Vi a Olgia e e...che tra queste “persone capaci e mature” ci sia stato anche il parroco don...

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Vita Olgiatese Quindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco Anno 76° - N. 12 - 28 Giugno 2020 - € 1,00 Sì, questo è l’editoriale N. 200 che scrivo per Vita Olgiatese . Il primo è apparso sul n. 13 dell’or- mai lontano settembre 2010, questo apre il n. 12 dell’anno corrente: venti ogni anno per dieci anni. A dire il vero, il primo l’avevo scritto come saluto alla comu- nità di Gemonio che stavo per lasciare, ma poi è stato pubblicato anche su questo giornale a mo’ di “autopresenta- zione ”. Ricordo che aveva suscitato un certo scalpore, soprattutto a motivo di una cruda cita- zione di don Milani, peraltro molto appropria- ta. L’articolo di fondo del numero seguente, il 14, era tutto centrato sull’ Umorismo , tema dominante nella mia esperienza di prete; quello del n. 15 era dedi- cato al Concilio Vaticano II, la luce che ha sempre guidato le mie scelte pastorali… e poi, mese dopo mese, anno dopo anno, sono arrivato fino a questo traguardo: “Due- cento”, appunto. In questi dieci anni ho trattato un po’ di tutto: da temi legati all’anno liturgico a temi di stretta attualità, da riflessioni di carattere vagamente filo- sofico a considerazioni di carattere strettamente pastorale, da approfondi- menti sulla vita della Chiesa diocesana a pre- sentazioni dei principali documenti papali… Ho sempre cercato di aiutare i lettori a riflette- re, a non dare nulla per scontato, a ragionare con calma. Non so se sono riuscito in questo intento. Spero di sì, almeno qual- che volta. * * * Mi sono inserito volen- tieri in una lunga e glo- riosa tradizione. Vita Olgiatese, infatti, nasce più di un secolo fa, esatta- mente il 5 ottobre 1913. L’articolo di apertura, dal titolo “Aprendo la via”, ci dice che è stata fondata per iniziativa di un grup- po di “giovani senza pre- tese”, che questi hanno l’appoggio e la collabo- razione di persone capaci e mature” (visto che è nata in ambito parroc- chiale, dobbiamo pensare che tra queste “persone capaci e mature” ci sia stato anche il parroco don Giovanni Cellina, a Olgiate dal 1907…) e che scrivono - cercando di volgarizzare” - soprat- tutto per i giovani e gli emigranti, trattando temi di economia domestica, di igiene, di agricoltura e di cooperazione, oltre, ovviamente, alla cronaca locale. Il giornale si afferma subito e diventa, in poco tempo, il luogo dove si riversa la vita di tutta la comunità di Olgiate. La vita condizionata dai grandi eventi storici come la guerra ‘15-’18, i lutti, la pace e gli anni difficili del dopoguerra, le elezioni politiche naziona- li e l’affermazione del Partito Popolare di don Sturzo, i primi anni del Fascismo… ma anche la vita quotidiana con i suoi ritmi lenti e i suoi eventi spesso piccoli e anche banali. Leggendo i vari articoli, è facile ricostrui- re e quasi rivivere le vicende della parrocchia, del Comune, delle asso- ciazioni e anche di tante singole persone. Così fino al 1926, quando la “normalizza- zione” voluta dal regime fascista, al potere ormai da quattro anni, obbliga anche Vita Olgiatese, gior- nale evidentemente rite- nuto troppo libero, alla chiusura. In realtà, la pubblicazione continua: però con un’altra intesta- zione (“ Bollettino Parrocchiale di Olgiate Comasco”) e sotto la responsabilità diretta dello stesso prevosto, dapprima don Giovanni Cellina e poi don Ambrogio Fogliani. E anche il taglio deve cam- biare radicalmente: basta valutazioni politico-sociali e largo spazio, oltre che alla solita cronaca locale, alla “f ormazione e alla educazione delle coscien- ze alla vita cattolica”. E si arriva alla secon- da guerra mondiale. Fino al 1941 il “Bollettino” esce regolarmente, poi sempre più di rado, fino a una vera e propria sop- pressione tra il 1943 e i primi mesi del 1945. Con la liberazione, però, tutto cambia e anche Vita Olgiatese risorge, esatta- mente con il numero del- l’ottobre 1945; e risorge riprendendo la sua inte- stazione originaria. Da allora sono ormai passati altri 76 anni. Anni di pace, di ricostruzione, di grandi cambiamenti. Fino al 1976 gli articoli di fondo sono stati firmati quasi sempre dal prevo- sto don Brachetti: articoli caratterizzati da una prosa piuttosto altoso- nante e spesso fortemen- te schierati, dal punto di vista politico, a fianco della Democrazia Cristia- na. Lo stile cambia radi- calmente, invece, con don Lorenzo Calori: da subito si nota un taglio più pastorale, volto a far passare le riforme del Concilio Vaticano II e a educare a una nuova consapevolezza cristiana. E siamo arrivati, così, ai nostri giorni, con 107 anni di storia sulle spalle, con una miriade di artico- li che ne ricostruiscono e commentano le vicende principali sia a livello generale che locale, con migliaia di interventi di carattere formativo, con centinaia di firme che, via via, hanno arricchito il giornale. * * * In questi ultimi anni a Vita Olgiatese si è affianca- to anche il “sito internet” della parrocchia (www.parrocchiaolgia- tecomasco.it), un altro strumento prezioso che permette di farsi cono- scere, di proporre iniziati- ve, di far passare mes- saggi in modo ancora più immediato e diretto. Tutti e due vogliono inserirsi nel solco traccia- to dal Concilio Vaticano II con il decreto “ Inter Mirifica”, dedicato proprio agli strumenti della comunicazione sociale e al loro uso da parte delle comunità cristiane. Tra l’altro, in quel decreto si suggeriva di istituire una Giornata annuale da dedicare a riflettere su questi temi: la “ Giornata mondiale delle comunicazioni sociali ”. L’ultima, la 54esima, è appena stata celebrata lo scorso 24 maggio. Riporto, dal messaggio di papa Francesco per quella giornata, alcune frasi che possono servire da sti- molo per continuare con ancora maggiore impe- gno la strada iniziata, per noi di Olgiate, più di cento anni fa. Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazio- ne umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita. Una narrazione che sappia guardare il mondo DUECENTO e gli eventi con tenerez- za; che racconti il nostro essere parte di un tessu- to vivo; che riveli l’intrec- cio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri.In un’epoca in cui la falsificazione si rivela sempre più sofisticata, raggiungendo livelli esponenziali, abbiamo bisogno di sapienza per accogliere e creare racconti belli, veri e buoni. Abbiamo bisogno di coraggio per respinge- re quelli falsi e malvagi. Abbiamo bisogno di pazienza e discernimento per riscoprire storie che ci aiutino a non perdere il filo tra le tante lacerazio- ni dell’oggi; storie che riportino alla luce la verità di quel che siamo, anche nell’eroicità igno- rata del quotidiano”. Informare è formare, è avere a che fare con la vita delle persone. Per questo l’accuratezza delle fonti e la custodia della comunicazione sono veri e propri processi di svi- luppo del bene, che generano fiducia e apro- no vie di comunione e di pace”. Ritengo che queste bellissime parole del papa possano diventare, oltre che luce per un nuovo cammino, anche un augurio per me e per tutti coloro che, con me, si impegnano in questo settore sempre più pre- zioso e importante. don Marco www.parrocchiaolgiatecomasco.it PER L’ESTATE ORARI DELLE MESSE tutte celebrate in chiesa parrocchiale Messe feriali ore 8,30 e 18,00 Messe festive Sabato: ore 16,00 - 18,00 - 20,00 Domenica: ore 7,00 - 9,00 - 11,00*** ore 16,00 - 18,00 - 20,00 *** La Messa delle ore 11,00 verrà trasmessa anche in streaming sul canale YouTube della parrocchia A causa dell’epidemia di Coronavirus e delle misure per pre- venire i contagi, quest’anno la nostra casa a Gualdera di Campodolcino (SO) non può ospitare gruppi di bambini e ragazzi per i tradizionali campi estivi. PROPOSTA Se qualche famiglia o, meglio ancora, qualche gruppo di famiglie fossero interessate a utilizzarla, è a disposizione per il periodo da metà luglio a metà agosto. Basta informarsi in parrocchia. Bella posizione, aria fresca di montagna, gite per tutti i gusti… Costi molto contenuti. Una vera occasione! MESSE FUNEBRI Durante la fase più acuta dell’emergenza coronavirus non abbiamo potuto celebrare le Messe funebri per i nostri defunti, circa 35 persone. Ci si è limitati a una benedizione della salma o delle ceneri al cimitero con la presenza solo dei parenti più stretti. Ora le cose stanno migliorando e torna possibile celebrare anche le Messe funebri, osservando tutte le norme sanita- rie previste per le altre Messe. Con il Consiglio Pastorale parrocchiale si è deciso di lasciare spazio a queste Messe tutti i giorni feriali alle 18,00 a partire da lunedì 15 giugno. Si invitano, quindi, le famiglie dei defunti a contattare l’uffi- cio parrocchiale, aperto tutti i giorni feriali dalle 9,15 alle 11,30. Tutte queste celebrazioni saranno pubblicizzate anche sul- l’apposita bacheca alle porte della chiesa parrocchiale. BATTESIMI Da metà febbraio sono stati sospesi anche tutti i Battesimi. Già una quindicina di famiglie aveva prenotato una data a marzo, aprile, maggio, giugno… altre si stavano aggiun- gendo. Con il Consiglio Pastorale Parrocchiale si è deciso di ren- dere disponibili per i Battesimi tutte le domeniche dell’esta- te, a partire da domenica 14 giugno. Ogni domenica alle 14,30 si potranno celebrare due Battesimi ( non si può di più per rispettare le misure sanitarie che prevedono il distanziamento, ecc…). È bene che tutte le famiglie interessate - sia quelle che già avevano previsto il Battesimo per gli scorsi mesi, sia quelle che lo chiedono per la prima volta - si prenotino, contattan- do direttamente don Marco. In questo modo si spera di essere in grado di esaudire tutte le richieste entro i mesi estivi. AUGURI La redazione di Vita Olgiatese augura a tutti gli affezionati lettori una BUONA ESTATE. Ci si rivedrà con il primo numero di inizio settembre, nella speranza che l’estate ci permetta di superare le difficoltà di questi ultimi mesi e di riprendere una “vita nuova” con maggior entusiasmo. CASA S. ANNA, GUALDERA

