Ventirighe 90

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1 Febbraio 2010 - N.90

Gli argomenti di questo numero:Caro direttore, il segretario del Pd Silvio Lai ha vinto le primarie del suo partito ma la linea uscita dal congresso, in particolare sulle alleanze con le forze che oggi stanno con Cappellacci ovvero sardisti e centristi, ha creato molti malumori al suo interno. Mi sembrano malumori che rischiano di com-promettere gli stessi risultati del congresso a cui hanno partecipato in molti. Non sarebbe la prima volta che i dirigenti di questo partito litigano. Anzi forse una delle ragioni del loro scarso successo elettorale è proprio la loro litigiosità. Quello che però mi lascia perplesso è il fatto che propongono sempre le “primarie” per risolvere le loro questioni interne come se il giudizio di tanti fosse la panacea delle loro tante incertezze. Prima di usare le primarie tutti dovrebbero accettarne il risultato cosa che non avviene. Quindi a cosa servono se poi le scelte derivanti dal voto non sono vincolanti neppure all’interno del partito. Infine proporre le primarie agli alleati, molti più piccoli numericamente, mi sembra una farsa, è assai improbabile infatti che la parte assolutamente prevalente degli elettori del centro sinistra voti magari per un centrista dell’Udc o per un partito minore della galassia della sinistra. Il caso Vendola in Puglia mi sembra un’eccezione che conferma la regola. Le primarie utilis-sime per la selezione delle candidature dovrebbero però essere realmente condivise da tutti, perché altrimenti si rischiano risse e contrapposizioni che lasciano veleni e malumori che poi peseranno al momento del voto elettorale. L’unico che realmente conta.

Giovanni S.- Sassari

Dopo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano anche il Papa Benedetto XVI ha usato parole dure contro chi tratta come “bestie” gli immigrati clandestini o no che siano. Entrambi dichiarano che sono persone a cui ospitalità e solidarietà non dovrebbero mancare. Parole sacro-sante ma che al “cattolicissimo” Governo del nostro Paese non fanno né caldo né freddo. Li lascia del tutto indifferente perché nascondono l’assenza di una politica dei diritti anche per gli immigrati dietro l’alibi della lotta alla clandestinità. Lo stesso errore però viene commesso anche da di chi li vorrebbe cittadini titolari di diritti ma anche loro nascondono il problema più avvertito da tutti: l’immigrazione clandestina. Il nodo mi sembra questo. Ma molti sfuggono al problema che invece è reale e che rappresenta la punta di forza del centro destra. E’ un problema che il centro sinistra trascura, non lo vuole affrontare, eppure sono convinto che parole chiare e posizioni precise su questo tema rafforzerebbero la richiesta di diritti per tutti gli immigrati regolari nel nostro Paese a partire dai bambini a finire con le persone anziane. Decidere chi ha il diritto alla cittadinanza e a quali condizioni mi sembra la precondizione per poi rivendicare una politica dell’immigrazione compati-bile con i tempi difficili che viviamo. Negare il problema della clandestinità porta acqua al mulino del razzismo e della xenofobia materia in cui il nostro Paese sta eccellendo.

Carlo B- Sassari

Il ministro Brunetta nei giorni scorsi ha proposto una qualche legge per “buttare” fuori casa i “bamboccioni” che secondo lui sarebbero tutti i giovani troppo coccolati “dalla famiglia” e pertanto immaturi e contenti di avere la “mamma” che li assiste e cura. Bamboccioni appunto. Poi per completare l’opera di “attenzione” verso i giovani vorrebbe dar loro 500 euro mensili togliendoli ai ricchi genitori e o nonni pensionati. Insomma togliere ai poveri per darli ai poveri. Bravo Brunetta così i conti dello Stato sono a posto, i giovani costretti a vivere fuori casa avrebbero la loro “pensione e, i genitori tutti felici e contenti, li finazierebbero con 500 euro mensili tolti dalle loro ricchissime pensioni. Un genio questo Brunetta

Sandro M- Sassari

�. Lettere

4. Cementificio di Muros e le cave4. Visti da Marco Ghisu5. I Comuni fanno cassa con le multe5. Una legge per la qualità 4. Visti da Marco Ghisu

ATTUALITA’6. Avvisi di garanzia a Palazzo Ducale7. I molti interessi nell’urbanistica8. Elezioni e avvisi di garanzia9. Patrimonio: Parla l’Assessore12. Sondaggi: Niente è scontato14. Opinioni: politiche culturali

INSERTO:

PRIMO PIANO15. Opinioni: il sogno del Pd16. Viaggiare (in)sicuri18. Hinterland: Raccolta differenziata

CULTURA E SPETTACOLO20. Un decennio nella rete2�. Sa limba nostra24. Poesia senza confini: Paolo Sanna24. Lo scaffale26: Musica: Massive Attack

Sardegna Ventirighe - Anno VII, n.90, 1 febbraio 2010 - Periodico quindicinale di politica, attualità e cultura - registrazione al Tribunale di Sassari n.422 del 22 marzo 2004 - Direttore Responsabile Valter Bruno Pallavisini. Edizioni Nord-Ovest, via Savoia n. 41/a - 07100 Sassari (SS) E-mail: [email protected], tel. e fax: 0793767064 - 330782600 - www.ventirighe.it - Hanno collaborato a questo numero: Francesca Arru, Maria Francesca Fantato, Stefano Flore, Maria Paola Giordo, Giuliana Mura, Gianpiero Muroni, Gianluca Piredda, Mauro Piredda, Ilaria Pella, Franceasco Ruiu, Giovanna Tuffu. Vignette di Marco Ghisu In copertina: Il Sindaco di Sassari Gianfranco Ganau foto di Angelo Sanna Stampa: Nuova StampaColor S.r.l., Muros (SS). Chiuso in tipografia il 25 gennaio 2010

Sardegna

“Questo numero di sardegna Ventirighe è inViato in abbonamento postale a tutti i circoli e alle federazioni dei sardi residenti in italia e in europa, grazie al sostegno della fondazione del banco di sardena”

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Bloc NotesCementifiCio di SCaLa di

GioCCa e itaLCementi: Pitta La LeGna e PortaLa in SardeGna

L’attività di cava è sempre fonte di alterazione dell’ambiente ori-ginario, quando poi la cava è in disuso si rischia che diventi un luogo di degrado ambientale ol-tre che paesaggistico.Questo è il caso delle cave di calcare dismesse di Cane Cher-vu e di Canaglia Est entrambe nell’hinteland di Sassari e legate, a suo tempo, all’estrazione delle materie prime utilizzate nell’or-mai chiuso cementificio di Scala di Giocca, ai piedi del comune di Muros.Entrambe le cave, unitamen-te ad altri aspetti del dismesso cementificio e delle produzioni ancora in essere a Samaztai nel Sud della Sardegna, sono state oggetto di accordo tra la Società Italcementi, proprietaria dello Stabilimento, e l’ex assessore all’ambiente Cicitto Morittu della passata Giunta Soru. Il protocollo d’intesa, siglato nel settembre del 2008, prevedeva infatti che Italcementi presen-tasse i progetti di risanamento delle cave, cosa per altro fatta dalla Società e l’approvazione da parte della Regione è in itinere. I progetti, appena saranno appro-vati, devono avviare il percorso di ripristino ambientale di quel-le aree gravemente alterate da decenni di attività di estrazione e di gettito dei materiali di scar-to. Questo era in sostanza, lo scambio concordato nel proto-collo d’intesa affinché la Società ottenesse a Samaztai i necessari permessi e autorizzazioni al re-vamping e ampliamento degli impianti, cosa che Italcementi ha ottenuto. E’ cronaca di que-sti giorni la decisione di Italce-menti, comunicata ai Sindacati Nazionali, di chiudere definiti-vamente la propria presenza in alcuni centri della Penisola e nel Nord Sardegna. La volontà del-la Società è di disfarsi di Scala di Giocca non solo per la pro-duzione, oramai ferma da anni, ma anche per la macinazione dei materiali prodotti a Samaztai ed

escludendo anche la prospet-tiva di aprire nell’ormai ex sito industriale, il centro di vendita del cemento per il centro-nord Sardegna: la parola d’ordine è la crisi dell’edilizia. La mobili-tazione dei 32 lavoratori dell’ex cementificio, che non intendo-no consentire all’Italcementi di smobilitare, ha portato le orga-nizzazioni sindacali e gli enti del territorio, i comuni di Ossi e di Muros, e la Provincia, ad incon-trare i rappresentanti dell’Ital-cementi ad un tavolo regionale presieduto dagli Assessori alla Programmazione Giorgio La Spisa e all’Industria Sandro An-gioni. La discussione si è aperta il 20 gennaio scorso e riprende-rà con ulteriori incontri ristretti, ma il risultato non è scontato, vista la fermezza della Società a confermare la volontà di ab-bandonare il nord Sardegna. A meno che…..e questo è il punto. A meno che non ci siamo nuovi motivi di interesse “economi-co”, compreso il sostegno finan-ziario, possibile in varie forme,

VISTI DA MARCO GHISU

da parte della Regione, per pro-lungare l’agonia dell’impianto e procrastinarne la chiusura, in attesa di tempi migliori o di mi-gliori idee imprenditoriali. Un nuovo scambio, quindi, in cui alcuni vorrebbero far rientrare gli accordi già sottoscritti, vedi il protocollo d’intesa per il ripristi-no ambientale delle due cave di Cane Chervu e di Canaglia Est, già oggetto di “scambio” e frutto di una convenienza già incassata a Samaztai dall’Italcementi che però, non ha completato la sua parte di impegno: appunto il risanamento delle cave del sas-sarese e avrebbe piacere, anche in questo caso, di sgattaiolare indisturbata.Infatti Italcementi potrebbe ave-re la convenienza a fare dell’im-pegno sottoscritto di “risanare” le cave dismesse oggetto di una trattativa politico sindacale da mettere sul tavolo, come se la materia del risanamento am-bientale fosse negoziabile tra le parti sociali e non invece un problema che riguarda le

Istituzioni Locali. E’ evidente che non dovrà essere usato il “territorio” e “l’ambiente” per risolvere una vertenza. Si ripe-terebbe, anche in questo caso, il precedente dell’Eni che con i sindacati di categoria nazionali ha scambiato il riavvio parziale degli impianti con il via libera al mega deposito petrolifero sulla costa di Porto Torres. Insomma, se le cose dovessero concludersi così, ci sarà chi incassa due vol-te, la Società Italcementi, e chi perde due volte, il territorio del Sassarese: bell’affare! •

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Bloc Notesi Comuni fanno CaSSa

Con Le muLte

Ormai è dimostrato: i comuni italiani fanno cassa con le mul-te stradali, E’ quanto rivela uno studio dell’Adnkronos che ha consultato i bilanci del 2008 dei comuni del Ben paese. Bello, ma assai furbo. Le multe fruttano più soldi delle varie addizionali Irpef. Il risultato è che gli italiani pagano una vera e propria tassa occulta. Nel 2008 sono state fat-te 12,6 milioni di multe, 1.427 all’ora e 24 al minuto. Ogni italiano munito di patente ha pagato in media 76 euro mentre ogni vigile ha compilato verbali per 43 mila euro. Le entrate per le infrazioni degli automobilisti sono infatti una voce irrinuncia-bile per far quadrare i conti e le amministrazioni comunali indi-cano in bella evidenza il gettito previsto per i prossimi esercizi nei bilanci di previsione. E la tendenza rimane inalterata se, invece dei Comuni più grandi, si prendono in considerazione quelli minori.Lo studio evidenza che se al 30 giugno le multe incassate sono inferiori alla cifra indicata nei bilanci di previsione, nella se-conda parte dell’anno si trova il modo di «far quadrare i bilanci». In tutti i bilanci dei principa-li Comuni italiani, andando a scomporre il flusso delle entrate da sanzione del codice della stra-da, si evidenzia un aumento con-sistente delle multe comminate nella seconda parte dell’anno. L’articolo 208 del Codice della strada prevede che i proventi delle multe vadano reinvestiti in attività a favore della sicurezza e della prevenzione degli inci-denti stradali. Una prescrizione che viene spesso disattesa. Come evidenzia uno studio della Fon-dazione Caracciolo dell’Aci sui piccoli Comuni e polizie lo-cali: «il 50% dei Comuni non utilizza le risorse derivanti da suddetti proventi come previsto per legge». Altrettanto evidente è la mancata applicazione della direttiva Maroni del 14 agosto 2009, che impone di installare

gli autovelox su strade ad alto rischio di incidenti. Cresce an-che il rischio di truffe ai danni degli automobilisti. Come nel caso dei sensori collocati sui se-mafori: la Cassazione con una sentenza del 30 ottobre 2009 ha dichiarato nulle le multe in caso di assenza del vigile urba-no. Ma i verbali continuano ad arrivare. Basta aver oltrepassato un incrocio con il rosso scattato da 4 decimi di secondo su una strada congestionata con la cir-colazione che procede a passo d’uomo, per subire una multa di 160 euro e la decurtazione di 6 punti sulla patente. Infine per tranquillizzare tutti dal 1° gen-naio 2009 sono aumentati gli importi previsti per violazione del Codice della strada: la multa per divieto di sosta è aumentata da 36 a 38 euro e così per tutte le tante infrazioni previste dalla legge. I comuni così incassano di più: è la via italiana al federa-lismo fiscale. Anziché stanare gli evasori fiscali ciascun comune si fa pagare le multe che vuole e ri-sana così i propri bilanci. •

***

una LeGGe reGionaLe “biPartiSan” Per favorire La

quaLità e iL ConSumo dei

Prodotti Sardi

E’ stata approvata dal Consiglio Regionale, con votazione unani-me, una legge che detta norme per la promozione della quali-tà e del consumo dei prodotti agricoli della Sardegna. La legge mira a dotare la nostra isola di norme tese a favorire il consu-mo e la commercializzazione di prodotti cosìdetti “a chilometri zero”. Il prodotto, in altri termi-ni, percorre meno strada, non inquina e di conseguenza costa meno. Il testo che è stato appro-vato dall’Aula è frutto dell’unifi-cazione di tre distinte proposte di legge, presentate da diversi gruppi politici di entrambi gli schieramenti, ha lo scopo di promuovere e sostenere l’agri-coltura sarda favorendo, anche sulla base di adeguati program-

mi di promozione, la commer-cializzazione e il consumo di prodotti agricoli regionali. Per consentire un riequilibrio del mercato a vantaggio del consu-matore sono stati previsti degli strumenti per far conoscere le peculiarità dei prodotti agricoli locali e sostenerne il consumo, attraverso l’adozione di ade-guate misure volte a favorire un rapporto diretto tra produttori e consumatori e una maggiore offerta di tali prodotti nell’am-bito della rete commerciale e di ristorazione della Sardegna. La filiera corta, infatti, con l’eli-minazione degli intermediari, evita il moltiplicarsi dei prezzi dalla produzione al consumo, l’obiettivo è quello di porre un freno al caro vita ma allo stesso tempo di rilanciare l’economia locale abbattendo i costi lega-ti al trasporto dei prodotti, sia quelli che incidono sul prezzo finale, sia quelli sociali causati dall’inquinamento. Lo strumen-to più adeguato è quello di fa-vorire la diffusione dei mercati contadini (i cosiddetti farmers markets): mercati in cui i pro-duttori vendono direttamente i prodotti delle loro aziende agri-cole, come avviene da decenni in Germania e negli Stati Uniti.

Per raggiungere questi obiettivi la legge detta, tra le altre, dispo-sizioni in materia di vendita di-retta di prodotti agricoli sardi da parte dei produttori, ai quali i Comuni riservano almeno il 30 per cento del totale dei posteggi nei mercati al dettaglio in aree pubbliche. Inoltre, stabilisce che nelle grandi e medie strut-ture di vendita e negli esercizi di vicinato, siano ubicati appo-siti spazi destinati alla vendita di prodotti agricoli regionali e promuove l’utilizzo dei prodot-ti agricoli di origine regionale nei servizi di ristorazione col-lettiva affidata ad enti pubblici. Infine, sempre con l’obiettivo di dare impulso al consumo di prodotti regionali, sono state introdotte alcune modifiche alle norme che disciplinano l’attività agrituristica, la più significativa prevede l’istituzione dell’elen-co regionale dei fornitori delle aziende agrituristiche. Al fine di completare l’offerta dei prodot-ti non disponibili nell’azienda agrituristica si dovrà acquistare da aziende, inserite nell’elenco regionale, di produttori e tra-sformatori operanti nel territo-rio regionale. •

VISTI DA MARCO GHISU

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INdAgINI SU UN PUC AL dI SOPRA dI OgNI SOSPETTO indagato il sindaco di sassari gianfranco ganau. aVVisi di garanzia per alcuni consiglieri comunali. sotto la lente dei magistrati solo le Vicende del piano urbanistico comunale di sassari o anche altro?

