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Leggere le lettere di Clemente Fedele L ' argomento dei francobolli a sogget- to europeo nel 2008 ha fatto davve- ro centro. Il tema scelto, quello del- la lettera, celebra quel peculiare elemento che sta al centro della comunica- zione scritta in tempo reale, ed al centro, tec- nicamente, anche della filatelia. Francobol- li e lettere altro non sono che realtà intrinse- camente legate. E ogni francobollo spinge dolcemente, ma con forza, ciascuno di noi a confrontarsi con il lato dell'epistolarità. In questo senso ogni lettera, ogni biglietto, ogni cartolina, è oggetto di spessore stori- co e sapienziale anche se molto trascurato nel corso del XX secolo da una cultura acca- demica e da un giornalismo condizionati dai tecnologismi alla moda. Solo in questi ultimi anni, grazie a Internet e alle meraviglie del- INTITOLAZIONE r:~~~~~~~J I STACCO la posta elettronica, il messaggio scritto a di- stanza in tempo reale ha riacquistato rilievo sociale. Spia di questa nuova dignità scien- tifica sono i numerosi studi di giovani ricer- catori. Solo in Francia, lo scorso anno, han- no visto la luce una dozzina di saggi a te- ma. Anche i giornali, ormai quotidianamen- te, propongono riflessioni su lettere d'amo- re o su epistolari intercorsi tra personaggi di spicco. A cavallo del 2008 pure l'orticello della cul- tura postale italiana vede fiorire alcune pub- blicazioni interessanti. Per prima si è mossa l'Accademia italiana di filatelia e storia po- stale con il voi umetto La lettera e la storia po- stale di Clemente Fedele e Giorgio Tabarro- ni. Poi Laterza ha mandato in libreria l'opera Scrivere lettere firmata da Armando Petruc- ci, paleografo emerito / POSCRITIO CHIUSA Il Sopra: il tema della lettura della lettera ha ispirato numerosi pittori. Qui la scena si svolge in un interno illuminato del XVII secolo in cui la nostra funzione si palesa come un atto notturno, appunto legato ai movimenti della posta, tecnologia ipermoderna e attiva ininterrottamente nell'arco delle 24 ore. Il destinatario delle lettere è un notabile assistito dal segretario. Curioso il richiamo alla volitiva figura della moglie, pure lei vigilante ma in un'altra camera. Sotto: la candela riflessa che fa luce alla ragazza che legge una lettera riappare in questo bel quadro dell'artista inglese Wright di Derby (1770). Il giovane uomo in secondo piano ricorda il fatto che la comunicazione epistolare non può non prevedere la presenza di soggetti terzi Cronaca Filatelica n. 353 - Settembre 2008 35

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Leggere le letteredi Clemente Fedele

L' argomento dei francobolli a sogget-to europeo nel 2008 ha fatto davve-ro centro. Il tema scelto, quello del-la lettera, celebra quel peculiare

elemento che sta al centro della comunica-zione scritta in tempo reale, ed al centro, tec-nicamente, anche della filatelia. Francobol-li e lettere altro non sono che realtà intrinse-camente legate. E ogni francobollo spingedolcemente, ma con forza, ciascuno di noi aconfrontarsi con il lato dell'epistolarità.In questo senso ogni lettera, ogni biglietto,ogni cartolina, è oggetto di spessore stori-co e sapienziale anche se molto trascuratonel corso del XX secolo da una cultura acca-demica e da un giornalismo condizionati daitecnologismi alla moda. Solo in questi ultimianni, grazie a Internet e alle meraviglie del-

INTITOLAZIONE

r:~~~~~~~JISTACCO

la posta elettronica, il messaggio scritto a di-stanza in tempo reale ha riacquistato rilievosociale. Spia di questa nuova dignità scien-tifica sono i numerosi studi di giovani ricer-catori. Solo in Francia, lo scorso anno, han-no visto la luce una dozzina di saggi a te-ma. Anche i giornali, ormai quotidianamen-te, propongono riflessioni su lettere d'amo-re o su epistolari intercorsi tra personaggi dispicco.A cavallo del 2008 pure l'orticello della cul-tura postale italiana vede fiorire alcune pub-blicazioni interessanti. Per prima si è mossal'Accademia italiana di filatelia e storia po-stale con il voiumetto La lettera e la storia po-stale di Clemente Fedele e Giorgio Tabarro-ni. Poi Laterza ha mandato in libreria l'operaScrivere lettere firmata da Armando Petruc-

