Universo

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Disegno di Valentina Ferro luglio 2010/ uni_verso / pagina 1/ Università: Variabile tendente al mosso, con vaste aree di non-rassegnazione sparsa – E siamo ancora all'estate...

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il numero di luglio 2010

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Disegno di Valentina Ferro

luglio 2010/ uni_verso / pagina 1/

Università: Variabile tendente al mosso, con vaste aree dinon-rassegnazione sparsa – E siamo ancora all'estate...

Persone, non burattiniPersone, non burattini

La violenzache ci fanno

Da tempo ormai il governo porta avanti decreti di legge che hanno permesso, e per-mettono ancora, riduzioni dei finanziamenti all’università. Per questo motivo le università pubbliche non riescono più ad an-dare avanti in condizioni normali e dignito-se e si trovano costrette a prendere misure drastiche, come l'eliminazione di corsi di laurea, se non si trovano addirittura costrette alla chiusura.

Di questo passo solo pochi privilegiati po-tranno permettersi il "lusso" di crearsi il fu-turo che preferiscono. Quella che si sta at-tuando altro non è che una violenza al sape-re, levandoci la possibilità di studiare e la-vorare dignitosamente e formarci cultural-mente.

Di fronte alla consapevolezza della gravi-tà di ciò che sta accadendo nascono sponta-nei movimenti di protesta ed opposizione, portati avanti da persone che non intendono restare inerti mentre si vedono strappare via i loro diritti, persone pronte a dimostrare di non essere disposte a far parte di quel gioco di burattini di cui ci vogliono schiavi.

c Ferro___________________________________

“Inutile la Ricerca?”“E noi come ci faremo sentire!”

Se ti dicono "inutile" dopo anni di gratuiti sacrifici, un minimo t'incazzi.

Se vogliono abolirti per legge dovresti smontare l'universo.

Il governo ha detto che i ricercatori non dovranno più esistere. I ricercatori hanno scelto di non sacrificarsi più per farsi senti-re.

In questa protesta ci sono anche gli stu-denti, il cui futuro è già stato cancellato per legge (30). Ma non ce ne siamo accorti an-cora.

La spirale sacrificio/competizione finora ci ha distratto troppo. Ma oggi siamo solida-li con i ricercatori, come in mille altri posti dell'ingiustizia, perchè il suo opposto esiste ed esisterà sempre.

Arturo Giunta___________________________________

“Chi crolla?”“L'università o il governo?”

L'Università è un posto fuori norma, la sua complessità non rientra nello spirito del tempo. Occorre semplificare, l'efficienza -misurata non si sa come - ce lo impone.

I ricercatori secondo la Gelmini sono inu-tili, aboliti. Per legge. I ricercatori dimostra-no la loro "utilità" decidendo di non tenere le lezioni per le quali non sono stati assunti e non sono pagati. L'Università crollerà o crollerà la Gelmini e il governo Berlusconi che dell'università - e non solo - se ne frega?

Non lo sappiamo. Protestiamo perchè il nostro compito è sempre quello di resistere un minuto in più dei cattivi, e in questa resi-stenza progettare l'altro mondo possibile.

Nicola Varsallona___________________________________

LETTERA DEI RICERCATORIDELL'UNIVERSITA' DI CATANIAQuattro stralci per ricordare

“Il paese europeo che investe di meno nella ricerca e nell’Università”

L’università italiana vive una fase di tre-menda crisi. (...)Il governo, ha ridotto del 20% i finanziamenti all’università. Le con-seguenze sono un aumento costante e pro-gressivo delle tasse universitarie, diminui-ranno le borse di studio, le mense, le case dello studente, verranno tagliati molti corsi di laurea. Senza queste forme di assistenza solo le famiglie ricche potranno affrontare la scelta di una formazione universitaria dei figli. Questo non è giusto, non è civile, non è dignitoso.