AttuAlità: Avviso di GArAnziA Al sindAco

di Bruno Pallavisini

Sabato 16 gennaio non è stato un bel sabato per il sindaco di Sassari Gianfranco Ganau. Ricevere all’ora di pranzo un avviso di garan-zia non è un buon aperitivo, anzi. Era una giornata particolare sabato 16. All’Hotel Grazia Deledda si stava svolgendo il congresso che avrebbe eletto unitariamente i segretari del Partito Democratico e il sindaco, con altri leader del partito, sino a tarda mattinata ha seguito i lavori congressuali. Poi, l’improvvisa chiamata a Palazzo Ducale, per la consegna dell’avviso “che nei suoi confronti la ma-

gistratura stava indagando”. Ge-nerico nell’avviso il richiamo al codice di procedura penale che, negli articoli citati, parla sostan-zialmente di “abuso in atti d’uf-ficio continuato e in concorso con altri”. Di quali abusi parla la magistratura? Qui inizia il buio. Nessuno sa esattamente su cosa indaghi la magistratura. L’ipo-tesi più realistica e accreditata è che questi abusi sarebbero stati commessi con l’approvazione del Piano Urbanistico comuna-le nel luglio del 2008. Infatti con il sindaco Ganau sono stati “avvisati” delle indagini in corso anche Efisio Planetta (Psd’az) all’epoca consigliere comuna-le, ora consigliere regionale, e Nanni Columbano (Pd) tutt’ora consigliere comunale. Infine un avviso sarebbe stato recapitato anche ad un funzionario comu-nale Gianfranco Masia dirigente del settore “attività produttive”. Prende corpo la storia di una de-nuncia presentata dall’impren-ditore Nicolino Brotzu per la vicenda legata ad un complesso edilizio sulla strada per Caniga, nell’immediata periferia della città, ancora incompiuto, che doveva essere venduto al gruppo Carrefour. La controversia tra il comune di Sassari e l’impren-ditore riguardava non solo la regolarità della costruzione, ma anche la concessione delle licen-ze la cui competenza però è della

A Sassari inPiazza Castello n.11

Tel. 079 230028

Regione e il Comune, in genere, può esprimere un parere non vincolante in materia. Insoddi-sfatto dell’azione del Comune, tra ricorsi e controricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, l’impren-ditore, dopo che alcune propo-ste avanzate per la modifica del Puc nelle sue aree non erano state accolte, avrebbe reagito de-nunciando presunti favori che alcuni consiglieri comunali e il sindaco (quelli che al momento hanno ricevuto l’avviso di garan-zia) avrebbero fatto a loro stretti parenti con l’approvazione del Piano Urbanistico Comunale. Questa è al momento l’ipotesi più accreditata in campo anche se qualche perplessità suscita il fatto che è stato raggiunto da un “avviso di garanzia” anche un funzionario comunale addetto alle Attività Produttive, settore interessato alla questione dei permessi e delle licenze e non certo al Puc. Di più non è dato sapere. Da parte della Procura il riserbo è strettissimo. L’inchie-sta, in mano al sostituto procu-ratore Maria Grazia Genoese, è blindata. L’indagine prendereb-be quindi le mosse dalle deci-sioni assunte dalla maggioranza del Consiglio con l’adozione del nuovo Piano Urbanistico Comunale di Sassari. Ma è solo una delle ipotesi in campo. Per capire l’altra dobbiamo fare un passo indietro per inquadrare la vicenda. Era il luglio del 2008, si

stava discutendo l’approvazione del Puc e una lettera anonima, fatta pervenire ai consiglieri, alla stampa, alla procura, denun-ciava l’esistenza di un conflitto di interessi in capo al sindaco e a diversi consiglieri comunali (quelli “avvisati” dalla Procura). La lettera era accompagnata an-che da una “cartina” dove erano segnati i nomi dei proprietari e il grado di parentele con gli am-ministratori comunali. Veleni, si disse allora. Veleni e calunnie,

giurarono in coro tutti. Tanto che il sindaco Ganau e l’ex asses-sore Valerio Meloni denunciaro-no il “corvo” per diffamazione. Quindi al momento due sono le ipotesi in campo per moti-vare il proseguo dell’indagine della magistratura: quella della denuncia dell’imprenditore (ma non si capisce a che titolo è stato coinvolto il funzionario comu-nale), l’altra contro il “corvo” promossa dallo stesso sindaco e da Meloni. Entrambe le ipote-

Gianfranco Ganau sindaco di Sassari nella prima seduta del Consiglio Comunale

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AttuAlità: Avviso di GArAnziA Al sindAco

si potrebbero essere “possibili” perché entrambe avrebbero in comune la presenza in capo agli amministratori “avvisati” di un “conflitto di interessi”. All’epo-ca le segnalazioni anonime non smossero nessuno. Sembravano una enormità. E’ naturale, dis-sero gli “esperti”, spuntati come i funghi dopo la pioggia, che in un atto di programmazione urbanistica inevitabilmente le decisioni possono interessare anche le proprietà dei parenti degli amministratori e sarebbe illogico disegnare il Puc tenendo conto di questi rapporti. Così, conclusero, non si potrebbe mai pianificare lo sviluppo della cit-tà perché comunque si decida ci sono sempre dei proprietari imparentati con qualcuno dei 40 consiglieri e amministratori vari. Sin qui niente da dire. Ma il problema è un po’ diverso e le leggi esistenti l’hanno ben previsto. È pacifico che le deci-sioni sull’urbanistica non pos-sono tenere conto delle singole proprietà, ma gli amministratori che hanno proprietà o parenti proprietari dei terreni interes-sati al Puc, non devono votare. Devono uscire dall’aula e non contribuire con le loro decisioni ad avvantaggiare se stessi o i pro-pri parenti. Quindi il senso della legge è chiarissimo. Il problema che molti sorvolano è semplice: le decisioni assunte approvando il Puc di Sassari hanno interes-sato terreni di proprietà di pa-renti degli amministratori che hanno votato il piano? Si o no. Tutto il resto sono chiacchiere fuorvianti e pericolose. Insom-ma, alla domanda se risponde al vero che le decisioni di alcu-ni hanno determinato vantaggi per la propria”famiglia” nessuno risponde. Poi ci sono le denun-ce di chi, scontento, protesta anche ricorrendo alla Procura. Tutti quelli che pensano di aver ricevuto un danno, guardano le carte e magari dicono “perché a me no e a quello si”. Sono proprietari “non premiati” con i metri cubi o impresari, come

nel caso del Brotzu, che per tu-telare i loro interessi denunciano tutto e tutti. Inevitabile, si dirà. Ma la magistratura interessata sin dal luglio del 2008 al Puc di Sassari o per la denuncia del-l’imprenditore o per la denuncia dello stesso sindaco contro il “corvo” o per altre segnalazioni ancora ignote ai più, avrà ben valutato il fondamento delle accuse. Sono procedimenti che si basano più su atti, certificati catastali, delibere, verbali, che sulle testimonianze. Tra l’altro sono tutti atti pubblici. Perché allora la magistratura, che aveva

ricevuto le denunce e probabil-mente avviato l’indagine già nel luglio del 2008, ha chiesto nei giorni scorsi l’autorizzazione ad ulteriori indagini “avvisando”, a questo punto dell’inchiesta in corso, anche gli indagati? In-somma cosa è successo di nuovo dal luglio 2008 al gennaio 2010? L’indagine riguarda forse anche altri tipi di reato e i magistrati al momento si sono limitati solo a quelli più noti perché gli esposti erano già di pubblico dominio? Questo ancora non si sa. Certo che un’indagine avviata da oltre un anno e che viene prorogata

lascia intuire che anche altri sog-getti potrebbero essere coinvolti e chiamati a rispondere del loro agire. Infine non è escluso che potrebbero emergere anche al-tre ipotesi di reato attualmente sconosciute. Il condizionale in questa vicenda, allo stato dei fatti conosciuti, è d’obbligo. Di sicuro ci sono 4 avvisi di ga-ranzia. Sul resto si possono solo fare supposizioni e ipotesi, ma, a questo punto, non si possono escludere altri clamorosi colpi di scena. •

un Piano Con moLti intereSSi in CamPo.

L’indagine in corso sugli “abusi” (a rigor di legge ancora presun-ti), commessi dal sindaco di Sas-sari e da alcuni consiglieri con l’approvazione del Piano Urba-nistico Comunale arriva come una bomba a tre mesi dal voto che rinnoverà il Consiglio Co-munale. Un impatto evidente a tutti, ma che molti tendono a sopire. La maggioranza di cen-tro sinistra e sardista che gover-na la città ha espresso, poche ore dopo la comunicazione ufficiale del sindaco, totale solidarietà al primo cittadino condividendo con lui di riporre “piena fidu-

cia nell’operato della magistra-tura”. La stessa opposizione in Consiglio Comunale mantiene un profilo prudente e basso: si è limitata a chiedere, nel consi-glio comunale di martedì 19, in apertura di seduta, spiegazioni al Sindaco sull’avviso ricevuto apprezzando la nota con la qua-le il sindaco aveva informato la città di ciò che stava avvenendo. Il sindaco Ganau in una breve replica ha detto di non avere alcun elemento per inquadrare la vicenda e che lui non sa asso-lutamente nulla rispetto a quali fatti faccia riferimento l’indagi-ne dei magistrati. L’opposizione ha preso atto senza alcuna re-plica o sottolineatura. Silenzio. Eppure anche loro nel luglio

del 2009 avevano sollevato il problema del “conflitto di in-teressi” chiedendo addirittura a tutti i consiglieri di dichiarare di non avere “alcun conflitto” per il voto che stavano esprimendo. Una richiesta rimasta del tutto inascoltata. Oggi dopo gli “avvi-si” la domanda non può essere elusa da chi governa la città. Le risposte generiche non servono: chi non c’entra, lo dica e la stes-sa indagine della magistratura avrà un diverso significato. La domanda che riproponiamo è: quel Puc ha avvantaggiato al-cuni singoli consiglieri o i suoi parenti? Tutti hanno negato, eppure almeno in un caso quel “conflitto” di interessi è sta-to certificato, ma nessuno ha

Sassari panoramica del quartiere del Monte Rosello

Gianfranco Ganau sindaco di Sassari nella prima seduta del Consiglio Comunale

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AttuAlità: Un piAno UrbAnistico con molti interessi in cAmpo

detto o fatto nulla. Eccetto il consigliere Schirru che aveva protestato perché nell’adozione definitiva del Puc, nel luglio del 2009, la capogruppo del Pd Dolores Lai stava votando, con il si al Puc, una decisione che la riguardava direttamente essendo lei comproprietaria di un terre-no che con il Puc cambiava la destinazione d’uso e da terreno agricolo passava ad un uso resi-denziale turistico. Alcuni ettari in località San Francesco che improvvisamente diventavano se non d’oro, almeno d’argento. Un fatto noto e documentato con tanto di carte catastali e atti notarili e rilanciato da tutti gli organi di informazione. Eppure nessuno nella maggioranza disse nulla. La minoranza borbottò qualcosa, ma tutto finì lì. Per-ché tanto silenzio su quel voto? Eppure nessuno avrebbe avuto, almeno sul piano formale e delle norme esistenti, niente da dire se prima di votare la Lai fosse uscita dalla sala del Consiglio e non avesse partecipato attiva-

mente all’approvazione defini-tiva del Puc. Perché quel voto? Anche qui facciamo un passo indietro. La maggioranza sul Puc aveva traballato, molte ri-chieste erano state risolte “poli-ticamente” (vedi il caso della Val Gardona) e il dissenso di alcuni consiglieri, indispensabili per l’approvazione, era, almeno for-malmente, rientrato. Alla vigilia del voto decisivo del luglio 2009 la maggioranza sembrava tenere e l’obiettivo era quello di avere tutti i 24 voti a disposizione. Ma c’era nell’aria il dissenso di alcuni centristi, lo stesso Schir-ru aveva contestato duramente alcune scelte urbanistiche legate al troppo cemento previsto dal Puc soprattutto nelle aree cen-trali della città. Insomma non c’era la certezza che tutti i voti disponibili sulla carta sarebbero stati a favore del Puc. Appro-vare il Piano con meno voti di quelli disponibili avrebbe avuto il significato di una maggioran-za divisa e impacciata. Quindi tutti i voti erano indispensabili,

compreso quello della Lai che, pur consapevole del “conflitto d’interessi” che la riguardava, motivò politicamente il suo sì precisando che il Puc serviva alla città e che lei lo sosteneva aper-tamente. Al più, aveva aggiunto, “se sorgessero delle irregolarità quella parte del Piano, che mi vede coinvolta a mia insaputa, sarà cassata, ma il Puc sarà ope-rativo”. Quindi che il Puc potes-se trovare ostacoli sostanziali nel suo iter e che molti altri citta-dini avrebbero sollevato proprio il problema del “conflitto” era noto da tempo, eppure nessu-no cercò di prevenire esposti su questo argomento. Oggi l’in-chiesta riguarda alcuni ammi-nistratori per le vicende legate al Puc, ma nessuno è in grado di escludere che anche altri casi possano emergere. Si allunghe-rebbe un’ombra pesante sul Puc sporcando il maggior risultato strategico dell’amministrazione Ganau.

La CoaLizione di Centro SiniStra

di fronte aLLe

eLezioni e aGLi avviSi

di Garanzia

Hanno piena fiducia nell’ope-rato della magistratura. Nessu-no degli indagati ha sollevato dubbi sull’azione dei magistrati che hanno avviato da tempo la loro inchiesta e che, per poterla approfondire, hanno ottenuto la prosecuzione delle indagini previo “avviso” agli indagati. Solidarietà piena è stata espressa al sindaco, “senza se e senza ma” come si dice. La fiducia dei con-siglieri della maggioranza sem-bra granitica, anche se qualche sguardo preoccupato si è potuto cogliere a Palazzo Ducale. Il sin-daco Ganau è il fiore all’occhiel-lo del centro sinistra. Il giudizio sull’operato della sua Giunta è positivo per tutti. Una sua rican-didatura era pressochè scontata e la sua rielezione molto proba-bile. Tutti lo davano “vincente”. Il fortino di Sassari in mano al centro sinistra avrebbe retto ancora all’assalto del centro de-stra. Un castello inespugnabile. Pochi avrebbero scommesso sul “campione”, ancora senza volto, del centro destra ormai rasse-gnato a perdere. Ma l’inchiesta dei magistrati cambia il quadro. In che modo è presto per dirlo e molto dipenderà dai tempi del-l’inchiesta, che comunque è sta-ta prorogata per almeno 6 mesi.

noi ve Lo avevamo detto. Nella pagina a fianco la copertina

“profetica” del giugno 2008 del n.68 di Sardegna Ventirighe, alla vigilia

della prima adozione del Puc

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Quindi la campagna elettorale si svolgerà con l’inchiesta in corso. Un bel problema per tutti. Se ne parlerà, ma all’italiana, quasi in silenzio. Già perché entrambi gli schieramenti stenderanno un mare di cortine fumogene. Ve lo immaginate il centro destra che solleva la questione: “un candi-dato con l’inchiesta in corso non va votato”, ai più parrebbe di cattivo gusto perché il proverbio dice che “non si parla di corda in caso dell’impiccato”. Quindi per loro l’argomento inchiesta e avvisi di garanzia è tabù. Me-glio lasciar perdere. Per il centro sinistra, che ha fatto della “que-stione” morale il suo marchio distintivo, un bel imbarazzo. Un avviso di garanzia non è certo una condanna. Anzi, l’avviso di garanzia consente all’imputato di potersi difendere per tempo e di spiegare le sue ragioni di fron-te ai rilievi dei magistrati. Tutti sono innocenti sino a sentenza. E nel frattempo? Non stiamo parlando di un fatto “privato”, ma di un fatto pubblico legato a interessi enormi per tutti i citta-dini. Stiamo parlando di quella “trasparenza” che dovrebbe essere il brand di ogni amministratore. Le scelte politiche dovrebbero essere sempre al di fuori di ogni

sospetto affaristico: dovrebbero essere scelte chiare, compren-sibili, prese nell’interesse della città e dei suoi abitanti. L’avviso di garanzia solleva un problema di “fiducia” e di “credibilità” dell’amministrazione che non potrà purtroppo essere definiti-vamente chiarito in tempi brevi. Ne è consapevole lo stesso Ga-nau che ha ribadito che la sua candidatura dipende dai partiti e dalla coalizione e che lui l’ac-cetterà “solo se avrà il loro pieno consenso”. Una dichiarazione onesta e franca. Saranno quindi i partiti che dovranno nei pros-simi giorni sciogliere il nodo e decidere che fare. Il pallino è nelle mani in particolare del suo partito. Il Pd proprio nei giorni scorsi ha completato i suoi orga-nismi dirigenti che dovranno al più presto esaminare la questio-ne ed esprimere un parere. Gli alleati aspettano. In particolare l’Italia dei valori, indispensabi-le per il suo peso elettorale, che farà? Cosa dirà il partito di Di Pietro che a più riprese e in va-rie parti d’Italia ha sempre detto che non vuole sostenere politici “indagati”? Oggi Ganau lo è e loro devono chiarire cosa inten-dono fare.

PATRIMONIO d’INTERESSEViaggio attraverso i numerosi beni

immobili del Comune di Sassari,illustrati dall’Assessore

al Patrimonio Francesco Scanu

Dopo un caos e un ritardo dura-ti decenni, finalmente il Comu-ne di Sassari ha un’idea precisa circa la consistenza del suo pa-trimonio. Nel 2007, infatti, è stato avvia-to un minuzioso inventario dei beni immobili comunali, basato sull’analisi e sul confronto delle informazioni già contenute nella banca dati dell’Ente con quelle possedute, invece, dall’Agenzia del Territorio. Un lavoro incro-ciato e piuttosto complicato, portato avanti dall’allora Asses-sorato al Patrimonio e Politiche Abitative, durato in tutto dieci mesi. Partendo dai dati catastali, e unendovi le informazioni man mano conseguite, si è arrivati a stilare un’imponente banca dati finale, che contiene dettagli sia di natura tecnica che gestionale di ogni singolo bene posseduto dal Comune, il tutto correlato da schede, planimetrie e foto.

Per conoscere nei particolari il lavoro svolto per costruire l’In-ventario dei beni immobili, e sa-pere quale sia lo stato attuale del Patrimonio Comunale, abbia-mo incontrato l’Assessore al Pa-trimonio, Contratti, Appalti e Acquisti, Affari legali e Affari ge-nerali. Il signor Francesco Scanu ci ha accolto presso i nuovi uffici dell’Assessorato, siti nello stabile di “Corte Santa Maria”, accanto al Punto Città, anch’esso recente servizio istituito dal Comune di Sassari.

