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Valorizzazione della Risorsa Idrica per la Viticoltura dell’isola di Ischia

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Valorizzazione della Risorsa Idrica per la Viticoltura dell’isola di Ischia

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Indice

Premessa

Il problema dell’acqua tra cambiamento climatico e sostenibilità

1. Il progetto VARIVI

1.1. L’attività della Regione Campania e dell’UE per l’innovazione sostenibile: inquadramento della tematica 1.2. Il progetto 1.3. Obiettivi del progetto sia sulla filiera che sul territorio1.4. Il partenariato

2. Calcolo dell’impronta idrica delle aziende vitivinicole partner

del progetto

2.1. Materiali e metodi2.2. Risultati

3. Applicazione di moderne tecniche di aridocoltura per il vigneto

e individuazione di un metodo innovativo, di tipo ottico,

per la valutazione degli stress idrici della vite

3.1. Materiali e metodi3.2. Risultati

4. Interesse e disponibilità a pagare dei consumatori italiani

per vini a bassa impronta idrica

4.1. Materiali e metodi4.2. Risultati

5. Conclusioni

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PREMESSA

IL PROBLEMA DELL’ACQUA TRA CAMBIAMENTO CLIMATICO E SOSTENIBILITÀ

L’acqua sostiene gli ecosistemi e regola il nostro clima, ma è una risorsa limitata. L’acqua dolce direttamente accessibile al consumo dell’uomo è inferiore all’1% della disponibilità idrica a livel-lo mondiale. La competizione per le risorse idriche comporta un rischio crescente per l’econo-mia, l’ambiente, le comunità e gli ecosistemi da cui queste dipendono.

Dal 1980, il numero dei casi di siccità in Europa ha registrato un aumento e un aggravarsi degli episodi, e il clima è stato caratterizzato da un aumento della variabilità termica nei mesi prima-verili, frequenti ondate di calore e aumento delle escursioni termiche giornaliere (Figura 1),

mentre le precipitazioni annuali e stagionali non sembrano avere nessun trend.

Figura 1 - Anomalia delle temperature medie globali nel periodo 1880 – 2010 (fonte NCDC)

PROF. ATTILIO SCIENZA SU RISPARMIO IDRICO E VITICOLTURA

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In conseguenza di queste variazioni climatiche le fasi fenologiche di molte colture hanno subito dei cambiamenti. Per la vite, per esempio, si verifica un anticipo di 6-8 giorni per ogni aumento di 1°C durante la stagione di crescita.

Se i cambiamenti climatici continueranno a generare un aumento delle tem-

perature medie in tutta Europa, si prevede che in molte aree la carenza idrica

potrebbe persino aumentare.

Una delle colture agricole più antiche e più diffuse in Europa è la vite, la gestione del rispar-mio idrico del vigneto europeo ha dunque implicazioni significative. In particolare, è cruciale migliorare lo stato delle conoscenze di base per ridurre gli effetti dello stress idrico attraverso lo studio delle risposte eco-fisiologiche della vite al cambiamento climatico. Risultano fondanti l’analisi del livello di adattamento dei vitigni in funzione delle forme di allevamento, e delle tecniche colturali in generale, e lo studio dei suoli per poter determinare le riserve idriche e lo sviluppo radicale delle viti.

L’irrigazione in viticoltura è sempre stata considerata una pratica controversa, da alcuni è ri-tenuta una tecnica per aumentare la produttività, da altri solamente una pratica di “soccorso”.

La vite è abituata a sopportare gli stress idrici, ma se troppo drastici creano

danni alla pianta e quindi al frutto.

Per esempio il forte stress idrico induce la pianta a chiudere gli stomi in modo da conservare le preziose riserve idriche, causando però la diminuzione o l’annullamento di assimilazione, con ef-fetti negativi sulla crescita della pianta e sulla maturazione del frutto. Di contro, un eccesso d’ac-qua determina una maggiore crescita vegetativa e di produttività, mentre i parametri qualitativi come il contenuto di zucchero, l’acidità, la formazione di pigmenti, e quindi la maturazione del frutto, peggiorano comportando così conseguenze negative anche sul vino prodotto da quelle uve. Quindi l’acqua è un fattore importante che incide sulla produzione quali-quantitativa della vite. Per questi motivi il monitoraggio sistematico dello stress idrico direttamente in campo è importante.

Negli ultimi decenni, inoltre, l’aumento di temperatura a cui sta andando incontro il Pianeta (Fi-gura 2), e in particolare il continente europeo, ha costretto i viticoltori a ricorrere all’irrigazione con maggiore frequenza. Conseguentemente, le risorse idriche hanno subito e subiranno nei prossimi decenni un drastico calo, per effetto congiunto dell’aumento dei consumi e dell’au-mento di temperatura, che provoca un aumento dell’evapotraspirazione.

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Figura 2 - Riduzione delle riserve idriche in Arizona (Lago Powell)

Si rende quindi necessaria una gestione dell’irrigazione che sia “di qualità”, finalizzata cioè a ottimizzare l’uso dell’acqua in termini di efficienza e di costi.

In viticoltura, le varietà si distinguono in isoidriche e anisoidriche, a seconda delle strategie adot-tate per la tolleranza alla siccità. Le prime sono di tipo conservativo: la pianta reagisce allo stress creando barriere morfologiche o fisiologiche (per evitare un’eccessiva traspirazione durante i periodi di siccità). Le seconde sono di tipo adattivo: la pianta attiva meccanismi diretti a livello molecolare per resistere e adattarsi allo stress o per riparare i danni da esso provocati. In condi-zioni di severo stress idrico, il comportamento isoidrico può avere alcuni vantaggi rispetto all’a-nisoidrico, ma occorrono ulteriori approfondimenti in materia. L’introduzione del “portinnesto” ha, inoltre, consentito la formazione di piante con radici in grado di estendersi in profondità nei suoli, con capacità quindi di estrarre l’acqua dal suolo e trasportarla verso l’apparato fogliare in modo più efficiente.

Al di là dei differenti meccanismi fisiologici e della diversa adattabilità delle viti allo stress idrico, lo studio dei suoli resta fondamentale per poter stimare le riserve idriche e l’approfondimen-to radicale delle viti. Alcune tipologie di terreno consentono di avere un “serbatoio” idrico di maggiore o minore capacità. Da questo consegue che anche le piante risponderanno in modo diverso in funzione delle caratteristiche pedologiche del sito in cui si trova l’impianto (Figura 3).

1999 2013

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Figura 3 - Interazione del vigore delle viti con la pedologia

Per una valutazione dello stato idrico della vite che consenta di programmare le irrigazioni in modo efficiente, la viticoltura di precisione risulta essere un valido supporto al viticoltore, poi-ché permette di conoscere lo stato di salute dei singoli punti di un vigneto attraverso lo studio del vigore delle piante stesse (di cui si conoscono le coordinate geografiche). In questo modo si è in grado di adeguare le tecniche colturali in maniera puntuale alle esigenze specifiche del viticoltore.

