Uomini nel tempo - preview

13
In tutto l’impero si diffondono le leggi, la cultura e l’arte romana. Unità 2 L’apogeo di Roma imperiale Gli imperatori del II secolo difendono e rafforzano il confine del Reno. Conquista della Britannia e costruzione del Vallo di Adriano. Nel Mar Mediterraneo fioriscono i commerci. Obiettivi da conseguire Imparare a identificare gli elementi caratterizzanti una civiltà in progressiva evoluzione. Saper riconoscere le caratteristiche di un sistema politico e sociale. Sapere ordinare il discorso storico secondo l’ordine dei fatti. Sapere legare i fatti attraverso il nesso di cause e conseguenze. Sapere interpretare la storia grazie a documenti scritti, immagini, carte geografiche e schemi. Materiali online Approfondimenti Materiali interattivi Audio e Video Podcast Dialoghi nel Tempo (trasmissione audio-video scaricabile su computer) Supporti per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA)

description

Alcune pagine esemplificative dell'opera Uomini den tempo

Transcript of Uomini nel tempo - preview

In tutto l’impero si diffondono le leggi, la cultura e l’arte romana.

Unità 2 L’apogeo di Roma imperiale

Gli imperatori del II secolo difendono e rafforzano il confine del Reno.

Conquista della Britannia e costruzione del Vallo di Adriano.

Nel Mar Mediterraneo fioriscono i commerci.

Obiettivida conseguire

Imparare a identificare gli elementi caratterizzanti una civiltà in progressiva evoluzione.

Saper riconoscere le caratteristiche di un sistema politico e sociale.

Sapere ordinare il discorso storico secondo l’ordine dei fatti.

Sapere legare i fatti attraverso il nesso di cause e conseguenze.

Sapere interpretare la storia grazie a documenti scritti, immagini, carte geografiche e schemi.

Materiali online

Approfondimenti Materiali interattivi Audio e Video Podcast Dialoghi nel Tempo

(trasmissione audio-video scaricabile su computer)

Supporti per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA)

2-Storia-u2_cap_4_DIVISO.indd 60 04/03/13 17:44

Eventi chiave

180-192 d.C.: Commodo

169-175 d.C.: campagne di Marco Aureliocontro i germani

98-138 d.C.: l’impero raggiungela massima espansione

96-98 d.C.: fine della dinastia dei Flavie salita al trono di Traiano

69 d.C.: Vespasiano assume pieni poteri

68 d.C.: morte di Nerone a seguito della rivol-ta di alcune legioni e del senato

14 d.C.: successione di Tiberio all’impero

18 a.C.: rinnovamento morale, culturale e religioso

12 a.C.: Ottaviano Augusto assume tutte le magistrature

27 a.C.: Ottaviano acquisisce il titolo di «Augusto»

Concetti chiave

Nuovi eccessi di potere e crisi del sistema

Esaurimento della spinta espansiva dell’impero

Età d’oro dell’impero

Successione per adozione

Principato come potere assoluto

Possibilità di eccessi nel sistema del principato

Successione dinastica

Impero come ideologia

Mantenimento formale delle istituzioni

Affermazione del principato

Massima espansione dell’impero anche in Asia con Traiano e Adriano.

Traiano supera il Danubio e conquista la Dacia.

2-Storia-u2_cap_4_DIVISO.indd 61 04/03/13 17:44

62

Unità 2

L’apogeo di Roma imperiale

Capitolo

4 Augusto e la nascita dell’Impero Romano

A lla definitiva vittoria di Ottaviano su Antonio e Cleopatra (nel 30 a.C.),

Roma si trovò nelle mani di un nuovo uomo forte che avrebbe potuto imporre la propria per-sona e la propria fazione sulla Repubblica e sulla società. Ot-taviano, invece, scelse di dare stabilità alle istituzioni: accen-trò nelle sue mani tutti i poteri piú importanti, ma lo fece nel

rispetto del quadro delle ma-gistrature repubblicane e in alleanza con il senato e con la classe equestre. Infine, egli non trascurò le esigenze della plebe e delle migliaia di veterani delle sue guerre civili e di conquista.In questo modo alla repubbli-ca seguí un regime guidato dal «principe del senato», un primo cittadino che provvide a ogni aspetto della vita comune con il

consenso dell’intera cittadinan-za. Il principe ebbe l’autorità dell’«imperator», cioè del capo dell’esercito, e ricevette il titolo di «Augustus».Con Ottaviano Augusto, che re-gnò fino alla morte, nel 14 d.C., cominciò quindi l’età imperia-le e vennero garantiti a tutti la pace e il benessere.

Roma

Danubio

RenoM AR M EDITERRANEO

M AR N ERO

M AR

C ASPIO

M ARE

DEL N ORD

O CEANO

A TLANTICO

L’Impero Romanosotto Ottaviano Augusto

dal 30 al 14 d.C.

30 a.C.Ottaviano sconfigge Antonio in Egitto

27 a.C.Ottaviano acquisisceil titolo di «Augusto»

20 a.C.Vittorie in Armenia e accordo di pace con i parti

18 a.C. Legge sui matrimoni

12 a.C. Augusto diviene pontefice massimo

9 a.C. Tre legioni vengono distrutte dai Germania Teutoburgo

14 d.C. Morte di Augusto

30 a.C. 14 d.C.

