V ESCURSIONE PEREGRINANTE (II) DAL 22 AL 27 APRILE: … · rebbe bello riportare integralmente, non...

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V a ESCURSIONE PEREGRINANTE Eco dei Barnabiti 3/2014 63 «A ndiamo pellegrinan- do per l’Umbria ver- de e la gentile To- scana; andiamo a esaltarci dinnanzi a un moto d’arte per cui quelle due fortunate regioni non sono seconde a nessuna terra che l’arte abbia reso celebre» (Giovanni Semeria). un bilancio Mi sono posta la domanda con più persone, in primis con padre Antonio Gentili, anima delle nostre nostre “escursioni peregrinanti” che sono giunte alla quinta edizione. Vedendolo tanto soddisfatto, anzi gioioso, mi sono confermata in una risposta affermativa e nella sensa- zione personale di compiutezza e appagamento. Quasi tutti i partecipanti all’ultima edizione, a voce o tramite la scrittu- ra, hanno espresso la loro soddisfa- zione e gratitudine: ci sono afferma- zioni così originali e intense che sa- rebbe bello riportare integralmente, non certo per un narcisistico compia- cimento, ma per la profondità delle riflessioni e per le risonanze interiori che persone, luoghi e eventi hanno avuto. Mi piace pensare a una bella frase di Proust: «Il viaggio non è cer- care nuove terre, ma avere occhi nuovi». Condivido pienamente que- sta affermazione e in Umbria ne spe- rimento il senso, l’efficacia, la verità. Questa terra infatti continua a offrirci il nuovo e l’antico, il noto e la novi- tà, ci fa sentire la nostra singolarità e insieme il piacere di condividere scelte, idealità, valori. Evidentemente la patria di san Francesco e di san Benedetto ha su di noi un vero fascino, nelle grandi e nelle piccole cose: lo abbiamo per- cepito con forza davanti a capolavori dell’arte quali gli affreschi della basi- lica di Assisi, del duomo di Orvieto, della cappella Baglioni a Spello (e l’elenco potrebbe continuare a lun- go), ma anche nei borghi, nelle stra- dine, negli eremi, nei boschi. Di que- sta regione, che è definita: verde, mi- stica, francescana, ci piacciono il silenzio, la spiritualità che promana dai luoghi, la varietà della natura con i suoi colori, la storia e la cultura, ma V a ESCURSIONE PEREGRINANTE (II) DAL 22 AL 27 APRILE: UN LUSTRO IN UMBRIA Per il nostro gruppo è proprio interessante questa regione! Ma la quinta escursione è ancora così carica di fascino e di novità? Guidate e animate dal p. Antonio Gentili, le «escursioni peregrinanti» sono ormai giunte alla quinta edizione. In quest’articolo, primo di due, le risonanze interiori che persone, luoghi e eventi hanno suscitato nei partecipanti. un suggestivo colpo d’occhio su Campello Alto con il castello e il conventino dei barnabiti

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Va ESCURSIONE PEREGRINANTE

Eco dei Barnabiti 3/2014 63

«A ndiamo pellegrinan-do per l’Umbria ver-de e la gentile To-

scana; andiamo a esaltarci dinnanzia un moto d’arte per cui quelle duefortunate regioni non sono seconde anessuna terra che l’arte abbia resocelebre» (Giovanni Semeria).

un bilancio

Mi sono posta la domanda conpiù persone, in primis con padreAntonio Gentili, anima delle nostrenostre “escursioni peregrinanti” chesono giunte alla quinta edizione.Vedendolo tanto soddisfatto, anzigioioso, mi sono confermata in unarisposta affermativa e nella sensa-zione personale di compiutezza eappagamento.Quasi tutti i partecipanti all’ultima

edizione, a voce o tramite la scrittu-ra, hanno espresso la loro soddisfa-zione e gratitudine: ci sono afferma-zioni così originali e intense che sa-rebbe bello riportare integralmente,non certo per un narcisistico compia-cimento, ma per la profondità delleriflessioni e per le risonanze interioriche persone, luoghi e eventi hannoavuto. Mi piace pensare a una bellafrase di Proust: «Il viaggio non è cer-care nuove terre, ma avere occhinuovi». Condivido pienamente que-sta affermazione e in Umbria ne spe-rimento il senso, l’efficacia, la verità.Questa terra infatti continua a offrirci

il nuovo e l’antico, il noto e la novi-tà, ci fa sentire la nostra singolarità einsieme il piacere di condividerescelte, idealità, valori.Evidentemente la patria di san