A tali informazioni si accompagnano modelli territoriali per la stima dell’evapotraspirazione e riserva idrica del suolo mediante la piattaforma GIS (Geographic Information System; sistema progettato per ricevere, immagazzinare, elaborare, analizzare, gestire e rappresentare dati di tipo geografico).

L’impiego di strumenti ottici, come la termografia (Figura 4) e la spettroscopia per la stima rapi-da dello stato idrico della pianta, consente di migliorare l’organizzazione delle attività aziendali nella gestione del vigneto.

Figura 4 - Immagine termiche della vite (Jones et al. 2009)

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1. IL PROGETTO VARIVI

1.1. L’ATTIVITÀ DELLA REGIONE CAMPANIA E DELL’UE PER L’INNOVAZIONE

SOSTENIBILE: INQUADRAMENTO DELLA TEMATICA

L’Unione Europea dà grande importanza all’informazione, alla divulgazione dei propri obiettivi, al fine di garantire la trasparenza nell’impiego dei Fondi. Promuovere la conoscenza delle Istitu-zioni e delle politiche dell’Unione Europea e, soprattutto, delle opportunità che queste offrono ai cittadini di tutti gli Stati membri, è divenuta una priorità nello stesso processo di costruzione e legittimazione europea.

Nell’ambito della programmazione europea, la misura 124 del PSR Campania 2007 - 2013 ov-vero “Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nei settori agricolo e alimentare e settore forestale”, è stata attivata dalla Regione Campania per promuovere inizia-tive finalizzate a

“sviluppare la competitività del settore agricolo, per migliorare gli standard qualitativi dei prodotti, le performance ambientali e la sicurezza sul lavoro delle imprese agricole attraverso il collaudo, l’adozione e la diffusione di innovazioni tecnologiche, di processo, di prodotto e organizzative nella fase pre-competitiva, sostenendo azioni che favoriscono la cooperazione fra mondo produttivo, rappresentato dagli imprenditori agricoli e forestali e dall’industria di trasformazione, gli enti di ricerca e altri operatori economici. Per attività di ricerca pre-competitiva si intende l’attività di sperimentazione-collaudo dei risultati di progetti di ricerca ritenuta matura per essere, prima dell’immissione sul mercato, testata in campo al fine di essere trasferita e immediatamente utilizzata dagli operatori del settore interessato. Gli interventi riguardano le operazioni preliminari, incluse le ultime fasi di sviluppo e il collaudo di prodotti, servizi, processi o tecnologie e gli investimenti materiali e/o immateriali relativi alla cooperazione, sostenuti prima dell’utilizzo ai fini commerciali dei prodotti, processi e tecnologie di recente sviluppo.”

VIVIEN BUONOCORE SUL PSR DELLA REGIONE CAMPANIA

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L’incremento dei consumi e il conseguente declino delle disponibilità idriche sta trasformando a livello mondiale una fonte una volta considerata come inesauribile in risorsa limitata e, quindi, sempre più preziosa, tanto da indurre economisti ed ecologi a definire l’acqua come “l’oro blu”

del terzo millennio. In questo contesto di riferimento è sempre più attuale il tema della sosteni-bilità delle produzioni agroalimentari, con particolare riguardo alla risorsa idrica.

La valutazione della sostenibilità dell’impronta idrica può diventare parte integrante dei meto-di di pianificazione ambientale ed economica ed essere impiegata come “marcatore” delle valen-ze ecologiche di un territorio, utili anche per iniziative di comunicazione legate alle produzioni sostenibili. Lo studio di nuove tecnologie per il monitoraggio rapido e in tempo reale dello stato idrico della pianta potrebbe, inoltre, aiutare i produttori a gestire al meglio i vigneti e a pianifica-re in modo razionale le eventuali operazioni di irrigazione, riducendo contestualmente lo stress delle colture e gli sprechi di acqua irrigua. Questo permetterebbe di utilizzare solo quantitativi minimi di acqua potendo controllare la reale necessità della pianta favorendo così anche il mi-glioramento dell’efficienza d’uso dell’acqua.

È auspicabile, quindi, dotare la filiera vinicola di strumenti adeguati per po-

ter valutare la sostenibilità delle produzioni, attraverso l’introduzione di in-

dicatori e di parametri analitici per il vigneto che siano il più possibile chiari,

facili da misurare e condivisi da tutti gli operatori della filiera.

La sfida della sostenibilità è essenzialmente una sfida tecnologica. In quest’ottica risulta per-tanto evidente come programmi di ricerca per l’analisi e l’incremento della sostenibilità, come il progetto VARIVI, costituiscano un forte incentivo all’introduzione di nuovi metodi di controllo

delle fasi produttive (sia in vigneto che in cantina).

Ulteriore aspetto cruciale per le realtà vitivinicole è la percezione e l’interesse del consumatore

di vino al risparmio/riduzione dell’uso di acqua nei processi di produzione e la sua disponibilità a pagare un premio di prezzo per gli attributi di maggiore sostenibilità del vino. Tale valutazione deve essere effettuata mediante l’impiego di metodologie che non risentano di problematiche connesse allo scostamento tra attitudini e reali comportamenti d’acquisto (tipico dei metodi a preferenza dichiarata).

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1.2. IL PROGETTO

Il comparto vitivinicolo in Campania rappresenta uno dei settori agricoli con maggiori potenzia-

lità di crescita del valore aggiunto, nonostante negli ultimi anni un non completo sfruttamento delle potenzialità competitive abbia determinato una riduzione della superficie vitata.

Anche la viticoltura dell’isola di Ischia ha subito nel corso degli anni un notevole ridimensio-namento; sebbene si registri un accresciuto prestigio dei vini dell’Isola, frutto di un sempre maggiore riconoscimento della loro qualità sul mercato nazionale e internazionale per effetto del lavoro compiuto in questi anni (principalmente dalle aziende aderenti alle Strade del Vino di Ischia).

I vini di un territorio circoscritto come quello isolano hanno una identità di-

stinta e originale e una specifica attenzione all’ambiente e alla sostenibilità, da valorizzare assieme all’identità storica della viticoltura ischitana.

Pur essendo i vigneti dell’isola in regime generalmente non irriguo, l’innalzamento delle tempe-rature e le prolungate siccità estive, dovute al riscaldamento globale, determinano l’aumento di

stress idrico anche nei vigneti di Ischia, efficacemente contrastato mediante pratiche agronomi-che di aridocoltura volte a risparmiare e conservare l’acqua nei terreni.