ci, paleografo emerito

/POSCRITIO

CHIUSA

Il

Sopra: il tema della lettura dellalettera ha ispirato numerosi

pittori. Qui la scena si svolge inun interno illuminato del XVII

secolo in cui la nostra funzionesi palesa come un atto notturno,appunto legato ai movimenti dellaposta, tecnologia ipermoderna e

attiva ininterrottamente nell'arcodelle 24 ore. Il destinatario dellelettere è un notabile assistito dal

segretario. Curioso il richiamo allavolitiva figura della moglie, pure lei vigilante main un'altra camera.Sotto: la candela riflessa che fa luce alla ragazzache legge una lettera riappare in questo belquadro dell'artista inglese Wright di Derby(1770). Il giovane uomo in secondo piano ricordail fatto che la comunicazione epistolare non puònon prevedere la presenza di soggetti terzi

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IDasinistraa destra:questodipinto inglesedi

metàOttocentoriprendeun soggettoche incuneale radicinei secoliprecedenti.Lagiornatadi due

anzianigenitori rallegrati dalla lungaletterascritta, forse,da un figlio lontano.

Unaprincipessinadi casaSavoiadelXVIIIsecoloritratta in abiti e in interni a lei congeniali.

Sultavolino la lettera mostrala sopraccoperta,l'antenatadellecomunibustedi oggi cheallora

eraespressionedi lussoaristocratico

della Normale di Pisa. Infine l'editrice Cor-tina propone il libro (postumo) di GiovanniRiggi di Numana dal titolo /I segreto episto-fare incentrato sulle modalità di confeziona-mento delle lettere.Il coretto di voci che innalzano lodi alla let-tera rispecchia la ricchezza di un elementoche è scrittura, cioè testo - e dunque sape-re storico e letterario - ma anche forte ma-terialità con il suo contorno di fogli, di indi-rizzi, di stili, cioè paratesto, e dunque sape-re collezionistico, archivistico, diplomatisti-co. Il tutto in una storia di lungo periodo, so-ciale, politica, tecnica, psicologica, scientifi-ca, religiosa.Fin dalle origini la vicenda delle lettere costi-tuisce un capitolo di storia della tecnica es-sendo la lettera l'invenzione grazie alla qualeper secoli l'uomo ha trovato risposta al pro-blema della comunicazione a distanza. An-tropologicamente l'urlo costituisce il mezzonaturale grazie al quale la voce può esten-dersi al massimo ma per arrivare oltre occor-re una potenza ulteriore ed essa fu trovata,tra l'altro, applicando la forma scritta ai mes-saggi. I più antichi esempi di scrittura comu-nicativa sono frammenti epistolari, scritti ingreco a sgraffio su sottili lamine di piombo,rinvenute arrotolate, di un periodo tra VI e IVsecolo a.C. A tale epoca risalgono le testi-monianze archeologiche di brevi comunica-zioni incise su cocci di argilla contenenti or-dini o istruzioni tra lavoratori operanti nellacittà di Atene.La tecnica di scrivere parole su supporti datrasferire a distanza ha caratterizzato diver-se società del vicino Oriente antico. L'Egit-to fu un'entità autonoma burocratizzata e,come insegna il Petrucci, "uno stato siffattofunzionava allora, e funzionò anche più tardi,nell'età tardomedievale o nel mondo moder-no e contemporaneo, soltanto per mezzo diuna continua produzione di documenti scrittie di una fitta rete di messaggi parimenti scrit-ti e spediti a destinazione ... cosicché essopuò essere bene a ragione definito uno statoperennemente autocorrispondente".Il mondo romano nel I secolo a.C. si offre co-me esempio di pervasività epistolare diffusa(a breve e lungo raggio), e le lettere di Ci-cerone ne sono impressionante testimonian-za. "Non si possiede nessuna lettera origina-le dell'epistolario di Cicerone - riferisce il Pe-trucci - che è giunta sino a noi in tarde co-