Francesco e di san Benedetto ha sudi noi un vero fascino, nelle grandi enelle piccole cose: lo abbiamo per-cepito con forza davanti a capolavoridell’arte quali gli affreschi della basi-

lica di Assisi, del duomo di Orvieto,della cappella Baglioni a Spello (el’elenco potrebbe continuare a lun-go), ma anche nei borghi, nelle stra-dine, negli eremi, nei boschi. Di que-sta regione, che è definita: verde, mi-stica, francescana, ci piacciono ilsilenzio, la spiritualità che promanadai luoghi, la varietà della natura coni suoi colori, la storia e la cultura, ma

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Per il nostro gruppo è proprio interessante questa regione!Ma la quinta escursione è ancora così carica di fascino

e di novità?Guidate e animate dal p. Antonio Gentili, le «escursioni peregrinanti» sono ormai giunte allaquinta edizione. In quest’articolo, primo di due, le risonanze interiori che persone, luoghi eeventi hanno suscitato nei partecipanti.

un suggestivo colpo d’occhio su Campello Alto con il castello e il conventinodei barnabiti

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anche le tradizioni, l’artigianato, lagastronomia.Ecco, l’Umbria ci consente espe-

rienze intense sul piano spirituale,culturale, sensoriale… le cinque“escursioni peregrinanti” hanno avu-to come tratto comune l’approccio

costante alla bellezza (e quanta!), lasalutare pausa dalla routine e dallaquotidianità, l’incontro con personeche vivono la fede e il credere conconvinzione e passione, i momentimeditativi e le celebrazioni eucaristi-che che lasciano risonanze profondee un’eco duratura.Non è facile raccontare un viaggio:

anche la narrazione più brillante èsempre riduttiva e neppure il taccui-no o il diario di uno scrittore famosopotrebbero restituire la miriade di os-servazioni, reazioni, sensazioni, emo-zioni che lo accompagnano. Certo cisono le esperienze fon-damentali, le scelte, gliincontri con il visibile, lanatura, la cultura, l’arte,la storia, il paesaggio el’uomo, anzi gli uominiche lo abitano e gli dan-no forma. Però c’è ancheuna materia più sottileche chiede, per esserepercepita, occhi capacidi vedere ciò che altritrascurano, orecchie chesentono suoni e voci nonuditi da tutti, una perce-zione tattile che resti -tuisce un’energia diver-

sa, emanataperfino dallepietre… Mi sorprendoogni anno proprio diquesta materia sottile, diquesta dimensione origi-nale, di questa voce del -l’anima che caratterizzale nostre escursioni e ilconfronto delle idee inproposito è sempre ap-pagante e carico di sug-gestioni.Ma questa escursione

del 2014 che cosa ha dinuovo, di unico? Qualemotivo conduttore la ca-ratterizza? Rifletto pertrovare una risposta con-vincente.

a Campello

Lasciata la Toscana, ilgruppo si ricompatta condestinazione Campello,dove arriviamo nel tardopomeriggio con gioiosasoddisfazione, esternatada parecchi che si sento-

no “a casa”. La cena è un momentopiacevole e lì siamo raggiunti da altriamici; la deliziosa zuppa di lentic-chie di Pettino ci riporta ai tipici sa-pori umbri e quando dico ad Anto-nietta il grazie di tutto il gruppo leimi risponde con semplicità e convin-zione: «La cucina è questione di cuo-re». Un abbraccio è segno del nostroaccordo.Il giorno successivo, festa del 25

Aprile, è prevista la salita all’eremodi Pale che ho più volte ammirato,ma dal basso, dal paese, perché iltempo piovoso non ci ha mai per-

messo di raggiungerlo. Vi si sale at-traverso un ripido sentiero, anche sepadre Antonio lo ha definito como-do! Appollaiato a mezza costa sulmonte Pale, nel territorio di Foligno,è dedicato a santa Maria Giacobbee è costruito in un antro, con la stes-sa roccia calcarea della montagna,su più piani della parete e protettoda una volta naturale. Risale al XIIIsecolo e, secondo la tradizione, quisi ritirò in preghiera Maria, madre diGiacomo, una delle pie donne miro-fore (portatrci di mirra) che unserocon unguenti il corpo del Signore. Ilsentiero, che è contrassegnato dallestazioni della via Crucis, è affrontatocon disinvoltura da chi è avvezzo amontagne e camminate, un po’ me-no da chi come me preferisce l’autoo da chi soffre di vertigini. Comun-que dopo più di mezzora siamo tuttilì ad ascoltare il custode dell’eremoche ne illustra la storia e a parteci-pare all’eucarestia. Noto con piace-re un mazzolino di fiori spontaneiche Cristina ha posto ai piedi del-l’altare, un gesto per lei abituale,