Assessore Scanu, potrebbe in-nanzitutto distinguere il Patri-monio Comunale dal Demanio? che differenze ci sono?

AttuAlità: pAtrimonio comUnAle - l’intervistA

« Il Demanio è sempre pub-blico, e si tratta di un bene non alienabile, posto a servizio della collettività, non esistono dunque diritti a favore di terzi. Può trattarsi del lido del mare, o ancora di spiagge, porti, laghi, strutture pubbliche adibite a di-fesa nazionale come le caserme. Ma anche di strade, autostrade, acquedotti, pinacoteche, musei, archivi, biblioteche e così via.Nel caso del Comune di Sassari rientrano nel demanio pubbli-co il bacino idrico del Bunnari (nella Valle dei ciclamini), gli acquedotti, il cimitero di Sassa-ri e dell’Argentiera, e i quattro giardini pubblici cittadini (siti rispettivamente al Monte Rosel-lo, in Piazza Conte di Moriana, via Venezia e Corso Margherita di Savoia). Tutto ciò che non ho elencato nel demanio fa invece parte del patrimonio. A sua volta, il pa-trimonio va suddiviso in dispo-nibile e indisponibile. Quello indisponibile è, solitamente, ri-servato a sede di uffici comuna-

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li, o si tratta di beni destinati, in senso lato, al pubblico servizio. Anch’esso, come il Demanio, non è alienabile ed è fruibile dalla collettività. Il resto rientra nel patrimonio disponibile del comune di Sassari: si tratta di una componente attiva e dina-mica nel processo di produzione e consumo finalizzato alla red-ditività del patrimonio stesso. E sono questi ultimi i beni immo-bili da noi censiti».

In che cosa consiste l’inventario dei beni immobili comunali ? « Il Comune di Sassari, in dieci mesi, ha svolto un inventario di tutto il suo patrimonio immo-bile:un grosso lavoro in gran parte terminato, ma che in piccola parte dev’essere ancora finito, in quanto si deve entrare in possesso di beni attualmente non volturati al Comune, ov-vero i cosiddetti ex beni LAO-RE (Agenzia Regionale nata nel 2006 dalla scissione dell’ex ERSAT in tre enti distinti, ossia Laore, Agris e Argea, le cui com-petenze erano prima disperse in otto diverse aree. Dopo lun-ga attesa, i beni immobiliari ex Laore sono fruibili dai Comuni per le procedure di alienazione, n.d.r.). Per questi ultimi ci sono problemi di censimento, indivi-duazione e accatastamento.Per quanto riguarda la procedu-ra del lavoro, abbiamo operato una suddivisione fondamentale

in due tipi di beni immobili: i fabbricati e i terreni.I fabbricati sono gli interi stabili, all’interno dei quali distinguia-mo le singole Unità Immobiliari (come gli appartamenti dentro un palazzo). Abbiamo sostan-zialmente tre tipi di fabbricati: quelli posseduti per intero dal Comune, quelli solo con dirit-to di superficie, e quelli per cui il Comune ha solo una quota. Questa suddivisione, natural-mente, vale anche per le singole unità immobiliari. Abbiamo catalogato unità im-mobiliari destinate a edilizia residenziale pubblica (gli alloggi comunali), alloggi scolastici, uf-fici comunali,e quelli destinati ad attività sportive. Una parte importante, inoltre, è costituita da unità che provengono dalla soppressione dei cosiddetti beni Ipab (Ex “Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficienza”, istituite in Italia a fine ‘800 con scopi assistenziali. Al centro di frequenti polemiche giudiziarie, sono state riformate solo con la legge 328 del 2000: le IPAB saranno soppresse o trasformate in soggetti giuridici di natura privata. Con la riforma del ti-tolo V della Costituzione, sono soggette esclusivamente a pote-stà regionale, n.d.r.). A Sassari, questi beni sono: l’ex Istituto per ciechi, l’asilo Figlie di Ma-ria, l’ex colonia campestre, la Fondazione Brigata Sassari e la Fondazione Tomé).

Come si è svolto il processo di ca-talogazione delle strutture?Sono stati fatti moltissimi so-vralluoghi, in totale 112, da parte dei nostri tecnici, per verificare se la planimetria cor-rispondesse alla realtà. E’ stata acquisita la documentazione fotografica e sono stati redatti 3047 files in pdf relativamente a tutte le scuole comunali, e 1042 files per quanto attiene gli uffici comunali. Tra fabbricati, unità immobiliari e ciò che ho appena detto, abbiamo in tutto elabo-rato 7942 files. Si tratta, come potrete immaginare, di un lavo-ro imponente: bisognava vedere le unità una ad una, estrarne le planimetrie, verificarle e metter-le su files. Ora, però, è tutto più semplice: se voglio controllare un appartamento senza muo-vermi dall’ufficio, la procedura è velocissima. Entro nel file, estra-polo il singolo palazzo, esamino misure e visure catastali, posso sapere quanto vale l’immobile e di chi è la proprietà. Sono state sanate tantissime situazioni ano-male in cui il Comune, benché fosse proprietario, non risultava tale nel catasto. In passato ci sono stati errori e dimenticanze perché prima c’era solo materia-le cartaceo, impossibile da rin-correre momento per momento. Con le nuove tecniche si può.Anche per quanto concerne i terreni è stato svolto un lavoro analogo: tutto il materiale car-taceo è stato trasformato in ma-teriale informatico; sono stati effettuati sovralluoghi, e create schede in pdf per un totale di 3266 files. Sappiamo se i terre-ni, così come i fabbricati, sono di sola proprietà del Comune, o se esso ne detiene sole quote o solo il diritto di superficie».

Sappiamo che, recentemente, l’Assessorato al Patrimonio e alle Politiche Abitative si è scisso in due diversi Assessorati. Potrebbe spiegarci il motivo che ha porta-to a questa suddivisione?« E’ vero, il mio assessorato, fino al febbraio dello scorso

anno, comprendeva sia il pa-trimonio che le problematiche della casa. Ma si trattava di un assessorato troppo congestio-nato: attualmente noi gestiamo patrimonio, contratti e appalti. Basti pensare che ogni appalto e bando di gara, da qualunque assessorato comunale provenga, passa da qui. Noi verifichiamo la regolarità e le procedure di appalto per tutti i tipi di lavo-ri e servizi. Anche il problema della casa, al tempo stesso, non è cosa da poco: parliamo di tut-ti i problemi relativi all’edilizia residenziale pubblica, qualcosa come 1415 appartamenti affit-tati. Questi sono passati ad un altro assessorato apposito, che si preoccupa di riscuotere i fitti re-lativi alle case popolari. E’ stata una scelta del sindaco quella di dividere le due problematiche, affidando a due assessori diversi queste competenze».

Può fare, allora, un bilancio cir-ca il lavoro portato avanti dal-l’Assessorato al Patrimonio?«Certamente, e mi riferisco agli ultimi sei mesi del 2009. Intan-to ci tengo a citare nuovamente l’inventario dei beni immobi-liari, grazie al quale stiamo pro-cedendo in maniera più veloce ed efficace nel settore di nostra competenza. E’ vero, come di-cevo prima, che alcuni beni non sono ancora conosciuti: si può risalire ad essi solo attraverso una minuziosa ricerca sull’archi-vio cartaceo, tramite repertori contrattuali oramai vecchissimi. Ma siamo intenzionati a prose-guire su questa strada, altrimen-ti alcune proprietà rischiano an-che di perdersi. Abbiamo risolto, in questi mesi, parecchi contenziosi, spe-cie riguardo agli ex beni Ipab che erano già in possesso del Comune ma, in molti casi, ave-vano inquilini e affittuari (sia in appartamenti che nei terreni) che erano lì da anni. Per alcuni abbiamo ricontrattato e rinego-ziato il vecchio affitto. Questo si sta ancora portando avanti, è un

AttuAlità: pAtrimonio comUnAle - l’intervistA

Sassari: Francesco Scanu, assessore comunale al Patrimonio

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cosa possiede il comune di sassari

(fonte:Sassari2010, il Comune parla con te, periodico di informazione-n.6-giugno 2008/ inventario beni immobili Comune di SS, aa.2007-2008)

• 555 fabbricati, di cui:- 394 sono totalmente di proprietà comunale- 145 sono in diritto di superficie- 18 sono detenuti attraverso una quota.• 6753 Unità immobiliari di cui:- 1856 (tra appartamenti, garage e magazzini) totalmente comunali- 4879 in diritto di superficie - 18 detenute attraverso quota.• 3106 terreni, per un totale di 1246 ettari

TOTALE (in valore catastale): € 2.095.164,56 per i terreni / € 87.358.997,90 per i fabbricati

quanto Si GuadaGna daL Patrimonio ComunaLe

(Si parla di Patrimonio disponibile, ossia apparta-menti, terreni, garage o magazzini affittabili)

Fonte: Assessorato al Patrimonio, Appalti e Con-tratti del Comune di Sassari2008: il Comune ha incassato 19.198 €. 2009: il Comune ha incassato 57.199 € (grazie al lavoro di inventariato).Da qui a breve si dovranno accumulare: 296.789 € di incassi coattivi che l’Assessorato deve riscuotere, cifra già scritta nel bilancio.

Incassi da strutture Ex Ipab:2008: 6994 €2009: 30.320 € (Aumento del 500%)Cifra di cui è previsto a breve l’incasso dopo la risoluzione di alcuni contenziosi: € 57.199 (au-mento di quasi 800%)Le cifre incassate dove vanno? Divengono parte del bilancio comunale, quindi finiscono nella cassa generale e poi vengono suddivise nei vari asses-sorati.

Cifre derivanti dal piano dismissioni:2008: 3.474.921 €Previsioni per il 2010: 7.581.921 €

lavoro piuttosto lungo attual-mente in corso.Un’altra cosa molto importante è che l’Assessorato al Patrimonio ha in capo la gestione degli Uf-fici Giudiziari: infatti per legge, nelle città dove esistono,la loro amministrazione é di competen-za del Comune. Il settore Patrimonio gestisce la Corte d’appello e l’ufficio dei Giudici di pace, in tutto e per tutto. Per completezza d’informazione va detto che ciò che si spende viene reso per l’80% dal Mini-stero...ma comunque noi trovia-mo i locali, copriamo le esigenze legate agli appalti di pulizia, ascensori, e così via.Attualmente abbiamo indivi-duato la nuova sede per i Giu-dici di pace: prima era in viale Umberto, ma dal 2005 a oggi i giudici di pace hanno nuovi compiti, gestiscono il penale e controversie sul lavoro oltre alle cause civili, e i vecchi locali non erano più idonei. Abbiamo trovato un nuovo stabile in via Casu, una traversa di Via Carlo Felice. Stiamo anche pensando ad una ricollocazione della Cor-te d’appello: si trova attualmen-te in piazza Santa Maria, ma la proprietà è del Banco di Sarde-

gna, che già da un anno e mezzo ha dato lo sfratto. Il Comune ha cercato il locale e l’ha già trovato in via Budapest, nell’ex Palazzo Telecom; è uno spazio notevol-mente più grande, decentrato per decongestionare il centro, con tanti spazi per i parcheggi...insomma, una dignitosa collo-cazione.Un altro grande censimento, che ha portato alla creazione di un importante documento che prima non esisteva, è stato l’inventario dei locali concessi in comodato d’uso gratuito ad associazioni di volontariato ed enti no profit. Il Comune ne ha rilevati 55, e di ognuno sa tut-to: quanti sono i metri quadri, quanti i vani, le planimetrie, i referenti, gli attuali presidenti delle associazioni, con che deli-bere di giunta sono state appro-vate le concessioni, la data del contratto, quando scade, le ca-ratteristiche e lo stato di conser-vazione dello stabile, a chi sono intestate le utenze, e così via. Infine abbiamo il problema rela-tivo alle dismissioni: si tratta dei siti non più congeniali all’uso.Il Comune, che è proprietario dei beni, ha facoltà di venderli. In questo modo ci è consentita l’acquisizione di nuove risorse.

Anche questa è una componen-te attiva e dinamica nel processo di produzione e consumo per la redditività del Patrimonio. Nel 2009 abbiamo reso esecutiva una deliberazione del Consiglio Comunale che approvava il pia-no dismissioni: si tratta di una scelta politica del sindaco e della relativa Giunta, ma ovviamente passa anche per il Consiglio che è sovrano, e decide di comune accordo l’alienazione. Si tratta di beni anch’essi ex Ipab, che quindi si possono alienare. Va detto che il 50% del ricavato va all’edilizia popolare ».

In conclusione, cosa auspica per il futuro del Patrimonio della città di Sassari?«Mi auguro di proseguire su questa strada. Attualmente tut-ti i beni dismessi, secondo un regolamento risalente al 2002, vanno all’asta, con diritto di pre-lazione per l’eventuale locatario. Ma, nei prossimi obiettivi, inse-

risco prima di tutto il recupero e la valorizzazione dei numerosi beni già in possesso del Comu-ne. Prevediamo, attraverso il processo che abbiamo descritto finora, di recuperare ancora spa-zi, specie per le numerosissime associazioni di volontariato che continuano a rivolgersi a noi per avere un posto dove esercitare le loro attività. Questa Ammi-nistrazione ha investito davvero tanto nelle politiche sociali, e siamo sempre molto attenti a questo tipo di problematiche. L’unico problema è che i vecchi spazi, spesso, non sono idonei a questo tipo di destinazioni: de-vono essere, infatti, strutture si-cure e a norma, poiché gli utenti sono spesso bambini, anziani o portatori di handicap. Devono quindi essere fatti tutti i lavori d’intervento, ma le spese di ri-strutturazione sono altissime. Per questo cerchiamo di creare un portafogli per intervenire at-traverso altre dinamiche». •

AttuAlità: pAtrimonio comUnAle - l’intervistA

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NIENTE è SCONTATO NEL VOTO dI MAggIO di Bruno Pallavisini

Poco alla volta gli scenari per le prossime elezioni amministrative di maggio si stanno delineando. Il punto cruciale per entrambe le coalizioni è definire, e convincere, i potenziali alleati a condividere la sfida elettorale. Sul terreno delle alleanze si gioca la prima sfida. Non solo a livello nazionale dove si voterà a marzo e dove il problema delle leadership e delle alleanze tiene banco praticamente in tutte le regioni. Tra primarie che animano il dibattito nel centro sinistra e in particolare nelle file del partito democratico e speranze

di vincere dovunque della mag-gioranza di governo, tra l’obiet-tivo della Lega di estendere la sua superiorità in tutta la Pada-nia e quello dell’Udc di Casini di dimostrare la fine del bipola-rismo l’obiettivo per tutti è dare al voto una valenza politica in grado di incidere direttamente sul quadro di governo. Nel di-battito politico i programmi per il rinnovo delle amministrazioni locali saranno definiti solo dopo aver messo tutti i propri alleati attorno ad un tavolo. Oggi il confronto è tutto concentrato su chi farà parte organica delle rispettive coalizioni. Ma nell’at-tesa che il confronto si concluda, circolano previsioni e sondaggi.E’ il loro momento. Servono?, sono utili?, sono pilotati?, le do-mande sono tendenziose?, sono solo alcuni degli interrogativi che, in questi ultimi anni, han-no accompagnato la “misurazio-ne” dell’opinione pubblica su un particolare problema. A secondo del “responso” spesso i sondaggi vengono accettati o rifiutati. In realtà sono utili. Fotografano una situazione, esprimono, pur

nella sintesi di un si o un no, un giudizio, una valutazione che peserà al momento di decidere. Anche noi abbiamo fatto un sondaggio sulle figure maggior-mente rappresentative degli enti locali: Comune e Provincia di Sassari (vedi il sito www.ventiri-ghe.it) . Mentre è ancora aperto il sondaggio sulla Presidente del-la provincia Alessandra Giuci, con una tendenza preoccupante per lei, abbiamo chiuso il primo sondaggio relativo all’operato del sindaco di Sassari, Gian-franco Ganau e i consensi dei nostri “visitors” per lui sfiorano il 54%. Una netta maggioranza a conferma del giudizio che Ga-nau ha raccolto in questi anni di guida dell’amministrazione co-munale cittadina. Un giudizio che anche l’opposizione di cen-tro destra, seppur a denti stretti e tra tanti distinguo, aveva fatto proprio. Da alcuni giorni però la tegola giudiziaria degli “avvisi di garanzia” che hanno colpito il sindaco e alcuni consiglieri di maggioranza per presunti “abu-si” che sarebbero stati commessi anche con il Piano Urbanistico

