Università degli Studi G. DAnnunzio di Chieti - Pescara Master 1° liv. 2005-2006 Progettazione e...
-
Upload
quirino-pisani -
Category
Documents
-
view
218 -
download
2
Transcript of Università degli Studi G. DAnnunzio di Chieti - Pescara Master 1° liv. 2005-2006 Progettazione e...
Università degli Studi “G. D’Annunzio” di
Chieti - Pescara Master 1° liv. 2005-2006
Progettazione e Gestione della Sicurezza dei Cantieri ad Alta
Complessità
Moduli di Psicologia
a cura del Dott. Giorgio Di Matteo
• Infortuni sul lavoro. Evoluzione delle concezioni
• Management della sicurezza: cultura, organizzazione, gestione
• Comportamento sul lavoro e sicurezza
• Fattore umano nel lavoro• Rapporto uomo – lavoro
Programma
• Percezione e sicurezza
• Motivazione alla sicurezza
• Comunicazione e sicurezza
• Rapporto capo - dipendente e sicurezza
• Formazione alla sicurezza
In particolare
• Comunicazione non verbale
• Comunicazione verbale
• Assertività
• Leadership
• Auto ed etero consapevolezza
MANAGEMENT DELLA
SICUREZZA:
CULTURA
ORGANIZZAZIONE
GESTIONE
Infortuni sul lavoro Evoluzione delle concezioni
L’analisi degli infortuni sul lavoro richiede un
approccio multi-disciplinare che suppone, al contempo, approcci
tecnici, medici, sociologi, economici, ecc., senza i quali ci si condanna ad una visione
frammentaria e incompleta
Infortuni sul lavoro Evoluzione delle concezioni
• monocausalità corrispondono studi centrati sull’individuo (la
vittima)
• multicausalità corrispondono analisi di sistemi sociotecnici
sempre più ampi
Concezione oggi prevalente sul problema degli infortuni sul lavoro
prospettiva globale
in cui la sicurezza è il risultato di una equilibrata interazione tra
Uomo, Macchina e Ambiente
l’infortunio è la caduta di questo equilibrio
Elementi del sistema
uomo: lavoratore macchina: tecnologia produttiva ambiente:
– ambiente fisico (microclima, illuminazione, rumorosità, eventuali inquinanti…)
– ambiente “organizzativo” (rapporti tra persone, clima interno, stili gestionali, sistema di comunicazione, organizzazione produttiva,…)
Concezione oggi prevalente sul problema degli infortuni sul lavoro
approccio globale ai problemi della prevenzione
gli aspetti tecnici e normativi
condizione necessaria ma non sufficiente
Concezione oggi prevalente sul problema degli infortuni sul lavoro
Per realizzare la sicurezza sul lavoro occorre:• tecnologia sicura• ambiente di lavoro idoneo sia per
– parametri fisici ambientali– aspetti organizzativi
• comportamenti sicuri ed efficaci del lavoratore conseguenti ad un atteggiamento maturo e responsabile
Concezione oggi prevalente sul problema degli infortuni sul lavoro
netto contrasto con ciò che accade nella prassi quotidiana
tendenza generalizzata a voler considerare la sicurezza come un problema specialistico tecnico o
normativo
Concezione oggi prevalente sul problema degli infortuni sul lavoro
L’infortunio andrà studiato insieme con le altre aree di miglioramento dell’organizzazione
aziendale: qualità, razionalizzazione, flessibilità
La sicurezza è un dato di vita dell’organizzazione e ne esprime il grado di salute e di efficienza
Concezione oggi prevalente sul problema degli infortuni sul lavoro
Comportamento sul lavoro
Il comportamento costituisce la manifestazione esterna della realtà psicologica individuale, è
l’aspetto fenomenologico, osservabile direttamente
Nonostante quello di sicurezza sia un bisogno
“cardine” nella vita sociale, molto spesso gli uomini assumono comportamenti contrari alla
sicurezza
Comportamento sul lavoro
esempio delle cinture di sicurezza in auto
• un dispositivo tecnico finalizzato alla prevenzione • un obbligo tutelato da norma di legge • ma l’uso di esso è raro
Comportamento sul lavoro
Perché?
L’ansia associata al vissuto di pericolo viene superata con meccanismi di difesa inconsci
di rimozione, di negazione dell’esistenza del pericolo di proiezione sugli altri della probabilità di un evento
drammatico
Comportamento sul lavoro
cinture di sicurezza (e in genere il mezzo di protezione individuale)
• aspetto buono, protettivo, che ripara
• aspetto cattivo: possibilità concreta del pericolo (a volte
interpretato con: ….fastidioso, …impaccia i movimenti…)
Comportamento sul lavoro
Da che cosa è determinato l’aspetto buono e l’aspetto
cattivo?
