UNIVERSITA’ DEGLI STUDI “CARLO BO’” URBINO 2007 cap1-4 1... · Società mutualistiche....

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI “CARLO BO’” URBINO Corso di “FINANZA E IMPRESA” Prof. Bruno Pirozzi Anno accademico 2007-2008 Riservato ad uso didattico con circolazione limitata ed autorizzata dall’estensore rel. 3 FACOLTÀ DI LINGUE E LETTERATURE STRANIERE Corso di laurea CL 4 Lingue e cultura per l’impresa

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI “CARLO BO’” URBINO

Corso di “FINANZA E IMPRESA”

Prof. Bruno Pirozzi

Anno accademico 2007-2008

Riservato ad uso didattico con circolazione

limitata ed autorizzata dall’estensore

rel. 3

FACOLTÀ DI LINGUE E LETTERATURE STRANIERE

Corso di laurea CL 4

Lingue e cultura per l’impresa

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PROGRAMMA DEL CORSO

MODULO 1

1. l’azienda e il suo insieme: struttura e risorse e le interazioni con il mercato

pagg. 3-32 2. la rilevazione contabile delle operazioni di gestione; le capacità

segnaletiche del bilancio pagg. 33-102 3. La struttura finanziaria dell'Impresa; lo stato patrimoniale

riclassificato , l'analisi attraverso gli indicatori. Il Capitale circolante e la sua gestione.

pagg. 103 -123 4. Il fabbisogno finanziario dell’impresa: principi e modalità di calcolo

delle necessità finanziarie pagg. 124- 155

MODULO 2

5. Il mercato monetario e finanziario: intermediari finanziari e prodotti finanziari per le imprese e privati pagg. 156-199

6. Le fonti finanziarie correnti: i prestiti bancari a breve termine. Le operazioni di finanziamento alle imprese a lungo termine, le operazioni parabancarie. pagg. 200- 224

7. I capitale di rischio e gli investitori istituzionali: i fondi di investimento, il private equity Pagg. 225-244

8. L’internazionalizzazione delle imprese e le principali forme di regolamento e finanziamento nel commercio internazionale. Pagg. 245-282

9. I finanziamenti agevolati e la creazione di nuova imprenditorialità Pagg. 283-294

10. La valutazione del merito di credito alla luce della normativa i Basilea 2 Pagg. 295-313

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CAPITOLO 1

L’AZIENDA E IL SUO INSIEME: STRUTTURA E RISORSE E LE INTERAZIONI CON IL MERCATO

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Correlazione tra stadio della vita aziendale e fabb isogno finanziario .

MATRICE CICLO DI VITA

Matrice di vita Efficienza operativa fabbisogni finanziari

Fasi del ciclo V/Ci Ro/V

Vi-Vo

Vo

Passività non onerose

per investimenti

per circolante

Introduzione contenuto contenuto sostenuto contenute elevati elevati

Sviluppocrescente a ritmo costante

tende a valori di equilirio

crescente a ritmo costante crescenti fisiologici fisiologici

Maturità tendenzialmente in diminuzione equlibrato

tende ad annullarsi in termini reali elevate alternanza alternanza

Declinotendenzialmente costante

tendenzialmente nullo negativo decrescenti

generazione di cassa

generazione di cassa

V/Ci

rotazione del capitale investito

Ro/V

rotazione delle vendite (ROS)

Vi-Vo Vo

Tasso sviluppo fatturato

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CONCETTI PROPEDEUTICI DI ECONOMIA AZIENDALE Le persone si aggregano con diverse forme e modalità nelle società per perseguire determinati fini in seguito a corrispondenti bisogni. ISTITUTO: Si ha quando queste forme di aggregazione assumono regole di comportamento durature nel tempo e risultano autonome. Si hanno forme di aggregazione istituzionali, o istituti. Per soddisfare i loro fini gli istituti possono svolgere un’attività economica. ATTIVITÀ ECONOMICA : Consiste nell’acquisizione, nella produzione, nel consumo e nell’erogazione di beni economici (beni e servizi). [Istituti in cui l’attività economica è rilevante: Famiglia, Impresa, Pubblica Amministrazione]. AZIENDA: Ordine economico con cui si sviluppano le attività economiche degli istituti. Le aziende si possono classificare in base a: - � Attività Economiche dell’azienda. � Finalità dell’azienda. � Soggetto dell’azienda (soggetto. economico e giuridico) Classificazione in base all’ATTIVITÀ ECONOMICA : Le attività economiche sono differenti a seconda degli istituti e, conseguentemente, sono differenti le tipologie di aziende (che rappresentano l’ordine economico degli istituti). Si hanno quindi: Aziende di erogazione. - Aziende di produzione. - Aziende a composizione pubbliche. Aziende di erogazione: Attività Economica: Erogazione e consumo di beni e servizi. Ne fanno parte: Famiglie, Associazioni private e Pubblica amministrazione (limitatamente all’erogazione di servizi). Aziende di produzione (Imprese): Attività Economica: Acquisizione e produzione di beni e servizi. Aziende compos. pubbliche: Attività Economica: Erogazione, consumo e produzione di beni e servizi pubblici immessi sul mercato. Ne fanno parte: Stato, Regione, Provincia, ASL.

Classificazione in base alla FINALITÀ: Il fine dell’azienda consiste nella creazione, nell’accrescimento e nella distribuzione del valore. Si hanno quindi: � Aziende familiari. � Aziende pubbliche. � Aziende di produzione (Imprese). � Aziende non profit. � Società mutualistiche.

Aziende familiari: La finalità si manifesta con: reciproca assistenza, equilibrio affettivo (valori non economici); consumi, investimenti, risparmi (valori economici). Quando i

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redditi di lavoro ed i redditi di capitale superano i consumi e gli investimenti si forma il risparmio, quando invece sono inferiori si accede al finanziamento di terzi (mutuo). Aziende pubbliche: Le aziende pubbliche, oltre al principale fine di soddisfare i bisogni pubblici, si propongono di creare, accrescere e distribuire valore non solo per le collettività cui fanno riferimento ma anche per tutti gli altri soggetti coinvolti nella produzione del valore (stakeholders). I principali stakeholders sono: - Azionisti – Soci di maggioranza - Azionisti – Soci di minoranza. - Manager – Dirigenti. - Lavoratori dipendenti o autonomi. - Organizzazioni sindacali. - Fornitori. - Finanziatori – Istituti di credito. - Amministrazione finanziaria – Erario. - Clienti. - Concorrenti. Aziende di produzione (Imprese): Le aziende di produzione hanno come fine diretto la produzione di beni e servizi e la loro cessione sul mercato, al fine di remunerare i fattori produttivi impiegati ed il capitale investito. Si ha quindi un fine diretto (produzione e distribuzione di ricchezza) ed un fine indiretto (soddisfacimento dei bisogni umani). Le aziende di produzione (o imprese) operano in un sistema competitivo di mercato (economia di mercato) e sono soggette al rischio del capitale investito dai soggetti d’azienda. Le imprese vengono classificate in base al settore cui appartengono: - Settore primario: Aziende agricole, minerarie … - Settore secondario: Imprese industriali, di costruzioni … - Settore terziario: Imprese commerciali, bancarie, assicurative, di servizi - Settore terziario avanzato: Imprese di informatica, consulenza, comunicazione,

brokeraggio Aziende non profit: Associazioni, comitati, fondazioni, cooperative costituite con atto pubblico, aventi per oggetto un’attività non commerciale, prevista o dalla legge o dall’atto costitutivo o dallo statuto. Società mutualistiche: Le società cooperative si differenziano dalle altre società, in quanto hanno uno scopo prevalentemente mutualistico, che consiste nel fornire beni o servizi o lavoro direttamente ai soci della cooperativa, a condizioni più vantaggiose rispetto alle condizioni di mercato. Oltre ai soci ordinari, possono essere presenti anche soci sovventori, che non partecipano agli scopi mutualistici e che perseguono finalità di lucro.

Classificazione in base al SOGGETTO ECONOMICO: Il soggetto economico è la persona o il gruppo di persone che ha o esercita il potere decisionale nell’azienda.

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La definizione di soggetto economico è stata estesa a tutti coloro che sono portatori di interesse nell’azienda (gli stakeholders). I principali stakeholders sono: � Azionisti – Soci di maggioranza. � Azionisti – Soci di minoranza. � Manager – Dirigenti. � Lavoratori dipendenti o autonomi. � Organizzazioni sindacali. � Fornitori. � Finanziatori – Istituti di credito. � Amministrazione finanziaria – Erario. � Clienti. � Concorrenti. Classificazione in base al SOGGETTO GIURIDICO: Il soggetto giuridico è l’effettivo proprietario della società; può coincidere con il soggetto economico o essere un’altra persona. Il Codice Civile distingue due tipi di soggetti giuridici: � Impresa individuale - Imprenditore. � Società . Impresa individuale: Si ha, quando il soggetto giuridico è una persona fisica, ovvero è l’imprenditore che risponde personalmente con i propri beni delle obbligazioni assunte dall’impresa. L’impresa individuale non ha autonomia patrimoniale ed è assoggettabile alle procedure concorsuali (fallimento, …). Va compilato un registro con tutti i beni della società per distinguerli da quelli dell’imprenditore come persona fisica. Società: Quando l’attività è svolta da due o più persone si ha un’azienda collettiva, avente come forma giuridica la società. Alla base di ogni società vi è un “contratto di società” i cui elementi sono: - Accordo tra due o più persone (sia fisiche, sia altre società), denominate soci. - Conferimento di beni o servizi nella società da parte dei soci. Le società a scopo di lucro sono inoltre caratterizzate dall’esercizio di un’attività economica e dallo scopo di divisione degli utili. Le società si distinguono in: - � Società di persone. � Società di capitali. � Altre forme di impresa. Società di persone : Sono caratterizzate da un’autonomia patrimoniale imperfetta, ovvero il patrimonio della società non è perfettamente distinto da quello dei soci. I creditori possono quindi rivalersi, se il patrimonio della società è insufficiente, anche sui beni del socio, mentre i creditori del socio non possono, in linea di massima, rivalersi sul patrimonio della società. Non hanno obbligatoriamente un capitale sociale minimo, devono avere un atto costitutivo e devono redigere un bilancio d’esercizio (obbligatorio per fini fiscali, non per fini legali; il bilancio infatti può anche non essere depositato al Registro delle

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Imprese). Sotto l’aspetto fiscale vige il principio della trasparenza, il reddito prodotto dalla società viene imputato ai singoli soci (IRPEF), in proporzione alle quote dei singoli soci. Non hanno personalità giuridica e soggetto giuridico. Le società di persone si dividono in: - Società Semplice (S.S.). - Società in Nome Collettivo (s.n.c.). - Società in Accomandita Semplice (S.A.S.). Società Semplice (S.S.): Non può svolgere attività commerciale e pertanto viene utilizzata esclusivamente per gestire attività agricole o professionali. È anche la tipologia societaria utilizzata dai lavoratori autonomi che si devono dare delle regole (atti costitutivi) che regolano i rapporti tra i soci. Viene solitamente assimilata alla persona fisica. Società in Nome Collettivo (s.n.c.): Tutti i soci sono responsabili solidalmente con tutto il loro patrimonio delle obbligazioni della società. Società in Accomandita Semplice (S.A.S.): Esistono due categorie di soci: - Soci Accomandatari. - Soci Accomandanti. Soci Accomandatari: Sono responsabili solidalmente con il loro patrimonio. Soci Accomandanti: Rispondono limitatamente al capitale conferito. Società di capitali: Sono soggetti giuridici totalmente autonomi; godono di autonomia patrimoniale perfetta; il patrimonio della società risulta essere distinto da quello dei singoli soci. Sono dotate di personalità giuridica; la responsabilità delle obbligazioni sociali può essere addebitata esclusivamente alla società. Devono avere un atto costitutivo. Sono caratterizzate dalla presenza obbligatoria di un capitale sociale minimo (10.000 € per le s.r.l. e 120.000 € per le s.p.a.) e dall’obbligo legale di approvare un bilancio annuale (il cui formato è specificato dal Codice Civile) e di depositarlo al Registro delle Imprese. Le società di capitali devono poi avere un consiglio d’amministrazione che deve essere convocato con 15 giorni di anticipo con un annuncio sulla Gazzetta Ufficiale. Le società di capitali si dividono in: - Società Per Azioni (s.p.a.). - Società in Accomandita Per Azioni (s.a.p.a). - Società a Responsabilità Limitata (s.r.l.). Società Per Azioni (s.p.a.): Il capitale sociale deve essere di almeno 200 milioni. Deve avere come minimo due soci. La responsabilità dei soci è limitata alla quota di partecipazione. Le quote di partecipazione dei soci sono costituite da azioni. Vi è l’obbligo di redigere un bilancio e di depositarlo presso il registro delle imprese. Si dice che le s.p.a . hanno personalità giuridica in quanto sono obbligate all’iscrizione nel registro delle imprese e alla pubblicazione del bilancio. Quando convocano il consiglio d’amministrazione devono pubblicarlo, prima, sulla Gazzetta Ufficiale. Società a Responsabilità Limitata (s.r.l.): Il capitale sociale deve essere di almeno 20 milioni. Può avere anche un solo socio. La società non può emettere azioni o

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obbligazioni e quindi si deve finanziare attraverso conferimenti da parte dei soci, il reinvestimento degli utili e il credito bancario. Non essendoci azioni, vi saranno soltanto delle quote. Gli amministratori devono essere necessariamente soci. Non sono obbligate a pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale la convocazione del consiglio d’amministrazione. L’IMPRESA: L’impresa (o azienda di produzione) è la tipologia di azienda più frequente. Per analizzare le varie caratteristiche delle imprese si possono prendere in esame: � Governo dell’impresa (corporate governance). � Relazioni tra ambiente e impresa. � Sistema di impresa. � Gruppi di imprese.

Governo d’impresa : Le modalità di governo dell’impresa dipendono essenzialmente dalla compagine azionaria e dal grado di stabilità di tale compagine. Si possono così distinguere: - Public company. - Impresa padronale. - Impresa consociativa. Public Company: È caratterizzata da una pluralità di piccoli azionisti e di investitori istituzionali, senza un vero e proprio azionista di maggioranza o di riferimento. Il soggetto economico (gruppo di comando) è rappresentato dal management; le finalità dell’impresa risentiranno quindi dell’obiettivo di creare valore economico. Il management è inoltre frequentemente incentivato alla creazione di un maggiore valore azionario tramite le stock option. Le stock option sono offerte azionarie particolarmente vantaggiose che vengono fatte al management offrendogli la possibilità di acquistare azioni della società a prezzi inferiori a quelli di mercato. Le public company devono essere quotate in borsa e, di conseguenza, i loro valori fondamentali sono rivolti ad obiettivi di breve termine. La capacità finanziaria (reperimento di fondi) è molto elevata in quanto si può fare leva su aumenti di capitale sottoscritti dagli azionisti. (PAESI ANGLOSASSONI) Impresa Padronale: È fortemente caratterizzata dall’imprenditore che è sia proprietario delle azioni dell’impresa che manager operativo. Il soggetto economico coincide con l’azionista di maggioranza (manager). Non sono quotate in borsa. Il valore fondamentale è rappresentato dall’utile (guadagno) distribuibile. Il potenziale finanziario è limitato ed è alto il ricorso al finanziamento esterno (banche, istituzioni finanziarie ) Impresa Consociativa: È caratterizzata da un nucleo di azionisti di riferimento, ciascuno dei quali non ha una posizione di dominanza (banche) e da portatori di interessi nell’impresa (dipendenti, fornitori ) Il soggetto economico è rappresentato dagli azionisti e dai portatori di interessi. Sono quotate in borsa ma la circolazione delle azioni è limitata.

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Il valore fondamentale è rappresentato dalla continuità, dalla crescita occupazionale e dalla sopravvivenza dell’azienda nel tempo. Il potenziale finanziario è elevato in quanto gli azionisti di riferimento sono in grado di contribuire agli aumenti di capitale necessari allo sviluppo dell’impresa. (GIAPPONE) Per finanziarsi le imprese possono fare ricorso a: - � Capitale di rischio. � Capitale di debito. Capitale di rischio: Ne è un esempio la vendita di azioni. Chi compra azioni della società riceve in cambio delle azioni. Queste azioni possono fruttargli dei dividendi o un plusvalore qualora l’azionista decidesse di venderle. Come dividendi si intende la distribuzione degli utili in funzione del numero di azioni in possesso dell’azionista. Capitale di debito: Ne è un esempio il prestito bancario. In cambio la banca riceverà degli interessi sul capitale prestato. Relazioni tra ambiente e impresa : Per analizzare le relazioni tra l’ambiente e l’impresa occorre prendere in esame quattro sottosistemi che interagiscono con il sistema impresa: Macroambiente: L’ambiente è un sistema composto da numerosi sottosistemi con cui

l’impresa interagisce. Ogni macroambiente è composto da numerosi sottosistemi ambientali come:

� L’ambiente politico. � L’ambiente economico. � L’ambiente socio-culturale. Il macroambiente si suddivide in: � Macroambiente globale � Macroambiente europeo. � Macroambiente nazionale. � Macroambiente istituzionale.

Macroambiente globale: Contesto competitivo mondiale, soggetto agli andamenti dell’economia internazionale. Macroambiente europeo (o continentale): Impatto sulle imprese europee dell’unione economica europea. Macroambiente italiano (o nazionale): Impatto dell’economia italiana sull’economia di un’impresa. Microambiente (ambiente istituzionale): Interazioni tra ambiente e sistema impresa; sono influenzate dall’ambiente istituzionale in cui operano. Fra le istituzioni che caratterizzano più da vicino l’impresa ci sono: � Mercato dei prodotti (settore in cui opera l’impresa). � Mercato delle materie prime. � Ambiente tecnologico. � Mercato finanziario. � Mercato del lavoro.

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� Ordinamento sindacale � Ordinamento tributario. Sistema competitivo: Ambiente esterno all’impresa in cui vengono inseriti i prodotti dell’impresa. Occorre individuare: � Attori del sistema competitivo. � Tipologia del sistema competitivo. Attori del sistema competitivo: Si possono elencare: � Concorrenti; con cui l’impresa può avere un rapporto di rivalità o di collaborazione. � Clienti; con cui l’impresa può avere un rapporto di forza o di debolezza. � Fornitori; con cui l’impresa può avere rapporti di integrazione, oltre che contrattuali. � Produttori di prodotti sostitutivi. � Entranti potenziali; ovvero imprese che potenzialmente potrebbero entrare nel mercato qualora le barriere o i vincoli all’entrata non fossero troppo elevati. Tipologia del sistema competitivo: Il differenziamento avviene a seconda di due variabili fondamentali: � Differenziazione; possibilità di differenziare i prodotti nell’ambito del mercato. possibilità di mantenere nel tempo i vantaggi nei confronti dei concorrenti. Al variare di questi due parametri si possono distinguere: � Sistema competitivo frammentato. � Sistema competitivo di specializzazione. � Sistema competitivo di volume. � Sistema competitivo bloccato. Sistema competitivo frammentato: E’ caratterizzato da molte imprese aventi quote di mercato molto basse. E’ molto elevata la possibilità di differenziarsi ma la sostenibilità dei vantaggi competitivi è molto bassa in quanto qualsiasi innovazione è facilmente copiabile in breve tempo. Sistema competitivo di specializzazione: Si ha quando un’impresa riesce a diventare leader del mercato cercando di differenziare al massimo i suoi prodotti. La differenziazione dei prodotti è molto elevata ed i vantaggi competitivi rispetto ai concorrenti sono duraturi nel tempo. Sistema competitivo di volume: E’ tipico dei mercati in cui le imprese devono necessariamente avere elevati volumi produttivi per consentire un’elevata redditività Non è possibile differenziare la gamma dei prodotti ma è elevata la sostenibilità dei vantaggi competitivi in quanto

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difficilmente un concorrente riesce ad arrivare ai massimi volumi produttivi dell’impresa leader di mercato. Sistema competitivo bloccato: E’ caratterizzato dalla crisi della domanda e dal conseguente crollo dei volumi produttivi. Nessuna impresa operante in questo sistema riesce ad ottenere vantaggi competitivi sui concorrenti; tutte le imprese tendono a perdere redditività per la crisi della domanda.

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LA NASCITA DELL’AZIENDA L’azienda è la risposta che l’uomo ha ideato per far fronte ad un problema economico (bisogni dell’uomo infiniti a fronte di risorse limitate). E’ necessario quindi operare una scelta tra mezzi scarsi per soddisfare i bisogni iniziali sfruttando anche i loro usi alternativi. Le attività economiche svolte per soddisfare i bisogni possono essere di vari tipi: � Produzione (di beni o servizi). � Scambio (di beni o servizi con altre imprese). � Consumo (per ottenere i beni o i servizi da mettere sul mercato). Le imprese sostanzialmente si suddividono in due categorie: • Imprese Commerciali. • Imprese Industriali.

Imprese Commerciali: Non operano una trasformazione fisica delle materie prime; si limitano a svolgere operazioni di intermediazione o di scambio. Imprese Industriali: Il ciclo di produzione delle imprese industriali si svolge in tre fasi principali: - acquisizione delle materie prime. Trasformazione fisica delle materie prime. Produzione di un prodotto finito da collocare sul mercato.

Gli elementi costitutivi di un’azienda vengono solitamente suddivisi in due categorie: � Condizioni di funzionamento dell’azienda. � Fattori della produzione.

Le condizioni di funzionamento di un’azienda sono tutte quelle condizioni tali che, se non ci fossero, non avrebbe senso parlare di azienda. Il numero di queste condizioni è molto variabile a seconda delle varie teorie; quelle principali però sono: Aggregazione di individui; tra cui vi possono essere legami economici o non economici. In un’azienda l’aggregazione comprende i dirigenti, gli operai, le segretarie e tutti coloro che lavorano per l’azienda. Criterio di scambio nel mercato ; si tratta di atti di negoziazione di tipo oneroso o non oneroso che devono essere remunerativi per chi offre il servizio. Economicità (efficacia strategica); i ricavi ottenuti al termine dell’esercizio devono essere remunerativi almeno per ripagare i costi sostenuti, indipendentemente dal fatto che ci siano stati dei ricavi (guadagni) o dei costi (perdite). Assoggettamento ad influssi esterni ed interni; l’azienda deve essere pronta a far fronte a modificazioni nei rapporti con il mercato esterno (influsso esterno) e con i propri dipendenti (influsso interno). I Fattori produttivi;

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possono essere materiali o immateriali e sono tutti quegli elementi che un’azienda usa per arrivare ad un prodotto finito. Possono essere le materie prime, un marchio, la fedeltà dei dipendenti … Risorse intangibili; si tratta di tutte quelle risorse difficilmente valutabili in termini monetari. Ne sono un esempio la bravura di un certo dirigente, l’abilità dei proprio dipendenti Tempo; riguarda il tempo impiegato per passare dall’ideazione alla produzione e alla collocazione sul mercato di un certo prodotto. Questo tempo può influenzare le modalità di pagamento delle materie prime o dei servizi usati dall’azienda. Autonomia decisionale ; l’azienda deve essere libera di decidere per proprio conto come organizzarsi internamente ed esternamente. Sistema di relazioni tra gli elementi che precedono; è molto importante perché tutti gli elementi sopra elencati sono legati l’uno all’altro e si influenzano a vicenda. Un’azienda può essere definita come un insieme di relazioni tra i suoi elementi costitutivi infatti:

I fattori della produzione sono tutti quegli elementi, materiali o immateriali, fisici o di personale che cooperano per arrivare alla produzione di un prodotto finito. Questi si distinguono in base a: Influenza sul processo economico; ogni fattore economico ha una rilevanza diversa all’interno di un’azienda. Un fattore produttivo può essere determinante per un’azienda tanto che, nel caso in cui questo fattore venisse a mancare, l’azienda non avrebbe più ragione di esistere. Opportunità di acquisizione alla combinazione produttiva; se un bene è importante per un processo produttivo l’azienda deve cercare di ottenerlo. Necessità di loro remunerazione; � i fattori produttivi vengono remunerati in modo diverso ma, in ogni caso,

vanno remunerati; le materie prime vengono pagate con capitale proprio o di terzi, il fattore lavoro viene pagato con il salario …

� Possibilità di loro misurazione secondo il metro monetario; si tratta di una valutazione del contributo alla produzione che viene dato da quel fattore produttivo.

Cambio negli elementi costitutivi.

Cambio nelle relazioni. Cambia l’azienda, più o meno

drasticamente.

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La gestione aziendale viene definita come complessa ed unitaria; unitaria in quanto ogni fase del processo produttivo è una fase a sé stante; e complessa in quanto tutte le varie fasi cooperano per uno stesso fine aziendale. Le varie fasi del processo produttivo sono fasi collegate sequenzialmente che si ripetono ciclicamente. CICLO IMPIEGHI / FONTI DELL’AZIENDA INDUSTRIALE :

Acquisizione di mezzi monetari.

Impiego dei mezzi monetari nell’acquisizione dei fattori

produttivi materiali e immateriali. Trasformazione fisico-tecnica dei fattori produttivi.

Recupero mezzi monetari attraverso la collocazione sul mercato dell’output.

Proprietari Terzi

Finanziamenti Rimborsi di finanziamenti

Investimenti (Uscite immediate o differite per acquisto di fattori della produzione)

Trasformazione fisico-tecnica

Disinvestimenti (Entrate immediate o differite per vendite di prodotto o servizi)

Gestione

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Finanziamenti : Consistono nell’immissione di capitali nell’azienda. Per finanziarsi un’azienda può ricorrere a : � Capitale proprio (o sociale); � viene messo a disposizione dall’imprenditore o dai soci. � Capitale di terzi; � viene messo a disposizione da banche o istituti di credito e dà origine a debiti

dell’azienda verso terzi. � Capitale reinvestito; si tratta di ricavi dell’esercizio precedente che vengono reimmessi nel ciclo produttivo

come investimenti. I finanziamenti sono richiesti sia nel momento iniziale della vita dell’impresa, sia ogni volta che siano necessari all’impresa mezzi monetari per effettuare investimenti. Investimenti : Consistono nell’acquisizione dei fattori produttivi (materiali e immateriali) necessari allo svolgimento del processo aziendale. L’acquisizione dei fattori produttivi può avvenire con due distinte modalità: � Cessione di mezzi monetari. � Pagamenti successivi (debiti commerciali dell’azienda).

Trasformazione fisico-tecnica : Operazioni interne all’azienda (che non danno origine a flussi economici o finanziari) che consentono di trasformare i fattori produttivi che entrano nell’azienda (input) in prodotti o servizi venduti dall’azienda (output). Disinvestimenti : Operazioni finalizzate a cedere le produzioni ed i servizi ottenuti. La cessione di questi prodotti e servizi consente di disinvestire i mezzi finanziari, ottenuti dai finanziamenti. I disinvestimenti possono avvenire con: � Acquisizione di mezzi monetari se i clienti pagano subito. � Incassi successivi (crediti commerciali dell’azienda). Rimborsi (o remunerazioni): Con i mezzi monetari ottenuti dai disinvestimenti l’azienda può procedere alle operazioni che consentono di: � Remunerare i soci pagando i dividendi sul capitale sociale. � Remunerare i fornitori di capitale di terzi. � Rimborsare i debiti nei confronti di terzi (debiti di finanziamento) � Rimborsare ai soci i finanziamenti in esubero, sotto forma di capitale sociale.

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SISTEMA DEI VALORI AZIENDALI: IMPIEGHI FONTI DI FINANZIAMENTO

Impieghi Fonti

Destinazione dei mezzi finanziari

acquisiti

Acquisizione di fattori specifici (beni durevoli o

non durevoli)

Provenienza mezzi finanziari Origine delle fonti di finanziamento Interne (gestione Esterne Capitale di terzi Capitale di rischio

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FONTI DI FINANZIAMENTO DIRETTE ED INDIRETTE: Quando si parla di finanziamenti a titolo di Capitale di Debito (o Capitale di Terzi) si intendono tutti quei finanziamenti che vengono ottenuti da banche o istituti di credito che prestano denaro in cambio di interessi sul capitale prestato. Questo tipo di finanziamento ha alla base un contratto che definisce: � Ammontare del capitale prestato. � Modalità di rimborso (completo o rateale …). � Modalità di remunerazione (tasso di interesse fisso o variabile . I finanziamenti a titolo di Capitale di Debito vengono generalmente classificati in base alla durata del prestito; si distinguono: � Finanziamenti a breve termine (durata minire di 12 mesi). � Finanziamenti a medio termine (durata compresa tra 1 anno e 5 anni). � Finanziamenti a lungo termine (durata superiore a 5 anni).

Gli argomenti di cui sopra saranno oggetto di trattazione più avanti.

Fonti di finanziamento. Dirette

Complementarietà

Indirette

Capitale Proprio

Capitale di Terzi

Ricavi

Impieghi

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LEGAMI TRA FONTI ED IMPIEGHI: Con le disponibilità finanziarie vengono acquistati i fattori della produzione che, in questo grafico, sono rappresentati dal Lavoro, dalle Materie Prime e dai Beni di Uso Durevole. Come Beni di Uso Durevole si intendono tutte quelle infrastrutture, materiali e immateriali, che servono per ottenere il prodotto finale (fabbricati, macchinari) e che vengono utilizzati per più cicli produttivi. Come Combinazione Produttiva si intende la modalità in cui vengono uniti i vari fattori della produzione per arrivare ad un prodotto finito (bene o servizio). Nelle attività individuali le fonti di finanziamento possono essere: il capitale individuale o il finanziamento di terzi. Il rischio economico ricadrà solamente sull’imprenditore che risponderà illimitatamente con il suo patrimonio personale. Nelle attività economiche svolte sotto forma di impresa collettiva (o società) il finanziamento può avvenire tramite il capitale sociale conferito dai soci o tramite il capitale di terzi. Nelle società di capitali il rischio economico graverà solo sulla società ovvero i soci rischieranno soltanto il capitale da loro conferito. Nelle società di persone, invece, i soci potrebbero dover rispondere con il loro capitale, nel caso il capitale sociale non bastasse a ripagare i debiti della società.

Capitale Proprio

Capitale di Credito

Disponibilità Finanziaria

Lavoro Materie Prime

Beni di Uso Durevole

Combinazioni Produttive

Output

Cessioni

Disponibilità Finanziarie

Remunerazione Capitale Proprio

Remunerazione Capitale di Credito (Restituzione)

Autofinanziamento

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PROCESSI PRODUTTIVI (CIRCUITO DELLA PRODUZIONE): Considerando una società, il Capitale di Rischio (o Capitale Proprio) può essere ottenuto principalmente in due modi: � Tramite apporto esterno da parte dei soci. � Tramite Autofinanziamento. Come apporto esterno da parte dei soci si intende il capitale sociale conferito dai soci. Come Autofinanziamento si intende quella parte dell’utile di esercizio (ricavi dell’esercizio – costi dell’esercizio) che i soci decidono di non suddividere tra i soci come dividendi ma di reinvestire nel ciclo produttivo. Il Livello di Capitalizzazione di un’impresa è il peso che il capitale di rischio ha rispetto al totale delle fonti di finanziamento. Questo dipende dalla: � Possibilità di reperire finanziamenti a titolo di capitale di rischio sul mercato. � Politica di autofinanziamento adottata dall’impresa. A sua volta la Possibilità di reperire finanziamenti sul mercato a titolo di capitale di rischio dipende da: � Organizzazione del Mercato Finanziario. � Atteggiamento degli imprenditori e degli investitori. � Aspetti Fiscali. � Possibilità di investimenti alternativi. Come Organizzazione del Mercato Finanziario si intende se il Mercato Finanziario (la Borsa) può accogliere favorevolmente la quotazione sul mercato della società in questione. A questo sono legati anche l’Atteggiamento di imprenditori ed investitori e la Possibilità di investimenti alternativi, fattori che possono influenzare molto la possibilità di reperire finanziamenti sul mercato finanziario.

Entrate Monetarie Uscite Monetarie

Prodotti Finiti Processi Produttivi

Fattori della Produzione

Vendita Prodotti Finiti

Risorse Aziendali Legate alla Conoscenza

Acquisto Fattori della Produzione

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Condizioni necessarie per la nascita e lo sviluppo di un mercato del capitale di rischio: � Esistenza di aziende che accedono alla quotazione (Esistenza di un Mercato

Primario). � Disponibilità di un risparmio da investire (Esistenza di un Mercato

Secondario). � Esistenza di operatori che favoriscano l’incontro tra domanda di risparmio

(impresa quotata) e soggetti in surplus (risparmiatori. Titolarità del capitale di rischio e proprietà dell ’azienda : I proprietari di un’azienda sono i titolari del capitale sociale (soci). Lo status di socio comporta: � Di sopportare il rischio e l’incertezza delle scelte aziendali. � Il diritto di ricevere i benefici delle operazioni aziendali.

Il valore del diritto di proprietà dell’impresa è quantificato dalla differenza tra il valore delle attività (investimenti) ed il valore delle passività (finanziamento di terzi), ossia dal patrimonio netto. Il patrimonio netto è altresì pari alla somma tra: � Apporti dei soci � Utili conseguiti dall’unità aziendale e non distribuiti. I diritti dei proprietari di un’impresa hanno quindi caratteristica residuale (Attività – Passività di terzi). Il diritto di proprietà dei soci non si identifica con un diritto su una specifica attività patrimoniale ma con un diritto su una quota parte di tutte le attività al netto delle passività. Scelta tra Capitale Proprio e Capitale di Terzi (ovvero tra Capitale di Rischio e Capitale di Debito): La scelta di quale forma di finanziamento adottare si basa su molti fatto; questi i principali: � Disponibilità di un mercato del Capitale di Rischio. � Disponibilità di un mercato del Capitale di Debito. � Onerosità del Capitale di Rischio (attesa dai futuri e possibili soci) e del

Capitale di Debito. � Modalità di tassazione del Capitale di Rischio e del Capitale di Debito. � Livello di autofinanziamento dell’impresa. � Grado di solvibilità dell’impresa;l’impresa deve essere in grado di pagare gli

interessi concordati per il capitale di terzi. � Tipologia di investimento. La tipologia di finanziamento prescelta sarà quindi

un mix tra Debito e Capitale al fine del raggiungimento di una struttura finanziaria ottimale, ossia che consenta la minimizzazione del costo complessivo del capitale:

Costo del Capitale di Rischio (Dividendi) + Costo del Capitale di Terzi (Interessi) Decisioni di Investimento : Quando un’impresa deve fare un investimento spesso le si pongono davanti alcune alternative. Bisogna saper scegliere l’investimento migliore in base ad alcuni parametri: � Quanto costerà il nuovo investimento;

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andranno considerati sia i costi immediati che i costi per far funzionare a regime il nuovo investimento.

� Output del nuovo investimento ; andrà previsto di quanto si modificherà l’output con il nuovo investimento e bisognerà fare in modo che il nuovo investimento sia ben dimensionato per le dimensioni dell’azienda.

� Attuale e potenziale struttura finanziaria ; potrebbe infatti essere necessario modificare la struttura finanziaria dell’azienda, facendo ricorso a fonti di finanziamento diverse da quelle utilizzate fino a quel momento dall’azienda.

� Misurazione dei costi e dei ricavi (entrate e uscit e) connesse al nuovo investimento; il nuovo investimento infatti comporterà degli oneri finanziari (finanziamento di terzi) e dei costi (che potrebbero diminuire o aumentare).

� Scelta tra diversi investimenti in una situazione d i capital rationing; dove come capital rationing si intende una situazione in cui vi sono capitali limitati a fronte di bisogni illimitati. In questo caso andrà scelto l’investimento più appropriato in base ad una serie di fattori (potrebbe essere prescelto quello che si remunera più in fretta .

� Effetti che si vogliono avere sulle altre operazion i aziendali; il nuovo investimento infatti potrebbe apportare delle modifiche anche in altre attività dell’azienda non strettamente legate con l’investimento.

INTERAZIONE TRA LE SCELTE DI FINANZIAMENTO E DI INVESTIMENTO: Nell’economia di un’impresa le scelte di investimento sono interdipendenti con quelle di finanziamento.

Caratteristiche Progetto di Investimento

Redditività Attesa

Orizzonte Temporale

Rischiosità

Caratteristiche e dinamica del connesso fabbisogno finanziario

Capitale Proprio Capitale di Terzi

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Come Orizzonte Temporale si intende il tempo in cui un investimento viene remunerato e va dalla sua idealizzazione alla sua realizzazione. Come Rischiosità si intendono tutti i rischi che un investimento può comportare (una nuova macchina potrebbe far produrre all’azienda troppi prodotti costringendola a ricorrere ad un magazzino o potrebbe richiederle un numero maggiore di dipendenti o potrebbe farle produrre un nuovo prodotto che potrebbe non essere ben accettato dai suoi clienti Come Caratteristiche e dinamica del connesso fabbisogno finanziario si intende la scelta della fonte di finanziamento ottimale che dipenderà dal fattore tempo, dalla dinamica finanziaria e dalla rischiosità dell’operazione. OPERAZIONI DI PRODUZIONE; FLUSSI ECONOMICI E FINANZIARI: Come si può osservare in questo grafico i principali soggetti con cui un’azienda opera sono i fornitori ed i clienti; l’azienda infatti acquista i Fattori della Produzione dai fornitori e, dopo averli combinati fra loro, vende l’output ai suoi clienti. Nella parte alta del grafico si trovano i flussi di prodotti mentre nella parte bassa di trovano i flussi finanziari.