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pie di tradizione libraria; ma quanto da essopossiamo dedurre sui modi e sui tempi deltipo di corrispondenza proprio dell'élite po-litico-culturale della Roma a lui contempora-nea è sufficiente per farci un'idea comples-siva della rete epistolare che avvolse e ten-ne unito e informato l'intero orbe romano"."In realtà ciò che colpisce di più nelle carat-teristiche complessive della corrispondenzanon è tanto l'ampiezza o la brevità dei singo-li testi, quanto piuttosto la loro frenetica fre-quenza, paragonabile, nelle intenzioni, nel-le aspettative e nei tempi reali di svolgimen-to, alle situazioni di scambio epistolare checaratterizzeranno l'Europa più avanzata sol-tanto a partire dalla seconda metà dell'Ot-tocento".Giusta l'osservazione, anche se trascura ladifferenza di fondo tra il modo di comunica-re al tempo dei romani e quello degli uomi-ni di stato del XIX secolo: la presenza di unservizio regolare, statale, per la circolazio-ne dei messaggi, appunto la posta (o il te-legrafo). Nel corso del XVI secolo s'innalza-vano inni di lode a tale tecnica, che già ap-pariva come sinonimo di adesione a un nuo-vo ordine costituito. "È quasi pazzia il com-mettere a la fortuna una lettera non che un li-bro", scriveva nel 1593 il poeta Torquato Tas-so chiamandosi fuori dal modello preposta-le appunto fondato sulla rete, certamente piùaleatoria, delle occasioni. E chi si avvicinaa Cicerone tramite le lettere entra in contat-to con un mondo diverso, prepostale, popo-lato da vettori autogestiti. Per lo più schia-vi, o servi.Dunque grandi differenze, in tutti i sensi, mache a molti storici sfuggono. Anche l'inap-puntabile professor Petrucci chiama "posti-ni" i messi romani e, benché (correttamente)faccia uso di virgolette, di fatto utilizza unacategoria ingannevole, assolutamente asto-rica, nel I secolo a.C. C'è una spiegazione alvalore metonimico del lemma "posta", certa-mente, ed essa scaturisce osservando i per-vasivi esiti del processo di disciplinamentosociale collegato alla nascita e al rafforza-

mento dei monopoli postali in età moderna.Un movimento che porterà l'opinione pubbli-ca, i benpensanti, a credere che fosse dasempre compito naturale dello stato gestiretali servizi. Solo oggi che il tempo dei mo-nopoli nazionali ha concluso il suo ciclo vi-tale, in effetti, ci vengono restituite le condi-zioni per poter leggere la storia senza doverpiù ricorrere alle pie bugie. In questo sensoanche il tema del Cursus Pubficus romano,da troppi giudicato come sinonimo di servi-zio postale moderno, attende la sua rivisita-zione.Qui però non interessa approfondire la na-scita della tecnologia postale, legata all'otti-mizzazione della velocità del cavallo. Bastasapere che fu un'invenzione tardo medieva-le, interessata da diversi aggiustamenti neisecoli successivi ma sostanzialmente iden-tica nel tempo che va dal XV al XIX secolo,prima che il treno e la ferrovia ponessero fi-ne all'epopea della posta cavalli. È più utilerichiamare l'attenzione sul valore dei docu-menti chiamati lettere (ma potrebbe trattar-si anche di biglietti o di cartoline, e al limitedi telegrammi) che i collezionisti frequente-mente incontrano e che possono aver viag-giato per posta ma anche su altri canali.Esistono differenze enormi tra il foglio di car-ta non scritto, che pure è alla base della let-tera (sapendo che esiste anche la catego-ria delle lettere in bianco!), e un foglio chereca impresso il messaggio giunto al primodestinatario.Perché una lettera si sviluppi sul foglio oc-corre, innanzitutto, la presenza di adegua-te capacità scrittorie. In genere queste so-no considerate un attributo personale, an-che se di fatto si incontrano moltissime mis-sive scritte da terzi. Da scrivani o da segreta-ri, ai quali ricorrevano non solo gli analfabeti,cioè i poveri, ma pure i gran signori. È facile,in particolare di fronte a carteggi, identifica-re l'autografia, o al contrario l'intervento deimediatori di scrittura. A questo tema si col-lega quello dell'alfabetizzazione delle classisociali, o dei sessi. Per secoli i benpensan-