ConseguenzeConoscenze
CapacitàEmozioniOpinioni
Atteggiamenti
Comportamento sul lavoro
fattori determinanti del comportamentolegati a:
• ambiente lavorativo• clima dei rapporti • dinamica comunicativa• modello di comportamenti richiesto in azienda E’ la Cultura organizzativa vigente in azienda che
determina il comportamento di sicurezza auspicato
Comportamento sul lavoro
Cultura di sicurezza
insieme di valori e principi su cui si fonda il rapporto tra individuo e organizzazione
Quanto più questo sistema è condiviso (grado di accettazione/partecipazione)
e coerente con gli obiettivi generali (grado di orientamento strategico)
tanto più è possibile parlare di cultura di sicurezza
Condizioni di base per “condivisione e coerenza”
• flusso comunicativo che metta in comune il valore sicurezza e lo sostenga con comportamenti coerenti e con attività che ne favoriscono un’accettazione consapevole (importante, a questo proposito, è il ruolo della formazione del gruppo)
• problema della comunicazione (obiettivi, regole del gioco, risultati) diventa prioritario
Cultura di sicurezza
Occorre intervenire parallelamente su quegli aspetti gestionali atti a modificare
gli atteggiamenti e a favorire il cambiamento
dei comportamenti
Cultura di sicurezza
La sicurezza è ritenuta un aspetto molto importante da molte realtà aziendali
ma non prioritario
rispetto agli obiettivi produttivi
Cultura di sicurezza
La quantità di infortuni negli ultimi 50 anni è rimasta pressoché invariata, a dispetto delle leggi e delle
formazioni, dei divieti e delle pressioni
Segno che bisogna cambiare strada
Si propone un’idea soggettiva, psichica, gruppale Soggettività e appartenenza, partecipazione e autogestione
possono forse costruire una speranza sinora difficilmente immaginabile
Cultura di sicurezza
La psicologia oggi dà un contributo alla formulazione di una teoria generale della sicurezza seguendo tre direttive
principali:
• Partecipazione e motivazione alla sicurezza
• Teoria delle comunicazioni dei climi e delle influenze interpersonali e sociali
• Intervento sulle attitudini e le capacità soggettive, gli atteggiamenti, le competenze, ecc.
Cultura di sicurezza
Motivazione
• Individuale: tende a stabilire un’unità tra le diverse parti della dinamica psichica
• Sociale: tende ad ottenere un livello d’accettazione sociale elevato, cioè un’integrazione tra i motivi individuali e i motivi del gruppo
• Morale o etica: controllo del senso di colpevolezza
Cultura di sicurezza
In tale dinamica se ne iscrive sempre un’altra, quella del “rischio”
Ma non si parla mai di motivazione al rischio perché la tendenza individuale al rischio fa in ogni
caso parte della dinamica della sicurezza, per quanto sia costantemente presente, pur se in
gradi diversi, e per quanto agisca apparentemente contro la tendenza verso la sicurezza
Cultura di sicurezza
Vanno sperimentate per la sicurezza le condizioni di efficacia della relazione capo/collaboratore
• Quella del coinvolgimento• Quella di dare alla relazione un orientamento
pragmatico rispetto al risultato da conseguire
Cultura di sicurezza
Gestione della sicurezza
Maggiore attenzione agli aspetti
organizzativi, sociali e psicologici
(leadership, comunicazione, motivazione, …)
assunzione di comportamenti sicuri
Esempio lavoratore che non usa il mezzo
personale di protezione
1) il capo vede ma non interviene
- frenato dalle conseguenze che potrebbero nascere dal suo richiamo
- poco determinato dalla necessità di dover prendere posizione rispetto ad una omissione (soprattutto se non si sente sostenuto dal vertice)
Gestione della sicurezza
2) il capo interviene
- ascolta le ragioni del collaboratore - comprende il significato del rifiuto - impara un diverso modo di agire e di procedere che
arricchisce nei fatti il suo set comportamentale e professionale
• Nel primo caso la relazione è finalizzata a bisogni di tipo personale e non al miglioramento della prestazione
• Nel secondo la relazione diventa fonte di apprendimento, anche se l’efficacia del messaggio dipenderà dalla sua capacità di comunicazione