Il consumo e l’inquinamento idrico possono essere associati alle varie attività di ciascun proces-so produttivo: per esempio, la produzione di una coltura come la vite comporterà vari sotto-

processi (coltivazione, raccolta e trattamento, trasformazione, commercializzazione e vendita), ciascuno dei quali richiederà e inquinerà un certo quantitativo di acqua per unità di prodotto. In questo senso, lo scopo della ricerca è stato quello di scomporre il processo produttivo nelle sue differenti componenti e di identificare le aree su cui, per le peculiari caratteristiche del territorio

PROF. EUGENIO POMARICI SU FILIERA VITIVINICOLA E SOSTENIBILITÀ

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e della tipologia aziendale indagata, può essere possibile intervenire per meglio gestire la risor-sa idrica. Punto di forza del progetto è stato l’approccio sistemico alla viticoltura isolana nel suo complesso, evidenziando peculiarità, disomogeneità e criticità delle diverse zone dell’isola. Sono stati valutati i consumi idrici complessivi delle aziende vitivinicole di Ischia e testate tecni-che rapide e innovative per il monitoraggio dello stress idrico delle colture. L’obiettivo è stato quello di proporre strumenti per il miglioramento dell’efficienza nella gestione delle risorsa acqua, consentendo a coltivatori e cantine di raggiungere risultati utili anche per campagne di marketing territoriale che evidenzino il legame tra vino e salvaguardia delle risorse del territorio.

In quest’ottica la ricerca ha analizzato l’interesse dei consumatori verso vini a bassa impronta idrica e la loro disponibilità all’acquisto di vini che ne riportino in etichetta il riferimento. Sono state utilizzate tecniche di rilevazione basate sulle aste sperimentali, particolarmente in-dicate nel caso specifico poiché inducono i partecipanti a rivelare la loro reale disponibilità a pagare. Al momento non esistono in Italia ricerche sul comportamento dei consumatori verso vini soste-nibili e poche ne sono state condotte nel mondo.

LE ATTIVITÀ DEL PROGETTO VARIVI SONO STATE ARTICOLATE IN TRE

FILONI DI RICERCA PRINCIPALI:

1|

Calcolo dell’impronta idrica delle aziende vitivinicole partner del progetto, basato sulla nor-

ma ISO 14046:2014 per la determinazione dell’impronta idrica. Questo è un indicatore del con-sumo di acqua dolce calcolato in vigneto e in cantina per la produzione del vino. Esprime il volume totale di acqua utilizzata in termini di volumi consumati (evaporati o incorpo-rati in un prodotto) e inquinati per produrre una bottiglia di vino. Il computo globale dell’impron-ta idrica è dato dalla somma di tre componenti: acqua blu, acqua verde e acqua grigia.

2| Applicazione di metodi rapidi, di tipo ottico, per la valutazione dello stress idrico della vite.

Sono state applicate tecniche ottiche (termografia e spettroscopia nel visibile e vicino infraros-so) per la valutazione rapida e precoce dello stress idrico della pianta direttamente in vigneto. Sono stati elaborati dei modelli di previsione per la stima del grado di stress.

3| Valutazione dell’interesse dei consumatori. È stato valutato l’interesse (indotto e non indotto) di un campione di consumatori verso vini ischitani prodotti con ridotto consumo d’acqua. Inoltre, tramite l’impiego delle aste sperimentali è stata analizzata la reale disponibilità a pagare dei con-sumatori per vini con certificazioni attestanti il ridotto consumo idrico per la loro produzione. Sono stati elaborati modelli econometrici che identificano le variabili che maggiormente incido-no sulla disponibilità a pagare per questo attributo.

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1.3 IL PARTENARIATO

ll progetto VARIVI http://users.unimi.it/varivi/progetto.html coinvolge 7 aziende operan-ti nel settore vitivinicolo:

BAJOLA www.bajoladalice.wordpress.com

CANTINE ANTONIO MAZZELLA www.ischiavini.it

AZIENDA VITIVINICOLA COLELLA GIOSUÈ www.colellavinidischia.it

CRATECA www.vinicratecaischia.it

GIARDINI ARIMEI www.arcipelagomuratori.it/giardini-arimei

IL GIARDINO MEDITERRANEO www.ilgiardinomediterraneo.it

PIETRATORCIA www.pietratorcia.it

L’azienda Pietratorcia (capofila del progetto), con le sue caratteristiche cantine in tufo tipica-mente verde, è ormai da anni un riferimento importante dell’isola d’Ischia. Assieme con le altre aziende, altamente rappresentative dell’intera realtà vitivinicola isolana, costituisce un sicuro punto di forza del progetto.

Il progetto VARIVI prevede anche la presenza di enti di ricerca: il CIRIVE (Centro Interdipar-timentale di Ricerca per l’innovazione in Viticoltura ed Enologia) dell’Università degli Studi di Milano e il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli.

RISPARMIO IDRICO IN VIGNA E IN CANTINA, LA PAROLA ALLE AZIENDE

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Figura 2.1 Collocazione geografica delle sette aziende partner del progetto

In particolare, il CIRIVE punta a un approccio multidisciplinare grazie a professionisti nel settore enologico, ingegneristico e delle tecnologie alimentari e agrarie. Ha coordinato progetti legati alla sostenibilità e dispone di un laboratorio di strumentazione ottica per misure rapide e non invasive.Il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli è specificamente impegnato nell’a-nalisi del comportamento del consumatore e nella promozione/commercializzazione del vino e dei prodotti agroalimentari di qualità.

IL GIARDINO

MEDITERRANEO

PIETRATORCIACANTINE

ANTONIO MAZZELLA

AZIENDA

VITIVINICOLA

COLELLA GIOSUÈ

CRATECA

BAJOLA

GIARDINI ARIMEI

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2. CALCOLO DELL’IMPRONTA IDRICA DELLE AZIENDE VITIVINICOLE

PARTNER DEL PROGETTO

Come abbiamo detto, lo studio dell’impatto delle attività umane sulle risorse idriche costituisce uno strumento sempre più necessario nella valutazione della sostenibilità ambientale soprattut-to nei settori legati all’industria agroalimentare e di conseguenza anche nella produzione vitivi-nicola. Lo studio dell’impronta idrica (anche detta Water Footprint, WFP), risponde all’esigenza di controllo e di analisi di tale impatto.

Studi internazionali, con particolare riferimento alla produzione vitivinicola negli USA, attesta-no che l’impronta idrica media globale per la produzione di uva è di 610 litri/kg pari a 652,5

litri di acqua per ogni bottiglia di vino da 0,75 litri. La fase di sviluppo e maturazione dell’uva contribuisce per il 90% al totale dell’impronta idrica che dipende principalmente dal clima, dalle condizioni del suolo e dalle caratteristiche del raccolto.

2.1. Materiali e metodi

Lo studio ha come scopo l’analisi del processo produttivo e il calcolo del consumo idrico per la coltivazione della vite e la produzione di vino nell’isola di Ischia. Con tale finalità sono stati ana-lizzati i processi produttivi delle sette aziende vitivinicole partner del progetto, approfonden-do ogni singola fase di coltivazione in campo e di vinificazione attraverso il calcolo dell’impatto idrico basato sulla stima di tre componenti (Tabella 2.1): verde (sostanzialmente riconducibile all’acqua piovana utilizzata dalle piante), blu (acqua che proviene da fonti idriche superficiali), egrigia (acqua inquinata dai processi produttivi).

