l Universo 60

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Editoriale GIORNALE STUDENTESCO UNIVERSITARIO INDIPENDENTE L a scelta del proprio percorso di studi è sempre ardua, soprattutto quando si tratta di decidere in quale ambito spe- cializzarsi: le possibilità sono numerose, gli stimoli altrettanto pungenti da diverse direzioni e la voglia di spaziare in più am- biti, in una realtà come quella attuale do- ve si chiede ai giovani di essere «flessibi- li e pronti a tutto», non manca. Ma di fron- te a titoli di giornali che rendono presen- te il problema della disoccupazione gio- vanile e in cui si additano i frontalieri co- me «nemici» che portano via i posti di la- voro si rimane sconcertati. Il binomio for- mazione accademica e mercato del lavo- ro sembra essere diventato una coppia in- stabile e litigiosa, che ha deciso di divi- dersi e percorrere due strade diverse. For- se, però, alcuni indizi su come tornare sul- la stessa lunghezza d’onda ci sono. Si pen- si al settore industriale che oggi lavora a pieno regi- me, agli investimenti nel- l’ambito delle scienze com- putazionali con i supera- colcolatori e alla carenza di docenti di matematica. Sembra quasi un para- dosso pensare che in un paese come la Svizzera, dove i politecnici federali sono ai primi posti nel ranking mondiale, man- chino ingegneri, tanto da dover far ricorso a risorse estere. Oggi il bisogno è quello di una formazione più tecnica ed ingegneri- stica, che risponda a queste esigenze del mercato. È ora di entrare in un’ottica nuo- va, dove i giovani devono provare a «su- percalcolare» a loro volta, guardando at- tentamente al mercato del lavoro e pon- derando le proprie scelte formative e pro- fessionali. La «vocazione studente» sem- bra essere una scelta di vita, in cui i propri «comandamenti» ognuno deve scriverli da sé, adattandoli alle esigenze del momen- to. Primo tra tutti deve rimanere sicura- mente quello di soddisfare i propri inte- ressi, le proprie ambizioni (uno studia ciò che gli piace, ciò per cui è portato e su questo non vi sono dubbi). Aggiungendo poi quel pizzico di ingegno che permetta di fiutare le esigenze del mercato del lavoro e trovare al contempo un compromesso tra passione e realtà professionale, si po- trebbe giungere alla ricetta perfetta, se realizzabile, per remare tutti nella stessa ef- ficace direzione. È ora di entrare in un’ottica nuova, guar- dando al mer- cato del lavoro e ponderando le proprie scel- te fomative e professionali Isabel Indino www.luniverso.com, [email protected], [email protected] – anno VII – n. 4 – Mercoledì 21 aprile 2010 La terza conferenza intitolata «Il mon- do fluttuante, Immagini erotiche giap- ponesi dal XVII al XX secolo», tenutasi il 30 marzo all’Auditorio dell’Università della Svizzera Italiana, rientra nel ciclo di incontri dedicati al Giappone ed è stata moderata dal relatore Marco Fa- gioli, storico, critico d’arte e collezio- nista, nonché studioso di arte giappo- nese a Firenze. Il tema dell’incontro sorprende ed incu- riosisce. Chi non ha mai studiato storia dell’arte può avvicinarsi alle opere pro- poste con fare leggermente imbaraz- zato, senza carpirne nell’immediatezza la qualità artistica. Un occhio inesper- to potrebbe leggere tra i lineamenti si- nuosi delle donne e le posizioni assunte dai soggetti maschili un velo di volga- rità, ma l’erotismo giapponese («discorso gentile sull’amore»), come sottolinea più volte il relatore, non ha nulla a che ve- dere con la pornografia occidentale («discorso volgare sulla sessualità»), in quanto il primo è caratterizzato da un altissimo livello di qualità estetica. An- zi, aggiunge Marco Fagioli, non vi è mai stata in Occidente una produzione artistica paragonabile a quella degli shunga orientali. Lo shunga è dunque erotico, non vol- gare. Ma a che cosa si riferisce esat- tamente tale termine? Letteralmente shun- ga significa «immagini della primave- ra» ed è un tipo di stampa xilografica policroma a soggetto erotico, prodotta su tavole di legno. Il genere shunga, insieme al genere paesaggistico e tea- trale, era il soggetto degli ukiyo-e, «im- magini del mondo fluttuante», ovvero stampe prodotte tra il XVII e il XX se- colo che fanno riferimento alla cultura che fiorì nella città di Edo, l’odierna Tokyo, in quel periodo. Le stampe a soggetto erotico venivano raccolte in serie di 12, per rappresentare i dodici mesi dell’anno, oppure rilegate come libri ed accompagnate da storie d’a- more. Un dato interessante, emerso dalle do- mande poste dal pubblico durante l’in- contro, riguarda gli autori di queste ope- re. Infatti non sarebbero solamente uo- mini ad aver prodotto gli shunga: vi fu- rono anche delle donne che appresero la tecnica della stampa xilografica e la usa- rono per dar vita a queste particolari rap- presentazioni. Angela Armida Kitagawa Utamaro, Ehon Komachi biki. 1802. pagina 2 GPSi, la guida scritta dagli studenti per gli studenti Formazione professionale in Ticino: intervista a Paolo Colombo pagina 3 Dell’Ambrogio e Pelli: i giovani ticinesi trovino un giusto equilibrio tra ambizioni ed esigenze del mercato pagina 4 L’universo compie 6 anni! pagina 5 Stage, esperienza importante per chi lo fa e per chi lo offre pagina 6 Curare con la poesia è possibile pagina 7 «Sinestesia» conquista le sale cinematografiche: intervista al regista Erik Bernasconi È meglio dare i numeri Professione? Flessibile È partito il 12 aprile il nuovo av- vincente gioco di Rete Tre sui viag- gi, sulle città e sulle lingue. Per la durata di un mese, da lunedì a venerdì, è infatti possibile gioca- re con La Torre di Babele. Il tut- to si svolge attraverso il sito inter- net: ogni giorno viene pubblicata sul sito di Rete Tre una scheda con domanda, visibile tutto il giorno. Il doppio appuntamento radiofo- nico è fissato invece alle 15.25 e alle 20.30. Partecipare è facilissimo: potete ri- spondere via SMS (spedendo la soluzione al numero 955 con la parola chiave: retetre-spazio-gio- chi) o via mail (contattando l’indi- rizzo e-mail [email protected] ). Tra tutti i partecipanti verrà estrat- to ogni giorno un corso online di inglese della durata di tre mesi, comprensivo di cuffiette e tessera di attivazione del valore di 200 franchi. Tra i vincitori quotidiani sarà inoltre estratto il premio finale: un sog- giorno linguistico di due settimane a Londra del valore di 2.000 Fr. (inclusi volo Milano-Londra, allog- gio in camera doppia in famiglia, corso generale di 26 lezioni di 40 minuti per settimana, mezza pen- sione da lunedì a venerdì e pen- sione completa da sabato a do- menica, tassa d’iscrizione, esame di livello EFCELT e certificato di cor- so, libri di testo, accesso wireless nella scuola)! Il secondo, il terzo e il quarto estrat- ti riceveranno un iPod shuffle come premio di consolazione. Che cosa aspettate? Ciccate, gio- cate e vincete. Pagine 2 e 3 Le «immagini della primavera» Una Babele di premi nel nuovo concorso di Rete Tre

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Editoriale

G I O R N A L E S T U D E N T E S C O U N I V E R S I T A R I O I N D I P E N D E N T E

La scelta del proprio percorso di studi èsempre ardua, soprattutto quando sitratta di decidere in quale ambito spe-

cializzarsi: le possibilità sono numerose,gli stimoli altrettanto pungenti da diversedirezioni e la voglia di spaziare in più am-biti, in una realtà come quella attuale do-ve si chiede ai giovani di essere «flessibi-li e pronti a tutto», non manca. Ma di fron-te a titoli di giornali che rendono presen-te il problema della disoccupazione gio-vanile e in cui si additano i frontalieri co-me «nemici» che portano via i posti di la-voro si rimane sconcertati. Il binomio for-mazione accademica e mercato del lavo-ro sembra essere diventato una coppia in-stabile e litigiosa, che ha deciso di divi-dersi e percorrere due strade diverse. For-se, però, alcuni indizi su come tornare sul-la stessa lunghezza d’onda ci sono. Si pen-

si al settore industriale cheoggi lavora a pieno regi-me, agli investimenti nel-l’ambito delle scienze com-putazionali con i supera-colcolatori e alla carenzadi docenti di matematica.Sembra quasi un para-dosso pensare che in unpaese come la Svizzera,dove i politecnici federalisono ai primi posti nelranking mondiale, man-chino ingegneri, tanto dadover far ricorso a risorseestere. Oggi il bisogno èquello di una formazionepiù tecnica ed ingegneri-

stica, che risponda a queste esigenze delmercato. È ora di entrare in un’ottica nuo-va, dove i giovani devono provare a «su-percalcolare» a loro volta, guardando at-tentamente al mercato del lavoro e pon-derando le proprie scelte formative e pro-fessionali. La «vocazione studente» sem-bra essere una scelta di vita, in cui i propri«comandamenti» ognuno deve scriverli dasé, adattandoli alle esigenze del momen-to. Primo tra tutti deve rimanere sicura-mente quello di soddisfare i propri inte-ressi, le proprie ambizioni (uno studia ciòche gli piace, ciò per cui è portato e suquesto non vi sono dubbi). Aggiungendopoi quel pizzico di ingegno che permetta difiutare le esigenze del mercato del lavoroe trovare al contempo un compromessotra passione e realtà professionale, si po-trebbe giungere alla ricetta perfetta, serealizzabile, per remare tutti nella stessa ef-ficace direzione.

È ora di entrarein un’otticanuova, guar-dando al mer-cato del lavoroe ponderandole proprie scel-te fomative eprofessionali

u Isabel Indino

www.luniverso.com, [email protected], [email protected] – anno VII – n. 4 – Mercoledì 21 aprile 2010

u La terza conferenza intitolata «Il mon-do fluttuante, Immagini erotiche giap-ponesi dal XVII al XX secolo», tenutasiil 30 marzo all’Auditorio dell’Universitàdella Svizzera Italiana, rientra nel ciclodi incontri dedicati al Giappone ed èstata moderata dal relatore Marco Fa-gioli, storico, critico d’arte e collezio-nista, nonché studioso di arte giappo-nese a Firenze.Il tema dell’incontro sorprende ed incu-riosisce. Chi non ha mai studiato storiadell’arte può avvicinarsi alle opere pro-poste con fare leggermente imbaraz-zato, senza carpirne nell’immediatezzala qualità artistica. Un occhio inesper-to potrebbe leggere tra i lineamenti si-nuosi delle donne e le posizioni assuntedai soggetti maschili un velo di volga-rità, ma l’erotismo giapponese («discorso

gentile sull’amore»), come sottolinea piùvolte il relatore, non ha nulla a che ve-dere con la pornografia occidentale(«discorso volgare sulla sessualità»), inquanto il primo è caratterizzato da unaltissimo livello di qualità estetica. An-zi, aggiunge Marco Fagioli, non vi èmai stata in Occidente una produzioneartistica paragonabile a quella deglishunga orientali.Lo shunga è dunque erotico, non vol-gare. Ma a che cosa si riferisce esat-tamente tale termine? Letteralmente shun-ga significa «immagini della primave-ra» ed è un tipo di stampa xilograficapolicroma a soggetto erotico, prodottasu tavole di legno. Il genere shunga,insieme al genere paesaggistico e tea-trale, era il soggetto degli ukiyo-e, «im-magini del mondo fluttuante», ovvero

stampe prodotte tra il XVII e il XX se-colo che fanno riferimento alla culturache fiorì nella città di Edo, l’odiernaTokyo, in quel periodo. Le stampe asoggetto erotico venivano raccolte inserie di 12, per rappresentare i dodicimesi dell’anno, oppure rilegate comelibri ed accompagnate da storie d’a-more.Un dato interessante, emerso dalle do-mande poste dal pubblico durante l’in-contro, riguarda gli autori di queste ope-re. Infatti non sarebbero solamente uo-mini ad aver prodotto gli shunga: vi fu-rono anche delle donne che appresero latecnica della stampa xilografica e la usa-rono per dar vita a queste particolari rap-presentazioni. t