Gestione della sicurezza
Esempio
comportamento degli automobilisti di fronte all’obbligo delle cinture di sicurezza in auto
• R1: rispetta sempre l’obbligo di indossare le cinture in auto
• R2: rispetta l’obbligo a volte si a volte no, cioè quando presume che ci sia maggiore o minore
pericolo (in autostrada, quando piove…)
Comportamento sul lavoro
• R3: rispetta l’obbligo solo perché teme la sanzione
• R4: non solo non rispetta l’obbligo ma suppone che le cinture siano, oltre che inutili, anche “pericolose”
Comportamento sul lavoro
In generale anche in campo lavorativo,
queste tipologie comportamentali
appaiono comuni e diffuse
Comportamento sul lavoro
Safety e Security
Safety (sicurezza oggettiva)
esigenze di sicurezza legate ad aspetti oggettivi
quali es. la normativa e gli aspetti tecnici
(Protezioni, impianti a norma, segnaletica, dispositivi di sicurezza, disponibilità dei dispositivi di protezione individuale)
Comportamento sul lavoro
Security (sicurezza soggettiva)
– atteggiamento verso la prevenzione– alla cultura di sicurezza– al valore che viene attribuito all’aspetto
oggettivo della sicurezza – agli schemi comportamentali che favoriscono
o, al contrario, inibiscono comportamenti coerenti nei confronti dei messaggi di sicurezza ricevuti
Comportamento sul lavoro
Art. 5 “Ciascun lavoratore deve prendersi cura della
propria sicurezza e della propria salute e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, conformemente alla sua formazione e alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro”
Comportamento sul lavoro e decreto 626
La richiesta di sicurezza significa interdipendenza rispetto ad un progetto comune di lavoro e di
miglioramento continuo tra le varie componenti aziendali in cui la stessa sicurezza viene integrata
nel processo produttivo
Comportamento sul lavoro e decreto 626
Art. 21 Impone al datore di lavoro l’obbligo di informare i
lavoratori sui rischi presenti in azienda e sulle misure messe in atto per prevenirli
Art. 22 Fa ricadere l’obbligo di formazione alla sicurezza
dei lavoratori sia sul datore di lavoro che sul dirigente preposto
Comportamento sul lavoro e decreto 626
Art. 9 Servizio di Prevenzione e Protezione
• valutazione dei rischi• individuazione delle misure di prevenzione • proposta dei programmi di informazione e
formazione con particolare ai fattori umani e alla comunicazione
• fornire ai lavoratori le informazioni di cui all’art. 21
Comportamento sul lavoro e decreto 626
IL FATTORE UMANO NEL LAVORO
Fattore umano nel lavoro
“fattore umano” o “problemi umani” nel lavoro
variabili che non hanno nulla, apparentemente, a che vedere con gli aspetti tecnici, organizzativi, produttivi, …
A volte vengono chiamati “problemi morali” e sono messi in relazione alla volontà - buona o cattiva - di chi lavora
Di solito ci si accorge di loro quando essi si manifestano in comportamenti in contrasto con gli
obiettivi delle Organizzazioni
Fattore umano nel lavoro
gli aspetti più frequenti
• Mancata o diminuita produttività non dovuta a cause oggettive
• Difetti nella qualità indipendenti dallo stato degli impianti e macchine
• Disaffezione per il lavoro svolto• Rifiuto di apprendere cose nuove• Rifiuto o resistenza ai cambiamenti
Fattore umano nel lavoro
• Scarsa sensibilizzazione per ciò che riguarda l’aspetto della sicurezza, che a lungo andare può portare ad eventi traumatici, incidenti, infortuni
• Assenteismo• Non collaborazione tra persone, gruppi o enti• Abbandono frequente del posto di lavoro• Scarsa attenzione per le norme e le procedure di
lavoro
Fattore umano nel lavoro
Ricerca delle cause
pregiudizi all’insorgere dei problemi umani nel lavoro
• “Li creiamo noi parlandone troppo”• “I tempi sono mutati e le persone diventano più
esigenti”• “Le aziende sono condotte male”• “Le persone se ne approfittano, si concede loro il
giusto e loro abusano di queste concessioni”
• “L’organizzazione del lavoro comporta necessariamente disagio per il lavoratore”