METODI E TECNOLOGIE ILLUSTRATI DAL PROF. RICCARDO GUIDETTI

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Tabella 2.1 Acqua verde, blu e grigia, i tre contributi per il calcolo dell’impatto idrico

Innanzitutto sono stati definiti i confini dell’analisi, dalla coltivazione in vigneto, passando per il processo di vinificazione fino all’imbottigliamento. È stata definita quindi come unità funziona-

le (unità a cui rapportare i consumi idrici) la bottiglia di vino da 0,75 litri.

Nella prima fase sono stati raccolti i dati utili a caratterizzare ogni singola vigneto relativa-mente al profilo pedologico, esposizione, pendenza e tipo di lavorazione, allevamento e varietà, e sono stati rilevati i dati necessari per poter applicare il modello agronomico scelto per la stima dei consumi idrici della coltura.

Si è inoltre provveduto a digitalizzare e correlare ai luoghi le informazioni statistiche disponibili riguardanti temperature, precipitazioni e radiazione (sono stati presi in considerazione gli ultimi 15 anni grazie all’archivio presente sul sito della Regione Campania).

Contemporaneamente sono stati raccolti, tramite interviste e analisi dei contatori idrici in can-tina, i dati per il calcolo del consumo idrico diretto delle acque di superficie (impronta ricondu-cibile alle acque blu) e quelli necessari per la valutazione dell’impatto sulla risorsa idrica dell’in-quinamento dovuto ai processi produttivi (acque grigie) oltre che analizzati i diversi processi produttivi. Successivamente, i dati sono stati organizzati in funzione dei diversi processi produttivi seguen-do la norma ISO 14046:2014. In fase di elaborazione, ogni prodotto usato nelle diverse aziende è stato oggetto di studio ed è stato valutato l’impatto dell’utilizzo di acqua.

Quindi è stato possibile separare i consumi in fase di campo e in fase di cantina, giungendo a una quantificazione sia dell’impatto sul consumo di acqua complessivo delle attività vitivinicole, sia un dato disaggregato per ogni singola azienda.

Acqua verde

Acqua piovana che cade sui terreni agricoli e che viene consumata dalla pianta durante il suo ciclo di vita naturale e che quindi non finisce nelle falde acquife -re.

Acqua blu

Acqua proveniente da corsi superficiali o falde sotterranee, impiegata lungo la filiera e che non viene restituita al bacino di prelievo. Questa voce include sia l’acqua di irrigazione che quella di processo.

Acqua grigia

Acqua v irtuale. V iene definita c ome il volume di acqua dolce necessaria per assimilare i l carico inquinante (diluendolo e portandolo sotto valori soglia accettabili) sulla base di norme idriche esistenti di qualità ed ambiente.

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2.2. Risultati

Per ogni azienda partner del progetto sono state calcolate le tre “acque” che andranno a costitu-ire l’impatto idrico delle singole realtà (Tabella 2.2). Il partner costituito solamente dalla cantina (Cantine Antonio Mazzella) presenta consumi solo in corrispondenza della fase di trasformazio-ne con un consumo idrico imputabile all’acqua blu di 5,8 litri/bottiglia da 0,75 litri.

Considerando i valori percentuali dell’impronta idrica dell’isola di Ischia è possibile evidenziare che l’acqua verde impatta per più dell’80% sul consumo idrico totale, di poco più alta del-la media nazionale - circa 75 % - e di quella mondiale - circa il 70 % - (cfr. Trevisan e Lamastra, Progetto V.I.V.A. sustainable wine, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014). La percentuale dell’impronta di acqua blu (6,6 %) è uguale alla media nazionale e inferiore a quella mondiale (15,9 %). L’impatto dell’acqua grigia (11 %) è più bassa rispetto alla media nazionale (16,8 %) e mondiale (14,3 %); questo potrebbe essere imputabile al fatto che buona parte delle aziende partner del progetto praticano agricoltura biologica e quindi fanno poco uso di fitofarmaci in vi-gneto. Va sottolineato che i riferimenti in bibliografia, calcolati prima dell’uscita della norma ISO (agosto 2014), sono pochi e che pur essendo ottenuti applicando lo stesso modello di calcolo, danno origine a un confronto non completamente paragonabile.

Tabella 2.2 - Calcolo dell’impronta idrica (litri di acqua/bottiglia da 0.75 litri) dell’acqua verde (WFPverde), blu (WFPblu), grigia (WFPgrigia) e totale (WFPtot) delle aziende partner del progetto e valore medio dell’isola di Ischia.

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La coerenza e la confrontabilità dei risultati è stata ottenuta grazie all’applicazione rigorosa e costante dello stesso metodo, ma occorre anche segnalare la carenza di alcuni dati primari (di-rettamente misurabili): per le acque blu a causa della mancanza di contabilizzazione di dettaglio delle singole sub-reti di alimentazione dei processi produttivi, e per le acque grigie in quanto i dati calcolati per i processi di diluizione e di decadimento dei prodotti chimici impiegati non sono stati supportati da rilevamenti e analisi, per quanto attiene lo svolgimento “in campo”, ma solo con riferimento ai procedimenti di laboratorio e fonti bibliografiche (dati secondari). Il consumo di acqua imputabile alla WFPverde , volume di acqua calcolato considerando l’evapotraspirazio-ne della coltura, è un parametro non controllabile dall’azienda poiché strettamente dipendente dalle condizioni climatiche del territorio.

L’analisi ha permesso di realizzare una fotografia del consumo idrico delle realtà produttive, consentendo un controllo delle performance gestionali nell’utilizzo delle risorsa acqua. Ha indi-viduato le criticità sia in campo che in cantina e, conseguentemente, la possibilità di interventi volti a ridurre i consumi idrici e i relativi costi di approvvigionamento, avvantaggiando così la produttività aziendale e riducendo lo spreco.

Purtroppo, la confrontabilità dei dati relativi all’impronta idrica risente ancora della mancanza

di uno standard universalmente accettato per quanto riguarda la definizione dei confini entro i quali limitare il rilievo di dati e le misurazioni, altrimenti estendibili – almeno sul piano teorico – all’infinito.

STRESS IDRICO DELLA VITE: METODI E STRUMENTI

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3. APPLICAZIONE DI METODI RAPIDI, DI TIPO OTTICO,

PER LA VALUTAZIONE DELLO STRESS IDRICO DELLA VITE

La maggiore frequenza di periodi caldi con assenza di precipitazioni, sta rendendo l’utilizzo dell’irrigazione in campo viticolo una pratica sempre più diffusa in diverse regioni d’Italia. In con-seguenza di ciò, la crescente richiesta di acqua irrigua a scopi agronomici rende necessaria l’otti-mizzazione dei consumi idrici.

