioni.

Descrizione dei risultatiIl tasso di posti letto relativo alle tipologie di utenza

anziani e disabili, in Italia, è pari a 567,8 per 100.000

abitanti (Tabella 1).

La maggior parte dei posti letto rilevati sono specifi-

catamente dedicati agli anziani, mentre solo quote

residuali sono destinate ad utenti di età <65 anni con

disabilità (484,3 e 83,5 per 100.000, rispettivamente).

L’analisi territoriale evidenzia sensibili differenziali

tra le regioni del Nord e quelle del Mezzogiorno: tas-

si superiori a 776,8 (per 100.000) nel Nord, con pun-

te di 1.532,0 (per 100.000) in Valle d’Aosta; mentre

nelle regioni del Sud la dotazione più bassa si registra

in Campania (180,3 per 100.000) ed il livello di offer-

ta più alto in Molise (601,0 per 100.000). Le regioni

del Centro si collocano, mediamente, in una situazio-

ne intermedia, con dati migliori per Marche e Toscana

(rispettivamente, 578,0 e 499,1 per 100.000) rispetto a

quelli di Umbria e Lazio (rispettivamente, 371,5 e

286,5 per 100.000).

Per quanto riguarda gli anziani, il tasso più elevato si

registra in Valle d’Aosta con 1.387,2 posti letto (per

100.000), mentre l’offerta più bassa si osserva in

Campania con 125,6 posti letto (per 100.000).

I posti letto dedicati alle persone con disabilità con età

<65 anni raggiungono la quota più alta in Liguria,

dove ammonta a 147,2 (per 100.000), mentre il livel-

lo più basso si registra in Puglia con 45,1 (per

100.000).

A. SOLIPACA, C. DI PRIAMO, A. PUGLIESE, F. AUXILIA, G. DAMIANI

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ASSISTENZA TERRITORIALE 291

Tabella 1 - Tasso (per 100.000) di posti letto per target di utenza prevalente nelle strutture socio-sanitarie perregione - Anno 2010

Regioni Disabili Anziani Totale

Piemonte 80,4 900,1 980,5

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 144,8 1.387,2 1.532,0

Lombardia 110,4 724,3 834,7

Bolzano-Bozen 111,4 746,9 858,3Trento 91,0 887,9 978,9Veneto 111,4 665,4 776,8

Friuli Venezia Giulia 84,5 871,1 955,6

Liguria 147,2 797,0 944,3

Emilia-Romagna 76,4 707,7 784,1

Toscana 61,2 437,9 499,1

Umbria 77,4 294,1 371,5

Marche 66,7 511,3 578,0

Lazio 58,3 228,2 286,5

Abruzzo 62,4 333,2 395,6

Molise 142,9 458,1 601,0

Campania 54,7 125,6 180,3

Puglia 45,1 192,1 237,2

Basilicata 140,7 187,4 328,1

Calabria 90,7 170,8 261,5

Sicilia 94,0 257,1 351,2

Sardegna 85,7 280,0 365,7

Italia 83,5 484,3 567,8

Fonte dei dati: Istat. “Indagine residenziali socio assistenziali e socio sanitarie”. Anno 2012.

Raccomandazioni di OsservasaluteUna valutazione corretta dell’indicatore proposto ai

fini della programmazione e valutazione dei servizi di

assistenza socio-sanitaria non dovrebbe prescindere

dalla considerazione, per ogni singola regione, sia del-

la domanda di residenzialità sia dell’offerta comples-

siva che consideri anche forme di assistenza alternati-

ve rivolte alla popolazione, quali l’assistenza domici-

liare. Le singole regioni possono difatti avere, da que-

sto punto di vista, orientamenti molto diversi ai quali

concorrono valutazioni anche di tipo economico e di

appropriatezza.

Si sottolinea, inoltre, come in diversi casi i profili di

utilizzo delle singole strutture non siano univoci nel-

l’ambito di realtà regionali diverse. Coerentemente

con quanto già in passato sottolineato nelle ultime edi-

zioni del Rapporto Osservasalute, si evidenzia

l’importanza di una revisione del sistema di rilevazio-

ne riferito a questa specifica area, per la quale continua

ad essere difficile studiare la relazione tra sistema di

offerta e bisogni assistenziali della popolazione.

Nell’ambito delle politiche, sarebbe apprezzabile mag-

giore chiarezza nella definizione degli appropriati pro-

fili di utilizzo, anche attraverso processi di accredita-

mento basati sul possesso di specifici requisiti.

Riferimenti bibliografici(1) Ministero della Salute. Bozza di Piano SanitarioNazionale 2011-2013. Piano Sanitario Nazionale 2010-2011.(2) Giannakouris K, Population and social conditions,Eurostat, statistics in focus 72/2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2: 199-232.

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292 DECIMO RAPPORTO OSSERVASALUTE

Ospiti anziani e con disabilità nei presidi residenziali

Significato. Nel nostro Paese, l’assistenza agli anzia-

ni ed alle persone con disabilità continua ad essere

una delle sfide principali che il sistema di welfaredeve fronteggiare, visto che l’invecchiamento della

popolazione è un processo ormai consolidato, come

nel resto dei Paesi occidentali, rispetto al quale è

necessario trovare risposte sempre più adeguate e coe-

renti con le esigenze di vita della popolazione ed i vin-

coli finanziari imposti ai bilanci pubblici.

Le soluzioni finora adottate mirano a favorire lo svi-

luppo di forme di assistenza domiciliare ed a incre-

mentare l’assistenza residenziale nei casi in cui le cure

domiciliari risultino non appropriate.

La presente sezione prende in considerazione l’attività

di assistenza socio-sanitaria erogata a favore degli

anziani (di età >65 anni, autosufficienti e non) e delle

persone con disabilità (persone di età <65 anni con

disabilità fisica, psichica, sensoriale o con problemi di

salute mentale).

Le strutture considerate sono state quelle erogatrici di

assistenza con una rilevante componente sanitaria,

rilevate con l’Indagine sui presidi residenziali socio-

assistenziali e socio-sanitari dell’Istituto Nazionale di

Statistica. Pertanto, sono state selezionate le strutture

residenziali caratterizzate dalla presenza di almeno

una figura professionale, oltre al Medico di Medicina

Generale, che svolga attività di tipo socio-sanitario.

Tasso di ospiti minori ed adulti con disabilità nei presidi residenziali

Numeratore Ospiti minori ed adulti con disabilità dei presidi residenziali

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Tasso di ospiti anziani nei presidi residenziali

Numeratore Ospiti anziani dei presidi residenziali

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Validità e limiti. I dati forniscono una “fotografia” al 31

dicembre 2010 degli ospiti presenti nelle strutture resi-

denziali, compresi quelli temporaneamente assenti per le

festività natalizie. Pertanto, le informazioni non sono

relative a tutti gli assistiti in un anno dalle strutture. La

variabilità osservata nei diversi contesti regionali può

dipendere non solo da una diversa capacità di risposta a

condizioni di bisogno, ma anche ad un diverso livello di

offerta residenziale presente sul territorio e/o ad una

diversa organizzazione della rete socio-assistenziale.

L’indagine condotta sui presidi residenziali socio-assi-

stenziali e socio-sanitari ha fatto registrare un tasso di

risposta pari a circa il 70%. Al fine di tener conto delle

mancate risposte e dell’effetto che queste hanno sulla

precisione degli indicatori, è stato calcolato il coefficien-

te di variazione percentuale, che rappresenta la quota

percentuale dell’errore sulla stima puntuale.

Valore di riferimento/Benchmark. Difficoltoso risul-

ta individuare un valore di riferimento, poiché la quota

di soggetti istituzionalizzati dipende dal diverso livello

di offerta residenziale presente sul territorio e da una

diversa organizzazione della rete socio-assistenziale.

Descrizione dei risultatiGli ospiti anziani e disabili dei presidi residenziali

sono, complessivamente, 333.091.

Gli anziani rappresentano circa l’84% del totale degli

ospiti considerati e sono, nella maggior parte dei casi,

non autosufficienti. A livello nazionale, si stimano

1.727,8 anziani non autosufficienti istituzionalizzati

(per 100.000). Molte meno sono le persone con disa-

bilità presenti nelle strutture residenziali, nel comples-

so 51.239 adulti e 1.788 minori. I dati evidenziano, in

generale, maggior ricorso all’istituzionalizzazione

nelle regioni del Nord rispetto a quelle del Sud, con

l’unica eccezione del Molise. Tale variabilità regiona-

le risente della distribuzione territoriale dell’offerta

residenziale.

Per quanto concerne gli anziani non autosufficienti, i

tassi più alti si riscontrano nelle PA di Trento e

Bolzano, in Valle d’Aosta ed in Lombardia, mentre

nelle regioni del Sud i tassi si riducono considerevol-

mente. Particolarmente basso è il livello

d’istituzionalizzazione riscontrato nella regione

Campania, dove gli anziani non autosufficienti nei

presidi residenziali sono soltanto 246,2 (per 100.000).

Risultati analoghi si ottengono dall’analisi degli indi-

catori riferiti agli ospiti adulti con disabilità e le regio-

ni ove si osservano tassi elevati sono la PA di Trento,

la Liguria e la Lombardia. Tra le regioni del Sud,

merita menzione il Molise che detiene sia il primato

per quanto riguarda il tasso d’istituzionalizzazione di

adulti con disabilità, pari a 276,3 (per 100.000), che il

A. SOLIPACA, C. DI PRIAMO, A. PUGLIESE, F. AUXILIA, G. DAMIANI

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ASSISTENZA TERRITORIALE 293

valore più basso per il tasso d’istituzionalizzazione di

minori con disabilità, non ospitando nessun minore

con disabilità nei presidi residenziali.

Per gli anziani autosufficienti, i tassi più elevati si

riscontrano in Piemonte, Liguria e Molise. La PA di

Bolzano risulta quella con il più basso livello di anzia-

ni autosufficienti istituzionalizzati, pari a 97,4 (per

100.000).

Tabella 1 - Tasso (per 100.000) di ospiti anziani, adulti e minori con disabilità assistiti delle strutture socio-sani-tarie e coefficiente di variazione percentuale per regione - Anno 2010

Anziani Anziani non autosufficienti Adulti disabili Minori disabiliRegioni Tassi Coefficiente Tassi Coefficiente Tassi Coefficiente Tassi Coefficiente

di ∆∆ % di ∆∆ % di ∆∆ % di ∆∆ %

Piemonte 1326,7 2,2 2.524,2 1,6 157,5 3,1 24,4 16,7

Valle d’Aosta 443,0 6,7 3.568,3 3,9 180,0 6,9 20,5 15,9

Lombardia 270,2 5,7 3.260,9 1,9 182,9 3,1 23,7 13,1

Bolzano-Bozen 97,4 5,6 4.127,9 2,6 160,0 5,3 10,4 14,2Trento 287,4 0,0 4.232,2 0,0 207,6 0,0 23,7 0,0Veneto 540,7 3,4 2.718,3 2,5 158,3 4,0 29,3 18,2

Friuli Venezia Giulia 706,0 4,1 2.884,7 4,1 154,9 4,6 5,5 22,2

Liguria 958,6 3,4 1.875,5 3,5 198,6 4,7 19,1 23,0

Emilia-Romagna 465,9 5,3 2.430,5 3,1 136,9 4,1 6,8 18,2

Toscana 452,3 4,4 1.342,8 2,7 117,4 4,4 7,7 16,6

Umbria 276,6 4,1 923,3 2,1 139,6 2,4 8,8 12,3

Marche 466,9 5,9 1.605,0 4,2 119,3 5,4 3,8 24,4

Lazio 590,1 3,0 453,6 4,6 95,9 5,5 11,4 11,4

Abruzzo 602,1 8,3 916,5 6,8 92,2 12,2 5,7 30,7

Molise 872,5 12,1 881,6 16,8 276,3 29,5 0,0 n.c.

Campania 501,3 8,6 246,2 11,1 72,4 15,4 17,2 28,0

Puglia 350,8 5,3 579,5 5,7 105,6 11,9 7,0 26,6

Basilicata 482,8 2,8 564,6 3,5 163,8 5,7 11,6 7,8

Calabria 342,2 10,8 576,3 13,3 106,7 14,3 2,5 50,0

Sicilia 579,6 5,6 632,6 6,0 134,1 8,0 37,7 38,9

Sardegna 662,1 5,2 796,7 5,1 108,5 6,3 11,7 23,7

Italia 548,9 1,2 1.727,8 1,1 134,5 1,6 17,5 7,0

n.c. = non classificabile.

Fonte dei dati: Istat. “Indagine residenziali socio assistenziali e socio sanitarie”. Anno 2012.

Raccomandazioni di OsservasaluteLa quota di soggetti istituzionalizzati dipende, innanzi-

tutto, dall’offerta di posti letto destinati all’assistenza a

lungo termine. Da questo punto di vista, le regioni pre-

sentano sistemi di offerta molto diversificati ed, in

alcuni casi, giudicati carenti rispetto ai bisogni della

popolazione. In particolar modo, nel caso dei soggetti

anziani, questa situazione potrebbe determinare un uti-

lizzo non appropriato dei diversi setting assistenziali.

Questo a sua volta potrebbe tradursi, ad esempio, in un

inappropriato, meno sicuro per l’ospite e relativamen-

te più dispendioso per il Servizio Sanitario Nazionale,

allungamento della durata della degenza in strutture

per acuti. Occorre, inoltre, considerare che l’indicatore

analizzato può essere influenzato da fattori legati

all’assetto sociale e culturale che circonda l’anziano,

elemento che potrebbe riflettersi in una maggiore o

minore propensione al ricorso all’istituzionalizzazio-

ne. Più complessa risulta la lettura del dato relativo

agli ospiti minori ed adulti, anch’esso, peraltro, poten-

zialmente legato alla presenza più o meno accentuata

di forme alternative di assistenza nonché a fattori di

ordine sociale e culturale. Si sottolinea che molte

regioni esprimono, nell’ambito dei Piani Sanitari

Regionali, un orientamento verso un potenziamento

dell’assistenza domiciliare. Tale indicazione potrebbe

riflettersi in possibili variazioni del quadro descritto,

seppure nel medio-lungo periodo.

Riferimenti bibliografici(1) Ministero della Salute. Bozza del Piano SanitarioNazionale 2011-2013.(2) Giannakouris K, Population and social conditions,Eurostat, statistics in focus 72/2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2: 199-232.

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294 DECIMO RAPPORTO OSSERVASALUTE

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per Complicanze a Lungo Terminedel Diabete mellito

Significato. Il diabete è una malattia cronica caratte-

rizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel

sangue (iperglicemia) ed è dovuta ad un’alterata quan-

tità o funzione dell’insulina. Il diabete può determina-

re complicanze croniche che possono essere prevenute

o di cui si può rallentare la progressione attraverso uno

stretto controllo di tutti i fattori di rischio. La gestione

delle Complicanze a Lungo Termine del Diabete

(CLTD) può essere realizzata attraverso un’assistenza

territoriale che fornisca al paziente informazioni e

mezzi per un adeguato controllo metabolico, così da

evitare l’emergere di quadri di diabete scompensato

che renderebbero necessaria l’ospedalizzazione. Tra i

Prevention Quality Indicators dell’Agency forHealthcare Research and Quality, il tasso di dimissio-

ni ospedaliere potenzialmente evitabili per CLTD con-

sente di valutare, indirettamente, l’appropriatezza del-

la gestione territoriale del diabete.

Tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per Complicanze a Lungo Termine del Diabete mellito*

Dove ß è il tasso aggiustato della i-ma regione;

L è la log verosimiglianza della funzione g, esponenziale negativa;

T tasso grezzo;

Xi dummy regione i-ma;

Yk k-ma variabile confondente;

Yk parametro k-ma variabile confondente.

*La formula del tasso non è esprimibile in quanto il tasso deriva dalla stima di un modello di regressione.

Validità e limiti. La validità di questo indicatore come

misuratore della qualità dell’assistenza territoriale è

stata, negli ultimi anni, oggetto di critiche specifiche.

In questo Capitolo è stato, pertanto, adottato un meto-

do di aggiustamento dei tassi che prende in considera-

zione variabili che la letteratura scientifica ha indivi-

duato come confondenti della relazione tra qualità

delle cure territoriali e ospedalizzazione evitabile: età,

prevalenza della patologia età-specifica e tasso di

ospedalizzazione generale in regime ordinario età-

specifico. Per l’aggiustamento dei tassi, è stato utiliz-

zato un modello di regressione binomiale negativa in

cui il numero di ricoveri osservati era la variabile

dipendente, mentre l’età dei pazienti, la regione di

ricovero, la prevalenza della patologia ed il tasso di

ospedalizzazione generale fungevano da variabili

indipendenti. L’ipotesi che sottende il modello di

regressione binomiale negativa è che la variabile con-

teggio (numero di ricoveri) sia generata da un proces-

so di tipo Poissoniano, con una dispersione maggiore

di quella di una distribuzione di Poisson. Nella fatti-

specie si ipotizza che l’età, la prevalenza della patolo-

gia ed il tasso di ospedalizzazione generale in regime

ordinario siano fattori potenzialmente confondenti

della relazione tra tasso di ospedalizzazione evitabile

e contesto territoriale. Il tasso di ospedalizzazione

generale misura la propensione al ricovero per acuti in

un determinato contesto e, quindi, viene utilizzato per

controllare gli aspetti connessi con l’organizzazione

dell’offerta ospedaliera dall’effetto che si vuole misu-

rare: cioè quanto una efficace assistenza primaria sia

in grado di evitare il ricorso all’ospedale per determi-

nate patologie. Il tasso aggiustato è, quindi, una fun-

zione del parametro corrispondente alla variabile che

nel modello identifica le regioni a parità dei fattori

ritenuti confondenti.

Tuttavia, permangono nell’interpretazione le limita-

zioni dovute alla variabilità nella codifica delle

Schede di Dimissione Ospedaliera, fenomeno noto

nella letteratura scientifica, e che può condurre a una

sottostima del tasso reale di ospedalizzazione in modo

differenziale da regione a regione. Altra limitazione

deriva dalla variabilità delle stime dei tassi aggiustati

dipendenti dalle specificazioni del modello, in parti-

colare dalle opzioni relative alla parametrizzazione

del modello (con dispersione funzione della media

attesa o con dispersione costante). Le simulazioni pro-

dotte con le due diverse opzioni hanno, comunque,

prodotto risultati, in termini di rank dei tassi tra le

regioni, sovrapponibili.

Valore di riferimento/Benchmark. Valore medio

delle 3 regioni con il tasso più basso.

Descrizione dei risultatiIn Tabella 1 sono elencate le regioni ordinate secondo

il tasso in esame, aggiustato per le covariate prima

descritte. Non è stato possibile scorporare le PA del

Trentino-Alto Adige, mentre la Valle d’Aosta è stata

aggregata con il Piemonte perché questo è il livello

minimo di aggregazione consentito dall’Indagine

Multiscopo dell’Istituto Nazionale di Statistica che è

R. GINI, A. ROSANO, P. FRANCESCONI, M. AVOLIO, C. CECCOLINI, G. MACIOCCO, A.G. DE BELVIS, G. DAMIANI

ßi : ma x L (g (T | Xi, Yk, ßi, Yk))

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ASSISTENZA TERRITORIALE 295

Tabella 1 - Tasso (per 1.000 residenti maggiorenni) di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per CLTDper regione: aggiustamento per età, prevalenza e ospedalizzazione generale e tasso aggiustato solo per età; dif-ferenza di posizione tra gli ordinamenti secondo le due misure del tasso - Anno 2010

Regioni Tassi Tassi aggiustati ∆∆aggiustati solo per età nel rank

Marche 0,08 0,13 0

Umbria 0,12 0,20 +1

Toscana 0,13 0,18 -1

Sardegna 0,14 0,22 +3

Abruzzo 0,14 0,21 0

Friuli Venezia Giulia 0,15 0,20 -2

Veneto 0,15 0,24 +1

Liguria 0,15 0,22 -2

Piemonte e Valle d’Aosta 0,17 0,25 0

Emilia-Romagna 0,18 0,36 +3

Trentino-Alto Adige* 0,19 0,33 +1

Lazio 0,22 0,30 -2

Lombardia 0,22 0,51 +5

Campania 0,24 0,49 +3

Calabria 0,25 0,42 -1

Molise 0,27 0,32 -5

Basilicata 0,31 0,45 -2

Sicilia 0,34 0,46 -2

Puglia 0,35 0,72 0

*I dati disaggregati per le PA di Bolzano e Trento non sono disponibili.

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Aspetti del-

la vita quotidiana”. Anno 2011.

Raccomandazioni di OsservasaluteQuesto approccio ha permesso di mettere in evidenza

quelle regioni che più verosimilmente hanno ricorso

all’ospedale per le cause evitabili potenzialmente

attribuibili alla efficienza dell’assistenza primaria. I

dati sembrano indicare una maggior qualità nell’assi-

stenza territoriale del diabete nelle regioni centrali,

seguite dalle settentrionali e dalle meridionali.

Si rinnova, tuttavia, la raccomandazione a sviluppare

indicatori di processo calcolati su coorti di pazienti, più

direttamente correlabili alla qualità dell’assistenza terri-

toriale.

Per conseguire questo obiettivo è necessario dotare il

Servizio Sanitario Nazionale della capacità di effettuare

record-linkage con metodi omogenei in tutte le regioni:

il progetto MATRICE (“Integrazione dei contenuti

informativi per la gestione sul territorio di pazienti con

patologie complesse o con patologie croniche”), portato

avanti dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari

Regionali con la collaborazione del Ministero della

Salute, sviluppa strumenti in questa direzione.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ Quality Indicators. Prevention QualityIndicators: Technical Specifications. Department of Healthand Human Services. Agency for Healthcare Research andQuality. October 2001 Version 3.2 (February 2008).Disponibile sul sito: http://www.qualityindicators.ahrq.gov(Accesso: ottobre 2008).(2) Francesconi P, Gini R, Maciocco G, Damiani G.(Primary care and chronic diseases: geographical differen-ces in avoidable hospitalization). Epidemiol Prev. Dicembre2011; 35 (5-6 Suppl 2): 128-9.(3) Pirani M, Schifano P, Agabiti N, et al. Ospedalizzazionepotenzialmente evitabile nella città di Bologna, 1997-2000:andamento temporale e differenze per livello di reddito.Epidemiologia e Prevenzione; 2006: 30: 169-177.(4) Purdy S, Griffin T, Salisbury C, Sharp D. Ambulatorycare sensitive conditions: terminology and disease codingneed to be more specific to aid policy makers and clinicians.Public Health. 2009; 123: 169-73.(5) Rosano A, Lauria L, Viola G, Burgio A, de Belvis AG,Ricciardi W, Guasticchi G, van der Zee J. Hospitalizationfor ambulatory care sensitive conditions and the role of pri-mary care in Italian regions. Italian Journal of Public Health2011; 8: 75-86.(6) Istat Multiscopo Aspetti di vita quotidiana. Disponibile sulsito: http://siqual.istat.it/SIQual/visualizza.do?id=0058000.(Accesso: novembre 2012).

stata utilizzata per la procedura di aggiustamento.

Oltre al tasso stimato attraverso il modello, sono

riportati anche il tasso aggiustato solo per età e la

variazione nell’ordinamento delle regioni che è stato

ottenuto grazie alla procedura di aggiustamento, che

permette di valutare la rilevanza del modello che tie-

ne conto anche dei fattori confondenti. L’importanza

dell’aggiustamento completo è dimostrata dal fatto

che le graduatorie si modificano sostanzialmente.

Le regioni con tasso più basso appartengono alla zona

centrale o centro meridionale del Paese, con la

Sardegna, in particolare, che si avvantaggia di tre

posizioni grazie alla procedura di aggiustamento.

Seguono le regioni settentrionali, e tra queste la

Lombardia, pur recuperando cinque posizioni, resta

ultima. Chiudono la lista le regioni meridionali.

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296 DECIMO RAPPORTO OSSERVASALUTE

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per BroncoPneumopatia CronicoOstruttiva

Significato. La BroncoPneumopatia Cronico

Ostruttiva (BPCO) è una condizione cronica che

determina un elevato carico di malattia nella popola-

zione adulta e soprattutto anziana. Incluso tra i

Prevention Quality Indicators dell’Agency forHealthcare Research and Quality (1), il tasso di ospe-

dalizzazione nell’anziano per questa condizione “sen-

sibile alle cure ambulatoriali” intende misurare la qua-

lità dei servizi territoriali in termini di prevenzione e

di cura presupponendo che, al migliorare di queste,

diminuisca il ricorso all’ospedale.

Tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per BroncoPneumopatia Cronico Ostruttiva*

Dove ßi è il tasso aggiustato della i-ma regione;

L è la log verosimiglianza della funzione g, esponenziale negativa;

T tasso grezzo;

Xi dummy regione i-ma;

Yk k-ma variabile confondente;

Yk parametro k-ma variabile confondente.

*La formula del tasso non è esprimibile in quanto il tasso deriva dalla stima da un modello di regressione.

Validità e limiti. La validità di questo indicatore

come misuratore della qualità dell’assistenza territo-

riale è stata, negli ultimi anni, oggetto di critiche spe-

cifiche.

In questo Capitolo è stato, pertanto, adottato un meto-

do di aggiustamento dei tassi che prende in considera-

zione variabili che la letteratura scientifica ha indivi-

duato come confondenti della relazione tra qualità

delle cure territoriali e ospedalizzazione evitabile: età,

prevalenza della patologia età-specifica e tasso di

ospedalizzazione generale in regime ordinario età-

specifico. Per l’aggiustamento dei tassi, è stato utiliz-

zato un modello di regressione binomiale negativa in

cui il numero di ricoveri osservati era la variabile

dipendente, mentre l’età dei pazienti, la regione di

ricovero, la prevalenza della patologia ed il tasso di

ospedalizzazione generale fungevano da variabili

indipendenti. L’ipotesi che sottende il modello di

regressione binomiale negativa è che la variabile con-

teggio (numero di ricoveri) sia generata da un proces-

so di tipo Poissoniano, con una dispersione maggiore

di quella di una distribuzione di Poisson. Nella fatti-

specie si ipotizza che l’età, la prevalenza della patolo-

gia ed il tasso di ospedalizzazione generale in regime

ordinario siano fattori potenzialmente confondenti

della relazione tra tasso di ospedalizzazione evitabile

e contesto territoriale. Il tasso di ospedalizzazione

generale misura la propensione al ricovero per acuti in

un determinato contesto e, quindi, viene utilizzato per

controllare gli aspetti connessi con l’organizzazione

dell’offerta ospedaliera dall’effetto che si vuole misu-

rare: cioè quanto un efficace assistenza primaria sia in

grado di evitare il ricorso all’ospedale per determina-

te patologie. Il tasso aggiustato è quindi una funzione

del parametro corrispondente alla variabile che nel

modello identifica le regioni a parità dei fattori ritenu-

ti confondenti.

Tuttavia, permangono nell’interpretazione le limita-

zioni dovute alla variabilità nella codifica delle

Schede di Dimissione Ospedaliera, fenomeno noto

nella letteratura scientifica, e che può condurre a una

sottostima del tasso reale di ospedalizzazione in modo

differenziale da regione a regione. Altra limitazione

deriva dalla variabilità delle stime dei tassi aggiustati

dipendenti dalle specificazioni del modello, in parti-

colare dalle opzioni relative alla parametrizzazione

del modello (con dispersione funzione della media

attesa o con dispersione costante). Le simulazioni pro-

dotte con le due diverse opzioni hanno, comunque,

prodotto risultati sovrapponibili.

Valore di riferimento/Benchmark. Valore medio

delle 3 regioni con il tasso più basso.

Descrizione dei risultatiIn Tabella 1 sono elencate le regioni ordinate secondo

il tasso in esame, aggiustato per le covariate prima

descritte. Non è stato possibile scorporarle le PA del

Trentino-Alto Adige, mentre la Valle d’Aosta è stata

aggregata con il Piemonte perché questo è il livello

minimo di aggregazione consentito dall’Indagine

Multiscopo dell’Istituto Nazionale di Statistica che è

stata utilizzata per la procedura di aggiustamento.

Oltre al tasso stimato attraverso il modello, sono

riportati anche il tasso aggiustato solo per età e la

variazione nell’ordinamento delle regioni che è stato

ottenuto grazie alla procedura di aggiustamento, che

permette di valutare la rilevanza del modello che tie-

R. GINI, A. ROSANO, P. FRANCESCONI, M. AVOLIO, C. CECCOLINI, G. MACIOCCO, A.G. DE BELVIS, G. DAMIANI

ßi : ma x L (g (T | Xi, Yk, ßi, Yk))

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ASSISTENZA TERRITORIALE 297

Raccomandazioni di OsservasaluteDal nuovo quadro, sembra di poter osservare come le

regioni meridionali presentino, complessivamente,

un’assistenza territoriale della BPCO di qualità peg-

giore rispetto alle altre regioni. Tuttavia, nel primo

gruppo non vi è un trend geografico, con regioni set-

tentrionali come il Friuli Venezia Giulia nella parte

bassa della graduatoria e regioni centrali come la

Toscana ed il Lazio nelle prime.

Si rinnova, tuttavia, la raccomandazione a sviluppare

indicatori di processo calcolati su coorti di pazienti,

più direttamente correlabili alla qualità dell’assistenza

territoriale.

Per conseguire questo obiettivo, è necessario dotare il

Servizio Sanitario Nazionale della capacità di effettuare

record-linkage con metodi omogenei in tutte le regioni:

il progetto MATRICE (“Integrazione dei contenuti

informativi per la gestione sul territorio di pazienti con

patologie complesse o con patologie croniche”), portato

avanti dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari

Regionali con la collaborazione del Ministero della

Salute, sviluppa strumenti in questa direzione.

Riferimenti bibliografici1) AHRQ quality indicators. Guide to prevention qualityindicators: hospital admission for ambulatory care sensitiveconditions (version 3.1). Rockville (MD): Agency forHealthcare Research and Quality (AHRQ); 2007 Mar 12. 59p. (AHRQ Pub; no. 02-R0203).2) Francesconi P, Gini R, Maciocco G, Damiani G.(Primary care and chronic diseases: geographical differen-ces in avoidable hospitalization). Epidemiol Prev. Dicembre2011; 3 (5-6 Suppl 2): 128-9.3) Pirani M, Schifano P, Agabiti N, et al. Ospedalizzazionepotenzialmente evitabile nella città di Bologna, 1997-2000:andamento temporale e differenze per livello di reddito.Epidemiologia e Prevenzione; 2006: 30: 169-177.4) Purdy S, Griffin T, Salisbury C, Sharp D. Ambulatorycare sensitive conditions: terminology and disease codingneed to be more specific to aid policy makers and clinicians.Public Health. 2009; 123: 169-73.5) Rosano A, Lauria L, Viola G, Burgio A, de Belvis AG,Ricciardi W, Guasticchi G, van der Zee J. Hospitalizationfor ambulatory care sensitive conditions and the role of pri-mary care in Italian regions. Italian Journal of Public Health2011; 8: 75-86.6) Istat Multiscopo Aspetti di vita quotidiana. Disponibilesul sito:http://siqual.istat.it/SIQual/visualizza.do?id=0058000.(Accesso: novembre 2012).

Tabella 1 - Tasso (per 1.000 residenti di 65 anni ed oltre) di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili perBPCO per regione: aggiustamento per età, prevalenza e ospedalizzazione generale e tasso aggiustato solo peretà; differenza di posizione tra gli ordinamenti secondo le due misure del tasso - Anno 2010

Regioni Tassi Tassi aggiustati ∆∆aggiustati solo per età

Trentino-Alto Adige* 3,3 4,0 +7

Toscana 3,8 2,0 -1

Piemonte e Valle d’Aosta 3,9 2,5 -1

Lombardia 4,1 4,3 +6

Lazio 4,2 2,7 -2

Liguria 4,3 3,5 -1

Veneto 4,5 3,8 0

Emilia-Romagna 4,6 4,5 +3

Marche 5,1 4,1 0

Molise 5,2 4,6 +2

Friuli Venezia Giulia 5,6 4,8 +2

Abruzzo 5,8 3,3 -8

Basilicata 6,0 3,7 -7

Umbria 6,3 5,2 0

Sardegna 6,6 6,1 +1

Sicilia 6,9 5,2 -1

Campania 7,2 6,7 0

Puglia 8,9 8,7 +1

Calabria 9,5 8,3 -1

*I dati disaggregati per le PA di Bolzano e Trento non sono disponibili.

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Aspetti del-

la vita quotidiana”. Anno 2011.

ne conto anche dei fattori confondenti. L’importanza

dell’aggiustamento completo è dimostrata dal fatto

che le graduatorie si modificano sostanzialmente.

Alcune regioni del Nord (Trentino-Alto Adige,

Lombardia ed Emilia-Romagna) risultano notevol-

mente avvantaggiate dalla procedura di aggiustamen-

to e raggiungono ai primi posti Toscana, Piemonte-

Valle d’Aosta, Liguria e Veneto. Viceversa, Abruzzo

e Basilicata vengono fortemente penalizzate e scendo-

no agli ultimi posti con le regioni meridionali (com-

prese le Isole) e l’Umbria.

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298 DECIMO RAPPORTO OSSERVASALUTE

R. GINI, A. ROSANO, P. FRANCESCONI, M. AVOLIO, C. CECCOLINI, G. MACIOCCO, A.G. DE BELVIS, G. DAMIANI

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per Insufficienza Cardiaca senzaprocedure cardiache

Significato. L’insufficienza cardiaca è una condizio-

ne cronica che determina un elevato carico di malattia

nella popolazione adulta e soprattutto anziana. Incluso

tra i Prevention Quality Indicators dell’Agency forHealthcare Research and Quality (1), il tasso di ospe-

dalizzazione senza procedure cardiache per questa

condizione “sensibile alle cure ambulatoriali” nell’an-

ziano intende misurare la qualità dei servizi territoria-

li in termini di prevenzione e di cura presupponendo

che, al migliorare di queste, diminuisca il ricorso

all’ospedale.

Tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per Insufficienza Cardiaca senza procedure cardiache*

Dove âi è il tasso aggiustato della i-ma regione;

L è la log verosimiglianza della funzione g, esponenziale negativa;

T tasso grezzo;

Xi dummy regione i-ma;

Yk k-ma variabile confondente;

Yk parametro k-ma variabile confondente.

*La formula del tasso non è esprimibile in quanto il tasso deriva dalla stima da un modello di regressione.

Validità e limiti. La validità di questo indicatore

come misuratore della qualità dell’assistenza territo-

riale è stata, negli ultimi anni, oggetto di critiche spe-

cifiche. In questo Capitolo è stato, pertanto, adottato

un metodo di aggiustamento dei tassi che prende in

considerazione variabili che la letteratura scientifica

ha individuato come confondenti della relazione tra

qualità delle cure territoriali e ospedalizzazione evita-

bile: età, prevalenza di alcuni fattori di rischio per lo

scompenso (ipertensione, angina e pregresso infarto)

età-specifica e tasso di ospedalizzazione generale in

regime ordinario età-specifico. Per l’aggiustamento

dei tassi, è stato utilizzato un modello di regressione

binomiale negativa in cui il numero di ricoveri osser-

vati era la variabile dipendente, mentre l’età dei

pazienti, la regione di ricovero, la prevalenza della

patologia ed il tasso di ospedalizzazione generale fun-

gevano da variabili indipendenti. L’ipotesi che sotten-

de il modello di regressione binomiale negativa è che

la variabile conteggio (numero di ricoveri) sia genera-

ta da un processo di tipo Poissoniano, con una disper-

sione maggiore di quella di una distribuzione di

Poisson. Nella fattispecie si ipotizza che l’età, la pre-

valenza della patologia ed il tasso di ospedalizzazione

generale in regime ordinario siano fattori potenzial-

mente confondenti della relazione tra tasso di ospeda-

lizzazione evitabile e contesto territoriale. Il tasso di

ospedalizzazione generale misura la propensione al

ricovero per acuti in un determinato contesto e, quin-

di, viene utilizzato per controllare gli aspetti connessi

con l’organizzazione dell’offerta ospedaliera dall’ef-

fetto che si vuole misurare: cioè quanto una efficace

assistenza primaria sia in grado di evitare il ricorso

all’ospedale per determinate patologie. Il tasso aggiu-

stato è, quindi, una funzione del parametro corrispon-

dente alla variabile che nel modello identifica le

regioni a parità dei fattori ritenuti confondenti.

Tuttavia, permangono nell’interpretazione le limita-

zioni dovute alla variabilità nella codifica delle

Schede di Dimissione Ospedaliera, fenomeno noto

nella letteratura scientifica, e che può condurre a una

sottostima del tasso reale di ospedalizzazione in modo

differenziale da regione a regione. Altra limitazione

deriva dalla variabilità delle stime dei tassi aggiustati

dipendenti dalle specificazioni del modello, in parti-

colare dalle opzioni relative alla parametrizzazione

del modello (con dispersione funzione della media

attesa o con dispersione costante). Le simulazioni pro-

dotte con le due diverse opzioni hanno, comunque,

prodotto risultati sovrapponibili.

Valore di riferimento/Benchmark. Valore medio

delle 3 regioni con il tasso più basso.

Descrizione dei risultatiIn Tabella 1 sono elencate le regioni ordinate secondo

il tasso in esame, aggiustato per le covariate prima

descritte. Non è stato possibile scorporare le PA del

Trentino-Alto Adige, mentre la Valle d’Aosta è stata

aggregata con il Piemonte, perché questo è il livello

minimo di aggregazione consentito dall’Indagine

Multiscopo dell’Istituto Nazionale di Statistica che è

stata utilizzata per la procedura di aggiustamento.

Oltre al tasso sono riportati anche il tasso aggiustato

solo per età e la variazione nell’ordinamento delle

regioni che è stato ottenuto grazie alla procedura di

aggiustamento. L’importanza dell’aggiustamento

completo è dimostrata dal fatto che le graduatorie si

ßi : ma x L (g (T | Xi, Yk, ßi, Yk))

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ASSISTENZA TERRITORIALE 299

Raccomandazioni di OsservasaluteLa procedura di aggiustamento ha consentito

d’interpretare con maggior chiarezza l’indicatore in

termini di qualità dell’assistenza territoriale per

l’insufficienza cardiaca, che risulta priva di un trend

geografico individuabile, a differenza di quanto rile-

vato per i due indicatori precedenti.

Si rinnova, tuttavia, la raccomandazione a sviluppare

indicatori di processo calcolati su coorti di pazienti,

più direttamente correlabili alla qualità dell’assistenza

territoriale.

Per conseguire questo obiettivo è necessario dotare il

Servizio Sanitario Nazionale della capacità di effettuare

record-linkage con metodi omogenei in tutte le regioni:

il progetto MATRICE (“Integrazione dei contenuti

informativi per la gestione sul territorio di pazienti con

patologie complesse o con patologie croniche”), portato

avanti dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari

Regionali con la collaborazione del Ministero della

Salute, sviluppa strumenti in questa direzione.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Guide to prevention qualityindicators: hospital admission for ambulatory care sensitiveconditions [version 3.1]. Rockville (MD): Agency forHealthcare Research and Quality (AHRQ); 2007 Mar 12. 59p. (AHRQ Pub; no. 02-R0203).(2) Francesconi P, Gini R, Maciocco G, Damiani G.(Primary care and chronic diseases: geographical differen-ces in avoidable hospitalization). Epidemiol Prev. Dicembre2011; 35 (5-6 Suppl 2): 128-9.(3) Pirani M, Schifano P, Agabiti N, et al. Ospedalizzazionepotenzialmente evitabile nella città di Bologna, 1997-2000:andamento temporale e differenze per livello di reddito.Epidemiologia e Prevenzione; 2006: 30: 169-177.(4) Purdy S, Griffin T, Salisbury C, Sharp D. Ambulatorycare sensitive conditions: terminology and disease codingneed to be more specific to aid policy makers and clinicians.Public Health. 2009; 123: 169-73.(5) Rosano A, Lauria L, Viola G, Burgio A, de Belvis AG,Ricciardi W, Guasticchi G, van der Zee J. Hospitalizationfor ambulatory care sensitive conditions and the role of pri-mary care in Italian regions. Italian Journal of Public Health2011; 8: 75-86.(6) Istat Multiscopo Aspetti di vita quotidiana. Disponibile sulsito: http://siqual.istat.it/SIQual/visualizza.do?id=0058000.(Accesso: novembre 2012).

Tabella 1 - Tasso (per 1.000 residenti della classe di età 65 anni ed oltre) di dimissioni ospedaliere potenzial-mente evitabili per Insufficienza Cardiaca senza procedure cardiache per regione: aggiustamento per età, preva-lenza di fattori di rischio e ospedalizzazione generale e tasso aggiustato solo per età; differenza di posizione tragli ordinamenti secondo le due misure del tasso - Anno 2010

Regioni Tassi Tassi aggiustati ∆∆aggiustati solo per età

Sardegna 11,4 12,9 +2

Piemonte e Valle d’Aosta 11,6 10,3 -1

Trentino-Alto Adige* 11,9 14,3 +4

Puglia 13,4 15,6 +8

Lombardia 13,4 14,0 +1

Lazio 13,5 14,8 +3

Umbria 13,6 13,2 -2

Abruzzo 13,9 17,8 +9

Campania 13,9 14,5 -1

Liguria 14,1 13,2 -6

Toscana 14,3 11,1 -9

Emilia-Romagna 14,7 15,4 -2

Veneto 15,5 16,6 +1

Sicilia 15,6 15,6 -3

Marche 16,4 16,2 -2

Basilicata 16,5 17,2 0

Molise 17,4 19,8 +2

Friuli Venezia Giulia 18,2 16,6 -3

Calabria 18,7 19,0 -1

*I dati disaggregati per le PA di Bolzano e Trento non sono disponibili.

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Aspetti del-

la vita quotidiana”. Anno 2011.

modificano sostanzialmente.

L’assistenza territoriale per l’insufficienza cardiaca

non mostra alcun trend geografico, con regioni appar-

tenenti alle tre macroaree del Paese che si trovano sia

nei primi sei che negli ultimi sei posti. La procedura

di aggiustamento modifica in termini positivi la posi-

zione della Puglia, del Trentino-Alto Adige e

dell’Abruzzo, mentre fa regredire la posizione della

Liguria e della Toscana.

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300 DECIMO RAPPORTO OSSERVASALUTE

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per Asma in età pediatrica

Significato. L’asma è la più comune patologia croni-

ca nei bambini ed è una delle cause più frequenti di

ricovero ospedaliero. Anche per i bambini, indicatori

relativi alle ospedalizzazioni evitabili per patologie

croniche possono dare informazioni sulle modalità di

gestione in altri setting assistenziali, definiti nella let-

teratura come Ambulatory Care Sensitive Conditions(1, 2, 3, 4).

Numerosi studi mettono in evidenza come, sia a livel-

lo individuale che di comunità, i bambini ricoverati

più spesso per asma tendono ad avere meno visite pro-

grammate a livello di assistenza territoriale e bassa

aderenza alla terapia farmacologica, intesa come bas-

so consumo di farmaci anti-asmatici (5). Inoltre, i tas-

si di ospedalizzazione per asma sono associati a fatto-

ri socio-economici (tassi più alti di ospedalizzazione

in aree metropolitane ad alta povertà e disoccupazio-

ne, con minoranze etniche).

Queste evidenze suggeriscono che una carente orga-

nizzazione dell’assistenza territoriale e la scarsa

accessibilità alle cure possano essere responsabili di

un aumentato ricorso alle cure ospedaliere (1, 5).

Su queste basi concettuali, come proposto

dall’Agency for Healthcare Research and Quality, il

tasso di ospedalizzazione per asma intende misurare

la qualità dei servizi territoriali in termini di preven-

zione, accesso alle cure e trattamento presupponendo

che, al migliorare di queste, diminuisca il ricorso al

ricovero in ospedale.

Tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per Asma*

Numeratore Dimissioni ospedaliere per Asma di bambini 0-17 anni**

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente 0-17 anni

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.

**Codice ICD-9-CM 493.x in diagnosi principale. Sono escluse dal numeratore le dimissioni afferenti all’MDC14 (gravidanza, parto e puer-

perio), i casi trasferiti da altro ospedale o da altra struttura sanitaria ed i casi con codici di diagnosi per fibrosi cistica o altre anomalie del siste-

ma respiratorio.

Validità e limiti. Sono stati calcolati per regione i tas-

si grezzi e standardizzati per età per gli anni 2008,

2009 e 2010. Per rendere i tassi più stabili, visto

l’esiguo numero di eventi, sono stati calcolati quelli

medi annui di periodo standardizzati per età. I tassi

regionali sono stati poi confrontati con il valore nazio-

nale.

Sono stati, infine, calcolati i tassi specifici per classi

di età per singola regione. La stima dei ricoveri ospe-

dalieri per asma in età pediatrica può rappresentare un

indicatore valido e riproducibile dell’appropriatezza e

dell’efficacia del processo di assistenza rivolto al

bambino e per valutare indirettamente la qualità del-

l’organizzazione delle cure primarie pediatriche. Un

limite alla validità dell’indicatore può essere rappre-

sentato dalla completezza dei dati e qualità delle codi-

fiche delle Schede di Dimissione Ospedaliera.

Valore di riferimento/Benchmark. Non esiste un

tasso ottimale di riferimento; è verosimile che minori

tassi di ospedalizzazione corrispondano a cure territo-

riali più accessibili ed efficaci. Come riferimento,

rispetto al quale operare confronti, si considera il

valore nazionale.

Descrizione dei risultatiNel 2008, il tasso di ospedalizzazione per asma in età

pediatrica risulta leggermente più elevato rispetto a

quello dei 2 anni successivi. Il tasso grezzo annuale

mostra un leggero decremento nel periodo considera-

to nella maggior parte delle regioni (Tabella 1). Il tas-

so standardizzato per età non differisce in modo

sostanziale dal tasso grezzo di ospedalizzazione (lo

scostamento è sempre al di sotto del 10%).

Analizzando il tasso standardizzato medio di periodo,

possiamo osservare che Lombardia, Liguria,

Campania, Puglia e Sicilia presentano un valore signi-

ficativamente più alto di quello nazionale, mentre

Piemonte, Valle d’Aosta, PA di Trento e Bolzano,

Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna,

Toscana e Basilicata mostrano tassi medi annui signi-

ficativamente inferiori rispetto al dato nazionale.

Sono in linea con il valore italiano i tassi delle seguen-

ti regioni: Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise,

Calabria e Sardegna (Grafico 1). Non si registrano,

praticamente, ricoveri per asma al di sotto dell’anno

di età, mentre il rischio di ricovero è significativamen-

te più alto per le classi di età 1-4, 5-9 e 10-14 anni,

rispetto alla classe di riferimento 15-17 anni (Tabella

2). Nella Tabella 3 vengono riportati i tassi specifici

per i gruppi di età considerati.

Nei Grafici 2, 3, 4 e 5 sono rappresentati i tassi regio-

nali medi di periodo (2008-2010) per ogni classe di età,

confrontati con il valore nazionale della stessa classe.

MP. FANTINI, L. LUCIANO, C. RANDAZZO, C. GIANSANTE, C. CECCOLINI, G. DAMIANI

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ASSISTENZA TERRITORIALE 301

Possiamo osservare che la Lombardia e la Campania

presentano tassi di ospedalizzazione per asma mag-

giori rispetto alla media solo per la fascia di età 1-4

anni, mentre la Puglia per le classi 10-14 e 15-17 anni.

In Sicilia si riscontrano tassi superiori alla media in tut-

te le classi di età, ad eccezione della classe 15-17 anni.

Tabella 1 - Tasso grezzo (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma in età pediatrica per regione - Anni 2008-2010

Regioni 2008 2009 2010

Piemonte 0,52 0,31 0,27

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 0,25 0,29 0,05

Lombardia 0,69 0,56 0,67

Bolzano-Bozen 0,36 0,43 0,51Trento 0,30 0,22 0,47Veneto 0,45 0,25 0,24

Friuli Venezia Giulia 0,29 0,20 0,32

Liguria 0,84 0,61 0,61

Emilia-Romagna 0,49 0,34 0,45

Toscana 0,28 0,21 0,21

Umbria 0,70 0,56 0,61

Marche 0,55 0,53 0,43

Lazio 0,59 0,48 0,53

Abruzzo 0,60 0,46 0,43

Molise 0,72 0,43 0,24

Campania 0,72 0,58 0,58

Puglia 0,70 0,63 0,64

Basilicata 0,47 0,30 0,25

Calabria 0,48 0,47 0,47

Sicilia 0,79 0,67 0,85

Sardegna 0,64 0,44 0,64

Italia 0,60 0,47 0,52

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

Grafico 1 - Tasso standardizzato (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma in età pediatrica per regione -Anni 2008-2010

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

Tabella 2 - Rischio Relativo di dimissioni ospedaliere per asma per classe di età pediatrica - Anni 2008-2010

Rischio Relativo* 1-4 5-9 10-14

Italia 11,8 5,25 2,09

*La classe di età di riferimento è 15-17 anni.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

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302 DECIMO RAPPORTO OSSERVASALUTE

Tabella 3 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma per classe di età e regione - Anni 2008-2010

Regioni 1-4 5-9 10-14 15-17 Totale

Piemonte 0,83 0,44 0,14 0,08 0,37

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 0,62 0,06 0,12 0,00 0,19

Lombardia 1,58 0,65 0,22 0,14 0,64

Bolzano-Bozen 0,89 0,54 0,30 0,02 0,43Trento 0,95 0,25 0,14 0,04 0,33Veneto 0,64 0,38 0,15 0,09 0,31

Friuli Venezia Giulia 0,61 0,30 0,11 0,10 0,27

Liguria 1,42 0,86 0,38 0,16 0,68

Emilia-Romagna 0,92 0,53 0,17 0,07 0,42

Toscana 0,54 0,25 0,11 0,05 0,23

Umbria 1,62 0,66 0,20 0,10 0,63

Marche 1,38 0,51 0,18 0,05 0,51

Lazio 1,33 0,55 0,25 0,05 0,53

Abruzzo 1,22 0,55 0,21 0,16 0,50

Molise 1,16 0,54 0,29 0,03 0,47

Campania 1,73 0,65 0,24 0,12 0,63

Puglia 1,61 0,65 0,38 0,21 0,66

Basilicata 0,92 0,44 0,10 0,05 0,34

Calabria 1,20 0,51 0,23 0,15 0,47

Sicilia 1,95 0,94 0,34 0,09 0,77

Sardegna 1,50 0,58 0,25 0,17 0,57

Italia 1,41 0,61 0,23 0,11 0,55

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

Grafico 2 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma della classe di età 1-4 anni per regione- Anni 2008-2010

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 303

Grafico 3 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma della classe di età 5-9 anni per regione- Anni 2008-2010

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

Grafico 4 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma della classe di età 10-14 anni per regio-ne - Anni 2008-2010

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

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304 DECIMO RAPPORTO OSSERVASALUTE

Grafico 5 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma della classe di età 15-17 anni per regio-ne - Anni 2008-2010

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’indicatore proposto può essere un utile ausilio per la

valutazione delle pratiche assistenziali della pediatria

territoriale. Nella revisione della letteratura interna-

zionale, il rischio di ospedalizzazione per asma dimi-

nuisce se viene fornito un corretto piano terapeutico

(scritto) alla famiglia del bambino al momento della

dimissione dall’ospedale e laddove esistano dei per-

corsi clinico-assistenziali ben definiti per la patologia

in questione.

Negli Stati Uniti è stato osservato che i tassi di ospe-

dalizzazione per asma sono associati a fattori socio-

economici (con tassi più alti di ospedalizzazione in

aree metropolitane ad alta povertà e disoccupazione,

con minoranze etniche e caratterizzate da bassi livelli

d’istruzione), lasciando ipotizzare che una carente

organizzazione dell’assistenza territoriale sia respon-

sabile di un aumentato ricorso alle cure ospedaliere

nei confronti di queste popolazioni particolarmente

suscettibili.

Inoltre, numerosi studi mettono in evidenza che sia a

livello individuale che di comunità, i bambini ricove-

rati più spesso per asma tendono ad avere meno visi-

te programmate a livello di cure primarie e bassa ade-

renza alla terapia farmacologica di supporto (basso

consumo di farmaci anti-asmatici). Più in generale, il

rischio di ospedalizzazione per asma sembra diminui-

re se viene garantita una buona accessibilità alle strut-

ture presenti sul territorio ed una corretta gestione del

paziente dal punto di vista terapeutico e della conti-

nuità delle cure.

Riferimenti bibliografici(1) McDonald K, Davies SM, Haberland CA, Geppert JJ,Ku Amy,Romano P. Preliminary Assessment of PediatricHealth Care Quality and Patient Safety in the United StatesUsing Readily Available Administrative Data. Pediatrics2008; 122; e416-e42.(2) McDonald K, Romano P, Davies S, Haberland C,Geppert J, Ku A, Choudhry K. Measures of pediatric healthcare quality based on hospital administrative data: thepediatric quality indicators. Rockville (MD): Agency forHealthcare Research and Quality (AHRQ); 2006 Sep. 130 p.(3) Beal A, Co JPT,Dougherty D, Jorsling T, Kam J, PerrinJ, Palmer RH. Quality Measures for Children’s Health Care.Pediatrics 2004; 113; 199-209.(4) Sedman A, Harris JM, Schulz K, Schwalenstocker E,Remus D, Scanlon M, Bahl V. Relevance of the Agency forHealthcare Research and Quality Patient Safety Indicatorsfor Children’s Hospitals. Pediatrics 2005; 115; 135-145.(5) AHRQ quality indicators. Pediatric quality indicators:technical specifications [version 4.2]. PDI #14 asthmaadmission rate. Rockville (MD): Agency for HealthcareResearch and Quality (AHRQ); 2010 Sep. 2 p.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 305

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per Gastroenteriti in età pediatrica

Significato. La gastroenterite è una malattia comune

nei bambini. Alcuni ricoveri per gastroenterite sono

evitabili poichè una tempestiva ed efficace cura a livel-

lo territoriale sembra ridurre il rischio di ospedalizza-

zione (1, 5).

Come per l’asma, anche per le gastroenteriti il tasso di

ospedalizzazione può indicare la qualità dei servizi ter-

ritoriali in termini di accessibilità e di cura appropria-

ta presupponendo che, al migliorare di queste, dimi-

nuisca il ricorso al ricovero in ospedale (1, 2, 3, 4).

Tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per Gastroenteriti*

Numeratore Dimissioni ospedaliere per Gastroenteriti di bambini 0-17 anni

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente 0-17 anni

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.

Validità e limiti. La stima dei ricoveri ospedalieri per

gastroenteriti in età pediatrica può rappresentare un

indicatore valido e riproducibile della tempestività,

accessibilità ed appropriatezza delle cure a livello ter-

ritoriale. Un limite alla validità dell’indicatore può

essere rappresentato dalla completezza dei dati e qua-

lità delle codifiche della Scheda di Dimissione

Ospedaliera. I codici presi in esame per il numeratore

sono ICD-9-CM 003.0, 003.1, 003.8, 003.9 004.x,

007.x, 008.4, 008.5, 008.61, 008.62, 008.63, 008.64,

008.65, 008.66, 008.69, 008.8, 009.x, 5589 in diagno-

si principale o diagnosi secondaria quando la diagno-

si principale è disidratazione 276.5x. Sono escluse dal

numeratore le dimissioni afferenti all’MDC14 (gravi-

danza, parto, puerperio) ed i casi trasferiti da altro

ospedale o da altra struttura sanitaria. Sono stati cal-

colati per regione i tassi grezzi e standardizzati per età

per gli anni 2008, 2009 e 2010. Per renderli più stabi-

li, visto l’esiguo numero di eventi, sono stati calcolati

i tassi medi annui di periodo standardizzati per età. I

tassi regionali sono stati poi confrontati con il valore

nazionale. Sono stati, infine, calcolati i tassi specifici

per classi di età per singola regione.

Valore di riferimento/Benchmark. Non esiste un

tasso ottimale di riferimento; è verosimile che minori

tassi di ospedalizzazione corrispondano a cure territo-

riali più accessibili ed efficaci. Come riferimento,

rispetto al quale operare confronti, si considera il

valore nazionale.

Descrizione dei risultatiIl tasso nazionale di ospedalizzazione per gastroente-

riti aumenta, seppur in modo non statisticamente

significativo (p=0,112), dal 2008 al 2010: da 2,40 (per

1.000) nel 2008 a 3,96 (per 1.000) nel 2010 conside-

rando la popolazione residente compresa nella classe

di età 0-17 anni (Tabella 1). I tassi standardizzati per

età non differiscono in modo sostanziale dai tassi

grezzi di ospedalizzazione (lo scostamento è sempre

al di sotto del 10%). Nel Grafico 1 sono riportati i tas-

si regionali medi annui del periodo 2008-2010 (stan-

dardizzati per età), confrontati con il valore nazionale.

Da questo confronto si osserva che la PA di Bolzano,

l’Umbria, l’Abruzzo, la Campania, la Calabria, la

Puglia, la Sicilia e la Sardegna registrano tassi di

ospedalizzazione significativamente più alti rispetto

al tasso nazionale, preso come riferimento. Piemonte,

Valle d’Aosta, PA di Trento, Veneto, Friuli Venezia

Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche e

Basilicata mostrano, al contrario, tassi di ospedalizza-

zione significativamente inferiori al valore nazionale.

Sono in linea con il dato nazionale i tassi di

Lombardia, Lazio e Molise.

Stratificando per fasce di età, nell’intero periodo pre-

so in considerazione, si nota che i tassi di ospedaliz-

zazione diminuiscono al crescere della classe di età,

sia a livello nazionale che in ogni singola regione.

Anche per la gastroenterite, come visto già per l’asma

in età pediatrica, il rischio di ricovero è molto mag-

giore per le classi di età minori (Tabella 2). Nella

Tabella 3 sono riportati i tassi standardizzati specifici

per classi di età e per regione di residenza.

Nei Grafici 2, 3, 4, 5 e 6 sono rappresentati i tassi

regionali medi di periodo (2008-2010) per ogni classe

di età. Confrontati con il valore nazionale della mede-

sima classe, mostrano la stessa variabilità regionale

precedentemente osservata nel Grafico 1 per il tasso

standardizzato.

MP. FANTINI, L. LUCIANO, C. RANDAZZO, C. GIANSANTE, C. CECCOLINI, G. DAMIANI

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306 DECIMO RAPPORTO OSSERVASALUTE

Tabella 1 - Tasso grezzo (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite in età pediatrica per regione -Anni 2008-2010

Regioni 2008 2009 2010

Piemonte 1,35 2,84 3,14

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 0,15 0,83 1,86

Lombardia 3,13 3,36 3,93

Bolzano-Bozen 6,75 5,22 4,37Trento 1,60 1,63 1,55Veneto 1,93 2,40 3,06

Friuli Venezia Giulia 0,88 0,99 1,21

Liguria 1,48 1,63 1,79

Emilia-Romagna 2,30 2,79 3,29

Toscana 0,79 2,52 2,80

Umbria 3,51 4,79 5,24

Marche 1,21 2,87 3,53

Lazio 2,15 3,56 3,99

Abruzzo 2,48 5,89 7,22

Molise 4,24 2,18 2,62

Campania 2,52 3,68 4,47

Puglia 2,75 5,92 6,90

Basilicata 1,35 2,58 2,90

Calabria 2,44 3,07 4,36

Sicilia 3,71 3,28 3,18

Sardegna 1,32 5,88 7,41

Italia 2,40 3,42 3,96

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

Grafico 1 - Tasso standardizzato (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite in età pediatrica - Anni2008-2010

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

Tabella 2 - Rischio Relativo di dimissioni ospedaliere per gastroenteriti e per classe di età pediatrica - Anni2008-2010

Rischio Relativo* 0 1-4 5-9 10-14

Italia 26,43 18,51 4,28 1,92

*La classe di età di riferimento è 15-17 anni.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 307

Tabella 3 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenteriti per classe di età e regione - Anni2008-2010

Regioni 0 1-4 5-9 10-14 15-17 Totale

Piemonte 9,81 5,64 1,31 0,65 0,34 2,45

Valle d’Aosta 3,95 1,65 0,57 0,37 0,42 0,91

Lombardia 14,22 8,11 1,59 0,73 0,45 3,48

Bolzano-Bozen 17,36 12,45 3,49 2,12 1,26 5,44Trento 8,55 3,61 0,70 0,20 0,35 1,59Veneto 8,84 6,10 1,28 0,53 0,23 2,47

Friuli Venezia Giulia 3,31 2,52 0,61 0,25 0,12 1,03

Liguria 5,69 3,87 0,96 0,46 0,40 1,63

Emilia-Romagna 10,22 6,72 1,30 0,57 0,28 2,80

Toscana 7,05 4,91 1,16 0,49 0,23 2,05

Umbria 15,57 10,97 2,59 1,16 0,30 4,52

Marche 9,71 6,29 1,35 0,58 0,27 2,54

Lazio 12,35 8,02 1,71 0,64 0,37 3,24

Abruzzo 16,67 14,03 2,88 1,28 0,96 5,20

Molise 9,12 8,75 1,93 0,85 0,50 3,02

Campania 13,71 9,46 2,08 0,92 0,39 3,55

Puglia 13,43 13,70 3,80 1,83 0,81 5,17

Basilicata 6,63 6,09 1,63 0,82 0,38 2,27

Calabria 10,56 8,15 2,40 1,18 0,67 3,28

Sicilia 12,59 9,09 2,09 0,85 0,38 3,39

Sardegna 11,20 12,95 3,74 1,38 0,87 4,85

Italia 12,50 8,77 1,96 0,83 0,45 3,38

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

Grafico 2 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite in bambini della classe di età 0anni per regione - Anni 2008-2010

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

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308 DECIMO RAPPORTO OSSERVASALUTE

Grafico 3 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite della classe di età 1-4 anni perregione - Anni 2008-2010

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

Grafico 4 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite della classe di età 5-9 anni perregione - Anni 2008-2010

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 309

Grafico 5 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite della classe di età 10-14 anniper regione - Anni 2008-2010

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

Grafico 6 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite della classe di età 15-17 anniper regione - Anni 2008-2010

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2011.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’indicatore proposto può essere un utile ausilio per la

valutazione delle pratiche assistenziali della pediatria

territoriale. Nella revisione della letteratura interna-

zionale ed in modo simile a quanto già discusso per

l’asma, il rischio di ospedalizzazione per gastroenteri-

ti diminuisce se viene garantita una buona accessibili-

tà alle strutture presenti sul territorio ed una corretta

gestione del paziente dal punto di vista terapeutico e

della continuità delle cure.

Riferimenti bibliografici(1) McDonald K, Davies SM, Haberland CA, Geppert JJ,Ku Amy, Romano P. Preliminary Assessment of Pediatric

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310 DECIMO RAPPORTO OSSERVASALUTE

Health Care Quality and Patient Safety in the United StatesUsing Readily Available Administrative Data. Pediatrics2008; 122; e416-e425.(2) McDonald K, Romano P, Davies S, Haberland C,Geppert J, Ku A, Choudhry K. Measures of pediatric healthcare quality based on hospital administrative data: thepediatric quality indicators. Rockville (MD): Agency forHealthcare Research and Quality (AHRQ); 2006 Sep. 130 p.(82 references).(3) Beal A, Co JPT, Dougherty D, Jorsling T, Kam J, Perrin

J, Palmer RH. Quality Measures for Children’s Health Care.Pediatrics 2004; 113; 199-209.(4) Sedman A, Harris JM, Schulz K, Schwalenstocker E,Remus D, Scanlon M, Bahl V. Relevance of the Agency forHealthcare Research and Quality Patient Safety Indicatorsfor Children’s Hospitals. Pediatrics 2005; 115; 135-145.(5) AHRQ quality indicators. Pediatric quality indicators:technical specifications [version 4.2]. PDI #16 gastroenteri-tis admission rate. Rockville (MD): Agency for HealthcareResearch and Quality (AHRQ); 2010 Sep. 3 p.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 263

Assistenza Domiciliare Integrata

Significato. Le patologie cronico-degenerative nel

nostro Paese rappresentano attualmente la prima cau-

sa di mortalità e di morbosità, in conseguenza della

transizione demografica avvenuta nella seconda metà

del XX secolo, che ha comportato un progressivo

invecchiamento della popolazione legato al migliora-

mento delle condizioni socio-sanitarie.

Al 1 gennaio 2012, in Italia, gli ultra 65enni rappre-

sentavano il 20,8% della popolazione, pari a circa 12

milioni di persone, e, secondo le previsioni, raggiun-

geranno nel 2043 il 32% (1).