• “Si parla molto di sicurezza, ma nessuno ha intenzioni serie”
Sono frasi lapidarie che non lasciano spazio al dialogo, al confronto, al coordinamento di forze
per affrontare in modo appropriato questi problemi
Ricerca delle cause
RAPPORTO UOMO-LAVORO
Rapporto uomo-lavoro
molteplici fattori intervengono
in questo rapporto
• aspettative dell’Organizzazione • i bisogni che l’uomo vuole vedere realizzati nel
lavoro
Aspettative delle Organizzazioni
• Produttività• Espansione sui mercati• Raggiungimento di utili• Presentazione di un’immagine aziendale di prestigio e
all’avanguardia• Coordinamento armonico di tutti i settori aziendali
(bisogno di tenerli sotto controllo al fine che nessuno di essi si scosti dalla tensione al raggiungimento degli obiettivi)
Rapporto uomo-lavoro
Aspettative delle Organizzazioni
• Riduzione delle spese• Necessità che l’attività proceda senza intoppi ed
ostacoli (specialmente quelli di natura umana, difficili da gestire)
• Necessità di flessibilità di adattamento da parte dei dipendenti a nuove situazioni
Rapporto uomo-lavoro
Bisogni del lavoratore
• Necessità di risolvere i problemi più urgenti dell’esistenza
• Necessità di progettare il proprio futuro e non solo di sopravvivere
• Vivere in un ambiente che non presenti eccessivi pericoli di ordine fisico o disagi psicologici
Rapporto uomo-lavoro
Bisogni del lavoratore
• Desiderio di essere inserito in un gruppo in cui è accettato
• Sviluppare la propria creatività e personalità• Soddisfare i propri bisogni intellettuali e affettivi• Mantenere nel tempo la propria identità
professionale e psicologica
Rapporto uomo-lavoro
obiettivi dell’organizzazione e quelli dei lavoratori molto spesso in conflitto per vari motivi
Situazioni di partenza insanabili e rigide,
con inflessibilità da ambo le parti
Rapporto uomo-lavoro
Concezioni superate
A) Concezione dell’uomo divisol’uomo al lavoro, l’uomo che si diverte, l’uomo che fa vita
associativa, ecc., sono separati, non sono quasi parte di un’unica realtà
B) Concezione delle attività in compartimenti stagnile attività, le specializzazioni, i settori in cui l’uomo si muove,
sono inconciliabili fra loro; per cui si manifestano gelosie, chiusure, mancata comunicazione tra settori diversi anche nella
stessa azienda
Rapporto uomo-lavoro
Modi di agire verso l’ambiente esterno
• Collaborazione/non collaborazione• Disponibilità/indisponibilità• Calma/tensione• Accettazione/rifiuto• Razionalità/irrazionalità• Apertura/chiusura• Prudenza/imprudenza
Rapporto uomo-lavoro
Questi comportamenti in buona parte sono dovuti alla storia passata dell’individuo, al suo “vissuto”
Alcuni ritengono che il comportamento non sia influenzabile da interventi esterni
“Non c’è molto da fare!” “L’individuo inserito in una determinata
situazione darà sempre la stessa risposta”
Rapporto uomo-lavoro
Modi di agire verso l’ambiente esterno
Tesi: “Tendenza al comportamento imprudente”
selezione adeguata di individui con
caratteristiche positive e rifiuto di quelli con
carattaristiche negative
Modi di agire verso l’ambiente esterno
Rapporto uomo-lavoro
Spesso però le persone scelte, a distanza di tempo,
manifestano comportamenti non conformi alle aspettative, sia sul piano della disciplina che su quello della sicurezza
Rapporto uomo-lavoro
Modi di agire verso l’ambiente esterno
manifestazioni più evidenti
• Produzione di una serie di incidenti non gravi ma pericolosi per il loro ripetersi
• Noncuranza per disposizioni e norme
• Nessun riguardo per la propria e altrui sicurezza
• Leggerezza nel trattare con dispositivi pericolosi
• Intolleranza verso gli strumenti di protezione
• Nessuna attenzione ai segnali d’allarme
Modi di agire verso l’ambiente esterno
Rapporto uomo-lavoro
?
parte di questi interrogativi va ricercata
nell’ambiente di lavoro
Rapporto uomo-lavoro
Modi di agire verso l’ambiente esterno
Ambiente di lavoro
Fisico
clima, temperatura, polveri, stato di efficienza di macchine o impianti, chiarezza dei segnali, ecc.