Angela Armida Kitagawa Utamaro, Ehon Komachi biki. 1802.

pagina 2u GPSi, la guida scritta dagli

studenti per gli studenti

u Formazione professionale in Ticino: intervista a PaoloColombo

pagina 3u Dell’Ambrogio e Pelli:

i giovani ticinesi trovino ungiusto equilibrio tra ambizionied esigenze del mercato

pagina 4u L’universo compie 6 anni!

pagina 5u Stage, esperienza importante

per chi lo fa e per chi lo offre

pagina 6u Curare con la poesia

è possibile

pagina 7u «Sinestesia» conquista le sale

cinematografiche: intervistaal regista Erik Bernasconi

È megliodare i numeri

Professione? Flessibile

u È partito il 12 aprile il nuovo av-vincente gioco di Rete Tre sui viag-gi, sulle città e sulle lingue. Per la durata di un mese, da lunedìa venerdì, è infatti possibile gioca-re con La Torre di Babele.. Il tut-to si svolge attraverso il sito inter-net: ogni giorno viene pubblicatasul sito di Rete Tre una scheda condomanda, visibile tutto il giorno.Il doppio appuntamento radiofo-nico è fissato invece alle 15.25 ealle 20.30. Partecipare è facilissimo: potete ri-spondere via SMS (spedendo lasoluzione al numero 955 con laparola chiave: retetre-spazio-gio-chi) o via mail (contattando l’indi-rizzo e-mail [email protected]). Tra tutti i partecipanti verrà estrat-to ogni giorno un corso online diinglese della durata di tre mesi,

comprensivo di cuffiette e tesseradi attivazione del valore di 200franchi. Tra i vincitori quotidiani sarà inoltreestratto il premio finale: un sog-giorno linguistico di due settimanea Londra del valore di 2.000 Fr.(inclusi volo Milano-Londra, allog-gio in camera doppia in famiglia,corso generale di 26 lezioni di 40minuti per settimana, mezza pen-sione da lunedì a venerdì e pen-sione completa da sabato a do-menica, tassa d’iscrizione, esamedi livello EFCELT e certificato di cor-so, libri di testo, accesso wirelessnella scuola)!Il secondo, il terzo e il quarto estrat-ti riceveranno un iPod shuffle comepremio di consolazione. Che cosa aspettate? Ciccate, gio-cate e vincete.

Pagine 2 e 3

Le «immagini della primavera»

Una Babele di premi nel nuovo concorso di Rete Tre

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u Il portale dell’orientamento sviz-zero propone un’importante novitàsul piano della formazione univer-sitaria. Da sempre adoperatosi perottenere informazioni riguardantiprofessioni, studi e perfezionamen-to, esso apre ora le porte a una nuo-va guida universitaria per studentiitalofoni: GPSi. La rubrica, consul-tabile sul sito www.orientamento.ch/gpsi, ha lo scopo di orientare ineomaturandi ticinesi sulle offertedi studio universitario in Svizzera edi fornire informazioni su alloggi,attività extrascolastiche e associa-zioni. L’iniziativa si dimostra molto inte-ressante per coloro che, dopo lamaturità, sono intenzionati ad in-traprendere un percorso accade-mico o politecnico al di fuori del Ti-cino, dove gli ostacoli dovuti allalingua e alla poca conoscenza del-la nuova realtà spesso disorientanoe scoraggiano. I giovani non solopotranno disporre di maggiori infor-mazioni sul percorso formativo scel-to e sul contesto con cui sarannoconfrontati, ma avranno anche lapossibilità di ottenere consigli e sug-gerimenti da parte di coloro chehanno già affrontato la medesimaesperienza, grazie alle testimo-nianze e alle interviste di universi-tari e neodiplomati.

Il progetto presenta dodici degli ate-nei elvetici, di cui due politecnici, of-frendo informazioni utili in merito agliaspetti che caratterizzano la vita ac-cademica e rispondendo alle do-mande più frequenti delle matricole.GPSi si dimostra un valido strumen-to per i giovani ticinesi che, penaliz-zati dalla penuria di atenei in Ticino,sono costretti a spostarsi per prose-guire gli studi, contando solo sulleproprie forze.

La guida è stata sviluppata daun giovane ticinese dell’Uni-versità di Zurigo, Mattia Ber-toldi, sotto la direzione pro-gettuale di Beatrice Tognola, re-sponsabile del Servizio docu-mentazione dell’Ufficio dell’o-rientamento di Bellinzona, conla supervisione di orientatori eorientatrici del Servizio allescuole universitarie. Gli abbia-mo posto alcune domande perconoscere meglio GPSi.

Qual è stato il tuo percorso ein che modo ha influito nellacreazione di GPSi?«Durante la seconda liceo mi sonoinnamorato della letteratura italia-na. È stata un’illuminazione: essaha reso semplice la mia scelta ac-cademica, che è stata quella di iscri-

vermi all’Università di Zurigo per stu-diare letteratura e linguistica italia-na e inglese. Vi sono studenti chefanno molta più fatica a trovare lapropria strada. Questo pensiero, le-gato alla complessità delle infor-mazioni presenti in rete, mi ha spin-to a creare GPSi. La guida ha loscopo di orientare verso percorsi diricerche – virtuali e reali – più ap-profonditi e fornisce un aiuto sia perla scelta universitaria, sia per am-bientarsi nel corso delle prime setti-mane. Offre spunti, suggerimenti,consigli e testimonianze dirette distudenti che prima di loro hanno af-frontato le medesime difficoltà e pro-blemi. Il vero vantaggio è far senti-re questi ragazzi parte di un grup-po numeroso, come quello dei tici-nesi impegnati all’Università o al Po-litecnico».Come è cominciata la tua col-laborazione con l’Ufficio del-l’orientamento e il Dipartimen-to dell’educazione, della cultu-ra e dello sport (DECS)?«Tutto ebbe inizio nel 2006, quan-do incontrai la caporedattrice delCorriere del Ticino, Matilde Casa-sopra, responsabile di Ticino e Re-gioni, la quale mi offrì la possibi-lità di pubblicare sul giornale ideeconcernenti l’universo giovanile.Avevo appena finito di pagare il

grado nell’esercito, un periodo di10 mesi che mi impedì di iniziarel’università nell’autunno del 2005.La mia situazione, comune a quel-le di alcuni miei compagni di liceoche per impegni militari, lavorativio per soggiorni linguistici non ave-vano ancora cominciato l’univer-sità, fu lo spunto di riflessione perla stesura di un articolo sull’annosabbatico. Nel 2007 cominciai ascrivere una serie di articoli sugliuniversitari ticinesi d’oltre Gottardo,ottenendo riscontri molto positivi.Purtroppo le pagine di un quoti-diano rimangono in circolazionesolo ventiquattro ore; da qui l’in-tenzione di ordinare tutti e dieci gli

approfondimenti del Corriere delTicino – uno per ogni città universi-taria – al fine di esporli nei vari licei.Contattai Luca Cattaneo, orienta-tore del Servizio agli studi superio-ri, che mi suggerì di rivolgermi aBeatrice Tognola, con la quale la-voro tuttora per gli aggiornamentidi GPSi. Nel 2007 scoprii che l’Uf-ficio dell’Orientamento voleva rim-polpare la sezione dedicata agliitalofoni: la mia esperienza, legataalle esigenze del Dipartimento, haquindi dato nascita a una guida on-line per rendere più semplici ag-giornamenti e visite; guida che co-munque sia non è un compendiodegli articoli presentati sul Corrie-

re del Ticino, ma un progetto crea-to ex novo».Qual è il principale obiettivodella guida GPSi e quali van-taggi presenta?«L’obiettivo è aiutare le persone aorientarsi verso una determinata scel-ta accademica. GPSi richiama allamente i moderni navigatori satelli-tari, che permettono ai conducenti diarrivare senza difficoltà alla propriameta. Il grande vantaggio è che perla prima volta lo studente svizzeroitalofono (proveniente dal CantoneTicino o dai Grigioni) può disporredi un documento informativo creatoad hoc per lui, sensibile a problemidi natura linguistica o logistica chetutti gli universitari hanno provato sul-la propria pelle. È quindi possibilescoprire quali Università agevolanolo studio degli italofoni, fornendotempo supplementare durante gliesami o addirittura l’aiuto di tutor dimadre lingua italiana. Inoltre sononumerosi gli indirizzi che aiutano ilvisitatore a trovare un appartamen-to. GPSi, insomma, ha il grande pre-gio di essere una guida creata da-gli studenti per gli studenti: le inter-viste a oltre una sessantina di uni-versitari esclusivamente italofoni lodimostrano». t

Beatrice Marchesi

Una guida a misura di studente Il portale dell’orientamento svizzero presenta l’innovativa GPSi

u Il mondo del lavoro è in co-stante cambiamento ed evolu-zione. La formazione professio-nale deve stare al passo con lenuove esigenze del mercato epreparare nel modo migliore gliindividui a svolgere i propri com-piti e ad affrontare contesti sem-pre più concorrenziali. Negli ul-timi anni la Divisione della for-mazione professionale (DFP) hacompiuto notevoli progressi, conl’introduzione della maturità pro-fessionale e delle scuole univer-sitarie professionali (SUP). Maquali sono le prospettive futuree quali i settori che offrono le mi-gliori possibilità occupazionali?A tale proposito abbiamo postoalcune domande a Paolo Co-lombo, Direttore della DFP.

Signor Colombo, in che modola DFP aiuta i giovani ad acce-dere al mondo del lavoro?«Per accedere al mondo del lavorooccorre dapprima essere portatori

di solide competenze professionali,che si acquisiscono durante la for-mazione e che rendono l’individuocapace di assumere compiti e re-sponsabilità: questo è il primo pas-

so. In un’ottica educativa, aiutare igiovani significa dunque mettere inrisalto il saper essere ed il saper fa-re, lavorando quotidianamente sulleloro potenzialità, a scuola così comein azienda. Significa anche soste-nerli concretamente, durante e al ter-mine della formazione, nella ricer-ca di un posto di lavoro: l’azioneARI (Apprendista-Ricerca-Impiego),ma non solo, ha dato buoni frutti econsente di sfruttare una rete a so-stegno dei giovani alla ricerca delprimo impiego e di lottare contro ladisoccupazione giovanile. Vi sonoinoltre altri interventi, come ad esem-pio il programma Fondounimpresache fa leva sul concetto di autorim-prenditorialità».Quali sono i cambiamenti chela nostra società sta vivendonel campo della formazione equali le misure che la vostra Di-visione deve adottare?«Il successo della formazione pro-fessionale del nostro Paese sta nel-la sua capacità di saper interpre-

tare le esigenze – presenti e future– della società e di tradurle in atti-vità educative e formative che as-sicurino una buona aderenza frale esigenze dell’economia da unlato e dell’individuo dall’altro. Èdunque un cantiere aperto che ri-chiede continue riforme, in cui l’in-dividuo è in particolare reso atten-to di come l’aggiornamento conti-nuo sia ormai divenuto requisito es-senziale per non essere estromes-so da un mondo del lavoro in cuinessuno ti regala più niente e cherichiede flessibilità, curiosità, ca-pacità e volontà di adattamento».La formazione in Ticino pre-senta differenze rispetto al re-sto della Confederazione? Qua-li sono i nostri punti di forza equali gli aspetti da migliorare?«La Svizzera italiana – per questioniterritoriali e linguistiche – è in grado dioffrire «in casa» un sistema formativoassai completo e dimostra di aver ca-pito l’importanza degli investimenti inuna formazione professionale intesa

come elemento strategico per la cre-scita culturale, sociale ed economicadel Paese. Sono da intensificare leazioni volte a sostenere maggiormentela formazione duale nel modello scuo-la-azienda».Quali settori offrono le miglio-ri prospettive occupazionali equali sentono la mancanza dipersonale qualificato?«Il settore della sanità continueràad offrire interessanti prospettive.Ma non vanno dimenticati anchesettori, ad esempio legati all’arti-gianato e all’industria, che troppospesso vengono letteralmente snob-bati dai giovani ticinesi. Sul pia-no nazionale si guarda con unacerta preoccupazione alla man-canza di personale qualificato –soprattutto in prospettiva futura,quando il calo demografico si ma-nifesterà nella sua reale entità –senza il quale l’industria corre il ri-schio di avere buone idee, ma nonle persone capaci di tradurle inun’irrinunciabile innovazione in un

contesto globale di accresciutacompetitività. Sul piano cantona-le sarebbe interessante approfon-dire le riflessioni sulle conseguenzee sulle opportunità che deriveran-no dall’apertura di Alptransit. Man-cano ormai pochi anni e il futuroè già alle porte. Dobbiamo essereattori, non spettatori».Che vantaggi ha portato nelcampo della formazione l’intro-duzione della maturità profes-sionale e, in seguito, delle SUP? «Un sistema formativo completo epermeabile, capace di risponde-re alle ambizioni e alle capacitàdi ognuno nonché la possibilità diaffinare le proprie scelte strada fa-cendo, quindi non solo, come unavolta, a quindici anni. La filiera del-la formazione professionale, cheaccoglie 2 giovani su 3 del nostroPaese, ne risulta notevolmenterafforzata all’interno del sistemaformativo». t

Beatrice Marchesi

Attori e non spettatori del vostro futuroFormazione professionale in Ticino: Paolo Colombo delinea prospettive e settori

Mattia Bertoldi, lo studente ticinese ideatore di GPSi, Guida Per Studentiitalofoni.