La stima dell’evapotraspirazione (ad es., equazione di Penman-Monteith) consente di conosce-re solo in modo teorico il fabbisogno irriguo di una pianta, in quanto ogni specie e varietà reagi-sce in modo diverso allo stress idrico, adottando strategie di adattamento specifiche. Occorre considerare che l’apparato radicale, ad esempio della vite, a seconda della cultivar e del tipo di suolo, consente di attingere alla risorsa idrica molto in profondità nel terreno. Si rende quindi necessario valutare lo stato di rifornimento idrico della pianta direttamente in-situ. Con il progetto VARIVI abbiamo testato tecniche basate su strumentazione ottica, in grado di valutare in modo rapido ed accurato il grado di “benessere” della pianta.

3.1. Materiali e metodi

Sono stati sperimentati diversi sistemi ottici per valutare l’efficacia della stima del potenziale

idrico della vite, con l’obiettivo specifico di individuare e quantificare eventuali situazioni di stress idrico. Sono state utilizzate due tecniche differenti: la termografia IR e la spettroscopia nel visibile e nel vicino infrarosso. In entrambi i casi, le misure ottiche sono state affiancate con misure di riferimento del potenziale idrico effettuate utilizzando la camera a pressione di Scholander, strumento in grado di misurare il potenziale di estrazione dell’acqua da una foglia (Figura 3.1).

Figura 3.1 - Particolari della (a) camera a pressione di Scholander durante (b) la fase di inserimento della foglia e (c) al momento della fuoriuscita dell’acqua che decreta la fine dell’analisi

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Più è alta la pressione di “estrazione” della foglia maggiore è lo stress idrico della pianta. Effettuan-do le misure durante la notte, poco prima dell’alba, la pianta è in equilibrio con il suolo, e quindi misurando il potenziale della foglia è stato possibile misurare anche il contenuto idrico del terreno (Figura 3.2)

3.1.1 Termografia

Per quanto riguarda le misure termografiche, è stata utilizzata la termocamera a infrarossi (Figura 3.3).

Si tratta di una fotocamera sensibile oltre che alla radiazione visibile anche all’infrarosso termi-co, in questo modo si è in grado di misurare la temperatura delle superfici, nel nostro caso quella delle foglie di vite.

Il monitoraggio va effettuato nelle ore notturne, prima dell’alba e prevede la conoscenza della temperatura ambientale del vigneto in cui andiamo a effettuare le misure, attraverso l’uso del sensore di temperatura della termocamera o con un accurato termometro digitale.

Figura 3.2. - Postazione sperimentale per le misure ottiche vb direttamente in vigneto

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Il metodo di acquisizione è del tutto simile allo scatto della foto mediante una normale fotoca-mera. Sullo schermo dello strumento si è direttamente in grado di conoscere la temperatura delle foglie che, se in stato di stress, è sensibilmente più bassa della temperatura dell’aria. Più è alto lo scarto tra la temperatura dell’aria e quello delle foglie, maggiore è lo stress idrico della pianta. Un sostanziale equilibrio termico tra i valori è tipico di un sistema ricco di acqua e completamente idratato. Tali misure consentono una lettura estemporanea del dato; qualora si rendesse necessario ac-quisire l’andamento termico delle foglie durante un periodo di tempo più ampio, il progetto VA-

RIVI ha testato l’ottimo funzionamento delle termocoppie sensibili all’infrarosso termico, sensori che si comportano come delle mini termocamere e sono quindi in grado di misurare per esempio la temperatura fogliare per un lungo periodo di tempo, consentendo di seguire passo dopo pas-so lo stato di benessere idrico del vigneto.

3.1.2 Spettroscopia nel visibile e nel vicino infrarosso

Per quanto riguarda l’analisi spettroscopica, sono stati sperimentati due strumenti operanti uno prevalentemente nella regione del visibile (vis) e l’altro in quella del vicino infrarosso (NIR) per quantificare, anche in questo caso, lo stato idrico delle piante analizzate (Figura 3.4).

Durante la misura ottica le foglie vengono investite dalla radiazione luminosa prodotta da un sistema di illuminazione e la componente riflessa dalla foglia viene acquisita da uno spettrofo-tometro e registrata tramite il software di gestione dello strumento. Ogni sistema ottico è com-posto da differenti elementi (Figura 3.4): (1) lampada alogena per l’illuminazione dei campioni; (2) cavo a fibre ottiche; (3) spettrofotometro Vis/NIR (intervallo spettrale 400-1000 nm) o NIR (intervallo spettrale 1000-2000 nm); (4) modulo di gestione della misura con software per l’ac-quisizione, la gestione e la visualizzazione dei dati; (5) batteria.

Figura 3.3 - Termocamera a infrarossi ed esempio di foto termografica

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I dati ottici sono stati correlati con il potenziale idrico (parametro derivante dall’applicazione del-la camera a pressione di Scholander) e con il contenuto di acqua totale della foglia (%). Per cia-scuna foglia, è stata calcolata la differenza di peso (mediante bilancia analitica) tra il campione fresco e il campione dopo il processo di essiccazione, effettuato mediante stufa, e rapportando la differenza di peso ai grammi di campione fresco.

Per estrarre dagli spettri ottici registrati con lo spettrofotometro l’informazione utile in essi contenuta è necessario ricorrere a una specifica elaborazione statistica dei dati (chemiometria), spettri che sarebbero altrimenti di difficile interpretazione. Tramite l’utilizzo di tecniche di re-gressione multivariata, eseguita grazie a dedicati software di analisi, infatti è possibile creare dei modelli di previsione in grado di stimare lo stress idrico (e il contenuto di acqua) della foglia e/o della pianta. Importante ricordare che se l’obiettivo è la stima dello stress idrico della pianta, è opportuno misurare tale parametro prima del sorgere del sole, quando il potenziale idrico della foglia è in equilibrio con quello del terreno.

La qualità dei risultati viene verificata mediante indici di riferimento, tra i più utilizzati ci sono il coefficiente di determinazione (R2) e l’errore quadratico medio (RMSE) che sono stati impiegati an-che per verificare i risultati di questo lavoro. Affinché i risultati siano considerati buoni per que-sto tipo di sperimentazione, il valore di R2 (che varia tra 0 e 1) deve essere il più vicino possibile a 1 e quello di RMSE il più basso possibile, sia in fase di calibrazione che in quella di validazione.

3.2. Risultati

3.2.1 Termografia

Le sperimentazioni sono state condotte presso i vigneti delle cantine partner del progetto VARI-

VI durante settembre 2014 e luglio 2015. I due periodi sono stati caratterizzati da un andamen-to meteorologico sensibilmente differente; il primo contraddistinto da precipitazioni frequenti e temperature lievemente sotto la norma, mentre il secondo, da precipitazioni sostanzialmente assenti nel bimestre giugno-luglio con temperature superiori alla norma e valori notturni spesso superiori ai 25-26°C.

