verità e giustizia n.25

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L’editoriale di Roberto Morrione La newsletter di liberainformazione n.24 verità e giustizia Marzo, 6, 2009 I l disegno di legge sulle intercettazioni pro- segue il suo cammino parlamentare, appa- rentemente inarrestabile, qualcosa che la maggioranza deve a ogni costo condurre in porto perché c’è un ordine a cui non si può dire di no. Rallentato e solo in parte ammorbidito dai dissensi interni della Casa della Libertà, fron- teggiato dall’opposizione del PD e dell’Italia dei Valori e da uno schieramento che va dall’ Associazione Nazionale Magistrati e dal CSM alle organizzazioni dei giornalisti e alla stessa Federazione degli Editori, unite in un’insoli- ta alleanza che arriva a superare una difficile trattativa contrattuale, gravato dal sospetto di incostituzionalità, dall’ostilità della stampa in- ternazionale, dal monito delle istituzioni euro- pee, compresa la Corte di Giustizia, il provve- dimento ha tuttavia assunto per il premier una centralità strategica. Non a caso Berlusconi diede a questo obiettivo una valenza prioritaria fin dai primi giorni dopo la vittoria elettorale, richiamandosi a quanto il precedente governo aveva già impostato con il decreto Mastella, approvato dalla Camera dei Deputati con soli sette astenuti. (SEGUE A PAG.2) Internazionale I media Le interviste/1 Omicidio Politkovskaya: dall’assoluzione alla riapertura delle indagini pag.6 La sentenza Mills, chi la racconta e chi no pag.6 Marrazzo: “Coi giovani si batte la mafia” pag.8 Sommario Le interviste/2 Ecomafie. un vuoto da colmare. Intervista ad Antonio Pergolizzi di Legambiente pag.10

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La newsletter di Libera Informazione

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L’editorialedi Roberto Morrione

La newsletter di liberainformazione

n.24veritàegiustizia

Marzo, 6, 2009

Il disegno di legge sulle intercettazioni pro-segue il suo cammino parlamentare, appa-rentemente inarrestabile, qualcosa che la maggioranza deve a ogni costo condurre in

porto perché c’è un ordine a cui non si può dire di no.Rallentato e solo in parte ammorbidito dai dissensi interni della Casa della Libertà, fron-teggiato dall’opposizione del PD e dell’Italia dei Valori e da uno schieramento che va dall’ Associazione Nazionale Magistrati e dal CSM alle organizzazioni dei giornalisti e alla stessa Federazione degli Editori, unite in un’insoli-ta alleanza che arriva a superare una diffi cile trattativa contrattuale, gravato dal sospetto di incostituzionalità, dall’ostilità della stampa in-ternazionale, dal monito delle istituzioni euro-pee, compresa la Corte di Giustizia, il provve-dimento ha tuttavia assunto per il premier una centralità strategica.Non a caso Berlusconi diede a questo obiettivo una valenza prioritaria fi n dai primi giorni dopo la vittoria elettorale, richiamandosi a quanto il precedente governo aveva già impostato con il decreto Mastella, approvato dalla Camera dei Deputati con soli sette astenuti.

(SEGUE A PAG.2)

Internazionale I media Le interviste/1

Omicidio Politkovskaya: dall’assoluzione alla riapertura delle indagini

pag.6

La sentenza Mills, chi la racconta e chi no

pag.6

Marrazzo:“Coi giovani si batte la mafi a”

pag.8

SommarioLe interviste/2

Ecomafi e. un vuoto da colmare. Intervista ad Antonio Pergolizzi di Legambiente

pag.10

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2veritàegiustizia

L’editoriale

E’ evidentemente diffi cile, alla luce di questa sconcertante tra-sversalità di obiettivi, non scor-gere una sorta di autodifesa del ceto politico, rivolta a esorcizzare, bloccando la pubblicazione delle intercettazioni, la conoscenza e il giudizio dell’opinione pubblica sul proprio operato e sui legami di sot-topotere che legano parti o singoli esponenti dei partiti alla ragnatela di interessi affaristici e fi nanziari, in tanti casi al di là della legalità, che domina la vita del Paese.

Che la pubblicazione delle inter-cettazioni abbia poi spesso traci-mato, estendendosi con “rivela-zioni” sensazionalistiche ( a volte a comando ) ad aspetti della vita privata che niente hanno a che fare con le inchieste giudiziarie o i comportamenti in vicende di interesse generale, ledendo diritti alla riservatezza e alla privacy, ha costituito la base di una protesta di per sè legittima, ma che costi-tuiva insieme un comodo alibi per coprire e affossare ogni possibilità di fare luce su gravi deviazioni, atti illegittimi, casi di corruzione e quant’altro lede responsabilità pubbliche e diritti dei cittadini.

Ed è a questo punto che si innesta la strategia di Berlusconi, vol-ta non tanto o non solo a coprire vicende e risvolti telefonici perso-nali, che pure sono emersi o po-trebbero ancora emergere, quanto a fare di questo terreno un pilastro dell’offensiva per condizionare la Giustizia e affermare un asso-luto controllo dell’informazione. Una parte importante, dunque, di quell’attacco alla Costituzione, alla separazione dei poteri, alla libertà di stampa sancita dall’ar-ticolo 21, che ne costituiscono l’architrave e che il premier, con l’offensiva a freddo innescata sul tragico dramma di Eluana Engla-ro, ha cominciato a demolire, faci-litato dalla debolezza dell’opposi-zione politica e dalla crisi esplosa nel Partito Democratico.

Conosciamo ormai i pesanti condi-zionamenti che il disegno di legge

Alfano prevede in materia di inter-cettazioni, per quanto riguarda gli impedimenti e le pesanti restrizio-ni poste all’operatività delle procu-re e dei PM, come la gravità delle sanzioni previste per i giornalisti e per gli editori, fi no al grottesco divieto di pubblicare qualsiasi no-tizia anche non coperta da segreto istruttorio prima della fase del di-battimento, ciò che in Italia può si-gnifi care anni di ermetico silenzio su vicende di assoluta rilevanza per i cittadini. L’ultima ”trovata” riguarderebbe addirittura una ra-diazione dall’Ordine, al posto del carcere, ma forse si inventeranno presto qualche altro deterrente…La mobilitazione delle organizza-zioni dei giornalisti, come degli editori, ma soprattutto l’espres-sa volontà di tanti cronisti di non sottostare a una legge liberticida e anticostituzionale, esprimendo forme organizzate di obiezione di coscienza nel caso in cui fosse im-posto un vero bavaglio, sono già una risposta chiara, che andrà resa operativa.

Vogliamo però, come Libera In-formazione, portare l’attenzione agli aspetti culturali e psicologici sul terreno del contrasto alle ma-fi e e del sistema di complicità e di contiguità di cui si avvalgono nei territori. Pur essendo i reati di mafi a, insieme a quelli di terrori-smo, apparentemente tenuti fuori dalle restrizioni previste, in realtà ne sarebbero in vario modo inve-stiti, con notevoli intralci, limiti e ritardi nelle indagini, come hanno riaffermato a ogni livello il CSM, magistrati impegnati, il Procurato-re Piero Grasso. Disastroso sareb-be però l’effetto indiretto, ma so-stanziale, che questa legge avrebbe sul rapporto mafi a, politica, isti-tuzioni, che è alla base del vero potere degli interessi criminali e del loro silenzioso progredire fra i meandri degli appalti, della sanità, della pubblica amministrazione, fi no al riciclaggio nella fi nanza e nell’economia legale.

Le mafi e ormai conoscono bene la pericolosità delle tecnologie usate

dai giudici inquirenti e dagli inve-stigatori attraverso le intercettazio-ni telefoniche e ambientali, tanto da cercare di ricorrere a loro volta a congegni e precauzioni anti-in-tercettazioni.

Sarebbero davvero molti i brindisi, non solo fra i capi-clan, ma soprat-tutto fra i loro referenti e “amici degli amici”, a ogni livello, alla notizia che questo potente nemi-co tecnologico è stato smantellato

o almeno in parte neutralizzato, mentre un’opinione pubblica già largamente indifferente o subalter-na si convincerebbe ulteriormente di una “invincibilità” del potere mafi oso.

Come ha opportunamente ricorda-to a Palermo il sostituto procura-tore De Matteo, “senza le intercet-tazioni oggi Provenzano sarebbe a Bagheria a fare affari”.