* * *“Con questa politica l’Italia diventerà presto un paese sottosviluppato”

Il 40% di quelli che giustamente chiamate “professori” sono precari, “contrattisti”, il cui posto di lavoro è messo a rischio dai ta-gli ai finanziamenti dell’Università pubblica previsti dal governo già a partire da que-st’anno. E forse voi ignorate che senza quel 40 % l’offerta didattica rischierebbe di esse-re affidata a soggetti estranei all’università e assolutamente non qualificati.

* * *“Senza attenzione al futuro, c'è il rischio del collasso”

Noi ricercatori siamo stati assunti e siamo valutati solo per fare ricerca. La Gelmini ci vuole mettere ad esaurimento, senza ricono-scere il lavoro didattico che svolgiamo da diversi anni. Abbiamo deciso di attenerci a quello che la legge prevede per il nostro ruolo: di rifiutare gli insegnamenti, di mo-strare a tutti che l’Università rischia il col-lasso. Molti associati e ordinari stanno ade-rendo alla nostra protesta, rifiutando di as-sumere i nostri insegnamenti scoperti.

* * *“La protesta di tutti”

Vogliamo una università che aiuti il paese a crescere, una università che dia benessere e futuro ai nostri giovani. il futuro e il be-nessere non ce li regalerà certo la televisio-ne!

Per questo vi chiediamo di sostenere la nostra protesta. La nostra protesta è a vostra

disposizione; la nostra protesta ha un sen-so se diventerà la protesta degli studenti, delle famiglie, di tutta l’università. Non la-sciamo che rubino il nostro futuro!

luglio 2010/ uni_verso / pagina 2/

MovimentoMovimento

Questo giornaleper agire e raccontare

Lo scopo di noi studenti è quello di stu-diare per crearci il nostro futuro. Quello che purtroppo non ci è dato è COME questo fu-turo debba essere: studiamo, facciamo con-tenti i nostri genitori, ma raramente ci chie-diamo per chi e per cosa lo stiamo facendo Il nostro dovere di cittadini e di uomini, an-cor prima di quello dello studio, è inizial-mente quello di interrogarci, poi quello di agire propositivamente per cambiare ciò che non ci piace. Ed è per questo che noi voglia-mo dare vita a questo giornale, nella speran-za che voi che lo leggete condividiate il principio che ci muove, e siate stimolati ad esprimere un vostro parere su un argomento che vi sta a cuore. Tutto ciò che succederà in futuro non lo sappiamo, ma è sicuramente bello che a raccontarlo ci sia uno di noi!

In questi giorni il focolaio delle proteste dell'autunno caldo del 2008 si sta ridestando e ad alimentarlo c'è un'altra componente, quella dei ricercatori e dei professori.

Se un paio di anni fa erano gli studenti a scendere in piazza, ad occupare facoltà e rettorato, oggi la componente agguerrita ha qualche anno (e qualche qualifica) in più.

Paradossalmente ora sono loro ad attende-re la protesta degli studenti; studenti che, tra quelli delusi dagli esiti negativi delle prece-denti lotte, e in maggior numero tra quelli che provano timore per il loro futuro e so-prattutto vogliono pensare alla loro carriera universitaria, non sembrano convergere ver-so un ideale comune e tanto più verso un'opposizione forte ed unita.

Come studente e come rappresentante stu-denti alla Struttura Didattica Aggregata di Fisica ( SDAF) di Fisica, ho vissuto intensa-mente le più disparate forme di protesta che si sono succedute in questi anni.

L'onda ha dato un'enorme carica a moltis-simi giovani che si sono trovati orgogliosa-mente a ribadire i loro diritti di cittadini.

Dalla adesione e dalla determinazione delle proteste sembrava che fossimo prossi-mi ad una svolta, al riscatto di una genera-zione. Ma dopo qualche mese, ecco il risultato: calo delle proteste da parte degli studenti, e lo scandaloso silenzio dei professori, tra coloro che si sono rassegnati speranzosi (forse) di un futuro migliore e quelli che si sono venduti in cambio di qualche contentino all'italiana.