in un numero sensibile di casi è correttamente impostato
Rapporto uomo-lavoro
Ambiente di lavoro
Psicosociale- interazioni tra persone, gruppi, settori- “cultura” aziendale ufficiale e sotterranea- tipo di comunicazione prevalente - stile di management esistente
Rapporto uomo-lavoro
• Comunicazione • Percezione e sicurezza• Motivazione e sicurezza• Leadership • Formazione alla sicurezza
LA COMUNICAZIONEINTERPERSONALE
Comunicazione interpersonale
Definizioni e modelli
due caratteristiche fondamentali, che la distinguono dal semplice comportamento:
• intenzionalità nella persona emittente• processo, cioè di un sistema che coinvolge più
soggetti sociali in una serie di eventi
modello lineare
qualcosa che una persona “fa” ad un’altra
Emittente (E) codifica idee e sentimenti in una sorta di Messaggio (M) e lo spedisce attraverso un
canale (parole, scritti, ecc.) al Ricevente (R)
Modello tradizionaleEmittente-Messaggio-Ricevente
Comunicazione interpersonale
Modello di Shannon e Weaver (1949)
5 elementi disposti in ordine lineare:
• fonte di informazione• codificatore• canale di trasmissione• decodificatore• destinazione
Comunicazione interpersonale
Modello interattivo
• concetto di feedback• “partita a tennis” verbale e non verbale• emittente può diventare anche ricevente durante
una stessa interazione:
la comunicazione è riuscita quando le immagini mentali degli interlocutori coincidono
• trascura l’aspetto di costruzione dei significati
Comunicazione interpersonale
Modello dialogico
• interlocutori contemporaneamente emittenti e riceventi durante l’interazione
• soggetti creano congiuntamente il significato degli scambi
Comunicazione interpersonale
Pragmatica della comunicazione
Pragmatica della comunicazione umana
(Watzlawick, Beavin, Jackson - 1967)
Vengono analizzati gli effetti pragmatici, cioè comportamentali, della comunicazione
Comunicazione interpersonale
Assiomi della comunicazione
1) “Non si può non comunicare”
Qualsiasi comportamento, le parole o i silenzi, l’attività o l’inattività hanno valore di messaggio,
influenzando gli interlocutori che non possono non rispondere a queste comunicazioni
Comunicazione interpersonale
2) “Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione, di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicazione”
Livello di contenuto: informazione, significato paroleLivello di relazione: informa il destinatario sul “tipo” di
messaggio emesso e sulla modalità migliore per riceverlo. Definisce quindi implicitamente le relazioni
tra i comunicanti
Comunicazione interpersonale
Assiomi della comunicazione
3) “La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti”
Assiomi della comunicazione
Comunicazione interpersonale
4) “Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico sia con quello analogico”
Linguaggio numerico: l’uso di parole, segni arbitrari dovuti ad una convenzione semantica
Linguaggio analogico: tutte le modalità della Comunicazione Non Verbale
Comunicazione interpersonale
Assiomi della comunicazione
5) “Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici e complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza”
Es. relazioni complementari
padre/figlio, insegnante/alunno, medico/paziente
Assiomi della comunicazione
Comunicazione interpersonale
LA COMUNICAZIONE NON VERBALE
• contatto oculare• espressione del volto• gestualità• atteggiamento corporeo• gestione dello spazio interpersonale• tono e volume della voce• contatto fisico• sincronizzazione
Comunicazione Non Verbale
Comunicazione non verbale e paraverbale
Elementi NV Elementi paraverbale
Posizione del corpo TonoGesti VolumeEspressione del viso VelocitàColoritura Ritmo e cadenza Mimica faccialeLo sguardoLa respirazione…
• Verbale meno del 10%
• Paraverbale 35-40%
• Non verbale 50-55%
Comunicazione non verbale e paraverbale
Congruenza e incongruenza della comunicazione
• Quando i vari canali di uscita esprimono messaggi discordanti tra loro la persona che comunica è incongrua, e appare confusa ed indecisa
• Quando invece vengono espressi messaggi tra loro concordanti la persona che comunica è congrua e risulta convincente
Funzioni
• esprimere emozioni• comunicare atteggiamenti interpersonali• partecipare alla presentazione di sé• completare, sostenere, modificare, sostituire il
discorso
Comunicazione Non Verbale
Esprimere emozioni
Strategie per controllare le proprie emozioni: “regole di ostentazione”