2-Storia-u2_cap_4_DIVISO.indd 62 04/03/13 17:44

63Augusto e la nascita dell’Impero Romano

Capitolo 4

dosi allo stesso tempo l’appoggio di tutte le classi sociali romane e del maggior numero di alleati nell’impero.Occorreva dunque un compromesso: un uomo solo avrebbe governato, ma il quadro istituzionale della repubblica, che garantiva a diversi l’accesso alle cariche e alle ricchezze dello Stato e rendeva possibile amministrarlo anche a vantaggio delle classi sociali svantag-giate, doveva essere mantenuto. In altre paro-le, egli volle affermare la sua autorità assoluta di sovrano senza assumerne la veste.

Il compromesso con il senato

Nel 27 a.C., durante una solenne seduta, Ot-taviano restituí al senato i poteri eccezionali di cui era stato investito per combattere con-tro Antonio e Cleopatra a difesa della sicurez-za dello Stato e manifestò la sua intenzione di ritirarsi nella condizione di privato cittadino. Il senato si vide cosí formalmente confermato il suo ruolo di guida della repubblica. Ottavia-no evitò, inoltre, di aumentare il numero dei senatori introducendo nell’assemblea un cer-to numero di suoi sostenitori, come avevano fatto Silla e Cesare, ma riportò il loro numero

a 600, garantendo cosí l’esclusività e il prestigio dell’assemblea, nel-

la quale fu di nuovo stabilito che potevano sedere solo i membri di famiglie di an-tica nobiltà e dotate di im-portanti patrimoni.Una volta assicurato il ri-

spetto della piú importante e antica istituzione repubblica-

na, Ottaviano garantí anche la continuità delle magistrature ,

che avrebbero con-tinuato a svolge-

re di diritto le loro funzioni.Dietro a que-sti riconosci-menti for-mali stava la possibil ità,

per tutte le piú importanti

TI RICORdI...Quali erano le condizioni indispensabili perché Ottaviano potesse governare a lungo assicurando pace e stabilità alla società romana?

Ottaviano e il desiderio di stabilità della società romana

All’indomani della definitiva vittoria su Marco Antonio (30 a.C.), Ottaviano rientrò a Roma come arbitro incontrastato della po-litica. Egli avrebbe potuto governare come dittatore, come già avevano fatto Silla e Cesare (vedi i Capitoli 2 e 3), ma in questo modo avrebbe mantenuto lo Stato in una situazione di emergenza e di incertezza: un uomo forte, appoggiato dall’esercito, si sa-rebbe di fatto imposto su ogni altra istitu-zione, ma solo fino alla nascita di una nuova stella politica, favorita dal senato o da una fazione, in grado di contrapporsi con le armi al padrone della città.I lunghi decenni di contrapposizioni socia-li e le Guerre Civili avevano profondamen-te danneggiato l’Italia, la Sicilia e l’Oriente. C’erano state proscrizioni, confische di beni, massacri e saccheggi delle città, espropria-zioni fatte per la distribuzione delle terre ai veterani, imposte arbitrarie. La società romana, stanca di tutto ciò, avrebbe dato volentieri il suo appoggio a una situazione politica che unisse la stabilità nella direzione dell’impero al riconoscimento dei di-ritti e dei privilegi del maggior numero possibile di soggetti che formavano la comunità.Ottaviano comprese che, se voleva garantire allo Stato una pace e una sicurez-za durevoli ed essere garante per un lungo periodo della com-pattezza e del be-nessere dell’intera cittadinanza, do-veva tenere salda-mente il potere nelle sue mani, guadagnan-

4.1 OttavianO augustO rifOrma lO statO

Busto di Ottaviano Augusto; 40-27 a.C. Roma, Collezione Albani.

2-Storia-u2_cap_4_DIVISO.indd 63 04/03/13 17:44

64 L’apogeo di Roma imperiale

Unità 2

personalità della società, di partecipare alla vita pubblica occupando ruoli di prestigio e traendo vantaggi dall’amministrazione delle ricchezze dello Stato. I senatori, ad esempio, ebbero maggiori poteri giudiziari – giudica-vano tutte le cause piú importanti e quelle che coinvolgevano gli stessi membri dell’as-semblea – e il compito di governare una par-te delle province.

I poteri di Ottaviano Augusto sulla cittadinanza di Roma

In cambio della sua moderazione e delle ga-ranzie fornite alla classe senatoria, Ottavia-no si vide riconoscere dallo stesso senato i poteri sostanziali che fecero di lui fino alla morte, avvenuta nel 14 d.C., la vera guida dello Stato. Egli mantenne a vita la carica di

La voce del tempoUn potere rispettoso delle magistrature repubblicane

Ottaviano morí nel 14 d.C. Poco prima di quell’anno fece redigere una sua autobiografia, le Res gestae Divi Augu-sti, nella quale esaltava se stesso ripercorrendo le tappe della sua vita spesa al servizio dello Stato e in particolare della sua coesione e della pace. Il testo fu inciso in gre-co e latino su tavole di pietra e marmo riprodotte in molte copie ed esposte nei luoghi pubblici. Fu quindi diffuso in tutto l’impero e serví da giustificazione della svolta politica operata dal principe, che ormai governava come un sovrano pur senza farsi attribuire il titolo di «re».Nel testo che riportiamo, Ottaviano esalta prima la vittoria sugli uccisori di Cesare, ottenuta con un esercito arruo-lato a sue spese. Da questo e dai successivi servizi resi allo Stato discendono i titoli e i privilegi a lui concessi dal senato e dal «consenso universale» del popolo di cui egli non ha mai abusato, rimanendo, dice, entro i limiti assegnati alle magistrature della repubblica.