Passa il tempo, e l'assuefazione ci avvol-ge, così come vuole chi ci governa. Ma ecco che ora, le coscienze dei ricercatori, suppor-tate dai docenti, si svegliano come da un in-

cubo: “il tempo è davvero poco, c'è l'estate davanti, bisogna fare qualcosa, bisogna es-sere uniti”...Buongiorno gente!!! Finalmente abbiamo capito che siamo davvero al capo-linea.

Lo stato in cui oggi l'Università si trova non è che un tassello di un puzzle che i no-stri governanti cercano senza remore morali di assemblare per creare una società fatta di gente che non si ponga domande, che sia addormentata: tu dormi e io ti rubo a casa, tu non te ne accorgi, e quando ti svegli mi ringrazi perchè sto lavorando per il tuo bene!

Il primo tassello è quello della cultura, dell'istruzione. Tagliare, mutilare, colpire fino a indebolire anche i più duri, e con l'informazione manipolata, convincere gli italiani che i nostri politici sono degli eroi che lavorano per costruire uno stato più forte che deve fare fronte ai gravissimi problemi della “crisi”. Intanto l'Italia investe solo lo 0.8% del PIL per la ricerca!

Ho assistito a diverse riunioni, sia tra stu-denti che tra ricercatori e docenti. Il mio corso di laurea, pur non essendo di certo il fiore all'occhiello della protesta nazionale, è un'isola felice rispetto allo stato di putrefa-zione di altri corsi e facoltà dell'Ateneo ca-tanese. I ricercatori hanno deciso di rinunciare agli insegnamenti gratuiti, i docenti hanno sostenuto questa lotta non assumendosi l'incarico lasciato vacante.

Durante l'ultima riunione della SDAF ab-biamo deciso di non proclamare i bandi per il nuovo anno accademico, e il giorno dopo è stata boicottata l'elezione del nuovo presi-dente della SDAF.

Nel resto dell'Università di Catania la componente ricercatori si sta muovendo energicamente svolgendo una vera e propria lotta contro i docenti e presidi politicizzati.

Mancano all'appello intere facoltà, come Economia, Lettere e Filosofia, Giurispru-denza, mentre altre registrano ben poche adesioni alle proteste. Statistiche alla mano, Catania è tra le tra le piazze meno attive.

Nel resto d'Italia le proteste stanno cre-scendo, a partire dal blocco delle lauree del-la facoltà di Ingegneria di Napoli. La situa-zione catanese è la solita: molti ricercatori e studenti si stanno mobilitando, ma ci sono troppi professori politicizzati che fanno di tutto affinchè tutto passi con un tacito as-senzo. A mio avviso però la componente at-tiva dovrebbe agire con dura fermezza.

In una riunione dei ricercatori al Diparti-

mento di Fisica, ho sperimentato in questi anni diversi tipi di protesta: manifestazioni, occupazioni, articoli sulla stampa, program-mi alla radio. Sembrava si stesse aprendo un mondo inaspettato. Invece la nostra lotta ha avuto un esito vano, o comunque al di sotto delle aspettative, perchè non è cambiato niente, l'Università va sempre più a rotoli.

Su una cosa siamo tutti d'accordo: le ra-gioni della lotta devono arrivare alle fami-glie, all'opinione pubblica. I ricercatori cata-nesi hanno scritto una lettera aperta agli stu-denti e alle famiglie, che considero vera-mente bella ed esauriente. Ma inutile. Come fare arrivare la protesta alle famiglie? Come sensibilizzare la gente totalmente estranea all'università alla catastrofe che si profila?

E allora dico che per fare parlare di qual-cosa bisogna creare fastidio alla gente, biso-gna toccarli nel privato e sconvolgere un po' la loro vita, altrimenti nessuno si muoverà e tutto andrà in porto come il nostro governo vuole. Qualcuno pensa che già il fatto che gli studenti sappiano che il prossimo anno molti suoi insegnanti ricercatori saranno rimpiazzati da gente sconosciuta, e quindi che la qualità dell'insegnamento crolli, sia già un valido argomento per fomentare la protesta.