L’Italia si colloca attualmente al secondo posto nella

graduatoria dei 27 Paesi europei relativa al livello di

invecchiamento della popolazione, misurato utilizzan-

do l’indice di vecchiaia (rapporto percentuale tra la

popolazione in età anziana - 65 anni ed oltre - e la

popolazione in età giovanile - meno di 15 anni), con

147,2 anziani ogni 100 giovani (2).

L’invecchiamento della popolazione si accompagna

tipicamente ad un’aumentata incidenza e prevalenza

di condizioni croniche multiple, quali patologie car-

diovascolari, bronco pneumopatie cronico-ostruttive,

diabete, patologie neurodegenerative, tumori e pro-

blemi muscolo scheletrici, che impongono alla popo-

lazione anziana un elevato burden, impattando pesan-

temente sia sulla qualità di vita dei pazienti sia sulla

spesa sanitaria.

Secondo il Rapporto “Stato di salute e prestazioni sani-

tarie nella popolazione anziana” del Ministero della

Salute, la popolazione anziana oggi in Italia determina

il 37% dei ricoveri ospedalieri ordinari e il 49% delle

giornate di degenza e dei relativi costi stimati (3).

Tra le criticità tuttora presentate dal Servizio Sanitario

Italiano, lo Schema di Piano Sanitario Nazionale

2011-2013 evidenzia l’inappropriatezza dei ricoveri

ospedalieri e degli accessi in Pronto Soccorso, dovuta

all’organizzazione, ancora spesso insufficiente, del

sistema delle cure primarie, dei servizi territoriali e

dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) (4).

L’ADI, introdotta per la prima volta dal DPCM 29

novembre 2001 “Definizione dei Livelli Essenziali di

Assistenza Sanitaria”, si configura come

un’assistenza erogata a domicilio in base ad un piano

assistenziale individuale attraverso la presa in carico

multidisciplinare e multi professionale del paziente.

Negli anni, pur sviluppandosi in modo difforme nelle

diverse realtà regionali, le cure domiciliari si sono

progressivamente articolate e strutturate per far fronte

alla sempre maggiore complessità dei bisogni assi-

stenziali dei destinatari. In particolare, possono essere

distinte forme di assistenza domiciliare prevalente-

mente orientate a fornire una appropriata risposta ai

bisogni sociali ed altre di spiccata natura sanitaria (si

pensi al campo delle cure palliative) o di tipo misto.

Ad oggi sono, quindi, individuabili alcuni profili assi-

stenziali che vanno da forme di assistenza domiciliare

a carattere prestazionale (prestazioni sanitarie occasio-

nali o a ciclo programmato effettuate sotto la guida del

Medico di Medicina Generale) a livelli più complessi

e multiformi di cura caratterizzati dalla presa in carico

multidisciplinare del paziente e dalla formulazione di

un Piano Assistenziale Individuale (cure domiciliari

integrate, cure domiciliari palliative). In questa pro-

spettiva, in particolare per i pazienti affetti da patolo-

gie cronico-degenerative, l’assistenza domiciliare può

rappresentare una valida alternativa all’utilizzo inap-

propriato del ricovero ospedaliero, garantendo una

maggiore qualità di vita del paziente e benefici econo-

mici rispetto a forme di ricovero extraospedaliero. In

tale contesto l’ADI, nelle sue diverse forme, si pone

come un ulteriore nodo integrativo nell’ambito delle

cure primarie a sostegno dell’appropriatezza dell’inte-

ro sistema di assistenza socio-sanitaria.

Sul piano del governo clinico, una corretta imposta-

zione dell’ADI deve garantire la presa in carico fon-

data su criteri di eleggibilità dei pazienti da assistere,

la continuità assistenziale mediante una gestione

coordinata nei piani di cura delle diverse prestazioni

incluse nelle cure primarie e nell’assistenza speciali-

stica e ospedaliera (dimissioni programmate, assisten-

za infermieristica, riabilitativa, prestazioni farmaceu-

tiche e protesiche adeguate), la gestione integrata con

le prestazioni di aiuto domiciliare da parte delle

amministrazioni locali, la collaborazione tra diverse

figure professionali, nonché la valutazione degli inter-

venti realizzati e della relativa spesa (4). Nella presen-

tazione degli indicatori viene utilizzato il termine

“assistibili” in riferimento alla popolazione di età >65

anni in trattamento di assistenza domiciliare come

previsto dal DM 5 dicembre 2006 (5).

Tasso di assistibili in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistibili che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente

S. TARDIVO, C. COPPO, M. BOCCHI, W. MANTOVANI, A. POLI, G. ROMANO

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264 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2013

Validità e limiti. I dati per la costruzione degli indi-

catori sono stati ricavati dal modello FLS.21 di rile-

vazione delle attività gestionali ed economiche delle

Unità Sanitarie Locali (DM 5 dicembre 2006) e

dall’Istituto Nazionale di Statistica. Trattandosi di

indicatori di attività, non è possibile un’esaustiva

riflessione sulla qualità dell’ADI erogata dalle

Aziende Sanitarie Locali né sulla tipologia dei casi

trattati, in ragione della difficoltà collegata alla valu-

tazione dell’outcome finale. La mancanza di una defi-

nizione omogenea e condivisa a livello nazionale del-

le attività di ADI, limita sensibilmente la validità di

un confronto interregionale.

Valore di riferimento/Benchmark. In assenza di un

valore di riferimento legislativo e di omogeneità nei

modelli organizzativi, gli indicatori analizzati posso-

no essere considerati in riferimento al valore medio

delle regioni che presentano valori superiori al dato

nazionale.

Descrizione dei risultatiA livello nazionale, nel corso del 2011, sono stati assi-

stiti, complessivamente, al proprio domicilio 609.023

pazienti. Il tasso di assistibili in ADI è in continua cre-

scita, attestandosi ad un valore pari a 1.005 casi (per

100.000), con un incremento dell’1,5% rispetto al

2010 (Grafico 1). Permane, dal confronto con gli anni

precedenti, una notevole variabilità dell’indicatore a

livello regionale: fatte salve la PA di Bolzano e la

Valle d’Aosta che possiedono una regolamentazione

autonoma dei modelli di assistenza domiciliare, si va

da un tasso minimo di 480 assistibili in ADI (per

100.000) della Puglia ad un valore massimo di 2.613

(per 100.000) dell’Emilia-Romagna, cui seguono

Umbria e Friuli Venezia Giulia (1.908 e 1.665 per

100.000, rispettivamente) (Tabella 1).

Lo stesso indicatore accorpato per macroaree eviden-

zia notevoli disomogeneità: le regioni settentrionali,

pur registrando una leggera flessione rispetto all’anno

precedente (-3,2%), presentano valori superiori rispet-

to alle regioni del Centro e del Sud (rispettivamente,

1.263, 1.071 e 624 per 100.000) (Grafico 2).

Globalmente, la percentuale di ADI erogata a sogget-

ti anziani è stata pari all’83,3% del totale, valore pres-

soché invariato rispetto al 2010. Tra le regioni (esclu-

dendo la PA di Bolzano e la Valle d’Aosta), il

Piemonte presenta il valore più basso (69%) di anzia-

ni assistiti in ADI, mentre la Liguria e l’Emilia-

Romagna registrano i valori più elevati (rispettiva-

mente 90,1% e 90,5%) (Tabella 1).

Una notevole variabilità è presente nel numero di

anziani trattati in ADI riferito alla stessa popolazione

anziana residente: parlando di soggetti di età >65 anni

assistiti in ADI si passa, difatti, da 0,36% nella Valle

d’Aosta a 10,62% in Emilia-Romagna.

Per quanto riguarda il numero di ADI rivolte ai

pazienti terminali, si evidenzia come nelle regioni del

Centro vi sia il tasso più elevato (120,5 per 100.000)

rispetto al Nord ed al Sud (rispettivamente, 82,7 e

85,4 per 100.000) (Grafico 3).

Rispetto al 2010 tali valori risultano in aumento per le

regioni del Nord e del Centro (rispettivamente +3,8%

e +12,2%), mentre si registra una lieve flessione per le

regioni del Sud (-2,6%).

Tasso di assistibili anziani in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistibili di età >65 anni che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di età >65 anni

Tasso di assistibili in Assistenza Domiciliare Integrata in fase terminale

Numeratore Assistibili in fase terminale che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente

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ASSISTENZA TERRITORIALE 265

Grafico 1 - Tasso (per 100.000) di assistibili trattati in Assistenza Domiciliare Integrata - Anni 1998-2011

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2013.

Tabella 1 - Assistibili (valori assoluti e tasso per 100.000) ed anziani (valori percentuali e tasso per 1.000) trat-tati in Assistenza Domiciliare Integrata per regione - Anno 2011

Regioni Assistibili Anziani trattati Tassi di assistibili Tassi dianziani trattati

Piemonte 29.545 69,0 663 2,00

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 185 52,4 144 0,36

Lombardia 95.190 86,6 960 4,14

Bolzano-Bozen 725 51,7 143 0,41Trento 5.227 70,6 987 3,62Veneto 65.279 81,8 1.322 5,44

Friuli Venezia Giulia 20.573 84,9 1.665 6,03

Liguria 18.035 90,1 1.115 3,76

Emilia-Romagna 115.799 90,5 2.613 10,62

Toscana 28.054 73,6 748 2,36

Umbria 17.294 87,2 1.908 7,21

Marche 16.079 75,0 1.027 3,43

Lazio 66.649 84,9 1.163 4,98

Abruzzo 16.977 78,3 1.265 4,66

Molise 3.008 81,6 941 3,51

Campania 29.092 78,4 499 2,42

Puglia 19.636 77,0 480 2,0

Basilicata 7.895 88,7 1.344 5,91

Calabria 13.013 83,3 647 2,87

Sicilia 25.721 77,8 509 2,14

Sardegna 15.047 82,5 898 3,81

Italia 609.023 83,3 1.005 4,12

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2013.

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266 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2013

Grafico 2 - Tasso (per 100.000) di assistibili trattati in Assistenza Domiciliare Integrata per macroarea - Anni 2004-2011

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2013.

Grafico 3 - Tasso (per 100.000) di assistibili in Assistenza Domiciliare Integrata per pazienti terminali per macroa-rea - Anno 2011

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2013.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’analisi dei dati evidenzia anche per l’anno 2011 un

incremento a livello nazionale dell’attività di ADI, che

sembra confermare l’espansione nei modelli organizza-

tivi sanitari delle cure primarie. Tale scelta risulta

ormai “obbligatoria” per tutte le regioni che stanno ten-

tando di offrire, per selezionate tipologie di pazienti

affette da patologie cronico-degenerative, forme assi-

stenziali alternative al ricovero ospedaliero, anche alla

luce di quanto previsto dalla Legge n. 135/2012, la

cosiddetta Spending Review della sanità (tasso di ospe-

dalizzazione complessivo pari a 160 per 1.000, durata

media di degenza per i ricoveri ordinari <7 giorni, tas-

so occupazione dei posti letto di almeno il 90%).

Tuttavia, per la prima volta le regioni settentrionali, pur

presentando i maggiori tassi di assistibili in ADI rispet-

to alle altre macroaree, vengono meno nel loro contri-

buto all’aumento della diffusione dell’ADI, registrando

una diminuzione del 3,32% che necessita, comunque,

di trovare conferma negli anni a venire per eventuali

valutazioni.

Le regioni meridionali, ad eccezione di Molise,

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ASSISTENZA TERRITORIALE 267

Sardegna, Abruzzo e Basilicata, non hanno ancora rag-

giunto il target previsto negli “Obiettivi di Servizio”

del Quadro Strategico Nazionale 2007-2013, che pone

la quota di anziani beneficiari di assistenza domiciliare

integrata pari a 3,5 anziani ogni 100 residenti di 65 anni

ed oltre.

In tale scenario permane, quindi, una marcata disomo-

geneità inter-regionale della diffusione dell’ADI con

un evidente gradiente Nord-Sud.

La mancanza, infine, di una comune definizione

dell’ADI all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza

e dell’avvio del nuovo flusso informativo, inficia signi-

ficativamente la possibilità di un’esaustiva valutazione

delle differenze rilevate.

Riferimenti bibliografici(1) Statistiche Demografiche Istat. Disponibile sul sito:http://demo.istat.it/pop2012/index1.html.(2) Istat. Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cuiviviamo. 2013. Disponibile sul sito: http://noi-ita-lia.istat.it/fileadmin/NoiItalia2013.pdf.(3) Epicentro ISS Anziani. Disponibile sul sito:http://www.epicentro.iss.it/problemi/anziani/anziani.asp.(4) Ministero della Salute. Schema di Piano SanitarioNazionale 2011-2013. Disponibile sul sito:http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1454_allegato.pdf.(5) Ministero della Salute. Assistenza Domiciliare aglianziani: ADI anno 2011 e trend 2009-2011. Disponibile sulsito:http://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_8_3_1.jsp?lingua=italiano&id=8.

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268 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2013

Posti letto residenziali di tipo socio-sanitario per anziani e per persone con dis-abilità

Significato. Le strutture residenziali di tipo socio-

sanitario forniscono assistenza e cure mediche di lun-

go periodo a persone in condizione di non autosuffi-

cienza o con elevata necessità di tutela sanitaria. I ser-

vizi erogati includono sia prestazioni prettamente

sanitarie (cure mediche e infermieristiche, trattamenti

riabilitativi e somministrazioni di terapie) con diversi

livelli d’intensità, sia prestazioni a carattere sociale,

come ad esempio i servizi di cura alla persona (aiuti

per il movimento, per l’alimentazione e per l’igiene

personale).

La loro attività occupa un ruolo rilevante nell’ambito

del processo di integrazione tra assistenza sanitaria e

assistenza sociale.

L’indicatore proposto permette di confrontare l’entità

dell’offerta di residenzialità destinata agli anziani e

alle persone con disabilità; i dati sono stati rilevati con

l’Indagine dell’Istituto Nazionale di Statistica sui pre-

sidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari.

Le strutture considerate sono quelle caratterizzate da

una significativa componente sanitaria (presenza di

almeno una figura che svolge attività di tipo socio-

sanitario oltre al Medico di Medicina Generale) che

forniscono, in prevalenza, ospitalità ad anziani e a

persone con disabilità.

Tasso di posti letto per anziani e persone con disabilità

Numeratore Posti letto per target di utenza

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Validità e limiti. L’indicatore è stato costruito per

due diversi target d’utenza: anziani (persone di età

>65 anni) e persone con disabilità (persone di età <65

anni con disabilità fisica, psichica, sensoriale o con

problemi di salute mentale); l’assegnazione dei posti

letto al target di utenza è stata effettuata sulla base

delle prevalenze di assistiti dichiarate dalle strutture

censite, pertanto non si esclude che i posti letto possa-

no essere utilizzati anche per altre tipologie di utenti.

I dati sulla base dei quali è stato costruito l’indicatore

sono stati ponderati per tenere conto del numero di

strutture che non hanno risposto alla rilevazione, cir-

ca il 25% dell’universo di riferimento. Al fine di valu-

tare l’effetto sulla precisione dell’indicatore delle

mancate risposte, è stato calcolato il coefficiente di

variazione percentuale che rappresenta la quota per-

centuale dell’errore sulla stima puntuale.

Le strutture selezionate, pur caratterizzate da una rile-

vante componente sanitaria, possono ospitare anziani

“autosufficienti”, definiti tali in quanto non in posses-

so di valutazione multidimensionale da parte di

un’équipe multidimensionale.

Valore di riferimento/Benchmark. Difficoltoso

risulta individuare un valore di riferimento, poichè il

rapporto ideale tra posti letto residenziali e popolazio-

ne dipende dall’offerta di forme di assistenza alterna-

tive e dall’orientamento delle singole regioni.

Descrizione dei risultatiIn Italia, i posti letto destinati ad accogliere anziani e

persone con disabilità sono, complessivamente,

288.715 pari a 486,1 per 100.000 abitanti. La parte più

ampia dell’offerta è destinata ad accogliere anziani

(416,3 per 100.000), quote residuali sono, invece,

rivolte ad utenti con disabilità con età <65 anni (69,8

per 100.000). L’analisi territoriale evidenzia forti

divari tra le ripartizioni, con un’offerta che si concen-

tra soprattutto nelle regioni del Nord e subisce consi-

stenti riduzioni nelle altre aree del Paese. I più alti

livelli di offerta si registrano in Valle d’Aosta, in

Piemonte e nelle PA di Trento e Bolzano (oltre 900

posti letto per 100.000); le regioni del Centro si collo-

cano in una posizione intermedia, ad eccezione del

Lazio dove si rilevano soltanto 233,4 posti letto (per

100.000); tra le regioni del Sud, la più bassa dotazio-

ne di posti letto si riscontra in Campania ed in Molise

(rispettivamente, 112,8 e 92,1 per 100.000).

Per quanto riguarda gli anziani, il tasso più elevato si

registra nella PA di Trento (859,1 posti letto per

100.000), mentre l’offerta più bassa si rileva in

Campania e Molise, dove il livello dei tassi scende,

rispettivamente, a 75,6 e 68,5 (per 100.000). La quota

di posti letto dedicati alle persone con disabilità con

età <65 anni raggiunge il livello massimo in Liguria

(138,1 per 100.000), mentre i valori minimi si regi-

strano in Abruzzo (28,7 per 100.000) e in Puglia (32,5

per 100.000).

C. DI PRIAMO

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ASSISTENZA TERRITORIALE 269

Tabella 1 - Tasso (per 100.000) e coefficiente di variazione (per 100) di posti letto per disabili e anziani nellestrutture socio-sanitarie per regione - Anno 2011

Regioni Disabili Anziani Totale Coefficiente di ∆∆

Piemonte 78,5 842,6 921,1 1,3

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 118,5 830,8 949,3 0,0

Lombardia 86,7 599,6 686,2 1,3

Bolzano-Bozen 104,7 809,8 914,5 2,6Trento 55,5 859,1 914,6 1,7Veneto 107,7 632,4 740,1 1,6

Friuli Venezia Giulia 72,1 757,1 829,2 3,0

Liguria 138,1 673,9 812,0 3,5

Emilia-Romagna 78,7 722,1 800,8 1,7

Toscana 46,8 370,8 417,6 1,7

Umbria 70,0 279,1 349,1 0,0

Marche 70,2 438,3 508,5 1,3

Lazio 53,2 180,2 233,4 2,6

Abruzzo 28,7 188,5 217,1 8,4

Molise - 68,5 92,1 17,0

Campania 37,1 75,6 112,8 5,5

Puglia 32,5 162,8 195,3 2,8

Basilicata 137,7 223,8 361,5 3,2

Calabria 54,1 97,1 151,2 9,2

Sicilia 70,5 155,4 226,0 3,8

Sardegna 81,8 218,9 300,7 3,1

Italia 69,8 416,3 486,1 0,7

- = non disponibile.

Fonte dei dati: Istat. “Indagine presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari”. Anno 2013.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’attività delle strutture residenziali si inquadra nel-

l’ambito dell’assistenza integrata di tipo sociale e

sanitaria prevista dalla Legge n. 328 del 2000 che rap-

presenta una risposta mirata a bisogni di particolari

gruppi di popolazione, come le persone con disabilità

e anziani. È una tipologia di assistenza di lungo perio-

do che rappresenta una efficace alternativa ad una

ospedalizzazione impropria e una soluzione palliativa

alla mancanza di una rete di aiuti, formali e informa-

li, che permetta di fornire al paziente un’assistenza

più prossima ai suoi bisogni, come l’assistenza domi-

ciliare.

È auspicabile, per l’immediato futuro, che si riducano

i divari territoriali evidenziati dagli indicatori di offer-

ta e attività e, nel medio lungo termine, che si superi

anche questa tipologia di assistenza residenziale a

favore di forme di intervento che permettano al

paziente di rimanere nel suo abituale ambito di vita.

Infatti, spesso molti utenti ospiti di queste strutture

finiscono per essere vittime di un confinamento dalla

società civile, perdendo qualsiasi possibilità di inte-

grazione e di partecipazione sociale.

Riferimenti bibliografici(1) Ministero della Salute. Schema di Piano SanitarioNazionale 2010-2011.(2) Giannakouris K, Population and social conditions,Eurostat, statistics in focus 72/2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2: 199-232.

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270 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2013

Ospiti anziani e con disabilità nei presidi residenziali

Significato. Nel nostro Paese la quota di anziani e di per-

sone con disabilità continua ad aumentare come conse-

guenza dell’ormai consolidato processo d’invecchia-

mento che coinvolge tutti i Paesi occidentali.

La necessità di rispondere adeguatamente ad una cre-

scente domanda di assistenza a lungo termine diventa

uno dei principali obiettivi del nostro sistema di wel-fare, che deve trovare risposte appropriate disponen-

do di risorse finanziare limitate.

Le soluzioni finora proposte mirano a favorire lo svi-

luppo di forme di assistenza domiciliare e ad incremen-

tare l’assistenza residenziale nei casi in cui le cure a

domicilio non risultino praticabili (per difficoltà della

famiglia o per l’elevato livello assistenziale richiesto).

La presente sezione prende in considerazione l’attività

di assistenza socio-sanitaria erogata a favore degli

anziani (di età >65 anni, autosufficienti e non) e delle

persone con disabilità (persone di età <65 anni con

disabilità fisica, psichica, sensoriale o con problemi di

salute mentale).

Le strutture considerate sono state quelle erogatrici di

assistenza con una rilevante componente sanitaria,

rilevate con l’“Indagine sui presidi residenziali socio-

assistenziali e socio-sanitari” dell’Istituto Nazionale di

Statistica. Pertanto, sono state selezionate le strutture

residenziali caratterizzate dalla presenza di almeno una

figura professionale, oltre al Medico di Medicina

Generale, che svolga attività di tipo socio-sanitario.

Tasso di ospiti minori ed adulti con disabilità nei presidi residenziali

Numeratore Ospiti minori ed adulti con disabilità nei presidi residenziali

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente della stessa fascia di età

Tasso di ospiti anziani nei presidi residenziali

Numeratore Ospiti anziani dei presidi residenziali

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente della stessa fascia di età

Validità e limiti. Gli indicatori calcolati mostrano

una discreta variabilità regionale che può dipendere

da diversi fattori, quali una diversa capacità di rispo-

sta a condizioni di bisogno, un diverso livello di offer-

ta residenziale, cui può associarsi una diversa organiz-

zazione della rete socio-assistenziale. Inoltre, gli indi-

catori non sono stati standardizzati per classi di età per

cui i confronti regionali possono essere condizionati

dalla diversa struttura per età nelle diverse fasce di

popolazione considerate.

L’indagine condotta sui presidi residenziali socio-

assistenziali e socio-sanitari ha fatto registrare un tas-

so di risposta pari al 75%. Al fine di tener conto delle

mancate risposte e dell’effetto che queste hanno sulla

precisione degli indicatori, è stato calcolato il coeffi-

ciente di variazione percentuale, che rappresenta la

quota percentuale dell’errore sulla stima puntuale.

Le strutture selezionate, pur caratterizzate da una rile-

vante componente sanitaria, possono ospitare anziani

“autosufficienti”, definiti tali in quanto non in posses-

so di valutazione multidimensionale da parte di

un’équipe multidimensionale.

Valore di riferimento/Benchmark. Difficoltoso

risulta individuare un valore di riferimento, poiché la

quota di soggetti istituzionalizzati dipende dal diverso

livello di offerta residenziale presente sul territorio e

da una diversa organizzazione della rete socio-assi-

stenziale.

Descrizione dei risultatiGli anziani ospiti dei presidi residenziali sono, com-

plessivamente, 243.960 e circa l’80% risulta in pos-

sesso di una certificazione che attesta la condizione di

“non autosufficienza” (1.533 per 100.000).

Molti meno sono gli adulti e i minori con disabilità

ospiti dei presidi, rispettivamente 42.306 (114,3 per

100.000) e 1.449 (14,5 per 100.000). In linea con il

quadro d’offerta, il maggiore ricorso all’istituzionaliz-

zazione si riscontra nelle regioni del Nord, soprattutto

per gli anziani non autosufficienti, per i quali i tassi di

ricovero più elevati si registrano nelle PA di Bolzano

e Trento ed in Valle d’Aosta (rispettivamente,

4.246,5, 4.109,4 e 3.319,8 per 100.000).

Nel Sud, il tasso di ricovero si riduce considerevol-

mente e tocca i valori minimi in Campania e in Molise

dove risultano ricoverati, rispettivamente, 134,5 e

125,5 anziani non autosufficienti (per 100.000), valo-

ri fortemente al di sotto del livello nazionale (1.533,4

per 100.000).

Risultati simili si ottengono dall’analisi degli indica-

tori riferiti agli ospiti adulti con disabilità: la Liguria,

la PA di Bolzano ed il Piemonte fanno registrare il più

alto tasso di ricovero (rispettivamente, 231,3, 159,9 e

C. DI PRIAMO

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ASSISTENZA TERRITORIALE 271

159,4 ospiti adulti per 100.000), mentre le regioni del

Sud vedono ridursi considerevolmente i livelli del tas-

so, ad eccezione della Basilicata dove risultano rico-

verati 163,6 adulti con disabilità (per 100.000).

L’andamento regionale risulta confermato anche in

riferimento agli ospiti minori con disabilità, ma il gra-

diente Nord-Sud risulta meno marcato. Il tasso più

elevato si registra nella PA di Bolzano (39,7 per

100.000), seguono Piemonte, Umbria e Veneto.

Tabella 1 - Tasso (per 100.000) e coefficiente di variazione (valori percentuali) di ospiti anziani autosufficientie non autosufficienti, adulti e minori con disabilità assistiti nelle strutture socio-sanitarie per regione - Anno 2011

Anziani Anziani non autosufficienti* Adulti disabili Minori disabiliRegioni Tasso Coefficiente Tasso Coefficiente Tasso Coefficiente Tasso Coefficiente

di ∆∆ % di ∆∆ % di ∆∆ % di ∆∆ %

Piemonte 3.512,8 1,4 2.277,3 1,9 159,4 3,6 34,3 13,6

Valle d’Aosta 3.719,5 0,0 3.319,8 0,0 154,0 0,0 19,0 0,0

Lombardia 2.926,5 1,4 2.732,3 1,5 143,6 2,5 19,1 10,7

Bolzano-Bozen 4.516,3 3,1 4.246,5 3,2 159,9 5,8 39,7 12,6Trento 4.402,5 1,8 4.109,4 1,9 140,3 3,1 22,0 8,2Veneto 3.077,9 1,7 2.566,3 1,7 152,9 3,3 25,4 14,1

Friuli Venezia Giulia 3.207,4 3,2 2.612,8 3,9 141,0 4,7 5,4 19,7

Liguria 2.487,8 4,4 1.652,5 5,3 231,3 7,0 22,9 34,2

Emilia-Romagna 2.945,2 2,0 2.550,6 2,3 141,7 3,2 6,9 14,7

Toscana 1.522,5 1,9 1.170,8 2,2 91,6 4,1 7,2 14,4

Umbria 1.167,5 0,0 888,5 0,0 133,5 0,0 30,6 0,0

Marche 1.750,2 1,6 1.337,3 2,1 106,6 2,5 4,3 22,4

Lazio 851,9 2,7 416,5 4,5 86,6 5,4 6,6 19,5

Abruzzo 870,6 9,9 508,7 11,8 51,9 14,8 0,6 69,2

Molise 263,7 34,5 125,5 53,6 52,2 30,6 0,0 n.a.

Campania 427,6 6,8 134,5 10,2 51,4 13,8 8,7 36,7

Puglia 788,3 2,8 533,5 3,8 79,4 10,0 4,5 20,2

Basilicata 1.163,7 2,7 627,7 3,9 163,6 6,9 15,2 10,8

Calabria 595,1 10,3 398,1 14,3 54,0 20,7 1,2 44,9

Sicilia 808,8 5,0 407,5 6,3 101,3 7,5 21,0 48,8

Sardegna 1.157,8 3,3 641,8 4,3 98,8 5,1 11,0 20,4

Italia 1.972,1 0,3 1.533,4 1,0 114,3 1,6 14,5 7,0

*Gli anziani non autosufficienti sono definiti tali in seguito ad una valutazione multidimensionale da parte di un’équipe multidisciplinare.

n.a. = non applicabile.

Fonte dei dati: Istat. “Indagine presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari”. Anno 2013.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’attività delle strutture residenziali si inquadra nel-

l’ambito dell’assistenza integrata di tipo sociale e sani-

taria prevista dalla Legge n. 328 del 2000 che rappre-

senta una risposta mirata a bisogni di particolari grup-

pi di popolazione, come le persone con disabilità e

anziani. È una tipologia di assistenza di lungo periodo

che rappresenta una efficace alternativa ad una ospeda-

lizzazione impropria e una soluzione palliativa alla

mancanza di una rete di aiuti, formali e informali, che

permetta di fornire al paziente un’assistenza più pros-

sima ai suoi bisogni, come l’assistenza domiciliare.

È auspicabile, per l’immediato futuro, che si riducano

i divari territoriali evidenziati dagli indicatori di offer-

ta e attività e, nel medio lungo termine, che si superi

anche questa tipologia di assistenza residenziale a

favore di forme di intervento che permettano al pazien-

te di rimanere nel suo abituale ambito di vita. Infatti,

spesso molti utenti ospiti di queste strutture finiscono

per essere vittime di un confinamento dalla società

civile, perdendo qualsiasi possibilità di integrazione e

di partecipazione sociale.

Riferimenti bibliografici(1) Ministero della Salute. Schema di Piano SanitarioNazionale 2010-2011.(2) Giannakouris K, Population and social conditions,Eurostat, statistics in focus 72/2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2: 199-232.

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272 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2013

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per Asma in età pediatrica

Significato. L’asma è la più comune patologia croni-

ca nei bambini ed è una delle cause più frequenti di

ricovero ospedaliero. Anche per i bambini, indicatori

relativi alle ospedalizzazioni evitabili per patologie

croniche possono dare informazioni sulle modalità di

gestione in altri setting assistenziali, definiti nella let-

teratura come Ambulatory Care Sensitive Conditions(1, 2, 3, 4).

Numerosi studi mettono in evidenza che, sia a livello

individuale che di comunità, i bambini ricoverati più

spesso per asma tendono ad avere meno visite pro-

grammate a livello di assistenza territoriale e bassa

aderenza alla terapia farmacologica, intesa come bas-

so consumo di farmaci anti-asmatici (5). Inoltre, i tas-

si di ospedalizzazione per asma sono associati a fatto-

ri socio-economici (tassi più alti di ospedalizzazione

in aree metropolitane ad alta povertà e disoccupazio-

ne, con minoranze etniche).

Queste evidenze suggeriscono che una carente orga-

nizzazione dell’assistenza territoriale e la scarsa

accessibilità alle cure possano essere responsabili di

un aumentato ricorso alle cure ospedaliere (1, 5).

Su queste basi concettuali, come proposto

dall’Agency for Healthcare Research and Quality, il

tasso di ospedalizzazione per asma intende misurare

la qualità dei servizi territoriali in termini di preven-

zione, accesso alle cure e trattamento, presupponendo

che, al migliorare di queste, diminuisca il ricorso al

ricovero in ospedale. Recentemente l’indicatore è sta-

to proposto nel Piano Nazionale Esiti con la granula-

rità delle Aziende territoriali italiane.

Tasso di dimissioni ospedaliere per Asma*

Numeratore Dimissioni ospedaliere per Asma di bambini 0-17 anni**

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente 0-17 anni

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.

**Sono escluse dal numeratore le dimissioni afferenti all’MDC14 (gravidanza, parto e puerperio), i casi trasferiti da altro ospedale o da altra

struttura sanitaria e i casi con codici di diagnosi per fibrosi cistica o altre anomalie del sistema respiratorio.

Validità e limiti. La stima dei ricoveri ospedalieri per

asma in età pediatrica può rappresentare un indicatore

valido e riproducibile dell’appropriatezza e dell’effi-

cacia del processo di assistenza rivolto al bambino e

per valutare indirettamente la qualità dell’organizza-

zione delle cure primarie pediatriche. Un limite alla

validità dell’indicatore può essere rappresentato dalla

completezza dei dati e qualità delle codifiche delle

Schede di Dimissione Ospedaliera.

È stato costruito un forest plot dei tassi medi regiona-

li standardizzati per età (popolazione 0-17 anni). Sono

stati calcolati per il triennio 2010-2012 i tassi medi

regionali di dimissioni ospedaliere per asma, suddivi-

si in 5 gruppi di età (0, 1-4, 5-9, 10-14 e 15-17 anni).

Il rischio relativo di ricovero per asma è stato calcola-

to nei gruppi di età menzionati prendendo a riferimen-

to la classe di età 15-17 anni. Sono stati costruiti i

forest plot dei tassi medi regionali età-specifici ponen-

doli a confronto con il valore nazionale.

Valore di riferimento/Benchmark. Come riferimen-

to, rispetto al quale operare confronti, si considera il

tasso nazionale.

Descrizione dei risultatiNel Grafico 1 vengono mostrati i tassi standardizzati

medi di periodo (2010-2012) a livello regionale.

Nei Grafici 2, 3, 4, 5 e 6 sono rappresentati i tassi

regionali medi di periodo per ogni classe di età, con-

frontati con il valore nazionale della stessa classe.

Possiamo osservare che la Campania presenta il tasso

di ospedalizzazione per asma più elevato per la fascia

di età 0 anni, la Sicilia per la classe 1-4 anni, e la

Liguria per le classi 5-9, 10-14 e 15-17 anni. In Sicilia

si riscontrano tassi superiori alla media in tutte le clas-

si di età, ad eccezione della classe 15-17 anni.

In sintesi, se i tassi regionali standardizzati per età

mostrano, per alcune regioni, performance complessi-

vamente peggiori del dato nazionale, quando si consi-

dera l’indicatore stratificato per età le performanceregionali sono differenziate rispetto alla fascia di età

considerata: la Liguria mostra risultati peggiori della

media nazionale nelle fasce di età più grandi e la

Sicilia risultati insoddisfacenti, in particolare per le

fasce di età più giovani.

Il rischio di ricovero è significativamente più alto per

i bambini al di sotto del primo anno di vita, così come

per le classi di età 1-4, 5-9 e 10-14 anni rispetto alla

classe di riferimento 15-17 anni. I rischi relativi sono

riportati nella Tabella 2.

MP. FANTINI, L. LUCIANO, J. LENZI, C. CECCOLINI, G. DAMIANI

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ASSISTENZA TERRITORIALE 273

Tabella 1 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma per classe di età e regione - Anni 2010-2012

Regioni 0 1–4 5–9 10–14 15–17 Totale

Piemonte 1,73 0,93 0,29 0,12 0,07 0,43

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 1,63 0,40 0,28 0,23 0,00 0,33

Lombardia 2,75 2,44 0,57 0,22 0,12 0,97

Bolzano-Bozen 1,85 1,40 0,49 0,24 0,02 0,61Trento 1,32 1,70 0,33 0,15 0,02 0,59Veneto 0,80 0,63 0,21 0,12 0,06 0,29

Friuli Venezia Giulia 0,66 0,83 0,28 0,11 0,05 0,34

Liguria 1,88 1,68 0,80 0,33 0,22 0,82

Emilia-Romagna 1,55 1,38 0,41 0,16 0,09 0,59

Toscana 1,31 0,56 0,16 0,10 0,03 0,28

Umbria 3,26 1,81 0,49 0,15 0,13 0,80

Marche 2,13 1,29 0,41 0,13 0,07 0,57

Lazio 3,88 2,27 0,48 0,22 0,07 0,94

Abruzzo 2,93 1,90 0,43 0,15 0,08 0,74

Molise 1,39 1,12 0,39 0,16 0,04 0,45

Campania 5,30 1,93 0,48 0,16 0,08 0,85

Puglia 4,59 2,03 0,52 0,28 0,11 0,89

Basilicata 1,94 1,33 0,47 0,08 0,00 0,51

Calabria 3,52 1,60 0,41 0,28 0,11 0,72

Sicilia 4,85 3,08 0,79 0,28 0,08 1,20

Sardegna 2,70 2,16 0,58 0,25 0,10 0,85

Italia 2,94 1,79 0,47 0,19 0,09 0,76

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2013.

Tabella 2 - Rischio relativo di dimissioni ospedaliere per asma per classe di età pediatrica - Anni 2010-2012

Rischio relativo* 0 1–4 5–9 10–14

Italia 32,67 19,89 5,22 2,11

*La classe di riferimento è 15-17 anni.

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2013.

Grafico 1 - Tasso standardizzato (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma in età pediatrica per regione -Anni 2010-2012

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2013.

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274 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2013

Grafico 2 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma della classe di età 0 anni per regione -Anni 2010-2012

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2013.

Grafico 3 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma della classe di età 1-4 anni per regione- Anni 2010-2012

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2013.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 275

Grafico 4 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma della classe di età 5-9 anni per regione- Anni 2010-2012

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2013.

Grafico 5 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma della classe di età 10-14 anni per regio-ne - Anni 2010-2012

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2013.

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276 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2013

Grafico 6 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma della classe di età 15-17 anni per regio-ne - Anni 2010-2012

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2013.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’indicatore proposto può essere un utile ausilio per la

valutazione delle pratiche assistenziali della pediatria

territoriale. Nella revisione della letteratura interna-

zionale, il rischio di ospedalizzazione per asma dimi-

nuisce se viene garantita una buona accessibilità alle

strutture presenti sul territorio e una corretta gestione

del paziente dal punto di vista terapeutico e della con-

tinuità delle cure.

Riferimenti bibliografici(1) McDonald K, Davies SM, Haberland CA, Geppert JJ,Ku Amy,Romano P. Preliminary Assessment of PediatricHealth Care Quality and Patient Safety in the United StatesUsing Readily Available Administrative Data. Pediatrics

2008; 122; e416-e425.(2) McDonald K, Romano P, Davies S, Haberland C,Geppert J, Ku A, Choudhry K. Measures of pediatric healthcare quality based on hospital administrative data: thepediatric quality indicators. Rockville (MD): Agency forHealthcare Research and Quality (AHRQ); 2006 Sep. 130 p.[82 references].(3) Beal A, Co JPT,Dougherty D, Jorsling T, Kam J, PerrinJ, Palmer RH. Quality Measures for Children’s Health Care.Pediatrics 2004; 113; 199-209.(4) Sedman A, Harris JM, Schulz K, Schwalenstocker E,Remus D, Scanlon M, Bahl V. Relevance of the Agency forHealthcare Research and Quality Patient Safety Indicatorsfor Children's Hospitals. Pediatrics 2005; 115; 135-145.(5) AHRQ quality indicators. Pediatric quality indicators:technical specifications [version 4.2]. PDI #14 asthmaadmission rate. Rockville (MD): Agency for HealthcareResearch and Quality (AHRQ); 2010 Sep. 2 p.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 277

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per Gastroenterite in età pediatrica

Significato. La gastroenterite è una malattia comune

nei bambini. Alcuni ricoveri sono inevitabili, tuttavia,

nella maggior parte dei casi, una tempestiva ed effica-

ce cura a livello territoriale sembra ridurre il rischio di

ospedalizzazione (1, 2).

Come per l’asma, anche per le gastroenteriti il tasso di

ospedalizzazione può indicare la qualità dei servizi ter-

ritoriali in termini di accessibilità e di cura appropria-

ta, presupponendo che, al migliorare di queste, dimi-

nuisca il ricorso al ricovero in ospedale (1, 3, 4, 5).

Recentemente l’indicatore è stato proposto nel Piano

Nazionale Esiti con la granularità delle Aziende terri-

toriali italiane.

Tasso di dimissioni ospedaliere per Gastroenterite*

Numeratore Dimissioni ospedaliere per Gastroenterite di bambini 0-17 anni**

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente 0-17 anni

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.

**In diagnosi principale o diagnosi secondaria quando la diagnosi principale è la disidratazione.

Validità e limiti. La stima dei ricoveri ospedalieri per

gastroenteriti in età pediatrica può rappresentare un

indicatore valido e riproducibile della tempestività,

accessibilità e appropriatezza delle cure a livello terri-

toriale. Un limite alla validità dell’indicatore può

essere rappresentato dalla completezza dei dati e qua-

lità delle codifiche delle Schede di Dimissione

Ospedaliera. Sono stati calcolati, per il triennio 2010-

2012, i tassi medi regionali di dimissioni ospedaliere

per gastroenteriti, suddivisi in 5 gruppi di età (0, 1-4,

5-9, 10-14 e 15-17 anni). Il rischio relativo di ricove-

ro per gastroenterite è stato calcolato nei gruppi di età

menzionati prendendo a riferimento la classe di età

15-17. Sono stati costruiti i forest plot dei tassi medi

regionali età specifici, ponendoli a confronto con la

media nazionale. È stato costruito anche un forest plotdei tassi medi regionali standardizzati per età (popola-

zione 0-17 anni).

Valore di riferimento/Benchmark. Come riferimen-

to, rispetto al quale operare confronti, si considera il

tasso nazionale.

Descrizione dei risultatiNel Grafico 1 vengono mostrati i tassi standardizzati

medi di periodo (2010-2012) a livello regionale.

Nei Grafici 2, 3, 4, 5 e 6 sono rappresentati i tassi

regionali medi di periodo (2010-2012) per ogni classe

di età, confrontati con il dato nazionale della stessa

classe.

Possiamo osservare che Sardegna, Puglia ed Abruzzo

presentano tassi di ospedalizzazione per gastroenteriti

superiori al valore nazionale in tutte le classi di età. In

Calabria si registrano più frequentemente ricoveri per

gastroenteriti rispetto al dato nazionale per le classi di

età 1-4, 5-9, 10-14 e 15-17 anni ed in Sicilia per le

classi 0, 1-4, 5-9 e 10-14 anni; lo stesso pattern si

osserva nella PA di Bolzano ma limitatamente alle

classi di età 0, 10-14 e 15-17 anni.

Infine, il rischio di ricovero è significativamente più

alto per i bambini al di sotto del primo anno di vita, così

come per le classi di età 1-4, 5-9 e 10-14 anni rispetto

alla classe di riferimento 15-17 anni (Tabella 2).

MP. FANTINI, L. LUCIANO, J. LENZI, C. CECCOLINI, G. DAMIANI

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278 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2013

Tabella 1 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite per classe di età e regione - Anni2010-2012

Regioni 0 1–4 5–9 10–14 15–17 Totale

Piemonte 10,42 6,56 1,56 0,79 0,41 2,79

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 7,07 3,14 0,85 0,75 0,62 1,69

Lombardia 14,08 7,86 1,57 0,70 0,41 3,35

Bolzano-Bozen 15,01 9,31 2,26 1,42 0,82 3,97Trento 8,95 3,93 0,70 0,18 0,34 1,67Veneto 9,20 5,82 1,28 0,53 0,22 2,38

Friuli Venezia Giulia 5,01 3,23 0,75 0,31 0,15 1,33

Liguria 6,05 4,08 1,11 0,36 0,34 1,69

Emilia-Romagna 11,84 7,31 1,53 0,57 0,30 3,08

Toscana 7,44 5,86 1,41 0,67 0,32 2,41

Umbria 14,98 10,99 2,83 1,14 0,49 4,57

Marche 11,24 7,63 1,73 0,74 0,27 3,09

Lazio 13,71 9,07 1,94 0,73 0,35 3,64

Abruzzo 19,22 18,66 4,41 1,87 1,20 7,04

Molise 8,63 6,07 1,90 0,49 0,50 2,39

Campania 15,43 10,69 2,28 0,97 0,31 3,94

Puglia 15,84 17,77 4,82 2,22 0,86 6,54

Basilicata 7,38 6,49 1,81 0,95 0,50 2,50

Calabria 12,11 10,91 3,19 1,60 0,92 4,36

Sicilia 16,23 14,95 4,42 1,63 0,36 5,68

Sardegna 17,28 19,57 5,55 2,06 0,96 7,38

Italia 12,86 9,53 2,34 1,00 0,44 3,82

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2013.

Tabella 2 - Rischio relativo di dimissioni ospedaliere per gastroenterite per classe di età pediatrica - Anni 2010-2012

Rischio relativo* 0 1–4 5–9 10–14

Italia 29,23 21,66 5,32 2,27

*La classe di riferimento è 15-17 anni.

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2013.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 279

Grafico 1 - Tasso standardizzato (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite in età pediatrica - Anni2010-2012

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2013.

Grafico 2 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite della classe di età 0 anni perregione - Anni 2010-2012

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2013.

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280 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2013

Grafico 3 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite della classe di età 1-4 anni perregione - Anni 2010-2012

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2013.

Grafico 4 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite della classe di età 5-9 anni perregione - Anni 2010-2012

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2013.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 281

Grafico 5 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite della classe di età 10-14 anniper regione - Anni 2010-2012

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2013.

Grafico 6 - Tasso medio (per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite della classe di età 15-17 anniper regione - Anni 2010-2012

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2013.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’indicatore proposto può essere un utile ausilio per la

valutazione delle pratiche assistenziali della pediatria

territoriale. Nella revisione della letteratura interna-

zionale, il rischio di ospedalizzazione per gastroente-

riti diminuisce se viene garantita una buona accessibi-

lità alle strutture presenti sul territorio e una corretta

gestione del paziente dal punto di vista terapeutico e

della continuità delle cure.

Riferimenti bibliografici(1) McDonald K, Davies SM, Haberland CA, Geppert JJ,Ku Amy,Romano P. Preliminary Assessment of PediatricHealth Care Quality and Patient Safety in the United StatesUsing Readily Available Administrative Data. Pediatrics

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282 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2013

2008; 122; e416-e425.(2) AHRQ quality indicators. Pediatric quality indicators:technical specifications [version 4.2]. PDI #16 gastroenteri-tis admission rate. Rockville (MD): Agency for HealthcareResearch and Quality (AHRQ); 2010 Sep. 3 p.(3) McDonald K, Romano P, Davies S, Haberland C,Geppert J, Ku A, Choudhry K. Measures of pediatric healthcare quality based on hospital administrative data: thepediatric quality indicators. Rockville (MD): Agency for

Healthcare Research and Quality (AHRQ); 2006 Sep. 130 p.[82 references].(4) Beal A, Co JPT,Dougherty D, Jorsling T, Kam J, PerrinJ, Palmer RH. Quality Measures for Children’s Health Care.Pediatrics 2004; 113; 199-209.(5) Sedman A, Harris JM, Schulz K, Schwalenstocker E,Remus D, Scanlon M, Bahl V. Relevance of the Agency forHealthcare Research and Quality Patient Safety Indicatorsfor Children's Hospitals. Pediatrics 2005; 115; 135-145.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 375

Assistenza Domiciliare Integrata

Significato. Le trasformazioni demografiche e sociali

verificatesi negli ultimi decenni nel nostro Paese, uni-

tamente al miglioramento delle condizioni socio-sani-

tarie, hanno comportato un progressivo invecchia-

mento della popolazione, frequentemente accompa-

gnato dall’insorgenza di patologie cronico-degenera-

tive multiple. In Italia, al 1 gennaio 2013, gli ultra

65enni rappresentavano il 21,4% della popolazione,

pari a circa 13 milioni di persone e, secondo le previ-

sioni dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat), nel

2043 raggiungeranno il 32%, di cui circa la metà ultra

80enni (1).

L’Italia è, oggi, un Paese con la speranza di vita tra le

più elevate del mondo: 79,6 anni per gli uomini e 84,4

anni per le donne nel 2012 e si prevede che entro il

2040 essa raggiungerà gli 83,5 anni per gli uomini e

gli 88,6 anni per le donne (2, 3).

La vita media in continuo aumento, da un lato, ed il

regime di persistente bassa fecondità, dall’altro, han-

no portato al nostro Paese un Indice di Vecchiaia che

lo colloca al secondo posto nella graduatoria dei 27

Paesi europei: al 1 gennaio 2013, nella popolazione

residente, si contavano 151,4 persone con età >65

anni ogni 100 giovani con età <5 anni (2).

La crescente longevità della popolazione italiana, se

da un lato rappresenta certamente un esito lusinghiero

del sistema sanitario pubblico che ha reso disponibili

universalmente i progressi dell’innovazione scientifi-

ca e tecnologica, in particolare nel campo farmaceuti-

co e della diagnostica strumentale, dall’altro si

accompagna ad un progressivo incremento dell’inci-

denza e della prevalenza di patologie cronico-degene-

rative (malattie cardiovascolari, diabete, malattia di

Alzheimer ed altre patologie neurodegenerative,

tumori, malattie polmonari croniche ostruttive e pro-

blemi muscoloscheletrici).

Nella classe di età 65-69 anni e 75 anni ed oltre, le

donne che soffrono di almeno una cronicità grave rap-

presentano, rispettivamente, circa il 28% e il 51%,

mentre gli uomini che soffrono di almeno una croni-

cità grave sono circa il 36% nella classe di età 65-69

e circa il 57% negli ultra 75enni (2).

Secondo il Rapporto “Stato di salute e prestazioni

sanitarie nella popolazione anziana” del Ministero

della Salute, la popolazione anziana oggi in Italia

determina circa il 37% dei ricoveri ospedalieri ordina-

ri e circa il 49% delle giornate di degenza e dei relati-

vi costi stimati e, secondo le proiezioni della

Ragioneria Generale dello Stato, il peso della spesa

per interventi sanitari e socio-assistenziali legati

all’invecchiamento e alla disabilità sul totale del

Prodotto Interno Lordo (PIL) sarebbe destinata a sali-

re dall’1,7% del PIL nel 2007 al 3,2% nel 2060 (3, 4).

Le malattie cronico-degenerative impongono alla

popolazione anziana, che spesso vive in condizioni di

solitudine e fragilità (il 48,7% delle persone che vivo-

no sole ha un’età >65 anni e l’11,1% ha un’età >85

anni), un peso elevato in termini di salute ed economi-

co a causa della lunga durata di queste malattie, della

diminuzione della qualità della vita e dei costi per

l’assistenza sanitaria (2).

Al fine di garantire un’assistenza appropriata ai

pazienti non autosufficienti e in condizioni di fragili-

tà, con patologie in atto o esiti delle stesse, sono

necessari percorsi assistenziali consistenti in un insie-

me organizzato di trattamenti medici, infermieristici e

riabilitativi, necessari per stabilizzare il quadro clini-

co, limitare il declino funzionale e migliorare la qua-

lità della vita.

L’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), introdotta

per la prima volta dal DPCM 29 novembre 2001

“Definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza”,

secondo la definizione del Ministero della Salute con-

siste in un insieme integrato di trattamenti sanitari e

socio-sanitari, erogati a casa della persona non auto-

sufficiente (5). L’ADI assicura, infatti, l’erogazione

coordinata e continuativa di prestazioni sanitarie

(mediche, infermieristiche e riabilitative) e socio-assi-

stenziali (cura della persona, fornitura dei pasti e cure

domestiche) al domicilio, da parte di diverse figure

professionali, fra loro funzionalmente coordinate nel-

l’ambito del Distretto, come previsto sia dalla norma-

tiva nazionale, inclusi gli Accordi Collettivi Nazionali

per la Medicina Generale, che negli ultimi 10 anni

hanno dato forte impulso alle cure a domicilio, sia

dagli atti approvati dalle Regioni in materia di assi-

stenza socio-sanitaria.

Le patologie che consentono l’avvio dell’ADI sono

quelle per le quali l’intervento domiciliare si presenta

alternativo al ricovero ospedaliero e, salva diversa

determinazione concordata tra il medico responsabile

dell’attività sanitaria a livello distrettuale e il Medico

di Medicina Generale (MMG) in relazione alla situa-

zione socio-ambientale e al quadro clinico, le ipotesi

di attivazione dell’intervento si riferiscono a malati

terminali, malattie progressivamente invalidanti e che

necessitano di interventi complessi, incidenti vascola-

ri acuti, gravi fratture in anziani, forme psicotiche

acute gravi, riabilitazione di pazienti vasculopatici,

riabilitazione in pazienti neurolesi, malattie acute

temporaneamente invalidanti nell’anziano e dimissio-

ni protette da strutture ospedaliere.

In relazione al bisogno clinico, funzionale e sociale

del paziente si possono individuare interventi di ADI

con livelli crescenti di intensità e complessità assi-

stenziale. Le cure domiciliari integrate sono coadiuva-

te da prestazioni di aiuto personale e assistenza tutela-

re alla persona, generalmente erogate dai servizi

S. TARDIVO, C. COPPO, M. BOCCHI, W. MANTOVANI, A. POLI, G. ROMANO

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376 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2014

Validità e limiti. I dati per la costruzione degli indi-

catori sono stati ricavati dal modello FLS.21 di rileva-

zione delle attività gestionali ed economiche delle

Unità Sanitarie Locali (DM 5 dicembre 2006) e

dall’Istat. Trattandosi di indicatori di attività, non è

possibile un’esaustiva riflessione sulla qualità

dell’ADI erogata dalle Aziende Sanitarie Locali né

sulla tipologia dei casi trattati, in ragione della diffi-

coltà collegata alla valutazione dell’outcome finale.

La mancanza di un sistema di classificazione omoge-

neo e condiviso a livello nazionale limita sensibilmen-

te la validità di un confronto interregionale.

Valore di riferimento/Benchmark. In assenza di un

valore di riferimento legislativo e di omogeneità nei

modelli organizzativi, gli indicatori analizzati posso-

no essere considerati in riferimento al valore medio

delle regioni che presentano valori superiori al dato

nazionale.

Descrizione dei risultatiA livello nazionale, nel corso del 2012, sono stati assi-

stiti complessivamente al proprio domicilio 634.986

pazienti. Il numero di pazienti trattati in ADI è in con-

tinua crescita, attestandosi ad un valore pari a 1.069

casi (per 100.000), con un incremento del 6,07%

rispetto al 2011 (Grafico 1). Permane, dal confronto

con gli anni precedenti, una notevole variabilità del-

l’indicatore legata alla disomogeneità regionale: si va,

infatti, da un tasso minimo di 145 (per 100.000) assi-

stibili in ADI della PA di Bolzano ad un valore mas-

simo di 3.009 (per 100.000) dell’Emilia-Romagna,

cui seguono Friuli Venezia Giulia e Umbria (2.048 e

1.452 per 100.000, rispettivamente) (Tabella 1).

L’accorpamento per macroaree dei dati relativi al tas-

so di assistibili in ADI mostra notevoli disomogenei-

tà: si passa, infatti, da un valore di 1.356 (per 100.000)

delle regioni settentrionali ad un tasso di 895 (per

100.000) delle regioni del Centro (in calo rispetto al

2011) e 788 (per 100.000) delle regioni meridionali

(in aumento rispetto al 2011) (Grafico 2).

Globalmente, la percentuale di ADI erogata a sogget-

ti anziani è stata pari all’83,6% del totale, valore pra-

ticamente invariato rispetto al 2011. A livello regiona-

le, la Valle d’Aosta presenta il valore più basso

(49,8%) di anziani assistiti in ADI, mentre la Liguria

e l’Emilia-Romagna registrano i valori più elevati

(rispettivamente, 88,6% e 90,5%) (Tabella 1).

Una notevole variabilità è presente nel numero di

anziani trattati in ADI riferito alla stessa popolazione

anziana residente: parlando di soggetti di età >65 anni

assistiti in ADI si passa, difatti, da 4,0 casi (per 1.000)

nella Valle d’Aosta a 119,4 (per 1.000) casi in Emilia-

Romagna.

Per quanto riguarda il numero di ADI rivolte ai

pazienti terminali, l’indicatore mostra come nelle

regioni del Centro vi sia il tasso più elevato (103,5 per

100.000) rispetto al Nord ed al Sud ed Isole (rispetti-

vamente, 88,8 e 103,3 per 100.000) (Grafico 3) evi-

denziando, comunque, forti disomogeneità a livello

Tasso di assistibili in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistibili che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Tasso di assistibili anziani in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistibili di età >65 anni che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di età >65 anni

Tasso di assistibili in Assistenza Domiciliare Integrata in fase terminale

Numeratore Assistibili in fase terminale che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente

sociali del Comune di residenza dell’assistito.

A prescindere dalle forme dell’ADI, la responsabilità

assistenziale è del MMG o del Pediatra di Libera

Scelta che ha in carico il paziente, mentre l’équipemultidisciplinare, che ha sede organizzativa nel

Distretto sanitario di residenza del paziente, è costitui-

ta, a seconda dei casi, da un infermiere professionale,

un fisioterapista, un assistente sociale, un operatore

socio-assistenziale e gli specifici medici specialisti

necessari alla patologia del paziente.

L’ADI costituisce, pertanto, un servizio in grado di

garantire un’adeguata continuità di risposta sul terri-

torio ai bisogni di salute, anche complessi, delle per-

sone non autosufficienti, anche anziane, e dei disabili

ai fini della gestione della cronicità e della prevenzio-

ne della disabilità.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 377

Grafico 1 - Tasso (per 100.000) di assistibili trattati in Assistenza Domiciliare Integrata - Anni 1998-2012

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2014.

Tabella 1 - Assistibili (valori assoluti e tasso per 100.000) ed anziani (valori percentuali e tasso per 1.000) trat-tati in Assistenza Domiciliare Integrata per regione - Anno 2012

Regioni Assistibili Anziani trattati Tassi di assistibili Tassi dianziani trattati

Piemonte 28.375 76,3 651 2,12

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 219 49,8 173 0,40

Lombardia 92.297 86,7 951 3,97

Bolzano-Bozen 732 54,1 145 0,43Trento 5.158 71,2 983 3,53Veneto 67.649 81,8 1.394 5,54

Friuli Venezia Giulia 24.943 73,2 2.048 6,26

Liguria 18.709 88,6 1.194 3,87

Emilia-Romagna 130.637 90,5 3.009 11,94

Toscana 22.309 78,3 608 2,00

Umbria 12.823 85,0 1.452 5,23

Marche 14.764 71,5 958 3,00

Lazio 53.895 85,9 980 4,16

Abruzzo 17.899 78,5 1.370 4,94

Molise 3.008 81,6 961 3,53

Campania 37.121 79,6 644 3,10

Puglia 21.482 79,4 530 2,21

Basilicata 7.535 85,9 1.305 5,47

Calabria 14.550 81,7 743 3,17

Sicilia 43.313 80,3 866 3,68

Sardegna 17.568 87,0 1.073 4,63

Nord 368.719 85,2 1.356 5,26Centro 103.791 82,1 895 3,35Sud ed Isole 162.476 81,0 788 3,42Italia 634.986 83,6 1.069 4,29

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2014.

regionale anche all’interno della stessa macroarea.

Rispetto al 2011, tali valori risultano in aumento per

le regioni del Nord e del Meridione (rispettivamente,

+7,4% e +21,0%), mentre si registra una sensibile

flessione per le regioni del Centro: si passa, infatti, dai

120,5 casi trattati (per 100.000) del 2011 a 103,5 casi

(per 100.000) del 2012 (-14,1%).

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378 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2014

Grafico 2 - Tasso (per 100.000) di assistibili trattati in Assistenza Domiciliare Integrata per macroarea - Anni 2004-2012

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2014.

Grafico 3 - Tasso (per 100.000) di pazienti terminali trattati in Assistenza Domiciliare Integrata per macroarea -Anno 2012

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2014.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’analisi dei dati evidenzia, anche per l’anno 2012, un

incremento a livello nazionale dell’attività dell’ADI,

nell’ottica di una sempre maggiore implementazione

dei modelli organizzativi sanitari delle cure primarie.

Tale incremento è in linea con gli obiettivi posti alle

regioni per la diminuzione dell’ospedalizzazione attra-

verso l’erogazione di forme assistenziali alternative al

ricovero ospedaliero, anche alla luce di quanto previsto

dalla Legge n. 135/2012, la cosiddetta SpendingReview della sanità (tasso di ospedalizzazione comples-

sivo pari a 160 per 1.000, durata media di degenza per

i ricoveri ordinari <7 giorni, tasso occupazione dei

posti letto di almeno il 90%).

Dall’analisi dei dati relativi al tasso di assistibili in ADI

nel 2012, accorpati per macroaree, emerge che nelle

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ASSISTENZA TERRITORIALE 379

regioni del Nord e del Meridione si registra un incre-

mento rispetto all’anno precedente, mentre nel Centro

vi è stata una flessione nel tasso di pazienti assistibili in

ADI che dovrà essere verificata nel tempo (-16,4%).

Al fine di ridurre la disparità tra le macroaree relativa al

numero di anziani trattati in ADI, nell’ambito degli

“Obiettivi di servizio” previsti nel Quadro Strategico

Nazionale 2007-2013 per le regioni del Mezzogiorno,

si è stabilito che la quota di anziani beneficiari di ADI

dovrebbe diventare pari a 3,5 anziani ogni 100 residen-

ti di 65 anni ed oltre.

Le regioni meridionali, ad eccezione di Molise, Sicilia,

Sardegna, Abruzzo e Basilicata, in cui il tasso di anzia-

ni trattati in ADI è pari, rispettivamente, a 3,53 (per

1.000), 3,68 (per 1.000), 4,63 (per 1.000), 4,94 (per

1.000) e 5,47 (per 1.000), presentano valori al di sotto

del target. In tale scenario permane, quindi, una marca-

ta disomogeneità inter-regionale della diffusione

dell’ADI con un gradiente Nord-Sud ed Isole.

La mancanza, infine, di una definizione comune di ADI

all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza e del-

l’avvio del nuovo flusso informativo, inficia significa-

tivamente la possibilità di una esaustiva valutazione

delle differenze rilevate.

Riferimenti bibliografici(1) Statistiche Demografiche Istat. Disponibile sul sito:http://demo.istat.it/pop2014/index3.html.(2) Istat. Tendenze demografiche e trasformazioni sociali.Nuove sfide per il sistema di welfare. Disponibile sul sito:http://www.istat.it/it/files/2014/05/cap4.pdf. (3) Istat. Come saranno gli anziani nel 2040. Disponibile sulsito: http://www.istat.it/it/files/2010/12/Formiche.pdf. (4) Epicentro ISS Anziani. Disponibile sul sito:http://www.epicentro.iss.it/problemi/anziani/anziani.asp. (5) Ministero della Salute. Assistenza Domiciliare.Disponibile sul sito:http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italiano&id=139&area=Servizi_al_cittadino_e_al_paziente.

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380 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2014

Posti letto residenziali di tipo socio-sanitario per anziani e per persone con dis-abilità

Significato. Le strutture residenziali di tipo socio-

sanitario, forniscono assistenza e cure mediche di lun-

go periodo a persone in condizione di non autosuffi-

cienza o con elevata necessità di tutela sanitaria. I ser-

vizi erogati includono sia prestazioni prettamente

sanitarie (cure mediche e infermieristiche, trattamenti

riabilitativi, somministrazioni di terapie) con diversi

livelli di intensità, sia prestazioni a carattere sociale

come, ad esempio, i servizi di cura alla persona (aiuti

per il movimento, per l’alimentazione e per l’igiene

personale). La loro attività occupa un ruolo rilevante

nell’ambito del processo di integrazione tra assistenza

sanitaria e assistenza sociale. L’indicatore proposto

permette di confrontare l’entità dell’offerta di residen-

zialità destinata agli anziani e alle persone con disabi-

lità; i dati sono stati rilevati con l’indagine sui presidi

residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari

dell’Istituto Nazionale di Statistica.

Le strutture considerate sono quelle caratterizzate da

una significativa componente sanitaria (presenza di

almeno una figura che svolge attività di tipo socio-

sanitario oltre al Medico di Medicina Generale) che

forniscono, in prevalenza, ospitalità ad anziani ed a

persone con disabilità.

Tasso di posti letto per anziani e persone con disabilità

Numeratore Posti letto per target di utenza

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente per la stessa fascia di età

Validità e limiti. L’indicatore è stato costruito per

due diversi target di utenza: anziani (persone di età

>65 anni) e persone con disabilità (persone di età <65

anni con disabilità fisica, psichica, sensoriale o con

problemi di salute mentale); l’assegnazione dei posti

letto al target di utenza è stata effettuata sulla base

delle prevalenze di assistiti dichiarate dalle strutture

censite, pertanto non si esclude che i posti letto possa-

no essere utilizzati anche per altre tipologie di utenti.

I dati sulla base dei quali è stato costruito l’indicatore

sono stati ponderati per tenere conto del numero di

strutture che non hanno risposto alla rilevazione, cir-

ca il 20% dell’universo di riferimento. Al fine di valu-

tare l’effetto sulla precisione dell’indicatore delle

mancate risposte è stato calcolato il coefficiente di

variazione percentuale, che rappresenta la quota per-

centuale dell’errore sulla stima puntuale.