All’età di diciannove anni, di mia propria iniziativa e a

mie spese raccolsi un esercito col quale liberai lo stato dal domi-nio di una fazione che l’oppri-meva. Per questa ragione, sotto il consolato di Gaio Pansa e Aulo Irzio [43 a.C.], il senato con de-creti onorifici mi aggregò all’or-dine suo, insieme concedendomi il diritto di sentenza e di voto fra i consolari, e mi conferí il comando militare [imperium]. Ordinò che io, quale propretore, con i consoli provvedessi affin-ché la repubblica non avesse a soffrire danno. Lo stesso anno il popolo mi nominò console, es-

sendo ambedue i consoli caduti in guerra, e triumviro con il compito di riordinare lo Stato. Mandai in esilio coloro che uccisero il padre mio [Cesare] con procedi-menti legali punendo il loro delitto, e poi, muovendo essi guerra alla repubblica, due volte li sconfissi in battaglia.[…] Durante il sesto e il settimo mio consolato, poi ch’ebbi fatto cessare le guerre civili, pur avendo as-sunto il supremo potere per consenso universale, tra-sferii il governo della cosa pubblica dalla mia persona nelle mani del senato e del popolo romano. In ricom-pensa di ciò, per decreto del senato mi fu conferito il titolo di Augusto e la mia porta fu ornata d’alloro a nome dello Stato […] e fu posto nella curia Giulia uno

scudo d’oro con un’iscrizione che attestava ch’esso mi veniva offer-to dal senato e dal popolo roma-no per il mio valore, la mia cle-menza, la mia giustizia e la pietà mia. Da allora io fui superiore a tutti per autorità, ma non ebbi maggior potere di quelli che mi furono colleghi in ciascuna ma-gistratura.[…] Non accettai la dittatura che, durante la mia assenza e dopo il mio ritorno a Roma, mi fu offerta dal senato e dal popolo romano.

Augusto, Res gestae Divi Augusti, in C.M. Wells, L’impero romano, trad. di

Cesare Saletti, Rizzoli, Milano 2004

La statua di Augusto da Prima Porta ritrae il princeps nelle vesti di comandante militare: indossa infatti una corta tunica e una corazza riccamente decorata; 8-19 a.C. Città del Vaticano, Braccio Nuovo.

2-Storia-u2_cap_4_DIVISO.indd 64 04/03/13 17:44

65Augusto e la nascita dell’Impero Romano

Capitolo 4

console; inoltre, in segno di gratitudine per aver salvato Roma dalla minaccia di Marco Antonio, che aveva voluto diventare un sovra-no assoluto di tipo ellenistico, gli fu attribuito il titolo di «Augustus» (il termine «augusto», che deriva dal verbo latino augeo, «accresco», indica colui che dà prosperità), che egli ag-giunse al suo nome. Ottaviano Augusto veni-va cosí indicato alla cittadinanza come una persona inviolabile e protetta dagli dèi. Fu anche proclamato princeps senatus («primo fra i senatori»), ovvero colui che, per antica tradizione, presiedeva l’assemblea e vota-va per primo. In questo modo egli indicava chiaramente quali erano i suoi orientamen-ti su tutte le questioni piú importanti e si aspettava che gli altri senatori si adeguassero ai suoi voleri. Poi gli fu attribuita la tribuni-cia potestas, ovvero i poteri del tribuno del-la plebe. Egli non era di origini plebee e non avrebbe potuto essere eletto a questa carica ma, per investirlo del compito di proteggere tutta la cittadinanza, nel 23 a.C. ricevette i poteri e i privilegi di questa magistratura: la convocazione delle assemblee, la possibilità di proporre leggi e porre veto su quelle pro-poste al senato, la difesa di plebei accusati in procedimenti giudiziari, l’inviolabilità perso-nale. Infine, oltre all’amministrazione diretta delle province, di cui parleremo in seguito, egli mantenne il titolo di «imperator», cioè di capo di tutto l’esercito.

Da quest’ultimo titolo si è soliti individuare in Ottaviano Augusto, spesso chiamato con il solo nome di Augusto, il primo «imperatore» e l’iniziatore dell’era di Roma imperiale. In re-altà egli rimase fino alla morte il «princeps» del senato: il primo cittadino di Roma, che egli governava come fosse un padre e un servitore degli interessi comuni.Il disegno di mantenere formalmente la re-pubblica e di esercitare, di fatto, un potere as-soluto, si andava cosí delineando fin dai primi anni successivi alla vittoria nella Guerra Civile e si rafforzò di continuo nel periodo seguente. Nel 12 a.C., ad esempio, Augusto fu proclama-to pontefice massimo, la piú alta carica reli-giosa, e ricevette anche il potere dei censori di

La Sala delle Maschere, una delle stanze della Casa di Augusto; 3 d.C. Roma.