Cosa propongo? BLOCCO DEGLI ESA-MI DI PROFITTO E DI LAUREA AD OL-TRANZA. Lo dico da studente che deve dare l'ultimo esame e sta scrivendo la tesi. Questo metodo credo sia l'unico efficace perchè entra dritto nelle famiglie: se io dico a mio padre che non mi posso laureare allo-ra si chiederà che sta succedendo di così grave all'università, e magari vedrà con un occhio diverso le manovre del governo fino ad ora considerate sacre, e magari parlando con amici e parenti riuscirà a convincerli di quello che sta succedendo.

Ovviamente questa proposta è alquanto impopolare, e non solo tra i miei colleghi, ma anche tra i ricercatori e i docenti.

La maggior parte vuole evitare il blocco delle lauree perchè crede che gli studenti non possano pagare un prezzo così alto.. Ma riflettiamo: se invece tutto rimane così e ve-dremo violentare la nostra cultura e quindi la nostra dignità di cittadini giorno dopo giorno, questa è una cosa che va a favore degli studenti?

É ovvio che siamo arrivati ad un punto della storia italiana in cui è necessario, altri-menti sarà troppo tardi.

*

luglio 2010/ uni_verso / pagina 3/

SCHEDESCHEDE

La protesta in ItaliaQuesta pagina fornisce informazioni sul grado di diffusione della protesta contro il DDL 1905/2009.

Dal sito del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR)complessivamente risulta che in Italia sono presenti 66 Atenei, corrispondenti a 533 Facoltà.

I dati raccolti riguardano 39 atenei, per un totale di 268 Facoltà.Abbiamo raccolto dati relativi a 14606 ricercatori, di cui 9107 (il 62.35 per cento)

Ateneo % indisponibilità # ric. censitiUniversità degli Studi di BARI ALDO MORO 67.63% 658Politecnico di BARI 53.62% 138Università degli Studi della BASILICATA 81.68% 131Università degli Studi di BERGAMO 3.23% 31Università degli Studi di BOLOGNA 67.53% 1152Università degli Studi di CAGLIARI 69.30% 469Università della CALABRIA 75.55% 319Università degli Studi di CASSINO 76.64% 107Università degli Studi di CATANIA 41.49% 605Università degli Studi "G. d'Annunzio" CHIETI-PESCARA 89.29% 28Università degli Studi di FIRENZE 66.31% 469Università degli Studi di GENOVA 41.42% 548Università degli Studi INSUBRIA Varese-Como 65.64% 163Università degli Studi de L'AQUILA 89.70% 233Università degli Studi di MACERATA 70.09% 107Università degli Studi di MESSINA 68.09% 351Università degli Studi di MILANO 64.54% 595Università degli Studi di MILANO-BICOCCA 86.01% 243Università degli Studi di MODENA e REGGIO EMILIA 62.66% 316Università degli Studi di NAPOLI "Federico II" 75.26% 877Seconda Università degli Studi di NAPOLI 75.05% 501Università degli Studi di PADOVA 64.29% 448Università degli Studi di PALERMO 77.16% 591Università degli Studi di PARMA 63.43% 391Università degli Studi di PAVIA 64.98% 414Università Politecnica delle MARCHE 30.25% 238Università degli Studi "Mediterranea" di REGGIO CALABRIA 86.79% 53Università degli Studi di ROMA "La Sapienza" 38.47% 1744Università degli Studi di ROMA "Tor Vergata" 90.57% 106Università degli Studi ROMA TRE 70.68% 133Università degli Studi del SALENTO 84.62% 338Università degli Studi di SALERNO 66.08% 286Università degli Studi di SASSARI 85.71% 189Università degli Studi di SIENA 76.79% 112Università degli Studi di TERAMO 65.44% 136Università degli Studi di TORINO 52.36% 867Politecnico di TORINO 43.50% 354Università degli Studi della TUSCIA 90.00% 20Università degli Studi di VERONA 72.41% 145

Iniziativa a cura del Coordinamento dei Ricercatori Torinesi e Rete29Aprile Rete29Aprile . I dati presenti in questo sito possono essere liberamente riprodotti a condizione che ne venga citata la fonte.

luglio 2010/ uni_verso / pagina 4/