Le strutture selezionate, pur caratterizzate da una rile-

vante componente sanitaria, possono ospitare anziani

“autosufficienti”, definiti tali in quanto non in posses-

so di valutazione multidimensionale da parte di équi-pe multidimensionali.

Valore di riferimento/Benchmark. Difficoltoso

risulta individuare un valore di riferimento poiché il

rapporto ideale tra posti letto residenziali e popolazio-

ne dipende dall’offerta di forme di assistenza alterna-

tive e dall’orientamento delle singole regioni.

Descrizione dei risultatiIn Italia, i posti letto destinati ad accogliere anziani e

persone con disabilità sono, complessivamente,

312.174 pari a 523,0 per 100.000 abitanti. La parte più

ampia dell’offerta è destinata ad accogliere anziani

(450,9 per 100.000), mentre le quote residuali sono

rivolte ad utenti con disabilità con età <65 anni (72,1

per 100.000). L’analisi territoriale evidenzia forti

divari tra le ripartizioni, con un’offerta che si concen-

tra soprattutto nelle regioni del Nord e subisce consi-

stenti riduzioni nelle altre aree del Paese. I più alti

livelli di offerta si registrano in Piemonte, Valle

d’Aosta, PA di Trento e Liguria (oltre 900 posti letto

per 100.000); le regioni del Centro si collocano in una

posizione intermedia, ad eccezione del Lazio dove si

rilevano soltanto 248,0 posti letto (per 100.000); tra le

regioni meridionali la più bassa dotazione di posti let-

to si riscontra in Campania e in Calabria (rispettiva-

mente, 113,9 e 149,7 per 100.000).

Per quanto riguarda gli anziani, il tasso più elevato si

registra in Piemonte e nella PA di Trento (rispettiva-

mente, 887,0 e 857,4 posti letto per 100.000), mentre

l’offerta più bassa si rileva in Calabria e in Campania

dove il livello dei tassi scende, rispettivamente, a

102,9 e 77,5 posti letto (per 100.000). La quota di

posti letto dedicati alle persone con età <65 anni rag-

giunge il livello massimo in Liguria (136,8 per

100.000), mentre i valori minimi si registrano in

Puglia (32,7 per 100.000) e in Campania (36,4 per

100.000).

C. DI PRIAMO

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ASSISTENZA TERRITORIALE 381

Tabella 1 - Tasso (per 100.000) e coefficiente di variazione (valori percentuali) di posti letto per disabili e anzia-ni nelle strutture socio-sanitarie per regione - Anno 2012

Regioni Disabili Anziani Totale Coefficiente di ∆∆ %%

Piemonte 82,0 887,0 969,0 1,2

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 123,6 819,7 943,3 0,0

Lombardia 88,4 620,0 708,3 0,9

Bolzano-Bozen 92,6 806,9 899,5 0,0Trento 93,3 857,4 950,8 0,0Veneto 94,5 638,9 733,3 0,7

Friuli Venezia Giulia 76,5 803,6 880,0 2,6

Liguria 136,8 785,9 922,6 3,7

Emilia-Romagna 84,8 738,1 822,9 1,3

Toscana 46,5 367,5 414,0 1,1

Umbria 63,4 282,9 346,3 0,0

Marche 72,9 481,4 554,3 1,8

Lazio 51,1 197,4 248,4 2,2

Abruzzo 57,2 256,0 313,2 4,6

Molise 102,1 369,8 471,9 5,6

Campania 36,4 77,5 113,9 4,1

Puglia 32,7 165,0 197,8 1,8

Basilicata 134,6 245,7 380,3 1,7

Calabria 46,8 102,9 149,7 6,1

Sicilia 66,3 166,2 232,5 2,7

Sardegna 95,6 227,0 322,6 2,4

Italia 72,1 450,9 523,0 0,7

Fonte dei dati: Istat. “Indagine presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari”. Anno 2014.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’attività delle strutture residenziali si inquadra nel-

l’ambito dell’assistenza integrata di tipo sociale e

sanitaria prevista dalla Legge n. 328 del 2000 che rap-

presenta una risposta mirata ai bisogni di particolari

gruppi di popolazione, come le persone con disabilità

e gli anziani. È una tipologia di assistenza di lungo

periodo che rappresenta una efficace alternativa ad

una ospedalizzazione impropria e una soluzione pal-

liativa alla mancanza di una rete di aiuti, formali e

informali, che permetta di fornire al paziente

un’assistenza più prossima ai suoi bisogni, come

l’assistenza domiciliare.

È auspicabile, per l’immediato futuro, che si riducano

i divari territoriali evidenziati dagli indicatori di offer-

ta e attività e, nel medio-lungo termine, che si superi

anche questa tipologia di assistenza residenziale a

favore di forme di intervento che permettano al

paziente di rimanere nel suo abituale ambito di vita.

Infatti, spesso molti utenti ospiti di queste strutture

finiscono per essere vittime di un confinamento dalla

società civile, perdendo qualsiasi possibilità di inte-

grazione e di partecipazione sociale.

Riferimenti bibliografici(1) Ministero della Salute. Piano Sanitario Nazionale 2010-2011.(2) Giannakouris K. Population and social conditions.Eurostat, statistics in focus 72/2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M. Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2: 199-232.

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382 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2014

Ospiti anziani e con disabilità nei presidi residenziali

Significato. Nel nostro Paese la quota di anziani e di per-

sone con disabilità continua ad aumentare come conse-

guenza dell’ormai consolidato processo di invecchia-

mento che coinvolge tutti i Paesi occidentali. La necessi-

tà di rispondere adeguatamente ad una crescente doman-

da di assistenza a lungo termine, diventa uno dei princi-

pali obiettivi del nostro sistema di welfare che deve tro-

vare risposte appropriate disponendo di risorse finanzia-

re limitate.

Le soluzioni finora proposte mirano a favorire lo svilup-

po di forme di assistenza domiciliare e ad incrementare

l’assistenza residenziale nei casi in cui le cure a domici-

lio non risultino praticabili (per difficoltà della famiglia

o per l’elevato livello assistenziale richiesto).

La presente Sezione prende in considerazione l’attività

di assistenza socio-sanitaria erogata a favore degli anzia-

ni (>65 anni) e delle persone con disabilità (<65 anni con

disabilità fisica, psichica, sensoriale o con problemi di

salute mentale).

Le strutture considerate sono state quelle erogatrici di

assistenza con una rilevante componente sanitaria, rile-

vate con l’indagine sui presidi residenziali socio-assi-

stenziali e socio-sanitari dell’Istituto Nazionale di

Statistica. Pertanto, sono state selezionate le strutture

residenziali caratterizzate dalla presenza di almeno una

figura professionale, oltre al Medico di Medicina

Generale, che svolge attività di tipo socio-sanitario.

Tasso di ospiti minori ed adulti con disabilità nei presidi residenziali

Numeratore Ospiti minori ed adulti con disabilità nei presidi residenziali

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente della stessa fascia di età

Tasso di ospiti anziani nei presidi residenziali

Numeratore Ospiti anziani dei presidi residenziali

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente della stessa fascia di età

Validità e limiti. Gli indicatori calcolati mostrano

una discreta variabilità regionale che può dipendere

da diversi fattori, quali una diversa capacità di rispo-

sta a condizioni di bisogno e un diverso livello di

offerta residenziale a cui può associarsi una diversa

organizzazione della rete socio-assistenziale.

L’indagine, condotta sui presidi residenziali socio-

assistenziali e socio-sanitari, ha fatto registrare un

tasso di risposta pari a circa l’80%. Al fine di tener

conto delle mancate risposte e dell’effetto che queste

hanno sulla precisione degli indicatori, è stato calco-

lato il coefficiente di variazione percentuale che rap-

presenta la quota percentuale dell’errore sulla stima

puntuale.

Le strutture selezionate, pur caratterizzate da una rile-

vante componente sanitaria, possono ospitare anziani

“autosufficienti”, definiti tali in quanto non in posses-

so di valutazione multidimensionale da parte di équi-pe multidimensionali.

Valore di riferimento/Benchmark. Difficoltoso

risulta individuare un valore di riferimento poiché la

quota di soggetti istituzionalizzati dipende dal diverso

livello di offerta residenziale presente sul territorio e

da una diversa organizzazione della rete socio-assi-

stenziale.

Descrizione dei risultatiGli anziani ospiti dei presidi residenziali sono, com-

plessivamente, 261.259. Molti meno sono gli adulti e

i minori con disabilità ospiti dei presidi, rispettiva-

mente 44.670 (120,7 per 100.000) e 1.488 (14,8 per

100.000). In linea con il quadro d’offerta, il maggiore

ricorso all’istituzionalizzazione si riscontra nelle

regioni del Nord, soprattutto per gli anziani per i qua-

li i tassi di ricovero più elevati si registrano nelle PA

di Trento e Bolzano ed in Valle d’Aosta (rispettiva-

mente, 4.561,7; 4.279,3 e 3.547,7 per 100.000).

Nel Sud ed Isole il tasso di ricovero si riduce conside-

revolmente e tocca i valori minimi in Campania e in

Calabria dove risultano ricoverati, rispettivamente,

534,7 e 432,7 anziani (per 100.000), valori fortemen-

te al di sotto del livello nazionale (2.067,0 per

100.000).

Risultati simili si ottengono dall’analisi degli indica-

tori riferiti agli ospiti adulti con disabilità: la Liguria,

la PA di Trento e la Valle d’Aosta fanno registrare il

più alto tasso di ricovero (rispettivamente, 226,3,

183,9 e 181,3 ospiti adulti per 100.000), mentre le

regioni meridionali vedono ridursi considerevolmente

i livelli del tasso, ad eccezione del Molise e della

Basilicata dove risultano ricoverati, rispettivamente,

168,0 e 156,1 adulti con disabilità per 100.000 adulti

residenti. L’andamento regionale risulta confermato

C. DI PRIAMO

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ASSISTENZA TERRITORIALE 383

anche in riferimento agli ospiti minori con disabilità,

ma il gradiente Nord-Sud ed Isole risulta meno mar-

cato. Il tasso più elevato si registra nella PA di

Bolzano (40,0 per 100.000) a cui seguono Valle

d’Aosta, Piemonte e Umbria.

Tabella 1 - Tasso (per 100.000) e coefficiente di variazione (valori percentuali) di ospiti anziani, adulti disabilie minori disabili assistiti nelle strutture socio-sanitarie per regione - Anno 2012

Anziani Adulti disabili Minori disabiliRegioni Tassi Coefficiente Tassi Coefficiente Tassi Coefficiente

di ∆∆ % di ∆∆ % di ∆∆ %

Piemonte 3.290,1 1,3 149,5 3,2 30,4 13,2

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 3.547,7 0,0 181,3 0,0 37,6 0,0

Lombardia 2.972,4 1,0 148,1 1,8 21,9 7,3

Bolzano-Bozen 4.279,3 0,0 144,1 0,0 40,0 0,0Trento 4.561,7 0,0 183,9 0,0 11,4 0,0Veneto 3.076,3 0,7 149,1 1,1 23,6 5,3

Friuli Venezia Giulia 3.321,6 2,8 145,0 3,9 5,8 14,1

Liguria 2.875,9 4,3 226,3 8,1 14,4 38,3

Emilia-Romagna 2.961,2 1,5 148,8 2,3 4,1 12,5

Toscana 1.481,0 1,3 90,2 2,7 7,9 9,0

Umbria 1.217,6 0,0 118,4 0,0 29,0 0,0

Marche 1.885,4 2,3 119,7 3,5 6,6 29,7

Lazio 895,3 1,9 90,7 3,6 5,5 13,8

Abruzzo 1.250,1 5,6 95,7 8,4 3,7 30,0

Molise 1.431,3 6,6 168,0 8,1 0,0 n.a.

Campania 432,7 4,4 54,8 8,8 9,4 21,4

Puglia 813,5 1,8 75,4 6,8 5,5 10,1

Basilicata 1.166,7 1,4 156,1 3,9 21,7 4,8

Calabria 534,7 6,6 67,3 12,8 2,7 31,2

Sicilia 786,0 3,5 100,0 5,3 18,0 32,6

Sardegna 1.219,6 2,3 123,8 4,1 18,5 11,9

Italia 2.067,0 0,3 120,7 1,5 14,8 6,3

n.a. = non applicabile.

Fonte dei dati: Istat. “Indagine presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari”. Anno 2014.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’attività delle strutture residenziali si inquadra nel-

l’ambito dell’assistenza integrata di tipo sociale e sani-

taria, prevista dalla Legge n. 328/2000, che rappresen-

ta una risposta mirata a bisogni di particolari gruppi di

popolazione come le persone con disabilità e gli anzia-

ni. È una tipologia di assistenza di lungo periodo che

rappresenta un’efficace alternativa ad una ospedalizza-

zione impropria e una soluzione palliativa alla man-

canza di una rete di aiuti, formali e informali, che per-

metta di fornire al paziente un’assistenza più prossima

ai suoi bisogni, come l’assistenza domiciliare.

È auspicabile, per l’immediato futuro, che si riducano

i divari territoriali evidenziati dagli indicatori di offer-

ta e attività e, nel medio-lungo termine, che si superi

anche questa tipologia di assistenza residenziale a

favore di forme di intervento che permettano al pazien-

te di rimanere nel suo abituale ambito di vita. Infatti,

spesso, molti utenti, ospiti di queste strutture, finisco-

no per essere vittime di un confinamento dalla società

civile, perdendo qualsiasi possibilità di integrazione e

di partecipazione sociale.

Riferimenti bibliografici(1) Ministero della Salute. Piano Sanitario Nazionale 2010-2011.(2) Giannakouris K. Population and social conditions.Eurostat, statistics in focus 72/2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M. Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2: 199-232.

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384 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2014

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per complicanze a lungo terminedel diabete mellito

Significato. Il diabete è una malattia cronica caratte-

rizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel

sangue (iperglicemia) ed è dovuta ad un’alterata quan-

tità o funzione dell’insulina. Il diabete può determina-

re complicanze croniche (principalmente di tipo rena-

li, oculari, neurologiche e circolatorie periferiche) che

possono essere prevenute o di cui si può rallentare la

progressione attraverso uno stretto controllo di tutti i

fattori di rischio. La gestione delle Complicanze a

Lungo Termine del Diabete (CLTD) può essere realiz-

zata attraverso un’assistenza territoriale che fornisca al

paziente informazioni e mezzi per un adeguato con-

trollo metabolico così da evitare l’emergere di compli-

canze che renderebbero necessaria l’ospedalizzazione.

Tra i Prevention Quality Indicators dell’Agency forHealthcare Research and Quality il tasso di dimissio-

ni ospedaliere potenzialmente evitabili per CLTD con-

sente di valutare, indirettamente, l’appropriatezza del-

la gestione territoriale del diabete. L’indicatore riguar-

da la popolazione di 19 anni ed oltre.

Tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per complicanze a lungo termine del diabete mellito*

Dove ß è il tasso aggiustato della i-ma regione;

L è la log verosimiglianza della funzione g, esponenziale negativa;

T tasso grezzo;

Xi dummy regione i-ma;

Yk k-ma variabile confondente;

Yk parametro k-ma variabile confondente.

*La formula del tasso non è esprimibile in quanto il tasso deriva dalla stima di un modello di regressione.

Validità e limiti. La validità di questo indicatore

come misuratore della qualità dell’assistenza territo-

riale è stata, negli ultimi anni, oggetto di critiche spe-

cifiche. In questa Sezione è stato, pertanto, adottato

un metodo di aggiustamento dei tassi che prende in

considerazione variabili che la letteratura scientifica

ha individuato come confondenti della relazione tra

qualità delle cure territoriali e ospedalizzazione evita-

bile: età, prevalenza della patologia e propensione al

ricovero. La propensione al ricovero è stata misurata

attraverso il rapporto tra il tasso di ricoveri effettuati

nella regione e il tasso di ricoveri osservato a livello

nazionale per classe di età.

Per l’aggiustamento dei tassi di ricovero è stato utiliz-

zato un modello di regressione binomiale in cui il

numero di ricoveri osservati era la variabile dipenden-

te. L’età, la prevalenza della patologia e il tasso com-

plessivo di ricovero in reparti per acuti nella regione

analizzata si ipotizza siano fattori potenzialmente con-

fondenti della relazione tra la qualità dell’assistenza

territoriale ed i tassi di ricovero per le condizioni

suscettibili di assistenza territoriale. Inoltre, nel model-

lo di aggiustamento è stata inserita una variabile trend,

al fine di tener conto della dinamica temporale dei rico-

veri ospedalieri. Il tasso aggiustato è, quindi, una fun-

zione del parametro corrispondente alla variabile che

nel modello identifica le regioni a parità dei fattori rite-

nuti confondenti. Permangono nell’interpretazione le

limitazioni dovute alla variabilità nella codifica delle

Schede di Dimissione Ospedaliera, fenomeno noto nel-

la letteratura scientifica, e che può condurre a una sot-

tostima della reale ospedalizzazione evitabile in modo

differenziale da regione a regione. Purtroppo, non si

dispone del dato di prevalenza delle complicanze di

lungo termine del diabete per cui è stata utilizzata una

proxy, rappresentata dalla prevalenza del diabete. Uno

dei limiti di questa approssimazione sta nel fatto che il

legame tra l’insorgenza del diabete e le complicanze da

essa causate ha uno sfasamento temporale non docu-

mentabile con i dati attualmente disponibili.

Valore di riferimento/Benchmark. Valore medio

delle 3 regioni con il tasso più basso.

Descrizione dei risultatiIn Tabella 1 sono elencate le regioni ordinate secondo

il tasso in esame, aggiustate per le covariate prima

descritte e i relativi rank. Non è stato possibile scor-

porare le PA del Trentino-Alto Adige, mentre la Valle

d’Aosta è stata aggregata con il Piemonte perché que-

sto è il livello minimo di aggregazione consentito

dall’Indagine Multiscopo dell’Istituto Nazionale di

Statistica che è stata utilizzata per la procedura di

aggiustamento. La procedura di aggiustamento ha un

impatto limitato: Marche, Basilicata e Sardegna

rimangono le regioni con i tassi più bassi, mentre

quelli più elevati si osservano in Puglia, Lombardia e

Veneto.

M. AVOLIO,. G. DAMIANI, P. FRANCESCONI, R. GINI, A. ROSANO, A. SOLIPACA

ßi: max L (g (T|xi , yk , t, ßi, yk ))

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ASSISTENZA TERRITORIALE 385

Tabella 1 - Tasso (grezzo e aggiustato per 1.000) e rank delle dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili perCLTD nella popolazione di età 19 anni ed oltre per regione - Anno 2013

Regioni Tassi grezzi Tassi aggiustati Rank grezzo Rank aggiustato

Piemonte-Valle d’Aosta 0,28 0,28 9 9

Lombardia 0,49 0,51 18 18

Trentino-Alto Adige* 0,33 0,35 15 14

Veneto 0,41 0,43 16 17

Friuli Venezia Giulia 0,27 0,26 8 7

Liguria 0,28 0,25 9 5

Emilia-Romagna 0,42 0,41 17 16

Toscana 0,24 0,23 4 4

Umbria 0,30 0,29 13 11

Marche 0,12 0,12 1 1

Lazio 0,24 0,25 4 5

Abruzzo 0,26 0,27 6 8

Molise 0,29 0,28 11 9

Campania 0,32 0,38 14 15

Puglia 0,52 0,56 19 19

Basilicata 0,17 0,18 2 2

Calabria 0,29 0,34 11 13

Sicilia 0,26 0,29 6 11

Sardegna 0,17 0,18 2 2

*I dati disaggregati per le PA di Bolzano e Trento non sono disponibili.

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione - Istat. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Aspetti

della vita quotidiana”. Anno 2014.

Raccomandazioni di OsservasaluteLo schema di calcolo regionale degli indicatori, alli-

neato alle policy di trattamento della patologia basate,

generalmente, sui Percorsi Preventivi Diagnostico-

Terapeutici Assistenziali di riferimento regionale, non

è in grado di evidenziare eventuali differenze tra

caratteristiche locali ascrivibili all’azione di casemanagement tipicamente esercitata a livello distret-

tuale/Aziende Sanitarie Locali. Pertanto, ulteriore svi-

luppo nell’uso di questo indicatore appare la sua rap-

presentazione a livello di dettaglio sub-regionale. Si

rinnova, tuttavia, la raccomandazione a sviluppare

indicatori di processo calcolati su coorti di pazienti,

più direttamente correlabili alla qualità dell’assistenza

territoriale. Per conseguire questo obbiettivo è neces-

sario dotare il Servizio Sanitario Nazionale della

capacità di effettuare record-linkage con metodi omo-

genei in tutte le regioni: il Progetto Matrice

(“Integrazione dei contenuti informativi per la gestio-

ne sul territorio di pazienti con patologie complesse o

con patologie croniche”), portato avanti dall’Agenzia

Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali con la col-

laborazione del Ministero della Salute, sviluppa stru-

menti in questa direzione.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ Quality Indicators. Prevention QualityIndicators: Technical Specifications. Department of Healthand Human Services. Agency for Healthcare Research andQuality. October 2001 Version 3.2 (February 2008).Disponibile sul sito: http://www.qualityindicators.ahrq.gov(Accesso: ottobre 2008).(2) Francesconi P, Gini R, Maciocco G, Damiani G.Primary care and chronic diseases: geographical differencesin avoidable hospitalization. Epidemiol Prev. Dicembre2011; 35 (5-6 Suppl 2): 128-9.(3) Pirani M, Schifano P, Agabiti N, et al. Ospedalizzazionepotenzialmente evitabile nella città di Bologna, 1997-2000:andamento temporale e differenze per livello di reddito.Epidemiologia e Prevenzione; 2006: 30: 169-177.(4) Purdy S, Griffin T, Salisbury C, Sharp D. Ambulatorycare sensitive conditions: terminology and disease codingneed to be more specific to aid policy makers and clinicians.Public Health. 2009; 123: 169-73(5) Rosano A, Lauria L, Viola G, Burgio A, de Belvis AG,Ricciardi W, Guasticchi G, van der Zee J. Hospitalizationfor ambulatory care sensitive conditions and the role of pri-mary care in Italian regions. Italian Journal of Public Health2011; 8: 75-86.(6) Istat. Multiscopo Aspetti di vita quotidiana. Disponibilesul sito:http://siqual.istat.it/SIQual/visualizza.do?id=0058000.Accesso: novembre 2014.

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386 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2014

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per broncopneumopatia cronicoostruttiva

Significato. La BroncoPneumopatia Cronico

Ostruttiva (BPCO) è una condizione cronica che

determina un elevato carico di malattia nella popola-

zione adulta e soprattutto anziana. Incluso tra i

Prevention Quality Indicators dell’Agency forHealthcare Research and Quality (1), il tasso di rico-

veri nell’anziano (oltre i 65 anni) per questa condizio-

ne “sensibile alle cure ambulatoriali” intende misura-

re la qualità dei servizi sanitari territoriali presuppo-

nendo che, al migliorare di questa, diminuisca il ricor-

so all’ospedale.

Tasso di dimissioni ospedaliere per broncopneumopatia cronico ostruttiva*

Dove ß è il tasso aggiustato della i-ma regione;

L è la log verosimiglianza della funzione g, esponenziale negativa;

T tasso grezzo;

Xi dummy regione i-ma;

Yk k-ma variabile confondente;

Yk parametro k-ma variabile confondente.

*La formula del tasso non è esprimibile in quanto il tasso deriva dalla stima di un modello di regressione.

Validità e limiti. La validità di questo indicatore

come misuratore della qualità dell’assistenza territo-

riale è stata negli ultimi anni oggetto di critiche spe-

cifiche. In questa Sezione è stato, pertanto, adottato

un metodo di aggiustamento dei tassi che prende in

considerazione variabili che la letteratura scientifica

ha individuato come confondenti della relazione tra

qualità delle cure territoriali e ospedalizzazione evi-

tabile: età, prevalenza della patologia e propensione

al ricovero. La propensione al ricovero è stata misu-

rata attraverso il rapporto tra il tasso di ricoveri effet-

tuati nella regione e il tasso di ricoveri osservato a

livello nazionale per classe di età. Per

l’aggiustamento dei tassi di ricovero è stato utilizza-

to un modello di regressione binomiale in cui il

numero di ricoveri osservati era la variabile dipen-

dente. L’età, la prevalenza della patologia ed il tasso

complessivo di ricovero in reparti per acuti nella

regione analizzata si ipotizza siano fattori potenzial-

mente confondenti della relazione tra la qualità del-

l’assistenza territoriale ed i tassi di ricovero per le

condizioni suscettibili di assistenza territoriale.

Inoltre, nel modello di aggiustamento è stata inserita

una variabile trend, al fine di tener conto della dina-

mica temporale dei ricoveri ospedalieri. Il tasso

aggiustato è, quindi, una funzione del parametro cor-

rispondente alla variabile che nel modello identifica

le regioni a parità dei fattori ritenuti confondenti.

Permangono nell’interpretazione le limitazioni

dovute alla variabilità nella codifica delle Schede di

Dimissione Ospedaliera, fenomeno noto nella lette-

ratura scientifica, e che può condurre a una sottosti-

ma della reale ospedalizzazione evitabile in modo

differenziale da regione a regione.

Valore di riferimento/Benchmark. Valore medio

delle 3 regioni con il tasso più basso.

Descrizione dei risultatiIn Tabella 1 sono riportati i tassi grezzi e aggiustati

per le covariate prima descritte e i corrispondenti

rank. Non è stato possibile scorporare le PA del

Trentino-Alto Adige, mentre la Valle d’Aosta è stata

aggregata con il Piemonte perché questo è il livello

minimo di aggregazione consentito dall’Indagine

Multiscopo dell’Istituto Nazionale di Statistica che è

stata utilizzata per la procedura di aggiustamento.

Il Trentino-Alto Adige risulta avvantaggiato dalla

procedura di aggiustamento, guadagnando tre posizio-

ni nel rank. Viceversa, Basilicata e Calabria vengono

fortemente penalizzate e vanno a far parte del gruppo

con valori più elevati con le altre regioni meridionali

e con Umbria, Emilia-Romagna, Friuli Venezia

Giulia e Lombardia.

M. AVOLIO,. G. DAMIANI, P. FRANCESCONI, R. GINI, A. ROSANO, A. SOLIPACA

ßi: max L (g (T|xi , yk , t, ßi, yk ))

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ASSISTENZA TERRITORIALE 387

Tabella 1 - Tasso (grezzo e aggiustato per 1.000) e rank delle dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili perBPCO nella popolazione di età 65 anni ed oltre per regione - Anno 2013

Regioni Tassi grezzi Tassi aggiustati Rank grezzo Rank aggiustato

Piemonte-Valle d’Aosta 1,77 2,74 2 2

Lombardia 3,86 5,00 14 14

Trentino-Alto Adige* 3,37 3,29 11 7

Veneto 3,01 3,95 9 8

Friuli Venezia Giulia 4,54 5,45 18 16

Liguria 2,86 4,07 8 9

Emilia-Romagna 4,47 5,15 17 15

Toscana 1,55 1,98 1 1

Umbria 3,67 4,54 13 12

Marche 1,98 2,78 3 3

Lazio 1,98 3,09 3 5

Abruzzo 2,26 3,06 6 4

Molise 3,20 4,11 10 10

Campania 4,60 6,91 19 18

Puglia 4,45 5,78 16 17

Basilicata 2,50 4,19 7 11

Calabria 4,03 8,50 15 19

Sicilia 2,02 3,21 5 6

Sardegna 3,54 4,80 12 13

*I dati disaggregati per le PA di Bolzano e Trento non sono disponibili.

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione - Istat. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Aspetti

della vita quotidiana”. Anno 2014.

Raccomandazioni di OsservasaluteLo schema di calcolo regionale degli indicatori, alli-

neato alle policy di trattamento della patologia basate,

generalmente, sui Percorsi Preventivi Diagnostico-

Terapeutici Assistenziali di riferimento regionale, non

è in grado di evidenziare eventuali differenze tra

caratteristiche locali ascrivibili all’azione di casemanagement tipicamente esercitata a livello distret-

tuale/Aziende Sanitarie Locali. Pertanto, ulteriore svi-

luppo nell’uso di questo indicatore appare la sua rap-

presentazione a livello di dettaglio sub-regionale. Si

rinnova, tuttavia, la raccomandazione a sviluppare

indicatori di processo calcolati su coorti di pazienti,

più direttamente correlabili alla qualità dell’assistenza

territoriale. Per conseguire questo obbiettivo è neces-

sario dotare il Servizio Sanitario Nazionale della

capacità di effettuare record-linkage con metodi omo-

genei in tutte le regioni: il Progetto Matrice

(“Integrazione dei contenuti informativi per la gestio-

ne sul territorio di pazienti con patologie complesse o

con patologie croniche”), portato avanti dall’Agenzia

Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali con la col-

laborazione del Ministero della Salute, sviluppa stru-

menti in questa direzione.

Riferimenti bibliografici1) AHRQ quality indicators. Guide to prevention qualityindicators: hospital admission for ambulatory care sensitiveconditions [version 3.1]. Rockville (MD): Agency forHealthcare Research and Quality (AHRQ); 2007 Mar 12. 59p. (AHRQ Pub; no. 02-R0203).2) Francesconi P, Gini R, Maciocco G, Damiani G. Primarycare and chronic diseases: geographical differences in avoi-dable hospitalization. Epidemiol Prev. Dicembre 2011; 35(5-6 Suppl 2): 128-9.3) Pirani M, Schifano P, Agabiti N, et al. Ospedalizzazionepotenzialmente evitabile nella città di Bologna, 1997-2000:andamento temporale e differenze per livello di reddito.Epidemiologia e Prevenzione; 2006: 30: 169-177.4) Purdy S, Griffin T, Salisbury C, Sharp D. Ambulatorycare sensitive conditions: terminology and disease codingneed to be more specific to aid policy makers and clinicians.Public Health. 2009; 123: 169-73.5) Rosano A, Lauria L, Viola G, Burgio A, de Belvis AG,Ricciardi W, Guasticchi G, van der Zee J. Hospitalizationfor ambulatory care sensitive conditions and the role of pri-mary care in Italian regions. Italian Journal of Public Health2011; 8: 75-86.6) Istat. Multiscopo Aspetti di vita quotidiana. Disponibilesul sito:http://siqual.istat.it/SIQual/visualizza.do?id=0058000.Accesso: novembre 2014.

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388 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2014

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per insufficienza cardiaca senzaprocedure cardiache

Significato. L’insufficienza cardiaca è una condizione

cronica che determina un elevato carico di malattia

nella popolazione adulta e soprattutto anziana. Incluso

tra i Prevention Quality Indicators dell’Agency forHealthcare Research and Quality (1), il tasso di rico-

veri senza procedure cardiache per questa condizione

“sensibile alle cure ambulatoriali” nell’anziano (oltre i

65 anni) intende misurare la qualità dei servizi sanita-

ri territoriali presupponendo che, al migliorare di que-

sta, diminuisca il ricorso all’ospedale.

Tasso di dimissioni ospedaliere per insufficienza cardiaca senza procedure cardiache*

Dove ß è il tasso aggiustato della i-ma regione;

L è la log verosimiglianza della funzione g, esponenziale negativa;

T tasso grezzo;

Xi dummy regione i-ma;

Yk k-ma variabile confondente;

Yk parametro k-ma variabile confondente.

*La formula del tasso non è esprimibile in quanto il tasso deriva dalla stima di un modello di regressione.

Validità e limiti. La validità di questo indicatore

come misuratore della qualità dell’assistenza territo-

riale è stata negli ultimi anni oggetto di critiche speci-

fiche. In questa Sezione è stato, pertanto, adottato un

metodo di aggiustamento dei tassi che prende in con-

siderazione variabili che la letteratura scientifica ha

individuato come confondenti della relazione tra qua-

lità delle cure territoriali e ospedalizzazione evitabile:

età, prevalenza delle principali patologie causa di

scompenso cardiaco (angina pectoris, ipertensione e

infarto del miocardio) e propensione al ricovero. La

propensione al ricovero è stata misurata attraverso il

rapporto tra il tasso di ricoveri effettuati nella regione

e il tasso di ricoveri osservato a livello nazionale per

classe di età. Per l’aggiustamento dei tassi di ricovero

è stato utilizzato un modello di regressione binomiale

in cui il numero di ricoveri osservati era la variabile

dipendente. L’età, la prevalenza della patologia ed il

tasso complessivo di ricovero in reparti per acuti nel-

la regione analizzata si ipotizza siano fattori poten-

zialmente confondenti della relazione tra la qualità

dell’assistenza territoriale ed i tassi di ricovero per le

condizioni suscettibili di assistenza territoriale.

Inoltre, nel modello di aggiustamento è stata inserita

una variabile trend, al fine di tener conto della dinami-

ca temporale dei ricoveri ospedalieri. Il tasso aggiu-

stato è, quindi, una funzione del parametro corrispon-

dente alla variabile che nel modello identifica le

regioni a parità dei fattori ritenuti confondenti.

Permangono nell’interpretazione le limitazioni dovu-

te alla variabilità nella codifica delle Schede di

Dimissione Ospedaliera, fenomeno noto nella lettera-

tura scientifica e che può condurre a una sottostima

della reale ospedalizzazione evitabile in modo diffe-

renziale da regione a regione.

Valore di riferimento/Benchmark. Valore medio

delle 3 regioni con il tasso più basso.

Descrizione dei risultatiIn Tabella 1 sono riportati i tassi grezzi e aggiustati

per le covariate prima descritte e i corrispondenti

rank. Non è stato possibile scorporare le PA del

Trentino-Alto Adige, mentre la Valle d’Aosta è stata

aggregata con il Piemonte perché questo è il livello

minimo di aggregazione consentito dall’Indagine

Multiscopo dell’Istituto Nazionale di Statistica che è

stata utilizzata per la procedura di aggiustamento.

L’assistenza territoriale per l’insufficienza cardiaca

non mostra alcun trend geografico, con regioni appar-

tenenti alle macroaree del Paese che si trovano sia nei

primi sei che negli ultimi sei posti. La procedura di

aggiustamento ha un notevole impatto modificando in

termini positivi la posizione di Trentino-Alto Adige,

Umbria, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e

Veneto, mentre modifica in termini negativi la posi-

zione di Piemonte-Valle d’Aosta, Calabria,

Campania, Lazio, Marche e Sicilia.

M. AVOLIO,. G. DAMIANI, P. FRANCESCONI, R. GINI, A. ROSANO, A. SOLIPACA

ßi: max L (g (T|xi , yk , t, ßi, yk ))

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ASSISTENZA TERRITORIALE 389

Tabella 1 - Tasso (grezzo e aggiustato per 1.000) e rank delle dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili perinsufficienza cardiaca senza procedure cardiache nella popolazione di età 65 anni ed oltre per regione - Anno2013

Regioni Tassi grezzi Tassi aggiustati Rank grezzo Rank aggiustato

Piemonte-Valle d’Aosta 10,68 19,35 1 10

Lombardia 13,34 18,40 6 7

Trentino-Alto Adige 15,71 15,68 14 2

Veneto 16,39 23,59 17 14

Friuli Venezia Giulia 15,94 19,16 15 9

Liguria 12,04 18,40 5 6

Emilia-Romagna 16,14 19,52 16 11

Toscana 10,85 14,68 2 1

Umbria 15,31 18,22 12 5

Marche 14,65 21,79 9 12

Lazio 14,99 23,63 10 15

Abruzzo 20,44 27,16 18 17

Molise 21,62 27,48 19 18

Campania 14,50 22,45 8 13

Puglia 14,06 19,01 7 8

Basilicata 11,97 18,03 4 4

Calabria 15,06 33,27 11 19

Sicilia 15,42 26,60 13 16

Sardegna 11,90 16,38 3 3

*I dati disaggregati per le PA di Bolzano e Trento non sono disponibili.

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione - Istat. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Aspetti

della vita quotidiana”. Anno 2014.

Raccomandazioni di OsservasaluteLo schema di calcolo regionale degli indicatori, alli-

neato alle policy di trattamento della patologia basate,

generalmente, sui Percorsi Preventivi Diagnostico-

Terapeutici Assistenziali di riferimento regionale, non

è in grado di evidenziare eventuali differenze tra

caratteristiche locali ascrivibili all’azione di casemanagement tipicamente esercitata a livello distret-

tuale/Aziende Sanitarie Locali. Pertanto, ulteriore svi-

luppo nell’uso di questo indicatore appare la sua rap-

presentazione a livello di dettaglio sub-regionale. Si

rinnova, tuttavia, la raccomandazione a sviluppare

indicatori di processo calcolati su coorti di pazienti,

più direttamente correlabili alla qualità dell’assistenza

territoriale. Per conseguire questo obbiettivo è neces-

sario dotare il Servizio Sanitario Nazionale della

capacità di effettuare record-linkage con metodi omo-

genei in tutte le regioni: il Progetto Matrice

(“Integrazione dei contenuti informativi per la gestio-

ne sul territorio di pazienti con patologie complesse o

con patologie croniche”), portato avanti dall’Agenzia

Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali con la col-

laborazione del Ministero della Salute, sviluppa stru-

menti in questa direzione.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Guide to prevention qualityindicators: hospital admission for ambulatory care sensitiveconditions [version 3.1]. Rockville (MD): Agency forHealthcare Research and Quality (AHRQ); 2007 Mar 12. 59p. (AHRQ Pub; no. 02-R0203).(2) Francesconi P, Gini R, Maciocco G, Damiani G.Primary care and chronic diseases: geographical differencesin avoidable hospitalization. Epidemiol Prev. Dicembre2011; 35 (5-6 Suppl 2): 128-9.(3) Pirani M, Schifano P, Agabiti N, et al. Ospedalizzazionepotenzialmente evitabile nella città di Bologna, 1997-2000:andamento temporale e differenze per livello di reddito.Epidemiologia e Prevenzione; 2006: 30: 169-177.(4) Purdy S, Griffin T, Salisbury C, Sharp D. Ambulatorycare sensitive conditions: terminology and disease codingneed to be more specific to aid policy makers and clinicians.Public Health. 2009; 123: 169-73(5) Rosano A, Lauria L, Viola G, Burgio A, de Belvis AG,Ricciardi W, Guasticchi G, van der Zee J. Hospitalizationfor ambulatory care sensitive conditions and the role of pri-mary care in Italian regions. Italian Journal of Public Health2011; 8: 75-86. (6) Istat Multiscopo Aspetti di vita quotidiana. Disponibilesul sito:http://siqual.istat.it/SIQual/visualizza.do?id=0058000.Accesso: novembre 2014.

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390 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2014

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per asma in età pediatrica

Significato. Numerosi studi mettono in evidenza che,

sia a livello individuale che di comunità, i bambini

ricoverati frequentemente per asma tendono ad avere

meno visite programmate a livello di assistenza terri-

toriale e una minore aderenza alla terapia farmacolo-

gica (1). Queste evidenze suggeriscono che una caren-

te organizzazione dell’assistenza territoriale e una

scarsa accessibilità alle cure possono essere responsa-

bili di un aumentato ricorso alle cure ospedaliere (1,

2). Su queste basi concettuali, come proposto

dall’Agency for Healthcare Research and Quality, il

tasso di ospedalizzazione per asma intende misurare

la qualità dei servizi territoriali in termini di preven-

zione, accesso alle cure e trattamento, presupponendo

che, al migliorare di queste, diminuisca il ricorso al

ricovero in ospedale. Il presente indicatore è stato

recentemente proposto nel Piano Nazionale Esiti con

la granularità delle Aziende territoriali italiane.

Tasso di dimissioni ospedaliere per asma*

Numeratore Dimissioni ospedaliere per asma di bambini 0-17 anni**

x 100.000

Denominatore Popolazione media residente 0-17 anni

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.

**Sono escluse dal numeratore le dimissioni afferenti all’MDC14 (gravidanza, parto e puerperio), i casi trasferiti da altro ospedale o da altra

struttura sanitaria e i casi con codici di diagnosi per fibrosi cistica o altre anomalie del sistema respiratorio.

Validità e limiti. La stima dei ricoveri ospedalieri per

asma in età pediatrica può rappresentare un indicatore

valido e riproducibile dell’appropriatezza e dell’effi-

cacia del processo di assistenza rivolto al bambino. In

via indiretta, può fungere anche da strumento per

valutare la qualità dell’organizzazione delle cure pri-

marie. Un limite alla validità dell’indicatore può esse-

re rappresentato dalla completezza e dalla qualità del-

le codifiche presenti nelle Schede di Dimissione

Ospedaliera.

Per meglio delineare la qualità dell’accesso ai servizi

territoriali, è consigliabile includere nell’indicatore

non solo i Ricoveri Ordinari, ma anche i Day Hospital

(DH), poiché una quota considerevole delle ospeda-

lizzazioni evitabili per asma in età pediatrica rientra in

questo regime di ricovero con notevoli differenze tra

le regioni (3).

Valore di riferimento/Benchmark. Non sono pre-

senti riferimenti normativi o di letteratura. Nel com-

mento dei risultati viene utilizzato come riferimento il

valore nazionale.

Descrizione dei risultatiIn Tabella 1 vengono presentati i tassi regionali medi

di periodo (2010-2013) calcolati sull’intera popola-

zione pediatrica (0-17 anni) e stratificati per classe di

età. Rispetto ai ragazzi di età compresa tra 15-17 anni,

il rischio di ricovero per asma è nettamente più alto

nei bambini al di sotto del primo anno di vita (Rischio

Relativo-RR=10,75), così come nei soggetti di età 1-

4 anni (RR=8,42), 5-9 anni (RR=4,33) e 10-14 anni

(RR=2,57) (dati non presenti in tabella).

Nel Grafico 1 vengono illustrati i tassi standardizzati

medi a livello regionale. Si può osservare come le

regioni del Mezzogiorno, ad eccezione di Molise,

Basilicata e Sardegna, presentino performance gene-

ralmente peggiori rispetto al dato nazionale, mentre le

regioni del Nord e del Centro mostrano tassi di ospe-

dalizzazione significativamente inferiori al dato italia-

no. Tuttavia, i tassi più elevati si registrano in Liguria

(3,29 per 1.000) e nel Lazio (3,22 per 1.000). A que-

sto proposito è bene sottolineare che, in entrambe le

regioni, oltre i due terzi delle ospedalizzazioni per

asma in età pediatrica avvengono in regime di DH

(77,9% e 71,2%, rispettivamente), un dato notevol-

mente decentrato rispetto alla quota di ricoveri per

asma in DH osservata a livello nazionale (44,2%). Le

regioni con i tassi standardizzati di ospedalizzazione

più bassi presentano percentuali di ricoveri per asma

in DH molto variabili, pari a 3,2% (Veneto), 6,8%

(Friuli Venezia Giulia), 23,3% (Valle d’Aosta) e

34,9% (Toscana).

MP. FANTINI, J. LENZI, L. LUCIANO, C. CECCOLINI

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ASSISTENZA TERRITORIALE 391

Tabella 1 - Tasso medio (specifico per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma in età pediatrica per regione- Anni 2010-2013

Regioni 0 1–4 5–9 10–14 15–17 Totale

Piemonte 1,76 1,05 0,39 0,19 0,08 0,51

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 1,25 0,51 0,25 0,30 0,08 0,35

Lombardia 2,66 2,42 0,60 0,24 0,13 0,97

Bolzano-Bozen 1,48 1,25 0,46 0,22 0,01 0,54Trento 1,11 1,56 0,31 0,18 0,03 0,55Veneto 0,73 0,62 0,22 0,12 0,06 0,28

Friuli Venezia Giulia 0,78 0,87 0,31 0,15 0,07 0,38

Liguria 2,28 4,88 4,27 2,77 0,75 3,29

Emilia-Romagna 1,52 1,32 0,42 0,18 0,09 0,59

Toscana 1,20 0,58 0,33 0,27 0,13 0,39

Umbria 2,71 1,67 0,67 0,34 0,12 0,83

Marche 1,96 1,30 0,42 0,22 0,11 0,60

Lazio 4,58 4,53 3,73 2,62 1,08 3,22

Abruzzo 3,22 2,69 1,84 1,03 0,31 1,61

Molise 1,39 1,77 1,34 0,76 0,16 1,03

Campania 6,38 4,16 2,15 1,11 0,37 2,15

Puglia 4,34 2,37 1,16 0,81 0,27 1,30

Basilicata 2,09 1,67 1,06 0,28 0,10 0,82

Calabria 3,56 2,23 1,25 0,85 0,49 1,31

Sicilia 4,45 3,27 1,37 0,73 0,22 1,53

Sardegna 3,03 2,31 0,95 0,43 0,21 1,07

Italia 3,05 2,39 1,23 0,73 0,28 1,29

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2014.

Grafico 1 - Tasso (standardizzato per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma in età pediatrica per regione -Anni 2010-2013

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2014.

Raccomandazioni di OsservasaluteIn Italia, nel quadriennio 2010-2013, il tasso medio

annuale di ospedalizzazioni potenzialmente evitabili

per asma in età pediatrica è pari a 1,29 (per 1.000).

Nonostante questo valore possa considerarsi in buona

sostanza basso e, dunque, incoraggiante, dalle analisi

emerge una performance dell’assistenza territoriale

tendenzialmente migliore nelle regioni del Centro e

del Nord rispetto alle regioni del Sud ed Isole, con

l’eccezione di Liguria e Lazio, i cui tassi sono pari a

più del doppio del dato nazionale. Per meglio com-

prendere il fenomeno in esame e delineare, ove pre-

senti, le differenze tra le regioni, si consiglia di inclu-

dere nel conteggio delle ospedalizzazioni anche i rico-

veri in regime di DH e, in fase di valutazione compa-

rativa, di stratificare le analisi per classe di età (3).

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392 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2014

Stando alle evidenze della letteratura internazionale, il

rischio di ospedalizzazione per asma in età pediatrica

diminuisce se vengono garantite una buona accessibi-

lità alle strutture presenti sul territorio e una corretta

gestione del paziente dal punto di vista dell’appropria-

tezza terapeutica e della continuità delle cure.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Pediatric quality indicators:

technical specifications [version 4.5]. PDI #14 asthmaadmission rate. Rockville (MD): Agency for HealthcareResearch and Quality (AHRQ); 2013.(2) McDonald KM, Davies SM, Haberland CA, Geppert JJ,Ku A, Romano PS. Preliminary assessment of pediatrichealth care quality and patient safety in the United Statesusing readily available administrative data. Pediatrics 2008;122: e416-e425.(3) Luciano L, Lenzi J, McDonald KM, Rosa S, Damiani G,Corsello G, Fantini MP. Empirical validation of the“Pediatric Asthma Hospitalization Rate” indicator. Ital JPediatr 2014; 40: 7.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 393

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per gastroenterite in età pediatrica

Significato. La gastroenterite è una malattia comune

nei bambini e, per quanto alcuni ricoveri ad essa ricon-

ducibili siano da considerarsi inevitabili, nella maggior

parte dei casi una tempestiva ed efficace cura a livello

territoriale pare essere associata a una riduzione del

rischio di ospedalizzazione (1, 2). Come per l’asma,

anche nel caso delle gastroenteriti il tasso di ospedaliz-

zazione può descrivere la qualità dei servizi territoria-

li in termini di accessibilità e di appropriatezza delle

cure presupponendo che, al migliorare di queste, dimi-

nuisca il ricorso al ricovero ospedaliero (1, 3, 4). Il pre-

sente indicatore è stato recentemente proposto nel

Piano Nazionale Esiti con la granularità delle Aziende

territoriali italiane.

Tasso di dimissioni ospedaliere per gastroenterite*

Numeratore Dimissioni ospedaliere per gastroenterite di bambini 0-17 anni**

x 1.000

Denominatore Popolazione media residente 0-17 anni

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.

**In diagnosi principale o diagnosi secondaria quando la diagnosi principale è la disidratazione.

Validità e limiti. La stima dei ricoveri ospedalieri

per gastroenterite in età pediatrica può rappresentare

un indicatore valido e riproducibile della tempestivi-

tà, accessibilità e appropriatezza delle cure territoria-

li rivolte al bambino; in via indiretta, può fungere

anche da strumento per valutare la qualità dell’orga-

nizzazione delle cure primarie. Un limite alla validi-

tà dell’indicatore in oggetto può essere riconducibile

alla completezza e alla qualità delle codifiche presen-

ti nelle Schede di Dimissione Ospedaliera.

Per meglio delineare la qualità dell’accesso ai servizi

territoriali, è consigliabile includere nel conteggio

delle ospedalizzazioni evitabili per gastroenterite non

solo i Ricoveri Ordinari (RO), ma anche i Day

Hospital (DH) poiché la loro quota, benché abbastan-

za contenuta a livello medio nazionale (circa il 2%),

mostra una rilevante variabilità tra le regioni (5).

Valore di riferimento/Benchmark. Non sono pre-

senti riferimenti normativi o di letteratura. Nel com-

mento dei risultati viene utilizzato come riferimento il

valore nazionale.

Descrizione dei risultatiIn Tabella 1 vengono presentati i tassi regionali medi

di periodo (2010-2013) calcolati sull’intera popola-

zione pediatrica (0-17 anni) e stratificati per classe di

età. Rispetto ai ragazzi di età compresa tra 15-17 anni,

il rischio di ricovero per gastroenterite è molto più

alto nei bambini al di sotto del primo anno di vita

(Rischio Relativo-RR=29,23), così come nei soggetti

di età 1-4 anni (RR=20,46), 5-9 anni (RR=4,48) e 10-

14 anni (RR=1,96) (dati non presenti in tabella).

Nel Grafico 1 vengono illustrati i tassi standardizzati

per età a livello regionale. Si può osservare come le

regioni del Mezzogiorno, ad eccezione di Molise e

Basilicata, presentino performance generalmente peg-

giori rispetto al dato nazionale, mentre le regioni del

Nord e del Centro, con l’eccezione della PA di

Bolzano e dell’Umbria, mostrano tassi di ospedalizza-

zione significativamente inferiori al valore italiano.

Le regioni con i tassi più alti sono la Sicilia (5,45 per

1.000) e l’Abruzzo (5,23 per 1.000). Infine, è interes-

sante sottolineare che la percentuale più alta di DH si

registra in Basilicata (5,87%), mentre in Valle

d’Aosta la totalità delle ospedalizzazioni per gastro-

enterite in età pediatrica avviene in RO.

MP. FANTINI, J. LENZI, L. LUCIANO, C. CECCOLINI

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394 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2014

Tabella 1 - Tasso medio (specifico per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite in età pediatrica perregione - Anni 2010-2013

Regioni 0 1–4 5–9 10–14 15–17 Totale

Piemonte 8,20 4,52 0,83 0,39 0,23 1,85

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 4,18 2,02 0,46 0,35 0,54 1,02

Lombardia 13,06 7,12 1,38 0,63 0,39 3,02

Bolzano-Bozen 12,47 8,00 2,06 1,27 0,77 3,45Trento 7,52 3,26 0,61 0,16 0,30 1,39Veneto 7,15 4,32 0,87 0,36 0,16 1,74

Friuli Venezia Giulia 3,68 2,22 0,47 0,19 0,16 0,91

Liguria 5,00 3,20 0,81 0,34 0,32 1,34

Emilia-Romagna 10,57 6,26 1,23 0,46 0,27 2,61

Toscana 4,46 3,39 0,69 0,33 0,23 1,35

Umbria 12,05 8,02 1,93 0,92 0,40 3,36

Marche 8,34 5,28 1,09 0,44 0,24 2,12

Lazio 10,20 6,52 1,25 0,58 0,35 2,62

Abruzzo 15,87 14,22 2,74 1,11 0,78 5,15

Molise 7,60 5,37 1,68 0,48 0,38 2,11

Campania 12,42 8,55 1,62 0,71 0,29 3,07

Puglia 12,14 12,82 3,06 1,45 0,71 4,60

Basilicata 6,57 5,02 1,32 0,57 0,28 1,88

Calabria 10,07 7,54 1,99 1,01 0,61 3,01

Sicilia 15,75 14,13 3,68 1,35 0,30 5,19

Sardegna 12,30 11,35 2,77 1,14 0,78 4,29

Italia 10,69 7,48 1,64 0,72 0,37 2,95

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2014.

Grafico 1 - Tasso (standardizzato per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite in età pediatrica perregione - Anni 2010-2013

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2014.

Raccomandazioni di OsservasaluteIn Italia, nel quadriennio 2010-2013, il tasso medio

annuale di ospedalizzazioni potenzialmente evitabili

per gastroenterite in età pediatrica è pari a 2,95 (per

1.000). Nonostante questo valore possa considerarsi

in buona sostanza basso e, dunque, incoraggiante, dal-

le analisi emerge una performance dell’assistenza ter-

ritoriale tendenzialmente migliore nelle regioni cen-

tro-settentrionali rispetto alle regioni meridionali, con

l’eccezione di Molise, Basilicata, Umbria e PA di

Bolzano. Per meglio comprendere il fenomeno in esa-

me e delineare, ove presenti, le differenze tra le regio-

ni, si consiglia di includere nel conteggio delle ospe-

dalizzazioni anche i ricoveri in regime di DH e, in fase

di valutazione comparativa, di stratificare le analisi

per classe di età (5).

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ASSISTENZA TERRITORIALE 395

Stando alle evidenze della letteratura internazionale, il

rischio di ospedalizzazione per gastroenterite in età

pediatrica diminuisce se vengono garantite una buona

accessibilità alle strutture presenti sul territorio e una

corretta gestione del paziente dal punto di vista del-

l’appropriatezza terapeutica e della continuità delle

cure.

Riferimenti bibliografici(1) McDonald KM, Davies SM, Haberland CA, Geppert JJ,Ku A, Romano PS. Preliminary assessment of pediatrichealth care quality and patient safety in the United Statesusing readily available administrative data. Pediatrics 2008;122: e416-e425.

(2) AHRQ quality indicators. Pediatric quality indicators:technical specifications [version 4.5]. PDI #16 gastroenteri-tis admission rate. Rockville (MD): Agency for HealthcareResearch and Quality (AHRQ); 2013.(3) Beal AC, Co JP, Dougherty D, Jorsling T, Kam J, PerrinJ, Palmer RH. Quality measures for children’s health care.Pediatrics 2004; 113: 119-209.(4) Sedman A, Harris JM 2nd, Schulz K, SchwalenstockerE, Remus D, Scanlon M, Bahl V. Relevance of the Agencyfor Healthcare Research and Quality Patient SafetyIndicators for children’s hospitals. Pediatrics 2005; 115:135-145.(5) Lenzi J, Luciano L, McDonald KM, Rosa S, Damiani G,Corsello G, Fantini MP. Empirical examination of the indi-cator ‘pediatric gastroenteritis hospitalization rate’ based onadministrative hospital data in Italy. Ital J Pediatr 2014; 40:14.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 365

Assistenza Domiciliare Integrata

Significato. L’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI)rappresenta un servizio compreso nei LivelliEssenziali di Assistenza (LEA) al fine di garantire unarisposta ai bisogni di salute delle persone non autosuf-ficienti, spesso anziane e disabili per una gestioneappropriata della cronicità. Tale modello assistenzialesi basa sulla necessità, per il Servizio SanitarioNazionale, di fornire un’adeguata risposta alle trasfor-mazioni demografiche e sociali verificatesi negli ulti-mi decenni nel nostro Paese che, unitamente al miglio-ramento delle condizioni socio-sanitarie, hanno com-portato un progressivo invecchiamento della popola-zione, frequentemente accompagnato dall’insorgenzadi patologie cronico-degenerative multiple. È, infatti,in costante crescita la quota di popolazione ultra65enne pari a circa 13 milioni di persone nel 2013(21,2 % del totale) e, secondo le previsioni dell’IstitutoNazionale di Statistica (Istat), proiettata a raggiungereil 32% nel 2043, di cui circa la metà ultra 80enni (1).Tale peculiare andamento si è determinato per ilcostante aumento della speranza di vita (79,6 anni pergli uomini e 84,4 anni per le donne nel 2012) (2, 3). Ilcombinarsi di una vita media in continuo aumento, daun lato, e il regime di persistente bassa fecondità, dal-l’altro, hanno fatto conquistare al nostro Paese unindice di vecchiaia che lo colloca al 2° posto nella gra-duatoria dei 27 Paesi europei: al 1 gennaio 2013, nel-la popolazione residente si contavano 151,4 personecon un’età >65 anni ogni 100 giovani con un’età <15anni (2). La crescente longevità della popolazione italiana, seda un lato rappresenta certamente un esito lusinghierodel servizio sanitario pubblico che ha reso disponibi-li, universalmente, i progressi dell’innovazione scien-tifica e tecnologica, in particolare nel campo dell’as-sistenza del paziente acuto e della prevenzione, dal-l’altro si accompagna ad un progressivo incrementodell’incidenza e della prevalenza di patologie cronico-degenerative, quali malattie cardiovascolari, diabete,malattia di Alzheimer e altre patologie neurodegene-rative, tumori, malattie polmonari croniche ostruttivee problemi muscoloscheletrici. Nella classe di età 65-69 anni e 75 anni ed oltre, le donne che soffrono dialmeno una cronicità grave rappresentano, rispettiva-mente, il 28% e il 51%, mentre gli uomini che soffro-no di almeno una cronicità grave sono il 36% nellaclasse di età 65-69 e il 57% di quelli ultra 75enni (2).Le malattie cronico-degenerative impongono allapopolazione anziana, che spesso vive in condizioni disolitudine e fragilità (il 48,7% delle persone che vivo-no sole ha più di 65 anni e l’11,1% ha più di 85 anni),un peso elevato in termini di salute ed in termini eco-nomici, a causa della lunga durata di queste malattie,della diminuzione della qualità della vita e dei costi

per l’assistenza sanitaria (2).Al fine di garantire un’assistenza appropriata aipazienti non autosufficienti e in condizioni di fragili-tà, con patologie in atto o esiti delle stesse, sononecessari percorsi assistenziali consistenti in un insie-me organizzato di trattamenti medici, infermieristici eriabilitativi, necessari per stabilizzare il quadro clini-co, limitare il declino funzionale e migliorare la qua-lità della vita. L’assistenza domiciliare integrata, introdotta per laprima volta dal DPCM 29 novembre 2001“Definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza”,secondo la definizione del Ministero della Salute con-siste in un insieme integrato di trattamenti sanitari esociosanitari, erogati a casa della persona non auto-sufficiente (4). L’ADI assicura, infatti, l’erogazionecoordinata e continuativa di prestazioni sanitarie(medica, infermieristica e riabilitativa) e socio-assi-stenziali (cura della persona, fornitura dei pasti e curedomestiche) al domicilio, da parte di diverse figureprofessionali fra loro funzionalmente coordinate nel-l’ambito del Distretto, come previsto sia dalla norma-tiva nazionale, inclusi gli Accordi Collettivi Nazionaliper la Medicina Generale che negli ultimi 10 annihanno dato forte impulso alle cure a domicilio, siadagli atti approvati dalle Regioni in materia di assi-stenza socio-sanitaria. Le patologie che consentono l’avvio dell’ADI sonoquelle per le quali l’intervento domiciliare si presentaalternativo al ricovero ospedaliero e, salva diversadeterminazione concordata tra il medico responsabiledell'attività sanitaria a livello distrettuale e il Medicodi Medicina Generale (MMG) in relazione alla situa-zione socio-ambientale e al quadro clinico, le ipotesidi attivazione dell’intervento si riferiscono a malatiterminali, malattie progressivamente invalidanti e chenecessitano di interventi complessi, incidenti vascola-ri acuti, gravi fratture in anziani, forme psicoticheacute gravi, riabilitazione di pazienti vasculopatici,riabilitazione in pazienti neurolesi, malattie acutetemporaneamente invalidanti nell'anziano e dimissio-ni protette da strutture ospedaliere.In relazione al bisogno clinico, funzionale e socialedel paziente si possono individuare interventi di ADIcon livelli crescenti di intensità e complessità assi-stenziale. Le cure domiciliari integrate sono coadiuva-te da prestazioni di aiuto personale e assistenza tutela-re alla persona, generalmente erogate dai servizisociali del Comune di residenza dell’assistito.A prescindere dalle forme dell’ADI la responsabilitàassistenziale è del MMG o del Pediatra di LiberaScelta che ha in carico il paziente, mentre l’équipemultidisciplinare, che ha sede organizzativa nelDistretto sanitario di residenza del paziente, è costitui-

S. TARDIVO, C. COPPO, C. CARLI, A. POLI, G. ROMANO

Rapporto Osservasalute 2015bis:01 prex 31/03/2016 14:30 Pagina 365

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366 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2015

Validità e limiti. I dati per la costruzione degli indi-catori sono stati ricavati dal modello FLS.21 di rileva-zione delle attività gestionali ed economiche delleUnità Sanitarie Locali (DM 5 dicembre 2006) edall’Istat. Trattandosi di indicatori di attività, non èpossibile un’esaustiva riflessione sulla qualitàdell’ADI erogata dalle Aziende Sanitarie Locali nésulla tipologia dei casi trattati, in ragione della diffi-coltà collegata alla valutazione dell’outcome finale.La mancanza di un sistema di classificazione omoge-neo e condiviso a livello nazionale limita, sensibil-mente, la validità di un confronto interregionale.

Valore di riferimento/Benchmark. In assenza di unvalore di riferimento legislativo e di omogeneità neimodelli organizzativi, gli indicatori analizzati posso-no essere considerati in riferimento al valore mediodelle regioni che presentano valori superiori al datonazionale.

Descrizione dei risultatiA livello nazionale, nel corso del 2013, sono stati assi-stiti, complessivamente, al proprio domicilio 732.780pazienti. Il numero di pazienti trattati in ADI è in con-tinua crescita, attestandosi ad un valore pari a 1.217casi (per 100.000), con un incremento del 14,17%rispetto al 2012 (Grafico 1). Permane, dal confrontocon gli anni precedenti, una notevole variabilità del-l’indicatore legata alla disomogeneità regionale: si va,infatti, da un tasso minimo di 146 assistibili (per100.000) della PA di Bolzano ad un valore massimo di2.850 (per 100.000) dell’Emilia-Romagna, cui seguo-no Toscana e Friuli Venezia Giulia (2.834 e 2.182 per

100.000, rispettivamente) (Tabella 1). L’accorpamento per macroaree dei dati relativi al tas-so di assistibili in ADI mostra notevoli disomogenei-tà: si passa, infatti, da un valore di 1.636 e 1.355 (per100.000) delle regioni del Centro e del Nord rispetti-vamente, ad un tasso di 793 (per 100.000) del Sud edIsole. Rispetto al 2012, tali valori risultano stabili perNord e Meridione (+0,3% e +0,6%), mentre si registraun ritorno alla crescita per il Centro (+83,4% e+52,8% rispetto ai valori 2012 e 2011) (Grafico 2).Globalmente, la percentuale di ADI erogata a sogget-ti anziani è stata pari all’83,5% del totale, valore pra-ticamente invariato rispetto al 2011 e 2012. A livelloregionale, la Valle d’Aosta presenta il valore più bas-so (40,2%) di anziani assistiti in ADI, mentre ilMolise e la Toscana registrano i valori più elevati(entrambe il 90,1%) (Tabella 1). Una notevole varia-bilità è presente nel numero di anziani trattati in ADIriferito alla stessa popolazione anziana residente: par-lando di soggetti di età >65 anni assistiti in ADI sipassa, difatti, da 3,3 casi (per 1.000) nella Valled’Aosta a 111,4 (per 1.000) casi in Toscana. Per quanto riguarda il numero di ADI rivolte aipazienti terminali, si evidenzia come nelle regioni delNord vi sia il tasso più elevato (125,9 per 100.000)rispetto alle regioni del Sud ed Isole e del Centro(rispettivamente, 111,2 e 93,2 per 100.000) (Grafico3). Rispetto al 2012, tali valori permangono in aumen-to per le regioni del Nord e del Meridione (rispettiva-mente, + 41,7% e +7,7%), mentre si registra una ulte-riore sensibile flessione per le regioni del Centro: sipassa, infatti, dai 103,5 casi (per 100.00) del 2012 ai93,2 (per 100.000) del 2013 (-10,0%).

Tasso di assistibili in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistibili che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integratax 100.000

Denominatore Popolazione media residente

Tasso di assistibili anziani in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistibili di età >65 anni che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integratax 1.000

Denominatore Popolazione media residente di età >65 anni

Tasso di assistibili in Assistenza Domiciliare Integrata in fase terminale

Numeratore Assistibili in fase terminale che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integratax 100.000

Denominatore Popolazione media residente

ta, a seconda dei casi, da un infermiere professionale,un fisioterapista, un assistente sociale, un operatoresocio-assistenziale e da specifici medici specialistinecessari alla patologia del paziente.L’ADI costituisce, pertanto, un servizio in grado di

garantire un’adeguata continuità di risposta sul terri-torio ai bisogni di salute, anche complessi, delle per-sone non autosufficienti, anche anziane, e dei disabiliai fini della gestione della cronicità e della prevenzio-ne della disabilità.