Dioskuride, Gemma Augustea, 10 d.C. Il soggetto del cammeo è un complesso tema allegorico volto ad esaltare la figura del princeps: Ottaviano Augusto (nel registro in alto a destra) viene incoronato con la corona della vittoria dall’Oikumène, l’intera Terra abitata. L’imperatore siede vicino alla personificazione di Roma; appare anche Tiberio, il successore designato al trono, nell’angolo a sinistra del registro superiore. Vienna, Kunsthistorisches Museum.

2-Storia-u2_cap_4_DIVISO.indd 65 04/03/13 17:44

66 L’apogeo di Roma imperiale

Unità 2

vigilare sui costumi e di esprimere parere vin-colante sui candidati al senato. A quel punto il suo controllo su ogni aspetto della vita politica era completo.

Augusto proconsole: le province senatorie e quelle imperiali

Ad Augusto fu attribuito anche il titolo di «proconsole» a vita, cioè di governatore delle province. Egli di fatto aveva autorità su tut-te le province, ma, essendo capo supremo dell’esercito, aveva formalmente il compito di occuparsi anzitutto di quelle «non pacificate», cioè di piú recente acquisizione, come l’Egitto, e poste ai confini, dove erano sempre possi-bili guerre e nuove conquiste.In effetti, nel cor-so del suo lungo governo di Roma, Augusto estese l’impero compien-do conquiste nel nord della Spagna, oltre le Alpi (la Rezia e il Norico), verso il Danu-

TI RICORdI...Quali erano

le cariche, i titoli e i

corrispondenti poteri assunti da Ottaviano?

bio (la Pannonia e la Mesia), a Oriente (la Cili-cia, la Galazia e parte della Giudea) e in Africa (l’Egitto). Egli suddivise le province in due ordini, sena-torie e imperiali.Le province senatorie, come la Sicilia e l’Aca-ia, erano quelle di piú antica appartenenza ai domini di Roma, prive di particolari minacce e quindi presidiate da modesti contingenti militari. Le governavano proconsoli e propre-tori nominati e controllati dal senato.Le province imperiali, come l’Egitto, la Siria, la Pannonia, la Gallia Belgica, erano territori di importanza strategica, spesso minacciati da regni e popolazioni ostili e quindi presidia-ti da legioni. Queste province erano governate da uomini scelti dallo stesso Augusto, che ri-spondevano a lui del loro operato.Tutte le province pagavano a Roma tributi: i tributi delle province senatorie andavano al Tesoro dello Stato, l’erario (aerarium), mentre quelli raccolti nelle province imperiali finiva-no nelle casse di Augusto, il cosiddetto «fisco» (fiscus). Egli poteva cosí amministrare un im-menso patrimonio, di cui fece uso per raffor-zare il suo potere e incrementare, come vedre-mo, il suo gradimento tra il popolo. L’Egitto, in particolare, era considerato una sua proprietà personale.

I rapporti con le popolazioni italiche

Augusto si preoccupò di riorganizzare anche l’amministrazione della penisola italiana,

abitata da popolazioni legate a Roma da vincoli di alleanza ormai con-

solidati. Qui venivano recluta-te le truppe che formavano

il nerbo dell’esercito e qui Augusto acquistò e distri-buí terre da assegnare ai suoi veterani. Si calcola che egli abbia distribuito terre a circa 20.000 uomi-ni che avevano servito al

suo seguito nella Guerra Civile e altre migliaia furo-

no beneficati al termine delle successive campagne militari.

Un cammeo raffigurante l’aquila e i simboli della vittoria. Secondo la leggenda, Romolo aveva avvistato uno di questi animali sull’Aventino: considerandolo un segno benaugurante, decise di farne un’insegna militare che avrebbe dovuto precedere le truppe militari. Fu cosí che l’aquila divenne emblema dell’Impero Romano; I secolo a.C. Vienna, Kunsthistorisches Museum.

Augustus: la sua persona era protetta dagli dèi

Princeps senatus: presiedeva le sedute del senato

Tribunicia potestas: convocava le assemblee popolari e proponeva le leggi

Imperator: comandava l’esercito

Pontefice massimo: presiedeva la vita religiosa

Potere censorio: vigilava sui costumi e sulla nomina dei senatori

Proconsolato: governava le province

I titoli e i poteri di Ottaviano

2-Storia-u2_cap_4_DIVISO.indd 66 04/03/13 17:44

67Augusto e la nascita dell’Impero Romano

Capitolo 4

La riorganizzazione dell’esercito

Il potere di Augusto si basava essenzialmente sul comando dell’esercito e quindi egli rivolse anche a esso la sua opera di riformatore.Fin dai tempi di Mario, l’esercito romano era passato dal sistema di partecipazione ob-bligatoria dei cittadini alla difesa dello Stato all’arruolamento di soldati volontari, che concepivano il servizio militare come l’op-portunità per garantirsi la sopravvivenza e arricchirsi con i saccheggi e le assegnazioni di terre conquistate al nemico.

La riorganizzazione delle province voluta da Augusto.

Roma

Danubio

Reno

Galazia

Mauretania

Regno del Bosforo

Numidia

Tracia

Asia

Pannonia

Alpi

MesiaSup.

MesiaInf.

Macedonia

Epiro

Acaia

Germania inf.

Germania sup.

