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La revisione del testoUna volta che avete finito di scrivere il vostro testo, siete solo a metà dell'opera. Quasi nessuno scrive di getto, alla prima stesura, un testo perfetto. Nella maggior parte dei casi nemmeno un testo buono.

La revisione è parte integrante del processo della scrittura e le va dedicato tempo ed attenzione. Rileggere e rivedere un testo non significa solo correggere l'ortografia ed eliminare i refusi. Significa soprattutto ripensare le proprie idee e la loro organizzazione, riflettere su quanto si è scritto, magari riscrivere tutto.

Consigli per cominciare 1. Una volta finita la stesura del testo, l'ideale sarebbe dimenticarlo e lasciarlo a "riposare" per almeno 24 ore. Se i vostri ritmi di lavoro non ve lo consentono, concedetevi comunque un intervallo: andate a pranzo, leggete il giornale, fate una chiacchierata con un collega. Una buona revisione vuole prima di tutto un paio di occhi freschi. 2. Quando vi accingete a rivedere un testo, toglietevi il cappello dello scrittore e mettete quello dell'editor. Cioè mettetevi dalla parte del lettore. Rileggete tutto con il massimo spirito critico, cercate di dare una risposta a ogni domanda che vi viene in mente, non trascurate soprattutto ciò che non vi convince. 3. Fate una prima lettura lentamente e ad alta voce: il suono ha la sua importanza, spesso "sentiamo" gli errori piuttosto che "vederli".

Conosci i tuoi errori Ognuno ha i propri punti deboli quando scrive - errori frequenti, costruzioni complesse, figure retoriche preferite - che danno una sensazione di monotonia. L'importante è imparare a conoscerli e a riconoscerli. E quando rileggete un testo, cercate prima quelli.

Controllo a più strati Una sola rilettura non è una revisione. La revisione più sicura ed efficace è quella "a strati": una rilettura per ogni tipo di errore o di problema. Se siete attenti ai contenuti, vi sfuggiranno i refusi. Viceversa, se effettuerete una rilettura solo formale, rischiate di perdere di vista la coerenza generale del documento:

1. controllo dei contenuti e della loro organizzazione Avete detto tutto o vi è sfuggito qualcosa? I periodi sono consequenziali o notate delle cesure eccessive tra l'uno e l'altro? Le vostre conclusioni vi convincono? Il tono è quello giusto? In questa prima fase, cercate di leggere il documento tutto di un fiato, da cima a fondo, per avere un'idea della coerenza complessiva. Non fermatevi ad analizzare ogni singolo problema: segnate rapidamente a margine ogni punto su cui volete tornare. A lettura finita, tornateci sopra e riscrivete anche interi periodi, se necessario.

2. controllo della grammatica e della punteggiatura - l'opportunità di un punto fermo invece di un punto e virgola; - accenti e apostrofi- doppie;- maiuscole;- uso dell'H;- tempi dei verbi.

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3. miglioramento dello stile Se il contenuto vi convince e se siete sicuri che il vostro testo non contiene strafalcioni e errori madornali, dedicatevi allo stile e agli aspetti formali. Cioè: alla proprietà del linguaggio e all'appropriatezza delle singole parole rispetto al contesto, all'eliminazione delle ripetizioni più fastidiose, alla scorrevolezza (… e alla piacevolezza) del testo. In questa fase della revisione, tagliate tutto quello che potete. Asciugate e snellite al massimo il vostro testo. Togliete tutte le parole inutili, eliminate le frasi ridondanti e semplificate quelle contorte. Se potete dire le stesse cose con meno parole, fatelo.

4. controllo delle fonti Controllate con cura le vostre fonti, citate tra virgolette le parole altrui oppure siate abbastanza abili da parafrasarle. Riportate comunque con precisione le vostre fonti, sia se si tratta di bibliografia tradizionale, sia di una pagina web.

5. proofreading Ovvero la caccia al refuso. leggete a ritroso, parola per parola, meglio se a voce alta (per evitare l'effetto "memoria"), oppure munitevi di un righello opaco o di un semplice foglio bianco per scorrere il testo riga per riga e non venire distratti da altri elementi e da altre parole.

Occhio a... le concordanze soggetto/verbo, singolare/plurale, maschile/femminile (soprattutto nei periodi complessi, con molti incisi) le parole straniere controllate sempre sul vocabolario se non siete sicuri al 100%, valutate l'opportunità di metterle in corsivo - non tra virgolette! - le preposizioni eliminate quelle a catena, spesso sintomo di troppi passivi, ed evitate di usare le stesse all'interno di una stessa frase - per/per, da/da-.