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SiciliaUn secondo “colpo” è stato

inferto alla mafi a imprenditoriale che sta attorno al super boss latitante Matteo

Messina Denaro. Un’altra “cassaforte” gli è stata sottratta. E’ il risultato, l’ennesimo, della strategia che

stanno seguendo in Sicilia gli investigatori che gli danno la “caccia”. Gli stanno facendo “terra bruciata” attorno, non solo colpendo i diretti complici della sua latitanza e del suo comando dentro Cosa Nostra, ma puntando anche ai patrimoni. E’ un sequestro da 400 milioni di euro che alza il livello dell’azione antimafi a quello che la Dia di Trapani ha messo a segno contro l’imprenditore belicino Rosario

Cascio, 75 anni, originario di Santa Margherita Belice ma cresciuto nella zona di Partanna, in carcere

dall’anno scorso perché coinvolto nell’opera-zione antimafi a della Dda di Palermo

PugliaSabato mattina, un ragazzo di

trentanni, Francesco Paolo Cianciana, e’ stato ucciso con un colpo di pistola alla te-

sta esploso a bruciapelo mentre era dal barbiere a Bisceglie,.Il trentenne era noto alle forze dell’ordi-

ne per reati di droga con lo pseudonimo ‘Coccinella’, e’ morto un paio di ore dopo l’agguato in ospedale, al reparto di rianimazione del ‘Bonomo’ di Andria dove e’ stato trasferito per le sue gravi condizioni.Da tempo questa città vive il degrado dell’illegalità diffusa.. il mes-saggio del killer e della sua organizzazione è chiaro:

possiamo uccidere nel centro della città, a volto scoperto e nell’ora di punta.

Dai territoriCalabria

Presentato a Rosarno il lavoro dell’Osservatorio Africalabria.org, “Gli

Africani salveranno Rosarno. E probabilmen-te anche l’Italia”. Sono migliaia le lavoratrici ed

i lavoratori stranieri, africani e non solo, che con le loro braccia e la loro fatica si riversano nelle campa-

gne della Piana per la raccolta degli agrumi. Migliaia di esseri umani sfruttati e beffeggiati, costretti a vivere in condizione di pietosa inesistenza. Da molti anni questa situazione persiste in quelle campagne, sotto gli occhi ciechi dei più, circondata dall’oblio e dall’assuefazio-

ne alle contraddizioni che da tanto, troppo, tempo caratterizzano quest’area.

CampaniaSul sito di Libera informazio-

ne e Articolo 21.info, pubblicata la lettera appello dei genitori di don Giusep-

pe Diana: “Sono quindici anni, ormai, che il nostro Peppino ce l’hanno portato via. Quella

mattina del 19 marzo del 1994, quando fu ucciso nella sagrestia della sua chiesa a Casal di Prin-cipe, proprio nel giorno del suo onomastico, la ricordiamo ancora come se fosse oggi. Ed è un dolore che si rinnova ogni anno, ogni mese,

ogni giorno”

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to un lavoro di cooperazione istituzionale rispettivamente con il Comitato di Coor-dinamento per l’Alta Sorveglianza delle Grandi Opere costituito presso il Ministero dell’Interno e con il Comitato di Sicurezza Finanziaria, operante in materia di contra-sto al fi nanziamento del terrorismo inter-nazionale.

Cooperazione internazionale

Sempre riguardo alla cooperazione inter-nazionale è rivolta una parte consistente della relazione 2008: La DNA svolge una notevole attività verso l’Estero, sia come proiezione della sua funzione di coordi-namento delle indagini sulla criminalità organizzata, quando queste oltrepassano i confi ni nazionali, sia come organo tecni-co e specializzato, su richiesta dei Mini-stri degli Affari Esteri e della Giustizia o su invito di Organismi internazionali. Gli scopi sono quelli di individuare i Paesi più sensibili al problema e migliorare la

Dna, la relazione 2008

La relazione Dna 2008 raccoglie, come da tradizione, i dati relativi alle principali attività svolte dal-la Direzione Nazionale Antimafi a

nel periodo di riferimento (1.7.2007 – 30.6.2008). Il lavoro dei magistrati è stato svolto anche seguendo le novità legislative in termini di prevenzione che hanno per-messo alla Dna un modo diverso di svol-gere le sue funzioni. Più nello specifi co si tratta dell’attribuzione al procuratore di-strettuale antimafi a del potere di proposta, della possibilità di predisporre le misure patrimoniali disgiuntamente da quelle per-sonali. Inoltre l’attribuzione al procuratore nazionale dei poteri di impulso e di coor-dinamento per le misure di prevenzione, nonché il potere di applicare magistrati della direzione nazionale antimafi a alle direzioni distrettuali per i procedimenti di prevenzione, e, in ultima battuta, l’appli-cabilità delle misure patrimoniali anche in caso di decesso del proposto.A fi anco di queste novità la Dna ha svol-

mutua collaborazione con le autorità giu-diziarie straniere, anche mediante scambio di notizie sulla attività di gruppi criminali operanti nei Paesi. Con la fi nalità ultima di sviluppare negli interlocutori una pari cul-tura e sensibilità nella lotta alla criminali-tà organizzata e individuare i vari gruppi criminali stranieri operanti in Italia, per conoscere la loro struttura, la dislocazio-ne sul territorio, i rapporti con i Paesi di origine e quindi portare a conoscenza dei nostri uffi ci giudiziari competenti le noti-zie acquisite.

Cosa nostra

Passando a tratteggiare le realtà crimina-li autoctone, la relazione apre il discorso analizzando i cambiamenti che attraver-sano Cosa Nostra siciliana. A riguardo si legge nella relazione «Dalla cattura di Provenzano in poi, Cosa Nostra, superata la fase caratterizzata dalla cosiddetta stra-tegia della “sommersione”, vive una fase di transizione non soltanto sotto il profi lo della scelta di una nuova autorevole lea-dership ma anche sotto il profi lo della ri-cerca di nuovi schemi organizzativi e di nuove strategie operative dopo quella ide-ata e attuata nell’ultimo decennio, defi nita dell’inabissamento o della sommersione».

Quanto ai campi di interessi gli inqui-renti parlano di una Cosa Nostra capace di «mantenere l’interesse per gli affari particolarmente redditizi curati nei settori economici tradizionalmente controllati, come quelli delle estorsioni e degli appalti pubblici, e per i nuovi. Infatti, “cosa no-stra” per assorbire gli effetti dell’azione di contrasto particolarmente incisiva, soprat-tutto sotto l’aspetto patrimoniale, ha ten-tato di recuperare un ruolo centrale anche nel campo del narcotraffi co internazionale, che negli ultimi anni viene fortemente con-trollato dalla ‘ndrangheta e dalla camorra».

Proprio questo affl ato internazionale ha portato Cosa Nostra a ritornare con forza sulla scena extra europea senza dimenti-care l’importanza che hanno assunto ele-menti criminali siciliani in tutta la peni-sola, dove sono percipibili con «evidente chiarezza tracce del passaggio dell’inse-diamento di gruppi criminali riconducibili a “cosa nostra” siciliana».

Un anno di attività della Direzione Nazionale, la relazione 2008 accende le luci sulle trasformazioni delle mafi e presenti in Italia e sulle strategie di contrasto

Articolo 3

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Camorra

L’analisi del fenomeno camorristico, in-vece, punta soprattutto a ridimensionare, se ce ne fosse ancora bisogno, una visione della criminalità campana come parassita delle attività legali. Nella relazione si leg-ge: «le organizzazioni camorristiche sonoinnanzitutto enti deputati all’erogazione di servizi: alla prestazione dei servizi ri-chiesti dai mercati illegali (quello degli stupefacenti, soprattutto) ovvero di servizi legali, ma richiesti a condizioni illegali».

Nello spaccio di droga le organizzazioni camorristiche sono presenti, attraverso le componenti strutturali più sofi sticate e do-tate di proiezioni internazionali, innanzi-tutto nella fase del fi nanziamento e dell’or-ganizzazione dei traffi ci transnazionali.

Vi sono inoltre infi ltrazioni criminali del circuito delle imprese complessivamente ruotanti attorno alla gestione del sistema di assegnazione ed esecuzione di lavori e servizi pubblici e alla realizzazione di programmi speculativi rilevanti per l’as-setto urbanistico del territorio e il sistema di smaltimento dei rifi uti. Questo è larga-mente permeato dalla presenza di imprese direttamente collegate «alle organizzazio-ni camorristiche ivi operanti, in grado di procurarsi la disponibilità, essenzialmente nell’agro aversano e casertano, dei terreni a destinazione agricola in fatto destinati, con incalcolabili danni ambientali e per la salute pubblica, a massivi sversamenti di

fanghi tossici».

‘Ndrangheta

Nella parte del documento relativa alla ‘ndrangheta si fa riferimento all’importan-te approvazione della relazione sul tema da parte della Commissione Antimafi a della scorsa legislatura. Si mette inoltre in luce come «La ’ndrangheta calabrese continua a vantare un ampio network geocrimina-le di relazioni, che facilita attività illecite all’esterno dell’area di origine, tramite una capillare espansione del fenomeno crimi-nale endogeno, anche attraverso referenti accreditati, ma non direttamente associati al tessuto mafi oso».

Sarebbe profondamente sbagliato pensare che la ‘ndrangheta operi solo in Calabria, anche se questa regione resta, purtroppo, la sede territoriale naturale in cui essa agisce, ma anche in numerose altre regioni del Pa-ese, per non parlare delle attività all’estero, dove conduce gli affari piu importanti nel traffi co di stupefacenti.Proprio l’analisi delle infl uenze delle ‘ndri-ne sulle realtà del nord fa comprendere la pervasività dell’azione delle cosche cala-bresi anche nel settentrione della penisola.