Rapporto Osservasalute 2015bis:01 prex 31/03/2016 14:30 Pagina 366

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ASSISTENZA TERRITORIALE 367

Grafico 1 - Tasso (per 100.000) di assistibili trattati in Assistenza Domiciliare Integrata - Anni 1998-2013

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2015.

Tabella 1 - Assistibili (valori assoluti e tasso per 100.000) ed anziani (valori percentuali e tasso per 1.000) trat-tati in Assistenza Domiciliare Integrata per regione - Anno 2013

Regioni Assistibili Tassi di assistibili Anziani trattati Tassi dianziani trattati

Piemonte 34.514 783 79,2 27,5Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 219 171 40,2 3,3Lombardia 92.113 932 85,4 39,8Bolzano-Bozen 747 146 53,8 4,5Trento 5.205 976 70,7 36,3Veneto 69.866 1.425 83,1 59,6Friuli Venezia Giulia 26.738 2.182 77,0 72,7Liguria 18.644 1.181 79,0 35,6Emilia-Romagna 125.725 2.850 83,5 109,1Toscana 105.461 2.834 90,1 111,4Umbria 10.959 1.229 82,4 44,7Marche 13.208 853 78,1 30,2Lazio 64.652 1.131 85,9 50,3Abruzzo 18.292 1.382 84,9 56,3Molise 3.022 962 90,1 40,5Campania 37.213 639 80,5 32,3Puglia 23.096 567 79,0 24,3Basilicata 9.083 1.573 83,4 66,3Calabria 13.698 696 81,2 30,6Sicilia 48.449 960 81,2 42,7Sardegna 11.876 719 76,8 28,3Nord 373.771 1.355 82,6 53,0Centro 194.280 1.636 87,5 67,9Sud ed Isole 164.729 793 81,1 35,7Italia 732.780 1.217 83,5 50,7

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2015.

Rapporto Osservasalute 2015bis:01 prex 31/03/2016 14:30 Pagina 367

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368 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2015

Grafico 3 - Tasso (per 100.000) di pazienti terminali trattati in Assistenza Domiciliare Integrata per macroarea -Anno 2013

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2015.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’analisi dei dati conferma anche per l’anno 2013 unincremento a livello nazionale dell’attività dell’ADI,nell’ottica di una sempre maggiore implementazionedei modelli organizzativi sanitari nell’ambito delle cureprimarie.Tale incremento è, peraltro, in linea con gli obiettivi

posti alle Regioni per la diminuzione dell’ospedalizza-zione attraverso l’erogazione di forme assistenzialialternative al ricovero ospedaliero, anche alla luce diquanto previsto dal D. Lgs. n. 135/2012, la cosiddettaspending review della sanità (tasso di ospedalizzazionecomplessivo pari a 160/1.000, durata media di degenzaper i ricoveri ordinari <7 giorni e tasso di occupazione

Grafico 2 - Tasso (per 100.000) di assistibili trattati in Assistenza Domiciliare Integrata per macroarea - Anni2004-2013

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale del Sistema Informativo. Ufficio di Direzione Statistica. Anno 2015.

Rapporto Osservasalute 2015bis:01 prex 31/03/2016 14:30 Pagina 368

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ASSISTENZA TERRITORIALE 369

dei posti letto di almeno il 90%). Dall’analisi dei dati relativi al tasso di assistibili in ADInel 2013, accorpati per macroaree, emerge che nelleregioni del Nord e del Meridione si registra una sostan-ziale uguaglianza rispetto all’anno precedente, seppurcon un ampio divario tra le due aree.Al contrario, nel Centro si assiste ad un inusualeaumento esponenziale del tasso di pazienti assistibili inADI da dover verificare nel tempo anche in relazionead eventuali bias nei flussi informativi (+83%).Si mantiene, inoltre, una disparità nel tasso di anzianitrattati tra le diverse macroaree, con una netta premi-nenza nel Centro rispetto al Nord (ove, tuttavia, potreb-be giocare un ruolo significativo la presenza di postiletto in residenzialità assistita) ed al Sud ed Isole che siattesta al 35,7 per 1.000.Si vanno, invece, ulteriormente riducendo le differen-ze nel tasso di pazienti terminali trattati a domicilio; lamacroarea del Nord permane a livelli inferiori, vero-similmente anche in ragione di modelli culturalidiversi rispetto al Centro ed al Meridione nell’assi-

stenza in fine vita.La mancanza, infine, di una definizione comunedell’ADI all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenzae dell’avvio del nuovo flusso informativo, inficia signi-ficativamente la possibilità di una esaustiva valutazio-ne delle differenze rilevate.

Riferimenti bibliografici(1) Statistiche Demografiche Istat. Disponibile sul sito:http://demo.istat.it/pop2014/index3.html. Ultimo accesso indata 30.11.2015. (2) Istat. Tendenze demografiche e trasformazioni sociali.Nuove sfide per il sistema di welfare. Disponibile sul sito:www.istat.it/it/files/2014/05/cap4.pdf. Ultimo accesso indata 30.11.2015.(3) Istat. Come saranno gli anziani nel 2040. Disponibile sulsito: www.istat.it/it/files/2010/12/Formiche.pdf. Ultimoaccesso in data 30.11.2015.(4) Ministero della Salute. Assistenza Domiciliare.Disponibile sul sito:www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italia-no&id=139&area=Servizi_al_cittadino_e_al_paziente.Ultimo accesso in data 30.11.2015.

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370 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2015

Posti letto residenziali di tipo socio-sanitario per persone con disabilità e peranziani

Significato. Le strutture residenziali di tipo socio-sanitario, forniscono assistenza e cure mediche di lun-go periodo a persone in condizione di non autosuffi-cienza o con elevata necessità di tutela sanitaria. I ser-vizi erogati includono sia prestazioni prettamentesanitarie (cure mediche e infermieristiche, trattamentiriabilitativi e somministrazioni di terapie) con diversilivelli di intensità, sia prestazioni a carattere sociale,come, ad esempio, i servizi di cura alla persona (aiutiper il movimento, per l’alimentazione e per l’igienepersonale). La loro attività occupa un ruolo rilevante nell’ambitodel processo di integrazione tra assistenza sanitaria e

assistenza sociale.L’indicatore proposto permette di confrontare l’entitàdell’offerta di residenzialità destinata agli anziani ealle persone con disabilità; i dati sono stati rilevati conl’indagine dell’Istituto Nazionale di Statistica sui pre-sidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari.Le strutture considerate sono quelle caratterizzate dauna significativa componente sanitaria (presenza dialmeno una figura che svolge attività di tipo socio-sanitario oltre al Medico di Medicina Generale) cheforniscono, in prevalenza, ospitalità ad anziani, a per-sone con disabilità e con patologie psichiatriche.

Tasso di posti letto per persone con disabilità e anziani

Numeratore Posti letto per target di utenzax 10.000

Denominatore Popolazione media residente per la stessa fascia di età

Validità e limiti. L’indicatore è stato costruito perdue diversi target di utenza: persone con disabilità(persone di età <65 anni con disabilità fisica, psichi-ca, sensoriale e/o persone con patologie psichiatri-che) e anziani (persone di età >65 anni); l’assegna-zione dei posti letto al target di utenza è stata effet-tuata sulla base delle prevalenze di assistiti dichiara-te dalle strutture censite, pertanto, non si esclude chei posti letto possano essere utilizzati anche per altretipologie di utenti.I dati sulla base dei quali è stato costruito l’indicatoresono stati ponderati per tenere conto del numero distrutture che non hanno risposto alla rilevazione, perl’anno 2013 circa il 20% dell’universo di riferimento.Al fine di valutare l’effetto sulla precisione dell’indi-catore delle mancate risposte è stato calcolato il coef-ficiente di variazione percentuale, che rappresenta laquota percentuale dell’errore sulla stima puntuale.Le strutture selezionate, pur caratterizzate da una rile-vante componente sanitaria, possono ospitare anziani“autosufficienti”, definiti tali in quanto non in posses-so di valutazione multidimensionale da parte diun’équipe multidimensionale.

Valore di riferimento/Benchmark. Difficoltosorisulta individuare un valore di riferimento poiché ilrapporto ideale, tra posti letto residenziali e popola-

zione, dipende dall’offerta di forme di assistenzaalternative e dall’orientamento delle singole regioni.

Descrizione dei risultatiIn Italia, i posti letto destinati ad accogliere personecon disabilità e anziani sono, complessivamente,271.254 pari a 44,6 ogni 10.000 abitanti. La parte piùampia dell’offerta è destinata ad accogliere anziani(171,7 per 10.000), quote residuali sono, invece,rivolte ad utenti con disabilità (7,9 per 10.000).L’analisi territoriale evidenzia forti divari tra le ripar-tizioni, con un’offerta che si concentra, soprattutto,nelle regioni del Nord e subisce consistenti riduzioninelle altre aree del Paese. I più alti livelli di offertacomplessiva si registrano in Piemonte con 99,3 postiletto (per 10.000); la più bassa dotazione di posti let-to si riscontra nelle regioni del Sud e nello specifico inCampania con 10,7 per 10.000 abitanti. Per quanto riguarda gli anziani, il tasso più elevato siregistra nella PA di Bolzano (429,3 posti letto ogni10.000 abitanti), mentre l’offerta più bassa si rilevanella PA di Trento dove il livello dei tassi scende a21,4 (per 10.000). La quota di posti letto dedicati allepersone con disabilità raggiunge il livello massimo inLiguria (18,1 per 10.000), mentre i valori minimi siregistrano in Campania (3,4 per 10.000).

C. DI PRIAMO

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ASSISTENZA TERRITORIALE 371

Tabella 1 - Tasso (per 10.000) e coefficiente di variazione (valori percentuali) di posti letto per persone con disa-bilità e anziani nelle strutture socio-sanitarie per regione - Anno 2013

Regioni Persone con Anziani Totale Coefficientedisabità di ∆∆ %

Piemonte 10,7 367,9 99,3 1,6Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 15,6 364,7 95,9 0,0Lombardia 8,1 287,9 69,6 0,6Bolzano-Bozen 8,5 429,3 88,9 0,0Trento 17,6 21,4 21,9 0,8Veneto 7,5 283,4 67,7 0,2Friuli Venezia Giulia 8,3 56,4 22,2 0,8Liguria 18,1 124,4 52,6 1,9Emilia-Romagna 8,5 287,6 75,2 1,2Toscana 5,9 79,7 25,4 1,9Umbria 6,3 25,9 12,6 1,6Marche 11,6 186,3 55,3 1,4Lazio 6,8 87,5 24,7 1,5Abruzzo 3,8 40,1 12,8 1,2Molise 13,2 164,0 50,8 1,9Campania 3,4 42,3 10,7 3,2Puglia 5,4 56,2 16,7 3,8Basilicata 11,2 114,0 35,3 0,0Calabria 7,3 46,9 16,6 4,1Sicilia 8,8 77,8 24,0 3,0Sardegna 10,6 96,6 30,9 2,2Italia 7,9 171,7 44,6 0,3

Fonte dei dati: Istat. “Indagine presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari”. Anno 2015.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’attività delle strutture residenziali si inquadra nel-l’ambito dell’assistenza integrata di tipo sociale esanitaria prevista dalla Legge n. 328/2000 che rappre-senta una risposta mirata a bisogni di particolari grup-pi di popolazione, come le persone con disabilità e glianziani. È una tipologia di assistenza di lungo periodoche rappresenta una efficace alternativa ad una ospe-dalizzazione impropria e una soluzione palliativa allamancanza di una rete di aiuti, formali e informali, chepermetta di fornire al paziente un’assistenza più pros-sima ai suoi bisogni, come l’assistenza domiciliare.È auspicabile, per l’immediato futuro, che si riducanoi divari territoriali evidenziati dagli indicatori di offer-ta e attività e, nel medio-lungo termine, che si superi

anche questa tipologia di assistenza residenziale afavore di forme di intervento che permettano alpaziente di rimanere nel suo abituale ambito di vita.Infatti, spesso molti utenti ospiti di queste strutturefiniscono per essere vittime di un confinamento dallasocietà civile, perdendo qualsiasi possibilità di inte-grazione e di partecipazione sociale.

Riferimenti bibliografici(1) Ministero della Salute. Piano Sanitario Nazionale 2010-2011.(2) Giannakouris K, Population and social conditions,Eurostat, statistics in focus 72/2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2: 199-232.

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372 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2015

Ospiti anziani e con disabilità nei presidi residenziali

Significato. Nel nostro Paese la quota di anziani e dipersone con disabilità continua ad aumentare comeconseguenza dell’ormai consolidato processo diinvecchiamento che coinvolge tutti i Paesi occidenta-li. La necessità di rispondere adeguatamente ad unacrescente domanda di assistenza a lungo termine,diventa uno dei principali obiettivi del nostro sistemadi welfare che deve trovare risposte appropriate dispo-nendo di risorse finanziare limitate.Le soluzioni finora proposte mirano a favorire lo svi-luppo di forme di assistenza domiciliare e ad incremen-tare l’assistenza residenziale nei casi in cui le cure adomicilio non risultino praticabili (per difficoltà dellafamiglia o per l’elevato livello assistenziale richiesto).

La presente sezione prende in considerazione l’attivi-tà di assistenza socio-sanitaria erogata a favore deglianziani (di età >65 anni) e delle persone con disabili-tà (<65 anni con disabilità fisica, psichica, sensorialeo persone con patologia psichiatrica).Le strutture considerate sono state quelle erogatrici diassistenza con una rilevante componente sanitaria,derivanti dall’indagine dell’Istituto Nazionale diStatistica sui presidi residenziali socio-assistenziali esocio-sanitari. Pertanto, sono state selezionate le strut-ture residenziali caratterizzate dalla presenza di alme-no una figura professionale, oltre al Medico diMedicina Generale, che svolge attività di tipo socio-sanitario.

Tasso di ospiti adulti e minori con disabilità nei presidi residenziali

Numeratore Ospiti adulti e minori con disabilità nei presidi residenzialix 10.000

Denominatore Popolazione media residente della stessa fascia di età

Tasso di ospiti anziani nei presidi residenziali

Numeratore Ospiti anziani dei presidi residenziali x 10.000

Denominatore Popolazione media residente della stessa fascia di età

Validità e limiti. Gli indicatori calcolati mostrano unadiscreta variabilità regionale che può dipendere dadiversi fattori, quali una diversa capacità di risposta acondizioni di bisogno e un diverso livello di offertaresidenziale, cui può associarsi una diversa organizza-zione della rete socio-assistenziale.L’indagine condotta sui presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari ha fatto registrare, perl’anno 2013, un tasso di risposta pari all’80%. Al finedi tener conto delle mancate risposte e dell’effetto chequeste hanno sulla precisione degli indicatori è statocalcolato il coefficiente di variazione percentuale, cherappresenta la quota percentuale dell’errore sulla sti-ma puntuale.Le strutture selezionate, pur caratterizzate da una rile-vante componente sanitaria, possono ospitare anziani“autosufficienti”, definiti tali in quanto non in posses-so di valutazione multidimensionale da parte diun’équipe multidimensionale.

Valore di riferimento/Benchmark. Difficoltosorisulta individuare un valore di riferimento poiché laquota di soggetti istituzionalizzati dipende dal diversolivello di offerta residenziale presente sul territorio eda una diversa organizzazione della rete socio-assi-stenziale.

Descrizione dei risultatiGli anziani ospiti dei presidi residenziali sono, com-plessivamente, 263.798. Molti meno sono gli adulti ei minori con disabilità ospiti dei presidi, rispettiva-mente 44.951 (12,0 per 10.000 adulti residenti) e1.417 (1,4 per 10.000 minori residenti). In linea con ilquadro di offerta, il maggiore ricorso all’istituziona-lizzazione si riscontra nelle regioni del Nord, soprat-tutto per gli anziani per i quali i tassi di ricovero piùelevati si registrano nella PA di Bolzano (457,3 per10.000).Nel Meridione il tasso di ricovero si riduce considere-volmente e tocca i valori minimi in Campania e inCalabria dove per 10.000 anziani residenti risultanoricoverati, rispettivamente, 50,9 e 78,2 anziani, valorifortemente al di sotto del livello nazionale (202,7 per10.000).Risultati simili si ottengono dall’analisi degli indicato-ri riferiti agli ospiti adulti con disabilità: la Liguria faregistrare il più alto tasso di ricovero (27,2 ospiti adul-ti per 10.000 adulti residenti), mentre il Meridionevede ridursi considerevolmente i livelli del tasso.L’andamento regionale risulta confermato anche inriferimento agli ospiti minori con disabilità, ma il gra-diente Nord-Sud ed Isole risulta meno marcato.

C. DI PRIAMO

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ASSISTENZA TERRITORIALE 373

Tabella 1 - Tasso (per 10.000) e coefficiente di variazione (valori percentuali) di ospiti anziani, ospiti adulti eospiti minori con disabilità assistiti nelle strutture socio-sanitarie per regione - Anno 2013

Anziani Adulti con disabilità Minori con disabilitàRegioni Tassi Coefficiente Tassi Coefficiente Tassi Coefficiente

di ∆∆ % di ∆∆ % di ∆∆ %

Piemonte 329,3 0,8 15,3 1,7 2,8 7,8Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 358,7 0,0 18,6 0,0 6,6 0,0Lombardia 302,3 0,3 14,5 0,6 2,2 2,5Bolzano-Bozen 457,3 0,0 6,9 0,0 2,4 0,0Trento 439,3 0,6 21,4 0,9 1,1 3,5Veneto 301,8 0,2 14,4 0,3 2,0 1,7Friuli Venezia Giulia 305,4 1,2 14,5 1,6 0,6 5,2Liguria 245,6 1,1 27,2 1,9 2,0 10,1Emilia-Romagna 263,6 0,9 13,9 1,3 0,4 9,3Toscana 158,5 0,7 9,9 1,5 1,1 4,7Umbria 119,7 0,8 12,9 1,0 4,6 2,1Marche 190,7 0,5 12,2 0,7 1,2 4,0Lazio 102,9 1,1 9,1 2,0 0,7 7,1Abruzzo 123,9 1,5 6,2 2,6 0,5 7,4Molise 166,0 2,2 21,9 4,4 1,8 8,4Campania 50,9 2,0 5,6 3,7 0,9 10,2Puglia 97,7 1,2 8,0 4,2 0,6 7,9Basilicata 124,0 0,0 9,8 0,0 1,2 0,0Calabria 78,2 2,4 8,3 5,1 0,6 12,8Sicilia 106,7 1,8 11,9 2,5 1,2 8,6Sardegna 154,1 1,4 12,9 2,5 1,0 9,1Italia 202,7 0,7 12,0 1,2 1,4 5,1

Fonte dei dati: Istat. “Indagine presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari”. Anno 2015.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’attività delle strutture residenziali si inquadra nel-l’ambito dell’assistenza integrata di tipo sociale e sani-taria prevista dalla Legge n. 328/2000 che rappresentauna risposta mirata a bisogni di particolari gruppi dipopolazione, come gli anziani e le persone con disabi-lità. È una tipologia di assistenza di lungo periodo cherappresenta una efficace alternativa ad una ospedaliz-zazione impropria e una soluzione palliativa alla man-canza di una rete di aiuti, formali e informali, che per-metta di fornire al paziente un’assistenza più prossimaai suoi bisogni, come l’assistenza domiciliare.È auspicabile, per l’immediato futuro, che si riducanoi divari territoriali evidenziati dagli indicatori di offer-ta e attività e, nel medio-lungo termine, che si superi

anche questa tipologia di assistenza residenziale afavore di forme di intervento che permettano al pazien-te di rimanere nel suo abituale ambito di vita. Infatti,spesso molti utenti ospiti di queste strutture finisconoper essere vittime di un confinamento dalla societàcivile, perdendo qualsiasi possibilità di integrazione edi partecipazione sociale.

Riferimenti bibliografici(1) Ministero della Salute. Piano Sanitario Nazionale 2010-2011.(2) Giannakouris K, Population and social conditions,Eurostat, statistics in focus 72/2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2: 199-232.

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374 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2015

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per complicanze a lungo termine deldiabete mellito

Significato. Il diabete è una malattia cronica caratte-rizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nelsangue (iperglicemia) ed è dovuta ad un’alterata quan-tità o funzione dell’insulina. Il diabete può determina-re complicanze croniche che possono essere prevenuteo di cui si può rallentare la progressione attraverso unostretto controllo di tutti i fattori di rischio. La gestionedelle Complicanze a Lungo Termine del Diabete mel-lito (CLTD) può essere realizzata attraverso un’assi-stenza territoriale che fornisca al paziente informazio-

ni e mezzi per un adeguato controllo metabolico, cosìda evitare l’emergere di quadri di diabete scompensa-to che renderebbero necessaria l’ospedalizzazione. Trai Prevention Quality Indicators, dell’Agency forHealthcare Research and Quality, il tasso di dimissio-ni ospedaliere potenzialmente evitabili per CLTD con-sente di valutare, indirettamente, l’appropriatezza del-la gestione territoriale del diabete. L’indicatore riguar-da la popolazione con età >18 anni.

Tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per complicanze a lungo termine del diabete mellito

Significato delle variabili: ßi=tasso aggiustato della i-ma regione; L=log verosimiglianza della funzione g, esponenziale negativa; T=tassogrezzo; Xi=dummy regione i-ma; Yk=k-ma variabile confondente; ßk=parametro k-ma variabile confondente.

Validità e limiti. La validità di questo indicatore,come misuratore della qualità dell’assistenza territo-riale è stata, negli ultimi anni, oggetto di critiche spe-cifiche. In questa sezione è stato, pertanto, adottato unmetodo di aggiustamento dei tassi che prende in con-siderazione variabili che la letteratura scientifica haindividuato come confondenti della relazione tra qua-lità delle cure territoriali e ospedalizzazione evitabile:età, prevalenza della patologia e propensione al rico-vero. La propensione al ricovero è stata misurataattraverso il rapporto tra il tasso di ricoveri effettuatinella regione dai residenti e il tasso di ricoveri osser-vato a livello nazionale, per classe di età. Per l’aggiu-stamento dei tassi è stato utilizzato un modello diregressione binomiale in cui il numero di ricoveriosservati era la variabile dipendente, mentre l’età deipazienti, la regione di ricovero, l’indicatore di propen-sione al ricovero e la prevalenza della patologia fun-gevano da variabili indipendenti. Nella fattispecie siipotizza che l’età, la prevalenza della patologia e lapropensione al ricovero siano fattori potenzialmenteconfondenti della relazione tra la proporzione di rico-veri evitabili ed il contesto territoriale. Il tasso aggiustato esprime, a livello regionale, ilnumero di ricoveri per 1.000 abitanti, tenendo contodei fattori potenzialmente confondenti. Permangononell’interpretazione le limitazioni dovute alla variabi-

lità nella codifica delle Schede di DimissioneOspedaliera, fenomeno noto nella letteratura scientifi-ca e che può condurre a una sottostima della realeospedalizzazione evitabile in modo differenziale daregione a regione.

Valore di riferimento/Benchmark. Valore mediodelle 3 regioni con il tasso più basso.

Descrizione dei risultatiIn Tabella 1 sono riportati i tassi grezzi e aggiustatiper le covariate prima descritte e i corrispondentirank. Non è stato possibile scorporare le PA delTrentino-Alto Adige, mentre la Valle d’Aosta è stataaggregata con il Piemonte perché questo è il livellominimo di aggregazione consentito dall’IndagineMultiscopo dell’Istituto Nazionale di Statistica che èstata utilizzata per la procedura di aggiustamento.Dopo l’aggiustamento, le regioni con i tassi più bassirisultano collocate nella zona centro-meridionale delPaese: Marche, Sardegna, Toscana e Basilicata. I tas-si più elevati si osservano in alcune regioni settentrio-nali (Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia) ed inPuglia. L’aggiustamento ha mostrato i cambiamentipiù rilevanti, in termini di ranking, in Friuli VeneziaGiulia e Trentino-Alto Adige (meno tre posizioni) edin Calabria (più quattro posizioni).

L. GIRALDI, A. ROSANO, P. FRANCESCONI

ßi: max L (g (T|Xi , Yk , ßk, ßi))

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ASSISTENZA TERRITORIALE 375

Tabella 1 - Tasso (grezzo e aggiustato per 1.000) e rank (grezzo e aggiustato) delle dimissioni ospedaliere poten-zialmente evitabili per CLTD nella popolazione di età 19 anni ed oltre per regione - Anno 2014

Regioni Tassi grezzi Tassi aggiustati Rank grezzo Rank aggiustato

Piemonte-Valle d’Aosta 0,36 0,30 5 5Lombardia 0,97 0,70 19 19Trentino-Alto Adige* 0,58 0,40 15 12Veneto 0,72 0,58 17 17Friuli Venezia Giulia 0,45 0,33 10 7Liguria 0,42 0,36 9 10Emilia-Romagna 0,69 0,52 16 16Toscana 0,31 0,25 4 3Umbria 0,41 0,31 6 6Marche 0,16 0,13 1 1Lazio 0,51 0,39 13 11Abruzzo 0,51 0,43 12 13Molise 0,42 0,35 8 8Campania 0,53 0,44 14 14Puglia 0,79 0,61 18 18Basilicata 0,28 0,25 3 4Calabria 0,50 0,47 11 15Sicilia 0,42 0,36 7 9Sardegna 0,25 0,19 2 2

*I dati disaggregati per le PA di Bolzano e Trento non sono disponibili.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione - Istat. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Aspettidella vita quotidiana”. Anno 2015.

Raccomandazioni di OsservasaluteSi raccomanda, tuttavia, lo sviluppo di sistemi di valu-tazione multidimensionali che valutino, contempora-neamente, le dimensioni della qualità delle cure, delguadagno di salute e della sostenibilità economica. Sitratterebbe di affiancare, ai tradizionali indicatori diospedalizzazione da calcolare sugli assistiti affetti dal-le condizioni suscettibili di cure ambulatoriali ascrivi-bili soprattutto alla dimensione della sostenibilità eco-nomica, altri indicatori da calcolare sugli stessi assi-stiti, più direttamente correlabili alla qualità delle cureterritoriali (indicatori di processo) e al guadagno disalute (mortalità). Per conseguire questo obbiettivo ènecessario dotare il Sistema Sanitario Nazionale dellacapacità di effettuare record-linkage con metodi omo-genei in tutte le regioni.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ Quality Indicators. Prevention QualityIndicators: Technical Specifications. Department of Healthand Human Services. Agency for Healthcare Research and Quality. October 2001 Version 3.2 (February 2008).

Disponibile sul sito: www.qualityindicators.ahrq.gov(Accesso: ottobre 2008).(2) Francesconi P, Gini R, Maciocco G, Damiani G.(Primary care and chronic diseases: geographical differen-ces in avoidable hospitalization). Epidemiol Prev. Dicembre2011; 35 (5-6 Suppl 2): 128-9.(3) Pirani M, Schifano P, Agabiti N, et al. Ospedalizzazionepotenzialmente evitabile nella città di Bologna, 1997-2000:andamento temporale e differenze per livello di reddito.Epidemiologia e Prevenzione; 2006: 30: 169-177.(4) Purdy S, Griffin T, Salisbury C, Sharp D. Ambulatorycare sensitive conditions: terminology and disease codingneed to be more specific to aid policy makers and clinicians.Public Health. 2009; 123: 169-73.(5) Rosano A, Lauria L, Viola G, Burgio A, de Belvis AG,Ricciardi W, Guasticchi G, van der Zee J. Hospitalization forambulatory care sensitive conditions and the role of prima-ry care in Italian regions. Italian Journal of Public Health2011; 8: 75-86.(6) Istat Istat Multiscopo Aspetti di vita quotidiana.Disponibile sul sito:http://siqual.istat.it/SIQual/visualizza.do?id=0058000.Accesso: novembre 2014.(7) Berwick DM, Nolan TW, Whittington J. The Triple Aim:Care, health, and cost. Health Affairs. 2008 May/June; 27(3): 759-769.

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376 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2015

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per broncopneumopatia cronicoostruttiva

Significato. La Broncopneumopatia CronicoOstruttiva (BPCO) è una condizione cronica chedetermina un elevato carico di malattia nella popola-zione adulta e soprattutto anziana. Incluso tra iPrevention Quality Indicators, dell’Agency forHealthcare Research and Quality, il tasso di ricoveri

nell’anziano (65 anni ed oltre) per questa condizione“sensibile alle cure ambulatoriali” intende misurare laqualità dei servizi territoriali in termini di prevenzio-ne e di cura presupponendo che, al migliorare di que-ste, diminuisca il ricorso all’ospedale.

Validità e limiti. La validità di questo indicatorecome misuratore della qualità dell’assistenza territo-riale è stata, negli ultimi anni, oggetto di critiche spe-cifiche. In questa sezione è stato, pertanto, adottatoun metodo di aggiustamento dei tassi che prende inconsiderazione variabili che la letteratura scientificaha individuato come confondenti della relazione traqualità delle cure territoriali e ospedalizzazione evi-tabile: età, prevalenza della patologia e propensioneal ricovero. La propensione al ricovero è stata misu-rata attraverso il rapporto tra il tasso di ricoveri effet-tuati nella regione dai residenti e il tasso di ricoveriosservato a livello nazionale, per classe di età. Perl’aggiustamento dei tassi è stato utilizzato un model-lo di regressione binomiale in cui il numero di rico-veri osservati era la variabile dipendente, mentre l’etàdei pazienti, la regione di ricovero, l’indicatore dipropensione al ricovero e la prevalenza della patolo-gia fungevano da variabili indipendenti. Nella fatti-specie si ipotizza che l’età, la prevalenza della pato-logia e la propensione al ricovero siano fattori poten-zialmente confondenti della relazione tra la propor-zione di ricoveri evitabili ed il contesto territoriale. Il tasso aggiustato esprime, a livello regionale, ilnumero di ricoveri per 1.000 abitanti, tenendo contodei fattori potenzialmente confondenti. Permangononell’interpretazione le limitazioni dovute alla variabi-lità nella codifica delle Schede di Dimissione

Ospedaliera, fenomeno noto nella letteratura scienti-fica e che può condurre a una sottostima della realeospedalizzazione evitabile in modo differenziale daregione a regione.

Valore di riferimento/Benchmark. Valore mediodelle 3 regioni con il tasso più basso.

Descrizione dei risultatiIn Tabella 1 sono riportati i tassi grezzi e aggiustatiper le covariate prima descritte e i corrispondentirank. Non è stato possibile scorporare le PA delTrentino-Alto Adige, mentre la Valle d’Aosta è stataaggregata con il Piemonte perché questo è il livellominimo di aggregazione consentito dall’IndagineMultiscopo dell’Istituto Nazionale di Statistica che èstata utilizzata per la procedura di aggiustamento. Il Friuli Venezia Giulia risulta avvantaggiato dallaprocedura di aggiustamento (guadagnando cinqueposizioni nel rank) come il Trentino-Alto Adige(quattro posizioni guadagnate) e l’Emilia-Romagna(tre posizioni guadagnate). Viceversa, la Calabriaviene fortemente penalizzata perdendo nove posizio-ni ed andando a far parte del gruppo con valori piùelevati costituito da altre regioni meridionali insiemea Emilia-Romagna, Lombardia e Friuli VeneziaGiulia.

L. GIRALDI, A. ROSANO, P. FRANCESCONI

Tasso di dimissioni ospedaliere per broncopneumopatia cronico ostruttiva

Significato delle variabili: ßi=tasso aggiustato della i-ma regione; L=log verosimiglianza della funzione g, esponenziale negativa; T=tassogrezzo; Xi=dummy regione i-ma; Yk=k-ma variabile confondente; ßk=parametro k-ma variabile confondente.

ßi: max L (g (T|Xi , Yk , ßk, ßi))

Rapporto Osservasalute 2015bis:01 prex 31/03/2016 14:30 Pagina 376

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ASSISTENZA TERRITORIALE 377

Tabella 1 - Tasso (grezzo e aggiustato per 1.000) e rank (grezzo e aggiustato) delle dimissioni ospedaliere poten-zialmente evitabili per BPCO nella popolazione di età 65 anni ed oltre per regione - Anno 2014

Regioni Tassi grezzi Tassi aggiustati Rank grezzo Rank aggiustato

Piemonte-Valle d’Aosta 1,93 2,38 3 3Lombardia 4,44 4,45 14 14Trentino-Alto Adige* 3,74 2,95 11 7Veneto 3,80 3,68 12 10Friuli Venezia Giulia 4,91 4,37 18 13Liguria 2,93 3,44 7 8Emilia-Romagna 5,12 4,60 19 16Toscana 1,92 1,86 2 1Umbria 4,33 4,07 13 12Marche 2,29 2,53 5 5Lazio 2,14 2,52 4 4Abruzzo 2,41 2,75 6 6Molise 3,21 3,54 8 9Campania 4,63 5,66 16 18Puglia 4,61 4,65 15 17Basilicata 3,34 3,89 9 11Calabria 3,50 5,90 10 19Sicilia 1,89 2,35 1 2Sardegna 4,70 4,55 17 15

*I dati disaggregati per le PA di Bolzano e Trento non sono disponibili.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione - Istat. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Aspettidella vita quotidiana”. Anno 2015.

Raccomandazioni di OsservasaluteSi raccomanda, tuttavia, lo sviluppo di sistemi di valu-tazione multidimensionali che valutino, contempora-neamente, le dimensioni della qualità delle cure, delguadagno di salute e della sostenibilità economica. Sitratterebbe di affiancare, ai tradizionali indicatori diospedalizzazione da calcolare sugli assistiti affetti dal-le condizioni suscettibili di cure ambulatoriali, corre-labili soprattutto alla dimensione della sostenibilitàeconomica, altri indicatori da calcolare sugli stessiassistiti, più direttamente correlabili alla qualità dellecure territoriali (indicatori di processo) e al guadagnodi salute (mortalità). Per conseguire questo obbiettivoè necessario dotare il Sistema Sanitario Nazionale del-la capacità di effettuare record-linkage con metodiomogenei in tutte le regioni.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Guide to prevention qualityindicators: hospital admission for ambulatory care sensi-tive conditions (version 3.1). Rockville (MD): Agency for

Healthcare Research and Quality (AHRQ); 2007 Mar 12. 59p. (AHRQ Pub; no. 02-R0203).(2) Francesconi P, Gini R, Maciocco G, Damiani G.(Primary care and chronic diseases: geographical differen-ces in avoidable hospitalization). Epidemiol Prev. Dicembre2011; 35 (5-6 Suppl 2): 128-9.(3) Pirani M, Schifano P, Agabiti N, et al. Ospedalizzazionepotenzialmente evitabile nella città di Bologna, 1997-2000:andamento temporale e differenze per livello di reddito.Epidemiologia e Prevenzione; 2006: 30: 169-177.(4) Purdy S, Griffin T, Salisbury C, Sharp D. Ambulatorycare sensitive conditions: terminology and disease codingneed to be more specific to aid policy makers and clinicians.Public Health. 2009; 123: 169-73.(5) Rosano A, Lauria L, Viola G, Burgio A, de Belvis AG,Ricciardi W, Guasticchi G, van der Zee J. Hospitalization forambulatory care sensitive conditions and the role of prima-ry care in Italian regions. Italian Journal of Public Health2011; 8: 75-86.(6) Istat Multiscopo Aspetti di vita quotidiana. Disponibilesul sito:http://siqual.istat.it/SIQual/visualizza.do?id=0058000.Accesso: novembre 2014.(7) Berwick DM, Nolan TW, Whittington J. The Triple Aim:Care, health, and cost. Health Affairs. 2008 May/June; 27(3): 759-769.

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378 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2015

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per insufficienza cardiaca senzaprocedure cardiache

Significato. L’insufficienza cardiaca è una condizionecronica che determina un elevato carico di malattianella popolazione adulta e soprattutto anziana. Inclusotra i Prevention Quality Indicators, dell’Agency forHealthcare Research and Quality, il tasso di ricoverisenza procedure cardiache per questa condizione

“sensibile alle cure ambulatoriali” nell’anziano (65anni ed oltre) intende misurare la qualità dei serviziterritoriali in termini di prevenzione e di cura presup-ponendo che, al migliorare di queste, diminuisca ilricorso all’ospedale.

Validità e limiti. La validità di questo indicatorecome misuratore della qualità dell’assistenza territo-riale è stata, negli ultimi anni, oggetto di critiche spe-cifiche. In questa sezione è stato, pertanto, adottato unmetodo di aggiustamento dei tassi che prende in con-siderazione variabili che la letteratura scientifica haindividuato come confondenti della relazione tra qua-lità delle cure territoriali e ospedalizzazione evitabile:età, prevalenza della patologia e propensione al rico-vero. La propensione al ricovero è stata misurataattraverso il rapporto tra il tasso di ricoveri effettuatinella regione dai residenti e il tasso di ricoveri osser-vato a livello nazionale, per classe di età. Per l’aggiu-stamento dei tassi è stato utilizzato un modello diregressione binomiale in cui il numero di ricoveriosservati era la variabile dipendente, mentre l’età deipazienti, la regione di ricovero, l’indicatore di propen-sione al ricovero e la prevalenza della patologia fun-gevano da variabili indipendenti. Nella fattispecie siipotizza che l’età, la prevalenza della patologia e lapropensione al ricovero siano fattori potenzialmenteconfondenti della relazione tra la proporzione di rico-veri evitabili e il contesto territoriale. Il tasso aggiustato esprime, a livello regionale, ilnumero di ricoveri per 1.000 abitanti, tenendo contodei fattori potenzialmente confondenti. Permangononell’interpretazione le limitazioni dovute alla variabi-lità nella codifica delle Schede di Dimissione

Ospedaliera, fenomeno noto nella letteratura scientifi-ca e che può condurre a una sottostima della realeospedalizzazione evitabile in modo differenziale daregione a regione.

Valore di riferimento/Benchmark. Valore mediodelle 3 regioni con il tasso più basso.

Descrizione dei risultatiIn Tabella 1 sono riportati i tassi grezzi e aggiustatiper le covariate prima descritte e i corrispondentirank. Non è stato possibile scorporare le PA delTrentino-Alto Adige, mentre la Valle d’Aosta è stataaggregata con il Piemonte perché questo è il livellominimo di aggregazione consentito dall’IndagineMultiscopo dell’Istituto Nazionale di Statistica che èstata utilizzata per la procedura di aggiustamento.L’assistenza territoriale per l’insufficienza cardiacanon mostra alcun trend geografico, con regioni appar-tenenti alle macroaree considerate (Nord, Centro eSud ed Isole) del Paese che si trovano sia nei primi seiche negli ultimi sei posti. La procedura di aggiusta-mento ha un notevole impatto modificando maggior-mente in termini positivi la posizione di Trentino-AltoAdige, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Sardegna, mentre fa regredire maggior-mente la posizione di Calabria, Campania, Piemonte,Valle d’Aosta, Basilicata e Sicilia.

L. GIRALDI, A. ROSANO, P. FRANCESCONI

Tasso di dimissioni ospedaliere per insufficienza cardiaca senza procedure cardiache

Significato delle variabili: ßi=tasso aggiustato della i-ma regione; L=log verosimiglianza della funzione g, esponenziale negativa; T=tassogrezzo; Xi=dummy regione i-ma; Yk=k-ma variabile confondente; ßk=parametro k-ma variabile confondente.

ßi: max L (g (T|Xi , Yk , ßk, ßi))

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ASSISTENZA TERRITORIALE 379

Tabella 1 - Tasso (grezzo e aggiustato per 1.000) e rank (grezzo e aggiustato) delle dimissioni ospedaliere poten-zialmente evitabili per insufficienza cardiaca senza procedure cardiache nella popolazione di età 65 anni ed oltreper regione - Anno 2014

Regioni Tassi grezzi Tassi aggiustati Rank grezzo Rank aggiustato

Piemonte-Valle d’Aosta 14,44 17,87 1 8Lombardia 19,49 17,46 10 7Trentino-Alto Adige* 23,83 15,34 17 3Veneto 23,66 21,74 16 15Friuli Venezia Giulia 21,79 17,19 14 6Liguria 15,64 17,14 2 5Emilia-Romagna 22,69 18,33 15 10Toscana 15,91 14,58 4 1Umbria 20,34 16,89 13 4Marche 19,33 19,66 9 12Lazio 19,81 21,38 11 13Abruzzo 26,12 25,43 19 18Molise 24,80 24,50 18 16Campania 18,75 21,54 7 14Puglia 19,31 18,03 8 9Basilicata 16,33 18,92 5 11Calabria 15,65 25,79 3 19Sicilia 20,00 25,13 12 17Sardegna 16,61 14,72 6 2

*I dati disaggregati per le PA di Bolzano e Trento non sono disponibili.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione - Istat. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Aspettidella vita quotidiana”. Anno 2015.

Raccomandazioni di OsservasaluteSi raccomanda, tuttavia, lo sviluppo di sistemi di valu-tazione multidimensionali che valutino contempora-neamente le dimensioni della qualità delle cure, delguadagno di salute e della sostenibilità economica. Sitratterebbe di affiancare, ai tradizionali indicatori diospedalizzazione da calcolare sugli assistiti affetti dal-le condizioni suscettibili di cure ambulatoriali correla-bili soprattutto alla dimensione della sostenibilità eco-nomica, altri indicatori, da calcolare sugli stessi assi-stiti, più direttamente correlabili alla qualità delle cureterritoriali (indicatori di processo) e al guadagno disalute (mortalità). Per conseguire questo obbiettivo ènecessario dotare il Sistema Sanitario Nazionale dellacapacità di effettuare record-linkage con metodi omo-genei in tutte le regioni.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Guide to prevention qualityindicators: hospital admission for ambulatory care sensitive conditions (version 3.1). Rockville (MD): Agency for

Healthcare Research and Quality (AHRQ); 2007 Mar 12. 59p. (AHRQ Pub; no. 02-R0203).(2) Francesconi P, Gini R, Maciocco G, Damiani G.(Primary care and chronic diseases: geographical differen-ces in avoidable hospitalization). Epidemiol Prev. Dicembre2011; 35 (5-6 Suppl 2): 128-9.(3) Pirani M, Schifano P, Agabiti N, et al. Ospedalizzazionepotenzialmente evitabile nella città di Bologna, 1997-2000:andamento temporale e differenze per livello di reddito.Epidemiologia e Prevenzione; 2006: 30: 169-177.(4) Purdy S, Griffin T, Salisbury C, Sharp D. Ambulatorycare sensitive conditions: terminology and disease codingneed to be more specific to aid policy makers and clinicians.Public Health. 2009; 123: 169-73.(5) Rosano A, Lauria L, Viola G, Burgio A, de Belvis AG,Ricciardi W, Guasticchi G, van der Zee J. Hospitalization forambulatory care sensitive conditions and the role of prima-ry care in Italian regions. Italian Journal of Public Health2011; 8: 75-86. (6) Istat Istat Multiscopo Aspetti di vita quotidiana.Disponibile sul sito:http://siqual.istat.it/SIQual/visualizza.do?id=0058000.Accesso: novembre 2014.(7) Berwick DM, Nolan TW, Whittington J. The Triple Aim:Care, health, and cost. Health Affairs. 2008 May/June; 27(3): 759-769.

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380 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2015

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per asma in età pediatrica

Significato. Numerosi studi mettono in evidenza che,sia a livello individuale che di comunità, i bambiniricoverati frequentemente per asma tendono ad averemeno visite programmate a livello di assistenza terri-toriale ed una minore aderenza alla terapia farmacolo-gica (1). Queste evidenze suggeriscono che una caren-te organizzazione dell’assistenza territoriale e unascarsa accessibilità alle cure possono essere responsa-bili di un aumentato ricorso alle cure ospedaliere (1,

2). Su queste basi concettuali, come propostodall’Agency for Healthcare Research and Quality, iltasso di ospedalizzazione per asma intende misurarela qualità dei servizi territoriali in termini di preven-zione, accesso alle cure e trattamento, presupponendoche, al migliorare di queste, diminuisca il ricorso alricovero in ospedale. Il presente indicatore è inserito nel Piano NazionaleEsiti con la granularità delle Aziende territoriali.

Tasso di dimissioni ospedaliere per asma*

Numeratore Dimissioni ospedaliere per asma di bambini 0-17 anni**x 100.000

Denominatore Popolazione media residente 0-17 anni

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.**Sono escluse dal numeratore le dimissioni afferenti al MDC14 (gravidanza, parto e puerperio), i casi trasferiti da altro ospedale o da altrastruttura sanitaria e i casi con codici di diagnosi per fibrosi cistica o altre anomalie del sistema respiratorio.

Validità e limiti. La stima dei ricoveri ospedalieri perasma in età pediatrica può rappresentare un indicatorevalido e riproducibile dell’appropriatezza e dell’effi-cacia del processo di assistenza rivolto al bambino. Invia indiretta, può fungere anche da strumento pervalutare la qualità dell’organizzazione delle cure pri-marie. Un limite alla validità dell’indicatore può esse-re rappresentato dalla completezza e dalla qualità del-le codifiche presenti nelle Schede di DimissioneOspedaliera.Per meglio delineare la qualità dell’accesso ai serviziterritoriali, è consigliabile includere nell’indicatorenon solo i Ricoveri Ordinari, ma anche i Day Hospital(DH), poiché una quota considerevole delle ospeda-lizzazioni evitabili per asma in età pediatrica rientra inquesto regime di ricovero, con notevoli differenze traregioni (3).

Valore di riferimento/Benchmark. Non sono pre-senti riferimenti normativi o di letteratura. Nel com-mento dei risultati viene utilizzato come riferimento ilvalore nazionale.

Descrizione dei risultatiIn Tabella 1 vengono presentati i tassi regionali del-

l’anno 2014, calcolati sull’intera popolazione pedia-trica (0-17 anni) e stratificati per classe di età.Rispetto ai ragazzi di età compresa tra 15-17 anni, ilrischio di ricovero per asma è nettamente più alto neibambini al di sotto del 1° anno di vita (RischioRelativo-RR RR=10,21, Intervallo di Confidenza-ICal 95% IC 95%=9,01-11,57), così come nei soggetti dietà 1-4 anni (RR=8,22, IC 95%=7,34-9,21), 5-9 anni(RR=4,09, IC 95%=3,65-4,60) e 10-14 anni(RR=2,42, IC 95%=2,14-2,73) (dati non riportati intabella).Nel Grafico 1 vengono illustrati i tassi standardizzatia livello regionale. Le uniche regioni che presentanoperformance peggiori rispetto al dato nazionale sonoil Lazio e la Campania, mentre in Lombardia, Liguria,Molise, Puglia e Calabria il tasso è in linea con il valo-re italiano; in tutte le altre regioni i tassi di ospedaliz-zazione sono, significativamente, inferiori al datonazionale. È bene sottolineare che nel Lazio, la regio-ne con il tasso più elevato (2,38 per 1.000), quasi dueterzi delle ospedalizzazioni per asma in età pediatricaavvengono in regime di DH (64,7%), un dato notevol-mente decentrato rispetto alla quota di ricoveri perasma in DH osservata a livello nazionale (35,9%)(dati non riportati in tabella).

M. P. FANTINI, J. LENZI, C. CECCOLINI

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ASSISTENZA TERRITORIALE 381

Tabella 1 - Tasso medio (specifico per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma in età pediatrica per regione -Anno 2014

Regioni 0 1-4 5-9 10-14 15-17 Totale

Piemonte 0,92 0,72 0,33 0,09 0,10 0,34Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 0,94 1,48 0,00 0,17 0,00 0,42Lombardia 1,99 1,97 0,60 0,28 0,17 0,82Bolzano-Bozen 0,56 1,11 0,14 0,11 0,00 0,34Trento 1,03 0,75 0,44 0,18 0,30 0,44Veneto 0,34 0,60 0,34 0,17 0,07 0,30Friuli Venezia Giulia 0,32 1,19 0,30 0,10 0,20 0,42Liguria 0,55 1,02 1,37 0,95 0,40 0,97Emilia-Romagna 1,19 0,99 0,31 0,12 0,07 0,42Toscana 0,35 0,32 0,23 0,24 0,06 0,23Umbria 0,71 0,98 0,37 0,36 0,00 0,46Marche 1,05 1,05 0,24 0,22 0,07 0,42Lazio 4,34 3,81 2,51 1,75 0,71 2,40Abruzzo 1,73 1,00 0,52 0,28 0,08 0,54Molise 2,73 1,81 0,72 0,37 0,00 0,80Campania 4,58 2,50 1,24 0,75 0,26 1,33Puglia 2,27 1,50 0,80 0,41 0,12 0,77Basilicata 1,23 1,23 0,32 0,15 0,06 0,44Calabria 1,65 1,16 0,78 0,58 0,31 0,76Sicilia 1,35 1,19 0,66 0,30 0,06 0,59Sardegna 2,96 1,27 0,61 0,29 0,17 0,69Italia 1,96 1,58 0,79 0,47 0,19 0,83

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2015.

Grafico 1 - Tasso (standardizzato per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma in età pediatrica per regione -Anno 2014

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2015.

Raccomandazioni di OsservasaluteNell’anno 2014, in Italia, il tasso medio annuale diospedalizzazioni potenzialmente evitabili per asma inetà pediatrica è pari a 0,83 per 1.000. Il dato è basso eincoraggiante e mostra una lieve flessione rispetto al2013 (0,46 per 1.000). Inoltre, alcune regioni come

Liguria, Abruzzo, Puglia, Calabria e Sicilia hannovisto un miglioramento della performance dell’assi-stenza territoriale rispetto agli anni passati. Le uniche2 regioni dove il tasso si mantiene elevato e discosta-to dal dato nazionale sono la Campania e, in misuramaggiore, il Lazio.

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382 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2015

Stando alle evidenze della letteratura internazionale, ilrischio di ospedalizzazione per asma in età pediatricadiminuisce se vengono garantite una buona accessibi-lità alle strutture presenti sul territorio e una correttagestione del paziente dal punto di vista dell’appropria-tezza terapeutica e della continuità delle cure.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Pediatric quality indicators:technical specifications (version 4.5). PDI #14 asthma

admission rate. Rockville (MD): Agency for HealthcareResearch and Quality (AHRQ); 2013.(2) McDonald KM, Davies SM, Haberland CA, Geppert JJ,Ku A, Romano PS. Preliminary assessment of pediatrichealth care quality and patient safety in the United Statesusing readily available administrative data. Pediatrics 2008;122: e416-e425.(3) Luciano L, Lenzi J, McDonald KM, Rosa S, Damiani G,Corsello G, Fantini MP. Empirical validation of the“Pediatric Asthma Hospitalization Rate” indicator. Ital JPediatr 2014; 40: 7.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 383

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per gastroenterite in età pediatrica

Significato. La gastroenterite è una malattia comunenei bambini e, per quanto alcuni ricoveri ad essa ricon-ducibili siano da considerarsi inevitabili, nella maggiorparte dei casi una tempestiva ed efficace cura a livelloterritoriale pare essere associata a una riduzione delrischio di ospedalizzazione (1, 2). Come per l’asma,anche nel caso delle gastroenteriti il tasso di ospedaliz-

zazione può descrivere la qualità dei servizi territoria-li in termini di accessibilità e di appropriatezza dellecure presupponendo che, al migliorare di queste, dimi-nuisca il ricorso al ricovero ospedaliero (1, 3, 4). Il pre-sente indicatore è inserito nel Piano Nazionale Esiticon la granularità delle Aziende territoriali.

Tasso di dimissioni ospedaliere per gastroenterite*

Numeratore Dimissioni ospedaliere per gastroenterite di bambini 0-17 anni**x 1.000

Denominatore Popolazione media residente 0-17 anni

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.**In diagnosi principale o diagnosi secondaria quando la diagnosi principale è la disidratazione.

Validità e limiti. La stima dei ricoveri ospedalieri pergastroenterite in età pediatrica può rappresentare unindicatore valido e riproducibile della tempestività,accessibilità ed appropriatezza delle cure territorialirivolte al bambino; in via indiretta, può fungereanche da strumento per valutare la qualità dell’orga-nizzazione delle cure primarie. Un limite alla validi-tà dell’indicatore in oggetto può essere riconducibilealla completezza e alla qualità delle codifiche presen-ti nelle Schede di Dimissione Ospedaliera.Per meglio delineare la qualità dell’accesso ai serviziterritoriali, è consigliabile includere nel conteggiodelle ospedalizzazioni evitabili per gastroenterite nonsolo i Ricoveri Ordinari, ma anche i Day Hospital,poiché la loro quota, benché abbastanza contenuta alivello nazionale (circa il 2%), mostra una rilevantevariabilità tra le regioni (5).

Valore di riferimento/Benchmark. Non sono pre-senti riferimenti normativi o di letteratura. Nel com-mento dei risultati viene utilizzato come riferimento ilvalore nazionale.

Descrizione dei risultatiIn Tabella 1 vengono presentati i tassi regionali del-l’anno 2014, calcolati sull’intera popolazione pedia-trica (0-17 anni) e stratificati per classe di età.Rispetto ai ragazzi di età compresa tra 15-17 anni, ilrischio di ricovero per gastroenterite è molto più altonei bambini al di sotto del 1° anno di vita (RischioRelativo-RR RR=28,22, Intervallo di Confidenza-ICal 95% IC 95%=25,88-30,78), così come nei soggettidi età 1-4 anni (RR=20,31, IC 95%=18,68-22,07), 5-9 anni (RR=4,29, IC 95%=3,93-4,68) e 10-14 anni(RR=1,81, IC 95%=1,65-1,99) (dati non riportati intabella).Nel Grafico 1 vengono illustrati i tassi standardizzatiper età a livello regionale. Si può osservare come leregioni del Mezzogiorno, ad eccezione di Molise eBasilicata, presentino performance generalmente peg-giori rispetto al dato nazionale, mentre le regioni delNord e del Centro, con l’eccezione della Lombardia edella PA di Bolzano, mostrano tassi di ospedalizzazio-ne significativamente inferiori al valore italiano. Leregioni con i tassi più alti sono la Puglia (5,05 per1.000) e l’Abruzzo (4,38 per 1.000), mentre il tasso piùbasso si registra nella PA di Trento (0,65 per 1.000).

M. P. FANTINI, J. LENZI, C. CECCOLINI

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384 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2015

Tabella 1 - Tasso medio (specifico per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite in età pediatrica perregione - Anno 2014

Regioni 0 1-4 5-9 10-14 15-17 Totale

Piemonte 5,88 3,59 0,61 0,30 0,23 1,38Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 2,81 1,48 0,82 1,01 0,29 1,03Lombardia 12,30 7,02 1,28 0,54 0,41 2,78Bolzano-Bozen 8,56 8,56 1,78 1,16 0,97 3,28Trento 3,29 1,31 0,37 0,18 0,18 0,64Veneto 4,83 2,60 0,62 0,29 0,18 1,09Friuli Venezia Giulia 3,03 1,94 0,51 0,19 0,16 0,80Liguria 4,06 2,86 0,75 0,37 0,26 1,17Emilia-Romagna 8,09 4,70 0,83 0,40 0,31 1,89Toscana 3,55 2,22 0,42 0,21 0,18 0,88Umbria 7,94 6,15 0,77 0,57 0,40 2,21Marche 8,53 5,39 1,18 0,60 0,29 2,17Lazio 10,19 6,59 1,24 0,50 0,32 2,55Abruzzo 15,08 11,31 2,56 0,84 0,59 4,27Molise 8,63 7,79 1,67 0,66 0,23 2,67Campania 15,97 10,66 1,68 0,59 0,23 3,58Puglia 12,17 13,77 3,16 1,19 0,71 4,69Basilicata 6,40 4,26 1,46 0,58 0,23 1,74Calabria 8,38 7,36 1,81 0,79 0,56 2,76Sicilia 8,71 9,15 2,98 1,20 0,21 3,53Sardegna 11,04 11,03 2,24 1,01 0,50 3,86Italia 9,47 6,81 1,44 0,61 0,34 2,58

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2015.

Grafico 1 - Tasso (standardizzato per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite in età pediatrica perregione - Anno 2014

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2015.

Raccomandazioni di OsservasaluteNell’anno 2014, in Italia il tasso medio annuale diospedalizzazioni potenzialmente evitabili per gastro-enterite in età pediatrica è pari a 2,58 per 1.000.Nonostante questo valore possa considerarsi in buonasostanza basso e in linea con quello dell’anno prece-dente (2,95 per 1.000), dalle analisi emerge una per-

formance dell’assistenza territoriale tendenzialmentemigliore nelle regioni centro-settentrionali rispettoalle regioni del Sud ed Isole, con l’eccezione diMolise, Basilicata, Lombardia e PA di Bolzano. Permeglio comprendere il fenomeno in esame e delinea-re, ove presenti, le differenze tra le regioni, si consi-glia di stratificare le analisi per classe di età (5).

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ASSISTENZA TERRITORIALE 385

Stando alle evidenze della letteratura internazionale, ilrischio di ospedalizzazione per gastroenterite in etàpediatrica diminuisce se vengono garantite una buonaaccessibilità alle strutture presenti sul territorio e unacorretta gestione del paziente dal punto di vista del-l’appropriatezza terapeutica e della continuità dellecure.

Riferimenti bibliografici(1) McDonald KM, Davies SM, Haberland CA, Geppert JJ,Ku A, Romano PS. Preliminary assessment of pediatrichealth care quality and patient safety in the United Statesusing readily available administrative data. Pediatrics 2008;122: e416-e425.

(2) AHRQ quality indicators. Pediatric quality indicators:technical specifications [version 4.5]. PDI #16 gastroenteritis admission rate. Rockville (MD): Agency for HealthcareResearch and Quality (AHRQ); 2013.(3) Beal AC, Co JP, Dougherty D, Jorsling T, Kam J, PerrinJ, Palmer RH. Quality measures for children’s health care.Pediatrics 2004; 113: 119-209.(4) Sedman A, Harris JM 2nd, Schulz K, SchwalenstockerE, Remus D, Scanlon M, Bahl V. Relevance of the Agencyfor Healthcare Research and Quality Patient SafetyIndicators for children’s hospitals. Pediatrics 2005; 115:135-145.(5) Lenzi J, Luciano L, McDonald KM, Rosa S, Damiani G,Corsello G, Fantini MP. Empirical examination of the indi-cator ‘pediatric gastroenteritis hospitalization rate’ based onadministrative hospital data in Italy. Ital J Pediatr 2014; 40:14.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 349

Assistenza Domiciliare Integrata

Significato. La crescente longevità della popolazioneitaliana, se da un lato rappresenta certamente un rile-vante esito del servizio sanitario pubblico che ha resodisponibili, universalmente, i progressi dell’innova-zione scientifica e tecnologica, in particolare nel cam-po dell’assistenza del paziente acuto e della preven-zione, dall’altro si accompagna ad un progressivoincremento dell’incidenza e della prevalenza di pato-logie cronico-degenerative.È, infatti, in costante crescita la quota di persone ultra65enni, pari a circa 13 milioni nel 2015 (21,6% deltotale della popolazione, rispetto al 20,3% del 2010)che, secondo le previsioni dell’Istituto Nazionale diStatistica (Istat), è proiettata a raggiungere il picco nel2043 del 32%, di cui circa la metà sarà rappresentatoda ultra 80enni (1).Tale peculiare andamento si è determinato per ilcostante aumento della speranza di vita (80,3 anni pergli uomini e 85,0 anni per le donne nel 2014) (2, 3). Ilcombinarsi di una vita media in continuo aumento, daun lato, e il regime di persistente bassa fecondità, dal-l’altro, hanno fatto conquistare al nostro Paese unindice di vecchiaia che lo colloca al 2° posto nella gra-duatoria dei 27 Paesi europei: al 31 dicembre 2014,nella popolazione residente si contavano 157,7 perso-ne con un’età >65 anni ogni 100 giovani con un’età<15 anni (4). Nella classe di età 65-69 anni e 75 anni ed oltre, ledonne che soffrono di almeno una cronicità grave rap-presentano, rispettivamente, il 28% e il 51%, mentregli uomini che soffrono di almeno una cronicità gravesono il 36% nella classe di età 65-69 anni e il 57% diquelli ultra 75enni (2). Le malattie cronico-degenera-tive impongono alla popolazione anziana, che spessovive in condizioni di solitudine e fragilità (il 48,7%delle persone che vivono sole ha più di 65 anni el’11,1% ha più di 85 anni), un peso elevato in terminidi salute ed in termini economici, a causa della lungadurata di queste malattie, della diminuzione della qua-lità della vita e dei costi per l’assistenza sanitaria (2).Al fine di garantire un’assistenza appropriata aipazienti non autosufficienti e in condizioni di fragili-tà, con patologie in atto o esiti delle stesse, sononecessari percorsi assistenziali consistenti in un insie-me organizzato di trattamenti medici, infermieristici eriabilitativi, necessari per stabilizzare il quadro clini-co, limitare il declino funzionale e migliorare la qua-lità della vita. L’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), introdottaper la prima volta dal Decreto del Presidente delConsiglio dei Ministri, il 29 novembre 2001,“Definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza

(LEA)”, secondo la definizione del Ministero dellaSalute, consiste in un insieme integrato di trattamentisanitari e socio-sanitari, erogati al domicilio della per-sona non autosufficiente (5). L’ADI assicura, infatti,l’erogazione coordinata e continuativa di prestazionisanitarie (medica, infermieristica e riabilitativa) esocio-assistenziali (cura della persona, fornitura deipasti e cure domestiche) al domicilio, da parte didiverse figure professionali fra loro funzionalmentecoordinate nell’ambito del Distretto, come previstosia dalla normativa nazionale, inclusi gli AccordiCollettivi Nazionali per la Medicina Generale chenegli ultimi 10 anni hanno dato forte impulso alle curea domicilio, sia dagli atti approvati dalle Regioni inmateria di assistenza socio-sanitaria.Le patologie che consentono l’avvio dell’ADI sonoquelle per le quali l’intervento domiciliare si presentaalternativo al ricovero ospedaliero e, salva diversadeterminazione concordata tra il medico responsabiledell’attività sanitaria a livello distrettuale e il Medicodi Medicina Generale (MMG) in relazione alla situa-zione socio-ambientale ed al quadro clinico, le ipote-si di attivazione dell’intervento si riferiscono a: mala-ti terminali, malattie progressivamente invalidanti eche necessitano di interventi complessi, incidentivascolari acuti, gravi fratture in anziani, forme psico-tiche acute gravi, riabilitazione di pazienti vasculopa-tici, riabilitazione in pazienti neurolesi, malattie acutetemporaneamente invalidanti nell’anziano e dimissio-ni protette da strutture ospedaliere.In relazione al bisogno clinico, funzionale e socialedel paziente si possono individuare interventi di ADIcon livelli crescenti di intensità e complessità assi-stenziale. Le cure domiciliari integrate sono coadiuva-te da prestazioni di aiuto personale e assistenza tutela-re alla persona, generalmente erogate dai servizisociali del Comune di residenza dell’assistito. A prescindere dalle forme dell’ADI, la responsabilitàassistenziale è del MMG o del Pediatra di LiberaScelta che ha in carico il paziente, mentre l’équipemultidisciplinare, che ha sede organizzativa nelDistretto sanitario di residenza del paziente, è costitui-ta, a seconda dei casi, da un infermiere professionale,un fisioterapista, un assistente sociale, un operatoresocio-assistenziale e da medici specialisti necessarialla patologia del paziente. L’ADI costituisce, pertanto, un servizio in grado digarantire una adeguata continuità ai bisogni di salute,anche complessi, delle persone non autosufficienti, aifini della gestione della cronicità e della prevenzionedelle possibili ulteriori complicanze che possonodeterminare o peggiorare la disabilità.

S. TARDIVO, C. COPPO, A. CARLI, A. POLI, E. SANTORI, L. DI MINCO

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350 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2016

Validità e limiti. I dati per la costruzione degli indi-catori sono stati ricavati, e utilizzati per la prima vol-ta in questa Edizione del Rapporto Osservasalute, dalnuovo flusso del Sistema Informativo AssistenzaDomiciliare (SIAD) (DM 17 Ottobre 2008) e, per lapopolazione, dall’Istituto Nazionale di Statistica. Il flusso SIAD è diventato la fonte della valutazioneper la Griglia LEA a partire dall’anno 2013. Il nuovoflusso SIAD risulta, tuttavia, ancora in corso di imple-mentazione; una volta raggiunta la completa e pienaapplicazione, permetterà di valutare il percorso dicura nelle sue diverse fasi e la complessità dell’assi-stenza erogata. Gli indicatori ad oggi calcolabili sonoquelli di attività; non è possibile, pertanto, una esau-stiva riflessione sulla qualità dell’ADI erogata dalleAziende Sanitarie Locali, né sulla tipologia dei casitrattati, in ragione della difficoltà collegata alla valu-tazione dell’outcome finale. La mancanza di un sistema di classificazione omoge-neo e condiviso a livello nazionale dell’ADI e il diver-so grado di maturità del flusso informativo possonolimitare, sensibilmente, la validità di un confrontointerregionale.