Belgica

Lugdunense

Lusitania

Betica

Corsicae

Sardegna

Aquitania ReziaNorico

Sicilia

Narbonense

Dalmazia

Licia

Giudea

Egitto

Siria

Cirenai

ca e

Cre

ta

Cappadocia

Bitinia e Ponto

Africa Proconsolare

Cilicia e Cipro

Tarragonense

ITALIA

M AR M EDITERRANEO

M AR N ERO

M AR

R OSSO

M ARE

DEL N ORD

O CEANO

A TLANTICO

Regni sotto la protezione di Roma

Province imperiali

Province senatorieAsia

Siria

Veduta dei resti del teatro romano del I secolo d.C. di Aosta. Aosta fu una delle colonie fondate da Augusto tramite il meccanismo di assegnazione delle terre ai veterani.

Alcune città videro cosí aumentare il numero dei loro abitanti, perché nel loro territorio fu-rono collocate colonie formate da ex legiona-ri. Esse contenevano nel loro nome un riferi-mento ad Augusto o alla gens Giulia. Fu il caso di Augusta Taurinorum (Torino) e di Colonia Opsequens Iulia Pisana (Pisa). Altri centri presero invece origine proprio dall’insedia-mento di una colonia, come Augusta Praeto-ria (Aosta), che fu abitata al principio da circa 3.000 veterani e raggiunse molto rapidamen-te i 12.000 abitanti grazie agli investimenti in opere pubbliche voluti da Augusto.Per meglio organizzare l’arruolamento dei sol-dati, il princeps suddivise l’Italia in 11 regioni: Lazio e Campania (I), Apulia e Calabria (II), Lucania e Bruzio (III), Sannio (IV), Piceno (V), Umbria (VI), Etruria (VII), Emilia (VIII), Ligu-ria (IX), Venezia e Istria (X), Transpadana (XI).A differenza delle province, le popolazioni italiche erano esentate da imposte dirette e Augusto seguí la politica di rispettare al mas-simo l’autonomia delle colonie e dei munici-pi, affidati ad amministratori locali.

TI RICORdI...Quali provvedimenti furono assunti da Augusto nei confronti dell’Italia?

2-Storia-u2_cap_4_DIVISO.indd 67 04/03/13 17:44

68 L’apogeo di Roma imperiale

Unità 2

Augusto confermò la natura dell’esercito professionale, ma gli diede un’organizzazio-ne che ne fece un corpo permanente, effi-ciente e fedele alle esigenze dell’impero, evi-tando che le legioni fossero in qualche modo «in vendita», cioè alla ricerca di un generale piú generoso di altri nel tentativo di costituire una base per il proprio potere personale.Fu stabilito che potessero arruolarsi sia cit-tadini romani sia abitanti delle province. Alle reclute veniva subito pagato un salario di ingresso e pagamenti annuali ed elargi-zioni straordinarie avvenivano nel corso del servizio. I soldati e i marinai all’atto dell’ar-ruolamento si impegnavano per una ferma di 20 e 26 anni, al termine dei quali a tutti i veterani era riservata una paga di conge-do e l’assegnazione di un appezzamento di terreno, mentre i provinciali acquisivano la cittadinanza romana. Queste prospettive, unite alla possibilità di percorrere una cer-ta carriera nei gradi inferiori, mantenevano l’esercito, disciplinato e ben retribuito, fede-le allo Stato. Le legioni , il cui numero passò da 50 a 28, furono dislocate nelle regioni di confine, dove le popolazioni esterne all’im-pero minacciavano scorrerie e invasioni. Le navi militari furono poste a Ravenna, sul Mar Adriatico, a Miseno, sul Mar Tirreno, lungo il Danubio e il Reno. La marina riu-scí a tenere per circa 2 secoli il mare libero dai pirati, facilitando il commercio e il tra-sferimento delle truppe nei teatri di guerra. Condizioni particolari furono infine riservate da Augusto alle truppe di stanza a Roma con

Fanti e cavalieri romani nella mischia di una battaglia; il fregio proviene dalla città di Efeso. Vienna, Kunsthistorisches Museum.

l’incarico di proteggere la persona dell’impe-ratore e garantire la pace nella città. Furono infatti istituite a questo scopo delle truppe scelte: le coorti pretorie. Si trattava in tutto di circa 9.000 uomini, arruolati soltanto tra gli italici, che ricevevano una paga piú alta. I pretoriani erano uno strumento di potere nelle mani dell’imperatore.

4.2 sOcietà, cultura e religiOne nell’epOca della pax rOmana

Augusto impone con prudenza la pace all’internoe all’esterno dell’impero

Nei lunghi anni del governo di Augusto l’ac-centramento dei poteri politici nelle mani di un uomo forte e incontrastato, e quindi la cessazione di ogni aperto conflitto civile, si accompagnò al rafforzamento dei confini.La sicurezza dell’impero richiedeva, infatti, che tutte le popolazioni confinanti rinuncias-sero a ogni tentativo di mettere in discussio-ne l’autorità di Roma anche sui territori piú lontani. Per questo Augusto procedette a ben ponderate espansioni territoriali e a conflit-ti contro i nemici piú forti subito abbando-nati una volta constatato il rischio di subire sconfitte troppo gravi o di impoverire le cas-se dello Stato ed estenuare le forze armate in imprese sconsiderate.È il caso dei confini orientali e settentrionali. A est la provincia di Siria faceva da baluardo contro il potente Regno dei parti, esteso fino all’Indo e in grado di controllare i flussi com-merciali tra il Mar Mediterraneo e l’Oriente. Nel 53 a.C. i romani, guidati da Crasso, erano stati pesantemente sconfitti dai parti a Carre, nell’odierna Turchia, e nella battaglia, dove era stata decisiva l’abilità della cavalleria ne-mica, avevano perso 7 legioni con tutte le loro insegne. Augusto evitò di impegnarsi in una

TI RICORdI...Qual era lo scopo

principale della riforma dell’esercito

voluta da Augusto?