Nuove mafi e, nuovi strumenti

Oltre ad una panoramica sulla mafi a pu-gliese, il documento analizza brevemente anche le strutture di criminalità organizzata di origine straniera, insediatesi stabilmen-te in Italia e la cui capacità delinquenziale

rappresenta un ulteriore concreto pericolo per la collettività ed assimilabili, quan-to alla metodologia dell’agire, alle nostre mafi e tradizionali.

Prima di arrivare ad analisi dettagliate che entrano nello specifi co nelle parti dedica-te alle singole corti d’appello, il rapporto si sofferma sulle attività della sezione di contrasto patrmoniale sia con misure di prevenzioni patrimoniali, sia tramite la se-gnalazione di operazioni sospette e le mi-sure preventivi personali (come nei casi di racket e usura). Senza dimenticare le più svariate “diramazioni” delle attività cri-minali: stragi, infi ltrazioni nella pubblica amministrazione, negli appalti, nei settori agricoli, commerciali e nella tratta di per-sone oltrechè nei traffi ci illeciti.

A margine una interessante attenzion è posta su alcune metodologie di indagine che hanno rinforzato la possibilità di ana-lizzare i fenomeni mafi osi. Innanzitutto l’aspetto tecnologico. Il nuovo modello organizzativo assunto dalla D.N.A. indivi-dua l’informatica come una delle materie di interesse più rilevanti nella generale at-tività dell’Uffi cio, non solo per le attività anche investigative svolte dalle Direzioni Distrettuali Antimafi a, attraverso la con-sultazione del sistema informativo, ma anche per progetti di ricerca attuati con la collaborazione di altre Forze di Polizia, di Università e di Organismi internazionali nonché per indagini statistiche rivolte ad analizzare l’evoluzione, l’incidenza e la localizzazione di fenomeni criminali.

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I media ne parlanoCorto circuito dell’in-

formazione sulla sentenza Mills. E’ accaduto lo scorso 18

febbraio quando il tribunale di Milano ha condannato l’avvo-cato Mills per corruzione in atti giudiziari. I giudici affer-mano che sarebbe stato corrot-to con almeno 600mila dollari da Silvio Berlusconi per testi-moniare il falso in due processi che coinvolgevano la Fininvest. L’avvocato è stato condannato a 4 anni e 6 mesi e dovrà ri-sarcire 250 mila euro alla pre-sidenza del consiglio, costitui-ta parte civile. In un qualsiasi altro Paese questa sarebbe stata la notizia di apertura di Tg e prime pagine di giornali. E invece, no il sistema dell’in-formazione Italiana ci ha re-galato un’altra “scomparsa dei fatti”, complici anche due eventi di notevole portata sot-to il profi lo politico, accaduti nelle stesse ore. Mentre i giu-dici di Milano affermavano che l’avvocato inglese sarebbe stato corrotto dal premier affi nché testimoniasse in suo favore in due processi che riguardava-no gli affari della Fininvest, il capo dell’opposizione Wal-ter Veltroni infatti, di fronte all’ennesimo scivolone eletto-rale del Partito democratico (in Sardegna) ha deciso di dare le dimissioni. Le prime pagine di tv e giornali sono tutte per la sconfi tta di Soru e le dimissioni del “Uolter” nazionale, ai fatti di Milano rimane solo qualche breve minuto di presenza. Per i media italiani questa sentenza rimane un fatto senza nessuna conseguenza, delle dimensioni equivalenti ad una notizia di cronaca, battuta dalle agenzie, da leggere al Tg mentre alcune immagini dell’avvocato inglese passano sullo sfondo. Ad indi-care che il peso politico di que-sto procedimento giudiziario non è rilevante, almeno qui, nel bel Paese. All’estero non è cosi e di fronte

a questo gap fra media italiani e stranieri reagisce compatto il mondo dei blogger che denun-cia in tempo reale il silenzia-tore posto sulla vicenda. Sul blog viene commentato, in un tam tam tutto interno alla Rete, l’eco avuto dalla sentenza nel resto del mondo che di “com-primere” la notizia non ne ha avuto la minima intenzione. I titoli parlano chiaro. L’Econo-mist solleva l’attenzione tito-lando “La buona settimana di Silvio” e chiosando “Il primo ministro va su mentre il leader dell’opposizione si dimette”. Il vicino quotidiano spagnolo in-vece “L’azienda di Berlusconi corruppe l’avvocato Mills” e il Timesonline “Le stranezze della giustizia italiana”. Mentre il Financial Times liquida con “Tribunale decide che Mills ha preso la tangente di Berlusco-ni”. Rincara la dose il giornale polacco Gazeta Wyborcza che apre con il titolo “Berlusconi e le false testimonianze. Il quoti-diano olandese “de Volkskrant” invece, pone l’attenzione sulle cosiddette fortune del premier e titola “Berlusconi continua a sorridere”. Ricordiamo, infatti, che la po-sizione del premier in questo processo è tutelata dal Lodo Alfano, una legge approva-ta dal suo stesso Governo che concede, insieme al presidente della Repubblica e ai capi delle due camere parlamentari, im-munità dai procedimenti giu-diziari a loro carico. La legge è al vaglio di costituzionalità, ma la prossima riforma della

Giustizia in cantiere - osserva L’Economist nel suo articolo - potrebbe fornire altri strumenti per “sistemare” la vicenda a fa-vore del premier. Non solo la “solita” Europa antiberlusconiana (come la li-cenziano gli uffi ci stampa del premier) ma anche la democra-tica America da spazio a questa sentenza che in Italia merita un trafi letto in prima pagina nel primo quotidiano italiano e qualche taglio basso in altri giornali. Il Seattle Poster In-telligence dichiara “Berlusconi aumenta il proprio potere” e si trova dall’altra parte dell’ocea-no e non è certo un quotidiano “comunista” o manovrato dal-le ormai famose “toghe rosse” italiane. Prosegue nella stessa direzione anche il New York Times titolando “L’Italia con-danna un avvocato per aver preso una tangente per proteg-gere il Premier”. La questione etica e politica è sotto gli occhi degli americani, insomma, ma non degli italiani che da quel premier sono governati.

E non solo. Il Washington Post pone l’accento sull’ “impe-achment” che questa sentenza avrebbe dovuto creare per il premier titolando “In modo im-barazzante per l’italiano Ber-lusconi, un avvocato inglese è stato accusato di aver preso tangenti”. Singolare la distanza che intercorre fra questo tito-lo e la notizia data invece dal Giornale di Sicilia, quotidiano di massima tiratura regionale nella terra bacino elettorale del

premier (la Sicilia) che invece precisa nel sottotitolo “Il legale è accusato con Berlusconi, la cui posizione è stata stralciata”.

Infi ne le televisioni italiane (eccezion fatta per qualche raro caso) hanno dato distrattamen-te la notizia, senza collegarla al contesto e ai fatti che questa sentenza mette in chiaro, salvo gli altri possibili gradi di giu-dizio, o nuovi procedimenti che avranno origine, se sarà consta-tata l’incostituzionalità del lodo Alfano. La questione rimane aperta e continua ad essere dibattu-ta in questi giorni su forum e blog in cui hanno trovato po-sto esercizi di democrazia che altrove non ne hanno più uno. La nostra rubrica “I media ne parlano” questa volta chiude aggiungendo un “non” laddo-ve non dovrebbe esserci in un Paese democratico. Un Paese .- come ha ribadito il sostituto procuratore di Palermo Rober-to Scarpinato “affetto da una patalogia: l’opposizione è ine-sistente, i giornalisti faticano a trovare spazi, e la magistratura tende ad essere addomesticata”. Il caso Mills dunque è solo l’en-nesimo episodio di questo siste-ma patologico del Paese Italia. Nel quale però si fa strada un elemento di libertà che prima non c’era: i blog e la Rete. Non è un caso se questo Governo sta pensando infatti di trovare delle norme per frenarne l’im-patto. Un impatto decisamente scomodo e che il “potere” non aveva previsto.