Paolo Colombo, Direttore della Di-visione della formazione professio-nale.

u Il Consigliere federale DidierBurkhalter è intervenuto al Diesacademicus 2010 dell’Universitàdella Svizzera italiana, tenutosiquesto sabato 17 aprile nell’Au-la magna del campus universita-rio di Lugano. La cerimonia, cheè il più importante momento diincontro e di informazione sullosviluppo dell’USI nel contesto can-tonale, nazionale ed internazio-nale, ha visto anche gli interventidel Direttore dell’Istituto di Ricer-ca in Biomedicina Antonio Lan-zavecchia, del Presidente dell’U-SI Piero Martinoli e – per la pri-ma volta – di due laureate del-l’USI, che hanno raccontato le ra-gioni del proprio successo pro-fessionale nel campo della ricer-ca scientifica e del mondo dellavoro. In concomitanza con il Dies aca-

demicus, proprio a sottolineare ilruolo centrale che l’USI riconosceai suoi laureati (i cosiddetti Alumni,che sono ormai oltre 3.000), si è te-nuta la loro prima riunione gene-rale, a 10 anni dalla consegna dei

primi diplomi. Oltre 300 laureatidi tutte e quattro le Facoltà hannopartecipato ai due giorni di mani-festazioni, culminati sabato seracon la fondazione dell’Associazio-ne Alumni. t

Dies academicus all’USI

Discorso del Consigliere Federale Didier Burkhalter.

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u La scelta del percorso di stu-di, e quindi anche professiona-le, è sempre molto ardua perun giovane. Signor Pelli, Lei haaffermato recentemente che ètempo che avvenga un «cam-bio di mentalità»: in quale di-rezione, dunque, è meglio muo-versi nel panorama svizzero eticinese?«La situazione non è uguale in tuttii cantoni. La tendenza è però la me-desima. La società tende a dequa-lificare socialmente taluni campi pro-fessionali e a preferirne altri, sullabase del prestigio di cui gode l’u-na o l’altra professione in un deter-minato momento. La conseguenza èil sovraffollamento di offerta in cer-te professioni e una cronica caren-za di interessati in altre, magari pro-prio in quelle nelle quali si stannocreando posti di lavoro interessan-ti. In Ticino assistiamo al paradossodella necessità di importare manod’opera per tutto il settore industriale,che è il maggior creatore di ric-chezza del Cantone e nel quale sioffrono posti di lavoro qualificati disicuro interesse anche per molti ti-cinesi, e di un eccesso di interesseper il terziario, che non è in questomomento un settore che tira. Le fa-miglie, la scuola, la politica devonocercare di cambiare la mentalitàche porta a questi eccessi».Il problema della disoccupa-zione è anche legato al fattoche la formazione scelta daigiovani non risponde sempreai bisogni effettivi. Sono i gio-vani e le famiglie che affronta-no in modo troppo limitato ilproblema della formazione op-pure sono le istituzioni ad es-sere inadeguate all’evoluzionedella realtà economica?«Ritengo che, prima di fare una scel-ta professionale definitiva, ogni gio-vane dovrebbe dare uno sguardonon solo alla realtà delle professio-ni che potrebbero interessarlo, maanche alle possibili evoluzioni delmercato del lavoro. Le convinzioniche spesso hanno ispirato le sceltedel passato, del tipo “dobbiamomandare i nostri figli all’università”oppure “le professioni liberali sonoquelle che offrono le migliori pro-spettive”, dovrebbero essere riviste,poiché vi sono interi settori profes-sionali molto interessanti ma del tut-to trascurati dai giovani ticinesi. Latecnica, la perizia manuale, la ri-cerca, la scienza sono settori chegarantiscono un futuro interessantee di successo a chi vi si prepara co-scienziosamente. Purtroppo i per-corsi scolastici di preparazione al-le professioni di quel settore ven-gono trascurati. Una riflessione ap-profondita sui percorsi di formazio-ne delle nuove generazioni di tici-

nesi mi sembra più che necessaria». Ritiene che di fronte a tali pro-blemi la mentalità e le istitu-zioni ticinesi siano poco recet-tive ai cambiamenti in corso?«Sì. Siamo in ritardo. È necessariouno sforzo di riqualificazione so-ciale delle professioni dell’industriae della manualità: la politica e lascuola devono darsi da fare. Non

si può costantemente reclamare perla presenza di frontalieri e di ma-nodopera estera e al contempo la-sciare scoperti di allievi quei setto-ri della formazione professionaleche possono garantire spazi di la-voro importanti per i residenti. Èperò ciò che succede da anni».t

Isabel Indino

u Il sistema formativo svizze-ro viene molto ammirato dalleuniversità estere: qual è il suopunto di forza?«Cito quattro punti di forza del si-stema universitario svizzero. L’aper-tura, cioè il reclutamento del perso-nale scientifico su scala globale,senza riguardo per la nazionalità econ una certa flessibilità per quantoriguarda le lingue d’insegnamento.Le risorse finanziarie elevate in rap-porto al numero di studenti, grazieall’aver mantenuto relativamente li-mitato quest’ultimo tramite un se-condario superiore selettivo. L’auto-nomia in materia organizzativa e fi-nanziaria delle singole università edei cantoni loro proprietari, cui fariscontro la concentrazione dei mez-zi del governo federale sulla for-mazione degli ingegneri e la tec-nologia (politecnici). Infine la com-plementarietà tra formazioni di tipoaccademico e formazioni piuttosto

professionali, pure di livello univer-sitario, offerte queste ultime dallescuole universitarie professionali».Lei ha affermato che l’impera-tivo oggi è quello di non rovi-nare un sistema che funzionamolto bene. Di fronte al pro-blema della disoccupazione, co-me può quindi la formazionedei giovani rispondere mag-giormente ai bisogni del mer-cato del lavoro?«Il sistema è certamente perfettibi-le, ma sforzi bisogna farne già perevitare di peggiorarlo. Basta guar-dare altri paesi per veder com’è fa-cile far danni in questo campo, purcon le migliori intenzioni. Il rapportotra formazione e mercato del lavo-ro è complesso e non facile da go-vernare. Non è nemmeno auspi-cabile che le sole ipotesi in mate-ria di mercato del lavoro, spessosbagliate, dettino l’intera politicadella formazione. Molto più im-

portante è una cultura del lavoro,che spinge ad esempio in Svizzerala maggior parte dei quindicenniad iniziare un apprendistato e nona continuare la scuola a tempo pie-no senza provare una vera voca-zione per lo studio. Salvo poi lapossibilità di riprendere gli studi percoloro che scoprono in seguito que-sta vocazione. Grazie a ciò la Sviz-zera presenta anche un’invidiabilemobilità tra classi sociali».Oggi la «battaglia» si vince sul-l’eccellenza e la Svizzera in talsenso è posizionata molto be-ne. Ma considerando che la re-te universitaria svizzera è pic-cola nel contesto della rete in-ternazionale, nonché fram-mentata tra tante università,come si fa a vincere la concor-renza a livello mondiale e man-tenere alta l’eccellenza dellaformazione?«Non sempre l’eccellenza si perse-gue concentrando. La molteplicitàfavorisce infatti l’innovazione e l’at-titudine concorrenziale. A dipen-denza delle discipline, e special-mente se si tratta di ricerca scientifi-ca o di insegnamento, la dimensio-ne ottimale è diversa. Una mesco-lanza tra discipline contribuisce pu-re alla qualità. L’equilibrio ottimalesi crea per finire più facilmente tramiteuna sana emulazione tra entità au-tonome piuttosto che con una piani-ficazione centrale; a condizione chele risorse siano distribuite in modocompetitivo e con incentivi corretti.D’altra parte le università non sonosemplici fattori di un’astratta com-petitività di un sistema nazionale maanche fattori di sviluppo per la re-gione nella quale operano, che - so-prattutto quando paga di tasca pro-pria - ha diritto di fare le proprie scel-te strategiche. In genere le strategiefondate su queste premesse sono mi-gliori rispetto all’esito di rivendica-zioni distributive presso un governocentrale. Il successo del sistema uni-versitario svizzero è uno dei tanti ef-fetti del federalismo finanziario e fi-scale». t

Isabel Indino e Giada Peter

Seguire i propri sogni o il mercato?Dell’Ambrogio e Pelli consigliano gli studenti sulle scelte da compiere

ESPOprofessioni, vetrina sul mondo della formazioneu Lo scorso mese di marzo il CentroEsposizioni della città di Lugano haospitato l’importante fiera biennaleESPOprofessioni. La manifestazione,nata presso il Centro d’arti e mestie-ri di Bellinzona nel 1991, è promossadal 1994 dalla Divisione della for-mazione professionale e dall’Ufficiodell’orientamento (UOSP). Oggi, con i suoi cinque giorni inte-ramente dedicati all’orientamento ealla formazione, ESPOprofessionirappresenta un appuntamento pertutti coloro che sono confrontati conil problema della scelta scolastica oprofessionale. Come ci spiega Mar-co Lafranchi, membro del comitatoorganizzatore ed ex direttore del-l’UOSP incontrato a una delle gior-nate della fiera, «ESPOprofessionirappresenta una vetrina sul mondodella formazione professionale. Il fat-to di poter raccogliere sotto un unico

tetto una molteplicità di curricoli for-mativi offre ai giovani, ai loro geni-tori e a tutti coloro che sono con-frontati con il problema della sceltauna panoramica sulle possibili vieda seguire. Oltre alle formazioni dibase che si possono intraprenderedopo la scuola obbligatoria, ven-gono infatti anche presentate le pos-sibilità di perfezionamento e spe-cializzazione aperte a coloro chehanno terminato un apprendistato». I partecipanti a questa 9a edizionesi sono potuti calare in un ambien-te ricco di spunti, grazie alla pre-sentazione di quasi 200 tipi di for-mazione di base e di perfeziona-mento professionale, 100 enti for-mativi ed un’ottantina di espositoripresenti. I vari stand allestiti daglienti, dalle scuole e dalle associa-zioni di categoria hanno inoltre per-messo ai visitatori di osservare da

vicino le varie realtà professionalipresenti sul territorio e di intrattene-re colloqui con apprendisti, studen-ti e specialisti del settore. ESPOprofessioni deve costantementeadeguarsi ad un mercato del lavo-ro in evoluzione: il successo dellamanifestazione risiede nelle conti-nue innovazioni e migliorie appor-tate nel corso degli anni. Anche l’e-dizione 2010 non ha smentito que-sta esigenza: «tra le novità interes-santi di questa edizione occorre ri-levare il partenariato con il CantonNeuchâtel che ha permesso di sco-prire l’interessante mondo delle for-mazioni nel campo orologiero. Mol-to successo hanno riscontrato an-che i campionati regionali con ap-prendisti di diverse professioni, chesi sono cimentati in prove di lavorocon lo scopo di ottenere la qualifi-cazione ai campionati svizzeri. Ap-

prezzato è stato pure lo spazio «ate-lier», nel quale i giovani hanno avu-to l’opportunità di apprendere inmodo professionale le tecniche dipreparazione e allestimento di undossier di candidatura per la ricer-ca di un posto di lavoro». ESPOprofessioni ha dunque soddi-sfatto le attese, sia per l’affluenza de-gli oltre 30 mila visitatori, sia per laqualità degli spazi informativi pro-posti. Ora lo sguardo degli orga-nizzatori è proiettato verso la deci-ma edizione prevista per il 2012.Nell’attesa, i giovani ticinesi con-frontati potranno contare sul suppor-to offerto dall’Ufficio dell’orientamentoscolastico e professionale, che cer-ca di aiutarli ad affrontare adegua-tamente questo passo significativo eimportante per il proprio futuro. t

Beatrice Marchesi

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Apprendista orologiaio alla fiera biennale ESPOprofessioni.