Fornitori

Acquisizione Fattori

Combinazioni Produttive

Cessione Output

Clienti

Input di fattori (Costi) Output di prodotti (Ricavi)

Debiti verso Fornitori Cassa Crediti verso

Clienti

Output di moneta (Uscite) Input di moneta (Entrate)

Input di Capitale

Finanziamento Proprio

Finanziamento Di Terzi

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CICLO DI GESTIONE: Il ciclo relativo alle operazioni economiche consiste nel collegare tra di loro le operazioni economiche fondamentali. Nel Ciclo di Gestione Operativa si prendono in considerazione solo le operazioni economiche che danno origine ad investimenti e disinvestimenti, ovvero acquisto di fattori produttivi e vendita di prodotti e servizi. Il Ciclo di Gestione Integrale è dato dalla sequenza delle operazioni economiche che iniziano con i finanziamenti e, dopo, aver sviluppato investimenti e disinvestimenti, terminano con rimborsi e remunerazioni. La fase di finanziamento iniziale è quella fase in cui un’azienda si procura i capitali necessari per svolgere il processo produttivo. I mezzi monetari acquisiti possono essere certi (entrata di denaro in azienda) o assimilati (crediti di finanziamento). L’emissione di quote di capitale sociale consiste in un finanziamento da parte dei soci (soggetto giuridico) a titolo di capitale di rischio.

Sorgere di debiti di finanziamento. Emissione di quote del capitale sociale.

Entrate di mezzi monetari o assimilati.

Acquisto fattori della produzione. Uscite di mezzi monetari

o assimilati.

Lavorazione dei fattori produttivi.

Entrate di mezzi monetari o assimilati. Vendita dei prodotti finiti.

Uscite di mezzi monetari o assimilati. Rimborso dei debiti di

finanziamento (interessi passivi, dividendi).

Ciclo di Gestione Operativa.

Ciclo di Gestione Integrale.

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Finanziandosi un’azienda fa sempre sorgere dei debiti di finanziamento, verso i soci (a cui dovrà pagare dei dividendi) o verso i terzi (a cui dovrà pagare degli interessi). Un imprenditore, finanziandosi, si troverà a dover scegliere quale tipo di finanziamento utilizzare (capitale proprio o capitale di terzi); potrà fare ricorso ad entrambi questi tipi di finanziamento secondo una percentuale che dipenderà dal tipo della sua società. Dovrà poi scegliere se eseguire l’intero ciclo produttivo in proprio (ciclo produttivo integrato) o se ricorrere a dei terzisti che svolgeranno per lui una parte del ciclo produttivo. Nella fase di investimento si ha la scelta della complessità del ciclo di gestione. Nella fase di vendita si hanno costi diversi a seconda che il prodotto sia venduto in proprio o tramite un distributore. Il prezzo di vendita viene deciso dal mercato; il risultato della vendita deve essere sufficiente a rimborsare tutti coloro che avevano fornito all’azienda i capitali all’inizio del ciclo produttivo. Il fallimento si ha quando le entrate non sono sufficienti a pagare i debiti contratti dall’azienda.

Necessità di liquidità Investimento Produzione Magazzino Vendita

Entrata monetaria

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CICLO DEL PROCESSO PRODUTTIVO DI UN’IMPRESA INDUSTRIALE: Il ciclo totale del processo produttivo inizia con la data di acquisto dei fattori produttivi, ovvero con la data in cui sorge l’investimento nei fattori produttivi, e termina con la data in cui avviene l’incasso della vendita dei prodotti. La durata del ciclo totale indica l’intervallo di tempo fra il momento iniziale di decisione dell’investimento ed il ritorno monetario dell’investimento. Il ciclo economico-tecnico inizia con il processo di acquisto, ovvero con l’investimento, e termina con il processo di vendita dei prodotti, ovvero con il disinvestimento. La durata del ciclo economico-tecnico indica l’intervallo di tempo fra la decisione dell’investimento ed il momento del disinvestimento, a prescindere dal ritorno monetario dell’investimento. Il ciclo tecnico inizia con il prelievo dal magazzino delle materie prime e termina con il versamento dei prodotti nel magazzino prodotti finiti. La durata del ciclo indica l’intervallo di tempo fra l’inizio e la fine del ciclo di trasformazione tecnica o produttiva detto anche ciclo di lavorazione o fabbricazione. Il ciclo monetario o ciclo di cassa (cash) inizia con il momento in cui avvengono i pagamenti ai fornitori e termina con il momento in cui avvengono gli incassi dai clienti. La durata del ciclo monetario indica l’intervallo di tempo per il quale l’impresa deve disporre di finanziamenti che consentano di pagare i fornitori prima di avere incassato dai clienti.

Investimento

Acquisto materie prime

Magazzino materie prime

Processo di trasformazione

Magazzino prodotti finiti

Vendita prodotti finiti

Disinvestimento

Incasso da clienti Pagamento a fornitori

Ciclo tecnico

Ciclo monetario o Ciclo di cassa (cash)

Ciclo economico-tecnico

Ciclo totale del processo produttivo

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All’acquisto delle materie prime si ha un esborso monetario (pagamento dilazionato) costituito dall’investimento dei capitali forniti dai soci o da terzi. Quando il processo produttivo dura per più di un anno si parla di lavori pluriennali. Le fonti di finanziamento vengono impiegate per l’acquisto delle materie prime e per il ciclo produttivo. Finchè i prodotti finiti rimangono in magazzino l’azienda ha lavorato gratuitamente in quanto non ha fatto altro che investire i finanziamenti. Una volta che i prodotti sono usciti dal magazzino si hanno dei crediti nei confronti dei clienti (l’azienda non è ancora stata pagata). Il ciclo produttivo finisce soltanto nel momento in cui l’azienda incassa i crediti che ha nei confronti dei clienti. Se il magazzino prodotti finiti di un’azienda è molto basso vuol dire che questa è organizzata molto bene in quanto produce in proporzione a quanto vende. Il Direttore di Produzione si occupa di tutte quelle operazioni che vanno dall’investimento dei finanziamenti all’ottenimento dei prodotti finiti. La sua bravura starà nell’avere pochi scarti di produzione, nell’acquistare una giusta quantità di materie prime e nel mantenere fluido il processo produttivo. I problemi a cui si può trovare a dover fare fronte saranno quelli relativi all’età delle macchine, all’efficienza del ciclo produttivo… Il Direttore Vendite, invece, si occupa di tutte le problematiche relative alla vendita dei prodotti finiti. La sua bravura sarà quella di avere un basso magazzino prodotti finiti e di incassare nel minor tempo possibile. Ai venditori vengono spesso pagate delle provvigioni; le provvigioni vengono però date ai venditori solo al momento dell’incasso. Un’azienda può ridurre a zero il magazzino delle materie prime inviandole immediatamente ad un terzista che eseguirà parte del processo di trasformazione per lei. Un’azienda potrebbe anche non svolgere il processo di trasformazione, trasformandosi in un’azienda commerciale. Alcune multinazionali acquistano le materie prime per tutte le loro filiali (per ottenere prezzi più bassi) e poi le distribuiscono. In base al tipo di azienda un imprenditore può decidere come finanziarsi. Un imprenditore potrebbe finanziare le immobilizzazioni materiali (macchinari ) con finanziamenti a medio - lungo termine mentre le spese di gestione (materie prime, personale ) con finanziamenti a breve termine.

Acquisto materie prime

Magazzino materie prime

Processo produttivo Prodotto finito

Entrate

Ciclo tecnico

Prodotto finito

Magazzino prodotti finiti Crediti

Incasso clienti (Banca) Materie prime.

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Combinazioni produttive: La combinazione produttiva è data dal rapporto fra i diversi fattori produttivi impiegati nel processo di trasformazione.

Materie

prime

Impianti

Lavoro

umano

Materie

prime

Impianti

Lavoro

umano

Materie

prime

Lavoro umano

Impianti

Combinazione produttiva normale

Combinazione produttiva

“Labour Intensive”

Combinazione produttiva

“Capital Intensive”

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Le operazioni di gestione ordinaria

L’attività ordinaria si esplica nel ciclo ACQUISTI TRASFORMAZIONE VENDITA Le conseguenze sulla gestione sono di carattere: PATRIMONIALE Investimenti per la dotazione del capitale tecnico iniziale ECONOMICO Acquisto dei fattori produttivi Ricavi delle vendite FINANZIARIO Pagamenti

Le operazioni di gestione straordinarie Nel corso del ciclo di vita all’ azienda possono presentarsi situazioni in cui si rende necessario :

� Rifocalizzare il proprio business

� Espandere l’attività

� Chiudere l’azienda. I tre casi di cui sopra evidenziano pertanto delle situazioni in cui la proprietà dell’azienda dovrà assumere decisioni di carattere straordinario. Nel caso di in cui si presenti l’occorrenza di rifocalizzazione del Business le operazioni di gestione straordinarie tipiche destinate ad acquisire liquidità e concentrare le risorse ottenute sul core business sono . � la cessione di azienda controllata non più strategica all’attività � la cessione di un ramo d’azienda � lo spin-off degli immobili aziendali a società terz a Nel caso in cui l’azienda attraversi una fase di espansion e le operazioni straordinarie sono rivolte ad acquisire una massa superiore di volume d’affari o una competenza in settori diversi attraverso :

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� L’Acquisizione di azienda concorrenti e/o di azienda operante in altri settori � La Successiva fusione per incorporazione Nel caso di situazione di difficoltà aziendal i non a carattere temporaneo, ma strutturali, con la proprietà che intenda cessare l’attività le operazioni da effettuare sono le seguenti:: � La cessione totale dell’azienda � La Liquidazione � La richiesta di ammissione a Procedure concorsuali liquidatorie

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CAPITOLO 2

LA RILEVAZIONE CONTABILE DELLE OPERAZIONI DI GESTIONE :LE CAPACITA’ SEGNALETICHE DEL

BILANCIO

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In qualsiasi genere di attività ci si trovi impegnati, ad un certo punto nasce la necessità di verificare gli effetti delle azioni intraprese: insomma, di formulare dei bilanci. A questa regola non poteva certo sottrarsi l'imprenditore, per due fondamentali motivi: • per l'esigenza di verificare i risultati conseguiti e tenere costantemente sotto controllo l'andamento dell'attività;

• perché la redazione del bilancio è un preciso obbligo di legge, almeno per le società di capitali.

L'aspirante imprenditore, dal canto suo, ha - o dovrebbe avere - una terza necessità: quella di redigere il bilancio preventivo per i primi tre anni di attività, che costituisce la parte più importante del business plan. Il bilancio delle imprese, tuttavia, è un documento scritto con un linguaggio particolare: quello della contabil ità. Quindi, la sua redazione, lettura ed interpretazione passano attraverso la conoscenza del linguaggio contabile e delle regole di costruzione ad esso sottese. Questo capitolo affronta l’argomento su tre livelli: 1) la contabilità e il bilancio ); 2) la redazione del bilancio preventivo ; 3) i l "cruscotto direzionale": gli indici di bi lanc io L'obiettivo è quello di comprendere la logica di costruzione del bilancio, prescindendo da tutte le alchimie contabili che vi sono alla base, nel tentativo di fornire le chiavi di lettura più appropriate per una sua più corretta interpretazione. 2.1. La contabilità e il bilancio Un aspetto molto delicato del piano d'impresa è rappresentato dal passaggio dai termini descrittivi ad un «sistema di valori», cioè a cifre sulle quali ragionare concretamente. Far questo è impossibile se non si conosce la tecnica contabile; al di là di questo, una conoscenza minima di concetti quale il bilancio, la contabilità, ecc., è comunque indispensabile. Il bilancio: l'impresa in numeri Cos'è il bilancio Il «lavoro» degli amministrativi consiste nel produrre informazioni sulla vita e sullo stato di salute dell'impresa. Queste informazioni vengono prodotte «misurando» l'attività che viene svolta con un «metro» del tutto particolare, ma quanto mai efficace: la moneta. In sostanza ogni fatto di gestione viene tradotto in numeri. Chiaramente lo sforzo di «traduzione» viene posto in essere «filtrando» la realtà aziendale attraverso dei processi di semplificazione, che consentono di rappresentare in forma sintetica quanto accade nell'impresa. Il bilancio non è altro che uno dei risultati - certo il principale - di questo processo di «filtro» e di «traduzione». Esso, in concreto, è la sintesi di quelle che sono le vicende di gestione; vicende di gestione che, appunto, vengono descritte in termini «quantitativo-monetari».

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Il bilancio, in sostanza, è uno strumento di interp retazione sintetica dei comportamenti aziendali, un modello delle vicen de di gestione racchiuse in chiave simbolica. Lo stato patrimoniale: uno schema fonti/impieghi Iniziamo con lo stato patrimoniale e vediamo cosa cerca di raccontarci. Che cosa fa un imprenditore di solito? Prende del denaro, in parte suo ed in parte di altri, e lo utilizza per effettuare degli investimenti. Il momento fondamentale di questo primo passo dell'attività di impresa è dunque rappresentato da questo accumulo di capitale, che può essere osservato sotto due punti di vista: quello della sua «raccolta» e quello del suo «utilizzo».

Il momento base è il cumulo di capitale. Praticamente, lo stato patrimoniale cosa dice? Come viene investito il denaro Da dove viene il denaro

Stato patrimoniale

Attività Passività

Impianti Debiti vs banche Immobili Debiti vs fornitori Merci Debiti vs dipendenti Cassa e banca Crediti vs clienti

CAPITALE NETTO Fa vedere, da una parte, da dove viene questo denaro. E' ovvio che vi troveremo in parte debiti e in parte denaro dell'imprenditore, ovvero i mezzi propri (o capitale netto ). Quindi il lato di destra, la sezione del passivo risponde alla seguente domanda: da dove viene il denaro che l'imprenditore ha a sua disposizione? Ci dobbiamo chiedere, poi, come il nostro imprenditore abbia investito il denaro raccolto. A questa seconda domanda - come è investito il denaro - risponde, pertanto, la sezione dell'attivo dello stato patrimoniale. Vi troveremo merci, impianti, ma anche crediti e disponibilità di contanti. Lo stato patrimoniale ci dice, in sostanza, quali siano le fonti finanziarie a disposizione e come sono stati impiegati i capitali raccolti. E', in altre parole, una « fotograf ia is tantanea » d i que l le che sono, in un determinato momento, le risorse a disposizione dell'impresa per la gesione futura. E' un po' «il punto di partenza dell'attività dell'anno prossimo». Più in dettaglio, lo stato patrimoniale raccoglie, tecnicamente, le attività, le passività e il capitale netto. Le attività esprimono investimenti o «impieghi di risorse» e sono rappresentate da:

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• I valori finanziari attivi (crediti verso clienti, cassa, conti correnti bancari attivi, ecc.);

• valori economici relativi a beni acquistati (costi) ma non ancora interamente utilizzati (impianti, rimanenze di prodotti, ecc.).

Le passività esprimono finanziamenti o «fonti di risorse» esterne e consistono in: • valori finanziari passivi (debiti verso fornitori, finanziamenti bancari, ecc.);

(Ai fini civilistici e fiscali al 31 dicembre, per la maggior parte delle aziende). • valori economici relativi a ricavi già conseguiti ma che interessano anche

gli anni futuri.

Normalmente le attività sono superiori alle passività e la loro differenza costituisce il cosiddetto «capitale proprio» dell'azienda, detto anche «capitale netto» , che va annotato sotto il totale delle passività. Esso esprime, come già visto, i finanziamenti di proprietà dell'imprenditore. Se l'azienda è in passivo la differenza tra il totale delle passività e il totale delle attività costituisce il cosiddetto «deficit patrimoniale» , che va annotato sotto il totale delle attività. Nel caso in cui l'azienda sia costituita in forma societaria, il capitale proprio può essere suddiviso in: • capitale sociale dell'impresa, costituito dalle risorse messe a disposizione

dell'azienda dai soci; • fondi di riserva , che derivano da utili conseguiti ma non distribuiti tra i soci; • utile di esercizio (detto anche reddito ) 2 che eventualmente si realizza, e

che costituisce un'ulteriore fonte di finanziamento (fino a che non venga distribuito tra i soci).

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La rappresentazione tradizionale dello stato patrimoniale è la seguente Stato patrimoniale ______________________________________________________________________ ATTIVITÀ PASSIVITÀ ______________________________________________________________________ Cassa Banche c/c attivi Crediti verso clienti Crediti vari Rimanenze finali di magazzino Terreni Fabbricati Impianti e macchinari Mobili Brevetti Marchi

5 | Banche c/c passivi 40 | Debiti verso fornitori

220 | Debiti vari 75 | Mutui passivi

320 | Fondo svalutazione crediti 140 | Fondo imposte 700| 700| 150| 60| 40| Fondo T.F.R.

| | | Fondo ammort. fabbricati | Fondo ammort. imp. e macch. | Fondo ammort. mobili

450 120 100 500 10

110 130 250 400 70

|_________________________________ | Totale passività 2140 |_________________________________ | Capitale proprio: | Capitale sociale 150 | Fondi di riserva 50 | Utile di esercizio 110

_______________________________________________________________________ Totale attività 2 4 5 0 | TOTALE A PAREGGIO 2450 _______________________________________________________________________ Vediamo ora, con maggior dettaglio, le voci contenute nello stato patrimoniale (dette tecnicamente «poste»). Attività • Cassa e banche c/c attivi: rappresentano l'insieme dei mezzi liquidi a

disposizione dell'azienda. • Crediti verso clienti: sono crediti relativi ad operazioni di vendita che non

sono state ancora regolate: si tratta cioè di somme da incassare. Possono essere rappresentati da cambiali, e in tal caso avremo il conto «Cambiali attive».

• Crediti diversi: sono crediti di varia natura (verso l'Erario, i dipendenti, ecc). • Rimanenze finali di magazzino: si tratta di investimenti in attesa di realizzo

figurano anche nella sezione ricavi del conto economico.

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• Terreni, fabbricati, impianti, macchinari, mobili, arredi, automezzi: rappresentano le cosiddette immobilizzazioni materiali: sono beni che daranno la loro utilità in più esercizi. Quindi il loro costo deve essere ripartito tra i vari periodi in cui saranno utilizzati, con un procedimento detto di «ammortamento economico».

• Brevetti e marchi: sono immobilizzazioni immateriali: anche il loro costo

deve essere suddiviso in più esercizi. Passività Banche c/c passivi: sono i debiti verso le banche per finanziamenti ottenuti (a breve termine). Debiti verso fornitori: sono debiti verso i fornitori relativi ad operazioni d'acquisto effettuate, ma non ancora regolate. Nel caso in cui siano rappresentati da cambiali, troveremo il conto «Cambiali passive». Debiti diversi: sono debiti dell'azienda verso vari soggetti (Erario, istituti previdenziali, ecc.). Mutui passivi: si tratta di finanziamenti a medio-lungo termine ottenuti da banche o altri istituti di finanziamento. Fondo svalutazione crediti: corregge i l valore nominale dei credit i in previsione di rischi di insolvenza. Si incrementa con le quote che annualmente vengono destinate a tale scopo nel conto economico. Fondo imposte: rappresenta il debito per imposte ancora da versare. Tale voce è collegata con quella «Imposte sul reddito» figurante nel conto economico. Fondo T.F.R. (Trattamento Fine Rapporto): è il debito totale accumulato dall'impresa verso i dipendenti per indennità di liquidazione. Nasce dalla somma delle quote maturate nell'esercizio attuale e in quelli precedenti. Fondi ammortamento: è una voce che rettifica il costo delle immobilizzazioni per la perdita di valore che esse subiscono col tempo, a causa del logorio fisico e del superamento tecnologico. Il suo valore è dato dalla somma delle quote di ammortamento calcolate anno per anno. Il Conto Economico: diamo un «valore» agli «attori» della gestione Al 1˚ gennaio lo stato patrimoniale ci fa vedere quali sono le risorse (investimenti) e i vincoli (finanziamenti di terzi) che ci troviamo di fronte. Il nostro imprenditore, poi, con quanto si trova a disposizione, inizierà la sua attività. Infatti l'imprenditore non ha posto in essere questi investimenti tanto per fare ma perché ha intenzione di utilizzarli - e quindi di «consumarli» - per ottenere determinati risultati. E le vicende di gestione, quello che accade durante l'anno, ce le racconta il conto economico, cioè il secondo prospetto di bilancio.

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Quali sono gli «attori» dell'attività di gestione dal nostro punto di vista? Sono due: • le risorse che vengono consumate, che noi esprimiamo in valore (da un

lato, infatti, il conto economico evidenzia quale sia il valore delle risorse che abbiamo consumato nel corso dell'esercizio; quali sono, appunto, i «costi di esercizio»);

• i risultati che si riescono ad ottenere combinando insieme le risorse consumate,

e che noi valorizziamo (e mettiamo nell'altro lato del conto economico: il valore dei risultati ottenuti è rappresentato, appunto, dai «ricavi di esercizio»).

Cosa è stato consumato? e per cosa ottenere ?

Conto economico

Costi: Ricavi:

valore valore delle dei

risorse risultati consumate ottenuti

Chiaramente se i risultati ottenuti sono, in termine di valore, maggiori dei costi avremo un utile, altrimenti una perdita. Se ora ci spostiamo sull'asse dei tempi dal 1˚ gennaio al 31 dicembre, vediamo che: • si parte con un certo stato del patrimonio (che sarà composto da attivo, passivo e netto); • poi nel corso dell'anno effettuiamo un'attività di gestione che ci viene raccontata, in termini di consumi di risorse e di risultati ottenuti, dal nostro conto economico; • e, infine, si arriva ad un nuovo stato del capitale che sarà diverso in termini di ricchezza netta (e di qualità e quantità dell'attivo e passivo) rispetto a quello redatto il 1˚ gennaio; ciò in quanto la gestione ha prodotto un certo risultato, modificando di conseguenza la composizione dell'intero capitale di funzionamento. Quindi il bilancio al 31 dicembre - composto appunto da stato patrimoniale e conto economico - ci dice come abbiamo lavorato nei 12 mesi precedenti, e ciò che abbiamo a disposizione per gli anni futuri. Fra i due prospetti di bilancio, pertanto, il più orientato al futuro è lo stato patrimoniale. Il conto economico, invece, raccoglie risorse consumate e ricavi conseguiti, cioè costi e ricavi «morti».

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Ci racconta quello che è successo, non ciò che succederà (anche se noi possiamo comunque estrapolare da esso dei dati per avere qualche indicazione sul futuro). Come si è già fatto per lo stato patrimoniale vediamo ora in modo più analitico le voci o «poste» che rientrano nel conto economico, anch'esso visto nella sua impostazione tradizionale . Conto economico _________________________________________________________________ Costi Ricavi _______________________________________________________________________

Rimanenze iniziali di magazzino Costi di acquisto Costi del personale Spese generali Spese per prestaz. servizi Oneri finanziari Ammortamenti Quota Fondo T.F.R. Quota Fondo svalutazione crediti Minusvalenze e oneri straordinari Oneri diversi Resi su vendite Abbuoni e sconti passivi Imposte sul reddito Totale costi Utile di esercizio 8

300 Ricavi di vendita 1100 Proventi vari 630 Proventi finanziari 160 Plusvalenze e proventi

straordinari 110 Resi su acquisti 150 Abbuoni e sconti attivi 155 Rimanenze finali

15 di magazzino 10 10 totale r icavi

10 20 5

80 2745

8

2370 25 20 10 5 3

320

2753

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In dettaglio le principali voci che compongono il conto economico sono le seguenti. Costi • Rimanenze iniziali di magazzino : si tratta delle giacenze (merci, prodotti

finiti, semilavorati, prodotti in corso di lavorazione, materie prime, imballaggi, scorte di consumo) esistenti in magazzino all'inizio dell'esercizio; come precisato, sono costi ereditati dall'anno precedente.

• Costi di acquisto : riguardano le merci, gli imballaggi, le scorte di consumo, i semilavorati acquistati nell'esercizio.

• Costi del personale : sono i costi sostenuti per salari e stipendi corrisposti ai dipendenti, comprensivi dei contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro.

• Spese generali : sono i costi sostenuti per prestazioni di servizi in genere: spese postali, cancelleria, utenze varie (telefono, luce, ecc.), assicurazioni, trasporti, consulenze, pubblicità, ecc.

• Oneri finanziari : sono gli interessi passivi che maturano su debiti di diversa natura: verso le banche, verso i fornitori, ecc.

• Ammortamenti : rappresentano la quota del costo d'acquisto di alcuni beni aziendali che si fa incidere sul reddito dell'esercizio. I beni sono costituiti dai cosiddetti «investimenti pluriennali» (edifici, impianti, mobili, ecc.), che daranno il loro contributo alla produzione per periodi superiori a un anno. L'ammortamento rappresenta la parte di tali beni consumata nell'anno. Accantonamenti nei «Fondi spese future» e nei «Fondi rischi»: rappresentano quote di costi che si fanno pesare sul reddito d'esercizio in previsione di eventi che accadranno (sicuramente o probabilmente) nel futuro. S ricordano:

• quota Fondo T.F.R . (Trattamento Fine Rapporto): rappresenta la quota di costo per indennità di liquidazione maturata nell'esercizio;

• quota Fondo svalutazione crediti : è un costo presunto che si fa gravare prudenzialmente sul reddito di esercizio, in previsione di eventuali insolvenze dei clienti.

• Minusvalenze e oneri straordinari : si tratta di costi legati a fatti straordinari di gestione (vendita di un impianto a prezzo inferiore al suo valore, furti dalla cassa, danni provocati da incendi o calamità naturali, ecc.).

• Oneri diversi : si tratta di costi di natura accessoria o patrimoniale. • Resi su vendite : si tratta di valori derivanti da restituzioni di merci vendute

(materie prime, prodotti). Essi correggono indirettamente i ricavi delle vendite. • Abbuoni e sconti passivi : costituiscono riduzioni dei prezzi di vendita

riscossi dai clienti. • Imposte sul reddito : sono le imposte (già versate o ancora da versare) che

colpiscono il reddito conseguito nell'esercizio. Le imposte ancora da versare, come richiesto dalla normativa fiscale, verranno pagate al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi.

Ricavi • Ricavi di vendita: rappresentano il fatturato relativo ai beni o servizi venduti

in corso d'esercizio. • Proventi vari: rappresentano rendite di i varia natura (accessoria

patrimoniale): ne sono un esempio i «fitti attivi», cioè i canoni di affitto di beni

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concessi in locazione. • Proventi finanziari: sono gli interessi attivi maturati sui conti correnti

bancari e postali o sui crediti (verso clienti o soggetti diversi). • Plusvalenze e proventi straordinari : si tratta di r icavi legati a fatt i

eccezionali di gestione (la vendita di un impianto a prezzo superiore al suo valore, un debito che cade in prescrizione senza essere stato pagato, ecc.).

• Resi su acquisti: si tratta di valori derivanti da restituzioni di merci e materie prime acquistate dai fornitori. Essi correggono indirettamente i costi degli acquisti.

• Abbuoni e sconti attivi: costituiscono riduzioni dei prezzi di acquisto pagati ai fornitori.

• Rimanenze finali di magazzino: sono le giacenze di merci, prodotti, ecc. esistenti in magazzino al termine del periodo amministrativo. La rimanenza finale di un anno costituisce la rimanenza iniziale dell'anno successivo.

La determinazione del valore della rimanenza di magazzino è di fondamentale importanza per il calcolo del reddito derivante dalla compravendita dei prodotti. Per rendercene conto consideriamo il seguente esempio. Supponiamo che l'azienda: • abbia acquistato tre prodotti a 100 Euro l'uno; • ne abbia venduto uno a 200 Euro. Il totale dei costi di acquisto dell'anno è pari a 300 Euro, mentre il totale dei ricavi ammonta a 200 Euro. La semplice differenza di tali costi e ricavi evidenzierebbe una perdita di 100 Euro. Questa conclusione è sbagliata, perché nasce dal confronto fra dati non omogenei. Sull'unico prodotto venduto l'azienda ha guadagnato in realtà 100 Euro. I due prodotti in rimanenza a fine anno non sono ancora stati utilizzati: dunque il loro costo non deve essere considerato nel calcolo del reddito dell'esercizio, ma rinviato all'esercizio successivo. La rettifica del costo dei prodotti acquistati non deve però avvenire direttamente: il totale dei costi d'acquisto deve figurare chiaramente in bilancio. La correzione allora si effettua inserendo come ricavo, anche se non si tratta propriamente di un ricavo, il valore di costo delle rimanenze. E' chiaro quindi che più alto è il valore attribuito alle rimanenze, più elevato è l'utile conseguito.

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2.2.La contabilità generale Non è possibile redigere il bilancio, ed in particolare il conto economico, senza tenere la contabilità. La contabilità generale è un sistema di registrazione delle vicende aziendali. In particolare permette di tenere memoria di tutti i rapporti di scambio (vendite, acquisti, incassi, pagamenti, ecc.) fra l'azienda e l'ambiente esterno. Scopo della contabilità generale è quello di arrivare al bilancio di esercizio, e quindi di misurare: • il reddito prodotto dall'azienda ogni anno, ossia il guadagno o la perdita

derivanti dallo svolgimento della gestione; • il capitale a disposizione, ovvero il complesso degli investimenti in un dato

momento da un lato, e l'insieme dei finanziamenti (debiti e mezzi propri) dall'altro.

La partita doppia La contabilità generale è tenuta con il metodo della partita doppia. Esso richiede che i fatti aziendali siano esaminati sotto due aspetti: • l'aspetto finanziario; • l'aspetto economico. Nell' aspetto finanziario si osservano le operazioni di gestione in termini di entrate ed uscite di moneta che esse provocano. Tali movimenti possono essere in denaro contante o rappresentati temporaneamente dal formarsi di crediti e debiti. Questi non sono altro che movimenti di denaro contante spostati nel tempo. Nell'aspetto economico l'attenzione è rivolta ai valori degli elementi chiave del processo produttivo: fattori produttivi e prodotti. Si indicano come costi i valori dei fattori produttivi acquistati e come ricavi i valori dei prodotti venduti. L'aspetto economico rappresenta, per così dire, la causale, la motivazione in senso produttivo, dei movimenti monetari. Per la registrazione dei suddetti aspetti delle operazioni aziendali la contabilità generale utilizza particolari tabelle dette conti. I conti si distinguono, pertanto, in due grandi classi: conti finanziari e conti economici. I primi raccolgono i valori di entrate, uscite, debiti e crediti. I secondi quelli dei costi e dei ricavi. Così, ad esempio, il conto «cassa» indicherà il valore dei movimenti di denaro contante derivante dalle operazioni di gestione; il conto «fornitori» i valori di debito che l'impresa ha verso i propri fornitori; il conto «impianti» il valore del fattore produttivo impianti; il conto «merci c/vendite» il valore dei prodotti venduti. La tenuta delle scritture secondo il metodo della partita doppia richiede che le rilevazioni contabili vengano redatte in due appositi registri: • libro giornale; • libro mastro. Nel libro giornale vengono annotati, giorno per giorno, i movimenti contabili relativi ad ogni singola operazione di gestione. Nel libro mastro sono raccolti i prospetti relativi a tutti i conti impiegati dall'impresa. In esso vengono dunque riportati i movimenti dei conti, corrispondenti alle registrazioni del libro giornale. Se l'attività dell'impresa non richiede l'impiego di molti conti, le scritture contabili in partita doppia possono essere redatte utilizzando un unico registro chiamato «giornalmastro», il quale costituisce una sorta di fusione dei due libri sopra

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indicati. Dalla contabilità al bilancio: un passaggio delicat o Al 31 dicembre l'impresa deve «tirare le fila» delle rilevazioni contabili, al fine di determinare il reddito prodotto dalla gestione ed evidenziare il capitale utilizzato a questo scopo. Il reddito è indubbiamente la grandezza «più importante». La sua determinazione, sulla base dei valori raccolti nei conti, non è tuttavia immediata. Vediamo il perché, riflettendo su alcuni esempi. Durante l'anno l'imprenditore acquista un impianto per l'importo di centomila Euro. Contabilmente ciò darà luogo ad un movimento finanziario (esborso) da un lato e ad un costo dall'altro. Tuttavia il costo sostenuto per l'impianto non può essere considerato interamente come costo dell'anno. L'impianto, infatti, verrà utilizzato come mezzo di produzione per diversi anni. Il suo costo, dunque, deve essere suddiviso fra i vari anni in cui l'impianto è utilizzato, e pertanto considerato solo in parte «di competenza» dell'esercizio. Supponiamo che l'azienda abbia dei dipendenti. Quando essi cesseranno il rapporto di lavoro, l'azienda sarà tenuta per legge a versare loro la «liquidazione». Quest'ultima costituisce evidentemente un costo per l'impresa. L'esborso finanziario corrispondente a tale costo avviene nell'anno in cui cessa il rapporto di lavoro. Tuttavia tale costo non può essere considerato tutto di competenza dell'anno in cui si manifesterà: per quote, esso appartiene anche agli anni precedenti. Come è noto infatti, l'importo della liquidazione dipende dalla durata del rapporto di lavoro: matura cioè periodo per periodo. Al termine di ogni anno, allora, l'impresa deve conteggiare fra i propri costi la quota di costo per liquidazione maturata, anche se ancora non ha comportato esborsi finanziari. Cosa ci dicono questi esempi? • Alcuni costi ed alcuni ricavi che hanno avuto manifestazione finanziaria sono

eccedenti rispetto a quanto compete all'anno. Essi devono quindi essere decurtati, ripartendoli fra gli anni di competenza: questa operazione è detta «rettifica».

• Alcuni costi, pur non essendo stati sostenuti durante l'anno, devono essere inclusi tra i costi dell'anno; ugualmente alcuni ricavi devono essere inclusi tra i ricavi dell'anno, pur non essendo stati conseguiti in tale periodo: questa operazione è detta «integrazione».

Considerazione : il reddito non si può determinare come semplice somma algebrica dei ricavi e dei costi rilevati durante l'anno, né tanto meno come differenza tra entrate e uscite verificatesi nell'anno. Le operazioni di rettifica e di integrazione sono di fondamentale importanza per costruire correttamente il conto economico e lo stato patrimoniale che formano il bilancio dell'impresa.

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«Ripensare» il bilancio Contabilità, bilancio, ecc. ci si potrebbe chiedere a che cosa servono? Certo! Il bilancio non è, come credono alcuni, una pura formalità amministrativa. Un bi lancio ben fatto è una radiografia: consente d i control lare l o «stato di salute» dell'azienda. Ma perché ciò sia possibile, i prospetti di bilancio devono essere rielaborati in modo da renderli più utili ai fini di analisi della gestione. 2.3 Lo stato patrimoniale riclassificato Lo stato patrimoniale riclassificato fornisce un'adeguata rappresentazione degli impieghi (attività) e delle fonti di capitale (passività) dell'impresa. Il criterio seguito per ripartire i valori dello stato patrimoniale è quello finanziario, che si basa sulla velocità di trasformazione in denaro (incassi-pagamenti) dei diversi valori. Seguendo questo criterio, le attività sono riordinate in modo da esprimere le diverse forme di investimento; le passività ed il netto sono riordinati in modo da evidenziare le varie fonti da cui si sono attinti i finanziamenti. In particolare, le attività sono ripartite in due grandi classi: • attività correnti (o capitale circolante lordo); • attività immobilizzate (o capitale fisso). Le prime esprimono investimenti destinati a ritornare in moneta in tempi brevi; le seconde, l'entità degli investimenti durevoli. All'interno delle due classi si possono poi eventualmente operare ulteriori suddivisioni e raggruppamenti. I valori delle passività e del netto sono suddivisi nelle seguenti classi: • passività correnti (o a breve termine); • passività consolidate (o a lungo termine); • capitale netto (o proprio). Le prime indicano il complesso dei debiti a breve scadenza; le seconde, quello dei debiti a medio -lungo termine. La riclassificazione di alcune poste dello stato patrimoniale merita comunque di essere puntualizzata. • Le poste rettificative dell'attivo, quali il fondo ammortamento, il fondo

svalutazione crediti, ecc., sono portate direttamente in detrazione delle poste attive alle quali si riferiscono; per cui gli impianti sono al netto dei rispettivi fondi ammortamento.

• Le giacenze di magazzino sono considerate attività correnti. • I debiti a medio- lungo termine, oggetto di rimborso secondo rate periodiche,

vanno distinti in due quote: - le rate che scadono entro un anno; - le rate restanti. Le prime devono essere incluse fra le passività correnti.

• Considerazioni analoghe valgono per i fondi spese future. Ove possibile, occorre distinguere le quote che avranno presumibilmente manifestazione nell'anno successivo dalle altre di più lontana scadenza.