La sentenza Mills, chi la racconta e chi no

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«Di fatto, le forze dell’ordine sono incapaci di dire per-chè o chi è responsabile per l’uccisione di qualsiasi

giornalista in Russia» ha dichiarato il pre-sidente dell’Unione dei giornalisti russi, Vsevolod Bogdanov. A due anni e mezzo dall’omicidio di Anna Politkovskaya di certezze ce ne sono poche, forse solo una: il processo da poco conclusosi è stato un buco nell’acqua, voluto o meno da parte di qualcuno. Pilotato e lacunoso fi n dalle sue prime fasi, il procedimento giudiziario ha portato ad una assoluzione per gli imputati che erano stati accusati di aver progetta-to logisticamente l’omicidio, il 7 ottobre 2006, sulla giornalista della Novaya Gaze-ta. Nessuno accusato di aver fatto fuoco e tantomeno nessun tentativo di far luce su i mandanti dell’omicidio della Politkovska-ya, al momento ignoti.In quattro erano fi niti sul banco degli imputati: un ex dirigente di polizia, Ser-ghei Khadzhikurbanov, due fratelli ceceni Dzhabrail e Ibragim Makhmudov e l’ex colonnello dei servizi segreti Pavel Riagu-zov. Secondo l’accusa invece, Khadzhi-kurbanov sarebbe stato l’organizzatore del delitto per conto di un mandante non anco-ra identifi cato e i due Makhmudov avreb-bero effettivamente pedinato la vittima. L’ex colonnello, invece, avrebbe fornito l’indirizzo della Politkovskaia al gruppo ceceno.Formalmente però nessuno degli impu-tati era accusato di aver fatto fuoco; solo comprimari nell’organizzazione dell’omi-cidio. Su mandanti ed esecutori nessuna luce. Così istruito il processo ha raggiunto la sua conclusione il 18 febbraio scorso

quando la giuria ha dichiarato innocenti tutti e quattro gli imputati per l’uccisio-ne della giornalista Anna Politkovskaia: i giurati hanno ritenuto non provate le loro responsabilita’.Ma già dopo poche ore dal verdetto qual-cosa si muoveva nella giustizia russa. L’inchiesta ripartiva nuovamente dopo la decisione della corte militare moscovita di restituire al comitato investigativo presso la procura generale il fascicolo d’inchiesta sul caso dopo la pronuncia del verdetto di non colpevolezza per tutti gli imputati. «Dato che i giurati hanno deciso che i fra-telli Makhmudov e Serghei Khadzhikur-banov non sono implicati in questo crimi-ne, il caso deve essere rinviato al comitato d’indagine della procura russa, con lo sco-po di individuare le persone coinvolte in questo delitto», ha dichiarato il presidente del tribunale Ievgheni Zubov.Nelle ore successive si è assestato un re-ale e decisivo passo avanti. La sentenza di assoluzione dei quattro sospetti è sta-ta sospesa. La procura generale russa ha fatto ricorso alla Corte suprema contro la sentenza, emessa il 18 febbraio scorso. «Questo casa sarà investigato fi nché la ve-rità non sarà pienamente ristabilita e tutti i complici del crimine, compresi gli ese-cutori e i mandanti, non saranno identifi -cati», ha detto Vladimir Markin, portavoce dell’unità investigativa della Procura ge-nerale e ora, in attesa del pronunciamento della Corte suprema la sentenza di assolu-zione non entrerà in vigore.La reazione dei familiari della giornali-sta era stata affi data al loro legale Anna Moshalenko che ha parlato di « Nessu-na sorpresa» dopo il verdetto, criticando

l’operato degli inquirenti nella fase di ac-quisizione delle prove, per la mancata in-dividuazione del mandante e per non aver saputo portare sul banco degli imputati il killer.Serghei Sokolov, caporedattore del biset-timanale per cui lavorava la giornalista aveva dichiarato: «In aula potevano porta-re più prove e indizi. A me sembra che gli accusati abbiano a che fare con l’uccisione e noi continueremo a insistere su questa pi-sta, ma rispettiamo il verdetto», ha dichia-rato, promettendo che il giornale continue-rà la sua inchiesta indipendente per trovare gli assassini della Politkovskaya .Anche dall’Italia un comunicato della FNSI ammoniva la Russia: «E’ sconcer-tante e grave che gli assassini dei giornali-sti in Russia continuino a restare impuniti. La sentenza che ha assolto tutti gli impu-tati dell’omicidio di Anna Politkovskaya conferma il favore di cui gode in Russia chi si è macchiato di un crimine enorme: l’uccisione di una giornalista “normale”, ancor più che coraggiosa, che ha preteso di raccontare vicende importanti e delicate della vita del proprio Paese, attentati ai di-ritti civili, la verità dei fatti osservati, tro-vandosi solo per questo nel mirino. Anna Politkovskaya è una martire e un simbolo dell’impegno professionale per la libertà d’informazione, su cui tutto il mondo deve tenere accesi i rifl ettori per esigere dalla giustizia russa una svolta. Sono oltre 200 i giornalisti morti ammazzati negli ultimi 15 anni in Russia».Ricordiamo infatti alcuni casi eclatanti di giornalisti assassinati in Russia: Vlad Li-stiev, noto volto del primo canale televi-sivo fu ucciso da sicari nel marzo del ‘95 mentre il direttore dell’edizione russa della rivista americana Forbes, Paul Klebnikov, fu ucciso nel luglio del 2004: anche nel suo caso gli imputati furono assolti.Non è chiaro, ad oggi, se questo “conge-lamento” porterà a reali svolte nell’impo-stazione del processo, tali da permettere un’istruttoria che non lesini approfondi-menti sui legami tra esecutori e servizi di sicurezza russi. «Appena ci si è resi conto – ha scritto Rupert Wingfi eld-Hayes della Bbc – del coinvolgimento del Fsb, il ser-vizio segreto russo, un velo di segretezza è sceso sul processo». Ora attendiamo di capire se questa nuova partenza sarà real-mente tale, oppure una stanca operazione di facciata.

Politkovskaya: dall’assoluzione alla riapertura delle indagini

Internazionale

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Le interviste/1

Un’intera settimana contro le mafi e, con protagonisti i giovani studenti. È la terza edizione della Settimana per

la legalità, promossa dalla Presidenza della Regione Lazio, che si svolgerà dal 10 al 14 marzo al Piccolo Eliseo di Roma, quest’anno dedicata al tema dell’ecomafi a. Dibattiti e conferenze, esperti, magistrati, giornalisti (Libera Informazione parteciperà ai lavori con l’intervento di Roberto Morrione), ma anche artisti. La cultura come mezzo di educazione, con lo spettacolo Pa-solo Scalo, di Giancarlo De Cataldo e Serge Quadruppani. Fase fi nale di un lungo progetto di educazione nelle scuole della regione portato avanti dalle associazioni antimafi a presenti sul territorio (tra le altre Libera e la Fondazione Caponnetto), incontri e percorsi che hanno coinvolto migliaia di ragazzi. Un risultato importante, perché “con l’aiuto dei giovani – dice il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo - possiamo fare in modo che le cose, da ora in poi, cambino”.

Presidente, siamo alla terza edizione della Settimana per la legalità, si può fare un bilancio del progetto.

Più che di un bilancio parlerei di un’idea che cresce di anno in anno, nel-la partecipazione e nella sua capacità di essere punto di incontro nella rifl essio-ne su tutti i tipi di mafi a. Fino ad oggi hanno preso parte agli incontri della Settimana per la legalità ben 15 mila studenti da Roma e da tutte le province del Lazio, e altri duemila varcheranno quest’anno le porte del Piccolo Eliseo. E poi potrei elencare i nomi dei tantis-

simi uomini e donne che in questi tre anni sono stati ospiti dell’iniziativa testimoniando il loro impegno contro le mafi e o raccontando le loro storie. Penso a Don Ciotti, Pietro Grasso, a Elisabetta Caponnetto o a Pier Luigi Vigna.

Grande sostegno alle associazioni antimafi a per sen-sibilizzare i giovani studenti attraverso l’arte e la cultura: il metodo è effi cace e i risultati ci sono. Ma si tratta anche di un segno di de-bolezza della Polit-ica nella sua funzi-one educatrice?

Credo che ciascuno debba svolgere ad-eguatamente il proprio compito. Alla scuola e alla cultura vanno il compito di educare i giovani e diffondere mes-saggi che mostrino la realtà che ci cir-conda, alla politica quello di fare leggi e mettere in piedi azioni concrete per contrastare questi fenomeni e aiutare chi dagli stessi è stato penalizzato.

Scrittori e magistrati, insegnanti e registi, giornalisti e associazioni, politici e creativi, tutti insieme per dare esempi positivi ai ragazzi delle scuole. A volte però, quando si ra-giona di lotta alle mafi e, le posizioni si allontanano.

Il problema è pro-prio questo. Qual è il messaggio che arriva ai ragazzi? Quello di un’iniziativa come la nostra oppure quello martellante e spesso superfi ciale di un certo modo di fare informazione? Se il problema fosse solo quello della microc r imina li t à staremmo vivendo

in una situazione paradossale: dove lo scippo e il lavavetri rappresentano l’emergenza mentre il disagio sociale e la crescente occupazione del territo-rio da parte della criminalità organiz-zata vengono dimenticate. Non certo perché non ci si debba preoccupare della sicurezza quotidiana che è natu-ralmente la più percepita dai cittadini:

Credo che proprio dalle

amministrazioni debbano giungere segnali di legalità

e trasparenza

“Coi giovani si batte la mafia”

Dal 10 al 14 marzo la terza edizione della Settimana per la legalità, che ha già coinvolto 15mila studenti del Lazio. Il presidente Marrazzo: l’allarmismo non paga, servono messaggi positivi

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questa amministrazione è passata da 5 a 30 milioni di euro di fondi per la sicurezza, ha fi nanziato i patti per la sicurezza, stanziato 60 milioni per ri-qualifi care le stazioni sull’intero terri-torio e molto altro ancora.Un tema forte quello dell’ecomafi a, che tocca da vicino tutti i cittadini. Abbiamo tutti in mente le immagini del fi lm Gomorra, sappiamo che an-che il Lazio è teatro di traffi ci illeciti di rifi uti. Si rischia la sindrome cam-pana?