Comunale approvato defini-tivamente lo scorso luglio, sta creando qualche apprensione nel centro sinistra e tra gli allea-ti. La richiesta dei magistrati di proseguire le indagini, iniziate nel luglio del 2008, solleverà più di qualche problema. Nessuno sembra voglia “usare” questa vi-cenda per fini politici, ma si sa che tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare. L’incognita ri-guarda poi cosa ne pensano i cit-tadini elettori di questa inchie-sta, come valuteranno queste vicende nel quadro dell’operato del sindaco e della sua maggio-ranza. Questioni che andrebbe-ro chiarite da parte di tutti per evitare che mentre qualcuno parla di programmi per la cit-tà, altri parlino della “questio-ne morale” in città, argomento spinoso e pieno di insidie per tutti. Gli “avvisi” sono un ar-gomento che potrebbe influire anche nel quadro delle alleanze nel campo del centrosinistra. Il partito a cui molti guardano è l’Italia dei valori che sul tema degli “avvisi di garanzia” sinora non ha fatto sconti a nessuno. Li farà alla Giunta Ganau? Poi c’è il problema delle alleanze in cit-tà, ma anche in provincia. Non è pensabile che ogni centro dove si andrà a votare in contempora-nea con il rinnovo del consiglio provinciale, gli elettori (di en-trambi gli schieramenti) si trovi-no a votare per due assetti diver-si. E’ il caso di Porto Torres che

viene definito “problema locale” ma che locale non è. Anche il centro destra sta incontrando le sue difficoltà per la scelta del suo “campione” cittadino. Per loro, la corsa per il comune di Sassari è in salita, un po’ meno appare la corsa per la Provincia. Qui la Giudici è già stata abbandonata da un alleato “minore” - La fede-razione delle sinistre costituita da rifondazione e dei comunisti italiani- che giudica negativa-mente il suo operato e che mi-nacciano di star fuori dalla coa-lizione di centro sinistra se lei venisse ricandidata. Aggiungono inoltre i comunisti che loro non vogliono in alcun modo alleanze con l’Udc e i “centristi” creando qualche grana in più al Pd di Silvio Lai. Per il centro destra solo una condizione potrebbe cambiare il risultato o almeno consentirgli di giocare la partita per il comune di Sassari : costi-tuire una coalizione togliendo al centro sinistra alcuni pezzi significativi o sperare che si ripe-ta il miracolo del 2000 quando Nanni Campus vinse le elezioni grazie alle profonde divisioni nel campo avverso. Ecco, sarà la coesione dell’attuale maggio-ranza la condizione perché quel giudizio positivo si consolidi e diventi il senso comune di Ga-nau probabile vincitore. Oggi sardisti e centristi governano la Regione con il centro destra e, seppure tutti dichiarano a gran voce che hanno le “mani libe-

Il QuirinaleVia Cavour 3, Sassari - 079.232363

AttuAlità: tempo di sondAGGi

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re”, non è ancora chiaro come verranno usate queste “mani li-bere”. I leader del Popolo delle Libertà, nonostante le frizioni e le fibrillazioni interne, sono convinti che alla fine il quadro politico regionale terrà in gran parte dei territori provinciali. Ci sarà qualche eccezione? E il Comune e la Provincia di Sas-sari sono tra queste? Mentre per il comune di Sassari e, in parte, a Porto Torres, il patto tra Pd-centristi e sardisti è abbastanza solido, per la Provincia qualche dubbio c’è. Qui il voto politico è più netto e la Presidente Giudici non ha lo stesso “appeal” politico del sindaco Ganau. Tra l’altro, la sua poltrona è rivendicata dagli stessi alleati di centro sinistra, quali L’Italia dei Valori. Una poltrona, quella della Provincia che, anche per il centro destra, potrebbe diventare merce di scambio per facilitare la coesio-ne nel proprio campo. Ipotiz-zare una proposta del Pdl agli alleati riottosi di candidare uno di loro proprio alla guida della

Provincia, potrebbe far quadrare il cerchio che tanto sta a cuore a Cappellacci. Per la maggioran-za che governa la Regione pre-sentarsi nelle 8 province con lo stesso schieramento che ha vin-to le regionali e magari bissare il successo, sarebbe un risultato politico innegabile. Poi, infine c’è anche chi tra i partiti delle “mani libere” ovvero i sardisti sostiene sommessamente una via d’uscita dignitosa: correre da soli al primo turno e poi valuta-re, con le “mani libere” appunto, con quale coalizione stipulare un patto di governo. Non verrebbe meno l’accordo politico con la Giunta Cappel-lacci, ma allo stesso tempo di-venterebbero l’ago della bilancia e decisivi per entrambi gli schie-ramenti. D’altra parte i sardisti di Giacomo Sanna potrebbero essere come l’Udc di Casini, an-che se loro sarebbero “centristi con la benda”.

Che giudizio dai dell’operato dell’amministrazione guidata dal sindaco Gianfranco Ganau?

Primo voto: Sabato 12 Dicembre 2009 01:53Ultimo voto: Martedì 12 Gennaio 2010 22:49

Questo il risultato del sondaggio di www.ventirighe.it sull’operato del Sindaco Gianfranco Ganau. I nostri visitatori hanno esapresso un giudizio complessiva-mente positivo per il 53,6%, e complessivamente negativo per il 43,7%. Solo il 2,6% non ha espresso alcun giudizio. E’ attualmente in corso un analogo sondaggio sull’operato della Presidente della Provincia Alessandra Giudici

AttuAlità: tempo di sondAGGi

Sassari la Presidente della Provincia di Sassari Alessandra Giudici e il sindaco della città Gianfranco Ganau

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opiNioNi

POLITICHE CULTURALI E CAMPAGnA ELETTORALE

di giampiero Muroni

Facciamo un gioco: proviamo a immaginare quali saranno, tra qualche mese gli argomenti clou della campagna elettorale per il Comune; cosa diranno i candidati alla carica di Sindaco per assicurarsi il consenso dei sassaresi, quali accuse si lanceranno, di quali promesse riempiranno i loro volantini a condire gli immancabili sorrisi con cui ci “allieteranno” le strade che percorreremo andan-do al lavoro o a fare la spesa.Non mancheranno gli slogan evergreen cui siamo abituati: volete che manchi “lo sguardo rivolto al

futuro”, quando chi ha memoria della nostra città non può che avere nostalgia per il passato, o i richiami all’ottimismo, stonati rispetto ai timori più che ragio-nevoli di chi si guarda attorno? Così come assurgeranno al ruolo di eventi politici la scelta strate-gica delle rotatorie contrapposta al becero passatismo del parti-to semaforico, o peggio ancora l’evidente coloritura riformista delle rovine aragonesi resuscitate dalle magnifiche ruspe progres-sive della Sopraintendenza, cui faranno da contraltare gli alti lai del popolo automobilista, vessato dalle arroganti transenne del potere! Fateci già la bocca: il pastone che ci preparano sarà avaro di prelibatezze – il popolo è bue, diceva quello, ma il forag-gio che passa il convento non è sempre fresco di maggese.Un argomento, però, che, tra gli altri, farà da spartiacque tra destra e sinistra, ci scommetto, sarà la “politica culturale”, tema altisonante con cui dalle trincee contrapposte si lanceranno vi-cendevoli proclami che alla fine si potranno sintetizzare così: la Giunta uscente rivendicherà una generosa serie di fiori all’oc-chiello mentre il “competitor” di destra calcherà la mano sulla ne-cessità di una fruibilità di massa delle manifestazioni promosse dalla mano pubblica, giacché senza un po’ di circo anche il pane migliore sa di poco.Un cavallo di battaglia dell’av-versario di Ganau sarà il favore goduto in città – e nelle clas-si popolari soprattutto – delle commedie in vernacolo, vero momento di divertimento iden-titario da valorizzare a discapito

degli eventi di carattere nazio-nale o internazionale i cui prin-cipali cultori appartengono alle classi più elevate. Che se li pa-ghino coi loro soldi, si dirà alla grossa, gli spettacoli d’essai; che gli scarni fondi pubblici si rivol-gano invece a garantire l’accesso alla cultura di chi altrimenti non potrebbe, e se anche si tratta di arte per chi la bocca ce l’ha solo buona, che c’è di male? La sini-stra al caviale contro la destra dello zimino, a volerla mettere in cucina insomma. Se siete sopraffatti da dubbi am-letici di fronte a una questione messa in termini così “suggesti-vi”, consolatevi presto: la que-relle circa il ruolo delle politiche culturali pubbliche dura da pa-recchio e non è destinata a risol-versi con la scelta del prossimo sindaco di Sassari.A me, poi, che questi duelli ideologici appassionano poco e sarei contento di abitare in una città in cui le occasioni culturali fossero come delle finestre, cui affacciarsi per vedere qualcos’al-tro rispetto alla vita di tutti i giorni, interesserebbe piuttosto che si scendesse dall’alto cie-lo delle polemiche tutto fumo con cui paiono divertirsi tanto i campioni della politica locale, per andare ad assaggiare il piatto che si va a cucinare.Ad esempio per chiedere conto del valore dato al professioni-smo degli artisti pagati dai fondi pubblici.Sul tema gli ardori di bandiera si stemperano e forse entrambi gli schieramenti avrebbero di che meditare circa i criteri segui-ti o da seguire nella scelta degli attori culturali che dovrebbero “animare” la città. Ad esempio

ci si potrebbe chiedere se, ri-spetto ad altre priorità relative al contenuto degli spettacoli, non sia più importante privilegiare il grado di professionalità vantata da chi si occupa di realizzare operazioni culturali. E, per fare un esempio piccolo piccolo, se non sia politicamente signifi-cativo chiamare a collaborare soggetti con strutture e tradi-zione che consentano il rispetto di standard qualitativi adeguati alle dimensioni della nostra città anziché flirtare con dilettantismi di stampo amatoriale che consi-derano il versamento dei contri-buti previdenziali per gli artisti un optional sacrificabile spesso e volentieri.Che sia chiaro: nessuno conside-ra l’algido professionismo come parametro unico per meritare l’attenzione dell’ente locale; ba-sta che sia chiara la distinzione tra un’operazione culturale ed una di carattere sociale: con-sentire l’uso di una piazza a una rassegna rock giovanile, ad esempio, è certo cosa buona e giusta, ma fa parte della seconda categoria.Fatto questo discrimine, di-ciamo “formale”, il contenuto del canovaccio smette di essere importante: una gobbula vale quanto il jazz; se l’operazione ri-sponde a determinati parametri (che dipendono dal valore pro-fessionale di chi “va in scena”) siamo di fronte a una manifesta-zione culturale, altrimenti se ne occupi un altro assessorato.E le competenze per fornire prestazioni di livello qualitati-vo adeguato esistono eccome in città, sia a livello artistico che manageriale. Che potrebbero

collaborare con il Comune an-che per quanto riguarda la pro-gettazione degli spazi.Chissà, sempre per fare esempi terra terra, se quelle competen-ze sono state sentite prima che si mettesse mano agli onerosi interventi di realizzazione del mega auditorium di Cappuccini, le cui spese di gestione appaiono proibitive per le dimensioni del pubblico potenziale che la no-stra città può garantire alla mu-sica. Oppure, per discutere di ciò che è ancora in fieri, di come sia possibile strutturare un altro grande spazio come l’Astra di modo da renderlo fruibile più di un paio di volte all’anno. Credo che chiedere agli operatori cul-turali accreditati in città (non sono una marea) se sia il caso di mettere dei sedili fissi oppu-re no, non sia determinante per stabilire se una certa scelta è di destra o di sinistra, ma sia utile ad evitare di costruire monu-menti buoni solo al momento del taglio del nastro e poco più.Ecco, se i candidati sindaci o i loro supporter iniziassero a ra-gionare su queste cose anziché tediarci sul valore ideologico del teatro dialettale contrapposto alla “cultura dei grandi eventi” avremmo tutti da guadagnarci. Tutti noi che quegli spettacoli andiamo a vederli, dico, e che ci piacerebbe votare su qualcosa di più degli slogan da volantino che ci “stressano” i tergicristalli in tempo d’elezioni. •

Sassari: Palazzo Ducale sede del Comune

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N°28/29 A cura di Gianluca Piredda. Supplemento da collezione allegato a Ventirighe n.90, 1 Febbraio 2010

QUINDICINALE DI CULTURA E ATTUALITA’ A FUMETTI

La RAI degli anni settan-ta, a dispetto di quanto si creda, era molto più aperta alle sperimen-

tazioni di quanto lo sia la televi-sione di oggi. Basti pensare agli sceneggiati a puntate, che presen-tavano trame complesse interpre-tate dai grandi attori dell’epoca, i programmi musicali che lanciava-no voci nuove e, quello che più di tutti segnò una generazione (e, in un certo senso, le generazioni a venire): Carosello.Ed è proprio Carosello a dare il La per la creazione di una nuova trasmissione che, più di tutte, era all’insegna della sperimentazione e che, come mai più è avvenuto, influì nettamente sui dati di ven-

ti”, cioè disegni fermi filmati dalla camera in movimento. – Spiega, in un suo articolo, Governi – Mi misi alla ricerca di persone con cui realizzare un programma che non fosse sui fumetti, ma fatto con i fumetti, un programma, insomma, basato sul linguaggio dei fumetti che raccontasse storie disegnate.”Per Carosello passarono tutti, in testa due personaggi che furo-no fondamentali per il nascente Gulp: Guido De Maria e Bonvi. De Maria, classe 1932, firmò i caroselli della Cera Grey, di Sa-lomone pirata pacioccone, del-l’Amarena Fabbri e dei Loaker. Era l’uomo giusto per firmare la regia di un programma a fumetti

e nel suo team compariva Franco Bonvicini, noto ai più come Bon-vi, che spopolava su Paese Sera (e, in seguito, su Eureka) con le sue Sturmtruppen. Anche il Bon-vi non era digiuno di caroselli e firmava le mini storie di Joe Con-dor.I due creativi avevano in cantiere un nuovo personaggio: Nick Car-ter, un poliziesco umoristico che

IN QUESTO NUMERO

1 Intervista: Alejandro Villèn Real.1 Garfield, di Jim Davis2 Hairy, di MarkOlier3 Bob the Squirrel, di Frank Page3 Crazy World3 afNews4 Bye BiPolar, di David Ryan5 Addio alla sanità mentale.5 Quiff, di Cius5 Pirateria: ora tocca ai fumetti6 Crazy Nena, di Serena Romio6 La Gazzetta celebra 100 anni di fumetto italiano7 Ask Maridee, di Scott & Georgia Ball8 Crow’s Village, di Lele Corvi

HAIRY di MarkOlierdita dell’editoria a fumetti de-gli anni settanta: Gulp!L’idea venne a Giancarlo Go-verni, allora responsabile del Reparto Programmi Speciali della RAI, mentre vide un Carosello di Paul Campani. Governi racconterà in seguito che, in quel periodo, elettriz-zato dalla nuova carica si mise a progettare a 360gradi e che quel Carosello lo ispirò parti-colarmente. “Il personaggio si chiamava Pupa e le riprese era-no fatte a “disegni non anima-

(segue a pag. 2)

Dettaglio della schermata del canale Marvel di youtube.com

TORNANOGLI ANIMATION

COMICS. ED E’ MODATuTTo è iniziaTo negli anni seTTanTa.

Prima era gulP e, subiTo doPo, suPergulP. ed oggi la marvel lancia i suoi animaTion

comics su YouTube

di Gianluca Piredda

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2

STRIP SEASONS N°28/29 - A cura di Gianluca Piredda. Direttore responsabile Valter Bruno Pallavisini. Supplemento allegato a Ventirighe n.86, 1 Ottobre 2009, Autorizzazione Tribunale di Sassari n°422 del 22 marzo 2004. - Edizioni Nord Ovest, via Savoia 41/a, 07100 Sassari. [email protected] - www.stripseasons.co.ccHANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Massimo Cavezzali, Cius, Ben Dunn, MarkOlier, Frank Page. Tutte le strip sono © copyright e proprietà dei rispettivi autori e degli aventi diritto e sono pubblicate su licenza. Strip Seasons è © 2009 di Gianluca Piredda. - E’ vietata qualunque ripro-duzione senza consenso.

diventò il simbolo (e il condut-tore), insieme ai suoi comprimari Patsy e Ten, e al cattivo Stanislao Moulinsky, soprattutto del se-quel (e dell’evoluzione) di Gulp: Supergulp!Gulp e, in seguito, Supergulp non volevano presentare solo cartoni animati. Il concetto della trasmissione era quello di presen-tare “Fumetti in TV”. Le storie erano ad immagini fisse, talvolta semianimate facendo scorrere i personaggi sugli sfondi tramite la tecnica del “passo uno” (o “stop motion”). E i personaggi erano quelli che si trovavano in edi-cola: dai Supereroi della Marvel – le cui storie arrivavano diretta-mente dai network americani – a Phantom, Mandrake, Rip Kirby e Cino e Franco; dai personaggi della Bonelli, a Corto Malete, TinTin, Alan Ford, Lupo Alber-to e tanti altri. Una trasmissione sperimentale che durò all’incir-ca un decennio e che conquistò l’85% di audience, portando be-nefici mai più goduti al mondo del fumetto italiano.Tuttavia gli schermi si spensero nel 1983, per non riaccendersi più se non sporadicamente, con qualche spezzone trasmesso qua e la. Per il resto, solo nostalgia. I fumetti animati di Bonelli ven-nero ritrasmessi da alcune televi-sioni private, così come i supere-roi della Marvel. A cavallo tra gli anni ottanta e i novanta, Max Bunker volle ri-tentare l’esperimento con “Alan Ford e il Gruppo TNT contro Superciuck”, un breve film ani-mato per il mercato dell’home video. Ma in TV non si vide mai più un Supergulp che raccoglies-se assieme tutti quei personaggi di culto. Nemmeno Fantasy Party, la trasmissione di Mau-rizio Nichetti dedicata ai corti animati d’autore, riuscì ad essere un degno supplente dello show di Governi e De Maria e nono-

stante l’ottima intuizione, rimase relegata alla seconda serata e ad un pubblico di nicchia.Un esilio televisivo dovuto alla difficoltà di realizzazione di un prodotto costoso quanto sem-plice, e tutti i tentativi fatti sono abortiti in partenza. Spesso era

difficile mettere d’accordo gli aventi diritti di determinati per-sonaggi; altre volte le richieste economiche erano troppo esose. Fatto sta che Supergulp è rivissu-to nuovamente solo in DVD, in una recente collana per le edicole e, in libreria, grazie ad un libro

(con vhs allegato) realizzato da De Maria e Governi. Il mito di Supergulp, però, non si è fermato dentro i confini nazio-nali. Alla fine degli anni novanta, quando il fenomeno di internet iniziava a prendere piede, alcuni autori come Stan Lee decisero di collaudare il mezzo e crearono personaggi ad oc per delle serie di “web-cartoons”, cartoni ani-mati in semi animazione per il mercato della grande rete. Allo stesso tempo, la Dark Horse prese a pubblicare sul proprio sito i fumetti animati dei perso-naggi che aveva in scuderia, uno per tutti il Martin Mystère della Bonelli. Ma si trattò solo piccoli esperimenti isolati.Ma l’idea dei fumetti in TV non si è estinta nel 1983, e mentre De Maria porta in giro per l’Ita-lia la sua mostra con proiezioni dedicata a Supergulp (e al come veniva realizzato), la Marvel ha

BIG BANG, di Cavezzali

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CRAZY WORLDNOTIZIE PAZZE DAL MONDO

A cura di Gianluca Piredda

Brevi di cronaca dal mondo del fumettoa cura di Gianfranco Goriae della redazione di www.afnews.info

Il festIval DI anGou-leMe vIa webtv

Non hai potuto or-ganizzarti la gita al Festival Internazio-nale di Angoulême

2010? Puoi consolarti seguendolo via webTV. Ti basta fare click su http://www.bdangouleme.com/webtv/. Ovviamente non è la stessa cosa che stare allegramente a congelare, nelle fredde giornate dal 28 al 31 gennaio, cammi-nando tra la folla di appassionati

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e professionisti del fumetto che si muovono tra un padiglione e l’altro, seguiti dagli altoparlanti disseminati per la città che ricordano i vari ap-puntamenti in corso (e sono sempre tantissimi), ma, insomma, ci si con-sola come si può. Interviste e altro sono già in linea. Buona visione!Angoulemme è on line al sito: http://www.bdangouleme.com/

TELEVISIONIn esclusiva per i nostri let-tori l’animation comics di Spektral, il nuovo fumetto nero italiano presentato su Strip Seasons n.18

www.ventirighe.it

un austRalIano letteRalMenteattaCCato al telefono...

sydney - Gye Gardner, un camionista di australiano è rimasto lette-ralmente incollato al suo telefonino, dopo averlo aggiustato con una potentissima colla istantanea. Immediatamente dopo aver incollato le parti rotte, l’uomo ha ricevuto una importante telefonata dal suo capo. I due hanno parlato per cinque minuti e, una volta finita la conversazione, Gye si è reso conto che il telefono non voleva più stac-carsi dalla faccia. L’uomo è riuscito a staccare il telefono con l’ausilio di un cucchiaio.