2-Storia-u2_cap_4_DIVISO.indd 68 04/03/13 17:44

69Augusto e la nascita dell’Impero Romano

Capitolo 4

Augusto ridusse il numero delle legioni da 50 a 28. Entro questi limiti, infatti, Roma riusciva a soddisfare e bilanciare due esigenze contrappo-ste. Da un lato, c’era bisogno di molti soldati per difendere un impero dai confini sempre piú vasti. D’altro lato, l’esercito era alle dirette dipendenze dello Stato, che doveva armarlo e pagarne le trup-pe: le casse di Roma non avrebbero sopportato un esborso superiore a quello stabilito da Ottaviano.

Nel 9 d.C., tre legioni furono distrutte dai ger-mani nella sconfitta di Teutoburgo e ne rimasero quindi operative 25. Il contingente maggiore di truppe fu dislocato lungo il Reno e il Danubio, a difesa dell’impero dalle migrazioni dei popoli no-madi provenienti da nord e da est. Qui avevano i loro forti, tra le altre, la Legio I Germanica, la Legio XIV Gemina, la Legio IX Hispana e la Legio VIII Au-gusta.

Altri forti nuclei di legionari erano stanziati dove si riteneva piú alta la possibilità di ribellioni inter-ne ai territori sottomessi o di incursioni dall’ester-no del limes, il confine dell’impero. Tre legioni era-no cosí dislocate in Siria, per contrapporsi ai parti: la Legio IV Scythica, la Legio III Gallica e la Legio XII Fulminata. La Legio XII Augusta conteneva in Africa le scorrerie delle tribú del deserto, mentre in Spagna, dove erano sempre accesi focolai di ri-volta, si trovavano di stanza la Legio II Augusta, la

Le legioni romane a difesa dell’impero Tempo e spazio

Roma

Danubio

Reno

M AR M EDITERRANEO

M AR N ERO

O CEANO

A TLANTICO

Dislocazione delle legioniRilievo da una colonna del castrum di Magonza che mostra legionari romani all’assalto.

Legio III Macedonica, la Legio VI Victrix e la Legio X Gemina.

Le condizioni di pagamento e di servizio assicu-rate dallo Stato rendevano interessante l’arruola-mento per un numero sufficiente di soldati, anche se il servizio si svolgeva in terre lontane e disagiate. Ogni legione era composta da 6.000 fanti, ma con 120 cavalieri per legione e i reparti ausiliari si arriva-va a circa 10.000 effettivi. L’esercito permanente di Roma contava dunque su 250.000 uomini.

250.000 effettivi possono sembrare pochi per la difesa di confini estesi per migliaia di chilometri, ma bisogna considerare che, in caso di necessità, le legioni potevano spostarsi con una certa velocità. Secondo quanto raccon-ta Cesare nel De bello gallico, in una giornata di marcia di 6 ore i soldati compivano tra i 30 e i 36 chilometri, procedendo con un bagaglio personale non inferiore ai 30 chili ciascuno. Questo signi-fica che nel giro di due settimane, e supponendo adeguati periodi di riposo, una legione poteva portar-si in un teatro di guerra distante anche 450 chilometri dai suoi forti di partenza.

2-Storia-u2_cap_4_DIVISO.indd 69 04/03/13 17:45

70 L’apogeo di Roma imperiale

Unità 2

guerra di espansione contro un nemico cosí forte e ben organizzato e, dopo aver ottenuto alcune vittorie in Armenia, nel 20 a.C., fece ricorso alla diplomazia, proponendo ai parti un accordo di non belligeranza che fu san-cito dalla restituzione delle insegne perdute a Carre. In questo modo furono assicurati la pace e gli scambi commerciali che arricchi-vano i porti del Mar Mediterraneo orientale.Una pesante sconfitta fu invece inferta all’esercito romano dai germani. Una volta conquistato l’arco alpino, la Pannonia e la Mesia, il figliastro di Augusto, Druso, si spinse verso nord raggiungendo, nel 9 a.C., il fiume Elba, in modo da creare una fascia di sicu-rezza per le province settentrionali. Ma nel 9 d.C. un gruppo di tribú germaniche, guidate da Arminio, un capo intelligente e valoroso,

si sollevò e riuscí a sconfiggere e distruggere 3 legioni romane, comandate dal generale Publio Quintilio Varo, nella foresta di Teuto-burgo. Quanti scamparono alla strage furono ridotti in schiavitú e la notizia della disfatta provocò grande costernazione a Roma. Tut-tavia, l’insorgere di discordie tra le tribú ger-maniche impedí loro di tentare un’incursione oltre il Reno: anche in quest’area, dunque, si stabilí una situazione di equilibrio.