Questa diversità nelle condizioni meteorologiche ha avuto ripercussioni sulle condizioni di riforni-mento idrico dei vigneti ischitani. Le misure con camera di Scholander (Tabella 3.1) condotte nel 2014 non hanno evidenziato condizioni di stress idrico. Ad avvalorare questa valutazione, oltre ai bas-si valori medi di potenziale (valore assoluto), anche la deviazione standard a valori intorno a 1 bar, il

Figura 3.4 - Schema dei sistemi spettrofotometrici utilizzati

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che indica una bassa variabilità tra i campioni, e quindi un comportamento omogeneo di conduttanza tra pianta e suolo, tipica di situazioni di rifornimento idrico ottimale (Gonzales et al. 2005). I campionamenti condotti durante luglio 2015 sono stati caratterizzati, invece, da valori medi di potenziale solo leggermente più alti ma con picchi vicini e anche superiori ai 10 bar, indice di stress moderato. Inoltre la variabilità tra le misure ha mostrato valori superiori ai 2 bar, indicato-re di una risposta “diversificata” in condizioni di stress e contenuto idrico all’interno dello stesso vigneto.

Tabella 3.1 - Potenziale idrico (valore assoluto) misurato con camera di Scholander durante la sperimentazione Settembre 2014 e Luglio 2015

Sulla base delle evidenze emerse dalle misure con la camera di Scholander, possiamo testare la bontà delle stime di stress idrico derivanti dalle misure effettuate con termocamera in vigneto. Per prima cosa si è tenuto conto della temperatura di riferimento che è quella ambientale, sono state quindi considerate le temperature di radianza misurate mediando tutti i pixel appartenenti alle foglie. La differenza tra la temperatura dell’aria (riferimento) e quella fogliare è l’indicatore

di stress idrico. Durante le ore notturne se la temperatura dell’aria è molto vicina a quella fogliare (differenza <=1°C) la pianta è in ottimo stato di rifornimento idrico. Diversamente, se la tempera-tura dell’aria è più alta di quella fogliare (>1°C) stiamo andando incontro a stress idrico. Maggiore

è la differenza più alto è lo stress. (Figura 3.5)

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3.2.2 Spettroscopia nel visibile e nel vicino infrarosso

Le acquisizioni ottiche effettuate con i sistemi ottici sperimentati registrano la luce riflessa dal-la foglia in funzione delle lunghezze d’onda (nm) analizzate nella regione del visibile/vicino infrarosso e nella regione del vicino infrarosso.Gli spettri sono stati correlati alle misure di riferimento, ovvero lo stress idrico (bar) e il contenu-to di acqua (%), per ottenere i modelli statistici di previsione. In tabella 3.2 sono indicati i risultati dei modelli per la stima dei parametri studiati.

Tabella 3.2 - Risultati dei modelli predittivi relativi alla stima dello stress idrico e del conte-nuto di acqua delle foglie di vite. Le icone permettono di individuare facilmente i modelli in grado di fornire performance di stima soddisfacenti.

Figura 3.5 - Confronto dell’andamento della temperatura IR dei campioni irrigati, stressati e dell’aria dal 3 al 6 Luglio 2015

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Per quanto riguarda i risultati derivanti dall’analisi degli spettri vis/NIR, i modelli mostrano per la previsione di stress idrico in validazione R2 = 0,8 e per la previsione di contenuto d’acqua R2 = 0,7. Risultati migliori sono stati ottenuti per la spettroscopia NIR. Le performance predittive del modello per la determinazione del contenuto di acqua mostrano R2 = 0,9 e per il potenziale idrico R2 = 0,8. I risultati ottenuti sono nel complesso incoraggianti anche se migliorabili incrementando per esempio il numero di campioni analizzati (in particolare per quanto riguarda il contenuto d’ac-qua) accrescendo la robustezza dei modelli di previsione.

I modelli elaborati potranno essere utilizzati per stimare i parametri di interesse per la valuta-zione dello stato idrico della vite. I risultati del progetto devono in ogni caso essere considerati come un punto di partenza, più che come un punto d’arrivo. E’ auspicabile infatti che le potenzialità emerse dalla sperimentazione di tali strumenti vengano ulteriormente sviluppate e sfruttate per la progettazione di una gamma di strumenti ottici di

facile utilizzo dedicati alla misura del potenziale idrico della vite. In altre parole, in futuro, in seguito a opportuna semplificazione e ingegnerizzazione della strumentazione ottica, il viticol-tore potrebbe avere a disposizione strumenti semplici, compatti e a basso costo, per stimare

lo stress idrico in modo rapido e non distruttivo appoggiando semplicemente il sensore di misura alla foglia (Figura 3.6).

Figura 3.6 - Schema funzionale di un possibile sistema compatto per la stima dello stato idrico della vite

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4. INTERESSE E DISPONIBILITÀ A PAGARE DEI CONSUMATORI ITALIANI

PER VINI A BASSA IMPRONTA IDRICA

La preoccupazione verso i problemi ambientali sta portando i consumatori a cercare di compren-dere meglio i processi produttivi e a richiedere prodotti che tengano conto anche dell’ambiente. Questo fenomeno è particolarmente evidente osservando gli scaffali dei supermercati dove è possibile trovare prodotti con certificazioni di ridotto consumo di risorse fossili, certificazioni di utilizzo di energia pulita, certificazioni di sostanziale risparmio idrico e così via (Padel e Foster, 2005; Vanclay et al., 2011; Page et al., 2012).

Tuttavia, nonostante la maggior parte dei consumatori dichiari di considerare la questione della sostenibilità ambientale importante nelle scelte d’acquisto e desiderabile in generale, spesso le motivazioni non si traducono in reali comportamenti sostenibili (Vermeir e Verbeke, 2006). Inoltre, molte certificazioni e loghi attualmente in commercio non sono ben conosciuti dai con-sumatori e trasmettono poco efficacemente il messaggio relativo alla sostenibilità ambientale (Ginon et al, 2014;. Pomarici e Vecchio, 2014). Eppure il consumo di acqua è certamente una delle principali questioni ambientali che le cantine stanno fronteggiando in questi ultimi anni (National Land & Water Resources Audit, 2008).

Questa linea di ricerca si è strutturata in due fasi distinte e successive: nella prima si è indagato l’interesse dei consumatori di vino per attributi di sostenibilità del prodotto tramite interviste

telefoniche strutturate con metodologia CATI (Interviste Telefoniche Coadiuvate da Compu-ter) con particolare attenzione a vini a bassa impronta idrica; nella seconda fase si è analizzata la disponibilità a pagare dei consumatori per vini con questi stessi attributi tramite tecniche di economia sperimentale (aste sperimentali).