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  • Vita OlgiateseQuindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco Anno 76° - N. 12 - 28 Giugno 2020 - € 1,00

    Sì, questo è l’editorialeN. 200 che scrivo per VitaOlgiatese. Il primo èapparso sul n. 13 dell’or-mai lontano settembre2010, questo apre il n.12 dell’anno corrente:venti ogni anno per diecianni. A dire il vero, ilprimo l’avevo scrittocome saluto alla comu-nità di Gemonio chestavo per lasciare, mapoi è stato pubblicatoanche su questo giornalea mo’ di “autopresenta-zione”. Ricordo cheaveva suscitato un certoscalpore, soprattutto amotivo di una cruda cita-zione di don Milani,peraltro molto appropria-ta. L’articolo di fondo delnumero seguente, il 14,era tutto centratosull’Umorismo, temadominante nella miaesperienza di prete;quello del n. 15 era dedi-cato al Concilio VaticanoII, la luce che ha sempreguidato le mie sceltepastorali… e poi, mesedopo mese, anno dopoanno, sono arrivato fino aquesto traguardo: “Due-cento”, appunto.

    In questi dieci anni hotrattato un po’ di tutto:da temi legati all’annoliturgico a temi di strettaattualità, da riflessioni dicarattere vagamente filo-sofico a considerazioni dicarattere strettamentepastorale, da approfondi-menti sulla vita dellaChiesa diocesana a pre-sentazioni dei principalidocumenti papali…

    Ho sempre cercato diaiutare i lettori a riflette-re, a non dare nulla perscontato, a ragionare concalma. Non so se sonoriuscito in questo intento.Spero di sì, almeno qual-che volta.

    * * *Mi sono inserito volen-

    tieri in una lunga e glo-riosa tradizione. VitaOlgiatese, infatti, nasce piùdi un secolo fa, esatta-mente il 5 ottobre 1913.L’articolo di apertura, daltitolo “Aprendo la via”, cidice che è stata fondataper iniziativa di un grup-po di “giovani senza pre-tese”, che questi hanno“l’appoggio e la collabo-razione di persone capacie mature” (visto che ènata in ambito parroc-chiale, dobbiamo pensareche tra queste “personecapaci e mature” ci siastato anche il parrocodon Giovanni Cellina, aOlgiate dal 1907…) e chescrivono - cercando di“volgarizzare” - soprat-tutto per i giovani e gliemigranti, trattando temidi economia domestica,di igiene, di agricoltura edi cooperazione, oltre,ovviamente, alla cronacalocale.

    Il giornale si affermasubito e diventa, in pocotempo, il luogo dove siriversa la vita di tutta lacomunità di Olgiate. Lavita condizionata daigrandi eventi storicicome la guerra ‘15-’18, ilutti, la pace e gli annidifficili del dopoguerra, leelezioni politiche naziona-li e l’affermazione delPartito Popolare di donSturzo, i primi anni delFascismo… ma anche lavita quotidiana con i suoiritmi lenti e i suoi eventispesso piccoli e anchebanali. Leggendo i vari

    articoli, è facile ricostrui-re e quasi rivivere levicende della parrocchia,del Comune, delle asso-ciazioni e anche di tantesingole persone.

    Così fino al 1926,quando la “normalizza-zione” voluta dal regimefascista, al potere ormaida quattro anni, obbligaanche Vita Olgiatese, gior-nale evidentemente rite-nuto troppo libero, allachiusura. In realtà, lapubblicazione continua:però con un’altra intesta-zione (“BollettinoParrocchiale di OlgiateComasco”) e sotto laresponsabilità direttadello stesso prevosto,dapprima don GiovanniCellina e poi donAmbrogio Fogliani. Eanche il taglio deve cam-biare radicalmente: bastavalutazioni politico-socialie largo spazio, oltre chealla solita cronaca locale,alla “formazione e allaeducazione delle coscien-ze alla vita cattolica”.

    E si arriva alla secon-da guerra mondiale. Finoal 1941 il “Bollettino”esce regolarmente, poisempre più di rado, finoa una vera e propria sop-pressione tra il 1943 e iprimi mesi del 1945. Conla liberazione, però, tuttocambia e anche VitaOlgiatese risorge, esatta-mente con il numero del-l’ottobre 1945; e risorgeriprendendo la sua inte-stazione originaria.