Per un giovane scegliere il proprio percorso distudi e, in seguito, affacciarsi al mondo pro-fessionale con idee chiare su cosa fare è mol-to difficile. Inoltre il rapporto tra formazionee mercato del lavoro, di fronte al problemadella disoccupazione, sembra essere moltocomplesso. In quale direzione è quindi op-

portuno muoversi nel nostro paese, per farsì che la formazione risponda nel migliore deimodi ai bisogni del mercato? Ci siamo rivol-ti in merito a questa tematica a Fulvio Pelli,Consigliere nazionale e Presidente del PLRsvizzero e a Mauro Dell’Ambrogio, Segreta-rio di Stato per l’educazione e la ricerca.

MAURO DELL’AMBROGIO IN BREVENato nel 1953, dopo la maturità classica a Lugano, ha studiato a Zurigo conseguendo il dottorato con unatesi in filosofia del diritto, ottenendo in seguito i brevetti di avvocato e di notaio. Sono molte le cariche che haricoperto nella sua carriera politica e professionale, tra le quali possiamo citare quella di capo-progetto perla creazione dell’Università della Svizzera Italiana, di cui è stato poi Segretario generale dal 1996 al 1999.Dal 1. gennaio 2008 ricopre la carica di Segretario di Stato per l’educazione e la ricerca.

FULVIO PELLI IN BREVEFulvio Pelli è nato a Lugano il 26 gennaio 1951. Dopo le scuole del-l’obbligo e il liceo di Lugano, ha studiato diritto nelle Università di Ber-na e di Zurigo, ottenendo presso quest’ultima la licenza nel 1974 e,nel 1977, il dottorato e i brevetti di avvocato e di notaio, professioni chesvolge tuttora. La sua carriera politica è molto intensa e tra le sue atti-vità vi sono quella di Consigliere nazionale, ruolo che ricopre dal 1995e, dal marzo 2005, quella di Presidente del Partito Radicale Svizzero.

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u È al mese di aprile di un lon-tano 2003 che si possono far ri-salire le origini de… L’universo! Lanostra associazione ha infatti ap-pena festeggiato i suoi 6 anni conuna grande festa che ha coinvol-to tutta la grande squadra di stu-denti-giornalisti che mese dopo me-se si impegna ad arricchire le pa-gine del giornale con temi inte-ressanti, e a dar vita a nuovi pro-getti e idee che donano semprenuova linfa all’associazione. Unteam che si rinnova, anno dopoanno, e che da questo continuorinnovamento trae la sua forza. L’u-niverso è una grande avventura,un’opportunità, un piccolo grandedono per tutti quegli studenti cheamano scoprire, informarsi e aspi-rano alla professione di giornali-

sta. Ai giovani, una volta affac-ciati al mondo del lavoro, si chie-de sempre un’elevata istruzione,tanta pratica ed esperienza: L’uni-verso è un modo per mettere inpratica ciò che si è appreso tra ibanchi di scuola, vedendo cosìrealizzati nel concreto i propri pro-getti. Ma non solo, L’universo èanche un luogo di confronto, discambio, dove poter vivere un’e-sperienza arricchente grazie al con-fronto con gli altri, sentendosi sem-pre parte di un gruppo che ha vo-glia di mettersi in gioco. È un pon-te tra il mondo accademico e lanostra società: gli studenti voglio-no raccontarsi a questo mondoesterno, far scoprire una realtà par-ticolare come quella universitaria,dove la voglia di conoscere e ca-

pire si fa sempre più presente ecostante. Ogni anno L’universo ri-sponde alle esigenze portate da-gli studenti, che vogliono farsi sen-tire, esprimere i loro punti di vista. Agli studenti che hanno saputo co-gliere questa occasione l’energia ela voglia di fare non manca: con-ciliare studio e impegni che un’as-sociazione può portare non è faci-le, ma il sostegno del gruppo, il ve-der realizzate le proprie ambizionisono grandi premi che fanno di-menticare ogni stanchezza. Venite a scoprire anche voi il nostroUniverso!

Che cos’è L’universo?È un’organizzazione studentescaapolitica, aconfessionale e no-pro-fit nata a Lugano nel 2003 che, co-me attività principale, si occupa dicreare l’omonimo giornale, insertomensile del Corriere del Ticino. Laredazione è costituita interamenteda studenti universitari dell’Univer-sità della Svizzera Italiana con l’Ac-cademia di Architettura, della SU-PSI con il Conservatorio e, ci au-guriamo presto, anche dell’AltaScuola Pedagogica. L’universo vuo-le diventare ancor di più un vero eproprio mezzo di comunicazioneper tutti gli studenti, e rinnova l’invi-to a tutti gli studenti universitari a far-si avanti!La voce del mondo universitario,che riflette su quanto accade attor-no a sé e ha voglia di mettersi ingioco con idee e ambiziosi progetti:questo è L’universo!

Luniverso.comDa aprile 2009 L’universo non è piùsolo su carta ma... si fa strada an-che nel web con un nuovo sito In-

ternet! Luniverso.com è un portaleInternet di informazione quotidiana,veloce e interattiva: è possibile infattiinteragire con gli autori, discuteredi temi che stanno a cuore, com-pletando l’edizione cartacea connotizie di attualità, idee e commenti.Anche qui, l’invito è aperto a tuttigli studenti universitari che abbianovoglia di esprimersi, in modo sem-plice e veloce, dando spunti connotizie fresche e spontanee.

Non solo un giornaleL’universo non è solo un giornale: èinfatti impegnato anche nell’orga-nizzazione e promozione di eventi.Dal 2008, per esempio, si occupadell’organizzazione del tradizionaleballo accademico, l’UNI Ballo.Quest’anno l’associazione si è im-pegnata anche nella realizzazionedi due workshop: il primo dedicatoal giornalismo, con una mattinatain cui il direttore del Corriere del Ti-cino, Giancarlo Dillena, ha dato ainumerosi iscritti alcuni consigli pra-tici del mestiere; il secondo era in-vece dedicato al mondo dello scrit-tore: Manuela Mazzi, scrittrice tici-nese, ha potuto dare una panora-mica interessante sulle sfide da af-frontare per diventare scrittori in Ti-cino.Non sono mancate inoltre i momentidi festa, le serate a suon di musica,i concorsi fotografici e letterari, tut-te iniziative che sono nate dalla re-dazione stessa, che non si stancamai di sfornare idee originali

Vivere l’universitàfino in fondoEssere studenti universitari non vuoldire solo chinarsi sui libri per raci-

molare qualche credito. È un mon-do che offre molte possibilità per vi-verlo in maniera diversa e più in-tensa: basta guardarsi intorno! Farparte di un’associazione studente-sca è un modo per arricchire la pro-pria persona sotto vari aspetti: pri-ma di tutto sentendosi parte di ungruppo, creando qualcosa insieme

e imparando a lavorare in team. Èun modo per rimboccarsi le mani-che e organizzare, con le proprieforze, piccoli progetti, creandosiuna rete di contatti importante per ilfuturo e un bagaglio di esperienzapratica essenziale nel mondo lavo-rativo. Insomma, i vantaggi nonmancano... ora tocca a voi! t

Gli ingredienti giusti? grinta e passioneL’Universo festeggia 6 anni di vita tra progetti e idee per il futuro

Un concorso da...Un concorso da...

Hai idee geniali, proposte interessanti o furiose lamentele che posso-no aiutarci a migliorare il sito internet de L’universo? Sei interessato al-la causa e vuoi dare il tuo contributo? Oppure, hai scoperto un ma-croscopico errore, sfuggito all’occhio attento dei nostri informatici?Sei gentilmente invitato a contattarci all’indirizzo di posta [email protected]

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In alto da sinistra: Lara Feldmann, Aurora Viano, Marco Urso, Angela Armida. Al centro: Maddalena Chiarenza, Mattia Solida, Alessia Bergamaschi, Giada Peter. In basso: Dario Ansaldi, Isabel Indino, Eleonora Giubilei, Nadia Lischer.

u IIll sseessttoo ccoommpplleeaannnnoo ddeellllaa nnoossttrraa aassssoocciiaazziioonnee èè ssttaattoo ffeesstteegg--ggiiaattoo aallllaa ggrraannddee!! GGrraazziiee aa ttuuttttii ppeerr eesssseerrccii ssttaattii ee ppeerr aavveerr bbrriinn--ddaattoo ccoonn nnooii!!II vviiddeeoo pprrooiieettttaattii dduurraannttee ll’’HHAAPPPPYY BB--DDAAYY PPAARRTTYY LL’’UUNNIIVVEERRSSOO ssoo--nnoo ssttaattii 44 eedd iill ffoorrttuunnaattoo vviinncciittoorree ddeell ccoonnccoorrssoo vviiddeeoo AAssttrrUUSSII èè::MMAARRCCOO UURRSSOO,, ssttuuddeennttee ddeellllaa ffaaccoollttàà ddii FFiilloossooffiiaa ddeellll’’UUSSII.. IIll ssuuoovviiddeeoo èè ssttaattoo vvoottaattoo ccoommee iill ppiiùù ddiivveerrtteennttee ddeellllaa sseerraattaa!! MMaarrccoo hhaa qquuiinnddii vviinnttoo 22 sseettttiimmaannee ppaaggaattee ddii lleezziioonnii ddii iinngglleessee((eesscclluussoo vviittttoo ee aallllooggggiioo)) iinn IInngghhiilltteerrrraa ggeennttiillmmeennttee ooffffeerrttee ddaa LLiinnkk--SSttuuddyy..PPootteettee vveeddeerree ii vviiddeeoo iissccrriittttii aall ccoonnccoorrssoo ««aassttrrUUSSII»» ee llee ffoottoo ssccaatt--ttaattee dduurraannttee llaa sseerraattaa ssuull nnoossttrroo ssiittoo wwwwww..lluunniivveerrssoo..ccoomm..

astrUSI!astrUSI!