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La tavola seguente r iassume ed esemplif ica quanto sopra, offrendo una rielaborazione dello stato patrimoniale già visto in precedenza. Stato patrimoniale riclassificato ______________________________________________________________________ INVESTIMENTI FINANZIAMENTI ______________________________________________________________________ Attività correnti Liquidità immediate: Cassa Banche c/c attivi Liquidità differite: Crediti netti verso clienti Crediti vari a breve Rimanenze: Materie prime Semilavorati Prodotti finiti Attività immobilizzate Immobilizzazioni materiali nette: Terreni Fabbricati Impianti e macchinari Arredamenti Immobilizzazioni immateriali: Brevetti Marchi Totale impieghi 1 7 2 0

| Passività correnti | | Debiti verso fornitori

5 | Banche c/c passivi 40 | Debiti vari a breve

| Fondo imposte correnti | Parte corrente mutui passivi

210 | 75 | Passività consolidate

| | Mutui passivi

60 | Fondo T.F.R. 130 | 130 | TOTALE FONTI ESTERNE

| | Capitale netto | | Capitale sociale

140 | Fondi di riserva 450 | Utile di esercizio 300 | 80 | TOTALE FONTI INTERNE

| 60 | 40 |

Totale fonti 1720

120 450 100 110 50

450 130

1410 150 50

110 310

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Il conto economico riclassificato Il conto economico da noi presentato evidenzia solo il risultato della gestione complessivamente svolta (utile o perdita di esercizio). E' però utile conoscere anche i risultati della gestione ordinaria (o corrente), distinti da quelli della gestione straordinaria.La gestione ordinaria (o corrente) comprende tutte le normali operazioni e si articola, a sua volta, in: • gestione caratteristica, da cui derivano costi e ricavi relativi all'attività tipica

dell'azienda; • gestione accessorio-patrimoniale, che comporta costi e ricavi dovuti alle attività

accessorie rispetto all'attività tipica; • gestione finanziaria, da cui dipendono gli oneri dovuti al governo dei mezzi

monetari. La gestione straordinaria comprende costi e ricavi che derivano da fenomeni di carattere episodico. Esempi di tali costi sono i furti, gli incendi, ecc.; esempi di ricavi straordinari sono le vendite di «cespiti ammortizzabili» come macchinari, impianti, ecc. E' chiaro che è diverso ricevere un utile dalla gestione ordinaria o dalla gestione straordinaria: nel secondo caso è improbabile che l'utile si ripeta l'anno successivo! Per questo dobbiamo conoscere, distintamente: 1) il reddito operativo, ossia quello prodotto dalla gestione caratteristica; 2) il reddito prodotto dalla gestione ordinaria; 3) il reddito prodotto dalla gestione straordinaria. Non esiste uno schema di riclassificazione unico. Si offre qui di seguito una rielaborazione del conto economico, ottenuta utilizzando la configurazione detta «a valore aggiunto». Essa evidenzia un ulteriore risultato intermedio rispetto a quelli già menzionati: il valore aggiunto. Questo viene calcolato come differenza tra il valore della produzione ottenuta nell'esercizio ed il costo dei fattori produttivi (materie prime e servizi) acquisiti all'esterno ed impiegati per ottenere quella produzione. La sua determinazione consente di valutare quanto valore l'impresa, attraverso i propri processi produttivi, è riuscita ad aggiungere alle risorse comprate da altri soggetti.

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Conto economico riclassificato «a valore aggiunto» _________________________________________________________ Ricavi vendita prodotti 2370 - Abbuoni e sconti passivi 5 - Resi su vendite 20 = _________________________________________________________ Ricavi netti di vendita (produzione venduta) 2345 - Rimanenze iniziali semilavorati 100 + Rimanenze finali semilavorati 130 - Rimanenze iniziali prodotti finiti 120 + Rimanenze finali prodotti finiti 130 = _________________________________________________________ Produzione ottenuta nell'esercizio 2385 - Consumi materie prime (rimanenze iniziali materie prime 80 + acquisti materie prime 1100 - rimanenze finali materie prime 60 - sconti e abbuoni attivi 3 - resi su acquisti 5) 1112 - Spese generali e per prestazioni di servizi 270 = _________________________________________________________ Valore aggiunto 1003 - Costo del personale 630 - Quota Fondo T.F.R. 15 - Ammortamenti 155 - Quota Fondo svalutazione crediti 10 = _________________________________________________________ Reddito operativo caratteristico 193 - Oneri diversi (di tipo accessorio e patrimoniale) 10 - Proventi vari (di tipo accessorio e patrimoniale) 25 + Oneri finanziari 150 - Proventi finanziari 20 = _________________________________________________________ Reddito della gestione ordinaria 78 Proventi straordinari 10 + Costi straordinari = _________________________________________________________ Reddito al lordo delle imposte 88 - Imposte sul reddito 80 = _________________________________________________________ Reddito netto di esercizio 8 _________________________________________________________ Il conto economico può essere «ristrutturato» anche in modo diverso: ad esempio «a margine di contribuzione» .

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Va altresì ricordato che in termini gestionali è necessario determinare i «punto di pareggio», la soglia critica cioè di produzione e vendita da superare se vogliamo sperare di guadagnare qualcosa. Per determinare questa soglia è necessario distinguere i costi in fissi e variabili. Ecco allora l'utilità di un conto economico che non solo individui il reddito operativo - il quale resta comunque il fulcro di ogni conto economico riclassificato - ma che sappia anche separare i costi in relazione al loro grado di variabilità. Attraverso un tale conto economico, il calcolo del punto di pareggio sarà possibile. Anche se estremamente utile, il conto economico a margine di contribuzione non è di facile costruzione. E questo perché non è facile distinguere in modo esatto i costi variabili dai costi fissi. Occorre pertanto «arrangiarci», sempre ovviamente nei limiti della ragionevolezza. A tal fine possiamo pensare di considerare fisse le seguenti voci di costo: • salari e stipendi; • ammortamenti; • fitti, canoni, ecc.; • spese generali e di amministrazione, pubblicità, formazione, ricerca e sviluppo Tutti i restanti costi li potremo considerare sostanzialmente variabili. Si badi bene comunque: il conto economico a margine di contribuzione non è «migliore» del modello a valore aggiunto. Ogni modello offre informazioni per rispondere a domande diverse. • Evidenziando il margine di contribuzione si punta l'indice sul «fatturato

critico». E' comprensibile quanto sia importante per un aspirante imprenditore conoscere tale soglia.

• Evidenziando il valore aggiunto , invece, si pone in evidenza la differenza di

valore che esiste fra il «pane» e la «farina» con cui è fatto quel pane. Il pane infatti è prodotto con la farina, ma se è fatto bene ha un valore superiore a quello della farina. Quindi, quanto più valore riusciamo ad aggiungere alle materie - la farina - e ai servizi impiegati nella produzione, tanto più saremo in grado di «coprire» tutti gli altri costi che comunque la produzione comporta, e assicurarci un congruo profitto. Al contrario se il nostro pane vale meno (o poco più) della farina con cui è fatto... Perciò ogni imprenditore deve conoscere bene anche quanto valore aggiunto è in grado di creare.

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2.4 LE INTERPRETAZIONI E LE NORME DEL BILANCIO Per comprender al meglio il legame tra i dati contabili, la loro rappresentazione analitica e potere effettuare le analisi necessarie per comprender le dinamiche della gestione aziendale e i relativi risultati è opportuno ricordare alcuni concetti base. In termini essenziali possiamo definire il Bilancio d’esercizio un documento formale nel quale, ricorrendo ad apposite metodologie di calcolo e di rappresentazione,si descrivono i risultati economici a cui ha condotto la gestione

Si riflette nel

Capacità di lettura potenziata lettura Metodologie di analisi analisi

Altri concetti da ricordare sono la definizione di Capitale di funzionamento come l’insieme organico di risorse dato da: � fonti di finanziamento utilizzate nella gestione (capitale proprio e di terzi) � investimenti che sono stati attuati impiegando tali fonti Nella pratica amministrativa il Capitale di funzionamento è anche denominato patrimonio, mentre gli investimenti sono definiti impieghi o attività, il capitale di terzi passività e al capitale proprio ci si riferisce parlando solitamente di capitale netto. Il Reddito di esercizio è l’incremento (utile d’esercizio) o il decremento (perdita di esercizio) che il capitale netto subisce per effetto della gestione svoltasi in un determinato periodo amministrativo (esercizio che è solitamente l’anno solare) I flussi finanziari sono le variazioni di quelle attività e di quelle passività che determinano il livello di Autonomia finanziaria corrente dell’impresa. Le parti che compongono il bilancio rappresentano in realtà la sintesi dei concetti di cui sopra per cui Il conto economico descrive come si sia generato il reddito di esercizio (utile o perdita) lo stato patrimoniale illustra quali siano e in che cosa consistano le attività, passività e il capitale netto il rendiconto finanziario per mezzo del quale si evidenziano come si siano generati e a quanto ammontano i flussi finanziari generati dalla gestione. Al di là degli obblighi di legge lo scopo principale del bilancio è quello di conoscere l’andamento e gli esiti della gestione..

GESTIONE

BILANCIO

INTERPRETAZIONI INFORMAZIONI

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Ne consegue che l’oggetto del bilancio consiste nel calcolo e nella rappresentazione di come si sia originato il reddito di esercizio e a quanto esso ammonti, e di come sia composto il capitale di funzionamento e quanto valga,almeno alla data cui fa riferimento il bilancio (chiusura dell’esercizio”. I DATI INFORMATIVI DEL BILANCIO Il bilancio è una fotografia periodica dello stato di un’impresa. Per analizzare la redazione di un bilancio si possono analizzare vari elementi: - � Finalità. � Composizione. � Destinatari. � Regole di redazione. � Principi di redazione. FINALITÀ : La finalità è la realizzazione di una costruzione intellettuale di derivazione contabile per la rappresentazione chiara e corretta della realtà aziendale sotto il profilo patrimoniale, finanziario ed economico. Come profilo patrimoniale si intende la contrapposizione tra ATTIVITÀ e PASSIVITÀ – PATRIMONIO NETTO. Come profilo economico si intende la contrapposizione tra i COSTI ed i RICAVI. Il profilo finanziario si ricava, invece, dalla lettura dei documenti che compongono il bilancio d’esercizio. MODELLO : Il modello del bilancio dell’esercizio è un sistema di valori ordinato al calcolo del reddito d’esercizio e del derivato capitale di funzionamento. Il bilancio è composto da: - Sottosistema contabile del reddito (Conto Economico). - Sottosistema contabile del patrimonio (Stato Patrimoniale). - Sottosistema integrativo ed esplicativo (Nota Integrativa). Nel sottosistema contabile del reddito (ovvero il Conto Economico) vengono poste le fonti di finanziamento indirette (ovvero i ricavi) e gli impieghi consumati in un certo periodo di tempo (schema obbligatorio di Conto Economico previsto dall’art. 2425 del Codice Civile). Nel sottosistema contabile del patrimonio (ovvero lo Stato Patrimoniale) vengono poste le fonti di finanziamento dirette e gli impieghi esistenti (ovvero quelli non consumati) in un certo istante, ossia quello terminale del periodo di osservazione (schema obbligatorio di Stato Patrimoniale previsto dall’art. 2424 del Codice Civile). Il sottosistema integrativo ed esplicativo (ovvero la Nota Integrativa) integra ed esplicita il contenuto dei prospetti numerico- tabellari dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico (contenuto obbligatorio previsto dall’art. 2427 del Codice Civile). DESTINATAR I: I destinatari del bilancio sono tutti coloro che hanno un interesse nei confronti dell’impresa (ovvero gli Stakeholders). I destinatari / utilizzatori del bilancio potranno essere: - Interni (soci, amministratori, dipendenti). - Esterni. Il bilancio deve soddisfare le attese minime di informazioni di tutti i soggetti interessati. REGOLE DI REDAZIONE : Le regole di redazione si suddividono in:

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� Regole contabili; sono individuate dalla ragioneria e dall’economia aziendale.

� Principi contabili; sono individuati dalle professioni contabili (nazionali ed internazionali).

� Norme di legge;

sono contenute nel Codice Civile. Norme di legge di carattere tributario. Giurisprudenza. Direttive comunitarie.

� Regole di autorità di vigilanza e controllo; sono fissate dalla Consob, per le società quotate, e dalla Banca d’Italia, per le banche.

OBBLIGHI DI LEGGE Il Codice Civile agli articoli 2423 e 2435 bis stabilisce appunto degli obblighi informativi precisi ed in particolare fornisce lo schema della composizione del bilancio e le modalità con cui le singole voci vengano inserite. Si riportano le principali norme

2423. Redazione del bilancio. [2423] (*) — Gli amministratori devono redigere il bilancio di esercizio, costituito dallo stato patrimoniale, dal conto economico e dalla nota integrativa [disp. att. 111undecies].

Il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell’esercizio.

Se le informazioni richieste da specifiche disposizioni di legge non sono sufficienti a dare una rappresentazione veritiera e corretta, si devono fornire le informazioni complementari necessarie allo scopo.

Se, in casi eccezionali, l’applicazione di una disposizione degli articoli seguenti è incompatibile con la rappresentazione veritiera e corretta, la disposizione non deve essere applicata. La nota integrativa deve motivare la deroga e deve indicarne l’influenza sulla rappresentazione della situazione patrimoniale, finanziaria e del risultato economico. Gli eventuali utili derivanti dalla deroga devono essere iscritti in una riserva non distribuibile se non in misura corrispondente al valore recuperato.

Il bilancio deve essere redatto in unità di euro, senza cifre decimali, ad eccezione della nota integrativa che può essere redatta in migliaia di euro [disp. att. 223undecies, 223octiesdecies].

2423bis . Principi di redazione del bilancio [2423bis]. (*) — Nella redazione del bilancio devono

essere osservati i seguenti principi: 1) la valutazione delle voci deve essere fatta secondo prudenza e nella prospettiva della

continuazione dell’attività, nonché tenendo conto della funzione economica dell’elemento dell’attivo o del passivo considerato;

2) si possono indicare esclusivamente gli utili realizzati alla data di chiusura dell’esercizio; 3) si deve tener conto dei proventi e degli oneri di competenza dell’esercizio, indipendentemente

dalla data dell’incasso o del pagamento; 4) si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza dell’esercizio, anche se conosciuti

dopo la chiusura di questo; 5) gli elementi eterogenei ricompresi nelle singole voci devono essere valutati separatamente; 6) i criteri di valutazione non possono essere modificati da un esercizio all’altro.

Deroghe al principio enunciato nel numero 6) del comma precedente sono consentite in casi eccezionali. La nota integrativa deve motivare la deroga e indicarne l’influenza sulla rappresentazione della situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato economico (1).

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2423ter . Struttura dello stato patrimoniale e del conto economico. [2423ter] (*) — Salve le disposizioni di leggi speciali per le società che esercitano particolari attività, nello stato patrimoniale e nel conto economico devono essere iscritte separatamente, e nell’ordine indicato, le voci previste negli articoli 2424 e 2425.

Le voci precedute da numeri arabi possono essere ulteriormente suddivise, senza eliminazione della voce complessiva e dell’importo corrispondente; esse possono essere raggruppate soltanto quando il raggruppamento, a causa del loro importo, è irrilevante ai fini indicati nel secondo comma dell’articolo 2423 o quando esso favorisce la chiarezza del bilancio. In questo secondo caso la nota integrativa deve contenere distintamente le voci oggetto di raggruppamento.

Devono essere aggiunte altre voci qualora il loro contenuto non sia compreso in alcuna di quelle previste dagli articoli 2424 e 2425.

Le voci precedute da numeri arabi devono essere adattate quando lo esige la natura dell’attività esercitata.

Per ogni voce dello stato patrimoniale e del conto economico deve essere indicato l’importo della voce corrispondente dell’esercizio precedente. Se le voci non sono comparabili, quelle relative all’esercizio precedente devono essere adattate; la non comparabilità e l’adattamento o l’impossibilità di questo devono essere segnalati e commentati nella nota integrativa. SONO VIETATI I COMPENSI DI PARTITE.

2424. Contenuto dello stato patrimoniale. [2424] (*) — Lo stato patrimoniale deve essere redatto in conformità al seguente schema.

ATTIVO: A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti, con separata indicazione della parte già

richiamata. B) Immobilizzazioni, con separata indicazione di quelle concesse in locazione finanziaria: I - Immobilizzazioni immateriali:

1) costi di impianto e di ampliamento; 2) costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità; 3) diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno; 4) concessioni, licenze, marchi e diritti simili; 5) avviamento; 6) immobilizzazioni in corso e acconti; 7) altre.

Totale. II - Immobilizzazioni materiali:

1) terreni e fabbricati; 2) impianti e macchinario; 3) attrezzature industriali e commerciali; 4) altri beni; 5) immobilizzazioni in corso e acconti.

Totale. III - Immobilizzazioni finanziarie, con separata indicazione, per ciascuna voce dei crediti, degli

importi esigibili entro l’esercizio successivo: 1) partecipazioni in: a) imprese controllate; b) imprese collegate; c) imprese controllanti; d) altre imprese;

2) crediti: a) verso imprese controllate; b) verso imprese collegate; c) verso controllanti; d) verso altri;

3) altri titoli; 4) azioni proprie, con indicazione anche del valore nominale complessivo.

Totale. Totale immobilizzazioni (B);

C) Attivo circolante: I - Rimanenze:

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1) materie prime, sussidiarie e di consumo; 2) prodotti in corso di lavorazione e semilavorati; 3) lavori in corso su ordinazione; 4) prodotti finiti e merci; 5) acconti.

Totale. II - Crediti, con separata indicazione, per ciascuna voce, degli importi esigibili oltre l’esercizio

successivo: 1) verso clienti; 2) verso imprese controllate; 3) verso imprese collegate; 4) verso controllanti; 4bis) crediti tributari; 4ter) imposte anticipate; 5) verso altri.

Totale. III - Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni:

1) partecipazioni in imprese controllate; 2) partecipazioni in imprese collegate; 3) partecipazioni in imprese controllanti; 4) altre partecipazioni; 5) azioni proprie, con indicazioni anche del valore nominale complessivo; 6) altri titoli.

Totale. IV - Disponibilità liquide:

1) depositi bancari e postali; 2) assegni; 3) danaro e valori in cassa.

Totale. Totale attivo circolante (C).

D) Ratei e risconti, con separata indicazione del disaggio su prestiti. PASSIVO:

A) Patrimonio netto: I - Capitale. II - Riserva da soprapprezzo delle azioni. III - Riserve di rivalutazione. IV - Riserva legale. V - Riserve statutarie. VI - Riserva per azioni proprie in portafoglio. VII - Altre riserve, distintamente indicate. VIII - Utili (perdite) portati a nuovo. IX - Utile (perdita) dell’esercizio. Totale.

B) Fondi per rischi e oneri: 1) per trattamento di quiescenza e obblighi simili; 2) per imposte, anche differite; 3) altri. Totale.

C) Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato. D) Debiti, con separata indicazione, per ciascuna voce, degli importi esigibili oltre l’esercizio

successivo: 1) obbligazioni; 2) obbligazioni convertibili; 3) debiti verso soci per finanziamenti; 4) debiti verso banche; 5) debiti verso altri finanziatori; 6) acconti; 7) debiti verso fornitori; 8) debiti rappresentati da titoli di credito; 9) debiti verso imprese controllate;

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10) debiti verso imprese collegate; 11) debiti verso controllanti; 12) debiti tributari; 13) debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale; 14) altri debiti. Totale.

E) Ratei e risconti, con separata indicazione dell’aggio su prestiti. Se un elemento dell’attivo o del passivo ricade sotto più voci dello schema, nella nota integrativa

deve annotarsi, qualora ciò sia necessario ai fini della comprensione del bilancio, la sua appartenenza anche a voci diverse da quella nella quale è iscritto.

In calce allo stato patrimoniale devono risultare le garanzie prestate direttamente o indirettamente, distinguendosi fra fideiussioni, avalli, altre garanzie personali e garanzie reali, ed indicando separatamente, per ciascun tipo, le garanzie prestate a favore di imprese controllate e collegate, nonché di controllanti e di imprese sottoposte al controllo di queste ultime; devono inoltre risultare gli altri conti d’ordine.

È fatto salvo quanto disposto dall’articolo 2447septies con riferimento ai beni e rapporti giuridici compresi nei patrimoni destinati ad uno specifico affare ai sensi della lettera a) del primo comma dell’articolo 2447bis (1).

2424bis . Disposizioni relative a singole voci dello stato patrimoniale. [2424bis] (*) — Gli elementi patrimoniali destinati ad essere utilizzati durevolmente devono essere iscritti tra le immobilizzazioni.

Le partecipazioni in altre imprese in misura non inferiore a quelle stabilite dal terzo comma dell’articolo 2359 si presumono immobilizzazioni.

Gli accantonamenti per rischi ed oneri sono destinati soltanto a coprire perdite o debiti di natura determinata, di esistenza certa o probabile, dei quali tuttavia alla chiusura dell’esercizio sono indeterminati o l’ammontare o la data di sopravvenienza.

Nella voce: «trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato» deve essere indicato l’importo calcolato a norma dell’articolo 2120.

Le attività oggetto di contratti di compravendita con obbligo di retrocessione a termine devono essere iscritte nello stato patrimoniale del venditore.

Nella voce ratei e risconti attivi devono essere iscritti i proventi di competenza dell’esercizio esigibili in esercizi successivi, e i costi sostenuti entro la chiusura dell’esercizio ma di competenza di esercizi successivi. Nella voce ratei e risconti passivi devono essere iscritti i costi di competenza dell’esercizio esigibili in esercizi successivi e i proventi percepiti entro la chiusura dell’esercizio ma di competenza di esercizi successivi. Possono essere iscritte in tali voci soltanto quote di costi e proventi, comuni a due o più esercizi, l’entità dei quali vari in ragione del tempo (1).

2425. Contenuto del conto economico. [2425] (*) — Il conto economico deve essere redatto in conformità al seguente schema:

A) Valore della produzione: 1) ricavi delle vendite e delle prestazioni; 2) variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti; 3) variazioni dei lavori in corso su ordinazione; 4) incrementi di immobilizzazioni per lavori interni; 5) altri ricavi e proventi, con separata indicazione dei contributi in conto esercizio. Totale.

B) Costi della produzione: 6) per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci; 7) per servizi; 8) per godimento di beni di terzi; 9) per il personale:

a) salari e stipendi; b) oneri sociali; c) trattamento di fine rapporto; d) trattamento di quiescenza e simili; e) altri costi;

10) ammortamenti e svalutazioni: a) ammortamento delle immobilizzazioni immateriali; b) ammortamento delle immobilizzazioni materiali; c) altre svalutazioni delle immobilizzazioni;

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d) svalutazioni dei crediti compresi nell’attivo circolante e delle disponibilità liquide; 11) variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci; 12) accantonamenti per rischi; 13) altri accantonamenti; 14) oneri diversi di gestione. Totale.

Differenza tra valore e costi della produzione (A - B). C) Proventi e oneri finanziari: 15) proventi da partecipazioni, con separata indicazione di quelli relativi ad imprese controllate e

collegate; 16) altri proventi finanziari:

a) da crediti iscritti nelle immobilizzazioni, con separata indicazione di quelli da imprese controllate e collegate e di quelli da controllanti;

b) da titoli iscritti nelle immobilizzazioni che non costituiscono partecipazioni; c) da titoli iscritti nell’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni; d) proventi diversi dai precedenti, con separata indicazione di quelli da imprese controllate e

collegate e di quelli da controllanti; 17) interessi e altri oneri finanziari, con separata indicazione di quelli verso imprese controllate e

collegate e verso controllanti; 17bis) utili e perdite su cambi. Totale (15 + 16 – 17 + – 17bis).

D) Rettifiche di valore di attività finanziarie: 18) rivalutazioni:

a) di partecipazioni; b) di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni; c) di titoli iscritti all’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni;

19) svalutazioni: a) di partecipazioni; b) di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni; c) di titoli iscritti nell’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni.

Totale delle rettifiche (18-19). E) Proventi e oneri straordinari: 20) proventi, con separata indicazione delle plusvalenze da alienazioni i cui ricavi non sono

iscrivibili al n. 5); 21) oneri, con separata indicazione delle minusvalenze da alienazioni, i cui effetti contabili non

sono iscrivibili al n. 14), e delle imposte relative a esercizi precedenti. Totale delle partite straordinarie (20-21).

Risultato prima delle imposte (A - B + - C + - D + - E); 22) imposte sul reddito dell’esercizio, correnti, differite e anticipate; 23) utile (perdite) dell’esercizio (1).

2425bis . Iscrizione dei ricavi, proventi, costi ed oneri. [2425bis] (*) — I ricavi e i proventi, i costi e gli oneri devono essere indicati al netto dei resi, degli sconti, abbuoni e premi, nonché delle imposte direttamente connesse con la vendita dei prodotti e la prestazione dei servizi.

I ricavi e i proventi, i costi e gli oneri relativi ad operazioni in valuta devono essere determinati al cambio corrente alla data nella quale la relativa operazione è compiuta.

I proventi e gli oneri relativi ad operazioni di compravendita con obbligo di retrocessione a termine, ivi compresa la differenza tra prezzo a termine e prezzo a pronti, devono essere iscritti per le quote di competenza dell’esercizio (1). LE PLUSVALENZE DERIVANTI DA OPERAZIONI DI COMPRAVENDITA CON LOCAZIONE FINANZIARIA AL VENDITORE SONO RIPARTITE IN FUNZIONE DELLA DURATA DEL CONTRATTO DI LOCAZIONE (2).

2426. Criteri di valutazioni. [2426] (*) — Nelle valutazioni devono essere osservati i seguenti criteri:

1) le immobilizzazioni sono iscritte al costo di acquisto o di produzione. Nel costo di acquisto si computano anche i costi accessori. Il costo di produzione comprende tutti i costi direttamente imputabili al prodotto. Può comprendere anche altri costi, per la quota ragionevolmente imputabile al prodotto, relativi al periodo di fabbricazione e fino al momento dal quale il bene può essere utilizzato; con gli stessi criteri possono essere aggiunti gli oneri relativi al finanziamento della fabbricazione, interna o presso terzi;

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2) il costo delle immobilizzazioni, materiali e immateriali, la cui utilizzazione è limitata nel tempo deve essere sistematicamente ammortizzato in ogni esercizio in relazione con la loro residua possibilità di utilizzazione. Eventuali modifiche dei criteri di ammortamento e dei coefficienti applicati devono essere motivate nella nota integrativa;

3) l’immobilizzazione che, alla data della chiusura dell’esercizio, risulti durevolmente di valore inferiore a quello determinato secondo i numeri 1) e 2) deve essere iscritta a tale minore valore; questo non può essere mantenuto nei successivi bilanci se sono venuti meno i motivi della rettifica effettuata.

Per le immobilizzazioni consistenti in partecipazioni in imprese controllate o collegate che risultino iscritte per un valore superiore a quello derivante dall’applicazione del criterio di valutazione previsto dal successivo numero 4) o, se non vi sia obbligo di redigere il bilancio consolidato, al valore corrispondente alla frazione di patrimonio netto risultante dall’ultimo bilancio dell’impresa partecipata, la differenza dovrà essere motivata nella nota integrativa;

4) le immobilizzazioni consistenti in partecipazioni in imprese controllate o collegate possono essere valutate, con riferimento ad una o più tra dette imprese, anziché secondo il criterio indicato al numero 1), per un importo pari alla corrispondente frazione del patrimonio netto risultante dall’ultimo bilancio delle imprese medesime, detratti i dividendi ed operate le rettifiche richieste dai principi di redazione del bilancio consolidato nonché quelle necessarie per il rispetto dei principi indicati negli articoli 2423 e 2423bis.

Quando la partecipazione è iscritta per la prima volta in base al metodo del patrimonio netto, il costo di acquisto superiore al valore corrispondente del patrimonio netto risultante dall’ultimo bilancio dell’impresa controllata o collegata può essere iscritto nell’attivo, purché ne siano indicate le ragioni nella nota integrativa. La differenza, per la parte attribuibile a beni ammortizzabili o all’avviamento, deve essere ammortizzata.

Negli esercizi successivi le plusvalenze, derivanti dall’applicazione del metodo del patrimonio netto, rispetto al valore indicato nel bilancio dell’esercizio precedente sono iscritte in una riserva non distribuibile;

5) i costi di impianto e di ampliamento, i costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità aventi utilità pluriennale possono essere iscritti nell’attivo con il consenso, ove esistente, del collegio sindacale e devono essere ammortizzati entro un periodo non superiore a cinque anni. Fino a che l’ammortamento non è completato possono essere distribuiti dividendi solo se residuano riserve disponibili sufficienti a coprire l’ammontare dei costi non ammortizzati;

6) l’avviamento può essere iscritto nell’attivo con il consenso, ove esistente, del collegio sindacale, se acquisito a titolo oneroso, nei limiti del costo per esso sostenuto e deve essere ammortizzato entro un periodo di cinque anni.

È tuttavia consentito ammortizzare sistematicamente l’avviamento in un periodo limitato di durata superiore, purché esso non superi la durata per l’utilizzazione di questo attivo e ne sia data adeguata motivazione nella nota integrativa;

7) il disaggio su prestiti deve essere iscritto nell’attivo e ammortizzato in ogni esercizio per il periodo di durata del prestito;

8) i crediti devono essere iscritti secondo il valore presumibile di realizzazione; 8bis) le attività e le passività in valuta, ad eccezione delle immobilizzazioni, devono essere iscritte

al tasso di cambio a pronti alla data di chiusura dell’esercizio ed i relativi utili e perdite su cambi devono essere imputati al conto economico e l’eventuale utile netto deve essere accantonato in apposita riserva non distribuibile fino al realizzo. Le immobilizzazioni materiali, immateriali e quelle finanziarie, costituite da partecipazioni, rilevate al costo (1) in valuta devono essere iscritte al tasso di cambio al momento del loro acquisto o a quello inferiore alla data di chiusura dell’esercizio se la riduzione debba giudicarsi durevole;

9) le rimanenze, i titoli e le attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni sono iscritti al costo di acquisto o di produzione, calcolato secondo il numero 1), ovvero al valore di realizzazione desumibile dall’andamento del mercato, se minore; tale minor valore non può essere mantenuto nei successivi bilanci se ne sono venuti meno i motivi. I costi di distribuzione non possono essere computati nel costo di produzione;

10) il costo dei beni fungibili può essere calcolato col metodo della media ponderata o con quelli: «primo entrato, primo uscito» o: «ultimo entrato, primo uscito»; se il valore così ottenuto differisce in misura apprezzabile dai costi correnti alla chiusura dell’esercizio, la differenza deve essere indicata, per categoria di beni, nella nota integrativa;

11) i lavori in corso su ordinazione possono essere iscritti sulla base dei corrispettivi contrattuali maturati con ragionevole certezza;

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12) le attrezzature industriali e commerciali, le materie prime, sussidiarie e di consumo, possono essere iscritte nell’attivo ad un valore costante qualora siano costantemente rinnovate, e complessivamente di scarsa importanza in rapporto all’attivo di bilancio, sempreché non si abbiano variazioni sensibili nella loro entità, valore e composizione (2).

2427. Contenuto della nota integrativa. [2427] (*) — La nota integrativa deve indicare, oltre a

quanto stabilito da altre disposizioni (1): 1) i criteri applicati nella valutazione delle voci del bilancio, nelle rettifiche di valore e nella

conversione dei valori non espressi all’origine in moneta avente corso legale nello Stato; 2) i movimenti delle immobilizzazioni, specificando per ciascuna voce: il costo; le precedenti

rivalutazioni, ammortamenti e svalutazioni; le acquisizioni, gli spostamenti da una ad altra voce, le alienazioni avvenuti nell’esercizio; le rivalutazioni, gli ammortamenti e le svalutazioni effettuati nell’esercizio; il totale delle rivalutazioni riguardanti le immobilizzazioni esistenti alla chiusura dell’esercizio;

3) la composizione delle voci: «costi di impianto e di ampliamento» e: «costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità», nonché le ragioni della iscrizione ed i rispettivi criteri di ammortamento;

3bis) la misura e le motivazioni delle riduzioni di valore applicate alle immobilizzazioni materiali e (2) immateriali [di durata indeterminata] (2), facendo a tal fine esplicito riferimento al loro concorso alla futura produzione di risultati economici, alla loro prevedibile durata utile e, per quanto rilevante (2), al loro valore di mercato, segnalando altresì le differenze rispetto a quelle operate negli esercizi precedenti ed evidenziando la loro influenza sui risultati economici dell’esercizio [e sugli indicatori di redditività di cui sia stata data comunicazione] (2) (3);

4) le variazioni intervenute nella consistenza delle altre voci dell’attivo e del passivo; in particolare, per le voci del patrimonio netto, per i fondi e per il trattamento di fine rapporto, la formazione e le utilizzazioni;

5) l’elenco delle partecipazioni, possedute direttamente o per tramite di società fiduciaria o per interposta persona, in imprese controllate e collegate, indicando per ciascuna la denominazione, la sede, il capitale, l’importo del patrimonio netto, l’utile o la perdita dell’ultimo esercizio, la quota posseduta e il valore attribuito in bilancio o il corrispondente credito;

6) distintamente per ciascuna voce, l’ammontare dei crediti e dei debiti di durata residua superiore a cinque anni, e dei debiti assistiti da garanzie reali su beni sociali, con specifica indicazione della natura delle garanzie e con specifica ripartizione secondo le aree geografiche (3);

6bis) eventuali effetti significativi delle variazioni nei cambi valutari verificatesi successivamente alla chiusura dell’esercizio (4);

6ter) distintamente per ciascuna voce, l’ammontare dei crediti e dei debiti relativi ad operazioni che prevedono l’obbligo per l’acquirente di retrocessione a termine (5);

7) la composizione delle voci «ratei e risconti attivi» e «ratei e risconti passivi» e della voce «altri fondi» dello stato patrimoniale, quando il loro ammontare sia apprezzabile, nonché la composizione della voce «altre riserve».

7bis) le voci di patrimonio netto devono essere analiticamente indicate, con specificazione in appositi prospetti della loro origine, possibilità di utilizzazione e distribuibilità, nonché della loro avvenuta utilizzazione nei precedenti esercizi (6);

8) l’ammontare degli oneri finanziari imputati nell’esercizio ai valori iscritti nell’attivo dello stato patrimoniale, distintamente per ogni voce;

9) gli impegni non risultanti dallo stato patrimoniale; le notizie sulla composizione e natura di tali impegni e dei conti d’ordine, la cui conoscenza sia utile per valutare la situazione patrimoniale e finanziaria della società, specificando quelli relativi a imprese controllate, collegate, controllanti e a imprese sottoposte al controllo di queste ultime;

10) se significativa, la ripartizione dei ricavi delle vendite e delle prestazioni secondo categorie di attività e secondo aree geografiche;

11) l’ammontare dei proventi da partecipazioni, indicati nell’articolo 2425, numero 15), diversi dai dividendi;

12) la suddivisione degli interessi ed altri oneri finanziari, indicati nell’articolo 2425, n. 17), relativi a prestiti obbligazionari, a debiti verso banche, e altri;

13) la composizione delle voci: «proventi straordinari» e: «oneri straordinari» del conto economico, quando il loro ammontare sia apprezzabile;

14) un apposito prospetto contenente (7): a) la descrizione delle differenze temporanee che hanno comportato la rilevazione di imposte

differite e anticipate, specificando l’aliquota applicata e le variazioni rispetto all’esercizio precedente,

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gli importi accreditati o addebitati a conto economico oppure a patrimonio netto, le voci escluse dal computo e le relative motivazioni;

b) l’ammontare delle imposte anticipate contabilizzato in bilancio attinenti a perdite dell’esercizio o di esercizi precedenti e le motivazioni dell’iscrizione, l’ammontare non ancora contabilizzato e le motivazioni della mancata iscrizione;

15) il numero medio dei dipendenti, ripartito per categoria; 16) l’ammontare dei compensi spettanti agli amministratori ed ai sindaci, cumulativamente per

ciascuna categoria; 17) il numero e il valore nominale di ciascuna categoria di azioni della società e il numero e il

valore nominale delle nuove azioni della società sottoscritte durante l’esercizio; 18) le azioni di godimento, le obbligazioni convertibili in azioni e i titoli o valori simili emessi dalla

società, specificando il loro numero e i diritti che essi attribuiscono; 19) il numero e le caratteristiche degli altri strumenti finanziari emessi dalla società, con

l’indicazione dei diritti patrimoniali e partecipativi che conferiscono e delle principali caratteristiche delle operazioni relative;

19bis) i finanziamenti effettuati dai soci alla società, ripartiti per scadenze e con la separata indicazione di quelli con clausola di postergazione rispetto agli altri creditori;

20) i dati richiesti dal terzo comma dell’articolo 2447septies con riferimento ai patrimoni destinati ad uno specifico affare ai sensi della lettera a) del primo comma dell’articolo 2447bis;

21) i dati richiesti dall’articolo 2447decies, ottavo comma; 22) le operazioni di locazione finanziaria che comportano il trasferimento al locatario della parte

prevalente dei rischi e dei benefici inerenti ai beni che ne costituiscono oggetto, sulla base di un apposito prospetto dal quale risulti il valore attuale delle rate di canone non scadute quale determinato utilizzando tassi di interesse pari all’onere finanziario effettivo inerenti i singoli contratti, l’onere finanziario effettivo attribuibile ad essi e riferibile all’esercizio, l’ammontare complessivo al quale i beni oggetto di locazione sarebbero stati iscritti alla data di chiusura dell’esercizio qualora fossero stati considerati immobilizzazioni, con separata indicazione di ammortamenti, rettifiche e riprese di valore che sarebbero stati inerenti all’esercizio (8) (9).

2427bis. Informazioni relative al valore equo «fair value» degli strumenti finanziari. (1). — 1. Nella nota integrativa sono indicati:

1) per ciascuna categoria di strumenti finanziari derivati: a) il loro fair value; b) informazioni sulla loro entità e sulla loro natura;

2) per le immobilizzazioni finanziarie iscritte a un valore superiore al loro fair value, con esclusione delle partecipazioni in società controllate e collegate ai sensi dell’articolo 2359 e delle partecipazioni in joint venture:

a) il valore contabile e il fair value delle singole attività, o di appropriati raggruppamenti di tali attività;

b) i motivi per i quali il valore contabile non è stato ridotto, inclusa la natura degli elementi sostanziali sui quali si basa il convincimento che tale valore possa essere recuperato.