***

suICIDa abbatte CInQuantunoMuCCHe e sI toGlIe la vIta

new York - A Copake, nello stato di New York, si è verificato un insolito fatto di sangue. Un allevatore cinquantanovenne si sarebbe tolto la vita nella sua stalla. Prima di commettere il fatto, l’uomo, però pare abbia ucciso cinquantuno delle sue mucche. Secondo gli inquirenti, negli ultimi tempi il contadino soffriva di grossi problemi personali.

QUIFF, di Cius

aperto un canale Youtube in cui è possibile vedere non solo interviste, presentazioni e re-censioni dei propri prodotti, ma trailer a fumetti delle nuove serie in calendario, ed episodi completi, scritti da alcuni dei maggiori nomi sul mercato, di fumetti animati (“motion comi-cs”, li chiama la Casa delle Idee) dedicati ad alcuni dei maggiori

personaggi dell’universo fumetti-stico. Tra tutti gli X-Men e i suoi membri, Iron Man, Spiderman, i Fantastici Quattro. Un prodotto di qualità che è stato apprezzato da migliaia di lettori che, pron-tamente si sono iscritti al canale (www.youtube.com/marvel), ed ha già scatenato una vera e pro-pria moda tra gli appassionati.§

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NINJA HIGH SCHOOL (La scuola di magia Einstein/Houdini), di Ben Dunn

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� Continua e finisce nel prossimo numero

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�Continua e finisce nel prossimo numero

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BOB THE SQUIRREL, di Frank Page

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1 Febbraio 2010 - n.90 - Sardegna Ventirighe - 15

OpiniOni

Sogno di una notte di mezzo invernoProve tecniche di elezione

dei segretari del Pd a sassari

Il 16 gennaio si sono svolte nella città di Sassari le primarie per la elezione dei Segretari provinciale e cittadino del neo Partito Democratico,Giuseppe Lorenzoni e Giovanni Isetta. Durante la mattina sono stati presentati i programmi ed invero, più

che un dibattito con la base degli iscritti, i componenti “del verti-ce” hanno palesato i buoni propositi (per gli addetti ai lavori “piat-taforma” ) nonché le ardue difficoltà da superare. Unitamente. Ecco la novità. Questo partito nei quotidiani regionali viene sovente rappresentato come la “Guernica” di picassiana memoria: dilaniato dai dissidi ed i conflitti intestini, proteso alla ricerca di qualsivoglia alleanza e con scarsa partecipazione della base alla elezione dei propri organi. Difficilmente si scorge la descrizione delle linee pro-gettuali, degli incontri organizzati nel territorio e per il territorio, della vicinanza nei momenti di forte crisi ai lavoratori della chimica, ai precari nella scuola, alle istituzioni che tutelano contro le offese ai diritti e libertà fondamentali . Come voler mostrare il bicchie-re mezzo vuoto. Eppure questo movimento , pur con le innegabili lacerazioni tra le varie anime, nel territorio è stato ed è presente: con concrete e dettagliate proposte di riforma , a livello nazionale e locale, quale quelle inerenti la sicurezza, l’ambiente e il piano casa, l’istruzione, la tutela del lavoro, la riforma medico sanitaria, la giu-stizia e libertà di stampa. Ma le proposte di legge, gli emendamenti, le interrogazioni,i convegni, incontri, dibattiti, son spesso passati in sordina, scarsamente propagandati dai mass media ufficiali per lasciar ampio spazio alle lotte fraticide. Dolo o incidentale dimenti-canza? Eppur si muove: questo partito, soprattutto nei luoghi dove vi è stata la saggia presentazione delle candidature unitarie, pur con-sapevole di arrecare un dispiacere ai detrattori dell’opposizione, si muove. E tenta di accantonare in buona parte le controversie interne per rendere fattibile il sogno della notte di mezza estate e di mezzo inverno . Con uno sforzo che rende, eccome, la differenza: in ambiti importanti e che subiscono profondi attacchi nella tuela dei diritti civili e delle libertà fondamentali di tutti i cittadini, anche non iscritti e/o simpattizzanti del PD. E’ e sarà, un partito , per esempio, cui appartiene il Deputato Guido Melis, che ha voluto nella giorna-ta di sabato esprimere la solidarietà con coloro che stanno lottando per conservare il posto di lavoro, a dispetto di quanto sostenuto da un Ministro che tende a cambiare l’art. 1 della Costituzione e della Repubblica Italiana , che si vuole una e fortemente fondata sul lavoro.E’e sarà il partito del consigliere Provinciale Alba Canu, che chiede una reale e ampia possibilità di partecipazione delle donne nella vita politica e nelle segreterie . Nelle situazioni apicali e di-rettive, a dispetto di chi crede che l’art. 3 della Costituzione, della eguale parità e dignità sociale, sia oramai superata dagli eventi. Fatti di ordinaria quotidianità, che vedono ministri, assessori, consiglieri di sesso femminile appartenenti alla maggioranza governativa as-surgere agli onori delle cronache dopo steges formativi che durano lo spazio di mezza stagione: un lungo impegno per cercar voti con modalità analoghe alla vendita di pacchetti convenienti di polizza vita. Conveniente per loro, non per le acquirenti. Ben altra militanza

e consapevolezza nelle pari opportunità ha richiesto e richiede il partito democratico, bellezze e stages di contorno a prescindere. E’il partito dell’Assessore Comunale Nicola Sanna, che chiede di parlare con la gente che oggi più di ieri si avvicina agli amministratori locali non più o non solo per domandare “l’aiutino” in quel che dovrebbe essere garantito dalla nascita( una casa, un lavoro,un pasto caldo)ma per essere ascoltata ed aver risposte.In un momento così critico in città che se la Caritas fosse una S.P.A. in borsa fareb-be faville.E’ il partito della sintesi conclusiva del Segretario Silvio Lai, che chiede di superare le solitudini delle persone perché questa società, della apparenza, dell’avere, della falsa opulenza è una so-cietà che il partito non vuole e mai ha voluto. Che nasconde una crescente povertà, economica e culturale, una intolleranza verso gli extracomnuitari ed i diversi. Questo fà la differenza. E’ il partito del popolo democratico degli anziani e dei giovani iscritti (definito dai quotidiani locali “di scarsa affluenza” tanto per denotare gli aspetti positivi) che, nonostante il giorno prefestivo, si son recati a votare per eleggere, anzi, per esprimere il consenso ai segretari. Ed anche per palesare i dubbi e perplessità. Per confrontarsi, per verificare se nella assmblea erano presenti i loro amici, i loro compagni. Per chie-dere che diversità sussisterà tra le vecchie sezioni ed i circoli, per sapere quando si potranno riorganizzare le nuove strutture. I circoli che , in un sogno di notte di mezzo inverno, dovrebbero rianimare la vita politica sociale e culturale della città. Questa città, ricca di con-traddizioni e poliedrica. Talvolta generosa nel fornire menti fertili e solidarietà ed altre con scarsa memoria storica di quel che è stato o che potrà essere, questo partito. Anche quando si chiamava Pci , DS o qualsivoglia sigla: che si rispecchia in parte nei padri fondatori, non casualmente ichnusei, tali Gramsci e Berlinguer.I quali, dissidi a parte, rimangono nella continuità dei principi di un partito muta-to nella forma ma coerente nella corteccia sana di profondo amore nei confronti della gente.

Giuliana Mura

Sassari. L’assemblea congressuale del Pd del 16 gennaio scorso.

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primO pianO: TrasporTi

viaggiare Sicuri ed eSSere Sicuri di viaggiare: note a margine della bagarre enac – ryanair

La tempesta che nelle settimane a cavallo tra vecchio e nuovo anno aveva turbato i cieli italiani sembra essersi definitivamente conclusa. Stando ai comunicati stampa e alle dichiarazioni dei vertici dell’Ente nazionale per l’aviazione civile (ENAC) e della compagnia low cost Ryanair la bagarre tra i due soggetti si è risolta con un lieto fine che ha fatto tirare un sospiro di sollievo alle migliaia di viaggia-tori – e ai sardi tra loro – che si avvantaggiano della presenza del vettore negli aeroporti italiani. Un’ottima notizia anche per quegli

scali oramai convertiti al credo del volare low cost. Nella riu-nione del Comitato intermini-steriale per la sicurezza aeronau-tica (CISA) tenutasi il 7 gennaio scorso i vertici dell’ENAC han-no gestito a proprio vantaggio il nodo sicurezza, decidendo a fa-vore dell’inserimento dei sistemi di body scanner nei principali scali internazionali e risolven-do la questione dei certificati d’identità richiesti all’imbarco. Alla compagnia irlandese è stato imposto il rispetto della norma-tiva nazionale sulla certificazio-ne. Da parte sua Ryanair, riti-rando la minaccia di sospendere i voli domestici a partire dal 23 gennaio, ha promesso di accet-tare tutti i documenti: passapor-ti, carte di identità e i “tesserini rilasciati dallo Stato”. Sotto quest’ultima formula, in base ad alcune interpretazioni e a quanto riportato dal comuni-

maria Francesca Fantato

cato stampa dell’ENAC datato 17/11/2009, si nascondereb-bero anche quei documenti di identificazione che, come la licenza di caccia, di pesca e il porto d’armi, sono emessi da “un’amministrazione dello Sta-to” e che sono parificati a quelli richiesti in Europa da un Decre-to del Presidente della Repub-blica del 2000 (D.P.R. 445 del 28 dicembre 2000). Secondo la stessa interpretazione da chiarire rimarrebbe soltanto la validità delle patenti che, rilasciate alter-nativamente da Motorizzazione e Questura, sollevano ancora un problema di riconoscimento. In effetti il comunicato stampa dell’ENAC datato 7/01/2010, con il quale si è siglata la pace, riferisce che “la compagnia ha chiesto al CISA del tempo per valutare la possibilità di accettare in futuro anche altri documenti, tra cui la patente di guida”. Ma

si legge altresì nello stesso co-municato: “Ryanair ha comuni-cato che d’ora in avanti accetterà come documenti identificativi dei passeggeri la carta d’identità, il passaporto e tutti i documenti di identità modello AT/BT (tes-sere ministeriali) rilasciati dalla Pubblica Amministrazione di cui al D.P.R. 851 del 28 luglio 1967”. Pertanto, a differenza che nel comunicato precedente, dove erano citati entrambi, si fa riferimento a un solo Decreto del Presidente della Repubblica, quello che chiama in causa le cosiddette “tessere ministeriali”. Lo stesso Vito Riggio, Presiden-te dell’ENAC, ha dichiarato che la misura riguarderebbe i circa otto milioni di cittadini alle di-pendenze dell’Amministrazione dello Stato. Qualcuno sempli-ficando ha detto: “l’ennesimo regalo fatto ai Parlamentari”. Ad ogni modo la controversia si è appianata proprio nel gior-no in cui la compagnia aerea ha diffuso il bilancio, largamente positivo, dell’attività annuale. Nel 2009 più di 65 milioni di passeggeri hanno scelto Ryanair, con un incremento del 13 per cento rispetto al traffico dell’an-no solare precedente. Cifre che incoraggiano a mantenere la copertura nel nostro Paese che, insieme alla Gran Bretagna, è la principale voce di introito per la compagnia irlandese. Orio al Serio, Ciampino, Alghero, Bari, Bologna, Brindisi, Cagliari, Pe-scara, Pisa e Trapani tornano

dunque alla quotidiana intensi-tà dei decolli. Ma se negli anni la presenza di Ryanair ha rap-presentato la principale fonte di sostentamento per questi scali, ci sono casi, come quello del-l’aeroporto siciliano di Trapani, che dalla disputa con ENAC avrebbero pagato molto più di un danno collaterale. A Trapa-ni, infatti, la società di gestione Airgest ha consegnato a Ryanair l’uso in esclusiva dell’aeroporto, legando il proprio destino alle sorti, e alla volontà, del vettore. Poi ci sono altri aspetti. Ryanair avrebbe anche potuto sfruttare la querelle sulla sicurezza ae-roportuale per abbandonare le rotte infruttuose eludendo le pe-nali altrimenti dovute. Oppure risparmiare sulla manutenzione dei Boeing 737 che, se rimasti a terra, avrebbero fatto evitare alla compagnia i costi dei rela-tivi controlli. Anche se stando ai moltissimi messaggi di com-mento dei viaggiatori sulla Rete l’ipotesi più accreditata nell’opi-nione comune resta quella di un favoreggiamento indiretto di Alitalia da parte di ENAC. In-negabile la concorrenza eserci-tata da Ryanair nei confronti di Alitalia in scali come quello di Alghero dove i voli low cost del-la rotta Alghero – Orio al Serio (Bergamo) evidentemente por-tano via moltissimi passeggeri a quelli della rotta Alghero – Mi-lano Linate della compagnia di bandiera. •

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1 Febbraio 2010 - n.90 - Sardegna Ventirighe - 17

primO pianO: TrasporTi

D.P.R. 851 del 28/07/1967 “Norme in materia di tessere di ricon-oscimento rilasciate dalle amministrazioni dello Stato”

L’antefattoNegli corso del 2009 pioggia di esposti contro Ryanair da parte di passeggeri in partenza da Trapani. Sono interpellati: la Società di ges-tione Airgest di Trapani, l’Ente nazionale per l’aviazione civile e, tramite gli organi di polizia, il Ministero dell’Interno. L’Airgest aveva dato un parere burocratico, mentre la Direzione Affari legali dell’ENAC,invece aveva dato ragione agli utenti e sollecitato Ryanair al rispetto delle norme di legge.Ci si riferiva al fatto che i passeggeri, in partenza da Trapani per altre destinazioni, in possesso di check-in online richiesto con documento diverso da carta d’identità e dal passaporto, dovessero rifare nuovamente il check-in pagando la somma di 32 euro, non riconoscendo Ryanair la validità di altri documenti. L’Airgest aveva replicato: “Nulla può obiettare la società di gestione aeroportuale, se non osservare gli accordi contrattuali che prevedono anche il pagamento del check-in in aero-porto quando quello on line non venga ritenuto valido perché recante numeri identificativi di altri documenti di riconoscimento. (…) Nelle more di una determinazione dell’Ente di vigilanza l’Airgest non può che rispettare le indicazioni date dalla compagnia aerea non essendo prati-cabili altre procedure”. L’ENAC di Trapani aveva risposto a un privato, ma il responso aveva il tono dell’ufficialità: “Il Vettore Ryanair non ha riconosciuto valido il documento AT rilasciato dal Ministero della Pub-blica Istruzione, facendo pagare una somma aggiuntiva per il check-in in aeroporto. A tal proposito, la Direzione Affari legali dell’Enac di Roma ha precisato che il quadro normativo di riferimento in tema di documenti di riconoscimento è rappresentato dalla legge 1185/1967 per i passaporti, dal DPR 649/1974 per le carte di identità e dal DPR 851/1967 per le tessere AT/BT. In aggiunta l’art. 35 del DPR 445/2000 stabilisce quali siano le equipollenze dei documenti di riconoscimento. L’attuazione delle norme di cui sopra si ritiene non possa essere derogata in ambito contrattuale, pertanto eventuali disposizioni contrattuali difformi devono essere considerate nulle in quanto contrarie a norme di legge imperative”. (Fonte: La Sicilia, pag 35, 5/07/2009)

