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Quando la relazione vince( di Ferdinando Maria Ciani)

Alberto ( nome fittizio) è uno di quei ragazzi che in classe crea molti problemi perché è poco interessato alle materie di studio, non ha voglia di impegnarsi, si annoia e finisce regolarmente per creare provocazioni al fine di accentrare un po’ di attenzione su di se. L’anno scolastico è stato duro per lui ma anche per i compagni e i prof che hanno dovuto supportarlo e sopportarlo. Sono riuscito solo sporadicamente ad interessarlo e fargli compiere un po’ di lavoro in matematica e nelle scienze scegliendo attività a lui più congeniali o momenti di grazia particolari. Il nostro rapporto è stato comunque abbastanza sereno nonostante i frequenti richiami e a volte qualche arrabbiatura. Come nelle migliori famiglie dove il giorno dopo ci si vuole più bene di prima. Se un minimo di percorso lo ha fatto è perché capace di apprendere molto rapidamente nei momenti buoni e perché anche stimolato e seguito costantemente dall’insegnante. Ma come affrontare le lunghe vacanze estive senza la inevitabile conseguenza di perdere anche quel poco che aveva acquisito? Con le mie classi prime e seconde ci diamo normalmente appuntamento anche nei mesi estivi per fare i compiti assieme e curare anche il giardino che portiamo avanti come attività didattica durante tutto l’anno. Ciò da una parte è finalizzato al mantenimento delle relazioni cresciute durante il periodo scolastico dall’altra a dare supporto a quei ragazzi e ragazze che hanno fatto più fatica ad apprendere e che abbandonati a se stessi arriverebbero a Settembre avendo dimenticato tutto e trovandosi in situazione di svantaggio ulteriormente aggravata. Alcuni momenti ( una decina di incontri complessivi) aperti a tutti e liberi nella partecipazione, senza giustificazioni per assenze e senza obblighi di puntualità, un patto tra me e loro con il consenso informale dei genitori. Quando ho chiesto chi aveva intenzione di partecipare Alberto ha dato la sua disponibilità a venire a curare il giardino insistendo per lasciarmi il suo numero di cellulare . Ai primi incontri però Alberto non si è presentato e in un primo momento ho accettato passivamente questa sua scelta. Poi però mi sono ricordato dell’insistenza con cui aveva voluto lasciarmi il suo numero telefonico e ho deciso di chiamarlo vedendo in ciò un suo bisogno di “essere chiamato”. Due volte ho provato e non ha risposto , poi ho pensato di inviargli un sms che forse lo” impegnava” di meno. Infatti dopo trenta secondi mi ha risposto, a sua volta con un sms, per dire che forse sarebbe venuto se si svegliava e se faceva in tempo ma voleva che gli ricordassi il giorno e l’ora esatti. Non è stato il primo ad arrivare ma l’ultimo , si , però con un sorriso a tutta faccia e tra le esclamazioni di sorpresa dei compagni già presenti. Ha lavorato per tutto il tempo in cui anche gli altri compagni sono rimasti chiedendomi più volte aiuto per riesumare i procedimenti di calcolo delle frazioni che non ricordava più. Non so se la prossima volta ci sarà , io credo di si, però per me è stata una di quelle soddisfazioni di insegnante che danno senso alla fatica educativa. Ciò che serve a scuola con i ragazzi non è la competizione ne i voti ne i premi , ciò che conta essenzialmente è la relazione, è far sentire ad ognuno che è atteso e amato come fosse l’unico allievo della classe, soprattutto a chi di attenzione e di cure nella vita ne ha avute di meno.