2. Ai fini dell’applicazione delle disposizioni del comma 1, sono considerati strumenti finanziari derivati anche quelli collegati a merci che conferiscono all’una o all’altra parte contraente il diritto di procedere alla liquidazione del contratto per contanti o mediante altri strumenti finanziari, ad eccezione del caso in cui si verifichino contemporaneamente le seguenti condizioni:

a) il contratto sia stato concluso e sia mantenuto per soddisfare le esigenze previste dalla società che redige il bilancio di acquisto, di vendita o di utilizzo delle merci;

b) il contratto sia stato destinato a tale scopo fin dalla sua conclusione; c) si prevede che il contratto sia eseguito mediante consegna della merce.

3. Il fair value è determinato con riferimento: a) al valore di mercato, per gli strumenti finanziari per i quali è possibile individuare facilmente un

mercato attivo; qualora il valore di mercato non sia facilmente individuabile per uno strumento, ma possa essere individuato per i suoi componenti o per uno strumento analogo, il valore di mercato può essere derivato da quello dei componenti o dello strumento analogo;

b) al valore che risulta da modelli e tecniche di valutazione generalmente accettati, per gli strumenti per i quali non sia possibile individuare facilmente un mercato attivo; tali modelli e tecniche di valutazione devono assicurare una ragionevole approssimazione al valore di mercato.

4. Il fair value non è determinato se l’applicazione dei criteri indicati al comma precedente non dà un risultato attendibile.

5. Ai fini dell’applicazione del presente articolo e dell’articolo 2428, comma 2, numero 6bis) per la definizione di strumento finanziario, di strumento finanziario derivato, di fair value e di modello e

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tecnica di valutazione generalmente accettato, si fa riferimento ai principi contabili riconosciuti in ambito internazionale e compatibili con la disciplina in materia dell’Unione europea.

2428. Relazione sulla gestione. [2428] (*) — Il bilancio deve essere corredato da una relazione

degli amministratori sulla situazione della società e sull’andamento della gestione, nel suo complesso e nei vari settori in cui essa ha operato, anche attraverso imprese controllate, con particolare riguardo ai costi, ai ricavi e agli investimenti.

Dalla relazione devono in ogni caso risultare: 1) le attività di ricerca e di sviluppo; 2) i rapporti con imprese controllate, collegate, controllanti e imprese sottoposte al controllo di

queste ultime; 3) il numero e il valore nominale sia delle azioni proprie sia delle azioni o quote di società

controllanti possedute dalla società, anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona, con l’indicazione della parte di capitale corrispondente;

4) il numero e il valore nominale sia delle azioni proprie sia delle azioni o quote di società controllanti acquistate o alienate dalla società, nel corso dell’esercizio, anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona, con l’indicazione della corrispondente parte di capitale, dei corrispettivi e dei motivi degli acquisti e delle alienazioni;

5) i fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell’esercizio; 6) l’evoluzione prevedibile della gestione.

6bis) in relazione all’uso da parte della società di strumenti finanziari e se rilevanti per la valutazione della situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato economico dell’esercizio:

a) gli obiettivi e le politiche della società in materia di gestione del rischio finanziario, compresa la politica di copertura per ciascuna principale categoria di operazioni previste;

b) l’esposizione della società al rischio di prezzo, al rischio di credito, al rischio di liquidità e al rischio di variazione dei flussi finanziari (1).

Entro tre mesi dalla fine del primo semestre dell’esercizio gli amministratori delle società con azioni quotate in mercati regolamentati devono trasmettere al collegio sindacale una relazione sull’andamento della gestione, redatta secondo i criteri stabiliti dalla Commissione nazionale per le società e la borsa con regolamento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. La relazione deve essere pubblicata nei modi e nei termini stabiliti dalla Commissione stessa con il regolamento anzidetto.

Dalla relazione deve inoltre risultare l’elenco delle sedi secondarie della società (2). 2429. Relazione dei sindaci e deposito del bilancio. [2429] (*) — Il bilancio deve essere

comunicato dagli amministratori al collegio sindacale, con la relazione, almeno trenta giorni prima di quello fissato per l’assemblea che deve discuterlo.

Il collegio sindacale deve riferire all’assemblea sui risultati dell’esercizio sociale e sull’attività svolta nell’adempimento dei propri doveri, e fare le osservazioni e le proposte in ordine al bilancio e alla sua approvazione, con particolare riferimento all’esercizio della deroga di cui all’articolo 2423, quarto comma. Analoga relazione è predisposta dal soggetto incaricato del controllo contabile.

Il bilancio, con le copie integrali dell’ultimo bilancio delle società controllate e un prospetto riepilogativo dei datti essenziali dell’ultimo bilancio delle società collegate, deve restare depositato in copia nella sede della società, insieme con le relazioni degli amministratori, dei sindaci e del soggetto incaricato del controllo contabile, durante i quindici giorni che precedono l’assemblea, e finché sia approvato. I soci possono prenderne visione.

Il deposito delle copie dell’ultimo bilancio delle società controllate prescritto dal comma precedente può essere sostituito, per quelle incluse nel consolidamento, dal deposito di un prospetto riepilogativo dei dati essenziali dell’ultimo bilancio delle medesime (1).

2435bis. Bilancio in forma abbreviata. [2435bis] (*) — Le società, che non abbiano emesso titoli negoziati in mercati regolamentati, possono redigere il bilancio in forma abbreviata quando, nel primo esercizio o, successivamente, per due esercizi consecutivi, non abbiano superato due dei seguenti limiti:

1) totale dell’attivo dello stato patrimoniale: 3.125.000 euro; 2) ricavi delle vendite e delle prestazioni: 6.250.000 euro; 3) dipendenti occupati in media durante l’esercizio: 50 unità.

Nel bilancio in forma abbreviata lo stato patrimoniale comprende solo le voci contrassegnate nell’articolo 2424 con lettere maiuscole e con numeri romani; le voci A e D dell’attivo possono essere comprese nella voce CII; dalle voci BI e BII dell’attivo devono essere detratti in forma esplicita gli

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ammortamenti e le svalutazioni; la voce E del passivo può essere compresa nella voce D; nelle voci CII dell’attivo e D del passivo devono essere separatamente indicati i crediti e i debiti esigibili oltre l’esercizio successivo.

Nel conto economico del bilancio in forma abbreviata le seguenti voci previste dall’articolo 2425 possono essere tra loro raggruppate:

voci A2 e A3 voci B9(c), B9(d), B9(e) voci B10(a), B10(b),B10(c) voci C16(b) e C16(c) voci D18(a), D18(b), D18(c) voci D19(a), D19(b), D19(c)

Nel conto economico del bilancio in forma abbreviata nella voce E20 non è richiesta la separata indicazione delle plusvalenze e nella voce E21 non è richiesta la separata indicazione delle minusvalenze e delle imposte relative a esercizi precedenti.

Nella nota integrativa sono omesse le indicazioni richieste dal numero 10 dell’articolo 2426 e dai numeri 2), 3), 7), 9), 10), 12), 13), 14), 15), 16) e 17) dell’articolo 2427 e dal numero 1) del comma 1 dell’articolo 2427bis (1); le indicazioni richieste dal numero 6) dell’articolo 2427 sono riferite all’importo globale dei debiti iscritti in bilancio .

Qualora le società indicate nel primo comma forniscano nella nota integrativa le informazioni richieste dai numeri 3) e 4) dell’articolo 2428, esse sono esonerate dalla redazione della relazione sulla gestione.

Le società che a norma del presente articolo redigono il bilancio in forma abbreviata devono redigerlo in forma ordinaria quando per il secondo esercizio consecutivo abbiano superato due dei limiti indicati nel primo comma (2). DOCUMENTI CHE COMPONGONO IL BILANCIO

stato patrimoniale : indica il saldo delle componenti attive e passive del patrimonio della società. conto economico (profitti e perdite): indica i ricavi e i costi sostenuti dalla società nel corso dell’anno e per differenza, l’utile o la perdita d’esercizio. nota integrativa : atta a fornire spiegazioni e informazioni sui dati del bilancio. relazione SULLA GESTIONE : evidenzia la politica gestionale della societa’ relazione del collegio sindacale . ove prevista, testimonia l’applicazione dei corretti principi contabili al bilancio RENDICONTO FINANZIARIO se previsto

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STRUTTURA OBBLIGATORIA DELLO STATO PATRIMONIALE (AR T. 2424 DEL CODICE CIVILE):

ATTIVO

CREDITI VERSO SOCI PER VERSAMENTI ANCORA DOVUTI.

PATRIMONIO NETTO E PASSIVITA’ PATRIMONIO NETTO. Capitale sociale. II)..VII) Riserve. VIII) Utili (Perdite) portati a nuovo.

IX) Utile (Perdita) dell’esercizio.

IMMOBILIZZAZIONI. Imm. Immateriali. Imm. Materiali. Imm. Finanziarie. ATTIVO CIRCOLANTE. Rimanenze. Crediti. Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni.

I) Disponibilità liquide.

RRATEI E RISCONTI ATTIVI.

FONDI PER RISCHI E ONERI.

TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO.

DEBITI.

RATEI E RISCONTI PASSIVI.

TOTALE ATTIVO TOTALE A PAREGGIO

MACROCLASSE

CATEGORIA

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Le immobilizzazioni sono tutti quegli investimenti che hanno una durata superiore ad un esercizio. Esempi di immobilizzazioni immateriali sono: costi di ricerca e di pubblicità (sito web), concessioni, licenze, marchi, avviamento… Esempi di immobilizzazioni materiali sono: terreni, fabbricati, impianti, macchinari, attrezzature varie … Esempi di immobilizzazioni finanziarie sono: partecipazioni, crediti … In genere le immobilizzazioni non si possono rivalutare; perché ciò avvenga sono necessari dei decreti legislativi. Come attivo circolante si definiscono quegli elementi attivi del patrimonio aziendale che si prevede di liquidare durante l’esercizio successivo. Come riserve si definisce l’utile non distribuito tra soci della società. Come utili (o perdite) portate a nuovo si intendono gli utili (o le perdite) dell’esercizio precedente. Come utili (o perdite) dell’esercizio di intendono gli utili (o le perdite) dell’esercizio appena trascorso. Nel caso in cui vi sia una causa pendente (una richiesta per danni pari a 50) al termine dell’esercizio si potranno avere due casi: - Perdita sicura � Andrà scritto in bilancio un debito pari a 50. - Perdita incerta � Andrà segnato 50 nel fondo per rischi e oneri. Il trattamento di fine rapporto (voce presente solo in Italia) o TFR è una remunerazione differita accordata ai lavoratori dipendenti. I debiti possono essere verso banche, fornitori, finanziatori, erario … L’avviamento fa parte delle immobilizzazioni immateriali e rappresenta gli utili che chi vende, per esempio, un immobile vuole vedersi riconosciuti. Le rimanenze sono uno degli indicatori dello stato di un’impresa; se sono molto alte sono uno dei segnali che indicano che l’impresa si trova in un momento di crisi, un’impresa che avrà molto magazzino avrà anche molti debiti dovendo pagare le materie prime, il personale per cui non incassando potrebbe trovarsi in difficoltà.

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GRANDEZZE DEL CONTO ECONOMICO: STRUTTURA OBBLIGATORIA DEL CONTO ECONOMICO (ART. 24 25 DEL CODICE CIVILE) : Il struttura del conto economico è di forma scalare a risultati intermedi. Nell’analisi del conto economico di una società un primo indicatore della sua situazione economica è la differenza tra il valore e costi della produzione (A – B); nel caso fosse negativo vorrebbe dire che l’impresa non riesce, con i suoi ricavi, a far fronte ai costi. I terreni non vengono ammortizzati in quanto si suppone che non perdano valore con il passare del tempo.

A) VALORE DELLA PRODUZIONE 1) Ricavi delle vendite e delle prestazioni. 2) Variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione. 3) Variazioni dei lavori in corso su ordinazione. 4) Incrementi di immobilizzazioni per lavori interni. 5) Altri ricavi e proventi

B) COSTI DELLA PRODUZIONE 6) Per materie prime, sussidiarie e di merci. 7) Per servizi. 8) Per godimento di beni di terzi. 9) Per il personale. 10) Ammortamenti e svalutazioni. 11) Variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci. 12) Accantonamenti per rischi. 13) Altri accantonamenti. 14) Oneri diversi di gestione.

DIFFERENZA TRA VALORE E COSTI DELLA PRODUZIONE (A – B) = REDDITO

C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI 15) Proventi da partecipazioni. 16) Altri proventi finanziari. 17) Interessi e altri oneri finanziari.

D) RETTIFICHE DI VALORE DI ATTIVITA’ FINANZIARIE 18) Rivalutazioni. 19) Svalutazioni.

E) PROVENTI E ONERI STRAORDINARI 20) Proventi 21) Oneri

RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE (A – B + C + D + E)

22) Imposte sul reddito dell’esercizio.

23) UTILE (PERDITA) DELL’ESERCIZIO = REDDITO NETTO = RISULTATO NETTO

IMPIEGHI CONSUMATI

Investimenti in fattori produttivi consumati (costi). TOTALE IMPIEGHI CONSUMATI

FONTI CONSUMATE

Produzioni ottenute e vendute (ricavi).

TOTALE FONTI CONSUMATE

=

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Le imposte vengono pagate a rate; gli acconti si basano sull’utile dell’esercizio precedente mentre il saldo viene fatto dopo l’approvazione del bilancio dell’esercizio appena concluso. Variazioni delle rimanenze di Prodotti Finiti (voci A2 e A3) = Rimanenze Finali – Rimanenze Iniziali. Variazioni delle rimanenze di Materie Prime (voce B11) = Rimanenze Iniziali – Rimanenze Finali. L’utile ricavato dalla vendita di un prodotto è dato dalla differenza tra: (PREZZO DI VENDITA – PREZZO DI ACQUISTO DELLE MATERIE PRIME) – COSTI DI PRODUZIONE I sindaci di una società sono interni alla società stessa e sono responsabili della verità e della correttezza di quanto viene scritto nel bilancio. I revisori di una società possono anche essere esterni alla società e controllano la regolare tenuta della contabilità sociale di società per azioni e della sua attendibilità. Il bilancio deve essere approvato dal soggetto giuridico entro 4 mesi dalla chiusura dell’esercizio. Ogni volta che il costo di un’immobilizzazione è inferiore al prezzo di mercato, nel bilancio, andrà indicato il prezzo di mercato.

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RIEPILOGO DI CONCETTI DI CARATTERE “AZIENDALE” GESTIONE MONETARIA : La gestione monetaria è quell’aspetto della gestione caratterizzato dal Cash Flow. Il Cash Flow è un criterio che serve per trovare un collegamento tra le uscite monetarie e le entrate monetarie. Si vuole quindi valutare l’equilibrio monetario di un’azienda. Se vi è un Cash Flow negativo vi sarà una perdita e questo potrebbe portare al fallimento dell’azienda. Un mastrino è una tabella in cui vengono contrapposti i costi ed i ricavi dell’azienda all’interno di un Ciclo Produttivo. Nel caso di un taxista il mastrino sarebbe di questo tipo: Un ricavo si ha quando vi è un incasso, incasso che può essere monetario o a titolo di credito. Un’entrata si ha quando viene reso liquido il ricavo. L’utile (o reddito d’esercizio, o margine) è la conseguenza dello scopo di lucro dell’impresa. E’ dato dalla differenza tra Ricavi e Costi . L’utile è ottenuto dall’azienda impiegando le sue risorse. Come risorsa si intende un finanziamento che viene investito per l’acquisto di beni durevoli e non durevoli. All’interno del mastrino l’utile viene posto dalla parte dei costi per avere un equilibrio tra le due parti. Il patrimonio di un’impresa può avere delle variazioni economiche o delle variazioni numerarie. Come variazioni economiche si intendono i costi ed i ricavi. I costi, numerariamente parlando, sono rappresentati da uscite monetarie (variazione numeraria certa) o dai debiti (variazione numeraria assimilata). I ricavi, numerariamente parlando, sono rappresentati dalle entrate monetarie (variazione numeraria certa) o dai crediti (variazione numeraria assimilata). Nell’ambito del capitale è possibile distinguere il patrimonio numerario, questo è composto da:

- Contante in cassa. - Crediti numerari (crediti temporanei in attesa di un’entrata in

cassa). - Debiti numerari (debiti temporanei in attesa di un’uscita di

cassa).

Costi Autovettura benzina Bollo …

200

Utile 100

Ricavi 300

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Il patrimonio numerario subisce delle variazioni numerarie per effetto delle operazioni economiche che riassorbono sia le operazioni finanziarie (variazione dei debiti e dei crediti), sia le variazioni monetarie (variazioni di cassa). Le variazioni numerarie possono essere: - Variazioni numerarie certe ; variazioni monetarie; variazione del contante in cassa. - Variazioni numerarie assimilate ; variazioni finanziarie relative a crediti e debiti espressi nella moneta di conto (Euro). - Variazioni numerarie presunte ; variazioni finanziarie espresse in valuta estera da convertire alla fine dell’anno nella

valuta di conto. Le variazioni numerarie assimilate e presunte devono diventare certe il più presto possibile attraverso l’incasso. CICLO MONETARIO: + - + - Il Cash Flow rappresenta la liquidità creata o distribuita ed è dato dalla somma tra: Finanziamenti + Investimenti + Disinvestimenti + Rimborsi. Il Cash Flow, come si può facilmente intuire, è influenzato dalle variazioni numerarie certe. Un Cash Flow positivo permetterà all’impresa di rimborsare i finanziamenti ottenuti, di pagare gli interessi relativi e di distribuire i dividenti relativi al capitale di rischio. Se il Cash Flow è negativo, invece, vorrà dire che ci sono state più uscite che entrate monetarie. L’impresa avrà quindi bisogno di ulteriori finanziamenti per reiniziare il ciclo produttivo.

Finanziamenti Investimenti Disinvestimenti Rimborsi

Flussi di

entrate

Flussi di

uscite

Flussi di

uscite

Flussi di

entrate

Cash Flow

Cash Flow Negativo

Cash Flow Positivo

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Il ciclo monetario può essere riassunto così: Variazioni numerarie: monetarie e finanziarie

Finanziamenti

Entrate - Fonti Uscite – Investimenti Impieghi

Ciclo di gestione Vendita – Ricavo

Disinvestimento (Fase monetaria)

Fonte di liquidità Investimenti

Rimborsi

Operazioni di gestione straordinaria o extragestione

Operazioni economiche

Operazioni di gestione ordinaria esterna

Aspetto finanziario monetario

Aspetto economico

Variazioni numerarie

Assimilate

Certe Presunte

Cash Flow

Fonti e Impieghi =

Capitale

Natura operazione

Aspetto

Tipologia di valutazione

Quantità d’azienda

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Come operazioni di gestione straordinaria o extragestione si intendono quelle operazioni che non necessariamente generano un’operazione economica. Ne sono un esempio:, la trasformazione, la fusione, la scissione/scorporo e la liquidazione. Come operazioni di gestione ordinaria esterna si intendono tutte quelle operazioni economiche che hanno un peso nel Cash Flow. Ne sono un esempio: i finanziamenti, gli investimenti, i disinvestimenti, le remunerazioni ed i rimborsi. L’aspetto economico è quell’aspetto della gestione aziendale che riguarda le cause che provocano le variazioni monetarie o finanziarie nelle operazioni economiche. L’aspetto finanziario monetario riguarda i pagamenti e gli incassi effettuati da un’azienda. Partita doppia / sistema del reddito: Metodo usato per rilevare le variazioni numerarie e non numerarie di un’azienda man mano che queste si verificano, in modo da poter redigere un bilancio alla fine dell’anno. Le società di capitali hanno l’obbligo della redazione del bilancio che dovrà essere depositato presso la Camera di Commercio al fine di rendere i dati ivi contenuti pubblici e messi a disposizione dei terzi . ANALISI DELLA GESTIONE AZIENDALE : La gestione aziendale riguarda quel complesso di operazioni aziendali, tra loro coordinate, poste in essere per il raggiungimento dei fini aziendali. - Analisi della gestione sotto l’aspetto finanziario ed economico

In un sistema di rilevazione contabile per ogni operazione di gestione vanno rilevati sia gli aspetti finanziari che quelli economici. - Analisi della gestione sotto l’aspetto oggettivo o soggettivo - Analisi della gestione sotto l’aspetto temporale L’operazione di cessazione può essere volontaria o forzata.

ASPETTO FINANZIARIO (Asp. Originario) Entrate / Uscite (Immediate o Differite) Manifestazione numeraria: possibilità di valutare monetariamente la variazione. Sorgere di un debito / credito verso un terzo. Entrata / uscita monetaria.

ASPETTO ECONOMICO (Asp. Derivato) Ricavi / Costi Sostenimento di un onere per l’acquisizione di un fattore della produzione.

Quali operazioni porre in essere per raggiungere il fine aziendale.

Come sono intraprese.

OPERAZIONE DI COSTITUZIONE

OPERAZIONI CONTINUATIVE

OPERAZIONE DI CESSAZIONE

- Costituzione. - Acquisizione risorse. - Acquisizione risorse.

- Approvvigionamento dei fattori produttivi. - Pagamento fornitori. - Vendite output. - Realizzo crediti.

- Liquidazione beni. - Estinzione passività. - Ripartizione del residuo.

ASPETTO OGGETTIVO ASPETTO SOGGETTIVO

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SISTEMA DEI VALORI DI BILANCIO: GRANDEZZE DELLO STATO PATRIMONIALE:

IMPIEGHI FONTI

In essere in un determinato istante.

STATO PATRIMONIALE

ATTIVITA’ Attività immobilizzate. Attività correnti o circolanti.

Fonti di finanziamento di terzi = PASSIVITA’ Fonti di finanziamento proprio = PATRIMONIO NETTO (cap. sociale + utili non distribuiti o perdite non coperte).

Debiti veri e propri, componenti del patrimonio netto, fonti per rischi e oneri.

Consumati in certo periodo di tempo.

CONTO ECONOMICO

COSTI DI ESERCIZIO RICAVI DI ESERCIZIO

UTILE di Esercizio (se Impieghi consumati < Fonti consumate)

PERDITA di Esercizio (se Impieghi consumati > Fonti consumate)

IMPIEGHI IN ESSERE

Investimenti in fattori produttivi non esauriti. Produzioni in corso non ultimate. Produzioni ultimate non vendute (magazzino prodotti finiti). Produzioni ultimate e vendute ma non incassate (crediti verso clienti) Denaro in cassa o depositato in c/c TOTALE IMPIEGHI IN ESSERE

FONTI IN ESSERE

Finanziamenti di soci ottenuti e non restituiti. Finanziamenti di terzi ottenuti e non restituiti. Investimenti non ancora pagati (debiti verso fornitori.

=

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ESERCIZIO SVOLTO

1) Nel corso di un anno un’impresa paga ad un dipendente 12 stipendi: � variazioni numerarie: 24 (ogni mese vi sarà un debito verso il dipendente e un

pagamento di quel debito). � variazioni non numerarie: 12

Per ogni operazione di gestione andranno fatti i mastrini relativi alle variazioni numerarie e non numerarie connesse a quell’ operazione. Nel caso del pagamento degli stipendi si avrà una situazione di questo tipo: a) Formazione di un debito verso il dipendente:

b) Pagamento del debito:

Valori non numerari

Dare Costi

Avere Ricavi

Valori numerari

+ Entrate Attività Crediti

- Uscite

Passività Debiti

Debito verso il dipendente.

-

100

+

+

100

-

Costo dipendente

+

100

-

100

+

-

100

Debito verso il dipendente. Banca

= 0

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esempio 2) Acquisto materie prime . Prima fase registro costo e debito vs fornitore Seconda fase pagamento fornitore tramite banca

3) Bolletta telefonica .

4) Finanziamento bancario di 300 e successivo rimborso di 150 .

In questo caso non vi sono variazioni non numerarie. 5) Vendita merci per 100 e successivo incasso .

+

150

- 300

+ 300

-

150

Finanziamento bancario di 300

Sezionale debiti Banca

Rimborso finanziamento di 150

= 150 =150

Vendita

+ 100

-

100

+

- 100

+

100

-

Crediti verso clienti Conti non numerari Banca

Incasso

Acquisto materie prime

Sezionale debiti fornitori

Conti non numerari (costi)

Banca

+

100

- 100

+ 100

-

+

-

100 Pagamento debito

Debito verso Telecom

Sezionale debiti Conti non numerari Banca

+

500

- 500

+ 500

-

+

-

500 Pagamento debito

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Un contratto preliminare non dà origine né a variazioni numerarie né a variazioni non numerarie. Lo stato patrimoniale riassume tutte le variazioni numerarie avvenute durante l’anno trascorso. Il conto economico è suddiviso in due parti; nella prima si trova la somma di tutti i sezionali in dare mentre, nella seconda, si trova la somma di tutti i sezionali in avere (ovvero i ricavi). Nella maggior parte dei casi si ha una situazione del genere: Ne è un esempio l’acquisto di una materia prima; all’inizio si ha l’acquisizione del fattore produttivo (variazione non numeraria) a cui segue un debito verso il fornitore (variazione numeraria assimilata) a cui segue il pagamento del fattore produttivo (variazione numeraria certa). Un’impresa ha la proprietà di un fattore produttivo (es. una materia prima) a partire da un certo momento, concordato con il fornitore; in genere ciò avviene quando la società entra in possesso del materiale. Nel momento in cui la società ha la proprietà sorgono i costi e nasce il debito verso il fornitore. Il Principio di competenza fa sì che tutte le variazioni non numerarie (costi e ricavi) di un esercizio (ovvero di un anno) confluiscano tutte in un unico conto economico. Esercizio svolto Anche nel caso in cui una bolletta relativa ad un periodo compreso tra 01/01 e 31/01 arrivasse nel mese di febbraio le variazioni (numerarie e non numerarie) relative alla nascita del debito con la Telecom andrebbero comunque registrate nel mese di gennaio. I fattori produttivi possono essere di due tipi: -

� Fattori produttivi a lento utilizzo. � Fattori produttivi a veloce utilizzo.

I fattori produttivi a lento utilizzo sono quei fattori produttivi che durano per più di un anno. Danno origine ad una attività di bilancio e ad un costo (variazione non numeraria) relativo alla quota di ammortamento (uso annuale). I fattori produttivi a veloce utilizzo sono fattori produttivi annuali. Danno origine solo ad un costo dell’esercizio. Il personale può essere collocato in questa categoria.

Variazione non numeraria.

Variazione numeraria assimilata.

Variazione numeraria certa.

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I beni a lungo termine vengono ammortizzati in un certo numero di anni e quindi non vengono registrati una volta sola nel bilancio d’esercizio della società. In realtà il primo anno avrò il pagamento (esborso numerario o creazione di un debito) mentre gli anni successivi avrò la possibilità di considerare come costo una quota convenzionale di uso, perdita del valore del bene che viene detta ammortamento Un’auto, per un taxista, è un’immobilizzazione materiale (attività di bilancio) e non incide completamente sul conto economico. 1° Anno:

2° Anno:

Fattori produttivi

Pluriennali Annuali

Impiegati nelle

Attività

Servizio Prodotto Ricavo

Ricavo

Variazione non numeraria.

Credito

Variazione numeraria.

Acquisto auto

Var. num. pluriennale Var. non numeraria Banca

+

100

- 5000

4900

+

-

100

+

- 5000

Ammortamento auto

=

+

100

- 4900

4800

+

-

100 Ammortamento auto

=

Var. num. pluriennale Var. non numeraria

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Ricapitolando: In questo ciclo sono presenti soltanto variazioni non numerarie e variazioni numerarie assimilate; non c’è stata nessuna variazione monetaria. Il reddito dell’esercizio è dato dalla differenza tra i ricavi ottenuti per effetto dell’impiego del capitale ed i costi relativi ai fattori produttivi annuali e si chiama utile (valore positivo) e perdita (valore negativo). REDDITO DELL’ESERCIZIO = RICAVI ANNO – COSTI ANNO Il reddito dell’esercizio caratterizza lo scopo di lucro; si tratta infatti di quell’utile / perdita che controbilancia le attività e le passività. I costi relativi all’esercizio comprendono i costi annuali di quell’esercizio e l’ammortamento dei costi pluriennali (Costi pluriennali / durata prevista dell’investimento pluriennale).

Fonti di Finanziamento Capitale di rischio

Dividendi (No è oneroso di interessi)

Capitale di terzi (Capitale di debito)

Var. numerarie (debito verso

banca, liquidità) Var. non numerarie

Costo (interessi passivi)

Fattori Produttivi

Acquisizione

Pluriennale Non Pluriennale (Annuale)

Costo

Ciclo di Produzione

Magazzino

Ricavi Prodotto Servizio

Debito (Var. numeraria

assimilata)

Var. non numeraria

Var. non numeraria

Debito (Var. numeraria

assimilata)

Var. non numeraria Credito Credito

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Il capitale è definito come l’insieme delle variazioni numerarie che si originano come conseguenza dell’impiego / investimento delle fonti di finanziamento. Un fattore produttivo pluriennale può essere valutato sostanzialmente sotto due punti di vista: � Contabile. � Economico. La valutazione contabile di un fattore economico tiene conto dell’ammortamento; si tratta quindi di una valutazione del valore effettivo del bene, rispetto al prezzo di acquisto. La valutazione economica viene fatta, invece, in base al valore di mercato del bene; al momento della valutazione viene fatta una perizia che tiene conto di tutti i fattori che potrebbero aver fatto svalutare o rivalutare il bene. ESERCIZIO SVOLTO Costituzione di una società e scrittura del bilancio. In data 28/12/2006 viene costituita una società, da parte di due persone fisiche (PF1 e PF2). La tipologia di società scelta è la srl, ed il fine è la commercializzazione di scarpe da tennis (si tratta quindi di una società commerciale). Il capitale sociale è costituito da 2 quote dal valore nominale di € 100.000 l’una. Il primo fatto di gestione è la costituzione della società. I due soci vanno quindi da un notaio per la costituzione della società. Dal notaio dovranno versare un minimo di € 60.000 (pari ai 3/10 del capitale sociale). Se verseranno soltanto € 60.000 sorgerà un credito della società verso i soci pari a € 140.000. Se invece vengono versati subito tutti i € 200.000i si avrà una situazione del genere: Non ci sono ancora stati né costi né ricavi, soltanto una variazione numeraria certa ed una assimilata (debito verso i soci). Collegato alla costituzione della società c’è poi il costo per il notaio (€ 10.000); si tratta del primo costo dell’attività d’impresa. Si tratta di una immobilizzazione immateriale in quanto è un onere accessorio all’esercizio, ad utilità pluriennale. Le immobilizzazioni immateriali non possono essere trasferite e concorrono alla formazione del reddito tramite l’ammortamento.

STATO PATRIMONIALE

Cassa: 200.000 Cap. Sociale: 200.000

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Giunti al 31/12/2006 bisogna redigere il bilancio relativo al 2006. Il Reddito dell’esercizio è dato da: REDDITO DELL’ESERCIZIO = RICAVI - COSTI Il Patrimonio netto è dato da: PATRIMONIO NETTO = ATTIVITÀ – PASSIVITÀ = REDDITO DELL’ESERCIZIO + CAPITALE SOCIALE L’anno successivo la società inizierà ad intraprendere l’attività d’impresa. Impiegando € 190.000 in cassa dovrà istituire i vari uffici che si occuperanno delle varie problematiche d’impresa al fine di avere un reddito dell’esercizio. Nel caso in cui la società riempisse il magazzino di scarpe senza venderne neanche un paio si avrebbe una situazione del genere: NOTA BENE da qui in poi valori in migliaia di euro Le rimanenze finali di magazzino vengono considerate un ricavo per controbilanciare il costo delle materie prime. Il magazzino infatti diventa un costo solo nel momento in cui si ha un ricavo (principio di afferenza o della correlazione tra costi e ricavi). Il costo delle materie prime viene rimandato all’esercizio successivo. L’anno successivo si avrà quindi:

STATO PATRIMONIALE CONTO ECONOMICO

Cassa: 190.000 Costo plurienn. 10.000 TOTALE 200.000

Cap. sociale: 200.000 Reddito: 0 Patrimonio Netto: 200.000

Ufficio Commerciale

Ufficio Logistica (Magazzino)

Ufficio Acquisti

Ufficio Risorse Umane

Ufficio Amministrativo

Affari Generali

Amministratore Delegato

STATO PATRIMONIALE CONTO ECONOMICO

Cassa: 0 Magazzino 200. Totale Attivo: 200

Cap. sociale: 200. Reddito gestione: (300.) Patrimonio Netto: (100.) Debiti: 300 Totale Passivo: 200

Costo vari gestione 300 Costo mat. prime 200 Totale costi: 500

Ricavi: 0 Rimanenze finali: 200 Totale ricavi: 200. Reddito = Perdita :(300)

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CONTO ECONOMICO Si potrebbe invece avere una situazione di questo tipo: a) Assunzione di 2 dipendenti: 10 x 2 = 20. (costo) b) Acquisto materie prime: 150 Pagato: 100 Saldo: 50 c) Ottenimento di un mutuo passivo di 200 interessi passivi del 5% annuo a partire dal 2° anno. d) Acquisto di mobili-arredi: 50 Pagato: 50 Saldo: 0

e) Acquisto PC e attrezz. 40 Pagato:300 Saldo: 10 f) Ricavi vendite: 30 Incassato: 200 Saldo: 100 In migliaia di € Per calcolare il valore delle immobilizzazioni materiali bisogna considerare il prezzo di acquisto al netto dell’ammortamento. Ad esempio per quanto riguarda il valore dei mobili si avrà: in migliaia

Costo = 50 2006 2007 2008 2009 2010Ammortamento = 20% annuo: (10) (10) (10) (10) (10)

Valore netto: 40 30 20 10 0 Il totale delle immobilizzazioni materiali sarà quindi: (50-10)+ (40-8) = 40 + 32 = 72 Per redigere il bilancio si inizia dal conto economico e, una volta trovato il risultato della gestione (utile o perdita) lo si inserisce nello stato patrimoniale. La cassa è l’ultimo valore che si ricava e si trova in questo modo:

Rimanenze iniziali: 200

Ricavi: 300.

STATO PATRIMONIALE

Crediti verso clienti: 100 Imm. materiali: 72 Imm. Immateriali (notaio): 8 Cassa: 390 TOTALE Attivo: 570

Cap. sociale: 200 Reddito: 110 Patrimonio Netto: 310 Debito verso personale: 0 Debito materie prime: 50 Mutuo: 200 Debito per arredi: 0 Debito PC: 10 TOTALE Passività: 260 TOTALE Passivo: 570

CONTO ECONOMICO

Costo mat. prime: 150 Costo personale: 20 Ammortam. mobili: 10 Ammortam. PC: 8 Ammortam. imm. immateriali: 2 Totale costi: 190

Utile: 110

Ricavi vendite: 300

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Cassa iniziale 190+ Mutuo + 200

390- Personale - 20- Mat. Prime - 100- Mobili - 50- PC - 30

+ Incasso crediti + 200= Cassa 390 ESERCIZIO SVOLTO : la determinazione della natura delle seguenti operazioni aziendali Acquisto materie prime Rilevazione contabile fornitori-magazzino Impatto economico costo Impatto finanziario creazione di un debito Pagamento fornitore Rilevazione contabile diminuzione fornitori Impatto economico costo Impatto finanziario riduzione debito/uscita cassa-banche Riduzione liquidità Vendita prodotti Rilevazione contabile clienti/diminuzione magazzino Impatto economico ricavo Impatto finanziario creazione credito Pagamento dipendenti Rilevazione contabile debito dipendenti Impatto economico costo Impatto finanziario riduzione debito/uscita cassa-banche Riduzione liquidità Presentazione riba Rilevazione contabile portafoglio attivo Impatto finanziario aumento disponibilità banche Aumento liquidità Accensione mutuo Rilevazione contabile debito finanziario Impatto finanziario aumento disponibilità cassa-banche

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Aumento liquidità Acquisizione macchinario in leasing Rilevazione contabile debito leasing/risconto maxicanone Impatto economico costo Impatto finanziario uscita cassa-banche Riduzione liquidità Vendita macchinario usato Rilevazione contabile riduzione impianti/f.ammortamento Impatto economico ricavo Impatto finanziario aumento disponibilità cassa-banche

Aumento liquidità Pagamento rata mutuo/debito Rilevazione contabile debiti finanziari Impatto economico costo interessi Impatto finanziario riduzione debito/uscita cassa-banche Riduzione liquidità

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ESERCIZIO SVOLTO Valori in migliaia di euro Conto Economico e Stato Patrimoniale

STATO PATRIMONIALE CONTO ECONOMICO

RICAVI COSTI

UTILE 600

B) Imm. Immateriali: Brevetti: 100 Avviamento: 200 TOT Imm. Immat.: 300 Imm. Materiali: Fabbricati: 1500 Imp. – Macchinari: 800 Mobili – Arredi: 100 TOT Imm. Mat.: 2400 C) II) Crediti verso clienti: 10800 TOT Attivo: 13500

Cap. Sociale: 100 Utile dell’Esercizio: 600 Patrimonio Netto: 700 Debiti: Fondo per rischi e oneri: 500 Fondo TFR: 300 Debiti verso fornitori: 12000 TOT Passività: 12800 TOT Passivo: 13500

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Nel caso in cui si dovesse liquidare la società si dovrebbe fare uno schema di questo tipo: In caso di liquidazione dovrà rimanere almeno € 700 di banca e cassa. Se rimanessero € 500 potrebbe voler dire che il bilancio non era corretto; se rimanessero € 10.000 potrebbe anche essere corretto in quanto nella stesura del bilancio viene utilizzato il principio della prudenza. In questo caso la differenza di –800 per quanto riguarda i crediti indica che il bilancio era errato in quanto non si era tenuto conto di un rischio di credito di 800. Il valore di liquidazione ottenuto in seguito alla vendita dei brevetti potrebbe anche essere pari a 0 nel caso in cui non si riuscisse a vendere i brevetti (prodotti vecchi o obsoleti). Il valore di liquidazione ottenuto in seguito alla vendita dell’avviamento è generalmente 0. In seguito alla liquidazione dei fabbricati si ha, in genere, un plusvalore pari a circa una volta il loro valore contabile. Lo stato patrimoniale diventerà quindi:

-800 +10

-200 +1500

-300 0

+210

0

-100 0

+110

CREDITI BREVETTI AVVIAMENTO FABBRICATI IMPIANTI – MACCHINARI MOBILI – ARREDI TOTALE ATTIVO TFR FONDO RISCHI E ONERI DEBITI VERSO FORNIT. PATRIMONIO NETTO

10800 100 200

1500 800 100

13500

(300) (500)

(12000)

700

VALORE CONTABILE VALORE LIQUIDAZIONE

10000 110

0 3000

500 100

13710

(300) (600)

(12000)

810

CASSA 810

STATO PATRIMONIALE

CAP. SOCIALE: 100 UTILE: 600 PLUSVALORE: 110 PATRIMONIO NETTO VALUTATO AL VALORE DI MERCATO: 810

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Come plusvalore si intende la differenza tra la valutazione al costo e la valutazione di liquidazione. ESERCIZIO SVOLTO Si ha una società ABC, costituita il 01/01/1998. L’azionista ha sottoscritto davanti al notaio il capitale sociale (valore nominale di ogni azione pari a 50) versando l’importo complessivo di 40000. Alla data del 31/12/2006la contabilità generale riporta i seguenti dati: a) Marchi per 3000, sostenuti nel corso dell’anno. Il periodo di ammortamento

è di 10 anni. b) Brevetti con costo storico di 3000 e aliquota di ammortamento pari al 10%. c) Debito verso fornitori per 34000. d) Altri crediti per 600. e) Immobilizzazioni materiali pari a 0. f) Crediti verso clienti di 40000. g) Il conto economico presenta un risultato netto pari ad un utile di 1000. h) Debiti verso personale per 1000. i) Debiti tributari per 120. j) L’eventuale necessità di liquidità è coperta mediante l’utilizzo di

finanziamenti bancari. Sulla base delle informazioni riportate si provveda alla predisposizione dello Stato Patrimoniale al 31/12/2006 Nel predisporre il bilancio al 31/12/2006 si può ipotizzare con dati a scelta le voci di stato patrimoniale e conto economico mancanti tenendo in considerazione che: a) In data 03/01/2006 sono state acquisite immobilizzazioni materiali per 30.000,

importo comprensivo di oneri accessori pari a 300. Trattasi di impianto specifico con aliquota di ammortamento del 20%.

b) Il conto economico al 31/12/2006 dovrà contenere, oltre a quanto è desumibile dalle suesposte informazioni, le seguenti voci:

- Altri ricavi e proventi. - Costi per servizi. - Costi per materie prime. - Oneri straordinari. - Sopravvenienze attive. o Imposte e tasse pari al 40% dell’utile ad imposte.