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scorcio dell’eremo delle Allodole

nella cappella dell’eremo di Pale, il p. AntonioGentili dirige la parola ai pellegrini

eremo di Pale

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che esprime sensibilità, gusto delbello e devozione. Mi dice che lasalita al santuario di Pale le ha datomolto e che si è ricordata della tar-sia del pavimento di Siena con laraffigurazione del percorso irto diostacoli: la paura, la fatica, le resi-stenze…Attraverso la valle del Menotre

giungiamo a Foligno per il pranzo aCasa Lanteri: un nuovo appuntamen-to con Mary che, con l’aiuto dellasua famiglia, ci ha preparato un me-nù originale e salutare, esteticamentebello e gastronomicamente buono esano, con preparazioni che diconodedizione, competenza e passione.Lì festeggiamo Rita e Valeriano, checi offrono un dolce squisito e chehanno voluto condividere con noi lagioia dei loro 38 anni di matrimonio,ricordati all’Eremo di Lecceto duran-te la messa.Il pomeriggio libero è dedicato da

alcuni a una meditazione sul PadreNostro guidata da padre Antonio nelconvento, alla visita degli affreschidi Lippi nel Duomo di Spoleto perClaudia e per i suoi amici Renato eClaudia, mentre in quattro raggiun-giamo l’eremo delle Allodole, cuisiamo legati da affetto, amicizia,gratitudine per averci accompagnatocon la preghiera in momenti diffici-li. La visità è purtroppo breve, maper Cristina conoscerle era un vivodesiderio, perché si era sentita so-stenuta dalla lora forza nel difficileperiodo della morte dei suoi genito-ri. Quando abbiamo partecipato allapreghiera del venedì per i malati,abbiamo visto concretamente quan-ta apertura del cuore ci sia nel loropregare, con i nomi di tanti che sof-frono malattie del corpo e dello spi-rito, evocati dalle sorelle che si al-ternano a ricordarli. Il congedo daloro è sempre carico di affetto e ildesiderio di ritornare… beh nonmanca mai.

Bevagna, un borgo splendidoe un’esperienza

che non si dimentica

Sabato, ultimo giorno di perma-nenza, è prevista un’escursionenella valle spoletina; raggiungiamoGiano dell’Umbria con un tuffonella natura, casolari, borghi, pratifioriti di papaveri rossi e ravizzonegiallo, con il verde argenteo degli

ulivi e quello intenso dei campi difave, con le vigne di Sagrantino, unsuperbo vino doc… e mentre la bel-lezza della natura ci riempie di se-renità ci scambiamo pareri, impres-sioni, auspici. Padre Antonio ci ren-de edotti sul culto di Giano e sui

vari toponimi che lo ricordano inqueste terre, nonché sull’amore cheegli ebbe per Camesena, una ninfadel luogo, dal cui connubio “nac-que l’itala gente” (così Carduccinella celebre ode Alle Fonti del Cli-tunno). Attira la nostra attenzione

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Giano dell’Umbria - facciata dell’abbazia di S. Felice martire con la statuabronzea di S. Gaspare del Bufalo

Giano dell’Umbria - cripta della basilica di S. Felice martire

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soprattutto la basilica di san Felicemartire: la storia del santo e dellachiesa mi colpiscono molto, forseperché il nome evoca una personaa me cara e per un particolare checi sorprende. La tradizione vuoleche il santo protegga e aiuti nelleaffezioni reumatiche stendendosisulla pietra del suo sarcofago: il ge-sto non ha nulla di ripetitivo e sca-ramantico, ma è sentito come unaforma di sacralità.