    Da allora sono ormaipassati altri 76 anni. Annidi pace, di ricostruzione,di grandi cambiamenti.Fino al 1976 gli articoli difondo sono stati firmatiquasi sempre dal prevo-sto don Brachetti: articolicaratterizzati da unaprosa piuttosto altoso-nante e spesso fortemen-te schierati, dal punto divista politico, a fiancodella Democrazia Cristia-na. Lo stile cambia radi-calmente, invece, condon Lorenzo Calori: dasubito si nota un tagliopiù pastorale, volto a farpassare le riforme delConcilio Vaticano II e aeducare a una nuovaconsapevolezza cristiana.E siamo arrivati, così, ainostri giorni, con 107anni di storia sulle spalle,con una miriade di artico-li che ne ricostruiscono ecommentano le vicendeprincipali sia a livellogenerale che locale, conmigliaia di interventi dicarattere formativo, concentinaia di firme che,via via, hanno arricchitoil giornale.

    * * *In questi ultimi anni a

    Vita Olgiatese si è affianca-to anche il “sito internet”della parrocchia(www.parrocchiaolgia-tecomasco.it), un altrostrumento prezioso chepermette di farsi cono-scere, di proporre iniziati-ve, di far passare mes-saggi in modo ancora piùimmediato e diretto.

    Tutti e due voglionoinserirsi nel solco traccia-to dal Concilio Vaticano IIcon il decreto “InterMirifica”, dedicato proprioagli strumenti dellacomunicazione sociale eal loro uso da parte dellecomunità cristiane.

    Tra l’altro, in queldecreto si suggeriva diistituire una Giornataannuale da dedicare ariflettere su questi temi:la “Giornata mondialedelle comunicazionisociali”. L’ultima, la54esima, è appena statacelebrata lo scorso 24maggio. Riporto, dalmessaggio di papaFrancesco per quellagiornata, alcune frasi chepossono servire da sti-molo per continuare conancora maggiore impe-gno la strada iniziata, pernoi di Olgiate, più dicento anni fa.

    “Nella confusione dellevoci e dei messaggi checi circondano, abbiamobisogno di una narrazio-ne umana, che ci parli dinoi e del bello che ciabita. Una narrazione chesappia guardare il mondo

    DUECENTO

    e gli eventi con tenerez-za; che racconti il nostroessere parte di un tessu-to vivo; che riveli l’intrec-cio dei fili coi quali siamocollegati gli uni agli altri.”

    “In un’epoca in cui lafalsificazione si rivelasempre più sofisticata,ragg iungendo l i ve l l iesponenziali, abbiamobisogno di sapienza peraccogliere e creareracconti belli, veri ebuoni. Abbiamo bisognodi coraggio per respinge-re quelli falsi e malvagi.Abbiamo bisogno dipazienza e discernimentoper riscoprire storie checi aiutino a non perdere ilfilo tra le tante lacerazio-ni dell’oggi; storie cheriportino alla luce laverità di quel che siamo,anche nell’eroicità igno-rata del quotidiano”.

    “Informare è formare,è avere a che fare con lavita delle persone. Perquesto l’accuratezza dellefonti e la custodia dellacomunicazione sono verie propri processi di svi-luppo del bene, chegenerano fiducia e apro-no vie di comunione e dipace”.

    Ritengo che questebellissime parole delpapa possano diventare,oltre che luce per unnuovo cammino, ancheun augurio per me e pertutti coloro che, con me,si impegnano in questosettore sempre più pre-zioso e importante.

    don Marco

    www.parrocchiaolgiatecomasco.it

    PER L’ESTATEORARI DELLE MESSE

    tutte celebrate in chiesa parrocchialeMesse feriali ore 8,30 e 18,00

    Messe festive

    Sabato: ore 16,00 - 18,00 - 20,00

    Domenica: ore 7,00 - 9,00 - 11,00***

    ore 16,00 - 18,00 - 20,00

    *** La Messa delle ore 11,00 verrà trasmessaanche in streaming sul canale YouTube dellaparrocchia

    A causa dell’epidemia di Coronavirus e delle misure per pre-venire i contagi, quest’anno la nostra casa a Gualdera diCampodolcino (SO) non può ospitare gruppi di bambini eragazzi per i tradizionali campi estivi.

    PROPOSTASe qualche famiglia o, meglio ancora, qualche gruppo difamiglie fossero interessate a utilizzarla, è a disposizione peril periodo da metà luglio a metà agosto. Basta informarsi inparrocchia. Bella posizione, aria fresca di montagna, gite pertutti i gusti… Costi molto contenuti. Una vera occasione!

    MESSE FUNEBRIDurante la fase più acuta dell’emergenza coronavirus nonabbiamo potuto celebrare le Messe funebri per i nostridefunti, circa 35 persone. Ci si è limitati a una benedizionedella salma o delle ceneri al cimitero con la presenza solodei parenti più stretti.Ora le cose stanno migliorando e torna possibile celebrareanche le Messe funebri, osservando tutte le norme sanita-rie previste per le altre Messe.Con il Consiglio Pastorale parrocchiale si è deciso dilasciare spazio a queste Messe tutti i giorni feriali alle 18,00a partire da lunedì 15 giugno.Si invitano, quindi, le famiglie dei defunti a contattare l’uffi-cio parrocchiale, aperto tutti i giorni feriali dalle 9,15 alle11,30. Tutte queste celebrazioni saranno pubblicizzate anche sul-l’apposita bacheca alle porte della chiesa parrocchiale.

    BATTESIMIDa metà febbraio sono stati sospesi anche tutti i Battesimi.Già una quindicina di famiglie aveva prenotato una data amarzo, aprile, maggio, giugno… altre si stavano aggiun-gendo.Con il Consiglio Pastorale Parrocchiale si è deciso di ren-dere disponibili per i Battesimi tutte le domeniche dell’esta-te, a partire da domenica 14 giugno. Ogni domenica alle14,30 si potranno celebrare due Battesimi ( non si può dipiù per rispettare le misure sanitarie che prevedono ildistanziamento, ecc…).È bene che tutte le famiglie interessate - sia quelle che giàavevano previsto il Battesimo per gli scorsi mesi, sia quelleche lo chiedono per la prima volta - si prenotino, contattan-do direttamente don Marco.In questo modo si spera di essere in grado di esaudire tuttele richieste entro i mesi estivi.

    AUGURILa redazione di Vita Olgiatese augura a tutti gli affezionati lettori una BUONA ESTATE.

    Ci si rivedrà con il primo numero di inizio settembre,

    nella speranza che l’estate ci permetta di superare le difficoltà di questi ultimi mesi

    e di riprendere una “vita nuova” con maggior entusiasmo.

    CASA S. ANNA, GUALDERA

  • 2 Vita Olgiatese28 Giugno 2020

    Cari parrocchiani, si è concluso un altro anno di attività della nostra Caritas parrocchiale.

    Le risorse impegnate, le iniziative svolte e le persone raggiunte durante l'anno scorso sono statenumerose e questa breve relazione vuol essere anche uno strumento per ringraziare i tanti donatoriche ogni anno, grazie al loro contributo, rendono possibile una grande testimonianza di carità.

    CARITAS è una piccola parte delle attività parrocchiali e ha un suo Bilancio monetario cheviene tenuto separato dal resto per dare risalto ad un rendiconto trasparente della generosità degliolgiatesi verso i bisognosi che ci chiedono sostegno.

    La “barca di san Pietro”era una tradizione che neinostri paesi veniva traman-data nella notte fra il 28 e il29 giugno (festività dei santiPietro e Paolo).