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L'abbandonata di Vincenzo Cabianca(1858)costituisce l'ennesima versione di una scenadi

genere dell'iconografia postale, riscoperta in etàromantica. La lettera, in quanto comunicazione

mediata, è il mezzotramite il quale si dicono coseimpossibili da dire a voce

Scenadi grande intimità femminile, capace nelcontempo di esprimere il crescentevalore del

sé,quella in cui una elegante ragaua vittorianagusta liberamente la lettera d'amore, nel corsodi una passeggiatasulla costa di Bath, nel sud

dell'Inghilterra

ti hanno sostenuto che era meglio non inse-gnare alle bambine a scrivere per i rischi chepoi cadessero nelle lusinghe delle lettere diseduzione.Ogni lettera si colloca all'interno dell'insiemedi norme di comportamento dettate dalla so-cietà. Viene da sé il fatto che non ci si rivol-geva, e non ci si rivolge, ad un superiore neimodi invece giusti con un amico o un dipen-dente. La scelta dei titoli, l'uso del voi, del tuo del lei, attengono a degli elementi di inte-razione che la sociologia chiama i termini diindirizzo, ed essi ci informano sui modi di re-

IGerolamoIndunoha celebrato grandie piccoli temi delRisorgimento italiano.Quest'immagines'intitola La fidanzatadel garibaldino,ma è anche notacome Triste presagio(1863). L'artista hasaputo dare corpoall'ansia che unalettera di postamilitare comunqueriserva

lazionarsi.Anche la geografia aveva, ed ha ancora,ampio rilievo in tema di lettere essendo que-ste lo strumento in grado di superare la di-stanza tra mittente e destinatario. Distanzatopografica ma anche distanza psicologica.Le guerre o il servizio militare, l'emigrazione,la posizione gerarchica, la mobilità sociale,sono tutti elementi senza i quali non scatta ilbisogno di scrivere lettere e di conseguenzadi far uso dei francobolli. Si è sempre scrit-to, comunque, anche per il semplice piaceredi scrivere, e per rafforzare legami sociali oculturali. Ma si scrive, o ci si scrive, pure per-ché è difficile comunicare con gli altri, e ma-gari proprio con sé stessi.Diverse discipline accademiche focalizzanole lettere, e a loro è sempre bene ricorrere.Alla sociologia si è accennato. La storia del-la letteratura ospita l'epistolografia che stu-dia i testi giudicandoli un genere. Scuole di-verse di critica letteraria somministrano uti-li strumenti di interpretazione. La linguistica,grazie a un crescendo di studi di sociolin-guistica applicata ai carteggi di età moder-na, contribuisce ulteriormente. Anche la sto-ria ha sempre fatto ricorso alle lettere perchéesse recano comunque informazioni detta-gliate degli eventi. La diplomatica, cioè lostudio della forma dei documenti, in partico-lare medievali, aggiunge altri modelli raffina-ti d'indagine.Quanto alla storia postale, si nota che si stacominciando ad allenare. Osservando lecarte si può facilmente scoprire in che mo-do un semplice foglio di carta si trasforma inoggetto significante, cioè in un testo che haassunto la forma viaggiante di plico (magariper entrare in una busta). Questo è stato an-che il senso delle lezioni tenute alla Facoltàdi conservazione dei beni culturali di Raven-na e oggi recuperate grazie al già citato ma-nuale La lettera e la storia postale.Ciò che di una lettera attrae di più il cultoredi storia postale è la soprascritta, vale a direla parte che reca l'indirizzo del destinatario(o anche del mittente) e che sarà sostituitadopo il 1860 dalle buste. Si spiega una talepredilezione visto che le soprascritte conser-

vano la maggior quantità di segni da viag-gio, indicazioni postali in primis, vale a di-re segnali manoscritti (del mittente, del vet-tore, del destinatario), sigilli di chiusura, im-pronte di bolli applicati in partenza, in tran-sito, in arrivo, e inoltre le cifre del porto cioèla contabilità delle tasse pagate o da paga-re per l'avviamento che da un certo momen-to in poi si trasformeranno nei francobolli conil loro contorno di annulli e di ulteriori prezio-sismi. Un contributo con molte più luci cheombre è la pubblicazione di Giovanni Riggidi Numana che suggerisce di allestire colle-zioni incentrate sulle modalità di confeziona-mento delle lettere.Il tipo di approccio alla lettera della storia po-stale, privilegiando le forme da viaggio, inte-gra di fatto i modelli della critica letteraria oepistolografica che si sono sempre concen-trati sul testo scritto. Oggi questo tipo di ap-proccio tradizionale, poco fedele alla naturaoriginale del documento, alla sua genetica,viene criticato ed i curatori di epistolari nonmancano di dar conto degli elementi parate-stuali, segnalando timbri o francobolli.Imparare a leggere le soprascritte resta.unesercizio al quale ciascun cultore di storiapostale è tenuto. Su questo punto sembraesistere un sostanziale accordo. Resta inve-ce un tema aperto il fatto se il cultore devespingersi all'interno della busta, o sotto la so-prascritta, leggendo i messaggi.In effetti molti collezionisti ritengono di nondover esaminare il testo delle lettere o dei bi-glietti (ma anche delle cartoline). C'è un fon-do di pigrizia mentale in questo tipo di ap-proccio ma anche un eccesso di scrupoloche porta a giudicare la rilettura come unatto di violazione al segreto epistolare, unaprofanazione dell'intimità. A quest'imposta-zione non vedente concorre anche la tradi-zione del disciplinamento postale. Le Istru-zioni Generali pel Servizio della Posta delleLettere emanate a Napoli nel 1809 (art. 35)ribadivano la "regola, ch'è una conseguen-za del principio fondamentale delle poste,che gli agenti di questo servizio non debba-no conoscere delle lettere che la sola sopra-scritta".