Valore di riferimento/Benchmark. In assenza di unvalore di riferimento legislativo e di omogeneità neimodelli organizzativi, gli indicatori analizzati posso-no essere considerati in riferimento al valore mediodelle regioni che presentano valori superiori al datonazionale. Mutuando l’esperienza dal monitoraggio LEAsull’Assistenza Distrettuale Anziani (dal DocumentoMinisteriale Adempimento “mantenimento dell’ero-gazione dei LEA”), attraverso gli indicatori dellaGriglia LEA, per la definizione delle soglie è statocalcolato il valore mediano ed il 30° percentile delladistribuzione escludendo le regioni con coperturatemporale e territoriale <100%.

Descrizione dei risultatiA livello nazionale, nel corso del 2014, sono state ero-gate, complessivamente, 340.656 prese in carico aldomicilio dei pazienti. Il numero degli assistiti tratta-

ti in ADI si presenta in crescita, attestandosi ad unvalore pari a 0,58 casi (per 100 residenti), con unincremento del 26,1% rispetto al 2013 (Grafico 1).Permane, tuttavia, nel confronto con l’anno preceden-te, una notevole variabilità nell’indicatore, legata alladisomogeneità regionale: si va, infatti, da un tassominimo di 0,10 assistiti in ADI (per 100) di Calabriae Valle d’Aosta, ad un valore massimo di 1,17 (per100) della PA di Trento, cui seguono l’Emilia-Romagna e la Liguria (1,11 e 0,99 per 100, rispettiva-mente) (Tabella 1).L’accorpamento per macroaree dei dati relativi al tas-so di assistiti in ADI mostra importanti disomogenei-tà: si passa da un valore di 0,76 (per 100) delle regio-ni del Nord ad un tasso di 0,43 e 0,42 (per 100) delleregioni del Centro e del Sud ed Isole. Rispetto al2013, i valori risultano in crescita per tutte le riparti-zioni, in particolare per il Meridione (+42%) (Grafico1). Applicando come valori di riferimento la medianaed il 30° percentile della distribuzione del tasso diassistiti in ADI pari, rispettivamente, a 0,60 e 0,42casi per 100 residenti, si riscontra che, seppure in pre-senza di un gradiente Nord-Sud ed Isole, vi è un cre-scente ricorso all’assistenza domiciliare anche nelleregioni del Meridione.Globalmente, la percentuale di ADI erogata a soggettianziani è pari all’87,1% del totale, valore sostanzial-mente invariato rispetto al 2013 (-0,2%). A livello regio-nale, la Valle d’Aosta presenta il valore più basso(83,2%) di anziani assistiti in ADI, mentre la Liguriamostra i valori più elevati (90,9%), seguita dall’Umbria.Una notevole variabilità è presente, invece, nel numerodi anziani trattati in ADI riferito alla stessa popolazioneanziana residente: per i soggetti di età ≥65 anni assistitiin ADI si passa, difatti, da 0,38 casi (per 100) nella Valled’Aosta a 5,01 (per 100) casi nella PA di Trento (Tabella1). Applicando come valori di riferimento la mediana edil 30° percentile della distribuzione del tasso di assistitianziani in ADI pari, rispettivamente, a 2,42 e 1,54 casiper 100 anziani residenti, si riscontra che, seppure inpresenza di un gradiente Nord-Sud ed Isole vi è un cre-scente ricorso all’assistenza domiciliare diffuso anchenelle regioni del Meridione.

Tasso di assistiti in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistiti che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata*x 100

Denominatore Popolazione media residente

Tasso di assistiti anziani in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistiti di età ≥65 anni che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata*x 100

Denominatore Popolazione media residente di età ≥65 anni

*Si considerano gli assistiti con prese in carico già aperte al 1 gennaio o aperte nel corso dell’anno per le quali sia stato inviato almeno unaccesso.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 351

Grafico 1 - Tasso (valori per 100) di assistiti in Assistenza Domiciliare Integrata per macroarea - Anni 2013-2014

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale Della Digitalizzazione, del Sistema Informativo Sanitario e della Statistica. UfficioSistema Informativo Sanitario Nazionale. Anno 2014.

Tabella 1 - Assistiti (valori assoluti e tasso - valori per 100) ed anziani assistiti (valori percentuali e tasso - valo-ri per 100) in Assistenza Domiciliare Integrata per regione - Anno 2014

Regioni Assistiti Tassi di assistiti Anziani assistiti Tassi dianziani assistiti

Piemonte 38.800 0,88 86,7 3,13Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 131 0,10 83,2 0,38Lombardia 60.328 0,60 86,6 2,42Bolzano-Bozen n.d. n.d. n.d n.dTrento 6.303 1,17 88,5 5,01Veneto 32.489 0,66 86,2 2,62Friuli Venezia Giulia 5.338 0,43 86,0 1,49Liguria 15.745 0,99 90,9 3,23Emilia-Romagna 49.306 1,11 85,7 4,05Toscana 26.967 0,72 89,1 2,59Umbria 3.836 0,43 90,4 1,58Marche 6.312 0,41 88,4 1,52Lazio 14.868 0,25 87,8 1,07Abruzzo 11.181 0,84 89,2 3,31Molise 2.333 0,74 87,7 2,80Campania 14.160 0,24 88,0 1,21Puglia 15.869 0,39 85,0 1,61Basilicata 2.901 0,50 88,6 2,06Calabria 2.002 0,10 85,8 0,43Sicilia 31.787 0,62 86,9 2,73Sardegna n.d. n.d. n.d n.dItalia 340.656 0,58 87,1 2,33Nord 208.440 0,76 86,7 2,89Centro 51.983 0,43 88,8 1,69Sud ed Isole 80.233 0,42 87,1 1,85

n.d. = non disponibile.Note: sono escluse dal calcolo dell’indicatore per macroarea e cumulativo nazionale le regioni e PA per le quali non sono disponibili i dati.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale Della Digitalizzazione, del Sistema Informativo Sanitario e della Statistica. UfficioSistema Informativo Sanitario Nazionale. Anno 2014.

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352 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2016

Raccomandazioni di OsservasaluteL’analisi dei dati evidenzia, per l’anno 2014, un incre-mento a livello nazionale dell’attività dell’ADI, nell’ot-tica di una sempre maggiore implementazione deimodelli organizzativi sanitari delle cure primarie.Tale incremento è in linea con gli obiettivi posti alleRegioni per la diminuzione dell’ospedalizzazione attra-verso l’erogazione di forme assistenziali alternative alricovero ospedaliero, anche alla luce di quanto previstodal D. Lgs. n. 135/2012, la cosiddetta spending reviewdella sanità (tasso di ospedalizzazione complessivo paria 160 per 1.000; durata media di degenza per i ricoveriordinari <7 giorni; tasso occupazione dei posti letto dialmeno il 90%). Dall’analisi dei dati relativi al tasso di assistiti in ADInel 2014, accorpati per macroaree, emerge che in quasitutte le regioni si registra un incremento rispetto all’an-no precedente, seppure permangono importanti diso-mogeneità interregionali. In particolare, nonostantel’aumento del tasso di assistiti più marcato nelle regio-ni del Meridione e del Centro, persiste un rilevante gra-diente Nord-Sud ed Isole.Sebbene l’introduzione e la non omogenea applicazio-ne del flusso SIAD rendano difficile una esaustiva

valutazione delle differenze rilevate, con il futuro con-solidamento di tale flusso si avrà a disposizione unamigliore possibilità di analizzare le diverse fasi del per-corso di cura. La completezza del flusso SIAD consen-tirà di valutare l’intensità e la complessità dell’assisten-za erogata, contribuendo a superare la carenza nei LEAdi una definizione comune di ADI.

Riferimenti bibliografici(1) Statistiche Demografiche Istat. Disponibile sul sito:http://demo.istat.it/pop2014/index3.html. Ultimo accesso indata 28.10.2016. (2) Istat. Tendenze demografiche e trasformazioni sociali.Nuove sfide per il sistema del welfare. Disponibile sul sito:www.istat.it/it/files/2014/05/cap4.pdf. Ultimo accesso indata 28.10.2016.(3) Istat. Come saranno gli anziani nel 2040. Disponibile sulsito: www.istat.it/it/files/2010/12/Formiche.pdf. Ultimoaccesso in data 28.10.2016.(4) Istat. Annuario Statistico Italiano 2015. Disponibile sulsito: www.istat.it/it/files/2015/12/Asi-2015.pdf. Ultimoaccesso 28.10.16.(5) Ministero della Salute. Assistenza Domiciliare.Disponibile sul sito:www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italia-no&id=139&area=Servizi_al_cittadino_e_al_paziente.Ultimo accesso in data 28.10.2016.

Assistiti anziani (tasso - valori per 100) in AssistenzaDomiciliare Integrata per regione. Anno 2014

Assistiti (tasso - valori per 100) in Assistenza DomiciliareIntegrata per regione. Anno 2014

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ASSISTENZA TERRITORIALE 353

Posti letto residenziali di tipo socio-sanitario per persone con disabilità eanziani

Significato. Le strutture residenziali di tipo socio-sanitario, forniscono assistenza e cure mediche di lun-go periodo a persone in condizione di non autosuffi-cienza o con elevata necessità di tutela sanitaria. I servizi erogati includono sia prestazioni prettamentesanitarie (cure mediche e infermieristiche, trattamenti ria-bilitativi e somministrazioni di terapie) con diversi livellid’intensità, sia prestazioni a carattere sociale come, adesempio, i servizi di cura alla persona (aiuti per il movi-mento, per l’alimentazione e per l’igiene personale). La loro attività occupa un ruolo rilevante nell’ambitodel processo di integrazione tra assistenza sanitaria e

assistenza sociale.L’indicatore proposto permette di confrontare l’entitàdell’offerta di residenzialità destinata agli anziani e allepersone con disabilità; i dati sono stati rilevati con l’in-dagine dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) suipresidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari.Le strutture considerate sono quelle caratterizzate dauna significativa componente sanitaria (presenza dialmeno una figura che svolge attività di tipo socio-sanitario oltre al Medico di Medicina Generale) cheforniscono, in prevalenza, ospitalità ad anziani, a per-sone con disabilità e con patologie psichiatriche.

Tasso di posti letto per persone con disabilità e anziani non autosufficienti

Numeratore Posti letto per target di utenzax 10.000

Denominatore Popolazione media residente per la stessa fascia di età

Rapporto tra posti letto e beneficiari di prestazioni per la disabilità

Numeratore Posti letto per target di utenzax 10.000

Denominatore Beneficiari di prestazioni per la disabilità per la stessa fascia di età

Validità e limiti. Il primo indicatore è stato costruitoper due diversi target di utenza: anziani non autosuf-ficienti (persone di età >65 anni non autosufficienti),e persone con disabilità (persone di età <65 anni condisabilità fisica, psichica, sensoriale e/o con patologiepsichiatriche); l’assegnazione dei posti letto al targetdi utenza è stata effettuata sulla base delle prevalenzedi assistiti dichiarate dalle strutture censite, pertantonon si esclude che i posti letto possano essere utilizza-ti anche per altre tipologie di utenti.Eventuali variazioni rispetto agli anni precedenti pos-sono derivare da alcuni cambiamenti che hannoriguardato i criteri di classificazione dei target diutenza adottati nell’indagine relativa all’anno 2014. I dati sulla base dei quali è stato costruito l’indicatoresono stati ponderati per tenere conto del numero distrutture che non hanno risposto alla rilevazione, cir-ca il 23% dell’universo di riferimento. Al fine di valu-tare l’effetto sulla precisione dell’indicatore dellemancate risposte è stato calcolato il coefficiente divariazione percentuale, che rappresenta la quota per-centuale dell’errore sulla stima puntuale.Il secondo indicatore è stato costruito rapportando iposti letto di ciascun target di utenza prevalente (anzia-ni non autosufficienti e persone con disabilità) ai“beneficiari di pensioni per persone con disabilità” sti-mati dall’Istat attraverso i dati provenienti dalCasellario centrale dei pensionati, nel quale l’IstitutoNazionale della Previdenza Sociale raccoglie i princi-

pali dati sulle prestazioni pensionistiche erogate da tut-ti gli Enti previdenziali italiani, sia pubblici che privati.L’obiettivo è quello di rapportare l’offerta residenzia-le ad una misura che meglio rappresenti la dimensio-ne del bisogno di assistenza residenziale. È importante sottolineare che il numero di beneficiaridi pensioni per persone con disabilità, pur rappresen-tando una sovrastima della domanda di servizi resi-denziali, fornisce una dimensione che, rispetto allapopolazione complessiva, ricalca più adeguatamentesul territorio la distribuzione della domanda potenzia-le di assistenza residenziale.Per avere una stima più accurata della domanda com-plessiva di residenzialità, sarebbe opportuno conosce-re anche l’entità del bisogno assistenziale e la presen-za di servizi alternativi di tipo domiciliare.

Valore di riferimento/Benchmark. Difficoltosorisulta individuare un valore di riferimento, poiché ilrapporto ideale tra posti letto residenziali e popolazio-ne dipende dall’offerta di forme di assistenza alterna-tive e dall’orientamento delle singole regioni.

Descrizione dei risultatiIn Italia, i posti letto destinati ad accogliere anzianinon autosufficienti e persone con disabilità sono,complessivamente, 287.402, pari a circa 46 ogni10.000 abitanti. La parte più ampia dell’offerta èdestinata ad accogliere anziani non autosufficienti

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354 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2016

(165,9 ogni 10.000 abitanti), quote residuali sono,invece, rivolte ad utenti con disabilità (16,9 ogni10.000 abitanti). L’analisi territoriale evidenzia forti divari tra le riparti-zioni, con una offerta che si concentra, soprattutto, nel-le regioni del Nord e subisce consistenti riduzioni nellealtre aree del Paese. I più alti livelli di offerta comples-siva si registrano nella PA di Trento con 101,4 posti let-to ogni 10.000 abitanti; la più bassa dotazione di postiletto si riscontra nelle regioni del Sud e nello specificoin Campania con 8,7 posti letto per 10.000 abitanti. Per quanto riguarda gli anziani, il tasso più elevato si

registra nella PA di Bolzano (428,3 per 10.000), men-tre l’offerta più bassa si rileva in Campania dove illivello dei tassi scende a 22,0 per 10.000. La quota diposti letto dedicati alle persone con disabilità raggiun-ge il livello massimo in Liguria (43,9 per 10.000),mentre i valori minimi si registrano in Campania, conun tasso di 7,7 per 10.000 abitanti (Tabella 1). Se consideriamo il secondo indicatore, il gradienteNord-Sud ed Isole aumenta per entrambi i target diutenza; l’offerta di servizi residenziali è molto piùbassa nel Sud e nelle Isole, dove la quota di percetto-ri di pensioni risulta essere maggiore (Grafico 1).

Tabella 1 - Tasso (valori per 10.000) di posti letto per persone con disabilità e anziani non autosufficienti nellestrutture socio-sanitarie e coefficiente di variazione (valori percentuali) per regione - Anno 2014

Regioni Persone con Anziani Totale Coefficientedisabilità non autosufficienti di ∆∆ %

Piemonte 15,7 260,6 73,2 0,9Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 26,0 336,0 91,3 0,0Lombardia 18,4 266,4 68,9 0,6Bolzano-Bozen 17,7 428,3 92,1 0,0Trento 35,8 383,9 101,4 0,0Veneto 17,7 285,0 72,6 0,4Friuli Venezia Giulia 21,1 259,9 77,8 0,7Liguria 43,9 190,7 78,9 0,9Emilia-Romagna 14,5 287,6 76,2 0,6Toscana 17,5 151,5 48,0 0,8Umbria 17,6 86,0 31,7 0,0Marche 14,9 176,8 50,9 0,6Lazio 14,9 42,5 18,1 1,3Abruzzo 12,3 77,1 25,0 0,0Molise 16,5 85,5 30,2 0,0Campania 7,7 22,0 8,7 2,9Puglia 14,6 73,5 24,2 4,3Basilicata 24,7 82,1 33,3 0,0Calabria 17,4 45,1 20,1 5,0Sicilia 21,9 59,9 25,6 3,5Sardegna 24,6 75,8 32,1 1,7Italia 16,9 165,9 46,5 0,3

Fonte dei dati: Istat. Indagine presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari. Anno 2014 - Dati provvisori.

Grafico 1 - Rapporto (valori per 10.000 beneficiari di pensioni per persone con disabilità) di posti letto per per-sone con disabilità e anziani non autosufficienti nelle strutture socio-sanitarie per regione - Anno 2014

Fonte dei dati: Istat. Indagine presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari. Anno 2014 - Dati provvisori. Inps: Casellario centraledei pensionati. Anno 2014.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 355

Raccomandazioni di OsservasaluteL’attività delle strutture residenziali si inquadra nel-l’ambito dell’assistenza integrata di tipo sociale esanitaria prevista dalla Legge n. 328/2000, che rappre-senta una risposta mirata a bisogni di particolari grup-pi di popolazione, come le persone con disabilità e glianziani. È una tipologia di assistenza di lungo periodo che rap-presenta una efficace alternativa ad una ospedalizza-zione impropria e una soluzione palliativa alla man-canza di una rete di aiuti, formali e informali, che per-metta di fornire al paziente una assistenza più prossi-ma ai suoi bisogni, come l’assistenza domiciliare.È auspicabile, per l’immediato futuro, che si riducanoi divari territoriali evidenziati dagli indicatori di offer-ta e attività e, nel medio-lungo termine, che si superi

anche questa tipologia di assistenza residenziale afavore di forme di intervento che permettano alpaziente di rimanere nel suo abituale ambito di vita.Infatti, spesso molti utenti ospiti di queste strutturefiniscono per essere vittime di un confinamento dallasocietà civile, perdendo qualsiasi possibilità di inte-grazione e di partecipazione sociale.

Riferimenti bibliografici(1) Ministero della Salute. Piano Sanitario Nazionale 2010-2011.(2) Giannakouris K, Population and social conditions,Eurostat, statistics in focus 72/2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2: 199-232.

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356 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2016

Ospiti anziani e con disabilità nei presidi residenziali

Significato. Nei prossimi anni, nel nostro Paese, la quo-ta di ultra 65enni è destinata ad aumentare ulteriormen-te. La percentuale di popolazione anziana, che ad oggisupera di poco il 20% della popolazione, è destinata araggiungere livelli superiori al 30% in meno di 25 anni,con un conseguente aumento dell’incidenza di malattiecroniche.La necessità di rispondere adeguatamente ad una cre-scente domanda di assistenza a lungo termine, diventauno dei principali obiettivi del nostro sistema di welfareche deve trovare risposte appropriate disponendo dirisorse finanziare limitate. Le soluzioni finora propostemirano a favorire lo sviluppo di forme di assistenzadomiciliare e ad incrementare l’assistenza residenzialenei casi in cui le cure a domicilio non risultino praticabi-

li (per difficoltà della famiglia o per l’elevato livello assi-stenziale richiesto).La presente sezione prende in considerazione l’attività diassistenza socio-sanitaria erogata a favore degli anzianinon autosufficienti (di età >65 anni) e delle persone condisabilità (<65 anni con disabilità fisica, psichica, senso-riale o persone con patologia psichiatrica).Le strutture considerate sono state quelle erogatrici diassistenza con una rilevante componente sanitaria, rile-vate con l’indagine dell’Istituto Nazionale di Statisticasui presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanita-ri. Pertanto, sono state selezionate le strutture residenzia-li caratterizzate dalla presenza di almeno una figura pro-fessionale, oltre al Medico di Medicina Generale, chesvolge attività di tipo socio-sanitario.

Tasso di ospiti anziani nei presidi residenziali

Numeratore Ospiti anziani dei presidi residenziali x 10.000

Denominatore Popolazione media residente della stessa fascia di età

Tasso di ospiti adulti e minori con disabilità nei presidi residenziali

Numeratore Ospiti adulti e minori con disabilità nei presidi residenzialix 10.000

Denominatore Popolazione media residente della stessa fascia di età

Validità e limiti. Gli indicatori calcolati mostrano unadiscreta variabilità regionale che può dipendere dadiversi fattori, quali una diversa capacità di risposta acondizioni di bisogno e un diverso livello di offertaresidenziale a cui può associarsi una diversa organiz-zazione della rete socio-assistenziale.L’indagine condotta sui presidi residenziali socio-assi-stenziali e socio-sanitari ha fatto registrare, per l’anno2014, un tasso di risposta pari al 77%. Al fine di tenerconto delle mancate risposte e dell’effetto che questehanno sulla precisione degli indicatori è stato calcolatoil coefficiente di variazione percentuale, che rappresen-ta la quota percentuale dell’errore sulla stima puntuale.Eventuali variazioni rispetto agli anni precedenti pos-sono derivare da alcuni cambiamenti che hannoriguardato i criteri di classificazione dei target diutenza addottati nell’indagine relativa all’anno 2014.

Valore di riferimento/Benchmark. Difficoltoso risul-ta individuare un valore di riferimento, poiché la quotadi soggetti istituzionalizzati dipende dal diverso livellodi offerta residenziale presente sul territorio e da unadiversa organizzazione della rete socio-assistenziale.

Descrizione dei risultatiGli anziani ospiti dei presidi residenziali sono, comples-

sivamente, 213.921. Molti meno sono gli adulti e i mino-ri con disabilità ospiti dei presidi, rispettivamente 48.415(12,7 per 10.000 adulti residenti) e 1.835 (1,8 per 10.000minori residenti). In linea con il quadro di offerta, il mag-giore ricorso all’istituzionalizzazione si riscontra nelleregioni del Nord, soprattutto per gli anziani, per i quali itassi di ricovero più elevati si registrano nella PA diBolzano (430,7 per 10.000 anziani residenti). NelMeridione il tasso di ricovero si riduce considerevolmen-te e tocca i valori minimi in Campania, dove per 10.000anziani residenti risultano ricoverati 26,5 anziani nonautosufficienti, valori fortemente al di sotto del livellonazionale (159,3 per 10.000). Risultati simili si ottengo-no dall’analisi degli indicatori riferiti agli ospiti adulticon disabilità: la Liguria fa registrare il più alto tasso diricovero (28,9 ospiti adulti per 10.000 adulti residenti),mentre le regioni del Meridione vedono ridursi conside-revolmente i livelli del tasso. L’andamento regionalerisulta confermato anche in riferimento agli ospiti mino-ri con disabilità; per questa categoria di ospiti i livelli piùalti di ricovero si riscontrano in Piemonte, Valle d’Aostae nella PA di Bolzano (rispettivamente 4,2, 4,7 e 6,2 ospi-ti minori per 10.000 minori residenti), mentre i tassi piùbassi si registrano soprattutto nelle regioni del Sud, convalori al di sotto dell’unità in Abruzzo, Campania,Calabria, Sardegna e Lazio (Tabella 1).

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ASSISTENZA TERRITORIALE 357

Tabella 1 - Tasso (valori per 10.000) di ospiti anziani, adulti e minori con disabilità assistiti nei presidi residen-ziali e coefficiente di variazione (valori percentuali) per regione - Anno 2014

Anziani Adulti con disabilità Minori con disabilitàRegioni Tassi Coefficiente Tassi Coefficiente Tassi Coefficiente

di ∆∆ % di ∆∆ % di ∆∆ %

Piemonte 230,8 1,0 15,9 1,7 4,2 6,1Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 303,8 0,0 17,1 0,0 4,7 0,0Lombardia 267,4 0,5 13,9 0,8 1,7 3,9Bolzano-Bozen 430,7 0,0 19,2 0,0 6,2 0,0Trento 395,4 0,0 20,2 0,0 1,7 0,0Veneto 268,3 0,3 15,1 0,5 2,5 2,7Friuli Venezia Giulia 251,3 1,5 15,5 1,9 0,8 5,4Liguria 194,0 1,2 28,9 1,5 2,7 5,6Emilia-Romagna 229,1 0,9 13,9 1,1 0,7 6,4Toscana 145,7 1,1 13,3 1,9 1,4 5,3Umbria 90,9 0,8 14,2 0,8 3,5 2,3Marche 155,2 0,8 13,0 0,9 1,0 6,2Lazio 51,0 2,4 8,9 2,8 0,7 13,7Abruzzo 76,2 0,8 7,4 1,0 0,5 2,7Molise 74,7 3,9 21,6 6,1 1,2 11,2Campania 26,5 3,2 6,2 4,9 0,8 10,6Puglia 80,9 2,4 9,8 5,2 1,9 9,3Basilicata 70,5 0,0 16,1 0,0 1,1 0,0Calabria 53,8 4,2 10,6 5,5 0,7 12,6Sicilia 60,4 2,2 14,4 2,5 3,7 7,2Sardegna 105,1 2,3 14,2 3,4 0,7 13,5Italia 159,3 0,8 12,7 1,2 1,8 3,0

Fonte dei dati: Istat. Indagine presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari. Anno 2014 - Dati provvisori.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’attività delle strutture residenziali si inquadra nel-l’ambito dell’assistenza integrata di tipo sociale e sani-taria prevista dalla Legge n. 328/2000 che rappresentauna risposta mirata a bisogni di particolari gruppi dipopolazione, come le persone con disabilità e glianziani. È una tipologia di assistenza di lungo periodo che rap-presenta una efficace alternativa ad una ospedalizza-zione impropria e una soluzione palliativa alla man-canza di una rete di aiuti, formali e informali, che per-metta di fornire al paziente una assistenza più prossi-ma ai suoi bisogni, come l’assistenza domiciliare.È auspicabile, per l’immediato futuro, che si riducanoi divari territoriali evidenziati dagli indicatori di offer-ta e attività e, nel medio-lungo termine, che si superi

anche questa tipologia di assistenza residenziale afavore di forme di intervento che permettano al pazien-te di rimanere nel suo abituale ambito di vita. Infatti,spesso molti utenti ospiti di queste strutture finisconoper essere vittime di un confinamento dalla societàcivile, perdendo qualsiasi possibilità di integrazione edi partecipazione sociale.

Riferimenti bibliografici(1) Ministero della Salute. Piano Sanitario Nazionale 2010-2011.(2) Giannakouris K, Population and social conditions,Eurostat, statistics in focus 72/2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2:199-232.

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358 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2016

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per complicanze a lungo termine deldiabete mellito

Significato. Il diabete è una malattia cronica caratte-rizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nelsangue (iperglicemia) ed è dovuta ad una alterataquantità dell’insulina o ad un suo mancato utilizzo daparte dell’organismo. Il diabete può determinare complicanze croniche chepossono essere prevenute, o di cui si può rallentare laprogressione, attraverso uno stretto controllo di tutti ifattori di rischio. La gestione delle Complicanze aLungo Termine del Diabete (CLTD) può essere realiz-zata attraverso una assistenza territoriale che fornisca

al paziente informazioni e mezzi per un adeguato con-trollo metabolico, al fine di evitare l’emergere di qua-dri di diabete scompensato che renderebbero necessa-ria l’ospedalizzazione. Tra i Prevention QualityIndicators dell’Agency for Healthcare Research andQuality, il tasso di dimissioni ospedaliere per CLTD,potenzialmente evitabili attraverso una adeguatagestione ambulatoriale dei pazienti con diabete, con-sente di valutare, indirettamente, la qualità dell’assi-stenza territoriale per questa condizione cronica.L’indicatore riguarda la popolazione con età >18 anni.

Tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per complicanze a lungo termine del diabete mellito*

*La formula non è esprimibile in quanto deriva dalla stima ottenuta da un modello di regressione.

Validità e limiti. La validità di questo indicatorecome misuratore della qualità dell’assistenza territo-riale è stata, negli ultimi anni, oggetto di critiche spe-cifiche. In questa sezione è stato, pertanto, adottato unmetodo di aggiustamento dei tassi che prende in con-siderazione variabili che la letteratura scientifica haindividuato come confondenti della relazione tra qua-lità delle cure territoriali e ospedalizzazione evitabile:età, prevalenza della patologia e propensione al rico-vero. La propensione al ricovero è stata misurataattraverso il rapporto tra il tasso di ricoveri effettuatinella regione dai residenti e il tasso di ricoveri osser-vato a livello nazionale per classe di età. Per l’aggiu-stamento dei tassi è stato utilizzato un modello diregressione binomiale, in cui il numero di ricoveriosservati era la variabile dipendente, mentre l’età deipazienti, la regione di ricovero, l’indicatore di propen-sione al ricovero e la prevalenza della patologia fun-gevano da variabili indipendenti. Nella fattispecie, siipotizza che l’età, la prevalenza della patologia e lapropensione al ricovero siano fattori potenzialmenteconfondenti della relazione tra la proporzione di rico-veri evitabili e il contesto territoriale. Il tasso aggiustato è, quindi, una funzione del parame-tro corrispondente alla variabile che nel modello iden-tifica le regioni, a parità dei fattori ritenuti confonden-ti. Permangono, nell’interpretazione, le limitazionidovute alla variabilità nella codifica delle Schede diDimissione Ospedaliera, fenomeno noto nella lettera-tura scientifica e che può condurre a una sottostima

della reale ospedalizzazione evitabile, in modo diffe-renziale da regione a regione.

Valore di riferimento/Benchmark. Valore mediodelle 3 regioni con il tasso più basso.

Descrizione dei risultatiIn Tabella 1 sono riportati i tassi grezzi e aggiustatiper le covariate prima descritte e i corrispondentirank. Non è stato possibile scorporare i dati relativialla prevalenza per le PA del Trentino-Alto Adige,mentre la Valle d’Aosta è stata aggregata con ilPiemonte perché questo è il livello minimo di aggre-gazione consentito dall’Indagine Multiscopodell’Istituto Nazionale di Statistica che è stata utiliz-zata per la procedura di aggiustamento. Dopo l’aggiu-stamento, le regioni con i tassi più bassi risultano col-locate nella zona centro-meridionale del Paese:Marche, Umbria, Sardegna, Toscana e Basilicata. Itassi più elevati si osservano tra le regioni settentrio-nali, in particolare in Veneto e Lombardia. L’aggiustamento ha mostrato i cambiamenti più rile-vanti, in termini di ranking, in Trentino-Alto Adige,Liguria ed Emilia-Romagna (meno tre posizioni).Negli ultimi 5 anni i tassi grezzi hanno fatto osserva-re un calo del 13,5%, passando dallo 0,38 allo 0,33per 1.000 (dati non presenti in tabella), calo appenasuperiore, in termini percentuali, a quello osservatoper il complesso dei Ricoveri Ordinari (-10%).

J. STOJANOVIC, A. ROSANO, P. FRANCESCONI, G. DAMIANI

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ASSISTENZA TERRITORIALE 359

Tabella 1 - Tasso (grezzo e aggiustato per 1.000) e rank (grezzo e aggiustato) delle dimissioni ospedaliere poten-zialmente evitabili per complicanze a lungo termine del diabete mellito nella popolazione di età 19 anni ed oltreper regione - Anno 2015

Regioni Tassi grezzi Tassi aggiustati Rank grezzo Rank aggiustato

Piemonte-Valle d’Aosta 0,24 0,21 6 7Lombardia 0,51 0,47 17 16Trentino-Alto Adige* 0,29 0,24 11 8Veneto 0,39 0,37 15 14Friuli Venezia Giulia 0,25 0,20 7 6Liguria 0,27 0,20 9 6Emilia-Romagna 0,38 0,31 14 11Toscana 0,20 0,18 5 4Umbria 0,15 0,12 3 2Marche 0,13 0,11 2 1Lazio 0,28 0,29 10 10Abruzzo 0,32 0,29 12 10Molise 0,26 0,21 8 7Campania 0,33 0,35 13 13Puglia 0,46 0,43 16 15Basilicata 0,19 0,19 4 5Calabria 0,29 0,32 11 12Sicilia 0,26 0,28 8 9Sardegna 0,12 0,16 1 3

*I dati disaggregati per le PA di Bolzano e Trento non sono disponibili.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO. Anno 2016. - Istat. Demografia in cifre per la popolazione - Istat. Indagine Multiscopo sullefamiglie “Aspetti della vita quotidiana”. Anno 2014.

Raccomandazioni di OsservasaluteSi raccomanda lo sviluppo di sistemi di valutazionemultidimensionali che valutino, contemporaneamen-te, le dimensioni della qualità delle cure, del guadagnodi salute e della sostenibilità economica. Si tratterebbe di affiancare, a questi indicatori di ospe-dalizzazione da calcolare sugli assistiti affetti dallecondizioni suscettibili di cure ambulatoriali ascrivibi-li, soprattutto, alla dimensione del guadagno di salute,altri indicatori da calcolare sugli stessi assistiti, piùdirettamente correlabili alla qualità delle cure territo-riali (indicatori di processo) ed alla sostenibilità eco-nomica (indicatori di spesa pro capite). Per conseguire questo obiettivo è necessario dotare ilSistema Sanitario Nazionale della capacità di effettua-re record-linkage con metodi omogenei in tutte leregioni.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ Quality Indicators. Prevention QualityIndicators: Technical Specifications. Department of Healthand Human Services. Agency for Healthcare Research and

Quality. October 2001 Version 3.2 (February 2008).Disponibile sul sito: www.qualityindicators.ahrq.gov(Accesso: ottobre 2008).(2) Francesconi P, Gini R, Maciocco G, Damiani G.(Primary care and chronic diseases: geographical differen-ces in avoidable hospitalization). Epidemiol Prev. Dicembre2011; 35 (5-6 Suppl 2): 128-9.(3) Pirani M, Schifano P, Agabiti N, et al. Ospedalizzazionepotenzialmente evitabile nella città di Bologna, 1997-2000:andamento temporale e differenze per livello di reddito.Epidemiologia e Prevenzione; 2006: 30: 169-177.(4) Purdy S, Griffin T, Salisbury C, Sharp D. Ambulatorycare sensitive conditions: terminology and disease codingneed to be more specific to aid policy makers and clinicians.Public Health. 2009; 123: 169-73.(5) Rosano A, Lauria L, Viola G, Burgio A, de Belvis AG,Ricciardi W, Guasticchi G, van der Zee J. Hospitalization forambulatory care sensitive conditions and the role of prima-ry care in Italian regions. Italian Journal of Public Health2011; 8: 75-86.(6) Istat Multiscopo Aspetti di vita quotidiana. Disponibilesul sito:http://siqual.istat.it/SIQual/visualizza.do?id=0058000.Accesso: novembre 2014.(7) Berwick DM, Nolan TW, Whittington J. The Triple Aim:Care, health, and cost. Health Affairs. 2008 May/June; 27(3): 759-769.

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360 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2016

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per broncopneumopatia cronicoostruttiva

Significato. La Broncopneumopatia CronicoOstruttiva (BPCO) è una condizione cronica che deter-mina un elevato carico di malattia nella popolazioneadulta e, soprattutto, anziana. Incluso tra i PreventionQuality Indicators dell’Agency for HealthcareResearch and Quality, il tasso di ricoveri nell’anziano

(65 anni ed oltre) per questa condizione “sensibile allecure ambulatoriali” intende misurare la qualità dei ser-vizi territoriali in termini di prevenzione e di cura pre-supponendo che, al migliorare di queste, diminuisca ilricorso all’ospedale.

Validità e limiti. La validità di questo indicatorecome misuratore della qualità dell’assistenza territo-riale è stata, negli ultimi anni, oggetto di critiche spe-cifiche. In questa sezione è stato, pertanto, adottato unmetodo di aggiustamento dei tassi che prende in con-siderazione variabili che la letteratura scientifica haindividuato come confondenti della relazione tra qua-lità delle cure territoriali e ospedalizzazione evitabile:età, prevalenza della patologia e propensione al rico-vero. La propensione al ricovero è stata misurataattraverso il rapporto tra il tasso di ricoveri effettuatinella regione dai residenti e il tasso di ricoveri osser-vato a livello nazionale per classe di età. Per l’aggiu-stamento dei tassi è stato utilizzato un modello diregressione binomiale in cui il numero di ricoveriosservati era la variabile dipendente, mentre l’età deipazienti, la regione di ricovero, l’indicatore di propen-sione al ricovero e la prevalenza della patologia fun-gevano da variabili indipendenti. Nella fattispecie, siipotizza che l’età, la prevalenza della patologia e lapropensione al ricovero siano fattori potenzialmenteconfondenti della relazione tra la proporzione di rico-veri evitabili e il contesto territoriale. Il tasso aggiustato è, quindi, una funzione del parame-tro corrispondente alla variabile che nel modello iden-tifica le regioni, a parità dei fattori ritenuti confonden-ti. Permangono nell’interpretazione le limitazionidovute alla variabilità nella codifica delle Schede diDimissione Ospedaliera, fenomeno noto nella lettera-

tura scientifica e che può condurre a una sottostimadella reale ospedalizzazione evitabile, in modo diffe-renziale da regione a regione.

Valore di riferimento/Benchmark.Valore medio del-le 3 regioni con il tasso più basso.

Descrizione dei risultatiIn Tabella 1 sono riportati i tassi grezzi e aggiustatiper le covariate prima descritte e i corrispondentirank. Non è stato possibile scorporare i dati relativialla prevalenza per le PA del Trentino-Alto Adige,mentre la Valle d’Aosta è stata aggregata con ilPiemonte perché questo è il livello minimo di aggre-gazione consentito dall’Indagine Multiscopodell’Istituto Nazionale di Statistica che è stata utiliz-zata per la procedura di aggiustamento. Il Trentino-Alto Adige risulta avvantaggiato dallaprocedura di aggiustamento (guadagnando sei posi-zioni nel rank). Viceversa, la Calabria e la Sardegnasono fortemente penalizzate e vanno a far parte delgruppo con i valori più elevati nel quale, oltre alleregioni meridionali si trovano anche l’Emilia-Romagna e la Lombardia.Negli ultimi 5 anni, i tassi grezzi hanno fatto osserva-re un calo del 36,1%, passando dal 4,07 al 2,60 per1.000 (dati non presenti in tabella), calo nettamentesuperiore in termini percentuali a quello osservatoper il complesso dei Ricoveri Ordinari (-10%).

J. STOJANOVIC, A. ROSANO, P. FRANCESCONI, G. DAMIANI

Tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per broncopneumopatia cronico ostruttiva*

*La formula non è esprimibile in quanto deriva dalla stima ottenuta da un modello di regressione.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 361

Tabella 1 - Tasso (grezzo e aggiustato per 1.000) e rank (grezzo e aggiustato) delle dimissioni ospedaliere poten-zialmente evitabili per broncopneumopatia cronico ostruttiva nella popolazione di età 65 anni ed oltre per regio-ne - Anno 2015

Regioni Tassi grezzi Tassi aggiustati Rank grezzo Rank aggiustato

Piemonte-Valle d’Aosta 1,71 2,07 5 6Lombardia 3,48 3,66 16 17Trentino-Alto Adige* 3,04 2,38 14 8Veneto 2,77 2,87 10 12Friuli Venezia Giulia 3,03 3,04 13 14Liguria 2,25 2,48 7 9Emilia-Romagna 4,09 3,80 18 18Toscana 1,22 1,26 1 1Umbria 3,27 3,00 15 13Marche 1,63 1,77 3 3Lazio 1,67 1,93 4 4Abruzzo 2,05 2,03 6 5Molise 2,68 2,67 9 10Campania 3,63 3,62 17 16Puglia 2,91 2,73 11 11Basilicata 2,05 2,20 6 7Calabria 2,46 3,09 8 15Sicilia 1,33 1,59 2 2Sardegna 3,01 6,32 12 19

*I dati disaggregati per le PA di Bolzano e Trento non sono disponibili.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO. Anno 2016. - Istat. Demografia in cifre per la popolazione - Istat. Indagine Multiscopo sullefamiglie “Aspetti della vita quotidiana”. Anno 2014.

Raccomandazioni di OsservasaluteSi raccomanda, tuttavia, lo sviluppo di sistemi di valu-tazione multidimensionali che valutino, contempora-neamente, le dimensioni della qualità delle cure, delguadagno di salute e della sostenibilità economica. Si tratterebbe di affiancare, a questi indicatori di ospe-dalizzazione da calcolare sugli assistiti affetti dallecondizioni suscettibili di cure ambulatoriali ascrivibi-li, soprattutto, alla dimensione del guadagno di salute,altri indicatori da calcolare sugli stessi assistiti, piùdirettamente correlabili alla qualità delle cure territo-riali (indicatori di processo) ed alla sostenibilità eco-nomica (indicatori di spesa pro capite). Per conseguire questo obiettivo è necessario dotare ilSistema Sanitario Nazionale della capacità di effettua-re record-linkage con metodi omogenei in tutte leregioni.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Guide to prevention qualityindicators: hospital admission for ambulatory care sensi-tive conditions (version 3.1). Rockville (MD): Agency forHealthcare Research and Quality (AHRQ); 2007 Mar 12.59 p. (AHRQ Pub; no. 02-R0203).(2) Francesconi P, Gini R, Maciocco G, Damiani G.[Primary care and chronic diseases: geographical diffe-rences in avoidable hospitalization]. Epidemiol Prev.Dicembre 2011; 35 (5-6 Suppl 2): 128-9.(3) Pirani M, Schifano P, Agabiti N, et al.Ospedalizzazione potenzialmente evitabile nella città diBologna, 1997-2000: andamento temporale e differenzeper livello di reddito. Epidemiologia e Prevenzione; 2006:30: 169-177.(4) Purdy S, Griffin T, Salisbury C, Sharp D. Ambulatorycare sensitive conditions: terminology and disease codingneed to be more specific to aid policy makers and clini-cians. Public Health. 2009; 123: 169-73.(5) Rosano A, Lauria L, Viola G, Burgio A, de Belvis AG,Ricciardi W, Guasticchi G, van der Zee J. Hospitalizationfor ambulatory care sensitive conditions and the role ofprimary care in Italian regions. Italian Journal of PublicHealth 2011; 8: 75-86.(6) Istat Multiscopo Aspetti di vita quotidiana.Disponibile sul sito: http://siqual.istat.it/SIQual/visualiz-za.do?id=0058000. Accesso: novembre 2014.

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362 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2016

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per insufficienza cardiaca senzaprocedure cardiache

Significato. L’insufficienza cardiaca è una condizionecronica che determina un elevato carico di malattianella popolazione adulta e, soprattutto, anziana.Incluso tra i Prevention Quality Indicatorsdell’Agency for Healthcare Research and Quality, iltasso di ricoveri senza procedure cardiache per questa

condizione “sensibile alle cure ambulatoriali” nell’an-ziano (65 anni ed oltre) intende misurare la qualità deiservizi territoriali in termini di prevenzione e di curapresupponendo che, al migliorare di queste, diminui-sca il ricorso all’ospedale.

Validità e limiti. La validità di questo indicatorecome misuratore della qualità dell’assistenza territo-riale è stata, negli ultimi anni, oggetto di critiche spe-cifiche. In questa sezione è stato, pertanto, adottato unmetodo di aggiustamento dei tassi che prende in con-siderazione variabili che la letteratura scientifica haindividuato come confondenti della relazione tra qua-lità delle cure territoriali e ospedalizzazione evitabile:età, prevalenza della patologia e propensione al rico-vero. La propensione al ricovero è stata misurataattraverso il rapporto tra il tasso di ricoveri effettuatinella regione dai residenti e il tasso di ricoveri osser-vato a livello nazionale per classe di età. Per l’aggiu-stamento dei tassi è stato utilizzato un modello diregressione binomiale in cui il numero di ricoveriosservati era la variabile dipendente, mentre l’età deipazienti, la regione di ricovero, l’indicatore di propen-sione al ricovero e la prevalenza della patologia fun-gevano da variabili indipendenti. Nella fattispecie, siipotizza che l’età, la prevalenza della patologia e lapropensione al ricovero siano fattori potenzialmenteconfondenti della relazione tra la proporzione di rico-veri evitabili e il contesto territoriale. Il tasso aggiustato è, quindi, una funzione del parame-tro corrispondente alla variabile che nel modello iden-tifica le regioni, a parità dei fattori ritenuti confonden-ti. Permangono nell’interpretazione le limitazionidovute alla variabilità nella codifica delle Schede diDimissione Ospedaliera, fenomeno noto nella lettera-tura scientifica e che può condurre a una sottostimadella reale ospedalizzazione evitabile, in modo diffe-renziale da regione a regione.

Valore di riferimento/Benchmark. Valore mediodelle 3 regioni con il tasso più basso.

Descrizione dei risultatiIn Tabella 1 sono riportati i tassi grezzi e aggiustatiper le covariate prima descritte e i corrispondentirank. Non è stato possibile scorporare i dati relativialla prevalenza per le PA del Trentino-Alto Adige,mentre la Valle d’Aosta è stata aggregata con ilPiemonte perché questo è il livello minimo di aggre-gazione consentito dall’Indagine Multiscopodell’Istituto Nazionale di Statistica che è stata utiliz-zata per la procedura di aggiustamento. L’assistenza territoriale per l’insufficienza cardiacanon mostra alcun trend geografico nei dati grezzi, conregioni appartenenti alle tre macroaree considerate(Nord, Centro e Sud ed Isole) del Paese che si trova-no sia nei primi sei che negli ultimi sei posti. La pro-cedura di aggiustamento ha un notevole impatto,modificando in termini positivi la posizione diTrentino-Alto Adige, Umbria, Friuli Venezia Giuliaed Emilia-Romagna, mentre fa regredire la posizionedi Basilicata, Calabria, Campania, Lazio e Sicilia. Itassi aggiustati rivelano, quindi, un divario geografi-co, a netto svantaggio delle regioni del Meridione.Negli ultimi 5 anni i tassi grezzi hanno fatto osserva-re un calo del 12,3%, passando dal 14,95 al 13,10 per1.000 (dati non presenti in tabella), calo analogo intermini percentuali a quello osservato per il comples-so dei Ricoveri Ordinari (-10%).

J. STOJANOVIC, A. ROSANO, P. FRANCESCONI, G. DAMIANI

Tasso di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per insufficienza cardiaca senza procedure cardiache*

*La formula non è esprimibile in quanto deriva dalla stima ottenuta da un modello di regressione.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 363

Tabella 1 - Tasso (grezzo e aggiustato per 1.000) e rank (grezzo e aggiustato) delle dimissioni ospedaliere poten-zialmente evitabili per insufficienza cardiaca senza procedure cardiache nella popolazione di età 65 anni ed oltreper regione - Anno 2015

Regioni Tassi grezzi Tassi aggiustati Rank grezzo Rank aggiustato

Piemonte-Valle d’Aosta 9,84 11,36 2 4Lombardia 12,84 12,47 7 8Trentino-Alto Adige* 15,80 10,07 17 2Veneto 15,16 13,79 15 11Friuli Venezia Giulia 13,24 11,67 9 6Liguria 11,17 11,09 5 3Emilia-Romagna 15,54 12,43 16 7Toscana 9,52 8,64 1 1Umbria 13,62 11,57 10 5Marche 13,88 14,54 12 13Lazio 13,13 15,12 8 15Abruzzo 18,24 16,70 19 16Molise 17,82 16,82 18 17Campania 13,78 14,17 11 12Puglia 14,02 12,78 13 9Basilicata 12,32 13,39 6 10Calabria 10,84 14,76 3 14Sicilia 14,12 17,63 14 18Sardegna 10,99 28,53 4 19

*I dati disaggregati per le PA di Bolzano e Trento non sono disponibili.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO. 2016. - Istat. Demografia in cifre per la popolazione - Istat. Indagine Multiscopo sulle famiglie“Aspetti della vita quotidiana”. Anno 2014.

Raccomandazioni di OsservasaluteSi raccomanda lo sviluppo di sistemi di valutazionemultidimensionali che valutino, contemporaneamen-te, le dimensioni della qualità delle cure, del guadagnodi salute e della sostenibilità economica. Si tratterebbe di affiancare, a questi indicatori di ospe-dalizzazione da calcolare sugli assistiti affetti dallecondizioni suscettibili di cure ambulatoriali ascrivibi-li, soprattutto, alla dimensione del guadagno di salute,altri indicatori da calcolare sugli stessi assistiti, piùdirettamente correlabili alla qualità delle cure territo-riali (indicatori di processo) e alla sostenibilità econo-mica (indicatori di spesa pro capite). Per conseguire questo obiettivo è necessario dotare ilSistema Sanitario Nazionale della capacità di effettua-re record-linkage con metodi omogenei in tutte leregioni.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Guide to prevention qualityindicators: hospital admission for ambulatory care sensitiveconditions (version 3.1). Rockville (MD): Agency forHealthcare Research and Quality (AHRQ); 2007 Mar 12. 59p. (AHRQ Pub; no. 02-R0203).(2) Francesconi P, Gini R, Maciocco G, Damiani G.[Primary care and chronic diseases: geographical differen-ces in avoidable hospitalization]. Epidemiol Prev. Dicembre2011; 35 (5-6 Suppl 2): 128-9.(3) Pirani M, Schifano P, Agabiti N, et al. Ospedalizzazionepotenzialmente evitabile nella città di Bologna, 1997-2000:andamento temporale e differenze per livello di reddito.Epidemiologia e Prevenzione; 2006: 30: 169-177.(4) Purdy S, Griffin T, Salisbury C, Sharp D. Ambulatorycare sensitive conditions: terminology and disease codingneed to be more specific to aid policy makers and clinicians.Public Health. 2009; 123: 169-73.(5) Rosano A, Lauria L, Viola G, Burgio A, de Belvis AG,Ricciardi W, Guasticchi G, van der Zee J. Hospitalization forambulatory care sensitive conditions and the role of prima-ry care in Italian regions. Italian Journal of Public Health2011; 8: 75-86.(6) Istat Multiscopo Aspetti di vita quotidiana. Disponibilesul sito:http://siqual.istat.it/SIQual/visualizza.do?id=0058000.Accesso: novembre 2014.

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364 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2016

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per asma in età pediatrica

Significato. Numerosi studi mettono in evidenza che,sia a livello individuale che di comunità, i bambiniricoverati frequentemente per asma tendono ad averemeno visite programmate a livello di assistenza terri-toriale e una minore aderenza alla terapia farmacolo-gica (1). Queste evidenze suggeriscono che una caren-te organizzazione dell’assistenza territoriale e unascarsa accessibilità alle cure possono essere responsa-bili di un aumentato ricorso alle cure ospedaliere (1,

2). Su queste basi concettuali, come propostodall’Agency for Healthcare Research and Quality, iltasso di ospedalizzazione per asma intende misurarela qualità dei servizi territoriali in termini di preven-zione, accesso alle cure e trattamento, presupponendoche, al migliorare di queste, diminuisca il ricorso alricovero in ospedale.Il presente indicatore è inserito nel Piano NazionaleEsiti con la granularità delle Aziende territoriali.

Tasso di dimissioni ospedaliere per asma*

Numeratore Dimissioni ospedaliere per asma di bambini di 0-17 anni**x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di 0-17 anni

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.**Sono escluse dal numeratore le dimissioni afferenti al MDC14 (gravidanza, parto e puerperio), i casi trasferiti da altro ospedale o da altrastruttura sanitaria e i casi con codici di diagnosi per fibrosi cistica o altre anomalie del sistema respiratorio.

Validità e limiti. La stima dei ricoveri ospedalieri perasma in età pediatrica può rappresentare un indicatorevalido e riproducibile dell’appropriatezza e dell’effica-cia del processo di assistenza rivolto al bambino. In viaindiretta, può fungere anche da strumento per valutarela qualità dell’organizzazione delle cure primarie. Un limite alla validità dell’indicatore può essere rap-presentato dalla completezza e dalla qualità dellecodifiche presenti nelle Schede di DimissioneOspedaliera (SDO). Una ulteriore cautela nell’inter-pretazione di questo indicatore riguarda la possibiledisomogeneità nelle abitudini di codifica e compila-zione delle SDO tra gli ospedali delle diverse regioni. Per meglio delineare la qualità dell’accesso ai serviziterritoriali, è consigliabile includere nell’indicatorenon solo i Ricoveri Ordinari (RO), ma anche i DayHospital (DH), poiché una quota considerevole delleospedalizzazioni evitabili per asma in età pediatricarientra in questo regime di ricovero, con notevoli dif-ferenze tra le regioni (3).

Valore di riferimento/Benchmark. Non essendopresenti riferimenti normativi o di letteratura, nelcommento dei risultati viene utilizzato come riferi-mento il valore nazionale. Per saggiare la differenza diogni tasso regionale rispetto al dato italiano sono sta-ti costruiti gli Intervalli di Confidenza (IC) al 95%,usando l’approssimazione normale alla distribuzionedi Poisson per gli eventi frequenti e la somma ponde-rata di parametri di Poisson per gli eventi rari (4, 5).Si è scelto di escludere dalle analisi il Lazio perché ilsuo tasso di ospedalizzazione, quasi quattro voltesuperiore rispetto a quello nazionale (2,72 per 1.000),non può ritenersi totalmente ascrivibile a differenze

nella qualità delle cure primarie. Una analisi seconda-ria condotta separatamente su RO e DH ha, infatti,mostrato che il tasso di ricovero in DH nel Lazio èaddirittura sei volte superiore al valore di riferimentonazionale (1,99 vs 0,32 per 1.000), rappresentando,quindi, una eccezione nel panorama italiano. È vero-simile che questa differenza sia dovuta alla gestioneamministrativa dei ricoveri in DH dell’OspedalePediatrico Bambino Gesù, che accoglie più del 40%delle ospedalizzazioni pediatriche del Lazio, i cuiricoverati sono, per oltre il 70%, residenti in regione.Come confermato dai dati divulgati dall’Agenzia diSanità Pubblica della Regione Lazio, infatti, in questastruttura è prassi aprire una SDO per ogni singoloaccesso, anche se relativo a uno stesso paziente (6).Pertanto, per permettere il confronto tra il dato del2015 e quello dell’anno precedente, il tasso nazionaledi ospedalizzazione del 2014 è stato ricalcolato esclu-dendo il Lazio.

Descrizione dei risultatiA livello nazionale, nel 2015, il tasso di ospedalizza-zioni per asma in età pediatrica è pari a 0,58 per1.000, in lieve flessione rispetto al 2014 (0,60 per1.000, -3,33%). In Tabella 1 vengono presentati i tas-si regionali, calcolati sull’intera popolazione pediatri-ca (0-17 anni) e stratificati per classe di età.Rispetto ai ragazzi di età compresa tra 15-17 anni, ilrischio di ricovero per asma è significativamente piùalto nei bambini al di sotto del 1° anno di vita (RischioRelativo-RR - RR=13,46; IC 95%=11,57-15,66), cosìcome nei soggetti di età 1-4 anni (RR=8,47; IC95%=7,36-9,76), 5-9 anni (RR=3,75; IC 95%=3,24-4,33) e 10-14 anni (RR=2,07; IC 95%=1,77-2,41)

M.P. FANTINI, J. LENZI, C. CECCOLINI

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ASSISTENZA TERRITORIALE 365

Tabella 1 - Tasso (specifico per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma in età pediatrica per regione - Anno2015

Regioni 0 1-4 5-9 10-14 15-17 Totale

Piemonte 0,96 0,42 0,31 0,05 0,05 0,25Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 0,00 0,88 0,00 0,17 0,57 0,33Lombardia 2,26 1,82 0,48 0,20 0,10 0,72Bolzano-Bozen 0,74 0,97 0,32 0,07 0,11 0,38Trento 0,42 0,48 0,15 0,07 0,00 0,19Veneto 0,56 0,45 0,20 0,18 0,06 0,24Friuli Venezia Giulia 0,45 0,90 0,34 0,19 0,10 0,38Liguria 0,86 1,14 1,42 1,48 0,48 1,19Emilia-Romagna 0,75 0,75 0,21 0,12 0,05 0,30Toscana 0,54 0,29 0,26 0,27 0,13 0,26Umbria 0,90 0,54 0,45 0,54 0,09 0,46Marche 1,42 0,99 0,24 0,10 0,14 0,40Abruzzo 0,99 1,02 0,29 0,14 0,08 0,40Molise 1,39 1,64 0,57 0,15 0,11 0,61Campania 4,75 1,78 1,01 0,59 0,22 1,07Puglia 3,16 1,57 0,62 0,26 0,12 0,72Basilicata 0,99 0,52 0,37 0,11 0,00 0,28Calabria 1,85 1,27 0,88 0,50 0,63 0,85Sicilia 1,40 1,33 0,63 0,24 0,08 0,60Sardegna 2,25 0,81 0,49 0,20 0,10 0,49Italia 1,83 1,15 0,51 0,28 0,14 0,58

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2016.

Grafico 1 - Tasso (standardizzato per 1.000) di dimissioni ospedaliere per asma in età pediatrica per regione -Anno 2015

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2016.

(dati non riportati in tabella).Nel Grafico 1 vengono illustrati i tassi standardizzatia livello regionale. Le regioni che presentano perfor-mance peggiori rispetto al dato nazionale sono laLombardia, la Liguria, la Campania, la Puglia e laCalabria, mentre in Molise, Sicilia e Sardegna il tassoè in linea con il valore italiano; in tutte le altre regio-ni i tassi di ospedalizzazione sono significativamente

inferiori al dato nazionale.È bene sottolineare che in Liguria, la regione con iltasso più elevato (1,19 per 1.000), oltre i due terzi del-le ospedalizzazioni per asma in età pediatrica avven-gono in regime di DH (72,03%), un dato estremamen-te decentrato rispetto alla quota di ricoveri per asma inDH osservata a livello nazionale (24,46%) (dati nonriportati in tabella).

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366 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2016

Raccomandazioni di OsservasaluteNell’anno 2015, in Italia il tasso di ospedalizzazionipotenzialmente evitabili per asma in età pediatrica èpari a 0,58 per 1.000. Il dato è basso e incoraggiante emostra una lieve diminuzione rispetto al 2014 (0,60per 1.000, -3,33%). In Liguria, tuttavia, si è assistito aun considerevole aumento delle ospedalizzazioni (da0,97 a 1,19 per 1.000, +22,68%) e a un’alta proporzio-ne di ricoveri in regime di DH (72,03%). La Campania, invece, pur mostrando una performan-ce non lontana da quella della Liguria (1,14 per1.000), ha visto una diminuzione del tasso da 1,33 a1,07 per 1.000 (-19,54%). In generale, solo 5 regionimanifestano un dato superiore al valore nazionale enon emerge un gradiente Nord-Sud ed Isole nel nume-ro di ospedalizzazioni.Stando alle evidenze della letteratura internazionale, ilrischio di ospedalizzazione per asma in età pediatricadiminuisce se vengono garantite una buona accessibi-lità alle strutture presenti sul territorio e una correttagestione del paziente dal punto di vista dell’appropria-tezza terapeutica e della continuità delle cure.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Pediatric quality indicators:technical specifications [version 4.5]. PDI #14 asthmaadmission rate. Rockville (MD): Agency for HealthcareResearch and Quality (AHRQ); 2013.(2) McDonald KM, Davies SM, Haberland CA, Geppert JJ,Ku A, Romano PS. Preliminary assessment of pediatrichealth care quality and patient safety in the United Statesusing readily available administrative data. Pediatrics 2008;122: e416-e425.(3) Luciano L, Lenzi J, McDonald KM, Rosa S, Damiani G,Corsello G, Fantini MP. Empirical validation of the“Pediatric Asthma Hospitalization Rate” indicator. Ital JPediatr 2014; 40: 7.(4) Chiang CL. Standard error of the age-adjusted deathrate. U.S. Department of Health, Education and Welfare:Vital Statistics Special Reports 1961; 47: 271-285.(5) Dobson AJ, Kuulasmaa K, Eberle E, Scherer J.Confidence intervals for weighted sums of Poisson parame-ters. Stat Med 1991; 10: 457-462.(6) Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio. I rico-veri in età pediatrica nel Lazio. Anno 2012. Roma: RegioneLazio; 2012.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 367

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per gastroenterite in età pediatrica

Significato. La gastroenterite è una malattia comunenei bambini e, per quanto alcuni ricoveri ad essa ricon-ducibili siano da considerarsi inevitabili, nella maggiorparte dei casi una tempestiva ed efficace cura a livelloterritoriale pare essere associata a una riduzione delrischio di ospedalizzazione (1, 2). Come per l’asma,anche nel caso delle gastroenteriti il tasso di ospedaliz-

zazione può descrivere la qualità dei servizi territoria-li in termini di accessibilità e di appropriatezza dellecure presupponendo che, al migliorare di queste, dimi-nuisca il ricorso al ricovero ospedaliero (1, 3, 4). Il presente indicatore è inserito nel Piano NazionaleEsiti con la granularità delle Aziende territoriali.

Tasso di dimissioni ospedaliere per gastroenterite*

Numeratore Dimissioni ospedaliere per gastroenterite di bambini di 0-17 anni**x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di 0-17 anni

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.**In diagnosi principale o diagnosi secondaria quando la diagnosi principale è la disidratazione.

Validità e limiti. La stima dei ricoveri ospedalieri pergastroenterite in età pediatrica può rappresentare unindicatore valido e riproducibile della tempestività,accessibilità e appropriatezza delle cure territorialirivolte al bambino; in via indiretta, può fungereanche da strumento per valutare la qualità dell’orga-nizzazione delle cure primarie. Un limite alla validità dell’indicatore in oggetto puòessere riconducibile alla completezza e alla qualitàdelle codifiche presenti nelle Schede di DimissioneOspedaliera (SDO). Una ulteriore cautela nell’inter-pretazione di questo indicatore riguarda la possibiledisomogeneità nelle abitudini di codifica e compila-zione delle SDO tra gli ospedali delle diverse regioni.Per meglio delineare la qualità dell’accesso ai serviziterritoriali, è consigliabile includere nel conteggiodelle ospedalizzazioni evitabili per gastroenterite nonsolo i Ricoveri Ordinari, ma anche i Day Hospital,poiché la loro quota, benché abbastanza contenuta alivello nazionale (circa il 2%), mostra una variabilitàabbastanza accentuata tra le regioni (5).

Valore di riferimento/Benchmark. Non essendopresenti riferimenti normativi o di letteratura, nelcommento dei risultati viene utilizzato come riferi-mento il valore nazionale. Per saggiare la differenza diogni tasso regionale rispetto al dato italiano sono sta-ti costruiti gli Intervalli di Confidenza (IC) al 95%,usando l’approssimazione normale alla distribuzione

di Poisson per gli eventi frequenti e la somma ponde-rata di parametri di Poisson per gli eventi rari (6, 7).

Descrizione dei risultatiA livello nazionale, nel 2015, il tasso di ospedalizza-zioni per gastroenterite in età pediatrica è pari a 2,79per 1.000, in lieve aumento rispetto al 2014 (2,58 per1.000, +8,14%). In Tabella 1 vengono presentati i tas-si regionali, calcolati sull’intera popolazione pediatri-ca (0-17 anni) e stratificati per classe di età.Rispetto ai ragazzi di età compresa tra 15-17 anni, ilrischio di ricovero per gastroenterite è significativa-mente più alto nei bambini al di sotto del 1° anno divita (Rischio Relativo-RR RR=30,28; IC 95%=27,81-32,96), così come nei soggetti di età 1-4 anni(RR=21,89; IC 95%=20,17-23,75), 5-9 anni (RR=4,56;IC 95%=4,18-4,96) e 10-14 anni (RR=1,79; IC95%=1,63-1,96) (dati non riportati in tabella).Nel Grafico 1 vengono illustrati i tassi standardizzatiper età a livello regionale. Si può osservare come leregioni del Mezzogiorno, ad eccezione dellaBasilicata, presentino performance generalmente peg-giori rispetto al dato nazionale, mentre le regioni delNord e del Centro mostrano tassi di ospedalizzazionesignificativamente inferiori al dato italiano. A confer-ma di quanto già osservato nel 2014, la regione con iltasso più alto è la Puglia (5,74 per 1.000), mentre iltasso più basso si registra nella PA di Trento (0,52 per1.000).