    Era la tarda primaveradel 1964 e stavo terminandola prima elementare quandoentrai nel gruppo chieri-chetti della parrocchia. Fuiinvitato alla prima riunioneun giovedì pomeriggio alle17 (allora al giovedì non siandava a scuola: al mattinoc’era il catechismoall'oratorio maschile - il miocatechista era l’Angelosagrestano - poi nel pome-riggio la riunione dei chieri-chetti all’oratorio femminile,nella casa della giovane,ospiti della sala della “LegioMariæ”).

    Ad accogliere il gruppettodelle nuove leve c'era donAntonio Arrighi, allora vicarioe responsabile della chiesadi san Gerardo, la delegataMaria Della Rossa e altriragazzi più grandi. Dopo lepreghiere iniziali, ci vennespiegato il nostro compitoche sarebbe iniziato il lunedìsuccessivo, partecipandoalla Messa a san Gerardoalle ore 7 per un periodo ditre settimane, al fine diapprendere meglio il nostrocompito che, oltre a quello diservire all’altare, era anchequello di saper rispondere inlatino al dialogo con ilsacerdote, soprattutto conla recita del “Confiteor”(Confiteor Deo omnipotenti,beatæ Mariæ semper Virgini,beato Michaëli Arcangelo,beato Ioanni Baptistaæ,sanctis Apostolis Petro etPaulo, omnibus Sanctis, etvobis, fratres, quia peccavinimis cogitatione, verbo etopere: mea culpa, meaculpa, mea maxima culpa.Ideo precor beatam Mariamsemper virginem, beatumMichaëlem Archangelum,beatum Ioannem Baptistam,sanctos Apostolos Petrum etPaulum, omnes Sanctos, etvos, fratres, orare pro me adDominum Deum nostrum.).Fu così che il 29 giugno1964 vidi nel giardino di donAntonio antistante la chiesala prima “barca di sanPietro” in un vaso di vetro;l’aveva preparata la suaperpetua e per noi ragazzi fuuna grande sorpresa, un'o-pera d’arte che ci lasciòsenza parole. Non avevamomacchine fotografiche o cel-lulari per fotografare, solo lanostra memoria da ragazzi cipermise, nel tornare a casa,di raccontare quello chequella mattina avevamo sco-perto: la “barca di sanPietro”.

    Ogni periodo dell’anno eogni cultura hanno proprietradizioni, cioè rituali ripetutiindirizzati soprattutto adauspicare il futuro. Futuro deicampi e delle coltivazioni, delsole e della pioggia, futurodei figli e degli amici, futurodel cuore, degli affetti, delconto in banca. Ma per pote-re sperare in questa possibi-lità di previsione occorrevaconfidare nel fatto che il futu-ro fosse già scritto e si rive-lasse attraverso alcuni gestie situazioni. Il futuro quindi

    La chiamavano “barca di san Pietro”

    già presente e visibile nellecarte da gioco, nel fumo chesale dal camino, nei tuoniche vengono da destra osinistra del cielo, dal volodegli uccelli, dal… biancodell’uovo. Sì, dall’albume sipoteva prevedere il futuro.

    Come? Nella sera cheprecede la festività dei santiPietro e Paolo si prendevaun contenitore capiente, divetro, dalla bocca larga,pieno d’acqua possibilmentedi fonte. Si rompeva un uovodi gallina e si lasciava colarel’albume nell’acqua delvaso. Il vaso si poneva suldavanzale o su un tavoloall’aperto e si aspettava lamattina del giorno dellafesta dei santi Pietro ePaolo. Per chi ci credeva,durante la notte gli apostoliPietro e Paolo passavanovicino al vaso e Pietro vi sof-fiava dentro. Il soffio facevacoagulare l’albume dandogliforme particolari, spessoassomiglianti a una barca(ecco perché era Pietro aoperare: era statopescatore). In considerazio-ne di come apparivano le"vele", aperte o chiuse, lar-ghe o strette, ritte oppurechiuse, si poteva trarre uncattivo o un buon auspiciosu come sarebbe stata l'an-nata agraria, oppure sul pro-prio destino, sul conto inbanca o su un prossimoviaggio, su come nascevanoo morivano amicizie edamori.

    In realtà è questione difisica: l’acqua si riscalda alprimo sole e tende a salirenel vaso, portandosi dietrol’albume rappreso e forman-do le varie figure che lafantasia e le speranze di chiguardava il vaso facevanointravvedere.

    Le interpretazioni dellabarca erano varie: nel nordItalia fino a qualche decen-nio fa, la tradizioneagganciava alla forma dellevele alcuni proverbi: “L’è

    vero, l’è vero, l’è rivà sanPiero. L’è vero, l’è vero l’èrivà la barca de san Piero”;oppure “Se piove a sanPaolo e Piero piove par onano intiero”; ed ancora “Sete vol on bel zinquantìn,sémena prima de sanPierìn”.

    In provincia di Bergamola presenza della “barca”portava a una previsione piùprecisa: la sposa della fami-glia sarebbe diventatamadre e la zia zitella avreb-be trovato marito. Prota-gonista di questa tradizionedi solito è l’apostolo Pietro,ma non è sempre così:seconda altre leggende lavera protagonista è suamadre.

    Nel giorno di san Pietro ipescatori dei laghi del nordItalia solitamente non pren-devano il largo, perché inquella giornata sarebberofrequenti i temporali, dovutial fatto che il diavolo avevapromesso minacciosamentealla madre di san Pietro,appunto, di uscire dall’infer-no e scorrazzare per laghi efiumi. Sempre la madre disan Pietro (ma chi mai l’haconosciuta?) nel giornodedicato a suo figlio, proba-bilmente molto arrabbiataper la fine che ha fatto, pre-tendeva una vittimasacrificale umana per chiosasse avventurarsi sull’ac-qua. In altri luoghi invece(come prova della variabilitàdelle tradizioni) la madredell’Apostolo era benevolaper chi pregava e festeggia-va suo figlio, rendendo ricchii raccolti e feconde le femmi-ne (umane e animali) dellacascina. Inoltre favoriva lapioggia verso la fine di giu-gno, essendo tale mese soli-tamente arido e quindi infrut-tuoso per la crescita prima-verile delle coltivazioni.

    Pensate quanto si puòtirar fuori da un albume inuna caraffa d'acqua!

    Vittore De Carli

    CARITAS 2019“30 anni” di ASCOLTO, di IMPEGNO silenzioso, di SERVIZIO

    SOLIDARIETÀ CONCRETA PERSONE E FAMIGLIE

    INCONTRATE E ACCOMPAGNATEL'ASCOLTO e l'ACCOGLIENZA sono ilcuore della nostra relazione di aiuto. Chi ciha fatto giungere una richiesta di aiuto?Oltre alle persone e famiglie già note esostenute, persone 'nuove' si sono avvicina-te a Caritas per la prima volta DONNE: 6 persone (di età inferiore ai 35anni) UOMINI: 7 persone (4 di età inferioreai 40 anni) Diverse persone provenienti da altri luoghi(età superiore ai 45/50 anni) ci hanno con-tattato in cerca di abitazione o occupazione. .La nostra abituale utenza è costituita dapersone italiane e straniere, residenti inOlgiate, che usufruiscono della consegnamensile di alimenti, mentre, sempre piùspesso, giungono al nostro ASCOLTOnuove e sempre più complesse richieste:segnalazioni di sfratto, mancanza di unacasa, difficoltà di pagamento regolare diutenze, richiesta di sostegno per acquisto difarmaci e anche frequenti richieste di ricercadi occupazione.Dobbiamo annotare che, nell'ultimo periodo,la maggior parte dei nostri abituali utenti,che facevano richiesta di sostegno, hannoottenuto il “reddito di cittadinanza” e, quindi,si sono resi in parte autonomi nella gestionedella loro vita.Non a tutti - va aggiunto - possiamo elargirebeni materiali o somme di denaro: a molti sioffre un orientamento come sostegno,dando indicazioni e suggerimenti, indirizzan-do le persone verso enti e strutture più ido-nei a cui rivolgersi. È fondamentale, infatti, la collaborazionecon le risorse del territorio: “FARE RETE” èuna strategia vincente e un preziosoSEGNALE di COMUNIONE “