• nascondere l’emozione realmente provata simulandone un’altra
• mostrare indifferenza• cercare di ridurre il livello di espressione di una certa
emozione• aumentare l’espressività
Comunicazione Non Verbale
• i segnali non verbali possiedono, rispetto al linguaggio, una maggiore efficacia
comunicativa e veridicità• possono essere controllati in misura minore
rispetto al discorso e alle parole
Comunicazione Non Verbale
Esprimere emozioni
1) volto 2) corpo3) tono della voce
Comunicazione Non Verbale
Esprimere emozioni
volto• canale più controllato,
mentre voce e corpo lo sono meno• trasmette più informazioni sul tipo di emozione • postura, gesti e gli altri movimenti del corpo
danno informazioni sull’intensità dell’emozione• canale più informativo per esprimere la
contentezza e la collera
Comunicazione Non Verbale
Esprimere emozioni
Voce
il migliore canale per comunicare la tristezza e la paura
il peggiore per esprimere la contentezza
Comunicazione Non Verbale
Esprimere emozioni
Comunicare gli atteggiamenti interpersonali
CNV
(Ekman e Friesen, 1968)
un “linguaggio di relazione” basato su sensazioni che sono all’origine delle valutazioni, opinioni e
giudizi che gli individui si fanno circa le altre persone
Comunicazione Non Verbale
Simpatia• sorriso spontaneo • maggiore vicinanza• contatto fisico
Dominanza • assenza di sorriso• innalzamento del tono della voce• ostentazione della propria altezza
Comunicazione Non Verbale
Comunicare gli atteggiamenti interpersonali
Presentare se stessi
aspetto esteriore
invia informazioni molto precise
– caratteristiche personali– status sociale– appartenenza a un determinato gruppo o
esercizio di una professione
Comunicazione Non Verbale
Sostenere, modificare, completare, sostituire il discorso
• gesti e sguardo per sottolineare il discorso• vocalizzazioni, suoni come “Uh”, “Ehm”, sospiri,
risate per accompagnare e intercalare le parole
Comunicazione Non Verbale
messaggio verbale quasi sempre accompagnato e influenzato da elementi NV
• non vocale: – gesti– movimenti del corpo– postura– espressioni del viso– sguardo
Comunicazione Non Verbale
Sostenere, modificare, completare, sostituire il discorso
• vocali: – intonazione– qualità della voce – vocalizzazioni– pause
Comunicazione Non Verbale
Sostenere, modificare, completare, sostituire il discorso
Regole per comunicazione efficace
• rispettare alternanza dei turni (turn-taking) • regolare interazione con feedback
Gesti di assenso, sorrisi, espressioni come “sì, bene, certo” rivelano il grado di interesse, sono un rinforzo rispetto a quanto viene comunicato
Comunicazione Non Verbale
Elementi della CNV
aspetto esteriore
• conformazione fisica• volto (nei suoi tratti fisici)• abiti• trucco• acconciatura
Comunicazione Non Verbale
• persone magre considerate più tese, nervose e pessimiste
• persone grasse più calorose, bonarie• quelle muscolose più forti, audaci
Comunicazione Non Verbale
Aspetto esteriore
feedback delle espressioni facciali su messaggio verbale
esse intervengono inoltre a regolare l’alternanza dei turni e la sincronizzazione negli scambi
Comunicazione Non Verbale
volto
sguardo
Elementi
• fisiologici e involontari: es. dilatazione delle pupille o il battito della palpebre
• consapevoli: es. i movimenti e le espressioni degli occhi
Comunicazione Non Verbale
• Guardare gli altri• Essere guardati
Fattori di influenza su stati emotivi e comportamenti– modo – tempo – tipo e quantità
Comunicazione Non Verbale
sguardo
Guardare a lungo l’interlocutore è considerato un segnale di gradimento
lo sguardo degli altri può anche provocare disagio e ansia perché produce la sensazione di “essere
osservati”
può provocare inoltre un’alterazione fisiologica e queste sensazioni possono risultare spiacevoli e
non gradite
Comunicazione Non Verbale
sguardo
Uso del contatto visivo in modo opportuno e appropriato alle circostanza (persone e scopi)
sguardi per segnalare l’alternanza dei turni e sottolineare le sequenza del dialogo
sguardo
Comunicazione Non Verbale
voce e aspetti non verbali del parlato
Legati al parlare
• Segnali prosodici: pausa, sonorità, tono• Segnali sincronici: per segnalare quando si è
terminata una frase (es. tono di voce discendente)• Segnali di disturbo: ripetizioni, balbettii,
omissioni, suoni incoerenti, “Ehm”, “Uh”, “Ah”
Comunicazione Non Verbale
Indipendenti dal parlare
• “Rumori emotivi”:pianto, sospiri, lamenti• Segnali paralinguistici: che comunicano le
emozioni e gli atteggiamenti