Quanto Sarebbe coStata la ritirata di ryanair

Con l’accordo del 7 gennaio è rientrata l’ipotesi di cancellazione di tutti i voli interni a partire dal 23 dello stesso mese. Questa la misura che Ryanair aveva annunciato durante il braccio di ferro con l’ENAC: “una scelta obbligata” – secondo il portavoce Stephen McNamara –, per una questione di sicurezza dei propri sistemi operativi (e non degli aeroporti, come si è precisato poi, con soddisfazione del presidente dell’ENAC Riggio). Ma, aldilà dei fin troppo evidenti disagi che avrebbero sofferto tutti quei passeggeri che hanno scelto il vettore low cost, per la maggior parte dei quali rappresenta la sola possibil-ità di spostarsi in Italia e all’estero a prezzi accettabili, è interessante capire quanto sarebbe costata la ritirata della compagnia irlandese agli aeroporti italiani. Il danno economico avrebbe potuto sfiorare i 100 milioni di euro all’anno: a tanto sarebbero ammontate le mancate entrate per i diritti aeroportuali che compongono la tariffa del biglietto aereo pagato dai passeggeri. La stima è basata su un volume di circa 11 milioni di passeggeri: quelli che nel 2009, stando ai dati, si sono imbarcati sui Boeing 737 del vettore irlandese nelle rotte interne. In totale sono 18 milioni i passeggeri che compongono il traffico dichiarato da Ryanair in Italia ( 7 milioni sono quelli in arrivo da scali stranieri, che pagano i diritti nel paese d’imbarco).Sul biglietto aereo, secondo quanto evidenzia alla voce tariffe trasparenti la Carta dei diritti del passeggero pubblicata dall’ENAC, gravano “diritti aeroportuali” per 8,95 euro complessivi per ogni trat-ta nazionale. La cifra si compone così: 5,09 euro per “diritto imbarco passeggeri”; 2,05 per “tariffa ministeriale per i controlli di sicurezza sul bagaglio da stiva”; 1,81 euro per “integrazione al diritto d’imbarco per i controlli di sicurezza sui passeggeri e sul bagaglio a mano”.Moltiplicando la somma di queste voci per 11 milioni di passeggeri si arriva a stimare in circa 100 milioni il volume d’affari che l’attività di Ryanair genera a favore degli aeroporti italiani. Naturalmente si tratta di un valore lordo, perché molti aeroporti ed enti locali versano con-tributi per attirare Ryanair, per cui il danno effettivo di una ritirata del vettore irlandese sarebbe inferiore a questa somma. Si tratta di contratti segreti ma, secondo una recente dichiarazione di Alitalia, nell’ultimo bilancio il vettore ha ricevuto da tutti gli aero-porti europei 190 milioni di “contributi notificati”. All’importo lordo di 100 milioni in diritti aeroportuali andrebbero aggiunti i costi che Ryanair paga per i servizi di assistenza forniti o dagli aeroporti o da società indipendenti: anche questo è un fatturato che verrebbe meno in caso di ritirata.L’attività del vettore irlandese genera inoltre altre entrate per lo Stato. Su ogni biglietto ci sono 4,50 euro per un’ “addizionale di competen-za comunale o del ministero del Lavoro, della Salute e dell’Interno”, che vale circa 50 milioni di euro all’anno. Inoltre non bisogna dimenticare l’Iva del 10% calcolata su tutti i diritti aeroportuali più l’addizionale: si tratta di altri 15 milioni di euro.(Fonte: Sole 24 ore)

Aereoporto di Alghero

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logudoro, meilogu e il PeSo della raccolta diFFerenziata.

Nel 2002 la Sardegna veniva citata come l’ultima regione in Italia quanto a percentuale di raccolta differenziata (2,8%). Lo svi-luppo delle raccolte differenziate secco-umido rivestiva un ruolo fondamentale e decisivo al fine della pianificazione degli in-terventi per il rispetto degli obiettivi di riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare in discarica. Vi era pertanto la necessità di stabilire le azioni da adottare per l’attivazione della raccolta secco-umido nei comuni, così il principio di premialità/penalità

di maria Paola giordo e mauro Piredda

divenne la base di questo siste-ma. In questa maniera i comuni virtuosi avrebbero visto premiati i loro sforzi vedendosi ricono-sciuto uno sgravio tariffario im-mediato relativo al conferimen-to dei rifiuti umidi differenziati a monte, ovvero nelle abitazioni nonché nelle mense, nei risto-ranti e nei mercati. Per contro la penalizzazione avrebbe previsto un surplus tariffario sempre ri-ferito al flusso differenziato dei rifiuti conferiti in discarica.Inizia così lunga strada verso il virtuosismo. Fino al 2005, allo scopo di facilitare l’avvio dei sistemi di raccolta secco-umi-do, nonostante il conferimento avvenisse principalmente in di-scarica a causa della mancanza di impianti di valorizzazione, le premialità venivano comunque applicate. Per farla breve: anche se finiva tutto nello stesso cal-derone, gli enti locali venivano premiati per l’attività educativa sull’utenza. Nel 2007 la Giunta regionale stabilì che il mecca-nismo di premialità/penalità venisse ampliato anche alle al-tre frazioni merceologiche quali carta e cartone, plastica, vetro e imballaggi in metallo, che per il 2008 avrebbe dovuto raggiun-gere una percentuale di raccolta del 40% di cui il 10% di umido per poi subire un incremento annuale (dal 2009 l’umido al 15%) fino al 70% previsto per il 2012. Due i livelli di premialità per il secco residuo indifferen-ziato: uno sgravio pari al 20% della tariffa che superano la suddetta soglia, ma anche supe-riore a tale percentuale qual’ora

attualità: ambienTe e rifiuTi

il risultato ottenuto dovesse essere superiore. La corrispon-dente penalità è uguale a 5,16 €/ton per tutti quei comuni che non avessero raggiunto la soglia minima. Dal 1 Gennaio 2009 l’umido differenziato che con-corre alla premialità non può più essere conferito in discarica ma esclusivamente presso gli impianti di compostaggio auto-rizzati nel territorio regionale o presso le piattaforme consortili di Tempio, Olbia, Macomer, Villacidro. L’ultimo impianto realizzato in ordine di tempo è quello di “Coldianu” nel comu-ne di Ozieri, inaugurato lo scor-so 19 dicembre, tratta sia “secco residuo” che “organico di quali-tà” (dal prossimo febbraio) che consentiranno di produrre un compost da utilizzare in agricol-tura. Insieme alla discarica atti-gua è stato costituito un polo in-tegrato di trattamento dei rifiuti evitando ulteriori trattamenti o trasporti degli stessi come ac-cade in altre zone dell’Isola. La Regione ha così ridisegnato la mappa del conferimento desti-nando all’ impianto di Ozieri 45 comuni, ben 20 in più rispetto a quelli che fino all’anno pre-cedente conferivano nella sola discarica. Quest’ultima riorga-nizzazione voluta dall’ammini-strazione regionale, insieme ad altre azioni, che non sono altro che mera applicazione della leg-ge, hanno portato ad uno stato di agitazione nei comuni del Lo-gudoro e del Meilogu (ma anche del Goceano e del Coros), che dovranno conferire nell’impian-to . Con la delibera n. 52/16

del 27/11/2009 la Giunta Re-gionale ha disciplinato l’entrata in vigore del D.Lgs. 36/2003 dando attuazione alla direttiva 1999/31 Ce relativa alle discari-che dei rifiuti e in particolare ri-ferito al divieto di conferimento in discarica della frazione secca dei rifiuti se non preventiva-mente trattati. La stessa delibera prevede inoltre che la premialità dovuta ai Comuni che superano le percentuali di raccolta diffe-renziata, saranno erogate solo se la frazione organica sarà confe-rita in sacchetti biodegradabili presso impianti che producono compost di qualità. Le nuove tariffe di conferimento decise dalla Regione prevedono un aumento complessivo di oltre il 40% a carico delle amministra-zioni locali. I 37 sindaci dei 45 comuni del territorio destina-ti a conferire nell’impianto di Ozieri, sono preoccupati dal-l’aumento dei costi del servizio di raccolta, che necessariamente dovranno ricadere sulle famiglie e sulle imprese, in un momento

di particolare crisi economica, si sono incontrati il 30 dicem-bre nella sede del Consorzio Industriale per organizzare una azione di protesta e chiedere alla Regione la revisione delle tariffe, chiedendo un incontro con l’as-sessore regionale all’Ambiente in tempi brevi. Per il momento i sindaci si riservano la facoltà di non firmare le convenzioni proposte. Ma non tutti i comu-ni sono virtuosi e quindi il peso maggiore sarebbe per coloro che sono ancora lontani nelle per-centuali di adeguamento stabi-lite della Regione.Ma in che modo le amministra-zioni comunali del Logudoro e del Meilogu interpretano l’evo-luzione del sistema di raccolta differenziata dal 2002 ad oggi? Diversi elementi concorrono a dare una risposta più generale, tra cui una presa di coscienza maggiore da parte della cittadi-nanza. La media regionale della raccolta è del 57%, ma la par-te del leone la fanno i piccoli comuni con la raccolta porta a

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porta: il comune di Banari ha raggiunto lo scorso anno il 70% . Nonostante il buon livello raggiunto, la presenza di alcuni cassonetti per le vie del paese disincentiva una più accurata differenziazione fra le quattro mura. Il prossimo obiettivo del-l’amministrazione è quello di raggiungere il 90% con la pros-sima apertura dell’ecocentro (e conseguente eliminazione dei cassonetti dalle strade). Nel caso del Comune di Bonorva la spin-ta al virtuosismo è stata dovuta a una causa di forza maggiore. Il conferimento dell’indifferen-ziata avveniva prima presso lo stabilimento di Tossilo (l’ince-neritore garantiva dei costi di smaltimento bassissimi), ma per un sovraccarico determinato da alcuni comuni dell’oristanese (in seguito al surplus della disca-rica di Oristano) è stato costret-to a conferire a Ozieri. Perciò la scelta della raccolta differenziata è stata necessaria anche per tene-re bassi i costi dello smaltimento per la comunità bonorvese, che non poteva essere aggravata an-che dalle penali. Il paese tra il 2006 e il 2008 ha provato le cri-ticità dei due metodi di raccolta prima di convertirsi integral-mente al porta a porta. Infatti, la dove questo non è totale si ri-scontrano le maggiori difficoltà. Anche a Torralba il sistema por-ta a porta generalizzato mostra comunque i suoi benefici rispet-to a soluzioni che prevedono l’ausilio di cassonetti (sono pre-senti comunque dei contenitori per i bar, le farmacie e le case di riposo). L’amministrazione sottolinea che non bisogna di-menticarsi che, soprattutto con la popolazione anziana, va fatta una costante sensibilizzazione, e non va sottovalutata una certa

negligenza fuori dal centro ur-bano, dalla periferia alle campa-gne. Il comune di Ozieri ha av-viato la raccolta nel 2005 con i cassonetti confidando nel buon senso della popolazione. Nel vedere che la situazione non era assolutamente monitorabile, ha cambiato sistema lasciando quel-lo vecchio solo nell’agro. Oggi può vantare di essere il primo comune “riciclone” in Sardegna e il settimo tra quelli del sud del-la penisola, nonché di possedere un impianto di compostaggio a cinque chilometri dal centro abitato con l’adiacente discarica, fatto non trascurabile poiché ga-rantisce un notevole risparmio nella voce trasporti. L’ultimo comune che citiamo è quello di Ittireddu. Anche qui, inutile dirlo viene utilizzata la raccolta porta a porta tranne per il vetro che viene conferito nei cassonet-ti. La percentuale media di rac-colta annua si aggira intorno al 58% anche se in alcuni mesi si raggiunge anche il 74%. Il “pro-blema” di Ittireddu riguarda il conferimento dell’umido: la maggior parte viene “riciclato” per il bestiame nelle campagne, per cui trova difficile raggiungere il 15% richiesto dalla Regione, rendendo più difficile raggiun-gere gli obiettivi annuali. Qui vengono già utilizzati i sacchetti “Master Bi” biodegradabili al 100% per l’umido, che hanno però un inconveniente: dopo 48 ore iniziano a sciogliersi.Il porta a porta parrebbe essere quindi l’unico sistema per ga-rantire il raggiungimento degli obiettivi della raccolta, in cui i piccoli comuni fanno la parte del leone, ma è anche vero che qui il servizio è inevitabilmen-te facilitato, rispetto ai centri più importanti. Riguardo alla

sensibilizzazione da parte delle amministrazioni il meccanismo premialità/penalità ha fatto si-curamente molto di più quanto non potesse fare la coscienza ambientale e ambientalista di cittadini e amministratori.Oggi però sembra che il vir-tuosismo non paghi. I sindaci firmatari lamentano l’ingresso delle nuove tariffe che a partire dal primo gennaio 2010 sono 94,91 euro a tonnellata, contro i precedenti 65 euro, mentre la tariffa per conferire la frazione organica sara’ di 70,58 euro, tutto iva esclusa. L’art. 7.1 D.Lgs. 36/2003 è molto chiaro: “I rifiuti possono essere collocati in discarica solo dopo trattamento”. L’aumento della tariffa è dovuta alla doppia lavorazione che i rifiuti subisco-no: mentre precedentemente tutto finiva in discarica dove si procedeva alla macinazione e all’interramento del rifiuto, oggi sul secco conferito all’impianto di compostaggio è possibile, at-traverso un processo aggiuntivo di separazione, fare un’ulteriore scrematura da cui viene estratto il “compost grigio”, inerte, rici-clato per le stratificazioni della discarica. L’obiettivo del pro-cedimento è quello di cercare di ridurre al minimo il conferi-mento del secco non riciclabile. E’ chiaro che una lavorazione aggiuntiva abbia dei costi in più che incidano sulla tariffa base.Il problema dei costi aggiuntivi di trasporto, che si sommano all’impegno economico dovuto alla raccolta e allo smaltimento, lamentati dai comuni, riguar-dano solo una parte di questi, come per esempio Ittiri e Mu-ros, che fino al 2009 conferiva-no nella vicina discarica di Scala Erre. Altro punto critico secon-

do i sindaci è la questione del conferimento della frazione or-ganica presso gli impianti privati de “S’Alga”, a Mores: l’impianto di Coldianu raccoglie solo la frazione secca, ma pare che en-tro febbraio entrerà in funzione anche per la quella umida. Pre-cedentemente i comuni avevano stipulato delle convenzioni con la struttura di Mores, per cui se obbligate dalle decisioni della Regione potrebbero subire del-le cause da parte della società. I primi cittadini hanno proposto alla Regione di intervenire indi-viduando sub-ambiti provincia-li, e distinguendo i Comuni che differenziano adeguatamente alla fonte e possono conferire direttamente in discarica, da quelli per i quali è necessario il pre-trattamento. Saltare il passaggio all’impianto di compostaggio è assai rischio-so. Infatti è stato rilevato che nonostante la differenziazione a monte, il 30% del secco con-ferito era costituito in realtà da umido, il che significa che il si-stema non è perfetto. Inoltre an-che se l’amministrazione regio-nale concedesse l’abbreviazione del procedimento, l’ingresso dei rifiuti in discarica dovrebbe essere comunque controllato, caricando il gestore della disca-rica stessa di questo onere, anzi-ché includere interamente nella TARSU, che dovrebbe coprire interamente i costi di servizio.Ma nel caso in cui tutto questo dovesse essere accordato, tale differenziazione non può che portare a una diversificazione delle tariffe di conferimento, oppure comportare una restitu-zione ai Comuni virtuosi (con percentuali maggiori del 50% di differenziazione) dei maggiori oneri sostenuti per il conferi-mento a partire dal 1/1/2010Spetterà ora all’Assessore regio-nale all’Ambiente trovare una soluzione al problema.

Nella pagina a fianco, Ozieri, la discarica di ColdianuSopra: Ozieri, l’impianto di Compostag-gio

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La schermata principale di archive.org, il sito che permette di tornare virtualmente indietro nel tempo e di vedere un archivio completo di tutti i siti dagli anni novanta ad oggi, nella loro evoluzione.