    COLLABORAZIONE CON LA COOPERATIVA “SI PUÒ FARE”

    Attraverso la Collaborazione con questaCooperativa Sociale sono stati creati proget-ti personalizzati di inserimento socio-lavora-tivo per una decina di persone, grazie airicavi di queste tre attività: STIRERIA “Io stiro... tu ammiri”ORTO, Coltivazione dei campi USATO SOLIDALE, negozio e il magazzino Un’opportunità per chi sceglie servizi affida-bili e un’opportunità per chi è in difficoltà.

    SERVIZIO di DOPOSCUOLAIl progetto doposcuola ha coinvolto 12 inse-gnanti volontarie per due pomeriggi alla set-timana e ha permesso di seguire 24 bambinidella scuola primaria e media inferiore.A questo impegno si è affiancato un proget-to di “Alternanza Scuola-Lavoro” in conven-zione con una scuola superiore del territorio,che ha visto impegnato un giovane nelsostegno scolastico a due ragazzi stranieri.

    SOSTEGNO PSICOLOGICODa diversi anni si rinnova la collaborazionevolontaria con una psicologa che segue,nella nostra sede Caritas, alcuni utenti cherichiedono un sostegno psicologico.

    DISTRIBUZIONE FARMACIAderiamo da qualche anno alla “GIORNATADELLA RACCOLTA DEL FARMACO” che ciha permesso di acquisire una certa quantitàdi farmaci da banco da distribuire gratuita-mente ai nostri utenti al bisogno.Provvediamo, ove necessario, all'acquistopersonalizzato di farmaci richiesti su prescri-zione medica e seguiamo anche un piano diintervento redatto dal medico curante per unutente cronico.

    LA SOLIDARIETÀ IN “CIFRE”Caritas sta utilizzando a beneficio di chi è indifficoltà una somma che ora ammonta acirca € 90,000 (frutto, prevalentemente, diofferte da privati)

    le ENTRATE nel corso dell’anno 2019:

    € 15.000 offerte a vario titolo

    € 5.800 “Pane di s. Antonio”

    € 8.380 progetto “Mettici il cuore”

    le USCITE nel corso dell’anno 2019: € 5.000 contributi vari€ 1.600 pagamento utenze€ 1.700 acquisto tessere supermercato

    consegnate ad alcune famiglie (per acquisto di generi alimentarinon compresi nel PACCO viveri mensile)

    € 2.000 manutenzione furgone€ 25.000 avvio e contributo per tirocini

    risocializzanti (a favore di una decina di nostri concittadini)in collaborazione con COOP. “SI PUÒ FARE”

    LA SOLIDARIETÀ NON CONOSCE “QUARANTENA”Finita l’emergenza di questi mesi, in cuisono emerse tante espressioni di solidarietà,ora inizia un periodo in cui anche e soprat-tutto la nostra comunità cristiana è chiamataad impegnarsi in uno sforzo di seria ricostru-zione. Alle già tante povertà tradizionali se ne stan-no aggiungendo molte altre. Segnalateci conil massimo rispetto e discrezione situazionidi disagio.

    “METTICI IL CUORE”, è una cartolina chemerita di essere presa in considerazione.

    Con donazioni periodiche, è possibile garan-tire beni essenziali a famiglie in difficoltà.

    GRAZIE a tutti coloro che hanno contribuito,contribuiscono e contribuiranno a sostenere,a vario titolo, il nostro servizio.

    …E non dimentichiamo la “carità sociale” .

    L’amore per il prossimo e la lotta allapovertà non è solo fare una offerta benefica:è guardarsi intorno, mantenere quotidiana-mente comportamenti rivolti al bene comu-ne.

    “Farsi vicini” è molto più impegnativo diquanto eravamo abituati a credere e coinvol-ge tutta la vita!

    1989 – 2019: Trent’anni di ascolto, di impegno silenzioso, di servizio.Il nostro compito deve continuare ad essere questo:“riservare particolare attenzione agli ultimi”“svolgere una prevalente funzione pedagogica” nei confronti della comunità in cui CARITASè inserita.Se vuoi… puoi seguirci su:https://www.facebook.com/caritasolgiatecomasco/http://www.parrocchiaolgiatecomasco.it/caritas-parrocchiale/

  • Vita Olgiatese28 Giugno 20203

    Paul Tillich: l’uomo trareligione e cultura

    Nell’ultimo numero di Vita Olgiatese ho cercato di de-scrivere un particolare aspetto del pensiero di Paul Tillichche l’autore ha denominato “teologia apologetica” e che,sinteticamente, può definirsi come una modalità di presen-tare il messaggio cristiano cercando di aggiornarlo al tempostorico nel quale viene proposto. Si tratta, come ben si com-prende, di un tentativo di sanare il dissidio tra la religione(la fede) e la cultura secolare. Questo “sforzo” passa attra-verso il confronto tra differenti elementi per dimostrarnel’interdipendenza: per esempio, il rapporto tra ragione e ri-velazione, tra religione e cultura, in ultima analisi, tra Dio el’uomo. Tillich chiama questo particolare rapporto di inter-dipendenza metodo di “correlazione”. Il teologo vuole dirciche il confine tra alcune fondamentali dimensioni della no-stra vita non è un muro invalicabile, ma un limite che vienein entrambi i sensi superato, che realizza interdipendenzatra diverse categorie.

    Tornando alla “coppia” iniziale di religione/cultura pre-sente, anche inconsapevolmente, nella quotidianità di cia-scuno di noi, Tillich, quasi provocatoriamente, afferma chela religione è una dimensione necessaria della vita. Quandonoi pensiamo alla parola religione, spesso la identifichiamonon solo in uno specifico atteggiamento, ma anche in un in-sieme di pratiche e di riti; di più, spesso “prevalentemente”in un insieme di pratiche e di riti. Per Tillich la religione è in-vece quel modo di porsi, quell’atteggiamento che scava in“profondità” nell’animo umano alla ricerca della realtà ulti-ma e definitiva delle cose: “è la sostanza, il fondamento e laprofondità della vita spirituale, dell’uomo” (*). Quindi, perTillich “essere religiosi significa interrogarsi appassionata-mente sul senso della nostra vita ed essere aperti alle rispo-ste, anche se esse ci scuotono in profondità” (*). L’uomo re-ligioso è preso da “un interesse ultimo” che si esprime inquella particolare situazione che Agostino di Ippona defini-sce inquietudine del cuore e che non cessa fino a che il cuo-re non riposa nell’oggetto di questo interesse ultimo. Ben sicomprende allora come l’uomo religioso può anche essereun uomo non “praticante”, un uomo pieno di dubbi, co-stantemente alla ricerca del senso ultimo, della Verità, diDio.