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I Bilanci d’Esercizio dovranno essere redatti secondo lo schema previsto dall’articolo 2425 del Codice Civile. - Stato Patrimoniale al 31/12/2006

ATTIVO PASSIVO

B) I) IMM. IMMATERIALI Marchi 2700 Brevetti 2700 TOT Immobilizzazioni 5400 C) II) Crediti verso clienti 40000 Altri crediti 600 IV) Disponibilità liquide 120 TOT Attivo Circolante 70.720 TOT ATTIVO 76.120

A) Capitale Sociale 40000 IX) Utile 1000 Patrimonio Netto 41.000 D) Debiti Debiti verso personale 1000 Debiti tributari 120 Debiti verso fornitori 4000 TOT Debiti 35.120 TOT PASSIVO 76120

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Conto Economico e Stato Patrimoniale al 31/12/2006 Conto Economico

A) VALORE DELLA PRODUZIONE 1) Ricavi delle vendite e delle prestazioni 26 510 3) Variazioni lavori in corso su ordinazione 6.000 5) Altri ricavi e proventi 4.000

B) COSTI DELLA PRODUZIONE 6) Costi per materie prime 15.000 7) Costi per servizi 8.000 9) Costi per personale 1.000 10) Ammortamenti 6.600

DIFFERENZA TRA VALORE E COSTI DELLA PRODUZIONE 2.910

C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI 16) Altri proventi finanziari 600 17) Interessi e altri oneri finanziari -560

E) Proventi e Oneri straordinari 20) Proventi 2000 Oneri -1000

RISULTATO ANTE IMPOSTE (UTILE) 3.950

21) Imposte sul reddito dell’esercizio 1580

22) UTILE dell’esercizio 2.370

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- Stato Patrimoniale

RATEI E RISCONTI: Si dividono in:

- Risconti attivi finali. - Risconti passivi finali. - Ratei attivi iniziali. - Ratei passivi iniziali. - Risconti attivi iniziali.

Risconti attivi finali: Costi manifestatisi numerariamente nell’esercizio ma non imputabili all’esercizio in corso, in quanto avranno il corrispondente ricavo negli esercizi successivi. Risconti passivi finali: Ricavi manifestatisi numerariamente nell’esercizio ma non imputabili all’esercizio in corso, in quanto avranno il corrispondente costo negli esercizi successivi. Ratei attivi iniziali: Ricavi manifestatisi numerariamente nell’esercizio ma attribuibili all’esercizio precedente proporzionalmente al tempo. Ratei passivi iniziali: Costi manifestatisi numerariamente nell’esercizio ma attribuibili all’esercizio precedente proporzionalmente al tempo. Risconti attivi iniziali: Costi manifestatisi numerariamente nell’esercizio precedente ma attribuibili all’esercizio in corso proporzionalmente al tempo.

ATTIVO PASSIVO

B) IMMOBILIZZAZIONI I) IMM. IMMATERIALI Marchi 2400 Brevetti 2400 II) IMM. MATERIALI Impianti 24000

TOT Immobilizzazioni 28.800 C) ATTIVO CIRCOLANTE I) Rimanenze 6.000 II) Crediti 35.000 IV) Disponibilità liquide Depositi bancari e postal 20.000 Cassa 9.750 TOT Attivo Circolante 70.750 TOT ATTIVO 99.550

A) PATRIMONIO NETTO Capitale Sociale 40.000 IV) Riserva legale 50 VIII) Utile esercizio precedente 950 IX) Utile esercizio 2.370 Patrimonio Netto 43.370 B) FONDI PER RISCHI E ONERI Fondi per cause legali in corso1.600 Fondi per imposte 2.000 C) TFR 1000 D) Debiti Debiti tributari 1.580 Debiti verso fornitori 40.000 Altri debiti 10.000 TOT PASSIVO 99.550

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In conclusione, i Risconti sono costi (risconti attivi) / ricavi (risconti passivi) manifestatisi numerariamente in un esercizio ma imputabili parzialmente all’esercizio successivo; i Ratei sono costi (ratei passivi) / ricavi (ratei attivi) manifestatisi numerariamente in un esercizio ma imputabili parzialmente all’esercizio precedente. CONTABILITA’ ANALITICA : E’ una modalità di riclassificazione dei costi e dei ricavi in base alla destinazione; è di utilità interna all’azienda.

MARGINE LORDO:

unitario Prezzoprime e materi Costo

vendite Ricavivenduti Prodotti

vendite Ricavi =

MARGINE NETTO: venduti prodotti Numero

Imposte - vendite Ricavi

Gli oneri accessori di un costo pluriennale sono anch’essi pluriennali. Il primo anno gli ammortamenti vengono generalmente considerati con aliquota dimezzata. Si è obbligati a calcolare l’ammortamento solo se il bene è pronto per l’uso; se un bene non viene ammortizzato il relativo costo viene rimandato all’esercizio successivo come costo sospeso finale. Se il risultato della gestione finanziaria (gestione caratteristica) è pari a zero vorrà dire che l’azienda è in grado di autofinanziarsi. PROVENTI E ONERI STRAORDINARI: Possono essere: - Sopravvenienze attive. Plusvalenze. Come sopravvenIenze attive si intendono : gli sconti, i rimborsi assicurativi, il recupero di crediti dati per persi Come plusvalenza si intende la differenza tra il prezzo di vendita ed il valore netto contabile (tenente conto dell’ammortamento) di un bene precedentemente iscritto nello stato patrimoniale. Nello stato patrimoniale i crediti devono essere iscritti al presumibile valore di realizzo (per il principio della prudenza). Valore contabile – Valore presumibile di realizzo = Costo per svalutazione crediti (nel conto economico). La riserva legale è, come minimo, pari al 5% dell’utile dell’esercizio precedente che, di conseguenza, scenderà al suo 95%. IMPOSTE: Debito per imposte dell’esercizio = Debiti tributari.

Debito per contenziosi fiscali in essere = Fondi per imposte. Se si ha un costo per il personale si dovrà anche avere un fondo per TFR.

Esercizio X Esercizio X+1

Risconti Attivi Finali Risconti Attivi Iniziali

Risconti Passivi Finali Risconti Passivi Iniziali

Uscita/Entrata + 1^ Parte costo/ricavo 2^ Parte costo/ricavo

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ESERCIZIO SVOLTO Si ipotizzi un bilancio al 31/12/2006 formato dalle seguenti voci - Rimanenze di magazzino 1.000 - Altri debiti 300 - Perdita esercizio 100 - Immobilizzazioni materiali 15.000 - Fondo ammortamento immobilizzazioni - materiali 8.000 - Partecipazioni 250 - Risconti attivi su canoni di affitto 50 - Ratei passivi su interessi - passivi per mutuo ________ - Debiti verso fornitori - (valore nominale) 3.000 - Crediti verso clienti 6.000 - Fondo svalutazione crediti 500 - Debiti verso personale 400 - Capitale sociale 1.000 - Riserva legale 100 - Immobilizzazioni immateriali 500 - al netto di ammortamenti cumulati di 200 . Costruire lo Stato Patrimoniale e ricavare la voce mancante. Predisporre il Conto Economico al 31/12/2006 ipotizzando che: - Ricavi 25.000 - Acquisti di prodotti finiti 10.000 - Costi per servizi 5.000 - Oneri diversi di gestione 5.000 - Rimanenze finali di prodotti finiti 600 - Aliquota di amm.to beni mat.li 10% - Aliquota di amm.to beni imm.l 20% Ogni anno, al 30/06, la società paga l’affitto annuale di 100. Al 31/12/2006 sul debito per mutuo maturano interesse semestrali al 10% (con pagamento posticipato). Ricavare il risultato dell’esercizio.

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Stato Patrimoniale al 31/12/2006

Si ipotizza il mutuo come stipulato il 31/10/2006; il rateo sarà quindi relativo ai mesi di novembre e dicembre. 14300 – 4700 (Passività senza mutuo) = 9600

+=3

banca verso Debito * 10% Banca verso Debito9600

Debito verso Banca = 9290 Ratei passivi (per due mesi) = 310 “Brutta” del Conto Economico al 31/12/2005 in base ai dati in nostro possesso.

B) IMMOBILIZZAZIONI I) IMM. IMMATERIALI 500 II) IMM. MATERIALI 7000 III) Partecipazioni 250 TOT Immobilizzazioni 7750 C) ATTIVO CIRCOLANTE I) Rimanenze 1000 II) Crediti verso clienti 5500 TOT Attivo Circolante 6500 D) RATEI E RISCONTI Risconti attivi (Affitto) 50 TOT ATTIVO 14300

A) PATRIMONIO NETTO Capitale Sociale 1000 IV) Riserva legale 100 IX) Perdita esercizio -100 Patrimonio Netto 1000 D) Debiti Debiti verso banche 9290 Debiti verso fornitori 3000 Debiti verso personale 400 Altri debiti 300 TOT Debiti 12.990 E) RATEI E RISCONTI Ratei passivi (Mutuo) 310 TOT PASSIVO 14.300

ATTIVO PASSIVO

Interessi per i mesi di novembre e dicembre.

Rimanenze iniziali 1000 Acquisti prodotti finiti 10000 Costi per servizi 5000 Ammortamento imm. materiali 1500 Ammortamento imm. immateriali 140 Canone di affitto 100 Risconti attivi iniziali 50 Interessi passivi 1000 Oneri diversi di gestione 5000 TOT Costi 23790 Imposte esercizio 744

Ricavi 25000 Rinvio costo affitto 50 Rimanenze finali 600 TOT Ricavi 25650 Utile ante imposte 1860 Utile netto 1116

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Il rinvio del costo per affitto all’esercizio successivo bilancia il risconto attivo iniziale. Poiché il canone d’affitto viene pagato annualmente al 30/06 si avranno, al termine dell’esercizio: Risconto attivo iniziale relativo al periodo compreso tra il 30/06/2003 ed il 31/12/2005. Rinvio all’esercizio successivo del costo d’affitto per il periodo tra il 30/06/2005 e il 31/12/2006. Costo per il canone di affitto dal 30/06/2003 al 30/06/2005 Conto Economico al 31/12/2006

A) VALORE DELLA PRODUZIONE 1) Ricavi delle vendite e delle prestazioni 25.000 2) Variazione rimanenze di prodotti finiti -400

B) COSTI DELLA PRODUZIONE 6) Costi per prodotti finiti 10.000

7) Costi per servizi 5.000 8) Costi per godimento di beni di terzi (affitto) 100

10) Ammortamenti 1.640 14) Oneri diversi di gestione 5.000

DIFFERENZA TRA VALORE E COSTI DELLA PRODUZIONE 2860

PROVENTI E ONERI FINANZIARI 17) Interessi passivi 1.000

RISULTATO ANTE IMPOSTE (UTILE) 1860

23) Imposte sul reddito dell’esercizio 744

24) UTILE dell’esercizio 1116

01/01/003 31/12/03 01/01/04 31/12/04

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E’ stato ipotizzato il ricorso ad un mutuo bancario per 10000, con interessi passivi semestrali del 10%. Stato Patrimoniale al 31/12/2006 in base ai dati in nostro possesso.

Completare senza modificare l’Utile dell’Esercizio ed i dati già presenti.

A) PATRIMONIO NETTO Capitale Sociale 1000 IV) Riserva legale 100 VIII)Perdita esercizio prec. -100 IX) Utile esercizio 1116 Patrimonio Netto 2.116 D) Debiti Debiti tributari 2744 Debiti verso banche 10000 TOT Debiti 12.744 E) RATEI E RISCONTI Ratei passivi (Mutuo) 1000 TOT PASSIVO 15.860

ATTIVO PASSIVO

B) IMMOBILIZZAZIONI IMM. IMMATERIALI 360 II) IMM. MATERIALI 5500

Partecipazioni 250 Immobilizzazioni 6.110

C) ATTIVO CIRCOLANTE I) Rimanenze 600 Crediti verso clienti 4.000 IV) Disponibilità liquide 5.100 TOT Attivo Circolante 9.700 D) RATEI E RISCONTI Risconti attivi (Affitto) 50 TOT ATTIVO 15.860 TOTALE ATTIVO

A) PATRIMONIO NETTO Capitale Sociale 1000 IV) Riserva legale 100 VIII)Perdita esercizio prec. -100 IX) Utile esercizio 1116 Patrimonio Netto 2.116 D) Debiti Debiti tributari 2744 Debiti verso banche 10000 TOT Debiti 12.744 E) RATEI E RISCONTI Ratei passivi (Mutuo) …… 1.000 TOT PASSIVO 15.860

ATTIVO PASSIVO

B) IMMOBILIZZAZIONI I) IMM. IMMATERIALI 360 II) IMM. MATERIALI 5.500 III) Partecipazioni 250 TOT Immobilizzazioni 6.110 C) ATTIVO CIRCOLANTE I) Rimanenze 700 II) Crediti verso clienti 9.000 TOT Attivo Circolante 9.700 D) RATEI E RISCONTI Risconti attivi (Affitto) 50 TOT ATTIVO 15.860

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VALUTAZIONI PER IL BILANCIO D’ESERCIZIO: Il principio base della redazione del Bilancio è il Principio del Costo secondo cui tutte le immobilizzazioni e le rimanenze vanno scritte al loro prezzo di acquisto, al netto dell’ammortamento . Le attività non possono essere rivalutate oltre il loro costo di acquisto, a meno che non ci siano delle leggi speciali che lo consentono. Una immobilizzazione partecipa alla formazione del reddito dell’esercizio tramite l’ammortamento. Un immobilizzazione può svalutarsi (perdere valore) per obsolescenza o per senescenza. Come obsolescenza si intende un invecchiamento dal punto di vista tecnologico (PC, macchine). Come senescenza invece si intende un invecchiamento materiale che può riguardare ogni genere di immobilizzazione. Una volta che un bene è stato ammortizzato l’azienda inizia a guadagnare su quel bene in quanto il suo valore di iscrizione in bilancio è 0 come è pari a 0 il relativo costo per l’ammortamento. Una immobilizzazione può svalutarsi nel caso in cui il valore di mercato di un bene sia inferiore al suo costo. Nel bilancio andrà sempre iscritto il minore tra il prezzo di acquisto ed il valore di mercato. ESEMPIO Valore di acquisto: 100 Ammortamento: 20 Valore di mercato: 40 Le azioni come le Partecipazioni non vengono ammortizzate, possono essere adeguate al valore di mercato (se inferiore a quello di acquisto) attraverso la rettifica del valore (svalutazione) I crediti verso clienti si hanno dopo il magazzino e rappresentano dei titoli di credito verso i clienti. Vengono iscritti al loro valore nominale e rappresentano il totale dei beni – servizi venduti ma non incassati. Nel caso in cui ci sia la possibilità di non incassare l’intero ammontare del credito andranno iscritti al possibile valore di realizzo. ESEMPIO Crediti: 1000 Valore presumibile di realizzo: 800

STATO PATRIMONIALE CONTO ECONOMICO

Imm.: 40 Ammortam.: 20 Svalutaz.: 40

STATO PATRIMONIALE

Crediti: 800

CONTO ECONOMICO

Fondo sval. crediti: 200

Ricavo: 1000

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I ratei ed i risconti si hanno in tutti quei casi in cui il costo / ricavo non coincide con la rispettiva manifestazione numeraria. Se la manifestazione numeraria è posticipata si parla di rateo, se la manifestazione numeraria è anticipata rispetto a quella economica si parla di risconto. VALUTAZIONI PER IL BILANCIO D’ESERCIZIO: Immobilizzazioni materiali ed immateriali: Costo di acquisto, comprensivo degli oneri accessori, o costo di produzione se

costruito internamente. - Fondo ammortamento complessivo - Svalutazioni per durevole perdita di valore. + Rivalutazioni per recuperi di valore. = Valore di iscrizione in bilancio.

Crediti: Valore nominale. - Fondo svalutazione crediti (Fondo mancato incasso). = Valore presumibile realizzabile = Valore di iscrizi one in bilancio.

Debiti: Valore nominale. = Valore di iscrizione in bilancio.

Rimanenze di magazzino: Minore tra: A) Costo di acquisto, comprensivo degli oneri accessori o costo di produzione (se costruite internamente). B) Valore di realizzazione desumibile dall’andamento del mercato. = Valore di iscrizione in bilancio. Manifestazione numeraria coincidente con quella economica: Le variazioni numerarie che misurano alcuni costi / ricavi hanno luogo nello stesso periodo amministrativo in cui i costi / ricavi maturano e danno la loro utilità. Variazione numeraria anticipata rispetto a quella economica (Risconto): Le manifestazioni numerarie si manifestano prima della completa maturazione del costo o del ricavo; quota parte del componente di reddito (positivo o negativo) di competenza dell’esercizio successivo deve essere sospesa dall’esercizio in corso e rinviata a quello successivo.

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ESERCIZIO SVOLTO

Variazione numeraria posticipata rispetto a quella economica (Rateo): Le manifestazioni numerarie si manifestano solo a completa maturazione del costo o del completo conseguimento del ricavo; quota parte del componente di reddito (positivo o negativo) deve essere imputata all’esercizio in quanto già in parte realizzata o sostenuta. Dal punto di vista economico aziendale si parla in tal caso di costo o ricavo da integrare al fine del calcolo del reddito dell’esercizio. ESERCIZIO SVOLTO

ESERCIZIO SVOLTO Risconto. Assicurazione per 12 mesi a decorrere dal 01/10; pagamento anticipato di 24000 €. 31/12 In questo caso il risconto è attivo in quanto rettifica un costo.

Quota di costo di competenza dell’esercizio.

1/10 Pagamento premio annuo di assicurazione

Quota di costo non di competenza dell’esercizio. (Risconto attivo)

31/12 30/09

Quota di ricavo di competenza dell’esercizio. (Rateo attivo)

1/10 Concessione affitto.

Ricavo non ancora maturato.

31/12 01/04 Riscossione affitto.

COSTI RISCONTO ATTIVO CASSA

24000 18000 6000

18000 24000

Quota di competenza dell’esercizio.

01/10/n 01/10/n+1 31/12/n

Quota di compet. esercizio n.

Quota da sospendere e rinviare all’esercizio n+1.

=

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VALUTAZIONI PER IL BILANCIO D’ESERCIZIO: Ratei e Ri sconti: RATEI ATTIVI: Quote di ricavi di competenza dell’esercizio esigibili in esercizi successivi.

RISCONTI ATTIVI: Quote di costi sostenuti entro la chiusura dell’esercizio ma di competenza di esercizi successivi.

RATEI PASSIVI: Quote di costi di competenza dell’esercizio esigibili in esercizi successivi.

RISCONTI PASSIVI: Quote di ricavi percepiti entro la chiusura dell’esercizio ma di competenza di esercizi successivi.

= Valore di iscrizione in bilancio = Applicazione d i un corretto metodo per determinare la quota di costo o di ricavo di competenza dell’eserc izio. (ES. “Pro quota temporis” …)

METODO CONTABILE APPLICATO: FUNZIONAMENTO DEI CONTI NUMERARI E DEI CONTI ECONOMICI: CONTI NUMERARI: ESERCIZIO SVOLTO Il cliente paga una fornitura pari a 50 CONTI ECONOMICI:

CONTO NUMERARIO

DARE AVERE

Entrate di Cassa Aumenti di Crediti Diminuzioni di Debiti

Uscite di Cassa Diminuzioni di Crediti Aumenti di Debiti

CASSA CREDITI VERSO CLIENTI

50 50

CONTO ECONOMICO DI REDDITO

DARE AVERE

Aumento di costo Rettifiche di ricavo

Aumento di ricavo Rettifiche di costo

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ESERCIZIO SVOLTO 24/05: Vendita prodotti finiti per 300, pagamento il 01/07. ESERCIZIO SVOLTO Contratto assicurativo (Rateo). 01/08/2005 Stipula contratto di assicurazione di 1 anno. Premio = 12000 Il pagamento avviene alla scadenza del contratto (rateo attivo per il cliente, rateo passivo per l’assicurazione). Situazione al 01/08/2006 Situazione al 31/12/2005 12 mesi: 12000 5 mesi: 5000

CREDITO VERSO CLIENTI

300

RICAVO DI VENDITA P.F.

300

01/08/n 01/08/n+1 31/12/n

12000

Canoni di assicurazione

12000

Banca

5000

Canoni di assicurazione

5000

Rateo Passivo

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I Conti Numerari ed Economici hanno funzionamento antitetico (ovvero a partita doppia). VALUTAZIONI PER IL BILANCIO D’ESERCIZIO: Fondi per Rischi e Oneri: FONDI PER ONERI: Si tratta di accantonamenti per passività certe, il cui ammontare

o la cui data di sopravvenienza sono indeterminate (è cioè certo che un qualche importo verrà pagato ad una data indeterminata)

FONDO PER RISCHI: L’incertezza non è esprimibile solo in termini di ipotesi alternative di ammontare da corrispondere e di data di sopravvenienza, ma si prevede che si possa anche evitare l’esborso. = Valore di iscrizione in bilancio = Miglior stima possibile alla data di approvazione del progetto di bilancio da parte degl i amministratori della possibile passività (fondo per rischi) o del futuro onere (fondo per oneri). Un esempio di Fondo per Oneri per una società può essere una raccolta punti di fedeltà con premi finali, mentre un esempio di Fondo per Rischi può essere una causa pendente a fine esercizio.

DARE AVERE

Deficit Netto Diminuzione di Capitale Netto

Capitale Netto Aumenti di Capitale Netto

CONTO ECONOMICO DI CAPITALE

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RIEPILOGO DEFINIZIONI E CONCETTI RELATIVI ALLE VOCI DI STATO PATRIMONIALE E CONTO ECONOMICO I fatti di gestione in precedenza riportati rappresentano un piccolo campionario delle operazioni aziendali correnti. In realtà la gestione può essere analizzata sotto tre diversi aspetti: � tecnico � economico � finanziario L'aspetto tecnico risulta dalla combinazione dei fattori che determinano la produzione di beni e servizi e l'accrescimento dell'utilità preesistente; si manifesta quindi in un'attività di trasformazione fisico- tecnica e di trasferimento di beni nel tempo e nello spazio. • Fattori produttivi • Processo di trasformazione tecnico-economica • Beni prodotti servizi prestati L'aspetto economico è rappresentato : dai costi sostenuti per effettuare investimenti in fattori produttivi (acquisti) da ricavi conseguiti disinvestendo beni o prestando servizi (vendite) L'aspetto finanziario è costituito dall'uscita di mezzi monetari (denaro) o dal sorgere di debiti di regolamento sorti in conseguenza di acquisti dall'entrata di mezzi monetari o dal sorgere di crediti di regolamento sorti in conseguenza di vendite Ciclo tecnico Combinazione di fattori produttivi che da luogo alla trasformazione fisica che si conclude con l'ottenimento dei prodotti o la prestazione di servizi Ciclo economico Inizia con i costi dei fattori e termina con il conseguimento dei ricavi Ciclo finanziario Inizia con i debiti di regolamento e termina con i crediti di regolamento Ciclo monetario Inizia con le uscite monetarie per il pagamento degli acquisti e si conclude con i ricavi delle vendite DEFINIZIONE DI COSTI E RICAVI Ricavi finanziari: Ricavi relativi interessi attivi, plusvalenze su titoli, dividendi etc Ricavi straordinari: Ricavi relativi fatti straordinari (rimborsi assicurativi, vincite etc), Cessione di attività dell'impresa (macchinari, fabbricati) II prospetto riepilogativo dei costi e dei ricavi prende nome di Conto economico. Esercizio: l'insieme delle operazioni di gestione compiute in un periodo amministrativo

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Competenza economica Tale principio prevede che i fatti di gestione determinano il reddito dell'esercizio a cui tali fatti economicamente si riferiscono, indipendentemente da quello in cui si sia verificata la manifestazione finanziaria. Infatti la manifestazione "economica" di un fatto non sempre coincide con quella numeraria o finanziaria per cui il Reddito d'esercizio è dato dalla differenza tra i ricavi e costi di competenza dell'esercizio. Patrimonio aziendale Il patrimonio dell'impresa è l'insieme dei beni economici che, in un dato istante temporale, sono a disposizione del soggetto aziendale. Se riferito alla fine del periodo prende il nome di patrimonio di funzionamento. Tale patrimonio di funzionamento si determina a fine esercizio dopo aver calcolato il reddito di esercizio. Il prospetto che mette in evidenza gli elementi attivi e passivi del patrimonio prende il nome di situazione patrimoniale . In tale situazione gli elementi attivi sono rappresentati da: gli investimenti effettuati nelle immobilizzazioni (per i quali sono stati sostenuti i costi pluriennali) > immateriali quali brevetti avviamento marchi etc > materiali quali fabbricati, macchinari, arredi etc. Attivo circolante in tale voce vengono inserite quelle attività che in caso di necessità l'azienda può dimettere per acquisire liquidità. Pertanto tale voce comprende Magazzino (rimanenze di prodotti finiti, in corso di lavorazione e di materie prime) Crediti verso terzi (clienti per le vendite effettuate ma non riscosse) Cassa / Banche rappresentative della liquidità aziendale Gli elementi del passivo comprendono. I debiti di funzionamento (vs fornitori per acquisti non pagati verso etc) sorti in conseguenza delle operazioni dì gestione I debiti di finanziamento e precisamente il capitale ottenuto da terzi e non restituito II patrimonio netto visto come differenza fra le attività e passività che rappresenta il capitale proprio dell'impresa . Classificazione dei costi Costi Pluriennali Sono i costi generati dall'acquisto di quei fattori produttivi che esplicano una utilità per più anni Costi relativi a immobilizzazioni impianto, ricerca & sviluppo ,brevetti, avviamento acquisto beni strumentali (fabbricati- macchinari-attrezzature - automezzi-arredi Costi per le merci Costi relativi a : acquisto materie prime, semilavorati, materiale di consumo Costi per l'acquisto di servizi

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Costi relativi a energia, trasporti, vigilanza,pubblicità,consulenza,postali e telefonici,informatici,manutenzione,esercizio,automezzi,assicurazione, provvigioni, lavorazioni esterne Costi per godimento beni di terzi Costi relativi a affitti passivi leasing e noleggi Costi del personale Costi relativi a stipendi e salari,oneri sociali,TFR .altri costi del personale Costi finanziari Costi relativi a interessi passivi bancari,interessi su mutui e finanziamenti, interessi a fornitori, commissioni e costi bancari Costi straordinari Costi relativi a fatti straordinari quali sopravvenienze passive (rimborsi a terzi per danni, multe non previste etc) Costi fiscali Costi relativi a tassazione d'esercizio o differita L'insieme dei costi è misurato dalle Uscite Monetarie e Aumento dei Debiti Classificazione dei Ricavi Ricavi di esercizio Ricavi relativi a vendita di merci e per prestazione di servizi Proventi Vari Ricavi relativi a fitti attivi, provvigioni attive, contributi vari incassati nell’anno di riferimento Reddito d'esercizio :il risultato economico della gestione svolta nel corso del periodo Viene calcolato come differenza fra il flusso dei valori economici positivi (Ricavi) e quelli negativi (Costi) scaturiti dalle operazioni di gestione e riferiti allo stesso periodo. Utile = Ricavi – Costi Nel calcolo del reddito di esercizio occorre tener presente quella serie di costi e ricavi che, seppur di competenza del periodo di riferimento, in effetti non hanno presentato la manifestazione finanziaria. Costi e ricavi a manifestazione finanziaria posticipata Ratei Ad esempio: consideriamo la rata di un prestito a scadenza annuale ( 1 -4 ) è evidente che la quota di interessi a carico dell'esercizio terminante il 31-12-è quella relativa al periodo 1-4- 31-12 mentre la restante va conteggiata nell'altro esercizio. Costi e ricavi a manifestazione finanziaria anticipata. In questo caso ci troviamo nel caso opposto (ad esempio un premio assicurativo) Ammortamenti Si riferisce alle attività immobilizzate e quindi ad investimenti che hanno una durata di più anni: con il calcolo dell'ammortamento il costo dell'immobilizzazione viene ripartito fra gli anni cui in cui il bene esplicherà la sua utilità.

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ULTERIORI CONSIDERAZIONI SUL RISULTATO DELL’ESERCIZ IO: Reddito dell’Esercizio: Valore della Produzione – Costi della Produzione (± altri componenti positivi e negativi di reddito). Valore Aggiunto: Valore della Produzione – Costi dei fattori produttivi acquistati all’esterno dell’impresa. Reddito Operativo: Valore della Produzione – Costi della Produzione. Margine Operativo Lordo: Valore della Produzione – Costi dei fattori produttivi a veloce utilizzo. EQUILIBRIO ECONOMICO : Si ha quando le operazioni economiche in corso e durante la loro vita consentono di ottenere un valore della produzione in grado di: Coprire i Costi della Produzione corrispondenti ed i risultati della gestione finanziaria, patrimoniale, straordinaria e fiscale. Remunerare adeguatamente il capitale investito nell’impresa. Il reddito dell’esercizio indica il contributo positivo o negativo dell’esercizio al raggiungimento dell’equilibrio economico. REDDITO DELL’ESERCIZIO : Si collega all’aspetto economico della gestione; indica il contributo positivo (utile) o negativo (perdita) al mantenimento dell’equilibrio economico della gestione. CONFIGURAZIONI DEL REDDITO DELL’ESERCIZIO: Reddito economico aziendale: Determinato dall’imprenditore, permette una visione globale dell’impresa andando oltre il singolo esercizio. Reddito civilistico: Viene determinato sulla base del Codice Civile; vengono considerati i singoli esercizi separatamente al fine di determinare un reddito che garantisca gli azionisti di minoranza, le banche, i fornitori, i dipendenti. Reddito fiscale: Configurazione di reddito su cui vengono calcolate le imposte sul reddito; i principi ed i criteri per la determinazione del reddito fiscale vengono delineati dalla normativa fiscale. COMPONENTI DEL REDDITO DELL’ESERCIZIO: natura dei c omponenti Il principio base che caratterizza l’individuazione dei componenti del reddito di esercizio è il principio di competenza; pertanto i componenti del reddito dell’esercizio sono i ricavi ed i costi che competono all’esercizio. Le tipologie di componenti di reddito sono: Valore della produzione e costi dei fattori produtt ivi (costi per natura). I ricavi ed i costi sono analizzati secondo la natura originaria della produzione venduta e del fattore produttivo utilizzato. Fanno parte del Valore della Produzione : � Ricavi di vendita dell’esercizio amministrativo. � Variazione delle rimanenze (finali – iniziali) di prodotti finiti e semilavorati. � Altre componenti positive di reddito. Fanno parte dei Costi dei Fattori Produttivi : Costi della Produzione, analizzati per natura, che competono all’esercizio. Variazione delle rimanenze (iniziali – finali) di materie prime.

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Altri risultati della gestione finanziaria, patrimoniale, straordinaria e fiscale. Ricavi e costi dei prodotti (costi per destinazione ). Differenza tra i ricavi di prodotti e i corrispondenti costi dei prodotti venduti. Non si prende in esame il fattore di produzione (ovvero la natura del costo) ma il motivo per cui è stato utilizzato il fattore produttivo. Il Reddito dell’Esercizio si ottiene quindi contrapponendo ai ricavi dei prodotti venduti i costi per destinazione così suddivisi: Costi industriali dei prodotti venduti. Costi commerciali. Costi amministrativi. Costi di direzione. Altri risultati della gestione finanziaria, patrimoniale, straordinaria e fiscale. Non vengono prese in considerazione le variazioni delle rimanenze. ALTRE DEFINIZIONI Il Capitale: L’insieme dei fattori produttivi e finanziamenti a disposizione di un’impresa per il raggiungimento dei fini istituzionali viene definito patrimonio aziendale; quando si attribuisce un valore ai fattori produttivi ed ai finanziamenti si ottiene il capitale di azienda. Il patrimonio è un insieme di mezzi a disposizione dell’impresa. Il capitale è un valore attribuito ai mezzi in un determinato istante della gestione. Il capitale sociale è il valore della partecipazione dei soci alla società (capitale sotto il profilo giuridico). Sotto il profilo economico aziendale il Patrimonio Netto è dato dalla differenza positiva tra il valore dei fattori produttivi di cui dispone l’impresa (attività) ed il valore dei debiti dell’impresa (passività). Nel caso in cui le passività fossero maggiori delle attività di avrebbe un Deficit Netto. CONFIGURAZIONI DEL CAPITALE D’IMPRESA: Capitale di costituzione : Capitale determinato nel momento in cui viene costituita l’impresa (coincide con il capitale sociale). Almeno i 3/10 del capitale sociale deve essere versato al momento della costituzione della società. Capitale di funzionamento : Capitale determinato nell’ipotesi dell’impresa in continuo funzionamento presente e futuro. Il capitale di funzionamento pur rappresentando il capitale in un momento istantaneo della gestione riflette i risultati della gestione passata e costituisce le premesse per la gestione futura. Capitale di liquidazione : Configurazione determinata al momento dello scioglimento (liquidazione) dell’impresa. Sulla base di tale valore viene effettuato un rimborso del capitale ai soci, dopo aver liquidato le attività e dopo aver estinto i debiti. Il criterio di valutazione utilizzato è quello del valore di realizzo. Capitale di cessione (o economico): Viene determinato quando l’impresa viene ceduta in parte o totalmente a terzi. Rappresenta il valore dell’impresa come complesso economico. Il capitale di cessione non coincide necessariamente con il prezzo di cessione in quanto questo risente anche delle diverse motivazioni e del diverso potere contrattuale che hanno il cedente e l’acquirente.

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CAPITOLO 3

LA STRUTTURA FINANZIARIA DELL’IMPRESA STATO PATRIMONIALE RICLASSIFICATO,L’ANALISI ATTRAVERSO GLI INDICATORI.IL CAPITALE CIRCOLANTE E LA SUA GESTIONE

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3.1 PRIMI CONCETTI SU ANALISI E RICLASSIFICAZIONE D EL BILANCIO Il Bilancio rappresenta uno strumento informativo, ma per poter trarre delle informazioni significative sull’aspetto economico, patrimoniale e finanziario dell’azienda è necessario effettuare un’approfondita analisi dei dati di bilancio. Tali dati, così come inseriti nei prospetti contabili, non permettono il calcolo degli indici e dei margini di struttura e la determinazione dei flussi finanziari utilizzati nell’analisi di bilancio ai fini di una corretta interpretazione della realtà aziendale; quindi la necessità di una riclassificazione .