Cutura e SOCietà

da arPanet ad internet, l’evoluzione della grande rete

Ci son voluti ben cinquant’anni perché internet diventasse quel fenomeno di massa che conosciamo oggi, ed è passato sotto vari nomi e sperimentazioni .Il progetto originale venne teorizzato nelle stanze del Ministero della Difesa statunitense nei primi anni sessanta. Il mondo era in piena guerra fredda e la paura di un conflitto nucleare si sentiva nell’aria. L’incidente della Baia dei Porci a Cuba e la

sperimentazione, nel ‘64, della bomba atomica in Cina erano segnali d’allarme fortissimi per i vertici del Pentagono e il mi-nisterò incaricò l’ARPA (Advan-ced Research Projects Agency) di creare una rete che potesse collegare tra loro i computer di tutte le basi militari. Questa rete doveva servire a tenere una continuità nelle comunicazioni in caso di olocausto nucleare e prese il nome di Arpanet.Ma se in principio Arpanet do-veva servire per collegare tra loro le varie basi missilistiche, in un secondo tempo la rete venne sfruttata per collegare le varie università aderenti all’Arpa, ed enti governativi come la NASA (National Aeronautics and Spa-ce Administration), l’NFS (Na-tional Science Foundation) e il DOE (Department of Energy), sino al 1983 quando, visto il potenziale del mezzo, l’Arpa decise di regalare alle Universi-tà statunitensi una nuova rete: Internet. Questa si diffuse nelle altre sedi americane ed europee, oltre che nei più vari Centri di Ricerca, che ne fanno proficuo uso. L’esercito si attrezzò di una nuova rete, che prese il nome di Milnet mentre,In questi anni, per quanto la rete fosse ancora rudimentale e sperimentale, presero vita due strumenti indispensabili tut-t’oggi: l’FTP (File Transfer Pro-tocol) per il trasferimento di file tra computers e del sistema di posta elettronica (e-mail), che permetteva (e permette) contatti

gianluca Piredda

epistolari veloci, in tempo reale.Ma bisognerà aspettare gli anni novanta per vedere una svol-ta radicale nella rete Internet. Tim Berners-Lee, esponente del CERN (Centro Europeo di Ri-cerca Nucleare), teorizzò un si-stema che consentisse la pubbli-cazione di contenuti ipertestuali nella rete, e denominò questo progetto “World Wide Web” (ragnatela intorno al mondo), ovvero WWW. E lo stesso Ber-ners-Lee mise in rete quello che, a tutti gli effetti, può essere con-siderato il primo sito della storia del web: quello del Cern. Era il 6 agosto 1991Questo sistema fu la svolta di In-ternet, e nel 1994 le compagnie commerciali ebbero l’autorizza-zione di poter connettersi alla rete e renderla fruibile a chiun-que. Questo fu il boom della rete, sebbene rimanesse ancora un prodotto di nicchia.L’internet di allora era quasi tut-to all’insegna della gratuità. Le prime chat – antesignane dei so-cial network che vanno di moda

oggi –, appoggiate alla rete Irc, erano luoghi di confronto a tema in cui socializzare e rima-nere in contatto. Una sorta di moderno baracchino, e i chat-ters erano come dei fantascien-tifici radioamatori.In Italia internet arrivò grazie al-l’intuizione di un imprenditore sardo: Nicola Grauso, che lanciò Video On Line (Vol), la prima compagnia internet nazionale, e mise in rete il primo quotidiano on line italiano: L’Unione Sarda. Di li a poco Internet iniziò a di-ventare quella vetrina che tutti conosciamo. La prima, forse la più importante per allora, fu mp3.com che, contrapponen-dosi al fenomeno Napster (il primo software che permetteva di scaricare e condividere mp3) si proponeva come piazza per poter promuovere la propria musica. Una sorta di social network degli anni novanta in cui le band potevano creare un proprio profilo, condividere le proprie canzoni e, perfino, pro-durre i propri cd che venivano

stampati e venduti on demand.La maggior evoluzione di In-ternet si è avita dal 2000 in poi. Scampato il pericolo del Millennium Bug, internet era ormai, potenzialmente, nelle case di tutti. Gli abbonamenti erano diventati gratuiti e molte compagnie iniziavano a offrire una linea Adsl, notevolmente più veloce rispetto alla 56kb e alla Isdn.La linea veloce permise una rivo-luzione nella comunicazione. Gli allegati, per esempio, soggetti ad una rigida “nettiquette” (il gala-teo di internet), non erano più proibitivi e non ti costringevano a spendere ore di connessione per una email, e i quotidiani on line che, ormai, iniziavano ad affacciarsi massicciamente nella rete, iniziavano a sperimentare contenuti nuovi, come gallerie fotografiche, articoli commen-tabili e video in testa. Nacquero così siti come youtube.com, che hanno posto le basi per il con-cetto di webtv, la televisione via web. Questa permette di visua-lizzare contenuti televisivi senza esser schiavi di palinsesti e di orari, semplicemente navigando nel proprio sito preferito e fru-gando nell’archivio. E se da un primo momento il mezzo lascia-

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Cultura e SOCietà

Banda larga e internet:ancora ritardi, ma avremo

l’annuario telecom

Telecom Italia rende noto di aver pubblicato il primo Annuario sulla diffusione del broadband nel Paese, con l’obiettivo di fotografare in totale trasparenza l’attuale copertura della banda larga italiana. L’Annuario sarà inviato nei prossimi giorni a tutti i Presidenti delle Regioni e delle Province e messo a dispo-sizione dei Sindaci di tutti i co-muni italiani. Con questa iniz-iativa Telecom Italia ribadisce il proprio impegno per lo sviluppo delle reti di telecomunicazioni e il sostegno per quei territori virtuosi che intendono sfruttare tali infrastrutture per migliorare il livello di benessere dei propri cittadini, rendere più competiti-vo il proprio sistema produttivo e aumentare la qualità dei servizi attraverso l’efficienza della pub-blica amministrazione. Telecom Italia ritiene, infatti, che il punto di partenza di questo percorso consista nella condivisione di un piano di sviluppo per la cop-ertura di servizi a banda larga sul territorio locale. Il rapporto, che verrà aggiornato annualmente, contiene per ogni regione i dati di copertura broadband e illus-tra tutte le architetture di rete che offrono servizi in banda larga (xDSL, fibra ottica, mobile broadband, Wi-Fi e Hiperlan, Wi-Max). In particolare il rap-porto descrive quanto messo in atto da Telecom Italia dal 2006 (anno di avvio del progetto Anti Digital Divide) riportando tutti gli accordi sottoscritti con le Re-gioni e i Comuni e gli obiettivi di sviluppo raggiunti tracciando in questo modo un percorso che, in collaborazione con le istituzi-oni locali e nazionali, consen-tirà di portare la banda larga a tutti gli italiani.Con l’annuario Telecom conosceremo la stato della copertura del servizio, ma solo di questo dovremo accon-tentarci perché tutto il resto è un quasi disastro. L’utilizzo di

computer e di internet continua ad aumentare in tutto il mondo, ma nel settore delle nuove tec-nologie l’Italia è ancora indietro. E per quanto riguarda la banda larga, il gap infrastrutturale con il resto d’Europa rimane ampio, con il nostro Paese al quartul-timo posto. L’indagine Multi-scopo condotta dall’Istat sugli “Aspetti della vita quotidiana” fotografa una realtà a due facce. Uno dei dati più significativi è che le famiglie italiane usano di più computer e internet, soprat-tutto se in casa ci sono dei raga-zzi al di sotto dei 18 anni. Al top restano comunque televisione e cellulari, presenti in oltre il 90% dei nuclei familiari. Aumenta il numero di famiglie che ha in casa un computer: dal 50,1% del 2008 al 54,3% del 2009. E sale anche la percentuale di chi ha accesso a internet: dal 42 al 47,3%. Ma nel cuore degli ital-iani le tecnologie più amate res-tano tv (ne possiede almeno una il 96,1% delle famiglie) e cellu-lare (90,7%), seguiti dal lettore dvd (63,3%) e dal videoregistra-tore (55,7%). Hanno un certo rilievo anche l’antenna para-bolica (33,1%), la videocamera (28,3%) e la consolle per video-giochi (20,1%). Dall’indagine, svolta nel febbraio scorso e ba-sata su un campione di 19 mila famiglie per un totale di 48 mila individui, risulta che a guidare la carica alle nuove tecnologie sono proprio i nuclei familiari con almeno un minorenne. Per queste famiglie le percentuali di possesso di pc passano al 79% e per internet arrivano quasi al 70%. Per i nuclei composti da sole persone con 65 anni e più, invece, le percentuali crollano al 7,7% per il possesso di un com-puter e al 5,9% per l’accesso al web. Si riducono, dunque, le differenze sociali ed economiche nel possesso di beni tecnologici, mentre resta un forte divario, appunto, tra anziani e giovani. Dall’indagine emerge inoltre che l’Italia arranca sul fronte dell’accesso a internet con la

banda larga, soprattutto per quanto riguarda le famiglie. I dati aggiornati al 2009 rivelano che solo il 39% dei nuclei famil-iari con componenti tra i 16 e i 64 anni possiede una connes-sione a banda larga. Va rilevato però che soprattutto nei centri più piccoli (sotto i 3000 abi-tanti) gli interventi infrastrut-turali sono stati programmati ma ancora non sono stati del tutto realizzatiUn dato che ci colloca in asso-luto agli ultimi posti in Europa: quartultimi, seguiti solo da Gre-cia, Bulgaria e Romania. La me-dia nel continente, infatti, è di una penetrazione di questo tipo di connessioni di circa il 56%. Valori vicini a quello dell’Italia si riscontrano solo per la Slovac-chia (42%), la Grecia (33%), la Bulgaria (26%) e la Romania (24%), mentre Olanda, Dani-marca e Svezia registrano un tas-so di penetrazione più che dop-pio. Rispetto al 2008 si evidenzia un incremento dell’accesso a in-ternet per tutti i paesi europei. I Paesi che hanno investito mag-giormente sull’accesso alla Rete mediante banda larga sono stati la Romania e la Grecia, dove si evidenziano incrementi relativi rispettivamente del 33% e del 46%, mentre in Italia si registra un incremento relativo del 20%. Anche sul fronte più generale dell’accesso al web, a banda lar-ga o con connessioni tradizion-ali, l’Italia continua a mostrare un forte ritardo. Solo il 53% degli italiani ha accesso a inter-net (quale che sia la velocità di connessione), contro una media Ue del 65%. A farci compagnia sul fondo della classifica ci sono Cipro (53%) e Repubblica Ceca (54%), mentre Olanda, Svezia Lussemburgo e Danimarca sono i Paesi più “online” con tassi di penetrazione che superano l’83%.

(g.p.)

va perplessi un po’ tutti, oggi è la vera novità che ci ha regalato Internet, al punto che lo stesso Presidente della repubblica ha deciso di far trasmettere il suo discorso di fine anno si youtube; la stessa Rai e Mediaset hanno aperto le loro televisioni on line che, parallelamente ai canali sul digitale terrestre, presentano gli stessi programmi ma con la par-ticolarità che è possibile seguirli all’orario che piace a noi.Ma non solo, ha creato un nuo-vo modo di fare giornalismo: il così detto “giornalismo parte-cipato” (il Citizen journalism). Cioè, chiunque si trovi davanti, ed ha i mezzi tecnici per poter-la testimoniare, diventa di fatto giornalista. Sul web iniziano a spuntare i blog (siti di opinio-ni), con filmati registrati alla buona, con fotocamere e cellu-lari, che raccontano di marcia-piedi degradati e discariche a cielo aperto. Un modo di fare notizia realmente indipendente che, però, ha conquistato anche le televisioni “ufficiali”. Basti vedere il bel “IoReporter” di SkyTg24. Il fenomeno delle Webtv sta crescendo in maniera massiccia. Al Gore ha aperto Current.com, una webtv che fa opinione e dal cui successo è nato l’omonimo canale televisivo visibile via Sky. Anche in questo caso è possibi-le vedere un chiaro esempio di giornalismo partecipato, docu-mentari fuori dal coro e servizi realizzati in condizioni estreme. Internet è diventato ormai uno strumento indispensabile per tutti, seppure per altri motivi da quelli ipotizzati dall’Arpa. I siti nascono come funghi, sempre più interattivi e dalla grafica ben studiata nei dettagli. Ma per chi fosse nostalgico e volesse rivi-vere un’epoca, o riscoprirla per curiosità, può andare a navigare www.archive.org, un sito che permette di navigare tutti i siti del passo e di vederne l’evolu-zione.

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Sa limba nOStra

“cartacantastorie”:spettacolo teatrale per i più

piccoli e anche per i più grandi

“Le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare e ascoltare….per fare un tavolo ci vuole il legno”. Chi non si ricorda questi famosi versi di Gianni Rodari, cantati da Sergio Endrigo, che hanno regalato a tante generazioni di italiani uno dei ricordi più bel-li dell’infanzia? E’ solo una delle canzoni cantate e interpretate dal-l’attrice Daniela Cossiga nello spettacolo “Cartacantastorie”, scritto e diretto da Sante Maurizi, che è andato in scena il 17 gennaio scorso al teatro “Ferroviario” di Sassari. Uno spettacolo dedicato ai bambini dai tre anni in su ma che è piaciuto tanto anche a chi bam-bino lo è stato e che magari con la scusa di accompagnare i propri figli ha potuto tornare indietro nel tempo e godersi con sorpresa uno spettacolo coinvolgente e poetico. Così all’unisono grandi e piccini, in un’atmosfera magica e trasci-nante resa quasi reale da immagini animate, hanno potuto cantare “Alla fiera dell’est” di Angelo Branduardi o “C’era una casa molto carina” sempre di Sergio Endrigo. Un omaggio a dei grandi artisti le cui canzoni tutti i bambini conoscono.

Ma al “Ferroviario” erano presenti anche bambini più piccoli dei tre anni che con espressione meravigliata, quasi incantata, non hanno perso nemmeno una parola o un disegno quasi a testimoniare la ma-gia del teatro, uno dei pochi strumenti di comunicazione genuini e stimolanti che formano e aiutano nella crescita del bambino e che sono uno stimolo per la creatività. Disegni e parole, canzoni e musiche, luci e colori in un tutto armo-nico. Uno spettacolo in cui si è utilizzata la forza simbolica dei colori e dei disegni per comunicare e per coinvolgere con il racconto e le canzoni il giovane pubblico in un insieme fantastico di sensazioni ed emozioni. Così se nel grande schermo appariva un palloncino, o una girandola, o una semplice linea sembrava che questi giocosi disegni si animassero, fossero vivi. Pareva quasi che interloquissero con l’attrice che in maniera efficace ha saputo rendere partecipi i piccoli bambini che con allegria ed entusiasmo hanno iniziato a soffiare tutti insieme per gonfiare il palloncino o per far ruotare le girandole. Una preziosa occasione in cui i piccoli spettatori hanno seguito gli stimoli e le richieste dell’attrice, facendo un bell’esercizio di fantasia e immaginazione, ma anche di ascolto e di attenzione. Storie raccontate e cantate che sono state rappresentate graficamente grazie all’ausilio di un computer e di un “proiettatore”, come ha detto in maniera spontanea un bimbo di quattro anni interrogato dall’attrice alla fine dello spettacolo. Se l’intento era quello di affascinare i più piccoli, il risultato è stato quello di coinvolgere anche i più grandi. Giovanna Tuffu

“cartacantastorie”:ispetàculu teatrale pro sos prus minores e finas pro sos

prus mannos

“Le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare e ascoltare….per fare un tavolo ci vuole il legno”. Chie non s’ammen-tat de custos versos famados de Gianni Rodari, cantados dae Sergio Endrigo, chi ant regaladu a medas generatziones de italianos unu de sos ammentos prus bellos de s’infàntzia?Est setzi una de sas cantzones cantadas e interpretadas dae s’atritze Daniela Cossiga in s’ispetàculu “Cartacantastorie”, chi b’at àpidu su 17 de ghennàrgiu coladu in su teatru “Ferroviario” de Tàtari. Un’ispetàculu inditadu a sos pitzinnos dae sos tre annos in susu ma chi est agradadu finas a chie pitzinnu est istadu e chi cun s’iscusa de acumpangiare sos fìgios at pòdidu torrare in palas in su tempus e s’at pòdidu godire cun ispantu un’ispetàculu apassionante e poèticu.E gasi, totu in pare mannos e minores, in un’atmosfera màgica e trascinante chi pariat bera abberu cun sas immagines animadas, ant pòdidu cantare “Alla fiera dell’est” de Angelo Branduardi o “C’era una casa molto carina” semper de Sergio Endrigo. Unu donu a cu-stos artistas mannos chi ant cantadu cantzones connotas dae totu sos pitzinnos.Ma in su “Ferroviario” fiant presentes finas pitzinnos prus minores de tres annos chi cun cara ispantada e incantada, no ant pèrdidu mancu una paràula o unu disignu bolende cunfirmare sa maghia de su teatru, unu de sos pagos istrumentos de comunicatzione bonos e istimolantes chi formant e agiudant in sa crèschida de su pitzinnu e chi sunt de istìmulu pro sa creatividade. Disignos e paràulas, cantzones e mùsicas, lughes e colores in un’ar-monia ùnica. Un’ispetàculu in ue ant impreadu sa fortza simbòlica de sos colores e de sos disignos pro comunicare e pro apassionare cun su contu e sas cantzones su pùblicu giovanu in un’acordu bellu e prenu de sensatziones e de emotziones. E gasi, si in s’ischermu mannu si presentaiat unu palloneddu, o una girandola, o una lìnia sèmplitze pariat chi custos giogos curiosos s’esserent animados, co-mente chi esserent bios. Pariat chi esserent faeddende cun s’atritze chi in manera addata at ischidu fàghere partètzipes sos pitzinnos chi cun allegria ant incumintzadu a bufare totu paris pro ismanniare su palloneddu o fàghere girare sas giràndolas. Un’ocasione ùnica in ue sos ispetadores minores ant sighidu sos istìmulos e sas rechestas de s’atritze, faghende un’esertzìtziu bonu de fantasia e de immaginat-zione, ma finas de atentzione. Istòrias contadas e cantadas chi sunt istadas rapresentadas graficamente cun s’agiudu de unu carculadore e de unu “proietatore”, comente at naradu in manera ispontànea unu pitzinneddu de bator annos a sa fine de s’ispetàculu. Si s’intentu fiat cussu de afascinare sos prus minores, su resurtadu est istadu cussu de apassionare finas sos prus mannos.

Juvanna Tuffu

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pOeSia Senza COnfini

Paolo Sanna

Paolo Sanna (nella foto) è nato nel 1942 a Sassari, dove ha conseguito la Laurea in pedagogia. Successivamente ha frequentato il Corso di giornalismo presso l’Università di Perugia. Ha lavorato a lungo nella Rai, dove ha diretto la sede di Sassari e ricoperto il ruolo di inviato speciale in Italia e all’estero. Giornalista molto apprezzato dal grande pubblico radio-televisivo, soprattutto per i suoi servizi che per anni hanno dato voce, con scrupolo e puntualità, ai problemi del nostro territorio. Scrittore e poeta di grande sensibilità, ha avuto prestigiosi ricono-scimenti letterari in Italia e all’estero e vanta importanti pubblicazioni. Paolo Sanna è stato insignito dal Capo dello Stato con la onorificenza di “Commendatore al merito della Repub-blica Italiana”. (A cura di Stefano Flore)

OltRe Frutto dopo fiore l’albero canterà oltre mostrando fiero i segni dei giorni. .

OmbRe Dai muretti a secco sospiri di ombre di ieri che sanno di domani.

maDRe teRRa S’alza forte l’ancestrale canto della madre terra testimone muta di rifiorenti bellezze che la natura inanella in variopinte ghirlande di suggestioni e incanti catene lievi dissolte nel firmamento di notte e di stupore.