INTERESSE DEI CONSUMATORI PER IL VINO SOSTENIBILE

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Evidenze empiriche dimostrano che i metodi telefonici riescono a suscitare risposte più franche su comportamenti sensibili rispetto alle interviste faccia a faccia (Bowling, 2005), pertanto è sta-to utilizzato un protocollo di CATI, con cui si chiedeva alle persone di rispondere a 29 domande a scelta multipla. Tutte le domande sono state tratte da precedenti studi relativi a comportamenti di consumo riguardanti vino e importanza dell’etichetta (Lockshin e Corsi, 2012; Sirieix et al, 2013; Vecchio, 2013).

Le interviste telefoniche, su un campione italiano di 301 consumatori abituali di vino (almeno una volta a settimana), hanno rilevato che il 46% degli intervistati attribuisce grande impor-

tanza all’impatto ambientale nella scelta del prodotto vino, mentre meno attenzione viene data al consumo di acqua nella produzione dello stesso, indicato come attributo molto impor-tante nella scelta d’acquisto solo dal 26% del campione. Sempre tramite le interviste telefoniche è stato rilevato l’interesse dei consumatori a ricevere informazioni riguardanti la produzione ottenuta attraverso un ridotto consumo di risorse idriche sull’etichetta della bottiglia di un vino (attraverso un breve script o un logo specifico). Il 56% del campione (169 intervistati) ha dichia-rato di non essere interessato a questo tipo di informazione, mentre il 44% (132 intervistati) ha dichiarato di essere interessata.

La seconda fase della ricerca ha utilizzato la metodologia delle aste sperimentali (specificamen-te l’asta Vickrey del quinto prezzo) per indagare la reale disponibilità a pagare dei consumatori per vini a ridotto consumo d’acqua. In questa fase d’indagine si sono anche analizzate le determinan-ti principali che incidono sulla propensione dei consumatori a riconoscere a questi vini un premio di prezzo rispetto allo stesso prodotto convenzionale.

Le aste sperimentali sono, ad oggi, un valido strumento, utilizzato da economisti, psicologi ed esperti di marketing, per valutare il possibile successo o fallimento di un ipotetico ingresso sul mercato di nuovi prodotti e tecnologie, nonché di nuovi veicoli di informazione. Grazie alle loro caratteristiche, le aste si prestano a poter testare una gran varietà di prodotti e servizi sia alimentari che non. Rispetto ad altri metodi d’indagine della disponibilità a pagare, le aste spe-rimentali hanno il merito di inserire le persone in un contesto attivo di mercato (sebbene stiliz-zato); in cui le offerte effettuate, quindi, rivelano le preferenze ottenute in un mercato reale con prodotti reali e soldi reali. Limitando l’effetto di aleatorietà delle offerte rilevate tramite que-stionari o interviste ai consumatori. Il contesto di laboratorio, inoltre, permette ai ricercatori di controllare tutti gli elementi esterni che potrebbero influenzare l’attenzione dei consumatori e la loro percezione del prodotto.

Il meccanismo dell’asta sperimentale del quinto prezzo, in particolare, prevede che ogni parte-cipante, contemporaneamente, faccia un’offerta (personale e non conosciuta dagli altri parte-cipanti) per tutti i beni posti in vendita, alla fine della sessione (in cui partecipano 10 individui) le quattro offerte più alte ottengono il prodotto pagando realmente il quinto prezzo più alto determinato dal mercato. Al fine di permettere ai partecipanti di comprendere pienamente il meccanismo di funzionamento delle aste e assestare precisamente le proprie valutazioni, le aste sono precedute da sessioni di allenamento e le offerte reali vengono effettuate per cinque round consecutivi. I partecipanti vengono ricompensati per il tempo impiegato nell’esperimento a secondo del loro reddito. Per consentire una gestione più efficiente e rapida delle aste, esse vengono svolte in laboratori in cui ciascun partecipante è seduto in una postazione singola con un computer dotato di un programma specifico per la ricezione e catalogazione delle offerte.

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Questa seconda fase della ricerca ha visto la partecipazione di 210 consumatori abituali di vino (almeno una volta a settimana) che hanno generato offerte economiche per tre vini con carat-

teristiche intrinseche identiche (come l’origine, la varietà di uva, l’anno della vendemmia, la gradazione alcolica, il tipo di tappo, ecc.) ma con peculiarità estrinseche differenti:

Per evitare ogni effetto che potesse derivare della notorietà e reputazione dello specifico mar-chio/brand, si è adoperato un bilanciamento completo dei prodotti offerti. In altre parole, cia-scun dei tre vini è stato posto in vendita in sette sessioni delle aste senza alcuna certificazione, in sette sessioni con la certificazione in etichetta frontale e in sette sessioni con la certificazione in retro-etichetta.

Figura 4.1 – Loghi fronte e retro

I risultati delle aste sperimentali dimostrano che i consumatori, in media, attribuiscono un pre-

mio di prezzo al vino con certificazione di produzione a ridotto impatto idrico rispetto al vino convenzionale. Nello specifico il campione è disposto a pagare circa l’8% in più per il vino con il logo della certificazione sul fronte della bottiglia e circa il 4% in più per il vino con il logo in retro-etichetta.

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Figura 4.2 – Andamento delle offerte per i tre vini

Ulteriori analisi ci dimostrano che la disponibilità a pagare un premio di prezzo per i vini sosteni-bili è fortemente legata ad alcuni caratteristiche socio-demografiche, di stile di vita, di abitudini di consumo di vino e di percezione dell’importanza della tematica ambientale nelle scelte quo-tidiane. Infatti la variabile età (maggiore), il sesso (femminile) e la frequenza di consumo (più volte a settimana) incidono positivamente sulla valutazione dei vini a ridotto consumo idrico. Mentre la prevalenza di consumo di vino all’interno della propria casa incide negativamente sulla disponi-bilità a pagare per questi prodotti sostenibili.

Altre variabili importanti nella determinazione finale della disponibilità a pagare un premio di prezzo sono la fiducia, l’uso e la comprensibilità dell’etichetta della bottiglia. In particolare più il consumatore si fida delle informazioni riportate sull’etichetta più è disposto a pagare per il prodotto sostenibile. Allo stesso modo, maggiore è l’utilizzo del consumatore dell’etichetta nella scelta d’acquisto di vino e più tende a premiare questi vini. Infine più il consumatore perce-pisce l’etichetta come facilmente interpretabile (ovvero priva di tecnicismi) maggiore è la pro-pensione positiva del consumatore per i vini a bassa impronta idrica.

Si è dimostrato che i consumatori italiani sono interessati a vini con bassa impronta idrica e sono anche disposti a pagare un premio di prezzo per questi vini, seppure abbastanza limitato. Questi risultati confermano le conclusioni di altri studi recenti (Pomarici e Vecchio, 2013, Pomarici et al., 2014) che hanno rilevato l’importanza degli attributi della sostenibilità nelle scelte d’acquisto di vino dei consumatori italiani. L’interesse crescente della tematica, del resto, è anche dimostrata dalla proliferazione di programmi e certificazioni di sostenibilità attualmente sul mercato e dal forte stimolo che importanti associazioni di categoria stanno dando all’intero settore.