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IlOccorre dunque sciogliere i dubbi di naturaetica, e tecnica, ed in effetti potremmo farloin vari modi, ad esempio ricordando che sele lettere di Giacomo Leopardi non fosserostate rilette noi non potremmo conoscere lecircostanze della sua vita, le radici della suapoetica. E lo stesso vale per mittenti del ca-libro di Santa Caterina, Michelangelo, Gram-sci, le cui vite sono illuminate dalle lettere.Ma l'elemento forse più rasserenante chespinge alla lettura sotto coperta sta nell'esi-stenza stessa di un carteggio, cioè nel fat-to che le carte furono conservate da qual-cuno perché potessero essere rilette. Capitaspesso di incontrare missive sulle quali il mit-tente raccomanda al destinatario di brucia-re il foglio, cosa che il destinatario (legittimopossessore di tali carte) invece non ha fatto.E ciò che il destinatario non ha fatto neppureil collezionista ha il diritto di farlo.Il fatto stesso che una lettera sia stata con-servata ci autorizza a rileggerla. Sapendoche ciò spesso costituisce un atto di tardivagiustizia. Ascoltare, e comprendere, il gridodi dolore soffocato, l'invocazione di impoten-za affidata a queste povere carte, significaimpegnarsi in un atto moralmente riparato-rio. Owiamente noi siamo chiamati ad agirecon discrezione, senza fraintendimenti, mapian piano tutti, nei domini della storia posta-le, dovremmo convertirci all'idea che legge-re i messaggi sia un atto di vera pietas neiconfronti degli scriventi e dei destinatari, edessi ce lo chiedono perché l'anelito ad es-sere ricordati, ad una resurrezione dopo lamorte, sono sentimenti connaturati all'uomo.Chi si rifornisce di lettere sul mercato in ge-nere si trova davanti singole missive e nonsempre capisce che si tratta di frammenti diuna più ampia serie - il carteggio e l'archivio.Eppure proprio la presenza di un carteggiocostituisce la prima forma di conservazionedelle lettere, altrimenti destinate a perdersi.Chi ha la ventura di incontrarne uno, anchesotto forma di pubblicazione, e si mette aleggerlo, scopre subito che ogni lettera nonviveva isolata ma faceva parte di un discor-so più ampio, di una comunicazione articola-ta, un tempo chiamata "catena postale".La lettura dei carteggi, da intendersi instoria postale non solo come insie-me di testi ma anche come molte-plicità di segni e indicazioni po-stali, somministra elementi di sa-pere in più rispetto a quanti nereca una lettera sola. Dunque

La lettera della lattaia è un oliodel 1888 in cui la ragazza,fatto ilgiro delle consegne,si ferma sottoun albero a leggereuna lettera che

stavolta non deve recare a terzi mala interessapersonalmente.Non solo legrandi dame sono conquistate per lettera,