M.P. FANTINI, J. LENZI, C. CECCOLINI

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368 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2016

Tabella 1 - Tasso (specifico per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite in età pediatrica per regione- Anno 2015

Regioni 0 1-4 5-9 10-14 15-17 Totale

Piemonte 6,23 3,62 0,59 0,27 0,26 1,38Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 2,92 1,10 0,33 0,68 0,86 0,80Lombardia 12,86 7,64 1,43 0,56 0,41 2,94Bolzano-Bozen 7,39 6,88 1,00 0,56 0,57 2,41Trento 3,16 1,35 0,11 0,15 0,00 0,52Veneto 5,16 3,37 0,66 0,27 0,19 1,26Friuli Venezia Giulia 4,08 2,62 0,42 0,27 0,16 0,97Liguria 5,09 2,84 0,58 0,43 0,29 1,17Emilia-Romagna 9,00 5,02 0,94 0,31 0,26 1,97Toscana 3,91 2,54 0,42 0,20 0,16 0,94Umbria 7,52 5,22 0,77 0,47 0,40 1,91Marche 7,33 5,18 1,10 0,42 0,22 1,94Lazio 11,66 7,18 1,46 0,55 0,35 2,79Abruzzo 14,90 11,27 2,37 0,81 0,42 4,11Molise 14,41 14,43 2,91 0,53 0,34 4,57Campania 17,86 11,85 1,98 0,66 0,31 3,99Puglia 13,70 16,08 3,38 1,27 0,70 5,26Basilicata 7,40 6,76 1,82 0,71 0,24 2,39Calabria 10,76 8,95 2,36 0,61 0,50 3,28Sicilia 10,62 10,41 3,30 1,35 0,30 4,01Sardegna 12,23 11,65 2,46 1,10 0,62 4,10Italia 10,46 7,56 1,57 0,62 0,35 2,79

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2016.

Grafico 1 - Tasso (standardizzato per 1.000) di dimissioni ospedaliere per gastroenterite in età pediatrica perregione - Anno 2015

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2016.

Raccomandazioni di OsservasaluteNell’anno 2015, in Italia il tasso di ospedalizzazionipotenzialmente evitabili per gastroenterite in etàpediatrica è pari a 2,79 per 1.000. Questo valore, ben-ché contenuto, è più alto di quello registrato nel 2014(2,58 per 1.000, +8,14%).In linea con le precedenti rilevazioni, dalle analisi

emerge una evidente sperequazione dei servizi territo-riali regionali: l’Italia centro-settentrionale ha, infatti,una performance nettamente migliore rispetto alMezzogiorno, con la sola eccezione della Basilicata.Per meglio comprendere il fenomeno in esame e deli-neare, ove presenti, le differenze tra le regioni, si con-siglia di stratificare le analisi per classe di età (5).

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ASSISTENZA TERRITORIALE 369

Stando alle evidenze della letteratura internazionale, ilrischio di ospedalizzazione per gastroenterite in etàpediatrica diminuisce se vengono garantite una buonaaccessibilità alle strutture presenti sul territorio e unacorretta gestione del paziente dal punto di vista del-l’appropriatezza terapeutica e della continuità dellecure.

Riferimenti bibliografici(1) McDonald KM, Davies SM, Haberland CA, Geppert JJ,Ku A, Romano PS. Preliminary assessment of pediatrichealth care quality and patient safety in the United Statesusing readily available administrative data. Pediatrics 2008;122: e416-e425.(2) AHRQ quality indicators. Pediatric quality indicators:technical specifications [version 4.5]. PDI #16 gastroenteri-tis admission rate. Rockville (MD): Agency for HealthcareResearch and Quality (AHRQ); 2013.

(3) Beal AC, Co JP, Dougherty D, Jorsling T, Kam J, PerrinJ, Palmer RH. Quality measures for children’s health care.Pediatrics 2004; 113: 119-209.(4) Sedman A, Harris JM 2nd, Schulz K, SchwalenstockerE, Remus D, Scanlon M, Bahl V. Relevance of the Agencyfor Healthcare Research and Quality Patient SafetyIndicators for children’s hospitals. Pediatrics 2005; 115:135-145.(5) Lenzi J, Luciano L, McDonald KM, Rosa S, Damiani G,Corsello G, Fantini MP. Empirical examination of the indi-cator ‘pediatric gastroenteritis hospitalization rate’ based onadministrative hospital data in Italy. Ital J Pediatr 2014; 40:14.(6) Chiang CL. Standard error of the age-adjusted deathrate. U.S. Department of Health, Education and Welfare:Vital Statistics Special Reports 1961; 47: 271-285.(7) Dobson AJ, Kuulasmaa K, Eberle E, Scherer J.Confidence intervals for weighted sums of Poisson parame-ters. Stat Med 1991; 10: 457-462.

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aSSiStenZa territoriaLe 383

Assistenza Domiciliare Integrata

Significato. La crescente longevità della popolazioneitaliana, se da un lato rappresenta certamente un rile-vante esito del Servizio Sanitario Nazionale che hareso disponibili, universalmente, i progressi dell’inno-vazione scientifica e tecnologica, in particolare nelcampo dell’assistenza del paziente acuto e della pre-venzione, dall’altro si accompagna ad un progressivoincremento dell’incidenza e della prevalenza di pato-logie cronico-degenerative.È, infatti, in costante crescita la quota di persone ultra65enni, pari a circa 13,4 milioni nel 2016 (22,0% deltotale della popolazione, rispetto al 20,3% del 2010) e,secondo le previsioni dell’Istituto Nazionale diStatistica (Istat), proiettata a raggiungere il picco del32,0% nel 2043, di cui circa la metà ultra 80enni (1).Tale peculiare andamento si è determinato per ilcostante aumento della speranza di vita (80,6 anni pergli uomini e 85,0 anni per le donne nel 2015) che tor-na a salire nel 2016, principalmente, per la positivacongiuntura della mortalità oltre i 60 anni (2-4). Ilcombinarsi di una vita media in continuo aumento, daun lato, e il regime di persistente bassa fecondità, dal-l’altro, hanno fatto conquistare al nostro Paese unindice di vecchiaia che lo colloca al 2° posto nella gra-duatoria dei 27 Paesi europei: infatti, al 31 dicembre2015, nella popolazione residente in Italia si contava-no 161,4 persone con una età 65 anni ogni 100 gio-vani con una età <15 anni, in crescita rispetto all’an-no precedente (157,7 per 100 giovani) (5). Nella classe di età 65-69 anni e 75 anni ed oltre, le don-ne che soffrono di almeno una cronicità grave rappresen-tano, rispettivamente, circa il 28% e il 51%, mentre gliuomini che soffrono di almeno una cronicità grave sonocirca il 36% nella classe di età 65-69 anni e circa il 57%tra gli ultra 75enni (3). Le malattie cronico-degenerativeimpongono alla popolazione anziana, che spesso vive incondizioni di solitudine e fragilità (il 48,7% delle perso-ne che vivono sole ha più di 65 anni e l’11,1% ha più di85 anni), un peso elevato in termini di salute ed in termi-ni economici, a causa della lunga durata di queste malat-tie, della diminuzione della qualità della vita e dei costiper l’assistenza sanitaria (3). Al fine di garantire una assi-stenza appropriata ai pazienti non autosufficienti e incondizioni di fragilità, con patologie in atto o affetti daesiti delle stesse, sono necessari percorsi assistenzialiconsistenti in un insieme organizzato di trattamentimedici, infermieristici e riabilitativi, necessari per stabi-lizzare il quadro clinico, limitare il declino funzionale emigliorare la qualità della vita.L’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), introdotta perla prima volta dal Decreto del Presidente del Consigliodei Ministri il 29 novembre 2001 e ridefinita nel Decretodel Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 gennaio2017, secondo la definizione del Ministero della Salute

consiste in un insieme integrato di trattamenti sanitari esocio-sanitari, erogati al domicilio della persona nonautosufficiente e in condizioni di fragilità (6). L’ADIassicura, infatti, l’erogazione coordinata e continuativadi prestazioni sanitarie (mediche, infermieristiche e ria-bilitative) e socio-assistenziali (cura della persona, forni-tura dei pasti e cure domestiche) al domicilio, da parte didiverse figure professionali fra loro funzionalmentecoordinate nell’ambito del Distretto, come previsto siadalla normativa nazionale, inclusi gli Accordi CollettiviNazionali per la Medicina Generale che negli ultimi annihanno dato forte impulso alle cure a domicilio, sia dagliatti approvati dalle Regioni in materia di assistenzasocio-sanitaria.Le patologie che consentono l’avvio dell’ADI sonoquelle per le quali l’intervento domiciliare si presentaalternativo al ricovero ospedaliero e, salva diversadeterminazione concordata tra il medico responsabiledell’attività sanitaria a livello distrettuale e il Medico diMedicina Generale (MMG) in relazione alla situazionesocio-ambientale ed al quadro clinico, le ipotesi di atti-vazione dell’intervento si riferiscono a malati termina-li, malattie progressivamente invalidanti e che necessi-tano di interventi complessi, incidenti vascolari acuti,gravi fratture in anziani, forme psicotiche acute gravi,riabilitazione di pazienti vasculopatici, riabilitazione inpazienti neurolesi, malattie acute temporaneamenteinvalidanti nell’anziano e dimissioni protette da struttu-re ospedaliere. In relazione al bisogno clinico, funzio-nale e sociale del paziente si possono individuare inter-venti di ADI con livelli crescenti di intensità e comples-sità assistenziale. Le cure domiciliari integrate sonocoadiuvate da prestazioni di aiuto personale e assisten-za tutelare alla persona, generalmente erogate dai servi-zi sociali del Comune di residenza dell’assistito. A pre-scindere dalle forme dell’ADI, la responsabilità clinicaè del MMG o del Pediatra di Libera Scelta che ha incarico il paziente. L’équipe multidisciplinare, che hasede organizzativa nel Distretto sanitario di residenzadel paziente, è costituita, a seconda dei casi, da uninfermiere professionale, un fisioterapista, un assisten-te sociale, un operatore socio-assistenziale e da medicispecialisti necessari alla patologia del paziente. Ciòpermette la valutazione multidimensionale del bisognoclinico e consente la presa in carico della persona e ladefinizione del “Progetto di Assistenza Individuale”(PAI) socio-sanitario integrato. L’ADI costituisce, pertanto, un servizio in grado digarantire una adeguata continuità ai bisogni di salute,anche complessi, delle persone non autosufficienti, aifini della gestione della cronicità e della prevenzionedelle possibili ulteriori complicanze che possonodeterminare o peggiorare la disabilità.

S. TARDIVO, A. CARLI, C. COPPO, A. POLI, E. SANTORI, L. DI MINCO

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384 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2017

Validità e limiti. I dati per la costruzione degli indi-catori sono stati ricavati attraverso il SistemaInformativo Assistenza Domiciliare (SIAD) (DM 17ottobre 2008) e dall’Istat. Questo flusso dati è fontedella valutazione per la Griglia dei Livelli Essenzialidi Assistenza (LEA) a partire dall’anno 2013. Taleflusso di dati, anche se risulta ancora in corso diimplementazione, una volta raggiunta la completa epiena applicazione permetterà di valutare il percorsodi cura nelle sue diverse fasi e la complessità dell’as-sistenza erogata. Gli indicatori ad oggi calcolabilisono quelli di attività. È per questo che non è possibi-le una esaustiva riflessione sulla qualità dell’ADI ero-gata dalle Aziende Sanitarie Locali e sulla tipologiadei casi trattati.La mancanza di un sistema di classificazione omoge-neo e condiviso a livello nazionale per la valutazionedei bisogni assistenziali, oltre alla presenza di diversemodalità organizzative e assistenziali adottate nellevarie Regioni (formulazione, erogazione e remunera-zione del PAI) comportano una sensibile limitazionenella validità di un confronto inter-regionale.

Valore di riferimento/Benchmark. In assenza di unvalore di riferimento legislativo e di omogeneità neimodelli organizzativi, gli indicatori analizzati posso-no essere considerati in riferimento al valore mediodelle regioni che presentano valori superiori al datonazionale. Mutuando l’esperienza dal monitoraggioLEA sull’Assistenza Distrettuale Anziani (dalDocumento Ministeriale Adempimento “mantenimen-to dell’erogazione dei LEA”), per la definizione dellesoglie è stato calcolato il valore mediano ed il 30° per-centile della distribuzione.

Descrizione dei risultatiA livello nazionale, nel corso del 2015, sono state ero-

gate, complessivamente, 390.990 prese in carico aldomicilio dei pazienti. Il numero degli assistiti trattatiin ADI si presenta in crescita, attestandosi ad un valorepari a 0,67 casi (per 100 residenti), con un incrementodel 15,5% rispetto al 2014 (Grafico 1). Permane, tutta-via, nel confronto con l’anno precedente, una notevolevariabilità, legata alla disomogeneità regionale: si va,infatti, da un tasso minimo di 0,10 per 100 assistiti inADI della Valle d’Aosta, ad un valore massimo di 1,18per 100 dell’Emilia-Romagna, cui seguono il Molise ela Liguria (1,17 e 1,10 per 100, rispettivamente)(Tabella 1).L’accorpamento per macroaree dei dati relativi al tas-so di assistiti in ADI mostra importanti disomogenei-tà: si passa, infatti, da un valore di 0,80 per 100 delleregioni del Nord ad un tasso sovrapponibile di 0,55per 100 delle regioni del Centro e del Sud ed Isole.Rispetto al 2014, i valori risultano in crescita per tut-te le ripartizioni; in particolare, per il Meridione siconferma un trend di forte crescita (+30,9%) (Grafico1). Applicando come valori di riferimento la medianaed il 30° percentile della distribuzione del tasso diassistititi in ADI pari, rispettivamente, a 0,64 e 0,55casi per 100 residenti, si riscontra che, seppure in pre-senza di un gradiente Nord-Sud ed Isole, vi è un cre-scente ricorso all’assistenza domiciliare anche nelleregioni del Meridione.La percentuale di ADI erogata a soggetti anziani è pariall’88,0% del totale, valore in lieve ascesa rispetto al2014 (+1,0%). A livello regionale, la Valle d’Aostapresenta il valore più basso (76,9%) di anziani assisti-ti in ADI, mentre l’Umbria mostra i valori più elevati(90,9%), seguita dalla Liguria (90,6%). Una notevolevariabilità è presente, invece, nel numero di anzianitrattati in ADI riferito alla stessa popolazione anzianaresidente: per i soggetti di età 65 anni assistiti in ADIsi passa, difatti, da 0,36 casi per 100 nella Valle

Tasso di assistiti in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistiti che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata*x 100

Denominatore Popolazione media residente

Tasso di assistiti anziani in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistiti di età 65 anni ed oltre che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata*x 100

Denominatore Popolazione media residente di età 65 anni ed oltre

Tasso di assistiti in fase terminale in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistiti in fase terminale che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata*x 100.000

Denominatore Popolazione media residente

*Si considerano gli assistiti con prese in carico già aperte al 1 gennaio o aperte nel corso dell’anno per le quali sia stato inviato almeno unaccesso.

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d’Aosta a 4,43 per 100 casi in Emilia-Romagna(Tabella 1). Applicando come valori di riferimento lamediana ed il 30° percentile della distribuzione deltasso di assistiti anziani in ADI pari, rispettivamente,a 2,56 e 2,14 casi per 100 anziani residenti, si riscon-tra che, seppure in presenza di un gradiente Nord-Suded Isole vi è, comunque, un crescente ricorso all’assi-stenza domiciliare diffuso anche alle regioni delMeridione.

Il numero di ADI rivolte ai pazienti terminali costitui-scono l’8,6% del totale. A livello regionale laCampania presenta il valore più basso (3,7 casi per100.000) mentre la PA di Trento il valore più elevato(165,9 casi per 100.000). Dall’accorpamento per macroaree si evidenzia comenelle regioni del Nord vi sia il tasso più elevato (66,5per 100.000) rispetto alle regioni meridionali e centrali(rispettivamente, 53,3 e 42,1 per 100.000) (Grafico 2).

Grafico 1 - Tasso (valori per 100) di assistiti in Assistenza Domiciliare Integrata per macroarea - Anni 2013-2015

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale della Digitalizzazione, del Sistema Informativo Sanitario e della Statistica. UfficioSistema Informativo Sanitario Nazionale. Anno 2017.

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386 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2017

tabella 1 - Assistiti, anziani assistiti e assistiti in fase terminale (valori per 100 e tasso per 100) in AssistenzaDomiciliare Integrata per regione e macroarea - Anno 2015

regioni/macroaree assistiti tassi di assistiti anziani assistiti tassi di assistiti in fase tassi di assistitianziani assistiti terminale in fase terminale

Piemonte 40.083 0,91 87,1 3,21 11,9 107,8Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 134 0,10 76,9 0,36 29,1 30,5Lombardia 64.077 0,64 87,0 2,56 4,6 29,6Bolzano-Bozen n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.Trento 4.993 0,93 86,9 3,86 17,9 165,9Veneto 29.854 0,61 87,8 2,44 9,8 59,3Friuli Venezia Giulia 9.690 0,79 87,6 2,74 7,9 62,3Liguria 17.347 1,10 90,6 3,54 6,7 73,3Emilia-Romagna 52.289 1,18 88,7 4,43 8,9 104,6Toscana 31.823 0,85 89,5 3,06 8,7 73,6Umbria 5.031 0,56 90,9 2,07 11,3 63,4Marche 7.778 0,50 89,1 1,88 11,1 55,6Lazio 21.605 0,37 89,9 1,58 4,2 15,3Abruzzo 12.658 0,95 89,2 3,73 10,3 98,6Molise 3.643 1,17 88,4 4,39 1,9 22,7Campania 16.011 0,27 87,9 1,36 1,4 3,7Puglia 22.294 0,55 84,6 2,23 13,6 74,3Basilicata 3.165 0,55 88,5 2,24 5,5 30,1Calabria 7.501 0,38 85,4 1,59 8,2 31,1Sicilia 41.014 0,81 87,7 3,53 11,7 94,7Sardegna n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.italia 390.990 0,67 88,0 2,68 8,6 57,1Nord 218.467 0,80 87,8 3,06 8,3 66,5Centro 66.237 0,55 89,7 2,16 7,7 42,1Sud ed Isole 106.286 0,55 87,1 2,43 9,6 53,3

n.d. = non disponibile.nota: sono escluse dal calcolo dell’indicatore per macroarea e cumulativo nazionale le regioni e PA per le quali non sono disponibili i dati.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale della Digitalizzazione, del Sistema Informativo Sanitario e della Statistica. UfficioSistema Informativo Sanitario Nazionale. Anno 2017.

Grafico 2 - Tasso (valori per 100.000) di pazienti terminali trattati in Assistenza Domiciliare Integrata permacroarea - Anno 2015

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale della Digitalizzazione, del Sistema Informativo Sanitario e della Statistica. UfficioSistema Informativo Sanitario Nazionale. Anno 2017.

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Raccomandazioni di OsservasaluteL’analisi dei dati evidenzia, per l’anno 2015, un incre-mento a livello nazionale dell’attività dell’ADI nell’ot-tica di una sempre maggiore implementazione deimodelli organizzativi sanitari delle cure primarie.Tale incremento è in linea con gli obiettivi posti alleRegioni per la diminuzione dell’ospedalizzazione attra-verso l’erogazione di forme assistenziali alternative alricovero ospedaliero, anche alla luce di quanto previstodal D. Lgs. n. 135/2012, la cosiddetta spending reviewdella sanità (tasso di ospedalizzazione complessivo paria 160 per 1.000, durata media di degenza per i ricoveriordinari <7 giorni, tasso occupazione dei posti letto dialmeno il 90%). Dall’analisi dei dati relativi al tasso di assistiti in ADInel 2015, accorpati per macroaree, emerge che in quasitutte le regioni si registra un incremento rispetto all’an-no precedente, seppure permangono importanti diso-mogeneità interregionali. In particolare, nonostantel’aumento del tasso di assistiti più marcato nelle regio-ni del Meridione e del Centro, persiste un gradienteNord-Sud ed Isole. Sebbene la non omogenea applicazione del flussoSIAD rendano difficile una completa valutazione delledifferenze rilevate, con il consolidamento di tale flussosi avrà a disposizione una migliore possibilità di analiz-zare le diverse fasi del percorso e la caratterizzazione di

profili di cura domiciliari. La completezza del flussoSIAD consentirà così di valutare l’intensità e la com-plessità dell’assistenza erogata e la natura del bisognocoerentemente a quanto definito dai LEA anche in pre-senza di modelli organizzativi eterogenei nei diversicontesti regionali.

riferimenti bibliografici(1) Indicatori demografici Statistiche Demografiche Istat.Disponibile sul sito:http://demo.istat.it/pop2014/index3.html. Ultimo accesso indata 13 novembre 2017.(2) Istat. Indicatori di Mortalità della popolazione residente- anno 2016. Disponibile sul sito:www.istat.it/it/files/2017/10/indicatori-mortalita.pdf Ultimoaccesso in data 28 novembre 2017.(3) Istat. Tendenze demografiche e trasformazioni sociali.Nuove sfide per il sistema del welfare. Disponibile sul sito:www.istat.it/it/files/2014/05/cap4.pdf. Ultimo accesso indata 13 novembre 2017.(4) Istat. Come saranno gli anziani nel 2040. Disponibile sulsito: www.istat.it/it/files/2010/12/Formiche.pdf. Ultimoaccesso in data 13 novembre 2017.(5) Istat. Annuario Statistico Italiano 2016. Disponibile sulsito: www.istat.it/it/files/2016/12/Asi-2016.pdf. Ultimoaccesso 13 novembre 17.(6) Ministero della Salute. Assistenza Domiciliare.Disponibile sul sito:www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italia-no&id=139&area=Servizi_al_cittadino_e_al_paziente.Ultimo accesso in data 13 novembre 2017.

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388 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2017

Posti letto residenziali di tipo socio-sanitario per persone con disabilità eanziani

Significato. Le strutture residenziali di tipo socio-sanitario forniscono assistenza e cure mediche di lun-go periodo a persone in condizione di non autosuffi-cienza o con elevata necessità di tutela sanitaria. I ser-vizi erogati includono sia prestazioni prettamentesanitarie (cure mediche e infermieristiche, trattamentiriabilitativi e somministrazioni di terapie) con diversilivelli di intensità, sia prestazioni a carattere socialecome, ad esempio, i servizi di cura alla persona (aiutiper il movimento, per l’alimentazione e per l’igienepersonale). La loro attività occupa un ruolo rilevante nell’ambitodel processo di integrazione tra assistenza sanitaria e

assistenza sociale.L’indicatore proposto permette di confrontare l’entitàdell’offerta di residenzialità destinata agli anziani ealle persone con disabilità; i dati sono stati rilevati conl’indagine dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat)sui presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari.Le strutture considerate sono quelle caratterizzate dauna significativa componente sanitaria (presenza dialmeno una figura che svolge attività di tipo socio-sanitario oltre al Medico di Medicina Generale) cheforniscono, in prevalenza, ospitalità ad anziani, a per-sone con disabilità e con patologie psichiatriche.

Tasso di posti letto per persone con disabilità e anziani non autosufficienti

Numeratore Posti letto per target di utenzax 10.000

Denominatore Popolazione media residente per la stessa fascia di età

Rapporto tra posti letto e beneficiari di prestazioni per la disabilità

Numeratore Posti letto per target di utenzax 10.000

Denominatore Beneficiari di prestazioni per la disabilità per la stessa fascia di età

Validità e limiti. Il primo indicatore è stato costruitoper due diversi target di utenza: anziani non autosuf-ficienti (persone di età >65 anni non autosufficienti) epersone con disabilità (persone di età <65 anni condisabilità fisica, psichica, sensoriale e/o con patologiepsichiatriche); l’assegnazione dei posti letto al targetdi utenza è stata effettuata sulla base delle prevalenzedi assistiti dichiarate dalle strutture censite. Pertanto,non si esclude che i posti letto possano essere utilizza-ti anche per altre tipologie di utenti.Eventuali variazioni rispetto agli anni precedenti pos-sono derivare da alcuni cambiamenti che hanno riguar-dato i criteri di classificazione dei target di utenzaaddottati a partire dall’indagine relativa all’anno 2014. I dati sulla base dei quali è stato costruito l’indicatoresono stati ponderati per tenere conto del numero distrutture che non hanno risposto alla rilevazione, cir-ca il 22% dell’universo di riferimento. Al fine di valu-tare l’effetto sulla precisione dell’indicatore dellemancate risposte, è stato calcolato il coefficiente divariazione percentuale che rappresenta la quota per-centuale dell’errore sulla stima puntuale.Il secondo indicatore è stato costruito rapportando iposti letto di ciascun target di utenza prevalente(anziani non autosufficienti e persone con disabilità) ai“beneficiari di pensioni per persone con disabilità” sti-mati dall’Istat attraverso i dati provenienti dalCasellario centrale dei pensionati, nel quale l’Istituto

Nazionale della Previdenza Sociale raccoglie i princi-pali dati sulle prestazioni pensionistiche erogate da tut-ti gli Enti previdenziali italiani, sia pubblici sia privati.L’obiettivo è quello di rapportare l’offerta residenzia-le ad una misura che meglio rappresenti la dimensio-ne del bisogno di assistenza residenziale. È importante sottolineare che il numero di beneficiaridi pensioni per persone con disabilità, pur rappresen-tando una sovrastima della domanda di servizi resi-denziali, fornisce una dimensione che, rispetto allapopolazione complessiva, ricalca più adeguatamentesul territorio la distribuzione della domanda potenzia-le di assistenza residenziale.Per avere una stima più accurata della domanda com-plessiva di residenzialità, sarebbe opportuno conosce-re anche l’entità del bisogno assistenziale e la presen-za di servizi alternativi di tipo domiciliare.Per entrambi gli indicatori è importante sottolineare chepiccole variazioni temporali dei tassi a livello regiona-le potrebbero essere dovute a variazioni nel tasso dirisposta e, quindi, al sistema di riponderazione dei datie non a variazioni effettive dei livelli di offerta.

Valore di riferimento/Benchmark. Risulta difficol-toso individuare un valore di riferimento, poiché ilrapporto ideale tra posti letto residenziali e popolazio-ne dipende dall’offerta di forme di assistenza alterna-tive e dall’orientamento delle singole regioni.

C. DI PRIAMO

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Descrizione dei risultatiIn Italia, i posti letto destinati ad accogliere anziani epersone con disabilità sono, complessivamente,287.853, pari a 47,4 ogni 10.000 abitanti. La parte piùampia dell’offerta è destinata ad accogliere anzianinon autosufficienti (169,3 per 10.000); quote residua-li sono, invece, rivolte ad utenti con disabilità (12,9per 10.000). L’analisi territoriale evidenzia forti diva-ri tra le ripartizioni, con un’offerta che si concentrasoprattutto nelle regioni del Nord e subisce consisten-ti riduzioni nelle altre aree del Paese. I più alti livellidi offerta complessiva si registrano nella PA di Trentocon 100,6 per 10.000; la più bassa dotazione di postiletto si riscontra nelle regioni meridionali e, nello spe-

cifico, in Campania con 7,7 per 10.000. Per quanto riguarda gli anziani, il tasso più elevato siregistra nella PA di Bolzano (427,7 per 10.000), men-tre l’offerta più bassa si rileva in Campania dove illivello dei tassi scende a 13,7 per 10.000. La quota diposti letto dedicati alle persone con disabilità raggiun-ge il livello massimo in Liguria (31,7 per 10.000),mentre i valori minimi si registrano in Campania, conun tasso di 6,3 per 10.000 (Tabella 1). Se consideriamo il secondo indicatore, il gradienteNord-Sud ed Isole aumenta per entrambi i target diutenza, l’offerta di servizi residenziali è molto piùbassa nel Meridione, dove la quota di percettori dipensioni risulta essere maggiore (Grafico 1).

tabella 1 - Tasso (valori per 10.000) di posti letto nelle strutture socio-sanitarie per le persone con disabilità eper gli anziani non autosufficienti e coefficiente di variazione (valori per 100) per regione - Anno 2015

regioni Persone con anziani totale Coefficientedisabilità non autosufficienti di D %

Piemonte 18,4 244,0 74,3 1,0Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 20,6 340,5 93,6 0,0Lombardia 14,5 271,0 70,7 1,0Bolzano-Bozen 13,3 427,7 92,6 0,0Trento 25,5 381,6 100,6 0,0Veneto 14,2 281,5 73,0 0,5Friuli Venezia Giulia 18,7 304,3 91,4 3,3Liguria 31,7 178,2 73,0 2,8Emilia-Romagna 10,1 310,1 80,9 0,9Toscana 10,8 144,0 44,0 1,8Umbria 12,9 90,8 32,3 0,6Marche 12,3 193,1 55,8 1,6Lazio 12,6 44,5 19,3 2,7Abruzzo 9,0 77,3 24,7 2,2Molise 7,7 71,8 22,9 3,8Campania 6,3 13,7 7,7 3,3Puglia 7,2 63,2 18,9 2,0Basilicata 7,4 125,3 27,5 0,0Calabria 10,1 50,1 18,3 5,1Sicilia 14,9 61,7 24,4 3,6Sardegna 18,4 72,1 30,3 2,5italia 12,9 169,3 47,4 0,3

Fonte dei dati: Elaborazioni su dati Istat. “Indagine presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari”. Anno 2017.

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390 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2017

Raccomandazioni di OsservasaluteL’attività delle strutture residenziali si inquadra nel-l’ambito dell’assistenza integrata di tipo sociale esanitaria prevista dalla Legge n. 328/2000, che rappre-senta una risposta mirata ai bisogni di particolarigruppi di popolazione, come le persone con disabilitàe gli anziani. È una tipologia di assistenza di lungoperiodo che rappresenta una efficace alternativa aduna ospedalizzazione impropria e una soluzione pal-liativa alla mancanza di una rete di aiuti, formali einformali, che permetta di fornire al paziente una assi-stenza più prossima ai suoi bisogni, come l’assistenzadomiciliare.È auspicabile, per l’immediato futuro, che si riducanoi divari territoriali evidenziati dagli indicatori di offer-

ta e attività e, nel medio-lungo termine, che si superianche questa tipologia di assistenza residenziale afavore di forme di intervento che permettano alpaziente di rimanere nel suo abituale ambito di vita.Infatti, spesso molti utenti ospiti di queste strutturefiniscono per essere vittime di un confinamento dallasocietà civile, perdendo qualsiasi possibilità di inte-grazione e di partecipazione sociale.

riferimenti bibliografici(1) Ministero della Salute. Schema di Piano SanitarioNazionale 2011-2013.(2) Giannakouris K, Population and social conditions,Eurostat, statistics in focus 72/2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2: 199-232.

Grafico 1 - Rapporto (valori per 10.000 beneficiari di pensioni per persone con disabilità) di posti letto nellestrutture socio-sanitarie per le persone con disabilità e per gli anziani non autosufficienti per regione - Anno 2015

Fonte dei dati: Elaborazioni su dati Istat. Indagine presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari. Anno 2015 - Dati provvisori. Inps:Casellario centrale dei pensionati. Anno 2017.

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Ospiti anziani e con disabilità nei presidi residenziali

Significato. Nel nostro Paese la quota di anziani e dipersone con disabilità continua ad aumentare comeconseguenza dell’ormai consolidato processo d’in-vecchiamento che coinvolge tutti i Paesi occidentali.La necessità di rispondere adeguatamente ad una cre-scente domanda di assistenza a lungo termine diventauno dei principali obiettivi del nostro sistema di wel-fare che deve trovare risposte appropriate disponendodi risorse finanziare limitate. Le soluzioni finora pro-poste mirano a favorire lo sviluppo di forme di assi-stenza domiciliare e ad incrementare l’assistenza resi-denziale nei casi in cui le cure a domicilio non risulti-no praticabili (per difficoltà della famiglia o per l’ele-vato livello assistenziale richiesto).

In questo paragrafo è stata presa in considerazione l’at-tività di assistenza socio-sanitaria erogata a favore deglianziani non autosufficienti (di età >65 anni) e delle per-sone con disabilità (<65 anni con disabilità fisica, psi-chica, sensoriale o persone con patologia psichiatrica).Le strutture considerate sono state quelle erogatrici diassistenza con una rilevante componente sanitaria,rilevate con l’indagine dell’Istituto Nazionale diStatistica sui presidi residenziali socio-assistenziali esocio-sanitari. Pertanto, sono state selezionate le strut-ture residenziali caratterizzate dalla presenza di alme-no una figura professionale, oltre al Medico diMedicina Generale, che svolge attività di tipo socio-sanitario.

Tasso di ospiti anziani nei presidi residenziali

Numeratore Ospiti anziani nei presidi residenziali x 10.000

Denominatore Popolazione media residente della stessa fascia di età

Tasso di ospiti adulti e minori con disabilità nei presidi residenziali

Numeratore Ospiti adulti e minori con disabilità nei presidi residenzialix 10.000

Denominatore Popolazione media residente della stessa fascia di età

Validità e limiti. Gli indicatori calcolati mostrano unadiscreta variabilità regionale che può dipendere dadiversi fattori, quali una diversa capacità di risposta acondizioni di bisogno, un diverso livello di offertaresidenziale e una diversa organizzazione della retesocio-assistenziale.L’indagine condotta sui presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari ha fatto registrare, perl’anno 2015, un tasso di risposta pari a circa il 78%.Al fine di tener conto delle mancate risposte e dell’ef-fetto che queste hanno sulla precisione degli indicato-ri è stato calcolato il coefficiente di variazione percen-tuale che rappresenta la quota percentuale dell’erroresulla stima puntuale.Eventuali variazioni rispetto agli anni precedenti pos-sono derivare da alcuni cambiamenti che hannoriguardato i criteri di classificazione dei target diutenza adottati nell’indagine relativa all’anno 2015.

Valore di riferimento/Benchmark. Risulta difficolto-so individuare un valore di riferimento, poiché la quotadi soggetti istituzionalizzati dipende dal diverso livellodi offerta residenziale presente sul territorio e da unadiversa organizzazione della rete socio-assistenziale.

Descrizione dei risultatiGli anziani ospiti dei presidi residenziali sono, comples-

sivamente, 215.894 (161,5 per 10.000 anziani residenti).Molti meno sono gli adulti e i minori con disabilità ospi-ti dei presidi, rispettivamente, 45.832 (12,3 per 10.000adulti residenti) e 1.584 (1,6 per 10.000 minori residen-ti). In linea con il quadro di offerta, il maggiore ricorsoall’istituzionalizzazione si riscontra nelle regioni delNord, soprattutto per gli anziani, per i quali i tassi di rico-vero più elevati si registrano nelle PA di Trento eBolzano (rispettivamente, 399,6 e 395,9 per 10.000anziani residenti).Nel Meridione, il tasso di ricovero si riduce considere-volmente e tocca i valori minimi in Campania, dove per10.000 anziani residenti risultano ricoverati 16,7 anzianinon autosufficienti, valori fortemente al di sotto del livel-lo nazionale (161,5 per 10.000).Risultati simili si ottengono dall’analisi degli indicatoririferiti agli ospiti adulti con disabilità: la Liguria fa regi-strare il più alto tasso di ricovero (24,6 ospiti adulti per10.000 adulti residenti), mentre le regioni del Meridionepresentano i valori minimi. L’andamento regionale risul-ta confermato anche in riferimento agli ospiti minori condisabilità. Per questa categoria di ospiti il Piemonte risul-ta essere la regione con il più elevato tasso di ricovero(4,0 per 10.000 residenti), mentre i tassi più bassi si regi-strano, soprattutto, nelle regioni meridionali con valori aldi sotto dell’unità in Abruzzo, Campania, Puglia eCalabria (Tabella 1).

C. DI PRIAMO

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392 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2017

tabella 1 - Tasso (valori per 10.000) di ospiti anziani non autosufficienti, adulti con disabilità e minori con disa-bilità assistiti nei presidi residenziali e coefficiente di variazione (valori per 100) per regione - Anno 2015

anziani non autosufficienti adulti con disabilità minori con disabilitàregioni tassi Coefficiente tassi Coefficiente tassi Coefficiente

di D % di D % di D %

Piemonte 236,8 1,0 15,5 1,5 4,0 4,8Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 309,5 0,0 16,1 0,0 2,4 0,0Lombardia 272,7 0,7 14,1 1,2 1,7 6,3Bolzano-Bozen 395,9 0,0 14,1 0,0 2,5 0,0Trento 399,6 0,0 20,0 0,0 1,1 0,0Veneto 268,8 0,4 15,1 0,5 1,9 2,5Friuli Venezia Giulia 295,8 3,0 16,9 3,9 0,6 13,8Liguria 190,7 2,7 24,6 3,4 2,9 11,2Emilia-Romagna 247,3 0,9 12,8 1,3 0,6 6,8Toscana 135,6 1,5 10,8 2,5 1,1 7,8Umbria 88,1 0,9 15,5 1,0 2,0 4,1Marche 162,2 1,1 14,3 1,4 1,5 10,0Lazio 45,8 3,4 10,2 3,5 1,0 11,2Abruzzo 76,3 1,6 7,1 2,9 0,7 6,7Molise 63,3 8,2 16,4 14,1 1,4 33,1Campania 16,7 4,2 5,8 6,1 0,7 14,5Puglia 63,1 2,8 7,1 2,9 0,7 9,4Basilicata 70,8 0,0 16,1 0,0 1,5 0,0Calabria 59,2 4,5 8,7 8,0 0,7 16,4Sicilia 51,7 3,3 13,5 3,8 3,0 27,8Sardegna 92,8 2,9 13,0 3,5 1,7 13,3italia 161,5 1,0 12,3 1,2 1,6 3,5

Fonte dei dati: Elaborazione su dati Istat. “Indagine presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari”. Anno 2017.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’attività delle strutture residenziali si inquadra nel-l’ambito dell’assistenza integrata di tipo sociale e sani-taria prevista dalla Legge n. 328/2000 che rappresentauna risposta mirata ai bisogni di particolari gruppi dipopolazione, come le persone con disabilità e glianziani. È una tipologia di assistenza di lungo periodoche rappresenta una efficace alternativa ad una ospeda-lizzazione impropria e una soluzione palliativa allamancanza di una rete di aiuti, formali e informali, chepermetta di fornire al paziente una assistenza più pros-sima ai suoi bisogni, come l’assistenza domiciliare.È auspicabile, per l’immediato futuro, che si riducanoi divari territoriali evidenziati dagli indicatori di offer-ta e attività e, nel medio-lungo termine, che si superi

anche questa tipologia di assistenza residenziale afavore di forme di intervento che permettano al pazien-te di rimanere nel suo abituale ambito di vita. Infatti,spesso molti utenti ospiti di queste strutture finisconoper essere vittime di un confinamento dalla societàcivile, perdendo qualsiasi possibilità di integrazione edi partecipazione sociale.

riferimenti bibliografici(1) Ministero della Salute. Schema di Piano SanitarioNazionale 2011-2013.(2) Giannakouris K, Population and social conditions,Eurostat, statistics in focus 72/2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2: 199-232.

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Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per asma in età pediatrica

Significato. Numerosi studi mostrano che, sia alivello individuale che di comunità, i bambini rico-verati frequentemente per asma tendono ad averemeno visite programmate a livello di assistenza ter-ritoriale e una minore aderenza alla terapia farmaco-logica (1). Queste evidenze suggeriscono che unacarente organizzazione dell’assistenza territoriale euna scarsa accessibilità alle cure possono essereresponsabili di un aumentato ricorso alle cure ospe-

daliere (1, 2). Su queste basi concettuali, come pro-posto dall’Agency for Healthcare Research andQuality, il tasso di ospedalizzazione per asma inten-de misurare la qualità dei servizi territoriali in termi-ni di prevenzione, accesso alle cure e trattamento,presupponendo che, al migliorare di queste, diminui-sca il ricorso al ricovero in ospedale. Il presente indicatore è inserito nel Piano NazionaleEsiti con la granularità delle Aziende territoriali.

Tasso di dimissioni ospedaliere di pazienti affetti da asma*

Numeratore Dimissioni ospedaliere di pazienti di età 0-17 anni affetti da asma**x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di età 0-17 anni

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.**Sono escluse dal numeratore le dimissioni afferenti al MDC14 (gravidanza, parto e puerperio), i casi trasferiti da altro ospedale o da altrastruttura sanitaria e i casi con codici di diagnosi per fibrosi cistica o altre anomalie del sistema respiratorio.

Validità e limiti. La stima dei ricoveri ospedalieri perasma in età pediatrica può rappresentare un indicatorevalido e riproducibile dell’appropriatezza e dell’effica-cia del processo di assistenza rivolto al bambino. In viaindiretta, può fungere anche da strumento per valutarela qualità dell’organizzazione delle cure primarie. Unlimite alla validità dell’indicatore può essere rappre-sentato dalla completezza e dalla qualità delle codifi-che presenti nelle Schede di Dimissione Ospedaliera(SDO).Per meglio delineare la qualità dell’accesso ai serviziterritoriali, è consigliabile includere nell’indicatorenon solo i Ricoveri Ordinari (RO), ma anche i DayHospital (DH), poiché una quota considerevole delleospedalizzazioni evitabili per asma in età pediatricarientra in questo regime di ricovero, con notevoli dif-ferenze tra le regioni (3).

Valore di riferimento/Benchmark. Non essendopresenti riferimenti normativi o di letteratura, nelcommento dei risultati viene utilizzato come riferi-mento il valore nazionale. Per saggiare la differenza diogni tasso regionale rispetto al dato italiano sono sta-ti costruiti gli Intervalli di Confidenza (IC) al 95%usando l’approssimazione normale alla distribuzionedi Poisson per gli eventi frequenti e la somma ponde-rata di parametri di Poisson per gli eventi rari (4, 5).Si è scelto di escludere dalle analisi il Lazio perché ilsuo tasso di ospedalizzazione, quasi quattro voltesuperiore rispetto a quello nazionale (2,92 per 1.000),non può ritenersi interamente ascrivibile a differenzenella qualità delle cure primarie. Una analisi seconda-ria condotta separatamente su RO e DH ha, infatti,mostrato che il tasso di ricovero in DH nel Lazio è

quasi sette volte superiore al valore di riferimentonazionale (2,06 per 1.000 vs 0,31 per 1.000), rappre-sentando dunque un’eccezione nel panorama italiano.È verosimile che questa differenza sia dovuta allagestione amministrativa dei ricoveri in DHdell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, che accogliepiù del 40% delle ospedalizzazioni pediatriche delLazio e i cui ricoverati sono per oltre il 70% residentiin regione. Come confermato dai dati divulgatidall’Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio,infatti, nell’Ospedale Bambino Gesù è prassi aprireuna SDO per ogni singolo accesso ospedaliero, anchese relativo a uno stesso paziente (6).

Descrizione dei risultatiA livello nazionale, nel 2016 il tasso di ospedalizza-zioni per asma in età pediatrica è pari a 0,61 per1.000, in lieve aumento rispetto al 2015 (0,58 per1.000, +5,17%). In Tabella 1 vengono presentati i tas-si regionali, calcolati sull’intera popolazione pediatri-ca (0-17 anni) e stratificati per classe di età. Rispettoai ragazzi di età compresa tra 15-17 anni, il rischio diricovero per asma è significativamente più alto neibambini di età <1 anno (Rischio Relativo-RR=11,81;IC 95%=10,16-13,71), così come nei soggetti di età1-4 anni (RR=9,37; IC 95%=8,17-10,74), 5-9 anni(RR=3,67; IC 95%=3,19-4,23) e 10-14 anni(RR=2,04; IC 95%=1,76-2,37) (dati non presenti intabella).Tra il 2015 e il 2016 è stato rilevato un aumento del-le ospedalizzazioni per asma pediatrica in tutta lapenisola, anche se in maniera più evidente nelleregioni del Nord (da 0,48 a 0,54 per 1.000, +12,50%)rispetto a quelle del Sud ed Isole (da 0,85 a 0,87 per

M.P. FANTINI, J. LENZI, S. PILATI

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394 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2017

tabella 1 - Tasso (specifico per 1.000) di dimissioni ospedaliere di pazienti in età pediatrica affetti da asma perregione - Anno 2016

regioni 0 1-4 5-9 10-14 15-17 totale

Piemonte 1,15 0,58 0,24 0,14 0,10 0,30Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 1,04 0,46 0,66 0,51 0,00 0,48Lombardia 1,96 2,38 0,59 0,23 0,11 0,86Bolzano-Bozen 0,37 0,97 0,14 0,21 0,00 0,33Trento 0,43 0,79 0,26 0,15 0,24 0,34Veneto 0,34 0,43 0,34 0,17 0,08 0,27Friuli Venezia Giulia 0,59 1,25 0,36 0,17 0,10 0,46Liguria 0,40 0,84 1,17 1,29 0,37 0,96Emilia-Romagna 0,60 0,61 0,29 0,15 0,11 0,31Toscana 0,22 0,28 0,17 0,20 0,16 0,20Umbria 0,63 0,76 0,55 0,38 0,22 0,50Marche 1,21 1,28 0,37 0,25 0,05 0,51Abruzzo 0,70 0,89 0,35 0,12 0,23 0,39Molise 1,44 1,01 0,90 0,31 0,00 0,60Campania 4,53 2,12 0,89 0,58 0,24 1,09Puglia 3,58 1,65 0,67 0,38 0,07 0,79Basilicata 0,50 1,07 0,51 0,19 0,12 0,44Calabria 1,18 1,11 0,75 0,44 0,57 0,72Sicilia 1,62 1,65 0,62 0,19 0,04 0,65Sardegna 1,22 0,74 0,43 0,15 0,17 0,40italia 1,69 1,34 0,52 0,29 0,14 0,61

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2017.

Grafico 1 - Tasso (standardizzato per 1.000) di dimissioni ospedaliere di pazienti in età pediatrica affetti da asmaper regione - Anno 2016

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2017.

1.000, +2,35%). Unica eccezione è la Liguria, in cuisi è assistito a una considerevole diminuzione delleospedalizzazioni (da 1,19 a 0,96 per 1.000, -19,33%)e a un contemporaneo calo della proporzione di rico-veri in regime di DH (da 72,03% a 62,02%).Nel Grafico 1 vengono illustrati i tassi standardizzatia livello regionale. Le regioni che presentano perfor-

mance peggiori rispetto al dato nazionale sono laLombardia, la Liguria, la Campania, la Puglia e laCalabria, mentre in Molise e in Sicilia il tasso è inlinea con il valore italiano; in tutte le altre regioni itassi di ospedalizzazione sono significativamenteinferiori al dato nazionale.

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Raccomandazioni di OsservasaluteNell’anno 2016, in Italia il tasso di ospedalizzazionipotenzialmente evitabili per asma in età pediatrica èpari a 0,61 per 1.000. Il dato mostra un lieve incre-mento rispetto al 2015 (0,58 per 1.000, +5,17%). Ingenerale, solo 5 regioni manifestano un dato superio-re al valore nazionale e non emerge un chiaro gra-diente Nord-Sud ed Isole nel numero di ospedalizza-zioni. Tuttavia, nelle regioni del Nord l’aumento deltasso, rispetto all’anno precedente, è più marcato chenelle regioni meridionali (+12,50% e + 2,35%, rispet-tivamente). Secondo l’ultimo Rapporto sulla Qualità dell’Aria sti-lato dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (7), laPianura Padana si riconferma come una delle regionieuropee con la più elevata concentrazione mediaannua di particolato e diossido di azoto (stime 2015),due sostanze le cui ripercussioni sull’aggravamentodelle patologie polmonari sono ben note. È, dunque,ipotizzabile che l’aumento delle ospedalizzazionipediatriche per asma sia non solo conseguenza di unaminore accessibilità alle cure territoriali, ma anche diuna scarsa qualità dell’aria, in particolare nelle areealtamente urbanizzate e industrializzate del Nord.

riferimenti bibliografici(1) Pediatric quality indicators: technical specifications[version 5.0]. PDI #14 asthma admission rate. Rockville(MD): Agency for Healthcare Research and Quality(AHRQ); 2015.(2) McDonald KM, Davies SM, Haberland CA, Geppert JJ,Ku A, Romano PS. Preliminary assessment of pediatrichealth care quality and patient safety in the United Statesusing readily available administrative data. Pediatrics 2008;122 (2): e416-e425.(3) Luciano L, Lenzi J, McDonald KM, Rosa S, Damiani G,Corsello G, Fantini MP. Empirical validation of the“Pediatric Asthma Hospitalization Rate” indicator. Ital JPediatr 2014; 40: 7.(4) Chiang CL. Standard error of the age-adjusted deathrate. U.S. Department of Health, Education and Welfare:Vital Statistics Special Reports 1961; 47: 271-285.(5) Dobson AJ, Kuulasmaa K, Eberle E, Scherer J.Confidence intervals for weighted sums of Poisson parame-ters. Stat Med 1991; 10: 457-462.(6) Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio. I rico-veri in età pediatrica nel Lazio. Anno 2012. Roma: RegioneLazio; 2012.(7) European Environment Agency. Air quality in Europe -2017 report. Luxembourg: Publications Office of theEuropean Union; 2017.

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396 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2017

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per gastroenterite in età pediatrica

Significato. La gastroenterite è una malattia comunenei bambini e, per quanto alcuni ricoveri ad essa ricon-ducibili siano da considerarsi inevitabili, nella maggiorparte dei casi una tempestiva ed efficace cura a livelloterritoriale pare essere associata a una riduzione delrischio di ospedalizzazione (1, 2). Come per l’asma,anche nel caso delle gastroenteriti il tasso di ospedaliz-

zazione può descrivere la qualità dei servizi territoria-li in termini di accessibilità e di appropriatezza dellecure presupponendo che, al migliorare di queste, dimi-nuisca il ricorso al ricovero ospedaliero (1, 3, 4). Il presente indicatore è inserito nel Piano NazionaleEsiti con la granularità delle Aziende territoriali.

Tasso di dimissioni ospedaliere di pazienti affetti da gastroenterite*

Numeratore Dimissioni ospedaliere di pazienti di età 0-17 anni affetti da gastroenterite**x 1.000

Denominatore Popolazione media residente di età 0-17 anni

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.**In diagnosi principale o diagnosi secondaria quando la diagnosi principale è la disidratazione.

Validità e limiti. La stima dei ricoveri ospedalieri pergastroenterite in età pediatrica può rappresentare unindicatore valido e riproducibile della tempestività,accessibilità e appropriatezza delle cure territorialirivolte al bambino; in via indiretta, può fungere ancheda strumento per valutare la qualità dell’organizzazio-ne delle cure primarie. Un limite alla validità dell’in-dicatore in oggetto può essere riconducibile alla com-pletezza e alla qualità delle codifiche presenti nelleSchede di Dimissione Ospedaliera.Per meglio delineare la qualità dell’accesso ai serviziterritoriali, è consigliabile includere nel conteggio del-le ospedalizzazioni evitabili per gastroenterite non soloi Ricoveri Ordinari, ma anche i Day Hospital, poichéla loro quota, benché abbastanza contenuta a livellomedio nazionale (circa il 2%), mostra una variabilitàabbastanza accentuata tra le regioni (5).

Valore di riferimento/Benchmark. Non essendopresenti riferimenti normativi o di letteratura, nelcommento dei risultati viene utilizzato come riferi-mento il valore nazionale. Per saggiare la differenza diogni tasso regionale rispetto al dato italiano sono sta-ti costruiti gli Intervalli di Confidenza (IC) al 95%usando l’approssimazione normale alla distribuzionedi Poisson per gli eventi frequenti e la somma ponde-rata di parametri di Poisson per gli eventi rari (6, 7).

Descrizione dei risultatiA livello nazionale, nel 2016 il tasso di ospedalizza-zioni per gastroenterite in età pediatrica è pari a 1,83

per 1.000, in forte diminuzione rispetto al 2015 (2,79per 1.000, -32,26%). In Tabella 1 vengono presentati itassi regionali, calcolati sull’intera popolazione pedia-trica (0-17 anni) e stratificati per classe di età.Rispetto ai ragazzi di età compresa tra 15-17 anni, ilrischio di ricovero per gastroenterite è significativa-mente più alto nei bambini di età <1 anno (RischioRelativo-RR=21,03; IC 95%=19,22-23,01), cosìcome nei soggetti di età 1-4 anni (RR=14,04; IC95%=12,89-15,29), 5-9 anni (RR=3,70; IC 95%=3,38-4,05) e 10-14 anni (RR=1,80; IC 95%=1,63-1,98) (datinon presenti in tabella).La diminuzione delle ospedalizzazioni per gastroen-terite pediatrica tra il 2015 e il 2016 ha coinvolto tut-ta la penisola, anche se in maniera diseguale. In tuttele regioni del Nord, ad eccezione della PA di Bolzano(-48,96%), la riduzione è meno marcata del datonazionale (-34,41%), mentre nel Sud e nelle Isole lariduzione è più marcata, ad eccezione della Basilicata(-33,47%).Nel Grafico 1 vengono illustrati i tassi standardizzatiper età a livello regionale. Nonostante il forte calo del-le ospedalizzazioni nel Sud e nelle Isole, le regioni delMezzogiorno presentano ancora performance peggio-ri rispetto al dato nazionale ad eccezione di Molise,Campania e Basilicata, mentre le regioni del Nord edel Centro mostrano tassi di ospedalizzazione signifi-cativamente inferiori al dato italiano, con la sola ecce-zione della Lombardia (a conferma di quanto giàosservato nel 2015).

M.P. FANTINI, J. LENZI, S. PILATI

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tabella 1 - Tasso (specifico per 1.000) di dimissioni ospedaliere di pazienti in età pediatrica affetti da gastroen-terite per regione - Anno 2016

regioni 0 1-4 5-9 10-14 15-17 totale

Piemonte 4,87 3,05 0,67 0,34 0,26 1,21Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 5,20 0,91 0,16 0,17 1,12 0,72Lombardia 11,17 6,13 1,20 0,58 0,38 2,42Bolzano-Bozen 3,90 3,36 0,58 0,25 0,40 1,23Trento 2,58 1,78 0,29 0,15 0,30 0,68Veneto 3,93 2,37 0,53 0,22 0,16 0,92Friuli Venezia Giulia 2,24 1,81 0,34 0,13 0,32 0,67Liguria 5,81 3,01 0,58 0,37 0,24 1,19Emilia-Romagna 7,66 3,10 0,76 0,32 0,19 1,39Toscana 2,08 1,46 0,30 0,17 0,18 0,57Umbria 5,18 2,46 0,82 0,33 0,52 1,18Marche 6,15 4,60 1,29 0,34 0,17 1,75Lazio 6,07 3,78 1,06 0,48 0,32 1,60Abruzzo 9,23 9,14 2,16 1,11 0,76 3,43Molise 9,14 5,50 0,90 0,92 0,35 2,10Campania 7,43 4,34 1,21 0,65 0,18 1,76Puglia 7,68 8,37 2,43 1,28 0,69 3,16Basilicata 3,73 4,09 1,39 0,57 0,47 1,59Calabria 5,71 5,28 1,42 0,57 0,49 2,00Sicilia 6,44 5,84 2,53 1,14 0,27 2,58Sardegna 6,94 7,11 1,69 0,91 0,45 2,57italia 6,79 4,54 1,20 0,58 0,32 1,83

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2017.

Grafico 1 - Tasso (standardizzato per 1.000) di dimissioni ospedaliere di pazienti in età pediatrica affetti dagastroenterite per regione - Anno 2016

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2017.

Raccomandazioni di OsservasaluteNell’anno 2016, in Italia il tasso di ospedalizzazionipotenzialmente evitabili per gastroenterite in etàpediatrica è pari a 1,83 per 1.000, in netto calo rispet-to al 2015 (2,79 per 1.000, -32,26%). Dalle analisiemerge che la sperequazione dei servizi territorialiregionali è ancora evidente, ma è andata ridimensio-

nandosi: solo 2 regioni del Sud, l’Abruzzo e la Puglia,presentano un valore superiore al 3,00 per 1.000. Permeglio comprendere il fenomeno in esame e delinea-re, ove presenti, le differenze tra le regioni, si consi-glia di stratificare le analisi per classe di età (5).Nel complesso, sorprende che in Italia le ospedalizza-zioni pediatriche per gastroenterite siano calate di

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398 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2017

oltre un terzo tra il 2015 e il 2016. Questo risultato èimputabile a un miglioramento dei servizi territorialiin termini di accessibilità e appropriatezza delle cure,ma è altresì ipotizzabile che parte di questa diminu-zione sia dovuta a un sempre più crescente ricorso allavaccinazione contro i rotavirus nella prima infanzia(8). Il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019 introdurrà la vaccinazione anti-rotavirus ai nuo-vi nati a partire dal 1 gennaio 2018.

riferimenti bibliografici(1) McDonald KM, Davies SM, Haberland CA, Geppert JJ,Ku A, Romano PS. Preliminary assessment of pediatrichealth care quality and patient safety in the United Statesusing readily available administrative data. Pediatrics 2008;122: e416-e425.(2) Pediatric quality indicators: technical specifications[version 5.0]. PDI #16 gastroenteritis admission rate.Rockville (MD): Agency for Healthcare Research andQuality (AHRQ); 2015.

(3) Beal AC, Co JP, Dougherty D, Jorsling T, Kam J, PerrinJ, Palmer RH. Quality measures for children’s health care.Pediatrics 2004; 113: 119-209.(4) Sedman A, Harris JM 2nd, Schulz K, SchwalenstockerE, Remus D, Scanlon M, Bahl V. Relevance of the Agencyfor Healthcare Research and Quality Patient SafetyIndicators for children’s hospitals. Pediatrics 2005; 115:135-145.(5) Lenzi J, Luciano L, McDonald KM, Rosa S, Damiani G,Corsello G, Fantini MP. Empirical examination of the indi-cator ‘pediatric gastroenteritis hospitalization rate’ based onadministrative hospital data in Italy. Ital J Pediatr 2014; 40:14.(6) Chiang CL. Standard error of the age-adjusted deathrate. U.S. Department of Health, Education and Welfare:Vital Statistics Special Reports 1961; 47: 271-285.(7) Dobson AJ, Kuulasmaa K, Eberle E, Scherer J.Confidence intervals for weighted sums of Poisson parame-ters. Stat Med 1991; 10: 457-462.(8) European Centre for Disease Prevention and Control.ECDC Expert opinion on rotavirus vaccination in infancy.Stockholm: ECDC; 2017.

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Assistenza Domiciliare Integrata

Significato. La crescente longevità della popolazioneitaliana, se da un lato rappresenta certamente un rile-vante esito del servizio sanitario pubblico che ha resodisponibili, universalmente, i progressi dell’innova-zione scientifica e tecnologica, in particolare nel cam-po dell’assistenza del paziente acuto e della preven-zione, dall’altro si accompagna ad un progressivoincremento dell’incidenza e della prevalenza di pato-logie cronico-degenerative.Al 1 gennaio 2018 la popolazione residente in Italiaera pari a 60 milioni 484 mila unità con una età mediadi 45,2 anni ed un tasso di ultra 65enni pari al 22,6%.Confrontando i dati emersi dal Censimento del 1991 equello del 2018 emerge un significativo aumento dellapopolazione anziana (≥65 anni) in termini sia assoluti(da 8,7 milioni a 13,6 milioni) che percentuali rispettoal totale della popolazione (dal 15,3% al 22,6%) (1). Parte del processo di invecchiamento in divenire èspiegato dall’“alto”, ovvero dal transito delle coorti del“baby boom” (nati nel periodo 1961-1976) tra la tardaetà attiva (39-64 anni) e l’età senile (65 anni ed oltre).Assistiamo, pertanto, all’aumento dello squilibriodemografico: con quasi 170 anziani (persone di alme-no 65 anni) ogni 100 giovani (0-14 anni) l’Italia è ilsecondo Paese più vecchio al mondo dopo ilGiappone (3).Nel 2017, il 39,9% dei residenti in Italia ha dichiaratodi essere affetto da almeno una patologia cronica, datoche risulta stabile rispetto al 2016. Le patologie croni-co-degenerative sono più frequenti tra le persone ultra75enni (la quota raggiunge l’85,8%), ma già nella clas-se di età 55-59 anni ne soffre il 55,5% e sono le donnead esserne più frequentemente colpite. Inoltre, il20,9% della popolazione dichiara di essere affetta dadue o più patologie croniche rilevando un tasso dicomorbilità tra gli ultra 75enni che si attesta al 65%(56,9% tra gli uomini e 71,8% tra le donne) (4).Il quadro è quello di una popolazione anziana che devesostenere un peso elevato in termini di salute ed in ter-mini economici, a causa della lunga durata delle malat-tie cronico-degenerative, della diminuzione della qua-lità della vita e dei costi per l’assistenza sanitaria (5). Al fine di garantire una assistenza appropriata aipazienti non autosufficienti e in condizioni di fragili-tà, con patologie in atto o esiti delle stesse, sononecessari percorsi assistenziali definiti, qualil’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), consistentiin un insieme organizzato di trattamenti medici, infer-mieristici e riabilitativi necessari per stabilizzare ilquadro clinico, limitare il declino funzionale e miglio-rare la qualità della vita. Secondo la definizione delMinistero della Salute, l’ADI consiste in un insiemeintegrato di trattamenti sanitari e socio-sanitari, eroga-ti al domicilio della persona non autosufficiente e in

condizioni di fragilità (6). L’ADI assicura, infatti,l’erogazione coordinata e continuativa di prestazionisanitarie (medica, infermieristica e riabilitativa) esocio-assistenziali (cura della persona, fornitura deipasti e cure domestiche) al domicilio, da parte didiverse figure professionali fra loro funzionalmentecoordinate nell’ambito del Distretto, come previstosia dalla normativa nazionale, inclusi gli AccordiCollettivi Nazionali per la Medicina Generale chenegli ultimi 10 anni hanno dato forte impulso alle curea domicilio, sia dagli atti approvati dalle Regioni inmateria di assistenza socio-sanitaria.Le patologie che consentono l’avvio dell’ADI sonoquelle per le quali l’intervento domiciliare si presen-ta alternativo al ricovero ospedaliero e, salva diversadeterminazione concordata tra il medico responsabi-le dell’attività sanitaria a livello distrettuale e ilMedico di Medicina Generale (MMG) in relazionealla situazione socio-ambientale ed al quadro clini-co, le ipotesi di attivazione dell’intervento si riferi-scono a malati terminali, malattie progressivamenteinvalidanti che necessitano di interventi complessi,incidenti vascolari acuti, gravi fratture in anziani,forme psicotiche acute gravi, riabilitazione dipazienti vasculopatici, riabilitazione in pazienti neu-rolesi, malattie acute temporaneamente invalidantinell’anziano e dimissioni protette da strutture ospe-daliere. In relazione al bisogno clinico, funzionale esociale del paziente si possono individuare interventidi ADI con livelli crescenti di intensità e complessitàassistenziale. Le cure domiciliari integrate sono coa-diuvate da prestazioni di aiuto personale e assistenzatutelare alla persona, generalmente erogate dai servi-zi sociali del Comune di residenza dell’assistito. Aprescindere dalle forme dell’ADI, la responsabilitàclinica è del MMG o del Pediatra di Libera Sceltache ha in carico il paziente, mentre l’équipe multidi-sciplinare, che ha sede organizzativa nel DistrettoSanitario di residenza del paziente, è costituita, aseconda dei casi, da un infermiere professionale, unfisioterapista, un assistente sociale, un operatoresocio-assistenziale e medici specialisti necessari allapatologia del paziente. Tutte queste figure concorro-no alla valutazione multidimensionale del bisognoclinico che consente la presa in carico della personae la definizione del “Progetto di assistenza indivi-duale” (PAI) socio-sanitario integrato. L’ADI costituisce, pertanto, un servizio in grado digarantire una adeguata continuità ai bisogni di salute,anche complessi, delle persone non autosufficienti, aifini della gestione della cronicità e della prevenzionedelle possibili ulteriori complicanze che possonodeterminare o peggiorare la disabilità.