La voce rivela in modo più veritiero i reali stati emotivi e gli atteggiamenti interpersonali
Comunicazione Non Verbale
voce e aspetti non verbali del parlato
comportamento spaziale
rapporto tra individuo e spazio
• elementi fisici dell’ambiente• caratteristiche individuali• fattori sociali e culturali
Comunicazione Non Verbale
• movimenti del corpo nell’ambiente fisico • livello di contatto fisico o distanza che tende a
stabilire tra sé e gli altri• postura • rapporto con il territorio (comportamento
territoriale)
Comunicazione Non Verbale
comportamento spaziale
comportamento spaziale
• aspetti della personalità• stati emotivi • atteggiamenti• norme• condizionamenti culturali e sociali• significato che attribuisce a sé e agli elementi
dell’ambiente circostante
Comunicazione Non Verbale
postura
Ogni postura può essere legata a specifiche situazioni d’interazione
riflette uno stato d’animo, un atteggiamento, il ruolo sociale di un individuo
manifesta la differenza fra i sessi, rivela l’immagine che si ha del proprio corpo
Comunicazione Non Verbale
Esempi
• Dominanza e stato sociale
– postura eretta
– mani sui fianchi
– il capo all’indietro
• Sottomissione o riverenza
– abbassando lo sguardo e il capo, inchinandosi o inginocchiandosi
Comunicazione Non Verbale
postura
• rilassatezza comunica anche ostilità – una postura molto rilassata è usata nei confronti
di persone che non si rispettano– moderatamente rilassata con quelle simpatiche
Comunicazione Non Verbale
postura
movimenti del corpo e i gesti (figura)
• “gesti”: azioni prodotte volontariamente per comunicare informazioni
• gesti spontanei, involontari che rappresentano comunque segnali visivi percepiti da chi guarda
Comunicazione Non Verbale
5 tipi di gesti
• Emblematici: il cui significato è traducibile direttamente in parole (es. il segno per l’autostop)
• Illustratori: tutti i movimenti mentre si parla• Regolatori dell’interazione (es. cenno del capo)• Indicatori dello stato emotivo (es. agitare un
pugno in segno di rabbia)
Comunicazione Non Verbale
5 tipi di gesti• Di adattamento
– autoadattivi (self-adaptors): rivolti al proprio corpo, cioè movimenti di automanipolazione
– centrati sull’altro (alter-adaptors)– diretti su oggetti (object-adaptors)
Comunicazione Non Verbale
Una via, due vie pag. 86 n. 23 • Intro sulla comunicazione
– Verbale– Non verbale
• Intro Comunicazione ad una via, a due vie• Start• Discussione• Nella sit 1) usato il verbale e paraverbale senza possibilità
di interagire con il pubblico, senza feedback• Sit 2) V e NV : + gesti, mimica facciale, sguardo• Comunicazione più precisa
Comunicazione a una via e a due vie
Una via Due vie Messaggio semplice Messaggio complesso
Obiettivo predeterminato Obiettivo delineato
Preparazione esaustiva Preparazione non esaustiva
Numero destinatari alto Numero destinatari basso
Tempi brevi Tempi più lunghi
Autorità Partecipazione
Assenza componenti Presenza forti componenti
emotive, assenza di conflitti emotive, possibili conflitti
La comunicazione non verbale e paraverbale
Elementi NV Elementi paraverbale
Posizione del corpo TonoGesti VolumeEspressione del viso VelocitàColoritura Ritmo e cadenza Mimica faccialeLo sguardoLa respirazione…
La comunicazione non verbale e paraverbale
• Verbale meno del 10%
• Paraverbale 35-40%
• Non verbale 50-55%
Congruenza e incongruenza della comunicazione
• Quando i vari canali di uscita esprimono messaggi discordanti tra loro la persona che comunica è incongrua, e appare confusa ed indecisa
• Quando invece vengono espressi messaggi tra loro concordanti la persona che comunica è congrua e risulta convincente
Percezione e sicurezza
La percezione:
la facoltà di recepire gli stimoli che provengono dall’ambiente, di selezionarli, di riconoscerli e quindi di decodificarli (renderli chiari ed accessibili) allo scopo di produrre adeguate reazioni
la percezione è un fenomeno conoscitivo che implica un contatto con il mondo esterno mediante gli organi di senso
dobbiamo selezionare allo scopo di risparmiare energie psichiche concentrando l’attenzione su ciò che è importante e utile per noi in quel determinato momento
Caratteristiche di un ambiente percettivo idoneo (in fatto di sicurezza):
- chiarezza differenziata visiva, uditiva, tattile, olfattiva, di movimento ecc., in cui i vari stimoli sono distinguibili e riconoscibili
- Di positività affettiva e quindi con segnali non depressivi, ripugnanti, noiosi, burocratici, ecc.