    Questa religione, che nulla ha a che vedere con la steri-lità di un rito spesso vissuto con sopportazione, come si po-ne nei riguardi della cultura? Lasciamo la parola a Paul Tilli-ch: “la religione, in quanto interesse ultimo è la sostanzache-dà-senso alla cultura e la cultura è la totalità delle formeattraverso le quali l’interesse basico della religione esprimese stesso. In breve: la religione è la sostanza della cultura, lacultura è la forma della religione” (*). Tillich, definendo ul-teriormente questo concetto, ci propone una cultura chenon sia priva di un riferimento ad una realtà ultima, maneppure che sia sottoposta ad una legge “superiore”, detta-ta da istanze ecclesiastiche o politiche. Tillich immagina unacultura che abbia le sue radici nella “profondità” dell’animoumano, in quella dimensione dell’individuo che, da sempre,è caratterizzata dal bisogno di infinito, dallo scrutare il tra-scendente, in altre parole, dalla ricerca della realtà ultima,dalla ricerca di Dio.

    Da questa definizione del rapporto tra religione e culturascaturisce l’atteggiamento di Tillich nei confronti dei diffe-renti ambiti culturali. Il teologo protestante ha infatti analiz-zato le più svariate espressioni della cultura: l’arte, la filoso-fia, la politica la pedagogia, il sociale. Ha dialogato con uo-mini di scienza (si pensi ad Einstein) e con rappresentanti delpensiero ebraico (Martin Buber). Si è ripetutamente con-frontato con le religioni non cristiane, praticando in antici-po una sua originale “teologia del dialogo”.

    Paul Tillich vuole insegnarci che l’angoscia che permea disé l’uomo moderno, quindi anche noi, può essere vinta seviene affrontata con il “coraggio di esistere”, che è quell’at-teggiamento che passa attraverso la ricerca della radice reli-giosa, manifesta o nascosta, presente in ogni uomo. Ango-scia che può essere sconfitta anche con il confronto e il dia-logo con individui apparentemente non credenti, ma certa-mente anch’essi alla ricerca del “fine ultimo”, che può anchenon chiamarsi Dio, ma che è presente in ogni individuo.

    (54 – continua)erre emme

    Note

    (1) Le citazioni contrassegnate con (*) sono tratte dal volu-me di Rosino Gibellini: “La teologia del XX secolo” ed.Queriniana.

    I SANTI DELLA CHIESA DI COMORACCONTANO LA LORO STORIA

    ANTONIO DELLA CHIESABuona giornata amici! Oggi

    i sinodali hanno chiamato meper condividere con voi qualchefatto della mia vita. Inizio rac-contandovi un po’ il contestostorico, per dirvi che ogni tempoed ogni fase storica ha avutodifficoltà e fatiche da affrontaree da risolvere.

    Il generale decadimento reli-gioso che interessò l’Italia, sulfinire del XIV secolo, dovuto inbuona parte allo scisma chelacerava la Chiesa, ma ancheconseguenza di pestilenze eguerre che impoverivano sem-pre più la società, colpì anche lefamiglie religiose e quindi anchei Domenicani, ordine religioso acui appartengo. C’era però inmolti di noi un desiderio sincerodi ritornare alla radicalità delVangelo, quella radicalità che iSanti fondatori avevano intuito,vissuto e proposto a molti.

    Io sono nato a San GermanoVercellese intorno al 1394, inuna nobile famiglia, i marchesiDella Chiesa di Roddi. Miopadre inizialmente si oppose almio desiderio di entrare nell’or-dine domenicano, ma poi, anchese non convinto fino in fondo, milasciò libero di scegliere. A 20anni entrai come novizio nelconvento di San Paolo a Vercellidove pronunciai i voti solenni einiziai gli studi teologici e filoso-fici.

    Per ottenere il titolo di letto-re, necessario per essere abilita-to all'insegnamento, mi manda-rono nel convento dei SS.Giovanni e Paolo a Venezia. Quifui ordinato sacerdote e iniziai ilministero pastorale pur conti-nuando a studiare. Lo studionon mi impediva però di tra-scorrere parte delle mie giorna-te nel servizio ai poveri: uscivospesso per le vie della città dovetantissime erano le persone chechiedevano aiuti materiali, con-sigli, suggerimenti. Molte voltetrascorrevo intere notti in pre-ghiera nella cappella del con-vento – anche un vostro santoamico faceva così vero? SanGerardo! – perché la notte miaiutava a mettermi in profondarelazione con quel Signore a cui

    avevo dato la vita.A 28 anni, mi inviarono a

    Como come priore con il compi-to di riformare il grande con-vento di S. Giovanni Pedemonte,detto anche “in Alto”, che erapresso le mura, ai piedi delmonte di Sant’ Eutichio. Trovainon solo una comunità religiosaalle prese con logiche di poteree interessi economici, ma ancheuna città sconvolta da lotte poli-tiche dopo la morte del conteGian Galeazzo Visconti. In que-sta difficile opera di pacificazio-ne mi aiutarono due sante per-sone con le quali nacque unprofondo rapporto di amicizia:Bernardino da Siena eMaddalena Albrici. Molte volteci davamo appuntamento nelchiostro del monastero di S.Andrea, a Brunate: lì, dopo unlungo momento di preghiera, ciconfrontavamo su eventualidiscorsi e consigli da dare oazioni da intraprendere a favoredella pace e della concordiadella città ferita da lotte interne,alle prese con una crescentepovertà e sconvolta dal dilagaredella peste. Tempi non facili,come potete capire, durante iquali la comunità dei cristianiera chiamata a dare una limpi-da testimonianza di accoglienza,di carità, di amore senza riser-ve. Rimasi a Como per più didieci anni perché i miei superio-ri mi riconfermarono priore delconvento. Con grande dispiace-re dovetti lasciare la città diComo quando il maestro gene-rale del mio ordine religioso minominò responsabile di tutta lacongregazione della Lombardia.Nel 1439 fui eletto priore delconvento di S. Domenico aBologna, poi priore del conven-to di Savona, successivamentemi inviarono a Piacenza poi fuidi nuovo posto alla guida dellaCongregazione lombarda. Ma imiei spostamenti, da un mona-stero all’altro, non erano termi-nati: fui inviato a Firenze, nelcelebre convento di San Marco,importante centro di studi, scri-gno d’arte grazie alla genialemaestrìa del beato Angelico.

    In questi anni avvennero

    Secondo le previsionidell’ISTAT alla fine di que-st’anno il PIL in Italia caleràalmeno dell’8,3% mentre glioccupati diminuiranno del9,3%. Per l’anno venturo èprevisto un rimbalzo del4,6% del PIL e del 4,1%delle forze lavoro. Sono datiche preoccupano soprattuttoper quanto riguarda gli ultimimesi di quest’anno, se non cisarà una rapida ripresa eco-nomica; sempre con la con-dizione che non arriverà inautunno una recrudescenzadel COVID-19.

    Sarebbe anche interes-sante, accanto a queste ana-lisi economiche, avere adisposizione i dati relativi alladidattica a distanza (“DAD”)introdotta repentinamente inItalia all’inizio del marzo scor-so, per far fronte alla chiusu-ra delle attività scolastiche.Informazioni sicure purtropponon ci possono essere, ma aquanto pare la didattica adistanza è servita sì a tam-ponare un periodo così diffi-cile, ma non ha certamenterisolto il problema della istru-zione per tanti ragazzi. Ilnostro sistema scolastico èapparso purtroppo in tutte lesue fragilità.