Bevagna è vicina e in pochi minutisiamo nella splendida piazza Silvestri,con la magnifica fontana che aveva-mo vista in restauro in un’altra escur-sione. Ci attende uno dei nostri “ap-puntamenti gastronomici” per gustarei gnocchi al Sagrantino, il pregiato vi-no che rende delizioso questo cibocomune. Li gustiamo insieme ad altri

piatti da Ottavius, dovesostiamo volentieri per labontà dei cibi e la genti-lezza dell’albergatore.Durante il tragitto, un

incontro casuale di Tul-lia con uno dei tre auto-ri di un libro su Beva-gna, di prossima pubbli-cazione, ci consente un“fuori programma”: unpiacevole giro del borgocon la visita al TeatroTorti, luogo di diletto ecultura, e le terme roma-ne di cui ammiriamo glisplendidi mosaici. Ce liillustra un giovane genti-le e capace e, per l’en-nesima volta, ci stupia-mo per quanto siamostati fortunati nell’avereavuto guide così dispo-nibili e brillanti.Il cartello che indica

Bevagna lo definisceuno dei più bei borghid’Italia e davvero non èun’esagerazione; sareb-be intressante poter ve-dere folclore e artigiana-to come durante il Paliodelle gaite…, ma giugnoè ancora lontano.La bellezza di Beva-

gna e il piacere dellapasseggiata non ci fannodimenticare la ragioneper cui siamo lì; dobbia-mo raggiungere la fra-

zione di Capro, dove c’è la Casa fa-miglia di Francesca e Guido.

“nulla è impossibile a Dio”

Difficile scegliere un nome più az-zeccato, anzi più vero di questo chei due coniugi hanno voluto per la lo-ro casa, in cui viviamo un’esperienzaforte, che resterà dentro di noi.Quando scendiamo dal pullman, unroseto, traboccante di fiori rossi, ciaccoglie con una nota di semplice,ma intensa bellezza. Un simbolo,che nel linguaggio comune diceAmore e la maiscola non è casuale.Ripenso a quando siamo venuti qui agiugno del 2013 per conoscere lastoria di questi giovani così speciali,casualmente letta su “Noi”.Non entriamo in casa: questa volta

non siamo in tre, ma in oltre trenta

persone, quindi Guido ci apre le por-te della chiesa che è annessa al con-vento e all’abitazione, data loro incomodato gratuito per vent’anni daiFrati di Assisi. In questa casa, che facapo alla comunità Papa GiovanniXXIII di don Benzi, vivono Francescae Guido, che hanno avuto in affidoragazzi di Paesi diversi e hanno adot-tato tre bambini disabili che amanocon tenerezza indicibile, per i qualiogni giorno lottano, agiscono, spera-no, intessendo una trama di relazioniforti, aiutati da parenti, amici, volon-tari e istituzioni.Si tratta, come dice padre Antonio,

«di essere presenti, nel presente, alPresente», che non è certo un eserci-zio linguistico, ma un’efficace espres-sione per dire la consapevolezza dichi vive l’autentica relazione con ilSignore che opera nella Storia.La vita di Guido e Francesca, uniti

da un forte legame, è sostenuta, illu-minata e rinvigorita dalla preghiera,dalla fede in quel Dio che, come Pa-dre, rende visibile la dimensionedella fratellanza tra i loro figli, cosìdiversi per provenienza geografica,età, esperienze di vita. Parlare di lo-ro non risulta facile, per l’ecceziona-lità delle scelte che hanno fatto, lo èstato parlare con loro per quel tonocolloquiale, mai assertivo, per lachiarezza e trasparenza degli sguar-di, per la semplicità veramente fran-cescana con cui ti comunicano i lo-ro vissuti e ti rendono presente ilpassato, i loro inizi, le loro esperien-ze, i loro sogni.Quando raccontano, non sono solo

le parole a comunicare, sono glisguardi, i gesti di cura per i due bim-bi che sono lì con i loro problemi e le

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Bevagna - la piazza con la monumentale fontanae la chiesa parrocchiale

Francesca e Guido

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gravi sofferenze, ma circondati, anziavvolti da una indicibile tenerezza.Penso che papa Francesco abbrac-

cerebbe con trasporto l’intera fami-glia, piccoli e grandi, ma soprattuttoche “vertice” e base della Chiesanon possano essere più vicini e insintonia.Forse la Chiesa che questo papa

sogna è quella domestica di France-sca e Guido e «Venga il tuo regno,sia fatta la tua volontà, dacci oggi ilnostro pane quotidiano»… non sonopiù solo invocazioni, ma vita, un mi-racolo dell’amore cui abbiamo avutoil privilegio di assistere. Come hadetto Adele, questa famiglia è un af-fresco vivente, un mosaico, il cui au-tore è Dio che con colori o pietruzzedice il suo infinito amore per l’uma-nità: nei due genitori, nei loro figli,nella casa la nostra amica ha ricono-sciuto tutte le manifestazioni dellacarità, quella vera, che è l’altro nomedell’amore.Celebriamo insieme l’eucarestia e