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«Vision du réel»u Si svolgerà dal 15 al 21 aprile a Nyon il Festival chiamato «Visiondu réel». Tale particolare festival si pone la missione di mostrare la realtà(réel, appunto) attraverso un cinema completamente scollegato da quel-lo commerciale e comune. «Vision du réel» offre una varietà di sguardie visioni impegnati, con contenuti interconnessi alla lealtà, la tolleranzaed il rispetto.Nyon non è un posto scelto a caso: la cittadina, infatti, è il luogo idea-le, proprio grazie alla sua posizione geografica, al centro dell’Europa.Un crocevia in cui l’incontro, la scoperta e la discussione hanno una pos-sibilità di esistere.Il festival si svolge in quattro cinema della città sul lago Lemano; durante l’e-vento vi sono varie proposte, anche al di fuori delle sale cinematografiche,che animano Nyon, facilmente raggiungibile da Ginevra e Losanna.Un’occasione per non perdere uno dei Festival del film più importanti al-l’interno del panorama svizzero (insieme a Solothurn e Locarno). Potete trovare ulteriori informazione sul sito del festival www.visionsdureel.ch. t

A cura di Giada Peter

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u È stata da poco illustrata la pro-posta di utilizzare lo spazio dellatrincea di Massagno come centrosportivo, con spazi dedicati a di-versi sport, ad esempio tennis datavolo, scherma, badminton, pal-lavolo, basket, judo, pesi… Il pro-getto sarebbe finalizzato alla co-struzione di una struttura sportivauniversitaria ad uso esclusivo deglistudenti USI e SUPSI. Abbiamo intervistato alcuni studen-ti di entrambe le scuole, per sco-prire cosa pensano a riguardo. Alla domanda sulla reale necessitàdi una palestra universitaria, unaparte dei ragazzi intervistati ha ri-sposto che il denaro destinato aquesto progetto potrebbe essere in-vestito in ambiti più utili. Alcuni, adesempio, ritengono che possa es-sere utilizzato per installare pannellisolari sugli edifici universitari o percostruire una seconda mensa, ma-gari con spazi in cui possano farpausa coloro che portano il ciboda casa.

La maggior parte, invece, ritiene chevi sia l’effettivo bisogno di un cen-tro sportivo universitario e sottolineail fatto che altre Università (comequella di Losanna o Zurigo) dispon-gono già di un ottimo centro fitness. I favorevoli al progetto concordanoper diversi motivi con la costruzionedi un unico spazio per gli studentiUSI e SUPSI. La principale ragioneè di natura economica: costruireuna sola palestra è molto meno di-spendioso in termini di energie edenaro rispetto alla costruzione di

due centri distinti. Alla causa eco-nomica va affiancata quella socia-le: un unico edificio faciliterebbe laconoscenza tra gli studenti delle duescuole, oltre al fatto che un’ulterioredivisione non sarebbe convenienteper la SUPSI, essendo già di per séuna scuola con diverse sedi.Alla domanda se una palestra cheunisca USI e SUPSI possa ridurre ilgrande divario esistente tra le due,la gran parte degli intervistati ha ri-sposto che la palestra potrebbe rap-presentare un centro di incontro: at-traverso lo sport gli studenti avreb-bero modo di rapportarsi gli uni congli altri, dimenticando eventuali pre-giudizi sul tipo di percorso intra-preso e, anzi, sfruttare tale occa-sione per capire il tipo di studi in-trapreso da altri studenti.Una parte di studenti, però, ritienepiù utile, efficace e pratico la co-struzione di due palestre più picco-le, una per l’USI ed una per la SU-PSI, affermando che il vantaggiodella palestra universitaria dovreb-

be essere quello di trovarsi vicinoal proprio campus.Per quanto riguarda l’attuale «SportUSI/SUPSI», la maggior parte de-gli intervistati pensa che il servizioofferto sia già molto buono, ri-scontrando come unica pecca ilcontinuo cambiamento di sede diuna stessa lezione (aerobica, peresempio), problema che potrebbequindi essere risolto con la costru-zione di un unico centro nel qualesvolgere le varie attività, rendendoinoltre possibili gli allenamenti mul-tidisciplinari.Il progetto risulterebbe dunque uti-le se l’ipotetica palestra avesse del-le convenzioni per gli studenti uni-versitari, perché se avesse un co-sto uguale o superiore oppure sefosse collocata in un posto fuori ma-no, agli studenti converrebbe con-tinuare a frequentare le palestre giàesistenti. t

Maddalena Chiarenza e Mattia Solida

Nuova palestra universitaria?Studenti USI/SUPSI, favorevoli e contrari a confronto

u In questo numero abbiamodeciso di dare spazio ad un te-ma che concerne molti stu-denti, ovvero l’intenzione difare un periodo di stage du-rante il percorso accademico.Le motivazioni che spingono aquesta scelta sono numerose:applicare finalmente la teoriache abbiamo imparato in tan-ti anni di studio, iniziare a co-noscere quel mondo che pri-ma o poi tutti dovremo af-frontare, magari per guada-gnare anche qualcosa. Abbia-mo intervistato uno studentedell’Università della SvizzeraItaliana e un professionista nelcampo della comunicazioneper conoscere le loro opinionisu questo argomento.

Sascha Cellina, studente al ter-zo anno di Scienze della comu-nicazioneSascha, per quale ragione haideciso di fare uno stage?«Ho deciso di fare uno stage du-rante i miei studi perché ritengoche sia importante conoscere ilmondo del lavoro ancora primadi farne parte, per poi riuscire adinserirsi nel modo migliore. Inol-tre semplicemente perché mi pia-ce, è quello per cui ho studiato

tanto e che vorrei diventasse ilmio mestiere. Se poi riesco an-che a guadagnare qualcos,a me-glio ancora».Pensi che il fatto di affiancareun periodo di pratica ai tuoi stu-di possa incidere positivamen-te sulla possibilità di trovare unlavoro dopo la laurea?«Assolutamente sì, per il semplice fat-to che nell’ambiente lavorativo vienia contatto con diverse persone checonosci e che cominciano a cono-scerti a loro volta, stabilendo contattiche potrebbero poi tornare utili. Sen-

za dimenticare che l’esperienza èun requisito sempre più richiesto almomento dell’assunzione».Durante il tuo periodo di stageti hanno aiutato le nozioni teo-riche apprese durante i tuoi stu-di? Pensi quindi che una buo-na formazione scolastica pos-sa aiutare o che le cose più im-portanti si debbano apprende-re comunque «sul campo»? «Certo, una buona formazione dibase ci vuole, ma nulla può sosti-tuire ciò che si impara «sul campo»,spesso anche sbagliando. Since-

ramente solo una minima parte del-la teoria appresa in classe l’ho poiritrovata lavorando, ma forse di-pende anche da quale tipo di la-voro si intende fare».Paolo Spalluto, direttore? SDBChiasso«Signor Spalluto, per quale ra-gione si dovrebbe assumereuno stagiaire? «Credo sia importante rimettere alcentro il valore di fare l’impren-ditore, senza paternalismi e sen-za carichi politici. Siamo stanchidi manager ed imprese che non

comprendano che la costruzionedel valore di una nazione, diun’impresa e quindi di un tessutosociale transiti attraverso compor-tamenti di un certo tipo. Tra que-sti rientra il fatto di dare a studentila possibilità di un confronto lea-le, aperto ed impegnativo con ilmondo del lavoro per permettereloro di formarsi un’opinione delladistanza a volte siderale che esi-ste tra libri e professori e mondoeconomico. Da noi uno stagiairedunque è a tutti gli effetti partedell’azienda, con soddisfazioni eresponsabilità».Esiste la possibilità che uno sta-giaire venga poi assunto a tem-po indeterminato?«Di base e se possibile. Sino ad og-gi i tre stagiaire che ho avuto sonotutti stati assunti e questo in primisperché non credo alla speculazionesulla pelle degli studenti. Dunque sel’agenzia ha incontrato uno stagiairedi valore, perché non tenerlo insquadra con noi? Il momento eco-nomico è ora alquanto più com-plesso da valutare e dunque ri-spondere per il futuro in modo po-sitivo é meno semplice, purtroppo».Uno studente che accanto allalaurea ha svolto anche un pe-riodo di pratica in un determi-nato settore ha maggiori pos-

sibilità di essere assunto ri-spetto ad uno che ha solo lalaurea? «Io penso di sì, anche se ritengoche il fattore determinante sia chelo stage sia stato tale e mi spiegomeglio. Sono a conoscenza diaziende che si «lavano la coscien-za» nella presa a carico di stagia-rie, per ragioni di immagine pub-blica o di «dovere percepito», e poili mettono a fare lavori non consonial profilo di studio, così come neesistono altre che li sfruttano per poisalutarli al termine del periodo. Iopenso che debba esserci un rispet-to profondo della dignità e dei so-gni di uno studente: quindi, se avràavuto la possibilità di lavorare dav-vero in azienda con uno stage bencostruito, ciò potrà essere base mi-gliore del suo percorso personale».È possibile svolgere un periododi stage a qualsiasi punto dellapropria carriera universitaria(anche al primo anno) oppureè meglio aspettare di avere del-le basi teoriche più solide?«Senza dubbio sarebbe molto me-glio verso la fine del percorso di stu-dio, anche per una mera questionedi maturazione personale prima an-cora che di curriculum di esami».t

Alessia Bergamaschi

L’importanza di un periodo di stageEsperienza preziosa sia per gli studenti che per i professionisti

La piaga degli abusi sessuali nella chiesa cattolica stainfiammando i rapporti tra stampa e Vaticano. Con l’i-nizio del terzo millennio abbiamo assistito, a partiredagli Stati Uniti e dall’Irlanda, all’esplosione dello scan-dalo dei preti pedofili. La situazione sembra ora esse-re giunta ad un punto cruciale, con le ultime accuseche vanno ad interessare Papa Benedetto XVI. L’av-vocato americano Jeff Anderson, che combatte da 25anni il fenomeno degli abusi dei preti, addebita al San-to Padre la colpa di aver difeso un sacerdote, Law-rence Murphy, che avrebbe molestato 200 bambini apartire dal 1950. Il New York Times ha pubblicato ladocumentazione che proverebbe il coinvolgimento del-l’allora Cardinale Ratzinger nella protezione del sa-cerdote. Il libro di questo mese tratta proprio degliabusi avvenuti nella chiesa cattolica americana.

BOOK TherapyPeccati impuri

u Scritto toccante ed impegnativo,analizza una problematica che rap-presenta un lato inquietante esistenteall’interno dell’istituzione della chie-sa cattolica, in particolare di quellaamericana: gli abusi sessuali per-petrati da una parte del clero ai dan-ni di giovani ragazzi e ragazze da-gli anni ’50 sino aigiorni nostri. Psicologi,psicoterapeuti, socio-logi e altre figure pro-fessionali interessate al-la tematica hanno of-ferto il loro contributoper cercare di far lucesu di un fenomeno cheha provocato sentimentidi sdegno e rabbia nel-l’opinione pubblica ditutto il mondo. Premet-tendo che gli abusi ses-suali avvengono in tut-te le istituzioni, secola-ri e non, il quadro chesi delinea nel caso del-la chiesa cattolica mo-stra aspetti che non siriscontrano in altri am-biti. Quello che più ditutto sconcerta è il comportamentoscandaloso dell’istituzione nel suoinsieme che, per mantenere nel-l’ombra i numerosi casi di abusi ses-suali accertati, ha agito contravve-nendo ad ogni tipo di idea di giu-stizia e solidarietà nei confronti del-le giovani vittime e dei loro parentie amici. Le gerarchie della chiesahanno deciso che i preti ed i sa-

cerdoti rei di aver commesso que-sti atti orribili avrebbero dovutosemplicemente essere spostati dal-la loro parrocchia e mandati a svol-gere il loro incarico sacerdotale inchiese situate in altre città o regio-ni. Per anni le vittime di abusi sonostate messe a tacere tramite il pa-

gamento di risarci-menti in denaro o iso-landole e facendolesentire in colpa. I rac-conti di alcune vittimemostrano quanta sof-ferenza e quanti pro-blemi psichici riman-gano a decine di annidi distanza dai fatti,palesando l’importan-za di bloccare questapiaga presente nellasocietà. Viene anchemessa in evidenza larilevanza della valuta-zione di idoneità de-gli uomini che deside-rano diventare preti,permettendo di indivi-duare in anticipo per-sone con disturbi e

che potrebbero divenire futuri abu-santi. Libro accurato che lascia conl’amaro in bocca ma anche conl’impressione che la questione ven-ga oggi maggiormente presa inconsiderazione dalla chiesa stes-sa, con tutti i vantaggi che da ciòne deriveranno. t

Dominique Lombardi

Atti impuri. La piagadegli abusi sessualinella chiesa cattolica.Frawley O’Dea,Goldner. EditoreRaffaello Cortina,2009. 20,00 euro.

