Valencia Interrotta

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presentato a Fotografia Europea 2010.

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Queste fotografie sono state scattate in due settimane, mentre il duemilanove dava il passo al duemiladieci. Valencia era fredda, il cielo plumbeo. E’ una visione della città, così come si è presentata fin dal primo giorno che l‘ho vista. Le fotografie sono state scattate in diversi posti. Ho cercato i soggetti fra il centro e le periferie. Gli scenari mi apparivano simili ovunque. E’ un percorso spazio temporale, in cui c’è un adesso di stasi, sospeso, e un domani incerto. Come se ci fosse stato un momento di interruzione della vita, e delle cose della vita.
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[…] Case? Ma, per essere precisi, erano case che non c’erano più. Case demolite da cima a fondo. Quel che c’era, erano le altre case, le vicine case alte che un giorno avevano fiancheggiato le distrutte. […] Ma non si trattava, per così dire, del primo muro delle case superstiti (come si sarebbe potuto pensare), bensì dell’ultimo muro delle case demolite. Si vedeva il suo lato interno. Si vedevano a ciascun piano le pareti delle camere, cui erano ancora attaccate le tappezzerie, qua e là gli aggetti dei pavimenti o dei soffitti. […] Soprattutto indimenticabili erano proprio le pareti. La vita tenace di quelle camere non s’era lasciata sopprimere. Era ancora là, si teneva attaccata ai chiodi rimasti, stava sul resto di pavimento largo un palmo, era strisciata sotto gli aggetti degli angoli, ove durava ancora un po’ di spazio interno. La si poteva vedere presente nei colori che a poco a poco, di anno in anno, erano cambiati: l’azzurro in verde ammuffito, il verde in grigio, e il giallo in un bianco vecchio e stantio che marciva. […] E dalle pareti che erano state azzurre, verdi e gialle, ora inquadrate dai segni delle tramezze distrutte, veniva il soffio di quella vita, il soffio ostinato, pigro, ammuffito, che nessun vento aveva ancora disperso. […] E molto s’era aggiunto dal basso, dall’abisso della strada che vaporava, e altro era colato dall’alto con la pioggia, che sulle città non è pulita. E qualcosa avevano portato i venti casalinghi, deboli, addomesticati, che restano sempre nella stessa strada, e c’era altro ancora, molto, di cui non si sapeva l’origine. Ho ben detto che erano stati demoliti tutti i muri, tranne l’ultimo? Di questo muro sto parlando. R.M. Rilke, I quaderni di Malte Laurids Brigge
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