Gli scopi della riclassificazione sono essenzialmente tre 1) permettere la costruzione ed evidenziazione dei parametri e delle grandezze più espressive della gestione (valore aggiunto, reddito operativo, reddito netto ecc.). 2) Rendere omogenei i dati per consentire il loro confronto nel tempo e nello spazio, ossia per più esercizi successivi per la stessa azienda (dimensione temporale) e con aziende dello stesso settore o di settori diversi (dimensione parziale). L'omogeneizzazione è indispensabile per poter effettuare l'analisi comparativa di più esercizi (analisi dinamica) ai fini dell'individuazione dei trends di medio periodo. 3) separare nettamente gli elementi attinenti la gestione caratteristica dell'impresa da quelli che si riferiscono alle gestioni cosiddette accessorie o extra-caratteritiche (finanziaria, straordinaria ecc.) per migliorare la latitudine di comprensione delle problematiche gestionali centrali.

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3.2 GLI SCHEMI DI RICLASSIFICAZIONE Si possono applicare schemi alternativi di riclassificazione, in funzione degli interessi dell’analista e della disponibilità di informazioni aggiuntive rispetto a quelle presenti nel bilancio. Limitiamoci a confrontare due criteri di riclassificazione , che si differenziano soprattutto per il trattamento delle poste patrimoniali: a) Il criterio della liquidità/esigibilità elenca le attività in ordine di liquidità decrescente (partendo dalla cassa e c/c attivi fino ad arrivare alle immobilizzazioni) e le passività in ordine di esigibilità decrescente (dai c/c passivi ai debiti a lungo termine); Mette in primo piano la capacità dell’attivo aziendale di generare la liquidità necessaria per soddisfare gli impegni nei confronti dei creditori (equilibrio finanziario). Richiede una ricognizione dettagliata della natura contrattuale o tecnica delle voci patrimoniali. Trascura i nessi logici e funzionali tra voci patrimoniali e tra voci patrimoniali ed economiche. b) Il criterio funzionale o della pertinenza gestionale aggrega le voci patrimoniali (ed economiche) distinguendo quelle che riguardano il “cuore” dell’attività dall’impresa dalle voci relative ad attività strumentali, accessorie o a carattere straordinario. Mette in primo piano la produzione del risultato operativo mediante l’utilizzo di un complesso di attività d’impresa impiegate nella gestione caratteristica (distinti dalle attività accessorie). Evidenzia inoltre la struttura finanziaria (apporto relativo di creditori e proprietari al finanziamento delle attività d’impresa) e la conseguente ripartizione del risultato operativo tra creditori, proprietari e fisco. Richiede informazioni extracontabili (interne). E’ il criterio appropriato per analizzare la redditività e il rischio delle imprese. Riclassificazione dello Stato patrimoniale Se si analizza lo SP sotto il profilo CI VILISTICO le informazioni che si ottengono non sono sufficienti a darci una visione completa dal punti di vista finanziario.; Per rappresentare efficacemente il capitale ai fini dell’analisi, lo SP deve mettere in evidenza due aspetti: -provenienza mezzi (FONTI); -destinazione mezzi (IMPIEGHI Infatti l’attivo viene esposto in un ordine di liquidità crescente (prima le immobilizzazioni poi le disponibilità liquide), mentre le passività vanno elencate secondo un ordine di esigibilità crescente (prima il patrimonio netto poi il debiti oltre 12 mesi poi i debiti entro 12 mesi). .

IMPIEGHI

FONTI

ATTIVO IMMOBILIZZATO

ATTIVO CIRCOLANTE

CAPITALE PROPRIO

PASSIVITA’ CONSOLIDATE

PASSIVITA’ CORRENTI

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L’analisi dello Stato patrimoniale con Il criterio della liquidità/esigibilità Per ottenere maggiori informazioni occorre effettuare inserire la variabile tempo e riclassificare per aree omogenee secondo il criterio di liquidità/esigibilità Aree di valori omogenee: -ampiezza tempo di estinzione (FONTI); -ampiezza tempo di ritorno (IMPIEGHI Tale metodo viene utilizzato per verificare se esiste una corrispondenza tra le scadenze temporali (durate medie) degli investimenti e dei finanziamenti; e consente di valutare: – L’equilibrio finanziario di breve periodo = esborsi adeguati rispetto alla

liquidità generabile dagli attivi patrimoniali; – Solidità patrimoniale = dotazione del patrimonio netto adeguata alle

caratteristiche degli attivi Gli elementi attivi del capitale andranno classificati secondo un criterio di liquidità decrescente mentre quelli passivi andranno classificati secondo un criterio di esigibilità decrescente Poiché il criterio della liquidità si riferisce al grado di trasformabilità in denaro rispetto al tempo • Gli impieghi vengono classificati secondo l’attitudine a trasformarsi in mezzi monetari all’interno del ciclo operativo • Si assume una durata convenzionale del ciclo operativo: il periodo amministrativo è l’arco temporale entro il quale il ciclo di realizzo di un investimento viene definito a breve termine Attivo Corrente Rientro entro 12 mesi Liquidità Immediate: Disponibilità liquide e attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazione (Cassa, banca). Liquidità Differite: Poste dell’attivo che si renderanno liquide entro 12 mesi (crediti a breve termine). Disponibilità (o scorte di magazzino): Rimanenze di materie prime, prodotti in corso di lavorazione, prodotti finiti, lavori in corso su ordinazione ed acconti. Attivo Immobilizzato Rientro OLTRE l’anno Immobilizzazioni immateriali al netto dei fondi ammortamento. Immobilizzazioni materiali al netto dei fondi. Immobilizzazioni finanziarie. Mentre per il criterio della esigibilità le fonti vengono classificate in relazione alla loro scadenza temporale Per omogeneità con la classificazione degli impieghi, viene individuato nell’anno il periodo temporale di riferimento convenzionalmente adottato per inserire una fonte finanziaria nelle differenti classi Passivo Corrente Pagati entro l’anno Fonti di finanziamento che devono essere rimborsate entro 12 mesi. Passivo Consolidato Scadenza oltre l’anno Fonti di finanziamento che devono essere rimborsate oltre 12 mesi.

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Capitale Proprio Senza scadenza predefinita Fonte di finanziamento investita in modo permanente nell’impresa dai soci/azionisti. Pertanto l’Attivo rappresenta gli investimenti attuati nella passata stagione dall’impresa (impieghi di capitale).Il Passivo rappresenta i finanziamenti ricevuti dall’impresa nello stesso periodo (fonti del capitale). Il totale dell’attivo rappresenta in termini finanziari il Capitale Investito o l’Impiego di Capitale mentre il totale del Passivo rappresenta in termini finanziari il Capitale acquisito o le Fonti di Finanziamento di Capitale Se dall’Attivo si sottraggono le Liquidità Immediate si ottiene il fabbisogno di capitale; il passivo rappresenta la copertura di tale fabbisogno. Gli impieghi al netto delle liquidità immediate rappresentano i futuri smobilizzi dell’impresa (futura diminuzione del fabbisogno di capitale). Le fonti rappresentano i futuri rimborsi e pertanto misurano la futura diminuzione della copertura del capitale. Di seguito viene riportato lo schema classico. :

IMPIEGHI di capitale FONTI di capitale

Liquidità immediata: Cassa-banche Crediti Magazzino ATTIVO CIRCOLANTE Immobilizzazioni materiali e immateriali Immobilizzazioni finanziarie ATTIVO IMMOBILIZZATO

Debiti a breve PASSIVITA’ CORRENTI Mutui Tfr PASSIVITA’ CONSOLIDATE Capitale e riserve Utile in corso CAPITALE PROPRIO

Capitale investito Capitale raccolto

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Si riporta un esempio di Stato Patrimoniale riclassificato sintetico.

STATO PATRIMONIALE RICLASSIFICATO SINTETICO Liquidità 448.198 Debiti verso fornitori 950.184 Crediti verso clienti 1.929.519 Debiti tributari 101.218 Rimanenze 910.068 Altri debiti a breve 343.035 Altri crediti a breve 87.926 Debiti verso banche 438.202 ATTIVITA’ CORRENTI 3.375.711 PASSIVITA’ CORRENTI 1.832.639 Immobilizzazioni tecniche 3.286.822 Debiti v/ banche a medio e lungo

term. 50.000

Immobilizzazioni finanziarie 30.620 Trattamento fine rapp. dipendenti 238.590

Immobilizzazioni immateriali 4.627 Altri debiti a medio termine 935.614 - Fondi di ammortamento -1.818.341 ATTIVITA’ FISSE NETTE 1.503.728 PASSIVITA’ CONSOLIDATE 1.224.204 Patrimonio netto 1.822.596 CAPITALE INVESTITO 4.879.439 TOTALE FONTI 4.879.439

STATO PATRIMONIALE RICLASSIFICATO ULTRASINTETICO CAPITALE CIRCOLANTE 3.375.711 CAPITALE DI TERZI 3.056.843 ATTIVITA’ IMMOBILIZZATE 1.503.728 CAPITALE PROPRIO 1.822.596 CAPITALE INVESTITO 4.879.439 TOTALE FONTI 4.879.439 c) Il criterio funzionale

Il criterio funzionale prende in esame le varie area della gestione aziendale quali

•••• Gestione operativa (la più importante); •••• Gestione finanziaria; •••• Gestioni accessorie; •••• Gestione fiscale. La riclassificazione con tale criterio è quella che entra nel cuore della dell’attività dell’impresa (il suo business caratteristico), comprende i processi di approvvigionamento di fattori produttivi (materie prime, componenti, lavoro, servizi), di trasformazione e di vendita di beni/servizi. Richiede pertanto una serie di dati,informazioni aggiuntive che rendono tale analisi più complessa, per cui sarà analizzata in un secondo momento. La riclassificazione del Conto economico Per rappresentare efficacemente il REDDITO ai fini dell’analisi, il Conto economico deve mettere in evidenza due aspetti: � i valori relativi alla produzione di periodo;

Produzione ottenuta Produzione venduta

� i risultati economici intermedi •Problema di struttura •Problema di forma

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•Problema di contenuto Da considerare che Il Conto economico ex 2425 CC civilistico si fonda su: 1) Evidenziazione del valore della produzione - ricavi - variazione scorte prodotti finiti e prodotti in corso di lavorazione - costruzioni interne 2) Costi per natura (tipologia dei fattori di produzione) 3) Forma scalare Mentre per le esigenze ai fini dell’analisi sono necessarie le seguenti informazioni : la struttura a costi e ricavi per determinare i costi e ricavi della

produzione ottenuta e venduta la forma scalare per determinare i risultati economici intermedi la distinzione dei costi in base ai per distinguere i costi in base alle operazioni fattori produttivi

La forma scalare del Conto Economico ha il grande vantaggio di fornire alcuni risultati intermedi, molto interessanti per comprendere l’andamento dell’impresa. In particolare la complessa gestione è divisa in tre aree:

a) Gestione caratteristica (relativa all’attività tipica dell’azienda) b) Gestione finanziaria (relativa agli interessi sui capitali dati e presi in prestito) c) Gestione straordinaria (relativa alle operazioni una tantum, non rientranti nella

normale attività imprenditoriale, come per esempio l’alienazione di cespiti)

I risultati intermedi riferiti a questi tre grandi settori danno informazioni importanti perché permettono di scomporre il risultato finale (utile o perdita) nelle sue componenti principali e individuare quindi l’area sulla quale eventualmente intervenire. Inoltre, nella gestione caratteristica, è evidenziato un altro interessante risultato intermedio, che è il margine lordo, con il quale si quantifica il dato grezzo del ricarico sulle vendite, ottenuto dalla differenza tra fatturato e costo del venduto (costo del venduto = esistenze iniziali + acquisti – rimanenze finali).

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Di seguito si riporta uno schema riassuntivo

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3.3 l’ANALISI DI BILANCIO PER INDICI : CONCETTI 3.3.1 Le grandezze finanziarie dello stato patrimon iale L’analisi di bilancio per indici ha la scopo di rappresentare,dai dati desunti dal bilancio e opportunamente riclassificati, la situazione economica, patrimoniale e finanziaria di un’azienda, al termine di un determinato periodo amministrativo, cui il bilancio si riferisce. Si tratta perciò di un’analisi svolta a consuntivo, in quanto i dati utilizzati sono di tipo storico, ma possiede una validità prospettica perché ha anche come obiettivo quello di effettuare previsioni per il futuro. Per rendere più significativo questo tipo di analisi e per poter trarre delle informazioni più attendibili è necessario effettuare comparazioni del bilancio della stessa azienda nel tempo oppure comparazioni nello spazio , per confrontare i bilanci di più aziende operanti nello stesso settore. L’analisi per indici si concretizza in confronti tra voci e gruppi di voci sia di Stato Patrimoniale sia di Conto Economico di uno stesso bilancio, che danno origine a rapporti ( indici o ratios ) o a margini strutturali (calcolati in forma differenziale ). Un esempio del percorso di analisi viene sotto riportato:

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.

Attraverso l’analisi delle voci rappresentata dalla Situazione Patrimoniale riclassificata cerchiamo ora di capire in primo luogo : La struttura finanziaria dell’azienda.

Prendiamo ad esempio una situazione Patrimoniale ri classificata

Situazione patrimoniale al 31.12.2006

Attivo= IMPIEGHI di capitale Passivo= FONTI di capitale

Magazzino SCORTE (S)

100 100

Crediti v/clienti (C) Altri crediti

LIQUIDITA’ DIFFERITA

(Ld)

Debiti v/fornitori(D) Altri Debiti a breve

PASSIVO CORRENTE

(PB)

400 400 150 150

Depositi e cassa LIQUIDITA’ IMMEDIATA

(Li)

ATTIVO CIRCOLANTE

(AC)

Mutui passivi TFR Altri Debiti a medio e lungo termine

PASSIVO CONSOLIDATO

(PL

50 50 550 450 450

Immobilizzazioni

• materiali • immateriali • finanziarie

ATTIVO FISSO (AF) Cap. Sociale (CS) Riserve Utile d’esercizio (R) (Perdita d’esercizio)

PATRIMONIO NETTO (PN)*

300 300 250 250

TOTALE ATTIVITA’ ( A) Capitale Investito (CI)

TOTALE PASSIVITA’ (P ) Capitale raccolto (CR)

850 850

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L’analisi finanziaria attraverso l’esame dei principali indicatori specifici ha l’obiettivo di verificare l’esistenza di una condizione di equilib rio finanziario tra fonti e impieghi e l’attitudine dell’azienda a fronteggiare prontament e i fabbisogni monetari determinati dalla gestione.

Va precisato come nota che per margine si intende la differenza fra due valori, mentre per indice (o quoziente o ratios ) il rapporto tra due valori.

Gli indici, di qualsiasi natura essi siano, esprimono un dato che è fondamentale per interpretare l’andamento dell’impresa, ma che è comunque riferito ad un certo momento. Per avere maggiore attendibilità dagli indici calcolati sui Bilanci riclassificati è opportuno rilevarli, quando possibile, almeno su tre anni consecutivi (cioè sugli ultimi tre Bilanci), in modo d’osservare non la fotografia dell’impresa in un certo istante, bensì il suo andamento nel tempo e verificare di conseguenza il trend (ascendente o discendente) della grandezza che si sta misurando utilizzando quel particolare indice.

3.3.2 ANALISI E INDICI FINANZIARI

1. Un importante concetto è quello del Margine di tesoreria , che è dato dalla differenza: liquidità immediata e differita – passivo corrente , cioè in formula (Li + Ld) – PB .Dal margine di tesoreria si percepisce la probabile situazione di liquidità aziendale, perciò un segno negativo del margine sta a significare che l’impresa non sarebbe in grado, con la sua liquidità di prima e seconda linea, di far fronte agli impegni assunti a breve termine, se questi ultimi scadessero tutti insieme. Trasformando il margine, che è in valore assoluto, in un rapporto, ossia in un valore relativo, avremo:

Indice di tesoreria = (Li + Ld)/PB = (liquidità immediata + liquidità differita)/passivo corrente

Che ci dice quanta parte di 1 euro di impegni a breve l’azienda è in grado di onorare con le proprie disponibilità a breve ..

2. Analogamente, dal concetto di Margine di disponibilità (anche detto capitale circolante netto), che è dato dagli stessi termini del margine di tesoreria più le scorte (liquidità immediata e differita + scorte – passivo corrente, cioè in formula (Li + Ld + S) – PB), si ricava un valore della liquidità (o illiquidità) dell’impresa che tiene conto della possibilità di realizzo del magazzino (ovvero della possibile vendita a breve della merce immagazzinata), qualora ciò si rendesse necessario per adempiere gli impegni di prossima scadenza. Anche qui è possibile passare dal margine ad un ratios che ci è più familiare.

Indice di disponibilità = AC/PB = attivo circolante/passivo corrente

Ossia quanta parte di 1 euro di debiti a scadenza ravvicinata siamo in grado di pagare con la liquidità immediata e differita e con la vendita (sempre a breve chiaramente) delle scorte.

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3. Per concludere, il Margine di liquidità immediata, dà un’idea della situazione di liquidità aziendale prendendo in considerazione esclusivamente la liquidità monetaria (C/C bancario o postale e denaro in cassa) e i debiti correnti. La formula è Li – PB .

indice di liquidità immediata = Li/PB = liquidità immediata/passivo corrente

E’ l’indice della liquidità monetaria dell’impresa, perché mostra quanta parte di 1 euro di debiti a breve possiamo saldare con le attività detenute in moneta.

Non possono essere considerati indici finanziari quelli di rotazione dei crediti e debiti fornitori, ma vanno ad incidere sulla liquidità aziendale in quanto, come si vedrà in seguito, l’analisi delle variazioni ci indicherà il maggior o minor fabbisogno monetario dell’impresa.

Indice di durata dei crediti Crediti/clienti-- x 365

Totale crediti/clienti( sorti nell’anno

Esprime la dilazione media accordata alla clientela in giorni

Indice di durata dei debiti debiti fornitori x 365

Totale debiti fornitori( sorti nell’anno)

. esprime la dilazione media riconosciuta dai fornitori in giorni

3.3.3 ANALISI E INDICI PATRIMONIALI

L’obiettivo è quello di verificare il grado di rigidità o flessibilità del capitale impiegato e la composizione dei finanziamenti ottenuti. Gli indici più significativi vengono riportati nella seguente tabella

Negli indici patrimoniali compaiono, sia al numeratore, sia al denominatore, valori tratti dal prospetto patrimoniale.

Occupiamoci prima delle fonti, ovvero della parte in cui sono evidenziate le passività dello Stato Patrimoniale riclassificato.

1. Il primo indice che andiamo a descrivere è necessariamente quello che ci dà una misura della dipendenza da terzi finanziatori.

Grado di autonomia finanziaria = PN/P = patrimonio netto/totale passività

Questa grandezza indica quanta parte di 1 euro di finanziamenti proviene da mezzi propri (dei soci o dell’imprenditore) dell’azienda. Quindi, più è alto e più l’impresa si affida all’autofinanziamento per reperire i fondi da investire negli impieghi elencati tra le attività. Viceversa, più è basso e più l’impresa fa ricorso a fonti esterne per finanziare gli investimenti.

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2. Una volta appurato il grado di autonomia finanziaria o, se vogliamo, simmetricamente, quale complemento a 1 dell’indice di cui sopra, il grado di dipendenza finanziaria , può essere interessante rispondere alla seguente domanda: “quanta parte dei finanziamenti esterni deriva dall’indebitamento a breve?”

Grado di indebitamento corrente = PB/P = passivo corrente/totale passività

Che fornisce il peso dell’indebitamento a breve rispetto al totale delle fonti finanziarie. Vedremo, parlando degli indici finanziari, quanto può essere pericoloso un elevato indebitamento corrente, soprattutto per il fatto che esso va spesso a finanziare investimenti a lungo termine.

3. Passando all’analisi del lato degli impieghi della Situazione Patrimoniale, vediamo l’indice che esprime il loro grado di elasticità.

Grado di elasticità degli impieghi = AC/A = attivo circolante/totale attività

Questo indice evidenzia il peso degli impieghi a breve rispetto al totale degli investimenti e quindi ci dice quanto è elastica la struttura attiva del patrimonio ovvero come reagisce il totale degli impieghi di capitale ad una variazione della sua composizione.

3.3.4 ANALISI E INDICI ECONOMICI

Di seguito si riporta un esempio di riclassificazione del conto economico a costo del venduto. La forma scalare del Conto Economico ha il grande vantaggio di fornire alcuni risultati intermedi, molto interessanti per comprendere l’andamento dell’impresa. In particolare la complessa gestione è divisa in tre aree:

1. Gestione caratteristica (relativa all’attività tipica dell’azienda) 2. Gestione finanziaria (relativa agli interessi sui capitali dati e presi in prestito) 3. Gestione straordinaria (relativa alle operazioni una tantum, non rientranti nella

normale attività imprenditoriale, come per esempio l’alienazione di cespiti)

I risultati intermedi riferiti a questi tre grandi settori danno informazioni importantissime, perché permettono di scomporre il risultato finale (utile o perdita) nelle sue componenti principali e individuare quindi l’area sulla quale eventualmente intervenire. Inoltre, nella gestione caratteristica, è evidenziato un altro interessante risultato intermedio, che è il margine lordo , con il quale si quantifica il dato grezzo del ricarico sulle vendite, ottenuto dalla differenza tra fatturato e costo del venduto (costo del venduto = esistenze iniziali + acquisti – rimanenze finali).

Gli indici economici misurano la redditività dell’azienda, intesa come capacità di realizzare in futuro reddito positivo (utile) e la capacità dell’azienda di realizzare una soddisfacente remunerazione del capitale investito. Sono economici quegli indici che hanno, almeno al numeratore o al denominatore, un valore economico (cioè una voce desunta dal Conto Economico).

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Ricavi delle Vendite ( V) 1100

Esistenze iniziali 120

+ Acquisti (Ac)500

- COSTO DEL VENDUTO (CV)

- Rimanenze finali (S)100

- 520

MARGINE LORDO (ML)580

- Costi commerciali - 20

- Costi amministrativi - 40

- Costi industriali - 15

- Costi del Personale - 70

- Accantonamento TFR - 15

- Ammortamenti (Am) - 10

- Altri costi - 5

RISULTATO OPERATIVO ( RO)405

AREA DELLA GESTIONE

CARATTERISTICA

Proventi finanziari (PF) 100

- Oneri finanziari (OF) 350

SALDO DELLA GESTIONE FINANZIARIA ( GF)- 250

AREA DELLA GESTIONE

FINANZIARIA

Proventi straordinari (PS) 25

- Oneri straordinari (OS) 0

SALDO DELLA GESTIONE STRAORDINARIA ( GS)25

AREA DELLA GESTIONE

STRAORDINARIA

RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE ( RO +/- GF +/- GS)

180

- Imposte sul reddito (I)95

RISULTATO NETTO D’ESERCIZIO (R)

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I principali indici da prendere in esame sono i seguenti

1. Il ROE esprime la redditività del capitale di rischio.

ROE = R/PN = risultato netto d’esercizio/patrimonio netto

Il ROE indica il rendimento del capitale investito dai soci o dall’imprenditore. In altre parole, è la sintesi dell’interesse maturato, per effetto della gestione, sui mezzi propri investiti in azienda. Perciò il risultato del ROE si ritiene accettabile quando si verifica la relazione: ROE > TASSO REMUNERAZIONE DI INVESTIMENTI ALTERNATI VI A BASSO RISCHIO (titoli di stato)

2. Molto più interessante per capire l’andamento dell’impresa è il ROI, cioè la redditività di tutto il capitale investito.

ROI = RO/A = risultato operativo/totale attività

Il ROI ci dice la redditività della gestione caratteristica (che è il cuore di qualsiasi impresa) riferita alla dimensione aziendale (rappresentata da tutto il capitale investito, anche quindi dal capitale di terzi preso a prestito). Per la sua importanza, il ROI è giustamente considerato il “termometro” della capacità reddituale aziendale. più elevato è il risultato di questo indice, maggiore è la capacità reddituale dell’azienda. La validità di tale indice si misura anche dal confronto con il ROD, cioè l’indice che misura la capacità dell’impresa di remunerare il capitale di terzi. Inevitabilmente, se l’azienda vuole effettuare nuovi investimenti finanziati con capitale di terzi, dovrà verificarsi la relazione:ROI > ROD Ove il ROD è calcolato come

Oneri finanziari totali x 100

Capitale di credito o terzi

3. Fra il ROE ed il ROI esiste un’interessante relazione, chiamata leverage o leva finanziaria.

ROE = ROI + (ROI – costo del capitale di credito) x (capitale di credito/patrimonio netto)

dove:costo del capitale di credito = oneri finanziari/capitale di credito

La suddetta formula si legge così: la differenza fra il ROI ed il costo del capitale di credito subisce un effetto moltiplicatore in ragione del rapporto (di leva finanziaria) tra capitale di credito e capitale proprio. Per cui se il ROI è maggiore del costo del capitale di credito, il valore positivo, ampliato dal moltiplicatore, si aggiunge al ROI e determina un ROE numericamente più grande del ROI. Se, invece, il costo del capitale di credito supera il ROI, avremo un valore negativo che, una volta ampliato dal moltiplicatore, si sottrae dal ROI e definisce quindi un ROE più basso del ROI. E’ inoltre opportuno notare come, nell’auspicabile caso di valore positivo della

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differenza ROI – costo del capitale di credito, l’effetto moltiplicatore premia chi ha osato di più, cioè le imprese che hanno un rapporto tra mezzi di terzi (finanziamenti ricevuti) e mezzi propri (patrimonio netto) nettamente sbilanciato a favore dell’indebitamento verso l’esterno. Viceversa, nel malaugurato caso di un gap negativo tra ROI e costo del capitale di credito, l’effetto moltiplicatore attenua il danno alle imprese che si sono comportate più prudentemente, cioè che hanno limitato l’acquisizione di finanziamenti da terzi per utilizzare maggiormente i capitali di provenienza interna.

3.3.5 Il Margine di struttura e la posizione finanz iaria netta

Dopo aver esaminato i principali indici utilizzabili per un’analisi del bilancio aziendale occorre focalizzare meglio alcuni concetti in merito alla struttura finanziaria.

Il prospetto classico dello stato patrimoniale a sezioni contrapposte verrà quindi ricondotto a tre macroaggregati: margine di struttura , capitale circolante netto , posizione finanziaria netta.

ATTIVO CIRCOLANTE PASSIVITA' CORRENTI Liquidità immediata Debiti vs banche liquidità differita debiti vs fornitori magazzino Debiti vs altri

DEBITI CONSOLIDATI

IMMOBILIZZAZIONI Mutui

immobilizzazioni fisse Tfr

altre immobilizzazioni PATRIMONIO NETTO Capitale sociale Riserve + utili in corso

Impieghi Fonti

Queste grandezze sono legate da una semplice relazione matematica:

Margine di struttura--Capitale circolante netto = P osizione finanziaria netta Lo Stato patrimoniale accoglie nella sezione «attivo» gli investimenti, cioè gli impieghi di capitale; nella sezione «passivo» le fonti di capitale, ovvero le modalità secondo le quali sono state reperite le risorse finanziarie investite: Attivo = impieghi di capitale; Passivo =fonti di ca pitale

Prima di affrontare il criterio di riclassificazione che presiede allo schema che presentiamo occorre riprendere alcuni fondamentali concetti:

posta finanziaria a breve e a medio/lungo termine, gestione operativa e gestione finanziaria. Un'attività (passività) finanziaria rappresenta una promessa di futura entrata (uscita) di cassa: la posta è a breve se il periodo che passa tra la nascita contabile e la realizzazione in cassa è inferiore all'anno, altrimenti è a medio/lungo termine.

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Ai fini dell'analisi finanziaria, le poste sono altresì scomponibili, in termini di appartenenza, in poste della gestione operativa e poste della gestione finanziaria. Le prime si riferiscono alle modalità di impiego delle risorse finanziarie nell'attività caratteristica dell'azienda (esclusa la cassa), le seconde riguardano i metodi di approvvigiona- mento delle risorse investite. Il margine di struttura accoglie le voci di fonte ed impiego a medio/lungo termine legate sia alla gestione finanziaria sia alla gestione operativa; il capitale circolante netto accoglie le voci di fonte e impiego a breve termine legate alla gestione operativa. La posizione finanziaria netta è costituita dalle voci di fonte e impiego a breve termine legate alla gestione finanziaria. a. IL MARGINE DI STRUTTURA

Il margine di struttura è la differenza tra i finanziamenti duraturi e gli investimenti in immobilizzazioni operative nette; può essere definito in due modi equivalenti:

margine di struttura = = patrimonio netto + debiti strutturali a medio lungo termine + fondo TFR - immobilizzazioni operative nette =

Le voci che normalmente formano il margine di struttura: + patrimonio netto contabile + finanziamenti a medio/lungo termine1 (prestiti obbligazionari, mutui) + finanziamento soci restituibile + altre fonti a medio/lungo termine - immobilizzazioni tecniche al netto dei fondi di ammortamento - immobilizzazioni immateriali al netto dei fondi di ammortamento - immobilizzazioni finanziarie al netto degli eventuali fondi oscillazione valori o fondi

rischi = margine di struttura.

Se positivo il margine di struttura indica un surplus di risorse stabili rispetto agli investimenti a più lento recupero. Tale surplus, indice di solidità della struttura finanziaria, è idealmente impiegato nel finanziamento del capitale circolante o in riserve di attività liquide (di tesoreria o strategiche).

Un margine di struttura negativo indica una struttura finanziaria non equilibrata poiché una parte degli investimenti immobilizzati è finanziata con debiti a breve (strutturali o di tesoreria).

Le immobilizzazioni finanziarie devono essere attentamente analizzate. Ai fini dell'analisi, infatti, devono essere considerate tali solo le partecipazioni, e i relativi finanziamenti a società collegate, controllate e controllanti, che non possono essere facilmente alienabili in quanto strategiche oppure che sono prive di un mercato finanziario con adeguate caratteristiche di liquidità e spessore. Per esempio: un determinato quantitativo di titoli di Stato 2 non costituisce immobilizzazione finanziaria, mentre lo è una partecipazione in una società che

1 Escluso il fondo trattamento fine rapporto che, ai fini del metodo di analisi che seguiamo, costituisce una posta negativa dei capitale circolante netto.

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svolge attività complementari al «core business» della società che detiene la partecipazione. Ai fini della riclassificazione è vitale stabilire quali forme di attività e di passività, in genere individuate da voci quali «crediti diversi», «cauzioni», «debiti diversi», sono da considerare a breve o a medio/lungo termine. Nella pratica, infatti, è piuttosto frequente trovare poste che a un esame superficiale appaiono a breve, ma non lo sono; a questo riguardo è sempre molto utile ricorrere a tutte le fonti informative extra-bilancio disponibili, in primo luogo alla relazione degli amministratori o nota integrativa, dove talvolta si possono trarre utili indicazioni ai fini dell'analisi qui considerata. b. Il capitale circolante netto Ai fini dell'analisi finanziaria, gli investimenti aziendali sono classificabili in: capitale fisso e capitale circolante. Il capitale circolante netto 3 (CCN) è la differenza tra attivo e passivo operativo a breve e rappresenta l'investimento legato alla gestione corrente: CCN = investimento nella gestione corrente. Le componenti fondamentali di questo aggregato sono il magazzino, i crediti verso clienti e i debiti di fornitura. Crediti e magazzino so-no investimenti: i primi rappresentano lo spostamento nel tempo di un'entrata di cassa, il secondo l'anticipo di un'uscita. I debiti di fornitura, invece, sono finanziamenti, infatti sono uscite di cassa posticipate. Tuttavia queste voci sono così intimamente connesse che non ha senso considerarle separatamente: si pensi per esempio a come sono influenzate dalla politica commerciale, dal tipo di processo produttivo e dagli usi del settore. La caratteristica fondamentale del CCN è il suo legame con le vendite. Si tratta infatti di un investimento, o di un finanziamento, che cresce o decresce in proporzione al fatturato. Un parametro importante a questo riguardo è il rapporto CCN/Vendite, che rappresenta l'intensità di capitale circolante tipica dell'azienda in esame e dovuta al tipo di settore e alla strategia adottata. Intensità di capitale circolante positiva significa che al crescere delle vendite aumenta l'investimento in circolante, mentre intensità negativa indica che all’aumentare del giro d'affari decresce il capitale circolante, ovvero aumenta il finanziamento. CCNI/fatturato>O: tipologia «Cash-absorber». CCNI/fatturato<O: tipologia «Cash-generator». La tipologia di gestione cash- generator, merita un approfondimento.

2 E’ importante indagare, attraverso la lettura della relazione sulla gestione o della nota integrativa, se tali titoli sono liberi da vincoli di garanzia: nel qual caso non sono da considerarsi immobilizzazioni finanziarie.

3 Working net capital nella terminologia anglosassone.

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Le aziende cash- generator hanno, per il tipo di posizione competitiva 4, un ciclo finanziario caratterizzato da tempi di incasso e di magazzino inferiori alle dilazioni che ottengono dai fornitori: perciò hanno gestioni caratterizzate da uscite di cassa (pagamenti) posticipate rispetto alle entrate (incassi). In questi casi il capitale circolante netto è negativo (passivo operativo>attivo operativo) e all'aumentare della cifra d'affari cresce anche il volume di risorse finanziarie che vengono generate. Al contrario, quando la cifra d'affari si riduce, il volume di risorse finanziarie viene riassorbito. Il CCN può essere visto come una spugna che assorbe risorse quando si dilata e che libera risorse quando viene «strizzata». Una lista delle voci che costituiscono il CCN è la seguente: + magazzino + crediti verso clienti + effetti attivi + crediti vs erario + crediti diversi + ratei e risconti attivi - debiti verso fornitosi - effetti passivi - fondo imposte - fondo trattamento fine rapporto 5 - fondo svalutazione crediti - fondo svalutazione magazzino - debiti diversi - ratei e risconti passivi = capitale circolante netto.

c. La posizione finanziaria netta

La posizione finanziaria netta (PFN ) è la somma algebrica delle attività finanziarie a breve (segno positivo) e delle passività finanziarie a breve (segno negativo):

PFN = attivo finanziario a breve - passivo finanzia rio a breve. La posizione finanziaria netta rappresenta la posizione dell'azienda nei confronti della gestione di tesoreria e del sistema bancario per quanto riguarda i finanziamenti a breve. Indica come sì è ricorsi al finanziamento a breve, data una certa struttura di investimenti e finanziamenti a medio/lungo termine, rappresentata dal Margine di struttura, e un determinato fabbisogno di capitale circolante. In altri termini, è il prodotto della politica finanziaria seguita.

4 Classico esempio è la grande distribuzione o il dettaglio in genere. 5 Ai fini dei metodo di analisi finanziaria proposto, il fondo trattamento fine rapporto viene considerato una passività operativa in quanto è la contropartita debitoria di una voce accessoria dei costo dei lavoro: voce di costo, per definizione, operativa.

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Infatti: PFN = margine di struttura - Capitale circolante ne tto. Le voci tipiche che concorrono alla formazione dell'aggregato sono le seguenti: + banche attive + cassa + titoli non vincolati facilmente monetizzabili + altri valori - banche passive - banche C/anticipazioni - società di factoring C/anticipazioni - quota a breve di finanziamenti a medio/lungo termine - altri finanziamenti a breve = posizione finanziaria netta. L'indicatore è scomponibile nella posizione di tesorerie (PT), pari a banche attive più cassa meno banche passive, e nella posizione finanziaria a breve, costituita dalle voci residue: Posizione finanziaria netta = posizione di tesoreri a + posizione finanziaria a breve. La posizione finanziaria netta ha un valore segnaletico più elevato rispetto alla posizione di tesoreria nel rappresentare la fotografia della cassa a breve, dal momento che, comprendendo le fonti finanziarie attivate, non fornisce in alcun caso un quadro parziale della situazione. A questo scopo occorre ricordare che, per condurre un'analisi finanziaria corretta, non ci si deve affidare alla lettura di un solo indicatore, che offre sempre un'immagine parziale, ma bisogna ricorrere ad un quadro che contempli il maggior numero di aspetti aziendali. La posizione di tesoreria è un elemento determinante ai fini dell'analisi finanziaria: l'esame della variazione nel tempo di questa grandezza costituisce il fulcro dell'analisi dei flussi di cassa. Solitamente questo tipo di immobilizzazioni viene ammortizzato con procedimento diretto, e quindi la posta in attivo di Stato patrimoniale indica direttamente il valore netto.