Festival del filmFestival del film

Trincea ferroviaria di Massagno.

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Storie di calcio vissute e raccontate al femminileu E così ha inizio l’avventura…Sono le 19 passate di mercoledì31 marzo quando sull’autostradaVarese-Milano ci sorpassa il pull-man ufficiale della squadra, chetrasporta i giocatori dalla Pineti-na allo stadio, rigorosamente scor-tato da un’auto della polizia econ i finestrini tutti oscurati (ec-cezion fatta per il conducente, ov-viamente…). La reazione è una-nime all’interno del nostro mono-volume: partono le urla, si ab-bassano i finestrini e si muovonoa suon di vento le sciarpe ne-roazzurre. Nel clima euforico del-l’abitacolo addirittura si fa largoun suggerimento ardito: perchénon tamponare l’imponente pull-man e procurarsi così un’ottimascusa per vedere da vicino tuttala squadra? La proposta vienechiaramente accantonata (con

gran rammarico del «maturo» clanfemminile che già immaginava l’in-contro con Mou…). Un po’ di traffico per raggiunge-re lo stadio Meazza, ma il tem-po per gustarsi una succulenta sa-lamella non manca di certo. Si prende posto, anche se è dif-ficile tenere le gambette fermequando ormai mancano pochi mi-nuti all’inizio della partita di an-data dei quarti di finale di Cham-pions League tra Inter e CSKAMosca. Stare allo stadio e guar-darsi intorno è un po’ come fer-marsi in mezzo ad un aeroportoo ad una stazione: ne vedi unpo’ di tutti i colori. E lo spettacolo comincia… Chiva allo stadio, soprattutto a SanSiro, sa quale emozione si provanell’assistere ad una partita in uncontesto del genere. La partita

prende la piega giusta nel se-condo tempo e si chiude grazieal goal di Milito. Esattamente 3 minuti prima dellafine si sgattaiola fuori, per non ri-manere imbottigliati nella massadi bufali inferociti che lascia lostadio, direzione ristorante, dovecome al solito c’è sempre da man-giare per un reggimento intero,rituale obbligatorio dal quale èdifficile svincolarsi. La strada di casa sembra infinita,c’è chi se la ronfa già di gustoinvece di fare da copilota e chiancora esulta, sulla scia del ri-sultato ottenuto. E, mentre gli oc-chi stanno per chiudersi, risuonaquella canzone meravigliosa… «Èuna gioia infinita, che dura unavita, pazza Inter, amala…». t

Serena Bergomi

u Che la poesia abbia accompagnatol’uomo per secoli è indubbio, ma è rarovederla protagonista di un progetto ospe-daliero. Si è conclusa con successo, in-fatti, l’iniziativa «Leggere, con cura», chegrazie ad una proficua collaborazioneinsubrica con la fondazione Poesiapre-sente ha portato, nel corso del mese dimarzo, la poesia all’interno dell’Ospe-dale Regionale di Lugano. Il progetto ha avuto inizio il 1° marzo2010 in occasione della giornata del ma-lato, proponendo giornalmente, per unasettimana, una poesia inedita di diversipoeti ticinesi. I poeti impegnati nell’ini-ziativa sono stati Donata Berra, AurelioBuletti, Pietro de Marchi, Gilberto Isella,Alberto Nessi, Giovanni Orelli e FabioPusterla.Dopo il successo dell’esperienza presso lastruttura ospedaliera di Lecco nel giugno2009, il progetto è giunto nel 2010 al Po-liclinico di Milano e all’Ospedale Regio-nale di Lugano, grazie all’impegno delpoeta e consulente editoriale Fabio Al-borghetti, responsabile del progetto diPoesiapresente per il Ticino, e di RobertoMalacrida, primario di medicina intensi-va all’Orl e promotore di diverse iniziati-ve etiche nel quadro di Medical Huma-nities.Questo contatto con la poesia si è svoltoanche in senso inverso. Una partecipa-zione attiva da parte dei degenti dell’o-spedale è stata stimolata da un’ottava car-

tolina, bianca, consegnata loro insieme al-le sette cartoline che portavano le poesieticinesi. Dopo la lettura di testi poetici e lariflessione sulla propria guarigione è, in-fatti, di essenziale aiuto elaborare ed espri-mere le proprie sensazioni, i propri senti-menti. Gli ospiti delle strutture ospedalie-re hanno avuto la possibilità di scriveredelle poesie e partecipare entro il 12 mar-zo al concorso «Scrivere, con cura», lacui premiazione è avvenuta il 25 marzopresso l’Ospedale Civico con un inter-vento dell’On. Giovanna Masoni Brennied il giudizio di una selezionata giuria,composta dai poeti Fabiano Alborghetti eAurelio Buletti, Roberto Malacrida e Gian-luigi Rossi (Direttore dell’Orl). Tra il centi-naio di poesie ricevute ne sono state scel-te alcune, non perché più belle ma perchépiù rappresentative del progetto, e gli au-tori sono stati premiati con un premio in li-bri offerto dall’editore Casagrande.Grazie alla sua originalità e al suo im-pegno etico, l’iniziativa ha potuto inoltreusufruire dell’appoggio finanziario pri-vato di vari enti dei due paesi coinvolti.Per la Svizzera il progetto ha contato sul-l’appoggio della casa editrice Casa-grande e della Fondazione Arbor di Lu-gano, mentre in Italia si sono impegnateinnanzitutto Poesiapresente, l’associa-zione culturale MilleGru di Monza e l’I-stituto Svizzero di Milano. Da non di-menticare inoltre anche il sostegno del-la Robind Art Factory, di Torreluna e di

Medical Humanities. In effetti gli orga-nizzatori hanno prestato molta attenzioneai finanziamenti, con lo scopo di evitareogni strumentalizzazione commercialedell’iniziativa.Tale collaborazione nello spazio insubri-co ha dimostrato quanto la nostra culturalinguistica possa rivelarsi uno strumentoprezioso: le esperienze più originali so-no infatti troppo spesso confinate nei ter-ritori nazionali e proprio la lingua in co-mune può rivelarsi l’adeguato mezzo pervalicare i confini e stimolare le esperien-ze più originali e preziose.La ricca iniziativa si è infine conclusa conuna serata tenutasi il 19 aprile presso ilTeatro Filodrammatici di Milano, che havisto l’animazione delle poetesse Mariel-la Mehr, Jolanda Insana e Tiziana CeraBosco, a nome dei 21 poeti che si sonoimpegnati nell’iniziativa negli ospedali diLecco, Milano e Lugano.La poesia per guarire dunque, per guar-dare dentro di sé ed esprimere la propriaesperienza, la poesia per portare l’aiutodell’anima al corpo e che ci offre una le-zione d’empatia importante. È forse que-sto uno degli insegnamenti che la lettera-tura può portare ad ognuno di noi: la co-noscenza della realtà e delle esperienzeumane nelle sue più variegate sfaccetta-ture e la riabilitazione del nostro cuore aSentire, a Guarire. t

Saffia Shaukat

Antica terapia e progetto innovativoL’iniziativa «Leggere, con cura» porta la poesia negli ospedali

u Non è mai facile parlare di Aids. Si ri-schia di cadere facilmente nello scontato enel banale. Ciò che mi ha scosso e mossoa scrivere di tale argomento è stata la ri-velazione shock apparsa sul Corriere dellaSera della studentessa ventunenne di Mi-lano che, in data 8 gennaio, afferma di es-sere sieropositiva e di curarsi segretamen-te. In questo caso a preoccupare non è tan-to la malattia in sé, ma il fatto che una ra-gazza nasconda un fatto di tale importan-za e gravità alla propria famiglia, ai propriamici e ai vicini di casa, spinta dalla pau-ra di poter rimanere sola. Ebbene, il mio compito oggi è quello di ri-badire e ricordare che con questa malat-tia non si scherza. L’AIDS è ancora oggiuna patologia incurabile, che conduce spes-so alla morte, e le incidenze di infezioneeuropee sono in continua crescita. Visto chestiamo parlando di una notizia riguardantela vicina penisola, la regione italiana conpiù infezioni è la Lombardia, la quale, re-stringendo il cerchio alla città di Milano, ri-sulta avere la stessa incidenza della statu-nitense New York.L’unica soluzione al momento è la preven-

zione, rimedio che sembra però non esse-re preso sufficientmente in considerazione,soprattutto dai giovanissimi. Parlando diprevenzione non si può non parlare di infor-mazione. I due termini in questo ambito as-sumono quasi lo stesso significato: essereinformati significa assicurarsi una buonapercentuale di non contrarre la malattia.Le precauzioni non sono molte e sono sem-plicissime, basterebbe prestare un minimodi attenzione da parte di tutti per evitare ilpeggio. Le vie principali di trasmissione del«morbo-assassino» sono i rapporti sessualied il sangue. Per la trasmissione sessuale ilrimedio più efficace risulta essere il preser-vativo, quindi sarebbe opportuno evitarerapporti non protetti, soprattutto con part-ner non fissi; per quanto riguarda invece latrasmissione attraverso il sangue, il discor-so è un po’ più complesso: per le trasfusionidi sangue, occorre prestare molta atten-zione alle norme in vigore, anche se taleproblema sembra essere stato in buona par-te risolto, soprattutto nei paesi più attenti al-la selezione dei donatori; per chi fa uso didroghe è invece indispensabile non con-dividere aghi, siringhe e altro materiale.

È da sottolineare poi l’importanza del test:considerando che il virus può restare nel-l’organismo umano per anni senza mani-festarsi è fondamentale, se non vitale, ef-fettuare delle analisi approfondite per tutti co-loro che non hanno preso le giuste pre-cauzioni. Il test può essere fatto in diversestrutture pubbliche e private, negli ospeda-li e in centri specializzati, a pagamento ogratuitamente e in maniera anonima, perchi non volesse far sapere di temere di avercontratto il virus.Ma quale potrebbe essere il motivo che haspinto la bocconiana, e tanti altri soggetti,a non rivelare la malattia? La risposta risie-de probabilmente nella nostra società. Seprevenzione significa informazione, infor-mazione significa anche apertura mentale.Spesso la collettività isola i contagiati, nonsapendo però che nella vita di tutti i giorninon si corrono troppi rischi: come sempre ba-sta un minimo di attenzione per evitare ilcontagio, che non avverrà mai per un caffèal parco o per una cena con amici siero-positivi. t

Mattia Solida

Con l’AIDS non si scherzaInformazione e prevenzione rimangono gli unici rimedi

Ospedale Regionale di Lugano.