è il momento in cui ringraziamo dalprofondo del cuore per quell’incon-tro che ha dato a ciascuno una pre-ziosa occasione di crescita.Gli occhi di molti sono velati di

commozione, le parole sembranoinadeguate a dire la ridda di senti-menti che ciascuno prova, ma sonocerta che i coniugi Camanni, con laloro famiglia fondata sulla rocciadell’amore autentico tra loro, perogni creatura e per il Signore dellavita, abbiano dato la testimonianzapiù luminosa di fede tra quelle speri-mentate nelle cinque escursioni.

il solito “circle time” serale

L’auditorium del convento è il no-stro luogo di ritrovo dopo cena perscambiarci opinioni, per verificare larisonanza di quanto abbiamo visto,sentito, fatto: padre Antonio ritieneimportante questo momento e nonvogliamo certo rinunciarvi, perchéormai è un po’ tardi.Basta essere più sintetici, scherza,

ma qualcuno lo prende in parola edElisabetta lascia tutti stupiti recitandocon voce sicura, senza l’abitualecommozione, pochi ed efficaci versiin cui concentra il suo “grazie” perl’escursione che la riempie sempre digioia e gratitudine.Come ho detto all’inizio, non pos-

siamo dar voce a tutti, ma il grazie di

molti appare sincero e non di circo-stanza.

la partenza

Anche questo momento ha ormaiuna sua ritualità: ci sono i prepara-tivi, la colazione, i saluti e, comesempre la celebrazione della santamessa, in cui l’omelia di padre An-tonio compendia il grazie al Signo-re per i doni che ci dato in sovrab-bondanza in questa escursione, ri-chiamandone i momenti salienti. Lamisericordia del Signore è ricordatadalla festa che ormai ben conoscia-mo, voluta da papa Giovanni PaoloII, e il pensiero del celebrante vasubito alla straordinaria giornatache Roma sta vivendo con la santifi-cazione dei due papi, GiovanniXXIII e Giovanni Paolo II: è bellounirsi alla preghiera della Chiesache celebra due giganti della Fede edella Carità, due personalità straor-dinarie, due storie tanto, tanto di-verse, ma accomunate dalla stessavolontà di servire Dio e l’uomo.Due eccezionali testimoni dellaGrazia, che sa operare grandi cosein chi vi corrisponde.Abbiamo pensato a una sosta nella

val Tiberina, a Città di Castello, mabreve, perché temiamo il traffico chetroveremo in autostrada, sia per il

rientro dal “ponte” sia per il ritornoda Roma di tanti pellegrini. C’è tem-po solo per una visita alla cittadina,per il suo Duomo, che conserva af-freschi di Pomarancio e di Rosso Fio-rentino, ma non per la Pinacotecacomunale o la collezione di AlbertoBurri, uno dei maggiori protagonistidell’arte contemporanea.Questa volta lo spuntino è vera-

mente tale e il meteo, che prevedepioggia, ci fa ripartire.Il ritorno a casa è comunque all’in-

segna della tranquillità, nonostante iltraffico molto intenso e qualche vio-lento scroscio.Serenità, allegria, scambio di bat-

tute, commenti, confidenze, ringra-ziamenti: è un clima davvero cordia-le quello del nostro ritorno.C’è però un aspetto dell’Umbria

che manca nelle nostre escursioni.Qualcuno lo sottolinea e lo propone:sono le grandi manifestazioni del fol-clore, come Calendimaggio, la Corsadei Ceri, il Palio della Balestra, laGiostra della Quintana, il Palio delleGaite, le Infiorate di Spello. Ecco,quest’ultima la potremmo proprio ve-dere, ci hanno pure invitato! Un’ideache già alletta qualcuno.L’Umbria è anche questo per il no-

stro gruppo: sognare il futuro.

Adriana Giussani

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casa della Comunità-famiglia di Bevagna