    L’imprevisto dovuto alCoronavirus non ha potutosperimentare con metodo eregole ben definite questonuovo tipo di insegnamentoche alla lunga si è rivelatoutile e costruttivo per queiragazzi e quelle famiglie che

    possedevano, ed erano ingrado di utilizzarli al meglio,gli strumenti adeguati perpoter dialogare a distanzacon gli insegnanti; ma si èrivelato un boomerang perquegli studenti che nonerano attrezzati, avevanoqualche problema o addirittu-ra non potevano usufruire diun collegamento Internet perpartecipare alle lezioni adistanza.

    La DAD ha cambiato lavita degli studenti più vulne-rabili che hanno vissuto que-sto periodo in condizioni diisolamento ed emarginazio-ne.

    A tutti questi problemi si èovviato con la “promozionegarantita” che ha sollevatogenitori e soprattutto studenticon difficoltà dal dubbio diessere promossi o rimandatialla fine di ogni percorsoeducativo, come semprecapitava fino all’anno scorso.

    Non va sottovalutato ilfatto che quasi un intero qua-drimestre senza lezioni inaula non è cosa di pococonto sia per quanto riguardal’apprendimento, sia per gliinsegnanti che si sono prodi-gati per poter garantire il dirit-to allo studio, sia per gli stu-denti (forse non proprio tutti)che hanno sentito la man-canza di prossimità conamici e compagni. Molte ini-ziative, infatti, a causa dellapandemia sono state annul-late costringendo grandi epiccini a rimanere chiusi incasa, un po’ sconcertati, ameno che non abbiano eser-citato la fantasia e l’inventivaper combattere la noia.

    Ci si chiede alla fine diquesto anno scolastico se ladidattica a distanza sul pianodelle relazioni abbia prodottobuoni frutti, come una mag-giore collaborazione tra alun-ni genitori ed insegnanti, tale

    per cui dal distanziamentosociale possa essere scaturi-ta un po’ più di vicinanzanella solidarietà.

    Ciò che preoccupa inveceper l’immediato futuro deglistudenti è l’inizio del nuovoanno scolastico a settembre,ma in quale modo e conquali garanzie di sicurezza?

    È fuori di dubbio che ilprolungarsi di una condizionedi indeterminatezza incidesul benessere e sulla condi-zione psicofisica di bambini eragazzi. La sfida, in questomomento di grande difficoltà,consiste nel trasformare l’e-mergenza in una opportunitàper cambiare l’attuale siste-ma educativo, considerandoche l’attività scolastica “inpresenza” dovrebbe essereassicurata il più possibileperché consente un tipo dieducazione “più ricco”; maperché ciò si possa verificareoccorrono strutture e moda-lità che rispondono alle esi-genze di sicurezza… Saràpronta la scuola pubblica asettembre ad accogliere dinuovo studenti e docenti,tanto più che la precarietàdella situazione economicaha messo in crisi tante scuo-le paritarie con il rischio cal-colato di circa 300 mila alun-ni in procinto di traslocarenelle scuole di Stato?

    P.D.

    Profetidel nostro

    tempo(a cura di Gabriella Roncoroni)

    In occasione del Sinodo diocesano, Vita Olgiatese propone la vita dei Santi della nostra dioce-si. Le informazioni sulla storia di ciascun Santo sono liberamente tratte e rielaborate dalleseguenti pubblicazioni e siti:* La perla nel bosco – Riflessioni e preghiere per ragazzi sulle origini della Chiesa di Como. 1985* Testimoni di santità nella Chiesa d Como – a cura del Centro Diocesano Vocazioni 1986* Germogli di futuro – ed. Il Settimanale della Diocesi di Como 2007* www.santiebeati.it

    Si conclude un anno scolastico anomalo con la novità della didattica a distanza

    diversi prodigi, in particolarericordo che dei genitori mi por-tarono un bambino muto findalla nascita pregandomi diguarirlo. Mi sembrò di intrave-dere nella richiesta di questigenitori una fede limpida e unagrande umiltà; feci un segno dicroce sulla bocca del piccolo e,improvvisamente, la voce diven-ne parola: ringraziamento, lode,benedizione! Nel 1459 una sor-presa recò molta gioia nella mia

    Tutti a scuola a settembre, ma con quali sicurezze?

    vita che ormai volge-va al termine: la pro-posta di tornare aComo come prioredel convento dove erostato anni prima.Accolsi subito quellaproposta. Negli ultimianni trascorsi in que-sta meravigliosa cittàho incontrato dinuovo MaddalenaAlbrici: la nostracomunione, dopotanti anni di lonta-nanza, era cresciuta.L’avevamo custoditapregando l’uno perl’altra ogni giorno,l’avevamo invocataogni volta che, lonta-ni, ci sentivamo unpo’ soli, l’avevamochiesta come donoogni volta che, pen-sandoci, era affioratala tentazione di rin-chiuderci e di tenere

    solo per noi quell’amicizia rega-lata.

    Termino questo raccontofacendovi partecipi di un avve-nimento straordinario che hacolmato di tenerezza la mia vec-chiaia. Un giorno nella miacella mi apparve la VergineMaria con in braccio GesùBambino. Di questo fatto futestimone solo un amico, ilsignor Antonio, che veniva sem-pre da me per la confessione efu attratto dalla limpidissimaluce che usciva dalla porta soc-chiusa della mia celletta. Gliimposi di non dire a nessunoquello di cui era stato testimonee difatti solo dopo la mia morte,avvenuta il 22 gennaio 1459,raccontò quanto, per grazia,aveva visto.

    Il corpo del beato Antonio,fu sepolto nella chiesa del con-vento. Con l’avvento diNapoleone il convento di Comofu soppresso e nel 1810 uffi-cialmente destinato a ricoveroper i poveri. Nello stesso annoil corpo del Beato venne trasla-to a San Germano Vercellese. Ilconvento tra il 1814 ed il 1815venne definitivamente abbattu-to perché fatiscente.

  • 4 Vita Olgiatese28 Giugno 2020

    sot to i l campanile del f icoDai registri

    parrocchiali

    Battesimi

    Bianchi Celeste Sofia di

    Stefano e Putzu Valentina

    P. Bianchi Fabio e Putzu

    Maria

    Morti

    Tattarletti Pier Giorgio di

    anni 76, via S. Giorgio 18

    Di Iorio Romolo di anni 84,

    via Cascina del Pé 8

    Per i bisogni della Chiesa

    Off. funerale Boaretto Rita€ 50 – Messa funebre PiniArturo € 200 – Off. funerale€ 50 –. In ricordo del fratelloArturo per l’oratorio € 150 –Off. Messa funebre € 100 –Off. NN. € 20 – Off.Battesimo € 100 – Off. fune-

    rale € 100

    Note di bontàPane di S. Antonio € 641 –NN. per Caritas € 100+100– NN. per alimenti € 50 –NN. per i bambini poveri€ 500.

    GUALDERA, RICORDI…GUALDERA, RICORDI…

    Vita OlgiateseEsce la seconda e la quarta

    domenica del mese

    Autorizz. Tribunale Como n. 10/82.

    Con approvazione ecclesiastica.

    Direttore responsabile:Vittore De Carli

    Redazione:Marco Folladori, Romeo Scinetti,Francesco Orsi, Paolo Donegani, RolandoMoschioni, Gabriella Roncoroni, ChiaraSpinelli.

    Impaginazione grafica:Francesco Novati, Tarcisio Noseda.