Nessuna sindrome campana anche se è evidente che i rifi uti sono una re-altà economica che attira capitali. Nel Lazio abbiamo chiuso la fase commis-sariale con un’idea precisa: aumen-tare la raccolta differenziata, miglio-rare lo smaltimento e l’impiantistica. All’ecomafi a si risponde con la legalità e con politiche trasparenti e risolute.

Libera Informazione ha lanciato una provocazione: da Latina alla Capitale, le mafi e storiche sono or-mai diventate un’altra cosa, una Quinta mafi a che gode dell’appoggio

di amministratori, imprenditori e manovalanza tutti laziali. Alcuni pm confermano la tendenza. Cosa ne pensa?

La difesa della legalità è una garanzia per tutti i cittadini. Le Mafi e sono ov-viamente più forti quando godono di connivenze importanti. Credo che pro-prio dalle amministrazioni debbano gi-ungere segnali di legalità e trasparen-za. Il Governo ha già sciolto in passato il comune di Nettuno e adesso ci aspet-tiamo chiarezza rispetto alla situazione che sta vivendo il Comune di Fondi.

Ristoranti chic, locali, grande dis-tribuzione: le mafi e investono nella Roma bene e l’economia è in perico-lo. Ma quando si parla di sicurezza si pensa solo a Rom e rumeni. È una contraddizione?

Noi con l’Osservatorio per la Legalità abbiamo denunciato il fenomeno della criminalità organizzata, abbiamo pre-visto nel Bilancio 2009 un fondo di circa 7 milioni di euro in 3 anni per il riutilizzo dei beni confi scati alle Mafi e

e a febbraio 2009 risultano effettuate 329 confi sche (223 riassegnate ai citta-dini) che hanno coinvolto 37 comuni. La criminalità organizzata investe in modo crescente, mi aspetto davvero che istituzioni e media comincino a fare una campagna di denuncia seria. E’ troppo facile fare demagogia con la cronaca nera. Ci vuole il coraggio di affrontare il cancro vero che è poi all’origine molto spesso di tante delle metastasi riconducibili ai fenomeni della microcriminalità.

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Le interviste/2ECOMAFIE, un vuoto da colmare

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In Italia la quasi totalità deii reati ecomafi osi non sono rilevantipenalmente. Urge un adeguamento alla direttiva sulla tuteladell'ambiente approvata dall'Unione Europea

Venerdì 6 marzo a Roma si svolge il 1° Forum Nazionale Ambiente e Legalità organizzato da Legam-biente. Ambientalisti, politici, in-

dustriali e magistrati si confronteranno sulla normativa ambientale in Italia e sulla necessità di introdurre nel codice penale, in forma unitaria e omogenea, i reati di “ecomafi e”. Ne abbiamo parlato con Antonio Pergolizzi, coordinatore na-zionale dell’Osservatorio ambiente e le-galità di Legambiente. Domani si svolgerà a Roma il 1° Forum Nazionale Ambiente e Legalità; come mai in Italia c’è una stringente necessità di far convergere tematiche ambientali e aspetti giuridici?

Si tratta di un forum assolutamente fon-damentale, perché in Italia la legislazione a riguardo è alquanto carente. Tu pensa che i reati riscontrabili di tipo ambientale sono tutti di tipo “contravvenzionale” e sono riconosciuti solo due delitti: il delitto di incendio doloso e il delitto di attività organizzata per il traffi co di rifi uti. Inoltre ci sono pochissimi strumenti di indagini, minando alla base l’effi cacia preventiva nei confronti di queste tipologie di reato. Purtroppo le iniziative degli ultimi anni, degli ultimi governi, in particolare di quello in carica, tentano in ogni contesto, in diverse situazioni di scardinare quel minimo di tutela giuridica.

Recentemente il decreto sulle intercet-tazioni ha posto ancora più a rischio questa tutela. Realacci del Pd e Grana-ta, membro Pdl dell’antimafi a, hanno

reagito, fi rmando un documento congi-unto per tutelare questo metodo di in-dagine nel contrasto alle ecomafi e...

Si, esattamente, ridurre l’utilizzo delle intercettazioni per i reati di tipo ecoma-fi oso, è un straordinario regalo alle eco-mafi e stesse. L’introduzione del delitto di attività organizzata per il traffi co di rifi uti è avvenuta in previsione di pene fi no a 6 anni in modo tale che consentissero alle forze dell’ordine di utilizzare questo stru-mento fondamentale di inchiesta che ha dato risultati straordinari. Più di 770 per-sone sono fi nite in galera, ci sono state quasi 120 inchieste che hanno provato l’associazione a delinquere. E una inchi-esta può durare anche anni. Sono state co-involte quasi tutte le procure d’Italia. Tutti risultati straordinari che con questa rifor-ma delle intercettazioni sarebbero limitati perché si impedirebbe ai magistrati di ve-nire a capo dell’intera fi liera criminale so-prattutto per quello che riguarda i colletti bianchi, i funzionari pubblici, quelli che sono alla testa dei traffi ci illeciti e che la farebbero franca una volta per tutte. In che modo Legambiente vorrebbe che fosse introdotto il reato di ecomafi a nel

codice penale?

Noi vorremmo che tutti i reati ambien-tali diventassero delitti ambientali. Delitto ambientale signifi ca che si creerebbero strumenti di indagini più effi caci, si pre-vederebbe la pena reclusiva e non solo l’arresto, pene in genere più severe. In sos-tanza che si faccia uno “step” avanti e si passi da reati di tipo “contravvenzionale” a veri e propri delitti che entrino a far par-te del nostro codice penale. In un corpo unico e unitario piuttosto che come el-ementi sparsi come invece sussistono ora. Per esempio il traffi co illecito di rifi uti e l’incendio doloso sono previsti da decreti differenti e non unitari, si tratta di una ma-teria disomogenea che provoca non poche diffi coltà a chi deve fare le indagini. Se in Italia la situazione giuridica è car-ente in questo campo, come possiamo raffrontarci alle direttive europee in tema ambientale?

Ci sono stati nelle ultime legislature dei disegni di legge che sono stati fi rmati da maggioranza e opposizione, in alterne vicende politiche, con un consenso, per-

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lomeno di facciata, bipartisan, ma che, al momento cruciale, sono stati affossati. Oppure si sono impantanati nelle Com-missioni Giustizia o nelle Commissioni Ambiente. Questo in Italia. L’Unione Eu-ropea invece ha approvato una direttiva sulla tutela dell’ambiente che offre una cornice giuridica unitaria per tutti. Ques-ta “cornice giudiziaria” che ogni Paese dovrebbe assumere, attuando la direttiva seconda la interpretazione più consona alla propria tradizione giuridica, pone dei limiti, dei punti fermi al di sotto dei quali non si può scendere. Un grossissimo passo avanti perché delinea, inoltre, la respon-sabilità penale delle persone giuridiche, dando gravi responsabilità non solo a chi commette degli atti contro l’ambiente ma anche a chi commette delle omissioni, punendo così anche gli atteggiamenti di collusione. Deve essere questa la cornice entro cui far entrare nel codice penale i delitti ambientali. Pertanto l’Unione Eu-ropea chiede a tutti i Paesi di esprimere una tutela penale dell’ambiente, cosa che noi chiediamo da vent’anni, con dei req-uisiti minimi. Noi ora aspettiamo che il nostro Parlamento, entro diciotto mesi dia attuazione a questa direttiva e lo faccia nella maniera migliore possibile a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.

Pensi che su queste tematiche possa dire qualcosa anche la Commissione Anti-mafi a, o quantomeno dovrebbe farlo data la inattività nella quale al momen-to pare relegata?

Noi non possiamo che avere come in-terlocutori le Istituzi-oni, il Parlamento e le Commissioni che vengono istituiti. In passato queste hanno svolto un ruolo im-portante: quando si è dovuto lavorare hanno lavorato bene, hanno fornito dei documenti fondamentali che sono stati utilizzati an-che da noi per denunciare un fenomeno. Ora dipende da quelli che la compongono, dalla loro reale volontà politica. Noi non possiamo sapere quale sarà questa volontà ma ci auguriamo si vada a fondo per anal-izzare un problema che attanaglia l’intero

paese. Ovviamente dal punto di vista della documentazione si è già fatto tutto, sap-piamo di cosa si tratta quando si parla di mafi e, l’auspicio è che si faccia un passo ulteriore e si indaghi dei rapporti tra la mafi a e la politica, un campo sui ancora molto si può fare. Pensi che negli ultimi anni, magari sull’onda del vostro prezioso lavoro in-formativo sul tema, ci sia una maggiore consapevolezza di cosa sia e cosa signi-fi chi “ecomafi a” in Italia?