ma anche servee lavandaie

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chi vuoi essere buon conoscitore attinga allafonte completa. La pratica di smembramen-to delle serie, così come tragicamente av-veniva in passato allorché i vecchi filateliciasportavano dalle buste o dalle soprascrittei francobolli per infilarli negli album, di fattosottrae al sapere postale molte risorse e an-drebbe, per quanto possibile, contrastata.Una prima lezione di storia postale può par-tire esaminando testo e soprascritta di unalettera campione per scoprire i criteri in basei quali nasce un messaggio intelligibilmenteepistolare. La lettera qui proposta fu scritta aFirenze da Benedetto Eredi nel 1802 ed eraindirizzata a Ravenna a monsignor Baldas-sarre Rasponi che regolarmente per questavia riceveva informazioni sulle novità politi-che.Il testo occupa mezzo foglio piccolo di cartabianca da lettere (formato 19 x 24,5) fabbri-cata a mano, con filigrana a corno di posta ecorona tipica della produzione olandese. Lalettera era breve ma l'uso del mezzo foglioandava contro l'etichetta. Il manuale Il segre-tario universale italiano di Adolfo Moretti, ri-stampato fino a pochi decenni fa (Bietti Mila-no 1961), nel dar conto "Del cerimoniale epi-stolare" insisteva sulla regola antica: "Biso-gnerà adoperare sempre un foglio intero dicarta; ci si può servire anche di un mezzo fo-glio, ma soltanto per le lettere commerciali, oper quelle di confidenza".Il foglietto reca in alto quella che la retoricaepistolare chiama intitolazione, cioè il titolodella persona a cui ci si rivolge. Trattandosidi un prelato, ieri come oggi, il termine giustoera "Eccellenza". Sotto stava lo stacco: unospazio "di rispetto" lasciato bianco detto an-che "il dar la linea" (più o meno ampio a se-conda della distanza gerarchica). Pure ai Ia-ti dello spazio bianco, da una oppure da tut-te e due le parti.Poi il cosiddetto esordio con cui il messaggiocomincia spesso dando conto dei movimentidella corrispondenza e della tecnica posta-le retrostante. In caso di incidenti di percor-

so è qui che compaiono particolari interes-santi. Nel nostro caso si apprende che tra Fi-renze e Ravenna, nel 1802, le lettere poteva-no prendere due strade: quella della postavia Bologna (il 'servizio postale') e quella deivetturali privati (il 'servizio corrieri') via Marra-di. "Ieri le scrissi pe' vetturali, e questa matti-na sabato le scrivo per la posta".Segue il corpo, o narrazione, in cui si con-centra il motivo della comunicazione. Qui sitrasmettono brevi notizie politiche oltre adun allegato che contiene la relazione scrit-ta delle onoranze rese alle ceneri del pon-tefice morto in esilio mentre venivano trasla-te a Roma.Verso la fine compare la chiusa: poche pa-role in tono affettuoso, oppure con attesta-zioni di stima, come qui: "Altro non avendoda notificargli passo con tutta stima a soscri-vermi / Di Vostra Eccellenza! Um[ilissim]o edObb[ligatissim]o Servo". Il poscritto spiegaperché a causa delle notizie poco interes-santi recate dalle gazzette quella settimanasi evita di trasmetterne copie a Ravenna "pernon accrescer volume" e dunque far lievitareil costo dell'invio.Secondo certi manuali di stile per motivi dicortesia la data, elemento a forte valenzacomunicazionale, andava messa in alto. Se-condo altri però stava bene anche in bas-so, in particolare su lettere scritte a superio-ri, come in questo caso in cui troviamo pre-cisata la "giornata di posta" in funzione del-la quale il testo era stata allestito: "Firenze13 febbraio 1802 Sabbato". Fatto questo, al-lo scrivente non rimaneva che mettere la fir-ma ed essa, sempre in segno di rispetto esottomissione, andava il più basso possibi-le, a destra.Operazione finale di scrittura la compilazio-ne dell'indirizzo, a volte abbreviato sul fogliointerno in basso a sinistra. Simile criterio ca-ratterizza le segreterie importanti, oberatè dilavoro, dove era appunto facile sbagliare.Quando invece si trattava (come in questocaso) di corrispondenza autografa l'indiriz-zo, possibilmente su tre righe, veniva sem-plicemente apposto in soprascritta. E su tale

lato si fa notare, nella parte superiore de-stra, il segno di tassa vale a dire l'in-

dicazione del prezzo che il desti-natario doveva pagare: la som-

ma "3 - 4" (baiocchi 3 e soldi4, trattandosi di invio pesante)applicato in transito a Bolo-gna. Caratterizzante, infine,in termini ideologici, l'usopalese della formula di in-dirizzo democratica, e sem-plificata, "al Cittadino", men-

tre dentro, sotto la protezionedel segreto epistolare si adotta

il titolo tradizionale, appunto quel-lo d'antico regime aborrito dai gia-

cobini: "Eccellenza" . .J