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u Erik, raccontaci come nasce Si-nestesia. «Sinestesia nasce sullaspinta di un concorso per progetti disceneggiatura, indetto nel giugno2007 dal Dipartimento della cultu-ra del Canton Ticino e dall’alloraTSI, ovvero l’attuale RSI. Nel di-cembre 2006 avevo letto un trafi-letto su un quotidiano ticinese che miaveva colpito molto e che mi avevafatto dire «voglio raccontare que-sta storia»; quindi tutto parte da unepisodio realmente accaduto, dicui io non so nulla di più delle duerighe che ho letto. Non raccontosolo quella storia; ve ne sono altreaccadute a persone che conosco,altre che ho letto o che mi sono in-ventato, poiché comunque di fin-zione si tratta: il tutto è andato acomporre Sinestesia. La cosa buo-na è che ho portato il progetto alconcorso e ho vinto: ciò mi ha da-to la credibilità necessaria per po-ter andare avanti.»Che cosa vuoi raccontare at-traverso questo film?«Raccontare, sia comicamente siadrammaticamente, vari momenti del-la vita dei quattro personaggi prin-cipali. Si parla di amicizia, di amo-re, di tradimento; si parla di disa-bilità e del bisogno che tutti hannodi essere curati e di essere presi inconsiderazione: usando un granparolone, si parla di vita. Come mai avete scelto un tito-lo così particolare?Perché un personaggio, quello diMichela interpretato da MelanieWiniger, è un sinesteta. La sineste-sia è un fenomeno psichico che con-siste nell’avere reazioni contempo-ranee e distinte ad uno stesso sti-molo sensoriale: ci sono personeche ad uno stimolo sensoriale, peresempio sentire un suono, hannodue reazioni contemporanee, cioèsentono il suono e vedono un co-lore. Non è una questione di asso-ciazioni di idee ma di sinapsi chefunzionano diversamente. A livellometaforico i nostri quattro perso-naggi reagiscono nello stesso tem-po in modo diverso ad uno stimolodato dal caso: il film, infatti, iniziacon un episodio drammatico che

nel tempo agisce in modi diversi suiprotagonisti. L’idea è che siamo tut-ti diversamente abili e quindi i quat-tro personaggi che io presento ven-gono catturati in un momento dellaloro vita in cui la loro diversa abilitàè manifesta.»In Sinestesia c’è qualcosa di te,qualcosa di autobiografico?«Assolutamente sì. C’è un perso-naggio, chi mi conosce lo capiscesubito, decisamente autobiografi-co, sia dal punto di vista del carat-tere che di alcune cose che gli suc-cedono… Ho inserito elementi au-tobiografici qua e là perché per meera il modo più naturale di raccon-tare la storia. A cominciare dal luo-go dove tutto si svolge, Bellinzona,la città in cui sono cresciuto fino al-l’adolescenza, e poi il Ticino in ge-nerale e la Svizzera interna: in-somma, ho cercato di fare un film suciò che conosco. Sinestesia vuoledare ed osservare delle emozioni,questo è l’intento, cercare di emo-zionare il pubblico: e non conoscoaltro modo per farlo, se non met-tendo io per primo delle mie emo-zioni nella scrittura.»C’è un regista in particolare cheti ha ispirato?«Mi piacerebbe poter dire che nonmi sono ispirato a nessuno, ma que-sto è impossibile. Posso dire chescientemente non l’ho fatto. I filmche non perderei mai sono quellidi Lars von Trier e di Tarantino. Il pri-mo mi emoziona tantissimo. Il se-condo è totalmente su un altro pia-neta: lasciamo perdere la bravurae i soldi, ma anche tematicamentee come sensibilità io non centroniente, anche se a livello struttura-le qualcuno mi potrebbe avvicina-re a lui. Soprattutto per Sinestesia,per l’utilizzo degli episodi e dellosfasamento dei tempi, visto il lavo-ro sulla cronologia degli eventi. Inquesto senso più che Tarantino miha influenzato Calvino, quindi for-se questa cosa del lavorare sullastruttura proviene più dal mio back-ground di studioso di lettere chenon di cinema.»Qual è stato il tuo percorso?«Il mio primo sogno era fare il gio-

catore professionista di hockey, manon ero granché bravo. Quindi horinunciato all’idea di fare il giocatoree ho iniziato a fare teatro e a guar-dare molti film: diciamo che da ado-lescente mi sono nutrito a pane,hockey e VHS! Il cinema era un so-gno lontano, però sentivo che vo-levo fare qualcosa del genere. Poisono andato a studiare Lettere, fa-cendo tutto un altro percorso, manon mi sono pentito perché la lette-ratura mi ha aiutato a vedere la co-struzione drammaturgica. Mi piaceraccontare storie, già da ragazzi-no scrivevo e piano piano mi è par-so chiaro che avrei dovuto provarequesto mezzo per raccontate sto-rie; e adesso che ci sono arrivatoposso dire che ho avuto la splendi-da occasione di farlo e spero di po-terlo fare ancora.»Secondo te, che cosa manca alcinema svizzero per affermar-si internazionalmente?«Una cosa che manca a tutto il ci-nema europeo rispetto a quelloamericano è il concetto di marke-ting, o meglio i soldi derivanti dalmarketing. Si dice che gli ameri-cani mettano più in promozioneche in produzione ed è chiaro cheinvestendo molto nella promozio-ne poi si ottengano risultati diversi.Il cinema svizzero sta cercando dimuoversi in tal senso. La produ-zione di Sinestesia ad esempio hagià fatto uno sforzo enorme perquelle che erano le nostre possibi-lità di promozione, infatti del film sene parla; certo che se noi avessimoi soldi per riempire tutto il cantonedi cartelloni pubblicitari l’impattovisivo sarebbe diverso. Non di-mentichiamoci comunque che sia-mo una nazione piccola, non pos-siamo pretendere chissà cosa. Iosono per metà danese ed il cinemadanese, che ha più o meno le mi-sure di quello svizzero, è moltoquotato internazionalmente, biso-

O I L O G O L O C I S P R T B A N C H I E R E R O S N F O T A C O V V A V C U E E P R O F D T T A E U G M U O M O O M I L L A R O A A T E N U C S T U D E N T E A N R A S A L L E O S N P A A N O L O U R O I R E T T T E T N E G A T O E I O A I S R A C I L P P A R T R I C E R C A T O R E O

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O I L O G O L O C I S P R T B A N C H I E R E R O S N F O T A C O V V A V C U E E P R O F D T T A E U G M U O M O O M I L L A R O A A T E N U C S T U D E N T E A N R A S A L L E O S N P A A N O L O U R O I R E T T T E T N E G A T O E I O A I S R A C I L P P A R T R I C E R C A T O R E O

AGENTEAPPLICARSIARTISTAAVVOCATOBANCHIERECVDONNADOTTORELAVOROMURATORENEGATOORIENTAMENTOPRATICANTATOPROFPSICOLOGORICERCATORERUOLOSCELTASTAGESTUDENTEUOMO A cura di Nadia Lischer

SoluzioniSoluzioni

La frase è: ………………………………………………………………………………………………………………………................................

u Misterioso, coinvolgente e sorprendente.Questo è «Sinestesia», l’opera prima del ticineseErik Bernasconi che ha ottenuto ben tre nomi-nation per il Premio del Cinema Svizzero«Quartz 2010». Non si tratta della solita sto-ria: «Sinestesia» è un mix di colori e sfumature,di gioie e dolori della vita quotidiana, tra amo-re, amicizia e tradimenti che coinvolgono quat-tro giovani adulti in due momenti della loro vi-ta, a ridosso di due episodi drammatici sepa-rati l’uno dall’altro da tre anni.La vicenda narrata è suddivisa in quattro ca-pitoli, caratterizzati ognuno da un genere ci-nematografico che spazia dal comico al dram-ma, dalla storia d’amore al giallo. Le vite diAlan (Alessio Boni), Françoise (Giorgia Wurth),

Igor (Leonardo Nigro) e Michela (Melanie Wi-niger), questi i nomi dei protagonisti, si intrec-ciano l’una con l’altra giocando con il desti-no. Per darvi un piccolo assaggio vi basti sa-pere che Alan e Françoise sono sposati, men-tre Igor è loro amico di famiglia e Michela l’a-mante di Alan. Insomma, «Sinestesia» è un filmche mantiene viva l’attenzione dello spettatoree crea suspense fino all’ultimo secondo. Unmix di emozioni che lasciano soddisfatto lospettatore. Per essere una pellicola ticinese, fa-cente parte di un cinema svizzero che ha an-cora tanto da sviluppare rispetto a quello ame-ricano, è sicuramente un lungometraggio chemerita l’attenzione del pubblico e che na-sconde dietro alle sue scene, ben studiate e

costruite, un promettente regista. La Svizzeraha davvero tanto da dare, da mostrare e davantare: in «Sinestesia» lo sottolineano le ri-prese a campo aperto delle nostre monta-gne, della nostra bellissima natura. Le musiche,composte appositamente per la pellicola, so-no dei ticinesi Zeno Gabaglio e Christian Gi-lardi: una colonna sonora che bacia e ab-braccia con naturalezza le scene del film eche parla con esse.Prodotto da Imagofilm conla coproduzione della RSI Radiotelevisione del-la Svizzera Italiana, «Sinestesia» è stato ac-colto col botto dal pubblico ticinese e si sperapossa arrivare anche nelle sale cinematogra-fiche d’oltre confine.Assolutamente da vedere, correte al cinema ebuona visione! t

Nadia Lischer

Misterioso e coinvolgente

gnerebbe chiedersi perché: comeprima cosa hanno cominciato adinvestire molto nelle idee e nellascrittura, avendo il coraggio dispendere soldi per sceneggiatureche magari non verranno mai rea-lizzate. Noi svizzeri non siamo mol-to abituati a rischiare, forse do-vremmo.»Quali consigli daresti a chi co-me te ha il sogno di fare cine-ma?

«A chi ha già iniziato un percorsonon so dare consigli, bisogna pro-vare, scrivere, investire tempo edenergia nelle idee. Io faccio que-sto di mestiere, investo tutto in que-sto. Quindi crederci, provarci, af-fiancarsi alle persone giuste. Io hoavuto la fortuna di avere in VilliHermann, Michela Pini e tutti glialtri, compagni di viaggio fanta-stici con cui mi sono trovato be-nissimo.»

Quali sono i tuoi progetti per ilfuturo?«Quest’estate farò l’aiuto regista inun altro film ticinese, questo mi per-metterà di prendere tempo e lavo-rare su un altro progetto. Poi ho de-gli altri progetti, alcuni in scrittura, al-cuni in partenza di scrittura, ci sonodelle idee che stanno maturando…ma di cui non ti dirò nulla». t

Eleonora Giubilei

Una storia da vero sine...estetaA tu per tu con Erik Bernasconi, regista che racconta la vita

Erik Bernasconi, promettente regista ticinese.

«Sinestesia è un film che parla di destino, di amore e di ami-cizia, di tradimenti, dei tanti modi di essere disabili e delbisogno che tutti hanno di essere curati. È una storia chegioca con la percezione del tempo e che riflette sulle diverseottiche che possono assumere i punti di vista.» Con queste parole viene presentata l’opera prima di ErikBernasconi, giovane e promettente regista ticinese. Il film,uscito nelle sale cinematografiche da poche settimane, haottenuto riscontri più che positivi sia da parte del pubblicoche della critica, facendo incetta di successo e di nomina-tion ai Quartz 2010. Abbiamo avuto il piacere e la fortu-na di poter fare due chiacchere con Erik e chiedergli comenasce Sinestesia, come è diventato regista e cosa pensadel cinema svizzero in generale. Ecco cosa ci ha risposto.