- Di collaborazione o sollecitazione delle iniziative individuali
- Cioè un campo percettivo troppo agevole in cui l’individuo non possa mettere nulla di se stesso è deleterio, in quanto questo campo si presenta alla fin fine piatto, senza attrattiva e quindi corre il rischio di passare inosservato
- Di ricerca di novità
- Perché a volte lo stimolo o complessi di stimoli che si è abituati a percepire perdono la loro intensità e quindi vengono sottintesi o rimossi
Educazione percettiva in generale e sul piano della sicurezza
• Esercizio accorto che abitua all’uso degli organi di senso acuendo la loro capacità di discriminazione e accrescendone il rendimento
– Se abituo le persone a “vedere” non solo le grandi differenze, ma le sfumature esistenti tra diversi stimoli le aiuto a proteggersi anche quando l’ambiente non presenta chiarezza (es. guardiani di dighe)
• Informazione calibrata e precisa su ciò che si deve percepire, l’accresciuta conoscenza degli ambienti, delle situazioni e delle circostanze in cui certi eventi si verificano crea una tensione benefica finalizzata a distinguere i vari segnali
• Molti incidenti avvengono spesso perché le persone hanno “abbassato la guardia”
• L’informazione in questo caso si chiama anche aggiornamento ed è molto utile per rinfrescare le nozioni passate e per riaccendere nuovi interessi
LA MOTIVAZIONE ALLA SICUREZZA
Motivazione
Spinta o stato interiore che orienta l’organismo verso una azione finalizzata al raggiungimento di un determinato scopo o
obiettivo
Teoria gerarchica dei bisogni(A. Maslow)
• La sorgente della motivazione va ricercata in alcuni specifici bisogni
• I bisogni umani sono di natura biologica, hanno una base genetica e spesso influenzano il comportamento a livello inconscio
• La teoria di un uomo non è che la storia del processo di soddisfazione di questi bisogni
• Un bisogno soddisfatto perde centralità e rilevanza all’interno dell’individuo aprendo la strada all’insorgenza di nuovi bisogni
categorie di bisogni
• bisogni fisiologici• bisogni di sicurezza• bisogni di appartenenza• bisogni di affetto e di stima • bisogni di autorealizzazione
Sono tra loro in rapporto gerarchico: non sarà possibile l’insorgenza di bisogni di ordine superiore se non dopo l’avvenuta soddisfazione di bisogni di
ordine inferiore
Bisogni primari:
Protezione dal freddo, dalle malattie, nutrimento, riposo, sopravvivenza, autoconservazione e conservazione della famiglia
Bisogni secondari
Sfera sociale: Appartenenza al gruppo, desiderio di partecipare alla vita
sociale, avere uno “status” dignitosi, essere accettati, stimati ed apprezzati
Sfera psichica: Autorealizzazione : sviluppare, nei limiti del possibile, la
propria personalità, realizzare il proprio potenziale creativo, soddisfare i propri bisogni intellettuali e affettivi
bisogno di sicurezza
occupa una posizione intermedia nella scala gerarchica motivazionale
fattore di barriera tra sopravvivenza e vita serena che si manifesta in vari modi e riguarda sia
• elementi fisici (vivere in un ambiente non pericoloso) • elementi psichici (non avere paura del futuro, fiducia in se
stessi, essere protetti da altri, avere i mezzi per combattere l’insicurezza)
Motivazione / demotivazione
Finire figura
BISOGNO
Quando il bisogno è soddisfatto, il processo motivazionale cessa di manifestarsi, in quanto l’individuo non è più stimolato
all’azione
Se però il bisogno è costantemente disatteso, sia per continue risposte negative sia per disinteresse dell’ambiente le persone entrano nella convinzione che non c’è più nulla da fare. Non
cercano più.
Entrano in uno stato di equilibrio perenne, che rappresenta la morte dell’organismo (esempio: fame disattesa a lungo, inedia, stimolo che non si manifesta più) e l’assenza di vita da un punto
di vista psichico
Esempio
Il lavoratore che è – o si crede – bersagliato dai propri capi e dall’azienda
Abbandona la tensione al lavoroCessa di applicarsiSi autoemargina dalla vita di lavoro, dai compagni,
eccAtteggiamento che favorisce una diffusa situazione di
pericolo, in quanto cessano di agire le difese positive individuali
Processo di demotivazione
Le persone non entrano più in tensione perché sanno, o credono di sapere, che non c’è più nulla da fare
• In fatto di sicurezza gli interventi (da parte delle Organizzazioni) solamente repressivi hanno effetti immediati, ma poi a lungo termine non danno più alcun frutto
• I “delusi” (cioè coloro ai quali sono state fatte molte promesse di bonifica dell’ambiente o genericamente preventive, ma poi non le hanno viste messe in pratica) sono poco propensi a considerare l’utilità della sicurezza
• A poco a poco costoro attuano un meccanismo di rimozione sull’argomento, cioè non ne vogliono più sentir parlare