Ulteriori ricerche sarebbero utili a indagare se alcune tipologie specifiche di prodotto possono beneficiare maggiormente di certificazioni sostenibili e se alcuni mercati (ad esempio del Nord Europa) siano più pronti ad accogliere favorevolmente vini con queste particolari caratteristiche produttive.

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5. CONCLUSIONI

Un progetto come VARIVI che identifichi gli ambiti in cui si può risparmiare acqua, grazie al cal-colo dell’impronta idrica e alla sperimentazione di nuove tecniche di monitoraggio dello stress idrico, può avere ricadute dirette sull’identificazione delle aree in cui è possibile realizzare un

risparmio d’acqua e sulla migliore gestione delle attività di campagna e dell’operatività in can-tina.

Altrettanto importanti, a nostro avviso, sono le potenziali ricadute indirette del progetto (legate al marketing e allo studio dei comportamenti dei consumatori), che contribuiscono a promuove-re il territorio di Ischia come uno dei primi territori italiani che opera un’analisi complessiva

dei consumi e della gestione della risorsa idrica a dimostrazione dell’attenzione per il territo-rio e per la sostenibilità.

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Riccardo Guidetti

Professore Associato presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambienta-li – Produzione, Territorio e Agroenergia, (DISAA) dell’Università degli Studi di Milano. Ha maturato, tra le altre, un’esperienza scientifica nel settore dell’industria agro-alimentare nell’analisi qualitativa dei prodotti alimen-tari, soprattutto nei sistemi non distruttivi per la valutazione dei prodotti ortofrutticoli ed alimentari. Ha gestito numerosi progetti nazionali ed in-ternazionali (Progetti Europei “STEP: Sustainable Technology for Econo-mic Processing” e “CHANGE: Chambers promoting intellingent energy for SMEs”; Progetti regione Lombardia INNOVI e VALORVI; ecc.). E’ membro della Associazioni Italiana di Ingegneria Agraria (AIIA) con il ruolo di vicepre-sidente della IV sezione (Macchine e Impianti).

Valentina Giovenzana

Dottore di Ricerca presso la Scuola di Dottorato in “Innovazione tecnolo-gica per le Scienze Agro-alimentari e Ambientali” dell’Università degli Stu-di di Milano Attualmente è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – Produzione, Territorio, Agroenergia (DiSAA) dell’Università degli Studi di Milano, Settore Scientifico AGR-09. Le sue at-tività di ricerca convergono su due aree principali: l’applicazione di tecno-logie ottiche per un monitoraggio non distruttivo (spettroscopia vis/NIR e NIR) di prodotti agro-alimentari, e l’analisi energetica nelle piccole e medie imprese alimentari.

Roberto Beghi

Assegnista di Ricerca presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – Produzione, Territorio, Agroenergia dell’Università degli Studi di Milano. L’attività di Beghi si svolge all’interno di due filoni di ricerca. Il primo, e prin-cipale, ha come argomento l’applicazione di tecnologie ottiche non distrut-tive per l’analisi di prodotti ortofrutticoli e alimentari (spettroscopia NIR e vis/NIR, analisi dell’immagine multispettrale); il secondo, invece, riguarda l’analisi energetica, dei consumi idrici e degli impatti ambientali di prodotti e processi del settore agroalimentare.

Simone Gabriele Parisi

Dal 2005 opera nell’ambito dell’agrometeorologia presso il Dipartimen-to di Scienze Agrarie e Ambientali – Produzione, Territorio, Agroenergia dell’Università degli Studi di Milano. Nel 2009 si laurea in Fisica Applicata a Pavia e i suoi principali interessi di ricerca riguardano la meteorologia e micrometeorologia applicata al settore agronomico, con particolare riferi-mento agli stress termici ed idrici. Opera inoltre nel settore GIS attraverso la realizzazione di mappe georeferenziate di aree agricole.

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Eugenio Pomarici

Dottore di ricerca e Professore Associato presso il Dipartimento TESAF dell’Università degli Studi di Padova, nonché Presidente della Commissio-ne Economia e Diritto e membro del CST dell’OIV (Organizzazione Interna-zionale della Vite e del Vino), Accademico ordinario dell’Accademia italiana della vite e del vino e dell’Accademia dei Georgofili e co-direttore della ri-vista Wine Economics and Policy. Ha partecipato alla valutazione dell’OCM vino e nel 2011/12 allo studio The Liberalisation of Planting Rights in the EU Wine Sector per il Parlamento Europeo (Negotiated Procedure IP/B/AGRI/IC/2011-006). Attualmente svolge ricerche sugli aspetti economici, orga-nizzativi e di politica del settore vitivinicolo, con una focalizzazione sull’a-nalisi della competitività e sulla politica comunitaria nel settore del vino.

Riccardo Vecchio

Dottore di Ricerca presso la Scuola di Dottorato in “Economia delle Risorse Alimentari e dell’Ambiente” dell’Università degli Studi di Napoli “Parthe-nope”. Dal 2012 svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Le principali aree di interes-se scientifico sono: lo studio dell’atteggiamento e del comportamento del consumatore di prodotti alimentari; con particolare attenzione all’analisi della disponibilità a pagare dei consumatori per gli attributi credence.

Mario Amato

Dottorando di ricerca presso il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, sezione di Economia e Politica Agraria. Dopo la laurea magistrale in Scienze degli Alimenti e Nutrizione decide di continua-re gli studi nell’ambito del Marketing e della Consumer Science per stu-diare, sviluppare e promuovere consumi sostenibili. Oltre alla sostenibilità del settore vinicolo si occupa, inoltre, di studiare l’atteggiamento dei con-sumatori verso alimenti innovativi e eco-friendly (come le farine ottenute da insetti) nonché di studiare filiere sostenibili (come il Commercio Equo e Solidale).

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CREDITS

VARIVI

http://users.unimi.it/varivi/progetto.html

Digital Storytelling - STORYTELLING MERIDIANO srl

Foto/video - INDIBAProgetto grafico - Aurora Lobina

Supporto Logistico - Vito Iacono - Cantine PietratorciaLocation - IPS “Telese” Ischia e Giardini Arimei

Si ringraziano per la disponibilità,

Vera Mazzella - CANTINE ANTONIO MAZZELLA

Giosuè Colella - AZ.VIT. COLELLA GIOSUÈ

Arnaldo Castagna - CRATECA

Francesco Iacono - GIARDINI ARIMEI

Natale Sessa - PIETRATORCIA

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VARIVIValorizzazione della Risorsa Idrica per la Viticoltura dell’isola di Ischia