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u Ispirata ai romanzi di Carroll, larevisione di Tim Burton vede un’Ali-ce tornata accidentalmente nel Pae-se delle Meraviglie, sostanzialmentenon aggiungendo nulla di rilevan-te alla saga: mischia le pagine deidue libri, lasciando qua e là qualchebuco narrativo che lascia lo spetta-tore spaesato, ma tutto sommato ilrisultato è buono.Johnny Depp, come tradizione, in-terpreta bene il ruolo del folle, e cer-tamente ci mette del suo: il Cap-pellaio però, come l’intero film, sem-bra incapace di esprimere in mo-do convincente le sensazioni visio-narie di Carroll e dimostra di nonavere il carisma di Jack Sparrow,la verve artistica di Willy Wonka, oil fascino gotico-grottesco del bar-biere di Fleet Street, per citare al-cune sue recenti interpretazioni. L’A-lice moderna, Mia Wasikowska,interpreta la parte della bambinache non ha timore reverenziale da-vanti a nulla e nessuno - nemmenoad una regina; parte che, però, era

ideale per una protagonista di set-te anni e che, se ricucita su una di-ciannovenne, non convince com-pletamente. La situazione viene sal-vata da una sempre eccezionale

Helena Bonham Carter, regale,snob e insensibile, isterica e irasci-bile, una perfetta nobildonna bri-tannica che, a tratti, si trasforma nelpagliaccio IT di Stephen King. Po-

sitiva anche la prova di AnneHathaway, candida e dark allo stes-so tempo, in puro stile burtoniano.Dal punto di vista tecnico, poi, ilfilm non raggiunge quei picchi diqualità a cui, per potenziale, po-trebbe aspirare: seppur ben pro-gettato, il mondo fantastico di Car-roll potrebbe essere realizzato conmaggiore creatività ed anche la pro-gettazione in 3D non ha la qualitàvista, ad esempio, in Avatar. Il ma-trimonio di attori in carne ed ossae di animazione tridimensionale nonsembra ancora allo stato dell’arte;e mentre i primi assumono pose po-co espressive e si muovono spessocome automi, gli animali antropo-morfi – bianconiglio in testa – sem-brano mossi da un burattinaio invi-sibile.Poco ispirato anche il comparto mu-sicale: mentre la storia si presta per-fettamente ad un musical – ricor-diamo l’animazione Disney del1951 – il film è decisamente pocomusicale, con un Danny Elfman che

perde la sfida a distanza con il mae-stro del genere Hans Zimmer (que-st’ultimo, ad esempio, ha recente-mente ricreato in maniera perfettal’atmosfera gotica e bohémienneper lo Sherlock Holmes di Guy Rit-chie).I presupposti per il capolavoro c’e-rano tutti ed è difficile credere chela mente di Burton non sia stata ingrado di generare un mondo di vi-sioni lisergiche degne dell’operaoriginale. Più credibile è la rico-struzione che vede un regista im-brigliato, in termini di creatività, piut-tosto che poco fantasioso: forse in-novare e ridefinire una storia del ge-nere sarebbe un esperimento rivo-luzionario ma troppo rischioso. Me-glio allora ripercorrere le vie battu-te in passato, puntando sul sicurotrinomio Burton-Depp-Bonham Car-ter e su una storia che ha di per séla forza necessaria per riempire lesale. Al botteghino confermano.t

Gerardo Bramati

Alice, un paese quasi meravigliosoLa rivisitazione moderna di Tim Burton non riesce a cogliere nel segno

Facile incaricoAvrei dovuto ascoltare il mio intui-to anche questa volta. L’uomo conimpermeabile scuro che avevo difronte aveva un non so che di par-ticolare. Oltretutto un lavoro miavrebbe fatto comodo, anche sesembrava tutto troppo semplice:prendere la valigia che stava ai pie-di della sedia e portarla alla sta-zione. Le informazioni che mi sa-rebbero servite per riconoscere l’uo-mo a cui consegnare la valigia misarebbero arrivate a momento de-bito via sms. Troppo facile. Troppo!Sarà stata la giornata noiosa abase di caffè e attesa che mi ave-va impegnato oggi, il tempo ug-gioso o le previsioni di un ama-ro weekend con nulla da fare chemi convinsero ad accettare que-sto incarico, sebbene non faces-se parte delle mie mansioni di in-vestigatore privato. Arrivai piùpresto del previsto. Presi il telefo-no, composi il numero di casa.Rispose mia moglie. «Ho un la-voro, arrivo tardi. Non aspettarmiper cena». Non è mai stata unadonna invadente. Bastava esse-re sincero e lei non si intromettevanei miei affari. L’avevo sposataanche per questo. Aspettai. Mimisi a guardare le persone chesalivano e scendevano dai treni.Ogni uomo nascondeva qual-cosa. Il mio lavoro, la maggiorparte delle volte, stava proprionello scoprire i segreti dei maritidelle mie clienti. Squillò il telefono.«Binario cinque, orologio, basco».Mi sbrigai, volevo finire il più infretta possibile. Raggiunsi il bina-rio in poco tempo e non ci misimolto a notare, sotto l’orologiodella stazione, un uomo tarchia-to, con un basco nero e appog-giato a una vecchia Mercedes.Mi venne incontro, mi prese la va-ligia e mi diede una pacca sullaspalla. Qualcosa non andava.Dietro di me comparve un grossoenergumeno che mi prese le brac-cia, mentre il tarchiato apriva laportiera. Mi cacciarono un sacconero in testa e mi buttarono in au-to. Mi sentivo sballottato a destrae a manca dalla guida che alcu-ni avrebbero definito sportiva. Nonsaprei dire quanto tempo durò ilviaggio. So solo che ci fermam-mo quasi di colpo, mi spinsero inun giardino al di là di un cancel-lo arrugginito e mi buttarono let-teralmente nel salone della casa.Mi tolsero il cappuccio e nella pe-nombra vidi mia moglie affian-cata all’uomo con l’impermeabi-le scuro. Lei mi sorrise, mi baciòe mi sussurrò all’orecchio: «Anchele donne hanno i loro segreti».Accese la luce e... «BUONCOMPLEANNO!».

A cura di Luca Cetti

l’AngolodiAmleto

Notizie flash sulle ricerche universitarie

Il puzzle piano piano si ricompone... Futuro prossimo u

L’apprendimento inconscio del nostro cervelloUno studio, che ha coinvolto scienziati del Karo-linska Institutet in Svezia e del National Instituteof Neurological Disorders and Stroke negli USA,rafforza la tesi che le regioni più vecchie del cer-vello siano coinvolte nella nostra capacità di ap-prendimento inconscio, ovvero di quell’apprendi-mento che viene definito implicito.Secondo il professor Fredrik Ullén del Karolin-ska Institutet, che ha guidato la ricerca, «abbia-mo probabilmente alcuni sistemi fondamentalidell’apprendimento in comune non solo con i rat-ti, i topi e con altri mammiferi, ma anche con i ver-tebrati più primitivi, che hanno anch’essi un cor-po striato ventrale». I risultati potrebbero venire utilizzati per lo svilup-po di nuovi trattamenti per le patologie come ilmorbo di Parkinson e la malattia di Huntington,che coinvolgono queste parti del cervello.Ulteriori informazioni all’indirizzo internet Karo-linska Institutet http://ki.se

La sinestesia spazio-temporaleUna ricerca condotta da studiosi dell’Uni-versità della California (UC) di San Diegoha svelato come alcune persone hanno lacapacità di percepire la geografia del tem-po. Lo studio è stato pubblicato sul giorna-le New Scientist. Dalle analisi svolte, il 2,13%del campione riesce a percepire il tempo co-me fosse un concetto spaziale. Tale perce-zione si rifà al fenomeno della sinestesia, ov-vero quando ad un determinato suono vie-ne per esempio associato un colore.«Si tratta di riuscire a vedere il tempo» haspiegato David Brang dell’UC. Questi indi-vidui percepiscono i mesi dell’anno in formecircolari, di solito solamente come un’imma-gine mentale. […] E molti di coloro che han-no queste sinestesie sentono e percepisconoeffettivamente il calendario che viene proiet-tato nel vero mondo».Ulteriori informazioni all’indirizzo internetwww.newscientist.com/article/dn18723-time-lords-discovered-in-california-.html

L’anello mancante dell’evoluzioneÈ stato trovato in Sudafrica lo scheletro quasicompleto di un bambino risalente a circa due mi-lioni di anni. Si tratterebbe di una specie nuovache si trova tra gli antenati scimmia e l’uomo mo-derno e che è stata battezzata con il nome di«Australopithecus sediba». Tale scoperta potrebbe rivoluzionare la compren-sione della nostra evoluzione.Il ritrovamento risale al 15 agosto 2008 quandouna troupe internazionale, comprendente anche deiricercatori dell’Università di Zurigo, ha portato al-la luce in una caverna a nord di Johannesburg unframmento di clavicola di un bimbo di nove anni. Di notte questo nuovo ominide si rifugiava ancorasulle piante, ma di giorno si spostava sul terrenogià a due gambe. Dotata di una mandibola rela-tivamente piccola – caratteristica tipica dell’Au-stralopithecus – la nuova specie non doveva su-perare il metro e trenta.Ulteriori informazioni all’indirizzo internetwww.uzh.ch/news/articles/2010/daddy-ive-found-a-bone.html

«L’universo» Giornale studentesco universitario indipendenteEsce mensilmente come supplemento del Corriere del TicinoSede via G. Buffi 13 6900 [email protected], [email protected] responsabile: Giancarlo DillenaCoordinatore: Moreno BernasconiDirettore: Isabel IndinoVicedirettore: Nadia LischerCapo redattore: Eleonora GiubileiIn redazione: Alessia Bergamaschi – Serena Bergomi – Ales-sia Borré – Gerardo Bramati – Anna Brunati –Ruby Casellini – Alissa Castelli – Luca Cetti –Maddalena Chiarenza – Daisy Degiorgi – SilviaDi Bitetto – Marilyne Emery – Lara Feldmann –Dominique Lombardi – Alessandro Grava –Beatrice Marchesi – Lorenzo Puglisi – LuisReyes – Saffia Shaukat – Mattia Solida – TajanaStankovic – Aurora Viano – Marco UrsoRisorse umane: Giada PeterFinanze: Francesca PapanastasiuRelazioni esterne: Elisa BelliWeb & Informatica: Dario AnsaldiVignettista: Anna BrunatiFotografi: Marco Oggian e Simona Giacomini

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u Il ritmo frenetico, i mille impegni, la scuola, il lavoro, ren-dono la vita di tutti i giorni carica e spesso monotona, fa-cendoci rimanere un po’ indietro rispetto alle numerosissimenovità che ogni giorno sforna il mondo. Ebbene, qui a L’U-niverso nasce una nuova rubrica, «Al passo coi tempi», cheattraverso un’attenta selezione vi terrà aggiornati sulle ulti-me news, innovazioni e modernità, sicuramente non indi-spensabili ma che si spera possano rendere migliore la vi-ta di tutti noi. Inoltre, di tanto in tanto, vi segnalerà eventi im-perdibili e appuntamenti che meritano un posto nella vo-

stra agenda, per portare una ventata d’aria fresca ed un piz-zico di originalità nella quotidianità.

TTUU EE MMIILLLLEE EESSPPRREESSSSIIOONNII DDII NNOOIIPer iniziare, vi segnaliamo un nuovissimo corso di recita-zione appena avviato all’Usi. Iniziato da solo una settima-na, rappresenta un momento di espressione, intrattenimen-to e relax per tutti coloro che intendono dedicare due ore set-timanali al teatro e ad una forma di diverso intrattenimento.Si tratta di un corso libero e rivolto a tutti (studenti, professori,dottorandi, assistenti…), totalmente gratuito e amatoriale, chemira all’apprendimento delle principali tecniche recitative fo-calizzando l’attenzione su respirazione, educazione della

voce, valore e dinamica del gesto, studio della comunica-zione teatrale, studio del personaggio, improvvisazionescenica, analisi ed interpretazione del testo. Il corso ha già ricevuto ottimi consensi da parte dei partecipanti,che hanno dichiarano di essersi divertiti, rilassati e «scaricati».Gli organizzatori sottolineano l’aspetto piacevole e spiritoso delcorso, non tralasciando però la richiesta di impegno e continuità. Buon divertimento!Ogni lunedì, aula 150 (USI), ore 18.00-20.00Info: [email protected] oppure [email protected]«Due cose assolutamente opposte ci condizionano ugual-mente: l’abitudine e la novità». Jean de la Bruyère.

A cura di Mattia Solida

Al passo coi tempi!

Libreria Il SegnalibroVia Pioda 5 - CH-6900 Lugano

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Cari lettori de L’universo, la rubri-ca «Futuro Prossimo» vi proponeper il mese di aprile tre notizie sulcervello umano e sull’evoluzionedella nostra specie.I meccanismi che si strutturano e sidiramano a partire dalla nostratesta sono sempre stati un miste-ro per la scienza, come pure l’e-voluzione dell’uomo, la quale hasollevato non pochi punti interro-gativi. Ma pian piano il puzzle si ri-compone e le risposte arrivano.Facciamo quindi un viaggio attra-verso il cervello umano e scopria-mo le nostre capacità ed il nostropassato. Per chi lo desiderasse sipossono approfondire gli argo-menti con i rispettivi riferimential termine dei flash.E ricordatevi che «Futuro Prossi-mo» è la vostra finestra sul mon-do che gira.

a cura di Nadia Lischer