SOgNi Incorniciati da usi lontani sguardi stupiti incombono penduli sul treno di oggi si veste di sogni il cuore silente induce a seguirlo la mente del saggio.

aDDaeSu frutu apoi ’e su frores’arvure at cantare addaemustrende manninu sos sinnos de sas dies.

UmbRaSDae sos muritos a siccusulidas de umbrasde derischi ant sentores de crasa.

mama teRRaForte si pesat s’antigoriu cantigude sa mama terratestimonza mudade bellesas froridas a nouchi sa nadura accollitin pintirinadas grillandasde ammaju e de incantoscadenas lebias irvanessidas in sos chelos de sa note e de s’ispantu.

SONNiOS Ingrunisadosdae costumanzas antigas miradas de ispantuincumbene pendulasin su trenu de oesi ’estit de sonniossu coro ammutinaduistighende a lu sighire sa mente de su sabiu.

ita

lia

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24 - SardegnaVentirighe - n.90 - 1 Febbraio 2010

lO SCaffale

straBismi.dove si racconta del carcere

e del senso delle cose.Mele annino

Sensibili alle foglie, 2009 p. 128, euro 14.00

il liBro

“Chi frequenta il proprio ovile sa quanto valore può avere una cosa da niente. Anch’essa è sta-ta creata perché c’è posto per tutti”. Annino Mele inizia così la sua narrazione e accompagna il lettore con disinvoltura fra gli spazi aperti e solitari della sua latitanza come fra le mura pesanti delle carceri in cui è ri-stretto da ventitré anni. Là dove “Franco, in un angolo della cel-la, appendeva bottiglie vuote. Vuoti di plastica del Coccolino, della Coca-cola, insomma tutto quello che gli capitava. Con un filo appendeva queste bottiglie al soffitto. Lo chiamava l’angolo degli impiccati”. La sua è una narrazione che sa mescolare iro-nia e amarezza. Il tentativo, riuscito, è quello di richiamare i lettori ad una riflessione non superficiale sulle questioni sociali sollevate dal-la cronaca quotidiana: i temi sono tanti, dalla tossicodipen-denza, alla scuola, al rapporto con l’ambiente. Annino Mele chiede soprattutto attenzione per il mondo carcerario, di cui ci si occupa poco e male e che sempre più assomiglia a una terra di nessuno ai margini non soltanto delle città ma anche della coscienza civile. “Strabi-smi” è anche una spietata analisi del passato e del presente della società sarda descritta senza mai cadere nel folcloreMa, come rileva Giovanni Ma-ria Bellu, giornalista e autore della prefazione, non è il libro di un detenuto-scrittore: è piut-tosto il libro di uno scrittore detenuto, perché Annino Mele possiede un’autentica capacità narrativa, che è evidente in que-sto libro come nel precedente autobiografico “La sorgente

delle pietre rosse” . La quotidia-nità del carcere per i detenuti e il suo vissuto di ergastolano sono raccontati con semplicità. Attraverso uno sguardo fenome-nologico egli ci mostra quella che Hannah Arendt chiamava “la banalità del male”: l’infinità di piccole violenze (come l’iso-lamento diurno che si concreta nell’impossibilità di rivolgere la parola a chiunque) perpetrate ogni giorno, e che finiscono per produrre una realtà avvilente.

l’autore Annino Mele è nato a Mamoia-da (Nuoro) nel 1951. E’ pastore fin dall’infanzia. E’ recluso in carcere dal 1976 al 1980, poi viene nuovamente arrestato nel 1987 e condannato all’ergastolo per omicidio e sequestro di per-sona. Da allora è sempre dete-nuto. Ha pubblicato per la GIA Editrice Il passo del disprezzo e, per Sensibili alle foglie “Sos camminos della differenz”a e “Mai. L’ergastolo nella vita quo-tidiana”. “Sa grutta de sos mor-tos”, presentato al Salone del Li-bro di Torino lo scorso maggio e pubblicato dall’editore sardo Carlo Delfino, dovrebbe andare in distribuzione a breve.

la presentazione a sassari

“Strabismi. Dove si racconta del carcere e del senso delle cose” è stato presentato a Sassari il 21 gennaio presso la Libreria Mes-saggerie Sarde. All’incontro sono intervenuti l’avvocato Angelo Merlini, il giornalista Riccardo Sanna in luogo di Gianmaria Bellu, e Renato Curcio, storico fondatore delle Brigate Rosse, per questo a lungo detenuto, oggi direttore editoriale di Sensi-bili alle foglie, che ha pubblicato questo e altri tre libri di Annino Mele. In apertura è stata letta una lettera che Mele ha scritto per l’occasione. Poi Curcio ha preso la parola e ha spiegato di aver conosciuto Mele nel 1977 nel carcere di Termini Imerese: “Con Annino abbiamo subito trovato un territorio comune”

– dice. Sta in piedi mentre in-terviene, parla a lungo, sempre con tono pacato. Riassume i motivi per cui Sensibili alle fo-glie ha pubblicato questo e gli altri libri di Mele e la filosofia della casa editrice: “raccontare con un altro sguardo le istitu-zioni totali che tolgono la vita”. Elenca quelle classiche: “il carce-re; il manicomio giudiziario, so-pravvissuto alla riforma Basaglia degli anni Settanta; gli istituti di riposo per gli anziani.Merlini e Sanna aprono una ri-flessione sullo stato delle carceri in Italia, sull’ergastolo e il suo fallimento dal punto di vista del-la valenza rieducativa della pena, sulle reazioni raccolte in un isti-tuto superiore in cui si è svolta la presentazione del testo il giorno prima. Il principio del recupero sociale del detenuto, sebbene sancito dalla Costituzione, vie-ne cancellato dalla preminenza della sicurezza quale costrizione in un luogo separato e lontano dalla società. Molti cittadini li-beri sono convinti che in carcere in realtà prevalgano gli agi, che vengano concessi facilmente permessi premio o che la libertà sia facilmente raggiungibile. Vengono snocciolati alcuni dati, che dimostrano il contrario. Attualmente sono circa 1500 i “fine pena mai”, ossia gli erga-stolani in Italia. Un centinaio sono in carcere da oltre 26 anni e altrettanti da oltre 20. La più grande vergogna italiana è la presenza dietro le sbarre di bambini innocenti, attualmen-te sono una settantina, il più delle volte con madri in attesa di giudizio. E’ allarmante il nu-

mero dei suicidi: nel 2009 sono stati 177, in quest’anno appena iniziato se ne contano già 15. L’altro aspetto preoccupante e del tutto ignorato è il numero di anziani e di ammalati. Il tema delle donne detenute, sollevato da una nostra domanda nel di-battito, è affrontato lungamente da Curcio: il carcere è struttu-rato per accogliere gli uomini, non si tiene in alcun modo conto delle peculiarità della de-tenzione femminile. Anche in questo caso tiene a sottolineare la necessità che questa esperien-za sia “narrata” per scardinarne i meccanismi totalizzanti, e dalle donne che la vivono. Non menziona mai la vicenda del terrorismo, se non accennando alla detenzione della sua com-pagna. Di questa parte della sua vita – spiega, su nostra richiesta, gentilmente ma con fermezza - di non voler parlare. La scom-messa è evidentemente quella di essere considerato per ciò che fa oggi e di parlare esclusivamente del motivo per il quale si trova lì, la presentazione del libro di Annino Mele.

come e perché nasce sensiBili alle foglie

Renato Curcio, quando era an-cora in carcere, aveva iniziato con alcune persone, tra cui Ni-cola Valentino e Stefano Petrelli, un lavoro che si è concretizzato nel libro “Nel bosco di Bistor-co”. Quando arrivò il momento di pubblicarlo scelsero di non farlo con un normale editore e di mettere su la cooperativa. Oggi Sensibili alle foglie è soprattutto una cooperativa di socioanalisi

Renato Curcio durante la presentazione di “Strabismi” a Sassari

Foto di Francesco ruiu

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Cultura: Lo scaffaLe

a duru duru

il nuovo romanzo di gian Battista fressura

Conversazione dell’Autore con Nicola Tanda, direttore della collana della Edes, “La Bibliote-ca di Babele”.

Spiegaci un pò il titolo A duru duru?

A duru duru è un canto per bambini, una cantilena, una fi-lastrocca. I pastori e i contadini, la sera, al rientro dalla campa-gna, la cantavano ai figli, accan-to al focolare, facendoli saltella-re sulle ginocchia. E’ un canto che ricorda l’affettività dei nostri padri, ricorda una tenerezza an-tica. E’ un titolo che vuole essere anche una risposta all’equivoco accreditato da una diffusa lette-ratura che presenta il genitore del mondo agropastorale sardo come padre - padrone. Il model-lo di padre che ho conosciuto io è stato quello di un padre molto misurato nella manifestazione dei sentimenti, talvolta anche un po’ burbero, che sapeva vo-ler bene in un modo sobrio, essenziale, senza effusioni, senza parole dolci, con pochi baci e poche carezze. Ma forse pro-prio perché così rari, quei baci

e quelle carezze assumevano, e assumono ancora di più oggi, un valore straordinario, il valore dei sentimenti veri, autentici. Se posso concludere con una battu-ta: i padri che ho conosciuto io non erano padroni, erano servi, capaci di vivere interamente la loro vita in funzione dei propri figli, senza riservarsi niente per sé. Ma come ti sei permesso di scri-vere in sardo!

Inizialmente, provai a scrivere i racconti di Addaeriu, il mio primo libro, in italiano, con un esito assolutamente insoddisfa-cente. Il risultato fu un testo banale, maccheronico, quasi ridicolo. Provai allora a scrivere in sardo. Pensai che fosse la so-luzione più naturale. La comu-nità che volevo raccontare aveva una lingua propria, una lingua storicamente consolidata e allo stesso tempo ancora viva nel-la comunicazione quotidiana. Perché non dovevo adoperarla? Perché non dovevo raccontare le vicende e il vissuto di quella comunità nella sua lingua? Nel-la quale quelle persone avevano sempre espresso i loro sentimen-ti, i loro sogni, i loro dolori, le loro gioie? Potevo raccontare finalmente persone, come mio padre o mio zio, che l’italiano non lo conoscevano e non lo parlavano. Come avrei potuto tradurli in italiano conservando le loro espressioni autentiche, le loro espressioni idiomatiche? Devo confessare che a decidere la scelta contribuì, in quel pe-riodo, la lettura di un roman-zo in lingua sarda, S’istoria, di Francesco Masala. Da ragazzo avevo letto di Masala Quelli dalle labbra bianche che mi ave-va incantato, ma la scoperta di quel nuovo romanzo in limba mi aveva entusiasmato sin dalla prima pagina. Quella sua lingua era meravigliosa. Compresi che la lingua sarda poteva funziona-re. Avrei potuto finalmente rac-contare quelle storie umili con-servandone l’autenticità. Provai

e ne ebbi subito la conferma.

Adesso si può finalmente capire perché anche A duru duru segue in modo quasi naturale il per-corso di Addaeriu.

A duru duru ne continua la scel-ta bilingue e lo stile, ma ci sono differenze importanti. Non si tratta infatti solo di memorie che riguardano il vissuto comu-nitario, si tratta di un romanzo. I richiami autobiografici e i rife-rimenti a fatti reali si intrecciano con sogni e con vicende di per-sonaggi immaginari. Inutile dire che, naturalmente, sono ancora-ti ai luoghi, ai valori e ai perso-naggi di Addaeriu. Nello sfondo ci sono ancora le lotte dei brac-cianti, de sos de sa cumone, c’è l’ironia, la tenerezza, la saggezza, la religiosità e la malinconia del-la cultura contadina. Ma non ti pare che il tuo nuo-vo romanzo nel contesto finale alluda ad una visione probabil-mente un po’ troppo ottimista?

Il messaggio potrà forse apparire troppo ottimista ma, in realtà, è un messaggio di ragionevoli speranze. La letteratura può fare molto in questo senso, la lette-ratura deve trasmettere messaggi di speranza, di speranze non ga-rantite ma comunque possibili. Io credo che sia fondamentale per le nostre comunità un’assun-zione di responsabilità collettiva, un nuovo impegno civile, attivo e appassionato.

e analisi istituzionale. Attraver-so i cantieri di ricerca in scuole, ospedali, aziende, cooperative, centri sociali, comunità di base, carceri, istituzioni terminali per anziani realizza socioanalisi nar-rativa in tutta Italia. L’obiettivo dei cantieri è anzitutto quello di formare i partecipanti, svi-luppando in loro conoscenza e consapevolezza dei dispositivi relazionali totalizzanti che si manifestano in questi conte-sti. Poi c’è l’attività editoriale, che offre undici collane diver-se, immaginate per offrire libri di prima mano, storie di vita e saggi, testi emblematici, selezio-nati con l’intenzione di offrire ai lettori un altro sguardo sulla complessità della società globale e sul malessere. Ma il proget-to forse più importante della cooperativa è il “Progetto me-moria”, che raccoglie una gran mole di documenti riguardanti il periodo 1969-1989 e che ha prodotto cinque volumi: in essi è ricostruita la storia di tutte le sigle della lotta armata, e si tro-vano i nomi di chi è rimasto sul selciato e delle vittime uccise. Colpisce la motivazione della scelta del nome che si legge sul sito www.sensibiliallefoglie.it : “una donna, per molti anni vit-tima delle violenze istituzionali del manicomio, nel periodo in cui stavamo cercando di far na-scere la nostra cooperativa, scris-se a qualcuno di noi una lettera. Diceva che nonostante gli psico-farmaci, i letti di contenzione, il coma insulinico, gli elettrochoc che le erano stati inflitti, nono-stante tutto ciò che le era stato fatto per attentare alla sua sen-sibilità, lei questa sensibilità alla sofferenza, al dolore suo e delle persone con lei rinchiuse, l’ave-va mantenuta. Anche la sensibi-lità alle foglie e a tutto ciò che vive aveva gelosamente custodi-to e questa le sembrava la cosa più importante…”.

Maria Francesca Fantato

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il nuovo decennio Si aPre coi maSSive attack

muSiCa

Il 2010 si apre con un album che non ancora uscito già segna la storia della musica. Si intitolerà “Heligoland” il quinto album del duo trip hop britannico i Massive Attack. Con la partecipazione di molti artisti di calibro mondiale uscirà nei negozi in Italia l’8 Febbraio 2010. Parteciperanno infatti all’album come vocalist Horace Andy, Tunde Adebimpe (voce dei TV on the Radio), Damon Albarn (storico cantante dei Blur), Hope Sandoval (in passato con Mazzy Star e poi con Hope Sandoval & the Warm Inventions), Guy Garvey

(degli Elbow) e Martina Topley-Bird. Quaranta minuti di ot-tima musica suddivisi in dieci pezzi squisiti. I componenti dei Massive Attack sono Robert Del Naja e Grant Marshall.Questo gruppo è nato nel 1987 a Bristol, non è mai stato una semplice band ma più che altro una sorta di “collettivo musica-le” poiché si sono sempre avvalsi di collaborazioni di diversi ar-tisti, come Sinéad O’Connor, Horace Andy, Madonna, Tricky, Shara Nelson e molti altri. Dal loro primo album, Blue Lines (1991), i Massive Attack sono stati caratterizzati dalla fusione di generi musicali diversi come il jazz, l’hip hop, il rock ed ele-menti soul, fusione che ha poi identificato il loro stile nel gene-re trip hop, nonostante la band abbia sempre rigettato qualsiasi forma di classificazione. ‘’Abbia-mo fatto un percorso completo. Prima di farci conoscere con la nostra musica siamo nati come

ilaria Pella

dj e creativi, che poi è quello che siamo tornati a fare oggi, anche se in modo un po’ diverso’’.Con la sperimentazione nel-l’anima e l’elettronica tutt’attor-no, i Massive Attack sono torna-ti a buttarsi nel mucchio come quando facevano i dj, alle prese con le loro consolle come face-vano i primi tempi a Bristol e dintorni. In piena forma ci rega-lano uno dei più importanti al-bum di questo inizio decennio, in fondo, come tutti i migliori artisti di sempre, questa band è sempre stata presente negli sno-di epocali della storia della mu-sica internazionale. Mai troppo banali, assolutamente mai com-merciali però sempre e ovunque, oggi con un lavoro più profon-do che mai.In Heligoland, la collaborazione dei Massive Attack con Damon Albarn (ex frontman dei Blur) per la registrazione di due trac-ce del nuovo Heligoland è stata piuttosto intensa: ben 40 ore in studio distribuite in 5 giorni, l’artista ha presta lo voce nel brano Saturday Come Slow e suonerà la tastiera su Splitting The Atom. ‘’Nel nuovo album,’’ descrive Del Naja ‘’ci sono alcune tracce che affrontano temi scottanti e d’attualità. Quello che ci piace, però, è affrontare anche temi importanti in modo astratto, cercando di esprimerci libera-mente. Per noi è fondamentale il concetto di spazio vuoto all’in-terno del quale operare, magari riscoprendo modi di assemblare musica più spartani. In questi

anni ho lavorato sulla musica di alcune colonne sonore, ma è stata un’esperienza deludente per via delle enormi pressioni ricevute dall’industria cinema-tografica’’.Questo straordinario “collettivo inglese” ormai ha due decenni di attività alle spalle e questo nuovo lavoro discografico potrebbe an-che essere alla base un momento in cui fare il punto della situa-zione e trarre un bilancio di un ormai lungo periodo di attività musicale e di concerti nel nome della musica elettronica, però non la solita musica elettroni-ca, ma la loro, quella che hanno creato e diffuso nel mondo.

I Massive Attack. A lato la copertina del nuovo album

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