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CAPITOLO 4

IL FABBISOGNO FINANZIARIO DELL’IMPRESA: I PRINCIPI, E LE MODALITÀ DI CALCOLO DELLE

NECESSITÀ FINANZIARIE

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4.1 LE CONSEGUENZE ECONOMICHE E FINANZIARIE DELL’ATTIVITÀ AZIENDALE

Redditività e variazione della liquidità. L’introduzione del “tempo “nel ciclo acquisti-trasformazione -vendite porta concettualmente ad analizzare la dinamica dell’azienda dal punto di vista dell’impatto della CASSA. Infatti se considerassimo due fenomeni correnti nelle gestione: credito a clienti dilazione da fornitori Vedremmo subito come la variazione monetaria (della cassa) è influenzata dalla differenza fra : crediti incassati e pagamenti effettuati a fornitori. La definizione di fonte e impiego In azienda ogni attività implica, direttamente o indirettamente, entrate e uscite di cassa sotto forma di movimenti di “conto corrente bancario. In senso lato si può affermare che ogni entrata è una «fonte » e ogni uscita è un «impiego ». L'utilizzo di questi termini è dovuto alla natura di risorsa della cassa. Fonti e impieghi sono concetti speculari: ogni riduzione degli impieghi, liberando risorse, è da considerarsi una fonte e viceversa. Esemplificazione la dinamica delle fonti e degli impieghi finanziari

Variazione Effetto monetario Flusso di cassa connesso

Incremento di impieghi Riduzione di risorse Flusso di cassa negativo Decremento di impieghi Aumento di risorse Flusso di cassa positivo Aumento di fonti Incremento di risorse Flusso di cassa positivo Riduzione di fonti Decremento di risorse Flusso di cassa negativo Esempi di IMPIEGHI DI CAPITALE (RISORSE) La concessione o l’aumento del credito verso clienti (Rappresenta infatti lo spostamento nel tempo di un'entrata di cassa.<Quando un'azienda pratica dilazioni a un cliente rinuncia a un'entrata a pronti in cambio di una promessa di pagamento a termine) Un aumento magazzino Un investimento in immobilizzazioni Un rimborso di un debito

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Un pagamento di un fornitore FONTI DI CAPITALE (RISORSE) Accensione di un debito Un incremento di un debito di fornitura Una dismissione di immobilizzazioni Un rimborso di un credito La vendita di parte del magazzino. La redditività intesa come profitto economico non è automaticamente sinonimo di liquidità . Infatti comunemente si afferma che ..”” l’azienda guadagna ma ha i conti scoperti e utilizza fidi bancari“. In realtà è un fenomeno diffuso che la gestione produca reddito economico ma non liquidità, in quanto le uscite monetarie risultano superiori alle entrate monetarie. Ma è una situazione possibile ? in termini di analisi finanziaria quanto sopra risulta possibile se la redditività risulta ampiamente superiore al costo dell’indebitamento. In altre parole l’azienda qualora abbia un risultato positivo della gestione corrente che consente di far fronte all’esborso delle gestione finanziaria e remunerare il capitale investito in maniera soddisfacente potrà essere considerata “ affidabile” da parte dei finanziatori bancari 4.2 IL RENDICONTO FINANZIARIO Il rendiconto finanziario non è espressamente richiesto dalle norme civilistiche sul bilancio d'impresa e consolidato. Tuttavia, dottrina e prassi sono concordi nel ritenere necessaria la sua predisposizione per soddisfare il requisito della rappresentazione veritiera e corretta della situazione finanziaria di un'impresa. Il Principio contabile n. 11 enunciato dai Consigli nazionali dei dottori commercialisti e dei ragionieri, relativo peraltro alle sole imprese industriali e commerciali, definisce il rendiconto finanziario documento fondamentale ai fini della completezza informativa di bilancio. Tale prospetto, infatti, da un lato consente di riassumere in modo organico le informazioni già richieste sinteticamente dalla legislazione, dall'altro rende disponibili informazioni di natura finanziaria altrimenti non ottenibili dallo stato patrimoniale e dal conto economico. Il citato principio contabile prevede la possibilità di non includere nell'informativa il rendiconto finanziario solo per le società di minori dimensioni.I modelli di rendiconto finanziario proposti in dottrina sono molteplici. Il rendiconto finanziario, in generale, al fine di riassumere l'attività finanziaria dell'impresa deve identificare il concetto di risorse finanziarie (fondi) da accogliere a suo fondamento. I significati di tale termine ritenuti dal Principio contabile n. 12 dei Consigli nazionali dei dottori commercialisti e dei ragionieri attualmente validi - per ragioni pratiche e di comparabilità - sono i seguenti: • capitale circolante netto (o attività nette a breve), ossia l'eccedenza delle

attività a breve o correnti sulle passività a breve o correnti; • liquidità , ossia disponibilità liquide in cassa e presso banche (cassa e conti

correnti bancari attivi) più altri depositi di denaro immediatamente prelevabili senza rischio di cambiamento di valore (ad esempio: conti correnti postali).

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Il concetto di risorse finanziarie da utilizzare dipende dall'attività dell'impresa (mercantile, industriale, o di servizi) e dalla significatività delle informazioni ottenibili nelle varie fattispecie. Al rendiconto finanziario di liquidità viene oggi attribuita una crescente capacità segnaletica della situazione finanziaria rispetto al rendiconto di capitale circolante netto, il quale continua comunque - secondo il Principio contabile n. 12 dei CNDCR - a conservare la sua validità tecnica.

4.2.1 - Rendiconto finanziario delle variazioni del capitale circolante netto La predisposizione del rendiconto finanziario in termini di variazioni di capitale circolante netto comporta l'evidenziazione delle attività a breve e delle passività a breve. La classificazione delle poste attive e passive ritenuta più appropriata dal Principio contabile n. 12 dei CNDCR per la corretta rappresentazione della situazione patrimoniale e finanziaria è basata sul criterio di liquidità delle poste attive e su quello di esigibilità delle poste passive. La classificazione delle poste attive e passive dello stato patrimoniale in gruppi omogenei mette in evidenza gli aspetti tecnici e finanziari delle poste stesse. Con tale classificazione si ottengono delle indicazioni circa il grado di mobilità e di equilibrio finanziario dell'impresa. Più precisamente, si individuano, da un punto di vista tecnico, la diversa funzionalità dei componenti del patrimonio aziendale al processo produttivo e, dal punto di vista finanziario, la diversa attitudine a trasformarsi in numerario. Le attività vanno, pertanto, distinte in due grandi categorie: • attività a breve (o correnti); • attività immobilizzate. Le passività vanno anch'esse distinte in due grandi categorie:

• passività a breve;

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• passività a medio e lungo termine. Per quanto concerne i criteri da utilizzarsi per attuare tale classificazione, il Principio contabile n. 12 dei CNDCR considera opportuno - per esigenze di ordine pratico - effettuare la predetta classificazione sulla base della seguente convenzione: 1. assumere, come regola generale, la durata del periodo amministrativo annuale

come criterio per la classificazione dei conti, cioè per la separazione delle poste tra attività e passività a breve e attività immobilizzate e passività a medio e lungo termine;

2. considerare le rimanenze di magazzino come attività a breve. I risultati che ne conseguono sono esposti di seguito.

4.3.3 - Rendiconto finanziario in termini di liquid ità Il rendiconto finanziario in termini di liquidità può essere predisposto secondo le seguenti due impostazioni: • il rendiconto finanziario delle variazioni di liquidità, che può essere definito

tradizionale, pone l'enfasi sull'esposizione delle variazioni nella situazione patrimoniale e finanziaria in termini di liquidità;

• il rendiconto finanziario che espone i flussi di liquidità, che rappresenta l'evoluzione tecnica della prima, invece, pur utilizzando le variazioni nella situazione patrimoniale e finanziaria come strumento di redazione, pone l'enfasi sui flussi di liquidità derivanti da tali variazioni.

L'accezione di liquidità adottata dal principio contabile n.12 dei Consigli dei dottori commercialisti e dei ragionieri è quella di disponibilità liquide in cassa e presso banche più altri depositi di denaro immediatamente prelevabili senza rischio di cambiamento di valore. Nel Principio contabile n. 12 si osserva, al riguardo, che i Principi contabili dello IASC e altri Principi contabili Esteri considerano come concetto di risorse finanziarie anche il "cash equivalents", che include, oltre alle citate attività, anche attività finanziarie a breve termine altamente liquide. L'utilizzo di risorse finanziarie diverse da quelle sopra individuate rende necessario mettere in evidenza le voci componenti tali risorse, nonchè le variazioni subite dalle stesse durante l'esercizio. Per le banche un importante punto di riferimento è rappresentato dall'International Accounting Standard n. 7. Tale principio contabile, infatti, a differenza del principio italiano, riporta un preciso modello del rendiconto finanziario per gli enti creditizi e finanziari. Lo IAS 7 identifica l'accezione di risorse finanziarie in cash e cash equivalents e classifica i cash flows che ne determinano la variazione nell'esercizio di riferimento in: • operazioni della gestione reddituale (operating activities); • attività di investimento (investing activities); • attività di finanziamento (financing activities). 4.2.4 - Rendiconto finanziario dei flussi di liquid ità Il rendiconto finanziario di flussi di liquidità previsto dal Principio contabile n. 12 enunciato nel gennaio 1994 dai Consigli nazionali dei dottori commercialisti e dei ragionieri si rifà al Documento n. 7 emesso nel 1992 dall'International Accounting

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Standards Committee (IASC), a sua volta ispirato dal Documento n. 95 emesso nel 1987 dallo statunitense Financial Accounting Standards Board (FASB).Al fine di riassumere l'attività finanziaria dell'impresa il rendiconto finanziario deve necessariamente identificare il concetto di risorse finanziarie (fondi) da porre a suo fondamento. Il significato di tale termine, ritenuto dal Principio contabile n. 12 dei Consigli dei dottori commercialisti e dei ragionieri attualmente valido per le imprese mercantili, industriali e di servizi - per ragioni pratiche e di comparabilità - è quello di cash inteso come disponibilità liquide in cassa e presso banche (cassa e conti correnti bancari attivi) più altri depositi di denaro immediatamente prelevabili senza rischio di cambiamento di valore (ad esempio: conti correnti postali). Nel Principio contabile n. 12 si osserva, al riguardo, che i Principi contabili dello IASC e altri Principi contabili Esteri considerano come concetto di risorse finanziarie anche il "cash equivalents", che include, oltre alle attività sopra individuate, anche attività finanziarie a breve termine altamente liquide. L'utilizzo di risorse finanziarie diverse da quelle sopra individuate rende necessario mettere in evidenza le voci componenti tali risorse, nonchè le variazioni subite dalle stesse durante l'esercizio. Il rendiconto di flussi di liquidità classifica i flussi che determinano le variazioni delle disponibilità liquide in relazione alla tipologia o alla natura dell'operazione che li ha generati, ossia tra: • le operazioni della gestione reddituale; • le operazioni di investimento; • le operazioni di finanziamento. 4.5.5 - Le operazioni della gestione reddituale Le operazioni della gestione reddituale o corrente sono costituite dalle principali attività generatrici di ricavi e dalle altre attività che non siano né di investimento né di finanziamento. Esse riguardano la principale attività gestionale e, pertanto, sono costituite generalmente dalle operazioni relative alla produzione e distribuzione di beni e alla fornitura di servizi. Si riportano, in via esemplificativa, i flussi generati o assorbiti dalle operazioni di gestione reddituale o corrente : • incassi derivanti dalla vendita di prodotti o alla prestazione di servizi; • incassi di royalties, provvigioni, rimborsi assicurativi; • pagamenti per l'acquisto di materia prima, semilavorati, merci e altri fattori

produttivi; • pagamenti ai dipendenti; • pagamenti e rimborsi di imposte ; • altri flussi positivi o negativi derivanti da operazioni diverse da quelle di

investimento o finanziamento. I flussi di liquidità generati o assorbiti dalle operazioni della gestione reddituale si determinano con il metodo indiretto, cioè rettificando il risultato dell'esercizio per tenere conto degli effetti delle operazioni che hanno determinato differimenti nelle variazioni di liquidità (ad esempio: aumenti di crediti, di debiti, del magazzino, ecc.). nonchè di quelle operazioni i cui effetti devono essere ricompresi tra i flussi connessi ad operazioni d'investimento o finanziamento (ad esempio: plusvalenze o minusvalenze su cespiti ceduti

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4.2.6 - Le operazioni di investimento Le operazioni di investimento sono costituite dalle attività di acquisizione e di dismissione di immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie. Si riportano, in via esemplificativa, i flussi relativi alle predette operazioni: • erogazione di prestiti o rimborso degli stessi; • acquisti o vendite di fabbricati, impianti, attrezzature o altre immobilizzazioni

materiali; • acquisti o vendite di beni immateriali, quali brevetti; • acquisti o cessioni di partecipazioni in imprese controllate e collegate; • acquisti o cessioni di altre partecipazioni e altri titoli, inclusi quelli di Stato e le

obbligazioni 4.2.7 - Le operazioni di finanziamento Le operazioni di finanziamento sono rappresentate dalle attività da cui derivano variazioni nell'entità e nella composizione del patrimonio netto e nell'indebitamento a medio- lungo termine dell'impresa. Si riportano, in via esemplificativa, i flussi relativi alle operazioni di finanziamento: • emissione di azioni o di quote rappresentative del capitale di rischio,

pagamento dei dividendi o rimborso del capitale (anche sotto forma di acquisto di azioni proprie);

• emissione o rimborso di prestiti obbligazionari, accensione o restituzione di mutui;

• incremento o decremento di altri debiti, anche a breve o medio termine, aventi natura finanziaria.

Gli interessi ed i dividendi pagati, data la natura delle operazioni da cui scaturiscono, possono essere considerati flussi derivanti da operazioni di finanziamento e gli interessi e i dividendi ricevuti possono essere considerati flussi derivanti da operazioni di investimento. Alternativamente, tutti questi flussi possono essere considerati flussi derivanti dalla gestione reddituale, in quanto rientrano nella determinazione del reddito di esercizio. In ogni caso ciascuno di tali flussi deve essere esposto separatamente nell'ambito della categoria scelta e tale classifìcazione deve essere mantenuta costante nel tempo. In altri termini non può essere esposto un unico ammontare per dividendi e interessi 4.2.8 - Rendiconto finanziario delle variazioni di liquidità Il rendiconto finanziario che espone variazioni nella situazione patrimoniale -finanziaria in termini di liquidità si compone di due parti: • la prima, che espone le variazioni subite durante l'esercizio dalla situazione

patrimoniale -finanziaria connesse con movimenti nella liquidità come precedentemente identificata;

• la seconda, che mostra tutte quelle altre variazioni che non sono connesse a movimenti finanziari, esclusi i trasferimenti tra conti del patrimonio netto che sono esposti nel relativo prospetto.

Le fonti e gli impieghi di liquidità possono, indicativamente, essere così riassunti: FONTI: • Flusso di liquidità generato dalla gestione reddituale

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• Ricavato della vendita di immobilizzazioni (finanziarie, materiali, immateriali) • Assunzione di finanziamenti passivi e incasso di finanziamenti attivi • Aumenti di capitale IMPIEGHI: • Flusso di liquidità assorbito dalla gestione reddituale • Acquisizione di immobilizzazioni (finanziarie, materiali ed immateriali) • Rimborso di finanziamenti passivi e concessioni di finanziamenti attivi • Diminuzione di capitale • Pagamento di dividendi Il flusso di liquidità generato dalla gestione reddituale viene determinato aggiungendo algebricamente all'utile netto (perdita) dell'esercizio tutte le poste che nell'esercizio non hanno richiesto esborso, ovvero non hanno originato liquidità. Ad esempio, si aggiunge all'utile netto l'ammortamento dell'esercizio, l'aumento dei debiti verso fornitori, l'aumento dei ratei passivi, la diminuzione dei crediti e del magazzino ecc. e si sottrae l'aumento dei crediti, delle giacenze di magazzino, ecc. Tali aumenti e diminuzioni rappresentano gli scostamenti rispetto ai saldi dell'esercizio precedente.

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4.3 IL FABBISOGNO FINANZIARIO, CENNI SULLE VARIAZI ONI DI CCN E DEL FABBISOGNO DI CASSA Si ringrazia il prof. A. Giampaoli per la possibilità concessa di poter utilizzare il materiale tratto dal suo libro “ Banca e Impresa “ 4.3.1 Il capitale investito Un aspetto finanziario importante della gestione è quello di valutare quanti capitali siano necessari per intraprendere una particolare attività, definita qualitativamente e quantitativamente, e anche quanti capitali saranno necessari per sostenere lo sviluppo desiderato, o richiesto dal mercato, dell'attività aziendale. Detto capitale necessario è parte ideale dei più ampio capitale investito, termine con il quale si indicano anche altri investimenti non afferenti alla gestione caratteristica d'impresa. Di norma la composizione quali- quantitativa del capitale investito viene ricercata tra le attività di bilancio e quindi fa riferimento ai valori contabili in esse riportati. Prescindendo per il momento dalle varie configurazioni elaborate è importante osservare preliminarmente che per quantificare i capitali necessari per intraprendere una particolare attività, i dati di bilancio di un'azienda che svolge attività simile sarebbero di aiuto limitato. Infatti, il capitale investito richiesto da una nuova iniziativa, andrebbe necessariamente espresso in moneta corrente mentre, co-me noto, i criteri di valutazione delle attività di bilancio fanno in buona parte riferimento al costo piuttosto che ai valori correnti. La differenza tra valutazione al costo e valutazione al prezzo corrente delle attività di bilancio si accentua nei periodi di inflazione e alle distorsioni createsi per tale ragione viene di norma posto rimedio a distanza di tempo con saltuarie e non sempre adeguate rivalutazioni di legge. Non c'è dubbio che le suddette rivalutazioni siano necessarie per rappresentare meglio il capitale investito a una certa data il quale dovrà necessariamente essere espresso in moneta corrente. La determinazione dell'ammontare del capitale investito a prezzi correnti può essere necessaria anche nelle decisioni di sviluppo del giro di affari quando, specie nei piani di medio- lungo periodo, si provvede a quantificare l'impegno finanziario che tale sviluppo determinerà al fine di verificare la fattibilità del medesimo in rapporto alla dinamica delle risorse di capitale. Un'altra osservazione preliminare è quella della relazione esistente tra capitale investito contabile e risultato economico effettivo. Le aziende con buon risultato economico possono, in certa misura, ridurre l'imponibile per differire le imposte ma, così facendo, riducono il capitale investito contabile; al contrario, le aziende con cattivo risultato effettivo, spesso, per rendere bancabile il bilancio, intervengono alleggerendo il risultato economico di parte dei componenti negativi di reddito sopravvalutando il capitale investito. Come si vedrà in seguito le politiche di bilancio se da un lato consentono di modificare il risultato economico e conseguentemente il capitale investito, dall'altro non hanno effetto sulla situazione di liquidità di impresa se non limitatamente al differimento di imposte ottenibile contenendo nell'immediato l'imponibile.

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La configurazione di capitale investito utilizzata è quella data dalla somma tra capitale circolante netto, immobilizzazioni tecniche e finanziarie nette e investimenti finanziari. In tale configurazione l'aggregato del capitale circolante netto comprende i crediti di funzionamento , le rimanenze non speculative e i debiti di funzionamento. Le scorte speculative, cioè quelle acquisite allo scopo di contenere un futuro aumento dei costi di approvvigionamento di materie prime, non facendo parte dei capitale necessario, rappresentano un vero e proprio investimento finanziario da accogliere pertanto in tale classe di valori. Per la stessa ragione l'aggregato del capitale circolante netto non comprende crediti non scaturenti dalla tipica e ordinaria attività d'impresa, né titoli o disponibilità in conti finanziari. Anche i debiti di funzionamento scaduti vengono esclusi dall'aggregato in quanto di fatto essi assumono la natura di debiti di finanziamento. I debiti di funzionamento accolti nell'aggregato del capitale circolante netto sono i debiti che sorgono per effetto del pagamento differito delle acquisizioni di merci, servizi e lavoro. Tra i debiti di funzionamento non vengono inseriti i debiti verso i fornitori di immobilizzazioni il cui ammontare viene aggregato quale rettifica nel valore delle immobilizzazioni. Ne deriva che il capitale circolante netto, così configurato, è correlato in modo significativo alla composizione quali- quantitativa del fatturato, alle modificazioni che interessano la durata del ciclo finanziario, alla struttura temporale dei pagamenti connessi ai componenti negativi di reddito e alle politiche di bilancio. Un aggregato degli investimenti finanziari comprende gli impieghi di capitale non afferenti all'attività tipica d'impresa e quelli effettuati in misura superiore a quanto richiesto dal normale svolgersi della stessa, se è possibile recuperarli finanziariamente, purché detti impieghi non siano destinati ad altra attività avente rilevanza strategica. Gli investimenti finanziari non vengono indicati in un'unica classe di valori in bilancio; si possono trovare investimenti finanziari nelle disponibilità liquide in banca o conti postali, in titoli, in prestiti, tra le partecipazioni, tra gli immobili e le immobilizzazioni in genere, tra le rimanenze di materie prime. Lo schema generale di riferimento per l'analisi degli aspetti finanziari della gestione, al quale ricondurre la configurazione di capitale investito appena indicata è il seguente: investimenti finanziari + investimenti aventi rilevanza strategica + investimenti nella gestione caratteristica di cui: • nelle strutture produttive • nel capitale circolante netto = capitale investito - capitale investito creato + capitale investito distrutto = fabbisogno finanziario = copertura finanziaria di cui: • capitale di credito • capitale di rischio di origine esterna

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Per rilevare il capitale investito creato o distrutto esistente a una certa data, occorre considerare il segno e l'ammontare di un aggregato composto da alcune parti ideali del capitale di rischio, e precisamente: le riserve di utili, le perdite non ripianate, la riserva di rivalutazione monetaria per la parte eccedente la perdita di potere di acquisto del capitale di rischio di origine esterna, con segno positivo, e, con segno negativo, l'eventuale incapienza della riserva di rivalutazione monetaria a coprire la perdita di potere di acquisto del capitale di rischio di origine esterna. Come si potrà il verificare il capitale investito creato non concorre a determinare il fabbisogno finanziario, e quindi il ricorso alle fonti esterne di finanziamento, e, normalmente, non viene finanziato nemmeno dalla liquidità prodotta dalla gestione. Per quanto attiene al capitale investito distrutto, esso grava interamente sul fabbisogno finanziario. 4.3.2 Il fabbisogno finanziario Il valore delle attività riportato nel bilancio di un'impresa non fornisce il dato del fabbisogno finanziario a una certa data, ma, al netto dei debiti di funzionamento, indica il capitale necessario per sostenere le operazioni tipiche in corso, il capitale impiegato nelle strutture produttive inutilizzate, nonché il capitale impiegato in investimenti finanziari e strategici, cioè in investimenti non afferenti alla gestione caratteristica dell'impresa. Sulla base della configurazione indicata di fabbisogno finanziario emerge una non corrispondenza tra il capitale investito e l'ammontare delle fonti di finanziamento di origine esterna utilizzate a certa data. Tra i due aggregati si frappone il capitale creato dalla gestione ancora esistente, cioè quello non distribuito e non annullato da perdite. Ne deriva, che un'impresa potrebbe nel tempo necessario, se a buon andamento economico e se non distribuisse gli utili, pervenire a un fabbisogno finanziario nullo nonostante l'esistenza di un capitale investito più o meno elevato. Risulta evidente la corrispondenza con il concetto di fabbisogno finanziario proprio dell'imprenditore, il quale intende per fabbisogno finanziario il capitale che è chiamato ad apportare o a richiedere ad altri finanziatori per dotare l'impresa dei mezzi finanziari di cui abbisogna. Il capitale investito, considerato spesso come causa esprimente il fabbisogno finanziario, e alla cui copertura si provvederebbe sia con gli utili reinvestiti sia ricorrendo alle fonti esterne di finanziamento non ha, come vedremo, un'integrale valenza finanziaria. 4.3.3 La variazione dei fabbisogno finanziario La struttura dell'analisi della variazione del fabbisogno finanziario coerente allo schema precedente è la seguente: investimenti finanziari + investimenti aventi rilevanza strategica + investimenti nelle strutture produttive afferenti la gestione caratteristica + rivalutazioni monetarie - disinvestimenti - ammortamenti

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+ incremento capitale circolante netto - diminuzione capitale circolante netto = variazione capitale investito - utile - rivalutazioni monetarie + dividendo + perdita = variazione fabbisogno finanziario = variazione fonti esterne di finanziamento - incremento capitale di credito + diminuzione capitale di credito = variazione per cassa del capitale di rischio Questa impostazione, e altre simili, pur mettendo in evidenza alcuni momenti significativi della «gestione finanziaria» non si adatta completamente alle esigenze delle analisi finalizzate alle decisioni finanziarie di breve periodo, quali la verifica della fattibilità finanziaria immediata di nuovi investimenti, di remunerazione del capitale di rischio, di rimborso di un prestito o di rifinanziamento della gestione corrente. Lo schema di analisi degli aspetti finanziari della gestione interessante un particolare periodo dovrà non solo basarsi su momenti finanziari reali, ma anche considerare il modo di pensare la gestione proprio dell'imprenditore. Produzione, investimento e raccolta di capitali sono tre momenti significativi della gestione di impresa e la riflessione su di essi riveste notevole importanza sia nelle analisi dell'equilibrio finanziario, sia nelle decisioni di investimento e di finanziamento. Per quanto attiene alla produzione di capitale il Saraceno definisce l'autofinanziamento come «... differenza tra l'investimento netto del periodo considerato e la variazione netta avvenuta nello stesso periodo nell'ammontare complessivo del capitale di cui l'azienda è dotata, sia esso capitale proprio oppure capitale di credito». Dalla definizione emerge innanzitutto il rapporto tra autofinanziamento, investimenti e fonti esterne di finanziamento ma, anche, che la configurazione di autofinanziamento è conseguente a quella assegnata alle altre due grandezze e che, per essere ben definita occorrerà definire a sua volta il contenuto di investimento netto e di capitale di credito. Pertanto la definizione data dal Saraceno consente due diverse configurazioni una delle quali, la più tradizionale, è coerente con una configurazione di investimento netto che accoglie nel proprio ambito la variazione di capitale circolante netto e che quindi porta a definire l'autofinanziamento come utile netto reinvestito. . Coerentemente alla definizione di autofinanziamento data dal Saraceno si potrebbe, per esempio, pervenire ai seguenti aggregati: risultato economico - dividendo = autofinanziamento ; e anche: +…nuovi investimenti tecnici + nuovi investimenti finanziari

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- disinvestimenti - ammortamenti + incremento capitale circolante netto - decremento capitale circolante netto = investimento netto e, sottraendo dall'investimento netto l'autofinanziamento, pervenire alla variazione intervenuta nel periodo nelle fonti esterne di finanziamento. Le fonti esterne di finanziamento comprenderebbero in ogni caso, come ben chiarito dal Saraceno, sia il capitale proprio che il capitale di credito. Il prof. Giampaoli sostiene che lo schema precedente non è adeguato a fornire risposte alle seguenti domande: • quanti nuovi investimenti. prestiti rimborsati e dividendi, siano stati finanziati in autonomia e quanti ricorrendo a nuovo capitale di credito; • se la gestione corrente abbia contribuito a incrementare il fabbisogno finanziario e ad aumentare il ricorso al capitale di credito; • se la riduzione eventuale dell'esposizione debitoria sia stata ottenuta per effetto di disinvestimenti, o mediante liquidità prodotta dalla gestione corrente; • gli effetti dello sviluppo del fatturato sulla liquidità; • gli effetti sulla liquidità dell'intensità del capitale circolante netto in caso di sviluppo del fatturato. Inoltre lo schema precedente può indurre a errori, con gravi conseguenze nelle situazioni aziendali difficili e caratterizzate da un elevato grado di indebitamento. A volte l'imprenditore è portato a ritenere di poter finanziare i nuovi investimenti con gli utili reinvestiti e con gli ammortamenti e di poter ricorrere senza problemi al credito bancario per finanziare eventuali incrementi di capitale circolante. Questa sicurezza, dovuta anche alla particolare cultura finanziaria implicita nel modo di operare di molte aziende di credito, viene meno proprio nelle situazioni difficili, caratterizzate da un alto grado di indebitamento e da redditività incerta, nelle quali gli errori di gestione sono maggiormente destabilizzanti. Nelle suddette circostanze l'impresa potrà contare per nuovi impieghi solo sulla liquidità che effettivamente la gestione avrà prodotto e che non sarà quella misurata dall'utile al lordo degli ammortamenti ma, come si vedrà, da questi più la variazione intervenuta nel capitale circolante netto. Prosegue il Giampaoli che la configurazione di autofinanziamento di maggior significato nelle decisioni finanziarie di impresa sia quella, anch'essa riconducibile alla definizione data dal Saraceno, che pone raffronto il fabbisogno finanziario espresso dagli investimenti nelle strutture produttive e dagli investimenti finanziari, con la variazione intervenuta nelle fonti esterne di finanziamento a titolo di credito e a titolo di rischio. E questo infatti il modo in cui l'imprenditore, di norma, imposta la decisione di investimento, ed è questo, come vedremo, l'approccio che consente di rilevare con maggiore correttezza le reali dinamiche finanziarie espresse dalla gestione. Inoltre, considerando che altri due aspetti finanziari della gestione, la remunerazione del capitale e i disinvestimenti, assumono un rilievo particolare, specie nelle situazioni aziendali non equilibrate, ritengo che il più efficace e corretto schema di

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riferimento per cogliere l'evoluzione della situazione finanziaria in un dato periodo sia il seguente:

risultato economico + ammortamenti - incremento capitale circolante netto + decremento capitale circolante netto = liquidità prodotta (o assorbita) dalla gestione cor rente o reddituale - dividendo - nuovi investimenti tecnici - nuovi investimenti finanziari + disinvestimenti = diminuzione (aumento) fabbisogno finanziario =diminuzione (aumento) fonti esterne di finanziamento di cui: • diminuzione (aumento) capitale di credito • diminuzione (aumento) per cassa dei capitale di rischio Con il termine gestione corrente si intende fare riferimento alle operazioni di acquisto, produzione e vendita attraverso le quali l'impresa realizza giorno dopo giorno la sua funzione economica. La gestione corrente si può identificare anche enucleando dalla gestione complessiva la remunerazione del capitale, i nuovi investimenti, i disinvestimenti, la gestione degli investimenti finanziari e la raccolta di capitale da fonti esterne di finanziamento. In sostanza dallo schema generale di riferimento si ottiene il seguente schema di analisi di cui ho parlato in un mio precedente lavoro e che, con alcune modificazioni dettate da riflessioni ed esperienze successive, riporto di seguito: A) Liquidità prodotta (o assorbita) dalla gestione corrente:

risultato economico + ammortamenti -(incremento CCN) +decremento CCN Totale A

B) Dividendo C) Variazione investimenti : investimenti tecnici

investimenti finanziari (disinvestimenti) Totale C

D) Variazione fabbisogno finanziario (B + C - A ) E) Variazione fonti esterne di finanziamento:

incremento (decremento) finanziamento incremento capitale sociale per cassa

Totale E (= D) Nota: i valori tra parentesi hanno segno negativo. In questo schema vengono rilevati tre momenti significativi della gestione:

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la produzione, l'investimento e la raccolta di capi tali , la cui conoscenza ha molta importanza nell'analisi dell'equilibrio finanziario e nelle decisioni di investimento e di finanziamento. Inoltre, come è possibile osservare, non appare il capitale investito secondo le configurazioni indicate per le analisi della struttura patrimoniale e finanziaria a una certa data; l'attenzione si incentra sui nuovi investimenti tecnici e finanziari che rappresentano solo una parte ideale del suddetto capitale investito. L’ammontare della variazione del capitale investito è comunque desumibile sommando algebricamente la variazione del capitale circolante netto, l'ammortamento e la variazione degli investimenti. Parallelamente non si rileva quanta parte del capitale investito è stata creata dagli utili prodotti e non distribuiti a fronte dei quali, come vedremo, può non essere sorta alcuna liquidità. Il capitale creato e non distribuito nel periodo amministrativo, sia per la parte che ha determinato incrementi di mero valore del capitale investito, sia per la parte che ha concorso al reale finanziamento del medesimo, può comunque essere rilevato sommando algebricamente il risultato economico e il dividendo. Riassumendo, le informazioni contenute nello stato patrimoniale non consentono all'imprenditore di valutare a sufficienza la possibilità di effettuare nuovi investimenti, di remunerare il capitale di rischio e di ridurre l'esposizione debitoria verso i finanziatori. L’imprenditore pone a continuo raffronto l'organizzazione delle risorse in atto con quella da lui ritenuta ottimale in rapporto ai mutamenti previsti sul mercato. L’adeguamento dell'organizzazione economica esistente a quella da lui ritenuta ottimale passa attraverso una serie di interventi, tra i quali gli investimenti in nuove strutture produttive, di modo che è possibile sostenere come, per l'imprenditore, la gestione aziendale venga vissuta polarizzando l'attenzione su due realtà distinte e in rapporto dialettico: la gestione corrente e la gestione dei nuovi investimenti. Come vedremo anche dal punto di vista della gestione delle risorse finanziarie ha senso parlare di una gestione corrente e di una gestione dei nuovi investimenti assumendo ognuna di queste parti, nelle quali viene suddivisa la gestione complessiva, un reale significato finanziario. 4.3.4 capitale circolante netto Il capitale circolante netto è quella parte ideale di capitale investito che sorge e si modifica per effetto dell'asincronismo tra i componenti di reddito e la loro manifestazione numeraria. Esso comprende i crediti di funzionamento, le rimanenze non speculative e i debiti di funzionamento a esclusione dei debiti verso fornitori di immobilizzazioni. Le cosiddette rimanenze speculative, costituite allo scopo di contenere un futuro aumento dei costi di acquisto di materie prime, rientrerebbero nella definizione data, ma, non facendo parte del capitale necessario, ritengo opportuno aggregarle agli investimenti finanziari. Anche i debiti di funzionamento scaduti, o quelli per i quali è stato negoziato un ulteriore differimento rientrerebbero nella definizione data, ma il rilievo che assume la loro trasformazione di fatto in debiti di finanziamento, consiglia l'aggregazione tra le passività finanziarie. Per praticità infine è consigliabile accogliere nell'aggregato del capitale circolante netto anche i crediti e i debiti sorti per effetto dei sistema di imposizione dell'imposta sul valore aggiunto. Tali crediti e debiti pur non sorgendo da componenti di reddito sono strettamente intrecciati al capitale circolante. Non rientrano nella definizione data di capitale circolante e non ne fanno quindi parte, i crediti e i debiti che sorgono per l'acquisto e per l'alienazione di

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immobilizzazioni e quelli che sorgono per effetto di operazioni di impiego e di raccolta dì capitali. Il capitale circolante netto è correlato in modo significativo alla composizione quali- quantitativa del fatturato, alle modificazioni che intervengono sulla durata dei cielo finanziario, alla struttura temporale dei pagamenti connessi ai componenti negativi di reddito e, infine, alle politiche di bilancio. Come si vedrà più avanti, per tutte queste ragioni, sdoppiando il capitale circolante netto nella parte attiva, ovvero il capitale circolante lordo, e passiva, ovvero i debiti di funzionamento, e rapportando le due parti al giro d'affari, si ottengono degli indicatori importanti per diagnosticare la situazione aziendale. Quando i due indici aumentano in modo significativo da un esercizio all'altro rivelano quasi sempre l'esistenza di gravi problemi di gestione. Inoltre il capitale circolante netto può variare in modo sensibile nel corso dell'esercizio, questo avviene nelle attività altamente stagionalizzate. In tal caso è importante conoscesse la dinamica infrannuale a motivo dell'influenza che la sua variazione esercita sul fabbisogno finanziario. Dalla definizione data emerge che i debiti di finan ziamento a breve termine non vanno ricompresi nell'aggregato del capitale circol ante netto . I suddetti debiti vengono infatti contratti per coprire il fabbisogno finanziario man mano che questo si manifesta in rapporto anche alla liquidità prodotta o assorbita dalla gestione corrente nel cui ambito non può quindi essere accolto il ricorso al credito bancario di breve termine. Inoltre i debiti di finanziamento, sia pure di breve termine, non sorgono da componenti negativi di reddito che non hanno avuto manifestazione numeraria e quindi non partecipano alla realizzazione del risultato economico e alla gestione reddituale, pertanto, non devono rettificare in alcun modo il risultato economico per pervenire al risultato di cassa prodotto dalla gestione. Le variazioni del CCN comprendono la variazione intervenuta nel seguente aggregato: • crediti di funzionamento; • rimanenze a esclusione della quota di materie prime aventi natura di investimento

finanziario. Sono tali le rimanenze di materie prime superiori alle necessità di produzione e non determinate da lotti economici di acquisto, ma da acquisti anticipati finalizzati a evitare un possibile e significativo aumento dei prezzi;

• ratei e risconti; • debiti di funzionamento verso fornitori di merci e servizi non scaduti. Si considerano scaduti quelli il cui ritardo nel pagamento è superiore ai brevi periodi che talvolta vengono accettati dai for-nitori in particolari settori di attività. I debiti scaduti andranno opportunamente indicati tra le fonti esterne di finanziamento. Nel CCN non vanno inoltre inseriti i debiti verso fornitori di immobilizzazioni la cui variazione va a rettificare i nuovi investimenti al fine di evidenziare l'effettivo esborso di cassa per i medesimi. Un incremento dei crediti verso i clienti, parte ideale del CCN, va a rettificare il risultato economico al fine di misurare il risultato di cassa espresso dalla gestione corrente, in quanto misura le vendite non coperte da equivalenti incassi nel periodo amministrativo. A sua volta una diminuzione del credito verso clienti misura gli incassi eccedenti le vendite effettuate nel periodo amministrativo. I crediti verso i clienti rappresentano una parte ideale del capitale necessario il cui ammontare è più o meno elevato in rapporto all'attività esercitata.