Dal punto di vista dei media la situazione è incredibile, deprimente direi. C’è una sottovalutazione del fenomeno, non rius-ciamo a capire se pilotata, voluta o non voluta, fi glia di una cultura retrograda,

frutto di un disegno che tende a nascond-ere un fenomeno che è alla portata di tutti e ha effetti devastanti. Il nostro è una paese dalla memoria morta dove non ci si ricorda dei tanti disastri am-bientali che sono fi niti nell’impunità, e co-munque non si racco-ntano le storie di ordi-naria follia ambientale

che caratterizzano il nostro paese. Sono operazioni che riguardando il coinvol-gimento di mafi e nel traffi co illecito, piut-tosto che nelle speculazioni edilizie. Tutto questo non ha molto spazio nei media, sembra che si sia voluto mettere la sordina a questo fenomeno. Qualche anno fa c’era

molta più attenzione, e molto spesso ve-niamo tacciati di essere degli allarmisti, mentre in realtà raccontiamo un fenomeno che è sempre in rapida ascesa e che vede un lavoro importante di contrasto da parte delle forze dell’ordine in contrapposizione ad una pericolosa latitanza dal lato della politica e della informazione, soprattutto a livello nazionale. Una informazione che preferisce “cannibalizzare” per diverse puntate le storie di cronaca nera che ap-profondire su questi temi, lasciando per-dere magari la notizia di uno smaltimento di rifi uti organizzato dalla ‘ndrangheta a Milano, in pieno Nord.

A proposito di Nord, nel Settentrione la presenza di mafi e dietro ai reati ambientali spesso si nasconde dietro connivenze delle amministrazioni e prolifera con il ciclo del cemento e le speculazioni ambientali. Nonostante ciò si nega questa realtà...

Penso che il problema sia sempre quello della visione folkrostica della mafi a, rel-egata al Sud e attiva solo in alcuni settori. Nelle amministrazioni comunali, nelle approvazioni dei piani regolatori lì si gio-cano partite economiche importanti e in questi ambiti le mafi e hanno una capacità di infi ltrazione potente e pervasiva anche nelle regioni storicamente non toccate dal fenomeno.

In Italia la legislazione riguardante

le ecomafie è alquanto carente

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“È necessaria la massima trasparenza in ogni agire della pubblica amministrazione”. Una banalità in apparenza. Se

non fosse che il presidente della Corte dei conti, Tullio Lazzaro, ha insistito a lungo sul concetto. Inizia il nuovo anno giudiz-iario, bilanci e prospettive al tempo delle crisi, quella economica e quella morale. E indicare la via della trasparenza, dei con-trolli e dell’autonomia dei controllori sem-bra talmente stridente con la realtà da im-porre il richiamo alla storia costituzionale, perché la “disaffezione verso le istituzioni e anche verso i centri della politica” pos-sono costituire, scrive Lazzaro, “un rischio mortale per la vita stessa della democra-zia”. Quello di Lazzaro è un timido campanello d’allarme. Ma l’Italia è già da tempo nel

Medioevo della corruzione: al 55esimo posto insieme alle Seychelles nella clas-sifi ca stilata da Transparency international relativa al 2008. E i magistrati contabili confermano il trend. “Il moltiplicarsi, da parte degli organi di informazione, di noti-zie di reati concernenti l’amministrazione – spiega Lazzaro - dà conferma che i control-li, interni ed esterni, sull’amministrazione non sono pienamente adeguati, che vi è una attuale situazione di scarsa loro effi -cacia, di pochezza di effetti concreti”. Sono i numeri a irrobustire le analisi di Lazzaro, restituendo l’immagine di un paese allo sbando. Dalle delibere Cipe alla vendita al ribasso dei beni dello Stato, dalla Sanità alla fi nanza derivata (grande buco nero nel quale sono caduti diversi comuni italiani), è lunga la lista di fronti aperti nella lotta alla corruzione. Appalti pubblici e eseguiti tardi e male, op-pure mai realizzati: una pratica diffusa, un grave danno all’erario. Nel 2008 sono state 77 le condanne, mentre sono pendenti pro-cedimento per 831milioni di euro. Sempre attuale il capitolo relativo alle consulenze esterne (96 condanne in primo grado e di oltre 20milioni di euro di danni contestati). Il sacco ai fondi europei continua. E non solo al Sud. Se Calabria e Sicilia primeg-giano nei settori sviluppo regionale e aiuti all’agricoltura (148 milioni e 42,8 milio-ni), anche Lombardia, Liguria, Abruzzo e Toscana fi gurano nella lista dei cattivi.

Resta la sanità la grande voragine dove fi -niscono i fondi pubblici. Si contano ben 11 categorie, tra incarichi illegittimi e acquisti non autorizzati, strutture e strumenti inuti-lizzati, iperprescrizione di farmaci, addirit-tura falsa fatturazione e corsi di formazi-one fantasma. E ancora la zona grigia delle case di cura private, esenzioni irregolari e nomine abnormi di dirigenti.Ultimo ma non per importanza il capitolo delle società miste. È la nuova frontiera della corruzione. Una pratica spesso ig-nota alla Corte: la legge prevede controlli deboli sulle partecipate con quota pubblica inferiore al 50%, con il risultato di impe-dire il controllo sulle consulenze affi date ad esterni.La corruzione che dilaga nella Tangen-topoli bis, il crollo dell’economia reale, le casse statali sempre più in sofferenza. Eppure alla Corte dei conti mancano le risorse, gli uomini e i mezzi, “assoluta-mente sottodimensionati”, per contrastare corruzione e mala amministrazione. Ep-pure la Corte con il suo presidente sente la necessità di dover ribadire l’importanza dell’autonomia dei magistrati dal governo. Come ai tempi del Re.

La Corte dei conti: reati in aumento, controlli ineffi caci. Il presidente Lazzaro: organici assolutamente sottodimensionati, senza fondi non c’è autonomia. La mappa dell’illegalità dalla sanità alle partecipate, dalle consulenze agli appalti

Il Paese dei corrotti

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Rubriche

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La rassegna stampaA fronte di una sentenza discretamente silenziata dai media ital-iani, quella sul Caso Mills, giornali e tv questa settimana si sono concentrati su fatti di mafi a e antimafi a, attraversati dalla bufera sul ddl intercettazioni. A Roma - anche se i magistrati lo ripete-vano da tempo - è allame mafi e. Dal centro storico alla perife-ria, giorno dopo giorno, si scoprono affari delle “famiglie”che sul territorio laziale investono da anni indisturbate. Oggi l’attenzione dei media è alta, e sembra che gli appelli che un tempo cadevano nel vuoto da parte degli organi inquirenti oggi trovino notevole spazio. La cronaca romana del quotidiano di via solferino - in particolare - sta seguendo con un’attenzione giornaliera e un taglio di inchiesta, le vicende collegate alle infi ltrazioni mafi ose ormai radicate sul territorio, in particolar modo quelle collegate alla ‘ndrangheta. Dal versante occiden-tale della Sicilia invece arrivano notizie di arresti importanti che fanno quadrato intorno a latitanze di boss di primo calibro den-tro Cosa nostra. Un sequestro da 400 milioni di euro che alza il livello dell’azione antimafi a quello che la Dia di Trapani ha messo a segno contro l’imprenditore belicino Rosario Cascio, 75 anni, originario di Santa Margherita Belice ma cresciuto nella

Antimafia online

È terra di paradossi la Calabria. Si contano a centinaia di migli-aia gli emigranti, da quelli con la valigia di cartone degli anni 60 a quelli laureati dei giorni nostri. Storie di drammi, radici tagliate, ma anche affranca-mento dalla miseria e dalla noia intellettuale. Storie di razzismo, senza mezzi termini. Quell’identità negata, che fa di un emigrante un pericolo, un diverso, altrodasé. Lo sanno bene i “germanesi”, i fi gli dei contadini che hanno dato il sangue all’industria tedesca, che hanno ingoiato pane e ci-occolata e anche qualcos’altro. Calabresimafi osi.

A Rosarno (chi ignora dove si trovi che impari, anche questo è razzismo culturale) sanno bene cosa sono la terra, la zappa, la fame, 5-10-20 anni lontani da casa, le umiliazioni. Lo sanno

anche gli ‘ndranghetisti, che contadini lo sono stati (a volte di sinistra) ed emigranti anche. Eppure la memoria è corta. Più di 2mila a stagione, da diversi anni gli africani arrivano sulla Piana di Gioia Tauro per la rac-colta delle arance. Sfruttati, costretti a dormire nei cartoni in un’ex fabbrica abbandona-ta, a lavorare per pochi euro. Adesso gli sparano pure addos-so. Africanicriminali. Basta.

Un attentato lo scorso dicem-bre, un agguato che ha scat-enato la reazione di quei fan-tasmi dalla pelle nera. Un corteo, una protesta dura, una speranza. Nasce così Afri-calabria.org, l’Osservatorio invernale sulla raccolta della arance nella Piana di Gioia Tauro, un contenitore web dove confl uiscono tutte le no-tizie sui migranti della Cartiera

Africalabria.org(la struttura dove vivono) e sull’immigrazione al Sud. Un modo per “mantenere alta la tensione, fermare il razzismo mafi oso”. L’Osservatorio è un’aggregazione di associazi-oni e singoli, calabresi e non solo, avvocati e militanti, qual-che sindaco (come il pioniere e veterano Peppino Lavorato), coordinamenti che in questi anni si sono mossi per non lasciare soli quegli uomini e quelle donne, per sollevare il caso. Ci ha pensato la ‘ndrang-heta ad accendere i rifl ettori. Adesso con un libro, il volume curato da Antonello Mangano “Gli africani salveranno Ro-sarno”, si prova a mantenerli accesi.

