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IL SEICENTO IN EUROPA

LA POPOLAZIONE TRA EPIDEMIE E CARESTIE

Tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600, l’Europa fu colpita da una serie di carestie, dovute ad annate particolarmente fredde, ed epidemie. I raccolti erano scarsi e ciò determinò l’aumento del prezzo del pane, rendendo difficile per i più poveri garantirsi l’alimentazione quotidiana. La denutrizione provocò l’indebolimento fisico di buona parte della popolazione, che fu così più soggetta alle epidemie. Così la peste ricomparve in Europa, colpendo Italia, Spagna, Francia, Inghilterra e Germania in tre diverse ondate tra la fine del Cinquecento e la fine del Seicento (a Londra, morirono circa 100.000 persone nel 1665). L’epidemia venne diffusa soprattutto dagli eserciti in movimento durante la guerra dei Trent’anni (1618-1648) e colpì in modo particolare la Germania, la cui popolazione venne dimezzata.

Nonostante la peste, la popolazione europea continuò ad aumentare e passò dai 90 milioni (fine del 1500) ai 110 milioni (fine 1600). Questo fu possibile perché gli Stati avevano imparato a gestire meglio le epidemie: infatti, nelle città i malati venivano portati nei lazzaretti e le navi sospette, entrando nei porti, venivano messe in quarantena (isolamento di quaranta giorni); inoltre la gente aveva imparato a bruciare tutto ciò che era appartenuto ai malati, per evitare una maggiore diffusione della malattia. Altre ragione dell’aumento della popolazione risiedono nella maggiore produttività agricola e nell’esistenza di una rete di trasporti fitta e solida, che permetteva di trasportare derrate alimentari verso le regioni colpite da carestia.

PAESI IN DECLINO: SPAGNA E ITALIA

Mentre l’Europa settentrionale godeva di un periodo di fioritura economica, in Europa meridionale le condizioni economiche erano piuttosto gravi.

In Spagna, le enormi ricchezze portate dai possedimenti coloniali americani erano state usate per pagare i soldati impegnati nelle guerre e per comprare prodotti alimentari ed artigianali che gli spagnoli non producevano più: con la cacciata dei moriscos (arabi convertiti al cristianesimo), la Spagna perse mezzo milioni di contadini, emigrati verso il nord Africa; con l’espulsione degli ebrei, inoltre, calarono sia la produzione artigianale sia i commerci. Ebbe inoltre un impatto negativo sull’economia spagnola la diffusione, tra le classi dirigenti, di una mentalità che disprezzava il lavoro manuale e le attività produttive: era considerato rispettabile chi occupava posti nell’amministrazione dello Stato e nell’esercito.

Anche l’Italia, nel 1600, cominciò una lenta decadenza dovuta ad alcuni fattori:

- le rotte commerciali si erano spostate dal Mediterraneo all’Atlantico e ciò impoverì i porti italiani;- mercanti e banchieri, invece di continuare a investire i loro guadagni nei commerci, preferirono

acquistare terre e titoli nobiliari, trasformandosi così in nuovi nobili e acquisendo anche la mentalità della vecchia aristocrazia;

- le manifatture entrarono in crisi sia perché usavano tecniche superate sia perché producevano quasi esclusivamente oggetti di lusso, quindi destinati a un mercato ristretto;

- prevalse la produzione e la conseguente esportazione di materie prime come grano (sud) e bachi da seta (nord)

PAESI IN ASCESA: OLANDA, INGHILTERRA

Assai diversa era la situazione dell’Olanda, che aveva creato un vasto impero commerciale sottraendo al Portogallo il controllo delle rotte commerciali. Intorno al 1670, infatti, gran parte delle merci che giungevano in Europa era trasportata da navi olandesi e giungeva nei porti dell’Olanda. Amsterdam

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divenne uno dei centri principali del commercio mondiale e sede di un’importante Borsa, dove i mercanti fissavano il prezzo delle merci.

Strumento della potenza economica olandese furono due compagnie commerciali:

- la Compagnia delle Indie Orientali (commerciava in Asia, Africa);- la Compagnia delle Indie Occidentali (commerciava in America).

Si trattava di imprese commerciali private a cui lo Stato olandese cedeva il controllo dei commerci in una determinata area. L’Olanda, nel Seicento aveva numerose colonie (perlopiù scali commerciali lungo le coste) e basi commerciali in Indonesia, Ceylon, India, Cina, Giappone (Asia), Guyana, Brasile e Antille (America). Sulla costa settentrionale dell’America, gli Olandesi fondarono Nuova Amsterdam, poi ceduta agli inglesi, che la chiamarono New York. In questi territori gli Olandesi imposero la produzione di quei beni che il mercato europeo richiedeva, come spezie, tè, caffè, costringendo le popolazioni indigene a lavorare nelle piantagioni.

Le enormi ricchezze che affluirono in Olanda furono investite nelle attività agricole e nella produzione di manufatti. Fu in questo periodo che vennero costruite enormi dighe per strappare le terre al mare e renderle terreno agricolo (polder). Le manifatture, diversamente da quelle italiane, producevano beni più a buon mercato, che potevano essere acquistate da fasce meno ricche della popolazione ed erano quindi più richieste.

Anche l’Inghilterra, nel 1600, era un Paese in forte crescita economica. In agricoltura si assistette a una vera e propria rivoluzione grazie al fenomeno delle recinzioni: i grandi proprietari terrieri si impossessarono delle terre comuni (erano porzioni non coltivate ma lasciate a pascolo per la comunità dei villaggi) e le recintarono, aumentando così le loro proprietà fondiarie. Questo impoverì i piccoli agricoltori, costretti a divenire braccianti al servizio dei latifondisti, ma aumentò la produzione di derrate alimentari sia perché le terre coltivabili erano più estese sia perché i grandi proprietari introdussero tecniche agricole più moderne. La maggiore resa agricola delle campagne favorì l’accumulo di grandi ricchezze nelle mani dei proprietari terrieri inglesi. Si diffuse anche l’allevamento ovino, che permise una grande produzione di lana, fatta lavorare da quei contadini che erano rimasti senza lavoro. La loro era un’attività a domicilio: i mercanti-imprenditori fornivano la materia prima (lana grezza) e gli strumenti per lavorarla (telai) e la lavorazione avveniva nelle case (il salario era molto basso).

Molti contadini rimasti disoccupati decisero di abbandonare l’Inghilterra e di emigrare verso l’America settentrionale, dove nel 1607 gli inglesi avevano fondato la colonia della Virginia. A questa prima colonia si aggiunsero, sempre nel 1600, il Massachusetts, la Pennsylvania e la Carolina, tutte sulla costa atlantica.