S. TARDIVO, A. CARLI, C. COPPO, D.A. RAMAROLI, A. POLI, E. SANTORI, L. DI MINCO

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422 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2018

Validità e limiti. I dati per la costruzione degli indi-catori sono stati ricavati dal Sistema InformativoAssistenza Domiciliare (SIAD) (DM 17 Ottobre2008) e dall’Istituto Nazionale di Statistica. Il flussoSIAD è fonte della valutazione per la Griglia deiLivelli Essenziali di Assistenza (LEA) a partire dal-l’anno 2013 anche se risulta ancora in corso di imple-mentazione; una volta raggiunta la completa e pienaapplicazione, permetterà di valutare il percorso dicura nelle sue diverse fasi e la complessità dell’assi-stenza erogata. In particolare, con il Decreto delMinistro della Salute n. 262/2016, è stato adottato il“Regolamento recante procedure per l’interconnessio-ne a livello nazionale dei sistemi informativi su baseindividuale del Servizio Sanitario Nazionale”.L’attuazione del predetto regolamento ha comportatol’adeguamento dei sistemi informativi regionali allatrasmissione di dati interconnettibili al NuovoSistema Informativo Sanitario (NSIS) del Ministerodella Salute. Tale processo, tuttora in corso, prevedeanche il recupero dei dati pregressi a partire dall’annodi messa a regime di ciascun sistema informativo subase individuale del NSIS. L’aggiornamento con i datiinterconnettibili verrà realizzato in modo gradualedalle Regioni per i diversi sistemi informativi delNSIS. Le Regioni, inoltre, sono tenute a comunicareal Ministero della Salute la certificazione di avvenutorecupero dei dati pregressi. Sulla base delle predettecertificazioni il Ministero della Salute effettua l’ag-giornamento dei datamart e dei relativi dashboard delNSIS con i dati interconnettibili, nonché l’aggiorna-

mento della reportistica relativa agli indicatori presen-ti nel predetto dashboard. A seguito dell’aggiorna-mento sono, quindi, possibili scostamenti nei valoridegli indicatori fino ad ora calcolati nell’ambito dellapresente Sezione del Rapporto Osservasalute, in con-seguenza dell’applicazione delle procedure previsteper l’interconnessione che consentono una effettivadistinzione dei soggetti assistiti a livello nazionale.Inoltre, gli indicatori ad oggi calcolabili sono quelli diattività per cui non è possibile effettuare una esaustivariflessione sulla qualità dell’ADI erogata dalleAziende Sanitarie Locali, né sulla tipologia dei casitrattati in ragione della difficoltà collegata alla valuta-zione dell’outcome finale. La mancanza di un sistemadi classificazione omogeneo e condiviso a livellonazionale per la valutazione dei bisogni assistenziali,oltre alla presenza di diverse modalità organizzative eassistenziali adottate nelle varie Regioni (formulazio-ne, erogazione e remunerazione del PAI) comportauna sensibile limitazione nella validità di un confrontointerregionale.

Valore di riferimento/Benchmark. In assenza di unvalore di riferimento legislativo e di omogeneità neimodelli organizzativi, gli indicatori analizzati posso-no essere considerati in relazione al valore medio del-le regioni che presentano valori superiori al datonazionale. Mutuando l’esperienza dal monitoraggio dei LEAsull’Assistenza Distrettuale Anziani (dal DocumentoMinisteriale Adempimento “mantenimento dell’ero-

Tasso di assistiti in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistiti che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata* x 100Denominatore Popolazione media residente

Tasso di assistiti di età 65 anni ed oltre in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistiti di età 65 anni ed oltre che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata* x 100Denominatore Popolazione media residente di età 65 anni ed oltre

Tasso di assistiti di età 75 anni ed oltre in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistiti di età 75 anni ed oltre che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata* x 100Denominatore Popolazione media residente di età 75 anni ed oltre

Tasso di assistiti in fase terminale in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistiti in fase terminale che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata* x 100.000Denominatore Popolazione media residente

*Si considerano gli assistiti con prese in carico già aperte al 1 gennaio o aperte nel corso dell’anno per le quali sia stato inviato almeno unaccesso.

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gazione dei LEA”), per la definizione delle soglie èstato calcolato il valore mediano ed il 30° percentiledella distribuzione.

Descrizione dei risultatiA livello nazionale, nel corso del 2016 sono state ero-gate, complessivamente, 456.799 prese in carico aldomicilio del paziente. Il numero degli assistiti trattatiin ADI si presenta in crescita passando da un valorepari a 0,67% nel 2015 a 0,75% nel 2016. Permaneancora una notevole variabilità dell’indicatore dovutaalla disomogeneità regionale: si va da un valore mini-mo di 0,04% assistiti in ADI della Sardegna, ad unvalore massimo di 1,45% del Molise seguito dal Venetocon 1,24% (Tabella 1).In Italia, per l’anno 2016, si contano 327.103 pazienticon età ≥65 anni che sono ricorsi all’ADI, corrispon-dente al 2,43% della popolazione ultra 65enne mediaresidente. A livello regionale mostra il valore più bassola Sardegna con lo 0,16% seguita dalla Valle d’Aosta

(0,34%). La regione con il valore più elevato è, invece,il Molise con il 3,95% (Tabella 2).Se si analizza un target di età più elevato e nello speci-fico gli ultra 75enni, si nota un ricorso all’ADI pari al4,00% della popolazione di età 75 anni ed oltre mediaresidente. A livello regionale è evidente un andamentopari al precedente con la Sardegna che si attesta ai valo-ri più bassi di ricorso all’ADI (0,25%) ed il Molise conben il 6,27% di utilizzo (Tabella 3).Per quanto riguarda il numero di ADI rivolte ai pazientiterminali, a livello regionale la Campania presenta ilvalore più basso con 4,81 casi (per 100.000), mentre laPA di Trento il valore più elevato con 173,84 casi (per100.000) (Tabella 4). Dall’accorpamento per macroa-ree si evidenzia come nelle regioni del Nord vi sia iltasso più elevato (76,9 per 100.000) rispetto alle regionimeridionali e centrali (rispettivamente, 59,6 e 51,8 per100.000) con un trend in aumento per tutte le macroa-ree rispetto al 2015 (Grafico 1).

tabella 1 - Popolazione media residente (valori assoluti), assistiti (valori assoluti) e tasso (valori per 100) di assi-stiti trattati in Assistenza Domiciliare Integrata per regione - Anno 2016

regioni Popolazione assistiti tassi di assistiti

Piemonte 4.398.386 40.400 0,92Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 127.106 113 0,09Lombardia 10.013.758 75.093 0,75Bolzano-Bozen 522.574 n.d. n.d.Trento 538.414 4.979 0,92Veneto 4.911.326 60.829 1,24Friuli Venezia Giulia 1.219.545 9.404 0,77Liguria 1.568.180 16.508 1,05Emilia-Romagna 4.448.494 47.913 1,08Toscana 3.743.418 36.376 0,97Umbria 890.045 5.368 0,60Marche 1.540.904 8.667 0,56Lazio 5.893.298 22.991 0,39Abruzzo 1.324.380 12.229 0,92Molise 311.238 4.507 1,45Campania 5.844.967 22.715 0,39Puglia 4.070.527 30.199 0,74Basilicata 572.030 2.590 0,45Calabria 1.967.825 7.707 0,39Sicilia 5.065.451 47.482 0,94Sardegna 1.655.637 729 0,04Italia 60.627.498 456.799 0,75

n.d. = non disponibile.

Fonte dei dati: Ministero della Salute - NSIS - Sistema Informativo per l’Assistenza Domiciliare - DM 17 dicembre 2008 e s.m.i. - Anno2018.

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424 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2018

tabella 2 - Popolazione media residente (valori assoluti), assistiti (valori assoluti) e tasso (valori per 100) di assi-stiti trattati in Assistenza Domiciliare Integrata di età 65 anni ed oltre per regione - Anno 2016

regioni Popolazione assistiti tassi di assistiti

Piemonte 1.095.740 28.923 2,64Valle d’Aosta-Valléé d’Aoste 29.251 99 0,34Lombardia 2.207.697 52.738 2,39Bolzano-Bozen 100.435 n.d. n.d.Trento 114.433 3.793 3,31Veneto 1.088.891 35.499 3,26Friuli Venezia Giulia 312.188 7.956 2,55Liguria 443.616 13.657 3,08Emilia-Romagna 1.053.289 34.747 3,30Toscana 936.336 28.275 3,02Umbria 221.888 4.439 2,00Marche 372.402 7.203 1,93Lazio 1.241.903 16.279 1,31Abruzzo 306.063 10.920 3,57Molise 74.043 2.922 3,95Campania 1.053.878 20.523 1,95Puglia 859.798 14.294 1,66Basilicata 126.448 2.232 1,77Calabria 408.019 6.636 1,63Sicilia 1.032.148 35.370 3,43Sardegna 370.691 598 0,16Italia 13.449.152 327.103 2,43

n.d. = non disponibile.

Fonte dei dati: Ministero della Salute - NSIS - Sistema Informativo per l’Assistenza Domiciliare - DM 17 dicembre 2008 e s.m.i. - Anno2018.

tabella 3 - Popolazione media residente (valori assoluti), assistiti (valori assoluti) e tasso (valori per 100) di assi-stiti trattati in Assistenza Domiciliare Integrata di età 75 anni ed oltre per regione - Anno 2016

regioni Popolazione assistiti tassi di assistiti

Piemonte 576.394 24.054 4,17Valle d’Aosta-vallée d’Aoste 14.931 87 0,58Lombardia 1.127.769 44.298 3,93Bolzano-Bozen 50.562 n.d. n.d.Trento 57.834 3.162 5,47Veneto 551.257 30.234 5,48Friuli Venezia Giulia 160.258 6.527 4,07Liguria 243.326 11.379 4,68Emilia-Romagna 563.115 30.029 5,33Toscana 494.823 24.212 4,89Umbria 119.269 3.833 3,21Marche 203.005 6.212 3,06Lazio 629.003 14.130 2,25Abruzzo 161.801 9.296 5,75Molise 40.359 2.532 6,27Campania 496.338 16.923 3,41Puglia 421.057 11.602 2,76Basilicata 68.181 1.932 2,83Calabria 207.814 5.572 2,68Sicilia 513.041 28.558 5,57Sardegna 180.240 444 0,25Italia 6.880.372 275.016 4,00

n.d. = non disponibile.

Fonte dei dati: Ministero della Salute - NSIS - Sistema Informativo per l’Assistenza Domiciliare - DM 17 dicembre 2008 e s.m.i. - Anno2018.

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tabella 4 - Popolazione media residente (valori assoluti), assistiti (valori assoluti) e tasso (valori per 100.000)di assistiti trattati in Assistenza Domiciliare Integrata in fase terminale per regione - Anno 2016

regioni Popolazione assistiti tassi di assistiti

Piemonte 4.398.386 5.176 117,68Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 127.106 11 8,65Lombardia 10.013.758 3.319 33,14Bolzano-Bozen 522.574 n.d. n.d.Trento 538.414 936 173,84Veneto 4.911.326 5.689 115,83Friuli Venezia Giulia 1.219.545 654 53,63Liguria 1.568.180 975 62,17Emilia-Romagna 4.448.494 4.168 93,69Toscana 3.743.418 3.158 84,36Umbria 890.045 559 62,81Marche 1.540.904 621 40,30Lazio 5.893.298 1.913 32,46Abruzzo 1.324.380 1.225 92,50Molise 311.238 31 9,96Campania 5.844.967 281 4,81Puglia 4.070.527 3.586 88,10Basilicata 572.030 123 21,50Calabria 1.967.825 930 47,26Sicilia 5.065.451 5.516 108,89Sardegna 1.655.637 716 43,25Italia 60.627.498 39.587 65,30

n.d. = non disponibile.

Fonte dei dati: Ministero della Salute - NSIS - Sistema Informativo per l’Assistenza Domiciliare - DM 17 dicembre 2008 e s.m.i. - Anno2018.

Grafico 1 - Tasso (valori per 100.000) di pazienti terminali trattati in Assistenza Domiciliare Integrata permacroarea - Anno 2016

Fonte dei dati: Ministero della Salute - NSIS - Sistema Informativo per l’Assistenza Domiciliare - DM 17 dicembre 2008 e s.m.i. - Anno2018.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’analisi dei dati evidenzia, per l’anno 2016, un incre-mento a livello nazionale dell’attività dell’ADI, nell’ot-tica di una sempre maggiore implementazione deimodelli organizzativi sanitari delle cure primarie.Tale incremento è in linea con gli obiettivi posti alleRegioni per la diminuzione dell’ospedalizzazione attra-verso l’erogazione di forme assistenziali alternative alricovero ospedaliero, anche alla luce di quanto previstodal D. Lgs. n. 135/2012, la cosiddetta spending review

della sanità (tasso di ospedalizzazione complessivo paria 160 per 1.000, durata media di degenza per i ricoveriordinari <7 giorni, tasso occupazione dei posti letto dialmeno il 90%). Dall’analisi dei dati relativi al tasso di assistiti in ADInel 2016, accorpati per macroaree, emerge che in quasitutte le regioni si registra un incremento rispetto all’an-no precedente, seppure permangono importanti diso-mogeneità interregionali. La percentuale di over 65enniriceventi assistenza domiciliare va dallo 0,16% della

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426 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2018

Sardegna al 3,95% del Molise: valori che aumentano,seppur mantenendo lo stesso comportamento differen-ziato collegato al contesto regionale, nel caso degli over75enni riceventi cure domiciliari.Sebbene la non omogenea applicazione del flusso datidel SIAD e la recente procedura ministeriale di inter-connessione dei sistemi informativi a livello nazionalerendano difficile una completa valutazione delle diffe-renze rilevate, con il consolidamento di tale flusso siavrà a disposizione una migliore possibilità di analizza-re le diverse fasi del percorso e la caratterizzazione deiprofili di cura domiciliari. La completezza del flussodati del SIAD consentirà di valutare l’intensità e lacomplessità dell’assistenza erogata e la natura del biso-gno coerentemente a quanto è definito nei LEA curedomiciliari anche in presenza di modelli organizzativieterogenei nei diversi contesti regionali.

riferimenti bibliografici(1) Istat. Popolazione residente per stato civile - anno 2018.Data di pubblicazione: 6 settembre 2018.(2) Istat. Il futuro demografico del Paese - Previsioni regio-nali della popolazione residente al 2065 (base 1 gennaio2017). Data di pubblicazione: 3 maggio 2018.(3) Istat. Rapporto annuale 2018 - La situazione del Paese.(4) Istat. Annuario Statistico Italiano 2018: Condizioni disalute_Malattie croniche pag.129.(5) Cittadinanzattiva - XVI Rapporto nazionale sulle politi-che della cronicità - Cittadini con cronicità: molti atti, pochifatti.(6) Ministero della Salute. Assistenza Domiciliare.Disponibile sul sito:www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italia-no&id=139&area=Servizi_al_cittadino_e_al_paziente.Ultimo accesso in data 13 novembre 2017.

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Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per asma in età pediatrica

Significato. Numerosi studi mostrano che, sia a livel-lo individuale che di comunità, i bambini ricoveratifrequentemente per asma tendono ad avere meno visi-te programmate a livello di assistenza territoriale euna minore aderenza alla terapia farmacologica (1).Queste evidenze suggeriscono che una carente orga-nizzazione dell’assistenza territoriale e una scarsaaccessibilità alle cure possono essere responsabili diun aumentato ricorso alle cure ospedaliere (1, 2). Suqueste basi concettuali, come proposto dall’Agency

for Healthcare Research and Quality, il tasso di ospe-dalizzazione per asma intende misurare la qualità deiservizi territoriali in termini di prevenzione, accessoalle cure e trattamento, presupponendo che, al miglio-rare di queste, diminuisca il ricorso al ricovero inospedale. L’indicatore di seguito presentato è inserito nelProgramma Nazionale Esiti con la granularità delleAziende territoriali.

Tasso di dimissioni ospedaliere di pazienti in età pediatrica affetti da asma*

Numeratore Dimissioni ospedaliere di pazienti di età 0-17 anni affetti da asma** x 1.000Denominatore Popolazione media residente di età 0-17 anni

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.**Sono escluse dal numeratore le dimissioni afferenti al MDC14 (gravidanza, parto e puerperio), i casi trasferiti da altro ospedale o da altrastruttura sanitaria e i casi con codici di diagnosi per fibrosi cistica o altre anomalie del sistema respiratorio.

Validità e limiti. La stima dei ricoveri ospedalieri perasma in età pediatrica può rappresentare un indicatorevalido e riproducibile dell’appropriatezza e dell’effica-cia del processo di assistenza rivolto al bambino. In viaindiretta, può fungere anche da strumento per valutarela qualità dell’organizzazione delle cure primarie. Un limite alla validità dell’indicatore può essere rap-presentato dalla completezza e dalla qualità delle codi-fiche presenti nelle Schede di Dimissione Ospedaliera.Per meglio delineare la qualità dell’accesso ai serviziterritoriali, è consigliabile includere nell’indicatorenon solo i Ricoveri Ordinari (RO), ma anche i DayHospital (DH), poiché una quota considerevole delleospedalizzazioni evitabili per asma in età pediatricarientra in questo regime di ricovero, con notevoli dif-ferenze tra le regioni (3).

Valore di riferimento/Benchmark. Non essendopresenti indicazioni normative o di letteratura, nelcommento dei risultati viene utilizzato come riferi-mento il valore nazionale. Per saggiare la differenza di ogni tasso regionalerispetto al dato italiano sono stati costruiti gliIntervalli di Confidenza al 95% (IC 95%) usando l’ap-prossimazione normale alla distribuzione di Poissonper gli eventi frequenti e la somma ponderata di para-metri di Poisson per gli eventi rari (4, 5).Si è scelto di escludere dalle analisi il Lazio perché ilsuo tasso di ospedalizzazione, quasi quattro voltesuperiore rispetto a quello nazionale (2,61 per 1.000),non può ritenersi interamente ascrivibile a differenzenella qualità delle cure primarie. Una analisi seconda-ria condotta separatamente sul regime di RO e sul

regime di ricovero in DH ha, infatti, mostrato che iltasso di ricovero in DH nel Lazio è quasi sette voltesuperiore al valore di riferimento nazionale (1,89 vs0,29 per 1.000), rappresentando dunque una eccezio-ne nel panorama italiano. È verosimile che questa dif-ferenza sia dovuta alla gestione amministrativa deiricoveri in DH dell’Ospedale Pediatrico “BambinoGesù”, che accoglie più del 40% delle ospedalizzazio-ni pediatriche del Lazio e i cui ricoverati sono peroltre il 70% residenti in regione. Come confermatodai dati divulgati dall’Agenzia di Sanità Pubblica del-la Regione Lazio, infatti, nell’Istituto “BambinoGesù” è prassi aprire una Scheda di Dimissione perogni singolo accesso ospedaliero, anche se relativo auno stesso paziente (6).

Descrizione dei risultatiA livello nazionale, nel 2017 il tasso di ospedalizza-zioni per asma in età pediatrica è pari a 0,49 per 1.000,in calo rispetto al 2016 (0,61 per 1.000, -19,67%). In Tabella 1 vengono presentati i tassi regionali, cal-colati sull’intera popolazione pediatrica (0-17 anni) estratificati per classe di età. Rispetto ai ragazzi di età15-17 anni, il rischio di ricovero per asma è significa-tivamente più alto nei bambini di età <1 anno (RischioRelativo-RR=11,51; IC 95%=9,92-13,36), così comenei soggetti di età 1-4 anni (RR=6,65; IC 95%=5,79-7,62), 5-9 anni (RR=2,83; IC 95%=2,45-3,26) e 10-14anni (RR=1,52, IC 95%=1,30-1,77) (dati non riportatiin tabella).Nel periodo 2016-2017 è stato rilevato un calo delleospedalizzazioni per asma pediatrico in tutta la peni-sola, con l’eccezione della Toscana (da 0,20 a 0,23

M.P. FANTINI, J. LENZI, C. CECCOLINI

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428 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2018

tabella 1 - Tasso (specifico per 1.000) di dimissioni ospedaliere di pazienti in età pediatrica affetti da asma perregione - Anno 2017

regioni 0 1-4 5-9 10-14 15-17 totale

Piemonte 0,90 0,37 0,20 0,11 0,10 0,23Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 1,08 0,96 0,33 0,00 0,00 0,34Lombardia 2,21 1,56 0,41 0,15 0,11 0,61Bolzano-Bozen 0,56 0,50 0,14 0,00 0,11 0,20Trento 0,44 0,86 0,33 0,07 0,00 0,31Veneto 0,70 0,29 0,23 0,12 0,12 0,21Friuli Venezia Giulia 0,48 0,77 0,31 0,13 0,13 0,33Liguria 0,62 0,89 1,23 1,24 0,29 0,97Emilia-Romagna 1,04 0,52 0,25 0,10 0,12 0,28Toscana 0,11 0,13 0,25 0,30 0,22 0,23Umbria 0,97 0,51 0,56 0,35 0,09 0,43Marche 0,64 0,94 0,33 0,17 0,02 0,37Abruzzo 0,62 0,70 0,42 0,31 0,09 0,40Molise 0,48 1,60 1,08 0,08 0,00 0,66Campania 4,51 1,69 0,70 0,38 0,23 0,89Puglia 2,83 1,26 0,42 0,22 0,17 0,58Basilicata 1,76 0,49 0,47 0,27 0,12 0,41Calabria 1,83 1,25 0,68 0,32 0,44 0,70Sicilia 1,19 1,10 0,45 0,17 0,08 0,46Sardegna 0,49 0,68 0,21 0,15 0,12 0,28Italia 1,69 0,98 0,42 0,22 0,15 0,49

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2018.

Grafico 1 - Tasso (standardizzato per 1.000) di dimissioni ospedaliere di pazienti in età pediatrica affetti da asmaper regione - Anno 2017

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2018.

per 1.000, +15,00%), del Molise (da 0,60 a 0,66 per1.000, +10,00%), dell’Abruzzo (da 0,39 a 0,40 per1.000, +2,56%) e della Liguria (da 0,96 a 0,97 per1.000, +1,04%).Nel Grafico 1 vengono illustrati i tassi standardizzatia livello regionale. A conferma di quanto già osserva-to nel 2016, le regioni che presentano performance

peggiori rispetto al dato nazionale sono la Lombardia,la Liguria, la Campania, la Puglia e la Calabria. In Valle d’Aosta, Umbria, Molise, Basilicata eSicilia, invece, il tasso è in linea con il valore italia-no, mentre in tutte le altre regioni i tassi di ospedaliz-zazione sono significativamente inferiori al datonazionale.

Raccomandazioni di OsservasaluteNell’anno 2017, il tasso nazionale di ospedalizzazio-ni potenzialmente evitabile per asma in età pediatri-ca è pari a 0,49 per 1.000. Il dato mostra un decre-mento non trascurabile rispetto al 2016 (0,61 per

1.000, -19,67%). Nel panorama italiano, tuttavia, 6regioni continuano a manifestare un dato superioreal valore nazionale.Stando alle evidenze della letteratura internazionale,il rischio di ospedalizzazione per asma in età pedia-

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trica diminuisce se vengono garantite una buonaaccessibilità alle strutture presenti sul territorio e unacorretta gestione del paziente dal punto di vista del-l’appropriatezza terapeutica e della continuità dellecure.

riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Pediatric quality indicators:technical specifications [version 4.5]. PDI #14 asthmaadmission rate. Rockville (MD): Agency for HealthcareResearch and Quality (AHRQ); 2013.(2) McDonald KM, Davies SM, Haberland CA, Geppert JJ,Ku A, Romano PS. Preliminary assessment of pediatrichealth care quality and patient safety in the United States

using readily available administrative data. Pediatrics 2008;122: e416-e425.(3) Luciano L, Lenzi J, McDonald KM, Rosa S, Damiani G,Corsello G, Fantini MP. Empirical validation of the “Pediatric

Asthma Hospitalization Rate” indicator. Ital J Pediatr 2014;40: 7.(4) Chiang CL. Standard error of the age-adjusted deathrate. U.S. Department of Health, Education and Welfare:Vital Statistics Special Reports 1961; 47: 271-285.(5) Dobson AJ, Kuulasmaa K, Eberle E, Scherer J.Confidence intervals for weighted sums of Poisson parame-ters. Stat Med 1991; 10: 457-462.(6) Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio. I rico-veri in età pediatrica nel Lazio. Anno 2012. Roma: RegioneLazio; 2012.

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430 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2018

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per gastroenterite in età pediatrica

Significato. La gastroenterite è una malattia comunenei bambini e, per quanto alcuni ricoveri ad essa ricon-ducibili siano da considerarsi inevitabili, nella maggiorparte dei casi una tempestiva ed efficace cura a livelloterritoriale pare essere associata a una riduzione delrischio di ospedalizzazione (1, 2). Come per l’asma, anche nel caso delle gastroenteriti iltasso di ospedalizzazione può descrivere la qualità dei

servizi territoriali in termini di accessibilità e di appro-priatezza delle cure presupponendo che, al miglioraredi queste, diminuisca il ricorso al ricovero ospedaliero(1, 3, 4). L’indicatore di seguito presentato è inserito nelProgramma Nazionale Esiti con la granularità delleAziende territoriali.

Tasso di dimissioni ospedaliere di pazienti in età pediatrica affetti da gastroenterite*

Numeratore Dimissioni ospedaliere di pazienti di età 0-17 anni affetti da gastroenterite** x 1.000Denominatore Popolazione media residente di età 0-17 anni

*La formula del tasso standardizzato è riportata nel Capitolo “Descrizione degli Indicatori e Fonti dei dati”.**In diagnosi principale o diagnosi secondaria quando la diagnosi principale è la disidratazione.

Validità e limiti. La stima dei ricoveri ospedalieri pergastroenterite in età pediatrica può rappresentare unindicatore valido e riproducibile della tempestività,accessibilità e appropriatezza delle cure territorialirivolte al bambino; in via indiretta, può fungereanche da strumento per valutare la qualità dell’orga-nizzazione delle cure primarie. Un limite alla validità dell’indicatore in oggetto puòessere riconducibile alla completezza e alla qualitàdelle codifiche presenti nelle Schede di DimissioneOspedaliera.Per meglio delineare la qualità dell’accesso ai serviziterritoriali, è consigliabile includere nel conteggiodelle ospedalizzazioni evitabili per gastroenterite nonsolo i Ricoveri Ordinari, ma anche i Day Hospital,poiché la loro quota, benché contenuta a livellonazionale (circa l’1%), mostra una variabilità abba-stanza accentuata a livello regionale (5).

Valore di riferimento/Benchmark. Non essendopresenti indicazioni normative o di letteratura, nelcommento dei risultati viene utilizzato come riferi-mento il valore nazionale. Per saggiare la differenza di ogni tasso regionalerispetto al dato italiano sono stati costruiti gliIntervalli di Confidenza al 95% usando l’approssima-zione normale alla distribuzione di Poisson per glieventi frequenti e la somma ponderata di parametri diPoisson per gli eventi rari (6, 7).

Descrizione dei risultatiA livello nazionale, nel 2017 il tasso di ospedalizza-zioni per gastroenterite in età pediatrica è pari a 2,19per 1.000, in aumento rispetto al 2016 (1,83 per 1.000,+19,67%). In Tabella 1 vengono presentati i tassi regionali, cal-colati sull’intera popolazione pediatrica (0-17 anni) estratificati per classe di età. Rispetto ai ragazzi di età15-17 anni, il rischio di ricovero per gastroenterite èsignificativamente più alto nei bambini di età <1 anno(Rischio Relativo-RR=27,48; IC 95%=25,12-30,07),così come nei soggetti di età 1-4 anni (RR=19,08; IC95%=17,50-20,80), 5-9 anni (RR=4,03; IC 95%=3,68-4,41) e 10-14 anni (RR=1,73; IC 95%=1,57-1,90) (datinon riportati in tabella).L’aumento delle ospedalizzazioni per gastroenteritepediatrica tra il 2016 e il 2017 ha coinvolto tutta lapenisola, ad eccezione della Valle d’Aosta (da 0,72 a0,29 per 1.000, -59,72%) e della Sardegna (da 2,57 a2,43 per 1.000, -5,45%). Nel Grafico 1 vengono illustrati i tassi standardizzatiper età a livello regionale. A conferma di quanto giàosservato nel 2016, le regioni del Mezzogiorno pre-sentano performance peggiori rispetto al dato nazio-nale, mentre le regioni del Nord e del Centro mostra-no tassi di ospedalizzazione significativamente infe-riori al valore nazionale. Le uniche eccezioni sonorappresentate da: Lombardia, Marche, Basilicata eCalabria.

M.P. FANTINI, J. LENZI, C. CECCOLINI

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aSSISteNZa terrItorIaLe 431

tabella 1 - Tasso (specifico per 1.000) di dimissioni ospedaliere di pazienti in età pediatrica affetti da gastroen-terite per regione - Anno 2017

regioni 0 1-4 5-9 10-14 15-17 totale

Piemonte 4,86 3,48 0,71 0,41 0,26 1,31Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 2,16 0,48 0,00 0,34 0,00 0,29Lombardia 14,19 7,57 1,17 0,54 0,37 2,80Bolzano-Bozen 4,26 3,75 0,69 0,18 0,46 1,36Trento 5,31 1,22 0,37 0,33 0,24 0,74Veneto 5,03 3,52 0,70 0,21 0,15 1,23Friuli Venezia Giulia 4,71 2,39 0,77 0,32 0,19 1,05Liguria 5,54 3,97 0,69 0,33 0,26 1,38Emilia-Romagna 8,00 4,24 0,73 0,23 0,22 1,58Toscana 2,50 1,77 0,30 0,19 0,21 0,66Umbria 8,09 4,38 1,19 0,45 0,96 1,90Marche 9,65 7,99 1,45 0,63 0,17 2,71Lazio 9,04 5,67 1,02 0,40 0,21 2,06Abruzzo 15,87 13,01 2,58 0,88 0,40 4,50Molise 10,65 11,00 2,92 0,70 0,00 3,68Campania 9,45 7,02 1,38 0,61 0,22 2,41Puglia 9,84 10,31 2,46 1,17 0,76 3,61Basilicata 5,53 6,13 1,12 0,82 0,24 2,02Calabria 6,45 5,32 1,45 0,67 0,48 2,08Sicilia 7,75 7,06 2,57 0,92 0,27 2,82Sardegna 7,14 6,69 1,74 0,76 0,47 2,43Italia 8,59 5,97 1,26 0,54 0,31 2,19

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2018.

Grafico 1 - Tasso (standardizzato per 1.000) di dimissioni ospedaliere di pazienti in età pediatrica affetti dagastroenterite per regione - Anno 2017

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2018.

Raccomandazioni di OsservasaluteNell’anno 2017, in Italia il tasso di ospedalizzazionepotenzialmente evitabile per gastroenterite in età pedia-trica è pari a 2,19 per 1.000, un valore contenuto ma inaumento rispetto al 2016 (1,83 per 1.000, +19,67%). Dalle analisi emerge che la sperequazione dei serviziterritoriali regionali è ancora evidente ed è andataconsolidandosi: 4 regioni del Sud (Abruzzo, Molise,Puglia e Sicilia) presentano un valore standardizzatoper 1.000 >3,00 . Per meglio comprendere il fenome-no in esame e delineare, ove presenti, le differenzeregionali, si consiglia di stratificare le analisi per clas-se di età (5).

Stando alle evidenze della letteratura internazionale, ilrischio di ospedalizzazione per gastroenterite in etàpediatrica diminuisce se vengono garantite una buonaaccessibilità alle strutture presenti sul territorio e unacorretta gestione del paziente dal punto di vista del-l’appropriatezza terapeutica e della continuità dellecure.

riferimenti bibliografici(1) McDonald KM, Davies SM, Haberland CA, Geppert JJ,Ku A, Romano PS. Preliminary assessment of pediatrichealth care quality and patient safety in the United Statesusing readily available administrative data. Pediatrics 2008;122: e416-e425.

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432 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2018

(2) AHRQ quality indicators. Pediatric quality indicators:technical specifications [version 4.5]. PDI #16 gastroenteri-tis admission rate. Rockville (MD): Agency for HealthcareResearch and Quality (AHRQ); 2013.(3) Beal AC, Co JP, Dougherty D, Jorsling T, Kam J, PerrinJ, Palmer RH. Quality measures for children’s health care.Pediatrics 2004; 113: 119-209.(4) Sedman A, Harris JM 2nd, Schulz K, SchwalenstockerE, Remus D, Scanlon M, Bahl V. Relevance of the Agencyfor Healthcare Research and Quality Patient SafetyIndicators for children’s hospitals. Pediatrics 2005; 115:135-145.

(5) Lenzi J, Luciano L, McDonald KM, Rosa S, Damiani G,Corsello G, Fantini MP. Empirical examination of the indi-cator “pediatric gastroenteritis hospitalization rate” basedon administrative hospital data in Italy. Ital J Pediatr 2014;40: 14.(6) Chiang CL. Standard error of the age-adjusted deathrate. U.S. Department of Health, Education and Welfare:Vital Statistics Special Reports 1961; 47: 271-285.(7) Dobson AJ, Kuulasmaa K, Eberle E, Scherer J.Confidence intervals for weighted sums of Poisson parame-ters. Stat Med 1991; 10: 457-462.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 425

Assistenza Domiciliare Integrata

Significato. La crescente longevità della popolazioneitaliana, se da un lato rappresenta certamente un rile-vante esito del Servizio Sanitario pubblico che ha resodisponibili, universalmente, i progressi dell’innova-zione scientifica e tecnologica, in particolare nel cam-po dell’assistenza del paziente acuto e della preven-zione, dall’altro si accompagna ad un progressivoincremento dell’incidenza e della prevalenza di pato-logie cronico-degenerative. Nel 2018, le condizioni disopravvivenza della popolazione migliorano regi-strando un aumento della speranza di vita alla nascita:per gli uomini di 80,9 anni (+0,3 rispetto al 2017),mentre per le donne 85,2 anni (+0,3 rispetto al 2017).A 65 anni di età la speranza di vita residua è di 19,3anni per gli uomini (+0,3 rispetto al 2017) e di 22,5anni per le donne (+0,3 rispetto al 2017).Al 1 gennaio 2019 la popolazione residente in Italia èpari a 60 milioni 391 mila unità dei quali gli over65enni rappresentano il 22,8% (1). Prosegue la cresci-ta, in termini assoluti e relativi, della popolazioneanziana ed assistiamo, pertanto, all’aumento dellosquilibrio demografico: al 1 gennaio 2019 la stimadell’Indice di Vecchiaia è di 172,9 per gli ultra 74enniper cento giovani di età <15 anni (era 143,4 per centogiovani di età <15 anni solo 11 anni prima) (2). Un altro dato che risulta in aumento, nel 2018, è lapercentuale di residenti affetti da almeno una patolo-gia cronica che, guadagnando 1,0 punto percentualerispetto al 2017, raggiunge il 40,8%. Le patologie cro-nico-degenerative affliggono il 54,1% della popola-zione di età 55-59 anni raggiungendo la quotadell’86,9% tra le persone ultra 75enni.Il 21,5% della popolazione ha dichiarato di essereaffetto da due o più patologie croniche con una fre-quenza maggiore per il genere femminile, in partico-lare dopo i 55 anni. Tra gli ultra 75enni la comorbilitàsi attesta al 66,6% (57,6% uomini e 72,0% donne) (3).Il quadro è quello di una popolazione anziana che devesostenere un peso elevato in termini di salute ed in ter-mini economici, a causa della lunga durata delle malat-tie cronico-degenerative, della diminuzione della qua-lità della vita e dei costi per l’assistenza sanitaria (4).Al fine di garantire una assistenza appropriata aipazienti non autosufficienti o in condizioni di fragili-tà, con patologie in atto o esiti delle stesse, sononecessari percorsi assistenziali consistenti in un insie-me organizzato di trattamenti medici, infermieristici eriabilitativi, necessari per stabilizzare il quadro clini-co, limitare il declino funzionale e migliorare la qua-lità della vita (art. 22 DPCM 12 gennaio 2017).Secondo la definizione del Ministero della Salute,l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) consiste inun insieme integrato di trattamenti sanitari e socio-

sanitari, erogati al domicilio della persona non auto-sufficiente o in condizioni di fragilità (6). L’ADI assi-cura, infatti, l’erogazione coordinata e continuativa diprestazioni sanitarie (mediche, infermieristiche e ria-bilitative) e socio-assistenziali (cura della persona,fornitura dei pasti e cure domestiche) al domicilio, daparte di diverse figure professionali fra loro funzional-mente coordinate nell’ambito del Distretto, come pre-visto sia dalla normativa nazionale, inclusi gli AccordiCollettivi Nazionali per la Medicina Generale chenegli ultimi 10 anni hanno dato forte impulso alle curea domicilio, sia dagli atti approvati dalle Regioni inmateria di assistenza socio-sanitaria.Le patologie che consentono l’avvio dell’ADI sonoquelle per le quali l’intervento domiciliare si presentaalternativo al ricovero ospedaliero e, salva diversadeterminazione concordata tra il medico responsabiledell’attività sanitaria a livello distrettuale e il Medicodi Medicina Generale (MMG) in relazione alla situa-zione socio-ambientale ed al quadro clinico, le ipotesidi attivazione dell’intervento si riferiscono a malatiterminali, malattie progressivamente invalidanti e chenecessitano di interventi complessi, incidenti vascolariacuti, gravi fratture in anziani, forme psicotiche acutegravi, riabilitazione di pazienti vasculopatici, riabilita-zione in pazienti neurolesi, malattie acute temporanea-mente invalidanti nell’anziano e dimissioni protette dastrutture ospedaliere. In relazione al bisogno clinico,funzionale e sociale del paziente si possono individua-re interventi di ADI con livelli crescenti di intensità ecomplessità assistenziale. Le cure domiciliari integratesono coadiuvate da prestazioni di aiuto personale eassistenza tutelare alla persona, generalmente erogatedai servizi sociali del Comune di residenza dell’assisti-to. A prescindere dalle forme dell’ADI, la responsabi-lità clinica è del MMG o del Pediatra di Libera Sceltache ha in carico il paziente, mentre l’équipe multidi-sciplinare, che ha sede organizzativa nel Distrettosanitario di residenza del paziente, è costituita, aseconda dei casi, da un infermiere professionale, unfisioterapista, un assistente sociale, un operatoresocio-assistenziale e da medici specialisti necessarialla patologia del paziente: questi concorrono allavalutazione multidimensionale del bisogno clinicoche consente la presa in carico della persona e la defi-nizione del “Piano di Assistenza Individuale (PAI)”socio-sanitario integrato. L’ADI costituisce, pertanto, un servizio in grado digarantire una adeguata continuità ai bisogni di salute,anche complessi, delle persone non autosufficienti, aifini della gestione della cronicità e della prevenzionedelle possibili ulteriori complicanze che possonodeterminare o peggiorare la disabilità.

S. TARDIVO, A. CARLI, A. RAMAROLI, C. COPPO, A. POLI, E. SANTORI, S. BATTILOMO

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426 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2019

Validità e limiti. I dati per la costruzione degli indi-catori sono stati ricavati dal Sistema InformativoAssistenza Domiciliare (SIAD) istituito con DecretoMinisteriale del 17 dicembre 2008 e s. m. nell’ambitodel Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS). Conil Decreto del Ministro della Salute n. 262/2016 è sta-to adottato il “Regolamento recante procedure perl’interconnessione a livello nazionale dei sistemiinformativi su base individuale del Servizio SanitarioNazionale” con l’obiettivo di costruire una base datiintegrata a livello nazionale, incentrata sul paziente,dalla quale rilevare informazioni in merito agli inter-venti sanitari e socio-sanitari erogati da operatori affe-renti al Servizio Sanitario Nazionale, nell’ambitodell’assistenza domiciliare.L’attuazione del predetto regolamento, a regime a par-tire dall’anno 2018, ha comportato l’adeguamento deisistemi informativi regionali e la trasmissione di datiinterconnettibili al NSIS del Ministero della Salute. Per mantenere la profondità storica del patrimonioinformativo acquisito fino all’introduzione del predet-to Regolamento, si è ritenuto necessario rendere inter-connettibili anche i dati già trasmessi al NSIS primadell’applicazione del Regolamento. A tal fine, è stataeffettuata una attività di “recupero” dei codici assistito“old” attraverso l’associazione di questi ultimi con icodici univoci generati secondo le regole indicate dalMinistero della Salute. La predetta attività di recuperoe, più in generale, l’attività di assegnazione ad ogniassistito di un codice univoco a livello nazionale, defi-nito dal Ministero della Salute, ha consentito l’effettivadistinzione dei soggetti assistiti a livello nazionale equesto ha portato ad una generale bonifica del dato tra-smesso al NSIS eliminando situazioni di duplicazionidi codici assistito prima possibili. Pertanto, si è resonecessario rielaborare tutti i dati dal 2014 al 2018.Le informazioni rilevate dal sistema sono le seguenti:

caratteristiche anagrafiche dell’assistito, valutazioneovvero rivalutazione socio-sanitaria dell’assistito edei relativi bisogni assistenziali, dati relativi alla fasedi erogazione, dati relativi alla sospensione della pre-sa in carico e dati relativi alla dimissione dell’assisti-to. All’interno del mandato era prevista “la caratteriz-zazione dei profili di cura domiciliari” (standard qua-lificanti le attività di cure domiciliari) per livelli diffe-renziati in funzione della:- complessità (Valore Giornate Effettive diAssistenza) sulla base del case mix e dell’impegnodelle figure professionali coinvolte nel PAI;- durata media (Giornate di Cura) in relazione alle fasitemporali intensiva, estensiva e di lungo-assistenza edelle fasce orarie di operatività dei servizi erogatori dicure domiciliari;- natura del bisogno, dell’intensità definita attraversol’individuazione di un Coefficiente di IntensitàAssistenziale dato dal rapporto tra le GiornateEffettive di Assistenza (numero di giorni nei quali èstato effettuato almeno un accesso da un operatore) ele Giornate di Cura (numero di giorni trascorsi dalladata primo accesso alla data dell’ultimo accesso, alnetto dei periodi di sospensione).Le predette informazioni devono essere trasmesse alNSIS con cadenza mensile, entro il mese successivoal periodo di riferimento in cui si sono verificati glieventi idonei alla generazione e modifica delle infor-mazioni richieste per singolo assistito. Tali eventisono identificabili con le seguenti fasi del processoassistenziale: presa in carico, erogazione, sospensio-ne, rivalutazione e conclusione.Il debito informativo delle Regioni e PA nei confrontidel SIAD non è omogeneo: su tutto il territorio nazio-nale persistono aree non ancora in grado di garantirela completezza delle informazioni previste.Gli indicatori ad oggi calcolabili sono quelli di attività

Tasso di assistiti di età 65 anni ed oltre in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistiti di età 65 anni ed oltre che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata* x 100Denominatore Popolazione media residente di età 65 anni ed oltre

Tasso di assistiti di età 75 anni ed oltre in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistiti di età 75 anni ed oltre che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata* x 100Denominatore Popolazione media residente di età 75 anni ed oltre

Tasso di assistiti in fase terminale in Assistenza Domiciliare Integrata

Numeratore Assistiti in fase terminale che hanno iniziato il trattamento di Assistenza Domiciliare Integrata* x 100.000Denominatore Popolazione media residente

*Si considerano gli assistiti con prese in carico già aperte al 1 gennaio o aperte nel corso dell’anno per le quali sia stato inviato almeno unaccesso.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 427

per cui non è possibile effettuare una esaustiva rifles-sione sulla qualità dell’ADI erogata dalle AziendeSanitarie Locali, né sulla tipologia dei casi trattati inragione della difficoltà collegata alla valutazione del-l’outcome finale. La mancanza di un sistema di classi-ficazione omogeneo e condiviso a livello nazionale perla valutazione dei bisogni assistenziali, oltre alla pre-senza di diverse modalità organizzative e assistenzialiadottate nelle varie Regioni (formulazione, erogazionee remunerazione del PAI) comporta una sensibile limi-tazione nella validità di un confronto interregionale.Infine, per l’anno 2018 a causa della interconnessionedelle banche dati non è stato possibile calcolare l’in-dicatore delle precedenti Edizioni del RapportoOsservasalute “Tasso di assistiti in AssistenzaDomiciliare Integrata”.

Valore di riferimento/Benchmark. In assenza di unvalore di riferimento legislativo e di omogeneità neimodelli organizzativi, gli indicatori analizzati possonoessere considerati in riferimento al valore medio delleregioni che presentano valori superiori al dato naziona-le. Mutuando l’esperienza dal monitoraggio dei LivelliEssenziali di Assistenza (LEA) sull’AssistenzaDistrettuale Anziani (dal Documento MinisterialeAdempimento “mantenimento dell’erogazione deiLEA”), per la definizione delle soglie è stato calcolato ilvalore mediano ed il 30° percentile della distribuzione.

Descrizione dei risultatiIn Italia, per l’anno 2018, si contano 371.910 pazienticon età ≥65 anni che sono ricorsi all’ADI, corrispon-dente al 2,81% della popolazione ultra 65enne media

residente. Il numero degli assistiti trattati in ADI conetà ≥65 anni si presenta in crescita guadagnando unincremento del 7,7% rispetto al 2017.L’accorpamento per macroaree dei dati relativi al tas-so di assistiti ultra 65enni in ADI mostra una variabi-lità che si sta progressivamente riducendo negli anni evalori in crescita, rispetto al 2017, per tutte le riparti-zioni, specie per il Centro (+14,6%) e per il Sud edIsole (+10,4%) (Grafico 1). A livello regionale si osservano, invece, importantidisomogeneità: si va, infatti, da un tasso minimo dello0,19% in Valle d’Aosta, ad un valore massimo del4,94% del Molise, cui seguono Sicilia, Emilia-Romagna e Basilicata (3,94%, 3,55% e 3,50%, rispet-tivamente). Se si analizza un target di età più elevato e,nello specifico, gli ultra 75enni, si nota un ricorsoall’ADI pari al 4,62% della popolazione ultra 75ennemedia residente. A livello regionale è evidente un anda-mento pari al precedente con la Valle d’Aosta che pre-senta il valore più basso di ricorso all’ADI (0,29%) edil Molise che presenta, invece, il valore maggiore(7,97%) (Tabella 1).Per quanto riguarda il numero di ADI rivolte aipazienti terminali, a livello regionale il Lazio presentail valore più basso con 34,89 casi (per 100.000), men-tre il Veneto il valore più elevato con 175,76 casi (per100.000) (Tabella 2). Dall’accorpamento per macroaree si evidenzia comenelle regioni del Nord vi sia il tasso più elevato(105,46 per 100.000) rispetto alle regioni meridionalie centrali (rispettivamente, 95,79 e 68,72 per 100.000)con un trend in aumento per tutte le macroaree(Grafico 2).

Grafico 1 - Tasso (valori per 100) di assistiti di età 65 anni ed oltre trattati in Assistenza Domiciliare Integrataper macroarea - Anni 2014-2018

Nota: sono escluse dal calcolo dell’indicatore per macroarea e cumulativo nazionale le regioni e PA per le quali non sono disponibili i dati.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale Della Digitalizzazione, del Sistema Informativo Sanitario e della Statistica. UfficioSistema Informativo Sanitario Nazionale. Anno 2019.

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428 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2019

Tabella 1 - Assistiti (valori assoluti), popolazione media residente (valori assoluti) e tasso (valori per 100) di assi-stiti trattati in Assistenza Domiciliare Integrata di età 65 anni ed oltre e 75 anni ed oltre per regione - Anno 2018

Regioni Assistiti Popolazione Tasso di Assistiti Popolazione Tasso di 65+ 65+ assistiti 65+ 75+ 75+ assistiti 75+

Piemonte 30.966 1.109.398 2,79 26.008 586.031 4,44Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 58 29.814 0,19 44 15.356 0,29Lombardia 55.471 2.260.270 2,45 46.678 1.167.217 4,00Bolzano-Bozen n.d. 103.319 n.d. n.d. 54.029 n.d.Trento 3.408 118.331 2,88 2.901 60.233 4,82Veneto 38.819 1.115.301 3,48 33.215 571.406 5,81Friuli Venezia Giulia 10.633 316.792 3,36 8.827 165.798 5,32Liguria 14.805 442.021 3,35 12.520 244.632 5,12Emilia-Romagna 37.752 1.064.590 3,55 32.747 569.497 5,75Toscana 30.961 945.200 3,28 26.420 500.237 5,28Umbria 4.542 224.428 2,02 3.964 120.416 3,29Marche 10.525 376.916 2,79 9.072 203.187 4,46Lazio 24.662 1.268.549 1,94 21.420 645.580 3,32Abruzzo 10.808 311.136 3,47 9.072 161.444 5,62Molise 3.702 75.014 4,94 3.148 39.499 7,97Campania 25.529 1.083.256 2,36 20.938 505.616 4,14Puglia 17.106 883.773 1,94 14.004 432.659 3,24Basilicata 4.511 128.786 3,50 3.884 67.132 5,79Calabria 6.175 417.512 1,48 5.258 208.045 2,53Sicilia 41.477 1.053.840 3,94 33.320 516.151 6,46Sardegna n.d. 385.732 n.d. n.d. 188.974 n.d.Italia 371.910 13.713.972 2,81 313.440 7.023.134 4,62

n.d. = non disponibile.Nota: sono escluse dal calcolo dell’indicatore cumulativo nazionale le regioni e PA per le quali non sono disponibili i dati.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale Della Digitalizzazione, del Sistema Informativo Sanitario e della Statistica. UfficioSistema Informativo Sanitario Nazionale. Anno 2019.

Tabella 2 - Assistiti (valori assoluti), popolazione media residente (valori assoluti) e tasso (valori per 100.000)di assistiti trattati in Assistenza Domiciliare Integrata in fase terminale per regione - Anno 2018

Regioni Assistiti Popolazione media residente Tassi di assistiti

Piemonte 5.598 4.366.136 128,21Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste n.d. 125.934 n.d.Lombardia 4.758 10.048.416 47,35Bolzano-Bozen n.d. 529.464 n.d.Trento 836 540.498 154,67Veneto 8.622 4.905.446 175,76Friuli Venezia Giulia 728 1.215.379 59,90Liguria 2.225 1.553.811 143,20Emilia-Romagna 5.798 4.456.053 130,12Toscana 4.310 3.733.305 115,45Umbria 802 883.328 90,79Marche 1.103 1.528.512 72,16Lazio 2.054 5.887.888 34,89Abruzzo 1.076 1.313.388 81,93Molise 155 307.055 50,48Campania 5.474 5.814.276 94,15Puglia 4.479 4.038.648 110,90Basilicata 435 564.994 76,99Calabria 886 1.951.909 45,39Sicilia 5.698 5.013.440 113,65Sardegna n.d. 1.643.884 n.d.Italia 55.037 60.421.760 94,69

n.d. = non disponibile.Nota: sono escluse dal calcolo dell’indicatore cumulativo nazionale le regioni e PA per le quali non sono disponibili i dati.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale Della Digitalizzazione, del Sistema Informativo Sanitario e della Statistica. UfficioSistema Informativo Sanitario Nazionale. Anno 2019.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 429

Grafico 2 - Tasso (valori per 100.000) di assistiti in fase terminale in Assistenza Domiciliare Integrata permacroarea - Anno 2018

Nota: sono escluse dal calcolo dell’indicatore cumulativo nazionale le regioni e PA per le quali non sono disponibili i dati.

Fonte dei dati: Ministero della Salute. Direzione Generale Della Digitalizzazione, del Sistema Informativo Sanitario e della Statistica. UfficioSistema Informativo Sanitario Nazionale. Anno 2019.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’analisi dei dati è in coerenza con le precedentiEdizioni del Rapporto Osservasalute anche per l’anno2018 e mostra un incremento, a livello nazionale,dell’attività dell’ADI nell’ottica di una sempre mag-giore implementazione dei modelli organizzativi sani-tari delle cure primarie.Tale incremento è in linea con gli obiettivi posti alleRegioni per la diminuzione del tasso di ospedalizza-zione attraverso l’erogazione di forme assistenzialialternative al ricovero ospedaliero, anche alla luce diquanto previsto dal D. Lgs. n. 135/2012, la cosiddettaspending review della sanità e, quindi, dal DMn.70/2015 (tasso di ospedalizzazione complessivopari a 160 per 1.000, durata media di degenza per iricoveri ordinari <7 giorni, tasso occupazione deiposti letto di almeno il 90%).Dall’analisi dei dati relativi al tasso di assistiti in ADI,nel 2018, accorpati per macroaree, emerge che in qua-si tutte le regioni si registra un incremento rispettoall’anno precedente, seppure permangono importantidisomogeneità interregionali. In particolare, nono-stante l’aumento del tasso di assistiti più marcato nelleregioni del Meridione e del Centro, si mantiene ungradiente Nord-Sud ed Isole.

Sebbene la non omogenea applicazione del flussoSIAD renda difficile una completa valutazione delledifferenze rilevate, con il consolidamento di tale flus-so si avrà a disposizione una migliore possibilità dianalizzare le diverse fasi del percorso e la caratteriz-zazione di profili di cura domiciliari. La completezzadel flusso SIAD consentirà, così, di valutare l’intensi-tà e la complessità dell’assistenza erogata, i professio-nisti coinvolti nelle diverse realtà e la natura del biso-gno coerentemente a quanto definito dai LEA anche inpresenza di modelli organizzativi eterogenei neidiversi contesti regionali.

Riferimenti bibliografici(1) Istat. Stime per l’anno 2018: Indicatori Demografici.Data di pubblicazione: 7 febbraio 2019. (2) Istat. Rapporto annuale 2019, Cap. 3. Tendenze demo-grafiche e percorsi di vita pag.115.(3) Istat. Annuario Statistico Italiano 2019, Cap. 4. Sanità esalute, Condizioni di salute, Malattie croniche pag.136.(4) Cittadinanzattiva - XVI Rapporto nazionale sulle politi-che della cronicità - Cittadini con cronicità: molti atti, pochifatti.(6) Ministero della Salute. Cure Domiciliari. Disponibile sulsito:www.salute.gov.it/portale/lea/dettaglioContenutiLea.jsp?lingua=italiano&id=4706&area=Lea&menu=socioSanitaria(ultimo accesso 23 marzo 2020).

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430 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2019

Posti letto residenziali di tipo socio-sanitario per persone con disabilità eanziani

Significato. Le strutture residenziali di tipo socio-sanitario forniscono assistenza e cure mediche di lun-go periodo a persone in condizione di non autosuffi-cienza o con elevata necessità di tutela sanitaria. I servizi erogati includono sia prestazioni prettamentesanitarie (cure mediche e infermieristiche, trattamentiriabilitativi e somministrazioni di terapie) con diversilivelli di intensità, sia prestazioni a carattere socialecome, ad esempio, i servizi di cura alla persona (aiutiper il movimento, per l’alimentazione e per l’igienepersonale). La loro attività occupa un ruolo rilevante nell’ambitodel processo di integrazione tra assistenza sanitaria eassistenza sociale.

L’indicatore proposto permette di confrontare l’entitàdell’offerta di residenzialità destinata agli anziani ealle persone con disabilità; i dati sono stati rilevati conl’indagine dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat)sui presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari.Le strutture considerate sono quelle caratterizzate dauna significativa componente sanitaria (presenza dialmeno una figura che svolge attività di tipo socio-sanitario oltre al Medico di Medicina Generale) cheforniscono, in prevalenza, ospitalità ad anziani, a per-sone con disabilità e con patologie psichiatriche.

Tasso di posti letto per persone con disabilità e anziani non autosufficienti

Numeratore Posti letto per target di utenza x 10.000Denominatore Popolazione media residente per la stessa fascia di età

Rapporto tra posti letto e beneficiari di prestazioni per la disabilità

Numeratore Posti letto per target di utenza x 10.000Denominatore Beneficiari di prestazioni per la disabilità per la stessa fascia di età

Validità e limiti. Il primo indicatore è stato costruitoper due diversi target di utenza: persone con disabilità(persone di età <65 anni con disabilità fisica, psichica,sensoriale e/o con patologie psichiatriche) e anzianinon autosufficienti (persone di età >65 anni non auto-sufficienti); l’assegnazione dei posti letto al target diutenza è stata effettuata sulla base delle prevalenze diassistiti dichiarate dalle strutture censite, pertanto nonsi esclude che i posti letto possano essere utilizzatianche per altre tipologie di utenti.Eventuali variazioni rispetto agli anni precedenti pos-sono derivare da alcuni cambiamenti che hanno riguar-dato i criteri di classificazione dei target di utenzaaddottati a partire dall’indagine relativa all’anno 2014. I dati sulla base dei quali è stato costruito l’indicatoresono stati ponderati per tenere conto del numero distrutture che non hanno risposto alla rilevazione, circail 24% dell’universo di riferimento. Al fine di valutarel’effetto sulla precisione dell’indicatore delle mancaterisposte è stato calcolato il Coefficiente di Variazionepercentuale, che rappresenta la quota percentualedell’errore sulla stima puntuale.Il secondo indicatore è stato costruito rapportando iposti letto di ciascun target di utenza prevalente (perso-ne con disabilità e anziani non autosufficienti) ai “bene-ficiari di pensioni per persone con disabilità” stimatidall’Istat attraverso i dati provenienti dal Casellario

centrale dei pensionati, nel quale l’Istituto Nazionaledella Previdenza Sociale raccoglie i principali dati sulleprestazioni pensionistiche erogate da tutti gli Enti pre-videnziali italiani, sia pubblici che privati.L’obiettivo è quello di rapportare l’offerta residenzia-le ad una misura che meglio rappresenti la dimensionedel bisogno di assistenza residenziale. È importante sottolineare che il numero di beneficiaridi pensioni per persone con disabilità, pur rappresen-tando una sovrastima della domanda di servizi resi-denziali, fornisce una dimensione che, rispetto allapopolazione complessiva, ricalca più adeguatamentesul territorio la distribuzione della domanda potenzia-le di assistenza residenziale.Per avere una stima più accurata della domanda com-plessiva di residenzialità, sarebbe opportuno conosce-re anche l’entità del bisogno assistenziale e la presen-za di servizi alternativi di tipo domiciliare.Per entrambi gli indicatori è importante sottolineareche piccole variazioni temporali dei tassi a livelloregionale potrebbero essere dovute a variazioni neltasso di risposta e, quindi, al sistema di riponderazio-ne dei dati e non a variazioni effettive dei livelli diofferta.

Valore di riferimento/Benchmark. Risulta difficol-toso individuare un valore di riferimento poiché il rap-

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ASSISTENZA TERRITORIALE 431

porto ideale tra posti letto residenziali e popolazionedipende dall’offerta di forme di assistenza alternativee dall’orientamento delle singole regioni.

Descrizione dei risultatiIn Italia, i posti letto destinati ad accogliere personecon disabilità e anziani sono, complessivamente,303.704, pari a 50,1 per 10.000 abitanti. La parte piùampia dell’offerta è destinata ad accogliere anzianinon autosufficienti (180,3 per 10.000); quote residualisono, invece, rivolte ad utenti con disabilità (12,7 per10.000). L’analisi territoriale evidenzia forti divari trale ripartizioni, con una offerta che si concentra soprat-tutto nelle regioni del Nord e subisce consistenti ridu-zioni nelle altre aree del Paese. I più alti livelli diofferta complessiva si registrano nella PA di Trentocon 104,2 per 10.000; la più bassa dotazione di posti

letto si riscontra nelle regioni meridionali e, nello spe-cifico, in Campania con 8,3 per 10.000. Per quanto riguarda gli anziani, il tasso più elevato siregistra nella PA di Trento (420,1 per 10.000), mentrel’offerta più bassa si rileva in Campania dove il livellodei tassi scende a 17,6 per 10.000. La quota di postiletto dedicati alle persone con disabilità raggiunge illivello massimo in Liguria (28,8 per 10.000), mentre ivalori minimi si registrano in Campania (6,2 per10.000) (Tabella 1). Se consideriamo il secondo indicatore, il gradienteNord-Sud ed Isole aumenta per entrambi i target diutenza; l’offerta di servizi residenziali è molto piùbassa nel Sud e nelle Isole, dove la quota di percettoridi pensioni risulta essere maggiore (Grafico 1).

Tabella 1 - Tasso (valori per 10.000) di posti letto per persone con disabilità e anziani non autosufficienti nellestrutture socio-sanitarie e Coefficiente di Variazione (valori per 100) per regione - Anno 2016

Regioni Persone con Anziani Totale Coefficiente disabilità non autosufficienti di D %

Piemonte 17,1 305,3 89,3 0,6Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 22,4 335,1 94,9 0,0Lombardia 14,2 288,5 75,1 0,9Bolzano-Bozen 11,9 397,2 86,2 0,0Trento 18,1 420,1 104,2 0,0Veneto 14,9 296,1 77,7 0,3Friuli Venezia Giulia 15,2 298,8 88,2 1,5Liguria 28,8 226,4 84,8 1,4Emilia-Romagna 8,6 267,4 70,1 1,1Toscana 12,0 146,0 45,6 0,7Umbria 16,0 100,0 37,0 0,2Marche 9,2 241,0 65,5 18,1Lazio 11,2 47,9 19,0 1,6Abruzzo 14,5 92,2 32,6 1,4Molise 10,9 98,1 31,8 1,1Campania 6,2 17,6 8,3 1,3Puglia 9,9 74,2 23,6 1,4Basilicata 15,4 137,7 42,7 1,4Calabria 9,9 56,8 19,7 1,8Sicilia 15,3 56,0 23,7 1,9Sardegna 11,0 95,3 30,1 1,7Italia 12,7 180,3 50,1 0,3

Fonte dei dati: Elaborazioni su dati Istat. Indagine presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari. Anno 2019.

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432 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2019

Raccomandazioni di OsservasaluteL’attività delle strutture residenziali si inquadra nel-l’ambito dell’assistenza integrata di tipo sociale esanitaria prevista dalla Legge n. 328/2000, che rappre-senta una risposta mirata a bisogni di particolari grup-pi di popolazione, come le persone con disabilità e glianziani. È una tipologia di assistenza di lungo periodoche rappresenta una efficace alternativa ad una ospe-dalizzazione impropria e una soluzione palliativa allamancanza di una rete di aiuti, formali e informali, chepermetta di fornire al paziente una assistenza più pros-sima ai suoi bisogni, come l’assistenza domiciliare.È auspicabile, per l’immediato futuro, che si riducanoi divari territoriali evidenziati dagli indicatori di offer-ta e attività e, nel medio-lungo termine, che si superi

anche questa tipologia di assistenza residenziale afavore di forme di intervento che permettano alpaziente di rimanere nel suo abituale ambito di vita.Infatti, spesso molti utenti ospiti di queste strutturefiniscono per essere vittime di un confinamento dallasocietà civile, perdendo qualsiasi possibilità di inte-grazione e di partecipazione sociale.

Riferimenti bibliografici(1) Ministero della Salute. Piano Sanitario Nazionale 2010-2011.(2) Giannakouris K, Population and social conditions,Eurostat, statistics in focus 72/2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2: 199-232.

Grafico 1 - Rapporto (valori per 10.000 beneficiari di pensioni per persone con disabilità) di posti letto per per-sone con disabilità e anziani non autosufficienti nelle strutture socio-sanitarie per regione - Anno 2016

Fonte dei dati: Elaborazioni su dati Istat. Indagine presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari. Anno 2015 - Dati provvisori. INPS:Casellario centrale dei pensionati. Anno 2019.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 433

Ospiti anziani e con disabilità nei presidi residenziali

Significato. Nel nostro Paese la quota di persone condisabilità e di anziani continua ad aumentare comeconseguenza dell’ormai consolidato processo diinvecchiamento che coinvolge tutti i Paesi occidenta-li. La necessità di rispondere adeguatamente ad unacrescente domanda di assistenza a lungo terminediventa uno dei principali obiettivi del nostro sistemadi welfare che deve trovare risposte appropriate dispo-nendo di risorse finanziare limitate. Le soluzioni fino-ra proposte mirano a favorire lo sviluppo di forme diassistenza domiciliare e ad incrementare l’assistenzaresidenziale nei casi in cui le cure a domicilio nonrisultino praticabili (per difficoltà della famiglia o perl’elevato livello assistenziale richiesto).

La presente Sezione prende in considerazione l’attivi-tà di assistenza socio-sanitaria erogata a favore deglianziani non autosufficienti (>65 anni) e delle personecon disabilità (<65 anni con disabilità fisica, psichica,sensoriale o persone con patologia psichiatrica).Le strutture considerate sono state quelle erogatrici diassistenza con una rilevante componente sanitariarilevate con l’indagine dell’Istituto Nazionale diStatistica sui presidi residenziali socio-assistenziali esocio-sanitari. Pertanto, sono state selezionate le strut-ture residenziali caratterizzate dalla presenza di alme-no una figura professionale, oltre al Medico diMedicina Generale, che svolge attività di tipo socio-sanitario.

Tasso di ospiti anziani nei presidi residenziali

Numeratore Ospiti anziani nei presidi residenziali x 10.000Denominatore Popolazione media residente della stessa fascia di età

Tasso di ospiti adulti e minori con disabilità nei presidi residenziali

Numeratore Ospiti adulti e minori con disabilità nei presidi residenziali x 10.000Denominatore Popolazione media residente della stessa fascia di età

Validità e limiti. Gli indicatori calcolati mostrano unadiscreta variabilità regionale che può dipendere dadiversi fattori, quali una diversa capacità di risposta acondizioni di bisogno e un diverso livello di offertaresidenziale, cui può associarsi una diversa organizza-zione della rete socio-assistenziale.L’indagine condotta sui presidi residenziali socio-assi-stenziali e socio-sanitari ha fatto registrare, per l’anno2016, un tasso di risposta pari al 76%. Al fine di tenerconto delle mancate risposte e dell’effetto che questehanno sulla precisione degli indicatori è stato calcolatoil Coefficiente di Variazione percentuale, che rappresen-ta la quota percentuale dell’errore sulla stima puntuale.Eventuali variazioni rispetto agli anni precedenti pos-sono derivare da alcuni cambiamenti che hannoriguardato i criteri di classificazione dei target diutenza addottati nell’indagine relativa all’anno 2014.