Augusto si dedica a opere di pace: la città di Roma

Essendo garantite la concordia civile e la pace ai confini, Augusto poté dedicarsi prevalente-mente al benessere della cittadinanza roma-na, altro indispensabile obiettivo per garanti-re stabilità al suo potere.Nel secolo e mezzo successivo alla conquista del Mar Mediterraneo, Roma si era enorme-mente sviluppata ed erano numerosi i quar-tieri affollati. I problemi di igiene e di sicurez-za erano avvertiti da tutti. Nello stesso tempo la città era divenuta la capitale di un impero immenso, dove confluivano merci e ricchezze da ogni parte del mondo conosciuto e a cui facevano capo le amministrazioni delle pro-vince. La sede del governo del mondo doveva ospitare quindi opere pubbliche civili e religiose all’altezza della sua dignità e del suo ruolo. Per dare lavoro e investire le immense ricchezze della sua cassa personale, Augusto sostenne importanti investimenti. Sorse cosí, ad esem-pio, un nuovo Foro, detto «Foro Augusteo», centro della vita cittadina, e furono costruiti numerosi templi e un teatro.Augusto istituí magistrature dedicate all’or-ganizzazione dei servizi pubblici indispen-

TI RICORdI...Quale fu

l’impostazione data da

Augusto alla politica estera

dell’impero?

Sulla corazza dell’Augusto da Prima Porta vi è una complessa figurazione simbolica che rappresenta il nuovo ordine romano: in alto si trovano gli dèi del Sole, dell’aurora, della Luna, in basso vi è la dea della Terra; al centro, il re dei parti restituisce le insegne romane, perdute da Crasso a Carre, ad Augusto. Augusto si trova vicino alle personificazioni della Germania e della Pannonia da lui pacificate; 8-19 a.C. Città del Vaticano, Braccio Nuovo.

Un mosaico raffigurante giochi circensi; II secolo d.C. Città del Vaticano, Musei Vaticani.

2-Storia-u2_cap_4_DIVISO.indd 70 04/03/13 17:45

71Augusto e la nascita dell’Impero Romano

Capitolo 4

sabili. Un prefetto urbano ebbe il compito di assicurare l’ordine pubblico, prevenendo e re-primendo disordini a Roma e intorno alla città per un raggio di 100 miglia, mentre un prefet-to dell’annona fu investito della responsabi-lità di garantire l’approvvigionamento della città e le distribuzioni gratuite di grano alla plebe piú povera. Contro gli incendi fu istitu-ito un corpo di vigili, con inquadramento di tipo militare e accurato addestramento, che contava 7 coorti (circa 3.500 uomini), arruo-late prevalentemente tra i liberti, agli ordini di un prefetto dei vigili.Avendo assicurata la sopravvivenza, la plebe poteva distrarsi assistendo ai sempre piú fre-quenti e fastosi ludi, i giochi e le gare organiz-zati a spese pubbliche che nei secoli successi-vi divennero una costante della vita cittadina.

I rapporti con la classe dei cavalieri

Come abbiamo visto, i rapporti di Augusto con la classe dei patrizi, che costituivano la maggior parte dei membri del senato, erano ottimi. Egli seppe tuttavia garantirsi anche l’appoggio della classe equestre. La stabilità dell’impero da lui garantita, infatti, costitui-va la condizione ideale per poter condurre i commerci e gli affari che costituivano la fonte di guadagno piú importante di questo ordine. Uguali vantaggi erano assicurati ai cavalieri dagli investimenti in opere pubbliche voluti dal princeps sia a Roma sia nelle città e nelle colonie di nuova fondazione in Italia. Inoltre, la riorganizzazione dell’amministrazione dello Stato e delle province vide tra i suoi protagonisti proprio gli esponenti di questa

La voce del tempoAugusto vanta il suo impegno nell’edificazione di opere pubbliche

Nelle sue Res Gestae Augusto si attribuisce grandiosi me-riti come promotore di opere pubbliche destinate a rende-re grande la città di Roma e a esaltare il suo dominio sul mondo. Pur tenendo conto degli intenti autocelebrativi di questo testo, è indubbio che i contemporanei potevano verificare queste notizie e apprezzavano l’efficacia di que-sta opera: le ricchezze di cui il principe disponeva veniva-no investite per imprese edilizie dalle quali traeva vantag-gio un gran numero di architetti, artisti, tecnici e semplice manodopera. Una parte di questi interventi, avverte Au-gusto, avveniva in ossequio alla volontà del senato.

Feci costruire la curia, l’annesso Calcidico [un am-pio portico in stile greco], il tempio di Apollo sul

palatino con i suoi portici, il tempio del divo Giulio [segue una lista di altri tredici importanti templi ed edifici]. Rastaurai il Campidoglio e il teatro di Pom-peo con spesa ingente e senza farvi iscrivere il mio nome. Riparai gli acquedotti in molti luoghi rovinati dal tempo e raddoppiai la portata dell’acqua Marcia immettendo nel suo corso una nuova fonte. Comple-tai il foro Giulio e la basilica fra il tempio di Castore e il tempio di Saturno, opere iniziate e condotte quasi a termine dal padre mio; e quando la medesima basilica fu distrutta da un incendio, cominciai a riedificarla su piú ampio suolo sotto il nome dei figli miei e coman-dai che, se non l’avessi finita durante la mia vita, fosse compiuta dai miei eredi. Ottantadue templi degli dei, console per la sesta volta [28 a.C.], io restaurai nella città per volere del senato, non trascurandone alcuno

che in quel tempo abbisognasse di riparazione.[…] Su terreno di mia privata proprietà costruii il tempio di Marte Ultore e il foro di Augusto col bottino di guerra. Edificai presso il tempio di Apollo, su terre-no per gran parte comprato da privati, un teatro, che volli portasse il nome del genero mio, Marco Marcello.