PICCOLO RIPASSO

ORTOGRAFIA E GRAMMATICA

 Controllare che i termini siano usati correttamente, in caso di dubbi consultare il dizionario o google (molto utile è il sito dell’Accademia della Crusca)

Controllare la grafia delle parole straniere e il corretto uso degli accenti Controllare la grammatica e la costruzione del periodo La virgola non va mai posta tra soggetto e verbo e tra verbo e complemento oggetto

ACCENTI E APOSTROFI

 È obbligatorio l’accento su determinati monosillabi che potrebbero generare ambiguità:

è (verbo essere) – e (congiunzione);

dà (verbo dare) – da (preposizione);

sì (affermazione) – si (pronome);

sé (pronome riflessivo, ma “se stesso” senza accento) – se (congiunzione);

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dì (nel senso di giorno) – di (preposizione);

né (negazione) – ne (pronome);

la (articolo) – là (avverbio di luogo)

li (pronome) – lì (avverbio di luogo)

Richiedono invece l’apostrofo: po’ (poco); mo’; di’ (imperativo: tu dici); be’ (bene, è accettata anche l’esclamazione “beh”); fa’ (imperativo: tu fai); sta’ (imperativo: tu stai); va’ (imperativo: tu vai)

Attenzione alle grafie: ce l’ho (e non c’è lo); l’ho detto (e non lo detto); c’è; ce n’è (e non c’è ne);

c’entra (e non centra) “un” femminile seguito da parola iniziate per vocale vuole l’apostrofo (un’amica); un maschile non

lo richiede mai (un amico) – stessa regola vale per i composti: “nessun altro – nessun’altra”; “qualcun altro – qualcun’altra”

Non vanno mai accentati: no; so; sto; sta; qui; qua; su; fu; va e fa (terza persona singolare) Vogliono l’accento acuto: perché, finché, giacché, altroché, poiché, dopodiché, affinché, cosicché,

granché, dacché, café, mercé, poté, scimpanzé, viceré, testé, macché… Vogliono l’accento grave: è, ahimè, caffè, cioè, ohimè, piè, tè (bevanda, e non the), anche tutte le

parole di derivazione francese: bignè, canapè, gilè, bebè, lacchè… Vanno accentate anche: però, così, ciò, perciò, giù, più, lì, là e le forme del passato remoto e del

futuro (rifletté, andrò, farò, finì, andò, dirà ecc.) – attenzione alla contrapposizione: finii – finì, sentii – sentì ecc.

Anche le vocali maiuscole vanno accentate. No assolutamente a E’, CITTA’, PERO’ ecc. I segni corrispondenti: È, É, Ì, Ò, À si possono inserire facilmente con lo strumento “inserisci – simbolo”

Vanno accentati i composti di tre: ventitré, trentatré ecc. e i giorni della settimana: lunedì, martedì ecc.

Gli aggettivi tal e qual non vogliono l’apostrofo: qual è, qual era, il tal uomo Per disambiguare il significato è consigliabile accentare anche parole quali: princìpi, dèi (divinità),

subìto ecc.

 

MAIUSCOLE E MINUSCOLE

 

È in generale sconsigliato usare il tutto maiuscolo durante la narrazione, a meno che non si tratti di sigle (BOT, PIL ecc.) è preferibile l’uso di un corsivo enfatico (esempio: anziché «Vieni qui, SUBITO!», molto meglio «Vieni qui, subito!»

I nomi dei mesi, dei giorni della settimana e delle nazionalità vanno minuscoli (a differenza dell’inglese), quindi: giugno, mercoledì, italiano, americano

I nomi di stati esteri, continenti, città e aree geografiche o suddivisioni storiche e politiche vanno maiuscoli: Roma, Italia, Europa, America, il Lazio, l’Impero Romano

I nomi comuni che fanno parte di nomi propri, esempio: il Monte Bianco Nomi di vie e piazze: via Roma, piazza Garibaldi I nomi dei monumenti e i nomi astronomici vanno maiuscoli: la Torre di Pisa, Urano, ma sole, luna e

terra intesti in senso generico vanno minuscoli, quindi: il pianeta Terra, oggi c’è il sole Si usa la lettera minuscola per i termini geografici comuni: il mare, a nord, il territorio ligure,

l’equatore, i tropici, le stelle, il mar Mediterraneo

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o Sono preferibili le seguenti forme: San Francesco, Santissimi Pietro e Paolo, fra Cristoforo, padre Bozzi, suor Germana