Valore di riferimento/Benchmark. Risulta difficolto-so individuare un valore di riferimento poiché la quotadi soggetti istituzionalizzati dipende dal diverso livellodi offerta residenziale presente sul territorio e da unadiversa organizzazione della rete socio-assistenziale.

Descrizione dei risultatiGli anziani ospiti dei presidi residenziali sono, com-plessivamente, 220.253 (162,8 per 10.000 anziani

residenti). Molti meno sono gli adulti e i minori condisabilità ospiti dei presidi, rispettivamente 44.832(12,1 per 10.000 adulti residenti) e 1.494 (1,5 per10.000 minori residenti). In linea con il quadro diofferta, il maggiore ricorso all’istituzionalizzazione siriscontra nelle regioni del Nord, soprattutto per glianziani, per i quali i tassi di ricovero più elevati siregistrano nelle PA di Trento e Bolzano (rispettiva-mente, 398,9 e 393,4 per 10.000).Nel Meridione il tasso di ricovero si riduce considere-volmente e tocca i valori minimi in Campania, doveper 10.000 anziani residenti risultano ricoverati 18,0anziani non autosufficienti, valori fortemente al disotto del livello nazionale (162,8 per 10.000).Risultati simili si ottengono dall’analisi degli indica-tori riferiti agli ospiti adulti con disabilità: la Liguriafa registrare il più alto tasso di ricovero (26,9 per10.000), mentre le regioni del Meridione vedonoridursi considerevolmente i livelli del tasso.L’andamento regionale risulta confermato anche inriferimento agli ospiti minori con disabilità. Per questacategoria di ospiti la Valle d’Aosta risulta essere laregione con il più elevato tasso di ricovero (6,7 per10.000), mentre i tassi più bassi si registrano soprattut-to nelle regioni meridionali con valori al di sotto del-l’unità in Abruzzo, Campania e Calabria (Tabella 1).

C. DI PRIAMO

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434 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2019

Tabella 1 - Tasso (valori per 10.000) di ospiti anziani non autosufficienti, ospiti adulti con disabilità e ospitiminori con disabilità assistiti nelle strutture socio-sanitarie e Coefficiente di Variazione (valori per 100) perregione - Anno 2016

Anziani non autosufficienti Adulti con disabilità Minori con disabilitàRegioni Tassi Coefficiente Tassi Coefficiente Tassi Coefficiente di D % di D % di D %

Piemonte 268,7 0,6 16,4 0,9 3,7 3,4Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 309,9 0,0 18,4 0,0 6,7 0,0Lombardia 277,8 0,6 14,8 1,1 2,2 4,4Bolzano-Bozen 393,4 0,0 11,1 0,0 1,2 0,0Trento 398,9 0,0 20,8 0,0 1,3 0,0Veneto 265,4 0,3 14,9 0,4 1,9 2,0Friuli Venezia Giulia 270,3 1,7 15,0 1,8 0,5 7,9Liguria 196,3 1,5 26,9 1,9 2,6 6,6Emilia-Romagna 219,4 0,9 10,6 1,3 0,6 7,2Toscana 127,8 0,8 11,2 1,3 1,0 4,4Umbria 94,9 0,6 14,7 0,6 2,0 2,0Marche 196,7 13,9 11,4 19,4 2,4 48,0Lazio 47,5 2,1 9,1 2,5 1,3 6,5Abruzzo 84,6 1,4 11,2 2,0 0,2 7,3Molise 72,2 2,8 9,7 3,5 1,4 9,4Campania 18,0 2,6 5,1 3,5 0,4 9,2Puglia 67,7 2,0 8,6 3,2 1,5 6,5Basilicata 75,8 1,6 15,2 3,2 1,1 7,5Calabria 51,8 2,4 8,1 4,2 0,5 9,5Sicilia 49,7 2,7 13,0 2,6 1,2 10,4Sardegna 91,0 1,9 9,2 3,0 1,7 7,5Italia 162,8 1,0 12,1 1,2 1,5 2,8

Fonte dei dati: Elaborazioni su dati Istat. “Indagine presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari”. Anno 2019.

Raccomandazioni di OsservasaluteL’attività delle strutture residenziali si inquadra nel-l’ambito dell’assistenza integrata di tipo sociale esanitaria prevista dalla Legge n. 328/2000 che rappre-senta una risposta mirata a bisogni di particolari grup-pi di popolazione, come le persone con disabilità e glianziani. È una tipologia di assistenza di lungo periodoche rappresenta una efficace alternativa ad una ospe-dalizzazione impropria e una soluzione palliativa allamancanza di una rete di aiuti, formali e informali, chepermetta di fornire al paziente una assistenza più pros-sima ai suoi bisogni, come l’assistenza domiciliare.È auspicabile, per l’immediato futuro, che si riducanoi divari territoriali evidenziati dagli indicatori di offer-ta e attività e, nel medio-lungo termine, che si superi

anche questa tipologia di assistenza residenziale afavore di forme di intervento che permettano alpaziente di rimanere nel suo abituale ambito di vita.Infatti, spesso molti utenti ospiti di queste strutturefiniscono per essere vittime di un confinamento dallasocietà civile, perdendo qualsiasi possibilità di inte-grazione e di partecipazione sociale.

Riferimenti bibliografici(1) Ministero della Salute. Piano Sanitario Nazionale 2010-2011.(2) Giannakouris K, Population and social conditions,Eurostat, statistics in focus 72/2008.(3) Pesaresi F, Simoncelli M: Analisi delle RSA in Italia:mandato e classificazione. Tendenze nuove 2008; 2 :199-232.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 435

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per complicanze a lungo terminedel diabete mellito

Significato. Il diabete è una malattia cronica caratte-rizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nelsangue (iperglicemia) ed è dovuta ad una alterataquantità dell’insulina o ad un suo mancato utilizzo daparte dell’organismo. I codici dell’International Classification of Diseases-Clinical Modification (ICD-9-CM) selezionati nelladiagnosi principale sono: 250.4_ diabete con compli-canze renali, 250.5_ diabete con complicanze oculari,250.6_ diabete con complicanze neurologiche, 250.7_diabete con complicanze circolatorie periferiche,250.8_ diabete con altre complicanze specificate e250.9_ diabete con complicazioni non specificate. Il diabete può determinare complicanze croniche chepossono essere prevenute, o di cui si può rallentare laprogressione, attraverso uno stretto controllo di tutti i

fattori di rischio. La gestione delle Complicanze aLungo Termine del Diabete mellito (CLTD) può esse-re realizzata attraverso una assistenza territoriale chefornisca al paziente informazioni e mezzi per un ade-guato controllo metabolico, al fine di evitare l’emer-gere di quadri di diabete scompensato che renderebbe-ro necessaria l’ospedalizzazione. Tra i Prevention Quality Indicators dell’Agency forHealthcare Research and Quality, il tasso di dimissio-ni ospedaliere per CLTD mellito, potenzialmente evi-tabili attraverso una adeguata gestione ambulatorialedei pazienti con diabete, consente di valutare, indiret-tamente, la qualità dell’assistenza territoriale per que-sta condizione cronica. L’indicatore riguarda la popo-lazione con età ≥18 anni.

Tasso Adjusted di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per complicanze a lungo termine del diabete mellito nelleprovince e grandi Comuni

Tassi standardizzati per età (≥18 anni) e genere (metodo di standardizzazione diretta):

Tiadj = ( Tix,s px,s/ px,s ) x 1.000

Significato variabili: i = zona di residenza; x = classe di età: 18-24, 25-34, 35-44, 45-54, 55-64, 65-74, 75-84, >84 anni; s = genere (M, F); Tix,s = Tasso specifico relativo alla classe di età x e genere s nella zona i; px,s = la popolazione standard relativa alla classe di età x e genere s.La popolazione utilizzata come standard è quella totale Italia dell’anno di fonte Istituto Nazionale di Statistica.

Validità e limiti. Questo indicatore, calcolato perresidenza del paziente, consente di misurare indiretta-mente la qualità dell’assistenza territoriale nelle regio-ni, province e grandi Comuni1. Sono stati considerati i tassi di ospedalizzazione evita-bile aggiustati per età e genere calcolati dall’Agenzianazionale per i servizi sanitari regionali per il PianoNazionale Esiti. La correzione per età e genere, effet-tuata utilizzando come popolazione standard quellatotale a livello Italia dell’anno, permette di effettuareconfronti indipendentemente dalla struttura per età egenere tra zone nello stesso anno, ma non tra annidiversi.Il fenomeno viene analizzato sia attraverso il livello el’andamento temporale del tasso di ospedalizzazione,sia considerando la variabilità interna alla regione e iltrend di tale variabilità. Questa doppia lettura permet-te di individuare le regioni “virtuose” non solo sullabase della diminuzione del tasso, ma anche per l’uni-formità all’interno della regione stessa. Al contrario,possono individuarsi regioni con margini di migliora-

mento caratterizzate da valori elevati di ospedalizza-zione e una bassa variabilità. Altre situazioni interme-die riguardano regioni con bassi livelli di ospedalizza-zione e alta variabilità intra-regionale, sintomo,quest’ultimo, di una non uniforme adozione dellepolitiche regionali sull’assistenza primaria.Un limite è rappresentato dal fatto che la misura divariabilità è scarsamente informativa nelle regioni chehanno un numero esiguo di zone.Per analizzare l’andamento del tasso di ospedalizza-zione evitabile a livello regionale sono stati calcolati itassi Adjusted (Adj) per età come medie mobili deivalori di 2 anni successivi (2012-2013, 2013-2014,2015-2016, 2017-2018). Inoltre, per un esame a livel-lo congiunturale si è proceduto alla misura delNumero Indice del rapporto del tasso di ospedalizza-zione negli ultimi 2 anni. La variabilità all’internodelle regioni e tra le regioni è stata misurata attraversoil Coefficiente di Variazione (CV) del tasso di ospeda-lizzazione. Anche per i CV sono state calcolate mediemobili biennali per valutare il trend.

L. SICURO, A. BURGIO, D.S. CICALA, G. DAMIANI, E. PATRUNO, A. ROSANO, A. SOLIPACA

1Comuni di: Torino, Genova, Milano, Verona, Venezia, Padova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Taranto, Palermo, Messina e Catania.

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436 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2019

Valore di riferimento/Benchmark. Valori medi delleregioni che rientrano nei due gruppi “basso valore deltasso Adj” e “bassa variabilità”.

Descrizione dei risultatiIl tasso Adj mobile dell’ultimo anno (media 2017-2018) per la popolazione adulta (≥18 anni) registra ilvalore minimo pari a 0,04 per 1.000 residenti in Valled’Aosta e il valore massimo pari a 1,45 per 1.000 inLombardia. Nell’individuazione delle regioni a basso,medio e alto tasso mobile, non si evidenzia una vera epropria caratterizzazione territoriale.Osservando anche il dato a livello congiunturale, cioèrispetto agli ultimi 2 anni, nella maggior parte delleregioni il tasso Adj tende a diminuire. Il trend 2012-2018 evidenzia per tutte le regioni, tranne che perVeneto, Lazio e Abruzzo, una generale diminuzionedell’ospedalizzazione.Il CV tende ad aumentare negli anni per la maggiorparte delle regioni; il trend in diminuzione, al contra-rio, si osserva per Trentino-Alto Adige, Marche,Campania e Molise. La Tabella 1 e i Cartogrammi mettono in evidenzaquanto segue. Tra le regioni con bassi valori del tassoAdj mobile 2017-2018, la Valle d’Aosta assume ilvalore minimo pari a 0,04 per 1.000, mentre laToscana e la Basilicata presentano entrambe quellopiù alto pari a 0,17 per 1.000. La Sardegna si distingueper valori bassi di ospedalizzazione che negli annitendono ancora a diminuire; inoltre, la bassa variabi-lità raggiunta nel 2018 caratterizza la regione comevirtuosa. La Liguria vede aumentare negli anni lavariabilità interna, conseguenza del miglioramentodei livelli del tasso in tutte le province tranne che perLa Spezia. La Toscana presenta valori bassi di ospe-dalizzazione; tuttavia, di anno in anno le provincemodificano di continuo i loro comportamenti. Il FriuliVenezia Giulia e la Basilicata, entrambe costituite da2 zone, assumono comportamenti analoghi: il FriuliVenezia Giulia registra una situazione simile di annoin anno non particolarmente virtuosa, mentre laBasilicata vede la provincia di Matera con valori simi-li di ospedalizzazione in tutti gli anni esaminati e laprovincia di Potenza virtuosa negli anni 2016 e 2017(peggiora nel 2018). Le Marche e la Valle d’Aostapossono essere considerate 2 regioni virtuose; nelleMarche, in particolare, diminuisce negli anni la varia-bilità perché aumentano le province che assumonolivelli bassi di ospedalizzazione.Tra le regioni con valori medi del tasso Adj mobile2017-2018, l’Umbria registra il valore più basso paria 0,18 per 1.000 e la Puglia quello più elevato pari a

0,33 per 1.000. L’Umbria vede aumentare la variabili-tà per effetto della diminuzione dei livelli di ospeda-lizzazione nella provincia di Terni. Dal 2016, inoltre,essa può essere inquadrata come regione alquanto vir-tuosa. Il Piemonte, che registra il CV tra i più elevatid’Italia, si caratterizza per una crescita della variabili-tà grazie al miglioramento negli anni dei tassi Adj del-le province di Cuneo, Biella e Verbano-Cusio-Ossola.La Sicilia evidenzia un aumento della variabilitàall’interno della regione dovuta alla diminuzione deilivelli di ospedalizzazione in alcune province(Palermo e Trapani) e all’aumento in altre (Enna,Caltanissetta e Agrigento). Il Lazio, al contrario, sicaratterizza per una bassa variabilità, che rimanecostante nel tempo, ma con tassi di ospedalizzazionecrescenti. La Calabria vede aumentare il trend dellavariabilità per il miglioramento dei livelli di ospeda-lizzazione della provincia di Reggio Calabria e il peg-gioramento delle province di Cosenza e Crotone.Tra le regioni con valori elevati del tasso Adj mobile2017-2018, il Trentino-Alto Adige registra il valoreminimo pari a 0,34 per 1.000 e la Lombardia quellopiù alto pari a 0,45 per 1.000. La Puglia, nei primianni, registra una situazione di bassa variabilità macon tassi di ospedalizzazione elevati in tutte le provin-ce, tranne Lecce. Con il passare degli anni, la variabi-lità aumenta grazie al miglioramento del valore deltasso nelle province di Brindisi e Barletta-Andria-Trani; la provincia di Taranto si caratterizza sempreper alti livelli del tasso Adj. Simile alla Puglia è laLombardia, regione che presenta una situazione diuniformità a causa degli alti tassi di ospedalizzazionein tutte le province. Nel corso degli anni la variabilitàdella regione tende ad aumentare per la riduzione deitassi di ospedalizzazione delle province di Sondrio,Lecco, Bergamo e Pavia; rimangono, al contrario, conmargini di miglioramento, le province di Brescia,Mantova, Cremona e Varese. Anche l’Abruzzo, seb-bene regione più piccola, mostra andamenti analoghia Puglia e Lombardia; inoltre, peggiora negli anni per-ché aumentano i tassi di ospedalizzazione delle pro-vince di Pescara e Chieti. L’Emilia-Romagna, analo-gamente alla Lombardia, registra una bassa variabilitàin presenza di valori elevati del tasso Adj, anche senegli anni l’indicatore diminuisce in generale grazie almiglioramento delle province di Parma, ReggioEmilia e Ferrara. In Campania le province presentanovalori altalenanti e, nel 2018, si caratterizzano per tas-si elevati e bassa variabilità. Anche il Veneto tende apeggiorare sia per la variabilità intra-regionale che peri livelli di ospedalizzazione.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 437

Tabella 1 - Tasso (valori per 1.000) Adjusted (Adj) per età (≥18 anni) e genere di dimissioni ospedaliere poten-zialmente evitabili per complicanze a lungo termine del diabete mellito, Coefficiente di Variazione (CV) (valoriper 100) intra-regionale e trend del CV, del tasso Adj e del Numero Indice del tasso Adj per regione - Anni vari

Tassi Adj Regioni CV Trend CV Trend Numeri Indicemedia mobile (numero di zone) (2018) (2012-2018) tassi Adj tassi Adj(2017-2018) (2012-2018) (2018-2016)

Basso Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste (1) - - ↕ ↕ Sardegna (8) 27,3 ↑ ↓ ↓ Marche (5) 41,2 ↓ ↕ ↓ Liguria (5) 95,7 ↑ ↓ ↓ Friuli Venezia Giulia (4) 45,1 ↑ ↓ ↓ Toscana (11) 52,9 ↑ ↓ ↓ Basilicata (2) 8,9 ↑ ↓ ↑Medio Umbria (2) 8,4 ↑ ↓ ↓ Piemonte (9) 68,1 ↑ ↓ ↓ Molise (2) 2,1 ↓ ↕ ↓ Sicilia (12) 31,1 ↑ ↓ ↕ Lazio (6) 16,2 ↕ ↑ ↑ Calabria (5) 36,0 ↑ ↕ ↑Alto Puglia (8) 77,0 ↑ ↓ ↓ Trentino-Alto Adige (2) 2,9 ↓ ↓ ↑ Campania (6) 15,0 ↓ ↓ ↑ Abruzzo (4) 58,0 ↑ ↑ ↓ Emilia-Romagna (10) 29,5 ↑ ↓ ↑ Veneto (10) 25,8 ↕ ↑ ↕ Lombardia (13) 26,9 ↑ ↓ ↓

Fonte dei dati: Elaborazioni dei dati del Programma Nazionale Esiti - Agenas sui dati delle Schede di Dimissioni Ospedaliera 2012-2018,Ministero della Salute.Anno 2019.

Tasso (valori per 1.000) Adjusted per età (≥18 anni) e genere di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per complicanze a lungotermine del diabete mellito per provincia. Anni 2012-2018

Tasso Adjusted 20120,06-0,180,19-0,260,27-0,340,35-0,470,48-1,21

Tasso Adjusted 20130,05-0,180,19-0,260,27-0,360,37-0,460,47-1,38

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438 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2019

Tasso Adjusted 20140,06-0,150,16-0,250,26-0,330,34-0,460,47-1,46

Tasso Adjusted 20150,03-0,160,17-0,240,25-0,320,33-0,410,42-1,31

Tasso Adjusted 20160,05-0,140,15-0,230,24-0,310,32-0,410,42-1,39

Tasso Adjusted 20170,04-0,120,13-0,250,26-0,350,36-0,430,44-1,14

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ASSISTENZA TERRITORIALE 439

Tasso Adjusted 20180,03-0,120,13-0,210,22-0,330,34-0,420,43-1,23

Raccomandazioni di OsservasaluteLe regioni con bassi e uniformi livelli del tasso Adj diospedalizzazione, rappresentando il benchmark del-l’indicatore, devono essere considerate il riferimentoper l’implementazione delle azioni di sistema da partedelle regioni con margini di miglioramento. In particolare, per le regioni che evidenziano un’altavariabilità intra-regionale, si raccomanda l’adozionedi politiche regionali sull’assistenza primaria che sia-

no coerenti e uniformi. Tuttavia, si raccomanda lo svi-luppo di sistemi di manutenzione e monitoraggio delleospedalizzazioni anche per le regioni cosiddette “vir-tuose”, al fine di garantire il protrarsi del comporta-mento positivo.

Riferimenti bibliografici(1) Disponibile sul sito: https://pne.agenas.it.

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440 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2019

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per broncopneumopatia cronicoostruttiva

Significato. La Broncopneumopatia CronicoOstruttiva (BPCO) è una condizione cronica chedetermina un elevato carico di malattia nella popola-zione adulta e, soprattutto, anziana. I codici dell’International Classification of Diseases-Clinical Modification (ICD-9-CM) selezionati nelladiagnosi principale sono: 490 bronchite non specifica-ta se acuta o cronica, 491 bronchite cronica (con osenza esacerbazione), 492 enfisema, 494 bronchiecta-sie, 496 altre ostruzioni croniche. Inoltre, sono inclusianche i casi: con diagnosi principale 518.81, 518.82,518.83, 518.84 (insufficienza respiratoria) e in dia-

gnosi secondaria uno dei codici di BPCO sopra indi-cati; diagnosi principale 786.0 dispnea/iperventilazio-ne/ortopnea, 786.2 tosse e 786.4 espettorazioneabnorme e in diagnosi secondaria uno dei codici diBPCO sopra indicati. Incluso tra i Prevention Quality Indicators dell’Agencyfor Healthcare Research and Quality, il tasso di rico-veri (≥18 anni) per questa condizione “sensibile allecure ambulatoriali” intende misurare la qualità dei ser-vizi territoriali in termini di prevenzione e di cura pre-supponendo che, al migliorare di queste, diminuisca ilricorso all’Ospedale.

Tasso Adjusted di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per broncopneumopatia cronico ostruttiva nelle provincee grandi Comuni

Tassi standardizzati per età (≥18 anni) e genere (metodo di standardizzazione diretta):

Tiadj = ( Tix,s px,s/ px,s ) x 1.000

Significato variabili: i = zona di residenza; x = classe di età: 18-24, 25-34, 35-44, 45-54, 55-64, 65-74, 75-84, >84 anni; s = genere (M, F); Tix,s = Tasso specifico relativo alla classe di età x e genere s nella zona i; px,s = la popolazione standard relativa alla classe di età x e genere s.La popolazione utilizzata come standard è quella totale Italia dell’anno di fonte Istituto Nazionale di Statistica.

Validità e limiti. Questo indicatore, calcolato perresidenza del paziente, consente di misurare indiretta-mente la qualità dell’assistenza territoriale nelle regio-ni, province e grandi Comuni1. Sono stati considerati i tassi di ospedalizzazione evita-bile aggiustati per età e genere calcolati dall’Agenzianazionale per i servizi sanitari regionali per il PianoNazionale Esiti. La correzione per età e genere, effet-tuata utilizzando come popolazione standard quellatotale a livello Italia dell’anno, permette di effettuareconfronti indipendentemente dalla struttura per età egenere tra zone nello stesso anno, ma non tra annidiversi. Il fenomeno viene analizzato sia attraverso il livello el’andamento temporale del tasso di ospedalizzazione,sia considerando la variabilità interna alla regione e iltrend di tale variabilità. Questa doppia lettura permet-te di individuare le regioni “virtuose” non solo sullabase della diminuzione del tasso, ma anche per l’uni-formità all’interno della regione stessa. Al contrario,possono individuarsi regioni con margini di migliora-mento caratterizzate da valori elevati di ospedalizza-zione e una bassa variabilità. Altre situazioni interme-die riguardano regioni con bassi livelli di ospedalizza-zione e alta variabilità intra-regionale, sintomo,

quest’ultimo, di una non uniforme adozione dellepolitiche regionali sull’assistenza primaria.Un limite è rappresentato dal fatto che la misura divariabilità è scarsamente informativa nelle regioni chehanno un numero esiguo di zone.Per analizzare l’andamento del tasso di ospedalizza-zione evitabile a livello regionale sono stati calcolati itassi Adjusted (Adj) per genere ed età come mediemobili dei valori di 2 anni successivi (2012-2013,2013-2014, 2015-2016, 2017-2018). Inoltre, per unesame a livello congiunturale si è proceduto alla misu-ra del Numero Indice del rapporto del tasso di ospeda-lizzazione negli ultimi 2 anni. La variabilità all’inter-no delle regioni e tra le regioni è stata misurata attra-verso il Coefficiente di Variazione (CV) del tasso diospedalizzazione. Anche per i CV sono state calcolatemedie mobili biennali per valutare il trend.

Valore di riferimento/Benchmark. Valori medi delleregioni che rientrano nei due gruppi “basso valore deltasso Adj” e “bassa variabilità”.

Descrizione dei risultatiIl tasso Adj mobile dell’ultimo anno (media 2017-2018) per la popolazione adulta (≥18 anni) registra il

L. SICURO, A. BURGIO, D.S. CICALA, G. DAMIANI, E. PATRUNO, A. ROSANO, A. SOLIPACA

1Comuni di: Torino, Genova, Milano, Verona, Venezia, Padova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Taranto, Palermo, Messina e Catania.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 441

valore minimo pari a 1,18 per 1.000 residenti inMolise e il valore massimo pari a 2,70 per 1.000 inPuglia. Nell’individuazione delle regioni a basso,medio e alto tasso mobile, non si evidenzia una vera epropria caratterizzazione territoriale. Osservandoanche il dato a livello congiunturale, cioè rispetto agliultimi 2 anni, nella maggior parte delle regioni il tassoAdj tende a diminuire. Il trend 2012-2018 evidenziaper tutte le regioni una generale diminuzione del-l’ospedalizzazione.Il CV tende ad aumentare negli anni per la maggiorparte delle regioni; il trend in diminuzione, al contra-rio, si osserva per Piemonte, Marche e Lazio. La Tabella 1 e i Cartogrammi mettono in evidenzaquanto segue. Tra le regioni con bassi valori del tassoAdj mobile 2017-2018, il Molise assume il valoreminimo pari a 1,18 per 1.000 e il Trentino-Alto Adigequello più alto pari a 1,53 per 1.000. La Sicilia e ilVeneto tendono ad assumere gli stessi comportamentisoprattutto negli ultimi anni, caratterizzati da unavariabilità moderata, sostanzialmente stabile nel tem-po e una diminuzione del tasso Adj. Il Trentino-AltoAdige e il Molise, sebbene entrambe formate da 2zone, assumono atteggiamenti di ospedalizzazionecontrapposti: il Molise può essere considerata unaregione virtuosa, con basse ospedalizzazioni e unifor-mità interna, mentre il Trentino-Alto Adige presentauna variabilità più elevata e l’aumento del tasso Adjnell’ultimo anno nella PA di Bolzano. Piemonte eLazio, sebbene regioni di grandi dimensioni, mostra-no omogeneità al loro interno e bassi valori del tassoAdj con la tendenza generale alla diminuzione. LeMarche presentano un’alta variabilità iniziale dovutaalla situazione di virtuosismo di 4 zone su 5: solo laprovincia di Pesaro e Urbino registra un valore moltoelevato di ospedalizzazione. Negli anni, la diminuzio-ne del trend del CV e del tasso Adj è conseguente diuna situazione di maggiore omogeneità interna e unmodesto peggioramento delle province più virtuose.La Liguria si caratterizza per una fortissima variabili-

tà, derivante da elevati livelli di ospedalizzazione a LaSpezia e Savona, mentre Genova e Imperia, soprattut-to negli ultimi anni, presentano una notevole diminu-zione del tasso Adj.Tra le regioni con valori medi del tasso Adj mobile2017-2018, la Sardegna registra il valore più bassopari a 1,66 per 1.000 e l’Abruzzo quello più elevatopari a 1,83 per 1.000. La Lombardia, la regione con ilnumero più elevato di zone (13), si caratterizza peruna bassa variabilità e valori alti di ospedalizzazionenei primi anni. La variabilità tende ad aumentare perun comportamento sempre più virtuoso di alcune pro-vince che vedono diminuire il tasso di ospedalizzazio-ne (come la provincia di Bergamo); in altre province,al contrario, il tasso tende ad aumentare (come Comoe Cremona). Anche in Toscana aumenta negli anni lavariabilità, perché aumentano le differenze dei tassi diospedalizzazione tra le province; negli anni più recen-ti, tuttavia, tale variabilità diminuisce grazie alla pre-senza di un numero sempre maggiore di province vir-tuose (Massa Carrara, Lucca e Grosseto). La Sardegnaevidenzia un’alta variabilità e una diminuzione deltasso di ospedalizzazione per la presenza di provincecon bassi livelli del tasso come Oristano e MedioCampidano e province meno virtuose come Sassari eOgliastra. In questo gruppo rientrano anche FriuliVenezia Giulia, Umbria e Abruzzo, che presentano unaumento della variabilità e una diminuzione del tassodi ospedalizzazione.Tra le regioni con valori elevati del tasso Adj mobile2017-2018, la Calabria registra il valore minimo paria 1,88 per 1.000 e la Puglia quello più alto pari a 2,70per 1.000. L’Emilia-Romagna, la Campania, laBasilicata e la Puglia presentano nel corso degli anniuna bassa variabilità caratterizzata da elevati tassi diospedalizzazione che, tuttavia, tendono a diminuirenel tempo. In Calabria aumenta la variabilità tra lezone, conseguenza del comportamento particolarmen-te virtuoso della provincia di Catanzaro che assumebassi valori di ospedalizzazione.

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442 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2019

Tabella 1 - Tasso (valori per 1.000) Adjusted (Adj) per età (≥18 anni) e genere di dimissioni ospedaliere poten-zialmente evitabili per broncopneumopatia cronico ostruttiva, Coefficiente di Variazione (CV) (valori per 100)intra-regionale e trend del CV, del tasso Adj e del Numero Indice del tasso Adj per regione - Anni vari

Tassi Adj Regioni CV Trend CV Trend Numeri Indicemedia mobile (numero di zone) (2018) (2012-2018) tassi Adj tassi Adj(2017-2018) (2012-2018) (2018-2016)

Basso Molise (2) 1,3 ↑ ↓ ↓ Veneto (10) 17,2 ↕ ↓ ↓ Piemonte (9) 11,3 ↓ ↓ ↓ Marche (5) 15,4 ↓ ↓ ↓ Lazio (6) 9,0 ↓ ↓ ↓ Liguria (5) 66,8 ↑ ↓ ↓ Sicilia (12) 19,4 ↕ ↓ ↓ Trentino-Alto Adige (2) 17,4 ↕ ↓ ↓Medio Sardegna (8) 37,6 ↕ ↓ ↑ Umbria (2) 11,5 ↑ ↓ ↑ Lombardia (13) 16,1 ↑ ↓ ↓ Friuli Venezia Giulia (4) 22,9 ↑ ↓ ↓ Toscana (11) 31,5 ↑ ↓ ↓ Abruzzo (4) 20,6 ↑ ↓ ↕Alto Calabria (5) 25,2 ↑ ↓ ↕ Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste (1) - - ↑ ↑ Campania (6) 20,1 ↑ ↓ ↓ Emilia-Romagna (10) 12,5 ↑ ↓ ↓ Basilicata (2) 6,7 ↑ ↓ ↑ Puglia (8) 33,3 ↑ ↓ ↓

Fonte dei dati: Elaborazioni dei dati del Programma Nazionale Esiti - Agenas sui dati delle Schede di Dimissioni Ospedaliera 2012-2018,Ministero della Salute. Anno 2019.

Tasso (valori per 1.000) Adjusted per età (≥18 anni) e genere di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per broncopneumopatiacronico ostruttiva per provincia. Anni 2012-2018

Tasso Adjusted 20121,08-1,821,83-2,092,10-2,472,48-3,123,13-5,03

Tasso Adjusted 20130,90-1,581,59-1,921,93-2,322,33-2,922,93-4,51

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ASSISTENZA TERRITORIALE 443

Tasso Adjusted 20140,93-1,531,54-1,781,79-2,142,15-2,772,78-4,39

Tasso Adjusted 20151,14-1,511,52-1,761,77-2,132,14-2,672,68-4,61

Tasso Adjusted 20160,88-1,381,39-1,631,64-1,911,92-2,382,39-4,31

Tasso Adjusted 20170,72-1,351,36-1,561,57-1,851,86-2,392,40-4,19

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444 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2019

Tasso Adjusted 20180,11-1,251,26-1,521,53-1,741,75-2,262,27-4,55

Raccomandazioni di OsservasaluteLe regioni con bassi e uniformi livelli del tasso Adj diospedalizzazione, rappresentando il benchmark del-l’indicatore, devono essere considerate il riferimentoper l’implementazione delle azioni di sistema da partedelle regioni con margini di miglioramento. In particolare, per le regioni che evidenziano un’altavariabilità intra-regionale, si raccomanda l’adozionedi politiche regionali sull’assistenza primaria che sia-

no coerenti e uniformi. Tuttavia, si raccomanda lo svi-luppo di sistemi di manutenzione e monitoraggio delleospedalizzazioni anche per le regioni cosiddette “vir-tuose”, al fine di garantire il protrarsi del comporta-mento positivo.

Riferimenti bibliografici(1) Disponibile sul sito: https://pne.agenas.it.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 445

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per insufficienza cardiaca senzaprocedure cardiache

Significato. L’insufficienza cardiaca è una condizionecronica che determina un elevato carico di malattianella popolazione adulta e, soprattutto, anziana. I codici dell’International Classification of Diseases-Clinical Modification (ICD-9-CM) selezionati nelladiagnosi principale sono: 398.91 insufficienza reuma-tica del cuore (congestizia), 402.01 cardiopatia iper-tensiva maligna con insufficienza cardiaca congesti-zia, 402.11 cardiopatia ipertensiva benigna con insuf-ficienza cardiaca congestizia, 402.91 cardiopatia iper-tensiva non specificata con insufficienza cardiacacongestizia, 404.01 cardionefropatia ipertensiva mali-gna con insufficienza cardiaca congestizia, 404.03cardionefropatia ipertensiva maligna con insufficien-za cardiaca congestizia e insufficienza renale, 404.11cardionefropatia ipertensiva benigna con insufficien-za cardiaca congestizia, 404.13 cardionefropatia iper-tensiva benigna con insufficienza cardiaca congestiziae insufficienza renale, 404.91 cardionefropatia iper-

tensiva non specificata con insufficienza cardiacacongestizia, 404.93 cardionefropatia ipertensiva nonspecificata con insufficienza cardiaca congestizia einsufficienza renale, 428.0 insufficienza cardiaca con-gestizia (scompenso cardiaco congestizio), 428.1insufficienza del cuore sinistro (scompenso cardiacosinistro), 428.2X insufficienza cardiaca sistolica,428.3X insufficienza cardiaca diastolica, 428.4Xinsufficienza cardiaca sistolica e diastolica e 428.9insufficienza cardiaca non specificata (scompensocardiaco non specificato).Incluso tra i Prevention Quality Indicators dell’Agencyfor Healthcare Research and Quality, il tasso di rico-veri senza procedure cardiache per questa condizione“sensibile alle cure ambulatoriali” (≥18 anni) intendemisurare la qualità dei servizi territoriali in termini diprevenzione e di cura presupponendo che, al migliora-re di queste, diminuisca il ricorso all’Ospedale.

Tasso Adjusted di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per insufficienza cardiaca senza procedure cardiache nel-le province e grandi Comuni

Tassi standardizzati per età (≥18 anni) e genere (metodo di standardizzazione diretta):

Tiadj = ( Tix,s px,s/ px,s ) x 1.000

Significato variabili: i = zona di residenza; x = classe di età: 18-24, 25-34, 35-44, 45-54, 55-64, 65-74, 75-84, >84 anni; s = genere (M, F); Tix,s = Tasso specifico relativo alla classe di età x e genere s nella zona i; px,s = la popolazione standard relativa alla classe di età x e genere s.La popolazione utilizzata come standard è quella totale Italia dell’anno di fonte Istituto Nazionale di Statistica.

Validità e limiti. Questo indicatore, calcolato perresidenza del paziente, consente di misurare indiretta-mente la qualità dell’assistenza territoriale nelle regio-ni, province e grandi Comuni1. Sono stati considerati i tassi di ospedalizzazione evita-bile aggiustati per età e genere calcolati dall’Agenzianazionale per i servizi sanitari regionali per il PianoNazionale Esiti. La correzione per età e genere, effet-tuata utilizzando come popolazione standard quellatotale a livello Italia dell’anno, permette di effettuareconfronti indipendentemente dalla struttura per età egenere tra zone nello stesso anno, ma non tra annidiversi.Il fenomeno viene analizzato sia attraverso il livello el’andamento temporale del tasso di ospedalizzazione,sia considerando la variabilità interna alla regione e iltrend di tale variabilità. Questa doppia lettura permet-te di individuare le regioni “virtuose” non solo sulla

base della diminuzione del tasso, ma anche per l’uni-formità all’interno della regione stessa. Al contrario,possono individuarsi regioni con margini di migliora-mento se caratterizzate da valori elevati di ospedaliz-zazione e una bassa variabilità. Altre situazioni inter-medie riguardano regioni con bassi livelli di ospeda-lizzazione e alta variabilità intra-regionale, sintomo,quest’ultimo, di una non uniforme adozione dellepolitiche regionali sull’assistenza primaria.Un limite è rappresentato dal fatto che la misura divariabilità è scarsamente informativa nelle regioni chehanno un numero esiguo di zone.Per analizzare l’andamento del tasso di ospedalizza-zione evitabile a livello regionale sono stati calcolati itassi Adjusted (Adj) per età come medie mobili deivalori di 2 anni successivi (2012-2013, 2013-2014,2015-2016, 2017-2018). Inoltre, per un esame a livel-lo congiunturale si è proceduto alla misura del

L. SICURO, A. BURGIO, D.S. CICALA, G. DAMIANI, E. PATRUNO, A. ROSANO, A. SOLIPACA

1Comuni di: Torino, Genova, Milano, Verona, Venezia, Padova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Taranto, Palermo, Messina e Catania.

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446 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2019

Numero Indice del rapporto del tasso di ospedalizza-zione negli ultimi 2 anni. La variabilità all’internodelle regioni e tra le regioni è stata misurata attraversoil Coefficiente di Variazione (CV) del tasso di ospeda-lizzazione. Anche per i CV sono state calcolate mediemobili biennali per valutare il trend.

Valore di riferimento/Benchmark. Valori medi delleregioni che rientrano nei due gruppi “basso valore deltasso Adj” e “bassa variabilità”.

Descrizione dei risultatiIl tasso Adj mobile dell’ultimo anno (media 2017-2018) per la popolazione adulta (≥18 anni) registra ilvalore minimo pari a 3,45 per 1.000 in Basilicata e ilvalore massimo pari ai 4,91 per 1.000 in Molise.Nell’individuazione delle regioni a basso, medio ealto tasso mobile, non si evidenzia una vera e propriacaratterizzazione territoriale.Osservando anche il dato a livello congiunturale, cioèrispetto agli ultimi 2 anni, nella maggior parte delleregioni il tasso Adj tende a diminuire. Il trend 2012-2018 evidenzia per tutte le regioni una generale dimi-nuzione dell’ospedalizzazione. Il CV tende ad aumen-tare negli anni per la maggior parte delle regioni; iltrend in diminuzione, al contrario, si osserva perTrentino-Alto Adige, Sardegna, Lazio, Marche eMolise. La Tabella 1 e i Cartogrammi mettono in evidenzaquanto segue. Tra le regioni con bassi valori del tassoaggiustato mobile 2017-2018, la Liguria assume ilvalore minimo pari a 2,51 per 1.000 e la Valle d’Aostaquello più alto pari a 3,20 per 1.000. La Liguria regi-stra il valore più elevato del CV nel 2018 in quanto daregione con bassa variabilità iniziale caratterizzata daalti livelli di ospedalizzazione, negli anni, dapprima inalcune province poi in tutte nel 2018, vede diminuirel’indicatore diventando, così, regione virtuosa. Anchela Calabria si caratterizza per una diminuzione dei tas-si in tutte le province tranne Crotone.La Sardegna può essere considerata una regione vir-tuosa: negli anni aumenta l’uniformità interna, perchédiminuiscono in generale i tassi. Il Piemonte si distin-gue, almeno inizialmente, come regione virtuosa, manel tempo peggiorano i valori di ospedalizzazione del-le province di Alessandria e Cuneo. Anche la Toscanaall’inizio può essere inquadrata come regione virtuo-sa, ma nel corso degli anni aumenta la variabilitàinterna e negli ultimi 2 anni peggiorano le province diPistoia, Grosseto e Pisa. Tra le regioni con valori medi del tasso aggiustatomobile 2017-2018, la Basilicata registra il valore piùbasso pari a 3,45 per 1.000 e la Puglia quello più ele-

vato pari a 3,83 per 1.000. La Basilicata si caratterizzaper una crescita di variabilità a causa dell’aumento diospedalizzazione della provincia di Matera. InUmbria, nel corso degli anni considerati, aumenta lavariabilità a causa del peggioramento dei tassi inentrambe le province. La Campania, la Lombardia e laSicilia assumono comportamenti simili. La Campaniaregistra nei primi anni una bassa variabilità con livellielevati di ospedalizzazione; tuttavia, dal 2017 la situa-zione migliora nelle province di Caserta e Avellino.La Lombardia presenta una situazione di forte diso-mogeneità: le province di Como e Sondrio restano vir-tuose per tutto il periodo, mentre peggiora la provin-cia di Pavia. La Sicilia vede aumentare la variabilità acausa del calo di ospedalizzazione nelle province diPalermo, Messina e Catania e il peggioramento nellaprovincia di Enna. Il Lazio si caratterizza per alti tassidi ospedalizzazione che, tuttavia, tendono a diminuirenelle province di Rieti e Frosinone. La Puglia registralivelli di variabilità costanti e una diminuzione dei tas-si di ospedalizzazione dovuta, in particolare, alle pro-vince di Bari e Barletta-Andria-Trani.Tra le regioni con valori elevati del tasso Adj mobile2017-2018, il Friuli Venezia Giulia registra il valoreminimo pari a 3,94 e il Molise quello più alto pari a4,91. Il Friuli Venezia Giulia si caratterizza per valorialti del tasso che nel corso degli anni tendono a dimi-nuire, soprattutto grazie al miglioramento dell’ospe-dalizzazione nelle province di Udine, Gorizia eTrieste. In Veneto migliorano negli anni le province diVerona e Venezia. Le Marche è una delle poche regio-ni che manifesta un’alta variabilità iniziale per la pro-fonda disomogeneità interna; la diminuita variabilitàconseguita nel corso degli anni è il risultato del peg-gioramento generale dei livelli di ospedalizzazioneanche nelle province inizialmente virtuose comeAscoli Piceno, Macerata e Ancona. Anche il Trentino-Alto Adige peggiora negli anni: la variabilità diminui-sce perché aumenta l’ospedalizzazione, in particolarenella provincia di Trento. L’Emilia-Romagna registrauna variabilità costante negli anni, ma non particolar-mente elevata: gli alti livelli di ospedalizzazione ini-ziali tendono a diminuire e negli ultimi 2 anni adaumentare nelle province di Bologna e Rimini. Ampimargini di miglioramento per l’Abruzzo e il Molise:la prima registra i valori più elevati del tasso e lavariabilità è in aumento per il miglioramento, anchese minimo, delle province di Pescara e L’Aquila; nellaseconda aumenta negli anni l’uniformità interna per-ché entrambe le province presentano alti livelli diospedalizzazione; in particolare, la provincia diIsernia, da virtuosa fino al 2016, fa registrare un crollonei 2 anni successivi.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 447

Tabella 1 - Tasso (valori per 1.000) Adjusted (Adj) per età (≥18 anni) e genere di dimissioni ospedaliere poten-zialmente evitabili per insufficienza cardiaca senza procedure cardiache, Coefficiente di Variazione (CV) (valoriper 100) intra-regionale e trend del CV, del tasso Adj e del Numero Indice del tasso Adj per regione - Anni vari

Tassi Adj Regioni CV Trend CV Trend Numeri Indicemedia mobile (numero di zone) (2018) (2012-2018) tassi Adj tassi Adj(2017-2018) (2012-2018) (2018-2016)

Basso Liguria (5) 40,5 ↑ ↓ ↓ Piemonte (9) 22,8 ↕ ↓ ↑ Toscana (11) 28,5 ↑ ↕ ↑ Calabria (5) 33,2 ↑ ↓ ↓ Sardegna (8) 9,6 ↓ ↓ ↓ Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste (1) - - ↓ ↓Medio Basilicata (2) 18,6 ↑ ↓ ↑ Campania (6) 22,7 ↑ ↓ ↓ Lombardia (13) 17,5 ↑ ↓ ↓ Lazio (6) 18,2 ↓ ↓ ↓ Sicilia (12) 16,7 ↑ ↓ ↓ Umbria (2) 8,5 ↑ ↓ ↑ Puglia (8) 23,9 ↕ ↓ ↓Alto Friuli Venezia Giulia (4) 11,3 ↑ ↓ ↓ Veneto (10) 13,2 ↑ ↓ ↓ Marche (5) 15,6 ↓ ↕ ↑ Trentino-Alto Adige (2) 7,3 ↓ ↕ ↑ Emilia-Romagna (10) 11,6 ↕ ↓ ↑ Abruzzo (4) 10,7 ↑ ↓ ↑ Molise (2) 7,6 ↓ ↑ ↑

Fonte dei dati: Elaborazioni dei dati del Programma Nazionale Esiti - Agenas sui dati delle Schede di Dimissioni Ospedaliera 2012-2018,Ministero della Salute. Anno 2019.

Tasso (valori per 1.000) Adjusted per età (≥18 anni) e genere di dimissioni ospedaliere potenzialmente evitabili per insufficienza cardiacasenza procedure cardiache per provincia. Anni 2012-2018

Tasso Adjusted 20121,72-3,413,42-3,853,86-4,324,33-4,954,96-8,47

Tasso Adjusted 20131,36-3,133,14-3,783,79-4,204,21-4,834,84-7,03

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448 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2019

Tasso Adjusted 20141,33-2,972,98-3,563,57-4,204,21-4,604,61-6,74

Tasso Adjusted 20150,83-2,832,84-3,363,37-3,933,94-4,474,48-6,50

Tasso Adjusted 20160,69-2,742,75-3,313,32-3,813,82-4,244,25-6,24

Tasso Adjusted 20171,07-2,762,77-3,373,38-3,933,94-4,514,52-5,74

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ASSISTENZA TERRITORIALE 449

Tasso Adjusted 20180,18-2,602,61-3,123,13-3,593,60-4,344,35-5,48

Raccomandazioni di OsservasaluteLe regioni con bassi e uniformi livelli del tasso Adj diospedalizzazione, rappresentando il benchmark del-l’indicatore, devono essere considerate il riferimentoper l’implementazione delle azioni di sistema da partedelle regioni con margini di miglioramento. In particolare, per le regioni che evidenziano un’altavariabilità intra-regionale, si raccomanda l’adozionedi politiche regionali sull’assistenza primaria che sia-

no coerenti e uniformi. Tuttavia, si raccomanda lo svi-luppo di sistemi di manutenzione e monitoraggio delleospedalizzazioni anche per le regioni cosiddette “vir-tuose”, al fine di garantire il protrarsi del comporta-mento positivo.

Riferimenti bibliografici(1) Disponibile sul sito: https://pne.agenas.it.

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450 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2019

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per asma in età pediatrica

Significato. Numerosi studi mostrano che, sia a livel-lo individuale che di comunità, i bambini ricoveratifrequentemente per asma tendono ad avere meno visi-te programmate a livello di assistenza territoriale euna minore aderenza alla terapia farmacologica (1).Queste evidenze suggeriscono che una carente orga-nizzazione dell’assistenza territoriale e una scarsaaccessibilità alle cure possono essere responsabili diun aumentato ricorso alle cure ospedaliere (1, 2). Suqueste basi concettuali, come proposto dall’Agency

for Healthcare Research and Quality, il tasso di ospe-dalizzazione per asma intende misurare la qualità deiservizi territoriali in termini di prevenzione, accessoalle cure e trattamento, presupponendo che, al miglio-rare di queste, diminuisca il ricorso al ricovero inOspedale.Il presente indicatore è inserito nel ProgrammaNazionale Esiti con la granularità delle Aziendeterritoriali.

Tasso di dimissioni ospedaliere di pazienti in età pediatrica affetti da asma

Numeratore Dimissioni ospedaliere di pazienti di età 0-17 anni affetti da asma* x 1.000Denominatore Popolazione media residente di età 0-17 anni

**Sono escluse dal numeratore le dimissioni afferenti al MDC14 (gravidanza, parto e puerperio), i casi trasferiti da altro Ospedale o da altrastruttura sanitaria e i casi con codici di diagnosi per fibrosi cistica o altre anomalie del sistema respiratorio.

Validità e limiti. La stima dei ricoveri ospedalieri perasma in età pediatrica può rappresentare un indicatorevalido e riproducibile dell’appropriatezza e dell’effi-cacia del processo di assistenza rivolto al bambino. Invia indiretta, può fungere anche da strumento pervalutare la qualità dell’organizzazione delle cure pri-marie.Un limite alla validità dell’indicatore può essere rap-presentato dalla completezza e dalla qualità dellecodifiche presenti nelle Schede di DimissioneOspedaliera (SDO). Per meglio delineare la qualitàdell’accesso ai servizi territoriali, è consigliabileincludere nell’indicatore non solo i Ricoveri Ordinari(RO), ma anche i Day Hospital (DH), poiché una quo-ta considerevole delle ospedalizzazioni evitabili perasma in età pediatrica rientra in questo regime di rico-vero, con notevoli differenze tra le regioni (3).

Valore di riferimento/Benchmark. Non essendopresenti riferimenti normativi o di letteratura, nelcommento dei risultati viene utilizzato come riferi-mento il valore nazionale.Per saggiare la differenza di ogni tasso regionalerispetto al dato italiano sono stati costruiti gliIntervalli di Confidenza (IC) al 95% usando l’appros-simazione normale alla distribuzione di Poisson pergli eventi frequenti e la somma ponderata di parametridi Poisson per gli eventi rari (4, 5).Si è scelto di escludere dalle analisi il Lazio perché ilsuo tasso di ospedalizzazione, quasi quattro voltesuperiore rispetto a quello nazionale (2,31 per 1.000),non può ritenersi interamente ascrivibile a differenzenella qualità delle cure primarie. Un’analisi seconda-ria condotta separatamente sui RO e i DH ha, infatti,

mostrato che il tasso di ricovero in DH nel Lazio è seivolte superiore al valore di riferimento nazionale(1,71 vs 0,27 per 1.000) rappresentando, dunque, unaeccezione nel panorama italiano. È verosimile chequesta differenza sia dovuta alla gestione amministra-tiva dei ricoveri in DH dell’Ospedale pediatricoBambino Gesù, che accoglie più del 40% delle ospe-dalizzazioni pediatriche del Lazio e i cui ricoveratisono per oltre il 70% residenti in regione. Come con-fermato dai dati divulgati dall’Agenzia di SanitàPubblica della Regione Lazio, infatti, nell’Ospedalepediatrico Bambino Gesù è prassi aprire una SDO perogni singolo accesso ospedaliero, anche se relativo auno stesso paziente (6).

Descrizione dei risultatiA livello nazionale, nel 2018, il tasso di ospedalizza-zioni per asma in età pediatrica è pari a 0,45 per 1.000,in lieve calo rispetto al 2017 (0,49 per 1.000, -8,16%).In Tabella 1 vengono presentati i tassi regionali, cal-colati sull’intera popolazione pediatrica (0-17 anni) estratificati per classe di età. Rispetto ai ragazzi di età15-17 anni, il rischio di ricovero per asma è significa-tivamente più alto nei bambini di età <1 anno (RischioRelativo-RR = 11,88; IC 95% = 9,98-14,13), così comenei soggetti di età 1-4 anni (RR = 8,74; IC 95% = 7,46-10,24), 5-9 anni (RR = 3,61; IC 95% = 3,06-4,25) e 10-14 anni (RR = 2,24; IC 95% = 1,89-2,65) (dati nonriportati in tabella).Nel periodo 2017-2018 è stato rilevato un calo delleospedalizzazioni per asma pediatrica in buona partedel territorio nazionale, con l’eccezione di 7 regioni:PA di Bolzano (da 0,20 a 0,35 per 1.000, +75,00%),Veneto (da 0,21 a 0,25 per 1.000, +19,05%), Sardegna

M.P. FANTINI, J. LENZI, C. CECCOLINI

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ASSISTENZA TERRITORIALE 451

Tabella 1 - Tasso (specifico per 1.000) di dimissioni ospedaliere di pazienti in età pediatrica (0-17 anni) affettida asma per regione - Anno 2018

Regioni 0 1-4 5-9 10-14 15-17 Totale

Piemonte 0,71 0,38 0,20 0,10 0,03 0,20Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 0,00 0,50 0,17 0,34 0,29 0,30Lombardia 1,65 1,58 0,38 0,20 0,09 0,58Bolzano-Bozen 0,38 0,45 0,62 0,21 0,00 0,35Trento 0,23 0,26 0,15 0,04 0,06 0,13Veneto 0,53 0,60 0,18 0,15 0,07 0,25Friuli Venezia Giulia 0,25 0,54 0,41 0,15 0,03 0,29Liguria 0,32 0,58 0,89 0,81 0,26 0,66Emilia-Romagna 0,79 0,59 0,19 0,11 0,03 0,25Toscana 0,24 0,20 0,22 0,21 0,15 0,20Umbria 0,67 0,57 0,54 0,35 0,35 0,46Marche 0,96 0,78 0,24 0,14 0,15 0,34Abruzzo 0,55 1,16 0,37 0,28 0,09 0,46Molise 0,50 1,29 0,51 0,16 0,00 0,46Campania 2,49 1,32 0,77 0,44 0,16 0,74Puglia 2,69 1,11 0,35 0,24 0,12 0,52Basilicata 1,31 0,80 0,84 0,12 0,00 0,47Calabria 1,04 1,10 0,75 0,53 0,22 0,67Sicilia 1,71 1,07 0,38 0,22 0,10 0,48Sardegna 0,10 0,71 0,31 0,24 0,17 0,33Italia 1,29 0,95 0,39 0,24 0,11 0,45

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2019.

Grafico 1 - Tasso (standardizzato per 1.000) di dimissioni ospedaliere di pazienti in età pediatrica (0-17 anni)affetti da asma per regione - Anno 2018

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2019.

(da 0,28 a 0,33 per 1.000, +17,86%), Abruzzo (da0,40 a 0,46 per 1.000, +15,00%), Basilicata (da 0,41 a0,47 per 1.000, +14,63%), Umbria (da 0,43 a 0,46 per1.000, +6,98%) e Sicilia (da 0,46 a 0,48 per 1.000,+4,35%).Nel Grafico 1 vengono illustrati i tassi standardizzatia livello regionale. A conferma di quanto già osserva-

to nel 2017, le regioni che presentano performancepeggiori rispetto al dato nazionale sono: Lombardia,Liguria, Campania, Puglia e Calabria. In Valled’Aosta, Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata eSicilia il tasso è in linea con il valore italiano, mentrein tutte le altre regioni i tassi di ospedalizzazione sonosignificativamente inferiori al dato nazionale.

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452 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2019

Raccomandazioni di OsservasaluteNell’anno 2018, il tasso nazionale di ospedalizzazionipotenzialmente evitabili per asma in età pediatrica èpari a 0,45 per 1.000. Il dato mostra un leggero decre-mento rispetto al 2017 (0,49 per 1.000, -8,16%). Nelpanorama italiano, tuttavia, 5 regioni continuano amanifestare un dato superiore alla media nazionale.Stando alle evidenze della letteratura internazionale, ilrischio di ospedalizzazione per asma in età pediatricadiminuisce se vengono garantite una buona accessibi-lità alle strutture presenti sul territorio e una correttagestione del paziente dal punto di vista dell’appropria-tezza terapeutica e della continuità delle cure.

Riferimenti bibliografici(1) AHRQ quality indicators. Pediatric quality indicators:technical specifications (version 4.5). PDI #14 asthmaadmission rate. Rockville (MD): Agency for HealthcareResearch and Quality (AHRQ); 2013.(2) McDonald KM, Davies SM, Haberland CA, Geppert JJ,Ku A, Romano PS. Preliminary assessment of pediatrichealth care quality and patient safety in the United Statesusing readily available administrative data. Pediatrics 2008;122: e416-e425.(3) Luciano L, Lenzi J, McDonald KM, Rosa S, Damiani G,Corsello G, Fantini MP. Empirical validation of the“Pediatric Asthma Hospitalization Rate” indicator. Ital JPediatr 2014; 40: 7.(4) Chiang CL. Standard error of the age-adjusted deathrate. U.S. Department of Health, Education and Welfare:Vital Statistics Special Reports 1961; 47: 271-285.(5) Dobson AJ, Kuulasmaa K, Eberle E, Scherer J.Confidence intervals for weighted sums of Poisson parame-ters. Stat Med 1991; 10: 457-462.(6) Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio. I rico-veri in età pediatrica nel Lazio. Anno 2012. Roma: RegioneLazio; 2012.

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ASSISTENZA TERRITORIALE 453

Ospedalizzazione potenzialmente evitabile per gastroenterite in età pediatrica

Significato. La gastroenterite è una malattia comunenei bambini e, per quanto alcuni ricoveri ad essariconducibili siano da considerarsi inevitabili, nellamaggior parte dei casi una tempestiva ed efficace curaa livello territoriale pare essere associata a una ridu-zione del rischio di ospedalizzazione (1, 2).Come per l’asma, anche nel caso delle gastroenteriti iltasso di ospedalizzazione può descrivere la qualità dei

servizi territoriali in termini di accessibilità e diappropriatezza delle cure presupponendo che, almigliorare di queste, diminuisca il ricorso al ricoveroospedaliero (1, 3, 4).L’indicatore di seguito presentato è inserito nelProgramma Nazionale Esiti con la granularità delleAziende territoriali.

Tasso di dimissioni ospedaliere di pazienti in età pediatrica affetti da gastroenterite

Numeratore Dimissioni ospedaliere di pazienti di età 0-17 anni affetti da gastroenterite* x 1.000Denominatore Popolazione media residente di età 0-17 anni

*In diagnosi principale o diagnosi secondaria quando la diagnosi principale è la disidratazione.

Validità e limiti. La stima dei ricoveri ospedalieri pergastroenterite in età pediatrica può rappresentare unindicatore valido e riproducibile della tempestività,accessibilità e appropriatezza delle cure territorialirivolte al bambino; in via indiretta, può fungere ancheda strumento per valutare la qualità dell’organizzazio-ne delle cure primarie.Un limite alla validità dell’indicatore in oggetto puòessere riconducibile alla completezza e alla qualitàdelle codifiche presenti nelle Schede di DimissioneOspedaliera.Per meglio delineare la qualità dell’accesso ai serviziterritoriali, è consigliabile includere nel conteggiodelle ospedalizzazioni evitabili per gastroenterite nonsolo i Ricoveri Ordinari, ma anche i Day Hospital,poiché la loro quota, benché contenuta a livello medionazionale (<2%), mostra una variabilità abbastanzaaccentuata a livello regionale (5).

Valore di riferimento/Benchmark. Non essendopresenti riferimenti normativi o di letteratura, nelcommento dei risultati viene utilizzato come riferi-mento il valore nazionale.Per saggiare la differenza di ogni tasso regionalerispetto al dato italiano sono stati costruiti gliIntervalli di Confidenza (IC) al 95% usando l’appros-simazione normale alla distribuzione di Poisson pergli eventi frequenti e la somma ponderata di parametridi Poisson per gli eventi rari (6, 7).

Descrizione dei risultatiA livello nazionale, nel 2018, il tasso di ospedaliz-zazioni per gastroenterite in età pediatrica è pari a1,61 per 1.000, in calo rispetto al 2017 (2,19 per1.000, -26,48%).In Tabella 1 vengono presentati i tassi regionali, cal-colati sull’intera popolazione pediatrica (0-17 anni) estratificati per classe di età. Rispetto ai ragazzi di età15-17 anni, il rischio di ricovero per gastroenterite èsignificativamente più alto nei bambini di età <1 anno(Rischio Relativo-RR = 25,04; IC 95% = 22,71-27,61),così come nei soggetti di età 1-4 anni (RR = 15,61; IC95% = 1 4,22-17,14), 5-9 anni (RR = 3,64; IC 95%= 3,29-4,01) e 10-14 anni (RR = 1,68; IC 95% =1,51-1,87) (dati non riportati in tabella).Il calo delle ospedalizzazioni per gastroenterite pedia-trica tra il 2017 e il 2018 ha coinvolto tutta la penisola,con l’unica eccezione della Valle d’Aosta (da 0,29 a0,79 per 1.000, +172,41%). Le ampie fluttuazioniannuali di questa regione sono dovute alla scarsanumerosità della popolazione ivi residente.Nel Grafico 1 vengono illustrati i tassi standardizzatiper età a livello regionale. A conferma di quanto giàosservato nel 2017, le regioni del Mezzogiorno pre-sentano performance peggiori rispetto al dato nazio-nale, mentre le regioni del Nord e del Centro mostra-no tassi di ospedalizzazione significativamente infe-riori al valore nazionale. Le uniche eccezioni sonorappresentate da Lombardia, Marche, Lazio,Basilicata e Calabria.

M.P. FANTINI, J. LENZI, C. CECCOLINI

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454 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2019

Tabella 1 - Tasso (specifico per 1.000) di dimissioni ospedaliere di pazienti in età pediatrica (0-17 anni) affettida gastroenterite per regione - Anno 2018

Regioni 0 1-4 5-9 10-14 15-17 Totale

Piemonte 4,14 2,59 0,69 0,26 0,20 1,02Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 3,36 1,51 0,85 0,17 0,29 0,79Lombardia 10,48 5,20 0,95 0,48 0,28 2,01Bolzano-Bozen 2,25 1,46 0,83 0,38 0,35 0,83Trento 2,27 0,94 0,34 0,22 0,42 0,53Veneto 3,74 1,83 0,48 0,18 0,17 0,75Friuli Venezia Giulia 4,76 1,64 0,41 0,23 0,19 0,76Liguria 4,19 2,31 0,45 0,21 0,26 0,87Emilia-Romagna 6,69 2,88 0,54 0,30 0,25 1,19Toscana 2,32 1,27 0,29 0,17 0,20 0,53Umbria 5,90 3,77 0,62 0,37 0,35 1,35Marche 5,48 4,04 0,91 0,48 0,17 1,49Abruzzo 7,11 4,06 0,84 0,41 0,28 1,56Molise 9,98 9,97 2,59 0,81 0,43 3,53Campania 7,07 5,96 1,28 0,47 0,12 2,02Puglia 8,44 5,38 0,89 0,40 0,17 1,84Basilicata 7,21 7,43 1,98 1,00 0,53 2,69Calabria 3,92 3,78 1,41 0,52 0,66 1,56Sicilia 4,63 3,06 0,98 0,51 0,36 1,33Sardegna 6,91 5,48 1,90 0,85 0,20 2,24Piemonte 7,94 6,43 1,74 0,44 0,43 2,28Italia 6,75 4,21 0,98 0,45 0,27 1,61

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2019.

Grafico 1 - Tasso (standardizzato per 1.000) di dimissioni ospedaliere di pazienti in età pediatrica (0-17 anni)affetti da gastroenterite per regione - Anno 2018

Fonte dei dati: Ministero della Salute. SDO - Istat. Demografia in cifre per la popolazione. Anno 2019.

Raccomandazioni di OsservasaluteNell’anno 2018, in Italia il tasso di ospedalizzazionipotenzialmente evitabili per gastroenterite in etàpediatrica è pari a 1,61 per 1.000. Il dato mostra undecremento non trascurabile rispetto al 2017 (2,19 per1.000, -26,48%). Tuttavia, dalle analisi emerge che lasperequazione dei servizi territoriali regionali è anco-

ra evidente: 7 regioni (Lombardia, Abruzzo, Molise,Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna) presentano unvalore standardizzato per 1.000 >2,00. Per megliocomprendere il fenomeno in esame e delineare, ovepresenti, le differenze regionali, si consiglia di strati-ficare le analisi per classe di età (5).Stando alle evidenze della letteratura internazionale, il

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ASSISTENZA TERRITORIALE 455

rischio di ospedalizzazione per gastroenterite in etàpediatrica diminuisce se vengono garantite una buonaaccessibilità alle strutture presenti sul territorio e unacorretta gestione del paziente dal punto di vista del-l’appropriatezza terapeutica e della continuità dellecure.

Riferimenti bibliografici(1) McDonald KM, Davies SM, Haberland CA, Geppert JJ,Ku A, Romano PS. Preliminary assessment of pediatrichealth care quality and patient safety in the United Statesusing readily available administrative data. Pediatrics 2008;122: e416-e425.(2) AHRQ quality indicators. Pediatric quality indicators:technical specifications (version 4.5). PDI #16 gastroenteri-tis admission rate. Rockville (MD): Agency for HealthcareResearch and Quality (AHRQ); 2013.

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