Africalabria, stereotipo in chi-ave ironica un po’ infelice. Ma fecondo. Non si tratta di vicinanza geografi ca, cultura,

religione, dna, razza, etnia: ad unire chi emigra è la con-dizione di minorità, ad unire i paesi dell’emigrazione è – e chiamiamola col suo nome – la loro condizione neocoloniale.

Mafi a e razzismo, accostamen-to molto più illuminante, per-ché ci invita a rifl ettere su un elemento sociologico, e a rinfr-escare la proprietà transitiva e la teoria dei pieni e dei vuoti. Ad emigrare sono le energie migliori e non solo i criminali. A Rosarno e in Italia i giovani partono ancora (dal Sud al Nord, e da ovunque all’estero). Ad arrivare sono i migliori fi -gli dell’Africa e dell’Est, e non solo i criminali. Forse ha ragione Antonello Mangano col il suo libro: “Gli africani salveranno Rosarno. E proba-bilmente anche l’Italia”. Forse resteremo umani.

zona di Partanna, in carcere dall’anno scorso perché coin-volto nell’operazione antimafi a della Dda di Palermo. E collegato alla latitanza dell’agrigentino Falsone invece messo a segno un altro colpo ad un fi ancheggiatore economicamente rilevante come il maxi se-questro di 800.000 mila euro a Cesare Calogero Lombardozzi, presunto affi liato a cosa nostra di Agrigento condannato defi ni-tivamente per associazione mafi osa ed attualmente detenuto nel carcere di Opera, a Milano. E poi notizie per la legalità dalla Campania. Da Casal di Principe infatti arriva la lettera appello dei genitori di Don Peppino Diana, parroco ucciso dalla camorra nel marzo del 1994. Il prossimo 19 marzo, solo due giorni prima del 21 marzo, giorno dedicato alla memoria e all’impegno in nome di tutte le vittime delle mafi e, Don peppino verrà ricor-dato nella sua terra con un’invasione pacifi ca di giovani da tutta Italia sul territorio di Casal di Principe. I genitori lanciano un invito che in molti stanno già raccogliendo: “Venite a Casal di Principe il 19 marzo”

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Trasformare le terre di camorra, confi scate a spietati criminali, nelle Terre di don Peppe Dia-na, per continuare, nel suo segno, a costruire comunità alternative alle mafi e. Questo il so-gno di quanto, in questi anni, hanno tenuta ac-cesa la fi accola della memoria. Il progetto, che sta per vedere la luce, è produrre la moz-zarella più buona del mondo, quella che ag-giunge al suo inconfon-dibile sapore, il gusto in più della giustizia e della libertà, utilizzando i terreni, gli allevamenti e i caseifi ci confi scati al clan dei casalesi in pro-vincia di Caserta.Un’azienda diffusa sul territorio casertano, che opererà nel settore agroalimentare e lattie-ro-caseario, partendo dai comuni di Castel Volturno e Cancello d Arnone. Un’area consi-derata la capitale mon-diale della mozzarella.L’iniziativa vedrà insie-me le Istituzioni e la società civile respon-sabile per lavorare al ri-scatto culturale, socia-

le ed economico di un territorio, che non vuole più essere terra di ca-morra.Il piano d’impresa pre-vede la realizzazione di una fattoria sociale sperimentale, al servi-zio dello sviluppoecosostenibile del terri-torio, dove vengano uti-lizzate tecnologie pro-duttive innovative. Una fattoria in grado diprodurre energia da fonti rinnovabili (sole e biogas);fortemente attenta alla salubrità e qualità dei prodotti e del territorio ed alla formazione del-le maestranze delcomparto.Un progetto fortemen-te simbolico, che pren-derà avvio il 19 marzo a Casal di Principe, quando don Luigi Ciot-ti avvierà il percorso di

costituzione della co-operativa “Le terre di don Peppe Diana - Li-bera Terra”, i cui soci saranno selezionati con bando pubblico, favorendo le capacità, i talenti e le sensibilità locali. Perché il 19 mar-zo passerà ma le Terre di don Peppe Diana do-vranno restare.

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Martedì 10 LIBERA E LEGAMBIENTEECOMAFIE

10.30

12.00-13.30

17.00

18.00-19.00

SPETTACOLO PASOLO SCALO Piero Marrazzo Presidente Regione LazioPietro Grasso Procuratore Nazionale

Antima�a Don Luigi Ciotti Presidente LiberaCristiana Avenali Direttrice Legambiente LazioGiancarlo De Cataldo Autori di PASOLO SCALOSerge Quadruppani

Gemellaggio scuole Casal di Principe - Ciampino - Latina

modera David Sassoli giornalista

SPETTACOLO PASOLO SCALO

Giulia Rodano Assessore CulturaRegione Lazio

Angiolo Marroni Garante dei Diritti dei Detenuti Regione Lazio

Luigi Miserendino Amministratore Giudiziario Calcestruzzi Ericina

Patrizio Gonnella Presidente Associazione Antigone

Marco Amenta Regista

modera Fabrizio Berruti giornalista

A seguire Concerto dei Capone&BungtBangt

Mercoledì 11 CENTROSTUDI ENRICO M. SALERNOLIBERTÀ

Giovedì 12 FONDAZIONE CAPONNETTOECOMAFIA, LEGALITÀ, ANTIRACKET

Venerdì 13 GEA FORMAZIONE PROFESSIONALE ONLUS COMUNICARE LA LEGALITÀ

Sabato 14 ASSOCIAZIONE PerCorsi DALLE PERIFERIE AL CENTRO DELLA CITTÀ

10.30

12.00-13.30

17.00

18.00-19.30

10.30

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17.00

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SPETTACOLO PASOLO SCALO

Elisabetta Caponnetto Pres. Fondazione CaponnettoDaniele Fichera Assessore A�ari Istituzionali

Regione LazioRa�aele Cantone MagistratoTen. Col. Antonio Menga Comandante Gruppo Carabinieri

Tutela dell’Ambiente Roma

modera Roberto Arditti giornalista

SPETTACOLO PASOLO SCALO

Lino Busà Presidente S.O.S. ImpresaSimona Vinci ScrittriceRosario Crocetta Sindaco di GelaMarco Omizzolo Coordinatore provinciale

Legambiente LatinaGianfranco Jannuzzo Attore

modera Giuseppe Cavalcanti giornalista

10.30

12.00-13.30

17.00

18.00-19.30

SPETTACOLO PASOLO SCALO Silvia Costa Assessore alla Scuola

Regione LazioRodolfo Ruperti Capo Squadra Mobile CasertaMaria Rosaria Esposito Responsabile NIRDA

Nucleo Investigativo Reati in Danno agli Animali

Valentina Romoli Coordinatrice Centro Azione Giuridica Legambiente Lazio

Roberto Morrione GiornalistaValerio D’Antoni AddiopizzoRa�aele Bruina Fuori le ma�e da Facebook

modera Amedeo Ricucci giornalista

SPETTACOLO PASOLO SCALO

Carmen Lasorella GiornalistaDomenico Airoma Procuratore aggiunto CosenzaMario Congiusta Padre di Gianluca

(vittima della ma�a)Ettore Bassi AttoreGiuseppe Reggio Creativo e Docente

di comunicazione

modera Giorgio Zanchini giornalista

10.30

12.00-13.30

SPETTACOLO PASOLO SCALO Ra�aele Sanzo Direttore Generale

U�cio Scolastico Regione Lazio

Don Marcello Cozzi Coordinatore Libera BasilicataLicia Troisi ScrittriceLaura Muscardin RegistaThierno Thiam Attore

modera Sebastiana Cutugno giornalista

SPETTACOLO PASOLO SCALO Luisa Laurelli Pres. Commissione Sicurezza

e Legalità Regione LazioEnzo Ciconte Pres. Osservatorio Sicurezza

e Legalità Regione Lazio Silvana Sergi Direttrice Carcere di CivitavecchiaCarlo Lucarelli Scrittore Ra�aele del Giudice Direttore Legambiente Campania

modera Gaetano Savatteri giornalista

SPETTACOLO PASOLO SCALO

Franco Roberti Procuratore della Repubblica Salerno

Leda Colombini Presidente Ass. RomainsiemeEnrico Fontana Consigliere Regione LazioRoberto Cavosi Regista teatraleGirolamo De Michele Scrittore Peppe Ruggiero Regista

modera Romolo Sticchi giornalista

A seguire Esibizione di CoreAcore con Francesco Di Giacomo

Le mattine sono riservate alle scuole del Lazio, i pomeriggi alle scuole di Romae al pubblico �no ad esaurimento posti.