    Abbonamento annuale:

    ritiro a mano: € 20,00spedizione postale: € 50.00

    Stampa: Salin S.r.l. - Olgiate C.

    Redazione e impaginazione:

    Casa ParrocchialeVia Vittorio Emanuele, 522077 Olgiate ComascoTel. / Fax 031 944 [email protected]

    Quest’anno niente campi, niente Gualdera. Colpa di quel maledetto virus con la corona. Di solito, proprio inquesto periodo - in vari turni che occupavano circa un mese e mezzo - una miriade di nostri ragazzi passava una de-cina di giorni insieme nella nostra casa di montagna. Esperienze e ricordi indimenticabili.

    Eccone alcuni, corredati da alcune foto scelte a caso tra le migliaia in archivio.

    Papa Francesco ha rice-vuto nel pomeriggio il car-dinale Angelo Becciu, pre-fetto della Congregazionedelle Cause dei Santi, auto-rizzando il Dicastero a pro-mulgare i Decreti che da-ranno alla Chiesa quattronuovi Beati, tra cui suorMaria Laura Mainetti, al se-colo Teresina Elsa, con il ri-conoscimento del martirio.

    Nata a Colico in provin-cia di Lecco il 20 agosto del1939, professa della Con-gregazione delle Figlie dellaCroce, Suore di Sant’An-drea, suor Maria Laura èstata uccisa in odio alla fe-de da tre giovani ragazze,in un rituale satanico, aChiavenna il 6 giugno del2000. Decima figlia di una

    coppia della Valtellina epresto orfana di madre, in-terpreta come progetto diDio sulla sua vita le paroledi un sacerdote, durante

    una confessione, che la por-tano a desiderare una "vitatutta donata nell'amore".Così nel 1957 comunica allasua famiglia di voler diven-tare suora e si dedica all'e-ducazione, alla formazionee all'assistenza spirituale emateriale di bambini e ado-lescenti. E proprio per aiu-tare una ragazza che le ave-va telefonato dicendole diessere rimasta incinta dopouno stupro, esce la nottedel 6 giugno del 2000 dalconvento da sola. Uninganno che la porta allamorte, non prima però diaver pronunciato parole diperdono per le sue tre gio-vani carnefici.

    Quarantena in Seminario

    Il 12 giugno sono finalmente tornato a casa a Grosio,dopo aver trascorso 100 giorni in Seminario, da marzo a giu-gno; ed è stata una gioia grande per me il poter riabbraccia-re i miei famigliari, rivedere “la mia gente” e le mie amatemontagne!

    Nonostante io abbia atteso per diverse settimane quelmomento, non posso dire di aver vissuto male i tre mesi diisolamento a Como. È stato sicuramente un tempo faticosoe carico di preoccupazioni per ciò che nelle nostre comunitàe in tutto il mondo stava accadendo, ma anche un tempoprezioso, in cui il Signore è sempre stato con noi e ci haconfortato con la sua presenza. Illuminante nel comprendereciò, è stato il periodo del Triduo Pasquale e del Tempo diPasqua, che ci ha aiutato a vivere nella certezza di avere afianco un Padre buono, premuroso, vicino, che non ti abban-dona e che cammina con te. È Cristo stesso che ci ha detto“Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). A noi il compito di aprire gli occhi per accorgerci delleGrazie che il Signore ci stava offrendo in quel tempo: la pos-sibilità di vivere la Messa quotidiana; il tempo e i talenti cheognuno ha cercato di mettere a disposizione degli altri pertener viva la comunità e per darle freschezza; il supporto ela collaborazione reciproca che in varie occasioni sono statimessi in atto e che hanno permesso di intessere legami piùforti e veri.

    Uno degli aspetti che più sono mancati nel nostro percor-so di formazione è stata l’esperienza in parrocchia. Averinterrotto per tre mesi l’esperienza ad Olgiate mi ha fattosentire la mancanza del contatto diretto con le persone, chegli smartphones sono stati in grado solo di tamponare(anche se in alcuni casi in modo egregio). Alcune belle rela-zioni che si erano costruite, la possibilità di vivere e crescerein una comunità parrocchiale attiva come questa, la condivi-sione di esperienze e di vita con i sacerdoti: di questo e ditanto altro ho riconosciuto l’importanza. Per questo spero diaver presto l’occasione di trascorrere del tempo nel coma-sco per poter riprendere il cammino insieme.

    Jacopo B.

    RINVIATA LA BEATIFICAZIONEDI P. GIUSEPPE AMBROSOLI

    Lo scorso 29 novembre la Santa Sede comunicava il ricono-scimento, da parte di papa Francesco, di un miracolo avve-nuto per intercessione di p. Giuseppe Ambrosoli. Questoriconoscimento apriva la strada alla beatificazione del mis-sionario-medico originario di Ronago, già fissata per il 22novembre 2020 a Kalongo in Uganda. Purtroppo, il diffondersi dell’epidemia di coronavirus anchein Uganda ha obbligato a cambiare completamente i pro-grammi, sia per i decreti di chiusura in vigore anche in quelpaese, sia perché l’ospedale di Kalongo, fondato da p.Ambrosoli, è stato designato come centro di riferimentodistrettuale per la gestione dell’emergenza.Per il momento è sicuro, quindi, che il prossimo 22 novem-bre non verrà celebrata la beatificazione: è rimandata a unadata da definire del prossimo anno, sempre che la situazio-ne sanitaria migliori e lo permetta.

    SUOR LAURA MAINETTI SARÀ BEATAEcco la nota vaticana diffusa la sera di venerdì 19 giugno

    Ho avuto la fortuna dipartecipare a due campi l'an-no scorso ed entrambi mi so-no entrati nel cuore: il pri-mo, che ho fatto da animatri-ce, è quello che mi ha lascia-to di più, perché ho potutodavvero sperimentare quan-to sia importante, faticoso,ma anche divertente e gioio-so fare l'animatore... in 10giorni riesci a costruire unrapporto bellissimo con ibambini e sicuramente le pas-seggiate e i giochi fatti alla se-ra sono il ricordo più belloche mi porto dentro. (GiadaS.)

    Uno dei ricordi più belliche ho dei campi a Gualderarisale all'anno scorso, ed è lagiornata passata a Chiaven-na. Ci siamo dovuti alzarepresto per prendere il busche ci avrebbe portati a desti-nazione, ma ne è valsa la pe-na: la caccia fotografica, ilbagno alle cascate dell'Acqua-fraggia e tanto divertimentohanno reso quella giornatadavvero indimenticabile.(Lucia M.)

    Il ricordo più bello è statoil "deserto" fatto a Bondeno,dove ho avuto modo di con-frontarmi con una personaamica che mi ha aiutato amaturare. (Alessio)

    Il ricordo più bello diGualdera è tutto lo sport e ilmovimento che facevamoperché nonostante la fatica eil sudore ci divertivamo unmondo lo stesso. (Matteo)

    Il falò tutti assieme a can-tare “Giona nella balena” nelpiazzale. (Andrea C.)

    La grigliatona alle cascatedella val Febbraro, dopo lalunghissima camminata perarrivarci. (Cutro)

    I momenti di deserto e lecamminate in generale, per-ché mi hanno fatto rifletteree fare gruppo con i miei ami-ci. Il pomeriggio passato allecascate dell'Acquafraggia.(Colo)

    Il mio ricordo più bello èstata la grigliata in val Feb-braro dove abbiamo anchefatto la Messa all'aperto.(Sergio)