-L’IMPRONTA DEI CLIMI DEL PASSATO- incontro con il professor Bini

L’8 gennaio abbiamo partecipato a una lezione tenuta dal professore universitario Alfredo Bini, che si occupa di studiare i climi nel territorio lecchese del Quaternario, ovvero l’ultimo periodo della storia geologica del nostro pianeta, da circa 1,8 milioni di anni fa ad oggi. Tutto il suo discorso era basato sul fondamento che si debba essere consapevoli che la scienza e il senso comune sono due cose completamente diverse. Spesso la gente stima erroneamente conoscenze non scientifiche come se lo fossero, rischiando di sbagliarsi e di trasmettere informazioni errate agli altri. Ad esempio tutti noi siamo convinti che le glaciazioni siano state cinque, invece queste sono solo quelle in cui i ghiacci si sono espansi di più. Un’altra convinzione comune è che la tipica forma a “u” del suolo sia dovuta sempre ad un antico ghiacciaio, invece spesso è causata dalla presenza di un mare, come testimoniano i resti marini presenti, che risalgono a prima delle glaciazioni. Spesso l’arrotondamento delle rocce non è stato causato da un ghiacciaio, soprattutto se sono levigate sopra il livello del ghiaccio. Nell’ultima glaciazione si è raggiunta la temperatura più bassa in assoluto tra tutte le glaciazioni precedenti, ma, nonostante ciò, i ghiacci sono avanzati meno che nelle altre. Ciò è dovuto al fotto che con il troppo freddo non nevica e, se non nevica, i ghiacci non si possono espandere. Un ghiacciaio avanza infatti quando il volume di ghiaccio accumulatosi con le nevicate è maggiore del volume che se ne ritira d’estate. Il lavoro di geologo consiste nel dedurre la storia del passato da quello che trova.

Il professor Bini ci ha illustrato come riconoscere gli aspetti del clima del passato dai depositi e dalla forma del suolo.Analizzando i pollini rinvenuti in un terreno, si può infatti risalire alle temperature presenti al momento in cui quel terreno era a contatto con l’aria. Un altro elemento utile è la presenza dei foraminiferi che costruiscono il proprio guscio in carbonato di calcio (CaCO3), testimoniando la composizione chimica dell’acqua oceanica e aiutandoci a risalire al clima passato. Grazie alla curva isotopica, possiamo scoprire anche che i periodi freddi non sono stati quattro o cinque, ma di più: non è detto che tutti abbiano avuto una glaciazione e neanche che tutti abbiano lasciato un segno ancora visibile sul suolo. Nel passato c’erano ecosistemi che ora non esistono più. Infatti il fatto che il ghiaccio sia in prossimità polare è dovuto solo alla posizione dei continenti. Quando faceva caldo tutti i continenti erano raggruppati nella Pangea e l’acqua degli oceani si rimescolava continuamente. In seguito i continenti cominciarono a muoversi, nacquero correnti isolate tra cui la “corrente circumantartica” e così si formò ghiaccio al polo sud. Le glaciazioni non sono un evento globale, infatti Groenlandia e Antartide sono ancora in fase di glaciazione.Il Professor Bini ha concluso: “Dal materiale si ottiene la storia, è una specie di gigantesco puzzle, dettaglio più dettaglio, man mano ricostruisco la storia.”Questo incontro ci ha permesso di aprire gli occhi sulla realtà, di non lasciarci incantare da informazioni che potrebbero sembrare affascinanti, ma che sono prive di una realtà scientifica di fondo.

L’acquisizione di questa consapevolezza ci ha arricchito e ci accompagnerà per il resto di questo progetto.

Di Penna, Politi, Viviani classe 2°A Sc