Per informazioni: Botteghino del Teatro Eliseotel. 06 488 2114 | 06 488 722 22aperto dal martedì alla domenica, ore 9.30 - 15.00 e 15.30 - 19.30

PASOLO SCALO scritto da Giancarlo De Cataldo , magistrato enoto autore di Romanzo Criminale , e Serge Quadruppani , giallistafrancese.E’ uno spettacolo con musica dal vivo ambientato in una stazioneferroviaria, quella di Pasolo (nome di fantasia) per l’appunto.Un luogo di incontro, dove varia umanità si intreccia e si racconta,dal capostazione, all’avventore �no al boss della discaricae la giovane �glia. Tutto sembra normale, tutto è nelle abitudini.Ma il treno quel giorno non passerà da Pasolo Scalo.Lo Spettacolo verrà messo in scenadalla Compagnia Teatro Libero di Rebibbia ,composta da ex detenuti con la regia di Fabio Cavalli .

La libertà, la scegli.

www.teatroeliseo.it www.regione.lazio.it

Sotto l’Alto Patronatodel Presidente della Repubblica

Progetto istituzionale per la Legalità ideato epromosso dalla Presidenza della Regione Lazio

10-14 marzo 2009

Compagnia Teatro Libero di Rebibbiapresenta

di GiancarloDe Cataldo

e SergeQuadruppani

Regia diFabio Cavalli

conBenneth Uche EmenikeFabio RizzutoSasà Strianoe conAlessandra Bianchie Francesco Bianco

costumi

Federica Valente

produzione

Centro StudiEnrico Maria Salerno

produzione esecutiva

Fattore K

u�cio stampa

Daniela Bendoni

foto di scena

Andrea Grossi

direzione artistica

Laura Andreini Salerno

Pasolo Scalo

Con il patrocinio del

Un’intera settimana contro tutte le ma�e. È questo l’importantetraguardo che la Regione Lazio ha �nora inseguito e che, anchequest’anno, taglia con l’orgoglio e l’impegno di chi vuole davvero darvoce al bisogno di sicurezza che c’è tra noi tutti e tra i nostri cittadini.Il 2009 sigla il terzo appuntamento della “Settimana per la legalità”.

In primo piano, infatti, mettiamo ancora una volta l’esperienza diquanti hanno avuto il coraggio di dire basta ad ogni forma di sopruso.Abbiamo organizzato quest’evento per dimostrare che nessuno èsolo in questa lotta, che siamo dalla parte di chi combatte la ma�acon le armi dell’impegno, della cultura, della conoscenza delle regole.Con l’aiuto dei giovani possiamo fare in modo che le cose, da ora inpoi, cambino.

E saranno proprio loro, grazie all’impegno prezioso degliinsegnanti e al contributo dei soggetti impegnati quotidianamentecontro la criminalità, a dare sempre nuova linfa al nostro progetto.

Il Presidente della Regione LazioPiero Marrazzo

Prosegue l’impegno della Presidenza della Regione Lazio per i temidella legalità. Il Presidente Piero Marrazzo sin dall’inizio del suo mandato nel2005 ha sostenuto numerose associazioni che da sempre si sono distintenella lotta alle ma�e.

Assieme a Libera, alla Fondazione Caponnetto, al CentroStudi EnricoMaria Salerno, all’Associazione PerCoRSI Onlus, a G.E.A. - FormazioneProfessionale Onlus, la Regione ha coinvolto in questi tre anni più di 15.000studenti del territorio laziale con progetti e incontri nelle scuole.

Sensibilizzare i giovani ai valori della solidarietà e della convivenzacivile, fornire loro gli strumenti per approfondire i temi della criminalitàorganizzata in tutte le sue derivazioni, sono doveri civili prima ancora cheistituzionali.

È con questo spirito che per il terzo anno è stata realizzata la“Settimana x la legalità – Con le armi della cultura” Edizione 2009 .

Il Progetto, che gode dell’ Alto Patronato del Presidente dellaRepubblica , si avvale inoltre del Patrocinio del Ministero della PubblicaIstruzione che ha anche generosamente collaborato alla realizzazione dellagiornata inaugurale dell’evento.

Alla Settimana partecipano oltre 2000 studenti del Lazio coinvolti neiprogetti delle associazioni per l’anno scolastico in corso. Il tema scelto perquesta edizione sarà l’ Ecoma�a , ma non verranno tralasciati gli argomentigià trattati negli anni precedenti: il racket , l’ usura , i diritti e le libertà.

Quest’anno la Settimana si avvale della collaborazione di Giancarlo DeCataldo e Serge Quadruppani per la stesura di un testo teatrale scritto perl’occasione sul tema dell’Ecoma�a dal titolo “Pasolo Scalo” . Lo spettacoloverrà messo in scena dalla Compagnia Teatro Libero di Rebibbia compostada ex detenuti del carcere romano per la regia di Fabio Cavalli .

La Presidenza della Regione Lazio ringrazia per la collaborazionel’Osservatorio Regionale Ambiente e Legalità , l’Osservatorio RegionaleSicurezza e Legalità e Legambiente . Un ringraziamento va inoltre al TeatroEliseo e agli insegnanti che con la loro passione hanno reso possibile nelcorso degli anni la realizzazione di questo progetto.L‘Osservatorio Ambiente e Legalità è un progetto di Legambiente Lazio e dell’ Assessorato all’Ambientee alla Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio. Per informazioni esegnalazioni su gestione dello smaltimento dei ri�uti, tutela del patrimonioforestale, difesa delle aree naturali protette, gestione del territorio, tutela dellerisorse idriche e dell’aria. Osservatorio Regionale Ambiente e Legalità.

Piccolo Eliseo Patroni Gri� 10-14 marzo 2009Via Nazionale, 183 00184 Roma tel. 06 488 2114 | 06 488 722 22

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programma 21 marzo19 marzo Casal di Principe (Ce)ore 9.00/10.15 raduno presso lo stadio comunale di Casal di Principe per raggiungere in marcia via Cavour passando per via Vaticale

ore 11.00cimitero comunale (via Cavour)saluto delle autorità consegna medaglie d’oro al valor civile per Federico Del Prete e Domenico Novielloconsegna targa ai genitori di Don Peppe Dianaconclusioni di Don Luigi Ciotti

ore 14.00/15.00Le piazze di Casal di Principe In FestaPiazza Mercato, Piazza S. Rocco, Parco Don Diana, Piazza Villa, Via Cavour, Piazza S. Nicola. Stand gastronomici, attività ludiche, animazione, spettacoli musicali

ore 18.00cimitero comunaleSanta Messa per Don Peppe Diana nel XV anniversario del suo assassiniocon il Vescovo di Aversa Mario Milano

ore 20.00cimitero comunale Spettacolo Musicale

20 marzo Napoliore 9.00/10.15 Giugliano (Na)Iniziativa al Parco Ammaturo

con la Provincia di Napoli e Consorzio S.O.L.E. ore 9.00/10.15 NapoliIniziativa Avviso Pubblico e Unipolpresso la sede della Provincia di Napoli Piazza Matteotti

Ore 15.30/18.30 Auditorium di Donna Regina, via Duomo

Ore 19.00/20.00 Veglia di preghiera in cattedralecon il Cardinale Crescenzio Sepe ed i Vescovi della Campania

21 marzo Napoliore 9.00Concentramento corteo zona piazza della Repubblica - largo Diaz

ore 10.00/12.30 Corteo da viale Dohrn a piazza PlebiscitoLettura continua dei nomi delle vittime

ore 12.30/13.30 Palco centrale piazza PlebiscitoLettura nomi vittime da parte di autorità e familiari vittime Interviene Luigi Ciotti ore 14.30 - 17.30 7 seminari tematici

ore 14.30 - 17.30 animazione in piazza Plebiscito

ore 17.30/21.00 Concerto in piazza PlebiscitoCaro De Andrè , Alessio Di Modica Fabrizio Varchetta, Witko Harry Loman, ‘A 67, Modena City Ramblers

Dalla strada alla scuolatestimonianze del progetto Scuole Aperte e di altre esperienze nazionali di lavoro contro la dispersione scolastica. Coordina Michele Gagliardo Libera Formazione

Lo scioglimento dei consigli

a cura di Avviso Pubblicosul tema dello scioglimento dei

Coordina Toni Mira giornalista Avvenire

sfruttamento del territorio. Un problema di tutti Coordina Michele Buonomo Pres. Legambiente Campania

Informazione Liberante: il ruolo

tra censura e resistenza Coordina Roberto Morrione Libera Informazione

Flare: le stagioni della legalità .

a cura di Flare, presenti delegazioni di 30 paesi europeiCoordina Michele Curto Libera Internazionale

Il ruolo della Giustizia nella lotta

nazionaleCoordina Enza Rando

Simboli e Risorse di Comunità Libere: l’esperienza dei beni

Libera. Presentazione della ricerca e�ettuata nella Provincia di Napoli e del bando per la costituzione della cooperativa Libera Terra in Provincia di Caserta. Coordina Davide Pati

i7seminari tematici