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Il suo ammontare è correlato in modo significativo all'andamento del fatturato e alla sua composizione e alla tipologia dei clienti. Ne deriva che l'ammontare dei crediti verso clienti è, di norma, fatte salve le attività fortemente stagionalizzate sotto l'aspetto commerciale, consolidato se non crescente. Nelle suddette situazioni considerare i crediti verso i clienti alla stregua di una disponibilità finanziaria, a motivo della possibilità di smobilizzo degli stessi mediante ricorso a determinate forme tecniche di finanziamento è, a volte, illusorio e, sempre, fuorviante per una corretta analisi della situazione aziendale. E’ illusorio considerare i crediti verso clienti alla stregua di liquidità disponibile poiché nelle situazioni aziendali difficili e ad alta tensione finanziaria, l'automatismo: sorgere del credito = nuovo finanziamento bancario, si interrompe a motivo del venir meno della capacità di rimborso dell'impresa. I finanziatori non rinnovano automaticamente le anticipazioni sui crediti a fronte di un indebitamento crescente da lungo tempo, sia in termini assoluti sia in termini relativi, rispetto al capitale di rischio, situazioni queste rilevatrici di uno stato di tensione finanziaria. Considerare i crediti verso clienti al loro sorgere alla stregua di un flusso finanziario in entrata a motivo dell'eventuale anticipazione bancaria conseguita a fronte dei medesimi, offusca la comprensione dell'evoluzione della situazione finanziaria dell'impresa, poiché confonde una parte del fabbisogno finanziario con una parte delle fonti di finanziamento utilizzata per la sua copertura. Per rendere il concetto con un'immagine sarebbe come considerare nello stesso stato di salute due persone una delle quali non ha mal di testa e l'altra non lo ha più in quanto è ricorsa a un analgesico. La variazione del credito verso i clienti da portare a rettifica del risultato economico per pervenire al risultato di cassa espresso dalla gestione corrente va considerata, qualora si possiedano le informazioni necessarie, al lordo di eventuali svalutazioni di crediti e accantonamenti al fondo svalutazione crediti effettuati nel periodo. Parallelamente andrà rettificato il risultato economico delle perdite su crediti e degli accantonamenti al fondo svalutazione crediti nella misura in cui detti componenti negativi di reddito, che non comportano manifestazione numeraria, hanno concorso a determinarlo. In altri termini il mancato incasso dei crediti non giunti a buon fine andrà rilevato come differenza tra le vendite e gli incassi nel periodo analizzato. A volte la svalutazione di importanti crediti avviene a distanza di anni in attesa che il conto economico dell'azienda possa consentirne l'imputazione. In questi casi il peggioramento della situazione finanziaria è già avvenuto in passato ed essa non è destinata a subire ulteriori effetti negativi sul piano finanziario in conseguenza del riconoscimento ufficiale della perdita al momento dell'imputazione al conto economico. La rilevazione delle rimanenze, parte ideale del capitale circolante netto, è determinata dall'esigenza di quantificare il patrimonio aziendale e di rilevare il risultato economico di competenza del periodo amministrativo. La rilevazione delle rimanenze in sé non ha effetti diretti sul risultato di cassa prodotto dalla gestione, infatti, se l'estensore del bilancio dimenticasse di annotare il valore delle rimanenze iniziali e finali o di entrambe, il risultato di cassa varierebbe solo per le diverse imposte eventualmente da liquidare a motivo del diverso imponibile. Pertanto, per pervenire al risultato di cassa prodotto dalla gestione corrente , occorre sottrarre dal risultato economico l'incremento delle rimanenze e aggiungere al risultato economico la diminuzione delle stesse, il che equivale a stornare dal conto economico le esistenze iniziali e le rimanenze finali in quanto rispettivamente componenti negativi e positivi di reddito che non comportano in se flussi di cassa. L’eventuale deflusso di fondi avutosi nel periodo per effetto di acquisti e produzioni effettuati per il magazzino partecipa alla rilevazione del risultato di cassa prodotto

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dalla gestione nel periodo attraverso il costo degli acquisti e degli altri fattori della produzione che hanno concorso a determinare il risultato economico, nei limiti del loro effettivo pagamento. Il costo degli acquisti e degli altri fattori della produzione liquidati in misura diversa da quelli rilevati nel conto economico, si determina rettificando il risultato economico della variazione intervenuta nei relativi debiti di funzionamento. In sostanza, le esistenze iniziali non determinano un'uscita per l'esercizio che le accoglie; le rimanenze finali rappresentano una posta rettificativa di natura contabile e non avente rilevanza finanziaria in sé. Le rivalutazioni e le svalutazioni che hanno interessato le rimanenze non determinano per loro natura flussi finanziari. La rilevazione sia delle esistenze iniziali sia delle rimanenze finali, interessa il conto economico ma non il conto di cassa ed ecco perché per pervenire al risultato di cassa occorre rettificare il risultato economico dell'eventuale incremento intervenuto nelle rimanenze, con segno negativo, dell'eventuale diminuzione, con segno positivo. La variazione nei debiti di funzionamento, parte ideale dei CCN, va a rettificare il risultato economico per rilevare il risultato di cassa prodotto dalla gestione. Per esempio, un incremento nel debito verso fornitori di merci va a rettificare con segno positivo gli acquisti che non hanno avuto manifestazione numeraria nel periodo. Cioè l'incremento dei debito verso fornitori misura gli acquisti non pagati e come tali partecipano al risultato economico ma non a quello di cassa. Come già detto l'analisi del capitale circolante assume un importante rilievo nella valutazione della situazione aziendale. Per quanto attiene l'intensità dei capitale circolante lordo sul fatturato, un suo aumento significativo può essere determinato da una o più delle seguenti circostanze: • crediti divenuti inesigibili il cui valore non è stato imputato al conto economico; • ritardi nelle riscossioni dovuti alla cattiva qualità del portafoglio clienti spesso

determinati anche dall'aver forzato le vendite accettando di fornire clienti a rischio;

• ritardi nelle riscossioni dovuti alle difficoltà nelle quali vengono inaspettata- mente a trovarsi alcuni Importanti clienti o categorie di clienti;

• ritardi nelle riscossioni dovuti al malcontento della clientela per la qualità della merce e dei servizi ricevuti. Si pensi per esempio, ai ritardi nelle consegne;

• concessione di termini di pagamento più estesi alla propria clientela quale strumento di promozione commerciale in un mercato sottoposto a intensa competizione;

• incremento del magazzino prodotti finiti dovuto a difficoltà di collocamento della merce;

• incremento del magazzino prodotti finiti dovuto a errori di programmazione della produzione;

• incremento del magazzino prodotti finiti dovuto a produzioni difettose non valutate come tali;

• rivalutazione delle rimanenze di prodotti finiti nel rispetto della normativa civilistica e fiscale;

• sopravvalutazione delle rimanenze di prodotti finiti finalizzata al maschera- mento delle perdite;

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• rivalutazione delle materie prime nel rispetto della normativa civilistica e fiscale; • sopravvalutazione delle rimanenze di materie prime finalizzata al mascheramento

delle perdite. Come è possibile dedurre dall'elenco delle circostanze suddette se escludiamo il caso della concessione ai clienti di più alti termini di pagamento finalizzata ad acquisire maggiori quote di mercato sfruttando la propria forza finanziaria, politica questa che può essere adottata solo da aziende particolarmente solide e quindi facilmente riconoscibili con l'analisi di bilancio, l'incremento del capitale circolante lordo non determinato dall'aumento dei fatturato, indica o una situazione gestionale difficile o politiche di bilancio tese a mascherare un risultato economico negativo o, frequentemente, entrambe le situazioni suddette. L’aumento significativo dell'intensità dei debiti d i funzionamento, parte ideale del capitale circolante netto, sul fatturato, può e ssere un indice o di tensione finanziaria o all'opposto di forza finanziaria dell 'impresa . Naturalmente un'analista non può non saper cogliere le due opposte realtà nel momento in cui si accinge a svolgere il suo lavoro sulla base della situazione complessiva dell'impresa. 4.3.5 Il ciclo finanziario espresso dalla gestione corrente E’ il periodo di tempo intercorrente tra l'inizio del pagamento dei componenti negativi di reddito a manifestazione numeraria e la riscossione dei ricavi conseguenti alla vendita dei prodotti e dei servizi con essi ottenuti. Esiste quindi una correlazione stretta tra intensità di CCN e ciclo finanziario. L’attività economica delle imprese raramente è caratterizzata da una successione temporale senza sovrapposizione parziale o totale di più cicli finanziari. In altre parole il cielo finanziario di un prodotto, inizia a volte a distanza temporale più o meno breve da quello precedente e, più frequentemente, si sovrappone al ciclo finanziario di altri prodotti. In tal modo si ottengono due importanti risultati: il primo è quello di utilizzare risorse umane e tecniche specializzate nelle varie fasi di trasformazione; il secondo consiste nello stabilizzare, sia pure a più alti livelli, il capitale complessivamente investito nell'impresa riducendo in definitiva l'intensità di capitale investito in rapporto al fatturato. La rilevazione della durata dei ciclo finanziario viene di norma espressa in giorni utilizzando alcuni indici desumibili dal bilancio e precisamente: - durata dei crediti, che viene misurata dal rapporto tra crediti verso clienti e fatturato giornaliero; + permanenza media dei prodotti finiti o delle merci a magazzino, permanenza che è misurata dal rapporto tra prodotti finiti o merci e vendite giornaliere, + tempo medio di lavorazione dato dal rapporto tra semilavorati e somma del costo medio giornaliero del consumo delle materie prime con metà del costo medio giornaliero della manodopera diretta; + durata media di permanenza delle materie prime non speculative ottenuta rapportando le rimanenze di materie prime al consumo giornaliero delle stesse; - durata media del debito verso fornitori ottenuta rapportando il debito verso fornitori di merci c/o materie prime agli acquisti medi giornalieri di merci c/o materie prime.

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La durata del cielo finanziario può essere misurata in tal modo e anche utilizzando indici più precisi e sofisticati, ma è preferibile esaminare l'analisi della variazione dell'intensità dei capitale circolante netto. L’intensità del CCN è infatti strettamente correlata alle modificazioni che interessano il ciclo finanziario e alle sue successioni temporali. L’attenzione da porre alla misurazione dei ciclo finanziario assume diverso rilievo nel caso in cui, operando all'interno dell'impresa, si volessero monitorare alcuni aspetti della gestione al fine di contenere il fabbisogno finanziario. Per esempio, per monitorare la variazione della durata e della qualità dei crediti commerciali, aspetto questo di rilevante importanza per comprendere il rapporto tra azienda, prodotti e mercato, si può procedere nel modo seguente: • i crediti verso i clienti vengono espressi in giorni di vendita, in modo da ottenere l'indicazione della durata media dei termini di incasso; • a tal fine i crediti verso i clienti vanno rapportati alle vendite medie giornaliere realizzate nel periodo di tempo in cui più alta è la correlazione con i crediti in esame; • l'indice potrebbe essere suddiviso in questo modo: crediti non scaduti lordi diviso vendita media giornaliera dei periodo, più crediti ceduti pro soluto diviso vendita media giornaliera del periodo, più crediti scaduti lordi (per crediti scaduti lordi si intendono i crediti scaduti comprensivi dei crediti svalutati nel periodo) diviso vendita media giornaliera dei periodo e, nei mesi in cui è disponibile il bilancio infrannuale, ai tre addendi precedenti andrebbe sottratto il rapporto tra crediti svalutati nel periodo (si prende il valore nominale dei crediti stralciati nel periodo) e la vendita media giornaliera del periodo; • i crediti non scaduti verso clienti vengono considerati al lordo degli eventuali crediti utilizzati per anticipazioni finanziarie pro solvendo; • i crediti non scaduti verso clienti vanno considerati al netto degli anticipi da clienti; • le vendite vanno incrementate dell'Iva addebitata ai clienti; • l'analisi del credito potrebbe inoltre essere elaborata con riferimento a ogni importante categoria di clienti. Infine prosegue il prof Giampaoli nel ricordare che nelle imprese la cui attività è caratterizzata da cicli di produzione non sovrapposti, quali a volte la cantieristica, l'attività agricola e l'attività di trasformazione dei prodotti della terra, alla chiusura dei ciclo finanziario, spesso si ha corrispondenza tra risultato economico e di cassa. 4.3.6 Il dividendo L’analisi del fabbisogno finanziario considera anche la remunerazione del capitale di rischio. La decisione di corrispondere un dividendo, laddove non esiste un rapporto rigido con l'economia familiare dell'imprenditore, è rimessa di norma alla decisione degli amministratori in considerazione non solo dei risultati economici conseguiti ma anche della situazione finanziaria complessiva. L’imprenditore considera quindi, ai fini della decisione della remunerazione del capitale, la liquidità prodotta dalla gestione corrente, di cui si è appena detto, essendo essa la fonte normale per la remunerazione del capitale, anche se non vi sono ragioni per le quali un'azienda a buon andamento economico e non molto indebitata non possa liquidare il dividendo ricorrendo al credito bancario. Un'azienda il cui risultato economico viene distribuito in tutto o in parte per le esigenze finanziare dell'imprenditore non può comunque affrontare, come vedremo

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in seguito, elevati tassi di sviluppo e le situazioni economiche negative che dovessero sopraggiungere. I nuovi investimenti, oltre al vincolo economico, sono sottoposti al vincolo finanziario. Il finanziamento di nuovi investimenti, può avvenire mediante ricorso a fonti esterne in previsione di un futuro miglioramento della capacità dell'impresa di produrre reddito e liquidità. In molte situazioni aziendali la realizzazione di nuovi investimenti esercita una influenza importante nel determinare la variazione del fabbisogno finanziario. Nell'apprezzare la situazione di liquidità di un'impresa occorre pertanto considerare l'entità dei nuovi investimenti effettuati in rapporto all'entità e al consumo delle strutture produttive esistenti (ammortamenti), in modo da cogliere quanta parte del sacrificio finanziario richiesto assuma la natura di impegno straordinario. E’ opportuno ricordare che in buona misura l'entità e la manifestazione temporale dei nuovi investimenti sono un fatto discrezionale degli amministratori e, quindi, vengono determinati in rapporto dialettico alle possibilità finanziarie dell'impresa stessa. Un rilievo particolare va dato ai nuovi investimenti finanziari i quali, per loro natura, sono facilmente riconsiderabili e quindi non modificano sostanzialmente la situazione finanziaria dell'impresa. Il fatto che gli investimenti finanziari possano essere alienati senza interferire con la gestione caratteristica dell'impresa, fa si che gli stessi potrebbero anche essere considerati a livello di posta rettificativa dei debiti di finanziamento e quindi non concorrere a creare il fabbisogno finanziario. Pur ritenendo tale approccio corretto è normalmente preferibile accoglierli nell'ambito dei nuovi investimenti e quindi considerarli come fattore che concorre alla formazione del fabbisogno finanziario. Nella sezione dei nuovi investimenti, cioè al di fuori della gestione corrente, vanno compresi anche i disinvestimenti. L’imprenditore considera la liquidità liberata da processi di disinvestimento come fattore importante per sostenere nuovi investimenti e/o il fabbisogno di cassa prodotto dalla gestione corrente e/o il rimborso di prestiti. I disinvestimenti possono essere conseguenti a interventi di ristrutturazione dell'attività o semplicemente dovuti al realizzo di investimenti finanziari. In entrambi i casi i suddetti processi producono una liquidità straordinaria che può essere messa a servizio degli altri aspetti nei quali è stata suddivisa la gestione complessiva e cioè la gestione corrente, la remunerazione del capitale, la gestione degli Investimenti, la gestione della raccolta. 4.3.7 La durata dei fabbisogno finanziario li fabbisogno finanziario d'impresa è unico ed è espresso dall'insieme delle operazioni in corso. Che il fabbisogno finanziario sia da intendere nella sua unità lo ha asserito il Caprara con la nota espressione «si finanziano imprese non particolari investimenti»; ritengo però che tale principio possa ammettere una eccezione e cioè il fabbisogno finanziario determinato da investimenti finanziari. Infatti la quota di fabbisogno finanziario dovuta all'esistenza di investimenti finanziari può essere eliminata anche in tempi brevi; non rappresentando gli investimenti finanziari parte del capitale necessario, essi possono essere alienati senza interferire con l'attività caratteristica di impresa. Per durata del fabbisogno finanziario nella gestione d'impresa si intende non tanto iI periodo di tempo in cui il fabbisogno finanziario esistente potrà essere eliminato, quanto il giudizio sul grado di rigidità o di flessibilità del medesimo. Rigidità e flessibilità dei fabbisogno finanziario dipendono dalle circostanze ambientali, dalle caratteristiche strutturali dell'attività d'impresa e dalle strategie gestionali perseguite dall'imprenditore.

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La variazione del fabbisogno finanziario , e quindi la sua flessibilità, sono in stretto rapporto con: - il risultato economico; - la variazione del ciclo finanziario; - il fatturato; - il dividendo; - i nuovi investimenti; - gli eventuali disinvestimenti. L’esistenza di componenti di reddito aventi natura straordinaria può esercitare un'influenza rilevante sull'entità del risultato economico e quindi sulla variazione dei fabbisogno finanziario. Anche la variazione del cielo finanziario espresso dalla gestione corrente può avere effetti rilevanti sulla durata del fabbisogno finanziario; essa si rileva rapportando il capitale circolante netto al fatturato a una certa data e confrontando tale incidenza con quella dell'anno precedente. Nelle attività stagionali di produzione e/o di vendita, il fabbisogno finanziario varia in modo significativo nei vari mesi dell'anno. Nelle imprese ad alta intensità di CCN il fabbisogno finanziario subisce rilevanti effetti negativi in conseguenza dell'incremento del capitale circolante netto che sarà tanto maggiore quanto maggiore è il tasso di sviluppo del fatturato; ma tali effetti sono limitati nel tempo in rapporto alla durata dello sviluppo commerciale. In tempi di inflazione quando lo sviluppo del fatturato, dovuto al necessario adeguamento dei prezzi di vendita ai maggiori costi di produzione, è destinato a perdurare per molti anni, le imprese ad alta intensità di CCN possono pervenire a un fabbisogno finanziario consolidato e crescente anche se a buon andamento economico. Per quanto attiene al dividendo si osserva che, quando esso rappresenta una componente rigida del rapporto con l'economia familiare dell'imprenditore, può portare a un fabbisogno finanziario consolidato e crescente nel tempo. La durata del fabbisogno finanziario va vista anche in rapporto all'entità e frequenza dei nuovi investimenti. E’ evidente che, laddove le strutture produttive siano aggiornate sotto il profilo tecnologico e frutto di recenti investimenti, l'andamento del fabbisogno finanziario beneficerà in futuro dei minori impieghi a titolo di investimento. Infine gli investimenti finanziari, o gli investimenti nelle strutture produttive non più utilizzati e quindi alienabili, esercitano un'influenza rilevante sulla flessibilità del fabbisogno finanziario. Il fabbisogno finanziario non va indagato al solo fine di valutarne la durata ma anche, o soprattutto, per valutarne la rischiosità. La rischiosità alla quale i capitali investiti nell'impresa sono esposti non è sinonimo di rigidità di impiego dei medesimi, i due aspetti non procedono necessariamente in parallelo. Il fabbisogno finanziario può essere di breve durata e a basso rischio in aziende a buon andamento economico, a sviluppo limitato nell'ammontare e nel tempo, anche se ad alta intensità di capitale investito per fatturato, purché gli utili prodotti non debbano essere necessariamente distribuiti al soggetto economico. La rigidità nella remunerazione del capitale è un fattore che grava negativamente sulle caratteristiche del fabbisogno finanziario. Anche lo sviluppo forzoso dovuto a processi inflattivi, nell'impresa ad alta intensità di capitale investito, determina un fabbisogno finanziario consolidato e crescente, a meno che la redditività sia particolarmente elevata. In questo caso, pur trattandosi di fabbisogno finanziario rigido, se l'andamento economico della gestione è positivo, il rischio degli investimenti nell'impresa può considerarsi contenuto.

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Sempre facendo riferimento a questa situazione, se fosse incerto l'andamento economico, il fabbisogno finanziario espresso dalla gestione andrebbe considerato ad alto rischio. Le gestioni a cattivo andamento economico sono spesso caratterizzate da un fabbisogno finanziario durevole e ad alto rischio, ma quando il cattivo andamento è dovuto a fattori più o meno facilmente rimovibili e sono in corso reali interventi per il recupero della redditività, anche la durata e il rischio del fabbisogno finanziario saranno qualitativamente diversi. Per stimare il grado di rigidità del fabbisogno finanziario si potrebbe utilizzare il seguente indicatore:

risultato d'esercizio senza componenti straordinari di reddito - incremento CCN determinato da sviluppo obbligato dei fatturato - dividendo distribuito, se componente rigida + nuovi investimenti eccedenti gli ammortamenti nell'ultimo triennio - ammortamenti eccedenti gli investimenti nell'ultimo triennio = diminuzione (aumento) potenziale dei fabbisogno fin anziario L’indice in questione si ottiene rapportando la variazione potenziale dei fabbisogno finanziario al fabbisogno finanziario complessivo di fine esercizio. Se l'indice assume valore positivo indica la potenziale riduzione unitaria del fabbisogno finanziario, se l'indice assume valore negativo indica un fabbisogno finanziario crescente. 4.3.8 Fabbisogno finanziario e Fonti di finanziamen to Il fabbisogno finanziario di un'impresa è rappresentato dal volume di risorse finanziarie che sono necessarie all'impresa stessa per acquisire e utilizzare i fattori della produzione utili per lo svolgimento della gestione. Il bisogno di mezzi finanziari deriva dalle eccedenze di uscite monetarie sulle entrate monetarie, in quanto vi è uno sfasamento temporale tra l'epoca in cui si manifestano gli esborsi monetari collegati al sostenimento dei costi dei fattori produttivi e l'epoca successiva in cui si hanno gli introiti monetari relativi ai ricavi conseguiti 'con la vendita dei prodotti. Dette eccedenze sono di fatto permanenti in quanto i cicli economico, tecnico e monetario si ripetono continuamente nella gestione aziendale. Occorre distinguere tra il fabbisogno che dipende dal patrimonio circolante e quello inerente al patrimonio fisso aziendale. Il primo tipo di fabbisogno è collegato alla necessità dell'impresa di finanziare gli investimenti aventi come scopo, data una certa capacità produttiva, l'ottenimento di un determinato volume di vendite di prodotti o servizi. Si tratta degli investimenti in materie prime, materie di consumo, servizi, forza lavoro ecc. Il fabbisogno può crescere a causa dell'aumento dei costi di detti fattori produttivi e per l'allungamento del cielo monetario (ad esempio, perché si ottengono dilazioni di pagamento più brevi dai fornitori). Il fabbisogno relativo al patrimonio fisso è invece dovuto sia dagli investimenti effettuati dall'impresa per rinnovare o ammodernare le immobilizzazioni tecniche, mantenendo inalterata oppure accrescendo la capacità produttiva, sia dagli investimenti in immobilizzazioni immateriali (costi di ricerca e sviluppo, costi di pubblicità ecc.). Il fabbisogno finanziario costituisce quindi l'insieme delle risorse finanziarie di cui l'impresa, per vari moti vi, necessita ai fini dello svolgimento della propria attività.

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Strettamente correlato al problema della definizione del fabbisogno finanziario vi è quello delle fonti di finanziamento , vale a dire dell'individuazione delle modalità mediante le quali l'impresa deve raccogliere i mezzi finanziari da destinare alla gestione. E’ necessario distinguere tra fonti interne e fonti esterne di finanziamento . Per fonti interne di finanziamento si intendono i fondi generati dall'impresa attraverso la gestione reddituale; rientrano pertanto in tale categoria l'autofinanziamento proprio (accantonamento di quote di utile a riserve) e l'autofinanziamento improprio (quote di ammortamento, TFR, accantonamento a fondi rischi e oneri). Le fonti esterne di finanziamento sono invece rappresentate da mezzi finanziari che pro- vengono dall'esterno dell'impresa; si può trattare di finanziamenti di capitale proprio (aumento di capitale sociale a pagamento) e di finanziamento di capitale di debito (BANCHE ) Questi ultimi finanziamento - definiti anche finanziamenti di capitale di terzi - si classificano, a loro volta, in debiti di regolamento e debiti di finanziamento; i primi derivano da acquisti di fattori della produzione con regolamento differito (si ha un'entrata immediata di beni o servizi e un'uscita monetaria posticipata); con i debiti di finanziamento invece l'impresa ottiene la disponibilità immediata di fondi che dovrà restituire in un momento successivo. Quando le fonti di origine interna (autofinanziamento) sono insufficienti a coprire il fabbisogno finanziario, si pone per l'impresa il problema della scelta delle fonti esterne di finanziamento. Detto problema non può essere risolto ricercando delle soluzioni universalmente valide; in altri termini ogni impresa è chiamata a trovare la soluzione che meglio risponde alle proprie caratteristiche. E’ tuttavia necessario che si stabilisca all'interno dell'impresa una corretta relazione tra impieghi e fonti di finanziamento. Anche se è vero - come ha affermato il Caprara, uno dei maggiori studiosi italiani di economia aziendale - che l'impresa si finanzia nella sua unitarietà e non si finanziano i singoli investimenti aziendali, vi deve essere una concordanza tra durata dell'investimento e scadenza del finanziamento ottenuto da terzi. Un'impresa si trova in equilibrio finanziario se è in grado di finanziare investimenti in immobilizzazioni tecniche, che generano un ritorno del capitale investito nel medio/lungo termine, con finanziamenti esterni a scadenza protratta, ad esempio mediante aumento del capitale sociale, emissione di un prestito obbligazionario, accensione di un mutuo, conclusione di un contratto di leasing. Invece gli investimenti in fattori della produzione a breve ciclo di utilizzo sono da finanziare attraverso prestiti bancari a scadenza ravvicinata (ad esempio, aperture di credito in c/c, operazioni di smobilizzo di crediti commerciali come il portafoglio s.b.f. relativo a disposizioni elettroni- che di incasso Ri. Ba.). In tal modo l'impresa si troverà in una situazione di equilibrio finanziario , con l'indice di copertura globale delle immobilizzazioni e l'indice di disponibilità maggiori di uno. Un secondo problema che l'impresa deve affrontare riguarda la scelta tra capitale proprio e capitale di debito e quindi la definizione della composizione del passivo patrimoniale (il rapporto tra capitale di rischio e capi- tale di terzi). In presenza di tassi di interesse particolarmente bassi, può risultare conveniente per l'impresa privilegiare l'indebitamento nei confronti del capitale proprio, così come la pressoché completa deducibilità fiscale degli interessi ha sicuramente favorito nel passato il ricorso delle imprese al finanziamento bancario.

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Un criterio generale elaborato dalla dottrina aziendale allo scopo di poter scegliere tra capitale di terzi e capitale proprio è rappresentato dal collegamento che esiste tra l'onerosità del capitale di debito (i, costo del denaro) e la redditività della gestione caratteristica (ROI). Si ricorre cioè al meccanismo della leva finanziaria: se ROI > i (ROI - i costituisce il "fulcro" della leva), al crescere dell'indice di indebitamento ("braccio" della leva) aumenta il ROE ("lavoro compiuto" dalla leva). Gli aspetti positivi della leva finanziaria possono essere ampliati dall'effetto paratasse (taxes-shield, "scudo contro le imposte"): poiché gli oneri finanziari sono deducibili ai fini del calcolo del reddito fiscale, il ricorso all'indebitamento determina anche minori imposte d'esercizio (IRPEF, IRPEG) rispetto all'ipotesi di finanziamento con capitale proprio e quindi un ulteriore miglioramento della redditività del capitale proprio. Un'impresa che si trova ad avere ROI >.i può pertanto indebitarsi per finanziare i propri investimenti; essa tuttavia non deve perdere di vista i rischi connessi a tale scelta. Quando cresce l'indebitamento, i finanziatori dell'impresa (banche, altri intermediari finanziari, privati) tendono ad applicare dei tassi di interesse sempre più elevati in quanto il finanziato si trova in una situazione di sottocapitalizzazione e dà minori garanzie sul piano patrimoniale. L’impresa deve essere quindi in grado di conseguire un ulteriore incremento della redditività del capitale investito in modo tale che ROI si mantenga maggiore del costo del denaro; in caso contrario la redditività del capitale proprio (ROE) diminuisce e con essa la capacità dell'impresa di far fronte regolarmente ai propri debiti in scadenza. Al fine di valutare correttamente l’impresa e la sua capacità di “far fronte agli impegni” attraverso la restituzione dei finanziamenti accordati, la Banca dovrà valutare a fondo la capacità di rimborso ed in generale la liquidità prodotta dalla gestione corrente ( visto in precedenza). Unico problema è la capacità segnaletica dei dati a disposizione. COME MIGLIORARE ? Attraverso la conoscenza dei meccanismi aziendali che ci consenta di comprendere eventuali dati aggiuntivi Attraverso la valutazione qualitativa dell’azienda

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RIEPILOGO DELLE FONTI DI FINANZIAMENTO DELL’IMPRESA : Capitale di Rischio (o Capitale Proprio ): Capitale Sociale. Capitale nominale versato inizialmente e successivamente, in occasione degli aumento di capitale, da parte dei soci. Nelle SRL è rappresentato dalle quote mentre nelle SPA e nelle SAPA è rappresentato da azioni nominative. Aumenti di capitale. Forme di finanziamento che apportano liquidità all’azienda o che riducono le passività. Possono essere: - Aumenti di capitale sociale a pagamento. Oltre all’emissione di nuove azioni al valore nominale può essere previsto un sovrapprezzo emissione azioni che esprime il maggior valore delle azioni rispetto al loro valore nominale. - Aumenti di capitale sociale con offerta pubblica di sottoscrizione ai risparmiatori. - Aumenti di capitale sociale da obbligazioni convertibili. Con la conversione in azioni si trasforma un finanziamento da terzi in un finanziamento di capitale di rischio. - Aumenti di capitale sociale da conversione di debiti. Aumento sottoscritto da un creditore della società con compensazione del debito che la società ha nei suoi confronti. - Autofinanziamento. Riguarda le fonti presenti in un certo momento di vita dell’azienda. Capitale di debito (o Capitale di Terzi): Finanziamenti a medio- lungo termine. Hanno solitamente una durata di 3-5 anni. Possono essere: - Prestiti obbligazionari.

Emissioni di titoli con vincolo di credito che prevedono una scadenza fissa per il rimborso ed il pagamento degli interessi.

- Mutui e sovvenzioni. Prestiti di durata variabile per i quali è prevista una modalità di rimborso e di pagamento degli interessi nel corso degli anni.

- Altri finanziamenti a medio termine. Finanziamenti a breve termine. Operazioni effettuate dalle banche usualmente connesse con il finanziamento del capitale circolante. Alcuni esempi: - Sconto di cambiali. - Incasso salvo buon fine di ricevute bancarie. - Apertura di credito in c/c. - Anticipi su fatture. - Anticipazione in c/corrente. - Riporto (anticipazione garantita) titoli. - Leasing e Factoring. Il leasing consente di accedere ad una fonte di finanziamento diversa dalle banche. Il factoring consiste nella cessione di un credito commerciale ad una specifica società a fronte di un costo finanziario più elevato rispetto alla banca.

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ESERCIZI SVOLTI. 4.5 ESERCIZI

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Gli esercizi sottoriportati evidenziano le modalità di calcolo del consuntivo finanziario partendo da una situazione patrimoniale. La redazione del consuntivo finanziario ci fa comprendere le effettive necessità finanziarie che l’impresa ha avuto nel periodo in esame. Ai fini delle determinazione del fabbisogno è interessante utilizzare il metodo in chiave previsiva affinché si possa determinare a priori il fabbisogno connesso alla gestione aziendale o ad una particolare operazione di investimento. I passaggi concettuali da tenere presente sono i seguenti: 1) determinazione della Liquidità prodotta dalla Gestione Corrente i dati da tener presente sono: Cash Flow (Utile + Ammortamenti ) + variazione del CCN (Magazzino+crediti di funzionamento –debiti di funzionamento) Il risultato è quanto la Gestione corrente produce di liquidità effettiva da destinare alle 2) gestioni straordinarie quali: Pagamento del dividendo (remunerazione dei soci ) in base all’utile dell’anno precedente Investimenti/ disinvestimenti gli investimenti (sia materiali che finanziari) rappresentano un impiego di risorse e i disinvestimenti una fonte per cui il saldo rappresenterà l’entità posta a carico dell’esercizio 3) La sommatoria degli esborsi al netto delle fonti di liquidità ci da il fabbisogno finanziario dell’impresa. A questo fabbisogno(surplus ) andrà poi sommato il saldo della Gestione finanziaria tale voce comprende le operazioni a carattere poliennali come l’accensione di un mutuo(finanziamento) o il pagamento di rate . Pertanto il risultato finale ci da l’effettivo fabbisogno finanziario dell’impresa e le modalità della sua copertura. A tal fine basta analizzare le possibili Fonti esterne Le banche e pertanto va esaminata la variazione dei debiti bancari I soci e pertanto va esaminato se ci sono stati aumenti di capitale per cassa Per comprendere quanto è stato effettuato.

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Esercizio n. 1 Stato patrimoniale

t t+1 t t+1Attivo Passivo

immobilizzazioni tecniche nette 1.500 2.000 Fornitori 450 1.200 immobilizzazioni finanziarie 200 500 banche 300 520 Magazzino 300 500 altri debiti a breve 200 320

Crediti Vs. clienti 400 560

mutui e debiti finanziamento a lungo termine 800 700

altri crediti e disponibilità 180 300 Capitale sociale 600 700 ratei e risconti 20 30 riserve 100 250

utile di esercizio 150 200

totale 2.600 3.890 totale 2.600 3.890

t t+1 fatti avvenuti t+1magaz+ cred.funzionamneto 900 1.390 nuovi investimenti tecnici 750 debiti funzionamento 650 1.520 nuovi investimenti finanziari 300

rimborso mutui 100CCN 250 130- aumento mezzi propri 250

utile di esercizio distribuito totalmentevariazione CCN 380-

Conto economico t t+1 Consuntivo finanzariofatturato 4200 5300

rimanenze finali 300 500

liquidità assorbita dalla gestione corrente t+1

rimanenze iniziali -250 -300 utile 200acquisti di materie prime -1450 -1950 ammortamenti 250

consumi totali -1400 -1750incremento

cap.circolante 380 costi industriali -400 -450 totale 830costi generali e -640 -950 A Dividendo 150costi del personale -1000 -1050 B Investimenti 1.050 accontonamento tfr -100 -100 Disinvestimenti

(pagamento TFR) -50 -50 C fabb.finanziario (B+C-A) 370

ammortamenti -150 -250 Drimborso debiti finanziamento 100

subtotale -3740 -4600

incrementototale fabb.finanziario (B+C+D-A) 470

gestione finanziaria -250 -350 E Coperturagestione straordinaria -50 -30 nuovi mutui

utile lordo pre tax 160 320 nuovi debiti banche 220 imposte -10 -120 aumento MP 250 utile netto 150 200

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Esercizio n. 2 CALCOLARE CCN E CONSUNTIVO FINANZIARIO

es. 1 es 2 es. 1 es 2attività correnti Passività correnti 4.060 2.920

Disp.liquide 70 - debiti commerciali 1.800 1.300 Crediti e altre disp. 4.200 3.200 debiti finanziamento 2.260 1.620 ratei e risconti 50 70 Passività consolidate 1.100 900 Magazzino 340 250 tfr 150 150

4.660 3.520 altri fondi 150 150 mutui 800 600

Attività Immobilizzate Patrimonio netto Imm.immateriali 200 100 capitale 1.000 1.000 Imm. Materiali 2.000 1.800 riserve 500 500

2.200 1.900 utile 200 100 1.700 1.600

impieghi totale 6.860 5.420 fonti totale 6.860 5.420 ulteriori datinessun investimento fra es.1 e 2utile 200 100 CCN 530 600 distribuzione dividendo 50% Delta CCN 70

utile 100ammortamenti 300 - var.CCN 70 A= Liq.GC 470B =Dividendi 100C=Delta Investimenti 0 - A -470Fabbisogno -370

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Esercizio n.3 Calcolare il CCN della seguente situazione

t t+1 t t+1Immobilizzi 1000 1200 Patrimonio netto 500 500magazzino 200 300 debiti di finanziamento 500 1400crediti 400 600 debiti di funzionamento 700 300liquidità 100 100

totale 1700 2200 totale 1700 2200

CCN -100 600Delta 700 Esercizio n. 4 schema di calcolo della LIQUIDITA' PRODOTTA DALLA GESTIONE CORRENTE

Utile 100 ammortamenti 200 - variazione CCN 500 LIQUIDITA' PRODOTTA DALLA GC 800

CALCOLARE LA LIQUIDITA ' PRODOTTA NELL'ESERCIZIO 2

esercizio 1 esercizio 2 esercizio 1 esercizio 2attività correnti Passività correnti 4.000 3.300 Disp.liquide 20 40 debiti commerciali 1.800 1.500 Crediti e altre disp.4.100 3.270 debiti finanziamento 2.200 1.800 Magazzino 240 270 Passività consolidate 800 720

4.360 3.580 mutui 800 720

Attività Immobilizzate Patrimonio netto Imm.immateriali 120 120 capitale 1.000 1.000 Imm. Materiali 2.000 1.800 riserve 380 380

2.120 1.920 utile 300 100 1.680 1.480

impieghi totale 6.480 5.500 fonti totale 6.480 5.500

ammortamento 200 CCN 2.540 2.040 utile 100 Delta 500-

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Esercizio n. 5 La ditta sottorappresentata ha un buon risultato economicoDETERMINARE SE NEL 2006 HA PRODOTTO O MENO LIQUIDITA'

anno anno31/12/2005 31/12/2006

immobilizzazioni finanziariepartecipazioni 5.000 25.000 titoli 20.000 38.000

25.000 63.000 Immobilizzazioni materialiimpianti 141.000 155.000 Magazzino

48.000 60.000 crediti commercialiclienti 129.000 70.000 cred.erario 36.000 25.000

165.000 95.000 liquiditàconti banche 7.000 15.000 debiti commercialifornitori 143.000 66.000 altri debiti 4.000 51.000 diversi 80.000 1.000 tributari 26.000 17.000

253.000 135.000 debiti finanziaribanche 53.000 53.000 Patrimonio nettocapitale sociale 20.000 20.000 riserve 10.000 60.000 utile 50.000 120.000

80.000 200.000 totale

attivo 386.000 388.000 passivo 386.000 388.000

utile 120.000 ammortamenti 105.000

ESERCIZIO DA SVOLGERE IN AULA