Augusto, Res gestae Divi Augusti, in C.M. Wells, L’impero roma-no, trad. di C. Saletti, Rizzoli, Milano 2004

Il Foro di Augusto, costruito nel I secolo a.C. In primo piano si nota la scalinata e le colonne del Tempio di Marte Ultore.

2-Storia-u2_cap_4_DIVISO.indd 71 04/03/13 17:45

72 L’apogeo di Roma imperiale

Unità 2

parte della società e questo accadde sia a Roma sia agli estremi confini.Da tempo (vedi i Capitoli 1 e 3) i cavalieri tra-evano vantaggio dall’assegnazione di appalti nei territori sottomessi per provvedere a ope-re indispensabili per tenere unito l’impero, come strade, porti, acquedotti e altri servizi, e per mantenere capillare ed efficiente il si-stema di riscossione delle tasse. Augusto pro-seguí questa politica, scegliendo nell’ordine equestre anche i nuovi funzionari che rispon-devano a lui del buon andamento della vita della capitale e delle province. Egli attribuí in-fatti ai cavalieri una parte notevole nel gover-no dello Stato, legandoli strettamente alla sua persona: affidò loro le maggiori cariche della nuova burocrazia statale e dell’esercito, dive-nuto ormai, come abbiamo visto, permanen-te. Essi potevano ricoprire gradi anche molto elevati come quelli di prefetto del pretorio, la carica piú ambita, prefetto dell’Egitto, prefet-to dei vigili e prefetto dell’annona.

L’impegno di rinnovamento dei costumi: la famiglia

Consapevole del suo ruolo di guida dei citta-dini romani in ogni aspetto della vita, Augusto recepí dalla tradizione conservatrice, che a lungo si era opposta alla decadenza dei mo-res maiorum, ovvero i costumi, le buone abi-tudini di vita dei padri, la missione di ridare compattezza alla società romana riscoprendo e rafforzando i legami fondamentali e i valori

TI RICORdI...Quali

vantaggi traevano i

cavalieri dalla politica di Augusto?

da tutti condivisi. Dopo gli anni in cui la po-polazione aveva sofferto le discordie politiche e le guerre civili si era infatti diffusa la convin-zione che quelle divisioni fossero almeno in parte dovute all’abbandono dei valori, delle norme e delle credenze religiose che aveva-no reso forte e unita la Roma dei primi seco-li, ricca di esempi di moralità, correttezza ed eroismo che proprio in quegli anni venivano raccontati e idealizzati da storici come Tito Livio (59 a.C.-17 d.C.).Per ridare moralità alla società, a cominciare dalle classi dirigenti, Augusto puntò in primo luogo alla difesa della famiglia, tradizionale cellula base della società. Furono quindi in-trodotte leggi che contrastavano l’immoralità e le minacce alla stabilità dei matrimoni.Con la Lex Iulia de adulteriis et de pudicitia (Legge «Giulia», cioè proposta dallo stesso im-peratore, «sull’adulterio e la virtú») fu stabilito che l’adulterio doveva essere considerato un reato che danneggiava l’intera società e, come tale, doveva quindi essere punito dallo Stato con l’esilio del colpevole e la confisca dei suoi beni.La Lex Iulia de maritandis ordinibus (Legge «Giulia sui matrimoni») dissuadeva i citta-dini appartenenti alla classe dei patrizi e dei cavalieri dal restare celibi, facendo chiara-mente intendere che questa loro «libertà» era considerata un atteggiamento non conforme agli interessi dello Stato. Il loro matrimonio era dunque fortemente incentivato. Ad esem-pio era previsto che i patres familias avessero sempre la precedenza nell’assegnazione di in-carichi pubblici, mentre tra questi erano pre-feriti coloro che avevano piú figli.Altre norme assicuravano assistenza da parte dello Stato alle famiglie numerose e ricono-scevano piena dignità e libertà alla donna ve-dova con piú figli in riconoscimento del suo nobile ruolo di madre.

Il principe a difesa delle tradizioni: la religione

Come pontefice massimo, e quindi guida della vita religiosa, Augusto tentò di oppor-si alla diffusione di culti stranieri, special-mente quelli considerati piú lontani dalle

L’Ara Pacis, ovvero l’Altare della Pace voluto da Augusto per celebrare la fine dei combattimenti in Spagna e in Gallia e l’inizio della pace romana. L’altare si trova all’interno di un recinto che reca una complessa decorazione con riferimento agli dèi, al mito della fondazione di Roma, e ai membri della famiglia imperiale; 13-9 a.C. Roma, Museo dell’Ara Pacis.

2-Storia-u2_cap_4_DIVISO.indd 72 04/03/13 17:45